S&V MAG GENNAIO 2013

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SOUND AND VISION GENNAIo 2013

MORGAN - PANIC JAZZ CLUB - VI

MATERIALE ALTAMENTE INFORMATIVO A COSTO ZERO - MANEGGIARE CON CURA




Sound and Vision Magazine Dir. Responsabile: Stefano Rossi - Editore: Daniele Pensavalle Anno 9 - N° 100 Gennaio 2013 - Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003 QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI

Giorgio Mari (VI) - Antonio Lo Giudice (VI) - Francesco Nicolli (VI) - Luca. Sartor (VE) - Fox (VI) Fabrizio Consoli (MI) - Enrica Sampong (VI) - Emanuela Virago (TV) - Lara Lago (VI) - Laura. Moneta (PN) Chiara Fantinato (VI) - Alice Lago (VI) - Marika Zorzi (VI) - Daniele Pensavalle aka DJd (VI) Viola Serena Reginato (VI) - Davide Visentin (TV) - Annalisa Tonini (TV) - Marco Poles (PN) Stefania Bordignon (VI) & Stefano Mazzocchin (VI) - Matteo Gasparetto (TV) - Francesca Del Moro (BO) Alberto Visentin Casonato (PD) - Tobia Downass (VI)

FOTOGRAFI di S&V Mag

Daniele Pensavalle, Viola RE, Michela Del Forno, Luca Latini

Grafica: Daniele Pensavalle WebMaster: Massimo Fornasier - Web Marketing: Emanuele Femia

INFOLINE 349.1970263 www.soundandvision.it facebook: email: info@soundandvision.it

soundandvisionmagazine



Live Review

di Francesca Del Moro

Mission Of Burna Locomotiv (BO) 9 Dicembre 2012 di Francesca Del Moro – Foto di Duncan Lou Frosi canta al pari degli altri, anzi si incarica delle grida che puntellano i m o m e nt i p i ù h a rd co re . B o b Weston, l’ingegnere del suono che dal 2002, in sostituzione di Martin Swope, arricchisce di effetti elettronici il sound del classico power trio rock, rimane defilato e riuscirò a vederlo solo alla fine del concerto vicino al bancone delle birre. Tracimando in un delirio di s u o n i s c h i zo f r e n i c i , “ D o n n a Sumeria” lascia il posto a “2wice”, Fa piuttosto freddo stasera a Bologna anche se non nevica più. Per fortuna noi siamo al calduccio dentro al Locomotiv, che comincia lentamente a riempirsi anche se non ci sarà il pienone che meriterebbero i Mission of Burma. I quali, a dire il vero, si fanno un po’ desiderare ma quando attaccano, poco dopo le 23, lo fanno nel migliore dei modi. A rompere il ghiaccio è infatti la galoppata disco-punk di “Donna Sumeria”, uno dei pezzi più originali e coinvolgenti della band. Che vanta ben tre frontmen: Roger Miller, voce e chitarra, Clint Conley, basso e voce, e Peter Prescott che, pur trovandosi in posizione arretrata dietro la sua batteria, interagisce con il pubblico e

un altro brano tratto da THE OBLITERATI, il secondo e forse il più interessante album postreunion. Sì, perché dopo essersi sciolti nel 1983, al volgere del millennio i Mission of Burma sono tornati a riproporre il loro post punk raffinato in grado di unire la foga dell’hardcore, la sofisticazione dell’elettronica e le melodie orecchiabili del pop con risultati sempre di altissima qualità. E stasera ce ne dà la prova questo show dai ritmi serratissimi, con i tre musicisti che pestano indiavolati sui loro strumenti fino a scaricarci addosso un vero e proprio uragano di suoni. Per circa un’ora e mezza abbiamo la possibilità di spaziare tra la prima e la seconda vita


di Francesca Del Moro

dei Mission of Burma, ricostruendo la carriera della band che ha influenzato gruppi del calibro di Pixies, R.E.M., Nirvana e Sonic Youth, per citarne solo alcuni. Largo spazio viene dato ovviamente a l l ’u l t i m o l avo ro, U N S O U N D, p u b b l i cato quest’anno, che ci fa ballare con il pop-funk di “Dust Devil”, con il garage rock stile anni ’60 di “7’s” e con la scatenata “Fell->H2O” che sfuma opportunamente in effetti acquei. E ancora, ci schiaffeggia con “What They Tell Me”, ci fa tirare il fiato con “Second Television” e ci incanta con il virtuosismo chitarristico di “Opener”. Il penultimo album THE SOUND THE SPEED THE LIGHT è presente con la spensierata “1,2,3 Partyy!” e la deflagrazione hardcore dall’ipnotico refrain “One Day We Will Live There”. I picchi della serata coincidono inevitabilmente con i pezzi tratti dal capolavoro del 1982, VS.: due brani che segnano altrettanti momenti di “quiete dopo la tempesta”, in cui la musica smette di percuoterci e ci abbraccia. La malinconica “Dead Pool” ci invita a chiudere gli occhi e a lasciarci trasportare dal basso e dalla chitarra come da una debole corrente di acque tiepide mentre “Trem Two” ci sprofonda in una sorta di trance, con la chitarra-goccia cinese e la voce cantilenante di Roger, che qui si assottiglia e addolcisce oltremisura. Abbiamo l’impressione di scendere piano piano in qualche misterioso luogo sotterraneo da cui però risaliamo bruscamente con l’esplosione di distorsioni che chiude il pezzo. Non solo i tre cantano e suonano come forsennati, ma riescono anche a creare momenti di grande suggestione come questi. E per di più sono simpatici, affabili e sorridenti. Pronti alla battuta in

inglese e perfino a qualche parolina in italiano, hanno l’aria di divertirsi un mondo. Complice l’atmosfera intima del locale, ci fanno l’effetto degli zii d’America che sono appena venuti a trovarci. Ok, per qualcuno tra il pubblico (pochi, per la verità) sono più nonni che zii. Nonni che però hanno energia da vendere e risultano ancora credibilissimi quando intonano gli inni degli esordi: “This Is Not A Photograph”, “Devotion”, “Academy Fight Song” e soprattutto la fantastica, pluricoverizzata (tra gli altri da Moby e Catherine Wheel) “That’s When I Reach For My Revolver”, che chiude la serata. Once I had my heroes. Once I had my dreams… impossibile non riconoscersi in questi versi che, insieme alle altre accattivanti melodie e al sound corroborante di questo gruppo monumentale continuano a riecheggiarmi nella mente mentre ritorno a casa emozionata e soddisfatta. Mi sembra addirittura che, per le strade della Bolognina, non faccia più così freddo.




Live Review

THE VACCINES

12.12.12. Data quasi apocalittica per un concerto, forse ancora di più per un'intervista. L'appuntamento è alle 16 al New Age Club di Roncade con la crew di S&V per intervistare The Vaccines. -2° fuori dal locale ma ci sono già una decina di groupies che scaldano l'atmosfera cantando a sguarciagola le canzoni dei loro beniamini inglesi impegnati nel soundcheck. Le sbircio velocemente e mi invidio da sola all'idea che tra poco potrò conoscere di persona la loro band del cuore ed intervistarla. Incontriamo Nigel, il tour manager: capello lungo, barba bianchi e modi gentili. E finalmente loro: The Vaccines. Più belli che in foto. E

@ NEW AGE CLUB 12.12.2012 di Emanuela Virago - Foto di Luca Latini

bravi come ci aspettavamo, anche se il concerto è troppo breve quella sera. Intervistiamo Freddie Cowan (chitarra) e Pete Robertson (batteria) per voi. Siete una band molto giovane ma con già due album di successo all'attivo. Com'è nato il secondo 'Come To Age' solo dopo 18 mesi dal vostro album di debutto 'What did you expect from The Vaccines'? Freddie: Non abbiamo mai perso la creatività in questi mesi ed è venuto quasi naturale continuare a scrivere ed arrangiare nuove melodie. Così, senza tregua e sull'onda di grande entusiasmo ed energia, è nato il nostro secondo album. Quali solo i vostri artisti di


riferimento? Freddie: Impossibile non citare The Beatles che per noi inglese è ovviamente una band iconica e un punto di riferimento imprescindibile. E poi i Led Zeppelin e gli Strokes. Pete: Aggiungerei anche i Nirvana. Le band che ascolti quando hai 14/15 influenzano moltissimo i tuoi gusti e il percorso musicale e loro sono stati un'ispirazione davvero importante. Nel 2011 avete suonato a Glastonbury. Nel 2012 a Coachella. Nei migliori festival oggi al mondo voi c'eravate. Tutte le band sognano di calcare questi palchi. Com'è stata l'esperienza? Freddie: il nostro agente ci aveva fatto degli incastri impossibili. Glastonbury-MadridGlastonbury l'anno scorso. Coachella-BrasileCoachella ad Aprile. Questo con 24 ore di differenza tra un concerto e l'altro. Follia. Non ci ha permesso di

godere dell'esperienza ai festival ma per quel poco che abbiamo visto sembrava tutto fantastico. Pete: ricordo che a Glastonbury non abbiamo fatto un'esibizione perfetta, forse un po' di stress, non ci aspettavano di trovarci 40.000 persone lì ad ascoltarci! Dopo a A Perfect Day Festival dove eravate il gruppo spalla dei Franz Ferdinand siete nuovamente in Italia. Come vi ha accolto il pubblico a settembre e cosa vi aspettate per le due date del tour italiano? Freddie: siamo rimasti impressionati dal numero di persone che conoscevano le nostre canzoni. E siamo ancora grati al pubblico di Bologna che, nonostante la pioggia torrenziale di quel giorno, ci ha sostenuto durante il festival. Come avete trovato la nostra zona? Vi piace? Pete: sì, molto. Siamo venuti in autobus da Zurigo dove abbiamo suonato due sere fa e ci siamo goduti il paesaggio durante il tragitto. Ieri siamo stati a Venezia, meravigliosa. Per non parlare del vostro cibo! Freddie: Io ero stato a Milano con Justin qualche tempo fa per fare un po' di promozione al disco, ma quest'area è ancora più bella. A fine intervista facciamo una foto di gruppo. Árni Hjörvar, bassista del gruppo, si avvicina timidamente ma non si lascia immortalare. Ma sia lui che Justin Young (voce e chitarra) siglano il vinile. La collezione di Sound&Vision Magazine si fa ricca.

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from fusion

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vicenz

T z UARTE is band, jaz Q E C E and h o 12 M d Sabat Mecenero er ban US o h O i I z d i C r I n u a R Ma ITA aro t ì 18 GU ssana Carr d r e n o Dj se o i ve l R l R i h E t C i N uire et w COR S cool s 5 STRANGE date... a seg PTAPE 2 I t ì R s d E r a L l L e . . A . A s ven icenza RAMP FESTIV A KID & KING ecord V R a m l o o r g li HT AND HC f per Ca 6 YOUT EX ARENA , P 4TH " 2 m o o t d a e S CI sab ERSAL NIO GALLUC e Cost of Fre V I N U TO "Th with a 27 AN imo album c i n e dom suo pr l i a t n prese


Punk, HC e Dintorni

di Marika Zorzi

CONVERGE

Lo ammetto. Io i Converge li ho ascoltati poco ma ho sempre voluto vederli dal vivo e le due date italiane del tour per il nuovo album erano una ghiotta opportunità. A Milano il 19 dicembre c'era un freddo della madonna e dopo una giornata di lavoro e una nebbia fitta che rompeva le palle come non mai arriviamo al Factory già un po' provati. Il posto è il classico locale popolato da, come mi aspettavo, una mandria di gente tutta uguale con i tatuaggi solo in posti visibili, berrettino, baffo e occhiali. Non so come chiamarli, forse hardcorefighetti o usando un termine più alla moda hipster(si dice così?). Vabè mi sento un po' fuori luogo data l'abitudine a posti totalmente diversi e dove la gente non profuma così. Cioè non mi era mai capitato, nella

bolgia più totale, di annusare solo sapori da vaniglia e colonia da maschio pulitino. Cosa devo dire, si ha sempre da imparare. Comunque, quando arriviamo hanno già suonato metà dei gruppi e ci restano i Touche Amore e i reginetti della serata, i Converge appunto. Il primo gruppo devo dire che lo ascolto spesso. Sono un misto di hardcore vecchia scuola, post-core e screamo che racchiude quel senso di frustrazione che rabbia interiore tipico di chi nella vita sa che non riuscirà mai ad ottenere quello che vuole veramente. Dal vivo però i Touche Amore li ho trovati un po' moscetti, non so, mancava forza e calore nel concerto durato si e no mezz'ora. Dopo di loro gli americani Converge che con “All We Love We Leave Behind”, l'ottavo album in studio hanno dato l'ennesima conferma di essere un gruppo che sperimenta in modo eccellente. Sintetizzando una formula tra le più estreme, originali e creative che ci siano in circolazione nella data di Milano hanno confermato la propria validità negli spettacoli dal vivo, dove la band si rivela come in una vera e propria catarsi artistica. Un muro di suono per un'ora di performance dove i Converge, in gran forma, hanno dato vita ad un concerto senza fronzoli che ha spaziato nei vent'anni di carriera che questi ragazzi si portano sulle spalle.


EXCLUSIVE INTERVIEW

di Antonio Lo Giudice

Intervista a Freak «Antoni»

A Roberto “Freak” Antoni non gli si può che voler bene! In primo luogo, per la sua esperienza come frontman degli Skiantos, gruppo che ha teorizzato (ma non inventato) la musica demenziale e primo vero fenomeno punk autoctono. Ma anche per la coerenza con cui ha portato avanti la sua proposta artistica nonostante i riscontri via via decrescenti. Del perché il suo nome sia rimasto appannaggio degli appassionati (nonostante molte canzoni degli Skiantos e aforismi nati dalla sua penna siano entrati nella cultura comune di noi italiani) si può discutere a lungo: incapacità di evolversi (che non significa “imparare a suonare”) e, soprattutto, di diventare “fenomeni pop” come i da lui mal sopportati Elio e le Storie Tese. In fondo, anche questi ultimi non hanno realizzato che due dischi indimenticabili (e che, è bene dirlo, non hanno il peso nell’evoluzione del rock italiano di “Inascotable”, “MONOtono” o “Kinotto”), ma hanno avuto l’intelligenza di capire i limiti della loro proposta ed il cinismo di diventare figure televisive

senza dare mai l’impressione di “vendersi”. Per questo fa un po’ tenerezza oggi, la svolta più cantautorale di Freak con l’EP, registrato assieme alla brava pianista Alessandra Mostacci, “Però Quasi”… quasi fuori tempo massimo (compreso il tentativo di partecipazione a Sanremo… come se oggi fregasse più a qualcuno di chi va al festival della canzonetta). Indiscutibilmente, si tratta di un disco con una piacevole vena pop e ben suonato (ma anche qui… chissene?!) che si lascia ascoltare. Diciamo che sospendo il giudizio fino ad una prova più corposa del duo Antoni- Mostacci. Comunque, intervistarlo è stato un onore ed un piacere – si tratta di una persona cordialissima e disponibile. S&V “Allora, Freak, cosa ti porta qui a Bassano e quali sono i tuoi progetti post-Skiantos?” “Sono qui perché ho imposto ai musicisti de Il Magnetofono una collaborazione con me da includere nel loro prossimo disco, a cui darò un piccolo, ma assolutamente fondamentale, contributo, parlando di questioni che riguardano l’artista detto anche “il mago”. Ma non voglio dire altro su questo progetto. Venendo alla seconda domanda, dopo trentacinque anni di Skiantos ho iniziato questa collaborazione con la pianista classica Alessandra Mostacci, dando vita alla Freak Antoni band e registrando un EP di cinque brani, a cui hanno collaborato artisti come Luca Carboni, J-Ax e la cantante Laura Bono. Inoltre abbiamo musicato una lettera che Mozart ha scritto alla madre, scoprendo che il compositore era un vero e proprio punk ante litteram, che scriveva alle donne della


sua vita senza alcuna remora”. S&V: “E, in questa nuova esperienza, quali sono i punti di continuità e quali quelli di rottura con la musica degli Skiantos?” F: “La continuità è l’ironia che per me rimane fondamentale. Una delle poche ancore di salvezza nella vita di un uomo è la comicità- forma di resistenza psicologica a tutte le fatiche e tristezza della vita, dato che sappiamo che l’esistenza è portatrice di disgrazie e riserva colpi bassi (NDTsono abbastanza evidenti sul viso di Freak i segni della grave malattia che l’ha colpito negli ultimi anni). Non sempre si può ridere, ma quando si riesce ad innescare questo meccanismo di difesa dalle sfighe della vita, se ne ha un grande sollievo. Credo che il comico riesca ad esorcizzare tutto il tragico e drammatico che ci aleggia intorno. Le novità sono nella forma, dato che, dopo 35 anni Skiantos, pur rimanendo un rockettaro- punk e naif, ho cercato di superare uno dei limiti di cui veniva accusato il gruppo, ovvero il pressappochismo tecnico. Ci hanno sempre detto: siete divertenti, ma Elio e le Storie Tese sì che sanno suonare, voi invece fate cagare. Questa cosa alla lunga mi ha massacrato i coglioni, dato che, dopo vent’anni di concerti in giro, avevamo giocoforza imparato a tenere gli strumenti in mano. Ma con la critica non c’è nulla da fare, visto che i giornalisti italiani si basano solo sui luoghi comuni, senza preoccuparsi se sono veri o no. Pertanto, ho voluto dare un taglio con il passato e formare questa band di superprofessionisti come Alessandra Mostacci e Max Cottafavi in modo da evitare critiche sull’aspetto strumentale. Certo, di base resta un disco rock, dato che è quella la musica che mi piace, però ci sono

contaminazioni con la musica classica”. S&V: “Il pregiudizio dei critici non deriva forse dal fatto che gli Skiantos più influenti sono stati quelli dei primi tre dischi, nei quali non brillavano certo per tecnica?” F: ”Magari è vero, però gli Skiantos hanno 35 anni di storia e, dopo i primi tre album, c’è stata un’evoluzione- o involuzione, se vuoi. Comunque, in Italia se inizi in un determinato modo, poi sei marchiato a fuoco per il resto della tua carriera, anche se cerchi di cambiare. Una seconda possibilità è stata data solo a quel negato di Jovanotti, a quei poveracci incapaci dei Litfiba o a pochi altri. Di certo non agli Skiantos che, per il sentire comune, devono restare brutti sporchi, cattivi e legati al punk”. S&V:” Hai parlato di punk, genere a cui gli Skiantos vengono generalmente, e forse a torto, associati. Quali erano le vostre i nf l u e n ze a g l i i n i z i ? ” F : “ Tu tto i l ro c k angloamericano con l’eccezione del progressive e con il massimo disprezzo per i cantautori italiani: tutti dal primo all’ultimo compreso Lucio Dalla, di cui si dice un gran bene solo perché è morto- una persona di un’avarizia incredibile e che tutto quello che fatto per i cantautori giovani era dettato da un secondo fine (NDT- Chissà quale?!). Pare chi in Italia si ascoltino solo i cantautori, ma tra loro ci sono pochi che meritano, tra cui Gino Paoli. Io non reputo il grande Lucio Battisti un cantautore, ma un punto di riferimento per la nostra canzone, perché nei suoi brani c’era anche musica e non solo pretenziosità poetica alla Guccini, che, vivadio, ci ha fatto il dono di smettere di cantare. Grazie Francesco!”

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BEDROOM REVOLUTION

LED ZEPPELIN

Sicuramente,a guardare cosa succede su ebay o ad ascoltare le richieste radiofoniche di giovani ascoltatori, la band di Page e soci è una di quelle che nonostante i cambiamenti portati dalla musica punk e dall'elettronica è riuscita a rimanere ai vertici del mercato musicale e nel cuore di moltissimi fans. Non sono tra le band che amo maggiormente ma và riconosciuta loro una abilità particolare nell'essere riusciti a superare un ventennio musicale particolarmente intenso producendo cose interssanti se non sempre capolavori all'altezza del loro album di esordio. La frase del chitarrista dei J. Division a riguardo della musica degli Zeppelin '.. mio Dio,tutte quelle note in così poco tempo..' è assolutamente condivisibile nell'ottica musicale punk, ma è innegabile che gran parte del loro fascino risieda

di Sir Taylor

US LP Atlantic Cat. SD 19125

proprio nella padronanza tecnica dei vari strumenti, partendo da R. Plant che aveva una estensione vocale ineguagliata, per passare a John Bonham che pestava come pochi e sapeva suonare con 4 bacchette (da qui il soprannome e il titolo di un brano dei L.Z. '4 sticks') per finire con il talentuoso J.P. Jones che al momento di unirsi alla band aveva già una discreta discografia alle spalle. Di Page basta dire che da ragazzo prodigio aveva suonato come turnista nei dischi di moltissime band beat/pop inglesi (Kinks, Them, Nico, sì quella dei velvet underground etc). La band era nata come continuazione di un progetto molto noto e titolato in cui Jmmy Page aveva suonato per un paio di anni: gli Yardbirds. Band grandiosa di beat psychedelico che aveva riscosso molto più successo all'estero (America in particolare) che in patria. Lo testimonia un discografia inglese (di soli 2


album) orfana di un capolavoro come Little Games che uscì solo in USA (Canada e Germania). Questo dettaglio non è da poco. Gli Yardbirds si esibirono moltissimo in America dove erano praticamente di casa . Il primo contratto discografico infatti verrà firmato in America con la Atlantic. Al momento dello scioglimento degli Yardbirds, J.Page proseguì l'attività live modificando il repertorio e spostandolo più verso il blues elettrico usando il nome provvisorio di New Yardbirds. Una decina di date in Svezia e qualche data in Inghilterra bastano ad amalgamare la band. Da qui in poi il nome della band diventa appunto Led Zeppelin e con questo entrano agli Olympic studios di Londra nell'autunno del 68. Per la cronaca un disco live postumo degli Yardbirds in uscita in quei mesi viene fatto ritirare dal mercato proprio da Page. Se recuperate quel disco, oggi abbastanza raro,ma esistono tonnellate di stampe pirata, riuscirete ad ascoltare l'esatto punto di svolta del suono che da freakbeat diventa vero hard rock/heavy blues : il passaggio dai 60's al suono dei 70's! Non molto casualmente il repertorio di Led Zeppelin first è pressochè sovrapponibile a quello dell'esordio di un altro ex-Yardbirds, Jeff Beck group (il cantante qui è Rod Stuart !!). L'album di cui parliamo è imbottito di cover blues traditionals e W. Dixon, ma i brani originali sono atomici (communication breakdown/ dazed and confused/ how many more times); senza tanti fronzoli lo definirei tanto un capolavoro quanto indispensabile nella discografia di un amante del rock. Veniamo alle varie stampe in vinile collezionabili. Come detto pur essendo una band inglese il contratto fu firmato con la Atlantic U.S.A. dove i master sono custoditi. Quindi a differenza di quanto verrebbe da pensare la discografia di riferimento è americana . La prima stampa americana è particolarmente rara (atlantic SD19126 con label tricolore nocciola/bianco/blu) infatti dopo pochi mesi la label fu sostituita da quella rossoarancio/bianca/verde e la copertina modificata

leggermente. Questa edizione arriva tranquillamente in condizioni ottime ai 400/500$. Le stampe inglesi su atlantic arancio/bianco/blu piombo (atlantic 588171) distribuita da polydor sono due : la prima ritirata dal mercato aveva i titoli e nomi della band in turchese (oggi ci vogliono almeno 700gbp per una buona copia) la seconda in giallo/ocra o giallo arancio; stessa label (quotato intorno ai 100gbp per una copia ex). In Italia il disco uscì su atlantic color rosso e marrone scuro distribuito da rifi (ast. st06036-1) e poi rifi/ricordi ben segnalato sulla copertina . Esistono due stampe con numeri di catalogo differenti. Molto rare soprattutto da trovare in buone condizioni, ma a mio giudizio non valgono i soldi che vi possono venire chiesti (ben sopra i 100 euro). Le quotazioni che saliranno di valore sono la prima americana e le due inglesi. Occhio ai singoli, in particolare quello italiano (communication breakdown) con copertina unica e ricercatissimo.


Live Review

di Ilaria Devetag Chalaupka

PLAN DE FUGA

Credo che, com'è accaduto a me, essere stati venerdì 4 gennaio al New Age di Roncade a sentire i Plan de Fuga abbia dato anche agli altri spettatori più attenti e sensibili la sensazione di partecipare a qualcosa di molto raro e prezioso: assistere, insieme a solo un paio di centinaia di altri ignari fortunati, al riuscitissimo concerto di una band molto promettente, quando ancora la massa non la conosce, prima insomma che anche il resto del mondo si accorga di questo talento (cosa che, c'è da ammettere, al leggendario New Age Club, noto teatro

@ New Age 4.01.2013

di storici concerti, può capitare). La band bresciana, composta da Filippo De Paoli (chitarra e voce), Marcello Daniele (basso e voce), Simone Piccinelli (chitarra, piano e rhodes) e Matteo Arici (batteria) è impegnata nel tour per il lancio del suo secondo album “Love PDF”. A soli due anni di distanza dal primo “In a Minute” (gennaio 2010) che, a soli tre mesi dall'uscita, grazie al discreto successo del singolo “Twice”, ha fruttato loro l'ingaggio per l'Heineken Jammin Festival 2010 al fianco di artisti del calibro di Cranberries, Aerosmith ed Europhonics, i


Plan de Fuga tornano con un album più maturo e corposo (cd + dvd con sette video + booklet di quarante pagine) che però non tradisce la loro originaria anima rock che, nonostante le atmosfere dark, è ancora una volta inaspettatamente contaminata da melodie pop, dal groove del funk e dall'intensità di testi davvero incisivi e penetranti. “La scelta di abbinare al cd anche il booklet e il dvd con i video” spiega il frontman Filippo de Paoli “è derivata dal desiderio di dare all'ascoltatore tutti i mezzi necessari per capire il nostro album. Ci rendiamo conto che la nostra musica non sia di immediata comprensione, visto anche che i testi sono in inglese, ma che invece richieda una certa attenzione e magari qualche ascolto in più per essere pienamente interpretata. Quindi abbiamo deciso di inserire nel booklet, oltre ai testi, anche una serie di riflessioni e immagini utili a capire il contesto e il senso del nostro lavoro.” L'album, come si può facilmente evincere da titolo, è incentrato sull'amore e sulle sfaccettature “del sentimento più complesso dell'animo umano”. Non aspettatevi però un album melenso e languido, si tratta invece di un percorso introspettivo e complesso che affronta davvero tutti gli scenari della passione e dell'amore da diverse prospettive, anche quelle più crude e scomode come il tradimento, la separazione e il sesso fine a se stesso, il tutto magistralmente supportato da melodie coinvolgenti, accattivanti e mai scontate. A integrare l'album, nel dvd allegato, si trovano sette video di altrettante canzoni (quattro editi e tre inediti) che insieme vanno a comporre il particolare e dolce-amaro cortometraggio diretto da Davide Fois. “Fin da subito [la band è nata nel 2005 - ndr] abbiamo deciso di seguire la nostra strada e restare fedeli a quello che davvero sentivamo nostro. Oggi è davvero difficile sfondare nell'industria discografica, visto che purtroppo ci sono una serie di regole e compromessi

da accettare per poter accedere a certi mezzi. Noi abbiamo ricevuto tante porte in faccia e trovato tanti del settore che cercavano di dissuaderci dal continuare in questa direzione per piegare piuttosto verso uno stile più accessibile, più commerciale e più incasellabile. Nonostante questo, abbiamo scelto di mettere sempre la sincerità per prima nella composizione dei nostri lavori, per questo motivo, anche questo nostro ultimo album lo abbiamo scritto, registrato e mixato da soli. È stato un bene che poi all'etichetta che ci ha prodotto, Carosello, sia piaciuto così com'era. In effetti mentre una volta ci dicevano che non era fattibile che la nostra musica funzionasse così com'era, adesso guardandoci ci dicono stupiti “ma allora è possibile!”. Questo ci fa ben sperare verso un'evoluzione della musica in Italia che per ora, salvo rare eccezioni, purtroppo non sembra essere pronta per valorizzare gli artisti che escono dal convenzionale.”


15째

BOWIE BASH

FUTURE LEGEND



BOWIE BASH 2013

UNA GIORNATA PER MORGAN

di Linda Gatto - Foto di Serena Re

@

Serata conclusiva della 15° edizione del Bowie Bash, “Morgan incontra Bowie” presso Panic Jazz Club di Marostica.

Siamo arrivati al Panic già nel primo pomeriggio per allestire e preparare la location. I due ospiti, Morgan e Leo Mansueto, sarebbero dovuti arrivare intorno alle 18:30. Leo, che con la collaborazione di Morgan ha di recente scritto e pubblicato il suo libro “L’Ultimo dei Marziani” dedicato al duca bianco, puntualissimo ci ha raggiunti al locale, ma ci ha comunicato che probabilmente Morgan sarebbe arrivato verso l’ora di cena. Il ritardo era prevedibile, ma evidentemente andava “previsto di più”; infatti intorno alle 21:00 Morgan ci avverte telefonicamente dicendosi appena partito da Monza e solo alle 22:30 circa, a sala quasi completamente piena, il tanto atteso ospite si presenta; ma non si perde in chiacchiere, non mangia, non beve, toglie solo il cappotto e si concede qualche minuto

d’organizzazione per fiondarsi poi velocemente sul palco dove Leo Mansueto, Camilla Fascina ed il pubblico l’attendevano. Inizia subito, imbracciata la sua chitarra acustica, proponendoci un pezzo di Bowie, “Stay”, in chiave assolutamente improvvisata (aveva infatti scelto la canzone in quei fatidici pochi minuti precedenti), con suoni di chitarra secchi e spigolosi, ma arrotondati dalla sua voce roca e calda. Saltano subito all’occhio gli elementi visivi più peculiari e curiosi della serata, quel tipo di immagini che si fissano in mente come icona di un ricordo, che vanno naturalmente a costituire la scatola, la cornice di un insieme di sensazioni, proprio perché ne preannunciano il sapore; questi elementi, infatti, mi hanno letteralmente fatto pregustare e prevedere l’atmosfera che poi si è effettivamente creata, un’atmosfera movimentata, stimolante, dandy, spontanea e un poco disordinata, improvvisata, paradossale. Questi elementi? Le scarpe spaiate di Morgan, una color turchese e l’altra khaki; due bicchieri di vino rosso poggiati per terra, a fianco alla poltrona in pelle, color bronzo sbiadito, su cui sedeva Morgan, ma notati né da lui né da Leo (e poi da Morgan pure rovesciati!); due chitarre acustiche ma entrambe per destrorsi (e Morgan, per chi non lo sapesse, è mancino!); nel corso della serata si sono poi aggiunti altri elementi, come il leggio per terra di fronte al palco; il piattino riarrangiato a posacenere che però non ha quasi per niente contenuto né cenere né mozziconi, sebbene Morgan fumasse


tranquillamente dentro la sala; infine il piatto con la cena di Morgan che, poggiato (e dimenticato) sul suo cilindro, per poco non cadeva a terra! Io e gran parte degli spettatori avevamo il sorriso stampato sulla faccia, soprattutto nella prima parte della serata, in cui Morgan, assieme a Leo, ci ha trascinati nel suo mondo, e tenuti col fiato sospeso, parlando senza sosta di Bowie e di tanti suoi aspetti, ricorrendo poi sempre a collegamenti sapienti e profondamente colti, sicuri. È stato, secondo me, geniale l’approccio riflessivo con cui Morgan ha dato ragione del successo dell’artista presentandolo non in versione iconica ma, finalmente, umana, soffermandosi non sulle sue capacità artistiche ma sulle virtù d’animo; ed è stato quasi catartico quando, dopo aver esposto una sua personale analisi psicologica su Bowie, ha concluso col sostenere fermamente la sua Bontà: “il fatto è che lui è buono! E buono”. Lasciatici immersi in uno stato di pace diffusa, scaturita dal concetto, così dolce e morbido, di Bontà, non poteva che aggiungere la ciliegina sulla torta e iniettarci l’ultima dose di positività parlandoci dell’Amore come contemplazione del Bello, dell’armonico, di un qualcosa che ha ragion d’essere in quanto tale, dicendo: “Ma perché tutto questo preoccuparsi di cosa sia giusto suonare e cosa no? C’è chi sostiene che fare cover sia ignobile, perché tutto questo orgoglio?.. Non si può semplicemente Amare? ” Certo, Morgan l’altra sera non ha soltanto discusso, inserendo nei suoi discorsi, qua e là, anche qualche frecciatina e qualche battuta, ma ha alternato le parole alla musica, offrendoci rivisitazioni eccellenti e nuove di brani di David Bowie, eseguiti al piano o alla chitarra, in modo davvero molto coinvolgente: dalla sua performance trasparivano fortissimi la passione e il sentimento e ancor più il piacere, quasi fisico, verso ciò che stava creando. La serata si è infine conclusa con una piacevole e tutto sommato divertente jam

session fra Morgan (chitarra e voce), Giuseppe Piol (piano e voce) e Camilla alla voce; pareva proprio che Morgan si stesse divertendo, spaparanzato sulla poltrona con chitarra, microfono e ormai un considerevole caos attorno a lui; poi si alzava in piedi, scatenato, poi di nuovo seduto e così via, in un susseguirsi di pose improbabili. Questo finché non gli si è concessa una pausa, rivelatasi poi fatale e conclusiva: dopo essere scappato a reclamare la propria tanto bramata cena, è infatti stato prontamente assalito dai numerosissimi e amorevoli fan, con i quali si è stato spiritoso e disponibile. Serata, questa, che ha accresciuto e ridefinito la mia stima per Morgan e che spero di poter rivivere presto.

TUTTA LA SERATA LA TROVERE SU SOUNDANDVISIONTV WWW.SOUNDANDVISION.IT


THE SOCIAL NOTEWORK QUANDO LA MUSICA E’ RIBELLE Gambe in spalla, capelli (lunghi) sulla testa e lingua in bocca:

Gambe in spalla, capelli (lunghi) sulla testa e lingua in bocca: I beatnik d’ Europa. La loro vocazione era il viaggio e la loro esistenza si traduceva in un movimento senza sosta. Si spostavano da una città all’altra e così facendo, si arricchivano di nuove esperienze. Al fianco di mods e rockers, l’ Europa del dopoguerra vede sbocciare un altro movimento giovanile, il primo a varcare i confini delle singole nazioni. I beatnik d’ Europa sono i fondatori di uno stile di vita destinato a lasciare un segno nella storia del costume giovanile. La loro

di Annalisa Tonini

I beatnik

d’ Europa.

storia si interseca alla fondazione della Comunità Europea che garantiva una discreta libertà di movimento nel continente per favorire lo scambio delle merci e la crescita della forza lavoro ( grazie agli spostamenti degli emigranti). Bastava una carta d’ identità per viaggiare da uno stato all’altro e tantissimi ragazzi di tutta Europa ne approfittarono con disinvoltura. Erano tutti molto giovani, esterofili, si consideravano cittadini del mondo, tanto da strappare i loro passaporti in segno di protesta. Viaggiavano con pochi soldi,


dormivano dove capitava e mangiavano poco. Erano amanti della poesia, del folk e dalla vita semplice scandita dai ritmi della natura. Quanto basta, insomma, per essere guardati con sospetto dai poteri forti che li avvertivano come una minaccia da scongiurare. I media francesi e inglesi li avevano soppranominati beatnik, i tedeschi gammler (marcio) , gli italiani capelloni. La crociata contro i pacifici viaggiatori aveva ufficialmente inizio. Non piaceva il loro aspetto androgino e nemmeno i capelli lunghi e selvaggi né il nomadismo. I beatnik europei screditavano i valori della società degli adulti. Erano contro il lavoro, contro il consumo ( non frequentavano locali, non andavano al cinema nè a teatro..). Tra loro, si riconoscevano come una comunità: erano i figli dei soldati che avevano combattuto l’uno contro l’altro e per questo non volevano più saperne di nemici, frontiere, stati, governi... Rifiutavano la loro nazionalità ed eleggevano a “casa” il sacco a pelo verde militare che li avvolgeva nelle fredde notti trascorse nei parchi o nelle piazze. Ed era nei centri storici e nelle piazze di tutta Europa che i ragazzi si incontravano. Stavano seduti sulle gradinate per ore e ore, discutevano di politica e di filosofia, suonavano, fumavano o vendevano collanine tanto per racimolare due soldi. Il loro look era molto semplice, anche quello unisex. Parka militari, jeans, scarpe da tennis e t-shirt. Nell’insieme trasmettevano un disarmante messaggio di mitezza, innocenza e al tempo stesso di vita dissoluta. Erano prerogative molto allettanti per un ragazzo che viveva in casa, sotto il controllo della famiglia. A quei tempi, la maggiore età si raggiungeva a 21 anni e questo rendeva inevitabile la fuga da casa. Questa è una grande novità, perchè le altre culture giovanili, per

quanto estreme o arroganti, non recidevano il cordone che le legava al nido dei genitori. Questa volta è diverso. Tra quei giovani c’è fratellanza e insieme fondano la loro famiglia alternativa ed allargata, dove tutto è concesso. Lì possono trovare poesia, amore libero, rispetto per l’ambiente, la possibilità di “ricordare la propria umanità e dimenticare tutto il resto” ( cit. Bertrand Russell). Purtroppo questa favola era destinata a finire. Le forze di polizia, i governi e i giornali incoraggiavano atti di violenza nei loro confronti, limitando la loro libertà di movimento a suon di manganellate e di editoriali a dir poco deliranti con parole che non si leggevano dai tempi delle leggi razziali. Avere i capelli lunghi era diventata una buona ragione per perdere il lavoro, per farsi buttare fuori da un locale o per farsi insultare. Nell’ Europa dell’ Est i beatnik venivano considerati deviazionisti ideologici e per loro le punizioni erano ancora più feroci. Lavori forzati, nuove leggi punitive per chi porta i capelli lunghi, bastonate. Un’ accoglienza durissima per questa subcultura non violenta che ha offerto molti spunti di riflessione per la protesta studentesca che qualche anno dopo sarebbe stata di impegno politico e di psichedelia creativa...


CD REVIEW

21 FOREVER PIOL feat. Helen Gissane

Quando è ora di presentare il lavoro di un amico (e qui gli amici sono ben due!) ci penso molto bene onde evitare di lasciarmi trasportare da quella sorta di «non posso che parlarne bene». In questo caso appena ascoltato il brano che Beppe Piol e Helen Gissane hanno inciso sono saltato sulla sedia, mi sono detto «che bomba!». Ve li presento:

di DjD

Giuseppe Piol ed Helen Gissane si conoscono nell'inverno del 2004 in una discoteca a Bassano del Grappa. Giuseppe suonava, Helen tra il pubblico. Ne nasce un'amicizia che dura nel tempo. Lei non perde occasione di ascoltare Giuseppe dal vivo e lui non manca di farsi sentire quando Helen ritorna a Bassano dalla nativa Londra. Nel 2012 Piol scrive una canzone ispirata da una frase sentita da un amico il quale diceva che nella mente un uomo ha sempre 21 anni. Dopo un anno di lavorazione e diverse versioni, non ancora contento del risultato, pensa si aggiungere una voce femminile che cantasse le armonie con una pronuncia molto "posh". Serviva una voce fresca, molto intonata e con la giusta attitudine. Chi, se non la sua amica Helen, che aveva già dimostrato di essere una abile cantante, capace di armonizzare facilmente? La sua voce viene registrata con un iPhone e inclusa nel mix finale a Dicembre 2012. Giuseppe suona tutti gli strumenti e canta, Helen incastra magicamente la sua parte con totale naturalezza. Il brano è ora su ITunes e su youtube. Giuseppe si sta occupando della promozione in Italia, Helen di quella in UK. Il destino ha voluto che un'amicizia nata per intercessione di DjD desse vita a un brano destinato a piacere. Potere del nightclubbing. Per informazioni visitate piol.org Io vi consiglio vivamente di acquistarla renderà le vostre giornate meno grigie e tristi. 21 Forever!



DĂŠ Gusto - Villa Barbaro 4 Maser - Treviso - Tel 0423.565603



Exclusive Dinner and Live Music per info e prenotazione : 340 9419433 - gala.asolo@libero.it - Via Canova 288 - Asolo (TV)

SABATO 12 Gennaio

ore 22.30



UPCOMING

BOWIE’S BACK! AGAIN AND AGAIN D o p o a n n i d i speculazioni, voci incontrollate e smentite, è direttamente lui, il Duca Bianco, a prendere la parola, annunciando a sorpresa il suo ritorno sulle scene in grande stile dopo dieci anni di assenza dalle scene: David Bowie, discograficamente fermo a “Reality” del 2003, pubblicherà nel corso del prossimo marzo un nuovo album di inediti in studio. Il lavoro è stato intitolato “The next day” ed è stato anticipato presso il pubblico dal singolo “Where are we now?”, prodotto dal suo storico collaboratore Tony Visconti e lanciato dalla Columbia solo poche ore fa nei negozi digitali di 119 Paesi in giro per il mondo. Il primo estratto, scritto completamente dallo stesso Bowie e registrato a New York, è accompagnato da un video diretto da Tony Oursler (disponibile qui sotto) che richiama direttamente il periodo berlinese dell’artista londinese classe ’47. Per quanto riguarda l’album, saranno due le versioni che verranno consegnate al mercato: la prima – quella standard – includerà quattordici brani per un totale di oltre 53 minuti di musica, mentre la seconda – quella deluxe – includerà tre bonus track che porteranno la durata del lavoro a 61 minuti e tre secondi.

Tony Visconti il produttore dell’album Come tutti, Tony Visconti è stato sorpreso dalla nuova canzone di David Bowie, uscita ieri dopo dieci anni di silenzio discografico da parte del leggendario musicista rock. Ma lui, essendo produttore dell’intero nuovo album («The Next day», in uscita a marzo) s’è sorpreso per motivi del tutto particolari. «Si tratta di un album molto rock -ha detto alla Bbc sono molto stupito che David abbia scelto “Where Are We Now?” per lanciarlo: con quel tono malinconico e l’accento sul passato non rappresenta certamente il tono complessivo del disco». «Ma ha aggiunto Visconti, che era già stato produttore degli storici album realizzati a Berlino da Bowie negli Anni Settanta - lui è un genio, e se ha scelto così, alla fine avrà certamente ragione. Probabilmente voleva legare il futuro al suo passato, per poi sorprendere con le nuove canzoni». Visconti ha inoltre rivelato che ascolta le nuove canzoni «in cuffia, in giro per New York» da due anni almeno, e che «il nuovo materiale è estremamente forte e molto bello, e se il pubblico chiede a Bowie, come sempre è stato, idee nuove e nuove direzioni, non sarà deluso». «Tra l’altro - ha detto ancora - non è vero che sta male. Ha avuto problemi di salute tra il 2003 e il 2004, ma ora è in gran forma, e durante le registrazioni era felice come un bambino. E come sempre, è un cantante potente, davanti al microfono è ancora il numero uno».


INTERVIEW

di Linda Gatto

MELLOW MOOD

S&V: Ragazzi, parliamo del vostro ultimo album, “Well Well Well”, uscito il 18 Maggio 2012; l’ultima volta avete dichiarato di voler introdurre un po’ più di “reggaete”, un po’ più di dj style: ritenete d’esservi riusciti? MM (jacopo): Beh si volevamo che il nuovo disco avesse i connotati dell’evoluzione della musica reggae; infatti crediamo in qualche modo di essere riusciti a creare un disco eterogeneo, che prende tutte o la maggior parte delle sfumature della musica reggae e le influenze che la musica reggae ha negli altri generi come l’hip hop, musica definita club music, rock steady, roots reggae, new roots . Quindi non abbiamo curato soltanto lo stile del cantato, con il dj style e il toasting, ma abbiamo anche fatto un disco totalmente suonato , cosa che è

quasi una rarità ormai, anche se adesso pure in Jamaica si stanno orientando di nuovo verso questo tipo di tecnica. E quindi, si, penso che ce l’abbiamo fatta. S&V: Rispetto ai suoni più rilassati di “move”, “well well well” sembra un po’ più energico e un po’ più “speranzoso”, mi sbaglio? Inoltre, qual è la ragione del titolo e qual è il concetto trainante di questo progetto? MM (Lorenzo): il suono, si, è più energico, più massiccio perché è il risultato dell’esercizio che noi e il nostro produttore abbiamo fatto negli anni, è una conseguenza automatica del fatto che abbiamo suonato assieme per tre anni e speriamo di essere migliorati, diciamo. “Bene bene bene” è un augurio che in primis ci siamo fatti, nel senso che sebbene questo disco non sia stato un


INTERVIEW disco pensato (ma solo il risultato del fatto che ad un certo punto avevamo delle canzoni e quello era il momento giusto per registrarle), se c’è stato un minimo di pianificazione è stata più che altro sul voler raggiungere un obiettivo anche tecnico per quanto riguarda scrittura, arrangiamenti ecc..circa un anno prima circa ci siam detti “faremo un altro disco quando arriveremo lì, a quel livello”, quindi l’augurio per noi prima di tutto era questo, come musicisti. Dopodiché, in senso più ampio, è un disco che punta molto su un messaggio positivo e spirituale, nel senso che bisogna credere; la mia chiave di lettura è che ci abbiamo messo molta fiducia in questo disco e la stessa fiducia ognuno dovrebbe usarla nella vita, soprattutto in un momento così drammatico però di svolta, è un momento difficile ma va affrontato essendo tosti. S&V: siete stati definiti una delle migliori band italiane ed avete molto seguito in Europa; cosa direste della vostra esperienza all’estero? com’è il pubblico e com’è la considerazione del reggae in Europa? MM (Giulio): il reggae in Europa assume dei connotati leggermente diversi a seconda del paese in cui viene suonato: quello italiano ha una forte caratterizzazione per quanto riguarda la musica live rispetto per esempio a quanto succede in Inghilterra, e si suona tutto sommato una sfumatura diversa da quella tedesca o francese. Suonare all’estero è innanzi tutto una grande conquista, poi con le nuove tecnologie ormai è possibile essere conosciuti da tutti: il pubblico potenziale è chiunque abbia una connessione a internet e questo vale per Pordenone, Venezia, Torino o Berlino. Quindi ogni tanto penso che magari siamo più conosciuto in Polonia piuttosto che in qualche città del Friuli. Andare a suonare all’estero è sempre stato molto bello, abbiamo fatto diverse incursioni in Austria e Svizzera, siamo stati in Spagna a fare un

tour promosso da Rototom Sunsplash, siamo stati di recente in Polonia e tutti questi concerti sono andati molto bene. Eravamo molto stupiti perché la gente conosceva le canzoni e sapeva cosa succede più o meno durante il concerto perché ormai tutti riprendono il concerto col telefonino e lo caricano su YouTube; questo quindi permette di avere una famiglia di fan molto estesa geograficamente e credo sia una grande soddisfazione per tutti noi e forse da anche senso al fatto di essere parte della tempesta International: ci permettiamo o abbiamo la fortuna di andare anche all’estero insomma. S&V: Per concludere, spieghereste il perché del vostro nome? Il riferimento a Bob Marley è esplicito ma la scelta è dovuta a qualche ragione particolare o no? MM (Fred): Io conosco solo Bob Dylan, non conosco Bob Marley..ahaha no dai scherzo, semplicemente si ascoltava tantissimo quel pezzo di Marley all’epoca, girava un audiocassetta con quel pezzo e ai tempi abbiamo deciso di chiamarci così, semplice.. S&V: Grazie ragazzi da Sound & Vision, vi auguriamo un buon concerto.


REALITY

Lettera ai giovani Di Lara Lago

Un terremoto che ha sradicato case e anime, una crociera rovesciata su un lato, un tuffo a testa in giù nello spazio. Nella mia valigia stringo i ricordi e ci butto tutto dentro alla rinfusa. La cronaca accade e scorre come uno tsunami, non la fermi come un'alluvione di sensazioni. Ma quando a scorrere via veloce è anche il tuo Paese allora faccio come sto facendo ora: mi siedo di fianco alla valigia, chiudo gli occhi e mi rivedo. Mi rivedo mentre voi ragazzi vi indignate per una realtà che non investe più su di voi, vi vedo correre in una manifestazione di piazza, spaventati, nascosti dietro a bandane, scappate da chi si nasconde dietro ai caschi. Volete una scuola che abbia risorse e invece vi vedete scialacquare tutto nel nulla, dove a nulla serve. Vi vedo che scrivete su Twitter che siete choosy e orgogliosi di esserlo, vi vedo incazzati con tutti quando la vostra laurea parla della lode e voi digitate prezzi in una cassa di un supermercato, trascinate stanchi codici a barre finchè

pensate a come andarvene di casa, come diventare grandi, quando sarà possibile farlo. Vi vedo che navigate tra bandi di università europee, australiane, statunitensi, tracciate un futuro che qui altri stanno tracciando per voi. Annullandovi. Mi e vi rivedo e mi chiedo: “Ma sono stato io a portare questa situazione?”. Mi rispondo che forse no, nel mio ventre è scoppiato tutto ma sono stati i miei predecessori ad alimentare il malcontento, la sconfitta, le poche prospettive. Non punto il dito e non mi prendo colpe. Impacchetto tutto e me ne vado. Fuori c'è un fiorire di fuochi d'artificio, fanno sempre così quando qui si lascia il posto. Ma lasciate che, col senno di poi, vi esprima il mio messaggio. Hanno tentato di dirvi che non ce la farete mai, che siete dei falliti prima di iniziare, bamboccioni senza indipendenza. Vi siete ribellati e le avete prese, cornuti e mazziati. Non smettete di farlo, né io né i miei successori riusciremo mai a spegnervi, a lasciar cadere i vostri sogni. Il fuoco che arde se non lo ascolterete vi brucerà. Diventate ciò per cui siete nati, proseguite nel vostro cammino sempre a testa alta, a costo di pestare lacrime, delusioni, sconfitte. Avanti ragazzi miei, amatevi. Siate sufficienti a voi stessi, se nessuno riconosce il vostro talento, aumentate la vostra consapevolezza, gridatelo più forte e nutritevi solo della vostra passione. A nulla servono gli applausi, ci spostano dai nostri obiettivi, ci fanno sembrare più raggiungibili i traguardi. In fine, non ponetevi limiti, solo se riuscirete a spostare continuamente l'asticella dell'arrivo la vostra conoscenza e curiosità riuscirà a dominarvi. Puntate in alto e non ve ne pentirete. Mai. Con affetto, Il vostro 2012


KINOTERAPIA

ZELIG Leonard Zelig è un ebreo-americano che cerca di integrarsi nella società. Iper-criticato dai genitori durante l'infanzia, Leonard, ormai giovane uomo, sviluppa una particolare capacità che gli permette, camaleonticamente, di assumere le fattezze fisiche, psichiche e sociali di chiunque incontri. Passa da afro-americano a cinese, da repubblicano a democratico a seconda del gruppo di persone con cui si relaziona. Viene ricoverato e sottoposto alle più strane terapie e speculazioni mediche, finché una donna, la dottoressa Eudora Fletcher, teorizza che il problema di Zelig non sia fisico, ma psicologico. Nonostante la reticenza dei colleghi maschi, la giovane terapeuta riesce ad imporsi e ottiene il permesso di trattare Zelig. Uno dei più complessi e meno comici film di Woody Allen è sicuramente anche uno dei più riusciti. Nell'opera si innestano varie riflessioni profonde, sempre

di Matteo Gasparetto

Un film di Woody Allen Con: Woody Allen, Mia Farrow, Gale Hansen, Garrett Brown, John Rothman. Commedia Durata 79' min. USA 1983

trattate con il classico umorismo di Allen che funge da facilitatore per la fruizione delle stesse. L'individuo viene visto come prodotto di varie spinte, annullato nella sua possibilità di espressione. La folle smania di essere accettato conduce il giovane protagonista verso la disintegrazione del sé, forse già debole da tempo. Proprio questa debolezza fa sì che lo stesso individuo si autodistrugga per il bisogno ancestrale di amore, arrivando ad aderire al nazismo, stadio finale della sua ricerca di accettazione. L'amore tanto sognato, però, in questo modo non arriva mai, perché ciò è esposto è sempre e solo una maschera. Zelig diviene persino un idolo per la New York dei roaring twenties, amato e dimenticato dalla gente come solo un personaggio può esserlo. Il ruolo salvifico spetta ad una donna, la dottoressa Fletcher, che con accettazione e amore incondizionato riassembla la personalità di Zelig.


ALLA RICERCA DI UN NUOVO INIZIO FRAMMENTI INSOLITI DI VITE ORDINARIE dal taccuino personale di un detective privato

LA SUBDOLA MAGIA DI UNO SPARO Tirai un ultimo, profondo, respiro e contrassi muscoli e tendini della gamba destra. Poi scaricai tutta la loro forza sulla scricchiolante porta di legno oramai marcito. Colpii con la suola appena sotto la maniglia e la porta si spalancò alzando leggere nuvole di polvere all'interno delle quali volteggiavano piccole schegge di legno simili a minuscoli acrobati impegnati in una disordinata esibizione. Fu lo spazio di un attimo e la mia automatica mi stava già precedendo all'interno della stanza. I due colombiani mi guardarono all'unisono, sorpresi, e presero decisioni istantanee e sicuramente condizionate. Quello più distante si lanciò come un felino sgraziato fuori dalla finestra aperta. Saggia decisione. L'altro fece la cosa più stupida che essere umano possa fare in un simile frangente: con un rapido gesto della mano spostò la sua camicia di seta dal taglio sartoriale, aperta sino a quasi l'ombelico, e tentò di estrarre il ferro dalla fondina ascellare. Testa di cazzo di uomo... Sparai. E' strano come il fragore di un colpo d'arma da fuoco sparato all'interno di una stanza la riempia di un boato assordante a tal punto che mi sembrò che la camera si fosse rimpicciolita. Nei film non accade così. Dovrebbero farli meglio, pensai...

di ste

Contemporaneamente ai miei lampi di pensiero, vidi il colombiano colpito alla spalla roteare velocemente su se stesso, portarsi la mano destra sulla spalla sinistra e indietreggiare scompostamente di un paio di passi; pareva volesse far fare un giro di hula-hop alla spropositata catena d'oro che portava sul collo taurino e dalla quale spiccava l'affranta immagine di una vergine Maria malamente stilizzata. Tutto nell'arco di un niente, tutto simultaneamente. Perdeva copiosamente sangue dal ricordino che gli avevo lasciato. Fu un gioco da ragazzi piazzargli una botta sulla nuca e sbatterlo a terra, lo trovai quasi sleale, ma non me ne fotteva un cazzo. Era un trafficante di merda, un uomo da niente. Rimasi nella stanza giusto il tempo di fare un'ultima considerazione: le cose si erano svolte con una tale rapidità che quello che era accaduto meno di un minuto prima apparteneva oramai ad un passato remoto, talmente remoto da sembrare addirittura essere stato di qualcun altro, anziché mio. Una distorsione temporale causata dallo sparo. Pensai che doveva esserci una qualche magìa in uno sparo in grado di alterare il reale susseguirsi degli eventi che accadono in una frazione di secondo, impercettibile per l'uomo, ma al contempo in grado di aprire squarci di una diversa e più profonda percezione delle cose, forse rimembranza ancestrale di quando gli esseri umani vivevano principalmente d'istinti. Nella stanza una radio stava ancora gracchiando una merdosissima mistura di salsa e merengue. Fuori un sole ordinario stava accompagnando la pigra quotidianità della gente. Era ora anche per me di togliere le tende da quel cimiciaio.

a cura di ste


Con questa rubrica S&V Mag vuole farvi conosce quelle osterie e ristoranti che hanno maggiore conoscenza delle produzioni del territorio di riferimento, che recuperano tradizioni culturali e gastronomiche. Locali che prediligono ed offrono prodotti a Km 0, e utilizzano prodotti scelti dalle coltivazioni biologiche. Una guida che vuole essere un “consiglio”, una indicazione come fosse stata data dal vostro migliore amico...

RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB

V E MANGIARE O D

Menu a base di Carne

Pesce

Prod. Stagione

Carta Vini

Solo Prini

Cene Musicali

Tet a Tet

Cani Ok

Vegetariano

20 €

Via Rive - Cartigliano Tel 348.8265815 www.rivejazzclub.it

Prezzo

Cucina Creativa Cucina Regionale

Via Canova 288 - Asolo (TV) Info: 0423.55288 E Mail: gala.asolo@libero.it

Tra un mix perfetto di pezzi di design vintage anni ’50-’70 e di elementi tradizionali, Giovanna ha creato un locale unico nel suo genere, dove si respira un’atmosfera d’altri tempi. Pensare di essere arrivati in un esclusivo jazz club in una grande metropoli non è un azzardo! Cucina creativa, arte, musica il mix perfetto per un locale che vi darà mille emozioni tutte indimenticabili!

Gala, nuovo ed esclusivo locale, immerso nella splendida cornice asolana propone piatti tipici veneti abbinati ad una ricercata selezione di vini. Il buon gusto e la location regnano sovrani. Per info e prenotazioni gala.asolo@libero.it cell 340.9419433

€20/30

€10/20

antica osteria

PEDROCCHI

il vero sapore del pranzo e della cena

P.le Cadorna 16 Romano d’Ezz. Tel 0424.36493 www.osteriapedrocchi.com

L’ambiente offre un winebar di benvenuto, seguito da una sala intima e raffinata, con luci soffuse e tanti dipinti alle pareti, è anche disponibile anche una saletta riservata per piccoli gruppi. La cucina è seguita dallo chef Matteo che propone tutte preparazioni espresse, privilegiando la carne e gli ingredienti di qualità del territorio, con qualche piatto di pesce. Luca vi seguirà in sala e vi proporrà il miglior abbinamento con il vino da etichette selezionate venete. €20/30

Sp248 Marosticana - Monticello Conte Otto (Vi) Tel. 0444.1803583 www.cadeldiavolo.com La Cà del Diavolo, locale completamente rinnovato e ringiovanito, offre una ristorazione basata sulla qualità e sulla semplicità ed è in grado di accontentare anche chi vuole semplicemente stuzzicare qualcosa. La cusina del diavolo propone piatti unici composti che sostituiscono il classico menu' tradizionale. Le nostre emozioni musicali spaziano dal live ai suoni dei dj che accompagneranno le tue serate all'insegna della convivialità e dello star bene assieme! €20/30


SOUND AND VISION NIGHTCLUBBING

LA GUIDA AL VOSTRO DIVERTIMENTO NOTTURNO

I locali che trovate in questa sezione sono stati scelti e selezionati grazie ad una attenta valutazione che considera: ambiente, programmazione proposta, originalità e qualità dei servizi offerti. Tutti i locali sono stati selezionati e visitati dal nostro staff. Vi invitiamo quindi a frequentarli e fare di questi i vostri locali preferiti.

Legenda Simboli Musica: LIVE MUSIC SOFT & JAZZ

LIVE MUSIC ROCK

DJ SET

DISCOTECA

BRUSCHETTE PANINI

PIATTI FREDDI

Tipologia Locale: COCKTAILS

WINEBAR

BIRRERIA

Altro: smoking area MOSTRE

WIRELESS

GIARDINO ESTIVO

AREA FUMATORI

CLUB CON TESSERA

MEGA SCHERMO

SERVITO MEZZI PUBBLICI

ACCESSO DISABILI

CERCACI SU FACEBOOK

AMICI DEGLI ANIMALI

DISCOTECHE DISCOBAR BIRRERIE WINE BAR


NIGHTCLUBBING a Vicenza

SARTEA

Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì C.so S. Felice 362 - VICENZA - Tel 0444.563725 www.sartea.it - www.facebook.com/bar- sartea

BARBIE MUSIC CLUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

l Barbie Music Bar è ormai punto di riferimento dell'ovest Vicentino per quanto riguarda la musica "live".Niente di banale, un continuo alternarsi di Band locali e non...con attenzione particolare alla musica d'autore,dj set molto vari nel genere variando dal hip hop all' house music...! Vasta gamma di birre Artigianali alla spina e in bottiglia, una grande varietà di cocktails , panini bruschette e molto altro ancora....wi-fi gratuito, mega schermo per seguire tutti gli sport..! Barbie Music Bar...non è la solita musica !

Via Bottego 20 - Arzignano - VICENZA Info FB. Barbie bar - Barbie music bar

MOC Montecrocetta

NIGHTCLUBBING a Vicenza

C'E' VITA SU MOC: immersi nella verde collina del Parco, prepariamo bruschette, piatti freddi ed insalatone con particolare attenzione alla qualità e freschezza dei prodotti...ampia scelta anche per una dieta vegetariana. Aperitivi in musica, iniziative culturali,serate DjSet...e concerti live domenica pomeriggio. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 02.00 Email: montecrocetta@gmail.com

Via Rivana 7 Bassano d. G. Info Tel. 377.4196772 - FB: moc_montecrocetta

VINILE

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Vinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening... smoking area

Via Capitano Alessio 94 - Rosà www.vinileclub.it - Tel 347.1601429


MARAKELLA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Sulla statale che collega Vicenza a Padova esattamente a Grisignano si trova il Marakella. Nato dall’idea di unire il dolce e il salato in un unico ed accogliente ambiente. La ciliegina sulla torta? La musica! Che accompagna gli affollatissimi aperitivi domenicali dalle 18 in poi. Da provare a tutte le ore! Marakella vi aspetta!

Via Mazzini 6 - Grisignano di Zocco Info: Roberto 349.3198097 NEW

QUBO’

NIGHTCLUBBING a Vicenza

QUBO' ristorante, music bar. Aperto tutti i giorni dalle 7:30 alle 2:00, la domenica dalle 17:00 alle 2:00 Serate con musica: mercoledì, venerdì, sabato, Domenica. Cucina: internazionale e rivalutazione del territorio.

Via Meucci 44 Costabissara - VI Tel 0444 971845

BIRRERIA AL PEDON

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Nuova gestione e locale completamente rinnovato per lo storico Pedon di Marostica. Bruschette, panini, toast, insalatone e "spuncioti", Kebab e Tagliata al rosmarino con patate; 5 varietà di birra alla spina (Guinness compresa) e bottiglie di birra da tutto il mondo. Una birreria dal sapore sixties, dove ascoltare musica psichedelica e garage, senza tralasciare il nostro beat... I posters dei concerti di Bill Graham per il Fillmore (U.S.A.) sono in vendita e già incorniciati; come anche il juke box e i flipper perfettamente funzionanti!

Via S. Antonio 12 Marostica - VI Info Tel. 348 6070213 - Chiuso Dom Matt e Lun

BAR SMERALDO

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Nel centro storico di Vicenza, in Campo Marzo, il parco più malfamato del Veneto, un locale di grande atmosfera per cuori forti. Se i peggiori bar di Caracas vi fanno una pippa lo Smeraldo fa per voi!

Campo Marzo - VICENZA INFO - Facebook: barsmeraldo


NEW

MAMA L’OCA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Il Mama L 'Oca é ormai un punto di riferimento per quanto riguarda la musica live e rock dj set.Vasta scelta tra aperitivi, birre artigianali alla spina e in bottiglia.Ottime bruschette, insalate e panini.Locale ufficiale Guinness.Wi-fi gratuito, Sky e Mediaset Premium.Aperto dalle 7.30 alle 02.00

Via S.Carlo 10 Costabissara Vicenza Facebook: Mamaloca Info 347.5035098 Cristiano

food music&drink

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RANDOM PUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Il nuovo pub vicentino per la musica dal vivo! Accogliente e perfetto per la degustazione di birre selezionate e ottima cucina. Tappa fissa per l' Happy hours dalle 17 alle 19 con 3 euro per la vostra birra preferita.

Strada Statale Pasubio 421/E Vicenza - info 348.3158069

CAFFE’ COLONNA

NIGHTCLUBBING a Padova

Nuova gestione e nuovo look per il Caffè Colonna di Piazzola sul Brenta, storico locale immerso nella splendida cornice di Piazza P. Camerini (fronte Villa Contarini).Moderno ed elegante punto d'incontro per colazioni, pranzi (primi piatti, panini, piadine, toast, tramezzini) e aperitivi, offre ottimi vini e cocktails. Ora INCOLONNATEVI all'ombra dei portici!!!!

48, Via Roma - 35016 Piazzola Sul Brenta (PD) tel: 049 5598120 - FB: caffecolonna

NEW AGE

NIGHTCLUBBING a Treviso

New Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!

Via Tintoretto 14 - Roncade - TV Tel 0422.841052 www.newageclub.it


DE GUSTO

NIGHTCLUBBING a Treviso

It's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.

Villa Barbaro 4 - Maser - Treviso www.de-gusto.com - Tel 0423.565603

ROCK CAFE’

ROCK CAFE

NIGHTCLUBBING a Treviso

Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00

St. dei Colli - Castelcucco - Tel 349.6027294 www.rokkafe.com

Vi consigliamo inoltre... Via Fonderia 73 - TV tel. (+39) 0422 697086 www.homerockbar.com HOME è aperto dal 2008. è stato eletto per come miglior dj bar d'Italia per 4 anni consecutivi. Il locale è stato concepito per ricreare quella sensazione, quella vibrazione, quella emozione, quel mood, quel giusto mix di semplicità, accoglienza, comfort, tranquillità e spensieratezza che potete trovare nella vostra casa. Home è un punto di ritrovo, di ristoro e di intrattenimento. E' un luogo che ha come fondamenta la musica rock. Adesso dovete solo provarlo!

HOME ROCK BAR

DEPOSITO GIORDANI

Via Via Prasecco, 13 Pordenone www.depositogiordani.it

Via Commerciale 12 Villa del Conte/Abbazia Pisani - PD Info: www.rickyspub.com Hot spot per chi ama la musica live di qualità grazie ad una crew e ad un programma bilanciato,si conferma uno dei locali più gettonati. Il meglio delle rock cover band,dell'alternativo ed indipendente, i tributi più leggendari. Dal grunge al postrock, dall'acustico al metal, dall'indie alla new wave! OPENPARTY con i migliori djs in campo rock, crossover, indie, electro! Se cercate un'alternativa al solito music pub con karaoke e cotillons, l'avete trovata.

RICKYS PUB

CHALET DE LA MOT

Baselga di Pinè - Trento Tel 380.7325710

Il Deposito Giordani offre al vasto pubblico giovanile ed all'area degli organizzatori culturali, un'opportunità in più di utilizzo di un contenitore polivalente e polifunzionale. La divisione del sito in sale e la dotazione di impianti audio, video e luci residenti permettono un accesso facilitato per promuovere e produrre serate musicali, teatrali, conferenze, corsi, feste private ed altre iniziative.

Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.

Via Alto Adige 164 Gardolo - TRENTO Tel 0461 993261 Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che piatti tipici trentini. Una programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!

JACK THE RIPPER

OFFICINA GAMBRINUS

Via Nuova 9 - Roncà - VR Tel 045.9971260 www.jacktheripper.it

Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!




RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC

WWW.RIVEJAZZCLUB.IT

o i a n n e G

VEN 11 GEN SIMONE MIODIA pop emergente

VEN 18 GEN THE SMART SET Italian Vintage Lounge Music

VEN 25 GEN RAT RACE divagazioni su Bob Marley

VEN 1 FEB TRIO ESTRANGEIRO OSTERIA RIVE - VIA RIVE 14 CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815

z z a J e R iv


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