S&V MARZO 2013

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SOUND AND VISION MARZO 2013 - MAGAZINE

DAVID BOWIE E’ TORNATO! «THE NEXT DAY» in anteprima la recensione del nuovo album! 10 poster di David Bowie in regalo! tutte le info su www.soundandvision.it

+ Live Report

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NICK CAVE Foto di Daniele Pensavalle

«Push The Sky Away»

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Sound and Vision Magazine Dir. Responsabile: Stefano Rossi - Editore: Daniele Pensavalle

Anno 9 - N° 102 Marzo 2013 - Aut. Trib. Bassano d. G. N° 8/03 del 3.09.2003 QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI

Giorgio Mari (VI) - Antonio Lo Giudice (VI) - Francesco Nicolli (VI) - Luca. Sartor (VE) - Fox (VI) Fabrizio Consoli (MI) - Enrica Sampong (VI) - Emanuela Virago (TV) - Lara Lago (VI) - Laura. Moneta (PN) Chiara Fantinato (VI) - Alice Lago (VI) - Marika Zorzi (VI) - Daniele Pensavalle aka DJd (VI) Viola Serena Reginato (VI) - Davide Visentin (TV) - Annalisa Tonini (TV) - Marco Poles (PN) Stefania Bordignon (VI) & Stefano Mazzocchin (VI) - Matteo Gasparetto (TV) - Francesca Del Moro (BO) Alberto Visentin Casonato (PD) - Tobia Downass (VI)

FOTOGRAFI di S&V Mag Daniele Pensavalle, Viola RE, Michela Del Forno, Luca Latini

Grafica: Daniele Pensavalle WebMaster: Massimo Fornasier - Web Marketing: Emanuele Femia

INFOLINE 349.1970263 www.soundandvision.it facebook: email: info@soundandvision.it

soundandvisionmagazine



Live Review

di Marco Poles

SIGUR ROS

Non è un concerto, non è solamente un concerto…è il gorgogliare profondo della nostra madre terra che esplode con la violenza deflagrante di un’eruzione, è la dolce e devastante discesa di lava incandescente che abbraccia e distrugge tutto, è guardare la quiete di uno specchio d’acqua mandato

Jesolo - Pala Arrex 18.02.2013 foto di d. pensavalle

improvvisamente in frantumi dal tuffo di un bambino, immerso e avvolto da suoni attutiti. E’ il rumore dei tuoi passi che si accordano con il battito del tuo cuore, è alzare il ritmo dei tuoi passi fino a che il tuo stesso cuore ti supera, è raggiungerlo di nuovo e ritrovare l’armonia.


di Marco Poles finalmente vedere il sole e poter essere bagnato dalla pioggia. E’ un incontro tra l’uomo e la natura, è una continua sollecitazione delle nostre emozioni, già, sono due ore in cui siamo portati a confrontarci con i nostri sentimenti più profondi, primordiali, che ci ricordano che siamo parte di un tutto che dovremmo amare e rispettare. Accarezzano con suoni eterei, lievi e schiaffeggiano con assalti potenti quasi a volerci tenere svegli e attenti verso tutto ciò che ci circonda. Li rivedremo a Ferrara a luglio, pronti a farci travolgere ancora, pronti a farci prendere per mano e ad essere accompagnati nell’universo Sigur Ros…

E’ trovare il coraggio di correre lungo una salita, con l’adrenalina che ti spinge, raggiungere il dirupo e lanciarsi nel vuoto per vedere se anche noi possiamo volare. E’ un seme che, sotto terra, germoglia e a fatica raggiunge la superficie per poter


Live Review

di Alberto Visentin Casonato

BRUCE FOXTON “FROM THE JAM” Deposito Giordani, Pordenone, Venerdi 22 Febbraio 2013

Paul Weller, Bruce Foxton e Rick Buckler erano i tre nomi che costituivano i Jam, band che segnò in maniera indelebile il proprio tempo tra la fine degli anni '70 e i primi '80, ponendosi come un nome immarcescibile nella gloriosa tradizione di suoni di stampo britannico. Who, Kinks, Small Faces i padri, Jam ed altri (penso ai Madness) nel mezzo e il britpop degli anni '90 in seguito. Una carrellata di nomi le cui carriere andrebbero studiate tra i banchi di scuola, magari con una bella gita a Londra come corollario. Dopo la fine dei Jam nel 1982, la storia ha dimostrato come sia stato Paul Weller quello che se l'è cavata meglio, almeno per quanto riguarda il crescente

successo di pubblico, tra Style Council e una carriera solista tuttora attiva. Bruce Foxton, che dei Jam era il bassista, rilasciò un album solista nel 1984 (con una produzione forse troppo legata ai suoni del periodo e di conseguenza invecchiata male), per poi confluire negli Stiff Little Fingers come onesto musicista, abbandonando ogni velleità solistica. Come capita poi a molte seconde linee di band del passato, Foxton ha deciso di monetizzare un minimo quanto creato con i Jam, mettendo in piedi i “From The Jam” (con Rick Buckler alla batteria, ora non più in formazione), con in quali porta in giro le canzoni della sua vecchia band. Poi all'improvviso una scossa: ad ottobre 2012 il buon Bruce pubblica un album a proprio nome, “Back in the Room”, decisamente ben riuscito, che suona praticamente come suonerebbero i Jam nel presente. E questo, a mio parere, non può essere che un bene. Comunque, arriva venerdì 22 febbraio e mi dirigo come programmato in quel di Pordenone. Ingresso a 15 euro (non poco ma attutito da un locale bello, pulito, riscaldato e da uno show che spero sia memorabile). Alle 22.40 circa iniziano i Kickstart, nome storico dell'underground


pordenonese, con dentro gente che suona dai tempi del Great Complotto, storico movimento cittadino fine anni '70/anni '80, una fucina di idee e creatività senza paragoni, almeno in Italia. I Kickstart fanno un buon punk '77 figlio dei Buzzcocks quanto dei Damned, per certi versi vicino ai Cute Lepers, per agganciarci ad una band contemporanea; mezzoretta di show, canzoni tirate e melodiche, suoni perfetti, e alle 23.30 è già pronto Bruce Foxton accompagnato da un chitarrista/cantante e da un batterista. Partono subito alla grande con “Down in the tube station at midnight”, seguita da “This is the Modern World” e “David Watts” dei Kinks, coverizzata dai Jam in “All Mod Cons”. Il pubblico inizialmente sta un po' sulle sue, non so perché, tant'è che lo stesso Bruce Foxton si sente in dovere di ricordare a tutti che sarebbe anche venerdì sera. Piano piano l'ambiente si scalderà, anche se nel complesso sarà un concerto molto tranquillo quanto a partecipazione; ad ogni modo l'ex Jam fa sfilare, in ventidue canzoni di scaletta, tutto il meglio del repertorio di casa Jam, aggiungendoci un paio di ottimi pezzi tratti dal suo ultimo lavoro. “Going Underground”, “Pretty Green”, “Strange Town”, “In the city”, “Town Called Malice”. Io adoro i Jam: i suoni, le parole, le melodie. E'chiaro che trovarmi di fronte il bassista di quella band che mi sciorina tutti i classici non mi lascia indifferente. E' una bella botta di vita, quelle che vorresti ce ne fossero almeno una volta al mese, e che sei contento ti arrivino dalla musica. Puoi ritenerti fortunato, ti ritrovi a pensare che in un certo senso hai seminato bene se poi quelle stesse canzoni che hai ascoltato mille volte su disco, dal vivo riescono a darti una carica che durerà per un bel po', almeno fino al prossimo concerto del gruppo di cui conosci a memoria tutte le canzoni.


Live Review

GIORGIO CANALI & ROSSOFUOCO Live @ Locomotiv Club - Bologna

Avete presente il ristorante romano La Parolaccia immortalato da Paolo Villaggio in FRACCHIA LA BELVA UMANA? Quello dove si paga per mangiare e prendersi un sacco di insulti? Ecco: il motivo che spinge i clienti a frequentare il locale deve essere lo stesso che ci fa adorare Giorgio Canali. Che non si accontenta di maltrattarci nei suoi dischi, svergognando senza pietà le nostre contraddizioni e la nostra ipocrisia, l'atteggiamento imbelle che ci rende in qualche misura responsabili dello schifo che sommerge la nostra società. No, dal vivo lo fa anche tra una canzone e l'altra, senza troppi giri di parole. Alla fine di ogni pezzo, noi lo acclamiamo e lui ci manda affanculo. È fatto così. Non a caso, infatti, dopo i bravissimi Flora & Fauna, che con il loro rock abrasivo, martellante e ferroso impostano già un'atmosfera “dinamitarda”, Giorgio ci dà il benvenuto con la raffica di “Fatevi

di Francesca Del Moro - Foto di Barbara Zagatti

fottere” di “Rossocome”. E durante la serata continuerà ad apostrofarci soavemente: “Mai cantare nei break che andate fuori tempo, porca Madonna … Ho visto una faccia di merda qui davanti … Abbiamo ancora un quarto d'ora perciò non rompete i coglioni, lo sapete che dopo c'è lo stramaledetto dj… ” e via così. Tuttavia, mentre spara insulti e bestemmie, sorride davvero troppo spesso e il sorriso gli scioglie il ghigno sarcastico, gli illumina il volto adunco e spigoloso, gli scalda gli occhi di ghiaccio. Ti manda affanculo ma è come se ti dicesse che ti vuole bene. Il pubblico lo sa e gli rende pan per focaccia, alternando improperi a grida di esultanza, pugni levati, salti, balli e un po' di pogo. Giorgio ha la voce roca, la sforza visibilmente, al punto che perde un verso e lo rimpiazza con una pernacchia, com'è nel suo stile. Più avanti chiarirà che è ammalato ma che invece di starsene a casa è venuto qui a fare il coglione. Per fortuna, dopo un paio di pezzi e un intervento di regolazione del microfono, la voce torna a posto. Insieme a lui ci sono Marco Greco al basso e Luca Martelli alla batteria. “Ci piace fare il power trio” ironizza Giorgio chiarendo però che il più potente power trio resta quello di “Cristo, la Madonna e Padre Pio”. Il concerto ci regala in tutto diciotto pezzi, che spaziano nella discografia di Giorgio Canali & Rossofuoco: sei album (il primo di Giorgio solista), in cui è difficile trovare un brano debole. Anzi, forse ce n'è uno solo: si tratta di “Tutti gli uomini”, con il suo insopportabile testo da liceale. Eppure stasera, introdotto da un drumming accattivante e uno


di Francesca Del Moro - Foto di Barbara Zagatti

scroscio di basso e chitarra, non sembra poi così male. È uno dei rari momenti in cui il ritmo rallenta: gli altri sono la splendida “Nuvole senza Messico”, l'accorata “Lezioni di poesia” e due suggestive versioni di “Precipito” e “No pasaran” arricchite dall'armonica che Giorgio suona cedendo la chitarra a Mattia, il “jolly”, che sale sul palco per l'occasione. Ma è il rock al fulmicotone a farla da padrone per tutto il concerto, deflagrando con “Mostri sotto il letto” e “Alealè” mentre Giorgio sputa l'anima da quella sua bocca aggressiva, che rispecchia l'urlo di Munch stilizzato di Nuclear Emergency che campeggia sulla sua maglia. Noi ci sgoliamo per stare al passo con il suo cantato energico e concitato e non riusciamo a stare fermi. I momenti più alti della serata coincidono, almeno per me, con due brani dolenti e incendiari al tempo

stesso, tratti dall'ultimo disco, ROJO: “Regola #1”, in cui i riff di basso e chitarra fanno pensare alle pale degli elicotteri della polizia sopra piazze contese tra manifestanti e infiltrati, e “Carmagnola #3”, forse il pezzo più bello di Giorgio Canali & Rossofuoco. Un capolavoro in tre lingue (italiano, francese e spagnolo) che si conclude con l'incitamento a usare i cannoni. “Un milione di intenzioni buone… una piazza da un milione di cappuccini… una p i a z za d a u n m i l i o n e d i brioches… ”. Un milione di staffilate a chi, come me, è stato spesso in mezzo a quel milione. Fa male, questa canzone: avverte che chi ha troppo da lasciare non se ne andrà “con i per favore” e ricorda nelle rispettive lingue che la rivoluzione francese, quella cubana, e la Resistenza non sono state fatte a suon di spinelli, jembe e bandiere della pace. Giorgio Canali non è solo un urticante punkettaro ma è anche un grande poeta, che non ha paura di scavare nella propria e nell'altrui coscienza, di giocare con il linguaggio a tutti i livelli, fino ad accostare bestemmie a slanci ideali e dichiarazioni d'amore. Prima di chiudere con un ruvido pezzo in francese (“Vietnam”), prende commiato con le parole “Il concerto è finito, andate a cagare”. Rendiamo grazie a te, Giorgio, intramontabile stronzo, dispensatore di grande rock e crisi di coscienza.


(Pdd)) re.... rocckk (P moore ie ro 's oovveerr in inddie ty itit's Y Y E E ienn aanndd m L L L L mie A A JJ ppaarrty eem E E D D h h I I o o IN IN N N B B T T N N O O s s A A e e N N IC IC h h N N rdii 11 .... KKAA DDJJ ee Maannoouucc ro"" ss M 'Oro vveenneerd za DD'O witithh PPUUNN ICEE)) Maazzza le ccoonn LLee EENNIC ee ""M uuaale ddjj sseett w n n (v (v .. .. ik ik rannccoo n n 8 8 a a IN IN -B -B i i T T telflfra lo lo T T ta ta rd rd o o s s O O e e P P fe M BB vveenn ty ,, fe oo ddii CCaasste IA IAM eeoo ddii rrty L L ri ri a a rn rn IL IL P P to to to to W W S S a a v v J J D D il il r r E E D D n n e e R R h h witit za ccoo YY w eell ccooss to 99 ...... mititaannza ssaabbaato JOBB PPAARRTT tuddeenntiti dd in in ccoonnccoom IT ITAALLOO JO uuss ee SStu .. .. ty ty r r io io 5 5 a a n n 1 1 p p i i lo lo E E e e rd rd L L h h e e C C IR vveenn icaa TT ipTTaappeess IN CCIR le RRip Muussic INGG IN gg AAle IDIN RRID la la ddii M in in .. .. o o K K u u 6 6 & & c c 1 1 S S id id to to K K " " za za a a ddaa ssaabb iennaa iceenn zinn'' VVic ddii SScchhie ivee)) ,, PPaann Jazzzi (Liv rdii 2222 .... Ja Je Jeaassuuss (L in ""RReeggnnoo hh SSoonnic ii in ic rr rr u u vveenneerd T T a a n n ri witit bbri #33 w titioonn # to 2233 .... SSaa ssaabbaato ootiticc RReeaacc h h c c y y s s P P . . .. .. to 3300 ssaabbaato

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VINYL ADDICTED DEL PERCHE' STARE AL MONDO Essere Sfacciatamente Alternativi

Alla mia ultima trasferta a Monaco di Baviera ho avuto incarico da una mia amica di comprare due magliette del Hard Rock Cafè per la figlia che ne fa collezione. La prima cosa che mi sono chiesto è se esiste ancora l'Hard Rock Cafè: sinceramente pensavo che fosse sparito sotto le macerie degli anni '90. Invece, purtroppo, così non è! Da buon (per quanto ex) scaruffiano, provo per il rock mainstream il massimo e più snob disprezzo: a parte che il concetto stesso di “mito del rock” per me significa, nella migliore delle ipotesi, un manipolo di rincoglioniti che almeno da un decennio inquina l'etere vivendo di rendita in forza di un presunto

di Antonio Lo Giudice

glorioso passato, nella peggiore, Muse e Coldplay. Significa la disgustosa MTV, l'insopportabile Virgin Radio e l'orticaria che provo ogni volta che Paola Maugeri pronuncia qualche parola in inglese (recentemente ho scoperto che la succitata c***a è anche una talebana del veganesimo- la chiusura di un cerchio dico io: mi piacerebbe incatenarla ad un palo durante un concerto dei Turbonegro con grigliata e farla frustare con delle salsicce a turno dagli astanti). Mi dà meno fastidio chi ascolta Radio DeeJay: se una ragazza mi dice di essere fan di Vasco e Ligabue, prendo atto che la musica non le interessa e passo a domande più costruttive, tipo la misura del suo reggiseno. Se, invece, mi racconta di adorare i Coldplay, l'istinto di mandarla a quel paese è forte anche se indossa una quarta! Perché sarà una convinta di capirne, ignorando l'esistenza dell'underground- e non ditemi che sto esagerando: trovatemi solo una persona che apprezza i lagnosi britannici e, non dico “anche” gli Husker Du, ma solo che sappia chi sono questi ultimi (e fa parte della stessa categoria chi ritiene “Ok Computer” il disco più importante della storia. Se dici questo significa solo che non hai più testicoli da farti annichilire ascoltando il sosia di Susanna Tamaro). Insomma, il nazional-popolare lo tollero perché giochiamo in due campionati diversi, il mid-cult no, deve sparire dalla faccia del pianeta. Sono arrogante? Diavolo, sì! Scrivere di musica è assolutamente inutile: ma l'arroganza lo rende divertente!


NE APRILE ANTICIPAZIOE

PRIL VENERDI 5 A BACK" tribute to rock "FEED ILE son Tribute SABATO 6 APROF SODOM" - Marilyn Man LE "APP



LIVE REVIEW

PETE DOHERTY Totem Club - 21.02.2013

Chi se lo aspettava di (ri)vedere Pete Doherty dopo la serata trevigiana di quasi un preciso anno fa? La data vicentina del 21 Febbraio ha davvero stupito tutti e il Totem Gallery di Vicenza si è rivelato valido più che mai. Il meteo sfavorevole non ha di certo fermato i fans dell’inglese trasandato, ma che dire, anche più pulito del solito, ma andiamo in ordine. Ore 21.30 circa intrattiene il pubblico Le Laite, cantautore di Asiago che solo soletto si esibisce accompagnato dalla sua chitarra con una serie di brani che racchiudono la sua personalità; la sua reclusione tra i monti innevati deve averlo portato a comporre canzoni molto tristi ma anche molto belle, come Tre Lune. I più ingenui, come me, forse si aspettavano di vedere Pete già alle 22.30, anche se in realtà giravano già delle voci riguardo la presenza di Melody Says, forse la nuova fiamma francese del Doherty? Questo non ci è dato a sapere ma effettivamente poco dopo arriva e si fa un breve concerto tutto per lei: Melody, così dolce e aggraziata, sicuramente a malapena

di Enrica Sampong

ventenne, ci propone alcune sue canzoni mediamente valide fondamentalmente per essere cantilenanti. Si ascolti D'hiver en été, così ripetitivamente melodica da richiamare molto un brano della Francoise Hardy. Dopo la sua mezz’oretta di live, è giunta l’ora di chiederci, ma Pete Doherty? L’ansia che non si facesse nemmeno vedere era davvero tanta, ma fortunatamente arriva sul palco alle 23.30, accompagnato dalla violinista Miki Beavis. Con l’alcol appresso e senza cappello, apre con un brano dei The Libertines, Don't Look Back into the Sun, facendo impazzire un po’ tutti. Subito dopo accenna dei dolori alla schiena e sembra davvero quasi tenero! Ma tra una canzone e l’altra non si smentisce e non si dimentica di rinfrescarsi la gola con le sue scorte di alcol. Ci stupisce con delle ballerine che compaiono in alcuni brani, per la differente interpretazione del pezzo The Last of the English Roses e trasmettendoci tutto il suo fascino grottesco in New Love Grows on Trees. Che dire, Pete Doherty può permettersi qualsiasi cosa, questo è il punto. Anche di fare un’ora scarsa di live e di provarsi cappelli dei fans per poi scartarli e lanciarli come nulla fosse! Autografa qualsiasi cosa gli si dia, regala i suoi bicchieri colmi di alcol, come se ci regalasse lingotti d’oro, lega pure un reggiseno al suo microfono, si mette la sciarpa donatagli da un fans, chiacchiera con un altro fan che sale improvvisamente sul palco per chiedergli di poter suonare assieme, e sbuca pure dal backstage un bambino, l’inconfondibile Astile Doherty! Conclude il concerto e ci dà la buonanotte con un brano memorabile, Albion dei Babyshambles. E’ stato sicuramente un concerto breve ma Pete Doherty è quel personaggio che sa stupire per il suo essere così meravigliosamente se stesso, ed è per questo che merita di essere visto almeno una volta nella vita.


BEDROOM REVOLUTION

di Sir Taylor

JEFF BUCKLEY - GRACE US LP COLUMBIA REC

Potrei iniziare cinicamente dicendo che ogni generazione ,o meglio le ultime due generazioni hanno avuto un loro Buckley ma adesso non ce ne sono piu'. Purtroppo questa è una storia tristissima e non a lieto fine. Una di quelle storie che lasciano il segno a lungo perché la musica di padre e figlio Buckley ha influenzato una marea di musicisti coevi e postumi. Ho conosciuto Tim Buckley musicalmente molto presto, perché di lui leggevo un sacco sul Mucchio Selvaggio quando frequentavo le prime radio libere. Troppo sofisticato per un punk come me così questa musica mi parve noiosa se non assurda. Ci ritornai sopra tempo dopo, quando i This Mortal Coil (Cocteau Twins etc) fecero una cover della sua 'Song for a siren'. Fu allora che veramente scoprii questo geniale sperimentatore di melodie particolarmente dotato e con una voce unica. Tim

Buckley se ne era andato da molto tempo prematuramente per overdose ma aveva lasciato una manciata di dischi incredibili. Soprattutto aveva poi lasciato al mondo un figlio che fece appena in tempo a conoscere, ma che molto probabilmente aveva ricevuto il dono della sensibilità musicale che solo i grandi musicisti hanno. Scott Moorhead come si faceva chiamare apprese comunque i primi rudimenti musicali dalla madre, musicista anche lei di professione e dal patrigno da cui Jeff Scott ricorderà sempre l'influenza nella formazione dei suoi gusti musicali. Le scuole superiori musicali frequentate, dopo aver preso la decisione di diventare un musicista professionista, verranno sempre citate come una gran perdita di tempo ma sicuramente qualcosa in più in termini di teoria musicale e composizione devono aver lasciato al


nostro. Se ne accorsero molto presto in parecchi. Dopo una gavetta fatta di tanti live, qualche demo tape e un promettente pugno di brani propri che veniva eseguito dal vivo al posto delle tante cover di band 70s, Jeff Buckley viene messo sotto contratto dalla Columbia rec. I brani composti in un arco di tempo di 2 anni si concretizzano nel suo primo album in studio 'Grace' che ad oggi viene considerato una pietra miliare nel genere folk rock/cantautori se vogliamo dare delle etichette ad un genere che sfugge alle definizioni precise per la sua peculiarità. Se dovessi citare un album affascinante, di influenza, bello e originale degli ultimi vent'anni direi sicuramente Grace. Prodotto magicamente da mr Andy Wallace che arrivava direttamente dalla collaborazione con i Nirvana di Nevermind, Grace – tecnicamente il secondo album di J. Buckley - fu ricevuto generalmente bene dalla critica ma le vendite furono mediocri eccetto che in Francia e Australia. L'album conteneva alcune magistrali riletture di Nina Simone (Liliac wine) , un brano barocco del xv secolo (Corpus christi caro) e la fantastica 'Allelujah' di L. Cohen. In generale un album rock abbastanza melanconico/romantico e melodico che conquista lentamente e inesorabilmente. Un disco che come detto viene oggi riconosciuto come un assoluto capolavoro. La lunga turnee di promozione con concerti radiofonici, in piccoli club europei e in grandi festival produce una buona quantità di materiale che vedrà la luce postuma in due album live e come bonus tracks di vari mix/cd single e ne aumenta la fama di artista dotato e grande preformer. Poi giusto il tempo di riposare dal lungo tour promozionale mondiale e preparare con una serie di sessions le tracce del nuovo album che lascerà incompiuto. Jeff muore annegato mentre faceva un bagno nel giugno del 97,

travolto da un battello in un affluente del Missisipi a soli 31 anni. Droga, alchol o vita esagerata questa volta non c'entrano proprio. Due vite spezzate unite da un maledetto destino-quella del padre e del figlio - interrotte al culmine della creatività e del successo. Jeff oggi più del padre gode di un grandissimo culto e viene citato come un grande influente compositore del nostro secolo da artisti come Lou Reed, Jimi Page, B. Dylan e D. Bowie. L'album Grace facilmente reperibile in cd è decisamente sfuggente in vinile e ci vogliono sui 100$ per la stampa originale americana su Columbia. Non esistono edizioni particolari ma sicuramente è uno di quegli album destinati negli anni a crescere in valore e vista la qualità intrinseca della musica e il fascino del suo creatore.


ALBUM REVIEW

PUSH THE SKY AWAY

NICK CAVE Dopo la pubblicazione di DIG, LAZARUS, DIG!!!, nel 2008, mentre Nick Cave si dedica al progetto Grinderman, i Bad Seeds, già orfani di Blixa Bargeld, perdono un'altra colonna portante, il mago polistrumentista Mick Harvey , che dice addio alla band nel 2009. Ma il sound del gruppo non sembra averne risentito, anzi il nuovo disco, lontanissimo dal garage rock abrasivo dell'ultimo album, ci riporta alle suggestive atmosfere di THE BOATMAN'S CALL, risultando tuttavia più oscuro e magniloquente, non immune a quel tocco perverso che aveva raggiunto l'apice con le MURDER BALLADS. Chiaramente riconoscibile è l'influenza delle colonne sonore realizzate insieme a Warren Ellis, che a quattro mani con Cave firma tutti i brani del disco, e in particolare delle partiture d'archi di THE ASSASSINATION OF JESSE JAMES… . Si può dire che oramai Nick Cave si sia sdoppiato, affidando ai Grinderman l'anima punk rock e serbando per i Bad Seeds il proprio lato introspettivo, che spesso sfocia in un languore quasi estenuante ma che nondimeno riesce a incantare l'ascoltatore, al punto da provocare assuefazione.

di Francesca Del Moro

Tutt'altro che insolite nella discografia dell'artista, le ballate ridotte all'osso sono qui dominanti e concorrono a creare uno degli album più omogenei della sua carriera. Presentando il nuovo lavoro, Cave lo ha definito “il bambino fantasma nell'incubatrice” del quale i loop di Warren Ellis sarebbero l'impercettibile battito cardiaco. E non avrebbe potuto trovare una definizione migliore: per tutto il disco si respira infatti un'atmosfera spettrale, in cui la musica riproduce anche il battito del nostro cuore, il nostro respiro smorzato dall'angoscia mentre esploriamo un mondo affascinante e misterioso, immaginando foreste avvolte nel fumo, specchi d'acqua feriti dalla pioggia, cupe notti vuote di stelle e confidenze sussurrate a lume di candela nel silenzio di una casa addormentata. Un mondo surreale, la cui fosca bellezza richiama alla mente i Radiohead di AMNESIAC. Le liriche, intrise di spiritualità, sono ricche di riferimenti ai testi biblici, che da sempre alimentano l'immaginario dell'artista: si parla di perdono, acqua purificatrice, si chiamano in causa Dio e il Buon Pastore. Ma la Bibbia viene rivisitata alla luce di personaggi e storie contemporanee, traendo spunto da curiosità scovate in Internet, che nel booklet assumono la forma di poesie battute a macchina, con parti cancellate (censurate?) e correzioni a matita. I testi non suonano semplicemente sentenziosi, ma si ammantano di ironia fino a far convivere Lucifero, Robert Johnson, Hannah Montana e il Bosone di Higgs. E, lasciando l'urlo hardcore al proprio alter ego, Cave ci porge i suoi versi con modalità da crooner che, per sua stessa ammissione, si ispirano al cantato di Scott Walker e Leonard Cohen. Il disco inizia con la ballata “We Know Who You Are”, che ci trasporta in un bosco immerso


ALBUM REVIEW nelle luci tenui della sera e del primo mattino. Spaesati camminiamo in mezzo a una pioggia leggera, guardiamo le gocce cadere sulle foglie verde scuro. A sospingerci avanti è la voce morbida e triste che, riverberata da un coro, si deposita su accordi di tastiera quasi trip hop, lambiti dai piatti e da un diafano flauto. Sorge un timido sole mentre l'acqua si asciuga e un frinire di cicale saluta il mattino. Ha il sapore di un dolce risveglio “Wide Lovely Eyes”, un barocco pezzo folk blues, con palpiti di tastiera, chitarra stropicciata e mormorii gospel. Vengono subito in mente le atmosfere di NO MORE SHALL WE PART e THE BOATMAN'S CALL mentre la successiva “Water's Edge” snocciola un malevolo incantesimo, vorticando intorno alla sentenza “You grow old and you grow cold”. La voce di Cave si fa tagliente e scivola nel parlato, sorretta da percussioni trepidanti, un violino dal sapore orientale e un basso flagellante. Ci viene il sospetto di poter essere le prossime vittime, oppure gli assassini, di un nuova murder ballad. Una sensazione che trova conferma nel brano seguente, la bellissima “Jubilee Street”, un blues carico di tensione, magnetico e sensuale, in cui la voce si innesta su un ammaliante riff di basso a scalare effetto smorfia per annegare in un'inondazione di archi cosmici che ricorda il brano “Song For Bob” incluso nella già citata colonna sonora del 2007. La coda strumentale, affidata agli archi e accarezzata dai cori, ci risucchia in un vortice, instillandoci un misto di estasi e inquietudine. Passata la tempesta, ci abbandoniamo al dondolio di acque placide indorate da scaglie di sole di “Mermaids”, in cui la voce torna ad addolcirsi su una trama sottile di organo, chitarra acustica e violino che si ispessisce nel

di Francesca Del Moro

ritornello. “All the ones who come, and all the ones who go down to the water… ”: onde di chitarra ci spingono al largo e non passa la paura di annegare mentre Cave sussurra con voce dolente i versi strepitosamente ironici “I believe in God, I believe in mermaids too, I believe in seventy-two virgins on a chain why not why not”. Il cielo si oscura, nubi grigie tremano e lampi scorrono veloci mentre ci lasciamo afferrare da “We Real Cool”, un pezzo angosciante incalzato da un basso incisivo stile “Tupelo” cui si aggiungono a poco a poco un soffice pianoforte e tremolii di violino. A risvegliarci dall'incubo è il brano seguente, il più arioso del disco, che inizia con il verso “I had just finished writing Jubilee Street”. Si tratta del sequel “Finishing Jubilee Street”, una favola ambigua accompagnata da chitarra pizzicata, percussioni minimali e cori seducenti. Col sole già alto partiamo per un lungo viaggio con “Higgs Boson Blues”, un folk blues di otto minuti che si apre con accordi di chitarra acustica memori dei Fleetwood Mac di THE CHAIN. Siamo in macchina insieme a Bunny Munro e ci scambiamo disordinate confidenze smaltendo i postumi di una sbornia. La voce è più bella che mai, viscerale, lamentosa, raschiata, graffiante… è la voce del poeta maledetto che adoriamo. Vacillando come fiamma di candela, gli ultimi versi si spengono lasciandoci in balia di un organo mistico che ci si riverbera nelle orecchie, quasi perforandole con inaudita potenza. Ci ritroviamo così in un'atmosfera ovattata, un non luogo in cui la voce di Cave fluttua inseguita da un doppio spettrale. È la title-track, la catarsi finale, un capolavoro di dark ambient che ci lascia con un senso di malessere ma anche con il desiderio di riascoltare l'album dall'inizio.


EXCLUSIVE ALBUM REVIEW

di DJD

THE NEXT DAY - DAVID BOWIE THE NEXT DAY 1.0 - Come poter giudicare il nuovo album di David Bowie uscito dopo “appena” 10 anni di silenzio in sole 2 ore? Ci vorrebbe il vademecum del buon recensore, una guida, un manuale che possa aiutarmi nonostante io mi nutra di pane e Bowie da 25 anni. In due ore di ascolto ho cercato di carpire pregi e difetti, punti eccelsi o mediocri di questa nuova opera. Partiamo intanto dalla cosa più importante : BENTORNATO Mr BOWIE! Il solo essersi riaffacciato al mondo musicale è già un punto a favore. Ho avuto la fortuna di poterlo ascoltare in anteprima, ben 22 giorni dall'uscita accettando un patto di riservatezza siglato con il sangue . Mi sono recato a Milano presso gli uffici della Sony Columbia dove vengo schedato all'entrata e accompagnato nell'ufficio dove seduto su un bellissimo tavolo ovale mi viene mostrato il CD, preventivamente custodito e chiuso in un cassetto

a doppia mandata. Mi viene consegnato il foglio con i titoli dei brani contenuti (ma chiaramente già editi) e la comunicazione che l'ascolto è inerente alla Deluxe Edition, quindi tutti i 14 pezzi che compongono l'album più i 3 del bonus cd. Eviterò di addentrarmi nei tecnicismi, poiché con un solo ascolto non è possibile farlo, cerchèrò invece di darvi una prima lettura emozionale dei pezzi. L'album nel suo complesso si rivela in parte in quello che mi aspettavo, un ottimo prodotto per i neofiti, un discreto prodotto per lo zoccolo duro degli amanti del Duca Bianco. La voce sembra non essere stata intaccata dal tempo anzi in certi momenti risulta più sicura che nei precedenti lavori. L'album risente sicuramente del troppo tempo passato, alcuni dei suoi brani come “The Next Day”, “Love Is Lost”, “How The Grass Grow?”, “Valentine's Day”, “Dancing Out In Space”, “So She”, “Plan” sono forse


EXCLUSIVE ALBUM REVIEW i primi ad essere stati scritti appena dopo il ritiro dalle scene, quindi risentono ancora di una forte influenza di Heathen e Reality e per alcune cose addirittura sonorità che ricordano Hours, quindi, non il meglio del repertorio bowiano. Un esempio

di DJD

abbina il video. A carte scoperte “Where Are We Now” si rivela un valore aggiunto e sicuramente una perla di limpida natura, scelta appositamente per rendere ancora più evidente il contrasto con quello che è lo sviluppo del suo nuovo lavoro. “The Stars (Are Out Tonight)” ritengo sia uno di quei brani che mi lascia un po' perplesso, sicuramente accattivante, facile, ra d i o fo n i c o, l a n o t a positiva, a cui fa seguito il video dall'amica Floria Sigismondi che già in passato aveva firmato due video tratti da Earthling “Little Wonder” e “Dead Man Walking”, è la cura e ricerca negli arrangiamenti. “Dirty Boys” inizia come

il brano di apertura “The Next Day” assomiglia un po' troppo a “New Killer Star” senza però avere il tiro del singolo trascinante che lo ha preceduto. “Where Are We Now” scelto come primo singolo e pubblicato il giorno dell'annuncio dell'uscita dell'album è un bellissimo brano lento con un altrettanto bellissimo testo, molto malinconico e per certi versi anche inquietante se all'ascolto si

Nightclubbing, ritmo down beat sincopato e comparsa dell'elemento che positivamente accompagnerà più brani di questo album : il sax baritono suonato dal saxofonista Steve Elson che accompagnò Bowie durante il Saturday Night Live e nella tourné del Serious Moonlight Tour nel 1983. “If You Can See Me” è fantastica, per chi come me ha amato alla follia “Outside”, questo brano poteva


EXCLUSIVE ALBUM REVIEW tranquillamente essere il brano trascinante nelle sue note ed intermezzi drum 'n' bass dai quali riecheggiano echi da Lodger e soprattutto da un brano di Let's Dance: Ricochet, che non la

sminuisce per nulla, anzi la rieleva positivamente. “I'd Rather Be High” segue a ruota, ritmo alto e venature alla “Thru' These Architect's Eyes”, quindi attenti alle tonalità della voce, filtrata o meno che sia: interessante. Si torna alla melodia,

di DJD

“Boss Of Me” ha in se un'atmosfera cupa alcune note rimandano direttamente a “When The Wind Blows” brano scritto per la colonna sonora di un film animato che raccontava la storia di un fall out nucleare. A rendere molto interessante il pezzo il predominante uso del sax. La traccia 12 “(You Will) Set The World On Fire” mi fa sobbalzare sulla sedia, riecco il Bowie dei Tin Machine, ma dei Tin Machine II, molto rock e con ampie aperture melodiche. Gli ultimi due brani dell'album sono due piccoli capolavori. “You Feel So Lonely You Could Die” un brano lento struggente, per me tributo diretto a Leonard Cohen con la sua Hallelujah. Brano che poteva essere inserito in Young Americans per i suoi cori soul finali, che sfuma ma non finisce, riprende forza per dare il La all'ultimo atto. “Heat” ne sono sicuro è quella che tutti noi ammiratori di Bowie ci aspettavamo e volevamo, quella che mi fa pensare che David Bowie ha ancora qualcosa da dire. Questo brano è un turbolento viaggio a ritroso, atmosfera tetra, dal testo si intuisce qualcosa che ci riporta al medioevo, il ritornello “My father was in prison” ripetuto anche solo dopo 2 ascolti ti rimane dentro. L'inizio elettronico riprende Low per passare ad Outside, la voce potrebbe essere quella di Scott Walker, i violini lacerano la carne e di luce non se ne vede fino a quando nel finale Bowie imbraccia la sua 12 corde rimarginando le ferite causate dall'ascolto. Dulcis in fundo i brani


EXCLUSIVE ALBUM REVIEW

di DJD

THE STARS ARE OUT TONIGHT! dal bonus cd, che riassumo in un concetto: che senso ha pubblicare brani così? Non per snobbismo ma mi risulta difficile a volte comprendere quale possa essere l'idea che sta dietro alla produzione di simili brani. Nel veloce ascolto altra particolarità non da poco e che tutti i pezzi dai più “pop” ai più “rock” ai più “alternative” hanno delle chiusure molto più articolate, sfociano spesso in tratti psichedelici offrendo nuove chiavi di lettura dei pezzi. In complesso, come già espresso in precedenza, è un disco molto variegato di multiple nature, Bowie è riuscito nel suo intento di

riaccendere quella fiamma che da troppo tempo è rimasta spenta, l'importante adesso al di la delle valutazioni musicali è che BOWIE IS BACK ONCE AGAIN!!!

DAVID BOWIE - TILDA SWINTON Directed by Floria Sigismondi Di Walter Bianco Ironico, tagliente, recitato benissimo, il video di The Stars (are out tonight) è un grande videoclip: Floria Sigismondi costruisce un quadretto di "cold comfort" domestico di una coppia matura, irretita dai fantasmi, dalle illusioni, dalle provocazioni di celebrità più immaginarie che reali, e che portano lo scompiglio nella noiosa vita quotidiana della coppia. Il gioco dei riferimenti è delizioso: dalla copertina della rivista in cui campeggia una foto dell'alieno de L'Uomo che cadde sulla terra, a Tilda Swinton che interpreta in maniera eccellente sia la parte della moglie un po' kitsch sia quella di una sorta di sosia del Thin White Duke. Bowie dal canto suo, in splendida forma e con un piacevolissimo accento britannico, sembra il Vic di Jazzin For Blue Jean che, diventato anziano, sogna - anche un po' spaventato - le eccentricità, l'ambiguità, le illusioni delle "Star", in un ironico capovolgimento dei ruoli rispetto alla realtà. Sembra quasi che si chieda: è così che mi vedeva la gente DAVID BOWIE - TILDA SWINTON comune quando ero "l'alieno caduto sulla terra"? Io lo trovo bellissimo. La canzone dal canto suo funziona, ha presa, non è un colpo di genio, ma è piacevole. Grande ritorno di Bowie. Grandissimo lavoro della Sigismondi, e affascinante come sempre Tilda Swinton: THE STARS ARE OUT TONIGHT!


THE SOCIAL NOTEWORK QUANDO LA MUSICA E’ RIBELLE

di Annalisa Tonini

L' ARCOBALENO HIPPIE

10 anni di colore, idee, apertura totale verso il mondo, zero aggressività ed ottimismo. Dal 1964 al 1974 il mondo conosce gli hippie, la subcultura più folle e radicale della storia. La culla del movimento è San Francisco, la città americana che aveva ospitato anche i beatnik. Gli hippie, a differenza dei predecessori, abbandonano alcune prese di posizione radicali ( la rabbia contro il sistema, interesse per cultura nera metropolitana, il machismo) per abbracciarne di nuove.Sono in sintonia con la cultura pacifista e meditativa del Tibet e con lo spiritualismo dei nativi americani. Recuperano queste tradizioni, le rielaborano e le fanno proprie. Su queste certezze muovono i loro passi, decisi a costruire un mondo migliore.Come dicevo è a San Francisco che ha inizio la favola. Gli hippie formano grandi famiglie allargate, occupando vecchie case vittoriane condannate alla demolizione. Nascono così delle adorabili tribù che

reclamano il valore dell' accoglienza e della non violenza. Sopravvivono lavorando la terra, si cibano unicamente dei loro raccolti, stabiliscono con l'ambiente un rapporto di amore e rispetto che sfocia in una specie di culto. Amano il sole, il cielo, i fiori, gli animali, sono naif ed ottimisti. Si dedicano allo studio della letteratura e della filosofia, praticano le arti. La musica scandisce il ritmo delle giornate. E' la nuova età dell'oro, all'insegna della condivisione e dell'aiuto reciproco. Non esistono gli egoismi, le invidie o il confine del “mio” e del “tuo”. Perfino i bambini vengono allevati come figli della comunità intera. Tutti sono figli e genitori di tutti. I rapporti sono gentili e liberi e gli incontri tra i sessi diventano più rilassati. Gli hippie sono gli interpreti principali della rivoluzione sessuale definita come “ il più grande banchetto sensoriale dell'umanità”. Pillola e penicillina sono a disposizione di chiunque, mentre il fantasma dell' Hiv è


di Annalisa Tonini ancora distante. Riassumendo, l' Eden hippie prevede: amore, libertà, esplorazione intellettuale ed artistica, musica e l' uso propedeutico di droghe che aprivano il terzo occhio e nuove porte percettive. Non male davvero... L' alternativa al tradizionale “ american way of life” attrae ragazzi da tutta l' America, specie dalle zone di maggior degrado e analfabetizzazione. Tantissimi minorenni si mettono in marcia per raggiungere la mitica Frisco, dove trovano le porte spalancate. Ma questo segna anche la fine di un sogno. Nel movimento entrano i germi di un disagio sociale che non ha niente da dare e per questo non può ricevere niente di arricchente dalla filosofia degli hippie. A passare è solamente l'azione esteriore. L'uso della droga ad esempio. Se per un hippie l' assunzione dell' lsd aveva un valore di esplorazione trascendentale, per il disadattato era un modo come un altro per non pensare. E poi arriva la politica con la guerra in Vietnam e l' impegno civile. Molte forze contrapposte trovano spazio e ascolto tra gli hippie. Non ultimi gli Hell's Angels e il Black Panther Party. La loro agenda è molto ambiziosa e accoglie un ampio ventaglio di proposte che include sia le idee di Martin Luther King, sia quelle di Malcolm x e quelle delle femministe e quelle della sinistra più radicale. La società tradizionale comincia a guardare con occhio malevolo e sospettoso il movimento e la polizia cerca di osteggiarli. Gli hippie tuttavia non si arredono e parlano alla nazione con parole semplici. “SvegliatevidiconoNixon è l'uomo più pericoloso degli Stati Uniti d' America!”. La loro attenzione è rivolta ai ragazzi che vengono spediti in Vietnam a combattere. L' età media è di 19 anni, le immagini del massacro sono insostenibili, per loro è una carneficina senza precedenti. Il pacifismo, a quel punto, alza la voce. I giovani bruciano le cartoline per il reclutamento davanti agli uffici militari in segno di protesta, mentre ci

si prepara alla grande marcia su Washington. Ormai sono lontani i giorni in cui si offrivano fiori ai poliziotti, considerati i tutori dell'ordine. Il 21 ottobre del 1967 gli hippie davanti al Pentagono praticano un rito magico, prima di sparire alla volta di comunità primitive in Asia o in Sud America. Vogliono cacciare gli spiriti dell' omicidio e della violenza. Si alza un salmo mantrico e al grido “Out Demons Out” avvisano la potente macchina di offensiva americana che sta perdendo la guerra. E anche la faccia. Poi salgono sul loro magic bus e scompaiono per sempre. Il resto, le fasi che attraversa il movimento e la coda che resta è un misto di moda colorata, profumo di patchouli, piedi scalzi, capelli lunghi e spiritualismo faidate che nonostante il suo integrale “anticonsumismo”, sarà sfruttata dal punto di vista commerciale, vittima di un marketing senza precedenti.


EVENT REVIEW

di Davide Visentin

Wild pipes

rockeggiando con i vincitori del primo Marilù Contest

Tappa obbligata per la finale del contest della radio più rock del triveneto – o almeno l'unica che ti sveglia alle 8.15 di mattina con un pezzo dei Manowar : il Marilù Contest, oltre a portare tanta gente al Garage e tanti ritorni commerciali alla Radio di Castelfranco (chapeau! ) porta alla ribalta alcuni dei gruppi magari non migliori, ma sicuramente più popolari della rete - visto il meccanismo di selezione - in territorio Serenissimo. E allora tra una girl rock band esagerata in bravura e presenza scenica – si guardi alla voce “Motolickers”, della serie: donne con le palle – e un gruppo tanto tecnicamente ineccepibile quanto emotivamente insipido – senza far nomi, premio speciale Esse Music e mio personale “miglior cover band dei The Calling” per loro – la spuntano vincitori questi Wild Pipes, arrabbiatissimo gruppo hard rock veneziano –

solo geolocalizzazione, non una nuova corrente artistica, purtroppo. Creata la band un paio di anni fa, questi cinque ragazzotti hanno già all'attivo un paio di album; “70s” , il brano che li ha portati alla vittoria del contest, è appunto estratto e singolo – già si trova il video sul www – del nuovo album “The horse”, appena terminato. Non avendo avuto il piacere di vederli esibire per più di 5 minuti – grande pecca di questa serata di gala: almeno un paio di brani a testa faglieli suonare, perrrdio! – e basando la mia modesta quanto futile opinione sui brani che ho potuto ascoltare dalla loro pagina fb, ecco il responso.Come in ogni orchestra che si rispetti, le differenze stilistiche e le influenze dei componenti emergono sufficientemente limpide nel suono finale di una band che cerca di proporre spesso sonorità hardrock o quasi stoner a supporto di una voce e di una base che ricorda, volutamente, i migliori anni del rock britannico.. Almeno nei pezzi che ho potuto ascoltare, l'equilibrio tra il vecchio e il “nuovo” –per quanto nuovi si possano considerare riff stoner e rilanci di batteria nel ritornello – si muove con il mood delle canzoni: in alcune la vena graffiante degli anni 70 prende il sopravvento, in altre la ferocia e la pesantezza della base ti schiaccia al suolo come un treno in corsa.

LEGGI TUTTA LA RECENSIONE SU WWW.SOUNDANDVISION.IT


Exclusive Dinner and Live Music per info e prenotazione : 340 9419433 - gala.asolo@libero.it - Via Canova 288 - Asolo (TV)

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ALBUM REVIEW «MBV» MY BLOODY VALENTINE

Difficile parlare di un album che si è aspettato per quasi 22 anni e di cui non si sperava più l'arrivo. Difficile fare dei confronti, non solo perchè Loveless (1991) che è un disco capolavoro da quel genio di Kevin Shields, ma anche perché in tanto tempo sono nati nuovi generi musicali, tendenze e molti altri sono fisiologicamente morti. Ma dopo anni e anni di annunci e smentite, finalmente domenica 3 Febbraio c'è stato il grande ritorno dei My Bloody Valentine con M B V, annunciato la sera prima sulla loro pagina Facebook e diffuso via web sul sito che dopo poche ore è andato in crash per troppa gente che cercava di scaricare le nove tracce del tanto agognato album. Forse è anche per questo che la leggenda continua, anche se i files digitali per ora non rendono completamente giustizia alle splendide sonorità tipiche del gruppo. Il loro è un genere difficilmente etichettabile, fatto di un imponente muro sonoro con voci - che sembrano uscire da una caverna sepolte dalla profondità delle chitarre, una musica caotica ma allo stesso tempo sognante, fatta anche di loop senza fine dove meravigliosamente non accade quasi nulla. M B V non è Loveless. Forse per fortuna. Ma è la somma di tutto questo e molte altre strade nuove che erano quasi inaspettate. Un ascolto imperdibile.

di Emanuela Virago

«THE MAN WHO DIED IN HIS BOAT» GROUPER

“There are so many people making music that could fall under the broad heading of 'dream pop', but nobody sounds like Grouper”. La bibbia musicale Pitchfork parla così di Grouper, il progetto solista dell'americana Liz Harris. The Man Who Died In His Boat è suo ultimo album, uscito a metà Febbraio. Racconta in musica una storia dell'adolescenza della musicista di Portland quando il relitto di una barca a vela fu trovato sulla spiaggia di Agate Beach e Liz, insieme a suo padre, scrutò all'interno della cabina della barca trovando mappe, tazze di caffè e vestiti. Ciò che più le rimase impresso, mentre frugò tra questi oggetti, fu la sensazione di percepire la presenza di quell'uomo, che in un certo senso si sentiva sconfitto per non essere riuscito ad arrivare a casa sano e salvo. Pochi giorni dopo, Liz lesse sul giornale di quella barca che non si era mai capovolta e di quell'uomo che probabilmente scivolò in mare in seguito ad una tempesta e la barca, come un cavallo senza cavaliere, alla fine ritornò a casa da sola. Non è un album facile, a volte potrebbe annoiare, salvo poi conquistarti. Ma è una miscela inquietante di meraviglia e di terrore che nessuno fa meglio di Grouper con il suo folk lirico, arcano, fragile, malinconico e orecchiabile. Se volete provare un'esperienza musicale ed emotiva diversa, ascoltate questi 11 brani da stesi ad occhi chiusi.


LEITMOTIV13 COMPILATION VV.AA di Luca Sartor

SOUND AND VISION & VINILE CLUB presentano

VENERDI’ 22 MARZO

LIVE In uscita questa interessante raccolta per la fuZZ rec che raccoglie 13 tracce di vario genere. L'orientamento è sopratutto verso l'autoproduzione indipendente con oscillazioni tra il new acoustic ed elettronica.Testi alquanto interessanti ed impegnativi che giocano un ruolo di primo piano in tutte le composizione (sia nel significato che nei suoni..). Segnalo senza dubbio Scia Aurea e Dondolo che hanno un certo non so che' del consorzio suonatori indipendenti (CSI/Ustimamò per capirci ). A seguire uno dei momenti migliori con 'from here to eternit 2.0 ' che assieme alle tracce di Karta Bianka e Valentina Gaglione (Secondo Natura / Psycho city vacuum) valgono l'acquisto della compilation. Tracce queste di elettronica con buona dose di sperimentazione alla Tuxedo moon/ Chris&Cosey con dei bei profumi ''soundtrack'' in certi momenti (vedi traccia 8). Insomma compila assolutamente interessante in questo mare magnum che è ormai la musica.

+ DownToGround (live) after Rock DJSET by DJD No One Here Gets Out Alive

INFO: WWW.SOUNDANDVISION.IT - WWW.VINILECLUB.NET



Via PrA’ Bordoni 43 - ZanE’ (VI) - Tel 0445.315514



KINOTERAPIA

HOLY MOTORS

Holy motors è un film dadaista, da vedere più che leggere, a cui una recensione di poche righe non dà merito. Noi qui proviamo ad evidenziare pochi tra i tanti momenti di riflessione. Il film racconta un giorno nella vita di Oscar, trasformista che interpreta continuamente nuove vite, attraverso una Parigi bianca ed assopita. Nel breve prologo vediamo lo stesso regista (Leos Carax) scoprire una porta segreta nella sua stanza. Una volta aperta ci si ritrova in una sala cinematografica in cui gli spettatori sembrano quasi anestetizzati di fronte allo schermo. Metacinema: il cinema (ed il regista) parla di sé. La parte centrale, nettamente staccata dalla sequenza iniziale, vede Oscar abitare una limousine bianca, guidata dalla sua assistente, Céline. Qui, il protagonista assume via via sempre nuove esistenze: vecchia mendicante, killer, padre di famiglia, performer di realtà virtuali, e altro ancora. Gli episodi sono permeati

di Matteo Gasparetto

Un film di Leos Carax - Con Eva Mendes, Kylie Minogue, Michel Piccoli, Denis Lavant, Edith Scob, Jean-François Balmer, François Rimbau, Big John, Karl Hoffmeister - Drammatico, durata 110 min. - Francia 2012

di un simbolismo visionario e le varie maschere pirandelliane di Oscar diventano dei simulacri della modernità e dell'umanità odierna. - Chi siamo e cosa stiamo facendo? - sembra chiederci e chiedersi Carax, mettendo in scena un personaggio che è uno e tutti, e che si scontra con un mondo finto, diventando finto lui stesso. “La bellezza del gesto” è l'unico motivo che spinge Oscar a continuare a ricoprire ossessivamente altre identità, interrogandosi però sulla mancanza di un interlocutore, di uno sguardo che lo osserva. Qual è l'identità di Oscar? Nessuno lo può sapere. Quello che si può intuire è che Carax abbia provato a scuotere l'umanità, e con questa invocazione abbia voluto mandare un messaggio senza imbonire né predicare. Quello che è certo è che il film sia qualcosa di raro e imperdibile. Da vedere e non da leggere.



SOUND AND VISION NIGHTCLUBBING

LA GUIDA AL VOSTRO DIVERTIMENTO NOTTURNO

I locali che trovate in questa sezione sono stati scelti e selezionati grazie ad una attenta valutazione che considera: ambiente, programmazione proposta, originalità e qualità dei servizi offerti. Tutti i locali sono stati selezionati e visitati dal nostro staff. Vi invitiamo quindi a frequentarli e fare di questi i vostri locali preferiti.

Legenda Simboli Musica: LIVE MUSIC SOFT & JAZZ

LIVE MUSIC ROCK

DJ SET

DISCOTECA

BRUSCHETTE PANINI

PIATTI FREDDI

Tipologia Locale: COCKTAILS

WINEBAR

BIRRERIA

Altro: smoking area MOSTRE

WIRELESS

GIARDINO ESTIVO

AREA FUMATORI

CLUB CON TESSERA

MEGA SCHERMO

SERVITO MEZZI PUBBLICI

ACCESSO DISABILI

CERCACI SU FACEBOOK

AMICI DEGLI ANIMALI

DISCOTECHE DISCOBAR BIRRERIE WINE BAR


NIGHTCLUBBING a Vicenza

SARTEA

Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì C.so S. Felice 362 - VICENZA - Tel 0444.563725 www.sartea.it - www.facebook.com/bar- sartea

BARBIE MUSIC CLUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

l Barbie Music Bar è ormai punto di riferimento dell'ovest Vicentino per quanto riguarda la musica "live".Niente di banale, un continuo alternarsi di Band locali e non...con attenzione particolare alla musica d'autore,dj set molto vari nel genere variando dal hip hop all' house music...! Vasta gamma di birre Artigianali alla spina e in bottiglia, una grande varietà di cocktails , panini bruschette e molto altro ancora....wi-fi gratuito, mega schermo per seguire tutti gli sport..! Barbie Music Bar...non è la solita musica !

Via Bottego 20 - Arzignano - VICENZA Info FB. Barbie bar - Barbie music bar

MOC Montecrocetta

NIGHTCLUBBING a Vicenza

C'E' VITA SU MOC: immersi nella verde collina del Parco, prepariamo bruschette, piatti freddi ed insalatone con particolare attenzione alla qualità e freschezza dei prodotti...ampia scelta anche per una dieta vegetariana. Aperitivi in musica, iniziative culturali,serate DjSet...e concerti live domenica pomeriggio. Aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 02.00 Email: montecrocetta@gmail.com

Via Rivana 7 Bassano d. G. Info Tel. 377.4196772 - FB: moc_montecrocetta

VINILE

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Vinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening... smoking area

Via Capitano Alessio 94 - Rosà www.vinileclub.it - Tel 347.1601429


MARAKELLA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Sulla statale che collega Vicenza a Padova esattamente a Grisignano si trova il Marakella. Nato dall’idea di unire il dolce e il salato in un unico ed accogliente ambiente. La ciliegina sulla torta? La musica! Che accompagna gli affollatissimi aperitivi domenicali dalle 18 in poi. Da provare a tutte le ore! Marakella vi aspetta!

Via Mazzini 6 - Grisignano di Zocco Info: Roberto 349.3198097 NEW

QUBO’

NIGHTCLUBBING a Vicenza

QUBO' ristorante, music bar. Aperto tutti i giorni dalle 7:30 alle 2:00, la domenica dalle 17:00 alle 2:00 Serate con musica: mercoledì, venerdì, sabato, Domenica. Cucina: internazionale e rivalutazione del territorio.

Via Meucci 44 Costabissara - VI Tel 0444 971845

BIRRERIA AL PEDON

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Nuova gestione e locale completamente rinnovato per lo storico Pedon di Marostica. Bruschette, panini, toast, insalatone e "spuncioti", Kebab e Tagliata al rosmarino con patate; 5 varietà di birra alla spina (Guinness compresa) e bottiglie di birra da tutto il mondo. Una birreria dal sapore sixties, dove ascoltare musica psichedelica e garage, senza tralasciare il nostro beat... I posters dei concerti di Bill Graham per il Fillmore (U.S.A.) sono in vendita e già incorniciati; come anche il juke box e i flipper perfettamente funzionanti!

Via S. Antonio 12 Marostica - VI Info Tel. 348 6070213 - Chiuso Dom Matt e Lun

BAR SMERALDO

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Nel centro storico di Vicenza, in Campo Marzo, il parco più malfamato del Veneto, un locale di grande atmosfera per cuori forti. Se i peggiori bar di Caracas vi fanno una pippa lo Smeraldo fa per voi!

Campo Marzo - VICENZA INFO - Facebook: barsmeraldo


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MAMA L’OCA

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Il Mama L 'Oca é ormai un punto di riferimento per quanto riguarda la musica live e rock dj set.Vasta scelta tra aperitivi, birre artigianali alla spina e in bottiglia.Ottime bruschette, insalate e panini.Locale ufficiale Guinness.Wi-fi gratuito, Sky e Mediaset Premium.Aperto dalle 7.30 alle 02.00

Via S.Carlo 10 Costabissara Vicenza Facebook: Mamaloca Info 347.5035098 Cristiano

food music&drink

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RANDOM PUB

NIGHTCLUBBING a Vicenza

Il nuovo pub vicentino per la musica dal vivo! Accogliente e perfetto per la degustazione di birre selezionate e ottima cucina. Tappa fissa per l' Happy hours dalle 17 alle 19 con 3 euro per la vostra birra preferita.

Strada Statale Pasubio 421/E Vicenza - info 348.3158069

CAFFE’ COLONNA

NIGHTCLUBBING a Padova

Nuova gestione e nuovo look per il Caffè Colonna di Piazzola sul Brenta, storico locale immerso nella splendida cornice di Piazza P. Camerini (fronte Villa Contarini).Moderno ed elegante punto d'incontro per colazioni, pranzi (primi piatti, panini, piadine, toast, tramezzini) e aperitivi, offre ottimi vini e cocktails. Ora INCOLONNATEVI all'ombra dei portici!!!!

48, Via Roma - 35016 Piazzola Sul Brenta (PD) tel: 049 5598120 - FB: caffecolonna

NEW AGE

NIGHTCLUBBING a Treviso

New Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!

Via Tintoretto 14 - Roncade - TV Tel 0422.841052 www.newageclub.it


DE GUSTO

NIGHTCLUBBING a Treviso

It's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.

Villa Barbaro 4 - Maser - Treviso www.de-gusto.com - Tel 0423.565603

ROCK CAFE’

ROCK CAFE

NIGHTCLUBBING a Treviso

Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00

St. dei Colli - Castelcucco - Tel 349.6027294 www.rokkafe.com

Vi consigliamo inoltre... Via Fonderia 73 - TV tel. (+39) 0422 697086 www.homerockbar.com HOME è aperto dal 2008. è stato eletto per come miglior dj bar d'Italia per 4 anni consecutivi. Il locale è stato concepito per ricreare quella sensazione, quella vibrazione, quella emozione, quel mood, quel giusto mix di semplicità, accoglienza, comfort, tranquillità e spensieratezza che potete trovare nella vostra casa. Home è un punto di ritrovo, di ristoro e di intrattenimento. E' un luogo che ha come fondamenta la musica rock. Adesso dovete solo provarlo!

HOME ROCK BAR

DEPOSITO GIORDANI

Via Via Prasecco, 13 Pordenone www.depositogiordani.it

Via Commerciale 12 Villa del Conte/Abbazia Pisani - PD Info: www.rickyspub.com Hot spot per chi ama la musica live di qualità grazie ad una crew e ad un programma bilanciato,si conferma uno dei locali più gettonati. Il meglio delle rock cover band,dell'alternativo ed indipendente, i tributi più leggendari. Dal grunge al postrock, dall'acustico al metal, dall'indie alla new wave! OPENPARTY con i migliori djs in campo rock, crossover, indie, electro! Se cercate un'alternativa al solito music pub con karaoke e cotillons, l'avete trovata.

RICKYS PUB

CHALET DE LA MOT

Baselga di Pinè - Trento Tel 380.7325710

Il Deposito Giordani offre al vasto pubblico giovanile ed all'area degli organizzatori culturali, un'opportunità in più di utilizzo di un contenitore polivalente e polifunzionale. La divisione del sito in sale e la dotazione di impianti audio, video e luci residenti permettono un accesso facilitato per promuovere e produrre serate musicali, teatrali, conferenze, corsi, feste private ed altre iniziative.

Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.

Via Alto Adige 164 Gardolo - TRENTO Tel 0461 993261 Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che piatti tipici trentini. Una programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!

JACK THE RIPPER

OFFICINA GAMBRINUS

Via Nuova 9 - Roncà - VR Tel 045.9971260 www.jacktheripper.it

Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!




RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC

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VEN 8 MARZO LA DOLCE VITA Very Vintage Party

VEN 15 MARZO FILIPPO COSENTINO TRIO New Jazz Vibration

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OSTERIA RIVE - VIA RIVE 14 CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815

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