RIMANI SEDUTO E ASCOLTA LA MUSICA. LA MUSICA NON TRADISCE. LA MUSICA È IL VIAGGIO E LA META DEL VIAGGIO STESSO. LA MUSICA È IL PRINCIPIO E LA FINE DI TUTTO. QUESTA È LA MIA
MUSICA DECIBEL
ZWEI ARENA
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SOMMARIO DIR. RESPONSABILE: STEFANO ROSSI EDITORE: DANIELE PENSAVALLE
Anno 8 - N° 86 OTTOBRE 2011 Aut. Trib. Bassano d. G. N°° 8/03 del 3.09.2003 Grafica: Daniele Pensavalle Cover by Andrea Blitz Studio (VR) www.blitzstudio.it
Speciale: CHI FERMERA’ LA MUSICA a cura di DjD & Stefano Rossi Events Review NOI BESTIVAL 2011. E VOI? (di E. Virago) ANTI MTV DAY e I DAY (di M. Zorzi) Live Review BRUNORI SAS (di E. Sampong) KRISMA (di A. Lo Giudice) BLONDE REDHEAD (di F. Consoli) THE SPECIALS (di L. Sartor) QUINTORIGO (di C. Fantinato) CD Review SCREAMING JAY HAWKINS (di Djd) INCUBUS (di D. Visentin) F. DE ANDRE’ “Non al Denaro, Non all’Amore Né al Cielo” (di E. Zazzara) Rubriche JIMMA CORNER (di Jimma) ReceCd (di L. Sartor) BEDROOM REVOLUTION (di L. Sartor) METTI UN LIBRO A CENA (di Fox) Interview SWEET POISON & DIVA (di L. Lago) QUESTO NUMERO È STATO REALIZZATO GRAZIE AL CONTRIBUTO VOLONTARIO DI
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S. Rossi (VI) - G. Mari (VI) - A. Lo Giudice (VI) F. Nicolli (VI) - T. Fiorese (VI) L. Sartor (VE) - Fox (VI) - F. Consoli (MI) E. Sampong (VI) - E. Virago (TV) L. Lago (VI) - R. Crisafi (VI) - L. Moneta (TV) C. Fantinato (VI) - A. Lago (VI) E. Zazzara (RM) - M. Zorzi (VI) D. Pensavalle aka DJd (VI) - Viola (VI) D. Visentin (TV) FOTOGRAFI di S&V Mag Viola HCPH, Michela Del Forno, Francesco Zanet, Daniele Pensavalle
Dj D, Ivor & Sir Taylor
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SABATO 22 OTTOBRE NO PASS BADGE, NO PARTY! DRESS CODE REQUIRED! PARTY SOLO SU INVITO scrivi a : lamanu@viragoentertainment.it
CHI FERMERA’ LA MUSICA? di Stefano Rossi
Come sta la musica live nel Vicentino? Così così, anzi sempre peggio. Sembra di essere avviati verso una specie di oscurantismo o, meglio, di pilatesco lavarsene le mani. Non stiamo parlando di locali, musicisti o artisti, ma della situazione in generale che, spesso e volentieri, fa preferire ai gestori di questi “luoghi della musica” di astenersi dall'ospitare i concerti piuttosto che affrontare una giungla. Qualche anno fa era saltata fuori la questione Enpals. In pratica, ogni gruppo e gruppetto (sì, anche quelli più giovani...) avrebbe dovuto costituirsi almeno in associazione culturale per poter suonare in qualsiasi luogo. Abbastanza impensabile, soprattutto per i gruppi formati da musicisti giovanissimi, formazioni che nascono la mattina per disgregarsi la sera e riformarsi il giorno dopo. Poi è arrivata la questione strumenti: come si fa ad avere la certificazione di conformità per un amplificatore Vox degli anni '60? Ci mancavano solo le ricorrenti crisi economiche a mandare in tilt la situazione. I gestori dei locali, per quanta passione possano avere per la musica dal vivo, non sono dei missionari: con il loro locale devono viverci. Quindi, spesso, preferiscono non rischiare una chiusura forzata, magari per non aver compilato il modulo xy della normativa yz del comune, che prevede questo e quello... Una brutta aria sembra
spirare anche sui circoli culturali, anche quelli “veri” (non locali mascherati da circoli...). Questi luoghi sono sempre più nel mirino dei controlli e basta poco per rendere vulnerabile la più buona volontà. Basti guardare il numero dei circoli rimasti in provincia: pochissimi... Quest'estate poi è stata un attacco frontale. Tanto per fare qualche esempio concreto, a Camisano è stato bloccato il festival metal per paura di problemi con il pubblico (non ho MAI, ripeto MAI avuto simili problemi in tutti i festival, più o meno metallari, che ho frequentato in 30 anni...); a Dueville addirittura una sola persona è riuscita a bloccare la rassegna live del Giardino Magico perché c'era qualche decibel di troppo. Allora mettiamoci d'accordo: le sagre paesane vanno bene, anche se i dB sono troppi? Perché non i festival di musica “giovane”? Se si può sopportare un'orchestra di liscio, ugualmente si può sopportare un gruppo metal. O no? Anche le diverse feste rock di Vicenza e provincia devono sempre stare sulla difensiva. Le visite da parte delle forze dell'ordine sono praticamente quotidiane, perché esse sono solo uno “strumento”: se qualcuno le chiama, non possono esimersi da un controllo. Un altro caso eclatante è stato il concerto di Marky Ramone (unico superstite dei mitici Ramones) al Lago di Fimon. Autorizzato dal Comune di Arcugnano, il gestore della discoteca che organizzava l'evento si è visto multato e addirittura denunciato per presunte irregolarità, presente alla serata il sindaco che ha premiato di persona il batterista. Il problema di base pare esere la confusione che regna sovrana: ogni paesino, ogni città impone regole diverse, alcune delle quali talmente fumose da far passare la voglia a gestori di
locali e organizzatori di fare musica. La soluzione non sarebbe difficile: mettiamoci tutti attorno a un tavolo e parliamone. Esperti di regole, esperti di musica ed esperti di.. buon senso. Troviamo una strada per rivitalizzare sul serio Vicenza e provincia, altrimenti torneremo presto ai tempi degli anni '80, quando non esistevano luoghi a Vicenza per la musica dal vivo e bisognava andare esclusivamente nei teatrini delle parrocchie. Altrimenti faremo il gioco di chi veramente “sporca” la notte. Se ben organizzate, e responsabilmente controllate da gestori seri, queste serate possono essere un ottimo modo per tenere i cosiddetti “giovani” lontani da situazioni ben più pericolose, quella che sì vedono la presenza di cosette pericolose come pasticche e alcool a fiumi, droghe più o meno sintetiche ma sicuramente pericolose. Il rock, e i suoi derivati, non hanno mai portato a situazioni pericolose, ai nostri tempi e dalle nostre parti. Checché ne dica un “famoso” psichiatra dalle colonne di un “famoso” quotidiano nazionale. E qui una provocazione ci sta bene: finiamola con le “guerre tra poveri”, quelle tra musicisti e musicisti, locali e locali. I primi si impegnino a fare le cose sul serio, e smettiamola con le band nate solo per far soldi grazie a cover “dal r'n'r alle ultime hit del momento” (provate a digitare questa frase su Google e vedete il numero dei risultati...). Largo a chi pensa con la propria testa e opera con le proprie dita sugli strumenti. Ai locali invece chiediamo volontà, voglia di fare e rispetto: basta con le serate “mi dovete portare i vostri amici”... E ai politici... beh, in democrazia vince la maggioranza: se la maggioranza vuole musica, musica sia!
Le amministrazioni non rispondono... non sanno... delegano... non è mai colpa loro... applicano le leggi che loro stessi si sono fatti ma che non sanno spiegare con chiarezza ... e soprattutto puntano il dito sul colpevole numero uno : LA MUSICA: male di tutti i tempi.
Il Villaggio Morto # 1
di DjD Avevo affrontato questo problema anni fa, quando ancora si sentivano solo spari isolati nella città di questa ridente nuova regione, parte della: padania. Gli omini verdi piano piano si sono impossessati di molti paesi e comuni, facendone le loro fortezze e gestendole come fossero casa propria: ciò che mi piace sì, ciò che non capisco no, quindi il 95% delle cose no. Cosa potevamo aspettarci da omini verdi la cui cultura musicale è basata su “Mi, ti e Toni” o “Me Compare Giacometo”? Oggi questi omini verdi decidono, in grande maggioranza, sulla serenità dei nostri centri storici e dei nostri quartieri. Questo “nemico” però lo conoscevamo già quindi nessuna sorpresa. Al contrario le sorprese sono arrivate dagli altri omini vestiti di “rosso” ma con il cuore o culo “nero” o “bianco scudato”. Dalle loro giunte sono uscite ordinanze così repressive da far invidia all’uomo dal mascellone. Quello del ventennio. La condotta dei nostri dipendenti si è rivelata pessima, si stanno prodigando a distruggere tutto quello che ogni singolo locale “serio” in anni è riuscito a costruire, creando con il sudore della propria passione: la propria “identità”. E naturalmente tarpando e stroncando sul nascere qualsiasi nuova iniziativa di qualche sporadica new entry. Sembrerà banale, ma oggi dove la massificazione è totale avere una
propria identità, divenire un luogo dove nutrirsi di cultura sotto forma musicale è diventato un grosso problema. Lo è diventato seriamente per i gestori che non sannò più come muoversi e districarsi tra le diverse interpretazioni delle ordinanze comunali, che a volte cozzano con quelle regionali e/o nazionali. Non sanno più se il loro lavoro è diventato d’un tratto un lavoro di trincea. Dove invece di servire birre e cocktails ed allietare i clienti sono costretti a rimanere sull’uscio attendendo l’orario di chiusura come una liberazione. Tirando un sospiro di sollievo visto che: i vigili non si sono visti, quelli in borghese neppure, la siae aveva altro da fare e polizia e carabinieri erano per fortuna impegnati nel sedare una rissa in un qualsiasi quartiere, guarda caso che non ha alcun locale degno di tale nome! Il punto è proprio questo: i nostri dipendenti non si rendono conto che i locali, se gestiti da persone serie, sono un baluardo di controllo e crescita culturale dei quartieri piuttosto che quello che ci vogliono far credere con la bugia/scusa del rispetto della quiete pubblica. Lasciare i quartieri a se stessi diventa automaticamente un invito a nozze per coloro che, grazie all’oscurità e all’isolamento, possono gestire con più tranquillità i loro traffici. Un villaggio senza musica è un villaggio morto! (Proverbio Africano).
Ogni mese un parere diverso per fotografare il momento cruciale che luoghi e locali dedicati alla musica nel Veneto, ma anche di tutta Italia stanno attraversando. Solo pensieri liberi dalla trincea in prima linea. La politica che doveva essere la soluzione è diventata il problema! Risolviamolo quanto prima ...
Carlo Casale (Shindy Club) Bassano d. Grappa - VI Leader dei Frigidaire Tango, Presidente dello storico Shindy Club
Molte amministrazioni locali in Italia stanno facendo chiudere locali che propongono musica dal vivo e dj set e vi sono ordinanze sempre più restrittive relativamente agli orari. Il sospetto che non si tratti di “tutela del diritto al riposo”, ma che stiano chiudendo i luoghi del pensiero in virtù di un chiaro progetto culturale, è forte. Tu come interpreti queste decisioni? Non credo ci sia un progetto premeditato per rendere questo paese culturalmente ancora più povero, penso invece che chi prende certe decisioni sia proprio lo specchio di questo livello culturale che si è creato e consolidato negli ultimi vent'anni... un'infinita ignoranza... molte volte in buona fede (che è ancora peggio). Anche in questo periodo di crisi in molte città europee come Berlino, Barcellona o Parigi esiste un'economia fatta di prezzi bassi e iniziative intelligenti, (musica live in bar e birrerie dove si paga a offerta libera), secondo te perché da noi, non solo non è possibile, ma addirittura tali iniziative vengono osteggiate? Questo tipo di cultura l'Italia non l'ha mai avuta, se non in momenti in cui socialmente succedeva qualcosa (fine anni sessanta e fine anni settanta). Oggi purtroppo i cosiddetti "giovani" che dovrebbero entrare dentro ai comuni alzando la voce per riappropriarsi di ciò che gli appartiene sono privi di qualsiasi convinzione, essendo, in parte giustamente, totalmente disillusi. “Aggregazione, luoghi di incontro, scambi culturali, buona musica” contro “tranquillità di chi vuole riposare”: entrambi gli aspetti servono ad una società evoluta e rappresentano
bisogni dell'individuo. Secondo te, perché sempre di più sembra che solo il secondo rappresenti un diritto degno di essere tutelato a cui viene contrapposto frontalmente il primo, etichettato invece come fonte di disturbo, talvolta pericoloso? Una società fondata sulla pressione provoca stress e lo stress rende la gente ipersensibile fino a portarla alla depressione (il male di questi anni). Chi non segue questo ritmo è considerato un parassita e c'è un motivo in più per osteggiare qualsiasi iniziativa che esuli da questo sistema demenziale. Hai mai dovuto chiamare le forze dell'ordine per sedare situazioni rissose o moleste? No. Secondo te all'interno dei locali che offrono musica, dal vivo o dj set, vi sono reali pericoli o la percezione di pericolosità viene incrementato dalle istituzioni, anche attraverso provvedimenti che ne limitano l'orario di apertura? Vi siete già dati la risposta. Se un progetto premeditato esiste è proprio questo: L'INCREMENTO DELLA PAURA. Non c'è niente di meglio per rendere una società democratica schiava di un potere: Spaventarla!! E' una dittatura indiretta e milioni di persone ci cascano proprio perchè non sanno crescere individualmente e hanno un continuo bisogno di qualcuno che li protegga. I locali pubblici sono la faccia della stessa medaglia, nel peggiore dei casi sono il rifugio per questa generazione di disillusi che non percependo più nulla di autentico si devastano ogni week-end di alcool e di droghe con le conseguenze che potete immaginare, nel migliore dei casi sono quei posti dove ritrovi fiducia, emozione, cultura, scambio, amore, perchè sono gli unici posti dove ti puoi elevare lo spirito e arricchire la mente e diventare più buono con il tuo prossimo. IL PROBLEMA E' CHE L'IGNORANZA NON FA DISTINZIONI.
Noi Bestival 2011. E voi?
Live rev iew e foto di E. Virago
Isola di Wight, 365 giorni dopo. E' di nuovo tempo di Bestival. E' di nuovo tempo di musica, divertimento, di travestimenti a tema. Voi eravate più rock stars o divas questa stagione? La famosa parata, capitanata quest'anno dai leggendari Village People, ha visto costumi sfavillanti di tutti i tipi. Ma c'è anche chi, irriducibile e ancora legato agli anni '80, ha optato per il look dark più totale. Chissà come si è sentito Robert Smith sul palco dello Stardust Field vedendo una miriade di suoi sosia. Lui, durante l'attesissimo live di sabato 10 settembre, ci è sembrato piuttosto invecchiato ma il suo stile rimane sempre inconfondibile ed imitatissimo dai fans. Dietro le quinte si narra che Rob Da Bank, dj e produttore, nonchè ideatore del festival, ci abbia messo ben 7 anni a convincere il leader di The Cure a salire su quel ferry per l'isola. Forse è stato meno complicato con l'islandese Björk, eclettica protagonista di Bestival la domenica, che è stata addirittura vista qualche giorno prima del festival a spasso per mercatini di antiquariato nelle belle cittadine di Newport e Sandtown. Quante serate avventurose a Bestival. Come il venerdì sera quando abbiamo seguito i nostri beniamini Groove Armada dietro le quinte. C'è una vecchia passione per il duo Andy Cato e Tom Findlay (quasi un anno fa eravamo stati al loro live intitolato Black Light alla Brixton Academy di Londra) ma il loro spettacolo al Big Top con 5.000 persone che all'unisono seguivano il ritmo è stato energia pura. Incontrare Ms Dynamite, reginetta inglese dell'hip-hop, fresca di show: solare, simpatica, con 49.000 followers su Twitter e nessun atteggiamento da diva. O pensare di andare backstage nel massimo momento di esaltazione per Screamadelica, lo show dei Primal Scream (preceduti dal grande Andrew Weatherall) e capire che la sfilza di pass che hai al polso non impressiona in nessun modo la security di turno. Quello Event Crew? C'è. Production? Di colore verde, non manca.
Artists? Presente, il più bello. Lucky Cat? Sì. Per pochi perché dà accesso all'Artists Bar a fianco del main stage ma che per una sera ci fa vivere da veri VIP e con un Bloody Mary alla mano, perfino freddo e pioggia torrenziale non incutono più paura. Camping? A strisce bianche e rosa. Il meno prestigioso ma al polso c'è anche quello. E forse è anche il caso di smettere di fingere che dormire nella Pink Artists Area è la vera figata visto che nessun artista di grido soggiorna veramente in tenda o in camper, utilizza le 'posh showers' comuni e fa la coda per la mensa. Tutto sommato quello abbarbicato subito dopo il Tomorrows World sembra più un villaggio per addetti ai lavori che collezionano come noi wristbands del festival che altro. Bestival sa comunque essere speciale. Incanta e seduce come pochi altri eventi musicali. Nuove location, nuove attrazioni, una cura maniacale per i dettagli e
gli allestimenti, 4 giorni stimolanti e diversi di anno in anno. Forse una delle più belle novità è la Roller Disco, situata tra Bollywood e Ballroom field, dove per entrare bisogna indossare i pattini a rotelle o la Silent Disco, aperta solo dalle 2 di notte fino al mattino, per accogliere gli irriducibili del festival che non ne vogliono sapere di andare a dormire. Soprassediamo invece sulle ore di coda per prendere il ferry – e l'incasso esorbitante della suddetta società – (£22 a passeggero moltiplicato 50.000 visitatori. E se la matematica non è un'opinione, fate i conti anche voi), l'arrivo a Ryde assediata da 800 persone contemporaneamente ferme ad aspettare un bus, taxi o qualsiasi altro mezzo per raggiungere Robyn Hill Country Park il prima possibile. Qualcuno ci è arrivato anche in autostop, prima di tutti, per non perdere nemmeno un attimo di questo Bestival 2011. Quanto manca all'edizione 2012? www.bestival.net
FROM 24.00 NON DISTURBIAMO CHI LAVORA ONESTAMENTE IN SILENZIO NEL NOSTRO QUARTIERE! PER LA NOSTRA AMMINISTRAZIONE COMUNALE LA MUSICA “RUMOROSA” E’ IL
PROBLEMA!!! C.so San Felice e Fortunato - Vicenza
BRUNORI sas 25.09.2011 @ Panic Jazz - Marostica di Enrica Sampong
Il Panic Jazz di Marostica, apre la sua stagione di concerti, Domenica 25 Settembre, con un grande cantautore italiano, Brunori Sas. Esiguo pubblico, ma ottimi intenditori; perché Brunori è una realtà della musica italiana da non sottovalutare, al contrario di quello che fa lui, ironicamente: parla di un concerto in cui non ci sarà nulla da ridere.. In effetti nel suo nuovo album continua ad esserci quella vena depressa ma spensierata. Dunque non potevamo di certo aspettarci chissà che novità: Dario Brunori ci avverte, il secondo album è la continuazione del primo. (Vol – 2 Poveri Cristi). Dieci tracce, dieci poveri cristi, i quali ci raccontano la loro infelicità in cui non si può fare a meno di sorridere: il brano tragicomico “Il suo sorriso” recitato più che cantato con Dente in cui si parla di tradimento, il matrimonio di “Rosa” con un marito che non riuscirà a mantenerla, “Il giovane Mario” colui che sogna di essere ricco ma non
riuscirà nemmeno a suicidarsi; però la salvezza sembra esserci e sta nell’ultimo brano “Fra un milione di stelle” <Tu adagiata su un angolo di cielo a guardare questo mondo che si affanna, che si illude e si inganna. Ci sei tu, la mia unica luna tra milioni di stelle a tener su la vita con un paio di bretelle> ebbene questi poveri cristi pare possano continuare a sperare. Il suo file rouge è ben evidente, o se preferite, ne ascolti una e le ascolti tutte; perché di Dario Brunori permane ancora quella semplicità arrogante che ti fa riflettere e ti costringe a domandarti: ma siamo proprio così? Ci limitiamo davvero a rispondere ad un “come stai?” basandoci sulla materialità o peggio ancora, basandoci su problemi che dovrebbero essere secondari ma che la società, il sistema ci ha costretti a renderli primari? Sì, è proprio questo che Brunori ci spiazza allegramente in faccia nel brano “Come stai” (primo album) in cui implicitamente ci supplica di andare oltre alla casa, al mutuo, al lavoro e al calcio, di soffermarci un po’ di più sulle gioie della vita, sulle vere emozioni. Proprio per questo sono certa che sul piccolo palco sia perfetto, per poterlo apprezzare come son riuscita a fare io; vederlo sopra ad uno di quei grandi palchi stonerebbe per il suo stile, per la sua melodia, ed è solo uno dei tanti punti a suo favore. Pertanto Brunori Sas è quella realtà italiana forse delusa, sicuramente amareggiata da questa Italia che non vuol limitata, che non vuole migliorare ma è quella realtà italiana che ha ancora la forza di sperare non smette di farlo. Ad accompagnarlo Massimo alla batteria, Mirko con voce, sax e flauto ed infine il tocco femnminile che rende il tutto perfetto di Simona (voce e chitarra acustica).
KRISMA – Kill Your Boyfriend 17.09.11 POPCORN CLUB – MARGHERA di Antonio Lo Giudice
Ogni volta che mi trovo nella situazione (estremamente rara, tenuto conto che la mia vita sociale si sta involvendo ai livelli di un monaco trappista) di dover decidere tra andare ad una serata o un'altra, so già che verrò presto colto da rimpianti rezziani del tipo “ma avrei fatto meglio ad andare dall'altra parte!”- e che questa sensazione mi impedirà di godermi fino in fondo il concerto. In attesa che la porta di una camera imbottita si apra per accogliermi con il mio elegante camicione di forza, mi trovo a dover scegliere se passare sabato sera a Maser alla festa fricchettona organizzata da Daniele o a Marghera a quella dark-new wave di Astrid. Alla fine più che la circostanza che Astrid, a differenza di Daniele, è fornita di un paio tette (elemento da non sottovalutare, comunque), a farmi optare definitivamente per Marghera è stata la cravatta nera e sottile comprata qualche mese fa- ufficialmente per lavoro, ma , in realtà, mi vedevo già sfoggiarla a qualche concerto. E,
decisamente, avrebbe fatto a pugni con i gonnellini e le camice anni '60 (preferisco tacchi a spillo e gonne corte, comunque), ergo si va al Pop Corn Club al concerto dei Krisma, sul quale, di per sé, non nutrivo eccessive aspettative: pur adorando i dischi registrati dal duo milanese a cavallo tra i '70 e gli '80, mi rendo conto che il leader Maurizio Arcieri è un tizio che, con i New Dada, ha suonato di supporto ai Beatles- e questo non per magnificarne il curriculum, ma per sottolineare come lo stesso sia discretamente anziano. Poi, una volta dentro il locale, quando ho saputo che il gruppo avrebbe cantato su basi registrate, ho capito che avrei dovuto considerare il concerto come un DJ set o poco più. In realtà, una bella performance live c'è stata: quella del gruppo di supporto Kill Your Boyfriend, bravi a mixare attitudine dark a sonorità shoegaze in stile The Jesus and Mary Chain (ma molto più casinisti e con un cantato decisamente isterico), mentre per quanto riguarda i Krisma… vabbè, prendiamola con ironia: sono simpatici vecchietti che si divertono ancora a stare sul palco e questo gli fa onore. Maurizio smanetta sul suo apple e bisbiglia al microfono, mentre Cristina non ha perso la sua voce potente è sensuale, e, alla fine, è un piacere ascoltare brani “Cathode Mama”, “Black Silk Stocking” e “Lola” (certo, però, che, oltra al tizio che suonava basso e percussioni elettroniche potevano portarsi dietro altre due musicisti, ma forse sono troppo rigido). Un velo pietoso, invece, sulla rilettura di classici della canzone italiana anni '60 ammantati di elettronica anni '80, ovvero kitsch e retrò al cubo (ma, comunque, il loro “concerto” è stato meglio di quello analogo di Alberto Camerini di qualche mese fa a Roncade- quello sì stillante decadenza e terrore di non arrivare a fine mese) . Ottimo, invece, il Dj Set di Lele a fine concerto, incentrato su dark ed elettronica, ovvero roba che sembra essere fatta per ballare. L'unico peccato è che l'assenza di alcolici nella mia dieta serale mi ha impedito di disinibirmi e rendermi e molesto ridicolo sul palco come avrei voluto. Direi che, comunque, la cravatta nera è stata inaugurata a dovere.
BLONDE REDHEAD @ Carroponte, Sesto San Govanni - di F. Consoli
FOTO DI F. CONSOLI
Giovedi 8 Settembre a Milano e' Vogue Fashion Night, serata di shopping e mondanita' diffusa, con il centro citta' acchittato a festa, negozi aperti e tappeti rossi ovunque a dare la sensazione di essere al centro di chissa' quale evento esclusivo e prestigioso. Ad animarla, migliaia di trampoliere da tacco a spillo si riversano in citta', vestiti fascianti e passo traballante, teneramente sedotte dall'estremo tentativo architettato da riviste blasonate e case di moda, con la complicita' del comune di Milano, per fare “girare” l'economia. Ma l'economia non e' l'unica cosa a girare: ignaro della portata di questo gigantesco Truman Show dello shopping, divento mio malgrado anch'io spettatore di sfilate di giovani verso il centro che – a piedi – sorpassano me intrappolato in auto, letteralmente rapito da un traffico che neanche la festa di San Gennaro a Napoli. Desisto dunque dallo slancio ottimistico di cercare di raggiungere il mio appuntamento con amici, e scivolo inferocito verso nord, lasciandomi alle spalle il fragore dello struscio, via via inoltrandomi verso la periferia, e poi ancora
oltre, verso Sesto San Giovanni. All'arrivo il Carroponte regala un'atmosfera serena e surreale, quasi la ricompensa per tutto il delirio subito fin li', oltre che quanto di piu' lontano dall'evento in corso a Milano. Una serata ancora calda di fine estate, bella musica di sottofondo, ragazzi e ragazze che chiacchierano in un'atmosfera allegra e rilassata, distribuiti tra amache e divanetti lungo il prato attrezzato per il concerto. E' passato un anno esatto dall'ultima visita dei Blond Redhead in Italia. Una sorta di piccolo ritorno a casa per il trio i cui due terzi – Amedeo e Simone Pace – e' originario proprio di Milano, nonostante abbiano vissuto principalmente a Toronto e New York. Assieme alla cantante giapponese Kazu Makino, voce e chitarra, il gruppo ha fatto della alterita' culturale una delle loro caratteristiche fondanti. Non fanno segreto di sentire infatti il loro essere stranieri a New York, oltre che di origini cosi' distanti tra loro, uno dei fulcri attorno a cui gravita l'essenza stessa della band. Sul finire degli anni novanta Blond Redhead era uno di quei gruppi dal suono sonico, esotico ed inusuale che infiammava gli
ambienti indie, ed attorno a cui si aggrovigliavano i soliti tentativi di definirne le barriere di genere. Avant-pop, noise, no-wave, fino allo shoe-gaze, evocativa immagine che condensa l'atteggiamento di quei chitarristi che per via dei suoni carichi di effetti stanno con lo sguardo fisso a terra, come se si guardassero le scarpe. Piu' o meno tutte definizioni rigettate dalla band, che pure con il loro percorso di suoni ruvidi ed acidi alla “ricerca della bellezza in senso assoluto”, e' sempre rimasta un buon rappresentante della musica di nicchia. E devo ammettere che fa un po' specie percepirne l'atteggiamento estabilished e maturo di oggi. Con le loro camice bianche, con i loro capelli anch'essi oramai bianchi, con il loro atteggiamento un po' supponente e un po' distaccato, sintesi perfetta della vita nella grande mela. Lontani dalle asperita' e dalla voluta scompostezza sonora degli inizi, i Blond Redhead hanno man mano preso le distanze dalle chitarre in favore di piu' chete tastiere elettro-pop, in un percorso che culmina laddove in “Penny Sparkle” dominano armonie totalmente depurate di impeti, su cui si adagiano le voci della sensuale Kazu e di Amedeo. Lungi dal volermi accodare al coro di bocche storte che non perdonano alla band la svolta pop iniziata con “Misery is a Butterfly” e poi con “23”, credo che al Carroponte si sia assistito davvero ad un bel concerto, ben interpretato e sicuramente d'atmosfera, che ha spaziato tra brani nuovi e di album precedenti, senza tuttavia scavare troppo nel passato: Dr Strangeluv, Silently, Here Sometimes, Spring and by summer fall, 23, Falling man, per citarne alcuni. Nonostante il mio entusiasmo mal ricevuto dagli amici scettici, e' chiaro che questo live e' la perfetta rappresentazione del rito del passaggio avvenuto: e' la camicia bianca dopo gli anfibi, la maturita' e la freddezza calcolata di una produzione svedese fortemente voluta, estetica pop ed intuizione scandinava a ricacciare definitivamente indietro le spigolosita' giovanili. Ripenso divertito a quando ho iniziato ad ascoltare Blonde Redhead verso la fine degli anni novanta, con l'uscita dell'album che li ha consacrati. Si intitolava “Fake can be just as good”, il finto puo' essere altrettanto valido: e quale monito migliore per Milano stasera.
OTTOBRE SABATO 1 : Live "Radiottanta" VENERDI’ 7 : Dj Set: Sandro Santoro Voice Vjrus Voyce in Diretta su RadioGamma
SABATO 8 : Live "Schweinshaxe" “OKTOBERFEST” VENERDì 14: In collaborazione con il negozio "Spazio Moda" Dj Set: Sandro Santoro Voice :Vjrus Voyce in Diretta su RadioGamma
SABATO 15 : "Saturday night fever" Revival Night 70' 80' Dj Set Sandro Santoro VENERDì 21: "Brugal Party" Dj Set Sandro Santoro Voice Vjrus Voyce in Diretta su RadioGamma
SABATO 22: "CREEDENCE CLEARWATER REMAKE" Tributo Creedence Clearwater Revival VENERDì 28 :"Aperol Party"Dj Set Sandro Santoro Voice Antonio Bellavita in Diretta su RadioGamma
SABATO 29: "Saturday night fever" Revival Night 70' 80' Dj Set Sandro Santoro
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Camilla guitar
Lucio Pinaffo drums
Da posizionare da qualche parte tra R&B, il primo rock'n'roll e il fenomeno da baraccone, Jalacy Hawkins (1929-2000) si sceglie il soprannome "Screaming" ben prima di intraprendere la carriera di musicista. Siamo agli inizi degli anni 50. Fino a quel momento la sua vita è stata quella tipica di un nero-americano nato nell'anno del grande crack, cioè una vita movimentata: abbandonato in un orfanotrofio, viene adottato da una famiglia di indiani Blackfoot, lascia la scuola, si arruola nell'esercito, combatte nel Pacifico, diventa campione dei pesi medi dell'Alaska (!). Dotato di una gran voce, un suo sogno era quello di fare il cantante lirico, inizia a registrare le sue prime canzoni nel 1952. Titoli come "Baptize Me In Wine", "I Found My Way To Wine", "Screamin' The Blues" possono già inquadrare il personaggio. L'occasione vera arriva nel '56 con le registrazioni per la OKeh Records. Quando gliele fanno riascoltare pensa che sia uno scherzo: "screams" baritonali, grugniti, mugugni, sbuffi rumorosi possono essere solo fatti da un ubriaco, e infatti lo era. "I Put A Spell On You", ripresa negli anni un po' da tutti, da Nina Simone a Brian Ferry passando per Marilyn Manson, è la canzone definitiva di Hawkins: andamento "da balera" e grida scomposte che reclamano l'amore di una donna "because you're mine". Punto. Bandita dalle radio, nella versione "depurata" riuscirà a vendere qualcosa come un milione di copie. Nel contempo inizia a portare in giro il suo show sbracato con ingresso in una bara, fuochi d'artificio, serpenti, costumi pacchiani e la compagnia del teschio tabagista Henry, in un immaginario tra il voodoo e il cannibalistico veramente insolito per quei tempi. "Cow Fingers And Mosquito Pie" è praticamente il primo LP "At Home With Screamin' Jay Hawkins" con bonus-extra e contiene altri hits minori come il r'n'r balbuziente di "Little Demon", quello vagamente spaghetti-western antelitteram di "Frenzy", il blues per un documentario sui bayous della Louisiana "Alligator Wine". Se il rock'n'roll è (anche) eccesso e divertimento senza pretese, allora esigiamo per Screamin' Jay un bel posticino nella sua Hall of Fame. Tutto sommato di gente che vestiva non proprio sobriamente, lì, c'è n'è un sacco.
Roberto Ruffato bass Andrea Tonin t e
trump
Davide Romare
Of The Beds&t Funk o M l Sou m 60/70 Fro
Ven
28
After Show Dj Set Back To Black by DjD
Ottobre h 22.00
@ Sartea - Vicenza
Via Zamenhof, n째 821 - 36100 Vicenza - Tel 0444.301837 - prosport@.prosport.it
di Marika Zorzi ANTI MTV DAY. DIECI ANNI DI HARDCORE E NON SENTIRLI
Foto: Andrea Labate photography
C'è l'Mtv day con i gggiovani eroi del momento pompati nei cervelli di altrettanti gggiovani adoranti dalla magica rete televisiva. E poi c'è l'Antimtvday, festival con gruppi della scena hardcore-punk assolutamente estranei alla "tv lobotomia". La prima festa è all'Arena Parco Nord. La seconda all'ex mercato 24. Entrambe a Bologna. Sulla prima non serve nessun commento per due ovvi motivi. Primo non ci sono stata, secondo sarebbero 1200 parole sotto forma di insulto. Quindi parliamo dell'ANTIMTVDAY. Arrivato alla sua decima edizione, il festival nato come alternativa al concerto organizzato annualmente dalla nota rete televisiva è diventato un esempio di realtà slegata dalle logiche del music business. Quest'anno l'Xm24 da il meglio di sé. 17 gruppi e due palchi. Dalle 17.30 si susseguono i Valerian Swing, Disquieted By, LaCrisi, The Conflitto, Gazebo Penguins, Mother Propaganda, Agatha, Infarto, Ed, Storm{O}, Gerda,
Dyskinesia, Raein / LaQuiete, Lento, Inferno, Ornaments e Laghetto chi sul palco grande e chi “in cantina”. Impossibile seguirli tutti dalla calca che c'è. L'ex mercato straborda di gente. Nelle due stanze concerto non si respira. C'è un caldo pesante, odore d'ascella e i muri piangono umidità. La cosa figa di questo festival e' che sotto il palco c'e' sempre gente che scalcia,si tuffa in stage diving improponibili, balla e urla. Non importa se sei più o meno conosciuto. Non conta nulla se a suonare sei in una stanza minuscola sotto terra o nel palco principale. E vale ancora meno se inizi alle 7 di sera o alle 4 di mattina. Il pubblico è sempre là per te anche stremato. Questa festa è l'esempio di come il sottosuolo musicale underground vicino all'hc punk brulichi di una vita a se' stante e di come non serva andare a rocktv,mtv,cazziemazzitv per essere apprezzati. Certo,se si voglio fare i soldi quello è un altro paio di maniche. Ma il bello dell'hardcore dovrebbe essere questo. Suonare per far musica restando lontani dalla logica commerciale delle grandi case discografiche. Altra cosa. Ho sentito in molti dire quella sera "ah,in veneto feste cosi non si riescono a fare". Be' anche da noi gli spazi ci sono, peccato che i "luoghi alternativi e popolari" puntano sempre e solo ai soldi e di concerti hardcore grossi se ne vedono sempre meno dato che "no i te fa far schei". Detto questo. L'antimtvday parte X e' stato una bomba. Per l'xm,i gruppi, tutte le distro
presenti e i prezzi straordinariamente popolari. Particolare menzione - mio sfizioso gusto personale scusate-per un gruppo. Gli Storm{o} da Feltre che spero di rivedere presto live. Hanno spaccato i sederini. Bravi. Davvero.
Robert Smith, sono divertenti ma niente di più. Tecnicamente anche bravi e la gente li apprezza cantando a squarciagola i loro testi e ballando. A parte divertirmi a guardare il bassista saltarellare di qua e di là, a me dopo 20 minuti stancano. Conclusa la loro performance è il turno dei White Lies. Mai sentiti prima o forse in qualche passaggio distratto su Virgin Radio. Li ascolto mangiando un panino portato da casa(dato che gli organizzatori i vegetariani hanno deciso di farli morire di fame). Partono con la prima canzone e il pensiero viene automatico. Questi sono una copia dei Joy Division. Ian Curtis ormai e' morto da anni e il cantante lo vuole comunque far rivivere per forza. Se facessero una cover band dei JD sarebbero davvero bravi. I nostalgici comunque apprezzeranno. I White lies si fanno ascoltare senza problemi, le canzoni, anche per i testi, non sono male. Cala la sera a Bologna e per il microcosmo dell'IDay e' arrivato il momento dei Kasabian. Anche loro inglesi e anche loro attesissimi. Attaccano e finalmente I-DAY 2011. UN GIORNO sento delle chitarre almeno leggermente distorte. I INDIEROCK PER ME PUO’ ragazzi dal vivo ci sanno fare. Peccato che, se sei fuori dal raggio del palco, l'impianto t fracassa i timpani a BASTARE di Marica Zorzi forza di bassi. Eseguono le loro hits da "Club foot" a Parliamoci chiaro. A me la musica indie e chi la ascolta "Shoot the Runner". Il pubblico osanna Sergio, unico del gruppo con origini italiane. (Ah come siamo non vanno moltissimo a genio. Questa volta però ho nazionalpopolari). Il concerto prosegue per circa un'oretta voluto fare un esperimento. E il primo giorno dell'I-Day per me è stato questo. Oltretutto la curiosità di vedere e la mia curiosita' inizia ad essere stuzzicata quando,finito loro, vedo spuntare un ciuffo anni cinquanta, dal vivo gli Arctic Monkeys era tanta. Primo perchè su una chitarra e un giubetto di jeans.E' Alex Turner. Tocca disco mi piacciono parecchio, secondo perchè sono agli Arctic Monkeys. Il quartetto inglese è in tour per abituata a vedere dal vivo solo gruppi abbastanza promuovere Suck it and see. Infatti la prima canzone e' spintarelli dove il pubblico puzza, poga e la gente si "Library picture" contenuta nell'ultimo lavoro di studio. I butta l'una su l'altra. All'I-Day, invece, erano tutti cosi ragazzi sul palco si lasciano a poche effusioni verso il pulitini, composti e lievemente aggressivi solo per arrivare alle transenne, muniti di macchina fotografica e pubblico e pensano a suonare. Davanti a loro una folla adorante. Ragazzi e ragazze scandiscono parola per rigorosamente bevitori di acqua(forse perché la birra parola tutti i testi. E di gente ce n'è tantissima. I quattro costava troppo.mhà). Comunque, alle 17.30 del 3 dal canto loro propongono canzoni vecchie e settembre all'Arena parco nord di Bologna è nuvoloso nuove(soprattutto). Sarà l'occasione del festival all'aperto ma ancora caldo. La collinetta comincia a riempirsi ma tralasciano i pezzi più lenti per lasciar spazio a quelli anche se è presto. Dopo Heike Has The Giggles e Morning Parade, sul palco spuntano gli inglesi Wombats. ritmicamente danzerecci. Durano un'oretta e se ne vanno salutando l'Arena Parco Nord. Se mi sono piaciuti dal "Let's Dance to Joy Division", "Moving to New York" e vivo? Non so ancora cosa rispondere a questa domanda. "Backfire at the Disco" sono tra le canzoni più apprezzate. Questi 3 ragazzotti con il cantante dall'aria Di sicuro preferisco ascoltarli di sottofondo con le cuffie quando sono tristarella mentre leggo un buon libro. stralunata, che fisicamente ricorda molto un certo
potuto vedere una delle migliori band di sempre. Passano trent'anni ma ecco l'occasione che ormai non ti aspettavi più. Rende l'idea dell'aspettativa che poteva esserci? Viaggio Venezia Milano da incubo (lavori fantasma a Verona con relativa fila e immancabile incidente dopo Bergamo …). Tengo duro e ripasso i brani con un best of… e poi ad aprire ci sono i mitici Casinò Royale. Milano, nonostante ci abbia lavorato un anno è sempre più un casino, con l'expo in arrivo la situazione non è migliorata anzi direi che si è 'Napolinizzata' se mi passate la licenza poetica. Insomma riesco a perdermi. Arrivo mentre i C. Royale sono sul palco per una platea che immaginavo più numerosa (inizio concerto previsto ore 20.30). Non male il loro suono ed il repertorio, tosti ma li ho visti in tutte le salse negli anni e ne approfitto per tirare il fiato! Due chiacchere con la divina miss Rose e poi in pool position: si inizia. 'Diveritevi ragazzi, divertitevi finchè siete in tempo perché è più tardi di quello che pensate..' meglio di Lorenzo il Magnifico! Coro di un migliaio di fans (pienissima la hall) e poi il delirio: 'Dawning of a new era' è il primo della serie di brani mozzafiato. Su e giù col ritmo, un suono perfetto e stupendo che surclassa alla grande quello del primo album prodotto da E. Costello (una produzione parecchio criticata al tempo). Sono semplicemente pazzeschi : non c'è Capita che un giorno ascolti una musica nuova, un nessuno fermo. Un pubblico che riunisce diciottenni ritmo e melodia mai sentiti, che ti piglia anima e corpo e decidi che si tratta sicuramente di una delle come cinquantenni (ma coevi nell'anima!) tutti ballano. Soul, reggae, ska goes punk in levare: questa più grandi band di tutti i tempi. Capita che questa la miscela originale che si snocciola in 25 gioielli band reinventi o crei un genere musicale che sarà appena riarrangiati di grande levatura compositiva. imitato da centinaia di band da lì in poi. Capita che Testi politici/sociali attualissimi che non hanno perso questi signori creino una etichetta (la 2tone per niente dello smalto iniziale. Alle 23.30 il viaggio nel l'appunto) che diviene una delle label storiche più tempo, il sogno, finisce. Prendo il cd live della serata collezionate e studiate nel mondo della musica. (il nuovo business del momento) ed è tempo di Capita che la tua passione musicale ti porta ad essere uno dei maggiori collezionisti al mondo e delle ripartire. Meno salterini e scatenati di un tempo ma il suono e la professionalità della band cui si è aggiunto tue note discografiche e scansioni di copertine un terzetto di fiati hanno indubbiamente migliorato il finiscano nel sito della 2 tone. E che magari il fuoco sacro della passione ti porta a scrivere un libro sulla risultato finale. Mitici. Semplicemente atomici : una reunion assolutamente oltre ogni aspettativa. Mi loro avventura. La band in questione, gli Specials purtroppo rimane insieme solo poco più di un paio di sembra un bel modo per terminare la mia carriera di spettatore. Come il replicante di blade runner in anni, il tempo per incidere due lp ed un pugno di singoli. Gira il mondo ma non passa in Italia. Poi una 30anni ho visto il vedibile e son state grandi cose, è volta sciolto il gruppo ti rimane il cruccio per non aver arrivato il tempo di lasciare.
THE SPECIALS
live@Alcatraz ,Milano 22.09
INFO@SACRUMCOR.COM - WWW.SACRUMCOR.COM Via PrA’ Bordoni 43 - ZanE’ (VI) - Tel 0445.315514
GIOVEDI’ 6 - NEW AGE CLUB (TV) - LIVE: PETER MURPHY
VENERDI’ 7
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OTTOBRE
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Stile libero Festival
QUINTORIGO
Castello egli Ezzelini (Bassano d. G. ) - di chiara fantinato
I Quintorigo sono sempre stati un gruppo controcorrente e fuori da qualsiasi tipo di qualsivoglia classificazione musicale, forse proprio per questo non sono mai riusciti a spiccare nel panorama della musica italiana, nonostante siano stati presi sotto l'ala da una major di tutto rispetto. Ripensandoci bene forse, proprio perché il contrasto è un lavoro da Quintorigo, direi che potrebbe quasi essere stato proprio il frutto di una loro consapevole scelta quella di rimanere sempre un po' in sordina, nonostante, con una serie di musicisti di quel calibro, sia, come dire, “illegale”, volersene stare in disparte. Come giustamente insegna il buon vecchio Frank Zappa: “Parlare di musica è come ballare di architettura”, infatti,
specialmente in questo caso si è veramente in difficoltà a descrivere quell'orchestrina jazz, funk, di impostazione rock, accompagnate da teatrali saliscendi vocali … chiaro, no? Ma ecco che con l'apparizione a Sanremo il grande pubblico comincia a notarli, sebbene il loro sia uno stile troppo elevato, quasi complicato, per cadere nel popolare. L'allora vocalist John De Leo lascia la band,che collabora con altri nomi importanti del panorama musicale, prima di approdare al nuovo frontman, il romano Luca Sapio. Ora la formazione è questa: Andrea Costa al violino, Gionata Costa al violoncello, Stefano Ricci al contrabbasso, Valentino Bianchi ai sassofoni e naturalmente Luca Sapio alla voce. E' sabato 10 settembre, una bella serata di fine estate. Gli spettatori sono tutti seduti ai propri posti, al centro di questa suggestivo anfiteatro bassanese, (Il Castello degli Ezzelini) in trepidante attesa dell'esordio dell'ultima fatica dei rinnovati Quintorigo. La location si predispone per un tipo di spettacolo quale quello che ci si poteva aspettare dagli artisti romagnoli, per come li conoscevamo tutti… però la cover di Jimi Hendrix tra i primi brani dello show ci fa capire che qualcosa è cambiato. Non credo che molti tra i presenti si aspettassero un ritorno così marcato e decisamente controtendenza alla matrice più aggressiva e rock del gruppo. O forse si è trattato solo di un impatto sonoro da subito troppo energico, essendo che indubbiamente l'acustica dell'anfiteatro amplificava armonie già di per sé vigorose. English Garden infatti lancia una nuova e graffiante sonorità, dominata dalla screziata e profonda ugola del nuovo bluesman vocalist, che fa incontrare il più sporco suono punk e hard rock, magistralmente armonizzato ad una base jazz
sound. L'album vanta anche collaborazioni con nomi della scena rock quali Juliette Lewis dei “Juliette and The Licks”, un viaggio nei mitici 70s', riesplorati in chiave Quintorigo, un tuffo in quel panorama che è nel cuore di tutti coloro che amano la musica ma che nessuno si azzarda più a proporre , vuoi per lo sviluppo tecnologico che permette di creare molteplici nuovi sounds e permette la sempre maggior fusione di generi, vuoi per le tendenze dell'industria musicale attuale, convergenti solo verso l'ormai trito e ritrito British indie rock. Azzeccatissima anche la scelta dell'utilizzo dell' inglese nel nuovo repertorio, come suggerisce anche il titolo dell'album,un po'dovuto al fatto che quello stile musicale predispone all'uso della lingua anglosassone, un po' perché la terra della regina vanta dei nomi che hanno marcato a fuoco l'epoca di diffusione di quel genere e, d'altro lato, perché attraverso un codice linguistico comprensibile ai più, sebbene ricco di testi sarcastici e frasi ironiche all'italiana, possa meglio arrivare la loro opinione su ciò che sta accadendo nel mondo e in Italia in particolar modo. Sull'onda di questi messaggi più impegnati Il quintetto ripropone”Heroes” di David Bowie per immergersi, successivamente, nel vecchio repertorio della band. Doveroso è in questo caso il plauso per Sapio, che coraggiosamente e in maniera originale ha reinterpretato brani già egregiamente cantati dall'ex Quintorigo, John De Leo. Una piacevole sorpresa, anzi direi un ruggente risveglio per i Quintorigo che reinventano il passato in una maniera, come siamo soliti dire a loro proposito, unica, con l'acquisita consapevolezza che si cresce cambiando, ma anche rivendicando le proprie radici.
NUOVA GESTIONE
CHICA BOOM Drinks, Food & Rock n Roll dalle ore 6.00 alle 02.00 per info luca 339 1370044
Via L. Da Vinci - S. Martino di Lupari (PD)
INCUBUS If not now,when? di Davide Visentin
“Se non adesso quando?” È così che la band di Calabasas batte un colpo e a cinque anni dall'ultimo “Light grenades” pubblica il sesto lavoro in studio: è l'attesissimo ritorno di uno dei gruppi che più hanno segnato l'alt rock californiano di fine anni '90
Risparmiando la solita moina per i gruppi che album dopo album sperimentano e cambiano genere nel tentativo di stupire, vi dirò da grande fan della band in questione che questo disco sembra il risultato di una lenta deriva durata quindici anni, dalle sonorità funk e numetal di “Science” ai riff melodici e poppeggianti
che caratterizzano, tra le altre, la opening che dà il titolo a questo ultimo album. Iniziamo allora dai punti deboli: se come me avevate amato Joe Pasillas per i suoi controtempi imprevedibili, o Mike Einziger per i suoi riff irriverenti, quest'album vi lascerà un po'delusi, perché la linea di voce prende il sopravvento in quasi tutti i pezzi – forse anche in base ad una scelta del producer, Steve Rennie - lasciando poco spazio alle raffinate abilità dei musicisti alle spalle di Brandon Boyd, sempre più idolo delle teenager; anche il dj quasi scompare, spesso in favore di tastiera e chitarra acustica che accompagnano la voce con riff melodici come in “Defiance”. La scelta di aprire con alcune ballad caratterizza l'album e mi fa saltare, dopo solo qualche ascolto, direttamente all'ottavo brano. Di positivo c'è- e si avverte - una ricerca musicale tesa ad elaborare la composizione, dove il synth ammorbidisce tratti di chitarra a volte un po' aspri e la batteria ha spesso i fermi, per poter mettere in risalto una voce, quella di Boyd, che rimane pur sempre stupenda nel suo timbro avvolgente; prestando attenzione e spulciando in rete, anche i testi fanno fare al gruppo un passo avanti: che sia la verve ispirata di Brandon o la fame del gruppo di tornare alla ribalta, le parole di alcuni pezzi trascinano in pensieri fumosi e complessi, in una ragnatela sonora in cui ci si può perdere con leggerezza. Per quanto riguarda la tracklist, spacciosissime “Adolescents” e “Switchblade” - che non a caso riportano a sonorità Incubus “old style” – così come il crescendo di “In the company of the Wolves”, probabile prossimo singolo dell'album, dopo l'uscita del video della mielosa “Promises, promises”. Insomma, se è accettabile che anche i gruppi più “arrabbiati” con l'età si ammorbidiscano, l'impressione generale - fatti salvi gli ultimi 4 pezzi - è che si tratti di un album moscietto e privo di intenzione, destinato a deludere le aspettative dei vecchi fan che, come me, sono cresciuti con” Privilege” o “New Skin”. Chissà, forse chiedere ad una band di continuare a suonare quello che sa far meglio è chiedere troppo: forse la crisi globale ed il lento declino del mercato dei dischi obbligano anche i più fichi a sonorità commerciali e vendibili. Perplessità.
LIMELIGHT di Eugenio Zazzara (Roma)
FABRIZIO DE ANDRÉ NON AL DENARO NON ALL'AMORE NÉ AL CIELO Anno: 1971 - Etichetta: Produttori Associati (PA/LPS 40)
Nel 1971, esattamente quarant'anni fa, Fabrizio De André pubblicava il suo quinto album in studio. Un album che rappresentava la seconda prova (dopo 'La Buona Novella') di concept-album. L'idea era nata da una lettura della 'Antologia di Spoon River' di Edgar Lee Masters da parte di De André nei suoi diciotto anni: “mi era piaciuto, e non so perché mi fosse piaciuto, forse perché in questi personaggi ci trovavo qualcosa di me”. Le poesie di Masters narravano le vite di 244 personaggi che raccontano la loro storia
già da morti, permettendosi così un'estrema sincerità, una sincerità che mai conobbero in vita. De André, con la collaborazione di Giuseppe Bentivoglio (molte furono le discussioni tra i due, a causa della tendenza di Bentivoglio a spingere la narrazione su un piano politico, mentre De André voleva concentrarsi sull'aspetto prettamente umano), riadattò i testi a un contesto più moderno e recuperò quelle storie di virtù e, soprattutto vizi, umani, inserendole all'interno di due grandi insiemi. La prima facciata racconta infatti il concetto dell'invidia, mentre la seconda si concentra sul tema della scienza. Rispetto alla narrativa libera e perlopiù priva di rima delle poesie di Masters, De André tese a privilegiare le rime e le assonanze, e scelse di rendere le poesie più esplicite e liriche rispetto all'asciuttezza originale. Grazie alla collaborazione di grandi musicisti (Vittorio De Scalzi, Dino Asciolla, Maurizio Majorana, Edda Dell'Orso) e agli arrangiamenti di Nicola Piovani, che resero il tutto più ricco ed elaborato, ne venne fuori un disco insolito per il De André dell'epoca, e rappresentò in qualche modo una svolta nella sua estetica. Il disco si apre con 'Dormono Sulla Collina', che esula dal discorso concettuale, o meglio lo completa rappresentando un incipit volto a riassumere il contenuto del disco. Vengono qui rimembrati vari personaggi, alcuni dei quali compariranno in seguito nel disco, che raccontano in modo succinto la loro vita e come l'hanno abbandonata: ora, tutti 'dormono sulla collina'. Musicalmente, il brano è introdotto da una melodia sibillina e sospesa, a tratti lugubre, interrotta dall'andamento più cadenzato della seconda strofa. A partire dal secondo brano, inizia la parte concettuale vera e propria, quella basata sull'invidia. Ciascuna dei personaggi dei quattro brani, infatti, è stato mosso dall'invidia nel suo agire e dall'invidia è stato alla fine sopraffatto (un discorso a parte merita la quinta
canzone). 'Un matto (Dietro Ogni Scemo C'è Un Villaggio)' racconta la storia di un uomo incapace a esprimersi correttamente (bellissimi i versi 'Tu prova ad avere un mondo nel cuore e non riesci ad esprimerlo con le parole') e da tutti considerato, per questo, matto. Il protagonista, per invidia e senso di inferiorità rispetto ai "normali", decide di imparare la Treccani a memoria; il rimpianto della gente dopo la sua morte rappresenta una parziale rivalsa per il personaggio. La celebre 'Un Giudice' è forse il brano in cui il senso di invidia è più forte e palese: lo scherno e le angherie subite per anni per la sua condizione di nano portano il personaggio a vendicarsi sui suoi carnefici attraverso l'uso distorto della giustizia. Violenza chiama violenza: le vessazioni sopportate ricadono sui boia, in un gioco al massacro che non risparmia, moralmente, nessuno. 'Un Blasfemo' che, per citare De André, 'è un esegeta dell'invidia e per salirne alle origini la va a cercare in Dio', è un lento, malinconico valzer e il brano potenzialmente più “politico” della raccolta
(famosi i versi 'mi cercarono l'anima a forza di botte'). La chiusura della prima facciata è affidata a 'Un malato di cuore', personaggio che, pur essendo in potenza il primo degli invidiosi, si lascia trasportare dalla molla dell'amore e compie un gesto di coraggio e di grande sensibilità. È forse il brano più sentimentale e commovente della raccolta, grazie anche agli ottimi arrangiamenti che permettono al pezzo di aprirsi e arricchirsi di suoni e suggestioni parallelamente allo sviluppo della storia. La seconda facciata, quella dedicata alla scienza, si apre con 'Un Medico'. Gli ideali crollano quando si scontrano con la crudeltà della realtà e del sistema, che ti piglia per fame e ti costringe a fare cose riprovevoli. Per la concezione di questa parte del disco, De André sostenne di basarsi sulla convinzione che la scienza non sia stata ancora capace di risolvere i problemi esistenziali. 'Un chimico' conferma questa frattura, con la storia del chimico incapace di amare e comprendere le relazioni umane. 'Un Ottico' è il brano più sperimentale e progressive dell'album: un tema ordinario che si trasforma in una caverna grottesca fatta di eco e fughe strumentali ricorrenti e diaboliche, di pari passo con la narrazione della trasformazione dell'oculista in un novello Timothy Leary. La conclusiva 'Il Suonatore Jones' fa il paio con 'Un Malato di Cuore' e, in effetti, si discosta da entrambi i temi principali del disco, raccontando una storia di libertà e indipendenza. Jones (qui diventato, per ragioni metriche, flautista) ha sempre suonato per passione e non per mestiere, ha giocato con la vita per più di novant'anni e l'ha lasciata con 'ricordi tanti e nemmeno un rimpianto'. Contraltare positivo alla schiera di personaggi viziosi che costella l'opera e, in qualche modo, autobiografico. Morgan ha recentemente omaggiato l'album con una riproposizione fedele dello stesso: l'originale, però, nonostante gli anni, conserva intatto tutto il suo fascino e la sua carica emotiva.
Dance il nuovo pop, pop la dance!
DIGITAL OR NOT? Eccoci a meta' anno e oltre, dopo essersi magari persi, almeno per me, in mille peripezie...già, questi mesi fanno uno strano effetto, o forse e' solo na cosa mia. Avete visto gli ultimi MTV award? Avete visto come gira la musica in Italia e nel mondo, avete visto che a Vicenza stanno morendo tutti i locali...? Vogliamo ancora pensare se e' fico suonare con il vinile o vogliamo pensare alle cose serie? Mi son reso conto, ma questo già' da un po', e non so neanche se sia un male o no, che la musica elettronica\dance, e il rap, sono diventati il nuovo pop, la musica da mtv, da classifica, da colonna sonora di pubblicità', beh non è quello l'obbiettivo? Far sentire la propria musica a più persone possibili, rimanendo se stessi, nei limiti... Ma quando vedrò Kaos o i Colle der Fomento su Mtv? Poi, stanno ritornando i Justice, e quanti li davano per spacciati, per moda? Ma invece la differenza e' che loro hanno creato un genere, e quindi una moda, e molti
dj elettro e non, anche dubstep, stanno diventando pop, pop star, e questo deve far piacere, perché forse qualche speranza c'e, forse Miss. Music sta chiudendo un capitolo per ricominciare. E' un bene? un male? A voi la sentenza...Io penso che male non sia, visto che tutti nella musica, miriamo a raggiungere un successo, a trasformare un hobby in lavoro, almeno per chi produce o suona. Penso che se un giorno dovessi fare un rmx per Lady Gaga, beh, ne sarei solo che contento. Fa Figo dire che e' una commerciale, una venduta...ma la realtà e' che tanta gente come lei s'e' fatta un mazzo tanto per arrivare li', e ora dimostra il suo talento.Un difetto tipico italiano credo che sia quello di trovare più comodo, elogiare sempre artisti semi sconosciuti esteri che vendono 3 copie del loro disco e sputtanare un'artista delle nostre parti, che è riuscito a combinare qualcosa di concreto, vendendo dischi e creando anche qualcosa di originale... o no?
Inaugurazione expo MAD VIOLET con ALMUDENA live (mexican music)
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BLACK ROOM di Lara Lago
S“IlWEET P OISON nostro pugno di ferro”
Di un "dolce veleno" si può morire o si può rimanere per sempre assuefatti. “Il nostro veleno è dolce per chi condivide il nostro pensiero, molto meno per chi invece non sa come liberarsi di noi. Essere anche un po' scomodi, fa parte dell'identità di un gruppo hip hop “socialmente impegnato” come il nostro.” Dolce veleno, “Sweet Poison” è il nome del collettivo che riunisce in un unico gruppo le realtà più affermate dell'hip hop targato Vicenza: Zethone, TokyoSan & Dj Loder (Settimo Paragrafo), Dj Ms e Virus. “Iron Fist” è il titolo del loro primo album ufficiale, prodotto da Latlantide, quel “pugno di ferro che per noi rappresenta tenacia e fiducia in noi stessi. E' con questa stretta forte, di ferro, che teniamo i nostri sogni. E non li lasceremo.” Parola di Zethone. I Sweet Poison sono sulla scena già dal 2005, anno in cui forse c'erano più jam, più live, più opportunità per l'hip hop. Il vostro "Iron Fist" esce però nel 2011. Quanto secondo voi è
cambiata la scena e che cosa vuol dire fare hip hop oggi? La scena cambia di continuo, come tutti i movimenti diciamo “vivi”. Noi personalmente abbiamo impiegato più di un anno per concepire e realizzare Iron Fist, in un periodo in cui molte cose sono cambiate (e non per tutte userei il termine evoluzione, anzi tutt'altro). Abbiamo gridato forte il nostro pensiero in ognuna delle 12 canzoni presenti nell'album. (…) Oggi essere hip hop significa tante cose. Semplicemente noi facciamo musica prima di tutto per esigenza personale e quindi ci capita molto spesso di essere non solo autobiografici nelle nostre canzoni ma anche riflessivi. Non tralsciamo episodi divertenti o testi di puro sfogo, ma cerchiamo sempre di infondere un significato profondo nelle nostre canzoni, per non lasciarle fine a se stesse. Siamo tutti dei veterani del rap, da tantissimi anni, e abbiamo trovato la nostra forma e modalità di espressione. Certo fare rap negli anni 90 era diverso, ora ci sono molte più “esigenze operative” a volte anche dei compromessi. Il segreto è sapersi equilibrare per non tradire sé stessi. Perchè il titolo "Iron Fist"? Iron Fist rappresenta un po' la nostra mentalità e l'intento con cui abbiamo realizzato il disco. Rappresenta per noi un album di sfogo, in un periodo in cui l'hip hop è stato prima massificato e poi soggetto a numerose ridicolizzazioni sulla rete e sui media. E' il nostro “no” ad un preconcetto plasticoso di realizzazione musicale, la voglia di tenersi saldamente stretti ai principi ispiratori della cultura hip hop e alla nostra individualità e personalità. Siete testimonial di un marchio di abbigliamento californiano. Quanto conta per voi l'immagine del gruppo? Non solo nei live ma anche e soprattutto nei video. Da sempre, ma sopratuttto negli ultimi anni, l'hip hop si è strettamente legato ad un concetto di fashion che non amiamo affatto. Questo non vuol dire però che non siamo attenti al nostro stile originale. Per noi è importante una certa immagine street, adoriamo il mondo dello skate e della bmx e Elm Company è un ottimo partner in tal senso. Quando ci muoviamo sul palco siamo molto dinamici, ci piace il coinvolgimento fisico del nostro pubblico e cerchiamo sempre di fare
un sacco di casino. Siamo un po' punk sotto quel punto di vista. Voi siete un gruppo vicentino molto attivo nella vostra città ma anche in provincia. Vi chiedo, come sta la situazione musicale a Vicenza? E come sta l'hip hop a Vicenza? E' di pochi mesi fa la notizia della chiusura del Palladium. Vicenza, come sempre, si trova a metà strada tra il tipico mood sonnolento che la contraddistingue e una scena musicale fresca e piuttosto frizzante che si anima anno dopo anno. Le due cose come puoi immaginare non vanno d'accordo. Molti di noi suonano dalla seconda metà degli anni 90, non ci sono posti che non abbiamo toccato, eppure ancora adesso è difficile mantenere un certo equilibrio! Ci siamo fatti promotori della campagna “no alla musica spenta a vicenza” contro l'ordinanza musicale che per fortuna (a suon di concerti) ormai sembra essere stata ritirata, e in generale abbiamo sempre cercato di farci promotori di tutta la scena live della nostra città organizzando numerosi eventi. L'hip hop vicentino fortunatamente gode di buona salute, ci sono molti gruppi e c'è un buon entusiasmo, ma è un continuo Sali-scendi. Hai parlato della chiusura del Palladium, un posto che, specie per Zethone e Virus, ha significato molto. Tutti i più grandi rappers americani li abbiamo visti transitare da lì, e la chiusura (anche se non definitiva, lo speriamo) fa si che anche un pezzo della nostra vita se ne vada con quell'edificio… Cosa si augurano i Sweet Poison per il futuro? Dove vi vedete musicalmente parlando tra 10 anni? Facciamo musica da tanti anni e tante cose sono cambiate e cambieranno ancora. Finora il nostro entusiasmo non è mai sceso e abbiamo superato molte difficoltà. Magari non diventeremo mai delle rock star e non riempiremo mai lo stadio di San Siro, ma personalmente sono certo che un giorno avrò comunque molte storie da raccontare a mio figlio…vieni con noi ad un paio di live e ti accorgerai che essere un musicista è un sogno meraviglioso. Lasciaci salutare tutte le band come la nostra, gli amici e la scena hip hop non solo vicentina ma nazionale. Ci auguriamo che tutto possa sempre andare bene, nonostante tutto. Noi continueremo a cantare, se volete ascoltarci, basta poco, trovarci non è difficile! Buon Iron Fist a tutti…
SWEET POISON
CON LO CHARME DI UNA DIVA Intervista di Lara Lago
Sbaragliano concorsi, crossano la concorrenza, ai live ti stendono con un forte impatto che dà l'idea di trovarsi di fronte alle nuove promesse del Brit made in Italy. Si chiamano “Diva” ma del glam funk che evoca questo nome non hanno proprio nulla. Di una Diva possiedono l'eleganza, la raffinatezza di un genere non troppo da grande pubblico, la ventata di aria fresca di buone idee melodiche con un'ottima presenza scenica. Sono nati nel 2005 ma già nel 2006 hanno sfornato dieci pezzi in inglese per “The past and the simple”, album autoprodotto. Emerge il loro sound che li contraddistinguerà per molto tempo, quel brit-rock che fa l'occhiolino a Coldplay e U2, con testi che ricordano invece Jeff Buckley. Negli anni seguenti è tutto un crescendo che li porta a “The lover”, l'ep uscito la scorsa estate con quattro brani inediti. Abbiamo chiacchierato con Gianluca Urban, il front man della band tra trevigiano e veneziano ma che gira tutta Italia, e abbiamo capito che i Diva hanno tanto talento, quanto i piedi ben piantati al suolo. Siete nati nel 2005 ma nel 2009 la vostra formazione è cambiata. Chi sono i “Divi” oggi? Nel 2009 l'allora
bassista e batterista se ne sono andati. Dal 2010 la formazione dei Diva è composta da me (Gianluca Urban – voce e chitarra), Denis Sorgon alla chitarra, Enrico Cipolla al basso e Lele Zenga alla batteria. Con l'arrivo dei nuovi membri è cambiato completamente il modo di stare sul palco, un'evoluzione che ci ha portato quest'anno a suonare in più di 30 live. Prediligiamo i Festival, dove ci possiamo mettere alla prova con un programma di mezz'ora. Riusciamo a scegliere quindi le canzoni che ci danno di più, magari virando anche verso il genere più indie, che ci sta contaminando ultimamente. State lavorando anche alla realizzazione di un nuovo progetto in italiano, come mai questa scelta? Si tratta di un lavoro di arrangiamento e composizione sperimentale che porterà la nostra vocazione british e rock celebrale a fondersi in un inedito e destabilizzante connubio di sound e melodia. Già presentiamo 5 pezzi in italiano nei nostri live. La musicalità rimane comunque la stessa. Sta per uscire il video di un brano del vostro Ep. La canzone è “Paris”. Sì l'abbiamo girato tra agosto e settembre, lo proporremo in internet. Ci sono tanti contatti nell'aria, merito dei 30 live di quest'anno. Artisti quasi professionisti quindi? Ma noi siamo solo dei musicisti, eravamo arrivati ad un punto in cui sembrava dovessimo svoltare. Quello che ci interessa è dare alla gente la possibilità di passare una serata in compagnia della musica. Io ho capito che, dopo 15-16 anni che suono, so cosa voglio fare per il prossimo periodo: lo passerò ad ascoltare, a vedere concerti, a stare il più vicino possibile alla Musica. I componenti dei Diva hanno tutti i piedi ben piantati per terra. Andiamo avanti con la speranza che un giorno arrivi una buona opportunità. Per ora comunque vi rimane “The Lover”, il vostro Ep. Si tratta di un mini concept Ep. E' un messaggio molto moderno. La copertina ricalca un'immagine di Vogue. I testi vanno dalla rovina totale dell'apertura in “About a lover” fino alla malinconia, alla speranza finale di “Believe”. Questo album rispecchia la mia storia sentimentale e mi è molto caro. In bocca al lupo ragazzi, e che lo charme della Diva che è in voi non sfiorisca mai.
RECENSIONI di Luca Sartor STRANGE CORNER “TUTTO IN UN MOMENTO” hot heels rec/ andromeda In redazione arrivano veramente tantissimi cd da ascoltare e recensire su sito e magazine. Non sempre rispecchiano la ns linea musicale o i ns gusti, ma ci siamo imposti di scrivere dei progetti meglio riusciti trascurando gli altri. S.Corner sono al quarto episodio della loro lunga carriera iniziata nel 1993. La loro musica più che hardcore punk mi sembra orientata al death/ grind metal (napalm death etc..) ma questa è solo una formalità giornalistica. Il cd nel suo genere mi sembra molto ben fatto: tirato, sonico e ben prodotto. Proprio non capisco perché abbiano deciso di usare l'italiano invece dell'inglese nel cantato restringendo automaticamente il potenziale commerciale in un momento in cui nessuno vende (è risaputo che il mercato discografico italiano ormai non è più grande del buco del c**@ di una vacca indiana morta di fame) ..mah..
CALIBRO 35 “RARE” (C35 / 01 ) Non è il nuovo disco che dovrebbe uscire nei primi mesi dell'anno prossimo. Semplicemente una bella raccolta di brani inediti o difficilmente reperibili che viene venduto ai concerti o tramite il loro sito. Bello ma indubbiamente non facile –forse più per afecionados di col. sonore-mancando di quei brani più conosciuti che hanno fatto grandi i due cd precedenti.Dentro ci trovate pezzi dal film'La banda del brasiliano', dal mitico documentario 'Eurocrime'un corto americano dedicato ai poliziotteschi italiani o la title track da 'Romanzo criminale' , versioni alternative di cose incluse nei due cd ufficiali etc.Solita cura maniacale per suoni e arrangiamenti molto prog rock psychedelico.Su tutto segnalo la stupenda'Si dicono tante cose' e 'Summertime killer' rarissima sdtk di Bacalov uscita solo in Giappone. Tiratura limitata , siete avvertiti.
GERARDO FRISINA Join the dance (sccd 452) schema rec /family affair Con colpevole ritardo parliamo di questo capolavoro assoluto del jazz italiano/internazionale. Si perché mr Frisina è adorato all'estero come uno dei migliori produttori e dj di jazz sicuramente più che da noi dove fatica a trovare spazio per dj set che sono sempre delle lezioni di stile e ritmo. I suoi dischi in vinile li ho piazzati nella zona blue note/impulse, tra i grandissimi per capirci, i cd invece girano non stop in macchina. Join the dance è semplicemente assoluto ed inarrivabile; sicuramente il migliore dei cinque sinqui prodotti . Segnalo i due brani cantati dalla Francesca Sortino (gonna go fishin') e quello della immortale Norma Winstone (will you walk a little faster). Se la vostra è una jazzlife e non avete ancora questo cd c'è un buco nella vostra vita (per usare le parole di Sting).
Bedroom Revolution di Sir Taylor
altre band sparite poi nel nulla. Ma Robert Smith e soci hanno saputo rinnovarsi al momento giusto prendendo nuove direzioni spiazzando qualcuno ma aumentando sempre il loro seguito. E' successo con 'the Top' con 'Disintegration' e ancora oggi quando alla radio passano il loro ultimo pezzo la voce di Three Imaginary Boys Fatboy svetta e fa la differenza. Di tutti gli album, come dicevo sicuramente il primo '3 imaginary uk lp fix1 boys' rappresenta un vero capolavoro che negli anni non ha minimamente perso smalto grazie alla lungimirante produzione e alla qualitĂ delle composizioni. Sicuramente un album pieno di idee, ogni brano una storia che a guardar bene ha dato il via ai futuri progetti sonori seguiti fino agli anni 80 (faith, 17 seconds, pornography e i vari singoli durante lo sbandamento finale). Come disse la stampa inglese al tempo 'qui iniziano gli anni 80' e finisce l'epopea del punk - in cui i Cure hanno fatto la loro piccola parte. Un album che del punk mantiene l'energia primordiale e la freschezza seppure coperte da abbondanti dosi di pura melanconia albionica. Un mix assolutamente unico (solo i Sounds hanno saputo eguagliare senza la stessa fortuna il trio del Sussex) che porta lâ&#x20AC;&#x2122;lp appena uscito al n 44 della classifica Inglese. Sara' bene ricordare che al momento dell'uscita del primo album all fine del 78 i brani del secondo album erano giĂ pronti ed inclusi nei live set della Sono veramente pochissimi i gruppi che hanno raggiunto l'apice delle classifiche per poi scioglersi band, i Cure avevano registrato giĂ due Peel session e pubblicato 3 singoli con scarso successo e una volta riformati ,godere dello stesso-se non commerciale (Killing an Arab/Small wonder rec; maggiore- successo. I Cure sono veramente una band unica. Da molti punti di vista. Non sono pochi Boys Don't Cry; Jumpin on s.o. else's train). Aggiungerei come nota finale che Robert Smith che i dischi belli registrati da questa band, molti di questi poi hanno segnato il suono degli anni in cui comunque coprodusse l'album con Chris Perry non hanno visto la luce: le atmosfere cupe e i suoni del era assolutamente contento del lavoro: troppi riverberi ed effetti che secondo lui raffreddavano il basso o della chitarra, i riff (motivo portante) di suono e poi la scelta dei brani assolutamente non molti brani sono stati imitati o copiati da molte
The CURE
condivisa. Ma il nostro è uomo speciale e negli anni ha saputo in seguito elogiare la lungimiranza del lavoro fatto da Perry. Perfino la sua versione sincopata di Foxy Lady (Hendrix) risulta essere originalissima ed essenziale nella sequenza dei brani. A chi ama la vita facile consiglierei tout court di comprare l'edizione cd-delux con inediti e bonus
trax, non economica ma relativamente facile da trovare su ebay. Per chi ama le sfide della vita e alla pizza settimanale con amici preferisce il costoso e magico safari vinilitico queste sono le dritte da seguire. L'edizione uk non è rara ma non è proprio facile da trovare soprattutto se in ottimo stato (cioè collezionabile/come nuovo). La stampa originale ha labels e copertina senza titoli sostituiti da enigmatiche foto (matrice A1/B1) con copertina interna e cartolina omaggio (molto rara). Il disco fu stampato dopo un anno un po' dappertutto - Italia
inclusa - su polygram/fiction con variazioni minime sulla copertina con o senza inner sleeve. La stampa inglese fa riferimento con le sue 35gbp. Molto rara è la stampa originale USA su PVC rec (etichetta monocolore) oggi trovate la ristampa che tra l'altro mi sembra non contenga 'W.War 3' brano sgradito a R.Smith. La copertina è unica come la scelta dei brani che includono i singoli sopra citati usciti prima del lp. Edizione assolutamente consigliata che può non costare troppo. Aggiungerei la ricerca dei singoli (il primo su Small Wonder e poi ristampato per Fiction) in cui le b side sono rimaste lungamente inedite su cd/lp. Molto rari il 45 francese '10:15 sat nite' (800$ almeno) e il 'boys..' australiano. Notare che questo singolo negli anni 80 fu ristampato con due bellissimi inediti sulla b side, facilmente reperibile e consigliato. Ce n'è abbastanza per passare i prossimi mesi davanti al monitor….ma il premio vale i vostri sforzi, credetemi.
METTI UN LIBRO A CENA di FOX FRANCESCO ADINOLFI MONDO EXOTICA suoni, visioni e manie della Generazione Cocktail (Einaudi) FRANCESCO GAZZARA LOUNGE MUSIC – il blues dell'uomo bianco (Castelvecchi) Il caos prima dei Beatles fu un viavai di esperimenti, di prove, piccoli Big Bang che oggi vengono sintetizzati con il termine “Lounge Music”. Erano gli anni cinquanta più o meno e dopo la seconda guerra mondiale a l b e r g ava i n t u t t i u n ' elettrizzante voglia di nuovo. Tutto era stimolante, tutto era utile per ricostruire il mondo. Così, piano piano, questi anni diedero più o meno un ordine generale alle cose tra tentativi e follie inutili. Potevano essere frigoriferi bombati, vestiti a prova di bigotto, automobili simili a missili spaziali in miniatura od il cinema che esplodeva da Holywood all'ultimo dei drive in, tutto sembrava andasse per proprio conto in un replay all'inverso. Anche la musica seguiva questo andamento. Nei due volumi che presento, dai titoli eccessivi come del resto era l'epoca, ecco dei favolosi reportage ricchi di notizie che vanno oltre la cronaca musicale, ma si fondono tra le didascalie, con la storia soprattutto americana e la colonizzazione mondiale della cultura chewing um di quegli anni, che parte dalla grande vincitrice del ventesimo secolo, coadiuvata però da personaggi musicali provenienti dalle più remote zone della terra. Ed infatti la caratteristica principale di questi ambienti è la creazione di territori sonori lontani dalle metropoli, gestiti in prima persona da figure
determinanti per la società dell'epoca e sinceramente anche di oggi, quegli scapoloni, i bachelors, autentici predatori metropolitani arricchiti solo di vita vissuta. La musica quindi è esotica, lontana, salgariana, visto che tanti compositori, da Les Baxter a Martin Denny forse avranno visto solo le isole Hawai, territorio esotico e sognante per eccellenza di quegli anni. E che dire di sperimentatori assoluti, dal messicano Esquivel, vero genio del pionierismo stereofonico e della space age music a figure come Eden Ahbez, una specie di hippie ante litteram, vegetariano e vagabondo che dormiva sotto una L della famosa insegna di Hollywood. A completare i lavori una nutrite discografie e bibliografie consigliate.
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Locale storico di Vicenza che da anni allieta e propone importanti novità. JND Festival Electronic Music, che ha portato il Sartea a livelli internazionali grazie ad una selezione ricercata di djs di ottimo livello provenienti dai Clubs di Berlino, New York e Londra. Ambiente liberty, affascinante e ricercato che risalta la qualità del servizio. Chiuso Lunedì
Nel centro storico di Vicenza, in Campo Marzo, il parco più malfamato del Veneto, un locale di grande atmosfera per cuori forti. Se i peggiori bar di Caracas vi fanno una pippa lo Smeraldo fa per voi!
Il Barbie Music Bar è ormai punto di riferimento dell'ovest Vicentino per quanto riguarda la musica "live".Niente di banale, un continuo alternarsi di Band locali e non...con attenzione particolare alla musica d'autore,dj set molto vari nel genere variando dal hip hop all' house music...! Vasta gamma di birre Artigianali alla spina e in bottiglia, una grande varietà di cocktails , panini bruschette e molto altro ancora....wi-fi gratuito, mega schermo per seguire tutti gli sport..! Barbie Music Bar...non è la solita musica !
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Dal 1999, in totale libertà e senza deleghe ad agenzie, organizza e diffonde musica ed arte in un mix eterogeneo di generi e di provenienze internazionali. Tutte le info su www.centrostabile.it
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Vinile classe 1976 punto di riferimento per artisti e promoter fuori dagli schemi della maggior parte dei locali presenti sul territorio. Recentemente rinnovato propone Live music & dj set con feste a tema o party di tendenza. Locale con sala fumatori disponibile per feste private & happening...
Tra un mix perfetto di pezzi di design vintage anni ’50-’70 e di elementi tradizionali, Giovanna ha creato un locale unico nel suo genere, dove si respira un’atmosfera d’altri tempi. Pensare di essere arrivati in un esclusivo jazz club in una grande metropoli non è un azzardo! Cucina creativa, arte, musica il mix perfetto per un locale che vi darà mille emozioni tutte indimenticabili!
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Nuova gestione e locale completamente rinnovato per lo storico Pedon di Marostica. Bruschette, panini, toast, insalatone e "spuncioti" solo con prodotti di qualità; 5 varietà di birra alla spina (Guinness compresa) e bottiglie di birra da tutto il mondo. Una birreria dal sapore sixties, dove ascoltare musica psichedelica e garage, senza tralasciare il nostro beat... I posters dei concerti di Bill Graham per il Fillmore (U.S.A.) sono in vendita e già incorniciati; come anche il juke box e i flipper perfettamente funzionanti!
It's kinda funk! La Gusteria tipica de'Gusto jezza, funkeggia e gioca al chilometro zero. Nella fantastica atmosfera di Villa Barbaro a Maser, Rosti, Giulio e Mc ti aspettano per farti rilassare, bere, mangiare e musicare. Il territorio messo in vetrina per essere gustato. Il de'Gusto è il locale per tutti e di tutti, dalla mattina alla sera escluso il lunedì allieta le tue giornate e si propone come l'alternativa alla noia del quotidiano. Il passato è passato, il presente è passato, ma il futuro deve ancora passare. Vieni a trovarci.
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Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di riferimento per tutti quelli che (scusate lo snobbismo) la musica la sentono un po' di più. Precursori della DJ CULTURE i due fratellini preparano con i loro super collaboratori anche ottimi drink. Ricerca e coerenza sono alla base del bel connubio tra passato, presente e futuro che ha vita in questo posto. Dal Martedi alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00
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New Age Club è il rock club più esclusivo della parte nord-orientale della penisola. new age club è totale garanzia di professionalità e visibilità per gli artisti affermati da tutto il mondo. new age club è trampolino di lancio per le nuove realtà musicali. new age club è lo spazio di divertimento notturno senza vincoli anagrafici. lo staff del new age club vi dà il benvenuto per una nuova elettrizzante stagione di live allo stato puro!
TESSERA
JACK THE RIPPER VR POPCORN
VE
PLETTRO
BL
Via Nuova 9 - Roncà - Tel 045.9971260 www.jacktheripper.it
Via della Pila - Marghera - Tel 393.7573462
Un vero tempio del rock! Un punto d’incontro obbligatorio per la buona musica. Da qui sono passate le migliori band underground del pianeta. E se Elvis fosse ancora vivo dopo Las Vegas avrebbe scelto questo posto per esibirsi. Il Jack the Ripper è alternativo, fuori da mucchio, inossidabile, una garanzia di qualità e continuità. Rochenrol!!!
Il nuovo Club nato come conseguenza e principale sede del WAH WAH CLUB, con lo scopo di portare a Venezia un CLUB che ora come ora manca. Un loft dove andare a bere una birra, dove organizzare la tua festa, dove sentire i concerti delle band piu fighe della scena indie rock e rock n roll ed i djs piu cool del momento, proiezioni, esposizioni, coinvolgimento, proposta, questi sono i segni particolare del POP CORN Club
A Quero (Bl) in via feltrina nasce "Plettro Alternative Sound" una nuova realta' musicale tutta da scoprire! Ogni venerdi' & sabato Plettro propone strepitosi live seguiti da dj set a tema tutti da ballare! Plettro alternative sound e' aperto tutti i venerdi' & sabato dalle 22.00 alle 4.00 e tutti i giovedi' & le domeniche dalle 18.00 con buffet gratuito e dj style rock! Amanti della musica vi aspettiamo!!!
CHICA BOOM
Via Feltrina (BL) - Adiacente alla Pizzerie La Rotonda - Tel 349.7446240 (Rudy)
TESSERA
PD
OFFICINA GAMBRINUS TN
CHALET DEL LA MOT
Via Leonardo Da Vinci - S. Martino di Lupari (PD) Info: facebook.com/chicaboom
Via Alto Adige 164 - Gardolo - TRENTO www.officinagambrinus.com - Tel 0461 993261
Baselga di Pinè (TN) - Tel 380.7325710
Tipico Locale stile Rock n Roll Route 66 offre vini e birre di ottima qualità. Famosi I suoi cocktails ed il gustosissimo reparto snack. Aperto a p a r t i re d a l l e o re 0 6 . 0 0 v i accompagnerà fino alle 02.00 di notte con musica live e djset. Possibilità di organizzare feste private. Info Luca 339.1370044
Oltre Trento verso nord in zona Gardolo troviamo un nuovo locale “Officina Gambrinus”. Locale a 360° che offre ottimi piatti sia a mezzogiorno sia alla sera. Potete gustare sia pizze che p i at t i t i p i c i t re n t i n i . U n a programmazione musicale di qualità, accompagnerà i vostri weekend con i djset al Venerdì e musica live al Sabato sera. Non vi resta che provare le emozioni dell’Officina Gambrinus!
Nuova anima per il Chalet de la Mot, oltre a riaprire come pub con 6 splendide spine di selezionata birra e ospitare numerosi live e dj set, vi delizierà con il ristorante aperto dal martedì alla domenica dalle 18 alle 24.
TN
RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB CENA CON CONCERTINI JAZZ AND WORLD MUSIC
WWW.RIVEJAZZCLUB.IT Orchestra assolutamente Swing
VEN 7 OTTOBRE KNAGUI trio
Dal Texas: soul-jazz con R&B
E OTTOBR
DOM 2 OTTOBRE RETROGUSTO
VEN 14 OTTOBRE SECON CRASH trio
Trio di energico - evoluto Jazz
VEN 21 OTTOBRE RODA VIVA BRASIL 4et Bossanova, Forrò con Etevaldo Marciel Balbosa
DOM 23 OTTOBRE CARLO COLOMBO trio Swing & jazz ironico
VEN 28 OTTOBRE CUBE: Kecco Fornarelli trio
accattivante etnojazz dalla Puglia
OSTERIA RIVE VIA RIVE 14 _CARTIGLIANO - INFO: 348.8265815