Lo spazio in più - 1 di 2

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Lo spazio in piĂš Esplorazioni a Torino Sud

volume 1



Lo spazio in piĂš Esplorazioni a Torino Sud

Atelier Progetto Urbanistico C CDL Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof. Silvia Crivello (Sociologia)

collaboratori: Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli


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Lo spazio in più.

programma del corso

La crisi che attraversa gran parte del mondo occidentale ha forti ripercussioni sul modo in cui i territori si stanno trasformando. Un aspetto ormai trattato da una letteratura ampia nel campo degli studi urbani, dell’architettura, come di molte altre discipline, riguarda fenomeni di shrinkage, di contrazione urbana. Una condizione largamente coglibile in molte medie e grandi città europee, oltre il cinquanta per cento delle quali è oggi segnato da una decrescita demograficav consistente e da un rapido innalzamento dell’età della popolazione insediata. Torino mostra tratti essenziali di questa condizione, molto discussi e spesso indagati attraverso comparazioni con altri casi esemplari. Detroit su tutti. Da alcuni anni, le ipotesi progettuali maggiormente praticate nella direzione di produrre, attraverso questa contrazione, una nuova configurazione della città, si confrontano con questioni di riciclo, rinaturalizzazione e abbandono. Sono queste le forme di un’azione che potremmo dire dolce e sostenibile rispetto alla possibilità di trattare lo spazio che si libera, il ‘sovrappiù urbano’ (come lo richiama Michele Cerruti But in Oltre la crisi. Biella, tesi di laurea POLITO 2014), lo spazio in più. Ed è attraverso queste azioni che si osserva il modo in cui alcune parti eccedenti della città contemporanea sono oggetto di recupero, talvolta di riappropriazione e riutizzo, come altre di cessioni e separazioni abilmente programmate. La grande enfasi conferita ad orti ed agricoltura in città, l’occupazione di spazi pubblici da parte di attività poco formalizzate (e poco sostenute dalle istituzioni che dovrebbero regolarne gli usi), l’emergenza di forme di coabitazione sempre più coese nell’affrontare problemi (ed il conseguente abbandono di alloggi vecchi in cui si è rimasti soli), le nuove forme dell’associazionismo assistenziale, lavorativo e ludico, sono solo alcuni tra i fenomeni

ascrivibili alla presenza di uno spazio in più nella città. Uno spazio, privato come pubblico, che perde il presidio che finora lo ha regolato. E’ certamente interessante osservare il modo in cui le culture del progetto leggano entro questa perdita di presidio un potenziale. Ma non tutto è perduto. Come tentare allora di immaginare una forma del progetto contemporaneo che provi a confrontarsi con azioni diverse da quelle deboli del riciclo, della rinaturalizzazione e dell’abbandono? Cosa fare dello spazio in più al di fuori di queste logiche molto praticate? Vi sono altri modi per confrontarsi con questa stagione inedita della dismissione, ovunque riscritta, come un tempo, ancora in ragione di qualche opportunità da cogliere? L’esplorazione progettuale che il corso propone, muove da queste domande provando a prefigurare, entro due distinte direzioni (che di seguito chiameremo Petit e Houdini), possibili trasformazioni dello spazio pubblico e dello spazio della residenza in un momento in cui entrambi sono oggetto di una profonda restrizione (di risorse, densità, attività, funzioni e spazio). Il campo di osservazione è Torino sud, entro il quadrante di tre chilometri per sei compreso, in direzione est-ovest, tra Mirafiori Sud ed il Po, ed in direzione nord-sud, tra il Lingotto e Nichelino.


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Petit

Houdini

Lo spazio pubblico si riduce e cambia forma. Assume tratti minimi e mette alla prova strategie dell’essenziale. Ridiscute le forme della modificazione praticate a partire dagli anni ottanta e ritratta quella dimensione olistica, pervasiva e coprente (‘tutto è paesaggio, il paesaggio è un tutto’) che a partire dagli anni novanta ha interpretato il territorio come un grande supporto attraversabile e progettabile in ogni sua parte. Il progetto per le infrastrutture pubbliche della città europea seleziona, opera rinunce, taglia porzioni e sottrae. Affidandosi alla rigidità di un quadro normativo garante, attraverso standard e norme convenzionali, di un minimo di qualità e comfort, e investendo su capabilities e pratiche di progettazione dal basso apparentemente capaci di autoprodurre spazio pubblico. Non solo. Rivedendo strumenti e strategie di progettazione acquisiti entro tradizioni molto consolidate del progetto urbanistico: un progetto di suolo minimo (Quirino Spinelli, Pub-

Anche lo spazio dell’abitare si contrae. Si riduce entro nicchie omogenee dove si sta tra simili, ognuno al proprio posto. Ambiti circoscritti, segnati dalla scarsità di risorse e dai sempre più radi scambi con la città che li accoglie. I quartieri di anziani sono le sedi esemplari di questo abitare lento, meccanico. I progetti di riqualificazione di grandi insediamenti del novecento lavorano sulla loro riconfigurazione in chiave ecologica e sostenibile. Di nuovo, come per lo spazio pubblico, appellandosi a parametri e standard capaci di garantire un grado sufficiente di comfort. Dove un buon capitale sociale sostiene questo tipo di interventi, le nuove nicchie abitative paiono abbastanza effervescenti, sostenute da attività autogestite e protette da comitati. Dove la coesione non produce protagonismo, la nicchia si svuota di densità. Come garantire questa densità? Come far sì che la nicchia sia ricca (di attori, di pratiche, di domande)? Come difendere ed assicurare (anche) una possibilità di evasione senza negare forme di auto-protezione conquistate? L’escapologo Harry Houdini, con le sue acrobatiche, quanto illusorie e ingannevoli fughe, tutela traiettorie progettuali che si confrontano con questi interrogativi.

lic Existenz Minimum. Infrastrutture pubbliche ai tempi della crisi, tesi di dottorato IUAV, in corso di redazione) che il funambolo Philippe Petit ha ridotto ad un filo, molto pericoloso, di enorme impatto simbolico e mediatico.



Torino Sud. Porzione territoriale oggetto della

ricerca e le dieci sezioni territoriali, area

6x4 km


1.

2.

3.

G y m Ci t y

Th e n e s t (I , II )

M i r a f i o r i V i ll a ge (I , II )

4.

S h a r e d G a r d e n Ci t y

5.

6.

7.

8.

Y o un g Ol d P a r k

R |U r b a n Tur i n

Th e G a r d e n L i n e

Th e A uta r ky P r o j ect

9.

P a r k S q uatt i n g

1 0 . R i n gcultur e Tur i n


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Gym City Alice Cerrano, Alessia Dalben, Benedetta Olocco, Enrica Perotti, , Luisa Sarvia;

The Nest I Vanessa Lazzerini, Vittoria Molinaro, Christine Parodi;

R|Urban Turin Filippo Lapuaca, Martina Ponti, Riccardo Raimondo, Giorgia Ravotto, Luca Ruggiero, Sabia Sara

The Garden Line Calcara Alessandra, Canuto Costanza, Colacitti Sylvie;

The Nest II Andrea Liprandi, Sofia Marchesini;

Mirafiori Village Silvia Pallai, Davide Poggio, Vito Sorino, Cecilia Viarengo, Ludovica Viarengo;

Shared Garden City Lucilla Abbattista, Martina Bocci, Elena Rudiero, Francesco Scialdone, Luca Secci;

Young Old Park Stefano Apollonio, Mauro Bertero, Tiziana Donadio, Giovanni Eberle;

The Autarky Project Giada Francesca Arduino, Maria Caterina Bertano, Paolo Bonora, Davide Minervini, Pietro Petrollese;

Squatting Park Giulia Garnero, Davide Genovese, Riccardo Montaldo, Giulio Morello, Ilaria Mutti

Ringculture Turin Arianna Baldoncini, Alberto Barbero, Giulia Barbero, Angela Bramato.



GYM CITY


Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli


Indice

1Il parco nel quartiere, il quartiere nel parco Definizione di un ambito Densità fisica Densità sociale Leggibilità e complessità Focalizzazione Margini e landmark Indagare l’ambito

2Parco di Vittorio Recinti Superfici

3Gym city La città nella città Sensazioni Sistemi di colonizzazione Run.Sweat.Produce. La conquista della città

4Appendice Interviste



IL PARCO NEL QUARTIERE, IL QUARTIERE NEL PARCO

Alessia Dal Ben, Alice Cerrano, Benedetta Olocco, Enrica Perotti, Luisa Sarvia



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DEFINIZIONE DI UN AMBITO Ci troviamo nell’area di Mirafiori Sud, uno dei più grandi quartieri torinesi, tanto da costituire, da solo, una circoscrizione, la X. In particolare il progetto qui di seguito si concentra sulla zona settentrionale del quartiere, più precisamente ancora attorno al Parco di Vittorio, un’area a pochi passi dal complesso della Fiat, dalla ferrovia che giunge al Lingotto e dal grattacielo della Regione Piemonte. L’area, prettamente residenziale, è ben servita da strutture come scuole, centri medici e centri sportivi, disseminati nel tessuto urbano spesso fitto. Il parco è infatti l’unico ampio spazio aperto della zona, che per il resto vede l’erigersi di alti palazzi pluripiano, intervallati da scarsi bassi fabbricati. L’ambito su cui ci si è concentrati è racchiuso dai grandi assi viari quali Via Onorato Vigliani, Corso Unione Sovietica, Corso Eusebio Giambone e l’asse ferroviario. Inoltre è attraversato quasi centralmente da Corso Traiano, il che fa dell’area un’area altamente trafficata. Il traffico automobilistico non corrisponde però al traffico “umano”. Strade spesso deserte, poche persone a passeggio nel parco, un quartiere che sembra assente.


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Densità fisica a mirafiori sud

DENSITA’ FISICA Addentrandosi nell’intorno del parco ci si confronta con uno spazio molto chiuso e introverso: zone residenziali nettamente separate dai percorsi esterni, aree verdi non usufruibili e un parco sottoutilizzato. La volontà del lavoro che segue è quella di analizzare a fondo questo sistema, capire il suo funzionamento, per poi provare a scardinarlo con un progetto che possa far funzionare al meglio l’area. Qui di fianco vengono riportati alcuni dati demografici (fonte Comune di Torino). Tutte queste informazioni ci aiutano a conoscere meglio la popolazione con cui ci si va a confrontare. Nell’ottica di creare un progetto per quest’area è importante conoscere l’utenza che si può raggiungere, in modo da creare un sistema che possa funzionare e risolvere i problemi che la zona può presentare. Le carte nelle pagine seguenti ci aiutano ad identificare meglio quali sono le zone a bassa,alta o media densità attraverso uno studio sulla densità dell’edificato e sulla sua tipologia.

38 985 ab 3 392,65 ab/km2 4,30% pop. torinese

NUCLEI FAMILIARI PER NUMERO DI COMPONENTI x1

36%

x2

31% 17%

x3

2% x5

11%

x4

0,7% x6

POPOLAZIONE PER CIRCOSCRIZIONI

7

6

8 9

5 4

10_MIRAFIORI SUD

1 3

2 18 370 ab età media 44,93

20 255 ab età media 48,25


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0

100

200m

densità media bassa densità alta densità

AREE A BASSA DENSITÀ AREE A MEDIA DENSITÀ AREE AD ALTA DENSITÀ

0

densità media bassa densità alta densità

100

200m

Densità fisica


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0

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200m

Edifici pubblici Edifici condominiali EDIFICI CONDOMINIALI

EDIFICI DI SINGOLA PROPRIETÀ Edifici di singola proprietà EDIFICI PUBBLICI 0

densità media bassa densità alta densità

100

200m

Tipologie Edilizie


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Densita’ sociale - parco

110 Gi

ov

ìm

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gio merig

ed

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dì po Giov e

att

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12 Area Bambini

Martedì

ì

erd

n Ve

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Sabato

ov

ìm

att

5

0

3

gio

ino

merig

ed

dì po

Gi

Giove

DENSITA’ SOCIALE Più interessanti dei dati statistici, ma non slegabili da essi, sono i dati di carattere sociologico rilevati nei frequenti sopralluoghi. Recandosi nell’area individualmente e in cinque momenti diversi della settimana, le percezioni ottenute sono diverse. I grafici a lato rappresentano il variare della densità sociale nell’arco della settimana presa in analisi, e si concentra sul parco. Questa scelta deriva dal fatto che fosse l’unica area in cui si è riscontrata una discreta presenza di persone, il resto del quartiere è risultato essere costantemente quasi deserto. Così ci si è focalizzati sull’analisi interna del sistema naturale, per verificare in quali zone e in quali parti le persone si fermano, vedendo il parco come nucleo centrale dell’idea del futuro progetto. Nelle pagine seguenti vengono riportate le mappe mentali prodotte da ogni componente in seguito al primo sopralluogo, indice di come il luogo viene percepito.

2 Campo calcio

Martedì

ì

erd

n Ve

15

Sabato

ov

merig dì po

Giove

Gi

20

ed

ìm

ino

0

1 Campo bocce

Martedì

ì

erd

gio

att

30 n Ve

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Sabato

Giove

ov

ed

ìm

ino

0

0

0

gio

Martedì

att

merig dì po

Gi

1

Pergolato

ì

erd

n Ve

Sabato

10


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FOCALIZZAZIONE Importante è la focalizzazione della zona, sopratutto quella centrale, che risulta essere interamente dedicata alle attività sportive; con una piscina, diversi campi da calcio e un campo da baseball. Si denota quindi la vocazione sportiva dell’area, che sembra quindi supportare bene l’ambito dell’attività fisica.

Complesso sportivo

Campo da calcio

Campo da calcio


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MARGINI E LANDMARK La carta (pagina seguente) rappresenta tutti quegli elementi percettivi che definiscono l’intero quartiere. I margini, i nodi, i gradienti. I margini più significativi sono quelli formati dagli assi viari più trafficati, che circondano l’area di analisi e che formano una serie di nodi al loro incrociarsi. Questi margini vengono percepiti in modo chiaro e netto visto il grande flusso continuo di auto che li percorre. Un altro tipo di margine altrettanto percebile è quello del piano del ferro che raggiunge la stazione del Lingotto. Esso oltre ad essere un margine è considerato anche un landmark, in quanto elemento caratterizzante la zona. Un altro landmark, questa volta ad ampio raggio, è costituito dal grattacielo della regione, che si staglia a poca distanza dall’area di analisi e che è quindi ben visibile da gran parte del quartiere.

Nodo

Margine barriera-la ferrovia

Landmark ad ampio raggio - il grattacielo visto dal parco

Landmark ad ampio raggio - il grattacielo


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0

EDIFICI COLLETTIVI (SCUOLE, BIBLIOTECHE, CENTRI CIVICI, PALESTRE)

100

200m

NODI

MARGINE SUTURA MARGINE BARRIERA GRADIENTE LANDMARK A BREVE RAGGIO

MARGINE 0

densità media bassa densità alta densità

100

200m

Analisi sociologica


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INDAGARE L’AMBITO Le analisi che vengono presentate nelle pagine seguenti sondano tutto questo contesto fin qui descritto e vogliono mostrarne gli aspetti che si vogliono portare all’interno del progetto per costruirne la sua storia. Analizzare lo spazio pubblico e quello privato ci porta a definire quale dimensione sia prevalente e ad andare nell’ottica di rompere la chiusura di questi grandi spazi residenziali privati verso spazi pubblici di una rinnovata qualità. Al fine di creare questo meccanismo è opportuno conoscere questi spazi a fondo. Si riporta quindi un’analisi sulle tipologie di verde e sulle tipologie di costruito. Le prime, prevalentemente private e di pertinenza di edifici come scuole e strutture sportive; le seconde principalmente edificate in lotti chiusi da recinti e quindi non accessibili. Per andare a indagare più a fondo lo spazio fuori da questi recinti, si analizza il rapporto tra lo spazio pavimentato e quello non pavimentato, facendo emergere gli spazi verdi in cui ipotizzare una possibile esplosione di questo grande polmone verde centrale che è il Parco di Vittorio. Il tema dei recinti si fa poi sempre più evidente fino ad arrivare all’ultima analisi in cui vengono individuati all’interno del tessuto urbano dell’area e suddivisi in base alla loro tipologia: artificiali e naturali, permeabili ed impermeabili. In questo modo ci si può immaginare il flusso della popolazione in questo spazio, che in certi punti trova la strada sbarrata da un cancello oltre il quale può vedere ma non passare, oppure un muro oltre il quale solo chi abita dall’altra parte sa cosa è nascosto.


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0

100

200m

edifici collettivi (scuole, biblioteche, centri civici, palestre aree semicollettive ad accesso regolato aree pubbliche aree private

EDIFICI COLLETTIVI (SCUOLE, BIBLIOTECHE, CENTRI CIVICI, PALESTRE) AREE PUBBLICHE AREE SEMICOLLETTIVE AD ACCESSO REGOLATO 0

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200m

AREE PRIVATE

densità media bassa densità alta densità

Spazi pubblici e privati


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750 m 0

100

200m

Aree pavimentate Aree non pavimentate

AREE PAVIMENTATE AREE NON PAVIMENTATE

densità media bassa densità alta densità

0

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200m

Spazi pavimentati e spazi non pavimentati


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0

100

200m

VERDE PUBBLICO VERDE PRIVATO ATTREZZATURE SPORTIVE

densità media bassa densità alta densità

0

100

200m

Sistemi naturali


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0

100

200m

Recinto artificiale e impermeabile Recinto artificiale e permeabile

RECINTO ARTIFICIALE E IMPERMEABILE 0

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RECINTO ARTIFICIALE E PERMEABILE

densità media bassa densità alta densità

I recinti



PARCO DI VITTORIO

Alessia Dal Ben, Alice Cerrano, Benedetta Olocco, Enrica Perotti, Luisa Sarvia


“Sono il vuoto, non sono diverso dal vuoto, nè il vuoto è diverso da me; in realtà il vuoto sono io” -Jack Kerouac-


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RECINTI In questa sezione si indaga ancora più nel dettaglio l’idea del recinto. Essa nasce dalle aspettative che si erano create sul luogo, immaginandosi edifici aperti e affacciati sul parco, collegati materialmente e mentalmente con lo spazio verde. Quello con cui ci si scontra sono invece residenze che volgono le spalle alla natura e si chiudono nelle loro scatole di cemento. Un rigido funzionalismo governa l’area, costringendo gli abitanti a utilizzare un dato spazio per una data funzione e tutto ciò che sta al di fuori di tale spazio si spegne. I recinti non sono tutti uguali. Alcuni sono barriere invalicabili dalla vista, che costringono il passante a scontrarsi con un pieno che non lascia intravedere cosa risiede al di là. Altre volte sono semplici reti, griglie, steccati, che vogliono rispondere all’esigenza di sicurezza del luogo, al concetto di “privato” e di “area destinata a utenti specifici”, senza però precludere all’osservatore la comprensione di cosa sta a di là. Così nell’approfondire l’analisi di tali recinti all’interno del tessuto, essi vengono catalogati in una sorta di abaco e suddivisi in muro - supporto, che ha funzione di supportare elementi esterni come i cassonetti, muro - specializzazione, come quelli del parco che servono a suddividere le diverse aree di utilizzo, e infine verde proprietà, che identifica gli spazi verdi che sono ad uso esclusivo.

Recinto a MIrafiori Sud


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0,40 m

4m

0,40 m

4m

3m

3m

3m

3m

3m

4m

3m

0,40 m

5,50 m

5,50 m

5,50 m

0,40 m

5,49 m

0,40 m

0,400,40 m m

0,40 m

0,40 m

5,49 mm 5,49

Muro Supporto.


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Muro supporto


32

0,05 m

2m

0,05 m

0,05 m

4,15 m

1,5 m

1,5 m

2m

1,5 m

1,5 1,5mm

1,5 m

2m

4,15 m

4,15 m4,15 m

4,15 m

4,15 m

Muro Specializzazione


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Muro specializzazione


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1,25 m

1,25 m

2,50 m 2,50 m

0,40 m

0,40 m

2,51

0,40 m

0,40 m

2,50 m

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0,40 m

1,45 m

1,45 m

1,45 m

1,25 m

2,51 2,51

Verde ProprietĂ


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Verde proprietĂ



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SUPERFICI Se da una parte le residenze sono introverse, il parco non è da meno. Al suo interno sono racchiuse piccole aree che possono essere paragonate anch’esse a recinti, seppur di natura diversa. Piccole isole indipendenti, relazionate tra loro da percorsi troppo impostati, che non permettono di percorrere il parco in maniera libera ma ne condizionano rigidamente l’attraversamento. Le zone non funzionalizzate risultano così essere vuote, morte. Mentre la parti “recintate” sono le uniche in cui si riscontra densità sociale: campi da calcio, da bocce, isole gioco per bambini; al di fuori di queste zone, il nulla. Quale può essere la causa di questo fenomeno? La popolazione davvero si trova a suo agio solo in zone chiuse e protette? E’ l’unico meccanismo che può funzionare o non si addentra nelle zone non funzionalizzate perché non ha i mezzi per conquistarle? Per rispondere a questi quesiti si è analizzato in maniera approfondita lo spazio. Come varia la pavimentazione, come varia la sezione e la vegetazione del parco, dove si intersecano i percorsi e dove vi sono i recinti.

Parco di Vittorio - viale centrale


FOCUS 1 38

FOCUS 1

ASFALTO PRATO PIETRA PIASTRELLE IN CLS CLS ASFALTO PRATO PIETRA PIASTRELLE IN CLS CLS

0

10

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focus

1


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IL PARCO DI VITTORIO, focus 1


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FOCUS 2

FOCUS 1

ASFALTO PRATO PIETRA PIASTRELLE IN CLS CLS

ASFALTO PRATO PIETRA PIASTRELLE IN CLS CLS

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IL PARCO DI VITTORIO, focus 2


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FOCUS 3 FOCUS 1

ASFALTO PRATO PIETRA PIASTRELLE IN CLS CLS

ASFALTO PRATO PIETRA PIASTRELLE IN CLS CLS

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focus

3


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IL PARCO DI VITTORIO, focus 3



GYM CITY

Alessia Dal Ben, Alice Cerrano, Benedetta Olocco, Enrica Perotti, Luisa Sarvia


“Il mondo appartiene agli energici� -Ralph Waldo Emerson-


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Mappa concettuale

LA CITTA’ NELLA CITTA’. Parco di Vittorio oggi non funziona. E’ un parco banale, poco progettato, che funziona per piccole aree indipendenti in cui si concentrano i visitatori, senza uscirne mai. Forse perché più protetti? O perché sono poche le aree davvero progettate? Immaginiamo di volerlo rivoluzionare: l’idea è quella di aumentare e duplicare le poche aree che ora funzionano, ma collegandole fra loro in modo che collaborino all’interno di un unico tema: la Gym City. Il parco che diventa una città, la città dedicata allo sport ed al wellness. E’ un progetto altamente settoriale, ma che vuole essere una semplice proposta di specializzazione per questa parte di città. Dalle analisi risulta essere un parco separato dal contesto: esso per sua natura non dialoga con la realtà attorno, da cui è diviso tramite i recinti. Si decide così di utilizzare questo carattere peculiare dell’area come punto di partenza per un’integrazione tra parco e costruito. I recinti delle residenze si inspessiscono e diventano volumi, i recinti del parco si moltiplicano e conquistano il verde; si riattivano i percorsi esistenti e se ne creano di nuovi, in modo da dare vita ad un unico grande sistema che funzioni come un organismo. La Gym City è una città nuova, che nasce dall’esistente ma che, in un certo senso, vuole essere indipendente. Sorge così una grande centrale energetica al centro del sistema vegetale: il sudore e la fatica si trasformano in energia elettrica che accende i lampioni del parco e fa funzionare i macchinari della palestra a cielo aperto.

PARCO DI VITTORIO

PERSONE CONCENTRATE IN PICCOLE AREE

PERCHE’?

AL DI FUORI NON HO NULLA

PROTEZIONE

SISTEMA

CREARE UN CHE FACCIA FUNZIONARE TUTTO IL PARCO

GYM CITY


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Grafici interviste

SENSAZIONI . Uno strumento per dare forza all’idea di questa nuova città sono le interviste. Quindici persone incontrate nel parco ci hanno dato le loro opinioni rispondendo alle nostre domande. 1.Perché ti trovi qui? 2.Che tipo di sensazione provi quando vieni al Parco di Vittorio? 3.Ti piacerebbe fare sport all’interno del parco? L’hai mai fatto? 4.Cosa manca nel parco? Cosa ci metteresti? 5.Hai mai percepito queste chiusure/recinti? Se sì, cosa ne pesi? Alcuni abitano nella zona, molti portano a spasso il cane, altri studiano o ci vengono nella pausa pranzo dal lavoro, altri ancora si incontrano con gli amici. Tutti apprezzano ed amano il parco, che definiscono come l’unica attrattiva della zona. Manca però qualcosa, per qualcuno tettoie per ripararsi, per altri bar e chioschi per ritrovarsi con gli amici. Alla proposta di una trasformazione verso un’area dedicata allo sport la reazione è nettamente positiva. Chi già ci viene a correre sarebbe ancora più motivato, gli anziani vorrebbero attività di ginnastica dolce e anche chi non pratica attualmente sport si immagina in questa sorta di Gym City di incominciare a farlo perché più invogliato dall’ambiente favorevole. L’ultima domanda si concentra poi a definire la questione dei recinti, di come e se essi siano percepiti. Qualcuno non ci ha mai dato peso, molti li hanno notati ma li considerano un valore, non un limite. Proteggono le persone, non fanno scappare i cani, non fanno entrare i ladri. Essi sono lì ed hanno un ruolo ben preciso nell’immaginario della popolazione del quartiere.

PERCHE’ TI TROVI QUI?

CHE SENSAZIONE PROVI NEL PARCO?

FARESTI SPORT NEL PARCO?

COSA MANCA NEL PARCO?

HAI MAI PERCEPITO I RECINTI COME CHIUSURA?


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Schema del sistema

SISTEMI DI COLONIZZAZIONE Il parco si anima così di due elementi caratteristici: i volumi addossati ai recinti e le aree disseminate all’interno del parco. Da dove nascono queste forme e come si sviluppano? Le due forme di colonizzazione nascono dalle analisi effettuate sul parco: i recinti, le superfici, le sensazioni. Dall’inspessimento dei recinti, di qualunque natura essi siano, permeabili o no, nascono i volumi; piccoli blocchi che vanno a movimentare e rendere vivi i recinti residenziali che circondano il parco, creando una corona di attività legate al wellness attorno al sistema vegetale centrale. In quest’ultimo una serie di aree nascono come simbolica reiterazione di quelle esistenti, vissute dagli abitanti del quartiere. Anche esse sono aree recintate, di carattere diverso, ma pur sempre circoscritte e racchiuse. Se i recinti vengono visti dagli utenti come un elemento positivo perché eliminarli? Meglio piuttosto valorizzarli rendendoli edifici e spiazzi progettati all’interno del parco. Esso viene così colonizzato, conquistato, da queste attrezzature per lo sport, trasformato in un unico complesso organismo formato da singole parti. Esse possono lavorare da sole come insieme; può esistere volume senza area e area senza volume, così come può nascere un sistema che comprenda le due. Non per forza il parco verrà costruito nel suo insieme. Il processo sarà lento e potrà avere infinti scenari: potranno comparare prima i blocchetti,queste architetture minime addossate ai recinti, o prima le aree, oppure ancora compariranno in simultanea; si potrà colonizzare una parte del parco oppure quella sul versante opposto, compariranno in tempi diversi, per mano di architetti diversi e con materiali e stili diversi. L’unica cosa che accomunerà l’intero organismo sarà il suo scopo: un parco che diventa città dedicata allo sport.

Sistema Singolo Blocchetto

Sistema Blocchetto-area Sistema Singola area


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L’idea proposta nel progetto è quella di un parco dinamico e caotico, dove la gente si muove continuamente e lo fa per la propria salute e per produrre energia indispensabile per il funzionamento del parco. Cuore del parco è infatti una cupola geodetica funzionante da centrale energetica, in cui tutta l’energia prodotta da coloro che corrono sui tapis rulant sparsi nelle aree o che corrono sulle piste da corsa realizzate con pavimenti cinetici, viene immagazzinata, ed utilizzata per il funzionamento degli stessi e per l’illuminazione della Gym City. E’ quindi un sistema che si autosostenta e che può cedere l’eventuale energia in eccesso alla città circostante. Lo scenario che si viene a creare è ricco di vita e di movimento; obiettivo del riprogetto di Parco di Vittorio è infatti il renderlo attivo, invogliare la popolazione a partecipare alla vita di questo sistema, diventando così parte integrante dello stesso. Nel masterplan che segue viene mostrato un possibile scenario. di costruzione del parco; le possibili funzioni e le modifiche della viabilità proposte, con la pedonalizzazione delle aree attorno al parco. Le ipotetiche funzioni da inserire in questo prototipo di Gym City vengono indagate in una serie di zoom e fotomontaggi che vogliono essere delle suggestioni di quello che potrebbe accadere.


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Centro per l’ascolto Veterinario e centro per l’addestramento Campo da calcio

Pet terapy Negozio

Cento Benessere

Rollerblade

Negozio di articoli sportivi

Ciclofficina Centro Estetico

Baby Parking

Centro Medico

Personal Trainer

Mercato Biologico

Spogliatoio

Progetto Pedonalizzazione

Masterplan






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Baby Parking

Baby Parking


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Negozio di Sport

negozio di attrezzatura sportiva


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Personal Trainer e Spogliatoio


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Area sport

Campo da calcio


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Centro Benessere


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Pista da corsa - fotomontaggio


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campo da calcio e skate park

- fotomontaggio


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Parco e cupola geodetica - fotomontaggio


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Aree per lo sport - fotomontaggio




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LA CONQUISTA DELLA CITTA’ L’idea suggerita in quest’ultima sezione è quella di un parco che si possa estendere in ogni direzione, andando a conquistare altre porzioni del quartiere esistente. Così, analizzando gli spazi verdi oggi presenti nell’intorno del parco, ipotizziamo che essi possano diventare una sorta di piccoli frammenti di Gym City esplosi nel costruito. Un piccolo assaggio di quello che succede nel grande cuore sempre in movimento del quartiere. Dei piccoli spazi in cui poter svolgere attività fisica, anche essi collegati con la centrale energetica nel centro del parco: dalla riattivazione del parco alla riattivazione dell’intero quartiere.


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DENSITÀ SOCIALE

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“Non è lui che vuole andare avanti, in realtà non sa star fermo.” -Lucio Anneo Seneca-



THE NEST


Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli


THE NEST I

Vanessa Lazzerini, Vittoria Molinaro, Christine Parodi


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Indice

I . Il quartiere Ippodromo nella città II.Città pubblica/Città privata Geogr afie sociali Mater iali e sistem i Punti di vista

I I I . T h e N e s t I : una città su due livelli



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I. IL QUARTIERE IPPODROMO NELLA CITTA’



L’area oggetto di indagine si colloca nella zona dove un tempo sorgeva l’ippodromo di Mirafiori, precedentemente situato tra le strade che conducevano ad Orbassano e Stupinigi. Nel 1904 il comune di Torino e le autorità militari espropriarono tale terreno per insediare la nuova piazza d’Armi. La Società Piemontese delle Corse si vide quindi costretta a trovare nuovi spazi per le gare; essi vennero individuati nell’area inclusa tra gli attuali corso Unione Sovietica, corso Tazzoli, via Croce e via Vigliani, proprio di fronte a dove, tra il 1936 e il 1939, sorgerà lo stabilimento della Fiat. Nel 1906 venne quindi inaugurato il nuovo ippodromo di Mirafiori dotato di comode tribune e di un pista che misurava 1800 metri, adatta sia per le corse piane che per quelle ad ostacoli. Esso inoltre era dotato di un moderno sistema di irrigazione e di uffici telegrafici e telefonici, che facilitavano le comunicazioni rendendolo non solo luogo di corse e scommesse, ma anche luogo di incontri. L’attività ippica di Mirafiori iniziò a coinvolgere tutta l’economia del borgo che divenne sede di scuderie ed allevamenti, dando alloggio a cavalli e fantini. L’aereoporto di Mirafiori nacque invece nel 1911 e fu uno dei primi costruiti in Italia. Grazie alla sua presenza, Torino e in particolare Mirafiori, vennero scelte come luogo privilegiato di produzione pesante areonautica; durante la seconda guerra mondiale subì un pesante bombardamento e, con l’apertura del nuovo aereoporto di Caselle, venne definitivamente abbandonato nel 1953. Cinque anni dopo venne dismesso anche l’ippodromo per lasciare spazio ad altri palazzi. Questi anni risultarono fondamentali nella definizione dell’attuale assetto di Mirafiori, la cui immagine rimase indelebilmente legata a quella della Fiat.

Ciò appare tanto più evidente se si osserva l’incremento della popolazione che andò a insediarsi attorno ai suoi stabilimenti e che passò da 18.000 abitanti a 141.000, 115.000 dei quali dipendenti della fabbrica. La storia della Fiat Mirafiori affondò però le sue radici già a partire dagli anni Venti, quando il colosso automobilistico iniziò a muoversi sul mercato fondiario dell’area, acquisendo i primi terreni. Nel 1935 l’ingegner Bonadè Bottino portò a compimento la realizzazione di un impianto di oltre 300.000 metri quadrati di superficie coperta, molto più adatto ad una catena di montaggio lineare su modello fordista, rispetto allo stabilimento del Lingotto. La Fiat, con le sue politiche industriali, giocò dunque un ruolo fondamentale nella ridefinizione della Mirafiori post-bellica. In seguito alla successione di fattori favoreli quali la possibilità di avere manodopera a basso costo e una serie di politiche a sostegno dell’impresa, l’azienda potè raddoppiare la propria produzione, ed è proprio in questo clima di “miracolo economico” che il quartiere Ippodromo venne costruito. La società Campo di Mirafiori, proprietaria dell’area dell’ippodromo e della maggior parte delle aree di intervento, rivestì un ruolo cruciale nella costruzione del quartiere. Nel 1958 venne dunque stipulata una convenzione urbanistica tra questa società e la città di Torino che sarà convalidata l’anno successivo e che porterà all’attuale assetto dell’area.


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(In alto) Carta storica dell’istituto geografico militare (In basso) Vista aerea dell’ippodromo di mirafiori


11

(In alto) Corsa ippica al nuovo ippodromo (In basso) Via Onorato Vigliani negli anni ‘60



II. CITTÀ PUBBLICA/CITTÀ PRIVATA



Geografie sociali

La porzione di territorio analizzata si sviluppa a cavallo delle circoscrizioni 9 e 10, estendendosi da Ovest, dove è situato lo Stabilimento industriale della Fiat, fino ad arrivare ad Est, al confine naturale del Po.

La presenza di una pluralità di spazi diversamente specializzati, come si nota dalla precedente analisi relativa alla focalizzazione, contribuisce ad aumentare la complessità nella percezione di quest’area.

Questa parte di città è caratterizzata da una eterogeneità di spazi a diversa densità fisica e sociale; come mostrato nella Figura 1, gran parte dell’area si distingue per l’elevata densità sociale dovuta principalmente alla presenza della Fiat. Il resto della zona presenta invece una densità mista o esclusivamente fisica, grazie alla diffusione di numerosi complessi residenziali dotati di servizi ai piani terra. Il complesso dell’8 Gallery - Lingotto e del Palavela costituiscono invece ulteriori elementi ad alta densità sociale.

Le due circoscrizioni sono attraversate da corso Unione Sovietica che rappresenta il collegamento diretto con il centro città, creando un gradiente che determina una percezione differente dello spazio lungo il suo sviluppo. Un sistema di strade secondarie che si immettono in corso Unione, tra le quali corso Traiano e corso Cosenza, costituisce un esempio di margini sutura, poichè separa e mette in relazione, consentendo una maggiore permeabilità. Un differente tipo di margine, definito barriera, è rappresentato dallo stabilimento industriale della Fiat e dai binari della Stazione del Lingotto che, al contrario dei margini sutura, non consentono alcun tipo di permeabilità, separando in modo netto gli spazi urbani. Sono inoltre presenti due diversi nodi di congiunzione: il primo è rappresentato dalla convergenza dei corsi Agnelli, Unione Sovietica, Settembrini e di via Vigliani; il secondo si trova in corrispondenza della stazione del Lingotto, che rappresenta l’interscambio modale dei trasporti (Figura 3).

Per quanto riguarda la presenza di funzioni dominanti, escluse quella residenziale ed industriale, che costituiscono la vocazione originaria delle due circoscrizioni, è notevole la diffusione capillare di aree riservate all’istruzione primaria e secondaria. Sono inoltre presenti numerose zone per la pratica di attività sportive, tra le quali si contraddistingue il Sisport, centro sportivo dilettantistico sito in via Olivero; l’elevata presenza di Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale (CAAF) permette di definire la zona focalizzata dal punto di vista socio-amministrativo. (Figura 2). In quest’area di matrice novecentesca continua ad essere presente una scansione viaria regolare, caratterizzata da strade ortogonali e viali che richiamano i collegamenti seicenteschi tra le residenze sabaude. Tale aspetto morfologico consente un elevato livello di leggibilità dell’intera zona; a ciò contribuisce inoltre l’omogeneità nell’allineamento dei fronti edificati e la compatibilità degli stili architettonici, dovuta alla costruzione degli edifici nel medesimo periodo storico.

Il polo industriale della Fiat e il Palavela costituiscono dei landmark a breve raggio, ovvero riferimenti percettivi che catalizzano l’attenzione e favoriscono la schematizzazione cognitiva dello spazio; la percezione ad ampio raggio è favorita invece dalla presenza delle Stazioni ferroviarie del Lingotto e di Porta Nuova. Questi elementi costituiscono allo stesso tempo luoghi simbolici che testimoniano la storia e le trasformazioni della città, insieme al Mausoleo della Bela Rosin e all’ 8 Gallery (Figura 4).


16

Densità mista Densità sociale Densità fisica

0

250

500

1000m

Mappa densità fisica e sociale Fig. 1


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Giardino via Erasmo da Rotterdam


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Sport e tempo libero

Servizi socio - sanitari

Industria

Servizi commerciali

Servizi pubblici amministrativi e sociali

Luoghi di culto

Istruzione

0

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1000m

Mappa focalizzazione Fig.2


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Parrocchia san Giovanni Maria Vanney


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Margini sutura Margini barriera Gradienti Nodi di congiunzione

0

250

500

1000m

Mappa margini, gradienti e nodi Fig.3


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Corso Traiano


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Stazione Porta Nuova

FIAT Stazione Lingotto 8 Gallery

Mausoleo della Bela Rosin

Percorsi nel verde ViabilitĂ principale

Pala Vela

Landmark ad ampio raggio Landmark ad breve raggio Luoghi simbolici

0

250

500

1000m

Mappa percorsi, landamrk e luoghi simbolici Fig.4


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Ingresso principale della Fiat su corso G. Agnelli



Materiali e sistemi

Mentre le analisi precedenti hanno messo in evidenza aspetti legati ad una scala territoriale maggiore, ci si è concentrati succesivamente ad una scala di quartiere, andando ad analizzare le relazioni che intercorrono tra le nove corti che costituiscono il Quartiere Ippodromo. Le tipologie di edifici presenti, con altezze che variano dai sette ai quattordici piani, rappresentano un’architettura massiccia, industriale e spesso sovradimensionata. L’area, grazie alla presenza di vie come Onorato Vigliani e corso Traiano, che si immettono direttamente in corso Unione Sovietica, risulta essere facilmente collegata con il centro della città; inoltre la presenza di più di due chilometri di pista ciclabile in corso Traiano, contribuisce ad arricchire il sistema della viabilità. Come mostrato in Fig. 9, si può notare la mancanza di collegamenti trasversali diretti tra le corti, in quanto i piani terra costituiscono una barriera, tale per cui la via di accesso e di uscita a quest’ultime risulta essere la stessa. I piani terra delle corti residenziali sono caratterizzati dalla presenza di esercizi commerciali e studi privati di vario genere; in particolar modo, quelli che affacciano su via Cercenasco e via Nichelino, sono contraddistinti da un sistema di portici. Gli accessi ai vani scala che danno sull’esterno delle corti vengono utilizzati in egual modo dai condomini e da coloro che devono usufruire di tali servizi, mentre gli accessi secondari interni sono esclusivamente privati. All’interno delle corti sono collocati volumi dedicati talvolta a esercizi commerciali (Toysland, supermercato Pam), talvolta a garage, rendendo tale spazio ad uso pubblico; inoltre, attorno a questi manufatti e lungo il perimetro degli edifici, vi sono parcheggi a raso. Tra questi insediamenti residenziali sono presenti spazi verdi di pertinenza condominiale, che nella maggior parte dei casi risultano essere delimitati

e chiusi da cancelli, rendendoli non accessibili anche ai residenti stessi. Le due file di corti residenziali sono separate da via Cercenasco e via Nichelino, le quali poi, trasformandosi in via Bartoli e via Gianelli, racchiudono la scuola secondaria di primo grado Piero Calamandrei, una scuola d’infanzia municipale e il complesso della Parrocchia san Giovanni Maria Vanney.


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Spazio ad uso pubblico

0

50

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200m

Morfologia dello spazio ad uso pubblico Fig. 5


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Portici di via Matteo Bartoli


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Spazio ad uso privato/condominiale

0

50

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200m

Morfologia dello spazio ad uso privato/condominiale Fig.6


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Spazio verde condominiale tra le corti


30

Edifici non residenziali ad uso pubblico (chiese, monumenti, attrezzature del welfare, grandi contenitori commerciali)

0

50

100

200m

Edifici ad uso pubblico Fig.7


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Esercizio commerciale interno alla corte


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Insediamenti per il lavoro (edifici artigianali, industriali, direzionali) Insediamenti residenziali di grande dimensione e tessuti consolidati Insediamenti residenziali di piccola dimensione (case unifamiliari e bifamiliari su lotto, tessuto rado)

0

50

100

200m

Edifici ad uso privato Fig.8


33

Corti residenziali


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Percorsi privati Strade pubbliche carrabili Marciapiedi e percorsi ciclopedonali

Percorsi privati Strade pubbliche carrababili Marciapiedi e percorsi ciclopedonali

Assonometria dei percorsi Fig.9


35

Scuola d’infanzia municipale

Scuola sec. I grado Piero Calamandrei

Parco giochi

Parcheggio Caio Mario

Servizi commerciali interni alla corte

Spazi ad uso pubblico Spazi ad uso privato

Spazi ad uso pubblico

Spazio verde condominiale

Spazio verde condominiale

Spazi ad uso privato

Assonometria degli spazi Fig.10




Punti di vista

La pianificazione e la progettazione urbana necessitano di strumenti analitici per poter approfondire le caratteristiche del territorio in cui si opera ed evidenziarne le problematiche. Qualunque intervento sul territorio infatti, che vada ad arricchire o a modificare l’esistente, è destinato a trasformare gli aspetti relativi alla vita sociale ed economica della popolazione insediata. Per questo motivo un’indagine diretta su un campione di tale popolazione risulta fondamentale per poter raccogliere opinioni, percezioni, attese e timori rispetto all’intervento urbano che si prevede di realizzare. La tipologia di indagine utilizzata è quella dell’intervista ad un campione di soggetti scelti in quanto testimoni di un fenomeno e qualificati poichè, abitando e lavorando nel quartiere studiato, sono in possesso di conoscenze dettagliate e sono in grado di esprimere valutazioni e proposte più di chiunque altro. Il primo passo è stato quello di definire la traccia dell’intervista da sottoporre agli interlocutori, cercando di formulare una serie di domande che consentissero di ricavare opinioni sul grado di funzionamento del quartiere e del suo adeguamento alle esigenze dei residenti. Nella scelta degli intervistati si è cercato di riprodurre la varietà di ruoli e atteggiamenti presenti nel contesto; il campione risulta costituito da nove testimoni: un pensionato di 72 anni - uno studente della scuola superiore di 18 anni - una studentessa universitaria di 24 anni- un medico di 53 anni con studio al piano terra di una delle corti - una giovane coppia in cui il marito, di 35 anni, è impiegato presso la Pam del quartiere, mentre la moglie, di 32 anni, è impiegata come maestra nella scuola d’infanzia in via Cercenasco- una signora di 45 anni attualmente disoccupata- una coppia in cui il marito, di 60 anni, è professore in una scuola superiore e la moglie, di 57 anni, è impiegata

presso un ufficio postale. Le interviste sono state condotte giovedì 30 aprile e sabato 2 maggio, in diversi punti del quartiere, come mostrato in Fig. 11; ad ogni testimone sono state sottoposte sei differenti domande a cui è stato chiesto di rispondere fornendo inizialmente una votazione da 1 a 10 (1 rappresenta il giudizio più negativo e 10 quello più positivo), e di aggiungere poi delle considerazioni personali ulteriori. Alla domanda «Si ritiene soddisfatto/a dalla presenza di servizi ai piani terra dei palazzi?», è significativo osservare come sette intervistati su nove abbiano espresso un giudizio positivo con votazioni comprese tra 6.5 e 8, soprattutto per l’elevata dotazione di esercizi commerciali quali panetterie, macellerie e negozi di abbigliamento, nonostante la loro collocazione risulti essere troppo dispersiva. Le successive quattro domande hanno cercato di indagare la percezione degli spazi interni ed esterni alle corti; alla domanda «Ritiene soddisfacente il numero di parcheggi pubblici?», sei testimoni hanno espresso un giudizio negativo con votazione inferiore al 5.5, mentre i restanti tre si sono ritenuti soddisfatti dai parcheggi che sono presenti all’interno delle corti. Sempre su questo tema, è stato poi chiesto se fosse sufficiente il numero di parcheggi privati e garage e, come nel caso precedente, sei persone hanno espresso la necessità di una dotazione maggiore di parcheggi ad uso esclusivo dei residenti. Per quanto riguarda gli spazi verdi tra le corti, che dovrebbero essere di pertinenza condominiale, ma che dai sopralluoghi risultano essere chiusi da cancelli, si è cercato di capire se i residenti ritenessero proporzionato il rapporto tra le spese di manutenzione di questi luoghi e il loro effettivo utilizzo; considerando un solo astenuto, è notevole il fatto che cinque interlocutori, con votazioni


39

comprese tra 5.5 e 3.5, ritengano assolutamente inadeguata questa spesa, dato che tali spazi sono manutenuti periodicamente da giardinieri, ma a nessun residente è consentito entrarvi per poterne usufruire. Dato che i sopralluoghi avevano già messo in evidenza l’assenza di spazi ad uso privato, si è cercato di capire se la popolazione insediata potesse essere favorevole alla loro creazione, chiedendo di fornire anche degli esempi al riguardo. Rilevante è che sette testimoni su nove sarebbero fortemente inclini alla realizzazione di questi spazi, che potrebbero assumere l’aspetto di aree dedicate al gioco dei bambini o dotate di campetti sportivi per i ragazzi residenti, nonchè zone dedicate ad attività ricreative per anziani o per l’organizzazione di attività comuni quali ad esempo barbecue. Per quanto riguarda la percezione di sicurezza del quartiere, si è domandato agli intervistati se si sentissero sicuri nel rientrare a casa anche a ore tarde; a tale proposito la maggior parte dei tesSupermercato Pam

timoni ritiene il quartiere sufficientemente sicuro e, anche grazie al buon livello di illuminazione stradale, non avverte alcun senso di pericolo nel rincasare la sera. A discapito delle aspettative iniziali, la percezione generale è quella di un quartiere sicuro, grazie ad un buon livello di illuminazione pubblica; al contrario, la maggior parte dei risultati dell’indagine hanno evidenziato aspetti concordanti con quanto era atteso prima dello svolgimento dell’intervista: non risulta infatti una netta distinzione tra spazi ad uso pubblico e ad uso privato, tanto che i residenti hanno evidenziato il desiderio di poter disporre di aree ad uso prettamente condominiale dotate di attrezzature, in modo tale da poterle effettivamente fruire.

Spazio verde condominiale

Campo sportivo Parrocchia San Giovanni Maria Vanney

Parcheggio interno alla corte

Giardino via Erasmo da Rotterdam

Portici di via Nichelino

Zone del quartiere dove si sono svolte le interviste Fig.11



III. THE NEST I: UNA CITTA’ SU DUE LIVELLI



43

+ 4.00 Piastra ad uso privato

Esploso assonometrico di progetto


44


45

La città oggi deve essere riconosciuta come un importante capitale fisso sociale, composta da edifici e suoli, nonchè da una dotazione spesso generosa di attrezzature e servizi. In esso e nel suo riuso, si è individuato una grande occasione per orientare e mettere alla prova strategie capaci di ripensare le forme e le modalità di funzionamento della città esistente, i suoi margini di adeguamento a nuove esigenze e modi di abitare. L’ approccio che si è deciso di adottare non mira a rimpiazzare le tipologie esistenti, quanto ad estenderle e arricchirle, in un modo che possa incrementare la logica iniziale dell’edificio. La tipologia non viene considerata un elemento fisso e immobile, ma con la potenzialità di svilupparsi e arricchirsi con funzioni aggiuntive. L’idea di creare un doppio suolo all’interno delle corti, saturandole completamente, deriva dalla consapevolezza dell’assenza di spazi ad uso esclusivamente pubblico e privato. L’inserimento di una piastra determina la creazione di uno spazio pubblico al piano terra in sostituzione dei precedenti volumi, la cui funzione non sempre era facilmente distinguibile, concorrendo a delineare l’immagine di uno luogo ambiguo. Questo comporta la nascita di un’area commerciale climatizzata costituita da una serie di negozi all’interno di volumi dalle forme circolari che contribuiscono ad incrementare la dotazione di servizi dell’intero quartiere. Un’altra conseguenza di questo intervento è la riqualificazione di quelli che un tempo erano gli accessi interni secondari esclusivamente condominiali, che acquisicono in tal modo la stessa dignità degli accessi esterni; inoltre i servizi già presenti ai piani terra aumentano il loro valore, guadagnando un secondo affaccio sul nuovo ambiente commerciale che permette l’allestimento di vetrine. (Fig. 12) Al di sopra delle piastra viene a crearsi uno spazio

ad uso esclusivamente privato, a cui i residenti hanno accesso diretto tramite i vani scala già presenti; al fine di renderlo realmente fruibile, anche tenendo conto dei suggerimenti espressi dal campione di testimoni intervistati, sono stati inseriti due campetti per i ragazzi più grandi, uno da calcio e uno da basket, uno spazio dedicato al gioco dei bambini, uno per le attività degli anziani ed infine una tettoia che consenta lo svolgimento di attività ricreative all’aperto. Per quanto riguarda il verde condominiale presente tra le corti, non realmente fruibile dai condomini, si interviene andando ad eliminare completamente questi giardini; al loro posto si inserisce una serie di parcheggi a raso, sia pubblici sia privati, in modo tale da restituire ai residenti, incrementandoli, i posti auto eliminati per l’inserimento della piastra.

Tipologie di affaccio sulla nuova corte commerciale Fig.12


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Spazio ad uso pubblico

Costruito ad uso pubblico

Percorso carrabile

Spazio ad uso privato

Costruito ad uso privato

Percorso pedonale

Accesso residenziale

Situazione attuale


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Spazio ad uso pubblico

Costruito ad uso pubblico

Percorso carrabile

Spazio ad uso privato

Costruito ad uso privato

Percorso pedonale

Accesso residenziale

Situazione di progetto


0

2

4

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Pianta piano terra


0

2

4

8m


Pianta primo piano




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Vista del piano terra


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Vista della piastra ad uso privato


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Vista area commerciale


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Vista piastra ad uso privato



THE NEST 11


Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli


THE NEST 11

S ofia M archesini Andrea Liprandi



Indice

1Uno spazio escluso dalla città 2Community Land Trust Mirafioti Sud Un nuovo modello L’immigrazione nella circoscrizione 10 di Torino

3The Nest Three in one Abitare presso un luogo marginale Le funzioni interne Un abitare personalizzato



Uno spazio escluso dalla cittĂ


8

L’area di Mirafiori sud e il triangolo evidenziato

Nell’area di Mirafiori Sud, tra Via Onorato Vigliani e Strada delle Cacce a Torino trova l’esempio perfetto dello “Spazio in più”. La nostra analisi verte su uno spazio singolare sia nella forma sia nelle funzioni. Tre strade circondano un triangolo che sembra lo spazio escluso dai tre fronti che presentano costruzioni residenziali molto alte, case popolari e il Parco del CNR. Via Onorato Vigliani, Strada Delle Cacce e Via Angelo Fortunato Formiggini sono i fronti del triangolo. Il fronte che possiamo subito percepire è un fronte duro, dove manca la totale relazione tra un blocco e l’altro, noi ne abbiamo evidenziati tre. Il fronte su Strada delle Cacce è prevalentemente suolo impermeabile con poca permeabilità dall’esterno poiché è tutta un’area private residenziale, l’unico punto di accesso che abbiamo trovato è una piccola Strada Bianca che porta verso il Centro Sociale e il Centro Sportivo. Il fronte su Via Onorato Vigliani presenta delle case in condomini-palazzo da circa 14 piani ciascuno, dove la maggior parte degli immobili sono in vendita. La popolazione è prevalentemente anziana e le aree permeabili che circondano i palazzi sono prevalentemente mal tenute, (cfr. The Nest One). Il fronte di via Angelo Fortunato Formiggini costeggia il parco Nino Farina, un esempio di naturalità che trasmette un senso di abbandono e di insicurezza: sono evidenti atti di vandalismo, parco giochi mal tenuto, erba non tagliata, tutti elementi che non garantiscono il comfort del luogo. Sempre sulla via dall’altra parte della strada si trova la recinzione del parco Scientifico Tecnologico del CNR anch’ esso in parziale stato di smantellamento. Comprendere quest’area non è stato semplice, ma ci ha permesso di entrare nel profondo e analizzare ogni singolo dettaglio che presentiamo con le mappe seguenti, le quali dimostrano come funzionano le aree di pertinenza, lo stato di fatto del triangolo, il sistema della naturalità che lo circonda. L’esercizio

è stato complesso perché la prima analisi ottenuta con i nostri sopralluoghi, ci ha portato di fronte a un luogo abbandonato e cupo dove era difficile entrare data la mancanza di accessi pubblici. Se prima era una grande area dedicata all’ aeroporto civile e militare, luogo di sperimentazioni e luogo attivo grazie all’inserimento dell’azienda FIAT, l’area si era sviluppata con la costruzione di residenze popolari e industrie che lavoravano in funzione di essa. La crisi e il decentramento della produzione della FIAT, porta questo spazio a diventare sempre più decadente, dove la popolazione che risiede è anziana o immigrata, visto il prezzo basso del costo dell’immobile. Da un’ analisi sociologica e di densità ci siamo accorti come si siano sviluppate intorno al nostro punto aree più consolidate e meno frammentate. Come spunto progettuale abbiamo utilizzato un modello economico, quello della Community Land Trust e abbiamo provato ad applicarlo al nostro “spazio escluso”, Ipotizzando una dimensione urbana qualitativamente valida, atta a ospitare le popolazioni immigrate e mantenendo sempre il concetto di intrusione, il quale è generato dai fronti duri che il luogo preserva.


9

0

1000

2000m


10

Giardini Nino Farina


11

AREE CONDOMINIALI PARCO TECNOLOGICO PARCHI

0

1000

2000m

AREE SPORTIVE

Analisi dei sistemi della naturalita’


12

Parco colonnetti e il tessuto residenziale


13

AREE SPORTIVE LUOGHI DI ISTRUZIONE AREA RESIDENZIALE PARCO TECNOLOGICO CNR

0

1000

2000m

INDUSTRIE

le funzioni


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ZONE A BASSA DENSITA’ SOCIALE

0

1000

2000m

ZONE AD ALTA DENSITA’ SOCIALE

Carta della densita’ sociale


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LEGGIBILITA’ ALTA, COMPLESSITA’ ALTA LEGGIBILITA’ BASSA, COMPLESSITA’ ALTA LEGGIBILITA’ BASSA, COMPLESSITA’ BASSA

0

1000

2000m

LEGGIBILITA’ ALTA, COMPLESSITA’ BASSA

Carta della leggibilita’ e complessita’


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17

Community Land Trust Mirafiori Sud


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Parco colonnetti con il tessuto residenziale


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Immagini storiche dell’area di via onorato vigliani

Ortofoto del triangolo preso in analisi

L’analisi che abbiamo fatto è stata precisa negli spazi e nelle funzioni che sono inseriti nel “Triangolo”. Abbiamo utilizzato due immagini evocative per far comprendere com’era prima Mirafiori Sud. La rappresentazione dello stato di fatto rileva come fosse un polo dedicato quasi esclusivamente al lavoro legato alla FIAT . Molte delle aziende che ci sono tuttora hanno subito una forte decrescita del lavoro, che si legge ai nostri occhi come stato d’abbandono dell’edificio stesso. Questi spunti ci hanno permesso di arrivare alla parte del progetto urbano e l’applicazione del modello della Community Land Trust. Se le aziende tenevano in vita questo spazio ora abbandonato, così un nuovo insediamento può tornare a dare vita al “Triangolo”. Non si tratta di costruzioni a forte impatto ma anzi un piccolo spazio perfetto e modulabile e confortevole. Come una catena di montaggio di un’azienda, abbiamo provato a mantenere uno spazio esclusivo che lavora connesso ai tre spazi, quelli che abbiamo definito i tre nidi.


20

A

C

B

0

100

200

400 m

Il Triangolo di Mirafiori tra via Onorato Vigliani, Strada delle Cacce e Via Formiggini


21

A

- Tessuto misto -- Aree mercatali e di commericio

B

- Parco pubblico - Centro ricerca metrologico

C

- Area residenziale - Zone mercatali - Forte attivita’ commerciali sulle vie di percorrenza principali

I tre fronti del triangolo


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Impresa mandrini autocentranti

Autolavaggio Azienda vernici industriali Rivest Consolato del Rwanda

ASSE PEDONALI ASSE CARRABILE ACCESSI PRINCIPALI

0

100

200 m

TRASPORTI

La viabilita’ intorno al triangolo e lo stato di fatto delle presenze nell’area


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Fronte Strada delle Cacce

Fronte Via Onorato Vigliani

Fronte Via Angelo Fortunato

RESIDENZIALE LOCALI COMMERCIALI NON ANALIZZATO

ANALISI DEI FRONTI DURI ATTORNO AL TRIANGOLO PER COMPRENDERE L’ACCESSO


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Ci è servita l’analisi sociologica e le interviste per capire come il luogo si presenta e come viene percepito. Soprattutto perché dopo i molteplici sopralluoghi, l’area ci sembra sempre più senza spunti visto lo stato di abbandono che presenta. Il momento delle interviste è stato utile per la nostra fase progettuale e per comprendere la zona con cui ci stavamo confrontando. Poiché la zona intorno al triangolo non è molto frequentata, ci siamo spostati verso le strade parallele. La zona è considerata dagli stessi utenti abbandonati, ci è stata descritta la forte decrescita delle industrie che ora sono sempre più fatiscenti. Abbiamo selezionato i campioni durante vari orari della giornata e selezionato varie fasce d’età per comprendere com’era percepito il luogo. Pensavamo di poter riuscire a chiedere alle persone di disegnare delle mappe mentali agli utenti ma questo portava via loro troppo tempo. Riassumiamo nello schema a fianco i principali temi che sono emersi dalle interviste. Gli input che ci hanno dato i vari campioni intervistati sono quelli che ci hanno spinto a creare questo luogo perfetto a dimensione d’uomo per far sentire lo straniero a casa e dar qualità al quartiere, integrando il più possibile la popolazione grazie al polo pubblico. Di seguito riportiamo le interviste effettuate e i relativi feedback: CAMPIONE INTERVISTA N°1 Data: giovedì 30 aprile Posizione: Via Onorato Vigliani - zona mercato Campione maschile, 50-60 anni Cosa ne pensi del parco? Sai cosa è? Sai quali attività si svolgono al suo interno? Il parco principalmente lo uso per portare in giro il cane la sera dopo il lavoro e non lo uso per nessun’ altra attività. So che non è una zona molto ben frequentata, soprottutto nelle ore serali. Per quanto riguarda il la parte privata a fianco al parco Colonnetti non ne so molto, non vedo mol-

to movimento al suo interno. Quali migliorie vorresti in termini di servizi e attività? Mah sinceramente ora su due piedi non saprei. Basterebbe anche solo tagliare l’erba nel giardino Nino Farina qua davanti per ritornare ad una situazione più normale. Senti la mancanza di qualcosa? Sento la mancanza della sicurezza di uscire di casa. Sabato qualche isolato più avanti c’è stata un aggressione a uno stand del comitato di quartiere da parte di alcuni ragazzi, e sinceramente non mi sento molto sicuro quando esco di casa CAMPIONE INTERVISTA N°2 Data: giovedì 30 aprile Posizione: Fermata del 4 Campione femminile, 50-60 anni Cosa ne pensi del parco? Sai cosa è? Sai quali attività si svolgono al suo interno? Il Parco Colonnetti non lo attravarso praticamente mai, so che non è ben frequentato e le volte che sono in quella zona cerco sempre di aggirarlo dal marciapiede in caso di ore serali. So poi che c’è un centro ricerca a fianco, ma mi sembra molto abbandonato. Sinceramente non so quali attività vengono svolte. Quali migliorie vorresti in termini di servizi e attività? Mi vien da pensare attività per giovani, aree un pò più belle, curate e ben frequentate. Vedo molte volte mio figlio che per uscire la sera deve sempre andare in centro, dice che qua non c’è nulla da fare. Senti la mancanza di qualcosa? Sinceramente no a parte quanto detto in precedenza, nonostante tutto vivo bene così.


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Campioni

Donna

50-60

Sicurezza

Abbandono

Servizi

Maschio

30-35

Sicurezza

Abbandono

Punto di Ritrovo

50-60

Sicurezza

Abbandono

70-75

Sicurezza

Abbandono

Uomo

Servizi Vicini

FEEDBACK CAMPIONI INTERVISTE


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Per concepire lo spazio abbiamo dovuto immergerci completamente provando a coinvolgere anche le nostre sensazioni, non fermandoci ad un’ analisi percettiva traducendola esclusivamente con le mappe della viabilità, del tessuto edilizio, delle strutture, del verde. Lo spazio ci ha dato un livello di sorpresa basso, perché eravamo già a conoscenza che l’area fosse abbandonata però non neghiamo che ci ha lasciato basiti e privi di stimoli all’inizio. Reinterpretare uno spazio che presenta una forma geometrica totalmente estranea all’ambiente, che presenta uno stato di abbandono e insicurezza, ci aveva evidentemente bloccato sia nella fase di analisi sia nella fase progettuale. Forse quello che ci ha permesso di trovare i punti di forza di quest’area è stato proprio questo, lo stato di sorpresa/delusione ci ha fatto scattare un meccanismo di tentativi per riuscire a “coprire” questo suolo. L’esclusiva della posizione di questo triangolo è ciò che ci ha permesso di scrivere nero su bianco le potenzialità. Qui proviamo a fare un focus per farvi comprendere meglio com’è composto questo triangolo. Abbiamo evidenziato tutte le funzioni che creano questo e tessuto e abbiamo collegato le immagini acquisite durante il sopralluogo ai rispettivi dettagli degli edifici che compongono il triangolo. Come abbiamo ripetuto più volte la zona è tralasciata, le industrie si sono ridotte e i percorsi specialmente verso l’attuale parco non garantiscono la sicurezza per chi li attraversa. Nella nostra idea progettuale abbiamo tenuto conto di questi dati e provato a tenere la caratteristica del luogo introverso riqualificandolo totalmente.


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A

D

A

INDUSTRIA MARIO PINTO MANDRINI AUTOCENTRANTI

B

INDUSTRIA COMPONENTI PLASTICI

C

AUTOLAVAGGIO

D

GIARDINI NINO FARINA

E

AGENZIA MONVISO SRL

F

INDUSTRIA VERNICI RIVEST / DISTRIBUTORE IP

B

C

E

F

0

100

200 m

IL triangolo allo stato attuale


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Ingresso principale su Strada delle cacce

Ingresso parcheggio

Copertura a shed con esposizione a ovest

Parcheggio esterno privato - 2400 mq

Industria Mario Pinto Mandrini Autocentranti su strada delle cacce


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Immagini dell’azienda , la quale ha ridotto la produzione a torino dal 2006


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Ingresso principale su Strada delle cacce

Tecnocad: Progettazione componenti plastici

Tecnocim: Programmazione gestione personalizzazione su windows e cad

Parcheggio esterno privato - 900 mq

Tecnomill: Fabbricazione di altre parti ed accessori per autoveicoli e loro motori nca

Industria polifunzionale dedicata al settore automobilistico


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Immagini dell’azienda dall’alto e dell’ingresso, Mirafiori

aveva vinto un capannone nella zona tne di


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Lavaggio self-service 6 box

Ingresso su Strada delle cacce

Magazzini per stoccaggio materiali

Lavaggio automatico

Doppio ingresso su Via Onorato Vigliani

Autolavaggio


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Immagini attuali dell’Autolavaggio di via Onorato Vigliani


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Verniciatura industriale in Cataforesi anticorrosione

Area esterna per deposito materiale

Distributore carburante IP

Ingresso su Via Onorato Vigliani

Azienda Rivest e Benzinaio Ip


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Immagini attuali dell’Autolavaggio di via Onorato Vigliani


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Distribuzione deposito logistica auto

Parcheggio esterno privato 10000 mq

Ingresso su Via Onorato Vigliani

Parco Macchine e Azienda Monviso srl e consolato rwanda


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Consolato repubblica di belarus consolato del rwanda


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Area Gioco Maltenuta

Vegetazione in forte crescita

Percorsi interni e arredo urbano in stato di degrado

Giardini Nino Farina


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Giardino Nino Farina


40


41

Community Land Trust Mirafiori Sud


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Per il nostro progetto abbiamo deciso di basarci sul modello della Community Land Trust che si può riassumere su i seguenti punti: • Organizzazione no-profit esentasse. Un CLT è un’organizzazione indipendente senza fine di lucro istituita legalmente nello stato in cui si trova. La maggior parte dei CLT mira le proprie attività a risorse verso attività caritatevoli come fornire alloggi per le persone a basso reddito e riqualificare i quartieri degradati. • Proprietà duale. Una società no-profit (il CLT) acquisisce più parcelle di terreno in un’area geografica mirata con l’intenzione di conservare la proprietà di tali parcelle in perpetuo. Ogni edificio che si trova già sul terreno o in seguito costruito è venduto a un singolo proprietario di abitazione, a una cooperativa edilizia, a un costruttore di alloggi per affitto senza scopo di lucro, o a qualche altro ente no-profit, governativo o di lucro. • Terra in locazione. Anche se i CLT si propongono di non rivendere mai la propria terra, essi ne prevedono l’uso esclusivo da parte dei proprietari degli edifici ivi situati. Appezzamenti di terreno vengono trasmessi ai proprietari di case singole (o ai proprietari di altri tipi di strutture residenziali o commerciali) attraverso contratti di locazione fondiaria a lungo termine. Questo contratto tra il proprietario terriero (il CLT) e il proprietario dell’edificio protegge gli interessi di quest’ultimo in materia di sicurezza, riservatezza, eredità ed equità, mentre fa rispettare gli interessi del CLT a conservare l’uso appropriato, l’integrità strutturale, e la disponibilità continuata a prezzi accessibili di eventuali edifici situati sul suo territorio. • Prezzi sempre accessibili. Il CLT mantiene un’possibilità di riacquisto su qualsiasi struttura residenziale (o commerciale) situata sulla sua terra, se il proprietario dovesse scegliere di

vendere. Il prezzo di rivendita è fissato da una formula contenuta nel contratto di locazione del terreno progettata per dare ai proprietari di abitazione attuali una congrua remunerazione del loro investimento, dando al tempo stesso agli acquirenti futuri equo accesso ad un alloggio ad un prezzo accessibile. In base alla progettazione e intenzionalmente, il CLT si impegna a preservare l’accessibilità economica delle abitazioni (e delle altre strutture) - un proprietario dopo l’altro, una generazione dopo l’altra, a tempo indeterminato. • Responsabilità perpetua. Il CLT non scompare una volta che un edificio è venduto. Come proprietario della terra sottostante e con l’incarico di titolare di una possibilità per riacquistare qualsiasi edificio situato sulla sua terra, il CLT ha un costante interesse per ciò che accade alle strutture e alle persone che le occupano. Il contratto di locazione terreno richiede l’occupa zione diretta da parte del proprietario e l’uso responsabile dei locali. Qualora gli edifici diventino un pericolo, il contratto di locazione terreno dà al CLT il diritto di intervenire e imporre riparazioni. Il CLT rimane una delle parti del contratto, salvaguardando l’integrità strutturale degli edifici e la sicurezza residenziale degli occupanti. • Fondamento comunitario. Il CLT opera all’interno dei confini fisici di una località mirata. È guidato dalle persone che considerano tale località la propria casa, e nei loro confronti è responsabile. Qualsiasi adulto che risieda sulla terra del CLT e qualsiasi adulto che risieda nella zona considerata dal CLT la propria “comunità” può divenire socio votante del CLT. Questa “comunità” può comprendere un solo quartiere, quartieri multipli, o, in alcuni casi, un intero paese, una città o provincia.


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Acquisto di Terreno

Costruzione di Residenze 75% rendita al CLT

CLT organizzazione senza fine di lucro

Investimento

Mantenimento Servizi

Vendita

69% CLT reinvestito

Vendita Case 1/3 Stakeholder Expert

ico om on Ec llo ode tM rus dT Lan unity Comm

CTL govervnato

6% rendita al CLT

1/3 Community Resident 1/3 Community CLT Resident

CLT dedicata alla popolazione immigrata

a to ca pli Ap

ir M

afi or iS ud

Community Land Trust


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• Controllo dei residenti. Due terzi del CdA di un CLT sono nominati, eletti e composti da persone che abitano sulla terra del CLT, oppure risiedono nella comunità circostante. • Governo tripartito. Il CdA del CLT “classico” è composto di tre parti, ognuna formata da un numero eguale di seggi. Un terzo del consiglio rappresenta gli interessi di chi affitta la terra dal CLT (i “rappresentanti dei locatari”). Un terzo rappresenta gli interessi della comunità circostante (i “rappresentanti generali”). Un terzo è costituito da funzionari pubblici, finanziatori locali, fornitori non profit di alloggi o di servizi sociali, e di altri individui preposti a rappresentare l’interesse pubblico (“rappresentanti pubblici”). Il controllo del CdA è diffuso ed equilibrato per assicurare che tutti gli interessi siano ascoltati, ma nessuno sia predominante. • Acquisizioni espansionistiche. I CLT non si concentrano su un unico progetto localizzato in una singola particella di terreno. Si impegnano ad un programma di acquisizione e sviluppo attivo, mirato ad espandere le proprietà terriere del CLT e la fornitura di alloggi a buon mercato (ed altri tipi di edifici) sotto la gestione del CLT. • Sviluppo flessibile. C’è enorme variabilità nei tipi di progetti perseguiti dal CLT e nei ruoli svolti nel loro sviluppo. Molti CLTs fanno sviluppo con il proprio personale. Altri delegano lo sviluppo a partner con o senza fini di lucro, limitando i propri sforzi all’assembramento del territorio e alla preservazione della disponibilità economica di tutte le strutture situate su di esso. Essi sviluppano alloggi di molti tipi, o più in generale, si concentrano sullo sviluppo globale della comunità, intraprendendo una gamma. La terra è l’ingrediente comune. Il CLT è il filo sociale, che li collega tutti.

Abbiamo inoltre fatto un’analisi tratta dal Censimento del Comune di Torino, guardando quanto popolazione immigrata risiede nell’ area della circoscrizione 10. Riflettere sui numeri ci ha permesso di prendere delle posizioni riguardo al nostro progetto e definire di che cosa effettivamente il CLT avesse bisogno. Ci sono parecchi progetti mossi dal Comune a favore della popolazione immigrata, ma primo di tutti è il bisogno di una casa. Il costo delle abitazioni popolari non è sostenibile per lo straniero e per il comune stesso che non riesce a far fronte alla richiesta. La casa è un diritto fondamentale di ogni essere umano, il punto di partenza per affrontare ogni giorno la propria vita a prescindere dalla nazio nalità di appartenenza; è per le famiglie il luogo del ritrovamento; è per lo straniero la concretizzazione della propria riuscita sociale. Casa e lavoro costituiscono due variabili interdipendenti, sulle quali è necessario agire in modo integrato, mobilitando risorse complementari appartenenti al primo, secondo e terzo settore. Occorre operare in un’ottica di sussidiarietà per progettare congiuntamente nuovi corsi d’azione in grado di prevenire tensioni le cui conseguenze debbano poi essere affrontate, anche economicamente, dalle comunità locali. Il terzo settore, in particolare il volontariato, può costituire un laboratorio ove immaginare con velocità e creatività nuove soluzioni: proposte a basso costo che il primo ed il secondo settore potrebbero poi far proprie e sostenere in un’ottica di bene comune.


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Afghanistan Albania Algeria Altri Paesi Argentina Bangladesh Bolivia Bosnia Erzegovina 1 10 11 12 123 14 153 16

Brasile Bulgaria Camerun Cina Colombia Costa D’Avorio Croazia Cuba

19

Rep. Domenicana

20

Ecuador

239 24

Egitto El Salvador Filippine Francia

2419

Germania Ghana Giappone Grecia

26 274 275

India Iran Jugoslavia Libano

28

Macedonia

29

Moldova

3 31 32

Nigeria Pakistan

38

Perù’

4

Polonia

41

Portogallo

48

Regno Unito

5 50 6 7

Romania

75 8 9 95

Russia Senegal Serbia Somalia Spagna Sri Lanka Usa Svizzera Tunisia Turchia Ucraina

Diagramma Dati analizzati dal portale immigrazione del comune di Torino per la circoscrizione 10


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47

The Nest Three in one


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La Sfida Progettuale three in one

La Community Land Trust che abbiamo progettato, è un progetto nato per rispondere sempre di più al bisogno di integrazione della popolazione immigrata nel nostro paese e il bisogno di un’abitazione. Abbiamo creato tre nidi, per caratterizzare il modo di abitare, residenziale e co-housing, in altre parole un nido più indicato per le famiglie e l’altro per i più giovani che sono disposti a condividere gli spazi, il terzo è il nido sociale dove la popolazione può trovare i servizi come il mediatore culturale, il centro linguistico, il dottore, l’assistenza da parte del comune e della circoscrizione. Ogni nido è completamente intruso rispetto al tessuto urbano circostante per cercare di creare una situazione sicura e protetta, ma non è il nostro obiettivo creare una gated community quindi i tre assi principali permettono la relazione dei tre nidi tra di loro e con l’esterno. Il nido residenziale è previsto come una dimensione abitativa “Made on you”, visti i diversi stili di vita e stili architettonici provenienti dal paese di origine, ogni persona può decorare e personalizzare la propria casa a suo piacimento, non volevamo creare uno standard che dovesse andare bene a tutti, ma abbiamo deciso di creare un modulo di base modificabile. Il nido del co-housing prevede degli accessi privati da Via Onorato Vigliani, in modo tale da garantire i parcheggi alle abitazioni, creare un fronte duro era uno dei nostri obiettivi ma abbiamo accettato la sfida progettuale di studiare gli spazi urbani non limitandoci a un muro. Lo spazio interno di questo nido è pensato per essere sviluppabile nel tempo e modificabile dagli abitanti stessi. Abbiamo previsto di base dei playgroung, degli orti inseriti in alcuni box e delle strutture per rilassarsi o studiare all’aperto, anch’esse mobili. Questo nido è messo in relazione con il corpo centrale dell’ex-fabbrica che abbiamo mantenuto e riutilizzato come spazio di working e co-working.


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Nido del cohousing

Nido dei servizi

Nido residenziale

Suddivisione dei 3 nidi del triangolo


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Percorrenze e spazi interni


51

Accesso

Accesso

Accesso

Accesso

Accesso

Accessi

principali e riusi


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Nido residenziale, organizzazione degli spazi pubblici


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Young People

Chilling

Mixed People

Co Housing Social Activities

Ethnic Market

Trade

Family Working Place

Kids

Social Service

Work

Plaza

Welfare Worker

Family Residence

Farm-Urban Garden

Vehicle accessible

Play

LUOGHI ATTORI ATTIVITA’ PERCORSI INTERNI

FUNZIONI E ATTORI DEL TRIANGOLO


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Nido dei servizi


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Nido residenziale, family pack


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Nido cohousing


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Nido cohousing, schema funzionale


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The users do the space: costumize space/house/garden/urban garden

Car Route

Cycle Pedestrian Route

Reef for a safe place

Housing

Costumize House

Urban Garden

Bench

Costumize Garden by the users provided: -Urban garden box -Children Facilities

Pedestrian Route Access Permitted for Emergency

Working Place

Costumize Co-working Place


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Healty and Study Hub

Pedestrian Route

Bench

Co-housing Access Pedestrian route

Costumize Garden by the users provided: -Vegetables Garden Box -Children Facilities

Connection Building

Co-housing building

Green Reef Pedestrian/cycle

Costumize Co-Housing provided: -Kitchen -Laundry -Playroom

Sezione longitudinale nidi residenziali

Car Route


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Vista nido residenziale


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Vissta nido cohousing


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MIRAFIORI VILLAGE

Silvia Pallai, Cecilia Viarengo, Ludovica Viarengo, Vito Sorino, Davide Poggio



Indice

1Abitare Mirafiori sud Nuovi contadini Quale cittĂ ?

2Mirafiori Village I Agropoli Produzione Lavorazione Vendita Formazione

3Mirafiori Village II I luoghi e gli abitanti Nuovi spazi ortivi Autosufficienza, sostenibilitĂ e condivisione



ABITARE MIRAFIORI SUD

Silvia Pallai, Cecilia Viarengo, Ludovica Viarengo, Davide Poggio,Vito Sorino



Nuovi contadini

Nell’area oggetto di studio è presente come entità forte la fabbrica FIAT. L’azienda dopo soltanto un decennio di attività necessitava di un ampliamento e così nel 1936 si progettò l’ampliamento che dopo tre anni divenne operativo. Si scelse per questo intervento la zona sud di Mirafiori, a ovest del Lingotto. La produzione di autoveicoli iniziò però solo dopo la seconda guerra mondiale nel 1947 a causa dei continui bombardamenti in periodo bellico. Negli anni ’60 viene completato lo stabilimento integrato chiamato Mirafiori sud che vanta tutt’ora il primato di stabilimento più grande d’Italia. Mirafiori ha risentito di un forte mutamento negli anni ’90 quando la FIAT ha dovuto rilocalizzare parte della produzione nel sud Italia e all’estero. Questo fenomeno ha portato allo svuotamento di spazi industriali; alcuni di essi sono stati convertiti in nuovi poli attrattivi. Dagli inizi degli anni ’60, Torino è divenuta meta di un importate flusso migratorio proveniente dal sud Italia prodotto dalla crescente opportunità di lavoro determinata dalla produzione di autovetture. La popolazione crebbe molto e furono costruiti numerosi edifici prefabbricati ad alta densità abitativa. Questo quartiere è stato quello con la più alta quantità edilizia convenzionata costruita a Torino e nel nord Italia. Oggi lo scenario è cambiato: gran parte della fabbrica è stata dismessa e il quartiere si è svuotato lasciando abitazioni in eccedenza e “spazi in più”. I sopralluoghi effettuati nell’area di Mirafiori in analisi evidenziano un’alta percentuale di popolazione anziana. Attraverso una documentazione fotografica abbiamo ricostruito la quotidianità dell’abitante di Mirafiori per capire come lo spazio aperto viene vissuto. Nella rappresentazione seguente è schematizzata la distribuzione degli spazi e le relative funzioni. Si può notare che la maggioranza degli spazi individuati non presenta caratteri identificativi ed è

da ora in poi definito “spazio in più”. Un forte elemento caratterizzante per quest’area di città è rappresentato dalle zone agricole adiacenti alla fabbrica di Mirafiori sud; esse rappresentano gradualmente la conclusione del tessuto urbano torinese e l’inizio delle campagne circostanti.La popolazione migrante ha sentito fin da subito la necessità di mantenere un legame con la terra. Vi è così la volontà di appropriarsi di piccole superfici di terreno per farne il proprio orto privato. In quest’area si coltivano principalmente cereali come grano, orzo frumento e mais. Da uno studio effettuato dalla Coldiretti, si riscontra che la superficie di terreni ortivi in Italia è triplicata dal 2011 ad oggi raggiungendo i 3,3 milioni di metri quadrati. Del totale, il nord Italia ne possiede l’80% e la sola città di Torino conta 2,2 milioni di metri quadrati.


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14



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BASSA DENSITÀ FISICA ALTA DENSITÀ FISICA BASSA DENSITÀ SOCIALE ALTA DENSITÀ SOCIALE

analisi densita’ sociale e fisica e focalizzazioni


Quale città? Dopo diversi sopralluoghi, si è redatta una prima mappa che analizza la densità fisica e sociale dell’area di nostro interesse. Si è notato che i luoghi dell’abitare sono caratterizzati da un’alta densità fisica in quanto sono presenti grandi edifici abitati da un gran numero di persone. Per quanto riguarda la densità sociale, queste aree sono però caratterizzate da una bassa densità in quanto non si stabiliscono relazioni tra gli abitanti. Un’alta densità sociale è riscontrabile nelle aree maggiormente frequentate dagli abitanti: si indi-

dall’alto bassa/alta densità sociale 1: lunedì ore 11:30 bassa densità sociale foto2: domenica ore 17:00 alta densità sociale foto

viduano, per esempio, il parco (foto1,2) che con la presenza di giochi per bambini si anima nelle ore pomeridiane. Il complesso scolastico (foto 4) e il centro sportivo ( foto 3) sono caratterizzati da un’evidente bassa densità fisica ma alta densità sociale in particolari orari della giornata. Spostandosi più a sud si individuano invece delle aree a bassa densità fisica, giustificata dall’assenza di costruito, e a bassa densità sociale in quanto non sono zone identificabili come aggregative.

dall’alto: alta/bassa densità fisica foto

3: edificato di via roveda foto 4: orti spontanei


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AREE FOCALIZZATE analisi focalizzazioni


Si sono individuate alcuni luoghi e edifici che assumono funzioni specifiche e pertanto vengono definiti aree focalizzate. In particolare abbiamo riscontrato a nord dell’area un’ampia zona occupata dalla fabbrica di New Holland (foto 1) che per la sua forte identità rappresenta un luogo focalizzato. Più a ovest si riconosce un grande centro sportivo (foto 2) che rappresenta anch’esso un’area focalizzata dove i giovani si concentrano per svolgere le attività sportive e di tempo libero.

foto1: fabbrica

dall’alto: New holland

foto2: centro sportivo

Centrale è il complesso scolastico (foto 3), posto come fascia “cuscinetto” tra l’edificato, che fornisce un specifica funzione focalizzando l’area. Infine, a sud verso il Sangone, l’insieme degli orti spontanei rappresenta un ambiente dalla forte valenza produttiva (foto 4).

dall’alto

:

foto3: complesso scolastico foto4: area produttiva


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LEGGIBILITÀ COMPLESSITÀ LANDMARK LEGGIBILITA’ COMPLESSITA’

analisi leggibilita’, complessita’, landmark


Nella mappa a fianco sono rappresentati gli indicatori di leggibilità, complessità e landmark. Dai sopralluoghi effettuati si sono individuati, in prossimità degli spazi costruiti, dei percorsi e degli spazi facilmente leggibili (foto 1). Questo è percepibile grazie alla presenza della maglia quadrata tipica dell’impianto torinese che è regolata da strade ortogonali fra loro. Tra gli orti spontanei invece il sistema di percorsi e spazi si fa più complesso (foto 2). Si sono identificati, inoltre, alcuni landmark di

dall’alto: 1: leggibilità del sistema abitativo foto 2: complessità sistema produttivo/ortivo foto

breve raggio. Alcuni sono multisensoriali come la chiesa di fronte al mercato coperto (foto 3) e le scuole, altri ancora sono di tipo visivo e ne fanno parte gli edifici a stecca di via Quarello e gli edifici blu su strada del Drosso (foto 4).

dall’alto: 3: landmark multisensoriale, chiesa foto 4: landmark percettivo, case blu.

foto


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PERCEZIONE SICUREZZA PERCEZIONE INSICUREZZA

*

LUOGHI SIMBOLICI MARGINE

analisi sicurezza/insicurezza, simboli, margini


Percorrendo Strada del Drosso, ci si accorge come questa rappresenti attualmente un margine: la strada separa lo spazio dell’abitare da quello del produrre ma al tempo stesso li mette in relazione. In alcuni luoghi si ha la percezione di sicurezza: si tratta degli spazi all’interno del quartiere residenziale, che per la loro conformazione risultano rassicuranti (foto 1). Si riscontrano sensazioni di insicurezza in altre aree, prive di funzione specifica che danno luogo a spaesamento (spazi aperti lungo strada del

foto foto

dall’alto: 1: percezione sicurezza

2: percezione insicurezza

Drosso), e a intrappolamento (garage davanti alle abitazioni) (foto 2). Si individuano luoghi simbolici di diversa natura all’interno del quartiere: la fabbrica di Mirafiori (foto 3), visibile lungo via Negarville, con valenza storico architettonica e il parco davanti al mercato coperto con valenza sociale.

dall’alto: 3: simbolo, la fabbrica foto 4: margine, strada del drosso foto


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VIABILITÀ VELOCE VIABILITÀ LENTA

analisi percorsi


La zona residenziale è caratterizzata da una serie di edifici a barre che presentano tra loro dei cortili -giardino (foto 3) talvolta con presenza di box auto (foto 4). Dall’analisi dei percorsi stradali si sono distinte le percorrenze esclusivamente veicolari da quelle sia pedonali che veicolari. Strada del Drosso (foto 1) è caratterizzata da un traffico veloce e, per questo motivo difficilmente attraversabile a piedi. L’intera zona residenziale si percorre facilmente a

strade carrabili: dall’alto

1: strada del drosso foto 2: via negarville

foto

piedi e il traffico stradale è di tipo lento , come ad esempio Via Negarville che collega gli orti alla fabbrica (foto 2).

strade pedonali: dall’alto: 3: cortile delle barre abitative foto 4: accesso pedonale-carrabile

foto


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diagramma soggetti-luoghi-attivitĂ


Nello schema sono illustrate le relazioni che si instaurano tra soggetti attività e luoghi. Dopo alcuni sopralluoghi abbiamo individuato tre tipologia differenti di soggetti: Gli anziani che rappresentano la fascia di popolazione che comprende nonni pensionati e contadini; gli abitanti identificati come lavoratori, famiglie e stranieri e infinei bambini che si distinguono in studenti, nipoti e giovani. Le principali attività svolte dai suddetti soggetti sono state catalogate nel seguente modo: il tempo, il produrre, il lavorare e il giocare. Infine in ultima analisi si sono considerati i luoghi principalmente utilizzati: la chiesa, gli orti, i parchi e la scuola. A seguito di ciò si è collegato con delle linee i rapporti che intercorrono tra i soggetti che svolgono delle attività in determinati luoghi. Il risultato è una fitta rete che connette tra loro tutti gli elementi. Questo aspetto, a nostro avviso, si avvicina all’idea di “villaggio” più che a un modo di abitare tipico della città.



MIRAFIORI VILLAGE I

Silvia Pallai, Cecilia Viarengo, Ludovica Viarengo,



Agropoli Dopo le analisi di carattere sociourbanistico abbiamo effettuato indagini di tipo diretto, in particolare è stato scelto il metodo delle interviste a testimoni qualificati di tipo qualitativo. Abbiamo preparato un breve questionario con riportate alcune domande di carattere generale e altre più specifiche per poter estrarre informazioni utili in fase progettuale. Si sono raccolti i dati delle interviste prevalentemente nell’area compresa tra via Negarville, strada del Drosso fino agli orti spontanei, via Roveda e il giardino Emilio Pugno, una parte molto animata del quartiere. Al fine di ottenere una maggiore varietà di informazioni, le interviste sono state effettuate in giorni e orari diversi. I testimoni hanno risposto a domande di carattere generale riguardanti la qualità della vita nel proprio quartiere. La maggior parte dei soggetti vive piacevolmente nella zona e gli spazi pubblici e le aree verdi sono adeguati alle loro esigenze. Gli intervistati più giovani riscontrano la scarsità di luoghi di ritrovo. La maggioranza riscontra un sovradimensionamento degli alloggi in cui risiedono con conseguenti problemi di spese di gestione della propria abitazione. Per ciò che riguarda i servizi, qualche intervistato lamenta la scarsità di negozi e supermercati e la poca scelta nei prodotti freschi anche a causa della dismissione della struttura mercatale esistente, l’assenza dell’anagrafe e banche e infine molti, soprattutto i più anziani, avrebbero bisogno di un incremento dei trasporti pubblici per raggiungere ospedali e altri servizi. La seconda parte di indagine è stata redatta attraverso domande più specifiche, fini alle nostre idee progettuali: la metà degli intervistati possiede un orto e vi trascorre gran parte del tempo libero, ad alcuni piacerebbe avere un piccolo appezzamento da coltivare ma non hanno le conoscenze per farlo, altri non hanno tempo e i restanti non sono interessati.

Coloro che possiedono un orto utilizzano gli scarti domestici per la produzione del compost e vi è uno spirito di collaborazione e scambio tra “vicini di terra”. Viene dichiarata la necessità di ulteriori spazi di stoccaggio, poiché la sola presenza del capanno non è sufficiente per la quantità di attrezzi e altro materiale necessario alla cura dell’orto. Come emerso dalle risposte fornite, il quartiere viene vissuto come un “piccolo paese, in cui tutti si conoscono” e da ciò si orienta il nostro progetto.


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Mirafiori Village è il nuovo scenario agri urbano che si inserisce nel contesto ex industriale della fabbrica FIAT di Mirafiori: è una piccola cellula autosufficiente che, incastonata in una realtà fortemente urbana, preferisce ancora far uso di materie prime locali. Già da tempo questa parte di città ha preso una connotazione più rurale che urbana, grazie alla presenza di terre incolte lungo il Sangone che hanno permesso la realizzazione di orti urbani. Il nostro studio si propone di sviluppare un sistema agricolo nell’area compresa tra via Plava e Strada del Drosso che sia non solo in grado di potenziare gli spazi di produzione, ma che accompagni il prodotto dalla formazione alimentare fino alla sua trasformazione e distribuzione finale. Tale progetto tende a rilanciare l’economia e la produzione locale di prodotti e soprattutto vuole ri-densificare un’area attualmente svuotata. Il sistema del villaggio agevola l’impiego del tempo libero in attività ricreative volte a favorire la socializzazione e la formazione. In questo modo si mette al primo posto l’aiuto reciproco e la collaborazione nel risolvere i problemi di gestione dell’orto. E’ richiesta agli abitanti la disponibilità a costruire un vero e proprio laboratorio che, attraverso la semplice coltivazione di prodotti agricoli incentivi la solidarietà sociale e la sostenibilità ambientale attraverso: • incontro, scambio di esperienze e saperi tra diverse generazioni; • ritorno alla terra, ai ritmi delle stagioni, alla biodiversità del territorio: • riscoperta delle auto-produzioni come risposta alla crisi economica a sostegno al reddito familiare • ritorno al lavoro comunitario e recupero dei saperi e della cultura contadina;

• etica del dono e del baratto; • educazione alimentare e alle caratteristiche delle produzioni locali


60 years 28/05/’15 15:35

65 years 75 years 03/05/’15 11:47

04/05/’15 10:51 32 years

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07/05/’15 18:28

28/05/’15 16:10 35 years 30/04/’15 17:16 27 years 30/04/’15 16:00

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campagna di interviste a testimoni qualificati


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agropoli


Produzione


Gli interventi della produzione, comprendendo l’area degli orti spontanei esistenti (foto1), interessano principalmente la fascia al di sopra di Strada del Drosso (foto 2,3,4). Si propone, nell’ottica di villaggio agricolo, l’inserimento di orti collettivi in aggiunta a quelli esistenti ad uso individuale. E’ previsto per l’insieme ortivo un sistema di rotazione quadriennale delle colture suddividendo il terreno in settori. Con questa tecnica le colture successive potranno trarre dalle precedenti il sostentamento necessario alla propria crescita. In questo modo si

dall’alto 1: orti spontanei esistenti foto 2:aree adibite ad orti,frutteti e serre foto

garantisce una maggiore sostenibilità ambientale ed economica. Nel distretto della produzione si inseriscono delle serre per poter permettere la coltivazione di alcuni prodotti anche nei periodi freddi. Infine viene inserito un frutteto diffuso che raggruppa specie differenti adatte al clima torinese ponendo attenzione al loro inserimento per non ostacolare il soleggiamento agli orti.

foto

3,4:aree adibite ad orti,frutteti e serre


38


produzione


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RADICI

SEMI E FIORI

TUBERO E BULBO

FOGLIE E FRUTTI

schema rotazione delle colture


MELO

6-10 m

PERO

max 15 m

SUSINO

7-10 m

KAKI

max 10 m

NOCCIOLO

2-7 m

ARANCIO

7m

schema frutteto: specie e distribuzione


Lavorazione


Tra le abitazioni di via Plava e via Roveda (foto 1), si integra il distretto della lavorazione al cui interno le materie prime vengono trasformate in prodotti. I fabbricati esistenti di metà Novecento non rispondono più alle esigenze attuali degli abitanti, presentando unità abitative largamente sovradimensionate e box auto ai piani terra poco fruibii a causa delle loro dimensioni ridotte (foto 2). Per questi motivi si è scelto di intervenire con due fasi di riqualificazione dell’abitato. La prima è rivolta a restituire identità agli spazi in più tra unità abitative donando aria e luce agli attuali piccoli e bui vani scala. Coinvolgendo nell’intervento i balconi, se ne prevede la loro chiusura

edilizia anni

foto 1 ‘60 via roveda

per alloggiare piccoli giardini d’inverno La seconda fase, intesa come riqualificazione e protagonista del distretto della lavorazione, si focalizza verso un’accurata progettazione dei locali ai piani terra Negli attuali box auto (2,3 x 6 m) si demoliscono i tramezzi interni creando così ambienti più grandi adatti a ospitare i laboratori. Infine, per dare maggiore permeabilità si demoliscono i garage adiacenti ai vani scala realizzando passaggi coperti che distribuiranno gli accessi all’edificio. L’intervento si completa nell’intorno all’edificato attraverso la riorganizzazione dei cortili tra le barre per creare spazi comuni piacevolmente condivisi tra gli abitanti.

foto

2

box auto ai piani terra


44


lavorazione


46

0

4

8m

qualità edifici esistenti, dall’alto: prospetto pianta piano tipo pianta piano terra


0

4

8m

interventi, dall’alto:

COLLEGAMENTI VERTICALI

prospetto pianta piano tipo

SVUOTAMENTI ESISTENTI NUOVI SPAZI

pianta piano terra


48

assonometria laboratorio tipo


assonometria laboratorio tipo


Vendita


Mirafiori Village si compone infine del distretto della vendita che si concentra all’interno del mercato coperto esistente (foto1,2,3,4). La struttura, su pilotis, si presenta attualmente come un grande spazio vuoto inutilizzato al piano terra con locali dismessi ai piani superiori. Dopo la loro lavorazione, i prodotti saranno venduti secondo la logica “km 0” che favorisce l’incremento dell’economia del villaggio,riducendo le fasi che altrimenti intercorrerebbero tra il produttore e il consumatore determinando un netto abbattimento dei costi di distribuzione e trasporto. La gestione del mercato è affidata direttamente agli abitanti-contadini che, evitando la maglia della grande produzione, offrono i loro prodotti

mercato coperto

in maniera diretta e forniscono al consumatore qualità e prezzi competitivi oltre che conoscenza e promozione del territorio. L’area di vendita è suddivisa in quattro settori tematici (frutta&verdura, marmelate, conserve, infusi&spezi) che rendono il sistema mercatale ben organizzato per il consumatore.

mercato coperto


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VENDITA-MERCATO


ORGANIZZAZIONE DEL MERCATO


Formazione


Il villaggio agricolo non si limita soltanto agli aspetti produttivi ed economici del sistema, ma prevede anche l’educazione ambientale, alimentare e la sensibilizzazione alla salvaguardia delle risorse. Questo programma è inserito all’interno delle scuole (foto 1,2,3,4), dove il tema dell’agricoltura viene affrontato sia nella sua dimensione globale che nella sua dimensione locale, attraverso un piano formativo. Esso si propone come una serie di laboratori didattici attraverso cui scoprire e approfondire i singoli aspetti della produzione agricola ed i suoi

complesso scolastico

effetti sull’ambiente, sulla varietà di specie animali e vegetali in natura e negli ecosistemi, le implicazioni ecologiche, sociali e sanitarie di consumi alimentari poco sostenibili. Molti laboratori prevedono attività condotte all’aria aperta, per poter “toccare con mano” la teoria appresa in aula. Scopo del progetto è promuovere la centralità del mondo rurale ed il ruolo dell’agricoltura per affermare valori quali salubrità alimentare, qualità della vita, rispetto verso la natura per le attuali e future generazioni.

complesso scolastico


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PIRAMIDE DELLA FORMAZIONE



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MIRAFIORI VILLAGE II

Davide Poggio, Vito Sorino


62

I luoghi e gli abitanti

In base a questo tipo di procedura,il metodo probabilistico - campionamento casuale semplice, abbiamo preparato un semplice questionario con una serie di domande, alcune di carattere generale e altre più specifiche, atte a chiarire alcuni aspetti del nostro progetto.Il fine era ottenere dati non solo legati alla nostra percezione degli spazi, ma anche a quella degli abitanti di Mirafiori. Orario Interviste: 17.00/18.00 Instervistata #1: Antonella. Anni 54 Vive a circa 500 metri di distanza, presumibilmente in via Plava. Si trova abbastanza bene nel quartiere. Non ha un orto e il tempo per curarlo, in quanto sostiene richieda molto lavoro. Intervistato #2: Vincenzo. Anni 76. Campionamento in zona Miraorti. Abita in zona, non specifica dove. Conosce gli orti spontanei di Miraorti, ma non ne possiede uno, ritiene sia un carico di lavoro eccessivo per la sua età. Si muove per il quartiere Intervistato #3: Luca. Anni 31 Campionamento Via Roveda. Abita in casa con i genitori, disoccupato. Sostiene che un eventuale orto privato possa contribuire l’economia familiare. Il quartiere è molto tranquillo ma con poche opportunità di svago.

Intervistato #4: Gianmarco Circa 40 anni. Campionamento vicino alla chiesa via Negarville.

Non specifica dove abita. Ritiene che il quartiere sicuro e con grandi spazi aperti. Il quartiere ha una comunità molto forte, si conoscono tutti. Le attività commerciali sono piccole ma i prezzi sono più bassi rispetto al centro città. Intervistato#5: Sconosciuto Circa 65 anni. Campionamento all’interno degli orti spontanei di Miraorti. Appare da subito sospettoso e di poche parole, evidentemente molto legato al possedimento della propria terra che gestisce da circa 30 anni. Risulta preoccupato dalla nostra presenza e dalle domande. Dall’osservazione abbiamo notato come facesse molta fatica a parcheggiare la propria auto all’interno del sistema ortivo. Nonostante le informazioni siano state raccolte in una fase in cui la progettazione era già pienamente delineata, hanno contribuito a sottolineare alcuni aspetti e a raffinarne altri più specifici. Ricordiamo come le informazioni sono e devono essere considerate come delle campionature, e pertanto non rappresentative di verità assolute. I dati riscontrati rafforzano e sostengono il concetto di villaggio agricolo, e più in generale l’idea di un quartiere Mirafiori come un piccolo quartiere a misura d’uomo. Queste considerazioni hanno quindi raffinato l’idea di un intervento che si deve sicuramente rapportare con il tessuto esistente e che può proprio partire dall’esistente, così caro agli abitanti, per l’inserimento di una serie di funzioni rappresentative del villaggio agricolo.


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Mappatura degli intervistati


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Stato di fatto - il quadro completo


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L'area dell'abitare, da noi individuata tra gli assi stradali di via Plava, Strada del drosso e via Negarville, è un ampio e intricato sistema abitativo all'interno del quartiere Mirafiori Sud. Sin dal primo sopralluogo abbiamo notato come grosse volumetrie residenziali, di circa 7-8 piani, si alternassero a bassi box-auto sia indipendenti che alloggiati al piano terra degli edifici.

La fase iniziale di studio ci ha permesso quindi di individuare le criticità della zona, le necessità e le potenzialità. Come si nota dallo schema al lato, la zona è fornita di ampi spazi verdi, in alcuni casi mal sfruttati o frequentati. In basso, alcuni schemi preliminari che ne sottolineano disposizione e fruibilità..

Appropriazione degli spazi

Maglia Stretta

Maglia Allargata

Dettagli area Abitato - Schemi preliminari


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Stato di fatto - Sistema dell’abitare


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L'area è attualmente destinata agli orti urbani di Miraorti. Rappresenta uno dei punti di più fertile sperimentazione del sistema Miraorti. Non sono attualmente presenti collegamenti con mezzi pubblici. Le potenzialità sono strettamente legate al potenziamento di strada del Drosso., e l'attuale sistemazione stradale è connessa ad un meccanismo di autocostruzione e di difficile leggibilità e percorrenza.

L’esperienza ortifera attuale testimonia la potenzialità della zona. Si potrebbe lavorare sugli orti attualmente dismessi per proporre un ammodernamento e riorganizzazione anche dell’esistente. Senza una rivisitazione della sezione stradale, con inserimento di attività per una collaborazione con gli orti Miraorti, rischia di restare inutilizzata e abbandonata. Gli attuali utilizzatori degli orti difficilmente accetterebbero un intervento troppo invasivo.

Dettagli area Orti spontanei Miraorti Analisi Swot - Abaco Recinzioni


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Stato di fatto - Orti spontanei Miraorti Analizzato il sistema ortivo e un abaco delle recinzioni.


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L'area in questione è di circa 20’000 mq, è posizionata all’incrocio fra strada del drosso e via G.Anselmi. Ben collegata con le linee autobus 63,63B, 34 e 38 entro 200m.Essendo un area periferica, attualmente al margine della zona residenziale, attualmente destinata a verde pubblico. Per il suo posizionamento strategico potrebbe assumere un ruolo nevralgico nella distribuzione di elementi progettuali. Se non inserita correttamente in un programma più grande riqualifica e ripopolamento del suolo, è possibile che rimanga isolata.

Area cuscinetto tra strada del drosso e le residenze, rappresenta attualmente il confine tra il “mondo” della produzione e quello dell’abitato. Opportunità legate al miglioramento stesso di strada del Drosso. Threats: Senza una rivisitazione della sezione stradale, con inserimento di attività per una collaborazione con gli orti Miraorti, rischia di restare inutilizzata e abbandonata.

Dettagli area adiacente strada del Drosso


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Sttato di fatto - Fascia di Strada del Drosso


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Nuovi spazi ortivi

Per intervenire in un ecosistema urbano la cui stratificazione sociale ed urbana è ormai sedimentata da decenni, abbiamo ritenuto necessario approcciarsi all’area di intervento tramite un rilievo dello stato attuale. Tale rilievo mette in evidenza diversi aspetti: ad esempio all’interno degli orti spontanei di Miraorti abbiamo notato una struttura che, seppur legata ad un concetto di autocostruzione, mostra un evidente sistema di allineamenti e percorrenze. Nell’area prospiciente con strada del Drosso la presenza di molteplici spazi, la cui conformazione o allestimento attuale non garantisce un uso da parte degli abitanti, che sono stati da noi letti come luoghi di possibile intervento. Nel VIllaggio Mirafiori questi spazi diventano occasione di inserimento di nuove funzioni che caratterizzano le attività e le pratiche del villaggio agricolo. Il nostro intervento si delinea come una serie di interventi puntuali atti alla creazione di un sistema complesso che si articola intorno alla produzione degli orti urbani. Individuati gli elementi che meglio interpretano e soddisfano le esigenze di un villaggio agricolo, ci siamo rifatti al concetto del favo in natura per l’inserimento di un insieme di funzioni a matrice esagonale nelle che aree che, tramite lo studio preliminare, sono state considerate adatte all’intervento.


L’esagono è la forma poligonale che a parità di area richiede il minor perimetro, e quindi, minor materiale da costruzione. L’esempio in natura più efficiente è un favo, composizione tridimensionale di moduli esagonali. L’utilizzo di una maglia esagonale permette la definizione di spazi contenuti, delimitati e assemblabili coerentemente con l’esigenza di interventi puntuali e ecocompatibili.

Area

Perimetro A parità di area, la figura quadrata richiede il 7,39% in più di perimetro, quella triangolare il 17,29% in più dell'esagonale

Cellula Singola

Aggregazione

Sistema Organizzato


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Filiere Tematiche Autosufficienza, SostenibilitĂ Ambientale e Condivisione


Rete delle funzioni attuale/progettuale Lo schema indica le attivitĂ attualmente presenti a mirafiori e come si complessifica la rete in Villaggio Mirafiori II


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Autosufficienza, sostenibilità e condivisione

La disposizione delle funzioni sul territorio si articola attraverso una stratificazione di livelli dedicati alle tre filiere individiuate, attorno alle quali si sviluppa la vita lavorativa e abitativa del villaggio. La prima di queste filiere è quella dell’autosufficienza, che raggruppa tutte le strutture e le attrezzature in grado di fornire sostentamento agli abitanti: orti, serre, frutteti, apicoltura e fattorie. La visione di un villaggio agricolo nel XXI secolo coinvolge, inevitabilmente, anche il tema della sostenibilità ambientale, qui affrontato tramite l’impianto di un sistema di riciclo e produzione di biomassa destinata all’alimentazione di una piccola centrale. Per ultima, ma non per questo meno importante, la filiera della condivisione; la parola “villaggio” richiama alla mente il concetto di comunità e quello di collaborazione. Nel villaggio Mirafiori gli abitanti condividono spazi progettati per la socializzazione e per la trasformazione dei prodotti da loro stessi coltivati. In questo nuovo scenario, avviene anche la rilettura di strutture già presenti nel quartiere, ovvero i box auto. Da anni ormai in gran parte non più utilizzati per la loro funzione originaria, hanno assunto la funzione di “capanno degli attrezzi”, al quale ogni contadino si reca prima di dirigersi verso il suo luogo di lavoro per reperire gli strumenti del mestiere.


Esploso assonometrico L’elaborato evidenzia i diversi livelli su cui si muove il progetto


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Mappatura dell’intervento - Masterplan


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Layer della produzione: orti privati, serre, apicoltura e fattorie.


64 mq totali 46 mq di orto 10 mq percorso 8 mq capanno attrezzi

Cellula Orto Privato> Pianta scala 1:100/ Disposizione interna orto


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Cellula Orto Privato> Sistema di assemblaggio e possibile disposizione colture


Cellula Orto Privato> Sez.Ambientale/Funzioni meccanismo centrale


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Cellule Serra Copertura/Prospetto/Pianta scala 1:200


Vista Assonometrica orti strada del Drosso


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Layer della produzione: frutteti


Cellula frutteto Schemi permeabilità /Pianta/Vista perpendicolare/Vista 45°


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Layer della sostenibilitĂ : centri di compostaggio, raccolta legna e centrale biogas


Cellula Compostaggio/Isola ecologica Copertura/Prospetto/Pianta Scala 1:200


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Cellula Centrale Biogas Prospetto/Pianta Scala 1:200


Vista Assonometrica Via plava - Serre e centri di compostaggio


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Layer della condivisione: Centri di condivisione, trasformazione del prodotto e piazze/erbari


Cellula Centro di condivisione Copertura/Prospetto/Pianta Scala 1:200


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Cellula Erbario/Piazzetta Copertura/Prospetto/Scala 1:200


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Layer dei nuovi percorsi


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Shared Garden City


Atelier Progetto Urbanistico C Corso Di Laurea Magistrale in Architettura per il progetto sostenibile Politecnico di Torino, A.A. 2014-2015 prof. Angelo Sampieri (Urbanistica) prof.ssa Silvia Crivello (Sociologia dell’ambiente) collaboratori: Nicla Di Ciommo, Federico Guiati, Leonardo Ramondetti, Quirino Spinelli


Shared Garden City

Lucilla Abbattista, Martina Bocci, Elena Rudiero, Francesco Scialdone, Luca Secci



Indice

1Città Giardino, Mirafiori Sud Sviluppo storico Piano Regolatore Generale Inquadramento territoriale Analisi percettiva Analisi emotiva e simbolica

2Abitare individuale e abitare collettivo Tipologie, altezze, densità Servizi e attività commerciali Gli spazi e i modi dell’abitare Indagine sociologica su alcuni ambiti

3Shared Garden City Strategie Il progetto diffuso Il progetto-manifesto

Appendice



1 CittĂ giardino, mirafiori sud


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Sviluppo storico

Nel 1928 l’Ente Nazionale Città Giardino progettò una zona residenziale sulla scia del modello inglese delle città giardino. A partire dalle teorie utopistiche di Ebenezer Howard della fine del XIX secolo, questa tipologia di città ideale aveva affascinato gli urbanisti per la possibilità di far fronte all’affollamento e all’insalubrità delle città dovuti all’avvento dell’industrializzazione. Infatti il modello della città giardino prevedeva di confinare gli stabilimenti al di fuori dei margini delle zone residenziali, al di là di una fascia di terreno agricolo. In questo modo i satelliti potevano risultare autonomi grazie alla presenza delle terre coltivate gestite direttamente dagli abitanti, ma allo stesso tempo potevano essere facilmente raggiunti attraverso una rete di infrastrutture che li collegassero alla grande città e quindi ai luoghi del lavoro operaio. Le residenze dovevano essere immerse in ambienti pubblici verdi e i giardini privati dovevano risultare spazi dove condividere il tempo libero a contatto con la natura. Nel caso torinese la città giardino fu pianificata a partire da un nucleo a clessidra, con la costruzione delle prime 19 unità abitative. All’epoca la fabbrica di Mirafiori Sud non era ancora stata progettata, quindi il complesso di residenze si inseriva in una zona ancora caratterizzata dalla presenza di terreni agricoli e cascine. L’anno successivo alla realizzazione delle unità abitative, però, l’Ente Nazionale Città Giardino fu liquidato per difficoltà economiche, e subentrò l’Istituto per le case popolari che assegnò le abitazioni con patto di futura vendita. L’interruzione dei lavori portò quindi ad un risultato parziale: il tracciato delle strade del nucleo della clessidra rimase, ma il

progetto totale non fu mai portato a termine, e l’assenza di spazi pubblici è ancora visibile.

Alla fine degli anni ’30 venne costruita la fabbrica di FIAT Mirafiori, ma la città giardino rimase ancora abbastanza isolata rispetto al grande stabilimento. La situazione cambiò radicalmente alla fine degli anni ’50, quando per necessità di spazio, fu costruito l’ampliamento Mirafiori Sud. Questa parte della fabbrica terminava a ridosso della città giardino. Negli anni ’60, la forte immigrazione dovuta alla presenza di posti di lavoro per operai determinò l’urbanizzazione della zona di Mirafiori. Fu costruito prima il quartiere di edilizia popolare di Mirafiori Sud e qualche anno dopo, sul finire degli anni ’60, vennero realizzati anche i grandi edifici in linea al confine con la fabbrica, a Nord della città giardino. Le grandi stecche formano una sorta di cortina che delimita l’area e scherma la città giardino dalla vista della fabbrica. Questi edifici hanno fatto sì che la zona si sia sviluppata come una bolla separata dall’area industriale.


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Indicazione di 2 piani regolatori e di Ampliamento 1935

“Lo sviluppo edilizio di torino dal 1946 al 1971� originale in scala 1:1000, Guido Morbelli, Dipartimento Territorio del Politecnico di Torino

carta curata da


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Piano Regolatore Generale

0 PRG di Torino

50

250 m


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Zone normative Zone urbane consolidate residenziali miste Zone a verde privato con preesistenze edilizie (servizi) Zone urbane di trasformazione: servizi Zone urbane di trasformazione: impianti sportivi Zone urbane di trasformazione: residenza

Aree normative Residenza R1 (piani o progetti unitari) Residenza R1 (piani o progetti unitari): ville Misto M1: isolati misti prevalentemente residenziali Misto M2: Isolati o complessi di edifici a funzione mista con forte presenza di attivitĂ produttive

Aree per le attrezzature ricettive AR

Aree per Servizi a

Attrezzature di interesse comune

s

Istruzione superiore

p

Parcheggi

v

Spazi pubblici a parco, per il gioco e per lo sport

Legenda Piano Regolatore di Torino


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Inquadramento territoriale

L’area di interesse del nostro studio si colloca all’interno della Circoscrizione 10 - Mirafiori Sud, l’estrema periferia di Torino verso Sud. La zona è dunque uno dei bordi della città e confina con i comuni di Nichelino, Beinasco, Moncalieri, Orbassano e Grugliasco. Oltre al confine comunale, è delimitata da margini fisici che la rendono un’area molto ben individuabile. Innanzitutto le grandi infrastrutture, in particolare la Tangenziale Sud. Essa è inoltre situata accanto al corso del torrente Sangone, sulle cui sponde si estendono ampie aree naturalistiche con un alto valore paesaggistico, ma anche con una forte connotazione di limite. Queste aree sono da sempre problematiche perché soggette a esondazioni improvvise dovute al carattere torrenziale delle acque; ciò ha determinato l’impossibilità di insediare attività sugli argini. Le sole costruzioni presenti sono baracche abusive abitate da popolazione rom. Fino all’inizio del XX secolo questa parte della città era ancora a carattere rurale, con grandi appezzamenti ad uso agricolo costellati di cascine. A partire dall’insediamento della fabbrica di FIAT Mirafiori nel 1936 la sua natura cambiò: a coronare lo stabilimento FIAT si inserirono molte altre fabbriche di dimensione minore che disegnarono la periferia con isole molto marcate adibite a sola funzione industriale che hanno reso frammentario il tessuto. Data la vicinanza con la grande fabbrica la richiesta di alloggi nei dintorni aumentò e tutta la zona fu interessata da progetti di edilizia popolare. I più importanti sono il complesso delle case di Via Artom e le grandi stecche di Mirafiori Sud. Si può affermare che questa parte di Torino

abbia molte delle caratteristiche proprie delle periferie delle città che hanno avuto un consistente sviluppo industriale nel Novecento: l’industria è stata collocata ai margini della città, ma l’espansione del tessuto urbano e la necessità di alloggi vicini ai luoghi del lavoro per eccellenza hanno fatto sì che gli edifici residenziali venissero collocati sempre più vicine alle isole industriale, senza trovare il punto di dialogo adeguato. Dunque il tessuto risulta fortemente eterogeneo, con isole industriali impermeabili, grandi quartieri risultati da progetti unitari, zone a parco di notevole dimensione, ma con scarse attrezzature. Ciò fa sì che non sia facile avere una visione uniforme dell’area.


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Mappa di sintesi dell’area


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Analisi percettiva Mappe mentali Come prima parte dell’analisi svolta per comprendere maggiormente l’area di progetto si è proceduto alla stesura di alcune mappe percettive. Esse sono la rappresentazione schematica di ciò che ogni fruitore dell’area percepisce e vive entrando in essa. Le mappe disegnate cambiano a seconda del soggetto, perché le percezioni dei luoghi sono diverse per ogni individuo.

La prima mappa evidenzia le diverse tipologie di limiti percepiti. Infatti l’area è estremamente eterogenea e, ad esempio, il passaggio dalla città giardino all’esterno è nettamente percepibile, in quanto la conformazione delle strade cambia: nella città giardino sono curvilinee e fluide, mentre all’esterno i limiti e le barriere sono più netti e rettilinei.

La seconda evidenzia le conformazioni differenti dei quartieri stessi, i limiti, i nodi, le aree verdi, i punti di riferimento e i percorsi ritenuti principali.

Nell’ultima invece sono state evidenziate (e pertanto percepite) le grandi altezze che circondano la città giardino e che delimitano l’area di studio.


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Mappa mentale, di Elena Rudiero La percezione della zona


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Mappa mentale, di Luca Secci La grana della zona


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Mappa mentale, di Lucilla Abbattista Le altezze


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Landmark Per quanto concerne la presenza dei landmark, essi nell’analisi sono stati considerati come degli elementi puntuali che rinforzano la percezione del luogo. Come si vede dalla planimetria, all’interno dell’area di progetto questi non sono fortemente presenti. Nonostante ciò, durante i sopralluoghi, questi elementi hanno dato la possibilità di comprendere velocemente la nostra ubicazione e schematizzazione cognitiva. I landmark sono percepiti come ambito di rilevanza a breve raggio, cioè orientano la percezione solo nell’ambito strettamente locale. Pertanto sono stati considerati come tali le stecche di edifici presenti al limite dell’area verso nord e gli edifici a torre all’imbocco di via Plava verso est. Le stecche a nord fungono non soltanto da landmark, ma anche da limite visivo, in quanto bloccano la visuale della strada. Altro elemento che può assumere la funzione di landmark è il serbatoio pensile dello Stabilimento FIAT Mirafiori, visibile da più punti all’interno dell’area.


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0

50

250 m Landmark


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Foto 1 Stecche a Nord:


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Foto 2 Serbatoio pensile


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Nodi I nodi sono definiti come i luoghi strategici risultanti da tipiche congiunzioni di percorsi o concentrazioni di alcune caratteristiche. Nell’area di studio non sono stati individuati esempi di nodi di congiunzione (ovvero quelli costituiti da strade), ma piuttosto quelli di concentrazione, dove sono più evidenti le specificità funzionali. La planimetria evidenzia i nodi attuali rilevati all’interno dell’area. Nel colore più scuro i nodi di maggiore concentrazione: gli elementi che rivestono questa funzione sono gli spazi pubblici per il gioco e lo sport, come il parchetto recintato tra le stecche a Nord e l’area di nuova realizzazione con il campo da basket a lato degli edifici a torre, che segna l’ingresso alla città giardino. Questi data la forte focalizzazione attraggono le utenze più giovani e vengono vissuti come luoghi d’incontro. Nel colore più chiaro quelli minori, come la palestra (che attrae un’utenza specifica, il parco giochi accanto a questa, di minore rilevanza data la posizione più marginale rispetto all’abitato, e aree con forte specificità funzionale a commercio. Dalle interviste effettuate si è riscontrata una mancaza di luoghi della condivisione e di aree apposite per lo stare insieme.

Nodo maggiore: parco giochi recintato Nodo maggiore: area per lo sport Nodo minore: palestra e parco giochi Nodo minore: attività commerciali


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0

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250 m Nodi


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Margini L’analisi dei margini si è soffermata soprattutto su quelli definiti barriera, elementi lineari che separano in modo netto gli spazi urbani. Questi sono stati classificati in base alla tipologia, delineata dalla permeabilità visiva e fisica, solitamente scarsa o nulla.

non permeabili fisicamente, ma totalmente permeabili alla vista sia verso il loro interno, e le recinzioni delle unità abitative più piccole della città giardino, sempre impermeabili fisicamente, ma spesso con una schermatura parziale alla vista.

L’area su cui sono state effettuate le analisi di inquadramento è fortemente caratterizzata dai suoi margini. Infatti, a partire dalla nascita della fabbrica di Mirafiori, si sono create isole impermeabili o permeabili con caratteri omogenei al loro interno. I macro margini della zona sono di tipo sia visivo sia fisico, perchè a contatto con isole impermeabili. Quest’ultime sono, come accennato prima, la fabbrica di Mirafiori a Nord e il grande campo da golf che si trova ad Est. La presenza di questi due bordi così marcati ha fatto sì che l’area si sviluppasse come un’enclave. In particolare, il margine verso la fabbrica è costituito da un marciapiede che costeggia una grande strada a quatto corsie, Via Aristide Faccioli, al quale è addossato un muro di cemento, e per questo è considerato il margine più forte. Il margine del campo da golf, invece, è costituito per quasi tutta la sua lunghezza da alberatura (anche se preceduta da una rete invalicabile) che rende più piacevole il passaggio. La potenzialità di questo margine sta nel fatto che costituisca un buon panorama per coloro che abitano negli edifici prospicienti. Allo stesso tempo, all’interno della zona si possono individuare diversi tipi di margine, di dimensione ridotta. Tra questi vi sono le recinzioni dei cortili condominiali (sia delle stecche a Nord, sia dei più piccoli edifici in linea a ridosso della città giardino), tutti

Non permeabile visivo/fisico Non permeabile visivo/fisico Non permeabile fisico Non permeabile fisico


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0

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250 m Margini


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Margine Non permeabile visivo/fisico


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Verso Ovest Via Aristide faccioli


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Margine Non permeabile visivo/fisico


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Verso Nord-Est Via San Michele del Carso


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Margine Non permeabile fisico


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Verso Ovest Via Aristide Faccioli


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Margine Non permeabile fisico


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Verso Nord-Est Via Pomaretto


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Margine Non permeabile fisico


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Verso Nord Via Plava


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Analisi emotiva e simbolica Sicurezza e insicurezza Sensazioni di sicurezza sono state quelle maggiormente percepite durante i sopralluoghi all’interno dell’area di progetto. L’unica porzione significativa che è stata percepita come insicura è quella retrostante gli edifici a stecca a Nord. Le cause di tale percezione sono l’assenza di alternative di percorso, la scarsa visibilità dei luoghi (la vegetazione attuale copre la visuale unitaria di alcuni spazi per il gioco), ma soprattutto il traffico veicolare che costeggia le aree verdi. Le automobili corrono a velocità abbastanza elevata, l’attraversamento pedonale non è semplice ed inoltre dall’altro lato della strada vi è un muro di cinta che costeggia l’area industriale, rendendo poco attrattivo il marciapiede opposto. Durante i sopralluoghi è stata percepita una sensazione di intrappolamento nella zona da noi denominata “condivisa”, in quanto alcune vie a fondo cieco non sono ben segnalate e, addentrandosi in esse, non vi è alternativa se non quella di tornare indietro e cambiare percorso. Inoltre dalle interviste svolte agli abitanti della zona considerata “condivisa” è emersa, da parte di alcuni abitanti, una lieve percezione di insicurezza a causa della microcriminalità. Parlando con le proprietarie del negozio di panetteria, situato sotto ai portici più a est, ci è stato raccontato come la farmacia accanto abbia subito diversi furti nell’arco degli ultimi mesi (almeno tre) e inoltre la costante presenza di alcuni individui che la sera si aggirano per il quartiere in visibile stato di ebbrezza.


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Via Aristide Faccioli


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Luoghi simbolici Luogo simbolico limitrofo all’area di progetto è il complesso industriale della FIAT. Questo è considerabile un luogo simbolo che sottolinea l’importanza di un aspetto e di un carattere particolare della vita della città. “Servire il paese sempre di più e meglio; dare sempre più lavoro alla nostra città, aumentare qualitativamente e quantitativamente la produzione al minor costo possibile” [PNF, 1939]. Con queste parole, contenute nell’opuscolo celebrativo della Rassegna provinciale Torino, tenutasi nel Maggio-Giugno del 1939 al Parco del Valentino, il senatore Giovanni Agnelli illustra gli scopi e le ragioni che l’hanno portato a varare quella che lo storico Castronovo definisce “l’eredità più significativa della sua attività industriale” [V. Castonovo, 1978], ovvero il monumentale stabilimento della Fiat Mirafiori: un’area di oltre un milione di metri quadrati che avrebbe potuto ospitare circa 22.000 operai su due turni di lavoro.(1) Lo stabilimento di FIAT Mirafiori è stato il punto cardine della trasformazione di questa parte di città. Il problema principale nella fase dello sviluppo industriale, oltre alla necessità di nuove abitazioni da destinarsi agli operai delle fabbriche, che ha portato alla costruzione di innumerevoli impianti residenziali, era la mancanza di servizi, mentre oggi vi sono presenti molte scuole e impianti sportivi. Nel futuro nuove attività sono previste all’interno del piano TNE (Torino Nuova Economia), come il Centro del Design, già realizzato all’interno degli stabilimenti dismessi, e successivamente, si inserirà la Centrale del latte ed un Centro Multiservizi, che comprenderà un supermercato.(2) (1) http://www.istoreto.it/to38-45_industria/schede/fiat_mirafiori.htm (2) www.torinonuovaeconomia.it


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Veduta aerea dello stabilimento, foto storica


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Percorsi Considerando gli elementi lineari, l’analisi si sposta ad evidenziare quelli che sono i percorsi dell’area di studio. Essi sono necessari per connettere le zone e inoltre si collegano tra di loro definendo una rete. I percorsi sono le linee lungo le quali il fruitore si muove e che rendono possibile l’esplorazione dello spazio e organizzano i diversi elementi che strutturano i luoghi. Essi sono assimilabili alla rete viaria e sono classificabili a seconda delle loro caratteristiche. Le distinzioni più evidenti sono quelle che riguardano la funzione per il quale sono stati progettati, ovvero quella di transito automobilistico, di percorso ciclabile, pedonale, nel verde o ancora quelli con una particolare rilevanza dal punto di vista commerciale e relazionale. Nella zona di progetto, non vi sono molti tratti che assolvano funzioni diverse da quella del transito delle autovetture, proprio perché in quest’area la maggiore necessità è quella di consentire ai residenti di giungere comodamente alle loro abitazioni. Altra caratteristica tipica dei percorsi è quella di avere conformazioni differenti. Infatti la seconda planimetria evidenzia come all’interno della città giardino ci siano strade più curvilinee al contrario del resto della zona. Dalle interviste inoltre è emerso come le vie siano percepite dagli abitanti come poco sicure a causa della scarsa illuminazione presente.

Percorsi rettilinei Percorsi curvilinei


41

0

50

250 m

Percorsi curvilinei e rettilinei



2ABITARE INDIVIDUALE ABITARE COLLETTIVO


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Tipologie, altezze, densitĂ

0 Carta delle altezze degli edifici

50

250 m


45

Per quanto concerne l’analisi della densità fisica all’interno dell’area di progetto si è tenuto conto del rapporto tra il numero di abitanti e la superficie dell’area di interesse. Infatti l’area di progetto ha funzione strettamente residenziale, non vi sono significativi poli attrattivi al suo interno e gli unici servizi sono esercizi commerciali di piccola portata. Con il colore più scuro sono evidenziati gli edifici più alti e a maggiore densità fisica; il colore schiarisce man mano che questi due parametri diminuiscono.

Alta densità

A Nord dell’area di progetto vi è una vasta zona industriale (complesso di Mirafiori). L’idea che portò alla costruzione di alte stecche residenziali a Nord della città giardino fu quella di creare una schermatura che andasse a coprire il complesso industriale. La città giardino presenta caratteristiche molto diverse, con una densità estremamente bassa: bassi fabbricati (1-2 piani fuori terra) unifamiliari o bifamiliari con giardino di pertinenza. A Sud delle stecche è presente una fascia di edifici di altezza e densità minori: in particolare quelli più a Nord sono mediamente di sei piani, mentre quelli più a ridosso della città giardino hanno tre o quattro piani.

Medio-alta densità

Media densità

1/2 piani Bassa densità

3/4 piani 5/7 piani 8/10 piani

Legenda


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Servizi e attivitĂ commerciali

Servizi AttivitĂ Commerciali

0 Carta dei servizi e delle attivitĂ commerciali

50

250 m


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Verso Nord Via Pomaretto


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Gli spazi e i modi dell’abitare

B

A

A

B

Spazio privato condominiale Spazio privato individuale

0 Carta dello spazio privato

50

250 m


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B

A

A

B

Spazio pubblico

0

50

250 m Carta dei vuoti pubblici


Spazio pubblico

Spazio privato condominiale

Spazio privato individuale

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51

50 m

Sezione A-A


Spazio pubblico

Spazio privato condominiale

Spazio privato individuale a R.

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50 m

Sezione B-B


54

Spazio privato

0 Le superfetazioni

50

250 m


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Sezione A-A

Verso Nord Via Pomaretto


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Lo spazio privato individuale


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Sezione A-A

Verso Est Via Pola


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Lo spazio privato condominiale


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Sezione A-A

Verso Nord Via Pomaretto


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Sezione A-A

Verso Sud Via Roberto Biscaretti di Ruffia


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Sezione A-A

Verso Est Via Pomaretto


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Sezione B-B

Verso Ovest Via Aristide Faccioli.


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Sezione B-B

Verso Nord Via Pramollo


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Spazio pubblico

Spazio pubblico Attrezzature

0 Le attrezzature dello spazio pubblico

50

250 m


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Sezione B-B

Verso Nord Via Pomaretto


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Sezione B-B

Verso Nord Via Isolabella.


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Sezione B-B

Verso Nord Via Pomaretto


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Relazioni dell’abitare individuale e collettivo

SOGGETTI abitanti

ATTIVITA'

ABITARE COLLETTIVO

abitare

LUOGHI

giardinaggio

prato

scuola

giardino

gioco

strada portico piazza parcheggio giardino privato palestra veranda strada ad alto scorrimento

attività sportiva

ABITARE INDIVIDUALE

lavoro


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SOGGETTI abitanti

ATTIVITA'

ABITARE COLLETTIVO

abitare

LUOGHI

giardinaggio

prato

scuola

giardino

gioco

strada portico piazza parcheggio giardino privato palestra veranda strada ad alto scorrimento

attivitĂ sportiva

ABITARE INDIVIDUALE

lavoro


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Indagine sociologica su alcuni ambiti

Per l’analisi dei parametri riguardanti alta/bassa densità sociale, alta/bassa focalizzazione, leggibilità/complessità si è realizzato lo studio di una serie di zone ritenute più significative nell’area di progetto.

Sono stati effettuati sopralluoghi in diverse ore della giornata e dall’osservazione si è potuto arrivare a considerazioni di tipo sociologico che evidenziano quanto, anche solo all‘interno dell’area di studio, la città sia nettamente diversificata e vi sia la presenza di spazi omogenei ed eterogenei. La progettazione si riserverà il compito di garantire un rapporto equilibrato tra le diverse zone analizzate.

0.

Aree attrezzate retrostanti le stecche

1.

Parco giochi davanti alle stecche

2.

Passaggio tra condomini

3.

Portici

4.

Parco giochi 2

5.

Città giardino

6.

Zona torri


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0

1 2 3 5

4

6

0

50

250 m Mappa dei focus


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0. Aree attrezzate retrostanti le stecche

In questa zona è stato individuata una media densità sociale, dettata dalla vicinanza con l‘abitato (minore nelle ore notturne) ed essa è più alta dove l’area ha una destinazione ben precisa, ovvero dove è più focalizzata. Come evidenziato in verde nello schema l’area è limitrofa ad una strada ad alto scorrimento, il che non la rende eccessivamente attraente. Inoltre i punti con maggiore focalizzazione sono distribuiti lungo tutta la fascia (in rosso nel disegno) e la lettura degli spazi (ad esempio campetto da calcio, parco giochi) diventa difficile. In blu è stato evidenziato uno dei confini privati degli alti condomini, che attualmente funge

da spazio filtro tra i luoghi pubblici e gli stessi edifici. Per quanto riguarda la leggibilità si è constatato che sia bassa, se intesa come possibilità di capire lo spazio e di apprendere veloce mente come orientarsi. Infatti questa zona, a parte il marciapiede che costeggia lo stradone ad alto scorrimento, non presenta una forma strutturata e immediatamente percepibile. Si è arrivati alla conclusione che questo spazio è privo di forma e, in alcuni tratti, poverissimo di contenuti. Queste caratteristiche influenzano anche la complessità del luogo e lo rendono molto poco complesso.


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Foto del 18.3.2015 ore 18.46


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1. Parco giochi davanti alle stecche

Relativamente a questo ambiente, l’analisi è stata svolta cercando di comprendere i punti più rilevanti delle caratteri stiche dello stesso. A tal proposito si è voluto evidenziare tali peculiarità median te l’utilizzo di uno schema, evidenziando quelli che ci sono sembrati elementi degni di attenzione. In primo luogo si è consatatato che la densità sociale è alta in quanto parecchi bambini, giovani, adulti e anziani usufruiscono questo spazio, chi per il gioco, chi come luogo di aggregazione. In colore rosso sono state evidenziate le zone

che possono essere considerate quelle che aumentano al friutore la possi bilità di percepire che tale luogo ha un’alta focalizzazione. Infatti al centro abbiamo un parchetto recintato, mentre sulla destra uno spazio adibito a uso commerciale. Il colore blu invece evidenza un ritaglio di prato senza uno scopo chiaramente comprensibile. In colore verde è stata rappresentata laleggibilità: è alta, il tessuto è semplice e chiaro ed è facile capire come orientarsi all’interno di questo luogo. La complessità è relativamente bassa, in quanto lo spazio è comprensibile ma abbastanza banale.


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Foto DEL 7.3.2015 ore 15.46


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2. Passaggio tra i condomini

Questa zona è stata scelta in quanto considerata socialmente poco densa, presenta una bassa focalizzazione, ha una bassa complessità e un’alta leggibilità. Si tratta di una “zona cuscinetto” tra i condomini meno alti davanti alle grandi stecche residenziali.

Non vi sono segni riconoscibili all’interno di questo luogo: non è un parco giochi, non ci sono panchine per sostare, non c’è nulla a parte un prato, un camminamento e qualche albero. Questo lo rende uno spazio senza funzione e quindi non attrattivo per la popolazione.


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Foto del 18.3.2015 ore 19.46


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3. Portici

Nella zona dei portici è stata riscontrata un’alta densità sociale, dovuta probabilmente al fatto che in tale luogo la funzione sia ben specificata; infatti sotto i portici al piano terra di questi condomini sono presenti esercizi commerciali, probabilmente i più utilizzati nella zona analizzata. Lo schema evidenzia in rosso il punto di focalizzazione, ovvero i negozi. Il colore verde rappresenta la leggibilità, che è molto elevata a livello di lettura dei percorsi e allo stesso modo se intesa come

comprensione dello spazio. Questo sistema negozi-porticato, nonostante sia facilmente leggibile nel singolo, è difficilmente leggibile a scala più ampia come sistema porticato-porti cato, infatti, come evidenziato nel focus 2, ci sono altri portici con servizi commerciali all’interno del quartiere, ma questi non interagiscono tra loro e non si riesce a percepire un collegamen to tra i due luoghi. La complessità è ritenuta bassa: gli spazi sono comunque abbastanza poveri di stimoli.


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Foto del 18.3.2015 ore 19.46


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4. Parco giochi 2

Il quarto focus analizzato è un parco giochi recintato, con ingresso (al fondo) ad una palestra. L’area è molto ampia e quindi, nonostante sia particolermente frequentata, la densità sociale non può essere considerata alta, bensì media. La focalizzazione e la leggibilittà’ sono alte. Esse nello schema sono rappresentate dal colore rosso, che mette in evidenza il confine che delimita la zona e quindi ne evidenzia nettamente la funzione. Inoltre il parco viene

chiuso ad una determinata ora serale, quindi non è più fruibile nelle ore notturne. Questo evidenza ancora di più la forte connota zione funzionale del luogo. In azzurro è stato rappresentato il confine limetrofo allo spazio analizzato, che rimarca ulteriormente la facilità nella lettura dello stesso. La complessità è bassa.


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Foto del 7.3.2015 ore 15.20


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5. Città giardino

La città giardino comprende una vasta area all’interno della nostra zona di progetto. Le sue caratteristiche sono molto omogenee all’interno dell’intera area. In tutto lo spazio evidenziato nello schema si è riscontrato una bassa densità sociale, in quanto non sono presenti al suo interno spazi pubblici di alcun tipo, fatta eccezione

per alcuni piccoli “fazzoletti” di giardino, che però non sono assolutamente focalizzati. In generale, a parte le strade, non ci sono spazi focalizzati e l’unica funzione presente al suo interno è quella residenziale. La sua complessità è bassa e la leggibilità’ alta, in quanto gli spazi si comprendono facilmente ma non vi sono stimoli per la popolazione.


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Foto del 7.3.2015 ore 15.46


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6. La zona delle torri

Questa zona è considerata la più complessa intorno all’area di progetto. Si tratta di spazi di recente costruzione e, in contrapposizione con tutti i focus analizzati, si è riscontrata un buon funzionamento spaziale della zona. In questa si trovano un campo da calcio, uno da tennis e degli spazi giochi per i bambini. La densità sociale è molto alta e nello schema sono stati evidenziati gli spazi di maggior densità. Infatti le strutture al proprio interno sono molto utilizzate, anche a differenti ore del giorno.

Le strisce rosse evidenziano come lo spazio sia focalizzato, infatti viene diviso dalla zona di camminamento anche attraverso una staccionata. La frequentazione degli spazi è finalizzata da uno scopo preciso e questo rende agevole anche una lettura del luogo. La leggibilità è alta e la complessità altrettanto. Quest’ultima è ritenuta una caratteristica favorevole per l’area, è evidente che questi luoghi siano stati studiati approfonditamente prima della loro ideazione e si nota una progettazione accurata.


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Foto del 7.3.2015 ore 15.46


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ANALISI

INTERVISTE

LANDMARK

Assenza di landmark significativi. Percepiti come ambito di rilevanza a breve raggio.

NODI

Assenza di nodi di congiunzione, presenza di nodi di concentrazione (funzioni commerciali o gioco/sport)

Mancanza totale di luoghi della condivisione e appositi per lo “stare insieme”. Assenza di funzioni pensate per bambini, giovani e anziani. Mancanza di orti.

STABILITÀ/SORPRESA

Vengono soddisfatte le esigenze di stabilità emotiva e di conferma delle aspettative.

È emersa la voglia da parte degli abitanti di poter fruire di spazi per lo stare insieme (e quindi della condivisione) ricchi di stimoli e innovativi. Non solo “giardinetti di vicinato”.

SICUREZZA/INSICUREZZA

Percezione di sicurezza nella città giardino, leggermente minore nella zona delle stecche. Sensazioni intrappolamento e grande insicurezza lungo via Facioli per il percorso obbligato e il transito automobilistico.

Ripetuti furti in farmacia, furti nelle cantine, presenza di strani individui nelle ore notturne. Scarsa ed incostante illuminazione.

PERCORSI

Presenza di percorsi automobilistici per i residenti. Presenza di una pista ciclabile in via Plava. Assenza di attrattivi percorsi pedonali.

Percezione di insicurezza a causa della scarsa illuminazione stradale. Pista ciclabile ha “rubato” lo spazio ai pedoni.


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RISVOLTI PROGETTUALI LANDMARK

Ideazione di landmark sequenziali di tipo vegetale con funzione direzionale, come mezzo per uniformare il linguaggio e creare un sistema ben visibile e riconoscibile tra le parti. Creazione di strutture polifunzionali al di sopra di uno degli edifici a stecca con funzione di landmark.

NODI

Ideazione di spazi per la condivisione, sia nella zona della città giardino (Manifesto) che in quella delle stecche. Interventi leggeri, puntuali e versatili che prevedono il soddisfacimento di più funzioni, pensate per essere elementi attrattivi per la popolazione.

STABILITÀ/SORPRESA

Rifunzionalizzazione di luoghi della condivisione già esistenti con aumento della complessità formale dei luoghi. Ideazione di architetture che cercano di essere poco impattanti ma allo stesso tempo piacevoli alla vista e in grado di svolgere al meglio la propria funzione.

SICUREZZA/INSICUREZZA

Aumento considerevole dell’illuminazione in tutta l’area. Rifunzionalizzazione del muro di cinta che costeggia la FIAT e il restringimento delle corsie e allargamento del marciapiede per diminuire il traffico e, conseguentemente, il senso di insicurezza.

PERCORSI

In fase progettuale è stato deciso di aumentare l’illuminazione e garantire più visibilità e sicurezza.Inoltre è stato inserito un percorso pedonale all’interno della città giardino, inserendo un filare di alberi per migliorare anche l’ombreggiamento. Questo percorso è in alternativa a via Plava, per raggiungere gli orti e il mercato.



3shared gARDEN CITY


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Le due bolle

0

50

250 m


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abitare condiviso

abitare individuale


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Strategie

Non trasformare radicalmente gli spazi, ma potenziarli.

Offrire attrezzature in condivisione per svolgere attivitĂ .

Realizzare interventi capaci di infiltrarsi nel tessuto urbano e sociale.

Mantenere bassi i costi di realizzazione e dare la possibilitĂ di investire in momenti diversi.


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La fase di analisi ha fatto emergere una dicotomia all’interno dell’area, legata alla presenza di due diversi modi dell’abitare: quello individuale e quello condiviso. Il primo è rintracciabile nella zona della città giardino, dove lo spazio pubblico non esiste, tutti i bisogni degli abitanti sono risolti all’interno del recinto domestico e la comunanza tra i residenti non è intesa come vantaggio tangibile. L’abitare condiviso, invece, è ravvisabile soprattutto nella parte più a Nord, dove gli abitanti delle grandi stecche hanno come unico spazio individuale quello interno al loro appartamento. In questa situazione scatta la ricerca di uno spazio che possa fornire al proprio modo di vivere un valore aggiunto, in quanto luogo di scambio e condivisione di pratiche, di valori, ma anche di problemi e insicurezze. Il progetto punta dunque all’individuazione di un potenziale spazio in più, che possa ospitare un serie di micro-interventi diffusi, fruibili da tutti i cittadini, che pervadendo lo spazio urbano rafforzino la sfera del vivere condiviso. Questa strategia si infiltra in entrambe le bolle dell’abitare. Innanzitutto coloro che vivono in una situazione di condivisione ancora debole potranno fruire di attrezzature che aumentino la qualità della loro vita. L’attenzione progettuale, in questa bolla, è rivolta al potenziamento degli spazi della condivisione, che non sono solo individuati nella superficie pubblica, ma anche negli spazi condominiali. Questi ultimi, per conformazione, si sono rivelati bacini della condivisione; la recinzione perimetrale, l’adiacenza con le abitazioni, l’illuminazione sono caratteristiche che contribuiscono a renderli luoghi sicuri dove ad esempio più bambini giocano controllati da un solo genitore, gli anziani trascorrono il tempo insieme, si svolgono piccoli lavori manuali e altre attività legate alla vita domestica. I nostri interventi

mirano, in modo leggero ed economicamente sostenibile, a incentivare queste attività che funzionano come legante per le relazioni tra gli abitanti, non necessariamente dello stesso condominio. Con questa finalità, sono state previste strutture leggere dove ricoverare attrezzi condivisi, piccole officine per il co-making, spazi attrezzati per il gioco dei bambini, spazi per lo svago degli anziani, aree relax&WiFi. Nell’altra bolla, quella dell’abitare strettamente individuale, la sfida sta nell’iniettare in questo tessuto un sistema leggero di condivisione, che non cancelli totalmente la sfera privata, ma sia in grado di migliorare la qualità della vita, traendo vantaggi dal punto di vista economico, da una fiducia nella vicinanza, da una collaborazione negli oneri della vita quotidiana. Gli spazi dei quali potranno fruire gli abitanti della città giardino faranno loro apprezzare i frutti della condivisione: ad esempio gli orti con i frutteti e il mercato a km0 adempieranno alla stessa funzione di un orticello privato, ma con la possibilità di un ritorno economico e il vantaggio di una comunione di pratiche. Reinterpretando il modo di abitare della città giardino, si è poi progettato un elemento di matrice analoga, ovvero un isolato residenziale con villette unifamiliari, pensato come un sistema di co-housing. Fuori dagli schemi istituzionali delle forme di coabitazione totalizzante, in questa dimensione resta intatta la sfera privata, tutelata grazie alla tipologia di residenza; essa viene però spogliata di alcune funzioni che, se condivise, migliorano la qualità della vita, sia in termini economici, sia di benessere. Le attrezzature necessarie per svolgere queste funzioni sono inserite in una piattaforma che collega tutte le abitazioni. Il sistema deve suggerire agli abitanti della città giardino le vantaggiose dinamiche dell’abitare condiviso.


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Il progetto diffuso


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L’area in questione ospita due grandi vasche di depurazione delle acque, sfruttate per il disegno dei giardini interni, due grandi contenitori di piante. L’intervento prevede l’inserimento di un mercato a km0, che si colloca sullo strategico asse di Via Plava in prossimità dei frutteti e orti condivisi per diventare un possibile luogo di interazione e di scambio tra la città individuale e quella condivisa. I banchi sono costituiti da strutture leggere completamente rimovibili per adattare l’area ad altri usi.


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La zona dietro le grandi stecche residenziali, che attualmente appare spoglia e inutilizzata, viene ottimizzata nell’ottica di offrire spazi di maggiore qualità agli abitanti di questi edifici. Lo spazio pubblico viene attrezzato ad esempio con un’area barbecue e con giochi per bambini; lo spazio condominiale invece viene migliorato sia dal punto di vista dell’impatto sull’ambiente circostante (favorendo un microclima più vivibile grazie alla pavimentazione in legno), sia dal punto di vista sociale (con attrezzature che stimolino l’interazione).


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Il progetto delle grandi stecche aveva l’obiettivo di costituire una barriera tangibile tra la città e la la fabbrica di Mirafiori Sud. Il risultato è un’edilizia popolare di medio-basso livello. Questo tipo di edificio possiede anche potenzialità, ad esempio l’altezza. Si è pensato di sfruttarla inserendo sul tetto di una delle stecche una serra bioclimatica con all’interno un mix di funzioni, quali un’aula studio e un ristorante. Il progetto architettonico diventa così un landmark importante all’interno della città giardino, fornendo un punto di vista privilegiato sulla Torino industriale, oggi non più attiva.



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Il progetto-manifesto Le riflessioni sui due modi dell’abitare emersi dallo studio dell’area, hanno portato alla realizzazione di un progetto-manifesto, che si traduce in un impianto di co-housing, a Sud della città giardino. Il progetto punta a fondere le caratteristiche dell’abitare condiviso e di quello individuale, introducendo un modo di abitare individualmente in condivisione. Ciò significa mantenere intatta la sfera privata, fondamentale per l’individuo, e imprescindibile per gli abitanti della città giardino, ma allo stesso tempo migliorare la qualità della vita grazie alla condivisione di un ambiente protetto e di beni materiali. Dunque le attrezzature che si possono condividere vengono scorporate dall’abitazione privata, e inserite in una piattaforma accessibile a tutti i coabitanti. La lavanderia, le officine, la sala polivalente, la guest house sono posizionate all’interno di un unico edificio. Queste strategie comportano un considerevole risparmio energetico ed economico grazie alla spartizione di costi gravosi come quelli legati agli elettrodomestici, alle automobili, agli spazi per gli ospiti all’interno della casa. L’intera area è recintata per essere accessibile solo a chi vi risiede, all’interno i confini tra privato e condiviso non sono fisici, ma dettati dal buon senso, a eccezione delle mura domestiche. Ogni unità abitativa possiede un portico sul retro che individua uno spaziofiltro tra il condiviso e il privato, in continuità con il resto della superficie del lotto, ma ben riconoscibile grazie alla pavimentazione differente e a un leggero cambio di quota. L’accesso alle case avviene dalla grande corte centrale. Gli alloggi stessi, pensati di due diverse metrature, non presentano aperture laterali,

al fine di evitare l’introspezione visiva tra l’uno e l’altro. Per ogni abitazione la zona notte è posta al primo piano, cosicché possa essere l’ambiente più intimo. Lo scopo è quello di mantenere tutti i benefici che derivano dall’abitare individuale, ma anche di fornire agevolazioni che rendano l’abitare condiviso più sostenibile.


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La condivisione


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Lo spazio


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Il sistema


0

5

15

50 m Planimetria e sezione


Tipologia 01

87 m2 - superficie interna 33,6 m2 - giardino coperto 32 m2 - terrazza

Tipologia 02 68 m2 - superficie coperta 16,8 m2 - giardino coperto

0

5

10 m Le residenze private





Appendice


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Stabilità e sorpresa

Nell’area oggetto di studio è stato fortemente percepito il concetto di stabilità, infatti la zona analizzata soddisfa l’esigenza di stabilità emotiva e di conferma delle aspettative. Qui sono presenti spazi definibili “familiari” e poveri di stimoli, sia per quanto riguarda le aree private (sostanzialmente residenziali), sia quelle pubbliche, ovvero, ad esempio, la presenza dei “giardinetti di vicinato” (foto 1) come spazi per lo stare insieme. La sorpresa non è stata percepita in nessuno dei luoghi visitati. Dalle interviste è emersa la necessità da parte degli abitanti di poter fruire di spazi della condivisione ricchi di stimoli e innovativi.


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Viale alberato di via Plava


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Rinforzi sensoriali, gradienti, poli e antipoli

L’analisi si è soffermata anche sulla ricerca di queste tre caratteristiche all’interno dell’area di progetto. Per questi fattori però non è stata riscontrata alcuna presenza fisica. Cioè dovuto al fatto che non vi sono rinforzi sensoriali che tendono ad aumentare la percezione dei percorsi (ad eccezione del viale alberato che caratterizza via Plava, foto 1) e quindi non si nota la presenza di landmark che possono offrire uno stimolo visivo al percorso, o che comunque fungano da poli di orientamento. Le caratteristiche degli edifici della città giardino sono similari, come quelle della “città condivisa” più a nord, quindi non vi sono stimoli provenienti dalle caratteristiche dell’edificato incontrato sul percorso. Non vi sono gradienti nei percorsi perché non ci sono cambiamenti di intensità avvicinandosi ad una estremità del percorso, infatti non si hanno percezioni differenti percorrendo le strade nell’uno o nell’altro senso. Conseguentemente non sono stati individuati poli e antipoli.


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Giardineti di vicinato


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Interviste A supporto dell’attività di progetto si è svolta una ricerca sociale tramite metodi di ricerca diretti qualitativi: interviste sottoposte alla popolazione insediata con lo scopo di indagare le relazioni tra intervento proposto e destinatari finali dello stesso, oltre che trarne preziosi consigli e stimoli progettuali. Si è deciso di scegliere un campione misto di testimoni qualificati: residenti, residenti -lavoratori e persone legate alla zona unicamente per motivi lavorativi, spaziando inoltre anche tra le varie fasce di età. Questo perchè a supporto dell’intervento progettuale, pensato per andare ad apportare miglioramento nella qualità della vita di tutti i cittadini, si è ritenuto importante considerare il parere di ciascuna fascia di popolazione. Si è deciso di scegliere come luoghi in cui sottoporre le interviste sia la zona della città giardino, sia quella degli edifici a stecca, in modo da indagare e trovare eventuali punti in comune e divergenze tra la popolazione dell’abitare individuale e quella dell’abitare condiviso. Per quanto riguarda la definizione della traccia di domande da sottoporre, questa è stata decisa guidata, aperta (ai vari punti gli intervistati hanno avuto la possibilità di rispondere sia brevemente sia di articolare maggiormente il loro discorso), strutturata e standardizzata. Si è inoltre cercato di fare riferimento a luoghi e situazioni visibili dal luogo dell’intervista. In una prima parte si è cercato di ottenere opinioni, percezioni, attese e timori riguardo potenzialità e criticità dell’area, come la dotazione di infrastutture, i servizi, la situazione dei trasporti, la sicurezza e il commercio. Le opinioni della popolazione hanno generalmente indicato l’area come una zona tranquilla, ricca di servizi ma trascurata per

quanto riguarda la manutenzione degli spazi comuni (talvolta segnalati inoltre come non sufficienti, soprattutto per quanto riguarda la fascia più giovane di popolazione). Ci è stato spiegato come questo stato di abbandono di alcune zone sia una condizione tipica degli ultimi anni, successivamente al passaggio da area consorzile a proprietà comunale. Quindi dal momento che l’analisi precedente si era focalizzata sulle differenze tra l’abitare individuale e collettivo, in una domanda si è deciso di indagare come sia la relativa percezione delle due aree l’una nei confronti dell’altra, andando a confermare quelle che erano le aspettative di un netto distacco tra le due zone, nonostante la prossimità, e di una generale indifferenza. Netta è apparsa dunque la differenza negli stili di vita all’interno delle due “bolle” individuate tramite l’analisi. Dopo aver analizzato questi aspetti più generali, è stato chiesto agli intervistati di proporre cambiamenti, miglioramenti e aggiunte all’interno dell’area, per capire quali fossero le aspettative nei confronti di interventi futuri. Le risposte si sono soffermate su elementi di piccola scala: parcheggi, arredamento urbano, manutenzione, nuovi negozi e punti di aggregazione. Quindi si è scesi ad analizzare un’area specifica, quella in cui si concentra la nostra proposta progettuale, e gli intervistati sono stati chiamati a dare il loro parere sull’area retrostante le grandi stecche condominiali, a motivare secondo loro la causa delle condizioni di inutilizzo e abbandono. Quindi in conclusione tramite l’ausilio di mappe e planimetrie è stato proposto loro l’intervento progettuale, andando a dare un quadro riassuntivo di tutto e dettagliando le informazioni circa alcuni aspetti specifici a


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seconda del soggetto intervistato e del luogo dell’intervista. Si sono così raccolti pareri circa la percezione della proposta progettuale, delle sue possibili ricadute future sul territorio, circa l’approvazione o meno e ulteriori suggerimenti. Grande consenso è stato ottenuto per la proposta degli orti, un tempo già presenti nell’area e molto utilizzati, soprattutto dagli abitanti delle palazzine condominiali (in quanto spesso le villette della città giardino già sono state attrezzate con piccole aree coltivate nei cortili estreni). Pareri favorevoli sono inoltre andati al mercato coperto, funzione ritenuta di fondamentale importanza dai soggetti intervistati. è stata ritenuta di più delicata e difficilmente accettabile dai residenti la proposta di inserire funzioni all’interno degli spazi privati, per quanto in alcuni casi a funzione unicamente degli abitanti lì residenti. Nella zona infatti vi è una forte tendenza a privatizzare le aree, nonostante i cittadini intervistati non sembrassero a favore di questo. L’idea di un’area manifesto che possa andare a stimolare cambi di prospettive circa la condivisione negli abitanti è stata percepita come una sfida interessante e positiva per l’area, un ottimo modo per “cambiare la testa della gente” e ringiovanire la popolazione, attirando persone da fuori. La somministrazione di queste interviste è stata molto utile all’interno del percorso progettuale. Queste sono state effettuate in due fasi: una in cui la proposta non era ancora totalemente definita e dunque ancora aperta a suggerimenti e modifiche, una in cui il progetto si era già strutturato, utile a sondare il parere e l’approvazione da parte della popolazione delle varie proposte.

è stato interessante trovare concordanze tra quelle che erano le conclusioni delle analisi precedenti sull’area e le opinioni dei vari intervistati. Da qui la volontà di focalizzare la proposta progettuale da un lato sul potenziare l’abitare collettivo dell’area delle stecche, inserendo funzioni in grado di essere percepite come luoghi attrattivi e di ritrovo, ridando qualità e possibilità di fruizione alle aree attualmente in stato di quasi abbandono, dall’altro il tentantivo di agire in maniera indiretta sulla città giardino, tramite il “Manifesto” e le sue proposte. La ricerca sociale ha portato a confermare come anche l’idea di piccoli interventi puntuali, atti a non stravolgere l’abitutine insediativa presente da anni nell’area, possa essere un buon metodo di intervento in grado di garantire una risposta da parte della popolazione.


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TABELLA INTERVISTE

SESSO

etÃ

lav/res

luogo

GIORNO

ORA

GIUDIZIO

1

m

40-50

lav/res

c.g.

18/04

pm

8

2

f

40-50

lav/res

c.g.

18/04

pm

8

3

m

>30

lav

c.g.

18/04

pm

7

4

m

>30

lav/res

c.g.

18/04

pm

7

5

f

>40

lav/res

c.g.

18/04

pm

5

6

f

>40

lav/res

c.g.

18/04

pm

8

7

f

<40

res

c.c.

18/04

pm

7

8

f

<40

lav

c.c.

18/04

pm

6

9

f

>60

lav

c.c.

18/04

pm

6

10

f

30-40

lav

c.c.

29/05

am

6

11

m

>70

res

c.c.

29/05

am

7/8

12

m

<30

res

c.c./c.g.

29/05

am

6/7

13

f

40-50f

lav/res

c.c.

29/05

pranzo

10

14

f

>70f

resf

c.c.

29/05

pm

-

15

m

40-50

lav

c.g.

29/05

pm

7


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14 12 13

8-9 10

11

7

1-2 4

6 3

5

15

0

50

250 m Mappatura delle interviste


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INTERVISTE

DOMANDE 1. Qual è la qualità della vita in quest’area secondo lei, da 1 a 10? 2. Quali sono le potenzialità e le criticità che ritiene rilevanti all’interno dell’area per quanto riguarda servizi, spazi pubblici, sicurezza, commercio? 3. Quali differenze percepisce tra la zona in cui vive e l’altra? (città giardino o edifici a stecca) 4. Che cosa andrebbe ad aggiungere, cambierebbe o migliorerebbe all’interno dell’area? 5. Che cosa ne pensa dell’area retrostante le stecche condominiali? è ben tenuta? Ne usufruisce? 6. Cosa ne pensa delle attrezzature/ cambiamenti apportati nella nostra idea progettuale?


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INTERVISTA #1-2 Negozio di stireria, marito e moglie (residenti) 1. 8 2. Non funziona assolutamente la manutenzione, i giardini sono senza luce, soprattutto quello verso la palestra. Gli spazi verdi non funzionano bene, l’erba è troppo alta e non si possono usare agevolmente. 3. Non percepisco alcuna differenza. 4. Vorremmo più commercio, non ci sono negozi. La gente va via a fare la spesa, all’Ipercoop che c’è a Beinasco, oppure fuori dal quartiere e questo non è bene. Molto frammentaria, pochissimo unificata come zona. Come punto di aggregazione c’è solo un baretto e non è nemmeno aperto la sera. Nel complesso non vi è assolutamente nulla. 5. Non usata assolutamente. Noi della città giardino usiamo i nostri giardinetti, non quella zona. 6. Criticità sulla pista ciclabile.

INTERVISTA #3 Giovane tabaccaio (lavoratore non residente) 1. 7 2. Positiva, vivibile. 3. Un po’. 4. Non so. 5. Mai andato.

INTERVISTA #4 Panettiere (lavoratore e residente) 1. 7 2. Per i giovani non c’è davvero nulla e tutti vanno fuori dal quartiere. Sarebbe bello ci fosse qualcosa per i giovani. Unica attività giovanile è quella del calcio. Zero locali. Ci sono due o tre aree cani. 3. Sopra non si sa nemmeno cosa ci sia. 4. Necessità di parcheggi, la sera sotto casa non ci sono! 5. No.

INTERVISTA #5 Cartolaia (lavoratrice e residente) 1. 5, si sente la crisi, poco movimento e poco lavoro. 2. Non c’è nulla, solo la bocciofila per gli anziani e basta. I giardini vengono usati d’estate. Servirebbero più negozi e invece nulla di tutto ciò. La pizzeria accanto è aperta solo per la cena e non va bene perché magari ai dipendenti della FIAT farebbe comodo. L’orbita della FIAT si sentiva

molto di più anni addietro. 3. Sì, è abbastanza popolata. Si sente la differenza. 4. Non c’è la visibilità negli incroci, critica su incrocio tra via Pola e via Plava. Sarebbe bello fare più feste di quartiere per fare capire che ci sono pure loro, stare più insieme, fare festa. 5. Mai andata.

INTERVISTA #6 Rivenditrice Nespresso (residente) 1. 8. 2. Funziona tutto molto bene come se fosse un paesino, anche se le cose non sono molto ben tenute. Non ci sono moltissimi negozi ma comunque i servizi ci sono: tre poste, due farmacie, le cose essenziali ci sono, anche il medico. Molto vicino c’è il centro commerciale. Ci sono anziani e quindi comunque si vede che vivono bene e riescono a fare la spesa. 3. Mai andata, passo ogni tanto con la macchina perché là abita mia sorella, ma si nota la divisione. 4. Più attrazioni per i ragazzi. Centri dove ci si può incontrare e stare insieme, non ci sono locali, nulla. Non c’è nulla la sera, nemmeno il gelataio. Se uno vuole prendere il gelato, la sera va dopo Corso Unione. Se i ragazzi la sera vogliono, uscire non c’è nulla da fare, non un locale, uno spazio per stare assieme, nulla. E servirebbe. 5. Non frequentata. 6. Non vorrei gli orti: una volta c’erano vicino a Corso Unione e tutti hanno festeggiato quando li hanno tolti. Non servono e coltivare in mezzo allo smog è un’idiozia. Il mercato più vicino funzionante è quello di Cesare Pavese, quello vicino a San Luca non funziona.

INTERVISTA #7 Madre con tre bambini (residente) 1. 7. 2. C’è tutto, i negozi ogni tanto chiudono, per gli asili bisogna prendere l’auto ma comunque vicino ci sono, manca il pullman, una volta c’era il bus 63. 3. Più parcheggi, servirebbero per rendere la zona più vivibile, come quella sotto. 4. Vorrei più e servizi per i bambini, ludoteche, biblioteche, piscine, che ora non ci sono. 5. Ora sono in dismissione, mentre quando ero piccola, andavano sempre a giocare lì. 6. Orti sì, molto utili conoscendo la gente che comunque abita il quartiere!


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INTERVISTA #8-9 Madre e figlia panettiere (lavoratrici da 30 anni, residenti a Moncalieri) 1. 6. 2. Poca sicurezza, la sera non c’è nessuno che passa a fare un controllo, non c’è alcun tipo di illuminazione che renda sicuri. La sera non si vede nulla, ora ancora va meglio perché le giornate sono più lunghe e si vede meglio, ma d’inverno è un problema. Hanno fatto alcuni furti ultimamente, ad esempio nella farmacia accanto almeno tre volte, o talvolta anche nelle cantine. Non c’è più il bus 63 e questo non va bene. I giardini funzionano. 3. Non si nota assolutamente la differenza. 4. Funziona tutto bene, bisognerebbe cambiare la testa della gente. Invecchiano tutti e non ci sono giovani. Non siamo abituati a comprare in questa zona, non c’è nulla per i giovani se non la parrocchia. Ci sono quattro bar, due stanno aperti fino a tardi ma i giovani non vanno lì. Ci sono alcuni personaggi un po’ loschi che si aggirano la sera e a volte sono ubriachi e non fa molto piacere incontrarli, ma se li conosci, non dicono nulla. 5. Sono dismessi, non vengono usati, mentre il parchetto recintato funziona bene ed è parecchio usato. 6. Per gli anziani ci sono tutti i servizi, ci sono davvero moltissimi anziani e quindi servirebbero cose per loro. Il Carrefour non funziona, hanno cambiato in tre anni 10 gestioni.

INTERVISTA #10 Commessa Carrefour (lavoratrice da Ottobre 2014, non residente) 1. 6, la popolazione di questa zona è prevalentemente anziana. 2. L’area è ben provvista di servizi e commercio, anche di spazi comuni. Per quanto riguarda la sicurezza ci sono spesso anche Carabinieri che girano a piedi. 3. Non sono mai stata in quell’area, vengo qua solo per lavorare: parcheggio ed entro in negozio. 4. L’area è provvista di tutto. 5. Sarebbe bello che quell’area fosse sistemata, i ragazzi non possono giocare nei cortili e avrebbero bisogno di uno spazio. 6. La vostra proposta potrebbe funzionare, mi sembra buona.

INTERVISTA #11 Anziano ingegnere in pensione (residente dal ‘69), altri anziani signori hanno partecipato all’intervista 1. 7/8, fino ad oggi. 2. Manca principalmente la pulizia e la cura dello spazio pubblico, per quanto riguarda servizi e negozi va bene, le cose importanti ci sono. Mancano i soldi. Il supermercato non attira e cambia gestione di continuo, perché non propone offerte. 3. Se mi capita di andarci è perché ci sono la chiesa e il supermercato, ma io vivo qui. 4. Servirebbero nuove strisce bianche, una migliore organizzazione dei parcheggi e delle aree comuni. 5. L’area lì dietro funzionava bene 40’anni fa, quando ancora eravamo un consorzio sotto un unico costruttore, il Quartiere Manzonis, con tutte le strade private e chiuse (ora è rimasta solo via Monte Cengio ad essere chiusa), da via Biscaretti a via Facioli, poi siamo diventati Cime Bianche con l’acquisizione del Ministro del Tesoro e quindi è tutto passato al comune e le case sono state vendute ai privati: è da qui che hanno smesso di funzionare le cose in generale. C’erano solo due entrate e uscite tra le stecche, l’intero quartiere era recintato. 6. Il mercato coperto è una buona proposta, c’era ma l’hanno tolto. Per gli orti quella è una bella zona, almeno non ci sono i topi come lungo il fiume. Poi vanno sistemate le aree comuni, panchine, illuminazione, tavolini.

INTERVISTA #12 Due giovani intorno ai 25 anni (uno residente da 23 anni nella zona degli edifici a stecca, l’altro residente dalla nascita nella città giardino) 1. 6/7, si vive abbastanza bene ma il livello economico di tutti è abbastanza basso. 2. I servizi ci sono, anche i negozi e tra noi giovani alla fine ci conosciamo tutti e ci vediamo spesso. Gli spazi aperti sono trascurati, non tagliano mai l’erba ma si sta comunque abbastanza bene. 3. Vaso spesso perché ho lì amici. 4. L’area fitness sarebbe completamente da rifare, così come la rampa da skate, il campetto con la sabbia, … 5. Quell’area è da rifare, ormai nel campetto ci vanno soltanto i cani. 6. Gli orti autogestiti sono una buona proposta, possono funzionare e possono piacere, così come il mercato coperto. Secondo me per il carattere di quest’area non potete toccare i cortili interni, qui già soltanto chiedere di poter


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mettere una cappa per un nuovo ristorante non verrà mai approvato, figuriamoci il toccare i cortili, quelli sono privati!

INTERVISTA #13 Due signore, una sulla sessantina e l’altra sui 40 anni (da poco lavoratrici in un’associazione/negozio di bigiotteria sotto i portici e residenti) 1. 10, buona. 2. Il commercio è morto, la gente va nei supermercati esterni e qui funzionano bene solo i negozi per le prime necessità: panettiere, fruttivendolo, piccolo alimentari. Gli spazi pubblici sono poco utilizzati, gli abitanti tendono a privatizzarli, tipo questo qui fuori (indica l’area verde compresa tra due stecche basse): mancano addirittura le panchine, la gente non ci può stare. Anche il portico è privato, ma con diritto di passaggio. I servizi ci sono tutti: il medico, la banca, le poste, manca solo il pediatra. Per quanto riguarda il trasporto è inefficiente. Inoltre sembra un po’ un reparto geriatria, ci sono solo o anziani o famiglie e bambini, manca completamente la mezza età, i giovani che ci sono escono e vanno a studiare fuori. Questo non fa bene alla zona. 3. Non ci percepiamo, chi abita qui magari invidia le loro villette, ma non abbiamo motivo di andarci, al massimo in macchina per fare la spesa, ma non a piedi. 4. Sarebbero da migliorare le aree bimbi e le aree giochi, più altre aree tra gli edifici e posti che permettano alle persone di riunirsi ma non a pagamento (non come il Circolo Bocce). Qui sono tutti chiusi in casa, ci vorrebbero motivi che attirino le persone a uscire, il bar dei signori cinesi la scorsa estate un po’ aveva funzionato, si radunavano i ragazzi, ma la gente poi si è lamentata per il rumore. Questa è un’area residenziale, non si può far nulla, bisognerebbe cambiare questo aspetto per fare qualcosa di utile. Anche solo la possibilità di poter fare mercatini dell’usato una domenica al mese, tipo sotto i vari portici a rotazione o sul grande marciapiede che circonda il parchetto. Ma farlo per gli autoctoni puntando anche ad attirare le persone da fuori. 5. Quella zona non funziona, prima era in gestione a circoli sportivi, ora non si sa a chi chiedere l’uso. A volte in estate mettono un po’ di musica ma niente di che. 6. Già ora nel mio condominio ci si è provati a organizzare per mettere in estate uno scivolo gonfiabile per i bambini, però solo nel nostro, gli altri no. Sarebbe bello se ognuno avesse una funzione per i bambini, anche per quelli dei palazzi vicini. Mi piace l’idea del mercato, ci manca proprio

e gli orti potrebbero funzionare.

INTERVISTA #14 Anziana signora, circa 85 anni (residente da 40’anni nella zona in una degli edifici a stecca) 1. Si vive bene, ma sono venuta qui per lavoro, non volevo vivere qui. Però c’è luce e molto spazio in questo posto, questo mi piace. 2. Non c’è nulla, ma non è brutto, è una zona sicura. 3. Non ci vado, mi piace qui. 4. Ci sono solo negozi, non c’è molto altro, niente attività diverse e molti negozi chiudono. 5. Lì dietro è tutto abbandonato, non viene sistemato e la gente non va. 6. Noi avevamo un orto in quel posto, ce lo aveva dato il comune, era un po’ distante. Ora non sarei più in grado di farlo, ma alle persone potrebbe piacere, ci sono famiglie che vanno fino a Rivoli per l’orto. Poi sì, sistemare le aree dei bambini e quello spazio dietro. Il mercato ci farebbe comodo.

INTERVISTA #15 Uomo di circa 40 anni (lavoratore presso Agenzia Viaggi, non residente) 1. 7, si sta bene, anche se io ci lavoro e basta. 2. Adesso questi posti hanno la possibilità di rivivere grazie a situazioni come quella della mia agenzia, prima eravamo in una zona più centrale, ora con il fatto che si acquista online, le sedi possono spostarsi in posizione più decentrate e meno frequentate, tipo questa. Qui c’è poco di tutto credo. Gli spazi pubblici non sono molto attrezzati ma ce ne sono tanti sparsi in giro. 3. Io mi muovo abbastanza, però qui ci lavoro e basta. Nella pausa pranzo di solito sto all’aperto e vado in giro. Le persone che abitano qui invece noto che non escono mai, non vanno spesso all’aperto, se non per portare il cane, ci credo che nemmeno sanno dell’esistenza di qualcosa oltre la loro via. 4. Forse sistemare meglio le aree comuni, dare più attrattività. 5. Quella zona è un po’ lasciata andare ma non vado fin lì spesso. 6. Quest’area (il Manifesto), mi sembra una proposta molto interessante, un po’ utopistica ma diversa, colpirebbe sicuramente, qui è tutto molto privato, non c’è nulla che unisca le persone. Gli orti anche potrebbero funzionare, forse anche il mercato.


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