Una Fiaba dedicata alla Grotta

Page 1





www.spazioambiente.org


Promosso da Associazione culturale

Con il patrocinio di

Con la collaborazione

Ministero dell’Istruzione Uff. Scolastico Regione Marche

Regione Marche

Provincia di Macerata

Provincia di Fermo

Comune di Recanati

Scuolabooks

Università di Macerata

Legambiente Marche

Fondazione Carima

L’Africa Chiama Onlus


Tremante di paura come un bambino al buio. Jacques Prevert

Il buio e la luce C’era una volta una foglia che, trasportata dal vento, cadde a terra e finì in una piccola fessura. Questa portava ad una grande grotta, completamente buia e silenziosa... che paura! Sì, parlo della paura associata al buio, descritta anche in un piccolo verso del poeta Jacques Prevert, ma soprattutto della paura di ciò che non vedo e non riconosco; io direi meglio di quello che non conosco. L’esperienza di andare in grotta, sempre accompagnati da un bravo istruttore, è sicuramente magica ed affascinante. Si... accompagnati, come a scuola con la tua insegnate che ti guida e ti spiega le cose nuove per conoscerle ed apprezzarle. Andare a scuola tutte le mattine è vero, è una gran rottura! Ma attenzione, tutte le volte che apprendiamo una cosa nuova la nostra paura del mondo diventa meno forte. Grazie alla guida e ad una luce artificiale che hai sul caschetto, il buio della grotta ti fa meno paura e ti permette di osservare un altro mondo. Ma fuori dalla grotta la nostra luce deve essere la conoscenza, che dobbiamo conquistare applicandoci quotidianamente. Anche porre la nostra attenzione nei riguardi dei più deboli e bisognosi significa conquistare un po’ di quella luce che ci permetterà di diventare grandi e di cambiare il mondo.

Robertino Perfetti Presidente dell’Associazione SpazioAmbiente


La terra sotto ai nostri piedi (Ad Alfredo) Quando pensiamo all’ambiente, anche da adulti, l’immagine più frequente che ci si affaccia alla mente è di un luogo particolare, come ad esempio un lago o un posto di mare; talvolta ci rappresentiamo l’ambiente come un paesaggio, fatto di cose naturali, come alberi e colline; ancora pensiamo all’ambiente come qualcosa di inquinato che va pulito, con una sorta di valutazione morale e di impegno a cambiare. Difficilmente pensiamo all’ambiente come qualcosa in cui siamo presenti, di cui facciamo parte profondamente, che incide su di noi e sul quale incidiamo in un insieme costante di interazioni reciproche. L’ambiente non è fuori di noi o intorno a noi. Noi stessi siamo l’ambiente e provochiamo continuamente modificazioni in esso anche stando fermi e solo respirando, così come esso influisce su di noi, dal punto di vista dello stato d’animo, della salute e del benessere più in generale. Di certo, poi, pochi pensano all’ambiente che vive e si sviluppa sotto i nostri piedi, che ha un ruolo attivo importante nella nostra vita di tutti i giorni. Eppure il mondo di sotto è sempre presente nella parte inferiore della superficie terrestre, sia in montagna come in città, sia al mare che in collina: grotte, caverne, anfratti, inghiottitoi, fiumi popolano l’ambiente sotterraneo, così come cantine, pozzi, cisterne, cave, acquedotti costruiti dall’uomo nei secoli. Ciò che c’è sotto ai nostri piedi è per lo più nascosto ai nostri occhi, custodito nelle viscere della terra. L’immaginario ci spinge a pensare luoghi misteriosi e oscuri, popolati di creature strane e spaventose come orchi o draghi marini, spiritelli dispettosi e vampiri. Eppure tutto quanto è nell’ambiente ipogeo, sotto la terra, ha un ruolo fondamentale negli equilibri che permettono ancora alla terra di esistere. Basti pensare al ciclo dell’acqua, che viene per lo più studiato e rappresentato come evaporazione delle acque marine, formazione di nuvole che fanno poi precipitare la pioggia incontrando le correnti fredde, riformando acqua. Se questo è reale, è tuttavia la parte meno influente del ciclo dell’acqua, in cui invece il ruolo delle grotte, in particolare quelle che si sviluppano nelle rocce calcaree, la fanno da padrone. L’acqua piovana così come quella di alcuni fiumi scorre infatti nel sottosuolo, incontra le rocce che sono sotto terra e attraverso una serie di scambi chimici, si depura delle scorie ed esce nuovamente dalle fonti. Nel frattempo erode le rocce e forma ambienti naturali assolutamente inaspettati, fatti che colonne bianche, di stalattiti simili al vetro, di stalagmiti che appaiono come sculture di marmo: sono le grotte.


Fare scienza con le storie Almeno una volta nella vita bisognerebbe inoltrarsi nel mondo di sotto, dove il buio è buio sul serio, e dove le forme vitali di piante e animali trovano particolari adattamenti. Le valenze didattico-educative dell’esplorazione del mondo di sotto sono evidenti agli occhi di insegnanti e educatori: la conoscenza delle grotte si può articolare su tante potenziali dimensioni di tipo didattico-disciplinare, da quelle più semplicemente corporeo-cinestetiche a quelle naturalistiche e scientifiche, da quelle storiche a quelle linguistico-letterarie, a quelle logiche ed emotivo-affettive. La grotta si presenta come un laboratorio naturale cui attingere e da far sperimentare ai bambini sotto differenti punti di vista. Il contatto con il mondo ipogeo e le sue particolari caratteristiche può a pieno titolo contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali del processo formativo negli ordini di scuola che costituiscono l’obbligo, come ad esempio la maturazione dell’identità, la conquista dell’autonomia, lo sviluppo delle competenze, l’articolazione delle conoscenze disciplinari. Ci sono persone che dedicano la loro vita, per lo più nel tempo libero dal lavoro, a esplorare, rilevare, studiare, curare, le grotte e tutti gli artefatti che l’uomo ha nel tempo costruito sotto terra: sono gli speleologi. Questo libro, con i diversi pensieri e rappresentazioni dei bambini, a volte più immaginarie, a volte più realistiche, è dedicato in particolare a uno di loro, che tanta parte della sua vita ha dedicato al lavoro nel mondo di sotto e alla divulgazione della speleologia tra i più piccoli, con lo scopo di far conoscere le grotte per poterle far amare e difendere. Forse qualcuno di voi ha avuto modo di conoscerlo e di condividere l’esperienza della discesa nel mondo di sotto: era l’uomo con la luce in testa. Sarà contento di sapere che ricordiamo i suoi insegnamenti e ne facciamo ancora tesoro.

Prof.ssa Paola Nicolini Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione Università di Macerata


L’Africa Chiama Onlus Chi siamo L’Africa Chiama è un’organizzazione umanitaria, formata da un gruppo di famiglie aperte all’accoglienza e alla condivisione, che opera da anni per accendere i riflettori sul continente più dimenticato ed oppresso e per restituire ai bambini africani la loro infanzia negata e violata. L’Africa Chiama tuttora provvede al sostegno di circa 10.000 orfani dell’Aids, minori disabili, bambini in difficoltà e ragazzi di strada in Kenya (Nairobi), Tanzania (Iringa) e Zambia (Ndola, Kitwe, Lusaka). Cosa facciamo In Africa l alimentazione - 20 centri nutrizionali, 13 mense scolastiche; l accoglienza - 5 centri per ragazzi di strada; l istruzione e formazione - 3 centri sociali, 1 scuola comunitaria, 2 asili, corsi professionali, materiale didattico; l prevenzione e assistenza sanitaria - salute materna e infantile, prevenzione HIVAIDS, malaria e tbc; l microcredito per progetti di sviluppo; l inclusione sociale - integrazione sociale e scolastica di bambini e persone disabili l promozione della donna - azioni per fornire alle donne competenze e opportunità l sensibilizzazione ed advocacy - campagne di sensibilizzazione, convegni, workshop

Italo Nannini Presidente dell’ Il ricavato della vendita del libro “Una fiaba dedicata alla grotta” sarà devoluto alla Shalom Community School, nella baraccopoli di Kanyama (Lusaka, Zambia) Chiama frequentata da 450 alunni, con l’integrazione scolastica di circa 40 bambini affetti da disabilità fisiche e psichiche.


’Onlus

Shalom Community School E’ una community school, avviata l’11 gennaio 2010, per oltre 450 bambini del compound di Kanyama. Oltre al sostegno scolastico i bambini usufruiscono di un supporto nutrizionale grazie alla mensa scolastica attiva cinque giorni alla settimana. Al fine di favorire l’inclusione sociale dei bambini e giovani disabili da Agosto 2009 si svolge presso il centro di L’Africa Chiama l’attività di BASKIN, ovvero basket integrato, uno sport che vede il coinvolgimento di ragazzi disabili e non. Si promuovono inoltre attività extra scolastiche e teatrali per sensibilizzare la comunità. L’Africa Nel mese di giugno 2011 sono stati avviati i lavori per la costruzione di una scuola secondaria che è stata inaugurata nel mese di marzo 2012. Centro di Fisioterapia: è attivo il nuovo centro di fisioterapia dove settimanalmente vengono seguiti da tre fisioterapisti più di 40 bambini disabili. www.lafricachiama.org

Italo Nannini Presidente dell’Onlus L’Africa Chiama


Ringraziamenti Un ringraziamento personale a Paola Nicolini per la collaborazione, la professionalità e soprattutto la fiducia che mi ha sempre concesso, a Maurizio Ferracuti che in questi nove anni ha costruito con me questo straordinario progetto editoriale ed a Pietro Vitale e Donatella Ricci, oramai i miei compagni di avventura “ecologicamente”. Un grazie a Lucia Tancredi (scrittrice), Eleonora Sarti (Presidente dell’associazione FabricadelleFavole), Sabrina Pandolfi (Dottoranda Università di Macerata), Patty Tarquini (titolare della libreria Odysseus) e Michele Togni (titolare di Scuolabooks) per aver accettato di far parte della giuria con il difficile compito di valutare tutti i lavori in concorso. Grazie infine agli amici, illustratori e artisti, che con la loro disponibilità hanno permesso la realizzazione e sopratutto impreziosito questo libro.

Alfonsina Ciculi Andrea Alemanno Lisa Gelli Francesco Giustozzi Sara Oddi Cecilia Tamburini Lorenzo Sabbatini Valeria Colonnella Federica Ricci

alfonsinac@gmail.com alemanno.a@gmail.com lisa.caos@gmail.com francesco.giustozzi@hotmail.it diodeiloeo@libero.it info@ceciliatamburini.it info@lorenzosabbatini.com bolladifumo@hotmail.com flabilla@libero.it

A tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche, e non solo, che hanno aderito all’iniziativa e che ci hanno narrato le loro storie e donato le loro emozioni.

© diritti riservati a tutti gli alunni delle scuole primarie marchigiane




Scuole Primarie

Provincia di Ancona

Illustrazione di Andrea Alemanno


Stufone, la grotta e la scoperta dell’amicizia C’era una volta un bambino che si chiamava Stufone. Era sempre imbronciato e non andava d’accordo con nessuno. Tutti gli sembravano sciocchi. Secondo lui alcuni bambini erano troppo pigri, altri cattivi, altri poco coraggiosi. Alcuni non gli andavano a genio perché a merenda mangiavano il pane con il formaggio, che a lui non piaceva. Altri gli erano antipatici perché erano troppo bassi. Altri, perché erano troppo alti. Altri, troppo magri, altri troppo biondi… Insomma, niente gli stava bene. Questo bambino aveva un nonno e questo nonno aveva un geode. Un giorno l’anziano chiamò Stufone e gli disse: - Guarda, guarda che bello! Questa pietra all’esterno è brutta, tutta rugosa. Eppure, se la guardi dentro, nasconde una meraviglia! Il bambino guardò i cristalli scintillanti ed esclamò: - Nonno, in effetti è molto bella, da fuori non sembrava! Allora il nonno gli disse: - Vedi… pensa ai tuoi amici: a volte non ti piacciono se li osservi da fuori, però anche essi sono belli dentro! Tutti hanno un tesoro nascosto dentro, anche se a prima vista non ti sembra! Il bambino ci pensò un po’ su, ma poi decise che non voleva farsi piacere nessuno. E continuò ad essere scontroso con tutti. Ma il nonno non si arrese… Il nonno di Stufone aveva la passione per la speleologia. Lui sapeva che, se entri in una grotta, vedi così tante cose belle che poi il carattere ti cambia, in meglio… Il nonno portò il nipotino in montagna. Camminando lungo un sentiero, trovarono un buco da cui usciva l’aria. Si infilarono dentro, strisciando in un tunnel. Si trovarono in una sala grande. Era una grotta molto bella, il nonno la illuminava con una torcia. Lui la conosceva, ma faceva finta di niente. Dentro era tutto buio, umido e molto, molto silenzioso. C’erano stalattiti e stalagmiti a forma di animali e dei piccoli laghetti. - Guarda che meraviglia! - disse il nonno. Stufone esclamò: - È vero, è bellissima!” Il nonno gli propose: - Ora pensa ai tuoi amici: anche loro sono una vera meraviglia! Domani comportati da amico con i tuoi compagni! Il bambino però non voleva cambiare e disse: - Mi piace la grotta, ma questo non significa che devo smetterla di comportarmi da stupido! - Non si risponde male! - lo sgridò il

- 14 -


nonno. E così la pazienza del nonno era quasi finita, ma non del tutto. Tornarono a casa senza parlarsi. La mattina dopo il nonno chiamò Stufone e gli propose: - Oggi torniamo a visitare la grotta, ti va? - Ok - disse Stufone. Entrarono di nuovo nella grotta, ma questa volta avevano caschi con la luce, corde, e indossavano delle tute speciali. Stufone inciampò subito in una piccola montagna di guano. Cadde per terra in un pozzanghera e anche il nonno scivolò. Intorno a loro c’erano insetti e gamberetti bianchi, senza occhi. C’erano anche pipistrelli appesi a testa in giù sulle pareti della grotta. Dopo un po’ affondarono in un laghetto dall’acqua freddissima. Era molto bello. Stufone cominciava a divertirsi, ma non lo diceva. Camminando nell’acqua, che diventava sempre più alta, cominciarono a sentire sotto i piedi qualcosa. Si immersero e sotto l’acqua videro un castello con la regina Confetto! Il castello era fatto con stalattiti e stalagmiti, era bellissimo. La regina Confetto chiamò il maggiordomo, che diede a Stufone una torcia magica. Poi Stufone e il nonno, con un pezzo di roccia, fecero un ascensore per tornare in superficie, perché erano affondati molto. Appena tornati fuori dal laghetto, il bambino illuminò le pareti della grotta con la torcia. Come per magia, Stufone vide comparire i visi di tutti i suoi compagni che gli sorridevano. Capì l’amicizia, capì che non doveva essere più cattivo. Nella grotta poteva vedere e sentire le voci dei suoi amici. Stufone abbracciò il nonno. Uscito dalla grotta il bambino era cambiato. Diventò più educato con gli amici di sempre e imparò a vedere le loro qualità nascoste. Il giorno dopo andarono insieme a giocare in una grotta ghiacciata, gridando felici: - Scateniamoci con lo snow - board! Stufone mangiò anche il pane con il formaggio! Passarono gli anni, il bambino diventò un ragazzo e decise di fare lo speleologo.

Autore: Classe II Scuola Primaria “Giovanni Mestica”- Jesi

- 15 -


Il pericolo scampato del ragno, della formica rossa e della formica operaia ( I Parte) C’era una volta una formica rossa, alla ricerca di cibo, un giorno trovò un bruco che danneggiava un abete. Essa lo mangiò e l’abete le disse: - Grazie senza il tuo aiuto a quest’ora sarei inaridito. La formica continuò il suo viaggio di esplorazione. Più tardi vide una lucertola che era sua nemica e le spruzzò il suo veleno così corse via. Cammina ancora e incontrò una sua amica: la formica operaia insieme alla quale pensò di andare ad esplorare una grotta che gli era stata descritta da un amico, il ragno Omero. Il percorso era però così lungo e difficile che bisognava attraversare gli appennini. Il ragno Omero indicò loro la strada, che passava attraverso il grande Montelago vicino e al fiume Esino. Qui si trovava la grotta detta della Sibilla perché è situata sui monti sibillini. I tre amici, entrati nella buia caverna si spaventarono la Sibilla, una maga,vi era rimasta imprigionata da un incantesimo e si divertiva a far crollare parti di roccia dalle pareti alle quali erano aggrappati i pipistrelli,che volarono via, mentre i piccoli animali che vivevano lì cercavano riparo negli angoli più riparati. La formica rossa, il ragno Omero e la formica Operaia decisero di aiutare i piccoli animali; con le zampette fecero il solletico alla Sibilla, la quale cadde giù dalla montagna,in modo che i gamberetti le schizzarono l’acqua del lago e lei ritornò ad essere una fata buona. Ancora oggi i bambini rispettosi dell’ambiente riescono a sentire il sibilo della sua voce e vedere la sua luce colorata che indica loro la strada giusta . Non finisce qui i tre amici si sono ritrovati in una nuova avventura.

Il re pipistrello salva il suo popolo ( II Parte)

Nella grotta vivevano pipistrelli le formiche, batteri, gechi, lucertole, gamberetti, il ragno Omero e i suoi amici ragni e i millepiedi. Tutti questi animali avevano eletto re un pipistrello che si era distinto per il suo coraggio. Il re un giorno decise di formare un’orchestra.

- 16 -


Gli animali avevano strumenti che appartenevano alla grotta: cristallini, stalattitimani, trombroch, flauti cristalli. Il re era coraggioso, ma aveva paura, per il suo popolo quando era in pericolo era disposto a tutto, anche a lasciare il suo trono per la salvezza del suo popolo. Tutto era pronto, l’orchestra cominciò a suonare, ma il re sentiva dentro di sé che qualcosa non andava; così decise di nascondere la corona in un posto segreto, in modo che non fosse sottratta. Ad un tratto l’orchestra fu interrotta da alcune formiche cattive, armate di veleno, acido, frecce mini bombe e diamanti appuntiti. Volevano rubare la corona per regnare loro. Tutti gli animali dell’orchestra si spaventarono, correvano da un lato all’altro. I l povero re aveva una paura tremenda, così riunì tutti gli animali buoni in un nascondiglio. Intanto le formiche ladre cercarono la corona, ma non la trovarono così si arrabbiarono con il re e lo imprigionarono. I ladri costrinsero il re a rivelargli dove si trovava la corona, perché se non lo avesse fatto lo avrebbero ucciso con tutto il suo popolo. Gli animali decisero di aiutare il re. Presero tutte le armi più potenti e così combatterono contro le formiche cattive, vinsero le buone e liberarono il re, che prese la corona e organizzò un banchetto. Venne invitato pure, il sindaco e l’autorità dell’ambiente che furono felici di partecipare all’evento invitarono molte scolaresche. Le autorità decisero di proteggere tutti gli elementi preziosi del mondo animale e minerale,che si trovavano dentro la grotta, mettendo a disposizione del re anche delle guardie speleologhe; visto che la grotta era enorme molto buia, con molti passaggi segreti, con cristalli diamanti, stalattiti, stalagmiti tutte cose preziose maestose da custodire. Fecero introdurre cartelli con messaggi per il rispetto della grotta. Uno è questo: “Chiunque entri in questo luogo senza il rispetto per l’ambiente, gli animali e le cose, sarà punito severamente. La grotta appartiene anche a te rispettala!! Da quel giorno tutti gli animali possono ancora oggi vivere indisturbati nella grotta. Autore: Classe IVA - I Scuola Primaria “E. De Amicis” e “G. Salesi” - Ancona

- 17 -



Scuole Primarie

Provincia di Ascoli Piceno

Illustrazione di Valeria Colonnella


Il serpente delle “Grotte dei Centobuchi” C’era una volta, ma c’è ancora oggi, un piccolo paesino di nome Massignano, esso sorgeva su una collina delle Marche vicino a tre magnifiche grotte dette “Grotte dei Centobuchi”. Nessuno si avvicinava alle grotte perché erano abitate da un terribile serpente a sonagli con tre code. Quando il serpente si allontanava dalle grotte, per avvicinarsi al paese, si sentiva un forte rumore prodotto dalle sue tre code e tutti gli abitanti spaventati si rifugiavano nelle loro case. Infatti si raccontava che il serpente divorasse tutte le persone che incontrava e che poi scavasse un buco nelle grotte per infilarci i loro oggetti personali; i buchi erano centinaia. Tra gli abitanti del paese c’erano due fratelli Giada e Marco che vivevano in un casa con la loro mamma e il loro patrigno, un uomo crudele. Un giorno Giada e Marco stavano giocando a palla con il pallone, un regalo del loro papà, un capitano di una nave, scomparso quando loro erano ancora piccini durante un viaggio in mare. La palla rotolò via e finì vicino all’ingresso di una grotta. I bambini anche se avevano tanta paura di incontrare il serpente, andarono a riprendere la palla perché era l’unico ricordo rimasto del loro papà. Appena arrivati all’ingresso della prima grotta si trovarono davanti il serpente; rimasero immobili per la paura. Il serpente Dopo qualche minuto Giada e Marco si ripresero e prima di poter urlare, un folletto uscì da un buco della grotta e disse loro di non aver timore di quel serpente perché era il loro papà. Il folletto raccontò loro che il patrigno, un uomo malvagio con poteri magici, lo aveva trasformato in serpente perché voleva a tutti i costi la sua famiglia. Il loro papà con le sembianze da serpente si era nascosto in quelle grotte per poter stare vicino alla sua famiglia e, nei tanti buchi delle grotte aveva celato un tesoro che aveva trovato poco prima di essere trasformato. I due bambini subito ritornarono nel paese e raccontarono tutto alla loro mamma e agli abitanti. Tutti insieme catturarono il patrigno e lo rinchiusero in una delle grotte dove il folletto gli tolse tutti i poteri magici e, proprio in quell’istante il serpente si ritrasformò nel loro papà. Si abbracciarono forte e vissero felici e contenti. E il patrigno... diventò il custode del tesoro delle “Grotte dei Centobuchi”!

- 20 -


Autore: Classe IIIA Scuola Primaria “Cesare Murani” - Massignano

- 21 -



Scuole Primarie

Provincia di Macerata

Illustrazione di Alfonsina Ciculi


La grotta dorata Un giorno d’estate un gruppo di bambini della città di Prato Fiorito, accompagnati dal professor Occhialoni, andarono a visitare la “Grotta delle stalattiti” che si trovava in mezzo ai Cinque Monti Dorati. Partirono con l’autobus dal punto di ritrovo alle cinque del mattino, dopo aver percorso strade tortuose e strette arrivarono nei pressi della famosa grotta. Appena scesi dall’autobus il Professore disse loro di prendere tutto il necessario per l’esplorazione, si raccomandò di stare tutti vicini e di guardare attentamente per terra perché il percorso era impervio e scivoloso. Egli conosceva molto bene quel luogo, perché c’era andato molte volte con i suoi amici speleologi e ci aveva accompagnato diverse scolaresche interessate a conoscere il mondo sotterraneo. I bambini erano molto emozionati e parlottavano fra loro mentre si preparavano, qualcuno era un po’ preoccupato e diceva che forse avrebbe fatto bene a rimanere a casa. Occhialoni pronto li rincuorò e disse loro che sicuramente sarebbe stata una bellissima esperienza e di stare tranquilli perché lui lo aveva già esplorato e non gli era successo mai nulla. Così salutarono l’autista e si misero in fila indiana tutti ordinati e in silenzio. Camminarono circa un’ora, il sole si era levato da un bel pezzo e i raggi ormai si stavano facendo più caldi. I bambini un po’ affaticati e accaldati chiedevano spesso quanta strada dovevano ancora percorrere quando all’improvviso scorsero l’apertura della grotta. Era alta circa due metri e abbastanza larga da passarci in fila per due. Occhialoni disse loro di mettersi il caschetto e di accendere la luce perché lì dentro sarebbe stato molto buio. Entrarono in silenzio,la luce dell’entrata riusciva ad illuminare il loro cammino e non era poi così tanto buio, più si andava avanti però la luce diminuiva ed ormai camminavano solo con il chiarore delle torce. La grotta era molto umida, l’aria si faceva sempre più fredda, aveva fatto bene Occhialoni a dire loro di indossare il kway prima di entrare e così ben riparati dal freddo marciavano fiduciosi, poiché il professore li aveva riassicurati mentre li sollecitava ad osservare bene l’ambiente circostante. Sopra al soffitto si potevano ammirare qua e là sparsi e in gruppo i pipistrelli che dormivano beati a testa in giù; qualcuno svolazzava intorno alle pareti della grotta infastiditi dalle presenze dei bambini e del parlottare continuo. Più si andava avanti più si potevano notare una gran quantità di stalattiti che come soldatini in fila si facevano ammirare in tutta la loro bellezza.

- 24 -


Quasi a metà strada un bambino vide sulla parete qualcosa che luccicava e tutti si fermarono incuriositi. Occhialoni c’era passato davanti innumerevoli volte, ma non aveva mai notato quello strano sfavillio. Si avvicinò e vide, che sporgeva dal terriccio umidiccio la punta di un diamante. Il professore cercò di estrarlo dalla terra e quando lo tirò fuori dalla fessura notò che era molto grande e sicuramente di gran valore. Ad un certo punto, mentre i bambini si accalcavano per vederlo meglio, il diamante sparì dalla sua mano e spuntò fuori un orso. Tutti incominciarono a gridare e a scappare in lungo e in largo per la grotta, impauriti dall’ inaspettata presenza, ma l’orso li fermò e disse loro: -Non dovete avere paura, non voglio farvi del male! Mi chiamo Jimmy ed ho bisogno del vostro aiuto perché una strega malefica mi ha fatto un incantesimo. Se mi libererete dal sortilegio vi ricompenserò con un bel premio. Poi l’orso continuò: - Dovete trovare la stalattite d’oro e per fare ciò vi servirete di questa mappa che vi aiuterà nella ricerca. Occhialoni e i bambini si misero subito in viaggio, la grotta era lunghissima e sembrava non aver mai fine. Nella mappa si vedeva segnato un punto sulla parete vicino ad un raggruppamento di stalattiti adiacenti ad un grosso masso. Ad un cero punto un bambino gridò: - Eccola è lassù, guardate come brilla! Occhialoni si mise in punta di piedi e così la staccò dal soffitto della caverna. Ritornarono indietro accelerando il passo, senza fermarsi un secondo a riposare, perché non vedevano l’ora di comunicare la bella notizia all’orso. Appena li vide giungere si alzò di scatto da terra e fece un salto di gioia: finalmente poteva liberarsi dell’ incantesimo cui era stato sottoposto per tanto tempo!. Jimmy la toccò e improvvisamente si tramutò in un esploratore, nello stesso istante la caverna si ricopri d’oro e tutto incominciò a brillare e scintillare rendendo la grotta così splendente da abbagliare la vista. I bambini e il professore rimasero a bocca aperta, non credevano ai loro occhi e pensavano che quando l’avrebbero raccontato ai loro genitori nessuno li avrebbe creduti. L’orso- esploratore, come promesso, li ricompensò con un pezzo d’oro ciascuno. Quindi si rimisero in cammino per andare a riprendere l’autobus e, felici della bella giornata trascorsa e dell’inaspettato regalo, ritornarono a casa. Autore: Classe IIIB Scuola Primaria. “Castelnuovo” - Recanati

- 25 -


Il buio si tinge di giallo

“Il mistero della grotta”

- Notizia dell’ultima ora! Scomparso Dinckleberg, il Direttore del famosissimo museo di Paleontologia di San Vittore di Genga! La scomparsa è accompagnata al furto di un antico e importante reperto paleontologico: un fossile dal valore inestimabile - lessero le detective private Cecilia e Valentina. - Dobbiamo avvertire subito le altre! - disse Valentina. Dopo essere venute a conoscenza del fatto, tutte si recarono al museo per indagare. Una volta arrivate sul luogo, lo trovarono a soqquadro. Notarono sul pavimento delle tracce di fango e le seguirono. Alessia era esperta nel leggere e decifrare scritture antiche o straniere, Cecilia era il medico legale che analizzava le vittime, Emma era specializzata nel trovare nascondigli e passaggi segreti e Valentina nell’analizzare gli indizi. Le quattro ragazze erano sempre accompagnate da Rex, un cane meticcio preso in un canile del paese e adottato da Valentina. Ad un certo punto, sul pavimento, trovarono delle tracce che si dividevano; decisero di andare a sinistra. Entrarono nei sotterranei del Museo e trovarono, in un angolo, un grande scatolone circondato da altre scatole più piccole. Rex subito balzò verso quello più grande ed iniziò ad annusarlo. In un lato c’era scritto “FRAGILE”; le quattro coraggiose detective lo aprirono. Trovarono il S. Dinckleberg, il Direttore del museo, legato con una spessa corda, imbavagliato e completamente stordito. Cecilia iniziò ad analizzare le labbra del S. Dinckleberg e poté concludere che, per fortuna, era stato solo narcotizzato. Emma trovò un fazzoletto accanto al povero uomo e lo diede a Valentina. Dopo un’accurata analisi quella sentenziò: - Questo è Cloroformio, proprio quello che immaginavo! - . Alessia domandò a Valentina a che cosa serviva quel liquido e Valentina le spiegò: - Di solito veniva usato per anestetizzare i pazienti durante gli interventi chirurgici, se ne viene usato troppo la persona potrebbe morire, il Signor Dinckleberg è stato proprio fortunato!- . E sollevò il fazzoletto bagnato di Cloroformio. Subito, con il cellulare, avvisarono la polizia del ritrovamento del Direttore sano e salvo, ma ancora stordito. Seguendo le impronte che conducevano verso l’uscita di sicurezza, si trovarono fuori dal museo. Guidate da Emma andarono avanti fino a oltrepassare il bosco e giungere sulle rive di un lago, dove trovarono l’ingresso

- 26 -


di una grotta misteriosa. Capirono subito che quello era un ambiente a loro sconosciuto, quindi decisero di chiedere aiuto ad uno speleologo che avrebbe fatto loro da guida. Tornarono sul posto, si vestirono e si equipaggiarono di tutta l’attrezzatura adatta, cioè caschetto, torcia, impermeabile, arpione e corda, quindi entrarono nella cavità. Con l’esperto speleologo Lenton Perqùà iniziarono a visitare l’interno della grotta. La grotta era enorme e lunga, piena di stalattiti, stalagmiti e colonne. - Gocciolando dalle fessure, l’acqua ha depositato calcite, dando origine così a un tubicino all’interno del quale l’acqua ha continuato a scorrere. Da questo processo, che dura da millenni, si sono formate le stalattiti - spiegò con passione e competenza il giovane Lenton Perqùà. - La goccia cadendo poi sul pavimento, ha depositato la calcite residua: così si sono formate le stalagmiti. Col tempo alcune stalattiti e stalagmiti si sono unite, dando luogo a queste meravigliose colonne - aggiunse l’esperto speleologo. Sulle pareti c’erano concrezioni a pelle di leopardo. Dal soffitto pendevano cristalli di aragonite vele e cannule di ogni forma e dimensione, bianche come perle, gialle come lo zafferano, rossastre come il corallo. Alessia iniziò ad osservare il soffitto della grotta e spiegò che le pareti erano ricoperte da dipinti e iscrizioni degli antichi Piceni, lontani antenati della popolazione marchigiana. Nella grotta c’erano diverse tonalità di luce: nella parte luminosa si trovavano insetti e vari animali; nella parte oscura c’erano pipistrelli. Superati i pipistrelli nella parte buia della grotta, ad un tratto Alessia, che aveva seguito delle ombre sospette, udì delle voci: - Adesso che ci siamo sbarazzati del S. Dinckleberg, sarà più facile rubare i tesori del museo!! - esclamarono due tizi vestiti di nero, i quali nascosero qualcosa in una buca sotterranea che coprirono con delle grandi rocce. Appena i ladri uscirono, le ragazze, che si erano nascoste dietro una colonna, spostarono le rocce e notarono che in quel nascondiglio c’erano tanti tesori rubati chissà da dove. Quei delinquenti, con il loro maldestro passaggio, avevano messo a soqquadro anche la grotta distruggendo piramidi di fango, rompendo stalattiti e stalagmiti. Rex con il suo fiuto era riuscito a scoprire, dietro ad un mammellone stalagmitico, persino dei cuccioli di pipistrelli imprigionati in

- 27 -


una gabbia. Prima di uscire dalla grotta Cecilia liberò i pipistrelli, fece i calchi delle impronte appena lasciate dai due ladri e scattò delle foto. Ad un tratto le torce, misteriosamente, si spensero tutte insieme. Ci fu un attimo di silenzio. Il buio era totale. Anche lo speleologo prese paura e si disorientò. Per fortuna con loro c’era il cane Rex che, con il suo fiuto da segugio, abbaiando, guidò tutti verso l’uscita. La mattina seguente le ragazze tornarono al museo e iniziarono a discutere sui sospettati che avevano tutti le scarpe sporche di fango. Per il momento erano: la donna delle pulizie (era tornata a casa tardi), il figlio del S. Dinckleberg, (negli ultimi giorni era molto strano) e il guardiano notturno (era l’unico a trovarsi nel museo durante la notte). Alessia interrogò il figlio del S.Dinckleberg che continuava a negare. Decise di lasciarlo andare, anche se ancora sospettosa. Emma interrogò la donna delle pulizie e notò che, quando rispondeva alle domande, era molto incerta. Valentina, invece, interrogò il guardiano notturno. A quel punto arrivò Cecilia che smascherò i colpevoli confrontando le suole delle scarpe con le impronte lasciate nella grotta. Le detective chiamarono la polizia che arrestò la donna delle pulizie e il guardiano notturno che vennero condannati all’ergastolo, cioè alla prigione per tutta la vita, non solo per il tentativo di omicidio e per i loro molteplici furti, ma anche per i danni ambientali compiuti all’interno della grotta che, per la sua importanza, era considerata patrimonio dell’umanità. Le quattro detective ritornarono in grotta con la loro guida speleologica Lenton Perqùà a cercare il famoso reperto paleontologico. Lo trovarono nascosto nelle vaschette insieme a pisoliti e depositi di argilla. Emma, Alessia e Cecilia decisero di donare una parte dei tesori ritrovati ai bambini dell’orfanotrofio del loro paese, Valentina, invece, regalò tutto al canile dove aveva conosciuto Rex. Anche questa volta le detective avevano risolto il caso! Dopo quella esperienza in grotta le quattro ragazze si appassionarono a quel misterioso ambiente e chiesero al nuovo amico speleologo Lenton Perqùà se poteva insegnare loro le tecniche per esplorare, in sicurezza, le grotte del luogo. Fecero molte escursioni insieme e, ogni volta, restarono stupefatte e incantate dalle meraviglie naturali che scoprirono in quegli oscuri ambienti. Non dimenti

- 28 -


carono mai di portare con loro, oltre alle moderne torce elettriche, candele e fiammiferi. Non volevano mai piĂš rischiare di restare, da sole, in quel buio pesto. Le quattro detective speleologhe, ormai considerate infallibili nella soluzione di casi oscuri e misteriosi, venivano sempre chiamate quando si trattava di risolvere casi nei quali il buio era il principale protagonista.

Autore: Classe VA Scuola Primaria “Politi�- Recanati

- 29 -


Grotta grotta dove sei? In te vivono protei, pipistrelli e ragni; forme che si trasformano. Se ti tocco diventi nera. Sei fantastica con le tue stalattiti enormi, con i cristalli di brillanti gocce. Hai un laghetto nascosto Con l’acqua di tanti colori. Sei bella ma fai anche paura. Grotta grotta dove sei? vieni da me.

Autore: Classe IB Scuola Primaria “Politi�- Recanati

- 30 -


- 31 -


Di grotta in grotta Tempo fa un gruppo di amici durante una passeggiata in un bosco, tra le montagne, un po’ per imprudenza e un po’ per curiosità, sentendo venire l’aria da un buco, vi misero dentro il naso e vi precipitarono. Finirono all’interno di una immensa cavità. L’ultimo di loro fece appena in tempo a chiamare il 115 dei Vigili del Fuco col suo satellitare. In attesa dei soccorsi i giovani decisero di esplorare tutti i meandri della grotta che era come un grande labirinto formato da: tunnel, cunicoli, un laghetto sotterraneo di acqua sulfurea. All’interno, che sembrava quello della Grotta della Sibilla, c’erano insediamenti millenari con colonie di enormi pipistrelli e lo si capiva dalla grande quantità di guano. Ogni tanto si notavano pitture rupestri che raccontavano la presenza degli uomini delle caverne, il loro modo di vita e come cacciavano. Le stalattiti e le stalagmiti di purissimo cristallo calcare, dalle forme più strane, brillavano come i luccichini del presepe e suonavano come tanti campanelli. I ragazzi furono come rapiti da tutto questo e ciò li portò a inventare e raccontarsi fiabe in attesa dei soccorsi. Fu così che vennero pensate fiabe come: LA FATA DELLA GROTTA BIANCA, LA GROTTA DEI DESIDERI, LA GROTTA DELL’ACQUA, LA GROTTA DELLA PIETRA NERA…. “La grotta dell’acqua”. C’era una volta in un paesino lontano una bellissima bambina che viveva in povertà, in una casa mal ridotta e senza cibo. Sua madre era malata. Un giorno la piccola si avventurò in cerca di cibo, fino ad una cascata. Quando ormai era stremata e disperata per non aver trovato niente, le apparve un bellissimo palazzo dipinto d’oro e avvolto in una luce bianca. Bussò e le aprì una fata che con voce gentile le chiese chi fosse. La ragazzina le raccontò la sua triste storia e le sue preoccupazioni per la mamma che perdeva ogni giorno di più le forze senza soldi per curarsi e senza cibo. La Fata Bianca disse alla bimba di portare lì, dopo tre giorni, anche sua madre perché insieme avrebbero dovuto superare delle prove per avere salvezza e fortuna. La giovane era molto preoccupata perché non sapeva se la madre potesse sopportare tutto questo. Fece ritorno a casa. La mamma la vide estremamente preoccupata e si fece raccontare tutto. Nonostante la sua malattia, si misero in viaggio. Arrivate alla Grotta

- 32 -


dell’acqua la Fata Bianca impose loro di raccogliere più volte l’acqua con una brocca e di berne ogni volta un po’. Ma l’acqua puzzava. Quella era una sorgente incantata con acqua sulfurea miracolosa. Nella brocca trovarono ogni volta oggetti magici diversi. Ognuno aveva un significato. La pietra nera che vociava era la cattiveria del mondo da buttare, la mazza rappresentava la forza ed il coraggio della madre, l’anello la futura ricchezza, il libro di magia voleva dire la sapienza della ragazza, il cofanetto conteneva addirittura una pergamena dove si diceva che tutti gli uomini dovevano essere solidali e generosi con chi ha più bisogno. Man mano che bevevano, l’acqua perdeva l’odore dello zolfo e profumava di fiori come l’ acqua di San Giovanni in cui la donna, quando era giovane e sana, si immergeva spesso. La fata ordinò loro di tornare alla povera dimora. Arrivate sulla soglia di casa aprirono la porta e non credettero ai loro occhi: gioielli, monete d’oro, una tavola imbandita le attendeva e la mattina seguente la mamma come per miracolo era guarita da tutti i mali. Piansero dalla gioia... Intanto nella grotta faceva sempre più freddo e buio, ma come in ogni favola a lieto fine gli speleologi con i caschi, armati di picconi, lanterne, corde, acetileni, scalette, dopo un strategico e rocambolesco salvataggio riportarono i malcapitati esploratori a rivedere la luce del giorno... Mi stropicciai gli occhi, erano i primi raggi di sole che filtravano nella stanza: avevo sognato tutto : fortunatamente il mio era un mondo diverso, che tornando a scuola potevo raccontare alla maestra ed ai miei compagni!

Autore: Classe IIIA Scuola Primaria “S. Vito”- Recanati

- 33 -


La montagna insuperabile C’era una volta,in un paesino di montagna, una bellissima fanciulla con gli occhi color del mare; aveva capelli biondi e lunghi, il corpo esile ed era così gentile che tutti l’ammiravano. Un giorno Pupazzo di Neve, innamorato di lei, la rapì e la nascose in una grotta sulla vetta della Montagna Insuperabile. Le persone del paese erano disperate, così lo scalatore Gottardo decise di partire in suo aiuto e preparò lo zaino con le provviste e gli attrezzi necessari alla scalata. Il giorno dopo, al sorgere del sole, si incamminò verso la vetta. Tutto era coperto dalla neve che scintillava alla luce del giorno. Era quasi arrivato a metà strada quando, mentre attraversava il bosco di abeti, ebbe l’impressione di essere osservato; si girò di scatto e vide un bagliore provenire da dietro un albero. Si avvicinò cautamente e notò che un po’ di neve si stava muovendo. Gottardo meravigliato, per osservare meglio, si fermò, ma si trovò prigioniero tra pareti di ghiaccio dentro una grotta. Si guardò intorno, il buio era così fitto che i suoi occhi dovettero adattarsi per un lungo periodo prima di poter intravvedere qualcosa. Le stalattiti e le stalagmiti sembravano spade pronte all’assalto, dal soffitto pendevano enormi colonne di ghiaccio e si sentiva il ticchettio delle gocce d’acqua che cadevano sul pavimento dell’enorme grotta. Pupazzo di Neve lo osservava ridendo, perché Gottardo non sarebbe mai riuscito a scappare, poi se ne andò e si recò nella grotta dove aveva nascosto Viola, la fanciulla del villaggio. Mentre Gottardo, stanco e disperato, stava perdendo i sensi una voce lo risvegliò dicendo: -Non ti addormentare! Moriresti congelato! Io ti posso aiutare. Era Aquila Reale che teneva tra gli artigli un rampone d’oro e con esso, avvicinandosi all’apertura, fece riflettere la luce del sole all’interno della grotta e il ghiaccio delle pareti diventò acqua. L’aquila disse a Gottardo che bisognava liberare Viola in fretta, perché era in pericolo di vita. Il giovane riprese il cammino tenendo ben stretto il rampone d’oro mentre Aquila Reale volava in alto, sopra di lui, per controllare che tutto fosse tranquillo. Gottardo era sfinito, non aveva più la forza di salire, ma non poteva abbandonare la missione proprio adesso che era vicino alla meta. Raccolse tutte le sue forze e continuò ad avanzare piantando chiodi e aggrappandosi alla corda. Nascosto tra le rocce

- 34 -


ghiacciate, individuò il luogo dove era prigioniera Viola e, con in mano il rampone d’oro, attese che Pupazzo di Neve apparisse all’ingresso della grotta e appena questi si affacciò, diresse il raggio verso di lui e lo sciolse. Adesso la strada era libera, si arrampicò con le ultime forze rimaste ed entrò nella cavità. C’era una grande sala da dove partivano numerose ramificazioni, il ragazzo si guardò intorno e chiese: - Aquila dove dobbiamo andare? - Sicuramente a sinistra, perché da quella parte c’è il rifugio di Pupazzo di Neve rispose l’uccello. Il cunicolo era molto angusto e lui avanzò carponi per molti metri; si trascinava sul pavimento sperando di arrivare in tempo. All’improvviso l’enorme cavità apparve ai suoi occhi. In fondo alla grotta, su un letto di ghiaccio, era distesa la ragazza che sembrava morta. Gottardo e Aquila la presero e aiutati dalle aquile delle vette la portarono in paese. Fortunatamente Viola riprese a vivere e sposò il giovane e tutti vissero felici e contenti.

Autore: Classe IVA Scuola Primaria “S. Vito”- Recanati

- 35 -



Illustrazione di Lisa Gelli


La luce della grotta C’era una volta, tanto tempo fa, un drago di nome Cinc, che viveva da sempre in una grotta,una marea di cristalli luccicanti e di tende,come chiamo io le rocce piegate come i vestiti, che rendevano l’ambiente misterioso; Cinc viveva felice in questo luogo perché lì era nato e cresciuto. Il drago non si sentiva solo e trascorreva il suo tempo a giocare, a comunicare con qualche pipistrello che, stordito dal letargo, ogni tanto con gli occhi socchiusi, alzava la testa verso di lui. Gli piaceva anche fare il bagno nel laghetto che all’interno della grotta si era formato grazie al continuo gocciolio dell’acqua; per lui era semplice scaldare l’acqua:bastava sputare un po’ di fuoco e tutto si trasformava in un accogliente Centro Benessere. Ma la passione più forte di Cinc era cantare perché la sua voce esplodeva in note melodiche che gli regalavano energia e fiducia. Un giorno però Cinc cantò talmente forte che provocò lo sfaldamento di una parete della roccia …ne raccolse un pezzetto e iniziò ad osservarla… Cinc sapeva che quella specie di sasso era una roccia, ma non ne conosceva il genere né le caratteristiche, così,curioso, sputò il suo fuoco sulla rocciolina e vide che... bruciava!!! Spaventato,e con la paura che la sua grotta incenerisse, prese un grosso secchio, lo riempì con l’acqua del laghetto e lo versò sulla roccia infuocata per spegnerla. Ma la roccia continuò ancora di più a bruciare e Cinc, non sapendo più come controllare le fiamme, ne afferrò un frammento e cercò una via di fuga. Attraverso una serie di labirinti rocciosi giunse in un luogo terrificante: ragni mostruosi, protei dall’aspetto viscido e molle, gamberi dalle proporzioni gigantesche… trappole di ogni genere! Chi mai vi poteva abitare? Cinc si bloccò per un attimo,ma poi proseguì con coraggio fino a giungere in una stanza densa di fumo nero…. seduta su una poltrona…la strega Malandrina. Si era rifugiata lì per conoscere il mistero della roccia che arde a contatto dell’acqua ed ora poteva impadronirsene perché Cinc la teneva stretta tra i suoi artigli. Quando furono l’uno di fronte all’altro Cinc disse: - Non intendo cedere la mia roccia a te che potrai servirtene per scopi malefici. Proteggerò la mia grotta da chiunque voglia essere portatore del male e tu sei una strega e le streghe recano solo danni e malefici. Non avrai mai il potere sulla pietra infuocata!

- 38 -


Per nulla intimorita la strega rispose: - Non ti libererai facilmente di me. Ti propongo una lotta, chi vince avrà la roccia infuocata e sarà l’unico dominatore delle grotte. Senza avere il tempo di riflettere,magicamente Cinc si trovò in un campo di battaglia. - Io non posseggo la magia, non sarà una lotta ad armi pari! - disse il drago. - Ecco, te ne cedo un po’, ma le regole le stabilisco io: sono ammesse solo trasformazioni in piante ed oggetti, NO a scomparizioni!!! La lotta cominciò e i due si trasformarono in molti oggetti e piante: la strega in una pianta carnivora e Cinc in un potente diserbante… ancora Cinc in un cespuglio pieno di spine e rovi e Malandrina in una lente d’ingrandimento che, riflettendo i raggi del sole,incenerisce la pianta... E di seguito il drago è un torrente in piena che spegne il fuoco e manda in tilt la strega che nel frattempo diventa una centrale elettrica!!! A questo punto la Malefica infuriata, si prepara a lanciare la più infallibile delle stregonerie… quando Cinc inizia a cantare e la melodia della voce di Cinc arresta il raggio malefico provocando una grossa scossa che fa cadere la strega in un burrone, risucchiata per sempre dal nucleo della Terra. Cinc in un lampo si ritrova nella sua grotta; qui riprende la vita di sempre e lo studio delle rocce diventa la sua seconda passione dopo il canto. Ancora oggi accompagna le ricerche degli speleologi, aiutandoli nelle spedizioni più difficili e illuminando la profonda oscurità delle grotte con la luce della sua fiamma.

Autore: Classe IV Scuola Primaria. “Q.re Pace” - Macerata

- 39 -


La grotta miracolosa C’era una volta un ragazzo di nome Hendrik. Era alto e magro, aveva i capelli castani, che incorniciavano un viso roseo con due occhi azzurri e splendidi. Era sempre triste, perché sua mamma stava male e stava per morire. Hendrik piangeva in continuazione, perché non voleva lasciarla, non andava più a lavorare, era dimagrito. Una mattina il ragazzo incontrò una ragazza, Sheril, che era sua amica e questa gli disse: “Ciao Hendrik, gira voce che tu non vai più a lavoro!”. Hendrik si mise a piangere e le raccontò ciò che gli era successo. Allora Sheril esclamò: “Ho sentito dire che c’è una grotta dopo il bosco e dentro di essa scorre un ruscello con un’acqua così pura, limpida e fresca che guarisce tutte le malattie!”. Il ragazzo decise di andarci; indossò una tuta, un paio di scarponi e un casco con una pila e si inoltrò nella grotta. Il terreno era fangoso, con rocce sporgenti e con molte buche. I passaggi erano stretti e tortuosi; pendevano stalattiti e dal basso si alzavano le stalagmiti che brillavano con la luce. Hendrik avanzò piano piano a fatica, ogni tanto cadeva perché il terreno era scivoloso. Sentiva dei fruscii e dei gocciolii. Ad un tratto si spense la luce del caschetto e lui rimase al buio: il cuore cominciò a martellare, le sue gambe a tremare, restò immobile. All’improvviso si riaccese la luce, Hendrik riprese il cammino e si diresse verso un ruscelletto. L’acqua era pura, limpidissima, piatta, sembrava uno specchio e, tutto contento, esclamò: “Eccola l’acqua miracolosa, ora riempirò questa bottiglia!”. Stava per immergere la bottiglietta, quando apparvero… tanti pipistrelli, che gli impedirono di prendere l’acqua. Dicevano: “Vai via dalla nostra grotta! Non prendere l’acqua miracolosa! È solo nostra!”. Il ragazzo, deluso, non sapeva cosa fare, quando, ad un certo punto, dall’acqua saltò fuori un tritone che abitava nel laghetto e gridò: “Prendi pure l’acqua! Tutti debbono conoscere i tesori delle nostre grotte e noi, che viviamo quaggiù, siamo contenti di farvi felici”. Hendrik ringraziò, prese l’acqua e uscì dalla grotta.

Autore: Classe III Scuola Primaria. “Q.re Pace” - Macerata

- 40 -


Il Re Edoardo e il mago pietrificatore C’era una volta il re Edoardo. Lui era buono e molto amato dagli abitanti del suo regno. Erano così felici che era sempre primavera, gli uccelli cinguettavano allegramente, sotto l’albero di ciliegio fiorito e profumato c’erano dei bellissimi fiori colorati. I cerbiatti appena nati e le loro mamme si avvicinavano al laghetto per bere e lì si fermavano a riposarsi, i conigli giocavano tra loro e si nascondevano tra i cespugli ricchi di fiori. Sopra i fiori colorati ronzavano tante api per prendere il nettare, poco distante una famiglia di pony pascolava brucando l’erba. Gli abitanti del regno amavano molto gli animali, vivevano del loro lavoro nei campi e ognuno di loro coltivava il proprio orto per mangiare, allevavano tanti animali per le loro necessità ed erano tutti felici. Tutto andava bene finché un giorno gli abitanti del regno si svegliarono e non sentirono il cinguettio degli uccelli, non videro più i cerbiatti nel prato e si accorsero che le galline erano scomparse. Che cosa era successo? Dove erano andati gli animali? Gli abitanti si riunirono tutti nella piazza principale e decisero di andare a cercarli nella foresta oscura nonostante avessero paura perché lì viveva un mago cattivo che odiava il re. Gli uomini, armati, partirono diretti verso il bosco ma dopo tante ricerche non riuscirono a trovare niente. Sconsolati andarono dal re a spiegargli il problema e gli chiesero aiuto. Edoardo disse che sarebbe andato lui di persona a scoprire questo mistero e avrebbe riportato gli animali alle loro case. Si preparò con la sua armatura dorata, prese il suo scudo personale, quello con lo stemma di famiglia che era dorato con il disegno di una cerbiatto, sellò il cavallo Pegaso e partì alla volta del bosco magico. Entrato nel fitto bosco si guardò intorno e vide molti funghi a terra, edera attaccata ai tronchi degli alberi, camminando sentiva lo scricchiolare delle foglie secche e dei rami rotti sotto gli zoccoli del suo cavallo, in lontananza sentiva il rumore della cascata d’acqua. Il re avanzò ancora, vide dei pipistrelli e li seguì perché sapeva che lo avrebbero condotto da qualche parte. Seguendoli il cavallo si ferì con una pietra e il re, curandogli la ferita,la guardò attentamente e si accorse che non era un sasso ma uno scoiattolo pietrificato. Si guardò intorno e vide altri animali nella stessa situazione. Qualcosa era veramente successo! Capì che qualcuno aveva fatto un malefi-

- 41 -


cio e volle scoprire chi fosse. Seguendo di nuovo i pipistrelli arrivò all’ingresso di una grotta nascosta tra giganteschi alberi. All’ingresso c’era una sala buia con grandi statue di re morti in guerra. Andando più avanti, si proseguiva lungo uno stretto corridoio che faceva ancor più paura a causa del ruggito di un feroce leone che si sentiva in lontananza e in fondo vide un mago seduto su una pietra che stava fumando la pipa. La grotta era buia e fredda, dalle pareti e dal soffitto cadevano gocce d’acqua, al centro c’era un laghetto con dentro dei coccodrilli, sulle pareti c’erano enormi ragnatele con altrettanti ragni giganteschi e dal soffitto, raggruppati tra loro, pendevano tanti pipistrelli. Il re Edoardo avanzando nella grotta, vide altri animali pietrificati e, un po’ impaurito si avvicinò al mago per chiedere spiegazioni. “Perché hai fatto questo, mago?” “ Perché non potevo più sentire i cinguettii degli uccelli, il belare delle pecore, i cani che abbaiavano. Ero proprio stufo, così li ho pietrificati!!” Rispose il mago orgoglioso della sua malefatta. “ Il re si infuriò e rispose” Ma ti rendi conto di quello che hai fatto? Questi poveri animali ridotti in questo stato! I miei poveri concittadini che non hanno più il bestiame da accudire! Fai un incantesimo e rimetti tutto come era prima e , se proprio non riesci a sopportare i versi degli animali... trovati un’altra casa!” Il mago per tutta risposta si girò velocemente e pietrificò anche il re. Soddisfatto, prese lo scettro e lo conficcò nel prato vicino ad una pietra. Nel regno tutti erano preoccupati e si chiedevano che fine avesse fatto il re. Passarono giorni, mesi, stagioni ma del re e degli animali nessuna traccia. Un giorno si avvicinò al regno un misterioso cavaliere su un enorme cavallo bianco. Aveva dei bellissimi finimenti di velluto rosso ricamati con fili d’oro, una sella di cuoio scuro decorata a mano rifinita con decori dorati. Il cavaliere era alto e possente, biondo e bello. Indossava una casacca di seta rossa con un mantello amaranto sulle spalle e dei lunghi stivali di cuoio. Al fianco aveva una spada lucida e splendente. Camminava lentamente ma con passo imponente verso il villaggio, in cerca di chissà cosa. Gli abitanti del villaggio uscirono incuriositi dalle loro case al suo passaggio e alla fine, il più anziano lo avvicinò e gli disse:” Un mago cattivo ha fatto scomparire tutti i nostri animali e il nostro re, ti prego aiutaci!”

- 42 -


Il cavaliere dopo aver ascoltato i racconti del vecchio si diresse verso il bosco in cerca del mago. Girò per lungo tempo senza meta e alla fine, quando ormai credeva di non poter fare più nulla, vide lo scettro del re e capì. Si avvicinò alla grotta,entrò con cautela e, quando vide il mago decise di sfidarlo in un duello tra magia e abilità con la spada. La lotta fu dura e il cavaliere credette di non farcela ma alla fine, recuperate un po’ le forze, lo afferrò per il collo, lo immobilizzò e gli ordinò di spietrificare gli animali e il re. Con un colpo di magia l’incantesimo svanì, gli animali ricominciarono a correre e tornarono alle loro tane, il re tornò nel suo regno e al mago ordinarono di andarsene lontano da lì per sempre. Lui, pentito, decise di rimanere nel regno come servitore delle magie buone del re. Il cavaliere misterioso continuò la sua strada e di lui non si seppe più niente.

Autore: Classe II Scuola Primaria “G. Mameli” - Macerata

- 43 -


Il pipistrello generoso C’era una volta un piccolo pipistrello di nome Woobat, che viveva in una grotta con la sua famiglia. Woobat, un giorno, mentre la sua famiglia dormiva, decise di uscire dalla grotta per esplorare un po’ nei dintorni. Non che la sua casa nella grotta non gli piacesse: era fresca, umida e avvolgente proprio come le ali della mamma. A Woobat piaceva anche dondolarsi appeso alla roccia per specchiarsi a testa in giù in quel piccolo lago vicino all’ antro di una stretta galleria dove andava a giocare con i fratellini. Era però un po’ stanco di quella foresta di stalattiti e stalagmiti da quando aveva sentito dagli anziani della comunità che fuori c’erano foreste di alberi, grandi laghi e tanti animali che lui aveva sentito solo nominare. Così Woobat uscì fuori e fu subito investito da profumi e suoni sconosciuti ma bellissimi e per un po’ rimase stordito. Subito dopo, dal folto della chioma di un albero, saltò fuori uno scoiattolo che disse a Woobat: - Aiutami, piccolo pipistrello, mi hanno legato la zampa al ramo di un albero che sta prendendo fuoco! - . Senza pensarci due volte il pipistrello lo liberò e lo scoiattolo lo ringraziò con calore. Woobat avanzò di poco e trovò una rana che lo pregò: -Aiutami, piccolo pipistrello, quel serpente sta per mordermi!-. Woobat generosamente la aiutò, spostandola sopra lo stagno lì vicino. Anche la rana lo ringraziò calorosamente e Woobat proseguì il suo viaggio. Nel frattempo i suoi genitori continuavano a cercarlo disperati tra gli anfratti, le stalattiti, chiedendo ai fratelli e agli amici notizie del loro piccolo. Nel frattempo, nella foresta, Woobat incontrò anche un coniglio che gli chiese: - Aiutami, piccolo pipistrello, quel lupo mi sta inseguendo!-. Anche stavolta senza pensarci due volte, il piccolo eroe aiutò l’animaletto che lo ringraziò calorosamente. A quel punto Woobat, anche se si sentiva soddisfatto per aver conosciuto ed aiutato tanti amici, cominciò ad essere un po’ stanco del mondo esterno, così pieno di pericoli e di nemici e decise di ritornare a casa. I genitori chiesero subito a Woobat dove fosse stato e lui rispose:- Sono stato ad aiutare gli animaletti in pericolo! -. Da quel giorno Woobat ebbe tante storie da raccontare ai fratellini ed agli amici, ma in cuor suo si ripromise di non lasciare tanto presto la sua protettiva, accogliente ed amatissima grotta! Autore: Classe III Scuola Primaria “G. Mameli” - Macerata

- 44 -


Due piccoli esploratori Molto tempo fa c’erano due ragazzini che volevano avere dei fossili o resti di uomini preistorici e dinosauri. Un ragazzino si chiamava Jones e per un caso della sorte l’altro si chiamava Indiana. Un giorno i due andarono in una grotta per cercare resti di uomini preistorici. Jones e Indiana trovarono invece dei graffiti preistorici che si rivelarono indizi per trovare un antico tesoro. Jones subito cercò di tradurre quei graffiti e ci riuscì. Capì infatti quello che dicevano e cominciò a leggerli ad alta voce:-Andate a destra e poi dritti. Lì troverete un’altra scritta. - Indiana subito girò a destra, poi dritto e chiamò Jones. Egli di nuovo lesse a voce alta: - Ora spostate il masso giallo - - Ehi ma che significa …- - Un masso giallo? Qui vedo solo massi grigi e non credo sia quello piccolo - disse Jones . Indiana lo spostò dicendo a Jones che tentare non costava niente. Si aprì un portone di pietra dove dentro c’era il prezioso dente di leone usato dal capo dei Neanderthal. I due ragazzi lo portarono fuori e lo consegnarono ad alcuni studiosi e da quel giorno vennero considerati i due esploratori più bravi del mondo perché tutti avevano provato a trovare quel dente ma ci riuscirono solo loro. Ora il dente è custodito nel museo chiamato “Jones -Indiana”. Il museo purtroppo fu saccheggiato da un uomo losco che era il padrone del dente che si era scongelato dalla grotta. Il Neanderthal riportò tutti i suoi oggetti nella grotta. L’ uomo si era scongelato con tutti i suoi figli che in poco tempo diventarono grandi e andarono in città a spaventare la gente con il loro brutto e mostruoso aspetto. Gli archeologi,esperti di Neanderthal ,li attirarono nella loro grotta con del cibo puzzolente preistorico: un cosciotto di T-Rex. Misteriosamente lì si ricongelarono e vi rimasero per sempre. Gli archeologi ripresero gli oggetti e li rispedirono al museo invece Indiana e Jones, ormai invecchiati ,riportarono tutta la famiglia dei Neanderthal, fuori dalla grotta, da dove erano venuti: sulle rive del lago di Neander.

Autore: Classe IV Scuola Primaria “G. Mameli” - Macerata

- 45 -


In grotta Per le vacanze estive, la mia famiglia con i nostri vicini di casa, ha organizzato un viaggio con il camper in una località delle Alpi Svizzere. Anche noi bambini ci siamo dati da fare per preparare tutto quello che poteva servirci compresi giochi elettronici e le nostre bici. Il giorno della partenza eravamo tanto felici e pieni di entusiasmo specialmente noi bambini: io, Luigi e Mario. C’eravamo svegliati alle cinque del mattino, mentre la sera prima eravamo andati a dormire a mezzanotte per vedere alla tivù la nostra serie preferita . Per non stancarci troppo, durante il lungo viaggio,mio padre decise di fare una sosta in un autogrill per passare la notte e così verso sera,ci siamo fermati in una pineta vicina a una collina che aveva una piccola grotta. Noi piccoli, presi dalla curiosità abbiamo deciso di entrare in quella enorme cavità rocciosa e ricoperta di muschio, per esplorarla. Dentro la caverna era molto buio e appena fatti pochi passi abbiamo sentito un grande rumore e ci siamo accorti che un masso aveva chiuso l’unica via d’uscita che noi conoscevamo. Così proseguimmo il nostro cammino sgranando gli occhi per vedere nella grotta. Ad un certo punto vedemmo degli occhi scintillanti che poi scoprimmo appartenere ad una volpe dal pelo bianco che fuggendo ci condusse da un vecchio che assomigliava ad un mago. Lui ci disse: - Giovani che cosa ci fate in questa vecchia caverna?- Noi rispondemmo: - Beh,ecco, noi stavamo andando in Svizzera quando mio padre ci ha detto che quando si fa un lungo viaggio è meglio riposare un po’ per evitare di addormentarsi mentre si guida. Così mio padre ha parcheggiato il camper in questa pineta e io e i miei amici abbiamo visto questa grotta e curiosi come siamo eccoci qui. L’anziano ci disse che se volevamo trovare un uscita noi dovevamo fare una gara di tiro con l’arco. Purtroppo questa “responsabilità” toccò a me, feci sempre centro, ma sempre per pura fortuna! Poco dopo il vecchio ci indicò la via d’uscita secondaria e ci diede una torcia per trovare la strada. Con la luce potemmo vedere meglio l’interno della grotta che ci sembrò sempre meno paurosa man mano che andavamo avanti. Moltissimi animali minuscoli la popolavano e i pipistrelli sulle pareti formavano dei grappoli scuri con forme davvero strane e divertenti. Dopo un po’ finalmente uscimmo da

- 46 -


quella grotta e tornammo dai nostri familiari che non si erano accorti della nostra assenza e a cui, ovviamente, non raccontammo nulla per evitare di essere presi in giro. Ricorderemo sempre la nostra fantastica avventura!

Autore: Classe V Scuola Primaria “G. Mameli� - Macerata

- 47 -



Illustrazione di Sara Oddi


Il mondo sotto-sopra In un giorno apparentemente tranquillo, in una mattina di primavera, il postino bussò alla corteccia della grande quercia, quella dove si radunavano tutti i cuccioli del bosco per apprendere le leggi della natura. La quercia aveva delle profonde venature di un marrone scuro, una chioma rigogliosa di un verde intenso, rampicanti e grossi squarci qua e là che segnavano il passaggio di decenni di avventure. Tra le tante orecchie tese ad imparare, svettava la grossa testa del maestro Anacleto, un grasso e placido gufo che educava con immutata passione tutti gli abitanti del bosco da…non lo sapeva più neppure lui. Quel giorno il picchio Enrico tuonò alla corteccia dell’albero col suo becco appuntito e il piumaggio dritto e fiero sulla testa:” C’è posta per voi!” disse. Lasciò lì una busta un po’ sgualcita e se ne andò senza aggiungere altro. Il buon e vecchio Anacleto, con la lentezza di un bradipo, aprì un lembo e poi l’altro, mentre i cuccioli erano in trepida attesa e seguivano i suoi movimenti inclinando la testa prima a destra e poi a sinistra, trattenendo il respiro ad ogni piega del foglio che si apriva. Non era così frequente ricevere una lettera! Il maestro iniziò l e n t a m e n t e a leggere: Siamo tanti e sconosciuti. Siamo intrepidi ed arguti. Siam desiderosi di imparare ed esperienze regalare. Vorremmo solo un’occasione… Sai che grande emozione! A noi manca la conoscenza. A noi occorre un’esperienza. Se volete siam disposti a scambiare i nostri posti! Il Mondo Di Sotto

We are so many and unknown. We are brave and smart. We’d like to learn and share experiences! We need just an occasion… How big could be the emotion! We miss knowlwdge, We need experience. If you agree, we can change our peaces! The Down Word

Jemi shumë dhe të panjohur. Të patrembur dhe të mprehtë. Kemi dëshirë të mësojmë dhe përvojë të dhurojmë. Do të donim vetem një mundësi.... Ta dish çfarë emocioni! Ne na mungon dija. Ne na duhet një pë rvojë. Nëse doni jemi gati vëndet tona ti ndërrojmë! Bota Më Poshtë

(Inglese)

(Albanese)

- 50 -


Anacleto si sturò lo orecchie più volte con la punta delle piume, batté nervosamente i suoi grandi occhi gialli e rimase in silenzio, così come vi rimasero tutti gli altri animali che avevano udito le parole del Mondo di Sotto. Dovete sapere che il Mondo Di Sotto, per il Mondo Di Sopra, era tutto ciò che doveva essere evitato; se una giovane lepre osava avventurarsi nei buchi del terreno, quelli profondi e senza fondo, veniva sculacciata di santa ragione dalla sua mamma, poiché Anacleto stesso le aveva insegnato che la grotta era un luogo tetro e pericoloso. Gli animali del Mondo Di Sotto, poi, erano tra i più strani del pianeta, dal momento che non conoscevano la luce, il calore del sole, il susseguirsi delle stagioni. Il maestro indisse subito un’assemblea tra tutti gli animali adulti del bosco, invitando anche il rappresentante dei pipistrelli, il Signor Amedeo, considerati gli unici animali del Mondo Di Sopra e anche del Mondo Di Sotto per le loro bizzarre abitudini di frequentarne uno di notte e di vivere nell’altro di giorno. “E’ inaudito!” vociarono in coro tutti i presenti. Tutti tranne Amedeo. “Perché no? - disse azzittendo tutti- In fondo è una gita interessante!”. Molti dei presenti pensarono che quegli svitati dei pipistrelli avessero per sempre perso il lume della ragione, del resto non c’era da stupirsi, dato che stavano sempre a testa in giù e vedevano il mondo al contrario! Ma Amedeo non si lasciò scoraggiare dai commenti poco educati e dal chiacchiericcio e aggiunse:” A tutti si deve dare un’opportunità! Sono pronto a garantire che ai vostri figli non succederà nulla!” La riunione durò ininterrottamente per tre giorni, tra chi sollevava un problema, chi sbraitava la sua disapprovazione e chi sembrava farsi convincere da uno o da un altro. Anacleto ne uscì con un terribile mal di testa e una decisione che avrebbe potuto mettere d’accordo tutti: libera adesione e Amedeo come accompagnatore. In verità il saggio maestro pensava di aver risolto la questione: “Chi mai sarà così pazzo da mandare suo figlio?” pensava. Non si sa com’è o come non è, dopo una settimana Amedeo aveva la sua squadra e ad Anacleto non rimase che beccarsi le penne! Il pipistrello, nonostante le proteste e i fischi generali, non si perse d’animo, comunicò la decisione del Mondo Di Sopra a quelli del Mondo Di Sotto, organizzò un comitato d’ac-

- 51 -


coglienza e preparò la sua truppa d’esploratori. Primo problema da risolvere fu quello di trovare il modo di illuminare la grotta… che idea! Le lucciole! Occorrevano delle lucciole volontarie e le lucciole, si sa, sono avventurose per natura… niente di più facile! Tutto era pronto. Amedeo e i suoi piccoli esploratori varcarono le soglie anguste della grotta. “Venite-ite-ite-ite…” disse e l’eco spaventò alcuni, incuriosì altri. “Non temete, - aggiunse- l’eco può essere una voce amica che ci fa compagnia e che ci fa orientare! Provate-ate-ate-ate!” e tutti a turno provarono, prima con timore, poi divertendosi un mondo. Le voci e i loro echi si rincorrevano, sembravano due cavallette che saltellavano qua e là. Il gioco era così divertente che neppure si accorsero, i piccoli amici, del freddo e dell’umidità; in fondo s’erano già abituati. Pochi passi più avanti, al chiarore delle lucciole, gli animaletti incontrarono degli esseri davvero strani, con colori strani, con occhi strani, con zampe strane…eppure il loro aspetto sembrava simpatico ed ospitale. Gli animali del comitato d’accoglienza furono delle guide davvero stupefacenti: mostrarono ai loro ospiti la strada da percorrere, li misero in guardia da buche e pozze d’acqua, evitarono loro le sporgenze su cui potevano andare a sbattere, presero le zampe dei loro amici quando c’erano dei tratti scivolosi. Ma la meraviglia delle meraviglie fu quando guidarono quelli del Mondo Di Sopra in un ambiente più spazioso, con grandi sculture sul pavimento e sul soffitto della grotta; ve n’erano di ogni forma e dimensione e il buio pesto rischiarato solo dalla squadra di lucciole non sembrò più così pesto e avvolgente. I piccoli volontari rimasero a bocca aperta e ognuno di loro sembrò riconoscere in quelle forme qualcosa di familiare: c’era una sporgenza che somigliava alla grande quercia, c’era chi avrebbe giurato di rivedere in un’altra la propria mamma, chi fece un gridolino credendo che la stalagmite dietro di lui fosse un orso dalle fauci ben in vista e ci fu anche chi sghignazzò pensando che la stalattite pendente dalla sommità della grotta fosse proprio il maestro Anacleto. I cuccioli di entrambi i mondi passarono l’intera giornata insieme, parlando e raccontandosi ciò che accadeva in ciascuno dei propri ambienti. Per gli abitanti del Mondo Di Sopra il Mondo Di Sotto era ora ricco di vita, di esperienze, non era più così tetro

- 52 -


e spaventoso; per gli abitanti del Mondo Di Sotto il Mondo Di Sopra aveva una ricchezza di luci, colori e suoni che non conoscevano e non riuscivano ad immaginare. Al momento dei saluti Amedeo fissò la data per la visita al Mondo Di Sopra. I piccoli esploratori vennero riaccompagnati tra le zampe delle loro mamme sani e salvi, entusiasti e festanti, desiderosi di raccontare tutto della loro stupefacente avventura. Il mattino seguente, all’ombra della grande quercia, il maestro Anacleto, come ogni maestro che si rispetti, assegnò ai suoi alunni il compito di scrivere quello che avevano vissuto. La piccola Olimpia, una volpe dal pelo fulvo e l’aspetto sveglio e deciso, scrisse: Stamattina, nella mia tana, ho scoperto una cosa strana. A lungo c’ho pensato, poi una cosa ho realizzato: di assai strano nulla c’è se non sei come me! Che sia sopra o che sia sotto Che sia sotto o che sia sopra Un amico è una gran cosa!

This morning, in my hut, I found something weird. I Thought a lot about it, and then I understood: nothing’s weird if you’re not like me! If it’s up or down, If it’s down or up, A friend is a treasure of the heart!

Këtë mëngjes, në strofkën time, zbulova diçka të çuditshme, Gjatë u mendova, dhe diçka kuptova: Asgjë shumë të çuditshme nuk ka nëse nuk je me mua! Të jesh sipër apo të jesh poshtë, të jesh poshtë apo të jesh sipër një Mik eshtë gjë e madhe!

(Inglese)

(Albanese)

Anacleto non scosse le penne per la rima non proprio ben riuscita. Seppe leggere il vero messaggio di Olimpia e lo fece conoscere a tutte le creature del bosco, che da quel giorno appresero che sotto e sopra sono solo punti di vista e che la diversità è una bella scoperta.

Autore: Classe III Scuola Primaria “Sandro Pertini” - Piediripa

- 53 -



Illustrazione di Lorenzo Bartolucci


Il viaggio di Saida Tanto tempo fa in un luogo sperduto della Turchia alcune divinità costruirono delle grotte molto particolari: I Camini delle Fate. Si trattava di strane abitazioni scavate nella roccia che avrebbero dovuto ospitare chiunque avesse cercato riparo dal sole cocente del deserto di giorno e dall’ aria fredda della notte. Viste da lontano queste curiose formazioni di tufo sembravano le case di quegli strani gnomi blu chiamati Puffi. Ciascuna di esse, infatti, aveva sulla sommità una specie di capello di pietra che ricordava questi personaggi. All’interno di una quelle grotte di roccia, viveva attaccata a una parete, una foglia di nome Saida la quale a causa della poca luce che filtrava all’interno, era bianca come un lenzuolo fresco di bucato. La poverina non aveva per amici che due ragni scheletrici, uno scarafaggio scorbutico e alcune formiche rosse sempre in lite fra loro. Un giorno presa dalla malinconia e desiderosa di conoscere il mondo, decise di partire per un lungo viaggio. Si diresse così verso Istanbul trasportata dal vento e da lì si imbarcò con il primo volo per l’Inghilterra. Giunta nel Vecchio Continente, tutti gli alberi la guardavano dall’alto in basso e a stento trattenevano delle risatine ironiche. Solo una foglia di nome Omar le si avvicinò e le chiese come mai fosse così candida. Saida rispose che ciò era a causa del fatto che fosse sempre vissuta nella penombra della sua grotta in Cappadocia. Omar conosceva bene quei luoghi perché anche lui proveniva da quella stessa regione e la rassicurò subito dicendole che con un po’ di sole il suo aspetto sarebbe cambiato. I due divennero subito amici e insieme visitarono Londra. Là tutto era un brulicare di gente frettolosa di ristoranti, di negozi, di auto e smog. L’inquinamento acustico e ambientale era insopportabile, inoltre il clima era terribile! Passarono alcuni mesi e per i due teneri amici venne il momento di salutarsi: la tristezza era immensa nei loro cuori. Ormai il loro legame era saldo e profondo e entrambi avevano capito che non avrebbero più potuto vivere separati. Fu così che Omar e Saida decisero si ripartire per il loro paese di origine e insieme tornarono nel loro habitat: Le grotte dei Camini delle Fate. Là costruirono una casa piccola e ospitale per accogliere le foglioline nuove che sarebbero nate la primavera successiva, insieme trascorsero tutti gli anni a venire e vissero felici e contenti per l’eternità.

- 56 -


ПАТОТ НА САИДА (Macedone)

А одамна во далечна место во Турција изградени некои од пештерите многу особено божества: Вилата оџаци. Беше чудно живеалишта врежан во карпи, кои ќе мора да се приспособат секој кој бараше засолниште од жешкото сонце на пустината преку ден и од “студената ноќ воздух. Од далечина овие љубопитни формации на туф куќи се чинеше чудно Blue Gnomes наречен Штрумфовите. Секој од нив, всушност, беше еден вид на косата на врвот на камен потсетува на оние ликови. Внатре во пештерите на карпа, кои живеат во прилог на ѕид, лист име Саида, кој се должи на слабо светло дека филтрирани во, беше бела како лист на свежо перење. На сиромашна девојка немаше пријатели кои за два скелетни пајаци, тавтабита и некои садот црвени мравки постојано се бореа едни со други. Еден ден донесени од меланхолија и сакаат да научат за светот, одлучи да замине на едно долго патување. Тој се пресели во Истанбул, па транспортирани од ветер и од таму се оддаде на првиот лет во Англија. Пристигна во стариот континент, сите дрвја погледна надолу и одвај држејќи назад кикоти иронично. Само еден лист име Омар пришол и ја праша зошто е толку бела боја. Саида рече дека ова се должи на фактот дека тој секогаш живеел во самракот на неговата пештера во Кападокија. Омар знаеше тие места, бидејќи тој дојде од истиот регион и брзо ја увери дека со малку “сонцето ќе го промени својот изглед. Двете стана брзо пријатели и заедно го посетија Лондон. Се имаше рој од луѓе побрзаа да ресторани, продавници, автомобили и смог. Бучавата е неподнослива и животната средина, исто така, времето беше страшно! Неколку месеци поминаа и двете слатки пријатели дојде време да се каже збогум: тагата е огромна во нивните срца. Сега нивниот однос беше цврста и длабока и двајцата сфатија дека тие не можат да живеат одвоено. Така беше одлучено дека Омар и Саида ќе замине за нивната земја на потекло, а заедно тие се вратија во своите живеалишта: Пештерите на самовила оџаци. Има градат мала куќа и атмосфера да ги пречекаат новите листови кои ќе се родат на следната пролет, заедно со потрошеното секоја година да дојдат и да живеат среќно за вечноста. Autore: Classe IV Scuola Primaria “Sandro Pertini” - Piediripa

- 57 -


Una grotta magica e “insinuosa” Buia, maestosa, oscura da far paura fredda gelata nella notte fatata sembra deserta ma non lo è, per gli animali è la cosa migliore che c’è l’acqua scorre a volontà per questo gli insetti vivono in felicità alcune persone l’adorano perchè lì sempre qualcosa di strano c’è, perfino un pipistrello che indossa un cappello. Ma la cosa particolare è quel ruscello che porta tanta gioia al paesello.

Eine magische hòhle und heimtuchisce (Tedesco)

Schwarz, dunkel Genug um mehr als Einen eiskalten orangensaft Erschrekken scheint verlassen, aber nicht fùr tiere ist die beste die es gibt. Das wasser fliesst an wird fùr dieses Insekte in glùck leben. Manche menschen ist es rechts gibt es die seltsamsten dinge. Selbst eine fledermaus tràgt einen hut, aber das seltsame ist, dass der strom der so viel freude bringt das dorf.

- 58 -


Une grotte magique et insinué (Francese)

Noir, assez sombre Pour effrayer Plus d’un froid de Glace de jus d’orange Semble déserte, Mais paspour les animaux est la meilleure chose il ya de l’eau s’ecoulant dans cet insecte va vivre dans le bonheur certaines persone l’aiment parce qu’il est ià où ces sont les plus etrange. Méme une batte porte un chapeau Mais la chose étrange est que Le ruisseau qui apporte Tant de joie au village.

Autore: Classe VA Scuola Primaria “Sandro Pertini” - Piediripa

- 59 -


La grotta Grande e misteriosa incuriosisce anche se spaventa, antica e affrescata dentro un monte o una cascata. Da qualunque parte impetuosa e solida, tetra e magica, abitata da creature fantastiche, rifugio di cavernicoli. Oh, imperscrutabile grotta!

Shpella

(Albanese)

E madhe dhe e fshehte te ben kureshtar edhe pse te tremb, e lashte dhe me afreske e pikturuar brenda nje mali apo nje ujevare. Nga cdo ane e vrullshme dhe e qendrueshme e erret dhe magjike e banuar nga krijesa fantastike, strehe per njerezit e shpellaye. Oh, e panjohura shpelle!

Autore: Classe VB Scuola Primaria “Sandro Pertini� - Piediripa

- 60 -


Vi racconto una fiaba C’era una volta una famiglia che decise di fare una escursione in un bosco, approfittando del bel sole. Questa famiglia era composta dalla mamma Alessia, dal papà Alberto e i loro figli: Marta la più grande di 9 anni e Leonardo il più piccolo di 4 anni. Quando iniziarono la loro passeggiata nel bosco, scorsero in lontananza tanti uccellini che cinguettavano sui rami di quercia, un albero bucato da un picchio, ceppi di legno accatastati vicino ad una roccia e un fiumicello dove si dissetavano delle pecorelle tranquille. Il fiume gorgogliava nel silenzio del bosco, il profumo della mentuccia rendeva quel posto quasi fatato. Una cascatella spruzzava delle goccioline fredde sul musetto delle pecore che ogni tanto si richiamavano con un belato stonato. Avanzando di qualche passo si trovarono davanti una grotta maestosa ricoperta da folta edera rampicante rinfrescata da gocce di rugiada. Erano meravigliati per quel che vedevano, ma ad un tratto scoppiò un temporale che diventò in poco tempo burrascoso. Iniziarono subito a cadere dei goccioloni di pioggia da nuvole grigie nel cielo bigio, esse finivano nel fiume con un sonoro “splash”!! Allarmati andarono a ripararsi nella grotta tutti bagnati fradici ed infreddoliti; decisero poi di dividersi per andare alla ricerca di pietre focaie. Marta andò a destra, la mamma e Leonardo dritti e il papà proseguì a sinistra. La ragazzina guardò avanti e non c’erano altro che stalattiti e stalagmiti ma erano bellissime… sembrava proprio un luogo incantato!! Percorsa della strada sconnessa, Marta si sentì persa e fu obbligata a chiedere aiuto: - C’è nessuno?-. Ad un certo punto dei pipistrelli le squittirono in faccia, tanto che la ragazzina scivolò sul suolo bagnato: fortunatamente si aggrappò alla stalagmite più vicina. Essa si mosse ed aprì… una botola segreta! Le apparve un mondo fatto di dolci, era un paradiso ma una strega voleva impedire a Marta di divertirsi e mangiare qualche caramella. Marta non sapeva essere cattiva e così le diede un bacio; la strega rimpianse quando era ancora una bambina e così le si spezzò il cuore e morì!! La grotta diventò di cioccolato con scaglie di cocco e pali di bastoncini al caramello, bianchi e rossi. Come per magia le strade dei quattro componenti della famiglia si ricongiunsero e poi si misero a mangiare finalmente qualcosa: i dolci!! Così tutti i bambini del paese poterono divertirsi mentre le mamme prenotavano caute delle visite dai dentisti. Autore: Classe IVA Scuola Primaria “Bezzi” - Tolentino

- 61 -



Illustrazione di Cecilia Tamburini


Una grotta per amica Tanto tempo fa c’era una grotta che si chiamava “La grotta più antica del mondo. Un giorno un bambino ci entrò dentro, vide le stalattiti e le stalagmiti e allungò la mano per toccarle. Ma la grotta gli disse: - Non toccare quelle cose! Il bambino si spaventò e disse: - Chi sta parlando? - Io sono la grotta più antica del mondo, più antica del tuo tris tris trisnonno! Se toccherai le stalattiti e le stalagmiti io morirò! Il bambino le chiese se aveva conosciuto l‘Homo sapiens e la grotta gli rispose di sì, gli spiegò come viveva e gli aprì la sala degli ospiti per mostrargli i bellissimi quadri che aveva inciso sulle sue pareti. - Come ti chiami? - gli chiese la grotta. - Mi chiamo Riccardo - rispose il bambino. Così Riccardo rimase per tutta la notte nella grotta. Verso mezzanotte entrò un branco di lupi affamati. La grotta si svegliò e li spaventò; prima di andarsene però i lupi la graffiarono tutta. Il giorno seguente Riccardo si svegliò e le chiese che cosa avesse fatto al viso. La grotta rispose: - Non ti preoccupare, non ho fatto niente. Riposati ancora un po’. Riccardo poi uscì a raccogliere frutti per la colazione e, finita la colazione, fece una passeggiata. Nel bosco trovò uno strano fagotto, piccolo e abbandonato. Tornò di corsa nella grotta: - Grotta, grotta, ho trovato qualcosa! - Fammi vedere! - disse la grotta. Era un piccolo drago e la grotta si spaventò. Riccardo la rassicurò: - Non avere paura: è solo un cucciolo di drago! È come un piccolo dinosauro che sputa fuoco. Ti farà compagnia e con il suo sbadiglio infuocato illuminerà la notte. Passarono dodici anni e il bambino ormai era diventato grande: sapeva difendersi da solo, allontanarsi di qualche chilometro e farsi da mangiare da solo. Un giorno un branco di turisti maleducati entrò nella grotta. Vide tutte quelle meravigliose stalattiti e cominciò a toccarle per portarsele via e venderle come souvenirs. Riccardo era nel bosco, ma per fortuna sentì la grotta urlare e tornò velocemente sui suoi passi. Vide la grotta in pericolo ed ebbe un’idea: solleticò il draghetto sotto le ascelle e lui fece un enorme starnuto. I turisti spaventati se la diedero a gambe levate; però la grotta stava male perché l’avevano toccata. Riccardo allora cominciò a piangere: bagnò con le sue lacrime la sua amica grotta e miracolosamente tutte le ferite guarirono. La grotta si rimise in forze e Riccardo da allora decise che l’avrebbe sempre protetta. Diventò un espertissimo speleologo e una guida famosa. Venne anche la televisione ad intervistarlo per quella volta che fece un’incredibile scoperta. Ma questa è un’ altra storia...

- 64 -


A cave for a friend A long, long time ago there was a cave called “The oldest cave in the world”. One day a boy went inside, saw the stalactites and the stalagmites and reached out to touch them. But the cave said: - Don’t touch them! The boy became frightened and said: - Who’s speaking? - I’m the oldest cave in the world; I’m older than your great, great, great grandfather! If you’ll touch the stalactites and the stalagmites I will die! The boy asked him if he had met Homo sapiens and the cave answered that he had, he explained how he lived and he opened the visitors’ room to show him the beautiful drawings carved in his walls. - What’s your name? - the cave asked. - I’m Riccardo - the boy answered. So Riccardo stayed in the cave all night long. Around midnight, a pack of hungry wolves entered the cave. The cave woke up and scared them; but before leaving, the wolves scratched all over the cave. The day after Riccardo woke up and asked the cave what had happened to its face. The cave answered: - Don’t worry, nothing’s happened. Rest a little longer. Then Riccardo went out to pick berries for breakfast and after he went for a walk. In the woods, he found a strange bundle, small and abandoned. He ran back to the cave: - Cave, cave, I’ve found something! - Show me! - said the cave. It was a small dragon and the cave became frightened. Riccardo said: - Don’t be afraid: it’s just a dragon cub! It’s like a small dinosaur that breathes fire. It’ll keep you company and with its firery yawn it will light the night. Twelve years passed and the boy had grown up: he could take care of himself, walk a few kilometres away from the cave and feed himself. One day a group of badly behaved tourists entered the cave. They saw all the wonderful stalactites and started to touch them to take them away to sell as souvenirs. Riccardo was in the woods, but luckily heard the cave scream and quickly turned back. He saw the cave in danger and had an idea: he tickled the little dragon’s armpits and it sneezed. The frightened tourists sprinted away, but the cave was hurt because they had touched it. Then Riccardo started to cry. His tears washed his friend the cave and the cuts miraculously healed. The cave regained its strength and Riccardo decided that he would always protect it. He became a gifted speleologist and a famous guide. He was even interviewed on television about a time when he made an incredible discovery. But that’s another story... . Autore: Classe IV Scuola Primaria “Pietro Santini” - Loro Piceno

- 65 -


Marco e la grotta magica C’era una volta un bambino che si chiamava Marco, era molto timido con gli altri ma anche curioso della natura. Amava esplorare posti nuovi in compagnia del suo gatto. Un giorno volle esplorare una nuova grotta misteriosa. Disubbidì ai suoi genitori che gli avevano detto di andare a letto, approfittò del buio e uscì di casa per vedere cosa c’era dentro quella grotta. Marco arrivò alla grotta ed entrò. Che bello! Dentro la grotta c’era un paesaggio che nessuno aveva mai esplorato fino ad ora! Ad un tratto la grotta parlò e gli disse: -Tu sei il primo ad entrare in questa grotta e a vedere questo meraviglioso paesaggio magico. Gli altri non possono vedere tutto questo nè sentire la mia voce. Solo chi è gentile e buono può entrare in questa grotta magica. Io mi fido di te, bambino, so che non mi deluderai. La grotta raccontò la sua storia: -Prima ero un principe, ma un giorno un mago cattivo mi ha trasformato in una grotta. L’incantesimo finirà quando un bambino buono e gentile libererà la principessa imprigionata nel castello sorvegliato dal drago a tre teste e la porterà da me. La grotta diede a Marco delle magiche scarpe con le ali e un mantello dell’invisibilità per nascondersi dal drago. Marco si incamminò e improvvisamente arrivò il drago. Con le scarpe volanti Marco salì in cielo volando sopra al drago. Ma il mantello si impigliò su un ramo ed ora non era più invisibile: stava per essere bruciato dal drago! Ad un tratto arrivò in suo aiuto un cavaliere con una spada che aveva un potere magico: quando la lanciavi colpiva dritto al cuore di tutti i cattivi. Il cavaliere diede la spada a Marco, lui la tirò dritta al cuore del drago che morì subito. Marco corse a liberare la principessa e insieme si incamminarono verso la grotta. Dopo un lungo cammino il bambino e la principessa arrivarono alla grotta. Lei entrò nella grotta e l’incantesimo finì. Il principe finalmente abbracciò la sua amata e la baciò. Tornati al castello, si sposarono e vissero felici e contenti. Marco tornò a casa con le sue scarpe magiche che usò per esplorare grotte e montagne tutte le volte che voleva.

Autore: Classe III Scuola Primaria “Pietro Santini” - Loro Piceno

- 66 -


Dalla grotta... Un mondo migliore Sono le otto del mattino; siamo stranamente tutti già pronti nel parcheggio e stiamo aspettando l’arrivo degli speleologi che devono guidarci nell’esplorazione di una grotta. Un po’ perplessi, abbiamo accettato quest’invito! Indossiamo tutti una tuta, degli scarponcini e un elmetto con applicata una torcia; siamo così buffi! Sembriamo proprio dei marziani! Alessia è particolarmente agitata, cammina avanti e indietro, sicuramente pensa che era meglio se fosse rimasta a dormire. Luca non dice nulla, ma sta vicino alla sua mamma e le stringe forte la mano, anche lui, si capisce, è spaventato Gli altri non vedono l’ora di iniziare quest’avventura. “Forza ragazzi, si parte” è il nostro amico speleologo. Ci fa le ultime raccomandazioni”Vedrete, sarà una bellissima esperienza, non dovete avere paura!”Quando ci avvertono che siamo arrivati, noi pensiamo ad uno scherzo: non si vede nessun antro nelle vicinanze e nessun’apertura che ci permetta di scendere sotto terra. Le nostre guide ci spronano a guardarci intorno, ma nessuno di noi riesce a vedere qualcosa che assomigli all’entrata di una grotta. Ci fanno avvicinare ai margini della strada, dove c’è una specie di tombino e ci fanno capire che è da lì che passeremo! Impossibile: quasi non si vede l’apertura! Uno alla volta, dopo lo speleologo, scendiamo lungo una stretta scaletta. Che mondo irreale! Sembra una grotta magica: le pareti scintillano come diamanti e un ruscelletto ci scorre di fianco. Notiamo alcuni pipistrelli che svolazzano avanti e indietro, si lasciano guardare per pochi secondi, poi sfrecciano via tutti insieme, come se avessero qualcosa di importante e urgente da risolvere. Proviamo un po’ di paura, le gambe ci tremano e il nostro cuore batte all’impazzata. Incominciamo a camminare, il tragitto è tortuoso, con strettoie che ci obbligano ad abbassarci in alcuni punti, a muoverci strisciando; il terreno è un po’ scivoloso, quindi all’inizio procediamo lentamente poi sempre più in fretta. Ci stiamo prendendo gusto. La luce della torcia illumina un breve tratto davanti a noi, mentre intorno è buio pesto; avvertiamo soltanto degli scricchiolii e dei gocciolii intermittenti, che incutono timore. Davide, per scongiurare la paura, chiede: “Da dove provengono questi rumori? Eppure quaggiù non si vede nessuno!” Per farci capire meglio, il nostro speleologo ci fa spegnere la torcia: ci trovia-

- 67 -


mo immersi nel buio più profondo. Nessuno ha il coraggio di parlare e tutti rimaniamo immobili: sembra proprio che il tempo si sia fermato. È fantastico, ma anche impressionante pensare che chissà quali creature stiano volando sopra le nostre teste. Alcuni di noi hanno una paura tremenda. Dopo pochi minuti, che a noi sono sembrati interminabili, lo speleologo ci invita a riaccendere la torcia e riprendiamo il cammino. Dobbiamo sempre stare attenti a non scivolare e a non battere la testa. Il nostro amico speleologo ci invita a riflettere sulla possibile presenza di animali e piante: “Siete proprio sicuri che quaggiù, a parte noi, non abiti qualcun altro?”. Nessuno di noi ha coraggio di rispondere; anzi, non osiamo neanche pensare alla possibilità di poter incontrare qualche animale o essere strano. Alessia e Luca, che già sono entrati titubanti, a questo punto vorrebbero davvero risalire in superficie e Davide cerca di pensare ad altro. - Guardate come sono affascinanti le stalattiti e le stalagmiti che ci sono qui intorno, sembrano delle sculture!- Ma il suo tentativo di distrarci dalla paura dura veramente poco. Tutti, compresi gli speleologi, ci arrestiamo di colpo: sopra ad una roccia, alcuni pipistrelli si sono dati appuntamento: sono neri come il carbone, con delle orecchie appuntite e delle ali grandi. Stanno sicuramente complottando qualcosa! Non crediamo ai nostri occhi: ci stanno facendo cenno di fermarci! E ci fanno capire che dobbiamo restare lì, davanti a loro, senza gli adulti! Noi guardiamo increduli gli speleologi, che lasciano a noi la possibilità di scegliere come comportarci. Ma i pipistrelli con squittii e piccoli voli, ci fanno capire che proprio questa è la loro volontà. Siamo tutti molto spaventati, ma la richiesta degli animali sembra amichevole. Promettiamo agli adulti di essere prudenti e riusciamo a farci lasciare da soli. Il più anziano di loro si fa avanti e dice : “Bambini, noi viviamo da moltissimo tempo quaggiù, è un mondo strano, …”- Parlano?pensiamo - Ma cosa possono volere da noi dei pipistrelli ?!?!?! - Qualcuno sussurra che sarebbe meglio tornare indietro e cercare gli adulti o, meglio ancora, mettersi ad urlare in modo che tornino loro. Ognuno si avvicina al compagno che gli è più vicino, per farsi coraggio. “… Ma - continua il pipistrello anziano, senza curarsi delle nostre facce strane e sbalordite - sappiamo

- 68 -


che sopra le nostre teste, nel vostro mondo, le cose non vanno proprio tanto bene: c’è molto dolore a causa della violenza, della solitudine, dell’intolleranza; la gente non si ferma mai a riflettere, corre, corre, …e non è mai felice.! Noi aspettavamo da tanto tempo che dei bambini coraggiosi scendessero e accettassero di parlare con noi. Vogliamo farvi un regalo: vi doneremo alcuni tesori che abbiamo quaggiù: sono magici e vi aiuteranno a cambiare le cose nel vostro mondo. Samuele, Nicolas, Elisa, Michele e Sofia prendete questa stalattite. È robusta, è un miracolo della natura, portatela con voi; aiuterà voi e le persone che conoscete ad essere coraggiose, ad affrontare le difficoltà che si incontrano e a non abbattersi mai. Voi, Arianna, Carlotta, Antonio e Alex, prendete questa bottiglietta di acqua pura, rappresenta la purezza del vostro animo, la bontà che c’è in ogni bambino. Usatela quando incontrate persone malvagie, che fanno del male agli altri. A voi, invece, Tania, Ruijia, Davide, Meghi Alessia e Matteo consegno questa roccia: è composta da tanti elementi diversi, che solo messi insieme possono darle questo magnifico colore e questa consistenza; sarà il monito per ricordare a tutti voi e a tutto il mondo che solo stando insieme, ognuno nella propria diversità, si possono realizzare magnifici progetti. Sofia, Alessia, Aurora, Matteo, Luca, a voi darò un pezzetto di radice, dalla quale le piante traggono nutrimento: aiuterà ognuno ad avere rispetto per le proprie di radici, cioè per le persone anziane, quelle che di solito sono più sole. Ricordate sempre che senza la propria radice, la pianta non avrebbe alcuna possibilità di vivere. Non avete bisogno di altre indicazioni: ognuno di voi, nel proprio cuore sa già come comportarsi. Mi raccomando: fate buon uso di questi doni, portateli nel vostro mondo, fatelo diventare migliore. Ogni anno, in questo giorno, noi vi aspettiamo quaggiù, così potrete informarci sulla situazione lassù, nel mondo. C’è solo una condizione che dovrete rispettare per poter assumere questo compito. Siccome sappiamo che gli uomini dimenticano in fretta le buona azioni, i valori importanti e i sentimenti, ogni dieci anni affidiamo ad un gruppo di giovani studenti i nostri doni; ognuno di voi si assume la responsabilità, dall’età di trenta anni, di condurre in questa grotta dei ragazzini ai quali affidare i nostri

- 69 -


doni. Così, nel tempo, la nostra missione di eliminare la sofferenza dal vostro mondo si realizzerà. Dopo venti anni Sono le otto del mattino; siamo stranamente tutti già pronti nel parcheggio e stiamo aspettando l’arrivo degli speleologi che devono guidarci nell’esplorazione di una grotta. Un po’ perplessi, abbiamo accettato quest’invito! Indossiamo tutti una tuta, degli scarponcini e un elmetto con applicata una torcia; siamo così buffi! Sembriamo proprio dei marziani! Marco è particolarmente agitato, cammina avanti e indietro; sicuramente pensa che era meglio se fosse rimasto a dormire. Maria non dice nulla, ma sta vicino alla sua mamma e le stringe forte la mano; anche lei, si capisce, è spaventata. Gli altri non vedono l’ora di iniziare quest’avventura. “Forza ragazzi, si parte” è il nostro amico speleologo, di nome Luca (sì proprio quello che aveva paura di avventurarsi tanti anni prima nella grotta), scendiamo,sarà una bellissima esperienza, non dovete avere paura…

Autore: Classe V Scuola Primaria “San Claudio”- Corridonia

- 70 -


- 71 -



Illustrazione di Lorenzo Sabatini


La fantagrotta, ovvero il luogo dove tutto può succedere “Nelle grotte di Frasassi, alle ore16, ogni giovedì del mese di maggio, incontri di lettura per i bambini della Scuola Primaria. Non mancare, ti aspettiamo! Così leggono Davide e Margherita il volantino che è stato distribuito davanti alla scuola e così, eccoli, il primo giovedì del mese, seduti nella Grande Sala del Vento, insieme a tanti altri bambini, ad ascoltare le storie narrate dalla signora Rita, la bibliotecaria del paese. Le parole della storia escono dalla bocca di questa signora rossa e minuta con un suono leggero che si innalza verso le stalattiti, si posa sulle stalagmiti e accarezza le orecchie dei bambini. - La principessa Ester doveva assolutamente recuperare l’amuleto magico caduto nelle mani del perfido Mortuario, solo così avrebbe salvato il suo regno dall’invasione dei troll e dalla distruzione! Cercava disperatamente un bagliore di luce che provenisse dall’amuleto: un disco d’oro bianco con all’interno pietre preziose dai colori dell’arcobaleno e il cuore di rubino e di diamante tigrato. Davide e Margherita sono incantati dalla storia, anzi ne sono rapiti… ed eccoli a fronteggiare il terribile Mortuario, inseguiti da un’orda di sentinelle alate, troll dallo sguardo maligno! - Ma perché ce l’hanno con noi?- grida Margherita. - Forse per quel coso che hai al collo! - esclama Davide. - L’amuleto, abbiamo noi l’amuleto! - strepitano i due e cominciano a fuggire, cercando di proteggersi dietro le stalagmiti,schivando i giavellotti dei troll. - Come vorrei volare via! - urla Davide e in quello stesso istante l’amuleto si trasforma in un disco volante che vola verso lo spazio infinito. I due bambini sono dentro un ufo: luci intermittenti, suoni metallici, tecnologia mai vista prima, paura e curiosità! Ed ecco che arrivano i padroni di casa, due esseri fluttuanti che comunicano telepaticamente tra loro e con i bambini. Davide e Margherita vengono teletrasportati nel futuro: vedono la Terra deserta e spopolata. Desolati si chiedono che cosa sia successo e la risposta arriva direttamente nei loro pensieri. - Così sarà la Terra se continuerete ad inquinarla, tornate a casa e salvatela! Una luce abbagliante esplode e i due si ritrovano nella grotta con in mano l’amuleto che in realtà è un preziosissimo gioiello. - Sono loro i col-

- 74 -


pevoli! Ecco chi ha rubato il diadema della regina! Non mi sbagliavo, le mie indagini erano giuste! Un uomo vestito come una poltrona, con una pipa in bocca e uno strano cappello in testa li sta accusando: ha un forte accento inglese e si dirige verso di loro. - Ma chi è?-si chiede Davide. - Che cosa vuole da noi?- incalza Margherita. - Ma è…è…Sherlock Holmes!! - urlano in coro i due bambini - e noi ci troviamo nel bel mezzo di un caso poliziesco, anzi di un intrigo, anzi, siamo i colpevoli!! - Arrestateli! - grida l’investigatore e da dietro le stalagmiti spuntano centinaia di poliziotti che si dirigono minacciosi verso i bambini. Davide e Margherita svengono: non resistono a quest’altra emozione! - Sveglia! È ora di andare a casa! Il racconto è finito! Ma che cosa avete fatto? Vi siete addormentati? I compagni li stanno scuotendo: Davide e Margherita hanno sognato per tutto il tempo! La signora Rita sta salutando i bambini e dà appuntamento al giovedì prossimo. Tutti escono dalla grotta che resta al buio, mentre l’enorme porta si chiude alle loro spalle. Nelle grotte piombano l’oscurità e il silenzio. Ma che cos’è quel lieve bagliore che proviene dal fondo del laghetto cristallizzato? Andiamo a vedere… È un disco d’oro bianco con all’interno pietre preziose dai colori dell’arcobaleno e il cuore di rubino e di diamante tigrato.

Autore: Classe VA - VB Scuola Primaria di Cingoli - Cingoli

- 75 -



Scuole Primarie

Provincia di Fermo

Illustrazione di Federica Ricci


L’arciere spadaccino C’era nel Medioevo un ragazzo di nome Link che viveva in un’accademia dove si imparava ad usare le armi. Fin da quando era piccolo viveva in un mondo pieno di tenebre ed oscurità- Quindi sognava di fare l’arciere, cioè di usare l’arco e le frecce e il padre gli costruiva sempre un arco giocattolo per allenarsi. Link era un sedicenne alto con i capelli biondi, lunghi fino alle spalle, gli occhi azzurri e grandi, il naso e le orecchie regolari e una bocca e le sopracciglia sottili. Indossava sempre dei pantaloncini e una maglia giallo-ocra e un paio di calzetti fino al ginocchio e delle scarpette color marrone chiaro. Era timido e introverso. La sua migliore amica era la principessa Lella. Arrivò il suo grande giorno perché doveva affrontare l’esame per diventare un vero arciere. Ma i suoi compagni non lo volevano di mezzo e gli rubarono l’arco e lo nascosero nella caverna proibita dietro la cascata. Però non era normale questa caverna perché era popolata da mostri. Allora Link andò dal fabbro e gli chiese una spada e lui gli diede quella per principianti. Lui andò nella caverna, sconfisse i mostri e ritrovò il suo arco. Quando ritornò dal fabbro per restituirgli la spada, il fabbro gli diede il permesso di tenerla e così Link diventò spadaccino. Corse all’esame, lo superò e diventò l’arciere spadaccino. Andò da Lella e insieme partirono per un passaggio segreto nella caverna. Sconfissero tanti altri mostri e trovarono una chiave. Distrussero un muro e infilarono la chiave nella serratura del muro. Lo attraversarono e videro uno scorpione gigante con un solo occhio e lo sconfissero così: mentre Link fermava il mostro, Lella sparava frecce nell’occhio dello scorpione e così questo si disintegrò e lasciò una stele. La presero e tornarono a casa. Di notte uno spirito svegliò Link e lo condusse ad un altro passaggio nella caverna, distrusse i mostri e trovò una spada chiamata “Lucente”. La alzò, questa si illuminò e lui diede un colpo al muro: Link infilò una stele nella cavità e causò un’esplosione che distrusse tutti i mostri. Ormai liberi, Link e Lella si sposarono e diventarono Re e Regina e vissero per sempre felici e contenti.

- 78 -


Autore: Classe V Scuola Primaria “L. Salvadori” - Fermo

- 79 -



Scuole Primarie

Provincia di Pesaro Urbino

Illustrazione di Francesco Giustozzi


La filastrocca della grotta C’era una volta un pesciolino rosso che dalla grotta fuggiva a più non posso ma entro quella sera diventa amico di Dora. Così la balena in fondo al mare ha un amico con cui giocare, a passi enormi escono dalla grotta poi si mettono a far la lotta! Laggiù in fondo al mare la Sirenetta puoi trovare, ma dentro alla grotta c’è un gatto che lotta. - Com’è matto! Ce la farà quel gatto? Nella grotta vive anche la Sirenetta insieme alla sua borsetta dentro nasconde le conchiglie del mare ma arriva Ursula che la vuole catturare. Ariel corre sopra la grotta dove incontra Trilli che borbotta. Trilli parla con Pinocchio che si gratta il suo pidocchio! Non vanno d’accordo la strega e la grotta quindi fanno una grandissima lotta, così va in chiesa la povera strega inizia a pregare e ancora prega…! Grotta, grotta delle mie brame qui c’è troppo catrame! Grotta, grotta delle mie brame chi è la più bella del reame? - Sarai bella tu ma c’è

- 82 -


una ancora più bella di te! Biancaneve stava scappando dal cacciatore, che poi si trasforma in un signore, lei trova rifugio in una grotta ma il nano Brontolo le dà una botta! Biancaneve va nella grotta dell’orco di Pollicino ma fortunatamente ci trova un nanetto piccino. Biancaneve esplora una grotta ma è arrivato un terremoto ed ora è tutta rotta. Poi i sette nani la vengono a salvare mentre stava quasi per cadere. Finalmente il principe Giorgino! Insieme fanno un bel riposino, ma lei è sepolta nella grotta così arriva una ruspa da Marotta, e il principe chiede: - Sei sepolta? - Non son morta ma la neve è molta! Grotta, grotta, nera e puzzolente dentro ci abita un verde serpente! Grotta, grotta, io sono un cavaliere combatto i mostri, per piacere! - Sì, i mostri sono tanti, ora fatti avanti! Arriva così l’assistente del Cavalier Argento che fugge veloce come il vento! Ora nella grotta c’è un drago matto che balla con il suo amico gatto! Io la voglio una grotta dove c’è un drago in carne e ossa! Il drago si chiama Gerardo che è un tipo piuttosto testardo.

- 83 -


Arrivano Cappuccetto e il lupo E insieme scendono in un fosso cupo rotolano poi in una grotta dove smettono di fare la lotta. Dalla grotta esce Cappuccetto Rosso che era caduto giù nel fosso; invece il lupo aspetta la sua preda marmotta ma cade buffamente in una grotta! Sbuca fuori anche il Gatto con gli stivali che combatte contro i generali, poi si nasconde nella grotta dei maiali infilandosi un paio d’occhiali! Il Gatto ha un bel cervello: prima viveva in una grotta, poi in un castello!! Ma Hansel e Gretel erano nella grotta? Sì! E la strega l’hanno buttata nel forno e cotta! E visto che lei era matta ha preso una bella botta! Hansel e Gretel sono poi usciti dalla grotta e sono arrivati fino a Marotta! Lì c’era un Bigfoot che scalava un monte sopra una grotta e sotto un ponte ma un fulmine lo prende nel sedere e il dolore lo fa cadere! La strega guarda il mostro nella grotta di quel posto. Il mostro sputa:- Bleee!! e la filastrocca è finita: olè!!!

Autore: Classe IIA - IIB Scuola Primaria “F. Gentile”- Fano

- 84 -


- 85 -


Il bambino e il soldato C’era una volta un soldato, che era stato ferito in battaglia nei boschi del Monte Catria. Dopo essere stato colpito, era rimasto immobile e pareva morto. I soldati nemici non si erano accertati della sua morte, presi dal furore dello scontro. Era inverno e faceva un freddo cane. Durante la notte il soldato ferito si era rianimato e aveva iniziato a camminare in cerca di un rifugio, lungo un sentiero della montagna. Non molto lontano aveva trovato una grotta semicoperta da cespugli e arbusti, era entrato dentro e ci aveva trovato un pastore con il suo gregge. Il pastore vedendo il soldato malandato si era spaventato e anche le pecore avevano iniziato a belare, ma subito il soldato aveva detto al pastore di essere ferito e di non voler fare loro nessun male. La grotta era immensa, poteva contenere una marea di persone, anche una cattedrale ed era piena di animali selvatici, uccelli ed insetti, come scoiattoli, lepri, tassi, scorpioni, pipistrelli attaccati ovunque, gufi e civette rintanati negli anfratti. Il pastore si fidò del soldato lo fece sdraiare su una coperta, accese un fuoco e iniziò a curargli le ferite con degli stracci e degli impacchi di erbe e gli diede anche un po’ di formaggio con un pezzo di pane indurito. Passò la notte e l’indomani mattina subito dopo l’alba si sentì in lontananza un fischio. Era Tommaso, un bambino che ogni giorno andava a pendere latte, formaggio e ricotta per tutto il paese che stava ai piedi della montagna. Quando arrivò e vide il pastore e il soldato, rimase sorpreso e si spaventò molto, pensò che il soldato avesse preso il suo amico pastore in ostaggio. Il pastore lo rassicurò, gli spiegò che il soldato era arrivato fin lì la sera prima ed era ferito e aveva detto che non avrebbe fatto alcun male né a lui né al suo gregge. Il pastore disse anche a Tommaso che non avrebbe dovuto dire a nessuno che quel soldato si trovava lì, neanche a sua madre, perché se lo avessero saputo i nemici, sarebbero stati guai, se la sarebbero presa anche con lui che l’aveva aiutato e avrebbero potuto ucciderlo insieme a tutto il suo gregge. Doveva essere un segreto e il pastore disse a Tommaso che se lo avesse mantenuto, gli avrebbe rivelato un mistero. Tommaso promise di mantenere il segreto di quel soldato nascosto nella grotta, prese le provviste di formaggio, latte e ricotta e tornò nella sua casetta in paese. Sua madre si accorse

- 86 -


che era preoccupato e gli chiese se gli fosse successo qualcosa su in montagna, ma lui le rispose di no e andò subito a vendere i prodotti del pastore, nelle case sparse del paese, poi rientrò e si mise vicino al fuoco, pensieroso. L’indomani mattina all’alba si mise subito in cammino verso la grotta, arrivato trovò il pastore che mescolava erbe per fare impacchi al soldato. Tommaso gli andò vicino per vedere meglio di quali erbe si trattasse e per imparare e il pastore gli chiese se lo aiutava a trovare queste erbe che sarebbero servite nei giorni successivi a curare le brutte ferite del soldato. Tommaso disse subito di sì e partì alla ricerca delle erbe lungo i viottoli della montagna. Non si accorse che il tempo passava e si ritrovò che era quasi buio. Si mise allora a correre per tornare verso la grotta, ma cadde in una profonda buca e nonostante tutti i suoi sforzi non riuscì a venirne fuori. Passò la notte senza dormire cercando di muoversi per non morire di freddo, sentiva in lontananza gli ululati dei lupi, aveva tanta paura e pensava a sua madre che lo stava aspettando, solo la luna piena gli regalava un po’ di luce e gli faceva compagnia. All’alba iniziò a urlare e chiamare aiuto ed ecco che una vecchietta, con il fazzoletto in testa e grandi scarponi ai piedi, che andava a raccogliere la legna, lo sentì. La vecchietta si avvicinò alla buca dove si trovava Tommaso e gli buttò un bastone lungo lungo, affinché si potesse aggrappare e tirare su. Tommaso riuscì a venire fuori da quella maledetta buca, abbracciò la vecchietta che stranamente non conosceva e le regalò quel po’ di erbe che aveva raccolto per il pastore. Poi si diresse subito verso casa dove la mamma spaventatissima lo attendeva in lacrime. Le spiegò quello che era accaduto, che era scivolato in una buca mentre andava dal pastore, ma non le disse che stava cercando erbe medicinali per un soldato rifugiato nella grande grotta. La mamma lo abbracciò e gli raccomandò di fare attenzione per le prossime volte. Tommaso ripartì alla volta della grotta senza erbe, trovò il pastore che continuava a curare il soldato. Il soldato stava meglio ma temeva che i nemici lo cercassero. Tommaso si avvicinò a lui e il soldato gli raccontò della guerra che si stava combattendo, della sua inutilità, della crudeltà delle battaglie, del dolore per i morti, della sofferenza dei feriti. Improvvisamente si sentirono i

- 87 -


pipistrelli, i gufi, le civette e i barbagianni agitarsi tutti insieme, essi cominciarono a svolazzare all’impazzata nella grotta sbattendo di qua e di là e facendo un gran baccano. Il pastore e Tommaso si guardarono stupiti poi capirono che qualcosa stava per succedere, che qualcuno si stava avvicinando alla grotta: erano i nemici che erano tornati e stavano cercando il soldato ferito. E così accadde: davanti all’ingresso della grotta si presentarono una schiera di soldati armati, parlavano una lingua che Tommaso non riusciva a capire. Erano armati fino ai denti e urlavano con una voce terribile. Il pastore prima che arrivassero, aveva messo tutto il suo gregge davanti al soldato per fare in modo che non si vedesse; intanto tutti gli uccelli si agitavano in aria, andando anche a colpire i volti dei soldati nemici, emettendo suoni insopportabili, persino gli scorpioni iniziarono ad arrampicarsi sugli stivali dei soldati tentando di pungerli, sembrava il finimondo! I soldati nemici di fronte a tanta furia scapparono via verso il crinale della montagna. Intanto il pastore aveva messo tanta legna sul fuoco e il fumo cominciò a uscire da un crepaccio della grotta proprio lungo il crinale dove stavano passando i soldati nemici. Questi si spaventarono pensando che si potesse trattare di un vulcano che stava per eruttare. Se la diedero a gambe e fuggirono per sempre. Tommaso intanto ogni giorno si recava alla grotta per le provviste del paese e raccoglieva erbe medicinali per curare il soldato che divenne suo amico e gli raccontò molte storie, leggende, descrivendogli i luoghi in cui era stato durante la guerra e le persone che aveva conosciuto. Arrivò presto la primavera e il soldato guarì completamente, ora doveva partire per tornare al suo paese. Salutò Tommaso abbracciandolo forte e regalandogli una statuetta, come una madonna, che pareva assomigliare alla vecchina che lo aveva tirato fuori dalla buca, in quella notte d’inverno. Era fatta di pietra scolpita. Poi salutò il pastore ringraziandolo di tanta umanità e regalandogli una scatola di fiammiferi per accendere il fuoco e partì. Nella grotta rimasero Tommaso e il pastore. Ora il pastore doveva mantenere la promessa nei confronti di Tommaso che aveva saputo mantenere il segreto: doveva rivelargli il mistero. Prese Tommaso per mano e lo portò in un punto della grotta, spostò con forza un macigno che

- 88 -


pareva un tutt’uno con la parete della grotta, si aprì un cunicolo… Il pastore disse a Tommaso: - Questo è un passaggio segreto che solo io conosco, conduce dall’altra parte della montagna, fanne buon uso se ne avrai bisogno, ma non lo rivelare a nessuno, solo così ti sarà di aiuto -. Un pipistrello in quell’istante imboccò il cunicolo e scomparve, si sentì solo il suo stridìo che a poco a poco diventava sempre più lontano fino a scomparire. Il pastore disse anche a Tommaso: - Sai bambino, una leggenda racconta che il primo a percorrerlo fu un gallo che una strega malvagia infilò qui dentro perché così il suo padrone non avrebbe più sentito arrivare il giorno e le sue galline non avrebbero più fatto le uova, ma il gallo uscì sano e salvo dall’altra parte del monte e tornò a casa dal suo padrone -. Tommaso ringraziò il pastore, promise di tenere per sé questo mistero e tornò a casa felice. Da allora quando andava a giocare con i compagni a nascondino su in montagna, nessuno riuscì mai a fargli tana: si nascondeva nel cunicolo della grotta che il pastore gli aveva indicato ed era diventato invincibile agli occhi dei suoi compagni. Tommaso aveva deciso che prima o poi l’avrebbe percorso tutto per vedere cosa c’era al di là. Il pastore, finita la guerra raccontò al paese la storia del soldato ferito e dello scampato pericolo dei soldati nemici e Tommaso mise la statuetta nella grotta; da allora tutta la gente del paese, ogni anno, si reca a far visita a quella grotta e prega davanti alla statuetta da tutti chiamata “la Madonna del Grottone”.

Autore: Classe III Scuola Primaria. “Serra Sant’Abbondio” - Serra Sant’Abbondio

- 89 -



Scuole Primarie

Provincia di Trieste

Illustrazione di Lorenzo Sabatini


Una fiaba dedicata alla grotta Tanto tempo fa, in un villaggio della Svezia, vivevano tre fratelli: Bjork, Thor e il piccolo Dietrich. Ogni giorno i tre fratelli si dovevano recare nel bosco per raccogliere la legna da ardere. Un giorno d’inverno, mentre giocavano a rincorrersi tra gli alberi, Dietrich si separò dal gruppo perché fu incuriosito ed attratto da una particolare luce proveniente da una parte della foresta, un luogo al quale nessuno aveva mai osato avvicinarsi perché il vecchio saggio del villaggio narrava di una terribile maledizione su di essa: chiunque vi si addentrava veniva colto da un improvviso sonno, al risveglio si ritrovava in un’umida, sinistra e oscura grotta dove sarebbe morto in pochissimo tempo, il corpo veniva ingoiato, anzi svaniva, si dissolveva nel nulla mentre lo spirito continuava a vivere prigioniero nella grotta! I due fratelli maggiori, non vedendo più il piccolo Dietrich, si preoccuparono e corsero a casa. “Mamma, è qui Dietrich?” e la brava donna rispose di no, scuotendo la testa. Si affrettarono allora a correre dal saggio Sigfried per chiedere aiuto. Lo trovarono appisolato sotto un maestoso pino e, con molta cautela, lo svegliarono. “ Sai dov’è nostro fratello?! Sai qualcosa?”chiesero i due ragazzini. “Cari, dovete andare nel bosco, trovare un sasso di forma perfettamente circolare e vedrete che accadrà qualcosa” rispose il saggio. I due tornarono a casa e preparano l’occorrente per la partenza, che sarebbe avvenuta il giorno dopo. Il mattino seguente si svegliarono presto, si incamminarono verso il bosco e vi si inoltrarono Dopo varie ore di ricerca i due erano stanchi morti e per riposarsi si sedettero su due sassi; all’improvviso Bjork si sentì spingere verso l’alto, allora incuriosito si alzò dal masso e lo toccò per capire... ed ecco che sentì una voce dirgli: “Ehi, ti pare educato sederti sui folletti?” Bjork sbalordito rispose: “Scusami, non mi ero accorto di essermi seduto su di te”. Il folletto lo scusò, riprese le sue sembianze e si presentò; “Ciao, io sono Dorthmund e come avete ben capito, tu ed il tuo compagno, sono un folletto”. “Piacere, io sono Bjork e lui è mio fratello Thor. Devi sapere che siamo qui perchè in cerca di una roccia perfettamente tonda che servirà a salvare nostro fratello, scomparso in un attimo dai nostri occhi!”. Il folletto rispose: “ Io so dove trovare la roccia con queste caratteristiche, seguitemi perchè dobbiamo andare

- 92 -


nella grotta dell’acqua, che si trova ad un bel po’ di distanza da qui”. Dopo alcune ore di cammino giunsero davanti all’ingresso della famosa grotta: era tetro, buio e con intorno tanti cespugli di pungitopo ed enormi felci. I fratelli raccolsero alcuni rami secchi, molto robusti e secchi, li accesero e si prepararono ad entrare; ma fatti pochi passi furono bloccati da un campo di forza che faceva loro da barriera, da ostacolo. Allora il folletto disse: “ Voi per entrare dovrete recitare una formula magica che solo io so, ma dovrete pronunciarla convinti e con affetto” ed ecco che l’esserino recitò: “Nella grotta c’è una marmotta che gira tanto e non trova la rotta”. I due ragazzi si guardarono alquanto stupiti, erano meravigliati da quelle parole ma, ricordando che volevano ritrovare il loro amato fratellino, pronunciarono la formula ...Ed ecco che il campo di forza sparì, l’ingresso della grotta addirittura si rischiarò e videro uscire anche alcuni pipistrelli che si diressero nel folto della foresta. I due entrarono cautamente, muovevano le loro torce per illuminare l’antro umido e finalmente trovarono il fratello. Era in un angolo tutto rannicchiato, per nulla spaventato e con vicino un sasso perfettamente tondo che sparì in una piccola nuvola bianca, proprio mentre cercarono di prenderlo. Il ragazzino disse di essersi sentito al sicuro nella cavità, sebbene solo; non aveva patito il freddo perchè si era sentito avvolto e difeso in quella cavità; aveva ammirato alcuni grilli saltellare lungo la volta ed aveva accarezzato un volpacchiotto entrato casualmente lì dentro. Aveva ammirato stalattiti e stalagmiti, alcune sottili, altre più grosse e alcune sottilissime come capelli. Spiegò che stando lì dentro, sebbene per pochissimo tempo, aveva scoperto un nuovo mondo, un po’ forse bagnaticcio ma ricco di vita. I fratelli felici ritornarono a casa ringraziando il folletto e dicendogli che sarebbero andati a trovarlo. Dietrich si ripromise di ritornare, magari in compagnia, in quella realtà viva e tanto naturale, altro che leggenda....

Autore: Classe Istituto Comprensivo “G. Lucio” - Muggia - Trieste

- 93 -


Indice Il buio e la luce (Robertino Perfetti) La terra sotto ai nostri piedi (Prof.ssa Paola Nicolini) L’ Africa Chiama Onlus (Italo Nannini) Scuole Primarie Provincia di Ancona Illustrazioni di Andrea Alemanno

5 6 8 12

Titoli:

Stufone, la grotta e la scoperta dell’amicizia Il pericolo scampato del ragno, della formica rossa e della formica operaia

14 16

Scuole Primarie Provincia di Ascoli Piceno Illustrazioni di Valeria Colonnella

18

Titoli:

Il serpente delle “Grotte dei Centobuchi”

20

Scuole Primarie Provincia di Macerata Illustrazione di Alfonsina Ciculi - Lisa Gelli - Sara Oddi - Cecilia Tamburini - Lorenzo Sabbatini

22

Titoli:

La grotta dorata Il buio si tinge di giallo Grotta grotta dove sei? Di grotta in grotta La montagna insuperabile La luce della grotta La grotta miracolosa Il re Edoardo e il mago pietrificatore Il pipistrello generoso Due piccoli esploratori In grotta Il mondo sotto-sopra

- 94 -

24 26 30 32 34 38 40 41 44 45 46 50


Il viaggio di Saida Una grotta magica e “insinuosa” La grotta Vi racconto una fiaba Una grotta per amica Marco e la grotta magica Dalla grotta... un mondo migliore La fantagrotta, ovvero il luogo dove tutto può succedere

56 58 60 61 64 66 67 74

Scuole Primarie Provincia di Fermo Illustrazione di Federica Ricci

76

Titoli:

L’arciere spadaccino

78

Scuole Primarie Provincia di Pesaro Urbino Illustrazione di Federica Ricci

80

Titoli:

La filastrocca della grotta Il bambino e il soldato

82 86

Scuole Primarie Provincia di Trieste Illustrazione di Lorenzo Sabbatini

90

Titoli:

62

Una fiaba dedicata alla grotta

- 95 -


Associazione culturale

SpazioAmbiente c /o Centro Informativo Turistico Via Capocastello, 35 - San Ginesio (MC) www.spazioambiente.org info@spazioambiente.org




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.