Una Fiaba dedicata al Cibo

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Dedicato al nostro amico Lion Gianni Tedesco

Associazione culturale

SpazioAmbiente www.spazioambiente.org info@spazioambiente.org


Ideato e promosso da:

Con il patrocinio di

Con la collaborazione

Ministero dell'Istruzione Uff. Scolastico Regione Marche

Comune di Macerata

Comune di Recanati

Per il premio speciale Lions Club Recanati “Colle dell’Infinito”

Distretto 108 A - Italy Nicola Nacchia Governatore 2014 - 2015

Wolisso - Il villaggio della solidarietà Service permanente del distretto 108 A - Italy


”Noi siamo quello che mangiamo”. Ludwig Feuerbach

Cibo e solidarietà Con l’EXPO MILANO 2015 si apre un’importante discussione su un tema strategico per lo sviluppo sostenibile del pianeta Terra e per il nostro futuro: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Da una parte c’è ancora chi soffre la fame (circa 870 milioni di persone denutrite nel biennio 2010 -2012), dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo (circa 2,8 milioni di decessi per malattie legate a obesità o sovrappeso). Inoltre ogni anno, circa 1,3 miliardi di tonnellate di cibo vengono sprecate. La scelta del tema del nostro progetto/concorso di questa 12° edizione è stata certamente condizionata, ma abbiamo chiesto agli alunni e alle alunne delle scuole primarie marchigiane non solo di scrivere liberamente una storia, una fiaba o una poesia sul Cibo, ma di diventare protagonisti di un grande progetto di solidarietà internazionale. Sostenere il “Centro di Solidarietà Lions di Wolisso” in Etiopia. Il Club di Macerata ha dato avvio al service a favore della cittadina etiope di Wolisso che, con il successivo intervento di tutti gli altri Club del Distretto, ha portato alla realizzazione del Villaggio della solidarietà, centro di formazione di giovani locali. Oggi in questa struttura sono ospitati ben 800 ragazze e ragazzi, oltre i 53 dipendenti tra gli insegnati, altri operatori e loro famiglie. Abbiamo costruito aule scolastiche dotate dell’attrezzatura necessaria per il loro funzionamento: lavagne, banchi e computer. Il centro è stato inoltre dotato di un pozzo artesiano per l’acqua necessaria alla comunità. Siamo profondamente convinti che: “La scuola crea il mondo di domani”. Chiudo con un invito: “Scegliere la qualità del cibo sulla nostra tavola significa costruire insieme il futuro”.

Robertino Perfetti Presidente Lions Club Macerata Host


Wolisso – Il villaggio della solidarietà Service permanente del distretto 108 A Italy

La nostra associazione, il Lions Club International, trova condensata nel suo motto “WE SERVE” la ragione del suo esistere. Il nostro scopo primario è infatti quello di essere al servizio dell’umanità che soffre, pronti ad intervenire ovunque ce ne sia il bisogno o ci venga richiesto. Una delle tante attività di servizio che ci vede impegnati dall’anno 2004 è la costruzione, l’ampliamento e la gestione del Villaggio Scuola Lions della Solidarietà”, il progetto noto come “Adottiamo il villaggio di Wolisso”. Wolisso è oggi una cittadina situata sull’altopiano etiopico a circa 100 km ad ovest della città di Addis Abeba. La Scuola di Wolisso è la nostra “eccellenza”, un sogno divenuto realtà, una nostra grande opera che commuove coloro che la visitano. Il D.I. Roberto Fresia, nel suo viaggio in Africa di novembre 2013, in visita al Villaggio Lions di Wolisso ha riconosciuto essere il nostro orgoglio e fiore all’occhiello di tutti i Lions italiani. Roberto Fresia ha scritto ancora di Wolisso: “Curioso di toccare con mano questa realizzazione che tutti ne parlano con amore, orgoglio e tanto entusiasmo.Arrivato nel villaggio senza preavviso, mi sono trovato davanti una struttura che profuma di lions in tutti i sensi.Tutti i ragazzi indossano una divisa con sul petto il simbolo lions e della Fondazione. La struttura scolastica, ospita circa 800 ragazzi, è tenuta fresca e pulita dalle suore, non ha nulla da invidiare ad una scuola italiana...” Una nobile idea pensata dal Lions Club di Macerata e sostenuta in maniera concreta da tutti i Clubs del Distretto 108 A. Abbiamo costruito aule scolastiche e fornito l’attrezzatura necessaria per il loro funzionamento. Sono organizzati corsi di informatica, corsi di igiene per gli insegnanti ed il personale della scuola, corsi di micro attività artigianali per i più giovani, corsi di


formazione per apicoltori e agricoltori, è stato avviato l’orto scolastico - efficiente laboratorio per gli alunni della scuola per apprendere le tecniche di coltivazioni, sono stati costruiti pozzi artesiani per l’acqua necessaria alla comunità. Si tengono corsi di economia domestica e di cucito. All’iniziale parziale copertura di assistenza sanitaria dei ragazzi della scuola per opera della generosità dei presidenti dell’anno 2004 2005 dei clubs abruzzesi si è oggi riusciti a garantire la totale copertura sanitaria ad oltre 800 ragazzi e a 55 operatori. Questa meravigliosa iniziativa deve continuare per dare frutti in un paese che ha tanto bisogno di cultura per potere svilupparsi e vincere la povertà e la fame. Il Villaggio Scuola di Wolisso è il nostro service permanente: si può continuare a dare speranza e un futuro di libertà a quella popolazione solo se i Clubs e i Soci Lions continueranno a sostenerlo. PDG Enrico Corsi

Fondazione Lions Clubs per la Solidarietà del Distretto 108 A BANCA DELLE MARCHE FILIALE DI RAVENNA “WOLISSO” VILLAGGIO della SOLIDARIETA’: IBAN IT38 R060 5513 1000 0000 0001 002

Info: www.fondazoionelions.org


Ringraziamenti In questa dodicesima edizione ai tanti collaboratori si sono aggiunti altri amici… Lions! Ringrazio prima di tutti: Donatella Ricci, Maurizio Ferracuti, Paola Nicolini, Pietro Vitale e soprattutto Michele Casali (Amministratore Delegato ELI - La Spiga Edizioni), con i quali da anni condivido il successo di questo progetto/concorso regionale; al direttivo e ai soci del mio Club Lions “Macerata Host” oltre ai soci del Lions del Club di Recanati “Colle dell’Infinito”. Un particolare saluto al Governatore Lion Nicola Nacchia del Distretto 108A Italy ed al PDG Enrico Corsi. Un grazie di cuore alla Città di Macerata e alla Città di Recanati che hanno ospitato le manifestazioni conclusive e la presentazione del libro. Non posso dimenticare e ringraziare i componenti della giura ai quali ho affidato il compito difficile e delicato di selezionare i tanti lavori in concorso: Patrizia Clementoni (Clementoni Spa - partner del progetto), Paola Olmi (Giornalista e scrittrice), Gabriela Lampa e Giovanna Ceci (Soci lions del Club “Macerata Host”), Samantha Fratini (CEO office executive assistant - RAINBOW, partner del progetto), Simona De Introna (Dietista SIAN Asur Marche), Paola Guidetti (Filosofa), Valentina Bernacchini (Biologo nutrizionista), Antonella Meletani (Socio lion del Club di Recanati “Colle dell’Infinito) e Maria Cristina Calvaresi (Presidente del Lions Club Urbs Turrita Ascoli Piceno). Un abbraccio a tutti i miei compagni di avventura “ecologicamente”. Grazie infine agli illustratori che con la loro disponibilità hanno permesso la realizzazione e soprattutto impreziosito questo libro:

Martina Biondini Lisa Gelli Miriam Manara Eva Naccari Liliana Pinducciu Lorenzo Sabbatini Beatrice Salustri Roberta Torregiani Rossella Trionfetti Cinzia Veccia

martinabiondini@libero.it lisa.caos@gmail.com mimmichan@hotmail.it evanaccari@gmail.com lilianap88@hotmail.it info@lorenzosabbatini.com beatricesalustri@gmail.com robertatorregiani@gmail.com rossella.trionfetti@gmail.com cinziavu@yahoo.it

A tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa e che ci hanno narrato le loro storie e donato le loro emozioni. © Diritti riservati a tutti gli alunni delle scuole primarie marchigiane.




Scuole Primarie Provincia di Ancona

Illustrazione di Eva Naccari


Ser Pomodor e la ciambella della bontà Tanto tempo fa nel regno Salatissimo viveva Ser Pomodor. Ser Pomodor era il re della città di nome Cibolandia. Un brutto giorno arrivò alle porte della città l’esercito delle carote. Esse buttarono giù la porta della città, entrarono e sciolsero tutto il sale che c’era a Cibolandia. Giunti al palazzo reale, il capo dell’esercito, Zucchina Mannara Volante, obbligò Ser Pomodor a dargli tutte le vitamine contenute nella frutta e nella verdura del Regno Salatissimo. Tutti gli abitanti di Cibolandia si ammalarono: alcuni stavano col termometro e il ghiaccio in testa con un febbrone da cavallo; i cibi più piccoli non riuscivano più a crescere e tutti gli altri si erano così indeboliti ... All’improvviso comparve Fata Patatina Fritta che ordinò a tutti di fare le analisi del succo. Fatte le analisi che evidenziarono la completa assenza di vitamine, Fata Patatina donò a Ser Pomodor la Magica Ciambella che aveva il potere di far diventare buone tutte le persone che l’assaggiavano. Prima di far assaggiare la ciambella della bontà alla Zucchina Mannara Volante, Ser Pomodor avrebbe dovuto recitare questa filastrocca: Ci son caramelle varie che fan venire tante carie, ma ci son anche alimenti che non fanno male ai denti. Ci sono dolci, torte e creme che non fanno tanto bene, ma ci sono minerali e verdure che mantengon le ossa dure. Poi c’è anche tanta frutta che di certo non è brutta, questi sono i cibi buoni che per noi sono doni. Questa filastrocca aveva il potere di ipnotizzare la Zucchina Mannara Volante così avrebbe mangiato senza storie la ciambella della bontà.

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Ser Pomodor chiamò la Zucchina Mannara Volante a Cibolandia e le disse: “Io mi arrendo e vorrei donarti le ultime vitamine che mi sono rimaste!” Ma in realtà questa era una trappola per attirarlo a Cibolandia. Senza pensarci due volte la Zucchina Mannara Volante si precipitò al castello di Ser Pomodor. Appena giunta a Cibolandia la Zucchina disse: “Datemi le mie vitamine!” Ser Pomodor ordinò: “Da questa parte!”, indicando una cassapanca. In realtà dentro c’erano una pergamena con scritta la filastrocca e la ciambella della bontà. Ser Pomodor prese la pergamena e chiuse il coperchio della cassapanca con dentro la Zucchina Mannara Volante. Ser Pomodor srotolò la pergamena e lesse, la Zucchina Mannara Volante fu ipnotizzata e mangiò senza storie un pezzetto di ciambella. La Zucchina Mannara Volante, non ricordando nulla di quello che era accaduto, restituì tutte le vitamine agli abitanti di Cibolandia che poco dopo guarirono. Restava ancora l’esercito delle Carote, che minacciava le porte della città nell’attesa del loro generale. Ser Pomodor si recò fuori dalle mura della città e recitò la filastrocca davanti a tutto l’esercito. Le Carote, così ipnotizzate, non protestarono più e mangiarono anche loro un pezzetto di ciambella della bontà. Diventati tutti buoni, riunirono i loro regni e organizzarono una grande festa. Lo chef del palazzo preparò una mega torta a forma di ciambella, con tutti cibi contenenti le vitamine. Il Sale, intanto, era ritornato nel regno Salatissimo e tutto era più gustoso. Dopo la cena, Ser Pomodor invitò Fata Patatina Fritta al ballo, per ringraziarla. Con lei ballò tutta la notte e vissero tutti buoni, sani, felici e contenti.

Autore: Classe II B Scuola Primaria "Federico Conti" - Jesi (AN) Istituto Comprensivo “Lorenzo Lotto”

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Ricetta della ciambella della bontà Ingredienti: 200 g di farina, 1 bustina di lievito di birra secco, 1 bicchiere di latte, 3 tuorli d’uovo, 1 bicchiere di zucchero, 1 pizzico di sale, 50 g di burro o margarina a temperatura ambiente, 100 g di zucca gialla cotta e frullata, un pizzico di cannella, per guarnire: qualche spicchio di arancia candita, 10 fragole, una confezione di panna montata o ghiaccia reale per ricoprire la ciambella. Preparazione Prendere un contenitore, versare il lievito, la farina e tutti gli altri ingredienti a parte le fragole, l’arancia candita e la panna. Aggiungere poi 10 g. di amicizia, 20 g. di dolcezza e 14 g. di romanticismo e 100 g di pazienza. Mescolate il tutto fino a ottenere un impasto solido. Modellate una ciambella, ponetela in uno stampo con il buco e mettete in forno tiepido, con un canovaccio umido che la copra, a lievitare per un’ora. Fatela cuocere per circa 45 minuti a 180°. Poi fatela intiepidire nel suo stampo. Appena tiepida, copritela con la panna montata o la ghiaccia reale, aggiungete sopra le fragole e l’arancia candita. Servite la ciambella e buon appetito! Autore: Classe 3B Scuola Primaria "Federico Conti" - Via Cialdini n°1 - Jesi (AN)

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La magia del cibo C'era una volta un ragazzino che viveva in Marocco. Anas, il ragazzino non aveva né i genitori né una casa, se ne andava in giro con una scimmietta, raccattando del cibo qua e là, raccogliendo frutti e dormendo sotto grandi piante. La scimmietta Al, aveva ricevuto qualche carezza da Anas e da allora lo aveva sempre seguito e aveva imparato a volergli tanto bene così da fare qualsiasi cosa pur di proteggerlo. Un giorno, un losco mercante che passava con il suo furgone, vide quel ragazzino che girovagava con aria triste, si fermò e chiese ad Anas: - Che cosa fai tutto solo? Dove sono i tuoi genitori? - Anas, timoroso perché quel signore aveva un'espressione da burbero ed era alto e grosso, sottovoce rispose : - Io ho la mia amica Al e nessun altro. - - Oh, povero piccolo! - Esclamò falsamente il mercante. Vieni con me, ti porterò a vedere il mondo! - Le sue intenzioni non erano certo buone, anzi...aveva sentito che fruttava molto bene la vendita di giovani vite. Nel frattempo, una giovane signora si avvicinava. Il mercante vedendola, si allontanò sussurrando ad Anas: - Tornerò domani a prenderti, aspettami! - La signora rimasta sola con Anas, gli suggerì di non parlare con quel mercante perché era cattivo e voleva fargli del male. Poi lo accompagnò a casa sua per offrirgli un po' di cibo. Anas vide per la prima volta una famiglia. I figli della signora lo salutarono e tutti insieme si sedettero intorno al grande tavolo rotondo e recitarono: - Bismillahi ar-rahaman ar-rahim (nel nome di Dio clemente e misericordioso) -. La mamma gli spiegò che quelle parole erano per rendere sacro il cibo, poi gli parlò di una magia. Mangiare il pane insieme avrebbe rafforzato i legami di famiglia e di amicizia e se fosse stato bagnato dall'olio d'oliva, così raro in Marocco, avrebbe donato la felicità e l'energia necessaria per vivere, a chiunque lo mangiasse. Anas, con grande fiducia nel pane, ne rubò un pezzetto, lo nascose in tasca ed ascoltò il ringraziamento finale: - Al-hamdu li - llah (grazie a Dio) - . Alla fine, ringraziando quella buona famiglia, se ne andò. Il giorno dopo, incontrò il mercante, ma Al, la scimmietta fece in modo che Anas non si fermasse a parlare con lui. Infatti prese il pane dalla tasca di Anas

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e fuggì, consapevole che Anas l'avrebbe rincorso.... aveva capito che immensa proprietà avesse quel singolo pezzetto di pane e di quanto calore e affetto si colmava il cuore di Anas, solo a stringerlo tra le dita. E così fu! Attraversarono il paese, percorsero strade polverose e quando il fiato stava per esaurirsi, finalmente Al vide una pianta di ulivo e vi si arrampicò. Anas gli urlò di scendere, lo pregò di restituirgli l'unica cosa di valore che avesse mai avuto, iniziò addirittura a piangere, lui che non aveva mai versato una lacrima! Al pensava e ripensava, in fin dei conti era riuscito ad allontanarlo da quel malvagio mercante, che non lo aveva seguito e che sicuramente , almeno per quel giorno, avrebbe smesso di cercarlo. Così lanciò il pane ad Anas ma , contemporaneamente urtò alcune olive che si staccarono dal ramo. All'improvviso si formò un vortice , che sempre più rapidamente girava, alzandosi nell'aria e ancora più rapidamente finché le olive vennero trasformate in un limpido e luminoso liquido. Era olio! L'olio si posò sul pane, che smise di girare e cadde a terra. Anas ricordò le parole della buona signora, capì che gli si stava offrendo la possibilità di avere quell'energia che lo avrebbe sostenuto nella battaglia di ogni giorno e lo mangio'. Improvvisamente, Anas si ritrovò a casa della sua nuova famiglia , l'unica che avesse mai conosciuto! Era stato l'oggetto di una vera magia! Avrebbe potuto condividere il pasto ogni giorno con chi gli dimostrava amore e gli dava la voglia di vivere! Avrebbe ringraziato per tutta la vita quell'olio magico! E per la prima volta fu davvero felice!

Autore: Gruppo pluriclasse II - III Scuola Primaria “l. Scuppa” San Paolo di Jesi Istituto Comprensivo “B. Gigli” Monteroberto - (AN)

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Il cibo sano e Grassoccia mela saggia C’era una volta una mela denominata Grassoccia, che mangiava sempre grassi, frequentava quotidianamente fastfood e ristoranti, cosi facendo diventava sempre più Grande, finchè diventò una “palla di boccia”. Un giorno decise di assaggiare una fogliolina d’insalata e si sentì più leggera. Da quel giorno mangiò sempre cavoli, broccoli, verdure di ogni tipo. In due settimane era dimagrita ed era tornata una normale mela. Notò che mangiare sano, fà bene alla salute potendo fare di tutto. Stava finalmente bene senza mal di pancia e mal di testa. Dopo un po’ di tempo incontrò un bambino che la raccolse dall’albero, finalmente bella corposa come le sue sorelle. Il bambino disse alla nonna; “guarda che bella mela, la raccogliamo per le tue buone torte senza grassi? “Bravo disse Grassoccia, per favore non mangiare nei ristoranti e nei fastfood, non fare come me, tempo fà sono finita perfino in ospedale, perché sono stata molto male, mentre adesso sono bella come tu mi vedi”Il bambino di nome Gianluca, disse a Grassoccia la mela, che lui era magro e leggero, perché amava mangiare i cibi fatti in casa con ingredienti sani, verdure e frutta, cucinate dalla nonna e dalla mamma. Il bambino replicò “ la torta di mele, mia mamma la fa senza burro, solo con olio di girasole, con frutta farina ed uova fresche delle nostre galline.” A casa mia si mangiano il pane con il lievito madre, la pasta impastata a casa, marmellate, succhi e salsa di pomodoro fatte in casa, con verdure e frutta del nostro giardino. “Bene allora:io voglio venire a vivere nel tuo giardino, così non avendo concimi artificiali, vivrò più a lungo. Fù così che divennero amici per sempre. “Ti prego disse Grassoccia “non mangiarmi perché io voglio vederti crescere sano.” Va bene ” disse Gianluca, vuol dire che mi aiuterai e verrai con me in città a pubblicizzare con me questo slogan: Cresci sanamente, allegramente, se frutta e verdura mangerai beatamente. I cibi sani ti faran più bello ed intelligente

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l’energia daranno alla tua mente e diventi diligente. Corri corri, per il mondo pubblicità faremo Il pianeta salveremo. “La mia filastrocca disse Gianluca a Grassoccia” la canteremo ai bambini ed ai loro fratellini. I due cominciarono presto a lavorare coinvolgendo anche gli adulti, ed i papà, per prevenire l’obesità, la fastfoodite l’hamburghite, “la pallofruttite,” la “patafrittite” la grassite”. Portarono avanti il lavoro, e la campagna solidale verso l’universo, per tanti e tanti anni… Così la “Natura”,gli animali, ed il mondo potranno tornare ad essere sani e belli come tanto tempo fa. Michele ed i bambini della scuola in Ospedale G. Salesi Ancona. Filastrocca dei colori Con la frutta si possono fare tanti colori da inventare e divertirti con l'arte a combinare, oggetti e quadri da pitturare. Con il rosso della barbabietola Una bella uva rossa ben dipinta sulla mia maglietta. Con il verde del “Guado”, ho dipinto un dado, un bel bordo di edera sulla tovaglietta. Con erbe frutti tinteggiature e tante sfumature con la fantasia delle nostre creazioni, che ci danno tante emozioni. Sabina, Federico ed i bambini della Scuola Primaria Salesi - Ancona Questo lavoro è nato a più mani da una piccola pluriclasse della scuola in ospedale Salesi Ancona, piccolo passatempo tessuto e vissuto, dai degenti, con la partecipazione delle loro famiglie. Composto dopo un attento studio e lavoro documentato sul “cibo “ e l’alimentazione, sperimentazione di tinte e colori vegetali per dipingere. “Uso di vegetali e frutta anche per dipingere”. I bambini creano una fiaba ed una filastrocca per la sensibilizzazione al cibo sano che fà anche guarire.

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Bisteccona, Broccoletto, Latte… e compagnia bella Un giorno in un bel frigorifero stragonfio di cibi, tra mille colori, odori e sapori, scoppiò una vera e propria rivoluzione. Tutto cominciò perché Bisteccona, molto piena di sé, iniziò a darsi delle arie e a esclamare: - Qui dentro sono la regina! Non c’è altro cibo più importante di me! Solo io con le mie proteine faccio crescere forti e robusti i bambini, soltanto con me le loro ossa e i loro muscoli saranno sempre in forma smagliante! Dal ripiano di frutta e verdura si alzò un coro di proteste e Broccoletto, più verde che mai, cominciò a gridare: - Ma chi ti credi di essere, brutta Bisteccona senz’osso!! Tu sei dura come uno stoccafisso, legnosa e piena di estrogeni! Noi verdurine, invece, insieme alla frutta, siamo ricche di vitamine, fresche, colorate, i bambini ci amano e noi li manteniamo sani e in gran forma. A quel punto, dal ripiano più alto dei latticini, prese la parola il Latte: - State zitti! Voi non avete capito un bel niente! Io sono il vero re del frigo insieme ai miei cugini latticini. Noi siamo una vera miniera di calcio, siamo i più nutrienti, con noi ossa e dentini dei bambini sono al sicuro. Naturalmente dalle altre parti del frigo anche le lasagne avanzate, i ceci, le alicette, lo spicchio di torta, il burro e la margarina avevano da ridire in fatto di importanza. Insomma non c’era pace e la rissa non aveva fine. Ma proprio a quel punto la porta del frigo si aprì. Era tornata la famiglia Mangiatutto e tutti avevano una fame da lupo. La tavola fu apparecchiata e in quattro e quattr’otto tutti i cibi finirono in tavola. - Mamma, mamma lo sai che oggi a scuola abbiamo parlato del cibo? E sai qual è quello più importante che ci dà più energia? - disse Michelino. Bisteccona, Broccoletto, Latte… e compagnia bella drizzarono le orecchie (…si fa per dire!), rimasero tutti senza fiato, con il cuore che batteva a mille in attesa di sapere… - TUTTI, mamma! Perché per crescere sani e forti bisogna mangiare un po’ di tuto nelle giuste quantità, e proprio vero… l’UNIONE FA LA FORZA! E fu così che i vari cibi soddisfatti trovarono finalmente pace, mentre Michelino assaggiando un po’ di tutto si fece una bella mangiata insieme alla sua famiglia. Autore: Classe 3 B Scuola Primaria "Carlo Antognini" - Via Cialdini n°1 Istituto Comprensivo “Cittadella Centro” - Ancona (AN)

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Illustrazione di Miriam Manara


Luca e la guerra dei cibi Nella città di Ancona c’era un bambino di nome Luca. Luca aveva occhi verdi come lo smeraldo, capelli rossi come il fuoco e i denti giallissimi. Lui mangiava soltanto cibi spazzatura, tipo: patatine, cioccolatini, caramelle, ecc… Ovviamente era molto grasso e la sua camicia bianca non reggeva dalla “grassità”: si sbottonava sempre! Inoltre Luca indossava dei jeans con la zip sempre slacciata. I suoi genitori erano partiti per Roma e Luca, di notte, prima di addormentarsi, guardava le stelle. Una notte cadde una stella cometa e il bambino desiderò che i cibi prendessero vita e che, quando li avesse mangiati, si rigenerassero da soli. - Pensa che bello…- diceva - Quando avessi fame, chiamerei un panino e quello gentilmente si riempirebbe da solo e verrebbe da me! E automaticamente in cucina se ne formerebbe un altro!-. Poi si mise a dormire sorridendo. Il giorno seguente tutti i cibi avevano veramente preso vita! Luca restò a bocca aperta: i cibi avevano addirittura già costruito i loro regni! La frutta e la verdura si erano unite e costruito una città stile vecchio west in cima a Monte Conero, con delle mura di sedano e carote a proteggere la città. La città era controllata da lattughe intrappolatrici. Al centro si trovava una costruzione molto grande, formata tutta da patate, che all’interno aveva due stanze molto importanti: la sala del comando e la sala delle armi, con angurie che sparavano semi di vario tipo. Dal tetto, il punto più alto, potevi vedere tutti i regni. La carne, invece, aveva costruito una città di stile medievale, molto grande, isolata dalla campagna per mezzo delle mura di ossa. Al centro c’era anche un castello, dove vivevano la regina e il re, fatto di carne di maiale,con il tetto di arrosticini di tacchino e finestre di gambe di gallina. Wurstel e pelli di pollo giravano per la città. Il re era un wurstel gigante. Il pane era localizzato a Piazza Roma e lì aveva eretto un castello gigantesco fatto di pane bulgaro, con finestre di pane alle olive e tetto di gallette di riso e dentro il castello si viveva. Anche lì avevano le mura intorno create con del pane ripieno di pasta non infornata, dura come il cemento. Dalle mura spuntavano cannoni di pane biologico e bombe di pasta cruda. Per arrivare al Regno del Pane dovevi attraversare un

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ponte di baguette molto croccante e abbrustolito, che doveva essere cambiato ogni due settimane, per colpa di tutti i passanti. In mezzo al regno si trovava una torre altissima con le tende di mollica. Grissini andavano di qua e di là, usando ciabatte e filoni come mezzi di trasporto. I dolci, poi, avevano costruito una città formata appunto da dolci, però al posto delle mura, avevano sistemato delle trappole: cornetti ripieni di cioccolato o marmellata bollenti, così scottanti da far sciogliere all’ istante qualunque cibo. La città era situata al Passetto e il portone del palazzo principale era fatto con una ciambella ricoperta di glassa rosa con codette di zucchero, mentre i muri erano di torta al cioccolato decorata con panna. All’ interno si trovavano molte stanze, di cui una era la stanza del reale, che era rivestita di Nutella. Il re era un bombolone ripieno di cioccolato e la regina era fatta di crema, i loro due figli, invece, erano di marmellata di lamponi. A proteggere il re e la sua famiglia pensavano gli ovetti K e varie barrette di cioccolato e nocciole. I soldati indossavano un’ armatura di zucchero. Intorno alla città si trovavano, oltre alle trappole, delle buche di merendine, che nascondevano cannoni manovrati dalle crepes e che sparavano palline di zucchero e confetti. Era uno spettacolo incredibile e Luca esclamò: - Wow! Forte!-. Guardando i cibi che camminavano intorno alla casa, prese in mano il telefono e chiamò i suoi amici Chiara e Danny e sua nipote Carla: - Vedete anche voi che cosa è successo?-. I bambini andarono a vedere da vicino, ma dopo circa venti minuti erano tutti faccia a terra, per ripararsi dai panini, dai wurstel e dagli altri cibi che volavano da tutte le parti. Infatti i regni dei cibi ogni giorno si facevano guerra, perché purtroppo ogni regno voleva essere considerato il più forte e il più importante di tutti. Nessuno aveva più da mangiare: i cibi erano troppo occupati a combattere tra loro e non volevano saperne niente di essere usati dagli umani! Uomini, donne e bambini cercavano di afferrare al volo i vari cibi, ma questi scappavano e tornavano alle loro città. Dalla città dei dolci venivano lanciate, dalle finestre a forma di ciambella, caramelle, dolcetti e tavolette di cioccolata; intanto cannoncini di pan di spa-

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gna sparavano creme di vario tipo e fucili di lecca- lecca zucchero filato. Dalle altre parti arrivavano bucce di banana iper-scivolose per far cadere gli avversari e balestre e archi, formate da ossa e tendini di carne, lanciavano munizioni di ossicini. C’era anche chi combatteva mangiando gli avversari e le case altrui! Insomma, era il finimondo! Pezzi di pane non cotto scoppiati e spiaccicati da tutte le parti, carne tagliata, verdure a pezzi… Gli umani erano stanchi e senza forze; erano diventati sempre più magri: perfino i ciccioni sembravano degli stecchini! Inoltre Luca era da sempre contrario alla guerra e si sentiva responsabile: - Che guaio ho combinato! Io non volevo questo…-. Perciò un giorno decise di intromettersi nelle battaglie, sperando di portare finalmente un po’ di pace. Andò a chiamare i suoi amici, sua nipote e anche i suoi compagni di scuola. Insieme decisero cosa fare. All’ inizio desiderarono tutti insieme che i cibi smettessero di vivere, ma non funzionò. Allora decisero di tentare di fermare i proiettili con i loro quaderni e libri. Fecero un giretto tra le città chiedendo la pace, ma nessuno li ascoltava. Anzi venivano bombardati con caramelle e hamburger. Tutti tremanti per la paura decisero di tornare a casa di Luca per rifugiarsi. Non fecero in tempo: per sbaglio i gruppi di cibi colpirono il bambino in testa con un alimento particolarmente duro, forse un osso. Luca cadde e Carlo e Danny, due dei suoi amici, cercarono di portarlo in salvo, ma il bambino morì. Tutti gli umani erano molto tristi e urlavano piangendo: - Perché?!? Il nostro amico!!! Era solo un bambino…-. Anche i cibi ci rimasero malissimo: il bambino non si alzava più! A quel punto, allora, i cibi, finalmente d’accordo, decisero di sacrificarsi ed iniziarono a tuffarsi uno dopo l’altro dentro la bocca di Luca. Il bambino, grazie al potere dei cibi, si riprese subito e diventò in pochi momenti grassottello come prima, ma…i cibi erano finiti e non ne rimaneva nessuno! Però vi ricordate il desiderio di Luca? Lui aveva desiderato anche che i cibi fossero immortali e auto-rigeneranti, perciò i cibi si riformarono e ripresero vita. Si guardarono intorno e videro tante persone magrissime, quasi scheletri ambulanti.

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Capirono ďŹ nalmente di essere tutti ugualmente importanti per la vita degli uomini e delle donne e da quel giorno andarono sempre d’accordo tra loro e si lasciarono mangiare tranquillamente, tanto non sentivano dolore e poi si potevano ricreare dal nulla! Da quel giorno tutti vissero felici e contenti e il cibo non mancò mai per nessuno!

Autore: Classe IV B Scuola Primaria "Carlo Faiani" Istituto Comprensivo Cittadella Centro - Ancona (AN)

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Scuole Primarie Provincia di Macerata

Illustrazione di Rossella Trionfetti


Il concorso dei cibi Un giorno a Loro Piceno, un piccolo paese della regione Marche, uno strano gruppo di amici decise di mettersi in viaggio verso Milano. Era l’anno 2015, l’anno dell’Expo, e i nostri protagonisti volevano partecipare alla manifestazione. Avevano ricevuto un invito speciale ad un concorso riservato ai cibi migliori e non volevano lasciarsi sfuggire l’occasione anche perché sarebbero stati i protagonisti dell’evento: infatti erano tutti cibi! C’era tra loro il signor Pasquale l’Agnello, dal cuore morbido e col vestito di cioccolato, decorato con tanti fiorellini di zucchero bianco; viaggiava comodo sul suo bel piatto per dolci. C’era la grande famiglia degli Gnocchi: marito e moglie, un po’ abitudinari, amavano visitare le case dei vicini ogni giovedì, insieme all’amica signora Pancetta e a suo nipote Sugo; i loro cugini più ricchi, invece, non rinunciavano mai alla compagnia del prezioso signor Tartufo. In una robusta ciotola di terracotta si era sistemata la signora Lenticchia, stesa su un bel lettino preparato dal signor Pane; si era portata gli amici Alloro e Carota, per non fare il viaggio tutta sola. I signori Panna e Salsiccia avevano invitato le sorelle Tagliatelle e adesso stavano tutti insieme sopra un grande piatto di portata. La squadra dei Pici, lunghi e cicciottelli, non voleva partire senza l’allenatore Pomodoro, mentre la banda dei Fagioli, brontoloni e rumorosi, si era decisa a suonare con le Cipolle e i Funghi, che ballavano e cantavano insieme. Non mancava il signor Gelato: se ne stava dritto, freddo e silenzioso nel suo cono, ma bastava aspettare un po’ per vederlo sciogliersi … . Anche il signor Pollo Arrosto si era messo in viaggio, avvolto dal suo profumatissimo e croccante mantello, seguito da tante Patatine innamorate. C’era anche la signora Bistecca, tutta pepe e sale, in compagnia dell’amica Porchetta: le due avevano prenotato una bella teglia di alluminio per stare al calduccio e avevano invitato anche la signora Oliva che era partita da Ascoli per raggiungerle. I signori Peccati li conoscevano in pochi, ma loro si appiccicavano a tutti quelli che incontravano, mielosi e dolci, che se non stavi attento non te li scollavi più di dosso!

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Chiudeva il gruppo il signor Ciambellone, un po’ vecchietto ma sempre buono come il pane. Tutti insieme decisero di prendere il treno alla stazione di Civitanova. Prenotarono un intero vagone per non separarsi e anche perché temevano di finire schiacciati o peggio mangiati da qualche passeggero affamato! Una volta in viaggio cominciarono a discutere su chi fosse il cibo migliore. “Io sono la più buona perché i bambini quando mi mangiano si leccano le dita e ne vorrebbero ancora!” diceva la signora Porchetta. “Se assaggiano me invece si leccano i baffi” si vantava il signor Agnello. “No, ti sbagli siamo noi i migliori, perché nessuno può fare a meno di chiederci per tre volte il bis!” gridavano i fratelli Vinci e Sgrassi, dal cuore tenero e dall’aspetto croccante. “No, no! Noi siamo i più dolci e quindi i più buoni!” strillavano i Peccati. “Quando mi mangiano i bambini passano la mano sul pancino!” protestava Pollo Arrosto, rosso in viso. “Ci vogliono tutti i giorni in tavola!” cantavano a ritmo i Fagioli. Per tutto il treno si sentiva quel gran baccano insieme a deliziosi profumini. Accorsero così tutti i passeggeri che però, saputo il motivo della discussione, dissero che non c’era un cibo migliore di un altro perche tutti i cibi sono ottimi per il palato e per crescere. Arrivati a Milano, i nostri amici decisero allora di partecipare insieme al concorso e così insieme vinsero il primo premio perché, come ormai hai capito anche tu, nessun cibo è migliore di un altro, ma tutti sono importanti per la nostra vita!

Autore: Classe II Scuola Primaria “Pietro Santini” - Loro Piceno (MC)

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Meglio frutta e verdura che cibo spazzatura Vittorio e Felicita, due fratellini, si svegliarono di soprassalto sentendo un tonfo provenire dal giardino. I bambini si alzarono e andarono a vedere che cosa stesse succedendo. Vicino alla casetta degli attrezzi trovarono gli amici dell’orto: Viola la melanzana, Bianca la cipolla, Lino l’arancino, Rosetta la fragoletta e Giuseppina l’insalatina che osservavano increduli un’enorme voragine da cui provenivano strani odori. Odori invitanti che facevano venire l’acquolina in bocca! Fu così che i due fratellini convinsero i loro amici dell’orto a calarsi nel tunnel. Una volta percorso un piccolo tratto, videro davanti ai loro occhi una grande bocca con la lingua a forma di porta. I bambini all’inizio erano pieni di curiosità, ma provavano anche molta paura, così fu la porta a convincerli dicendo: “Lasciate ogni divieto o voi golosoni che entrate!” Bianca, Lucio, Rosetta, Viola e Giuseppina erano un po’ timorosi, ma Vittorio e Felicita erano talmente attratti dalla novità che convinsero anche i cinque amici ad intraprendere l’avventura. Appena entrati si trovarono nell’esofago, all’inizio la strada era dritta, poi si fece tortuosa e così scivolosa che i sette amici furono scaraventati nello stomaco. Qui trovarono tante stanze tutte colorate, addobbate a festa. Incontrarono un uomo vestito in modo strano: era basso, “grassottello”, aveva i capelli tinti di blu, la barba lunga e salata, il naso a patatona, aveva il corpo come un barattolo di maionese, le gambe a forma di bastoncino di zucchero e le scarpe erano due hot- dog. L’uomo disse: “Sono il sindaco della città di Dolcisalatolandia”. Vi invito ad entrare e a visitare il mio paese. Potete assaggiare tutto ciò che volete”. Vittorio e Felicita erano contentissimi, mentre Bianca, Lino, Rosetta, Viola e Giuseppina cominciarono a capire di essere caduti in un inganno che poteva danneggiare la salute dei due giovani amici. La prima stanza in cui entrarono era tutta gialla e lì conobbero l’eloquenza della signora Patatina:

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“Son buona e son carina /io son la patatina,/se mi mangi fritta e ben salata / delizierò la tua serata!” Subito Vittorio e Felicita andarono ad ingozzarsi di patatine strabordanti di ketchup e maionese, ma Lino li fermò e disse loro: “A merenda o a colazione/ spremimi e sarai un campione./Il tuo corpo mi ringrazierà/perché la febbre non prenderà. Anche la confettura con me puoi preparare/così sul pane mi potrai spalmare!” I due bambini ascoltarono contro voglia, poi decisero di continuare il percorso. Visitarono una stanza tutta rossa, dove incontrarono il signor Wurster che disse: “Vengo dal Nord /ma mi amano anche al Sud. /Son colorito e assai saporito /se con salse son condito”. Subito Felcita lo mise alla prova “sparandosi” un hot dog con salse piccanti. La fragola Rosetta rispose a suon di rima: “Io son la fragolina/una deliziosa signorina. /Ogni giorno i tuo denti/resteranno bianchi splendenti!” Le parole di Rosetta fecero riflettere i due esploratori, forse avevano bisogno di dare una spazzolatina ai loro dentini, viste tutte le schifezze che avevano ingurgitato, ma continuarono il viaggio. Arrivarono vicino ad una stanza tutta viola. Qui li invitò a entrare il signor Lecca - Lecca che disse: “Sono il Lecca - Lecca super gigante/mangiami son tanto grande. /Son fatto di zuccherini e coloranti/infatti ho tanti amanti”. Rispose allora la dolce Viola: “Son Viola, la melanzana/in tutto son sana. / Non lasciarti ingannare/da chi si fa colorare!” I due bambini, nonostante le raccomandazioni di Viola, incominciarono a gustare un coloratissimo lecca - lecca a forma di cuore. Dopo un po’, però, cominciarono a sentire un gran mal di pancia. Nonostante ciò continuarono comunque il percorso quando videro una stanza tutta verde che li attrasse.

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Lì iniziò a parlare in modo convincente il verde Ghiacciolo: “D’estate ti rinfresco/e valgo come un frutto fresco; /il mio colore è attraente/di ogni stagione sono io il vincente!” All’udir quelle parole Giuseppina si arrabbiò e così cantò: “Son Giuseppina l’insalatina, /mettimi nel piatto che son divina. /Di vari tipi mi potrai trovare/ ma ogni giorno mi dovrai consumare.” L’ultima stanza aveva uno strano “non” colore: il bianco ed emanava una luce che li abbagliava, cosicché i visitatori si avvicinarono alla signora Chewingum che disse: “Sono lunga e appiccicosa/ma anche assai gustosa. /Sono amica dei grandi e piccini/tutti con me fanno dei gran palloncini!” Bianca la cipolla così sentenziò: “Io sono la cipollina/Sono bianca e tondina, /se mi metti nel pentolone/ti abbasso colesterolo e pressione./Con me tranquillo puoi stare/perché non ti farò ammalare!” Dopo aver visitato tutte le stanze i due bambini si sentirono appesantiti, senza forze, come se avessero le batterie scariche. I cinque amici erano preoccupati per Vittorio e Felicita e si riunirono per trovare una soluzione. Pensarono allora di condurli fuori dal tunnel e chiamare l’Albero magico. Una volta ritornati nel giardino di casa parlò loro il dottor Mela: “Prendete un bel frutto dal mio albero e datelo ai vostri due amici così, come per magia, ritorneranno in forma. Ricordate loro, però, che i cibi che contengono conservanti, coloranti, zuccheri in eccesso non sono naturali e fanno male alla salute, quindi vanno consumati raramente e con cautela!” Vittorio e Felicita, dopo aver mangiato il frutto dell’Albero magico, si sentirono meglio. Ora avevano imparato la lezione: <<Meglio frutta e verdura che cibi spazzatura!>>

Autore: Classe I V T.P. Scuola Primaria “Pietro Santini” Istituto Comprensivo Colmurano - (MC)

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Una fame incontrollabile C’era una volta un bambino di nome Arturo, che aveva un serio problema: non riusciva a controllare la sua fame! Ogni giorno mangiava cinque pacchetti di patatine, due confezioni intere di merendine al cioccolato, caramelle a non finire e beveva litri e litri di bibite gassate e super zuccherate. Addirittura nel bel mezzo della notte si svegliava e, sonnambulo, come sotto un incantesimo misterioso, avanzava fino al frigorifero ed una volta aperto faceva piazza pulita! A volte, ma questo capitava per lo più di pomeriggio, le ante delle dispense si aprivano e chiudevano da sole per richiamare l’attenzione di Arturo che, come un fulmine, andava in cucina e si divorava tutto quello che ci trovava dentro. La situazione era disperata: Arturo era diventato ormai troppo grasso e non riusciva più neanche a giocare a pallone sotto casa con i suoi amici! I suoi genitori fecero una segreta riunione di famiglia, decisi a trovare una soluzione che potesse restituire al loro figlioletto la salute e la felicità. Dopo ore ed ore di trattative la soluzione arrivò: Arturo sarebbe andato, per le vacanze estive, a stare dalla nonna Luigia in campagna. E così, di lì a poco, Arturo partì. Appena arrivato la prima cosa che fece fu andare in cucina per controllare il frigorifero e la dispensa, e si sentì quasi svenire quando scoprì che non c’erano merendine confezionate, patatine in busta e bibite gassate! Subito chiese alla nonna di andare a comprarle al supermercato e la risposte della nonna fu: “Ora ti mostrerò il mio supermercato!”. Arturo non capì da subito il significato di quelle parole, ma fiducioso e incuriosito la seguì. Nonna Luigia gli mostrò l’orto, il frutteto e gli presentò tutti gli animali della fattoria. Quello era il suo supermercato! Arturo, preoccupato, capì che di merendine e patatine non ne avrebbe visto più neanche l’ombra! Invece, arrivato il momento tanto atteso della cena, Arturo, deluso dal precedente giro nel supermercato, si ricrebbe alla vista di tutte quelle meravigliose pietanze. La nonna aveva preparato una succulenta zuppa di cereali e legumi, una ricca insalata, tenere verdure cotte al vapore e per finire uno speciale dolce alle mandorle. E quello era solo l’inizio! Per tre settimane ogni pasto per Arturo si trasformò in un banchetto delizioso e la cosa più importante è che quella fame incontrollabile sparì del tutto.

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Arturo non mangiava più fuori pasto e si sentiva sempre sazio e appagato senza ricorrere alle abbuffate notturne. Con il passare dei giorni iniziò a dimagrire e si sentiva sempre più in forma, pieno di energia e scattante. Presto le vacanze finirono e dopo tre settimane, salutata la nonna, ritornò a casa dai suoi genitori. Quando arrivò vide i suoi amici che giocavano a calcio nel piazzale sotto casa. Proprio in quel momento il pallone volò verso di lui che, con prontezza e ottimo slancio, lo fermò con il piede e senza neanche pensarci su, iniziò a giocare con i suoi compagni. Arturo era un bambino diverso, si sentiva forte e in salute, ma soprattutto era tanto felice!

Autore: Classe III B Scuola Primaria “Dolores Prato” Istituto Comprensivo E. Mestica - Macerata (MC)

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L’ingrediente speciale Gilberto era un gnomo di ventotto anni, egoista, fannullone e non apprezzava il lavoro degli altri. Proveniva da una ricca famiglia da cui aveva ricevuto sempre cure ed attenzioni che lo avevano reso viziato, insofferente ed insoddisfatto della vita. Un giorno i genitori, stanchi del suo comportamento, lo cacciarono di casa. Lui, con le lacrime che scendevano a fiumi e che inondavano le guance fino a giungere al mento, decise di andare a salutare l’amata nonna che nell’abbracciarlo, gli infilò un foglietto nella tasca della felpa. Così Gilberto, con lo zaino in spalla, partì per la Groenlandia, destinazione Nuuk. Arrivato nella capitale, dopo alcuni giorni, decise di comprare un ristorante al centro del villaggio che fino a quel momento era stato un posto molto rinomato. Un giorno, Gilberto stava macinando il grano nel suo mulino a pietra quando improvvisamente sentì bussare alla porta; andò ad aprire e con grande stupore vide tutti gli gnomi del villaggio accalcati nel suo giardino che gridavano: “Vai a macinare la farina da un'altra parte, ci riempì la casa di polvere!!” Allora Gilberto chiuse la porta talmente forte che fece cadere una brocca d’acqua e un pezzo di soffitto ammuffito nella ciotola di farina, poi andò a dormire molto arrabbiato perché sapeva che questa volta avrebbe dovuto chiudere per sempre il suo ristorante. Durante la notte non chiuse occhio: aveva comprato quel locale per realizzare il suo sogno ed ora non sapeva come andare avanti e far conoscere la cucina italiana. In quei giorni gli abitanti del villaggio erano in fermento perché il sindaco aveva organizzato i campionati mondiali di hockey. Gli gnomi atleti venivano da tutto il mondo: c’erano i Carnuti, i Vegetariani, i Pasticcini e i Salmonati. I Salmonati erano capitanati dal Re gnomo Salmone che non ci stava a perdere e decise di sabotare la gara. I Salmonati arrivarono primi in tutte le competizioni, gli abitanti di Dolcilandia (i Pasticcini) arrivarono sempre ultimi, ma non smettevano di sorridere; i Carnuti si classificarono secondi, ma erano più nervosi che felici; i Vegetariani si classificarono terzi, annoiati come sempre. Il pubblico era entusiasta, tifava a squarcia gola, mentre in un cantuccio sedeva Gilberto, sempre più solo e triste.

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La sera tutti gli atleti si incontrarono in un ristorante ed ognuno di loro mangiò il proprio cibo, mentre raccontavano le gesta pomeridiane. Arrivò all’improvviso Gilberto che voleva giocare la sua “carta”. Teneva in mano la grande ciotola con l’impasto lievitato, quella in cui era caduta la muffa giorni prima. Tutti gli gnomi lo guardavano imbronciati, impressionati, terrorizzati… e lui salì su un tavolo e chiese il silenzio: “Cari atleti vi ho osservato bene e mi sono accorto che vi manca energia (nelle gambe, nel sorriso e nella testa). Io sono qui per aiutarvi, datemi una possibilità”. Gli gnomi rimasero allibiti, cominciarono a rumoreggiare e decisero di dargli una chance. Il Re gnomo Sal-mone protestò animatamente e scelse di non far assaggiare ai propri atleti i piatti di Gilberto. Dopo un po’ di tempo arrivarono in tavola pizze di ogni genere: - Pizza con verdure grigliate e salmone; - Pizza pomodoro e salsiccia; - Pizza bianca con olio d’oliva, sale e rosmarino; - Pizza con rucola, pomodorini, prosciutto crudo e parmigiano reggiano; - Pizza con gorgonzola, pecorino di fossa, caciotta e stracchino; - Pizza con cozze, vongole, alici, capperi piccanti; - …. e per finire pizza con la nutella (tutti i prodotti erano rigorosamente italiani e di origine controllata). Gli gnomi erano stupefatti, unirono i tavoli e cominciarono la grande abbuffata!!! I Salmonati guardavano in un angolino la scena e nel giro di poco tempo tutte le prelibatezze italiane finirono. La cena si concluse con un caloroso applauso a Gilberto che andò a dormire soddisfatto. La mattina seguente ci fu la fase finale dei campionati: i Salmonati contro il resto del mondo. Questa partita fu un … gioco da ragazzi (anzi da gnomi)!! I Carnuti, i Vegetariani e i Pasticcini annientarono insieme i Salmonati che non riuscirono a realizzare nemmeno un punto. Durante la premiazione la squadra vincente chiese al sindaco di far salire sul podio Gilberto. Il sindaco donò allo gnomo la possibilità di riaprire il suo ristorante, mentre il re gnomo Sal-mone se ne andò a testa bassa.

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Dopo qualche giorno ci fu l’inagurazione del ristorante “EAT ITALY” su cui inneggiava la bandiera dell’orso che mangiava un bel piatto di vincisgrassi (per saldare il legame tra la Groenlandia e l’Italia). Il re gnomo Sal-mone capì di aver sbagliato ed invitò a sue spese, a sorpresa, la famiglia di Gilberto a Nuuk ed in più volle che la nonna cucinasse per la famiglia reale. Da quel giorno tutti gli abitanti del villaggio e gli atleti gnomi di tutto il mondo mangiarono un po’ di tutto e si sentirono più sani, più belli, più forti e … più felici. La ricetta scritta nel foglietto che la nonna di Gilberto gli aveva nascosto nella tasca della felpa, aveva funzionato perché il vero ingrediente è cucinare insieme… con impegno e amore per produrre energia positiva.

Autore: Classe V B Scuola Primaria “Dolores Prato” Istituto Comprensivo Mestica - E. Macerata (MC)

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Illustrazione di Lisa Gelli


La fata Calla e le gocce preziose C’era una volta, e di certo anche ora, lontano e forse anche qui una piccola fata con le ali come di un colibrì. Calla, questo è il suo nome, raccoglie felice nell’imbuto del suo fiore, gocce preziose raccolte ora vi dico dove. Son gocce brillanti di acqua pura quelle che dalla sorgente scendono nella radura. Son gocce salate di mamma che piange quando vede il suo bimbo che sembra un brillante. Son gocce radiose che somigliano a gigli che raccoglie dai ruscelli in forma di zampilli. Le conserva con cura la dolce fatina nella sua nuvola, la sua casina, dalla sera alla mattina. Con i sogni dei bambini le lascia maturare e per ninnananna il rumore del mare. E quando il giorno viene Calla che fa? Annaffia gli orti di gocce preziose come i frutteti, i campi di grano ed i girasoli che guardano lontano. E sai se è passata da cosa si vede? Dal sorriso dei bimbi che mangiano ciliegie, dallo sguardo incantato dei nonni che al sapore di quell’insalata riscoprono ancora il piacere di una bella risata. Dal gusto più vivo, più vero e reale del frutto succoso pronto da addentare. Allora quando mangiando ci vien la felicità è proprio certo che la fata Calla sia passata di qua!

Autore: Classe I sez. unica Scuola Primaria “De Amicis” Istituto comprensivo “Enrico Fermi” - Macerata (MC)

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Caterina all’Expo C’era una volta una carotina che si chiamava Caterina ed abitava con la sua famiglia, insieme ad altre verdure, in un orto.Una mattina, al loro risveglio, le carote, le zucchine, l’insalata, i pomodori, i peperoni…insomma tutte le buone verdurine, si accorsero che c’era qualcosa che non andava: si sentivano stanche, deboli e soprattutto… appiccicate! - Che… che cosa ci accade? Non ce la facciamo neanche a parlare! - esclamò il pomodoro Teodoro. - Oh… oh… cosa succede non lo so ma sento che morirò! - ribattè il peperone Gedeone. - Aspettate, non disperate, forse ho capito che cosa ci ha indebolito! Questa notte, mentre dormivamo, ho sentito che il nostro ortolano, insieme all’acqua da noi amata, ci spruzzava una sostanza profumata…ma probabilmente anche avvelenata! - La carotina Caterina aveva così parlato e tra le verdure il silenzio era piombato. - Bisogna trovare al più presto una soluzione! - esordì la zucchina Verdina - Nessun bambino ci vorrà più mangiare e le nostre vitamine con i sali minerali non potremo più dare! Nella spazzatura finiremo, nel pancino dei bimbi più non viaggeremo ed il giusto nutrimento non apporteremo! Al culmine dello sconforto generale intervenne Caterina la più piccolina:- Io alla mia mamma ero accoccolata e non sono stata avvelenata perché lei mi ha riparata! Quindi mi sento forte e pronta per cercare aiuto… partirò tra un minuto!- Caterina salutò i familiari, gli amici e partì. Saltellando velocemente lasciò l’orto e si inoltrò nel bosco. Povera carotina! Si sentiva un po’ disorientata, dal suo orto non si era mai allontanata! Così, mentre, iniziava la sua avventura… - Ahi! - esclamò ad un tratto - Che cos’è? Ho sentito un piccottino sotto il mio piedino!- Si chinò e notò tra l’erba un luccichio. Osservò attentamente e si accorse che si trattava di un semino alquanto strano… lo raccolse ed esso si animò: - Ciao Caterina, sono un semino d’oro e anche io, come te, non sono stato avvelenato. Mi trovo qui per aiutarti. Sarò il tuo maestro - - Grazie semino…sei un tesorino e ti chiamerò… Lucino! - - Silenzio! Ascolta! Non pensare al mio nome ma al tuo problemone…- - Come fai a sapere…? - Caterina era incredula. - Io so e basta ma devi essere a conoscenza che, a causa di una malvagia scienza, l’intera umanità in grave pericolo sta e tu, giovane carotina arancione, devi trovare al più presto una soluzione. - - La scienza malvagia,

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l’umanità…che significherà?- - Ascoltami bene piccolina e intanto a fianco a me cammina… ciò che ora vedrai mai più dimenticherai! - Lucino iniziò a mostrarle la seria e preoccupante situazione di tutti gli esseri viventi animali e vegetali, che sono allevati e coltivati non più in modo sano come una volta ma sono pieni di concimi nocivi ed additivi, i quali tanto colorano e rendono bello l’aspetto degli alimenti che gli umani mangiano ma risultano altrettanto velenosi per i loro corpi. Lucino le spiega anche che proprio a causa di ciò che ingeriscono, sempre più persone si ammalano e muoiono. Inoltre, l’inquinamento atmosferico e il fasullo smaltimento dei rifiuti tossici riversati nelle acque che vanno poi ad irrigare i campi o finiscono nel mare, completano un quadro ambientale veramente disastroso. - Guarda, Caterina, quei pesciolini nel fiume sono ammalati, poi verrano pescati ma con coloranti trattati così sulle tavole arriveranno profumati ma…pur sempre avvelenati! E le mucche? Dove son finite? Nei capannoni stanno tutte riunite, non mangiano più la fresca erbetta dei pascoli sani ma i mangimi che preparano gli umani, così le ingrassano velocemente, rendendo la carne ed il latte pericolosi veramente! Di quei frutteti laggiù è meglio non parlare: frutti meravigliosi da addentare ma… talmente “gonfi” che stanno per scoppiare! Caterina era basita, non poteva credere ai suoi occhi ed orecchie: - Basta Lucino! Si sta rivoltando il mio pancino! Ma questi umani sono proprio strani! Perché si comportano così male se poi anche loro finiscono in ospedale? - - Soldini cara Caterina, tante monetine d’oro come me che riempiono le tasche di tutti ma son sporchi e brutti! - - Dimmi cosa devo fare, l’umanità voglio salvare! - - Arduo il compito che ti affiderò ma…se ci riuscirai l’intero pianeta salverai!...Tra due giorni a Milano ci sarà un evento mondiale, l’EXPO, una fiera universale, “Nutrire il pianeta, energia per la vita” dice la pubblicità, un tributo alla sana alimentazione sarà. Il primo giorno i migliori nutrizionisti, coltivatori, imprenditori e capi di Stato, si riuniranno in un congresso e tu dovrai varcare quell’ingresso… con loro parlerai e convincerli dovrai che se questo modo di fare non cambieranno se stessi e tutti noi uccideranno. Io non ti accompagnerò ma sul tuo cammino veglierò! - Neanche aveva finito di parlare e in un baleno Caterina, con l’entusiasmo e la grinta di chi è giovane e vuole cambiare il mondo, era già arrivata a Milano ma… prima di entrare sentiva tremar la mano! Le mancava Lucino! La sala congressi era immensa e tutti gli “umani” erano seduti su un grande tavolo ovale intenti a parlare e…a banchettare. Cibi dall’aspetto magnifico ed invitante erano disposti davanti a loro. Con un

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un incredibile salto arrivò sopra ad un leggio posto al centro: - Cari signori, sapienti e dottori, così tranquillamente vi sento parlare mentre il pianeta continuate ad avvelenare? Tutto questo avete organizzato ed alla Terra che muore non avete pensato? Io, la carotina Caterina, sono ancora una bambina ma mi sento inorridita dalla vostra malvagità inaudita. Ho sentito dire che dietro al vostro fare c’è l’interesse a guadagnare, ma non avete capito grandi come siete che, pur se ricchi, anche voi morirete? Vi chiedo a nome di tutti i bambini che qui verranno, di fermare al più presto questo inganno! Dovete promettere all’umanità che da oggi in poi ciascun di voi si impegnerà a pensare non più al denaro ma a qualcosa di più raro: alla salute del mondo intero e ad un cibo sano che di chiamarsi così sarà fiero! Dunque, ora, esigo le vostre scuse verso tutti…dai pomodori ai prosciutti! Le parole uscite dalla vocina di Caterina tanto pesanti quanto vere, erano risuonate alle orecchie di quei “cervelloni” taglienti come spade affilate. L’imbarazzante silenzio, che cominciava a preoccupare la carotina, la quale pensava già di finir fritta sull’olio bollente per la sua alzata d’ingegno, fu rotto da un inaspettato applauso scrosciante che tutti i sapienti le fecero. Ad un certo punto uno di loro prese la parola: - Cari signori la lezione che ho appena sentita da una bambina ci è stata impartita… noi adulti siamo sempre portati a pensare che i bimbi sanno solo giocare ed invece da loro dobbiamo imparare! A nome di tutti prometto che nessuno più cercherà tra di noi… di nuocere al pianeta d’ora in poi. Così è detto e così sarà fatto. Sottoscriveremo ora un concordato che alla carotina sarà consegnato, ringraziandola per averci salvato, e con tutti gli esseri viventi verrà rispettato. Lei non stava più nella pelle e guardava di qua e di là orgogliosa: come avrò fatto si chiedeva? Chi mi avrà dato tutto quel coraggio? Mentre felice ed orgogliosa si apprestava a fare ritorno nel suo orticello e raccontare quell’incredibile storia a tutte le verdurine, si voltò un’ultima volta per godersi ancora un po’ di gloria così… le cadde lo sguardo su uno dei dottoroni… le sembrava una faccia conosciuta ma non capiva… fino a quando… lui le sfoderò un meravigliosao sorriso e…tra i denti bianchissimi ne intravvide uno più luminoso degli altri: era un dentino d’oro. Immediatamente capì e tutto le fu chiaro: lui l’aveva aiutata ed …illuminata! Chi sarà stato? Provate ad indovinare e se lo volete incontrare… all’EXPO dovete andare! Autore: Classi III A - B Istituto comprensivo “Giacomo Leopardi” - Potenza Picena (MC)

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Mangia sano e andrai lontano Una filastrocca c'è da inventare la frase giusta c'è da pensare ma non è facile per noi di prima scrivere bene tutto in rima. Se sano vuoi mangiare queste regole devi osservare. Se vuoi fare un pasto da re mangia pane, pasta, e bevi poco caffè. Latte e formaggio fan le ossa dure ma non farti mancare le verdure. Si sa per tutti i bambini la pagnotella è buona con la mortadella. Per saltare in gran allegria gli zuccheri danno tanta energia. Ma i dolci devi un po' evitare per non tanto ingrassare. Se in linea vuoi restare di tutto un po' devi mangiare. Mela, pera, frutta in quantità, per il pancino è proprio una bontà. Ricorda moto e sport devi fare, nei prati correre e giocare. Mangia cibi sani e un uomo diventerai domani!

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Autore: Classi I Scuola Primaria Castelnuovo Istituto Comprensivo “N. Badaloni� - Recanati (MC)

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Illustrazione di Roberta Torregiani


C’era una volta una classe di rammolliti La maestra Violetta Fruttini era proprio un bella maestra. Aveva gli occhi verdi come l’insalatina appena spuntata nell’orto, i capelli biondi come le spighe di un campo di grano, la pelle bianca come il latte appena munto e due guanciotte rosse come fragole appena raccolte. Era il ritratto della salute e della simpatia ma… qualcosa la rendeva triste. Da un po’ di tempo o meglio dire, dall’inizio dell’anno scolastico ,la sua classe non era più quella di una volta. Facce stanche, bambini sdraiati sui banchi, ragazzine scivolate sulle sedie. Niente più mani alzate durante le lezioni, niente più sorrisi e voglia di fare… un vero disastro! Tanto che la signorina Violetta aveva deciso di cambiare scuola e di cambiare pure cognome: d’ora in poi si sarebbe chiamata la maestra Disastro. Così una mattina si presentò a scuola e decise di comunicare agli alunni la sua decisione. “Cari bambini ho deciso di andarmene perché non so più insegnare e questa classe è diventata, per colpa mia, un insieme di rammolliti”. Gli alunni non dissero nulla e guardavano la maestra Violetta che caricava libri e giochi sul suo camioncino della frutta e verdura ma appena lei mise in moto… dalla finestra della direzione si affacciò il direttore Augusto Ortaioli che le gridò: “Signorina, torni al suo posto nella sua classe, dove pensa di andare?” La sera , per il dispiacere, la maestra Fruttini non riuscì neppure a cenare, come pure la mattina seguente si dimenticò di fare colazione prima di andare a scuola. Verso le ore nove del mattino dopo il preside della scuola andò nella classe seconda A e disse: “Bambini, bisogna trovare una soluzione al problema, ho chiamato l’Ispettore Tremendo Precisini che domani vi interrogherà e vedremo se sarete pronti e svegli. Chi si presenterà in classe senza aver studiato o starà sul banco tutto rammollito senza rispondere alle domande prenderà in bruttissimo voto!” Ma non successe nulla. Il giorno dopo nessuno aveva fatto i compiti e quando l’ispettore entrò in classe tutti dormivano compresa la maestra Fruttini.

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Allora il preside decise di chiamare il Ministro che comanda tutta la scuola e disse: “Domani arriverà il capo di tutte le scuole e farete una verifica. Chi non saprà rispondere alle domande sarà cacciato da tutte le scuole del mondo!”. Il giorno dopo nulla cambiò. Quando il Capo di tutte le scuole arrivò per fare la verifica tutti stavano sdraiati sulle sedie o a terra, chi russava, chi si teneva la testa con la mano, chi si teneva gli occhi aperti con le dita. Ormai non c’era più nulla da fare quella classe doveva essere chiusa ma… una mattina in classe arrivò Toni, un alunno nuovo. Si era trasferito dalla campagna in città e per ringraziare il preside di averlo accolto in quella scuola decise di invitare la maestra, tutti gli alunni e il signor Precisini a fare una visita alla sua fattoria. Quel pomeriggio i bambini si divertirono un mondo. Giocarono a rincorrersi, andarono sull’altalena, si arrampicarono sugli alberi e alla fine fecero una favolosa merenda con pane, marmellata, spremuta di arancia, macedonia e crostate alla frutta preparate dalla nonna di Tony. La mattina seguente la maestra ebbe un piccola sorpresa: in classe c’era qualche viso più sveglio e il dettato non andò poi così male. Ormai l’appuntamento alla fattoria di Toni si ripeteva tutte le settimane. Una volta erano andati a vedere la mungitura delle mucche e tutti si erano abbuffati a bere tazze di latte fresco. Un’altra volta erano stati invitati a raccogliere le ciliegie nel frutteto poi la nonna di Toni era andata in classe ed insieme avevano preparato la marmellata. Avevano persino visto come si faceva il miele ed il formaggio e in palestra avevano preparato una colazione per i loro compagni di scuola con pane, miele, frutta e formaggi. Che giornata fu quella! Come se non bastasse ogni mattina Toni portava a scuola i ciambelloni e i maritozzi preparati dalla nonna con le uova fresche, la pizza che la mamma aveva preparato la sera prima o il pane secco da bagnare e condire con l’olio! I rammolliti stavano diventando coloriti e al posto di bimbi stanchi e anno-

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iati cominciavano a vedersi faccette rosa e sveglie, manine con voglia di fare e cervelli sempre pronti all’azione! Il gioco, le scampagnate all’aria aperta, l’allegria di stare insieme e il cibo sano avevano fatto un miracolo. Da quel giorno la scuola cambiò nome e al posto dello scolorito cartello ne fu messo uno bello colorato con su scritto: Scuola Primaria Energia della Vita, Via del cibo sano e dell’Allegria n° 1. E vissero tutti felici e contenti.

Autore: Classe II Scuola Primaria Castelnuovo Istituto comprensivo “Nicola Badaloni” - Recanati (MC)

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Super Broccolo Nella grandissima casa dei Signori Dancan c'era un piccolo e gelido paese chiamato FRIGORIFERO. Era abitato da esseri pieni di energia, gustosi, e deliziosi: c'era una Signora grassa e un po' “montata”, la Signora PANNA, che giocava con le sfiziose e fresche figliolette fragoline; la giovane e pazzerella MAIONESE, amica della energica famiglia UOVA; il vitaminico, burbero, aspro e giallo Signor LIMONE; la fortissima squadra di calcio, la “ROSSA”, formata dai succosi, tondi e potenti calciatori POMODORI; c'erano gli abitanti del quartiere CACIOCAVALLO che si spostavano, ognuno, in sella al proprio veloce e agile cavallo; la colonia delle generose e altruiste dame della “Compagnia delle VERDURE”; la trasparente e brillante Signora ACQUA e, infine, il valoroso e coraggioso “ESERCITO DELLE SCHIFEZZE”. Schierati lungo le vie del paese Frigorifero c'erano: i gialli e piccanti fratelli SENAPE; l'appiccicosa Signora MOSTARDA; l'arrabbiato e paonazzo KETCHUP; le alte, snelle e croccanti gemelle PATATINE; quello spilungone del Signor SALAME e il dolce maestro CIOCCOLATO, tutto nero e sempre indaffarato. In questo paese, ogni giorno, c'era gran confusione, soprattutto perché l'esercito delle Schifezze voleva prevalere sugli altri. Le orgogliose e presuntuose Schifezze, infatti, sostenevano di essere alimenti migliori di tutti gli altri perché avevano chi un gusto più dolce, chi un sapore più deciso, chi un colore più vivace, chi un odore più forte. Nell'ultimo periodo il loro bersaglio preferito era il piccolo BROCCOLO, un essere indifeso, ma ricco di vitamine e proteine, che aveva tanti capelli verdi e ricci sulla testa. Lo prendevano spesso in giro perché era grosso, goffo e tondo come una palla, aveva la pelle giallognola e rugosa, indossava un vestito verdognolo e, poi... PUZZAVA! La sua puzza, purtroppo, si sentiva ovunque, specialmente quando aveva tanto caldo. Le altre verdure sparivano per il fastidio e lo lasciavano sempre solo. Il piccolo Broccolo soffriva tanto per quelle cattiverie e, come se non bastasse, un giorno aveva sentito che la Signora Dancan rimproverava il figlio

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- Sei proprio uno sciocco, ti sei comportato come un broccolo! La povera e triste verdura era sconsolata; si sentiva inutile, isolata e disprezzata da tutti! - Che fare? – si domandava sempre. Non trovava una risposta e si diceva che non gli restava altro che abituarsi alla sua puzzolente vita. Ogni volta che il figlio dei Signori Dancan apriva le porte del Frigorifero non si curava di Broccolo e prendeva tutte le altre schifezze possibili. Quando il nonno lo vide fare questo gli spiegò che i cibi sono tutti importanti per la vita , ci danno energia e proteggono la nostra salute. Anche l'Esercito delle Schifezze ci può essere d'aiuto, specialmente nei momenti di festa basta, però, non esagerare nelle quantità. Gli raccontò che, prima che lui nascesse, aveva evitato una bruttissima e terribile malattia proprio mangiando, ogni giorno, i broccoli che raccoglieva nel suo curatissimo orto. Il bambino rimase affascinato dalla storia del nonno e la raccontò ai suoi amici. Anche i “FRIGORIFERINI”, così si chiamavano gli abitanti di quel paese, ascoltarono quella storia e si stupirono nel sentire quelle parole. Da allora il piccolo Broccolo divenne il loro SUPER EROE, con tanto di medaglia al collo e il simbolo del broccolo sulla tuta che usava durante le missioni. Anche il piccolo Dancan non lo schifava più, anzi... GNAM! GNAM! Se lo gustava allegramente, ripensando a cosa si era perso per tutto quel tempo. Conoscendo il suo valore, non sentiva più la puzza del suo amico Broccolo, ma solo il suo gradevole e gustoso sapore. Piccolo Broccolo era felice perché, oltre al piccolo Dancan, aveva tanti nuovi amici e, insieme a tutti gli abitanti del paese Frigorifero, li aiutava, ogni giorno, a crescere sani, robusti e pieni di energia.

Autore: Classe III Plesso “Via dei Politi” Istituto comprensivo “Beniamino Gigli” - Recanati (MC)

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Cibi… all’attacco!!! PIM……..PIM……PIM…….. Attenzione, l’allarme suona! Emergenza speciale! Il re Pane e la regina Acqua sono stati rapiti dai mostri- cibo del pianeta Carie! Tra due settimane questi terribili nemici invaderanno il pianeta Salute per far ingrassare e indebolire gli abitanti. I sudditi, intanto, senza i loro sovrani, iniziano a star male. Gli adulti non hanno più tante forze per lavorare ed i bambini non hanno voglia né di giocare né di studiare. Ma niente paura! Ci sono: Carciofino, Broccoletto, Finocchietto e ……..lui, sì proprio lui, Insalatino. Sarà loro il compito di salvare il re, la regina e gli abitanti del pianeta Salute! Sono i quattro leggendari e famosi moschettieri, difensori del pianeta, abilissimi a far le acrobazie e domare i loro cavalli-pere verdi che, se vedono il colore rosso, s’infuriano peggio di una mandria di bisonti inferociti. Perciò è meglio che i pomodori maturi non gli si presentino mai davanti. Sarà un’impresa molto difficile, ma i quattro sanno che tutto dipenderà da loro. Quindi partono, s’inoltrano nella foresta dei Pappataci e attraversano il fiume degli ippopotamimelanzane. Arrivano così al pianeta Carie dove si presentano subito i mostri che dovranno sconfiggere: Hamburgerone, Dinosaurpiadina, Mufflion e Plumckactigerpanteracleo. Sono enormi e mettono paura, ma sono così grassi che non riescono a muoversi bene. Invece Carciofino, Broccoletto, Finocchietto e Insalatino sono piccoli, ma molto agili e pieni di energia. I quattro eroi affrontano ciascuno un mostro: Insalatino contro Hamburgerone, Broccoletto contro Dinosaurpiadina, Carciofino contro Mufflion e Finocchietto contro Plumckactigerpanteracleo. Chi vincerà? Domanda difficile! Dovranno affrontare una dura lotta i quattro moschettieri per sconfiggere questi mostri-cibo e salvare il pianeta Salute! Prima vediamo Broccoletto che fa una finta, rotola verso il suo avversario e lo mette KO, mentre Insalatino lo prende e lo lancia contro Hamburgerone. E due mostri sono fuori. Finocchietto parte all’attacco, ma viene parato, riesce a sfuggire e colpisce Dinosaurpiadina che viene trafitto e messo a tappeto.

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Finora nessun ferito tra i quattro difensori. Ecco Carciofino: punge l’avversario. Bella mossa! Anche lui fa un ottimo lavoro: un altro nemico è disteso a terra sconfitto. I quattro mostri- cibo non riescono ad alzarsi: si sentono troppo deboli. Missione compiuta! - Tutti per uni, uno per tutti! - esclamano felici gli eroi del pianeta Salute. Liberano il re e la regina che li ringraziano per essere riusciti nell’impresa. Si meritano proprio una bella coccarda d’oro di cibi nutrienti! Gli abitanti del pianeta Salute ritornano in forma, guidati di nuovo da Pane e Acqua e si sentono al sicuro con tutti quei cibi sani che li proteggono e li difendono.

Autore: Classe III A Plesso “Pittura del Braccio” Istituto comprensivo “Beniamino Gigli” - Recanati (MC)

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Legumi ed energia Nella città dei legumi, chiamata Leguminopoli, c’era una via dove era stato costruito un grande ristorante. Lì lavoravano i signori fagioli che erano degli ottimi cuochi. Passavano il giorno a ricercare ricette antiche che erano state dimenticate nel tempo e a sperimentarne di nuove, più moderne e più adatte per i palati sopraffini. Ecco Carciofino: punge l’avversario. Bella mossa! Anche lui fa un ottimo lavoro: un altro nemico è disteso a terra sconfitto. I quattro mostri- cibo non riescono ad alzarsi: si sentono troppo deboli. Missione compiuta! - Tutti per uni, uno per tutti! - esclamano felici gli eroi del pianeta Salute. Liberano il re e la regina che li ringraziano per essere riusciti nell’impresa. Si meritano proprio una bella coccarda d’oro di cibi nutrienti! Gli abitanti del pianeta Salute ritornano in forma, guidati di nuovo da Pane e Acqua e si sentono al sicuro con tutti quei cibi sani che li proteggono e li difendono. Ognuno di loro aveva una caratteristica. Il fagiolo Tontolone, ad esempio, era un gran pasticcione, aveva la memoria corta e gli capitava spesso di sbagliare gli ingredienti, nonostante tutto, le sue zuppe erano squisite! Il fagiolo Stonato, invece, convinto di avere una bella voce melodiosa come un usignolo, cantava così male che anche i legumi nella sua pentola si tappavano le orecchie. Precisino era il capo cuoco, lo chef che dava gli ordini a tutti gli altri fagioli cuochi. Un giorno Precisino decise di provare a realizzare un’antica ricetta a base di legumi che gli era stata raccontata da un vecchio contadino. Accese i fornelli, prese una pentola di terracotta e buttò dentro gli ingredienti. Mescolò e rimescolò per alcune ore, intanto nell’aria si era diffuso un buon odore che faceva venire l’acquolina in bocca. Lo chef assaggiò i legumi e quando capì che erano ormai belli che cotti, spense e analizzò il sapore della zuppa. Occorreva solo un po’ di sale. Aggiunse infine dell’olio extravergine di oliva e scrisse la ricetta su un grande foglio per non dimenticarla. Usò dell’inchiostro color d’oro e appese il foglio su un filo per farlo asciugare.

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Tutti i cuochi scrivevano le loro ricette su dei fogli per poi portarli in biblioteca, dove c’era Francesco, il bibliotecario, che li rilegava per farne un grande libro. Mancava solo questa e poi si poteva comporre il grande ricettario annuale di Leguminopoli. Ad un tratto si avvicinò al filo una gazza ladra, attratta dal luccichio delle lettere, che rubò la ricetta, convinta di aver trovato un tesoro. Quando Precisino uscì per verificare se la ricetta era asciutta, non la trovò più. - Ma dove è finita! - esclamò guardandosi in giro. Poi alzò gli occhi al cielo e vide il grosso uccello nero volare via con la sua ricetta tra le zampe. Il fagiolo lo seguì fino al suo nido, che si trovava nel bosco, tra i rami di un grande castagno. Aspettò con pazienza tra i cespugli e non appena l’uccello volò via di nuovo, si arrampicò per recuperare il foglio ed ebbe una grande sorpresa: nel nido trovò tante altre ricette che la gazza aveva rubato ai suoi colleghi cuochi. Velocemente le prese e lasciò un messaggio per far capire al volatile che non si rubano le cose degli altri. Dopo si recò in biblioteca dove il bibliotecario lo aspettava per rilegare il librone delle ricette. Francesco, mentre sistemava le ricette, si accorse che tra quei fogli c’era un biglietto con su scritto: “GRANDE CONCORSO A CIBOLANDIA, RICCHI PREMI PER CHI PRESENTERÀ UNA RICETTA PIENA DI ENERGIA”. Subito lo portò da Precisino che lo lesse con attenzione ed esclamò: - Che bello!!!! Parteciperemo di sicuro!!!! Poi corse dal sindaco Testa Grossa a bordo della sua macchina - foglia, sfrecciando come un razzo per le vie di Leguminopoli. Il sindaco fu molto felice di quella notizia perché finalmente aveva la possibilità di far conoscere a tutti gli altri paesi i legumi e le loro caratteristiche. Così radunò tutti cuochi e, dopo aver spiegato le sue intenzioni, disse: - Andremo a Cibolandia, ma serve una ricetta speciale. Cosa proponete? Precisino pensò ad una zuppa mista di fagioli e lenticchie; Tontolone propose una squisita polenta con la farina di ceci; Stonato suggerì un piatto antico: i quadrucci con i ceci. Il sindaco ascoltò tutte le idee, poi esclamò: - Ottimo!!! La proposta di Stonato mi sembra la migliore! Abbineremo i legumi ai cereali per presentare un piatto carico di energia!

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I cuochi si misero subito al lavoro, presero tutti gli ingredienti e iniziarono a cucinare, poi partirono per Cibolandia e arrivarono il giorno dopo, quando il sole era già sorto. Il sindaco e Precisino andarono ad iscriversi al concorso e c’ era una lunga fila. Erano presenti i cuochi di Caffellandia, di Tortolandia, di Nutellandia, di Caramellandia, di Fruttolandia e di Marmellandia. Ognuno aveva in mano una ricetta segreta e quando giunse il loro turno, il sindaco, emozionato, consegnò il foglietto e disse: - Siamo molto felici di partecipare! L’uomo alla cassa diede ai due un biglietto con il numero dieci. Poi indicò loro il tavolo dove appoggiare il piatto in attesa dell’arrivo dei giudici. I cuochi di Leguminopoli apparecchiarono ben bene con una tovaglia colorata e tanti sacchettini di diversi legumi. I giudici assaggiarono tutti i piatti in concorso, gustarono i sapori e infine scelsero la ricetta migliore. La sera fu organizzata la cerimonia della premiazione e tutti parteciparono ansiosi di conoscere il vincitore. Uno dei giudici annunciò i tre finalisti e infine proclamò vincitrice la ricetta dei quadrucci con i ceci. Precisino, il sindaco e tutti i cuochi di Leguminopoli erano così felici da toccare il cielo con un dito. Poi il sindaco Testa Grossa fu chiamato sul palco per la consegna del premio, così ebbe l’occasione di spiegare a tutti l’importanza dei legumi nel mondo agroalimentare. - I legumi sono fonte di energia, fanno bene alla salute e alla nostra crescita, prevengono tante malattie e ci tengono in forma! - disse il sindaco. Detto questo ricevette la coppa d’oro e chiamò i cuochi suoi concittadini, i quali salutarono il pubblico con uno slogan: “LEGUMI ED ENERGIA, TANTA SALUTE E NESSUNA MAGIA! LEGUMI A VOLONTÀ, MAMMA MIA CHE BONTÀ!” I fotografi scattarono molte foto e i giornalisti scrissero articoli interessanti sui legumi che fecero il giro di tutto il mondo. Autore: Classe II Scuola primaria “Dante Alighieri” Istituto comprensivo “Luca Della Robbia”- Appignano (MC)

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Illustrazione di Martina Biondini


La compagnia dell’orto Su una collina, lungo il versante più esposto al sole, c’era un grande orto. Un tempo quest’orto era sempre pieno di ortaggi, verdure e frutti di ogni tipo. Purtroppo, da un po’ di tempo il suo aspetto non era più così rigoglioso. In quell’estate, infatti, l’acqua stava scarseggiando, il terreno era arido e asciutto, le piante cominciavano a seccarsi. Il contadino Gino, proprietario dell’orto, era triste. Quando Gino se ne tornava dalla sua famiglia, nel casolare in cima alla collina, l’orto rimaneva silenzioso fino a quando il sole non era tramontato del tutto ma poi… nella penombra tutto iniziava a prendere vita. Si sentiva un vocio provenire dalla zona degli ortaggi, dove c’erano le zucchine, i pomodori, le melanzane. La signora Zucchina parlava animatamente con il suo vicino, il signor Pomodoro lamentandosi del caldo e della sete. Il signor Melanzana diceva che era molto strano il comportamento di Gino. Anche le patate, come pure l’insalata, la signora Carota e il signor Peperoncino erano dello stesso parere e le graziose fragoline si disperavano assetate. Tutti nell’orto erano pensierosi. Ad un tratto ci fu l’ arrivo di alcuni animaletti: Lulù, l’elegante farfalla, Sbrodolina la lumaca, Mimmo e Pippo i due topolini gemelli. Sbucando dal terreno, apparve anche Ciro la talpa, che si unì alla comitiva. Gli animali, che erano pronti ad ingozzarsi dei prodotti dell’orto, rimasero sbalorditi nel vedere gli ortaggi che erano così appassiti e chiesero che cosa fosse successo. Carolina la carota rispose che era così da giorni. Mimmo e Pippo fecero una riunione con i loro amici: c’era bisogno di agire velocemente. Lulù raccontò di avere visto poco lontano da lì una grande casa tutta grigia, dalla quale usciva fuori tanto fumo e uno sgradevole odore. Ciro, a sentire quelle parole, intervenne dicendo che mentre scavava le sue gallerie aveva sbattuto contro un tubo di ferro, dove si sentiva il fruscio dell’acqua. Il tubo era collegato a quella casa, che gli uomini chiamavano fabbrica. Allora Pippo capì che gli uomini della fabbrica avevano preso l’acqua del loro pozzo. Dovevano fare qualcosa, in fretta!. Decisero, allora, che a partire sarebbero stati Lulù, per controllare dall’alto e Pippo e Mimmo perché erano veloci e

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molto astuti. Il trio si mise subito in viaggio per raggiungere la fabbrica: orami era quasi giorno. Arrivati vicino alla fabbrica, videro un edificio enorme, che non avevano mai immaginato potesse esistere. Intorno tutto era circondato da una puzza tremenda. Facendosi coraggio salirono per la grondaia, mentre Lulù svolazzava sopra di loro. Giunti al tetto, si calarono da un buco, dal quale usciva dell’aria calda. Percorrendo il tubo, al buio, arrivarono davanti ad una grata che si affacciava in una stanza illuminata, dove un umano stava seduto ad un tavolo. Da lì i topolini sentirono che quello era il direttore della fabbrica, il colpevole dei loro guai e capirono che l’acqua serviva alla fabbrica per avere l’energia per far funzionare i mostruosi macchinari. I topolini tornarono a tutta velocità all’orto. Dopo aver ascoltato il loro racconto, tutti divennero tristi e pensierosi. Nessuno sapeva cosa fare. Ad un tratto comparve una luce abbagliante, che illuminò tutto l’orto. Era arrivata Madre Natura in persona. Madre Natura guardò gli animali e chiese loro perche fossero così tristi. Le fragoline le raccontarono tutto. Allora Madre Natura parlò: “ Io non posso intervenire sugli affari degli uomini, ma potrei darvi una mano. Trasformerò alcuni di voi in persone, per andare dal direttore della fabbrica e cercare una soluzione. Attenzione, però… l’incantesimo durerà solo ventiquattro ore, poi tutto tornerà come prima”. Tirò fuori la sua bacchetta scintillante e pronunciò un formula magica. Si alzò un forte vento, arrivò una nebbia fitta e… nell’orto c’erano quattro persone: Peppina, la signora Zucchina, Mariotto il signor pomodoro, Carolina la signorina carota e infine Armando il signor melanzana. Erano loro ad essere stati trasformati in umani e ad aver ricevuto l’incarico di compiere la missione. La comitiva salutò gli amici, ringraziò Madre Natura e si incamminò, facendo passi strani, perché nessuno di loro era abituato a stare su due piedi. Durante il percorso ammirarono le bellezze del paesaggio, annusarono i profumi dei fiori e respirarono l’aria fresca. Ma d’un tratto cominciarono a sentire uno sgradevole odore: davanti a loro c’era la fabbrica. Erano un po’ preoccupati e agitati. Al cancello trovarono un custode che li fece passare con aria perplessa, visto il loro aspetto bizzarro.

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Furono ricevuti dal direttore, il signor Alfred De Fumo. Carolina prese la parola e cominciò a parlare: “ Signor direttore, vorremmo informarla di quello che sta succedendo sulla collina, accanto alla sua fabbrica”. De Fumo subito la bloccò cercando di non farla andare avanti, ma Armando, facendosi coraggio, intervenne dicendo: “ L’orto del contadino Gino si sta seccando… e questo dipende dalla sua fabbrica!”. A queste parole il signor De Fumo infastidito alzò il tono della voce e gridò: “ Ma che mi interessa dell’orto? Io debbo guadagnare … queste sono solo stupidaggini!”. Subito De Fumo chiamò Rocco il custode e li fece accompagnare alla porta. Prima di essere sbattuti fuori, i quattro riuscirono a dire in coro: “Se è sicuro di quello che dice, perché non vuole venire a vedere l’orto”. Rimasto solo, il direttore si mise a guardare fuori dalla finestra, assorto nei suoi pensieri. Venne richiamato alla realtà da suo figlio Micael che aveva ascoltato tutto stando nel bagno dell’ufficio. Micael era un bambino di dieci anni, molto sveglio e aveva capito il problema. Così parlò al padre e lo convinse ad andare con lui a visitare l’orto. Intanto i quattro dell’orto erano ritornati all’orto molto delusi e stavano raccontando quello che era accaduto agli altri. Tutti erano tristi. Ormai si stava facendo tardi e era quasi l’ora del tramonto. La trasformazione stava per finire. D’un tratto si sentì il rumore di un’auto di grossa cilindrata e capirono che stava arrivando il direttore De Fumo accompagnato da un bambino. I quattro dell’orto fecero vedere al direttore il terreno e il bambino faceva loro tante domande. Alla fine Micael, guardando suo padre disse: “Caro papà, penso che tu tenga molto alla tua azienda ma ci sono cose più importanti. Bisogna avere cura della natura. Abbiamo un solo pianeta e non possiamo rovinarlo, sfruttandolo in modo eccessivo. Se voi grandi continuerete a costruire fabbriche e palazzi alla fine non ci saranno più ambienti naturali, gli animali moriranno e mano a mano gli uomini scompariranno. Allora papà, quale sarà il mio futuro?”. A sentire quelle parole il signor De Fumo si commosse e rimase in silenzio. Salutò il gruppo e in tutta fretta ripartirono con l’auto. Tutti gli abitanti dell’orto si guardarono speranzosi. Di colpo Mariotto, Carolina, Peppina e Armando si ritrovarono

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nella loro condizione d’origine. Ora non potevano far altro che aspettare e sperare. Arrivò il giorno seguente. Tutto sembrare scorrere come sempre ma d’un tratto sentirono Gino il contadino che si avvicinava all’orto urlando dentro ad un aggeggio strano: “ Grazie, grazie signor De Fumo! La sua acqua sarà preziosissima … non si preoccupi le fornirò io tutti i prodotti necessari per la sua nuova fabbrica!”. Mentre riponeva nelle tasche quello strano oggetto, prese il secchio dal pozzo e cominciò a bagnare tutta la terra… Le piantine incominciarono a sentire la frescura e le forze ricominciarono a tornare. Andato via Gino, nell’orto tutti fecero festa… avevano ottenuto l’acqua e soprattutto avevano insegnato all’uomo ad avere rispetto per la natura! Da quel giorno nessuno prese più l’acqua di quel pozzo. Il signor De Fumo trasformò la sua vecchia fabbrica in un’azienda conserviera, prendendo i prodotti da Gino e dagli altri contadini della collina. Gino trasformò il suo orto in un orto didattico, visitato da tutti i bambini delle scuole. A loro insegnava quanto è importante avere cura dell’ambiente e mangiare cibo sano. Raccontava spesso la storia della sua azienda e del pericolo che aveva corso. Gino, però, una cosa non capì mai: perché ad un certo punto il signor De Fumo aveva cambiato idea e salvato il suo orto? Ma questo non è poi così importante.

Autore: Classe V A T.P. Scuola Primaria Istituto comprensivo “G. Lucatelli” - Tolentino (MC)

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Illustrazione di Beatrice Salustri


Melinda e Ciocco: gli eroi di Cibopoli C’era una volta… - Un Re! - No ragazzi, avete sbagliato, c’era una volta un mondo infelice, che gli abitanti chiamavano “Mondo In - Fame”perché si respirava un’atmosfera di profonda tristezza. Da tanto, tanto tempo in questo Mondo non si riusciva più a mangiare bene e a gustare i cibi di una volta per colpa degli OBLIN, malefici mostriciattoli, simili a delle sgradevoli ranocchie, con la pelle squamosa e viscida. Vivevano in una grotta buia sotto la montagna di Kratos e spesso uscivano dal loro rifugio per infastidire gli umani. Agili e veloci, passavano per le strade senza farsi vedere, saltando di testa in testa alle persone, assumendo il colore dei loro capelli per agire indisturbati. Le loro zampine appiccicose si attaccavano alle fronti come ventose e in un decimo di secondo risucchiavano le abilità umane legate al cibo: ognuno dimenticava quello che sapeva fare e si sorprendeva. Ecco alcune testimonianze: - Perché sono in questo campo? A cosa mi servono tutti questi attrezzi? E questi semi? - dicevano i contadini confusi guardandosi tra loro. - Come mai tutto questo bestiame? Che ci faccio in questa stalla? Mamma mia, che puzza!! - si chiedevano gli allevatori lasciando liberi pecore, mucche, maiali, tacchini, conigli e galline, che si sparpagliavano sui prati e invadevano le strade, creando pericoli al traffico. - Che ci sto a fare in questa barca? Che faccio con questa rete? E questi pesci? Ora li ributto in mare! - esclamavano i pescatori sbalorditi, sdraiandosi subito dopo a prendere il sole. Insomma, un grande caos! Nessuno ricordava più i suoi talenti e non si trovavano più i prodotti fondamentali da cucinare. Quelli messi peggio di tutti erano i cuochi e gli chef, perché anche se non erano stati colpiti dagli Oblin grazie al loro grande cappello bianco, non potevano cucinare perché non avevano le materie prime e diventavano pazzi: sbattevano le padelle contro il muro, giocavano al tiro a segno con i coltelli, frullavano gli stracci, suonavano la musica con i bicchieri riempiti d’acqua, giocavano a frisbee con i piatti! Purtroppo avevano grandi problemi anche le famiglie perché nei supermercati non si trovavano più i

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prodotti freschi, ma solo cibi in scatola o surgelati, che piano piano si esaurivano. Le mamme avevano notevoli difficoltà a cucinare qualcosa di buono per pranzo e per la cena; i bambini protestavano: - Uffa! Anche oggi tonno in scatola! A Cibopoli, una delle città del Mondo In-Fame, vivevano Melinda e Ciocco, due ragazzini di 12 anni, legati da una profonda amicizia. Erano terrorizzati per questa difficile situazione che si era creata, ma siccome erano abituati a non arrendersi mai, a non “gettare la spugna” nei momenti più difficili, decisero di mettersi all’opera per riportare la normalità. Melinda e Ciocco si incontrarono a casa del nonno di Ciocco, il Signor Cacao, un famoso cuoco ora in pensione; mentre stavano discutendo insieme …TOOM…..BOOM…. BOING! I rumori provenivano dalla soffitta così salirono a vedere. Lì trovarono una sfera di vetro rotta e tra i suoi frammenti una pergamena dove c’erano un disegno e delle istruzioni scritte. I due ragazzini si accorsero con sorpresa che il disegno rappresentava il percorso per il monte Kratos; nelle istruzioni c’erano degli avvertimenti per salvarsi dalle trappole e dai trabocchetti piazzati dagli Oblin per impedire di far arrivare gli umani alla loro grotta. Guardando meglio e scrutando con attenzione la mappa notarono dei piccoli sassolini a forma di cuore ai piedi della montagna. Nella legenda vi era una spiegazione dell’effetto magico dei sassi: erano pietre dell’invisibilità!!! - Io ho un’arma segreta, micidiale, che ci permetterà di sconfiggere gli Oblin!disse Melinda convinta. - Dimmi, dimmi, quale arma? - chiese Ciocco incuriosito. - LA NOCA LOCA NIGHT!!!! Te lo assicuro amico mio, corroderà i poteri degli Oblin, vedrai! Prepararono lo zaino velocemente, salutarono il nonno battendo il cinque e si avviarono con le loro mountan-bike seguendo le spiegazioni della mappa. Il viaggio verso il monte Kratos fu difficoltoso, il sentiero era ripido e roccioso, più volte rischiarono di cadere e fare un ruzzolone, ma per fortuna arrivarono sani e salvi ai piedi del monte Kratos. Si misero subito a cercare i sassolini dell’ invisibilità. Cerca, cerca… finalmente ne trovarono due, li presero, diventarono all’istante invisibili ed entrarono nella grotta degli Oblin: era enorme e al centro c’era un grande stagno fangoso che

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emanava un tanfo sgradevole di muffa. Senza timore rovesciarono nello stagno la Noca Loca Night: l’acqua iniziò a ribollire e a fumare, gli Oblin si misero a saltare impazziti e stranamente nell’aria cominciò a diffondersi un odore di pizza margherita. Insomma in poco tempo lo stagno tornò ad essere uno splendido laghetto con le acque limpide, chi aveva dimenticato ricordò le sue abilità, i cuochi e gli chef ripresero a sfornare deliziosi piatti, i supermercati furono strapieni di cibi freschi e genuini…. Melinda e Ciocco furono nominati eroi nazionali e premiati con una grandissima coppa d’oro (piena di gelato!).E gli Oblin? Incredibilmente si trasformarono in raffinati camerieri che con modi eleganti servivano ai tavoli dei ristoranti e incantavano i clienti recitando simpatiche filastrocche a tema……”cibesco”. Il Mondo In-Fame diventò il Mondo Fam-oso!! E vissero tutti sazi e contenti.

Autore: Classe V B Scuola Primaria M. L. King Istituto comprensivo “G. Lucatelli” - Tolentino (MC)

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La talpa, il coniglio e la volpe imbrogliona Una volta in un bosco vivevano una volpe, una talpa e un coniglio. Il coniglio aveva un enorme orto pieno di ortaggi appetitosi, sani ma soprattutto molto gustosi perché coltivati naturalmente rispettando le loro stagionalità. Il coniglio era molto amico della talpa e spesso la invitava a casa sua e insieme gustavano zuppe e minestroni prelibati che il coniglio preparava amorevolmente, scegliendo per il suo amico le verdure dal gusto migliore anche se erano un po’ rosicchiate e opache. Poiché la volpe era invidiosa dello splendido orto del suo vicino, ma soprattutto della sua amicizia con la talpa, un giorno si recò a casa sua e gli propose: “Vuoi fare una gara con me per vedere chi coltiva l’orto dagli ortaggi più belli? ”. Il coniglio rispose: “Certamente, io sono un grande esperto di orti e vincerò sicuramente!”. Scelsero la talpa come arbitro che, così ingorda e golosa com’era, non si tirò in dietro sapendo che lo spuntino questa volta sarebbe stato doppio. La gara si sarebbe tenuta dopo una settimana. Subito il coniglio cominciò ad annaffiare amorevolmente le sue piante e a prendersi cura di loro. Anche la volpe si mise subito a lavoro, ma era molto imbranata e cominciò a mescolare i semi dei pomodori con quelli delle zucche, delle carote e dei fagiolini: il risultato fu un gran pasticcio! Proprio in quel momento passò di lì una lepre che incuriosita le chiese: “Che cosa stai combinando? ”. La volpe raccontò tutta la storia al nuovo arrivato che subito aggiunse: “ Io sono un grande chimico esperto di orti e ben volentieri ti potrei aiutare ad ottenere rapidamente un bell’orto fatto di ortaggi enormi, bellissimi e lucidissimi. Ovviamente se lo desideri! ”. La volpe non se lo lasciò ripetere ancora e ribatté: “Certo che sì, dimmi dimmi che cosa devo fare? ” allora la lepre le diede punto per punto tutte le indicazioni: “Basta che aggiungi all’acqua questa polverina magica chiamata “Chimikets” e il gioco è fatto!”. La volpe fece tutto come le era stato suggerito e l’indomani al suo risveglio rimase stupita, un vero capolavoro!!!

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Finalmente arrivò anche il giorno della gara e tutti gli animali del bosco assistettero alla sfida. La talpa munita di coltello, forchetta e bavaglino cominciò ad assaggiare con avidità gli ortaggi del coniglio: una minuscola carotina, un piccolo ravanello morsicato, una misera barbabietola… tutti avevano però un gusto delicato e delizioso. Poi arrivò il momento di assaggiare quelli della volpe e la talpa già aveva l’acquolina in bocca tanto erano giganteschi e stuzzicanti. Senza chiedersi il perché di tanto splendore cominciò a rosicchiarli con voracità e in men che non si dica divorò: un gigantesco cavolfiore, un’enorme zucca e uno smisurato pomodoro. Terminata la scorpacciata rimase però delusa perché in verità queste verdure gigantesche non avevano alcun sapore anzi dopo un po’gli procurarono un gran mal di pancia. A questo punto gli spettatori, preoccupati, chiamarono il dottor lumaca che dopo averlo visitato e aver osservato attentamente gli ortaggi dichiarò: “ Non ci sono dubbi! Il mal di pancia è stato provocato da qualche strana sostanza contenuta negli ortaggi della Signora volpe, bisogna intervenire al più presto!” poi aggiunse: “Forza, correte andate a raccogliere delle erbe dall’orto del Signor coniglio, bollitele e fate bere la tisana alla Signora talpa!!”. Così fecero e in effetti, dopo aver bevuto l’infuso, la talpa si sentì subito meglio e tornò in forma pronta ad aggiudicare la vittoria al suo caro amico coniglio che, da quel giorno, rimase il suo più caro amico mentre la volpe fu cacciata via per sempre dal bosco. Da allora tutti gli animaletti del bosco capirono che per crescere sani e forti bisognava mangiare prodotti sani e naturali senza lasciarsi ingannare dal loro bell’aspetto.

Autore: Classe V A Scuola Primaria “Luca Seri” Istituto comprensivo "Giovanni XXIII°" - Mogliano (MC)

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L’oro di Giacomo C’era una volta un giovane contadino, di nome Giacomo, che abitava con i suoi genitori. Una volta vide la figlia del re, la principessa Emma, e se ne innamorò. Chiese al suo amico, mago Gelsomino, di realizzare una pozione magica per farla innamorare, ma Gelsomino, che era molto distratto e anche un po’ imbranato, sbagliò le dosi degli ingredienti e, anziché ottenere una pozione, si ritrovò nel pentolone un mucchio di chicchi sconosciuti dalla forma affusolata ed allungata e dal colore giallo dorato. Il mago li mise in un sacco di iuta e li portò a Giacomo; anche quest’ultimo rimase meravigliato, ma anche un po’ deluso, tanto che lasciò il sacco sotto il grande olmo del suo cortile, vicino al sentiero che conduceva alla stalla, riflettendo sul da farsi. La notte soffiò un forte vento che rovesciò il sacco e disperse la metà del suo contenuto nel campo, mentre l’altra metà rimase ammucchiata in prossimità del sacco. Il mattino seguente il babbo di Giacomo uscì all’alba con il carro e i buoi e schiacciò i semini ammucchiati sul terreno. Quando più tardi Giacomo se ne accorse, raccolse quella polvere grezza e, ripensando alla mamma che impastava la farina di granturco, realizzò un pane dal sapore e dal profumo più gradevoli e delicati. La sera stessa ne produsse uno identico che, il mattino seguente, consegnò alla principessa Emma. Nel pomeriggio venne a sapere da un servo reale che la principessa aveva gradito molto quel dono, allora cercò di ingegnarsi a realizzare ottime ricette da inviarle. Emma riceveva pietanze prelibate dal sapore insolito e ne era felice. Passarono i mesi e la principessa, curiosa, volle conoscere questo anonimo ammiratore, così lo invitò a palazzo. Il giovane, ricevuto l’invito, iniziò a pensare ad un dono originale da portare con sé; uscì nel cortile e notò un fazzoletto di terra coperto di piantine dorate, dallo stelo esile che contenevano gli stessi chicchi con cui lui aveva realizzato quella strepitosa farina che gli aveva permesso di produrre quei cibi deliziosi. Decise di confezionare una ghirlanda con quelle spighe e le abbellì con i fiori del suo prato, poi sfornò un dolce speciale che farcì con marmellate squisite.

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Quando arrivò al cospetto della bella Emma, il giovane le spiegò che tutto ciò che le aveva donato, era stato prodotto con i chicchi di quelle piantine. Giacomo la condusse nel suo campo e le mostrò quella distesa d’oro. La principessa, esterrefatta dalla novità, dalle doti di Giacomo e dal suo animo generoso, se ne innamorò e non esitò ad accettare la sua proposta di matrimonio, tra la sorpresa di tutti. Essendo poi un periodo di carestia, la principessa fu felice di aver trovato un alimento utile per aiutare gli abitanti del suo regno, inoltre Giacomo si offrì di preparare cibi gratuiti per i più indigenti. Saputa la notizia, i re dei regni circostanti chiesero aiuto alla coppia reale: essi donarono loro alcuni sacchi di chicchi, che così si diffusero in quasi tutto il mondo. Da quel momento il regno diventò ancora più ricco, grazie al commercio di quell’ <<oro>> speciale. Questa fu la leggenda del grano.

Autore: Classe V B Scuola Primaria “Luca Seri” Istituto comprensivo "Giovanni XXIII°" - Mogliano (MC)

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Il folletto Zizì I folletti sono piccole creature che vivono nel bosco, nelle corolle dei fiori, sotto gli ombrelli deifunghi e tra i rami degli alberi. Gli uomini sanno che ci sono, ma non sono mai riusciti a vederli. Solo pochi fortunati con animo sereno li hanno avvistati per pochi secondi. Essi sono un popolo a sé, vivono in comunità e mangiano il buon cibo che la natura offre loro: insalate gustose, frutti polposi e tuberi profumati. La loro vita scorre serena e tranquilla. Ieri notte, però, un pianto forte e ininterrotto ha messo in agitazione tutto il villaggio e non c'era niente che lo facesse smettere. Era il piccolo Zizì che stava molto male. La sua pancia era diventata enorme, il viso e la pelle di tutto il corpo erano all’improvviso viola. Spaventati, i genitori folletti non sapevano cosa fare e hanno deciso di chiedere consiglio al saggio e anziano folletto del villaggio. - Occorre portare il piccolo Zizì dal dottore, il vecchio gufo, che abita all'interno del grande albero! Ha suggerito il saggio. Ma come trasportare il piccolo malato dal vecchio gufo? Fortunatamente il bosco è generoso e aiuta tutti i suoi abitanti: in un batter d'ali Pico, l'agile e snello picchio, ha afferrato il folletto e lo ha portato dal vecchio gufo che ha cominciato subito la sua accurata visita. Tutta la comunità dei folletti, radunata sotto al grande albero, ha aspettato piena di ansia che il vecchio chiarisse il motivo dei forti dolori. Finalmente il gufo si è affacciato, si è tolto gli occhiali, ha tossito per schiarirsi la voce ed ha affermato: - E' una grave forma di indigestione! Abbiamo poco, anzi, pochissimo tempo per trovare il necessario per curarlo. Dunque mi servirebbero: spicchi di mela verde, fragole mature, ciliegie succose, acini di uva spina. Sì, sono tutti frutti ricchi di vitamine che serviranno a Zizì per star bene, ma devo averli subitoo!! L'impresa sembrava impossibile a causa del buio della notte nel fitto bosco. I folletti si sentivano persi, intanto il piccolo Zizì lanciava le sue grida sempre più forti. Ad un tratto la voce di un folletto ha esclamato: - Ma certo! Come mai non ci ho pensato prima!!! Tutti pendevano dalle sue labbra. - I nostri amici pipistrelli, loro sì che possono aiutarci! Vedono al buio e vo-

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lano veloci! I folletti, senza pensarci due volte, si sono diretti di corsa alla grotta dei pipistrelli che hanno compreso in breve tempo il problema. Si sono levati in volo e hanno trasportato gli ingredienti fino al grande albero dove il vecchio dottore aveva messo a bollire un grande pentolone pieno di acqua. Pronunciate le parole magiche non restava che far bere la pozione energetica al folletto Zizì che non aveva mai smesso di piangere. Glu, glu, glu, un sospiro poi un un grosso ed interminabile rutto e dalla bocca del piccolo è uscito un enorme lampone. Zizì ha smesso di piangere, la sua pancia è tornata piatta e il colore del viso e del corpo di un bel colorito rosa. Tutta la comunità dei folletti ha tirato un sospiro di sollievo. Subito il vecchio gufo ha chiesto di poter parlare e tutti lo hanno ascoltato in silenzio. Egli ha iniziato: - Questa volta è andata bene, ho temuto di non riuscire a far nulla per aiutare questo piccolo folletto ma quando ci sono l'amicizia e la fratellanza si ottengono risultati impensabili. Zizì è guarito! Questa esperienza deve servire a tutti da lezione. Se Zizì non fosse stato così egoista ed avesse diviso con i suoi amici la preziosa polpa del lampone, tutti ne avrebbero gustato la succosità e la dolcezza e lui non sarebbe stato in pericolo. E’ importante condividere il cibo con gli altri, esso è fonte di energia per la vita di tutti gli esseri viventi.

Autore: Classe I A Scuola Primaria “Dolore Prato” Istituto comprensivo "Egisto Paladini" - Treia (MC)

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Scuole Primarie Provincia di Fermo

Illustrazione di Cinzia Veccia


Il regno senza frutta e verdura In passato esisteva un regno dove si potevano ammirare alte montagne ricoperte di boschi, colline verdeggianti, vaste pianure, attraversate da fiumi dalle acque cristalline che si gettavano in un mare limpido. In questo luogo meraviglioso purtroppo gli alberi non davano frutti e non crescevano ortaggi. Gli abitanti si nutrivano solo di carne e di pesce, mai di frutta e verdura; così in mancanza di sufficienti vitamine e con pochi sali minerali, invecchiavano presto, si ammalavano spesso e si sentivano deboli. Questo accadeva perché, tempo prima, il perfido mago Fruttortix aveva sparso una polvere magica sui campi che impediva la crescita degli ortaggi e aveva gettato un incantesimo sugli alberi, dove appena sui rami si creava una gemma , questa si seccava o veniva beccata dagli uccelli servitori del mago. Un giorno, tutti gli abitanti del reame furono convocati nel palazzo del re per trovare il modo di spezzare l’incantesimo. Durante la discussione si fece avanti il più anziano e saggio del regno che chiese la parola per spiegare a tutti quello che sapeva di Fruttortix. Iniziò a dire che l’unico sistema per sconfiggerlo era scoprire la formula magica che pronunciava il malvagio e ripeterla al contrario; invece per neutralizzare la polvere malefica era necessario raccoglierla con il cappello del mago e utilizzare la formula per trasformarla in concime. Alla fine delle parole del saggio , un bambino alzò la mano e si propose per andare alla fortezza di Fruttortix, che si trovava sulla cima della montagna più alta e più rocciosa. All’inizio tutti si misero a ridere perché sostenevano che non era adatto per quella missione. Nonostante i loro dubbi, il bimbo li convinse dicendo che lui era abbastanza piccolo per non farsi vedere dal drago che stava a guardia del portone della fortezza ed era abbastanza agile per arrampicarsi sulle rocce e attraversare la cascata che nascondeva l’entrata sulla montagna.. La mattina seguente, prima del sorgere del sole, il fanciullo con una sacca in spalla salutò i suoi genitori in lacrime e partì con il vecchio saggio. Attraversarono pianure, fiumi, valli, colline, foreste e al tramonto raggiunsero i piedi del monte dove si trovava l’oscuro maniero. Prima di iniziare la scalata , il saggio donò al bambino una bussola che aveva il potere di far individuare l’entrata e la posizione del mago all’interno del castello e una rete magica per bloccare gli uccelli servitori. Poi il bimbo si

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arrampicò sulle pietre, raggiunse e attraversò la cascata e si trovò davanti al portone della fortezza. Bussò, si nascose dietro una roccia e mentre il drago usciva per vedere chi ci fosse , il piccolo sgattaiolò tra le sue zampe , entrò e trovò riparo dietro una catasta di legna che si trovava vicino ad un camino. Lì dietro tirò fuori dalla sua sacca la bussola che gli indicò la posizione di Fruttortix e come raggiungerlo in cima a una scalinata. Svelto, alle spalle del drago , corse verso la scala, ma , proprio mentre sta per giungere sugli ultimi gradini , venne individuato dagli uccelli servitori che lo attaccarono .Immediatamente estrasse la rete magica , la lanciò verso di loro e li immobilizzò. Il ragazzino raggiunse rapidamente il corridoio in cima alle scale e trovò il mago nella stanza degli incantesimi, intento a preparare dentro il suo cappello, sopra un tavolo, la polvere magica, pronunciando la seguente formula:” Guarda la frutta, ora è brutta!… Guarda la verdura cotta, questa è la mia natura morta!” Il bimbo prese una penna dalla sua sacca e la scrisse subito sulla sua mano. Poi si trascinò silenziosamente dietro una poltrona , che si trovava vicino alla porta della stanza. Aspetta che il mago andò a dormire, prese il cappello, lo strinse con un laccio e scappò verso l’uscita della fortezza, dove fortunatamente anche il drago si era assopito. Aprì il portone, superò la cascata e corse dal vecchio saggio che lo attendeva. Giunti nel loro regno, chiamarono gli abitanti e il re. Davanti a tutti il bambino lesse la formula al contrario:” Atrom arutan aim al è atseuq , attoc arudrev al adraug!... Atturb è aro, atturf al adraug!” La polvere malefica diventò concime e venne subito sparsa nei campi , negli orti e nei frutteti. Magicamente germogliarono gli alberi, nacquero e maturarono i frutti e crebbero gli ortaggi. Finalmente anche in questo regno tutti poterono mangiare anche tanta frutta e verdura e con le loro vitamine e sali minerali aumentarono le loro energie e salvaguardarono la loro salute. Il mago senza il suo cappello perse i suoi poteri, svanirono i suoi incantesimi ed diventò un normale contadino . Da quel momento , in quel luogo la frutta e la verdura furono coltivati a volontà e tutti vissero felici e contenti. Autore: Classe III Scuola Primaria Monterubbiano (FM)

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Scuole Primarie

Provincia di Pesaro Urbino

Illustrazione di Liliana Pinducciu


Dicoty: fogliolina di Pisum sativum Sentiva intorno a lei un morbido calduccio marrone; aveva tanta voglia di vita e improvvisamente… si sentì fortissima e potente, si spinse coraggiosamente verso l’alto, aprì la porta della sua tondeggiante casa verde e… una cosa bianchissima e accecante l’avvolse: era la luce. Era spuntata, finalmente, le fogliolina verde, fuori dalla terra del vaso di terracotta che i bambini di “Seconda A” avevano messo sul davanzale della loro classe; la maestra aveva messo un bel cartellino sul vaso: Dicotyledonae Leguminosae Papilionacee Specie: Pisum sativum. E per questo fu chiamata dai bambini che l’aspettavano da giorni, vezzosamente : “Dicoty”. Ma Dicoty non era nata sola: assieme a lei, sullo stesso stelo, la affiancava suo fratello gemello e, compagno di avventura, lo spagnolosissimo “Guisante” : una foglia un poco più piccina ma verdissima, che prometteva bene. - Ma come chiamiamo le altre foglie? - disse la maestra vedendo la distesa verde che poco a poco riempiva il vaso. - Usiamo il francese - disse Selma - come nel mio Paese? E ci furono, quindi, “Pois prima” e “Pois seconda” ; poi “Pea” e “Green”, come aveva suggerito la maestra di inglese. - Mino; la chiamiamo come il mio cuginetto che sta Napoli? - disse Antonio; ci furono, quindi, anche “Legù” e “Mino”. Sofia, che voleva la sua coppia di foglioline cinesissime, dovette aspettare solo qualche altro giorno: spuntarono, finalmente, anche “Mo” e “Hoo”. Quella, lo avrete capito sicuramente, era una scuola arcobaleno: arcobaleno come i colori delle classi, dei bambini, dei sogni che conteneva. Ma c’era un posto, in quella scuola, ancora più arcobalenoso di tutti: l’orto. Lì, Dicoty, fu portata una mattina in gran pompa e… fatta precipitare dolcemente dal vaso. Che emozione per tutti! Era diventata già grande un palmo e mezzo e poteva

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reggersi da sola. Le sue radici erano bianche e lunghissime e subito, nella nuova terra, si trovarono a loro agio. Foglia carina e delicata Ti abbiamo piantata Su di te una coccinella plana Il sole ti ama Ora cresci sicura Non avere paura Tanti animaletti ti saranno amici E i tuoi giorni saranno felici. ( I tuoi amici di Seconda A) E Dicoty foglia di “Pisum sativum” diventò sempre più grande. La terra dell’orto la nutrì e grazie al concime che i bambini preparavano nella compostiera era una pianta sana e verdissima: era infatti capitata in un orto biologico… - Ma la nostra Dicoty , maestra, soffrirà di nostalgia, ora che non è più in classe con noi?! chiese una mattina, Agnese dopo aver alzato la mano. La maestra tranquillizzò tutti: i nonni volontari, la mattina, zappettavano e irrigavano. A turno, tutti i bambini della scuola potevano andare a lavorare con loro. Le piantine non sarebbero mai state sole . Poi, durante la ricreazione la nostra fogliolina poteva ammirare tutti i bambini giocare in giardino e magari schivare anche qualche pallone che accidentalmente arrivava nell’orto. Dicoty, ben presto fece amicizia con alcune piantine di pomodoro da poco arrivate nell’orto; poi conobbe la signora cipolla e i suoi amici sedano e carota; infine diventò amica delle foglie di bietola… simpaticissime e sornione. Ma l’amicizia più importante Dicoty la fece con “Lollo”, un lombrico che un giorno era spuntato dalla terra ad un centimetro da lei. - Ehi, tu chi sei?! - si era dapprima spaventata la fogliolina. - Sai, a dire il vero, ancora proprio bene non lo so! - disse di lì a poco Lollo. Il lombrico infatti era appena nato e non aveva nessuna esperienza del mondo. - Ma sei un lombrico!- si impicciò la signora cipolla che la sapeva sempre

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lunga. La carota, invece, mostrò subito un po’ di antipatia sentendolo sempre passare troppo vicino: - Ehi! tu, vedi di starmi alla larga che mi fai il solletico!- aveva subito esclamato, riconoscendolo. Ma Lollo, solo una cosa sapeva fare: divorare la terra! E in questo era bravissimo, un gran lavoratore. Dicoty lo vedeva apparire e sparire di continuo ogni volta in un posto diverso dell’orto. Lui, la terra l’adorava. E proprio questa bella abitudine di andarsene in giro tutto il giorno lo rendeva speciale: Lollo conosceva proprio tutte le verdure dell’orto e con loro si intratteneva e chiacchierava. Poi un giorno Lollo si innamorò di un lombrico come lui e, insieme, fecero un bel numero di lombrichini felici che divoravano tutto il giorno la terra facendo il solletico a tutte le piante. E intanto tra una chiacchiera e una pallonata a Dicoty erano spuntati i fiori: tanti, bianchi, tra le foglioline più alte. Cosa stava per accadere? Chi poteva spiegarglielo? - Guarda che bei fiori! Ne voglio assaggiare uno! - esclamò una farfallina capricciosa che da giorni le svolazzava intorno. - Come assaggiare?! Non sono mica una cosa da mangiare, io! - disse Dicoty. - E invece sì. Sei una pianta di piselli e presto ti spunteranno i baccelli. Dopo sì che sarai da mangiare! Io voglio solo assaggiare il nettare dei tuoi fiori…poi me ne vado! Sai, ho altro da fare! - rispose seccata la farfallina. Di questo animale Dicoty non volle sapere neppure il nome, tanto era sconvolta dalla notizia della sua commestibilità! La signora cipolla allora si impicciò di nuovo e le raccontò di essere parte di una cosiddetta ” ricetta” dove i piselli la cipolla e altre verdure andavano insieme a far felici grandi e bambini.

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Recitò solenne: “Riso per risotto 160 g 1 carota 1 zucchina 1 porro 1 cucchiaio di piselli Fagiolini 4 Brodo vegetale Cucchiai di olio extra vergine di oliva 2 Sale”. E così avvenne quello che la farfalla aveva preannunciato; a Dicoty spuntarono i baccelli e dentro c’erano tanti bellissimi piselli; i bambini e i nonni si facevano sempre più presenti e interessati a lei: un giorno arrivarono tutti insieme e raccolsero i suoi frutti e li misero in un cestino assieme a tante altre verdure. La “ricetta” annunciata dalla signora cipolla si stava per avverare. Dicoty aveva capito che nella sua breve vita: c’era stato un tempo per nascere e fare felici i bambini; un tempo per crogiolarsi al sole, giocare, nutrirsi e crescere; un tempo per imparare, conoscere, diventare. Ora, era arrivato il tempo di nutrire …

Autore: Classe II A Scuola Primaria di Largo Baccelli Istituto comprensivo "Olivieri" - Pesaro (PU)

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E’ bello mangiare in modo salutare!! C‘era una volta un orco goloso in un bosco molto lontano possedeva un ristorante grazioso ma cucinava cibo non sano. Grande e grosso era quest’orco con il grembiule sempre sporco con una pancia molto ingombrante che inciampava in tutto il ristorante. Tutti i giorni gnomi e fate prenotavano pranzo e cena le sue ricette erano molto amate la sala da pranzo sempre piena. Biancaneve e il cacciatore Cenerentola e le sorelle ordinavano a tutte le ore leccavano anche le scodelle. Nel menù questo c’era: pastasciutta, ragù e barbera fritto misto di cinghiale con frittelle di carnevale. E per dolce: tiramisù e ciambellone, bomboloni, crema e bignè, salame al cioccolato e panettone, “ma tutto questo grasso è!!”

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Mangia oggi, mangia domani tutti ciccioni diventano i nani, Biancaneve come una mongolfiera Cenerentola sembra una baleniera. Anche la Bella Addormentata, col suo fisico perfetto, a dismisura si è ingrassata non ci sta più neanche sul letto. Il lupo cattivo, cliente affezionato, tutto il menù si è sbafato da quanto pesa non riesce a camminare e i capretti non gli interessa più mangiare. I tre porcellini, golosoni, portano a casa anche gli avanzi un po’ nascosti nei pantaloni nulla va sprecato dei loro pranzi. I baffi si lecca il Gatto con gli stivali Raperonzolo mangia a crepapelle dopo mesi di mangiate delinquenziali ora si pentono delle loro marachelle. Il nano Dotto, il più saggio aspettò fino a maggio poi ordinò a tutti i personaggi una bella dieta : ”Mangiate solo ortaggi!”

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Nessuno voleva rinunciare a quel grasso modo di mangiare così Dotto un aiutante chiamò il principe Tuttoiofo’. Con una valigia piena di attrezzi da orto e da cucina il principe arrivò al cantar del gallo una mattina con il cucchiaio magico fece sparire i cibi grassi e i chili da smaltire. Poi tutti mise a lavorare l’orco il terreno a vangare Biancaneve l’erbaccia a strappare Cenerentola a dissodare. l lupo a seminare Raperonzolo ad annaffiare i tre porcellini a concimare il Gatto con gli stivali ad assaggiare. Il principe insegnò all’orco, in modo salutare, con gli ortaggi ormai raccolti, cibo nutriente a preparare per piatti biologici e con sorprendenti risvolti. Nel menù ora c’è: insalata del re, zuppa ricca della regina che fa bene alla mattina.

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Fagioli e cicerchia, ceci e fava, minestrone e di verdure il polpettone ora l’orco con questi piatti alimentava anche il cliente più mangione. Questa fiaba ha un lieto finale tutti i personaggi non stanno più male ora sono magri e snelli possono fare tutti i modelli!

Autore: Classe IV C Scuola primaria di Fratte Rosa Istituto comprensivo "G. Binotti" - Pergola (PU)

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Illustrazione di Lorenzo Sabbatini


La frutta magica C’era una volta in un supermercato di Trapani uno scaffale dove vendevano molta frutta e verdura di stagione. Gli ortolani e gli agricoltori del luogo, coltivavano questi prodotti con cura e amore e non facevano uso di concimi e pesticidi, avendo così rispetto per l’ambiente non inquinato. Un giorno passò di lì un camioncino celeste, scese un signore che comprò tutta la frutta e la verdura di quello scaffale perché aveva ospiti nel suo agriturismo. Il camioncino partì ma durante il viaggio, soffiava un vento molto forte che aprì i due portelloni e frutta e verdura caddero nelle strade e nei prati. Passava di lì una bella mucca che vide un insalatina fresca, se la mangiò e si sentì sana, andò dal contadino e fece quattro litri di latte. Passò poi un coniglio che trovò una carota se la mangiò e riuscì a vedere da Trapani a New york. C’era lì vicino un piccolo bruco, vide una mela rossa, la mangiò e subito si trasformò in una bellissima farfalla rossa. Passò un bambino vide un bel grappolo d’uva lo mangiò, andò in palestra e vinse tutte le gare. Il camioncino arrivò nell’ agriturismo, scese il signore aprì i portelloni e vide che non c’era né frutta né verdura, era rimasta solo un’ arancia. L’arancia,sentì che il contadino era molto arrabbiato ma lo supplicò di liberarla perché non voleva essere mangiata, si presentò e gli raccontò i suoi desideri e i suoi progetti futuri. Si chiamava Vaniglia, proveniva da paesi lontani e le piaceva tanto viaggiare, era già stata in India ad assaggiare i fichi, in Tunisia a salutare i datteri e in Costa Rica a raccogliere le banane. Gli parlò anche dei suoi amici agrumi, Navel e Mandarino, che erano più tranquilli ma adoravano la sua energia vitaminica! Insieme trascorrevano le giornate facendo dei meravigliosi pic-nic in mezzo agli aranceti e bevevano il succo di arancia di Vaniglia-van. Il contadino, che si era calmato, rimase stupito dalle parole di Vaniglia e decise di lasciarla libera, gli augurò buona fortuna e la aiutò a ritrovare i suoi

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amici. Una mattina di fine autunno Vaniglia se ne uscì con una idea travolgente: “ Andiamo in America a far fortuna!” e convinse i suoi amici a partire con lei. Nascosti tra le verdure, caricate nell’ apetto di nonno Antonio, raggiunsero il porto di Trapani. Lì si infilarono nelle tasche di Luigi e Giuseppe, due fratellini inseparabili che tornavano in America dopo le vacanze. Arrivarono al porto di New York dopo venti giorni, sfiniti ma felici. Gironzolando per le strade di New York, i tre amici si accorsero che molti americani erano pigri e cicciottelli. Si cibavano soprattutto di patatine fritte e hamburgers. Gli hamburgers erano terribili nemici da combattere e sconfiggere. I tre amici lottarono contro gli hamburgers a colpi di frullati, centrifugati, frappè, macedonie e spiedini di frutta preparati con la squisita frutta e verdura cubana, italiana e sudamericana. La battaglia fu breve perché un frullato sbaragliò gli Hamburgers. Era un frullato speciale preparato da Navel , a base di lime, spruzzata di limone, ananas e albicocche. Vaniglia e i suoi amici decisero di aprire una “frutteria” dove venivano serviti piatti a base di frutta e verdura biologica ma quello più richiesto dai clienti era il frullato magico di Navel. Da quel giorno gli americani iniziarono a mangiare in maniera più sana e genuina e Vaniglia e i suoi amici vissero felici e contenti con le tasche piene di dollari.

Autore: Classe III A Scuola primaria "Lorenzo Bettini" San Lorenzo in Campo Istituto comprensivo "G. Binotti" - Pergola (PU)

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Il giocoliere C’era una volta in un paese piccolino, un giocoliere allegro e biricchino. In tanti paesi infatti era stato e tanti bambini aveva incontrato: alti, bassi, biondi e mori, grassi, magri, neri e a colori; alcuni dispettosi, altri più obbedienti alcuni gentili, altri impertinenti, ma quello che più di ogni altra cosa lo aveva sbalordito, era stato vedere bambini senza sorriso: erano bambini tristi e affamati perché senza cibo li avevano lasciati. Decise allora di volerli aiutare, così cibo e allegria si mise subito a cercare e dopo tanto girovagare a Serra Sant’Abbondio si era voluto fermare. In questo paese, guarda caso un giorno a scuola era andato, e altri bambini aveva incontrato, e dopo essersi stretti la mano insieme hanno elaborato un piano. Con Manuel, Armand ed Eleonora, nel bosco hanno raccolto una viola, ma anche more, mirtilli, castagne e nocciole per preparare torte di buon cuore. Iris, Giorgio e Antonino, intanto hanno preparato un bel cestino: uva, ceci e zafferano, miele, funghi e pane nostrano. Rebecca, Desirè e Nicola,

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sono andati nell’orto di nonna Aurora e lì hanno raccolto ortaggi e verdura per un alimentazione sana e sicura. Christian, Riccardo e Ana, sono andati alla vecchia fontana per riempire di acqua fresca e pura bottiglie di varia misura, perché sanno che berla fa bene al corpo e alla natura insieme. Alessia, Bianca e Michela, del mangiare si lamentavano da mattina a sera, ma ora avevano capito finalmente che ognuno di noi può fare qualcosa per tutta la gente e che per poter tutti sfamare il pianeta Terra bisogna rispettare, perché ci dona frutti succosi, ma non vuole gesti velenosi. Davide, Giulia e Veronica, aspettavano a scuola con ansia supersonica che tornassero i compagni e il giocoliere con un ricco e sapiente paniere. Preparano allora pane e marmellata, ricotta, ciliegie e anche un po’ di cioccolata, per festeggiare insieme e in allegria la bella giornata con un po’ di fantasia. Il giocoliere ormai soddisfatto e contento non stava più fermo un momento, con tutti i frutti cominciò a giocare: la Terra e i bambini tristi riuscirà a salvare! Autore: Classe I U Scuola primaria di Serra Sant'Abbondio Istituto comprensivo "G. Binotti" - Pergola (PU)

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Indice Cibo e solidarietĂ (Robertino Perfetti) Wolisso - Il villaggio della solidarietĂ

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Scuole Primarie Provincia di Ancona

8

Illustrazioni di

Eva Naccari - Miriam Manara

Titoli:

Ser Pomodor e la ciambella della bontĂ La magia del cibo Il cibo sano e Grassoccia mela selvaggia Bisteccona, Broccoletto, Latte... e compagnia bella Luca e la guerra dei cibi

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Scuole Primarie Provincia di Macerata

24

Illustrazioni di

Rossella Trionfetti - Lisa Gelli - Roberta Torregiani - Martina Biondini Beatrice Salustri

Titoli:

Il concorso dei cibi Meglio frutta e verdura che cibo spazzatura Una fame incontrollabile L'ingrediente speciale La fata Calla e le gocce preziose Caterina all'EXPO Mangia sano e andrai lontano C'era una volta una classe di rammolliti Super Broccolo Cibi... all'attacco!!! Legumi ed energia La compagnia dell'orto Melinda e Ciocco: gli eroi di Cibopoli

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La talpa, il coniglio e la volpe imbrogliona L'oro di Giacomo Il folletto ZizĂŹ

68 70 72

Scuole Primarie Provincia di Fermo

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Illustrazione di Cinzia Veccia

Titoli:

Il regno senza frutta e verdura

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Scuole Primarie Provincia di Pesaro Urbino

78

Illustrazione di Liliana Pinducciu - Lorenzo Sabbatini

Titoli:

Dicoty: fogliolina di Pisum sativum Ăˆ bello mangiare in modo salutare!! La frutta magica Il giocoliere

80 84 90 92

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La Narrativa per la Scuola Primaria www.alberodeilibri.com

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