Una Fiaba dedicata al Tempo

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Dedicato a

Agnese e Carolina

Associazione culturale

SpazioAmbiente www.spazioambiente.org info@spazioambiente.org


Promosso da Associazione culturale

Con il patrocinio di

Con la collaborazione

Ministero dell’Istruzione Uff. Scolastico Regione Marche

Regione Marche

Provincia di Macerata

Provincia di Fermo

Università di Macerata Dip. di Studi Umanistici

Legambiente Marche

Per il premio Lions Club Recanati “Colle dell’Infinito”


“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere. ” Daniel Pennac (Come un romanzo)

Di chi è il Tempo? Sono trascorsi ben undici anni dalla prima volta di questo progetto-concorso regionale marchigiano dal titolo “C’era una Foglia”. Ancora mi emoziono e mi entusiasmo! Leggere i lavori scritti dalle alunne ed alunni delle scuole primarie e soprattutto pensare al lavoro che le maestre, perdonatemi insegnanti, fanno quotidianamente è bellissimo! Grazie quindi alle insegnanti che, con cura e attenzione, dedicano il tempo ai nostri figli. Perdonatemi, ma….. di chi è il tempo? Qualche giorno fa ho incontrato un amico che sosteneva che noi siamo spinti a non porci più domane sul nostro essere. Verissimo! E, comunque, abbiamo sempre la risposta pronta. Che mondo strano! Allora, chi risponde alla mia domanda? Di chi è il tempo? Prima di tutto proviamo a cancellare l’affermazione che fin da piccoli hanno voluto farci digerire: “il tempo è denaro”. Che tristezza! Il tempo è comunicare, incontrare, conoscere, condividere, giocare insieme e anche lavorare. Questo vuole essere anche un augurio sincero a tutti coloro che non hanno più un lavoro e non riescono a trovare un’occupazione. Il tempo è solidarietà! Il tempo segnato da una lancetta dell’orologio o dal segale di un orologio digitale non è più il mio tempo! Penso invece al tempo scandito da un metronomo, al tic tic dello strumento usato per misurare ed esplicitare la scansione ritmica, che il musicista a suo piacere definisce per un brano, una melodia. Questo perché è il suo brano, la sua storia e con il suo tempo propone la musica agli altri per farli emozionare. Tutto questo rende la sua proposta unica. Io voglio essere un musicista!

Robertino Perfetti Presidente dell’Associazione SpazioAmbiente


Associazione Magica ONLUS Chi siamo L’Associazione o.n.l.u.s. MAGICA (MAlattie GenetIche CArdiovascolari) nasce nel 2006 in collaborazione con il Centro Malattie Genetiche Cardiovascolari attivo presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia con una duplice funzione: sostenere i pazienti e le famiglie con malattie genetiche cardiovascolari nel loro percorso e favorire l’interazione tra i pazienti e il centro al fine di implementare l’assistenza clinica e i rapporti di reciproca solidarietà. Il centro oggi assiste più di 4.000 famiglie con malattie aneurismatiche arteriose, tra cui la Sindrome di Marfan, la Sindrome di Loeys-Dietz, La Sindrome di Dissecazione Aortica Aneurismatica e le Cardiomiopatie Ereditarie. Le malattie genetiche cardiovascolari Le malattie genetiche cardiovascolari sono le malattie familiari primitive del cuore che sono causa di scompenso terminale e quindi richiedono trapianto cardiaco, o di morte improvvisa giovanile. Queste malattie colpiscono in genere il 50% dei membri delle famiglie suddette, si riconoscono spesso solo in età giovanile o giovane adulta: le famiglie con più membri cardio-trapiantati, o con più eventi di morte improvvisa, o con dissecazione aortica che richiedono interventi cardiovascolari ripetuti, vengono accolte, sostenute e prese in carico per ogni necessità clinica, all’interno di un modello assistenziale innovativo concentrato non solo sul singolo paziente ma sull’intero nucleo familiare. Cosa fa MAGICA: l opera contro il senso di abbandono istituzionale e di frammentazione assistenziale che spesso pervade le famiglie con malattie multiorgano e sistemiche; l cerca di garantire la continuità assistenziale nel tempo a tutti i membri affetti di una stessa famiglia, mantenendo il massimo della qualità che viene misurata sui risultati clinici;


l aiuta le famiglie che sono in speciali difficoltà sostenendo le necessità logistiche per i controlli annuali; l organizza per i pazienti e le loro famiglie un congresso annuale di informazione e divulgazione circa la malattia e la sua gestione; l collabora con altre ONLUS che condividono gli stessi obiettivi, in modo particolare con ASSOMarfan, ASM (Associazione Sardegna Marfan), e ASSOStefano nella realizzazione di eventi di raccolta fondi per alimentare la solidarietà reciproca l opera attraverso i social network ed il sito per diramare le iniziative e aumentare i contatti. Il ricavato della vendita del libro “C’era una foglia. Una fiaba dedicata al tempo”, venduto all’interno di iniziative, anche culturali a scopo benefico, sarà impegnato per contribuire ad acquisire un sequenziatore di III generazione che entrerà nel mercato alla fine del 2015.

Nuovo Obiettivo Con i fondi raccolti per la ricerca si vorrebbe contribuire ad acquisire un sequenziatore di DNA di III generazione che entrerà nel mercato nel 2015 e che modificherà radicalmente i costi e i tempi dei test genetici, la cui importanza è cruciale per una sempre migliore gestione terapeutica dei frequentatori del centro. L’impegno specifico di MAGICA sarà di contribuire all’acquisto, attraverso la raccolta fondi che impegnerà diverse iniziative come concerti, spettacoli etc. Per informazioni e donazioni: Associazione Magica Onlus c/o Centro Malattie Genetiche Cardiovascolari Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo, Piazzale Golgi 19, 27110 - Pavia email: segreteria@magicaonlus.it; - tel. 0382/ 501206 Conto corrente IT 36 L 08324 11300 000000 165404 BANCA CENTROPADANA CREDITO COOPERATIVO P.za IV Novembre, 11 - 26862 Guardamiglio (LO) - 5x1000: CF 96053020184


Ringraziamenti In questa undicesima edizione ai tanti amici storici se ne sono aggiunti molti altri che hanno collaborato al progetto. Benissimo! Ringrazio quindi Donatella Ricci, Maurizio Ferracuti, Paola Nicolini e Carla Scodanibbio con i quali ho condiviso gioie e dolori di questa avventura. Un grazie particolare a Michele Casali per aver abbracciato questo nostro progetto editoriale; a Laura Francioni ed Alessandro Rasetta, amici Lions, per la collaborazione e soprattutto per la fiducia e l’amicizia. A tutti i miei compagni di avventura “ecologicamente”. Alla giuria: Michele Casali (Amministratore Delegato ELI - La Spiga Edizioni), Paola Olmi (Giornalista e scrittrice), Samantha Fratini (CEO office executive assistant - RAINBOW), Gianfranco Bernabucci Poeta e socio lions del club “Macerata Host”), Belinda Saltari (Conduttrice radiofonica), Carlo Giuttari (Professore), Annamaria Mililli (Professoressa e socio Lions), Isabella Smeraldi - Sara Vender (Associazione MAGICA), Antonella Melatini (Socio Lions del club Recanati “Colle dell’Infinito), Marina Filipponi e Franco Romagnoli (Ex dirigenti scolastici). Grazie infine agli illustratori e artisti che con la loro disponibilità e professionalità hanno permesso la realizzazione e soprattutto impreziosito questo libro:

Beatrice Salustri Daniela D’Elia Federica Ricci Giada Pachiega Lisa Gelli Lorenzo Sabbatini Marcello Zeppieri Rossella Trionfetti

beatricesalustri@gmail.com danieladeliart@gmail.com flabilla@libero.it giadap89@hotmail.it lisa.caos@gmail.com info@lorenzosabbatini.com marcellozeppieri@gmail.com rossella.trionfetti@libero.it

A tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa e che ci hanno narrato le loro storie e donato le loro emozioni.

© diritti riservati a tutti gli alunni delle scuole primarie marchigiane




Scuole Primarie

Provincia di Ancona

Illustrazione di Marcello Zeppieri


Mario, l’orto e i mesi scomparsi C’era una volta un contadino di nome Mario. Egli amava molto il suo orto perché ogni mese gli regalava tanti buoni frutti: - nei mesi invernali, cioè a dicembre, gennaio, febbraio e marzo poteva raccogliere insalata, radicchio, cavolfiori e cavoli di ogni tipo, oltre a finocchi, carote, limoni, arance e mandarini; - nei mesi primaverili, da marzo a giugno, invece, nel suo orto maturavano succose ciliegie, fragole, teneri piselli, lattuga e rucola, fiori di zucca, tenere zucchine, carote, sedano e tante nuove piantine profumate; - da giugno a settembre, poteva partire con ceste piene di frutta e verdura di tanti tipi, come pesche, albicocche, prugne, susine, pere, la prima uva dolce e zuccherina, patate, pomodori, fagiolini, melanzane, peperoni, peperoncini …; infine, da settembre a dicembre poteva raccogliere tanta colorata frutta e verdura, mele, pere, kiwi, castagne, fichi, pomi, melograni, noci, nocciole, zucche arancioni ecc… Ma un triste giorno, giunse nei pressi dell’orto il Mago Mangiatempo che vedendo tutti quei buoni frutti raccolti dal contadino fu invidioso e ingoiò in un baleno tutti i mesi e quindi l’orto non aveva più né ortaggi né frutta. Mario voleva far ritornare tutti i mesi, e anche tutti i prodotti dell’orto. Così andò a chiedere aiuto a Fata Tempina che si recò in tutti i paesi del mondo per vedere come andavano le cose e capì che erano scomparsi i mesi. A scuola, i bambini non potevano più scrivere la data, i grandi si sbagliavano tutti gli appuntamenti, per esempio, se avevano appuntamento ad aprile, ci andavano a gennaio, perfino il campionato di calcio durava tutta l’estate, cioè non finiva mai, che confusione! Il mago Mangiatempo aveva rubato tutti mesi e Fata Tempina li voleva liberare, così andò dal Mago e gli chiese gentilmente se li poteva ributtare fuori. Il Mago, molto cattivo le rispose di no. Allora la Fata andò dal contadino Mario e gli donò l’Orologio Passatempo. Esso poteva liberare tutti i mesi e poteva fare delle magie: trasportare le persone da un luogo all’altro in un secondo, poteva portare indietro nel tempo e anche avanti.

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Il povero contadino fu così felice del regalo che non ascoltò neanche la prima raccomandazione della fata e premette immediatamente il pulsante rosso che risucchiò tutti i giorni, e fu anche peggio, un vero disastro! Nella speranza di sistemare le cose, premette di nuovo il pulsante rosso, ma purtroppo finì nell’era dei dinosauri; lì incontrò i cavernicoli che con il bastone lo rincorsero, lui scappò e si nascose in una caverna, dove premette di nuovo il pulsante. Questa volta riuscì a tornare nel suo tempo, però ancora i mesi non c’erano. A questo punto decise di andare dalla fata per farsi spiegare il funzionamento del prezioso orologio. Non l’aveva ascoltata e ora doveva rimediare! Fata Tempina fu molto paziente e gli spiegò così: - “Per far funzionare l’Orologio Passatempo per prima cosa devi recitare a memoria i mesi in ordine cronologico per due volte, e dire anche la data e l’ora del momento in cui il Mago Mangiatempo ha inghiottito i mesi e solo a quel punto puoi premere il pulsante rosso!” Mario rispettò per filo e per segno le indicazioni date dalla fata, infine schiacciò il pulsante rosso che era sull’Orologio Passatempo, quello risucchiò il mago cattivo e sia i mesi che i giorni tornarono al loro posto. Da quel momento le persone non sbagliavano più gli appuntamenti, i bambini, a scuola potevano di nuovo scrivere la data e il campionato di calcio terminò, come al solito, a maggio. Insomma, rincominciarono a vivere e a fare le cose che avevano sempre fatto prima e tutto ritornò normale.

Autore: Classe II B Scuola Primaria Federico Conti - Jesi (AN) Istituto Comprensivo “Lorenzo Lotto”

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Il signore del tempo Il Signore del tempo è colui che non ha età nato migliaia di anni fa, il potente signore confini non ha. È colui che tutto può, vive in ogni tempo, in ogni generazione, nel passato nel presente nel futuro, nei nostri sogni, nei nostri pensieri, nelle nostre vite. Sembra scorrere veloce se ben impegnato lento se annoiato, A volte è un tiranno, ti lascia anche ferite gioie e dispiaceri, ma se le maniche rimboccherai e pronto a ripartire sarai, il Potente Signore aiutar ti può e guarirai. Nella tua vita come un mago, quando meno te l’aspetti arriva dandoti in dono attitudini e volontà, Se uso prezioso farai lui ti indicherà il modo e la giusta strada. Il tempo ti darà sempre ragione e realizzerai i tuoi sogni e ogni passione. Sarai quel che sei adesso alla fine del tuo tempo, un ingegnere un dottore non si sa. Tutto ciò di buono che col suo aiuto hai realizzato . Ti verrà ricompensato dal tuo sacrificio. Verrai ricordato e in libri a volte ricordato. Il Potente tempo nella sua infinità bontà a volte ti toglie e poi ti da, da te anche dipenderà. Se con la saggezza progetterai bene le cose della tua vita, lo scoprirai alla fine e sarai apprezzato da Colui che tutto può ricompensato.

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Il Potente tempo, non avrà mai fine tutto a volte spazzerà via, tutto ha ricostruito, il futuro è garantito. Dal remoto passato ad ora e sempre, il Potente Mago, c’è sempre al tuo fianco, ti segue come un ombra, lavora senza posa e mai si riposa. Solo qualcosa o qualcuno più potente di lui, fermare lo potrà, ma questo non avverrà! Nessuno mai lo saprà! Si fermerà? Chi lo sa? Solo il signore del tempo un domani ce lo dirà…

Questo lavoro, è nato a più mani da una piccola pluriclasse della Scuola in ospedale G. Salesi di Ancona. E’ stato un piccolo passatempo vissuto e tessuto dai piccoli degenti e le loro famiglie; la nostra creatività ci ha permesso e permette di esorcizzare l’ansia dell’ospedalizzazione, e dare un senso di umanizzazione. La fantasia e le favole, aiutano a crescere, un bambino non ha bisogno solo di nutrimento, alimentazione e cure per vivere bene, ma anche di favole (Tirittico) Insegnante Maria Caterina Galati

Autore: Gli alunni ed i genitori della scuola “G. Salesi” di Ancona

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Scuole Primarie

Provincia di Ascoli Piceno

Illustrazione di Rossella Trionfetti


La divisa da Generale Una domenica di gennaio il nonno invitò me e i miei cuginetti: Abbrar , Federico e Pietro nella sua casa di campagna. Era un’abitazione piccola e circondata da un ampio e ben curato giardino, con alti alberi. L’ erba delle aiuole era , in alcuni punti , secca e coperta da chiazze di neve, le finestre di legno dipinte di verde sbattevano forte mosse dal freddo vento invernale. Proprio non si poteva giocare fuori quel giorno. Il nonno, doveva fare dei lavoretti in soffitta e noi lo seguimmo. Salimmo su per una scaletta stretta e scricchiolante fino alla botola sul soffitto. Entrammo in una stanza polverosa e piena di ragnatele e noi bambini iniziammo a starnutire e tossire. Nonno Marco aprì la piccola finestra sul tetto per far entrare un po’ di aria e luce. Grazie ad un flebile raggio di sole che penetrò, riuscimmo a vedere l’interno della stanza dove c’erano vecchi armadi, un polveroso mangiadischi, delle vecchie scatole, un lampadario antico e delle poltrone sfondate. Nell’ angolo più buio notammo una scatola che ci incuriosì molto, da essa fuoriusciva una medaglia ormai opacizzata dal tempo; la trascinammo sotto la luce e la aprimmo : … che meraviglia! Era piena di abiti fuori moda che non avevamo mai visto. Quello che attirò la nostra attenzione fu una divisa militare di colore verde scuro, piena di medaglie. Portammo la divisa al nonno che, quando la vide, si commosse e iniziò a raccontarci una storia: “Cari nipotini, avevo appena compiuto venti anni, quando mi chiamarono in guerra per difendere la mia patria, era il 1943. Mi addestrarono in una caserma dove imparai a combattere e a sopravvivere nei momenti difficili. Fu un periodo molto duro, lontano dalla mia famiglia e dai miei amici. Tutti i giorni mi svegliavo con la paura di essere ucciso e di non poter tornare a casa. Dovetti assistere a sofferenze, dolore e morte di migliaia di persone innocenti, alla fuga e sparizione di intere famiglie in cerca di posti sicuri dove rifugiarsi. In questa terribile guerra ho perso il mio migliore amico Giovanni perché era ebreo. Infatti un giorno mi svegliai per andare a cercarlo, ma quando non lo trovai capii che c’era stata una deportazione.

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Sentii un dolore indescrivibile. A me andò tutto per il verso giusto e alla fine della guerra mi promossero generale. Durante una cerimonia mi diedero queste medaglie e questa divisa come segno di ringraziamento per tutto il coraggio che avevo dimostrato. Nel frattempo Abbrar, la più piccola e la più curiosa tra noi, si era allontanata. La guardai: aveva in mano una foto in bianco e nero un po’ ingiallita dal tempo che ritraeva la famiglia di Giovanni insieme a nostro nonno Marco. Lei gliela porse e, lui commosso, la prese in braccio e noi ci unimmo. Quando la nonna ci chiamò per il pranzo e venne a cercarci ci trovò stretti in un commosso abbraccio. Mi sentii orgoglioso di mio nonno e molto fortunato. L’indomani a scuola avrei raccontato alla maestra e ai miei compagni la storia della divisa da Generale.

Autore: Classe VA Scuola primaria “Moretti” - San Benedetto del Tronto (AP) Istituto Comprensivo Scolastico Nord

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Nell’orologio a pendolo Sahara e Daniele andavano spesso a casa dello zio Mario. Lo zio era un uomo molto strano: a volte spariva per ore e poi riappariva senza nemmeno usare la porta o le finestre. Lo zio aveva un grande orologio a pendolo di cui era molto orgoglioso e che era appartenuto al suo bisnonno; i due bambini ne erano molto incuriositi, ma lo zio aveva detto loro di non toccarlo. Un giorno, come al solito, Sahara e Daniele andarono a far visita allo zio; appena arrivati Daniele buttò la bambola della sorella, per dispetto, dentro l’armadietto dell’orologio, che lo zio non voleva che aprissero. E così scoprirono perché… L’armadio risucchiò loro e la bambola in una strana grotta, piena di disegni stilizzati sulle pareti. Sahara, che andava in terza e studiava la preistoria, li riconobbe ed esclamò: -Siamo nel Paleolitico, l’età della pietra! Uscirono dalla grotta e videro degli uomini ricoperti di peli cha andavano a caccia. - Che facciamo, li seguiamo? - Sei matta?- Dai, io vado, se vuoi venire con me… E si incamminarono verso il bosco. I primitivi avevano catturato in una rete un orso che sarebbe diventato da lì a poche ore una succulenta cena. Sahara scoppiò a piangere. Allora Daniele architettò un piano per liberare il povero animale. -Aspettiamo che lo portino al villaggio, dalla loro tribù, poi interverremo. L’orso venne legato a una pesantissima roccia con dei robusti fili di coda di cavallo. Sollevare la pietra era impossibile. Allora Sahara agì d’istinto: si mise a buttare pietre in aria per distrarre i primitivi, mentre Daniele liberava l’orso con un taglierino che aveva sempre in tasca. Ce l’avevano fatta! L’orso corse via libero. Ma i due bambini sparirono immediatamente e si ritrovarono su un’alta montagna. -Dove siamo? -Non lo so… Olimpo… - Cosa Daniele? -Mi sa che siamo sul monte Olimpo! In Grecia! Proprio in quel momento un vocione spaventoso chiese: - Come mai dei forestieri osano avventurarsi sul mio monte?

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Daniele strinse i denti: - Zeuuusss - balbettò stringendo forte la mano alla sorella. -Dei, fate del male a questi stranieri che osano… Zeus non riuscì a finire la frase e già Sahara e Daniele erano scomparsi. - Oh, stavolta so dove siamo, a Roma! Sì, Sahara, ma c’è un problema.. - Quale?Io amo Roma, la adoro! - Siamo finiti al Colosseo... vogliono darci in pasto alle belve! Sahara pianse ancora, ma poi le venne un’idea: -Hai ancora i croccantini del nostro cagnolino in tasca? Lanciali al leone, così corre via. -Eccoli. Mentre il feroce leone avanzava verso di loro, Daniele prontamente tirò lontano i croccantini e quello corse a mangiarli. I due bambini stavano per ricevere in premio la corona d’allora che sparirono di nuovo. E si ritrovarono in mare aperto! -Aiuto! -Sahara, perché urli, cosa succede? -Uno squalo davanti a me!!! -Nuotiamo verso quella nave. C’era una nave a qualche metro da loro. Si misero a chiedere aiuto e…a salvarli arrivò Cristoforo Colombo in persona!! Salirono a bordo della Santa Maria e si diressero verso l’America. Non fecero in tempo a dire “a” che si ritrovarono di nuovo nel salotto dello zio, a cui raccontarono tutto. Allora capirono come spariva e riappariva lo zio: viaggiava nel tempo e tra un viaggio e l’altro non passava neanche un secondo. -Vedete, nel passato, non c’è tempo! - spiegò lo zio, -Il tempo per voi si è fermato, per il resto del mondo no. Ora siete parte di un segreto. Non dovete dirlo a nessuno. Così, Sahara e Daniele, tornati nel presente, ripresero la vita normale e ogni volta che andavano dallo zio.... prendevano splendidi voti in storia e geografia. Autore: Classe VB Scuola primaria “Moretti” - San Benedetto del Tronto (AP) Istituto Comprensivo Scolastico Nord

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Scuole Primarie

Provincia di Macerata

Illustrazione di Federica Ricci


Il compleanno di Nicola Era da tanto che Nicola aspettava quel giorno: il 18 giugno, la data del suo ottavo compleanno! Sul calendario faceva il conto alla rovescia, ora finalmente il gran giorno era arrivato. Nicola non stava più nella pelle: i genitori gli avevano promesso una grande festa con tutti i suoi amici, ma soprattutto gli avrebbero regalato una Wii-U tutta per lui, senza doverla più dividere con suo fratello maggiore Alessio. Mentre si stava vestendo, Nicola sentì una vocina che proveniva da dentro la sveglietta che stava sul suo comodino. Si avvicinò e vide un esserino con le ali trasparenti , gli chiese chi era. “Sono Miriam, la fatina del tempo. Vedo che oggi sei particolarmente felice, come mai?” “Oggi è il mio compleanno e riceverò tanti regali !” La fatina del tempo disse: “ Anche io voglio farti un regalo. Che cosa desideri?” Nicola rispose: “Vorrei che il tempo si fermasse e che fosse sempre il giorno del mio compleanno!” La fatina rimase un po’ perplessa per quella richiesta, ma aveva fatto una promessa e intendeva mantenerla. Il papà, che era un ottimo cuoco, gli preparò una grande torta con crema e cioccolato, ricoperta di panna montata. La mamma gli organizzò una favolosa caccia al tesoro e invitò perfino un prestigiatore che sapeva fare tante magie. Arrivarono i suoi amici portando tanti regali. Nicola era al settimo cielo! Dopo aver spento le candeline e aver mangiato la torta, Nicola cominciò ad aprire i pacchi. Uscirono fuori: un trenino, le carte dei Pokèmon, un libro di avventure e tanti altri regali e, infine, la tanto desiderata Wii-U! La festa finì e gli amici se ne andarono. Nicola andò a dormire felice.

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Quando si svegliò guardò il datario sulla sveglia, segnava il 18 giugno 2014! Era ancora il giorno del suo compleanno: la fatina aveva mantenuto la sua promessa! Nicola andò in cucina, trovò il papà che stava preparando una meravigliosa torta, la mamma stava decorando il salotto con tanti palloncini. Più tardi suonò il campanello della porta e arrivarono i suoi amici, ma mancava qualcuno e… avevano la faccia imbronciata. Nicola si rivolse a Mattia, il suo amico del cuore: “Perché siete tutti imbronciati? Non siete felici di partecipare alla mia festa?” Mattia rispose: “Le feste del tuo compleanno sono sempre molto divertenti... ma se è sempre il tuo compleanno...noi quando festeggiamo il nostro?” Nicola capì che si era comportato da egoista. Andò subito dalla fatina e le chiese di rimettere a posto il tempo, ora ognuno poteva festeggiare il proprio compleanno!

Autore: Classe II Scuola Primaria “Via Roma” - San Ginesio (MC) Istituto Comprensivo ”Vincenzo Tortoreto”

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La bellezza di ogni età Sofia è una bambina di 10 anni dai capelli lunghi e biondi e da un bellissimo sorriso. Indossa spesso gonne con grandi fiori fucsia e magliette sempre colorate. Sa di essere molto bella e questo la rende orgogliosa, ma a volte anche antipatica con le sue amiche. pesso, per questo motivo, loro non la invitano alle feste, ma a lei non importa, è fiera della sua bellezza, ed ha un sogno: restare sempre così, giovane, carina e ammirata da tutti. Sofia ha un solo difetto: la paura di incontrare le persone anziane, perché pensa che solo vedendole possa diventare come loro, con le mani rugose, la schiena “spaccata in due” dai lavori domestici e le tante “acciaccature” sul viso. Un giorno Sofia, mentre stava dal parrucchiere incontra Anna, una sua compagna di classe una bambina timida, riservata, ma molto socievole che la invita a trascorrere un pomeriggio a casa sua. Anna sa bene com’è Sofia. Tutte le mattine, la vede arrivare a scuola e, oltre a togliersi subito il giubbetto, si slaccia anche il grembiule, per mettere in mostra i suoi bellissimi abiti spesso nuovi e colorati. Poi però Anna si accorge che gli occhi di Sofia si intristiscono quando rimane da sola in classe a ricreazione a mangiare la merenda o quando la maestra Marisa racconta agli alunni con entusiasmo di quando lei era piccola, che giocava a campana con i suoi amici o quando scriveva con il pennino nei suoi quaderni neri in bella calligrafia. “Vieni con me, Sofia ti voglio far conoscere una persona speciale” esclama Anna. Sofia rimane stupita dall’invito perché prima d’ora nessuna compagna l’aveva mai accolta in casa. Ha molta paura, ma alla fine incuriosita accetta. La mamma di Anna le accompagna con la macchina fino a casa. A Sofia tremano le gambe, sente le mani pietrificate e non riesce a emettere nessun suono. Anna apre il portone di casa e fa accomodare Sofia nella sua morbida poltrona. A quel punto Sofia si accorge della presenza della sua più grande paura. È lì seduta, accanto a lei: con un rosso golf di lana appoggiato sulle sue tremanti spalle. Le mani grandi e rugose lavorano a maglia e sul naso aquilino poggiano degli strani occhialetti a mezza luna.

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I capelli grigi sono acconciati a mo’ di cipolla. La sua gonna a scacchi verde e marrone arriva fin sotto le ginocchia e somiglia ad una tovaglia per il pic- nic. Ai piedi indossa delle strane pantofole marroni di lana cotta con sopra una zip. “Ciao, Sofia, finalmente ti conosco, mia nipote mi ha parlato molto di te!” Sofia non riesce a rispondere, ma pensa: “ Come mai Anna ha parlato alla nonna di me?” Si avvicina velocemente Anna che racconta nei minimi particolari ciò che era successo a scuola. Mentre ascolta le due parlare, Sofia ha il terrore di diventare anziana, rugosa, tremolante e vorrebbe solo fuggire via da quella casa. Però a guardarla bene, sembra una persona affascinante. La nonna inizia a raccontare di quando era piccola e di come era faticosa la vita durante la guerra. Sofia fa finta di ascoltare, ma intanto pensa: “ Non voglio diventare anziana... Uffa che noia... Questi anziani raccontano sempre le stesse cose....” Ad un certo punto Sofia sente la mamma di Anna brontolare con suo figlio più piccolo e... “ Sai, Sofia, anche io quando ero piccola mi vantavo di essere bella, ero ammirata da tutti e avevo paura del tempo che passava. Poi, ho capito che il tempo che passa porta con sé tesori nascosti. Ricorda il tempo è galantuomo solo lui è capace di risanare le ferite più profonde dell’animo. È un amico che mi ha sempre accompagnato lungo la vita. A volte ci parlo, lui non risponde, ma è sempre pronto a ricordarmi di godere ogni istante perché il tempo passato non tornerà mai più. Esso rimane nei ricordi, in una vecchia fotografia ingiallita o in un abito sgualcito ormai fuori moda. Ricorda di guardarti ogni tanto allo specchio, ma non per ammirare i tuoi vestiti, ma per capire che il tempo è tuo amico. Solo lui ti farà svolazzare nella tua testa ricordi, pensieri, volti e giocattoli di quando eri piccola.”

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Sofia sembra ipnotizzata da quelle parole e pian piano capisce che non deve avere paura di crescere. Ormai è grande: ha tutti i denti, è alta con i capelli lunghi e i suoi occhi sembrano avere una luce diversa tanto da renderla una bambina quasi più bella di prima. Sofia comincia a riflettere sulle parole della nonna. Ora è pronta a godere di ogni istante perché sa che quell’istante non tornerà più, ma rimarrà nei ricordi. Vedendo gli occhi della nonna, Sofia si rende conto che l’allegria, la felicità, l’armonia di una bambina rimarranno sempre anche quando si invecchia. Da quel giorno anche i suoi compagni cominciarono a vederla con uno sguardo diverso perché la vedono più matura, più felice e più affettuosa. Ora anche lei come i suoi amici racconta in un tema e poi in un disegno come sarebbe voluta diventare da grande. Scopre così che non ha più paura di crescere e del tempo che passa perché, come le ha detto la nonna, ogni età ha la sua bellezza.

Autore: Classe IVB Scuola primaria “Dolores Prato” - Macerata Istituto Comprensivo “E. Mestica”

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Ma che cos’è il tempo? C’era una volta un bambino di nome di Alexander che andava alla ricerca del significato del tempo. ...perché è tornato l’inverno? ...perché nonno ha i capelli bianchi? ...perché divento grande? Alexander aveva dieci anni e viveva in un piccolo paesino vicino Londra. Egli era un bambino con la “testa sempre fra le nuvole”, ma allo stesso tempo molto curioso; infatti durante le lezioni invece di ascoltare la maestra leggeva in continuazione libri riguardanti il concetto del tempo. Dopo tante letture, però, non riuscì a trovare una spiegazione plausibile. Una notte, non riuscendo a dormire perché tormentato da questa forte curiosità, salì in soffitta per prendere dei libri. Ne prese uno che all’apparenza sembrava un libro qualunque. Ma... quando lo aprì, venne risucchiato all’interno di un vortice. Davanti ad Alexander si presentarono tre porte: quella del tempo Passato, quella del Presente e quella del Futuro. Entrò nella prima porta e si trovò nell’antica Grecia dove si stava svolgendo ad Olimpia la cerimonia iniziale delle Olimpiadi. Infatti il tedoforo era appena arrivato vicino al braciere pronto ad accendere la fiamma olimpica, quando all’improvviso dagli spalti dello stadio il pubblico si alzò, muovendosi ritmicamente al grido del motto “Citius! Altius! Fortius!” Alexander era talmente sorpreso da tutto ciò che lo circondava ma non ebbe il tempo di riflettere perché, nei panni di un atleta, doveva partecipare alla gara della maratona. Era quasi al termine della gara quando….inaspettatamente si trovò davanti alla porta del Presente dove fu colpito agli occhi da una luce abbagliante. Entrò e vide se stesso che sfogliava un libro, i suoi compagni che facevano cena, i genitori che discutevano dei fatti quotidiani e il suoi cagnolino che stava giocando con il suo peluche preferito. Infine Alexander venne catapultato nella porta del Futuro dove vide diverse immagini: il bel voto che aveva preso nell’interrogazione di storia annotato sul suo diario, la sua festa di laurea e tanti piccoli “Alexander” giocare in giardino.

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Il giorno dopo ritornò a scuola e come previsto il suo dieci era stampato sul suo diario. Alexander però, ormai certo di non avere sognato, raccontò la sua fantastica esperienza a tutti i suoi amici. Da ora in poi Alexander è testimone che il tempo che ci circonda in ogni momento della nostra vita e che con l’immaginazione e la curiosità si possono fare esperienze che ci permettono di costruire il nostro tempo.

Autore: Classe VA Scuola primaria “Dolores Prato” - Macerata Istituto Comprensivo “E. Mestica”

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Illustrazione di Lisa Gelli


Corre il tempo Corre il Tempo Come un ruscello, che ogni ostacolo rapido sorpassa; corre il Tempo come il vento, che nell’aria le voci disperde; corre il Tempo come un leone, che la sua preda spaurita rincorre; corre il Tempo come le onde del mare, che s’infrangono all’orizzonte; corre il Tempo come un cavallo, che nella prateria fiero galoppa; corre il Tempo come l’anno e porta via con sé ogni affanno; corre il Tempo come la vita, in un attimo è già finita;

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corre il Tempo come non mai, più veloce di un tranvai. Ma dai, Tempo! Resta qua! Non andartene di là! Rallenta il tuo fluire cosicché non pensiamo ai giorni a venire.

Autore: Classe V Scuola primaria “Q.re Pace” - Macerata Istituto Comprensivo “E. Fermi”

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Secondo e… l’incubo del “Frullatempo” Ogni giorno, quando la mamma lo va a prendere a scuola, Secondo sale in macchina ed è un fiume di parole. Racconta con entusiasmo ogni singolo minuto trascorso a scuola, perché lì impara cose nuove ed interessanti per lui, divertendosi e senza sprecare un attimo di tempo. Frequenta la classe quarta della scuola primaria, ormai è cresciuto, e pensa che le cose che fa e di cui parla siano da grande, perciò importanti. La mamma sembra ascoltarlo, però, nonostante i sorrisi, le espressioni di sorpresa: “Ah che bello!” e le domande che gli pone, Secondo capisce che ha la testa da un’altra parte. Infatti, mentre schiva un passante e sfreccia a tutta velocità in una rotatoria, già sta pensando: alla spesa da fare, al pranzo da preparare e a tutte le altre cose che la aspettano il pomeriggio e la sera. Anche il papà, da parte sua, non se la cavava bene con il tempo: è sempre di fretta. Inoltre, Secondo si è accorto che la domenica è diventata una “maratona”. Dopo il pranzo dai nonni, si fugge via per visite noiose ai centri commerciali affollati. Qui, anche quando incontrano gli amici ci conversano appoggiati ai carrelli della spesa, sempre di fretta e tenendo d’occhio l’orologio. Eppure, il bambino ricorda che da piccolo c’erano state domeniche di “dolce far niente”, spesso si andava a fare un pic-nic, oppure a pedalare con le biciclette in campagna a godersi il sole, l’aria e la natura Forse perché sta diventando grande, ma Secondo sente una strana sensazione crescere dentro di sé, ha il sospetto che la vita da grandi sia come stare in un “frullatore del tempo”, che va a tutta velocità.

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Una notte, addirittura, sogna quel terribile strumento di tortura: vede se stesso, da grande, risucchiato in un enorme “frullatempo” che ha gli occhi sgranati e la bocca famelica. Per fortuna Secondo si sveglia da quell’orribile incubo tutto sudato, ma ancora intero. Però il pensiero del “frullatempo” continua a tormentarlo anche da sveglio, perché a lui piace fare le cose con calma. Gli piace aver tempo per sprofondare nelle pagine dei libri di avventura, per ore ed ore, e far correre la fantasia; desidera anche godere lentamente il “piacere rinfrescante” di un gelato, sulla panchina del chiosco del suo amico Mario. Perciò, più passano i giorni più il bambino, osservando i grandi, pensa che non vuole crescere o almeno… non vuole entrare nel micidiale “frullatempo”. Tutto precipita un giorno in cui la mamma, presa dalle sue faccende, dimenticata Secondo a scuola e, invece di consolarlo, si giustifica dicendo: ”Ormai sei grande e devi sapere che per i grandi il tempo non basta mai…!” Eh noo! Questo proprio no! Secondo non lo avrebbe mai accettato. Per lui il tempo è troppo prezioso per farlo finire in quel maledetto “frullatempo”. Tornato a casa scrive su un foglio, poi lo appende fuori dalla porta della sua cameretta e si chiude dentro. Quando la mamma lo cerca per fare pranzo, ha una sorpresa, trova il biglietto con scritto:

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RIVOGLIO IL NOSTRO TEMPO… tempo di corse spensierate con le biciclette nelle campagne assolate; tempo di onde di mare di bambini al sole a giocare; tempo di coccole e giochi insieme che fanno tanto bene… tempo di mamma e papà lo voglio tutto per me…, ma c’è il “frullatempo” si sa...! ABBASSO IL “FRULLATEMPO”! Allora la mamma capisce, parla con il papà poi insieme ragionano con Secondo, così dopo essersi abbracciati, trovano una soluzione. Si mettono d’accordo, fanno un’alleanza, per non permettere al “frullatempo” di fare a pezzi il loro preziosissimo tempo. Perciò decidono di prendere la vita quotidiana con calma, di trovare sempre dei momenti per stare tranquilli insieme, o per fare, ognuno, le cose preferite e godersele. Secondo è davvero felice, ora può e vuole diventare grande, non ha più paura dell’infernale “frullatempo”, perché insieme ai genitori… gli ha staccato la spina.

Autore: Classe IVA Scuola primaria “V. Piave” - Morrovalle (MC)

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La tempofesta Il signor Tempo era una persona molto misteriosa: esisteva da sempre, nessuno sapeva quanti anni avesse, né si era mai fatto vedere, però quando passava lasciava le sue tracce ovunque. Aveva il pallino della puntualità, perciò la sua casa era piena di orologi svizzeri, che egli controllava e regolava continuamente, affinché segnassero l'ora giusta al momento giusto. Sua moglie, la signora Pausa, era sempre allegra e riposata, si curava molto, andava al cinema, ma appena entrava iniziava subito l' intervallo. Spesso prendeva un tè o un caffè con le amiche, che le volevano molto bene, perché insieme a lei si rilassavano tantissimo. La signora Pausa ogni giorno invitava suo marito a fermarsi un po' con lei, ma il signor Tempo non poteva farlo, perché aveva troppi impegni e troppe responsabilità. Si incontravano solo all'alba e al tramonto, quando tutti nel mondo volevano riposare. In quei momenti parlavano dei loro tre figli: Passato ( il maggiore), Presente (il medio), Futuro (il più giovane), che non potevano mai incontrarsi. - Sarebbe bello se i nostri figli si potessero vedere almeno una volta...- sussurrava mamma Pausa. Ma papà Tempo non era d'accordo e ribatteva duro: - Lo sai che non è possibile, ci sarebbero gravissime conseguenze!! Non pensiamoci più! Anche i ragazzi della famiglia erano molto originali. Passato era un famoso archeologo e storico, la sua passione infatti era la storia, che scriveva continuamente in molti libri; però era sempre un po' triste, perché solo pochi scolari li studiavano volentieri. Si vestiva sempre fuori moda e aveva la casa stracolma di oggetti usati, che non servivano più e che gli mandava continuamente suo fratello Presente. Tra questi c'erano un vecchio computer ed un cellulare con un messaggio: - Ciao fratellone! Ti mando queste cose, così per comunicare con me non avrai più bisogno del piccione viaggiatore, né della tua scassata macchina da scrivere! Ci sentiamo...-

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Presente era un bel ragazzo, vestiva sempre all'ultima moda, ogni sei mesi cambiava automobile, computer e cellulare : era “fichissimo”! Amava il rock e le discoteche, andava molto spesso in palestra e messaggiava continuamente con i suoi amici, che sentiva ogni giorno anche su facebook. Voleva fare il modello o il calciatore, per guadagnare una montagna di soldi! Presente era così: viveva alla giornata, pensando solo a divertirsi... Futuro, invece, era completamente diverso: era un grandissimo scienziato, la matematica, la fisica e la chimica erano il suo pane quotidiano. Stava sempre nel suo laboratorio a fare esperimenti, infatti aveva grandiosi progetti: scoprire una medicina per ogni malattia, viaggiare tra le galassie per dimostrare l'esistenza di altri mondi, risolvere tutti i problemi del nostro Pianeta. A questo proposito, Futuro, che era avanti anni luce, ebbe un'idea geniale, che comunicò subito ai fratelli, usando semplicemente la forza del pensiero: Ciao ragazzi, dobbiamo assolutamente incontrarci! Devo chiedervi qualche consiglio... Leggo già nella vostra mente la risposta: “Papà non vuole! Ci potrebbero essere gravissime conseguenze !!“ Lo so, ma è molto importante!! Dobbiamo solo stabilire luogo e ora...Presente, adolescente scapestrato, all'idea di disobbedire ai genitori era eccitatissimo. Passato, che era il più saggio, non voleva, ma i fratelli si lamentarono così a lungo, che alla fine si arrese; in fondo anche lui aveva voglia di fare qualcosa di nuovo! Così disse: - Bene, so io dove possiamo incontrarci senza causare catastrofi... Ci vedremo a scuola, anche se Presente la odia, perché è l'unico posto al mondo dove noi tre possiamo convivere! Lo faremo al tramonto, a quell'ora non ci sarà nessuno e anche mamma e papà saranno occupati in una delle loro conversazioni noiosissime! Anzi,

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portiamo un po' di amici, così faremo una mega “Tempofesta " ! Quella sera finalmente Passato, Presente e Futuro si incontrarono in una scuola modernissima, con una grande biblioteca, una splendida palestra e numerosi laboratori scientifici. Fu una notte indimenticabile, accaddero cose incredibili! Futuro incontrò famosi scienziati come: Einstein, Newton, Leonardo da Vinci, Galileo, Pitagora e tanti altri... Tutti insieme fecero il più grande congresso scientifico di tutti i tempi e trovarono tante idee per salvare il Pianeta... Intanto Presente fece amicizia con gli amici di Futuro e si divertì a comunicare con la forza del pensiero con alcuni extraterrestri, si vestì con i loro abiti per portare sulla Terra una moda extragalattica. Nel frattempo Passato aveva scoperto che è bello essere moderni! Con alcuni amici di Presente imparò ad usare le nuovissime tecnologie, per scrivere libri di storia più interessanti, imparò l'inglese e abbandonò i suoi vestiti da cavernicolo ( che erano i suoi preferiti, perché tanto non lo vedeva nessuno) e indossò abiti firmati molto trendy, fashion, glamour, casual..., che piacevano tanto a Presente! Però, tra tutti questi eventi incredibili, il più straordinario fu che quella notte i tre fratelli scoprirono di essere molto legati l'uno all'altro e uniti più che mai, ma soprattutto impararono ad apprezzarsi di più. All'alba si salutarono e se ne andarono, ma prima di uscire dalla scuola, Passato lasciò in biblioteca il suo ultimo libro, in cui raccontava quell' incredibile nottata. Era così interessante che, quando i bambini lo lessero, non si annoiarono affatto,anzi, cominciarono ad amare la storia. Forse per la prima volta nella storia del mondo, disobbedire ai genitori aveva portato qualcosa di buono!

Autore: Classe IVB Scuola primaria “V. Piave” - Morrovalle (MC)

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Illustrazione di Lorenzo Sabbatini


Il tempo più bello C’era una volta, tanto tempo fa, un paese dove tutti vivevano in armonia tra loro e con la natura. Il grande bosco proteggeva il paese e ospitava molti animali. I ruscelli erano limpidi, freschi e scorrevano veloci lungo i pendii, il cielo era sereno e per i prati scorrazzavano i bambini. Ogni momento della giornata era vissuto con entusiasmo. Una mattina, mentre donne e bambini salutavano i mariti ed i padri che andavano a lavorare, venne un uomo alto, magro e vestito di tutto punto, chiamato DJ. Era venuto con un carro a quattro ruote che stranamente si muoveva da sé, senza essere trainato da cavalli. I bambini, incuriositi, si avvicinarono a vedere gli oggetti che il misterioso uomo aveva portato: c’erano una decina di scatole che si aprivano e si chiudevano ed al loro interno erano disposti su più file dei tasti con le lettere dell’alfabeto. I ragazzini erano come incantati davanti a quegli oggetti: bastava un clic ed era possibile “viaggiare” in tutto il mondo, conoscere nuove persone, scoprire cose interessanti… Le mamme lo furono ancora di più, quando ricevettero utensili per la casa super tecnologici, che permettevano loro di svolgere più in fretta tutti i lavori domestici. Chissà quanto tempo avrebbero guadagnato grazie a quelle macchine! Tutti corsero a casa per utilizzare i nuovi strumenti. Quando ritornarono i padri ed i mariti dal lavoro, anch’essi furono subito rapiti da quel mondo tecnologico e da quel momento la vita del paese, delle famiglie e delle persone cambiò. Nessuno aveva più tempo da trascorrere con gli altri e all’aria aperta. Erano così presi, così tormentati, così indaffarati che si dimenticavano addirittura della propria famiglia: le mamme si scordavano di preparare i pasti per i propri figli perché prese da REAL TIME, i bambini stavano svegli giorni interi, fino a quando non raggiungevano il livello più alto del loro video game, i padri lavoravano fino a notte fonda… Ognuno stava sempre sopra qualche apparecchio elettronico a lavorare, a giocare, a chattare, a curare il proprio profilo Facebook… Fu strabiliante la velocità con cui tanti nuovi termini entrarono a far parte della vita degli abitanti di quel paese!

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Non solo! Tutti diventarono egoisti, scaltri per procurarsi i soldi con cui comprare apparecchi sempre più evoluti, costosi e lontani dalla vita reale. Non si accorgevano più dell’ambiente che li circondava: non guardavano più il cielo, non si meravigliavano di fronte al miracolo della primavera, non sapevano nemmeno in quale stagione si trovavano … avevano perso la cognizione del tempo. Dopo qualche anno DJ passò di nuovo nel paesino, perché aveva scoperto i pericoli della tecnologia e voleva avvertire gli abitanti, prima che fosse troppo tardi. Quando arrivò, vide che la situazione era davvero grave e che doveva trovare subito un rimedio al guaio che lui stesso, inconsapevolmente, aveva procurato. Allora passò di casa in casa e regalò alle famiglie una sveglia speciale, che ad ogni ora suonava e diceva una frase diversa: “E’ TEMPO DI DARE IL BACIO DEL BUON GIORNO”, “E’ TEMPO DI GIOCARE CON GLI AMICI”, “E’ TEMPO DI GUARDARE LE STELLE”, “E’ TEMPO DI PASSEGGIARE CON LA FAMIGLIA”, “E’ TEMPO DI AIUTARE GLI ALTRI”. E così, piano piano, giorno dopo giorno, gli abitanti del paese ricominciarono a vivere la vita vera, imparando ad utilizzare la tecnologia entro certi limiti e scoprendo che il tempo più bello era quello dedicato alla famiglia, agli altri e a contatto della natura.

Autore: Classe V Scuola primaria “Castelnuovo” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “N. Badaloni”

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C’era una volta una fogliolina Un bel mattino, un raggio di sole attraversò le nubi e arrivò direttamente da lei, svegliandola. La piccola fogliolina Marilù aprì gli occhi. Era primavera! Il prato intorno al suo albero era già fiorito e brulicava di vita; le gemme del suo bellissimo ciliegio avevano già indossato l’abito della festa. “Su sveglia, sorelle foglie, è primavera! Non lo vedete il nostro verde lucente? Festeggiamo!” Oh, come si sentiva bene Marilù, aveva fatto un lungo sonno e ora ricominciava a fiorire nella nuova stagione, tra i cinguettii dei suoi amici uccellini, tra i colori della natura che parlavano con il sole. Ah, sì, ecco perché era così contenta e insieme così inquieta… Aveva fatto un brutto sogno. Ora ricordava, aveva viaggiato nel tempo… Era autunno e un vento dispettoso aveva staccato, ad una ad una, tutte le foglioline dai rami, facendole volare qua e là nel cielo, senza meta. Marilù incontrò molte amiche e con una di esse decise di condividere il suo viaggio, nello spazio infinito di quel cielo nuvoloso. Ad un certo punto furono attratte da un luccichio proveniente dalla terra. Incuriosite, decisero di andare in esplorazione e si avvicinarono a quello strano macchinario che assomigliava proprio a una lavatrice. In realtà era una MACCHINA DEL TEMPO. Prima ancora di rendersene conto, furono risucchiate nella macchina e si ritrovarono sbalordite in luogo davvero particolare, una specie di prato dove non c’era assolutamente niente, solo una luce soffusa che sembrava avvolgerle. Le foglioline non avevano paura, anzi erano molto eccitate. All’improvviso davanti a loro, in una piccola radura, comparvero tre frecce che indicavano tre strade: a destra si andava verso il “FUTURO”, a sinistra verso il “PASSATO”, di fronte c’era la strada del “PRESENTE”. Incerte, ma molto determinate, scelsero di visitare il “passato”. Il “passato” era un paese davvero straordinario. Sapete, dal cielo blu si vede tutto meglio! Le città erano colorate, non c’erano fabbriche, né palazzi e neanche auto: la gente andava in bicicletta e passeggiava nei prati. Tanti bambini giocavano allegri nei parchi, con gli animali. Sui prati verdissimi , migliaia di fiori di mille colori si confondevano con l’arcobaleno. C’erano tanti alberi, di tutte le forme, i cui rami sembrava giocassero con i raggi del sole.

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E quante amiche foglioline! Facevano il girotondo nell’aria pura , sotto quel cielo limpido che si rifletteva, come uno specchio, sui laghetti cristallini dei campi. Marilù e la sua amica erano estasiate e a malincuore salutarono il “passato”; il “Futuro” le stava aspettando! Il futuro si presentò ai loro occhi come non avrebbero mai pensato. Era tutto molto strano, innaturale. Una fitta nebbia, come fumo nero, copriva la Terra. Si vedevano solo le punte dei grattacieli altissimi che bucavano le nuvole, sotto lo sguardo triste di un cielo scuro e desolato. Neanche il sole aveva più la forza di farsi vedere. Le foglioline non riuscivano quasi a respirare, ma si spinsero ugualmente più in basso per osservare quel paese così inospitale. Non c’erano parchi, né laghetti, né bambini spensierati…Volevano chiedere informazioni a qualche fogliolina, ma non ne videro nemmeno una….non c’erano gli alberi! Ad un certo punto si chiesero perché tutte quelle persone , vestite stranamente, indossassero una specie di maschera sul viso! “Via, andiamo via!” gridò disperata Marilù. “Qui è pericoloso, torniamo nel presente. Dobbiamo avvertire gli uomini di quello che potrebbe succedere al nostro pianeta ,nel futuro, se continuiamo a non rispettare la natura!” Di corsa, quasi intossicate da quella nube di gas, raggiunsero il punto da cui erano partite e tornarono al presente…. Marilù era ora perfettamente sveglia e raccontò il suo brutto sogno all’amico albero. -Bisogna fare qualcosa - sospirò il bellissimo ciliegio fiorito. Ringraziò di cuore la fogliolina, chiamò di corsa i suoi uccellini ambasciatori e fece consegnare a chi sapeva lui, tante lettere d’invito. Marilù, gli alberi, gli animali, il mare, il sole, il cielo, le montagne, i laghi e tutti i loro amici , si riunirono così in una grande assemblea per affrontare quel grave problema… Parlarono per giorni e giorni e alla fine, tutti insieme, decisero che da quel giorno si sarebbero opposti a ogni forma di inquinamento che potesse mettere in pericolo tutta la Terra. E fu così che la Natura decise di salvare il mondo. Autore: Classe IIB Scuola Primaria“B.Gigli” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Robertino, il bambino perditempo C’era una volta, un bambino di nome Robertino che frequentava la III elementare. Era carino e intelligente e, come tutti i suoi coetanei, sapeva leggere, scrivere e fare i conti, ma a differenza dei suoi compagni , aveva un problemino : era un vero e proprio “ perditempo” e, come tale, non era in grado di comprendere il valore del Tempo. Del resto come poteva riuscirci ? Era difficile per lui capire cosa fosse il Tempo dal momento che non lo poteva vedere, toccare, sentire. Tutti gli dicevano che era qualcosa di prezioso che passava senza ritornare più indietro, ma per lui queste erano solo parole. Robertino, infatti, viveva tranquillo nel suo mondo dove era lui a scandire e a stabilire i ritmi della giornata e si meravigliava del fatto che, invece, questa cosa facesse andare su tutte le furie le persone che avevano a che fare con lui: i genitori, i nonni, le maestre e persino i suoi amici. La mattina arrivava a scuola sempre in ritardo. Era fondamentalmente un gran pigrone; quando la mamma lo svegliava, lui continuava a poltrire nel letto incominciando a perdere tempo già dal risveglio. Continuava poi con la velocità di una lumaca a vestirsi davanti alla TV e, alla fine dei conti, arrivava in classe quando i suoi compagni avevano già iniziato la lezione. Sapeva scrivere molto bene ed era pieno di doti così da essere annoverato tra i più capaci “scrittori” della classe, ma il più delle volte era troppo impegnato a fare lavoretti e scherzetti e la pagina del quaderno rimaneva bianca, priva di parole rimaste in sospeso nell’aria. La maestra si disperava e non sapeva più quale strategia adottare. Era l’ ultimo in tutto: a fare ricreazione, a scrivere i compiti, a preparare lo zaino e, persino, ad uscire da scuola. Fu così che un giorno il Tempo, stanco di essere tanto ignorato, abbandonò il mondo di Robertino. Quel particolare che nella sua vita finora era stato così insignificante, all’ improvviso, si trasformò nel suo peggior incubo.

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Ogni giornata divenne uguale, monotona e noiosa: il giorno e la notte, la scuola ed il tempo libero erano la stessa cosa. Anche gli orologi, appena lui li guardava, smettevano di ticchettare. Quindi per Robertino iniziò una serie di disavventure: gli capitava di andare a scuola e di trovarla chiusa poiché era notte, accendeva la TV all’ ora in cui pensava di vedere i suoi cartoni preferiti e , invece, trovava telegiornali o documentari che trasmettevano notizie noiose. Andava al campetto per giocare a calcio con gli amici e, non appena arrivava, l’arbitro, con un fischio, segnava la fine della partita. Il massimo lo raggiunse il giorno della gita scolastica quando si presentò nel luogo del ritrovo e si accorse che ormai tutti i suoi compagni erano già partiti. Disperato Robertino si rinchiuse nella sua cameretta e, con il viso bagnato di lacrime e il cuore pieno di sconforto, abbracciò il suo cuscino. All’ improvviso si ritrovò davanti ad un formicaio, si stropicciò gli occhi per vedere bene e, proprio in quel momento, avvistò la Formica sbattere la porta in faccia alla Cicala che, disperata, iniziò a barcollare per la fame e per il freddo. Robertino le corse incontro, capì subito quello che stava succedendo, così mise una mano in tasca dove trovò un biscotto, lo porse allo sfortunato animaletto che subito lo strinse tra le sue zampine. A quel punto la Cicala, piena di gratitudine, si rivolse a Robertino supplicandolo: - Ti prego, non commettere il mio stesso errore: io sono stata pigra e, incurante del Tempo che passava, ho trascorso tutta l’ estate a cantare invece di cercare il cibo per l’ inverno. Ed ora, che la stagione fredda è sopraggiunta, dovrò pagare questo errore con la mia stessa vita. Mi raccomando, stai attento: non sprecare il Tempo, è molto prezioso, impegnati sempre anche se è la cosa più difficile da fare. Bisogna essere previdenti per evitare i rischi ! Dette queste parole, la Cicala, tramortita dalla fame e dal freddo, si accasciò

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ai piedi del bambino e svenne. Robertino rimase di stucco, era spaventato e disorientato quando sentì una vocina sottile sottile provenire dal basso che gli intimava: - Ehi piccolo moccioso, levati dalle zampe ! Non lo sai che sto nel mezzo di una gara ? Il bambino fece un salto all’ indietro e rimase stupito nel vedere una piccola Tartaruga avanzare passo dopo passo con tenacia e costanza verso il traguardo. Immediatamente capì che stava assistendo alla famosa corsa tra la Lepre e la Tartaruga. Infatti, di lì a poco, scorse un Leprotto sopraggiungere a tutta velocità, come una saetta, con gli occhi sgranati, meravigliati nello scoprire che proprio in quel momento la Tartaruga stava tagliando il traguardo. La Lepre, inferocita, sbattendo le zampe a terra, denunciava l’ ingiustizia di questa vittoria, ma la sua avversaria, con una soave calma ribatteva: - Non serve correre, bisogna partire in Tempo! Tutt’ un tratto Robertino percepì che ciò che era intorno a lui si stava muovendo, come se si trovasse in una piccola imbarcazione in alto mare. All’improvviso aprì gli occhi e vide la madre che, con volto sereno, lo stava esortando a svegliarsi altrimenti, come al solito, avrebbe fatto tardi a scuola. Subito il bambino guardò l’orologio e si accorse con meraviglia che le lancette si stavano muovendo: il Tempo era ritornato a far parte del suo mondo, o forse non lo aveva mai abbandonato… Ora toccava a lui fare la sua parte: con tutti gli insegnamenti ricevuti durante il sonno, era finalmente diventato amico del Tempo e aveva capito quanto fosse importante prenderlo in considerazione. Bisognava cambiare musica da subito, per prima cosa arrivare puntuale a scuola per l’inizio di un nuovo inizio…

Autore: Classe IIIB Scuola Primaria“B.Gigli” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Illustrazione di Giada Pachiega


La bambina e il tempo C’era una volta una bambina che non aveva mai tempo per fare niente. Un giorno la mamma le chiese se poteva andare a raccogliere delle fragole nel bosco, ma la bambina rispose: - NON HO TEMPO! Il tempo si era trasformato in “cattiveria” perché sembrava che la bambina non avesse più voglia di fare niente, infatti restava tutto il tempo, da sola, a guardare la televisione o a giocare con i videogiochi. Un giorno, nella città in cui viveva la bambina, venne un vecchietto con un orologio appeso al collo; le lancette erano ferme. La bambina, sospettosa, lo osservava da lontano nascosta dietro il tronco di un grosso albero. Il vecchietto aveva una lunghissima barba un po’ bianca e un po’ grigia, gli occhi azzurri come il cielo, la faccia piena di rughe, ma le mani lunghe e forti; aveva un po’ di pancia e, nonostante tutto, delle potenti gambe. Si vedeva che era un essere ordinato, preciso e metodico, però era anche tanto triste e silenzioso. La bambina prese coraggio, si avvicinò lentamente al vecchietto e gli chiese: - Perché sei così triste? Il vecchietto, con una voce fioca, le rispose: - Io sono il Signor Tempo, vengo da lontano, da molto lontano e sono triste perché il comportamento di una bambina ha fermato le lancette del mio orologio. La bambina iniziò a pensare che forse quel vecchietto stava parlando di lei, ma fece finta di niente perché aveva paura. Allora chiese al vecchietto: - Che cosa ha fatto questa bambina per renderti così triste e sconsolato? Il vecchietto le rispose: - Quando i bambini non vogliono più fare niente, stanno soli e si divertono solo davanti alla televisione o ai videogiochi, la fantasia muore ed il tempo non ha più motivo di scorrere. La bambina, commossa, prese la mano del vecchietto e gli promise che, d’ora in avanti, avrebbe utilizzato il suo tempo anche per giocare all’aperto, con gli amici, e per aiutare gli altri.

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Le lancette dell’orologio ripresero a girare, il Signor Tempo sorrise e la bambina, felice, andò a raccogliere le fragole nel bosco, per portarle alla sua cara mamma. Avrebbe riscoperto la bellezza della natura, della bontà, della gentilezza, ma soprattutto della fantasia. Il giorno seguente la bambina ebbe il desiderio di scrivere una poesia: C’E’ UN TEMPO PER TUTTI Un tempo non esistevo neanche, esistevo solo nei pensieri di mamma e papà, poi sono nata e da quel momento il tempo è qualcosa che mi appartiene: ho il tempo per giocare, ho il tempo per imparare, ho il tempo per aiutare chi è in difficoltà, ho il tempo per riflettere, ho il tempo per riposare, ho il tempo per stare con la mia famiglia, HO IL TEMPO!! Tutti abbiamo il tempo, spesso, però, non ricordiamo di averlo.

Autore: Classe IIA Scuola Primaria “Via Politi” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Il paese senza tempo Questa è la storia di un paese che un giorno d’ Inverno, all’improvviso, smarrì il tempo. All’inizio, in verità, nessuno ci fece caso. Anzi ci fu chi trovò la cosa proprio divertente. Tra questi c’era Filippo, un bambino che viveva con i suoi genitori ed il suo gatto in una casetta al centro del paese. Da un giorno all’altro si accorse di non avere più il tempo per studiare, per andare all’allenamento, e, pensate un po’, nemmeno per andare a scuola. Anche ai suoi genitori stavano succedendo cose alquanto strane. Il papà non aveva più tempo per lavorare, la mamma per riordinare la casa. “Che bello” pensava Filippo “la vita per tutti sarebbe diventata una vera favola.” I giorni cominciarono a trascorrere tutti uguali. Non succedeva mai niente di nuovo. Anche la natura era assai strana. Negli altri paesi era arrivata, nel frattempo, la Primavera. Nel paese senza tempo, invece, i fiori non spuntavano ancora, gli alberi erano ancora marroni e spogli, gli uccellini non avevano la forza di cantare e i gatti del quartiere, poverini, gironzolavano per le vie emettendo un triste e straziante miagolìo. La nonnina della casa di fronte non aveva, infatti, il tempo per portare loro qualche crocchettina o qualche avanzo di cibo. Filippo cominciò a sentirsi nervoso, stanco. Eh sì, altro che vita da favola. Non aveva più nemmeno il tempo di fare le cose che più gli piacevano. Anche tutti gli abitanti del paese erano diventati nervosi e tristi, ma non riuscivano a capire che cosa fosse successo. Un giorno Filippo se ne stava, come sempre, nella sua cameretta. Era così disperato che stava per scoppiare a piangere, quando, dalla finestra, scorse una strana figura ferma davanti al cancello del suo giardino. All’inizio la disperazione si trasformò in paura e il cuore cominciò a battergli all’impazzata, ma poi si armò di coraggio e scese in giardino. Mentre si avvicinava cominciò a stropicciarsi gli occhi. “Non può essere vero, sto sognando!” Pensò il bambino. Aveva di fronte un vecchietto che sembrava uscito da una fiaba. Il suo viso era circondato da una folta e candida barba ed in testa calzava un elegantissimo cappello a cilindro nero. Indossava un mantello così bello da sembrare il cielo di una notte stellata e ai piedi brillavano due punte d’argento.

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Il vecchietto sembrava avere quasi cento anni, ma i suoi occhi erano ancora luminosi e vispi. Con una simpatica vocina si rivolse al bambino dicendo: - Ehi bambino, sono arrivato nel tuo paese perché ho saputo che stanno succedendo cose strane. Se mi fai entrare forse potrò aiutarvi. Il bambino aprì il cancello e gli raccontò quanto era successo. Il vecchietto, sorridendo, gli rivelò che lui era proprio il Mago Tempo e che avrebbe risolto ben presto la questione. -Beh, se sei un mago dovresti avere una bacchetta magica! - stava per esclamare Filippo, ma le parole gli rimasero in bocca quando vide il vecchietto infilare le mani sotto il mantello. Da lì tirò fuori un sacco talmente grande che sembrava non finire mai. Poi il vecchietto chiese al bambino di accompagnarlo in ogni casa perché avrebbe dovuto consegnare qualcosa ad ognuno degli abitanti del paese. A Filippo non rimase che fare ciò che il mago aveva chiesto. Passarono di casa in casa e ovunque il Mago Tempo lasciava…. tutto il tempo che le persone avevano smarrito. Mentre camminavano anche le gemme degli alberi cominciarono a spuntare, gli uccellini tornarono a cantare, la nonnina della casa di fronte, tutta trafelata, corse a mettere sul marciapiede una bella ciotola di gustose crocchette e da ogni viottolo sbucarono i musetti felici dei gattini. “MIAOOOO!” (Come a dire ”Finalmente!”) A poco a poco riapparve il sorriso sui visi della gente. Tutti ripresero la vita normale. Alla fine i due ritornarono davanti alla casa di Filippo. Il vecchietto, sorridendo, lo guardò e, prima di salutarlo, tirò fuori anche per lui tutto il tempo che gli era mancato tantissimo. - Ecco il tempo di giocare, il tempo di imparare, il tempo per stare con i tuoi amici e - strizzandogli un occhietto - anche il tempo di... perdere il tempo! esclamò e, in men che non si dica, scomparve dalla sua vista.

Autore: Classe IIIA Scuola Primaria “Via Politi” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Sillabello e la pianta di Verbcocco C’era una volta un bambino di nome Sillabello. Egli viveva a Verbopoli. In questa città tutti gli abitanti parlavano il “grammatichese” quindi usavano i verbi perfettamente. Le vie erano intitolate con i nomi dei tempi dei verbi: Via Imperfetto, Via Presente, Via Futuro Anteriore, ecc, ecc. Anche le piazze erano intitolate ai verbi quindi, la piazza principale era Piazza Indicativo e a venire c’erano Piazza Congiuntivo, Piazza Condizionale, Piazza Gerundio, Piazza Infinito, Piazza Participio. Le fontane spruzzavano all’improvviso, da enormi bocche: - IO, TU, EGLI, NOI, VOI, ESSI! Chi si avvicinava ne era schizzato. La Metropolitana, che collegava i quartieri della città, era formata da tre linee: la linea ARE,la linea ERE e la linea IRE. Sillabello era molto vivace e intelligente, ma quando parlava, non azzeccava mai un verbo, quindi se voleva dire. - Vorrei un gelato ! - diceva: - Sono un gelato! - Non sbagliava soltanto i tempi, ma anche a scegliere gli ausiliari essere ed avere ! I suoi amici lo deridevano perché era diverso e si esprimeva stranamente. Lui provava a usare correttamente i verbi ma non ci riusciva. Un giorno leggendo la “Gazzetta di Verbopoli”, scoprì che nel passato, nei giardini di Piazza Imperativo, cresceva una pianta, il cui frutto rendeva perfetti soprattutto nel parlare il grammatichese. La pianta era l’albero di “Verbcocco”. Mentre leggeva, fu raggiunto dal suo amico Neutrino il quale aveva il pallino delle scienze. Sillabello gli parlò del suo problema e di ciò che aveva letto. Neutrino gli confidò che aveva inventato un orologio molto particolare, esso permetteva di viaggiare nel tempo. Aggiunse che esso avrebbe funzionato soltanto entrati nei treni della Metropolitana cittadina. Sillabello, entusiasta, propose di partire subito per il viaggio. Si diressero alla stazione più vicina, dove partiva la linea ARE della Metropolitana. Neutrino gli spiegò che avrebbe dovuto spostare indietro le lancette dell’orologio, ma si raccomandò anche di fare in fretta, perché doveva

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compiere la missione in un giorno, altrimenti sarebbe rimasto bloccato nel passato. Sillabello pose le lancette dell’orologio in senso antiorario e... improvvisamente il treno fu proiettato indietro nel tempo. Si sentì un fortissimo fischio e vide una luce accecante. Il treno si fermò a Piazza Imperativo . Sillabello scese e vide subito tante piante e sui rami molti frutti di colore rosso e dalla forma simile a una noce di cocco. Si avvicinò per raccoglierne uno, ma mentre stava per farlo, spuntarono delle guardie armate di lance sparaverbi. Lo bloccarono e lo condussero al cospetto del re “MODO IMPERATIVO”. Il re subito gli chiese chi fosse e aggiunse:- Sii tu lesto, lesto e... molto onesto! -. Sillabello raccontò di sé e dei suoi problemi. Il re lo ascoltò attentamente, rimase un po’ a riflettere quindi disse:- Prendi pure il Verbcocco ma temi tu il cane Rocco ?-. Sillabello rispose che non aveva paura perché amava gli animali. Si avvicinò alla pianta per afferrare il frutto, all’improvviso sbucò un grande cane con tre teste enormi e spaventose. Il bambino rimase terrorizzato! Il cane gli si avvicinò e Sillabello aspettava di essere sbranato ma ebbe una sorpresa, Rocco gli balzò addosso e iniziò a leccarlo tutto. Il re rimase stupefatto: - Non hai tu paura di Rocco e prendi pure il Verbcocco!-. Intanto Sillabello si accorse che stava per scadere il tempo. Salutò re MODO IMPERATIVO e il cane Rocco, quindi salì in treno e girò velocemente le lancette dell’orologio. Nel girarle non si accorse di essere andato troppo avanti e... BOOM! Lampi e luci dai colori fluorescenti, infine... un silenzio assoluto. Scese dal treno della linea IRE della Metropolitana, pensava di essere tornato nel presente. Meraviglia delle meraviglie, Verbopoli era cambiata!Le piazze erano ricche di piante di Verbcocco. Re MODO INFINITO il sovrano di quel luogo aveva deciso che gli uomini dovevano rispettare la natura perciò il suo regno aveva giardini lussureggianti ovunque. Sillabello camminando nei viottoli di questi si trovò davanti ad

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una torre infinita. Curioso entrò e vide un corridoio che percorse per molto tempo, sembrava non finire mai, poi stanco si sedette. Passò di lì un signore, Sillabello gli domandò, dove fosse, egli rispose che si trovava nel corridoio del palazzo reale. Inoltre aggiunse che per arrivare dal re doveva spostare un quadro situato alla sua sinistra e avrebbe trovato un ascensore. Così fece, entrò nell’ascensore e in un attimo fu proiettato nella sala reale. Re MODO INFINITO vedendolo chiese: -Essere... o non essere?-. Sillabello al quanto perplesso fu veloce nella risposta: -Non so, dove essere! Il re rispose:- Tu Essere a Verbopoli nell’anno 3014! Sillabello capì di trovarsi nel futuro. Guardò l’orologio, mancavano pochi minuti perché il suo tempo terminasse. Raccontò al re l’avventura vissuta e gli domandò aiuto. Re MODO INFINITO gli mise a disposizione la sua “Infiniticar” che lo condusse in un attimo alla Metropolitana. Sillabello salì nel treno della linea ARE che partì proprio in quell’attimo. Rolamm, atasphan, bluhan! Quando finalmente il treno fu fermo Sillabello scese e vide Neutrino che nel frattempo lo aveva atteso.Gli mostrò il Verbcocco e s’incamminarono verso casa. Sillabello, dopo aver raccontato all’amico ciò che aveva visto durante il suo viaggio nel tempo, poté mangiare il frutto miracoloso. Appena lo morse iniziò a parlare perfettamente il grammatichese. Sillabello felicissimo decise di piantare i semi di Verbcocco in tutte le piazze della città e capì, di essere stato lui a far rigermogliare tutte le piante di Verbcocco viste a “Verbopoli 3014”!

Autore: Classe IVA Scuola Primaria “Via Politi” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Illustrazione di Beatrice Salustri


Tic Tac e il tempo Tanto tempo fa nella città di Tempolandia, vivevano un piccolo re di nome Secondo e una regina cicciottella che si chiamava Ora, con i loro sudditi. Avevano come animale domestico un orologio di nome Tic Tac, con due lancette come baffi. Era sempre in movimento, molto indaffarato perché il re gli aveva affidato un compito molto importante da svolgere nel regno: far scorrere il tempo. Al mattino svegliava il sole, tutta la natura, gli animali e perfino le persone. Grazie al suo lavoro il sole sorgeva e tramontava, gli animali correvano, mangiavano, andavano a dormire e a rifugiarsi nelle loro tane, la natura faceva sbocciare i fiori, la gente del paese lavorava e i bambini andavano a scuola, tutti erano seri e puntuali. Il re Secondo e la regina Ora tenevano tutto sotto controllo: Tic Tac faceva bene il suo lavoro, infatti il tempo scorreva tranquillo e sereno, gli abitanti del paese avevano tempo e non avevano fretta di fare le loro cose. Un giorno alcuni bambini del paese andarono dal re a chiedere: - Per favore, re Secondo, potresti ordinare al tuo servo - orologio di far andare veloce il tempo quando siamo a scuola e lento quando giochiamo? Il re fece fare una promessa ai bambini, cioè di comportarsi sempre bene, poi chiamò Tic Tac e gli ordinò di esaudire il desiderio dei suoi piccoli sudditi. I bambini fecero quello che avevano promesso e l’orologio eseguì gli ordini del re: le lezioni a scuola passavano sempre più velocemente, mentre i pomeriggi di gioco erano lunghi e divertenti. Dopo pochi giorni altri bambini andarono dalla regina Ora e le chiesero: - Noi vogliamo crescere e diventare grandi! Perché non ordini al tuo servo di far scorrere più velocemente il tempo?” La regina allora comandò a Tic Tac di accontentarli subito e quei bambini diventarono presto adulti. Ma un giorno il servo - orologio si ammalò per il troppo lavoro: rallentare il tempo, velocizzare, rallentare di nuovo……………… All’improvviso…………. TIME OUT! Il tempo si fermò: le persone non invecchiavano, i genitori stavano sempre al lavoro, tutti, in particolare i bambini, aspettavano il loro compleanno che ovviamente non arrivava mai. I giorni non cambiavano ed era sempre Lunedì, giorno in cui si era ammalato Tic Tac. Questo era sempre stato il momento più brutto della settimana perché si ricominciava ad andare al lavoro e a scuola e la gente si

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chiedeva: -Ma quando arriva la Domenica? Abbiamo bisogno di riposarci e stare con la nostra famiglia! E Ora e Secondo, vi chiederete, stavano forse a guardare senza far niente? No, erano molto preoccupati per quello che stava accadendo nel loro regno così il re chiamò le guardie, ordinò loro di andare dal dottor Minuto e di farlo venire urgentemente a curare Tic Tac, l’orologio. Quando il dottor Minuto arrivò, trovò Tic Tac fermo, immobile senza più forze. Appena gli toccò i baffi - lancette, il servo riprese il suo lavoro, sembrava star meglio, ma……………. Che disastro! Cominciarono a succedere cose davvero strane perché il tempo girava al contrario: i genitori, pronti per andare al lavoro, tornavano subito a dormire perché il sole tramontava appena sveglio, i bambini, invece di andare a scuola, si ritrovavano a giocare a bocce e i nonni con il ciuccio in bocca si divertivano al parco a fare lo scivolo e a dondolarsi allegramente sull’altalena. Anche in natura succedevano cose strane: di notte c’era il sole e di giorno la luna, a Primavera nevicava e durante l’Inverno i campi erano fioriti. Insomma, c’era un caos totale. Il re fece chiamare allora il topo Chease, un famoso dottore inglese: forse conosceva una medicina speciale visto che veniva da un paese straniero! Appena Tic Tac vide il dottor Chease con tutti i suoi topolini infermieri, si riprese immediatamente: scattò dal suo letto e gli corse dietro. I topi scapparono via come un fulmine e riuscirono a sfuggire all’orologio, soltanto uno rimase intrappolato. Tic Tac si sentì subito meglio. Il tempo riprese a scorrere e tutto ritornò alla normalità. Gli abitanti fecero festa a Tic Tac che da servo diventò re perché tutti capirono che svolgeva un compito molto importante. Invece Secondo ed Ora furono nominati loro servi con il compito di muovere i suoi baffi - lancette e tenerli sempre ben puliti e in ordine. E’ per questo motivo che da allora in ogni casa c’è attaccato un orologio al muro che scandisce il tempo delle nostre giornate. E se ogni tanto le lancette si fermano, vuol dire che i due servi si sono distratti, ma Tic Tac, da buon re, continua a far scorrere il tempo perché altrimenti……………… Sa bene che cosa potrebbe succedere!!!! Autore: Classe IIA Scuola Primaria “Pittura del Braccio” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Storia della terra in rima Oggi la maestra racconta di tempi assai remoti, quando sulla Terra infuriavano i terremoti. Dice: “La Terra appena nata, assomigliava ad una sfera infuocata, la sua aria era così velenosa, tanto da far morire ogni cosa. Per miliardi di anni poi la pioggia cascò e pian piano la Terra si raffreddò. Si formò così un immenso mare e qualche pesce ci andò ad abitare. Un giorno di nuotare in tondo un pesce si stancò e ai raggi del sole contento si riscaldò. Pensò quel pesce: - Se nell’acqua non voglio tornare, in anfibio o rettile mi posso trasformare. La Terra divenne da allora assai popolosa, piena di piante e animali, cari bambini, fu veramente meravigliosa! Per milioni di anni comandarono i dinosauri, perché erano forti e grossi, specialmente i tirannosauri!

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Poi forse un meteorite cascò di schianto, e per loro la fine arrivò in un lampo. Sulla Terra allora ci diffondemmo noi mammiferi, l’uomo non arrivò subito, ma fu tra i più pestiferi. Subito la natura volle trasformare e il mare e la terra cominciò ad inquinare. Ci è riuscito pian piano, in milioni di anni, ma ha fatto comunque dei grossi danni! Il tempo che passa racconta una storia, di terre, di mari, di piante e animali, di uomini anche, non lo trovate interessante?”.

Autore: Classe IIIA Scuola Primaria “Pittura del Braccio” - Recanati (MC) Istituto Comprensivo “B. Gigli”

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Quant’è prezioso il tempo! Per trovare proverbi e modi di dire molto tempo abbiamo impiegato ma lo vogliamo proprio ribadire siam soddisfatti di quanto realizzato. E una cosa abbiamo capito: il tempo che ci è dato bisogna spender bene, a tutti lo diciamo come invito, questo dà valore alla vita e … conviene! ˜ Chi ha tempo non aspetti tempo! ˜ C’è un tempo per ogni cosa. ˜ Dare tempo al tempo. ˜ Metti tempo nel fare le cose: la fretta è una cattiva consigliera! ˜ Il tempo cura tutte le ferite. ˜ Il tempo vola. ˜ Il tempo è il pegno dell’eternità. ˜ Osando a tempo debito, si acquista tempo. ˜ Il tempo e l’esperienza generano prudenza. ˜ Osserva il tempo presente, medita su quello passato, spera per quello futuro. ˜ Fare le cose nei ritagli di tempo. ˜ Avere sul viso i segni del tempo. ˜ Il tempo matura il grano ma non ara. ˜ Il tempo viene per chi lo sa aspettare. ˜ Rode il tempo ogni cosa e non si sente. ˜ Chi getta un seme lo deve coltivare se vuol vederlo con il tempo germogliare. ˜ Il tempo incessantemente scorre, come l’acqua. ˜ Il tempo è un gran maestro ed un gran medico. ˜ A tempo debito. ˜ Forza, il tempo stringe!

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˜ Talvolta il tempo incalza. ˜ È una corsa contro il tempo. ˜ Chi ha tempo ha vita. ˜ Il tempo è denaro. ˜ Il tempo usato bene è un gran guadagno. ˜ Il tempo perduto mai più si riacquista. ˜ A pagare e a morire si fa sempre in tempo. ˜ Chi ha tempo e tempo aspetta tempo perde. ˜ Il tempo è padre della verità e l’esperienza è madre delle cose. ˜ Il tempo è un bene universale: tanto ne ha il povero quanto il ricco. ˜ Da cosa nasce cosa e il tempo le governa. ˜ Nel giardino del tempo cresce il fiore della consolazione. ˜ Chi ha vissuto tanto tempo non è vecchio ma saggio. ˜ C’è un tempo per pescare ed uno per asciugar le reti. ˜ Chi fa tutto a tempo debito di un giorno ne fa tre. ˜ Amare e non essere amato a volte è tempo perso. ˜ Minore è il tempo, maggiore la fretta. ˜ Molte cose il tempo cura che la ragione non sana. ˜ Non manchi la volontà e il tempo non mancherà. ˜ Perdersi nella notte dei tempi. ˜ Ammazzare (Ingannare) il tempo. ˜ Battere (Tenere) il tempo. ˜ Andare tutti a tempo. ˜ Col tempo una foglia di gelso diventa seta. ˜ Non ci sono frutti così duri che il tempo non maturi.

Autore: Classe IVA e Classe IVB Scuola Primaria “Dante Alighieri” - Appignano (MC)

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C’è tempo… e tempo Il tempo che cos’è? Prova a pensare e lo scoprirai da te! Se vuoi, caro lettore, una mano noi ti diamo e, semplicemente, così te lo spieghiamo: il tempo son le ore, i mesi, le stagioni ma tempo è anche il ritmo che c’è nelle canzoni; c’è il tempo della storia, che è lo scrigno della memoria; c’è il tempo dei verbi che a scuola studiamo e che, però, a volte dimentichiamo; c’è il tempo di una specialità sportiva, lo fissa nel Guinness chi primo arriva; c’è il tempo relativo: se stai in coda al supermercato, sembra proprio che si sia fermato, se invece giochi contento, se ne va in un momento; c’è il tempo della Quaresima e quello dell’Avvento, settimane importanti per prepararsi bene all’evento; ma il tempo più prezioso è quello della vita di ogni singola persona e dell’Umanità infinita. Tutti van di fretta perché … il tempo passa e non aspetta!

Autore: Classe IVA e Classe IVB Scuola Primaria “Dante Alighieri” - Appignano (MC)

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Scuole Primarie

Provincia di Pesaro Urbino

Illustrazione di Daniela D'Elia


Il tempo Il tempo è infinito e non si ferma mai è come un fiume che scorre e la mia nave lo percorre. E’ eterno, ovunque è in ogni stagione, nel prima, nell'adesso e nel futuro come un saltellante canguro. Il tempo è lento o veloce e di lui non si ode la voce. Lui è giovinezza e freschezza della vita che a volte, in un lampo, par finita. Noi sempre con lui siamo e lui sempre con noi è perché anche se non si nota in realtà il tempo c’è. Il tempo è un atleta e quando bene si sta corre e molto di fretta va, ma un vecchio poi diventa quando la noia si addentra così il passo, prima veloce e scattante, diventa lento e pesante, come quello di un gigante. Dipende da me, da cosa ho intorno, far scorrere il tempo del dì, ogni giorno. Autore: Classe IVA Scuola Primaria S. Veneranda - Pesaro

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Alla ricerca della ricetta perduta Gek e Clarissa erano due amici inseparabili:lui era alto, snello, capelli corti e neri e gli occhi scuri come l’inchiostro. Era ghiotto di dolci soprattutto quelli che preparava la nonna Beba: biscottini sciroppati, torte, ciambelle e crostate ai frutti di bosco. Clarissa detta “Clari” era una bimba piccola e graziosa: correva nei prati come una gazzella e si arrampicava sugli alberi come un buffo scoiattolo. Aveva lunghi capelli rossi che raccoglieva in una morbida treccia, gli occhi erano verdi e brillanti come due pietre preziose. Clari amava leggere libri di avventura, era ‘’ghiotta” di giochi linguistici e misteri da risolvere. I due amici andavano spesso da nonna Beba che aveva una graziosa casetta in mezzo al bosco, ascoltavano esterrefatti le sue avventurose storie e si immedesimavano così tanto da sentirsi loro stessi i protagonisti. Un giorno, dopo aver raccontato alcune avventure, la nonna esordì dicendo con voce misteriosa: <<…E poi c’è quella storia…>> Clari con agitazione domandò: <<Quale storia nonna?> Beba continuò: <<LA STORIA DELLA RICETA PERDUTA…Tanto tempo fa queste terre erano popolate da creature strane… magiche. Nei boschi crescevano alberi rigogliosi, fiori di tutti i colori che profumavano l’aria e gli esseri vivevano in pace e tranquillità. Si dice che quell’armonia dipendesse da una strana ricetta scritta su un libro di foglie essiccate e contenuto in una roccia incastonata di diamanti e pietre preziose. Un giorno una creatura orrenda….>> Gek la interruppe chiedendole: <<Nonna hai altre ciambelle, per favore?>> Nonna Beba allungò il piatto con altri dolcetti e riprese a raccontare: << Una creatura orrenda riuscì a portar via la ricetta, così l’equilibrio del bosco si ruppe e il MALE prese il sopravvento. Nessuno riuscì più a ritrovare il prezioso scrigno >>. Ancora a bocca piena Gek esultò: << Nonna… C’è una possibilità di riportare la pace e l’armonia nel mondo? >> Nonna Beba sgranò gli occhi e rispose sussurrando: << Forse c’è ancora una speranza! C’è un indizio vicino all’ALBERO DELLA VITA.>> e li guardò fiduciosa. Clari propose subito a Gek: << Presto… andiamo nel bosco. Questa è un’avventura che non possiamo perdere! >> I due amici arrivarono davanti a un albero maestoso i cui rami formavano la parola “VITA”.

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Clari guardò in alto e vide in cima al tronco un fiore che sembrava di cristallo, si arrampicò veloce, lo accarezzò delicatamente e come per magia l’albero parlò: << Apparirà una creatura che adora il bene e non ha paura, vi aiuterà a salvare la….>> Clari gridò: << NATURA!>> Improvvisamente si aprì una porticina in basso nel tronco, apparve una farfallucciola, una meravigliosa farfalla le cui ali si illuminavano a intermittenza come una lucciola e invitò i due amici ad entrare. Percorsero un lungo tunnel e arrivarono in una stanza che aveva al centro il prezioso libro di foglie. La farfallucciola suggerì ai due amici di risolvere un rebus altrimenti il libro non si sarebbe staccato dalla roccia. Il libro era aperto proprio nella pagina della “torta dell’amicizia”. Il rebus da risolvere era A e l’immagine delle more. Gek e Clari urlarono: << AMORE!>> E improvvisamente dalla pagina uscirono delle more e il libro si staccò dalla roccia. Percorsero di nuovo il tunnel, arrivarono trafelati a casa della nonna e le porsero il libro. Nella pagina accanto alla ricetta Clari lesse ad alta voce questa frase “tanti ricordi affiorano dal passato e si innalzano come zampilli…impareggiabile orchestra di nuove e imprevedibili emozioni”. Clari si accorse che le maiuscole di ogni parola formavano l’acrostico “TRADIZIONI”. Tanti Ricordi Affiorano Dal passato e si Innalzano come Zampilli… Impareggiabile Orchestra di Nuove e Imprevedibili emozioni.

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Appena i due ragazzi pronunciarono questa parola il libro iniziò a muovere le pagine da solo. La nonna capì subito che doveva mettersi all’opera per preparare la preziosa torta. Appena sfornata, la nonna la portò nel bosco e il profumo era così inebriante che tutte le creature si avvicinarono e la gustarono insieme. Improvvisamente nel bosco si riaccesero i colori e i profumi. Da quel giorno nel bosco regnarono LA PACE e L’ARMONIA e ogni anno la tradizione della “Festa del bosco” continuò gustando la torta tutti insieme.

Autore: Classe VB Scuola Primaria - San Lorenzo in Campo (PU) Istituto Comprensivo “G Binotti” - Pergola (PU)

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Illustrazione di Beatrice Salustri


Il Folletto Temporino In una nuvoletta, nel cielo azzurrino ci abita un folletto di nome Temporino. Lui tiene sempre in mano un vecchio macinino, col quale si diverte a fare il birichino. Ma questo macinino non macina il caffè, ma invece un'altra cosa: sapete che cos'è? Lui macina il tempo, le ore, i minuti, che van nel macinino, in fondo a degli imbuti. E mentre il tempo scorre, gira la manovella, e spesso ci combina una bella marachella: perchè è un gran burlone, è un piccolo furbetto! e spesso se la ride nel farci un bel dispetto! Se il vecchio macinino lui gira forte forte, il tempo va veloce che neanche ci si accorge! Se il vecchio macinino lui gira piano piano, il tempo scorre lento, tra un po' ci addormentiamo! Il nostro Temporino, folletto spiritoso a volte si diverte a fare il dispettoso, e quella manovella del vecchio macinino a volte gira forte, a volte piu' pianino. Durante le lezioni, a scuola, che tormento, ridacchia Temporino, e gira lento lento, e par che l'orologio rimanga sempre fermo, e tutta la lezione duri in eterno! Se sono a un compleanno e gioco tra la gente, lui gira forte forte, assai velocemente! E il tempo va veloce, e sembra volare, e in men che non si dica.... è ora di tornare.

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Ma io stavo pensando che un giorno, o una sera, andro' da Temporino con una mongolďŹ era, gli prendo il macinino, e gli dico che l'ho perso, ma invece lo utilizzo in modo assai diverso! A scuola, al catechismo, girerei a piu' non posso, se sono dal dottore, o al semaforo rosso, ma al parco, con gli amici, al cinema o in giardino, il caro macinino andrebbe assai lentino. Sapete che vi dico? Io non so come o quando, ma attento Temporino, da te io sto arrivando! E quel macinino, con quella manovella, lo prendo e di nascosto...... lo metto in cartella!!

Autore: Classe IIIA Scuola Primaria S. Veneranda - Pesaro

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Libro e segnalibro Era autunno. Ardito camminava lungo un sentiero dentro ad un boschetto. Portava con sé un oggetto prezioso: il libro di “Artù e i cavalieri della tavola rotonda” che era il suo preferito perché quando lo leggeva gli sembrava di essere nel favoloso mondo di Camelot. Ad un tratto si fermò per una breve sosta all’ombra di un acero, immaginando Lancillotto in sella al suo cavallo bianco, pronto a difendere i più deboli. Continuò a leggere con grande curiosità e passione, pieno di meraviglia per le straordinarie avventure in cui si imbatteva. Ad interrompere quel momento magico fu la caduta lenta e oscillante di una foglia che si adagiò, con grazia, sulle pagine aperte del libro, quasi volesse dire: “Tienimi al sicuro, portami con te, dentro a queste storie”. Era una bella foglia, intatta, con i colori caldi e vivi della terra. Ardito chiuse il volume dalla copertina in cuoio rosso con scritte in oro lucente e decise di usare la foglia come segnalibro, trovandola particolarmente adatta. Quando, alcuni giorni dopo, a malincuore, terminò di leggere il libro, lo sistemò nella biblioteca di casa e intanto rifletteva: “Mi mancherai, caro Artù e mi mancheranno i tuoi fidati cavalieri.” Passarono molte stagioni. Ardito divenne grande: aveva già una famiglia. Era orgoglioso dei suoi figli. Il più grande di essi, Lucio, quel giorno compiva undici anni. Ardito gli regalò il suo vecchio libro, fedele compagno di tante avventure della sua infanzia. Gli era molto caro, ma lo diede volentieri al maggiore dei suoi figli, pensando di farlo contento. Quando Lucio prese in mano il pacchetto rettangolare pensò emozionatissimo: “Evviva, proprio quello che volevo: una scatola di colori”. Tolse la carta e … “Nooo, un libro! Che delusione! Non mi piace leggere, e poi chi è questo Artù dei miei stivali”. Così dicendo gettò distrattamente il libro sul tavolino. Le pagine si aprirono e una magnifica foglia sbucò fuori, come per incanto. “Che sia questo il vero regalo? Sì, ne sono sicuro: sembra proprio fatta per essere dipinta e papà sa che io, più di ogni altra cosa, amo disegnare.”

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Ci troviamo ora, a Parigi, in una importante galleria d’arte, sulla locandina troviamo scritto: “Lucio Marini espone le sue opere”; possiamo anche notare il suo ritratto con i baffoni neri riccioluti, il basco rosso sulla testa e un gran sorriso. Entriamo e, sulla prima parete bianca e ben illuminata, vediamo una tela grande due metri per un metro, dove troneggia una foglia d’acero. I suoi colori scintillano al riflesso dei raggi del sole; è posata sulla balaustra di un balcone, sembra pronta a lasciarsi andare nel vento, libera e felice. I critici sono entusiasti e i giornalisti circondano Lucio, che ormai è un artista molto ammirato. Ascoltiamo per un momento una sua dichiarazione durante l’intervista: “Se sono qui è per merito di mio padre che un giorno mi fece un regalo speciale: una foglia che veniva da molto lontano”.

Autore: Classe VA Scuola Primaria “Gramsci” - Pesaro

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Indice Di chi è il tempo? (Robertino Perfetti) Associazione MAGICA ONLUS

3 4

Scuole Primarie Provincia di Ancona Illustrazioni di Marcello Zeppieri

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Titoli:

Mario, l'orto e i mesi scomparsi Il signore del tempo

10 12

Scuole Primarie Provincia di Ascoli Piceno Illustrazioni di Rossella Trionfetti

14

Titoli:

La divisa del Generale Nell'orologio a pendolo

16 18

Scuole Primarie Provincia di Macerata Illustrazioni di Federica Ricci - Lisa Gelli - Lorenzo Sabbatini - Giada Pachiega - Beatrice Salustri

20

Titoli:

Il compleanno di Nicola La bellezza di ogni età Ma che cos'è il tempo Corre il tempo Secondo e... l'incubo del "Frullatempo" La tempofesta Il tempo più bello C'era una volta una fogliolina

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22 24 28 32 34 37 42 44


Robertino, il bambino perditempo La bambina ed il tempo Il paese senza tempo Sillabello e la pianta di Verbcocco Tic Tac e il tempo Storia della terra in rima Quant'è prezioso il tempo C'è tempo... e tempo

46 52 54 56 62 64 66 68

Scuole Primarie Provincia di Pesaro Urbino Illustrazione di Daniela D'Elia - Beatrice Salustri

70

Titoli:

72 73 78 80

Il Tempo Alla ricerca della ricetta perduta Il folletto Temporino Libro e Segnalibro

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La Narrativa per la Scuola Primaria www.alberodeilibri.com

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