Una Fiaba dedicata alla Terra

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Promosso da Provincia di Macerata Assessorato all’Ambiente

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patrocinio di Ministero dell’Istruzione Uff. Scolastico Regione Marche Regione Marche Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale delle Marche Legambiente Marche

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contributo di

Scuolabooks

Con la collaborazione

Amici del Brasile onlus

Associazione culturale SpazioAmbiente


Più della metà della popolazione mondiale vive nelle città e nelle grandi metropoli del nostro pianeta. Penso sia sufficiente questa breve constatazione per capire quanto insieme alle problematiche legate alla produzione dei rifiuti, al depauperamento dell’acqua, al risparmio energetico, il “consumo” del territorio costituisca una delle emergenze ambientali di questo scorcio di inizio secolo. Il ritmo con il quale l’uomo costruisce, disbosca, distrugge habitat naturali, cementifica, è tale che entro poche decine di anni il nostro ecosistema perderà completamente la sua capacità di autorigenerarsi. La consapevolezza che dovremo assumere è che il territorio consumato è pressoché irriproducibile e che quindi diventa fondamentale la sua conservazione, la sua cura, la sua tutela; chi ha responsabilità amministrative e politiche deve ripensare a modelli di sviluppo tesi alla decrescita, alla riconversione, che guardino sempre di più cioè alla qualità piuttosto che alla quantità. Questa è la nostra sfida per il futuro.

Carlo Migliorelli Assessore all’Ambiente Provincia di Macerata


Il lavoro e l’impresa (devono) hanno la responsabilità di valorizzare i territori che ospitano le loro attività attraverso il miglioramento sociale, economico e ambientale. Questa filosofia ispira le aziende della famiglia Calamante che si impegna con costanza in azioni importanti tese a promuovere l’arte, la cultura e le attività di pubblica utilità. La sensibilità nei confronti dell’ambiente fa parte integrante del concept e viene manifestata attraverso progetti e realizzazioni di ripristino che oltrepassano il concetto di recupero diventando una autentica risorsa a disposizione di tutta la comunità. Giuseppe ed Enrico Calamante


Ambiente e Solidarietà

“L’amore per la Terra diventi, per tutti, un’esigenza interiore, una priorità culturale… uno stile di vita.” Roberto Borsa

Oramai da anni, l’associazione culturale SpazioAmbiente propone una riflessione sul tema Ambiente ai ragazzi delle scuole primarie marchigiane, chiedendo loro di scrivere una fiaba o una poesia che abbia come protagonista uno degli elementi della Natura; quest’anno è la Terra. Scoprire e diventare consapevoli della incredibile bellezza e generosità della “madre terra” è stato l’obiettivo, certamente raggiunto! I giovanissimi autori di questo libro ci accompagnano in un viaggio “ecologico” alla conoscenza e soprattutto all’amore ed al rispetto della nostra Terra. La loro è una proposta positiva, basata soprattutto sul valore delle emozioni, che ci vede adulti-protagonisti responsabili del Futuro. Grazie alla collaborazione dell’associazione “Amici del Brasile” onlus di Macerata questo libro, sarà venduto (ad offerta) e tutto il ricavato sarà devoluto per cofinanziare un progetto di solidarietà che coinvolge altri bambini di Manaus in Brasile. Abbiamo voluto credere ad un grande arcobaleno di fiabe e di poesie, un ponte di mille colori di speranza e di solidarietà, con il quale avvicinarci ad altri bambini e bambine certamente meno fortunati.

Robertino Perfetti Presidente SpazioAmbiente Ideatore del progetto “C’era una Foglia”


Ringraziamenti Un ringraziamento personale a Maurizio Ferracuti, Carla Scodanibbio, Michele Togni, Alessandro Calamante, Paola Consolati, Alessandra Fermani, Erminio Copparo e Patrizia Mozzoni per la loro indispensabile collaborazione. Grazie agli illustratori ed amici che con il loro lavoro hanno permesso l’elaborazione e produzione di questo libro: Lorenzo Sabbatini Alfonsina Ciculi Sionetta Palmucci Eleonora Moriconi Beatrice Salustri Laura Sataffolani Franco Mancini Giulio Perfetti A tutte le insegnanti e gli alunni delle scuole primarie delle Marche che hanno aderito all’iniziativa e che ci hanno regalato le loro emozioni e le loro storie, grazie!

Finito di stampare nel mese di maggio duemilaotto presso la tipografia Artelito - Camerino.


L’associazione “Amici del Brasile” onlus di Macerata è attiva sin dal 1993 per condividere e sostenere il lavoro di Padre Alberto Panichella (di origini maceratesi) e dei missionari Saveriani in Brasile, prima a San Paolo e poi dal 2003 a Manaus (in Amazzonia). Il contesto dove svolgono la loro missione è quello delle “favelas”, dove tra le baracche regnano la violenza, la povertà, la disgregazione sociale e i bambini ne sono le prime vittime. La principale attività dell’Associazione riguarda il finanziamento di progetti a favore dell’infanzia disagiata attraverso il sostegno a distanza di “meninos carentes” (bambini in condizioni disagiate) che sono accolti in centri di ricreazione (case dos meninos), nuclei e case-famiglia (case da acolhida) in modo da permettere loro di studiare e giocare evitando i pericoli della strada. I fondi raccolti vanno a sostenere i centri di accoglienza diurni, dove i bambini passano il tempo libero dopo la scuola. In queste comunità i piccoli possono consumare un pasto caldo e sono seguiti da educatrici nei compiti e in altre attività ricreative, ma soprattutto vi trovano degli adulti che li amano e seguono la loro crescita. Ringraziamo SpazioAmbiente che ci ha coinvolto in questa iniziativa che ci permette di far conoscere i nostri progetti e in particolare perchè i protagonisti di questo libro sono i bambini. Ci piace pensare che ci sia un filo che unisce i nostri ragazzi italiani a quelli in Brasile, perchè solo sentendoci vicini e solidali potremo dare a tutti loro un futuro migliore.


Testi e immagini contenuti in questo libro non possono essere riprodotti senza l’autorizzazione dei singoli autori.


SpazioAmbiente



Scuola Primaria

Martiri della LibertĂ Corridonia

Illustrazione di Maurizio Ferracuti


Margut un bambino prodigioso Circa 3000 anni prima della nascita di Cristo, in terra di Sumer viveva una piccola tribù di circa 50 persone. Spesso quella tribù si spostava da un posto ad un altro per cercare cibo, le donne raccoglievano le bacche e i frutti mentre gli uomini cacciavano, Questo per sfamare la tribù. Io facevo parte di quella tribù, il mio nome era Margut, che significa bambino dalla grande curiosità. Mio padre si chiamava Zodiac, il suo nome significa Aquila, cioè uomo dalla grande potenza. La mia mamma era Vivì, che significa molto amore. Avevo anche due fratelli il più grande si chiamava Columbus, che significa “guida”, lui infatti guardava spesso noi bambini più piccoli. Invece mia sorella, la mezzana si chiamava Muelì che significa fortuna. La mia famiglia era a capo dell’intero villaggio, noi dovevamo prenderci cura del raccolto e degli uomini. Nel villaggio c’erano ben diciannove capanne costruite con bambù ed erba. La nostra tribù si era stabilita vicino al fiume Tigri. Purtroppo ogni tanto il cibo scarseggiava, quindi frequentemente ci dovevamo spostare per cercare una nuova terra fertile. Ma quella volta in terra di Sumer successero delle cose incredibili. Io e i miei fratelli e degli altri piccoli bambini stavamo giocando, quando improvvisamente iniziò a piovere violentemente, ci rifugiammo subito nelle nostre capanne. La pioggia continuava a cadere incessantemente. Le nostre piccole abitazioni erano state invase dall’acqua. Tutti così cominciarono ad avere paura e a scappare di qua e di là rifugiandosi sugli alberi. Finalmente smise di piovere, io e i miei fratelli cominciammo a scendere verso il fiume per vedere cosa fosse successo. Mentre percorrevamo la strada, mi accorsi che il terreno che calpestavo era morbidissimo, non avevo mai sentito un superficie così calda e soffice.

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Il colore del terreno era diventato marrone scuro, e l’odore che emanava era dolce come un frutto. Chiamammo a raccolta tutti i nostri amici e siccome la paura era passata cominciammo a zampettare e a sporcarci in quella meravigliosa “terra bagnata”. Trascorse un po’ di tempo e tornando al fiume, ci accorgemmo che, in mezzo a quel terreno marrone profumato, erano spuntate piccole e tenere foglioline. Avevamo scoperto il limo. Man mano che il tempo trascorreva, le piantine aumentavano. Io dissi a mio fratello Zodiac di portare a nostro padre una di quelle piantine. Quando nostro padre vide quello che avevamo scoperto ci abbracciò fortemente. Poi, radunò tutti gli abitanti del villaggio e disse cha grazie alla mia scoperta non dovevamo più andarcene da quel posto perché il fiume ci aveva dato un dono inestimabile, che ci avrebbe permesso di avere raccolti abbondantissimi. Con il passare del tempo imparammo a coltivare i terreni, a controllare le acque e iniziammo a costruire vere e proprie dighe e bacini di controllo, canali e argini per non far inondare il nostro villaggio. Riuscimmo a capire quando era il tempo della semina e quella della raccolta. Ci rendemmo conto di quanto fosse importante la terra. La terra era fonte di vita per tutti gli esseri viventi. Diventai grande, e all’età di 35 anni venni eletto nuovo capo della nostra tribù. Trascorsi circa 10 anni a guidare il mio villaggio, insegnando a tutti per prima cosa l’amore e il rispetto per la nostra terra. Autore: Classe quarta A Scuola Primaria Martiri della Libertà - Corridonia

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Scuola Primaria

Sandro Pertini Macerata

Illustrazione di Franco Mancini e Giulio Perfetti


Un mondo infinito di ... Un mondo infinito è... la pace infinita è... la vita infinita è... i pensieri infiniti sono... ... le bellezze infinite che completano il mondo. Il mondo è ricco di risorse, di legna, di acqua, di animali, di razze diverse che insieme vivranno. Il mondo sarebbe migliore se adulti, anziani e bambini si sentissero più vicini. Salviamo il nostro mondo che è elemento e fonte, energia e immensità...

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La nostra Terra La terra è un bene universale non rovinarla perché è vitale. In essa crescono anche gli esseri vegetali: gli alberi non sono artificiali ma naturali! L’effetto serra non dobbiamo provocare altrimenti il mondo potrebbe “crollare”. Madre natura potresti inquinare se continui a sprecare. L’ambiente bisogna rispettare per non “ finire male”… La terra devi “rielaborare” ed i rifiuti riciclare. Se gli adulti la natura sapranno amare noi bambini potremo ancora giocare.

Autore: Classe quinta Scuola primaria “Sandro Pertini” - Piediripa di Macerata

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Scuola Primaria

Convitto Nazionale Macertata

Illustrazione di Laura Staffolani


La famiglia ecologista Nel bosco di Albereto viveva un’ allegra famiglia: papà Mago, mamma Fata con tre figlioletti, Fatina Nina, Fatina Tina e Maghetto Pasticcio, il più piccolo e birichino. Un giorno i tre fratellini decisero di andare a fare un pic-nic vicino al laghetto Verde-Albero, così chiesero a mamma Fata: “Mamma, possiamo andare a divertirci e fare anche un bel pic-nic?” Mamma Fata rispose: “ Permesso accordato, però, mi raccomando, non dovete sporcare il bosco e neanche il laghetto!” Tutti e tre felici con un cestino pieno di ogni ghiottoneria partirono e ben presto si ritrovarono al laghetto. Dopo quella camminata i loro pancini già protestavano per la fame, allora Fata Nina disse:” Dai, mangiamo così poi possiamo giocare!” Appena terminata la merenda giocarono a nascondino, ma poco dopo iniziarono a stancarsi e ad annoiarsi. Fatina Tina chiese ai suoi fratellini: “Questo gioco è una barba, mi sono stufata!” Maghetto Pasticcio disse: ”Ho un’idea che vi piacerà. Adesso vi spiego: tiriamo le bottigliette nel lago, vince chi le lancia più lontano, che ne dite?” Fatina Nina: ”Scherzi, mamma ha detto che non si deve fare.” Fatina Tina: ”Oh, quanto sei noiosa, invece a me l’idea piace. Su, iniziamo!” La sorellina si arrese e Maghetto Pasticcio urlò;” Pronti, via!” Fu così che tra le più matte risate tutti i loro rifiuti, tovaglioli di carta diventati palline, bottiglie di plastica e lattine diventati sassi, buste di plastica che sembravano aerei, finirono dentro il laghetto. Quando più tardi andarono a fare un bel bagno nel laghetto si ritrovarono in mezzo ai loro rifiuti e capirono che Mamma Fata aveva ragione: la natura non si deve sporcare!

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Autore: Classe prima Scuola Primaria Convitto Nazionale G. Leopardi - Macerata

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Scuola Primaria

Luca Seri Mogliano

Illustrazione di Lorenzo Sabbatini


Il salvataggio di madre terra Tantissimi anni fa la Terra era un posto meraviglioso, un vero paradiso: la fertile Madre Terra teneva con cura le foreste, i boschi, i mari, i fiumi, i campi che producevano tantissimi frutti e l’aria che era pura e fresca. Anche gli uomini la rispettavano e cercavano di non sporcare il bel paesaggio che li circondava. Un brutto giorno, dal pianeta TV-Mostror, abitato dal popolo degli Yong, arrivarono delle interferenze nelle televisioni degli abitanti della Terra: questi mostri ipnotizzavano i telespettatori dicendo loro: <<Dovete sporcare il vostro pianeta: tra la sporcizia e l’immondizia diventerete forti ed immortali. Insieme i nostri due popoli potranno conquistare l’Universo!>> In realtà gli Yong volevano prendere possesso della Terra, usando l’immondizia per ricavarne energia ed eliminando tutti gli umani, che presto sarebbero morti a causa delle malattie e dei virus prodotti dalla spazzatura. Tutti cominciarono a sporcare senza sosta: le donne buttavano i rifiuti delle loro cucine per la strada, gli automobilisti gettavano le sigarette, le cartacce, le bottiglie dai finestrini delle loro automobili; si trovavano rifiuti sulle spiagge, nei boschi, nei prati, nei cortili delle scuole… ovunque! Gli adulti iniziarono a sentire i primi mal di pancia, ma il malato più grave era la Terra: non produceva più frutti, le sue acque erano sporche e il cielo si era scurito,… ma soprattutto ad un tratto smise di girare. I bambini erano gli unici non ipnotizzati ed erano molto preoccupati per il comportamento dei genitori e di tutti i loro familiari; un giorno, mentre stavano giocando nell’angolo meno sporco del parco, i bimbi sentirono le lamentele della Terra: <<Aiuto, aiuto, salvatemi, sto soffocando!>> I bambini, sempre più preoccupat,i cercarono di far passare l’effetto dell’ipnosi agli adulti, ma non ci riuscirono.

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Pensarono a lungo sul da farsi, poi si ricordarono dei loro amici folletti, gli Sfillants, che abitavano sul pianeta Jasper. Anni fa questo popolo aveva soccorso i terrestri per risolvere un altro problema, così i bambini decisero di chiedere il loro aiuto. Li contattarono con una speciale radio, presentarono il loro problema e li supplicarono: <<Venite, venite, abbiamo un’altra preoccupazione molto più grave>>. Gli Sfillants arrivarono sulla Terra in pochi secondi con una minuscola ma potente astronave e iniziarono il loro intervento: lanciarono del pepe magico addosso agli umani che iniziarono a starnutire e… insieme allo starnuto uscivano dai nasi i cattivi pensieri. Con una pozione magica trasferirono tutti i rifiuti sul pianeta TV-Mostror, obbligando gli Yong a ripulire tutto, poi li rinchiusero nella prigione spaziale sul pianeta Master. Il cielo sulla Terra ritornò azzurro, l’aria pulita, i prati, i boschi e i mari privi di sporcizia e il pianeta riprese a girare. Finalmente la Terra e tutti i suoi abitanti erano di nuovo liberi, felici e… puliti!

Autore: Classe terza A Scuola Primaria “Luca Seri” Istituto Comprensivo Giovanni XXIII - Mogliano

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Scuola Primaria

Sant’Anna Corridonia

Illustrazione di Simonetta Palmucci


Una strana malattia Una mattina Gigi il contadino si sveglia e , come sempre, esce davanti casa e guarda fuori. Osserva bene e si accorge che qualcosa non va. Tutte le verdure del suo orto sono appassite. L’insalata ha le foglie sbiadite e rinsecchite, le carote hanno i pennacchi abbassati e i pomodori hanno la pelle tutta rugosa. Nonna Rachele, dalla finestra, con la faccia arrabbiata, gli urla: - Gigi, che cosa hai fatto a quelle povere piantine? Ti sei dimenticato di annaffiarle ieri sera!!! Gigi sorpreso balbetta: - Ma… ma… ieri sera sono andato al fiume con due grossi secchi a prendere l’acqua per annaffiare le piante! Ho anche sudato tanto!!! Poco dopo, dalla stradina del fiume, Gigi vede arrivare Marco, il pescatore, con la canna da pesca sulla spalla e un cestino vuoto in mano. Sembra preoccupato e cammina a passo lento brontolando. - Che cosa ti succede? - Gli chiede Marco - Sì, racconta. Anch’io voglio sapere. – Aggiunge nonna Rachele. - Uffa! Stamattina non ho pescato neanche un pesce! L’acqua del fiume puzza e ci sono un sacco di pesci morti sul fondo. Gigi e nonna Rachele si guardano meravigliati. Poi Gigi esclama: - Ecco perché le piante del mio orto sono tutte appassite! L’acqua del fiume non è buona e quando ieri sera le ho annaffiate con quell’acqua, si sono avvelenate, poverine! Nonna Rachele non è molto convinta e continua a pensare che Gigi si è dimenticato di annaffiare l’orto e adesso ha trovato una buona scusa. Proprio in quel momento dal bosco esce Checco, il cacciatore, con l’aria

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imbronciata e il fucile in mano. - Ma dove saranno finiti tutti gli animali? Dall’alba vado in giro per il bosco senza trovare nemmeno una piccola lepre, o un fagiano… nemmeno un topo! E adesso che ci penso, non ho visto nemmeno una di quelle belle farfalle colorate che svolazzano sempre sui cespugli. Nonna Rachele invita tutti a entrare in casa per discutere di tutte quelle stranezze. Ognuno racconta quello che ha visto e alla fine concludono che la colpa di tutto è… di Madre Natura! Sicuramente deve essere impazzita, oppure si è stancata di fare il suo dovere! Non c’è un’altra spiegazione. Come se l’avessero chiamata, all’improvviso appare una bellissima signora, con i capelli di spighe di grano, un vestito verde pieno di fiori colorati e un girasole in mano. E’ Madre Natura. Gigi, nonna Rachele, Marco e Checco la guardano a bocca spalancata. - Ma bravi! – dice la signora – Facile dare la colpa a me se le cose vanno male! Se le piante appassiscono, l’acqua del fiume puzza, i pesci muoiono, gli animali scompaiono dal bosco, la colpa è di Madre Natura, vero! Non di chi non ha rispetto per lei! I quattro si guardano in faccia per un po’, poi capiscono e abbassano la testa per la vergogna. Madre Natura continua a parlare e diventa triste: - Io non so più cosa fare. Chi butta spazzatura e veleni nei fiumi e nel mare, chi mette strane polveri velenose sulla terra! E poi tutte quelle macchine, quelle moto, quelle fabbriche che inquinano l’aria!!! Io proprio non ce la faccio più e da un po’ di tempo mi sento proprio male.

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Appena finito di parlare, Madre Natura scompare. Gigi, nonna Rachele, Marco e Checco cominciano a pensare a tutto quello che possono aver fatto di sbagliato che ha fatto ammalare Madre Natura. Poco alla volta si ricordano dei rifiuti che hanno seppellito sotto terra o hanno buttato nel fiume, dei concimi che usano per far crescere più grandi e più in fretta le verdure dell’orto, di tutte le volte che hanno usato le loro macchine per andare in giro qua e là senza motivo… insomma piano piano capiscono che la colpa di tutti quei problemi non è di Madre Natura. Anzi! Allora decidono che da quel momento in poi, per tutta la vita staranno attenti a non fare più niente che possa far male alla Natura. Ma c’è anche da rimediare ai danni fatti , allora cominciano subito a fare la raccolta differenziata dei rifiuti e a dire anche a tutti i loro amici di farla. E in più, da oggi, quando avranno voglia di fare una passeggiata, prenderanno la bicicletta … che fa anche bene ai muscoli delle gambe.

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Autore: Classe seconda A Scuola Primaria Sant’Anna - Corridonia

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Sulla curva degli atterrati Il racconto di nonno Elio sulla costruzione di case di terra, testimonianza di un’architettura del passato, ancor oggi visibile nel territorio del maceratese, invita Francesco a riflettere sulle potenzialità del bene Terra, elemento vitale da salvaguardare. Francesco: Nonno Elio, ma dove mi hai portato? A vedere le case dei puffi? Nonno Elio: ...ah ah ah ...le case dei puffi!! La prima che vedi era la casa dei miei genitori dove io sono cresciuto ! Cert’è cciuchetta, ma ddréndo ce se statia vene! 1 De sopra c’era solo du stanze: ‘na cucina e ‘na camera; de sotto c’era la stalla co lu porcu. 2 Francesco: Ma come hanno fatto a farle nonno?.. Queste case non hanno i mattoncini come quelle in cui viviamo noi.....sono strane!! Boo! Nonno Elio: Queste case che vedi si chiamano atterrati e sono di terra! Francesco: Una casa di terra...Non è possibile! Ma com’è stata fatta? Nonno Elio: A li tempi de vabbu, tutti se ‘ngegnava! 3 La costruzione di un atterrato coinvolgeva tutto il vicinato poiché ci si aiutava a vicenda. La tecnica costruttiva era ampiamente diffusa e inoltre il materiale era facilmente reperibile. Da piccolo, mi ricordo che babbo e altri uomini scavavano una buca, mettevano dentro la terra, l’acqua e la paglia e impastavano il tutto con i piedi fino ad ottenere un materiale costruttivo, chiamato “carginellu”. Dopo, la poretta 4 de mamma con le donne lo tiravano fuori, lo disponevano sopra uno strato di paglia, lo lavoravano come quando facevano il pane e poi formavano dei massi di terra di forma cilindrica. Questi, venivano posizionati uno sopra l’altro e pressati per costruirci il muro.

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Francesco: Ma facevate tutto da soli? Il muratore non c’era? Nonno Elio: Chi poteva, alla fine, chiamava lu mastru dell’atterrati 5 che toglieva le imperfezioni. Dopo la rifilatura, il muro veniva lisciato con le mani bagnate...e che bbella casa che vinia fori! Calla d’inverno e fresca d’estate, colle mure nnèrte! 6 Francesco: Che bello costruirsi una casa di terra...mi sembra una magia... e ancora regge! Nonno Elio: Hai visto!... Mi farebbe piacere, comunque, che si facesse qualcosa per il recupero di questi atterrati perchè raccontano il passato e il rapporto tra noi e la terra che ci ha fatto vivere, sfamandoci e riparandoci. Non so se mme po’ capì, 6 ma impegnati sempre a rispettarla e a farla rispettare! Francesco: Grazie nonno, oggi mi hai dato una grande lezione di vita! Racconterò questa storia ai miei compagni e insieme faremo di tutto per proteggere la terra, la risorsa principale dell’uomo!

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Certo è piccolina, ma dentro si stava bene! Al primo piano c’erano solo due stanze: una cucina e una camera; al piano terra c’era la stalla con il maiale 3 Ai tempi di babbo tutti si impegnazano con tutte le proprie capacità 4 Poveretta 5 L’ esperto degli atterrati 6 Che bella casa che veniva fuori! Calda d’inverno e fresca d’estate, con quei muri spessi! 7 Non so se mi puoi capire 2

Autore: Classe seconda B Scuola Primaria Sant’Anna - Corridonia

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Scuola Primaria

Sant’Anna Corridonia

Illustrazione di Simonetta Palmucci


Attorno alla terra In un giardino, su di un petalo di rosa, c’era una coccinella che se ne stava lì immobile a godersi il sole, quando da un piccolo cespuglio uscì camminando pian piano una tartaruga. - Chi sei? chiese la coccinella. - Sono Uga, la tartaruga - E tu come ti chiami? - Lella - Hai visto cosa ho sulla schiena? disse la tartaruga. - Si - E’ la mia casetta resistente e dura. Me la porto sempre con me anche quando vado a spasso. Come sto bene nella mia casa. Me l’ha regalata la natura. Sono proprio fortunata d’averla. Anche i miei amici e gli uomini hanno le loro abitazioni, ma noi tutti, esseri viventi, abbiamo una prima e grande casa che è il mondo. Io vorrei compiere un viaggio attorno alla terra per scoprire come sta. Fiorella vuoi venire con me? Dai partiamo! Portiamoci anche la merenda! Andiamo a vedere se il cielo è ancora azzurro, e se l’aria è buona. - Si! Vengo volentieri! gridò felice la coccinella. I due animaletti cominciarono il viaggio e lasciarono alle loro spalle il paese e la città. Quando arrivarono in aperta campagna, la tartaruga Uga guardò su in cielo per osservare com’era e vedendo un animaletto volare gli chiese:

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- Ciao uccellino, sei di queste parti? - Si - Come ti chiami? - Sono Nello il merlo. - Com’è l’aria lassù? - Abbastanza buona, ma potrebbe esserlo di più se i fumi dei camini, gli scarichi delle auto non arrivassero quassù a sporcare il cielo e le nuvolette. Se non fosse per quel fumo, l’aria sarebbe ancora pulita. - Grazie Nello. Allora l’uomo potrebbe usare meno l’automobile e andare a piedi, in bicicletta o in autobus e non bruciare sostanze che inquinano l’aria. Fiorella e Uga ripresero il cammino per andare a scoprire se la terra era ancora verde. Dopo un po’ incontrarono un altro animale che stava mangiando l’erba di un campo. - Ciao mucca, sei di queste parti? - Si - Come ti chiami? - Sono Carolina - Com’è l’erba oggi? - Abbastanza buona, ma una volta c’erano tante erbette saporite e di tante varietà che oggi purtroppo non ci sono più. E’ colpa dei veleni che l’uomo butta sulla terra senza pensare che la fa ammalare e di conseguenza rovina anche se stesso.

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- Grazie mucca Carolina. Hai proprio ragione! Basterebbe non usare più queste sostanze e accontentarsi della frutta meno bella, ma più buona da mangiare. Inoltre l’uomo deve capire che la casa-mondo è la nostra prima abitazione e il suo pavimento è la strada. Quando ci cammina non deve essere costretto a scavalcare bottigliette di plastica, lattine di bibite, carte di caramelle, biglietti di tram, bucce di banana, tappi di plastica, sacchetti di patatine sparsi qua e là. I due amici ripresero il viaggio per andare a scoprire se l’acqua del fiume era ancora pulita. Arrivarono ai piedi di un monte dove sgorgava una sorgente. La coccinella, vedendo un pesce guizzare nell’acqua, gli chiese: - Ciao pesce, sei di queste parti? - Si - Come ti chiami? - Sono Nota la trota. - E’ pulita l’acqua? - Non tanto, l’uomo spesso scarica nel fiume rifiuti come se fosse una pattumiera e quando l’acqua arriva al mare è abbastanza inquinata. - Grazie trota. Perciò l’uomo dovrà cercare di non sprecare l’acqua, di non inquinarla con detersivi o veleni e avere più rispetto dei fiumi. Allora Uga concluse dicendo a Fiorella: - Oggi la terra sta male cara amica mia, ha bisogno del dottore. L’uomo deve cambiare immediatamente il suo comportamento e pulire la sua casa-mondo per ritornare ad avere un cielo blu, una terra verde e un’ acqua azzurra.

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Autore: Classe seconda C Scuola Primaria Sant’Anna - Corridonia

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Alla Madre Terra Una volta a scuola, la nostra insegnante, ci ha parlato di un uomo un po’ stravagante: viveva ad Assisi ed era fortunato perché in una famiglia ricca era nato. Ma un giorno lasciò la sua casa lussuosa e ai poverelli donò ogni cosa. Parlava agli animali, anche al lupo feroce, e l’amore per la natura gridava a gran voce. Come Francesco, il santo patrono, pensiamo che la natura sia un grande dono e con semplici parole, che vengono dal cuore, per la terra e i suoi doni mostriamo tanto amore. L’acqua che scende dal monte e dal cielo scorre in pianura azzurra come un velo disseta il prato e i campi di grano maturo e pian piano arriva al mare di sicuro. Lava le strade, i tetti… e goccia a goccia mi bagna tutto come se stessi sotto la doccia. Senza l’acqua non c’è vita e non può fiorire una margherita. Alla madre terra sono grato dell’acqua che ci ha donato. Che c’è di meglio di una boccata d’aria pura? Ossigena i polmoni e la salute ci assicura. Giocare all’aria aperta è un gran divertimento, se sto con i miei compagni sono contento.

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Quando soffia il vento che si chiama brezza mi piace molto perché il viso mi accarezza. Se il vento è forte e arriva l’uragano, corro a casa e a mamma do la mano. Quando la notte arriva ed è troppo scura vado per strada senza aver paura. La luce della stelle può rischiarare perfino il fondo del nostro mare. Se io guardo la luna e le stelle mi sento felice perché sono belle. Quando è giorno e brilla il sole, i fiori brillano nelle aiuole. Il sole è la stella più luminosa che fa risplendere ogni cosa. La terra ci accoglie come una madre affettuosa che ci vuol bene e ci procura ogni cosa, ci sostiene e ci alimenta e con le sue bellezze ci accontenta. Che triste il mondo senza piante e senza fiori! Senza profumi, nè aiuole, nè colori. Sotto un grande albero mi piace riposare e seduto all’ombra un bel panino mangiare. Nei prati verdi voglio correre a perdifiato dietro al cane e al passerotto che è volato. Gli animali sono amici di grandi e piccini, gatti, cavalli, pesci e topolini,

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cani, conigli, tartarughe e pappagalli, ci vivono vicini con i canarini gialli. Chi da solo in casa rimane non ha paura se fuori c’è il suo cane. Quando alla sera dormi nel lettino vorresti un cucciolo avere vicino. Se ti senti triste e cerchi compagnia stai con gli amici animali e torna l’allegria. La natura bisogna amare e per sempre rispettare, piante, animali e tutto il nostro ambiente, nel quale viver bene non mi è indifferente.

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Autore: Classe seconda D Scuola Primaria Viale Sant’Anna - Corridonia

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Scuola Primaria

San Claudio Corridonia

Illustrazione di Beatrice Salustri


Un pianeta chiamato sogno C’era una volta un paesino immerso nel verde. Le case erano piccole, colorate e circondate da giardini pieni di fiori, sembrava che l’ arcobaleno fosse in terra. In mezzo ad un prato si trovava la scuola. Le mura erano color biancastro, le finestre rosso rubino e le serrandine grigio fumo. Si sentiva l’allegro vocio dei bambini che vi si recavano ogni giorno per imparare cose nuove. Gli alunni della classe 3° avevano una “simpatica materia” in più : coltivare un piccolo pezzo di terra situato vicino l’ edificio scolastico, aiutati dagli insegnanti e seguendo i consigli di nonni esperti. Finita la scuola, Luca e Lorenzo esploravano attentamente l‘erba del campo in cerca di grilli, di cavallette e di mantidi; Agnesa, Jessica e Alessio si arrampicavano lentamente sugli alberi per raccogliere frutti saporiti. La domenica, Michael, Riccardo e Gianluca si recavano a pescare in un piccolo fiume che scorreva pigro tra i campi coltivati. L’ acqua era limpida, trasparente, color celeste chiaro e brulicava di pesci che guizzavano ritmicamente. Rachele e Camilla andavano nella fattoria del nonno a dare il cibo a polli , conigli, cavalli, mucche… Guardare il cielo sereno e le nuvole che si rincorrevano giocando a nascondino era il passatempo preferito da Sebastiano e Daniele. Madre Terra guardava con occhi sorridenti questo paesino e sussurrava tra sé: “Come sono felice! Ecco, vorrei che ogni luogo fosse così, pulito e pieno di gente felice!” Un brutto giorno, però, nel paesino si sentì rimbombare la voce : “Dalla grande città sta arrivando il Cavaliere Nero! State attenti, porterà solo guai! Vuole catturare la felicità e chiuderla in un barattolo!” Per alcuni giorni, grandi e piccoli rimasero chiusi nelle loro case, sbircian-

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do dalle tapparelle e dai buchi delle serrature, ma nessuno aveva il coraggio di mettere il naso fuori. Asia, Alessio e Greta, invece, si fecero animo e, per primi, uscirono da casa, si guardarono in giro… nessuno. Per un attimo rimasero immobili, con gli occhi sbarrati, con la bocca spalancata, le braccia aperte, fermi come statue. Il cielo era coperto da una gigantesca nuvola color nero carbone, minacciosa, sembrava volere inghiottire tutto il paese; da essa scendevano gocce grandi e dense che emanavano un odore sgradevole. L’aria era pesante e si faceva fatica a respirare. Anche gli altri abitanti del paese, pian piano, uscirono dalle loro case, muovevandosi come dei robot. Ben presto si resero conto che qualcosa di brutto era accaduto al loro bel paese, ma altre brutte notizie sarebbero arrivate anche nei giorni seguenti. “Ahi, che mal di pancia, mamma ho mangiato i frutti delle piante del nostro campo !” si lamentavano Jessica, Agnesa e Alessio. “La verdura del nostro orto non ha più sapore ed è cresciuta tanto” sospiravano Anle e Lorenzo. Sebastiano notò: “I rifiuti sono sparsi qua e là, che puzza!” Michael e Alessio ribatterono: “Abbiamo spesso il raffreddore e la tosse!” Tutte le persone camminavano lentamente, con il capo chino, lo sguardo fisso a terra, silenziose, perse nei loro pensieri. Nessuno aveva più il sorriso sul viso. Una sera, mentre il sole stava per addormentarsi all’ orizzonte in un letto infuocato colorato di rosso vermiglio e giallo - arancio, apparve il Cavaliere Nero e sghignazzò con voce metallica: “Ah, ah, ah!!! Sono riuscito a rubare la vostra felicità, eccola, l’ho chiusa

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in questo barattolo, la porterò via con me, nel mio pianeta, a voi lascerò rifiuti, smog, sostante tossiche, piogge acide, aria radioattiva… Addio! Ah, ah, ah!” Il Cavaliere Nero partì di scatto, tutti i presenti cercarono di inseguirlo, corsero…, ma era scomparso all’ orizzonte come inghiottito da una nube di polvere nera. Alessio, Riccardo e Daniele lo inseguirono ancora perché erano velocissimi, ma niente… Si fermarono vicino al ciglio della strada e, tra i cespugli, notarono un oggetto. Era un libro di forma rettangolare, spesso, invecchiato, strappato ai bordi e sporco. Lo raccolsero, soffiarono via la terra che lo ricopriva e con le mani cercarono di ripulirlo: c’ era scritto “Il grande libro delle Regole”. I bambini capirono che era rimasto lì nascosto da tanto tempo. Sicuramente Madre Terra voleva dar loro una mano. Lo aprirono, ma non riuscirono a leggere perché era scritto in un codice che loro non conoscevano. Ritornarono a casa, chiamarono gli altri compagni di classe e, tutti e sedici, cercarono di decifrare quegli scritti. Finchè un mattino, Luca esclamò con voce trionfante: “Vi ricordate quel rebus che abbiamo fatto a scuola? Per risolverlo dovevamo far corrispondere una lettera a ogni numero. Al lavoro, secondo me siamo sulla strada giusta!”. Così “Il grande libro delle Regole” fu reso noto a tutti: c’ erano scritti messaggi per grandi, piccoli, per persone potenti, ricche… Si leggeva: “ Vi ricordate come eravate felici! Fate di nuovo la raccolta differenziata, usate meno l’ auto e spostatevi a piedi, con la bicicletta e i mezzi pubblici, non adoperate prodotti chimici, ma concimi naturali, non scaricate rifiuti nei corsi d’ acqua, procuratevi energia dal sole, dal vento, dalle acque, non lasciate rubinetti aperti e luci accese inutilmente, se volete che

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il Cavaliere Nero non vi faccia più del male!”. Si rivolgeva soprattutto ai bambini per raccomandare loro l’amore e il rispetto per Madre Terra. Tutti si misero all’opera e ognuno fece la propria parte. Gli uomini politici scrissero le regole in un grande cartellone appeso in piazza, furono distribuiti sacchetti per raccogliere i rifiuti in modo diverso, furono costruiti grandi impianti che riciclavano vetro, plastica, carta…, furono sistemati grandi compostiere per preparare concimi naturali, fu vietato scaricare i rifiuti nelle acque dei fiumi… Ma la felicità non era tornata sul volto delle persone. Un giorno apparve di nuovo il Cavaliere Nero, era furioso stava tentando inutilmente da tempo di ritrovare “Il grande libro delle Regole della terra”. I bambini lo videro per primi, ma questa volta non ebbero paura perché si sentivano forti per tutte le cose che avevano imparato e messo in pratica. Appena lo incontrarono, gli lanciarono violentemente una manciata di terra “buona e pulita” del loro orto. Essa fece l’incantesimo e in quattro e quattr’ otto il Cavaliere Nero fuggì, cadde, si rialzò, scomparve… urlava: “Non finisce qui, tornerò prima o poi!” Durante la fuga, però gli era caduto a terra il barattolo della felicità. I bambini lo raccolsero, lo aprirono e vi trovarono un biglietto con scritto: “A voi, BAMBINI, lascio il compito di amare e proteggere la natura. Vi nomino DIFENSORI DI MADRE TERRA.” Di nuovo la gioia tornò ad abitare nel paesino. Organizzarono una grande festa in piazza, di sera: le luci illuminavano i volti sorridenti delle persone, si ballava, si cantava, c’erano dolci e bibite. I bambini - eroi salirono su di un palco e spiegarono la loro impresa, raccomandando di non commettere più gli errori del passato. La gente giurò solennemente e applaudì per un’ora. Da quel giorno vissero tutti felici e contenti. Autore: Classe terza Scuola Primaria San Claudio - Corridonia

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Scuola Primaria

Castelnuovo Recanati

Illustrazione di Lorenzo Sabbatini


La Terra e la stellina La Terra è stata sempre la nostra madre di vita. Essa senza sosta gira, gira, gira… Un giorno, però stanca della sua misera vita , pensò di spostarsi dal suo luogo stabilito, poiché desiderava cambiare il suo modo di vivere. Pensò tutta la notte a come poteva fare e così al mattino di buon’ora, senza insospettire gli umani, fece le valigie e partì per andare a trovare i suoi fratelli. All’inizio nessuno si accorse di nulla, ma dopo un po’ alcune scienziati notarono, con grande stupore, che il loro pianeta saliva, saliva… saliva sempre più. Alcuni astronomi scorsero il pianeta Marte che si avvicinava ed allora incominciarono a preoccuparsi. Infatti, la Terra aveva deciso di andare a trovare proprio lui. Appena la vide Marte, felice di rivederla dopo tanto tempo, la salutò con entusiasmo, poi le chiese per quale motivo era giunta fin lì. La Terra rispose che nessuno degli umani notava il suo lavoro ininterrotto che svolgeva ogni giorno, anzi che contribuivano a sporcarla, a scaricare nei mare e nei fiumi ogni sorta di porcheria, a rendere l’aria irrespirabile con gas velenosi senza avere nessun rispetto per i bambini che crescevano in questo ambiente sempre più pericoloso per la salute. Raccontò che anche gli animali stavano soffrendo, alcune specie si stavano estinguendo e ormai solo un miracolo poteva salvarli. Aggiunse, però, che fortunatamente non tutti gli uomini erano malvagi, ma le persone perbene erano in minoranza e anche con tutta la buona volontà non riuscivano a tenere testa a questa brutta situazione. Poi scoppiò in un pianto disperato e gli chiese aiuto poiché non era più possibile tollerare tale condizione.

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Marte la consolò, poi decisero di recarsi a trovare gli altri loro fratelli. Tutti insieme avrebbero escogitato qualche piano per risolvere la difficile questione. Saturno propose di punirli a dovere: poteva avvicinarsi e cospargere un po’ del suo gas per impaurirli e cercare di avere più rispetto per la sorella; Marte lanciò l’idea di far scoppiare una bella guerra fra la fazione dei “buoni e dei “cattivi”, ma il suggerimento fu subito bocciato . Ognuno di loro sosteneva la sua idea, così iniziarono a litigare furiosamente, mentre la Terra si sentiva sempre più infelice e sola. Ad un certo punto, però, si avvicinò una stella: non era importante come i pianeti dato che, rispetto a loro, era davvero piccolissima e brillava molto poco. La terra piangeva disperata, pensando alla sue terribile fine così la sua stridula vocina la fece sobbalzare… “Non piangere!” le disse la stellina, “perché piangendo non risolvi nulla. Io ti aiuterò a riscaldare il cuore degli uomini ed ad illuminare le loro azioni così tutti si comporteranno bene e tu non avrai più motivo di essere triste!” La Terra smise di piagnucolare, ritornò subito al suo posto contenta di poter contare sull’aiuto di una vera amica.

Autore: Classe quarta Scuola Primaria Castelnuovo - Recanati

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Scuola Primaria

Silvio Zavatti

Civitanova Marche

Illustrazione di Eleonora Moriconi


La vita sboccia da un’altra vita Arcobaleno stava sognando di saltare e fare capriole sulle nuvole. “Che bello! Posso restare quassù e dormire con voi?” chiedeva la foglia che doveva il nome ai suoi tanti, vivaci colori. La cullava il suono di una pioggerellina leggera in una sera di primavera, simile ad una dolce ninna nanna. Amava la vita, era piena di curiosità e di sogni. Poteva però guardare il suo piccolo mondo solo dal forte ramo del grande ciliegio che la nutriva. Ormai le sembrava di essere in prigione. Improvvisamente venne svegliata da un rumore terrificante, forte come un ruggito, e da un freddo soffio di vento che la strappò violentemente dal ramo. Dopo un attimo di puro terrore... provò una sensazione di libertà. Finalmente poteva volare, volteggiare e lasciarsi trasportare dal vento. “Che bello guardare il mondo dall’alto, vero?” Arcobaleno si voltò e si accorse che a parlare era un simpatico aghetto di pino. “Si”, gli rispose, “vuoi diventare mio amico, potremmo esplorare il mondo insieme!?”. Le due foglioline, felici, si lasciarono trasportare in alto, fino a salutare le nuvole. Guardando in basso videro grandi coni ammantati di bianco, fazzoletti verdi e marroni, attraversati da un nastro d’argento che arrivava ad una immensa pozzanghera blu. Ad un tratto un enorme e rumoroso uccello di metallo arrivò improvvisamente alle loro spalle. “Aiutoooooo!” urlarono spaventati i due amici. Il mostro rumoroso li spinse con sé fino all’altro capo del mondo dove atterrarono dolcemente. Caddero a terra stordite e non si accorsero che il vento le stava trascinan-

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do. Si ritrovarono in un luogo sporco, rumoroso, pieno di strani animali rotolanti, dai grandi occhi luminosi e dall’odore nauseante. Uno di questi mostri la investì e mentre le trascinava con sé le foglioline ricordarono con nostalgia la loro passata vita sugli alberi. Il mostro finalmente si fermò. Ne scese una bambina che, alla vista delle povere foglioline moribonde, corse a raccoglierle amorevolmente. Le posò sotto l’albero di melograno del suo giardino dove, in una piccola buca, metteva spesso i noccioli e i semi della frutta sperando che nascessero altri piccoli alberi. “Grazie”, dissero le due foglioline, “siamo felici di morire qui, dove daremo la nostra vita per nutrine la terra e creare nuove piante”.

Autore: Classe terza A Scuola Primaria “Silvio Zavatti” - Civitanova Marche

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Scuola Primaria Paritaria

Maestre Pie Venerini Ancona

Illustrazione di Alfonsina Ciculi


Evviva mamma terra! Un sabato pomeriggio alcuni bambini si erano dati un appuntamento al campetto di quartiere per giocare a nascondino, il campo era bello asfaltato e circondato da automobili, palazzi, cassonetti dell’immondizia, potenti tralicci di alta tensione che di notte illuminavano a giorno la città ed un po’ più in lontananza si intravedeva il fumo nero che usciva dalle ciminiere delle fabbriche che danzava sopra la città. Dopo la conta i bambini si dispersero per il campo: chi si nascondeva dietro le macchine, chi dietro i cassonetti dell’immondizia…. Marco e Daniela mentre correvano per nascondersi sentirono dei lamenti; un po’ spaventati si guardarono intorno e dietro il grande traliccio videro un’enorme spaventosa figura di un essere mai visto che implorava pietà. I bambini dunque chiamarono i loro amici e tutti insieme, impauriti ma curiosi, circondarono questo essere che sembrava in fin di vita: in testa aveva un grande cappello bianco che si consumava a vista d’occhio, al posto dei capelli aveva tanti fili di fumo e vapore maleodoranti che salivano verso l’alto, i suoi occhi, da piccolissime macchioline che si intravedevano, sembravano azzurri ma erano ricoperti da enormi chiazze nere. Il suo corpo grosso e rotondo era tappezzato da buste di plastica, pile, lattine, pezzi di vetro, cicche di gomma da masticare; il mantello che lo copriva era grigiastro e pieno di punti neri, le sue braccia e le sue gambe erano state troncate e la pelle che li ricopriva era marrone e piena di crepe e di rughe. I bambini la sfiorarono appena e si accorsero che aveva un gran febbrone e dissero: ”Sta tanto male, dobbiamo salvarla!” la sollevarono insieme e la portarono nel loro rifugio segreto: un vecchio garage pieno di giochi dove si riunivano nei pomeriggi piovosi. Presero tante buste di carta e le tolsero, differenziandola, tutta l’immondizia che le si era attaccata addosso e con tanto amore cominciarono a massaggiare le braccia e le gambe. Uno di loro corse a casa a prendere un potente aspirapolvere ad acqua della mamma e risucchiarono tutti i gas puzzolenti che le ricoprivano i capelli ed il mantello.

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La signora cominciava a stare meglio, la febbre sembrava scendere lentamente, lentamente il cappello bianco si solidificava sempre più e da esso iniziarono ad uscire fiori colorati e profumati. Anche il massaggio aveva funzionato e da quei tronchi secchi spuntarono le folte chiome verdi. Nessuno mai l’aveva amata così tanto! La signora si commosse e dai suoi occhi cominciarono a scendere lacrime prima nere poi sempre più chiare fino a diventare trasparenti e luminose e così alla fine i bambini videro che quegli occhi azzurri come il mare brillavano di felicità e dentro di loro delfini che si rincorrevano e saltavano felici. Il lavoro era stato faticoso ma i bambini erano felici e la terra allora per ringraziarli volle fare loro un regalo: partorì fiori, alberi, terra e laghetti, ruscelli e animali. Anche il loro campetto nero e triste si era trasformato in un verde prato la cui erba brillava al sole. I bambini così capirono quanto male era stato fatto alla terra alla quale bastava poco per essere felice. Apprezzarono dunque la sua generosità e promisero che avrebbero fatto sapere a tutti la sua generosità di mamma e si affrettarono a scrivere degli slogan che affidarono al volo di tanti palloncini colorati che invasero tutto il mondo. Quando si passeggiava a terra la gente poteva leggere: “La terra è la nostra mamma.” oppure “Facciamo la raccolta differenziata”. “I suoi doni sono la nostra vita!” “Non sporchiamo i mari con il petrolio”. “Non inquiniamo l’ambiente con rifiuti tossici”. “Godiamoci i prati e i boschi, andiamo in bici”. “Costruiamo auto a metano.” “Cerchiamo fonti di energia alternativa.” LA TERRA E’ LA CASA DI TUTTI, TENIAMOLA PULITA EVVIVA MAMMA TERRA!

Autore: Classe quinta Scuola Primaria “Rosa Venerini” Istituto Maestre Pie Venerini - Ancona

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La Terra: Amore infinito!

Amore infinito che tocco col dito Amore contento che sento qui dentro amore lontano che prendo per mano

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Autore: Classe terza Scuola Primaria “Rosa Venerini� Istituto Maestre Pie Venerini - Ancona

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Madre terra Al tempo dei tempi la terra era solo buio. Stufa di stare da sola nelle tenebre, (che tra l’altro erano anche antipatiche) decise di illuminarsi un po’, quindi chiese al Dio dello Spazio di creare qualcosa che facesse molta luce. Il Dio allora gli affidò suo figlio Sole, dicendo che era un po’ pigro e per questo avrebbe avuto bisogno di sua sorella Luna per sostituirlo durante i suoi pisolini notturni (che in verità erano solo una scusa per andare a spassarsela con gli altri pianeti). La Terra ora era illuminata e riscaldata, ma si sentiva ancora sola, così chiese aiuto al Dio delle Stelle . Questo prese: l’ Orsa maggiore, l’ Orsa minore, le costellazioni dello Scorpione, dell’Ariete, dei pesci… Insomma prese tutte le costellazioni e le trasformò in creature viventi. A questo punto la Terra, per diventare più bella e colorata e nello stesso tempo sfamare le sue creature, chiese al Dio della Natura di creare piante, fiori, erba, alberi, frutti, acqua,montagne e tante altre meraviglie. Ora la Terra era così bella che il pianeta Nessuno se ne innamorò pazzamente e la sposò. Nessuno si chiamava così perché credeva di essere una nullità, ma dopo essersi sposato, finalmente si sentì qualcuno: Nettuno. Da questo amore nacquero i primi uomini che ancora oggi, dopo miliardi di anni, chiamano il pianeta azzurro “Madre Terra”!

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Autore: Classe quarta Scuola Primaria “Rosa Venerini” Istituto Maestre Pie Venerini - Ancona

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Scuola Primaria

Sant’Andrea Fermo

Illustrazione di Giulio Perfetti


Foglie d’autunno Foglie d’autunno bagnate, calpestate schiaffeggiate dal vento e picchiate da grandine e pioggia. Sono solo un lontano ricordo i bei giorni passati sul ramo baciate da ardenti raggi di fuoco piene di vita e speranza. Ora secche, ingiallite o rossastre s’adagiano sulla fredda Terra, sparse e spezzate, ma ad Essa fanno ritorno, come tanti figli che vanno alla Madre.

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Autore: Classe terza Scuola Primaria Sant’Andrea - Fermo

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Completa il disegno

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Indice Introduzione (Carlo Migliorelli) Presentazione (Robertino Perfetti)

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Scuola Primaria Martiri della LibertĂ (Macerata) Illustrazione di Maurizio Ferracuti Margut un bambino prodigioso

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Scuola Primaria Sandro Pertini (Macerata) Un mondo infinito di... La nostra Terra

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Illustrazione di Franco Mancini e Giulio Perfetti

Scuola Primaria Convitto Nazionale (Macerata) La famiglia ecologista Scuola primaria Luca Seri (Mogliano) Il salvataggio di madre terra

Illustrazione di Laura Staffolani

Illustrazione di Lorenzo Sabbatini

Scuola Primaria S.Anna (Corridonia) Illustrazione di Simonetta Palmucci Una strana malattia Sulla curva degli atterrati Attorno alla terra Alla Madre Terra

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Scuola Primaria San Claudio (Corridonia) Illustrazione di Beatrice Salustri Un pianeta chiamato sogno

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Scuola Primaria Castelnuovo (Recanati) Illustrazione di Lorenzo Sabbatini La Terra e la stellina

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Scuola Primaria Silvio Zavatti (Civitanova Marche) Illustrazione di Eleonora Moriconi La vita sboccia da un’altra vita 56 Scuola Primaria Paritaria Maestre Pie Venerini (Ancona) Illustrazione di Alfonsina Ciculi Evviva mamma terra! 60 La Terra: Amore infinito! 62 Madre terra 64 Scuola primaria Sant’Andrea (Fermo) Illustrazione di Giulio Perfetti Foglie d’autunno

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Associazione culturale

SpazioAmbiente “L’idea positiva del nostro Ambiente” c /o Centro Informativo Turistico Via Capocastello, 35 - San Ginesio (MC) www.spazioambiente.org info@spazioambiente.org




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