novembre 2011 foto di Augusto Bizzi
FIORETTO ROSA SEMPRE VERDE Valentina Vezzali per la sesta volta Campione del Mondo
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sommario
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Sport Club novembre 2011
4 Svanito il sogno di Kobe Bryant
L’esempio dei grandi sportivi
editoriale
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FOCUS
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L’addio a SIC
BASKET
Scherma, famiglia e sociale
MOTORI
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OLIMPIADI
Pattinare per crescere
La forza del cambiamento
Emirates e lo sport: un binomio vincente
PATTINAGGIO
PESISTICA
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La Polonia in canoa
SPONSORING
SPORT&TURISMO
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86 FITNESS Sport Club srl via Morlupo, 51 00191 Roma tel. 06 97600342 fax 06 97277879 www.sportclubmagazine.it info@sportclubmagazine.it Direttore editoriale Luigi Capasso Sport Club Anno VIII - n. 75 - Novembre 2011 Reg. trib. di Roma n. 591/2004 del 30-12-2004
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Donne olimpiche
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Editorialisti Paolo Cecinelli, Franco Chimenti, Alessandro Cochi, Paolo Del Bene, Pino Capua, Sabrina Rondonelli, Roberto Serdoz, Fabio Ingargiola Hanno collaborato a questo numero Lorenzo Arduini, Matteo Cirelli, Gianmatteo Colla, Marco Trozzi, Alessandro Morucci, Enrico Morucci, Andrea Tranquilli, Andrea Cecinelli, Luigia Latteri, Roberto Cundari, Valentina Altavilla, Andrea Cimbrico, Giorgio Cimbrico
CLUB STYLE
Progetto grafico e Impaginazione Adversign srl grafica@sportclubmagazine.it Presidente Onorario Giuseppe Capelli Pubblicità Adversign s.r.l. Davide Campanella Via Morlupo, 51 - 00191 Roma tel. 06 97600342 cell. 335 7574074
Stampa Valerio Scambelluri Comunicazione Finito di stampare nel mese di ottobre 2011 Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione.
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editoriale
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di Luigi Capasso
Lo sport per la pace La seconda edizione dei giochi spor tivi organizzati in Terra Santa sono un esempio del ruolo di avvicinamento tra i popoli che può ricoprire lo spor t
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ieci chilometri di emozione, entusiasmo e passione tra Betlemme e Gerusalemme, intramezzati da un quadrangolare di calcio a 5 di fronte al muro del Check Point: questo è stata la seconda edizione dei JPII Games 2011, i giochi sportivi organizzati in Terra Santa e dedicati alla memoria di Giovanni Paolo II. I partecipanti, tra cui palestinesi, israeliani, americani, italiani ed anche haitiani hanno corso per la cosiddetta “Corsa della Pace”, che vuole essere un ponte di pace fra i popoli e intende promuovere, attraverso lo sport, quei valori che sono necessari alla costruzione del Bene Comune. La pace, infatti, come diceva il Beato Giovanni Paolo II, nasce davvero da un cuore nuovo. Al Check Point che segna la divisioni tra il territorio palestinese e quello israeliano un gruppo di ex calciatori azzurri, tra cui Angelo Peruzzi, Damiano Tommasi, Gigi Di Biagio e Fabio Pecchia ha anche disputato un emozionante quadrangolare di calcio a 5 contro un team coordinato dalla Lega Pro e altre due squadre di Israeliani e Palestinesi. Voglio prendere spunto da questa manifestazione per sottolineare l’importanza che può avere lo sport per combattere le divisioni e le contrapposizioni tra popoli ed etnie, purtroppo diffuse in molte parti del nostro pianeta.
L’esempio più eclatante di questo ruolo dello spor t è stata sicuramente la Nazionale sudafricana di rugby ai tempi della presidenza di Nelson Mandela, che contribuì ad avvicinare la comunità bianca e quella nera dopo anni di apartheid. Ma anche la partita tra USA ed Iran ai Mondiali di calcio del 98 in Francia rilassò un clima molto teso tra i due Paesi. Quando si pratica sport si diventa tutti uguali, svanisce ogni differenza legata a razza, religione, reddi-
to o ceto sociale, proprio per questo si tratta di uno strumento ideale per avvicinare persone, popoli e Paesi in conflitto tra loro. La corsa dedicata a Papa Giovanni Paolo II magari non riuscirà da sola a risolvere il quarantennale conflitto israelo palestinese, ma è sicuramente un modo per conoscersi, parlare e, soprattutto, capirsi. E sappiamo tutti che la comunicazione, il contatto ed anche il gioco sono il modo migliore per risolvere ogni conflitto, piccolo o grande che sia.
Foto D. La Monaca
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focus
di Alessandro Cochi Delegato alle politiche sportive di Roma Capitale
L’esempio dei grandi sportivi Da Di Bartolomei a Simoncelli, da Pesciarelli a Navazio, come vivere l’avventura dello sport in maniera leale ed autentica delusione per la finale di Coppa Campioni 1984. In tutto questo emerge l’uomo che vuole costituire un esempio di sobrietà ed equilibrio per i giovani ma anche per tutti noi. Un personaggio che ha lasciato qualcosa nel nostro cuore di sportivi, così come lo ha lasciato Marco Simoncelli. Ragazzo solare, amato da tutti, perché, come Di Bar tolomei, aveva saputo conservare la propria umiltà, esprimendola cer to in maniera diversa ma di certo scevra dagli atteggiamenti divistici di cui si ammantano cer-
i sono momenti che passano attraverso il ricordo di uomini che hanno lasciato una traccia indelebile di se stessi. Uno di essi è certamente Agostino Di Bar tolomei, la cui tragica fine mi colpì molto proprio perché il capitano giallorosso di tante stagioni incarnava tutti quei valori positivi che vorremmo riscontrare in ogni spor tivo. Agostino oggi rivive nel film "11 metri" di Francesco Del Grosso, presentato al Festival del Cinema di Roma. Un viaggio nella sua carriera con la testimonianza di tutti coloro che hanno avuto modo di apprezzarne le doti morali oltre a quelle che esprimeva sul campo di gioco. E’ stato bello ripercorrere il suo percorso calcistico, dai primi calci nell’Oratorio di San Filippo Neri alla Garbatella, fino alla sua ultima partita con la maglia della Salernitana. Tanti i momenti toccanti all’interno della narrazione. Conti, Pruzzo, Nela, Tancredi, Righetti, Chierico, suoi storici compagni di squadra, ne hanno in maniera commossa ricordato la figura, insieme alla moglie Marisa ed al figlio Luca. Emozioni di una carriera che lo ha visto vincere lo scudetto del 1983, senza tralasciare anche la grande
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ti campioni o presunti tali. Ed un segno importante lo hanno lasciato anche Andrea Pesciarelli e Nicola Navazio, due amici, due giornalisti romani che se ne sono andati all’improvviso nei giorni scorsi, troppo presto vista la loro giovane età. Ora, magari osservati da un Agostino Di Bartolomei divertito, saranno insieme lassù a giocare il loro personalissimo derby. Andrea (laziale) contro Nicola (romanista), appresso a quel pallone che amavano tanto, su un ideale campo da calcio. Ciao Ragazzi e che vinca il migliore.
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diritto e rovescio
dell’Avv. Sabrina Rondinelli Specializzata in diritto dello sport Dottore di ricerca Fac. Giurisprudenza “La Sapienza” sabrina.rondinelli@uniroma1.it
Il Caso Piacenza Calcio Si sta verificando un’altra ingiustizia della responsabilità oggettiva
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4 punti da scontare nella stagione 2011/2012. La beffa di questa storia è da vedere con la sanzione che ha avuto l’Ascoli Calcio. L’Ascoli è stato sanzionato con la penalizzazione di 6 punti, da scontare anch’essa nella 2011.2012. Nell’ipotesi invece che all’Ascoli fosse stata comminata una penalizzazione di 6 punti da scontare nel campionato 2010.2011 e al Piacenza una penalizzazione di 4 punti da scontare nel 2011.2012, ciò avrebbe comportato la retrocessione dell’Ascoli in Lega Pro e il ripescaggio del Piacenza in Serie B. Sia la Commissione che la Corte non hanno però condiviso il ragionamento difensivo.
ome sapete il Piacenza è stato protagonista quest’estate del Processo alle Scommesse, per le vicende note che hanno riguardato il calciatore Gervasoni. Il Piacenza è stato sanzionato con la penalizzazione di 4 punti in classifica da scontare nel campionato 2011-2012 e l’ammenda di 50.000 euro. Veniamo ai fatti di causa. Il rapporto Ger vasoni-Piacenza si è sviluppato in un arco di tempo molto ristretto dal 19 Gennaio al 19 Marzo 2011, data della famosa gara Atalanta-Piacenza. Durante tale periodo, la squadra ha ottenuto una serie di risultati positivi. Tale favorevole inserimento del Gervasoni non poteva lasciare intravvedere alcun ipotetico coinvolgimento del calciatore in quelli che sono i fatti illeciti oggetto del presente procedimento. Il Piacenza ha appreso di un possibile coinvolgimento del Gervasoni solo quando gli organi di stampa hanno dato notizia dell’indagine della Procura di Cremona. Appresa la notizia il Piacenza si è premurata immediatamente di non far giocare il calciatore, neppure in una situazione di estrema necessità. Il Piacenza pertanto prima dalla Commissione Disciplinare e poi dalla Corte di Giustizia è stata penalizzata con
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Da tale decisione discende che il Piacenza è stato punito due volte: una per non avere retrocesso l’Ascoli in Lega Pro e goduto del relativo ripescaggio in serie B; la seconda per essere stata punita anche nel campionato 2011.2012. Ancora una volta mi ritrovo a difendere un club per responsabilità oggettiva, una norma che andrebbe rivista. Imputare oggettivamente alla società di calcio un fatto illecito per la stessa incontrollabile, significa trascendere i limiti del criterio, trasformandolo in un assurdo ed inammissibile automatismo. Ora vedremo avendo da poco depositato il ricorso al TNAS, cosa si deciderà per questa, a mio avviso, brutta pagina del nostro calcio.
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basket
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di Paolo Del Bene Direttore Sportivo A.S. Università Luiss Guido Carli
Svanito il sogno Kobe Bryant A causa del mancato accordo sul calendario della Vir tus Bologna è saltato l’arrivo in Italia dell’asso NBA scenza in Italia e aveva dichiarato che gli sarebbe piaciuto finire la carriera qui da noi. Oggi la sua carriera non è assolutamente finita, ma diverse squadre italiane hanno visto il sogno Bryant farsi più concreto. La squadra che ha cercato di prenderlo è stata la Virtus Bologna. Il presidente Claudio Sabatini sarebbe riuscito ad ottenere un breve contratto con il campione il quale avrebbe giocato qui da noi per un mese. Però a quanto pare, questo ingaggio avrebbe dovuto smuovere tutta la Lega basket italiana. Il calendario di quel breve me-
l termine adoperato è “serrata”, corrispettivo italiano di “Lock out”, ovvero: la bottega è chiusa. Dalla mezzanotte del primo Luglio 2011 l’Nba chiude i battenti e spegne gli stadi. L’anno precedente l’Nba chiuse il bilancio con un passivo di 300 milioni di dollari, e allora David Stern, il commissioner della Lega, si è reso conto che si doveva cambiare il vento. Di conseguenza si è cercato di raggiungere un accordo fino alle ultimissime ore dall’inizio della stagione, ma naturalmente il divario tra le pretese dei proprietari e le controproposte dell’associazione giocatori era troppo ampio. Ma d’altro canto il tifoso di basket non vede solo nero, perché l’esercito di giocatori che milita negli USA ora non ha lavoro, e da tutto il mondo è iniziata la corsa all’oro. Ovvero avere i campionissimi Nba fino a quando negli Stati Uniti non si raggiunge un accordo. Ovviamente anche l’Europa si è iscritta alla pesca miracolosa, ma di soldi non ce n’è così tanti, e allora si è verificato un fenomeno interessante, secondo cui la gran parte degli europei sta tornando nelle loro terre madri. Forse in Italia si è verificato il caso più clamoroso e interessante di “ritorno a casa”, sto parlando di Kobe Bryant. Come è noto Kobe ha passato la sua adole-
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se avrebbe dovuto prevedere tutte partite “importanti” per Bologna per permettere agli sponsor di ripagarle l’immenso sforzo commerciale. Ma sappiamo che il sogno Bryant oggi è svanito a causa del parere negativo di alcuni club associati alla Lega Basket riguardo il palinsesto previsto delle 10 partite. Forse gli accordi presi da Sabatini erano un po’ troppo egoistici. Il problema principale (come al solito) è monetario, ma forse un pizzico di organizzazione collettiva in più ci avrebbe permesso di toglierci qualche bella soddisfazione.
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psicologia
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di Andrea Ceccarelli Psicologo dello sport, Psicoterapeuta, Gruppoanalista
L’ansia da “prestazione” nello sport : come gestirla? Piccoli accorgimenti per limitare una sensazione diffusa tra gli spor tivi
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'ansia è uno stato psichico, prevalentemente cosciente, caratterizzata da una sensazione di paura, più o meno intensa e duratura. L'ansia sembra avere varie componenti di cui una cognitiva, una somatica, una emotiva e una comportamentale. La componente cognitiva comporta aspettative di un pericolo diffuso e incerto. Esternamente i segni somatici possono includere pallore della pelle, sudore e tremore. Dal punto di vista comportamentale, si possono presentare comportamenti diretti alla fuga o all'evitare la fonte dell'ansia. Nello sportivo l’ansia da prestazione rappresenta una delle situazioni più facilmente riscontrabili e limitanti. Essa porta l’atleta a deconcentrarsi e non rendere al massimo delle proprie aspettative e qualità. Avere ansia di fronte a una competizione estremamente importante è assolutamente normale. Ciò che risulta alquanto anomalo, ma che accade, è avere delle sensazioni di questo tipo durante un match amatoriale tra amici. I sintomi che maggiormente influenzano la prestazione sono quelli legati al sistema ner voso centrale: difficoltà di concentrazione, paura di sbagliare, demoralizzazione in seguito ad un errore, mancanza di di-
vertimento. Ma come possiamo gestirla? Ci sono due strategie fondamentali: la prima riguarda la “prevenzione”, la seconda la “gestione”. Per quanto concerne la prevenzione, si denota nei soggetti che manifestano un’eccessiva sovrastima dell’importanza dell’evento sportivo in relazione alla propria vita. La verità è che nel momento in cui si pratica uno sport a livello non professionistico, l’obiettivo principale deve essere sempre il divertimento. Ciò non significa che debba venir meno l’impegno, ma semplicemente il concetto di “risultato” deve essere subordinato a quello di “feedback positivo” nei confronti di ciò che si sta praticando. Per quan-
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to riguarda la gestione della componente ansiosa, esistono alcuni accorgimenti,come dormire bene la notte precedente alla gara. Inoltre l’aspetto più importante è la gestione nervosa dell’ansia stessa. Questa prende il sopravvento nel momento in cui si cerca di eliminarla, in quanto registrata come sensazione negativa. Riuscire a farci “piacere” l’ansia, imparare a viverla ci permetterà di spezzare il circolo vizioso di cui essa si nutre avidamente. Farci piacere la paura e le sensazioni che prima interpretavamo come negative è indubbiamente il metodo migliore per affrontare l’ansia da prestazione, del resto stiamo andando a divertirci con lo sport che più ci allieta.
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cultura sportiva
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di Giuliano D’Ambrosio Direttore Sportivo U.S. Primavera Rugby Consigliere Lazio Federazione Italiana Rugby
Il codice etico nel rugby Il Comitato Regionale FIR e le società del Lazio hanno deciso di condividere un codice di comportamento rivolto a giocatori, allenatori, dirigenti e genitori n questi ultimi anni il gioco del Rugby viene spesso richiamato come esempio positivo di Fair Play. La crescita e l’interesse verso questa disciplina ha permesso ad un movimento di ampliarsi e di diventare un riferimento impor tante nel territorio. Una crescita che comporta anche delle importanti responsabilità verso chi decide di affidare i propri figli o verso chi decide di indossare una maglia da rugby. Ed è per questo che le società di Rugby ed il Comitato Regionale del Lazio, di fronte alla crescita esponenziale dei tesserati, hanno intrapreso un cammino di sensibilizzazione sullo spor t con la palla ovale rivolto a tutta la sua galassia sportiva. Obiettivo è rendere partecipi tutti i tesserati e i simpatizzanti del processo educativo e formativo che un atleta, un tecnico o un semplice amico intraprende quando arriva per la prima volta in un campo con le “H”. La condivisione da parte di tutti, giocatori, allenatori, dirigenti, familiari e tifosi, di un codice, ispirato al Codice Europeo di etica sportiva, all'interno di tutte le società può servire per dissuadere quei giocatori che vogliano interpretare una par tita come una “battaglia personale” contro gli av-
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versari e a mantenere un atteggiamento corretto dentro e fuori dal campo. Codice Etico degli Educatori e dei Tecnici - Essere responsabili in prima persona per il comportamento tenuto dai singoli Atleti prima durante e dopo le sedute di allenamento e gli incontri di gioco. - Insegnare che le regole di gioco costituiscono un impegno che tutti i giocatori in campo si impegnano a sottoscrivere e ad osservare anche mediante il rispetto di qualsiasi decisione arbitrale. - Sostenere nella sconfitta e infondere umiltà nella vittoria: l’avversario, così come l’arbitro, sono insostituibili nel gioco del rugby. - Fare del fair play una pietra miliare di qualsiasi rapporto, non tollerando falli di gioco violenti, linguaggio scorretto, ed incentivare tutto ciò che è proprio dei valori e della cultura del nostro sport.
do un ottimo comportamento sia fuori che dentro il campo. Codice etico dei Genitori e degli Spettatori - Ricordare che il rugby è un gioco cui è possibile giocare grazie alla presenza dell’avversario e dell’arbitro. - Ricordare che chi tifa sostiene il buon rugby giocato, dalla propria
Codice Etico dei Dirigenti - Testimoniare il massimo rispetto nei confronti dell’avversario e delle scelte arbitrali sostenendo sempre il buon gioco. - Conoscere le regole del rugby ed i regolamenti federali. - Essere d’esempio sempre, senza tollerare eccessi e pretenden-
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come dalla squadra avversaria, e diretto sul campo dall’arbitro. - Essere d’esempio fuori dal campo, sostenendo sia nella vittoria che nella sconfitta. - Non entrare mai nel campo di gioco durante gli incontri. - Condannare l’uso della violenza fisica tanto quanto della violenza verbale.
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motori
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di Paolo Cecinelli Caporedattore centrale La7 Spor t
L’addio a SIC Le persone speciali sono quelle semplici e fortunatamente non è la popolarità a renderle tali o conosciuto Marco Simoncelli nel 2009 quando sbarcò nel Mondiale Superbike. Aveva soltanto 22 anni, un pupo in confronto a Max Biaggi e Carlos Checa, alla soglia dei 40. Doveva disputare una gara soltanto, quella di Monza, invitato dall’Aprilia, azienda che appartiene allo stesso gruppo della sua Gilera 250 con la quale l’anno prima aveva vinto il titolo mondiale. L’invito era da considerare come un riconoscimento di stima e fiducia per quanto aveva dimostrato nella stagione precedente e quanto avrebbe potuto dimostrare ancora in futuro. Passare da un campionato all’altro, dal Motomondiale alla Superbike e viceversa, specie se per un solo Gran Premio, è un’esperienza che pochi hanno la possibilità di vivere e molti vorrebbero fare. Il Sic l’ha vissuta con tutto se stesso. Simoncelli non passava certo inosservato. Non solo per lo stile di guida irruento, non solo per la vistosa capigliatura modello reggae, ma
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soprattutto per il suo smisurato talento. Era considerato a ragione il “futuro Valentino Rossi”. Un passaggio di consegne che purtroppo non c’è mai stato. In MotoGp infatti non era ancora riuscito a correre per un team ufficiale, ma soltanto con il team privato Gresini. Le sue gare erano una lotta come quella di Davide contro Golia. Per emergere Marco ci doveva mettere del suo. A volte ci riusciva altre no, anche per colpa della fisicità. Quando sbagliava però aveva l’umiltà di ammettere l’errore e chiedere scusa. Quest’anno era salito tre volte sul podio. Erano tutti in attesa della sua prima vittoria nella classe regina. Anche fuori dalla pista Simoncelli era par ticolare. Più estroverso dell’amico fraterno Valentino, più semplice di un bambino, più spontaneo, meno smaliziato, anche per via dell’età. Più tenero. Spesso sparava una battuta e poi diceva subito: “beh, questa è una gran cagata…!”. Non impiegai molto a capire il Sic, ma non per una mia particolare ca-
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pacità quanto per la sua autentica schiettezza. Una persona senza protezioni. Un vero ciclone coinvolgente di energia positiva e simpatia ma soprattutto un ragazzo che si sapeva trasformare al box, con i meccanici, il suo team e in sella alla sua moto, in un uomo. Un grande professionista. Un bambino cresciuto in fretta grazie alla sua abilità di andare sulle moto. Alto, strampalato e scoordinato nel giocare a pallone come un pilota non dovrebbe mai essere.
motori
Marco era così. Una persona normalissima che aveva realizzato il suo grande sogno: correre in moto. Farsi pagare per fare una cosa che avrebbe fatto anche gratis. Continuava a ripeterlo senza farsi problemi. Senza vergogna. La sua prima dichiarazione che rilasciò a Monza alla vigilia del suo debutto in Sbk fu tra l’ironico e la strafottenza. “qui mi fanno il c… , mi sa che arrivo ultimo. Sono proprio curioso di vedere”. In gara 1 si ritirò poi in gara 2 salì sul podio e fu un trionfo.
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Le persone speciali sono quelle semplici e for tunatamente non è la popolarità a renderle tali. Le persone speciali si riconoscono da tante piccole cose di cui a volte non ci accorgiamo neanche, tanto sono semplici. Semplice non significa banale, anzi. Il rischio di voler identificare meglio questo concetto è di scivolare proprio nei luoghi comuni, nella ovvietà. Per questo motivo mi fermo qui ma prima vi racconto il mio ricor-
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do di Marco Simoncelli in quel di Monza 2011. Si, proprio quest’anno, quando è tornato senza correre (il suo contratto con la Honda non lo prevedeva) e si è divertito ancora di più a girare mascherato nel paddock, proprio come un suo tifoso, con il suo casco in testa, insieme al suo amico Mauro Sanchini. Tutti fermavano Sanchini per chiedergli autografi e foto, senza sapere che proprio lì vicino c’era Marco Simoncelli.
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rugby
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Il saluto a
NICK MALLETT All’aeroporto di Christchurch il saluto tra l’allenatore sudafricano, la squadra e lo staff della Federazione Italiana Rugby di Andrea Cimbrico - Media Manager Nazionale Italiana Rugby on Nick ci salutiamo all’aeroporto di Christchurch, è più o meno l’ora di pranzo di lunedì 3 ottobre. Lui resta in Nuova Zelanda, a lavorare per la tv neozelandese sino alla finale che vedrà il trionfo degli All Blacks; noi siamo attesi dal 777 della Emirates che, via Dubai, ci riporterà in Italia. E’ un momento un po’ così, come tutti quelli in cui non sai se e quando ti rivedrai e devi congedarti da una persona con cui, nel bene e nel male, hai condiviso gli ultimi quattro anni di vita professionale e di avventura umana. Scappa qualche lacrima da tutte le parti, ed un po’ è la tensione di questi mesi passati insieme – da Villabassa a Cesena, da Edinburgo a Nelson, da Auckland a Dunedin – che finalmente si scioglie, un po’ è la consapevolezza che il nostro percorso comune si ferma qui, al bivio tra i gate nazionali e quelli internazionali del Christchurch International Airport. Ricordi belli e ricordi brutti, uno sopra l’altro: il primo giorno di Nick in Federazione, i primi di novembre del 2007. Le cene nelle sue prime sere romane a Ponte Milvio, e poi tutti i giorni passati alla Borghesiana, in aereo, sul campo, nelle conferenze stampa. Restano, soprattutto, i ricordi dei momenti esaltanti che hanno segnato la sua gestione: il successo interno sulla Scozia nel 2008 al Flaminio, prima volta in cui le telecamere sorpresero l’omone sudafricano asciugarsi una lacrima, orgoglioso dei suoi Azzurri dopo il drop di Andrea Marcato nel finale; il 12-13 allo scadere – ancora Marcato decisivo dalla piazzola – contro i Pumas a Cordoba ed il terribile viaggio di
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ritorno in pullman sino a Buenos Aires per la mancata partenza del volo che doveva portarci nella capital federal; ed ancora il terribile 2008/2009 delle quattordici sconfitte di fila, del tour in Australia e Nuova Zelanda che sancì la nascita del vero gruppo-Mallett. Il 2010 ed il 2011, più vicini e decisamente più veloci: ancora la Scozia battuta a Roma, un tour in Sudafrica segnato da alti e bassi, il novembre agrodolce con la sconfitta di Verona con i Pumas e la vittoria alla baionetta contro Fiji a Modena mentre si entrava nell’anno della Rugby World Cup. Gli ultimi mesi, quelli che ci hanno portato alla Rugby World Cup neozelandese, inevitabilmente sono stati i più intensi: la vittoria sulla Francia, il 12 marzo al Flaminio, rimane il momento che tutti, atleti e membri dello staff, porteremo con noi. Così come l’avventura mondiale dall’altra parte del mondo, un raduno quasi ininterrotto da luglio sino ai primi di ottobre, sino alla serata di Dunedin in cui l’Irlanda ha spento ogni ambizione italiana di passaggio ai quarti di finale. Sarebbe stato bello salutarsi una settimana dopo a Wellington, dopo i quarti di finale: è andata diversamente ma, alla fine, lo sport è bello anche per questo. Cosa lascia Nick Mallett al rugby italiano lo dirà il tempo. A chi ha avuto il piacere e l’onore di lavorare con lui resta il ricordo di un uomo non sempre molto diplomatico, ruvido ai limiti della buona creanza, che nonostante tutto ha saputo conquistarsi il rispetto e più di ogni altra cosa l’affetto di tutti coloro che gli sono stati vicini nei suoi quattro anni italiani. Arrivederci, Mr. Mallett
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Nick Mallett alla guida degli azzurri dal novembre 2007 • Edizioni del 6 Nazioni giocate: 4 • Risultati nel 6 Nazioni: 1 white wash (5 sconfitte su 5 partite), 3 cucchiai di legno (ultimo posto in classifica, ma con almeno 1 vittoria) • Vittorie nel 6 Nazioni: 2 con la Scozia (2008 e 2010), 1 con la Francia (2011) • Trofei conquistati: 1 Trofeo Giuseppe Garibaldi (2011)
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SCHERMA, FAMIGLIA E SOCIALE Intervista a tutto campo alla campionessa di fioretto Valentina Vezzali che ha parlato dell’ultima vittoria di Catania, dell’amore per il figlio Pietro, fino ad arrivare all’importante impegno sociale. di Lorenzo Arduini_foto Augusto Bizzi
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ella scherma è ancora una volta il momento di Valentina Vezzali, la trentasettenne jesina che, in occasione dei campionati del Mondo svoltisi a Catania dall’8 al 16 ottobre scorsi, ha conquistato per la sesta volta la medaglia d’oro nel fioretto femminile. Dopo aver vinto 15-3 il primo assalto contro la britannica Troiano, 15-5 il turno dei 32 contro la coreana Jung e 15-8 contro la Golubitsky, Valentina Vezzali ha affrontato l'assalto valido come quarto di finale contro la francese Maitrejean. Mancavano solo 38 secondi alla fine del match e “Nostra Signora del Fioretto” era sotto 11-7. In pochi credevano ad una rimonta, anzi forse nessuno. “Ammetto che non ci credevo nemmeno io”, dirà subito dopo aver compiuto l'impresa di mettere a segno la quinta stoccata consecutiva, valida per il definitivo 12-11 che arriva al minuto supplementare. Da lì in poi è tornata la Vezzali, pluricampionessa olimpica, che tutti conoscono. Supera 15-10 in semifinale la statunitense Kiefer, più giovane di lei di ben 20 anni ed affronta Elisa Di Francisca in finale, dando la sensazione di non voler lasciare nulla al caso. Meticolosa, attenta e precisa, Valentina Vezzali ha superato la concittadina e campionessa del Mondo 2010, oltre che campionessa d'Europa 2011, col punteggio di 14-7. Ora l’obiettivo è naturalmente conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi della prossima estate, medaglia da aggiungere al suo già ricchissimo palmares olimpico: palmares che conta 3 ori ed un argento individuali e due ori ed un bronzo a squadre. Valentina non è però solamente scherma e medaglie, è anche una ragazza legatissima alla propria famiglia, in particolare al figlio Pietro, e impegnata in diverse attività sociali. Dimostrazione delle sue attività extra sportive è stata la partecipazione all’inaugurazione dell’ultimo anno scolastico al Quirinale il settembre scorso. Non è stata la prima volta per Valentina, ma l’emozione è stata comunque fortissima. “Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con le sue parole semplici ma dirette e chiare, ha parlato ai ragazzi delle difficoltà che affronta il Paese in questo momento”, ha scritto Valentina nel suo blog. “Ma ha sottolineato anche il valore dei 150 anni dell’Unità che ancora festeggiamo e, soprattutto, che la ricchezza più grande di questo Paese sono loro, i giovani”. In questa intervista a tutto campo Valentina Vezzali ha parlato di tutti questi argomenti, dall’amore per il figlio all’ipotesi di essere la porta-
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] Il palmares olimpico • • • •
Pechino 2008: oro individuale, bronzo a squadre Atene 2004: oro individuale Sidney 2000: oro individuale, oro a squadre Atlanta 1996: argento individuale, oro a squadre
La prima vittoria assoluta a livello nazionale • • • • •
Manifestazione: Trofeo FUMI Dove: Orvieto Quando: 24 aprile 1983 Categoria: Prime Lame Età di Valentina: 9 anni
bandiera azzurra alla cerimonia di apertura di Londra 2012. Valentina, com’è nata la passione per la scherma? “Quando ero molto piccola, mio padre un giorno mi accompagnò in palestra a prendere mia sorella che faceva scherma, il maestro Triccoli mi chiese se volevo provare ed io accettai. Da quel momento fu tanto l'amore per questo sport che non riuscii più a staccarmene”. La medaglia d'oro di Catania: te l’aspettavi? “Ogni gara è un obiettivo che mi devo e voglio prefiggere, dire che era prevedibile sarebbe sbagliato. Posso solamente dire che ho lavorato tantissimo perché accadesse e che, sia nelle gare che nei mesi precedenti, ho messo tutta me stessa e mi sono concentrata per centrare questo grandissimo traguardo che è il sesto titolo mondiale”. Quali sono le tue aspettative per Londra 2012? “Sono scaramantica preferisco non parlarne. Dico solo che ce la metterò tutta”. L'ipotesi di essere portabandiera a Londra: come vivresti un'onorificenza del genere? “Ne sarei onorata, è un’opportunità che capita a pochi, fortunati atleti durante la carriera agonistica. Ma la decisione spetta al CONI e a nessun altro”. Valentina fuori dal campo: come coniughi l'impegno sportivo con i doveri ed i piaceri di una mamma? “Essere mamma non è un dovere ma un piacere per me, amo mio figlio Pietro alla follia e in ogni momento libero adoro stare con lui. Spes-
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] spero che, in modi diversi, continui ad esserlo per tanti anni ancora”. Hai avuto anche un'esperienza come indossatrice, un tuo commento. “E’ stata un’esperienza divertente, l'importante è non prendersi troppo sul serio”. Per concludere parlaci del tuo rapporto con le Fiamme Oro. “Il mio rapporto con le Fiamme Oro, e con la Polizia di Stato in genere, è veramente fantastico, mi sostengono ed affiancano da sempre. Se in questi sport cosiddetti “minori” non ci fossero le forze armate a supportare gli atleti sarebbe impossibile raggiungere determinati risultati. E' anche grazie a loro, alla loro competenza e lungimiranza che nello sport italiano si raggiungono determinati traguardi”.
so riesco a portarlo anche alle gare, quando la distanza lo permette. Coniugare questi due impegni non è assolutamente una fatica per me perché sia la scherma che la famiglia sono la mia passione, la mia vita”. Che tipo di forza e motivazione può arrivare dalla propria famiglia? “Dalla famiglia arriva l'amore ed il sostegno, nei tempi difficili come nelle grandi soddisfazioni. Senza di loro non sarei quella che sono oggi”. L'impegno sociale: di quali attività ti occupi? “Da sempre condivido molti progetti sociali che mi vengono proposti: sono Testimonial AISM, associazione che raccoglie fondi per combattere la sclerosi multipla, una malattia che colpisce in particolare le donne. Sostengo poi l'adozione a distanza con COOPI, visto che sono convinta che ogni bambino debba essere pro-
tetto, soprattutto quelli più indifesi. Infine collaboro da anni con la FAO”. Qual è secondo te l'importanza di affiancare il nome di atleti importanti a determinate tematiche sociali per portarle maggiormente all'attenzione del grande pubblico? “Chi ha un “nome” o comunque una notorietà ha, secondo il mio punto di vista, anche un dovere morale e sociale di utilizzare questa notorietà come veicolo per tematiche importanti, che portano sostegno a persone meno fortunate. Mi sento veramente onorata ad essere coinvolta in questi progetti e ad avere l'opportunità, che sfortunatamente non tutti oggi hanno, di aiutare concretamente il prossimo”. Valentina e la televisione: le tue esperienze sul piccolo schermo. “Partecipare a programmi televisivi è stata una bella distrazione, ma lo sport è la mia vita e
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DONNE OLIMPICHE Hanno passato i trent’anni, hanno vinto molto e continuano a tenere alto il nome dello sport italiano. A Londra non vogliono solo partecipare, ma anche conquistare delle medaglie, possibilmente d’oro. di Lorenzo Arduini
Josefa Idem
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da diverso tempo che sui mass media si parla delle imprese delle atlete azzurre nello spor t, imprese che stanno tenendo alto il nome del nostro Paese in molte discipline. Ragazze come Valentina Vezzali, Josefa Idem, Alessandra Sensini, Eleonora Lo Bianco e Antonietta Di Mar tino continuano a fare incetta di medaglie nonostante abbiamo tutte passato i trent’anni: anche quest’ultimo è un fattore da tenere in for te considerazione, fattore che denota forse una maggiore resistenza fisica ed una maggiore capacità di concentrarsi e di soppor tare lo stress delle atlete donne rispetto agli uomini. Nel momento in cui scriviamo l’ultima impresa al femminile in ordine di tempo è stata quella dell’eterna Valentina Vezzali nel fioretto che, ai mondiali di Catania di scherma, ha piegato la compagna di nazionale nonché concitta-
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Antonietta Di Martino_foto Colombo/Fidal
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Eleonora Lo Bianco
dina Di Francisca aggiungendo nuovi record alla sua già incredibile carriera. Urlo, gioia, passerella sotto le tribune ed applausi hanno delineato il quadro di un'impresa: mai nessun atleta, infatti, aveva vinto prima di oggi 6 Campionati del Mondo di scherma. “Non mi nascondo: oggi volevo vincere e ho vinto - ha detto a fine gara Valentina Vezzali . Ho ritrovato me stessa, quella grinta e quella concentrazione che oggi mi hanno permesso di salire sul podio. La serenità interiore è il vero segreto. Quando stai bene con te stessa è come se tutto il Mondo contribuisse al tuo benessere. Quando invece c'è qualcosa che non ti fa stare bene con te, allora va tutto male”. Un’altra donna “eterna” è la canoista 47enne, in forza all’Aniene, Josefa Idem, che ai Mondiali di Szeged, in Ungheria, ha conquistato il pass per la sua ottava Olimpiade dopo aver chiuso al settimo posto la finale del K1 500. Si tratta di un record assoluto nello
Valentina Vezzali_foto Augusto Bizzi
LE ATLETE OVER 30 SULLA CRESTA DELL’ONDA Valentina Vezzali, Scherma, nata il 14 febbraio 1974 Josefa Idem, Canoa, nata il 23 settembre 1964 Alessandra Sensini, Vela, nata il 26 gennaio 1970 Antonietta Di Martino, Atletica, nata il primo giugno 1978 Eleonora Lo Bianco, Pallavolo, nata il 22 dicembre 1979
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sport femminile, traguardo che le consente di eguagliare il primato italiano dei fratelli Piero e Raimondo D'Inzeo. Un traguardo, il pass olimpico, che è solo un primo passo: ''Il bello viene ora - ha detto la Idem - sono felicissima. Chi mi conosce lo sa: a Londra non sarà una vacanza, vado per vincere. Quelli dopo Pechino sono stati tre anni impegnativi e pesanti, ora mi aspetta un altro anno impegnativo, ma gioioso: la passione e la consapevolezza di essere un pezzo di storia dello spor t mi darà una carica incredibile''. Josefa Idem è nata il 23 settembre 1964 a Goch, in Germania, dove ha iniziato la sua carriera sportiva, ma dal 1990 vive e gareggia a livello internazionale per l'Italia, essendo sposata con Guglielmo Guerrini, il suo allenatore. I due vivono a Santerno, frazione di Ravenna, con i figli Janek (16 anni) e Jonas, di 8 anni. Passiamo alla vela, spor t nel quale “troneggia” la 41enne Alessandra Sensini, anche lei
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Alessandra Sensini
in forza all’Aniene, della quale abbiamo parlato diverse volte su queste pagine. La velista, classe RSX, ha conquistato lo scorso maggio sul Lago di Garda il pass per la sua sesta Olimpiade con due regate di anticipo. "E' andata molto bene e con due regate di anticipo sono riuscita a chiudere la fase di selezione", ha commentato la Sensini, "L'avversario più duro sono stata io stessa perché sono entrata in questa fase di selezione con uno stato emotivo non bello ed ho dovuto lavorare molto su me stessa per ritrovare la serenità: per questo sono molto soddisfatta. Più ne fai di Olimpiadi è più senti la responsabilità Già aver ottenuto di par tecipare alla mia sesta olimpiade è una bella sfida vinta". Per quanto riguarda l’atletica può suonare strano sentire nominare Antonietta Di Mar tino, classe 1978, come speranza azzurra alle Olimpiadi 2012 di Londra ma la realtà ci dice questo. L’altra stella di questo spor t era Andrew Howe ma, visto l’infor tunio, sarebbe un miracolo vederlo protagonista Oltre Manica il prossimo anno. Antonietta di Martino, che già a Pechino voleva smettere, rappresenta uno dei pochi nomi italiani che può giocarsi una medaglia. Alle spalle della fortissima croata Blanka Vlasic e della russa Anna Chicherova c’è proprio lei che nel salto in alto si può giocare un bronzo o, perché no, tentare addirittura qualcosa di più.
Questo podio rappresenta quanto si è visto ai Mondiali di atletica di Daegu, che ci hanno regalato una bellissima soddisfazione: sono “bastati” i 2 metri all’atleta di Cava De’Tirreni per por tarsi a casa la medaglia di bronzo e per sperare ancora che qualcosa di buono si possa fare anche a Londra. Non solo spor t singoli, le donne over 30 sono protagoniste anche negli sport di squadra: basti pensare alla palleggiatrice della Nazionale e della Foppapedretti Bergamo Eleonora Lo Bianco che, con la Nazionale femminile azzurra, si è tolta diverse soddisfazioni: eletta miglior palleggiatrice in diverse competizioni a livello Europeo negli ultimi 5 anni, la Lo Bianco nel 2008 è diventata la pallavolista con più presenze nella nazionale italiana superando Simona Rinieri. Nel 2010 ha vinto il bronzo al World Grand Prix ed il 31 ottobre dello stesso ha raggiunto le 475 presenze in maglia azzurra diventando la pallavolista con più presenze in nazionale, sia al maschile che al femminile. Nei giorni in cui scriviamo si sta parlando dell’atleta che por terà la bandiera tricolore alla Cerimonia di aper tura di Londra 2012, uno dei più grandi onori raggiungibili da un atleta. Dopo il rifiuto di Federica Pellegrini, con relativa polemica con il Presidente del CONI Petrucci, è molto probabile che a portare la bandiera sarà una delle atlete che abbiamo cita-
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to in questo ar ticolo, ennesima dimostrazione del ruolo che si sta ritagliando lo spor t al femminile in Italia e le atlete già lievemente avanti con gli anni. Loro non fanno mistero di sperarci. “Se dovesse mai accadere, sì, sarei pronta. Sarebbe un’emozione for tissima. Mi ricordo le cerimonie olimpiche di aper tura a cui ho par tecipato nelle quali mi sono emozionata già solo a entrare e sfilare per l’ Italia”, ha dichiarato proprio Eleonora Lo Bianco. “Mi stupisce ogni giorno di più che ci sia tanta gente che voglia “darmi” la bandiera, che voglia darmi un compito così impor tante, che mi fa tanto onore”. Valentina Vezzali lo aveva già detto nel 2008 a Pechino, sul podio per il terzo oro olimpico individuale nel fioretto. “Se non me lo fanno fare neppure nel 2012… spero che il Coni mi dia questo privilegio altrimenti non smetterò di provarci”. Perché dovrebbe essere un’atleta a rappresentare la nostra squadra a Londra è presto detto: gli ultimi 3 sono stati uomini, ed è quindi giusto un cambio, mentre l’altro motivo, forse il principale, è perché se lo meritano. Alle scorse Olimpiadi le atlete in questione hanno dato un grandissimo contributo al medagliere, sovvertendo la tradizione che voleva una squadra azzurra maschile farsi carico della conquista delle medaglie ed una squadra “rosa” un pochino inferiore come apporto. Oggi però lo spor t femminile è però cresciuto moltissimo e non si può negare che gli atleti più rappresentativi per quanto riguarda le Olimpiadi siano donne che continuano, anche con il passare degli anni, a dare lustro allo spor t del nostro Paese.
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FIAMME GIALLE, UN OTTOBRE INTENSO Il 15 ottobre scorso a Roma l’Amministrazione Comunale ha reso omaggio ai 100 anni della Guardia di Finanza nello sport. Nel pomeriggio l’addio all’agonismo di Ivano Brugnetti, Campione olimpico nella marcia di Claudio Tranquilli Roma ricorda i 100 anni dello sport Fiamme Gialle Lo scorso 15 ottobre, presso il giardino antistante Ponte Milvio, il Sindaco di Roma Capitale, l’On. Gianni Alemanno, ha inaugurato il cippo commemorativo con cui l’Amministrazione Comunale ha voluto celebrare lo storico anniversario dei 100 anni di impegno della Guardia di Finanza nello spor t. Erano presenti alla cerimonia il Dott. Gianni Giacomini, Presidente del XX Municipio di Roma, l’On. Alessandro Cochi, Delegato allo Spor t di Roma Capitale, il Gen.B. Domenico Campione, Comandante del Centro Spor tivo della Guardia di Finanza, il Dott. Umber to Broccoli, Sovraintendente ai Beni Cultura-
li del Comune di Roma, il Dott. Renato Montabone, Segretario Generale Fidal, il Gen. Gianni Gola, da poco nominato Ambasciatore di Roma 2020, oltre ai Presidenti Regionali di Federazioni Spor tive e rappresentanti di altri gruppi spor tivi Militari. Presente pure una folta rappresentanza di atleti delle Fiamme Gialle capitanata dal Campione olimpico e mondiale Ivano Brugnetti. Dall’incisione del cippo, nella quale si legge “In questo luogo legato alla conquista del Trofeo Scudo Nelli di marcia primo successo spor tivo delle Fiamme Gialle si celebrano i cento anni dell’attività agonistica della Guardia di Finanza protagonista dello spor t italiano e testimone dei suoi valori più alti”, si
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evince il riconoscimento che il Comune di Roma ha voluto attribuire al ruolo svolto dalle Fiamme Gialle nello sviluppo dello spor t da oltre un secolo. Grand Prix di marcia con Ivano Brugnetti che lascia l’agonismo Nel pomeriggio di sabato 15 ottobre, al Foro Italico di Roma, si è disputato il “Trofeo Energest” - 6^ prova del Grand Prix di marcia, manifestazione peraltro organizzata dalle Fiamme Gialle nell’ambito delle iniziative per ricordare i cento anni di impegno nello spor t della Guardia di Finanza. L’evento ha coinvolto circa cento giovani marciatori delle categorie esordienti, ragazzi e cadetti maschili e femminili, che han-
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fiammegialle
no marciato per aggiudicarsi il “Trofeo Fulvio Villa”. Successivamente, invece, un nutrito gruppo di marciatori italiani ed internazionali si sono contesi il “Trofeo Energest” nelle prove di 10 km maschili e femminili. A vincere le due prove assolute sono stati Giorgio Rubino (Fiamme Gialle), che negli uomini ha prevalso di pochissimo sull’olimpionico di Pechino Alex Schwazer (Carabinieri), e Rossella Giordano, che si è imposta nettamente fra le donne. La giornata è stata caratterizzata anche dall’addio all’agonismo del Campione olimpico e mondiale Ivano Brugnetti il quale, senza schierarsi sulla linea di partenza, ha simbolicamente concluso la sua carriera. A salutare il Campione gialloverde erano presenti alcuni protagonisti della marcia italiana come Maurizio Damilano, Giovanni Perricelli, Michele Didoni, Sandro Bellucci, Antonio La Torre e Vittorio Visini, nonché due dei più grandi interpreti della marcia internazionale come lo spagnolo Jesus Angel Garcia (6° nella gara assoluta) e il polacco Robert Korzeniowsky. Ed è stato proprio lo straordinario marciatore polacco (4 ori olimpici nel suo palmares) a chiudere la giornata dedicata alla marcia col giro d’onore insieme ad Ivano Brugnetti.
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LA FORZA DEL CAMBIAMENTO La Federazione Italiana Pesistica ha presentato il suo nuovo corso, incentrato su educazione e formazione di Lorenzo Arduini
ollevare i pesi è una delle attività più antiche praticate dall’essere umano, sia per finalità funzionali alla vita quotidiana, ma anche per scopi ludici e sportivi. Oggi come tutti sanno il sollevamento pesi è una disciplina olimpica e la sua attività nel nostro Paese è portata avanti dalla
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Federazione Italiana Pesistica (FIPE). Questa denominazione è molto recente dato che fino al giugno 2011 il nome ufficiale era Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica (FIPCF). Il cambio di denominazione è stato causato da una serie di motivi, innanzitutto per una forma di semplificazione ed abbreviazione del nome, ma soprattutto per segnalare il nuovo corso intrapreso dalla Federazione. Nuovo corso che ri-
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[ guarda prima di tutto l’ingresso nel campo dell’educazione e della formazione, oltre che nello sport paralimpico con il riconoscimento del CIP. Oggi quindi la Federazione vuole essere moderna, in linea con i tempi, ma nel segno della tradizione per uno degli sport più classici. Oltre all’attività prettamente sportiva incentrata sulla Pesistica Olimpica e sulle discipline del Fitness agonistico la FIPE svolge un’intensa e continua attività di formazione dei quadri Tecnici, stipulando importanti rapporti di collaborazione con Società specializzate nella didattica e nella formazione per lo sport e con le principali Università italiane di Scienze Motorie, e sta aumentando la propria attività giovanile, grazie anche all’ingresso nelle scuole. Le nuove attività della FIPE sono state presentate lo scorso 12 ottobre al Salone d’Onore del CONI in una conferenza stampa chiamata, non a caso, “La Forza del Cambiamento”. Sono inter venuti il padrone di casa, il Presidente del CONI Giovanni Petrucci, ed il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, oltre al Presidente della FIPE Antonio Urso. Sia Petrucci che la Meloni hanno elogiato i nuovi propositi della Federazione. “Questa Fede-
pesistica
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La Rivista Federale La FIPE, in collaborazione con la casa editrice Calzetti & Mariucci ha avviato un importante progetto editoriale di informazione e divulgazione della cultura sportiva attinente l’allenamento della forza e lo stile di vita sano ed attivo. La nuova rivista, denominata “Strength and Conditioning – Per una scienza del movimento dell’uomo”, uscirà da febbraio 2012 con cadenza quadrimestrale, sarà inviata gratuitamente ai circa 5mila associati FIPE e potrà essere acquistata in abbonamento postale; sarà divulgata nelle palestre, nei maggiori centri medici e fisioterapici, tra gli Insegnanti di Educazione Fisica, gli Istruttori Sportivi, i docenti e gli iscritti delle Facoltà di Scienze Motorie; ospiterà articoli tecnici di alto livello e studi scientifici sulle nuove metodologie di allenamento della forza realizzati dai più importanti ricercatori ed esperti del settore sportivo, sia italiani che stranieri, e affronterà importanti tematiche quali la riabilitazione, l’alimentazione, la psicologia sportiva, la lotta al doping e l’educazione etico-sportiva della popolazione in giovane fascia di età.
razione ha avuto un grande sviluppo in questi ultimi anni, non solo dal punto di vista dei risultati sportivi. Innanzitutto il Presidente Urso ha avuto brillanti risultati nella guerra al doping, in secondo luogo sta por tando avanti un’attività rivolta ai giovani che dovrebbe essere presa ad esempio da molte altre Federazioni, infine è da sottolineare l’importante lavoro nella formazione dei tecnici”. La presenza del Ministro Meloni dimostra la rinnovata attenzione nei confronti dei giovani, in uno sport che è erroneamente considerato da molti dannoso per ragazzi in età evolutiva. “Il lavoro della pesistica è straordinario, bisogna veicolare una corretta informazione sul contributo che può dare in tema di corretta alimentazione e salute sana, iniziando dalle scuole”. Il Presidente Urso, entrando nei dettagli del nuovo corso federale, ha ripreso questi argomenti: “Abbiamo creato un nuovo staff tecnico che ci consente di essere ottimisti per il futuro, grazie agli ottimi risultati ottenuti nelle ultime manifestazioni internazionali giovanili. Dimostrazione di questo è il lavoro iniziato con il Progetto College, che si è ora evoluto nel Collegiale Permanente sito all’Acquacetosa qui a
“Oltre a formare una professionalità i nostri corsi guardano anche all’attività sociale che deve portare avanti un buon tecnico, che deve essere in grado di dare informazioni importanti sotto questo aspetto”
Roma, un progetto che ha regalato medaglie e record alla nostra Federazione. Inoltre, grazie alla collaborazione con il MIUR, par tecipiamo ai Giochi Spor tivi Studenteschi con i ragazzi delle medie ai quali diamo insegnamenti non solo tecnici ma anche culturali. Dobbiamo smentire certi preconcetti legati all’attività con i sovraccarichi dei giovani”. Il Collegiale Permanente, oltre ad essere un centro di preparazione, è anche un laboratorio di ricerca ed analisi: con strumentazioni tecnologiche all’avanguardia i tecnici federali, con il suppor to dell’Istituto di Scienza e Medicina dello Spor t del CONI, rilevano dati ed elaborano ipotesi di studio direttamente correlate con la metodologia dell’allenamento, proprio per fornire nuovi punti di vista e nuove metodiche utili sia per la Pesistica Olimpica che per tutte le altre discipline spor tive che allenano la forza. Educazione e formazione si era detto in apertura. Il presidente Urso si è soffermato a lungo sulla formazione data ai cinquemila tecnici qualificati con la Federazione. “Oltre a formare una professionalità i nostri corsi guardano anche all’attività sociale che deve portare avanti un buon tecnico, che deve essere in grado di dare informazioni importanti sotto questo aspetto”. La formazione dei tecnici punta anche a dotare la FIPE di conoscenze che possano essere utili anche alle altre Federazioni di discipline che prevedono l’uso della forza. “Vogliamo diventare una Federazione di ser vizio per le altre che abbiano bisogno delle nostre conoscenze per svolgere la propria attività, mettendo a disposizione tecnici preparati per ogni necessità ed evenienza. Abbiamo già avviato collaborazioni con le Federazioni di Badminton, Canoa e Canottaggio”. In questa ottica nel 2009 è par tita la collaborazione con la National Strength and Con-
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pesistica
] ditioning Association (NSCA), associazione americana leader nella ricerca scientifica applicata allo spor t. L’agenzia mondiale detta le linee guida dell’allenamento della forza e da essa è nata NSCA ITALIA, unico ente sul territorio nazionale autorizzato ad organizzare gli esami per il rilascio delle Cer tificazioni Internazionali NSCA di “Specialista nell’Allenamento e Condizionamento della Forza” (CSCS) e di “Personal Trainer Qualificato” (CPT), considerate attualmente le più prestigiose ed impor tanti nel panorama spor tivo mondiale. Nel 2011 sono stati cer tificati i primi Tecnici Italiani, ma il percorso formativo di questa “élite di istruttori dello spor t” non si esaurisce con la certifica, prevede un aggiornamento continuo mediante l’acquisizione di “crediti formativi” che permetta loro di accrescere ulteriormente le proprie competenze e mantenere nel tempo lo status di Tecnico NSCA.
“Vogliamo diventare una Federazione di servizio per le altre che abbiano bisogno delle nostre conoscenze per svolgere la propria attività, mettendo a disposizione tecnici preparati per ogni necessità ed evenienza. Abbiamo già avviato collaborazioni con le Federazioni di Badminton, Canoa e Canottaggio”
[ ] TIRO CON L’ARCO tiro con l’arco
organizzazione ed inclusione di Lorenzo Arduini
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tiro con l’arco
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Intervista al Presidente della Fitarco Mario Scarzella, che ha sottolineato l’impegno nell’organizzazione di eventi e nel coinvolgimento dei diversamente abili
irare frecce con un arco è un’attività che l’essere umano porta avanti fin dalla Preistoria e si è sviluppata in molte civiltà in modo autonomo. Le finalità erano differenti a seconda del periodo storico e della popolazione: si lanciavano frecce per cacciare, per combattere il nemico e, perché no, anche per giocare e per allenarsi ad usare l’arco in vista delle necessità della vita quotidiana. Oggi il tiro con l’arco è uno sport olimpico con federazioni, tesserati e manifestazioni nazionali ed internazionali, giovanili e non. La Federazione Italiana Tiro con l’Arco, come tutte le altre Federazioni delle discipline sportive olimpiche, in questo momento è concentrata in vista di Londra 2012, preparando gli atleti qualificati per fare in modo di ottenere buone prestazioni e, possibilmente, qualche medaglia. Non solo sport di vertice, però, la Fitarco è concentrata anche su altri fronti, come l’organizzazione di eventi nazionali ed internazionali, e la pratica di soggetti diversamente abili come i non vedenti. Abbiamo parato di tutto questo con Mario Scarzella, Presidente della Fitarco, che abbiamo intervistato per Sport Club.
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Presidente, come giudica la situazione della pratica del tiro con l’arco in Italia alla vigilia delle Olimpiadi 2012?
“A mio parere la situazione non è idilliaca, ma comunque buona, innanzitutto per il numero in aumento dei tesserati e per i risultati positivi che i nostri atleti stanno ottenendo nelle manifestazioni internazionali. Mi ritengo abbastanza soddisfatto, principalmente perché abbiamo già conquistato sei carte per Londra 2012, il massimo a cui potevamo aspirare”. E dal lato organizzativo, degli eventi organizzati in Italia dalla Federazione?
“Da questo punto di vista devo fare i più sentiti complimenti allo staff federale, sia per gli eventi nazionali che per quelli internazionali. Quest’anno abbiamo organizzato i Campionati del Mondo Targa a Torino, prova valida per qualificarsi a Londra, le cui finali si sono disputate nella splendida cornice di Piazza Castello. Ultimamente a Roma si sono svolti i Campionati Italiani, sempre di Targa, che si sono disputati nell’impianto di Tor Pagnotta e allo Stadio dei Marmi, la cui organizzazione è stata ineccepibile”.
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tiro con l’arco
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Le discipline del tiro con l’arco • Tiro alla Targa all’aper to (Arco Olimpico, Arco Compound) • Tiro alla Targa al chiuso (Indoor) (Arco Olimpico, Arco Compound, Arco Nudo) • Tiro di Campagna (Arco Olimpico, Arco Compound, Arco Nudo) • 3D (Arco Compound, Arco Nudo, Longbow, Arco Istintivo) • Ski Archer y (Arco Ricur vo e sci di fondo)
Da cosa nasce la passione per questo sport? “In linea di principio nasce grazie ai giochi che si fanno da bambini, tanti di noi infatti, nella propria infanzia, hanno provato a costruirsi un proprio arco con le frecce. Poi, negli ultimi anni i risultati ottenuti alle Olimpiadi hanno sicuramente contribuito ad avvicinare le persone a questo spor t. Uno dei principali punti di forza è il fatto che il tiro con l’arco si può praticare ad otto come ad ottanta anni, ci sono molte categorie suddivise a seconda dell’età, che prevedono archi di dimensione e peso differenti”. Può comportare rischi e pericoli tirare con l’arco? “No, negli ultimi dieci anni sulla linea di tiro, in occasione di competizioni ed allenamenti, è capitato solo un piccolo incidente due anni fa, senza conseguenze. Per il resto gli unici rischi, se così si possono chiamare, sono inciampare in un cordino o cadere da una sedia”. Dal 30 settembre al 2 ottobre scorsi si sono svolti a Roma i 50esimi Campionati Italiani Targa, nell’ambito delle celebrazioni per 150 anni dell’Unità d’Italia, dei quali ha già accennato. Come sono andati? “E’ stato un vero mega campionato, in tre giorni di gare hanno tirato oltre 700 atleti, al Pala Fitarco di Tor Pagnotta ed allo Stadio dei Marmi. Il livello agonistico sale sempre di più e, in particolare, mi ha dato soddisfazione la vittoria di atleti molto giovani nella categoria Assoluti, che fa ben sperare per la crescita di tutto il settore giovanile”.
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A suo giudizio i Campionati hanno dato un contributo anche in termini di promozione, sia del tiro con l’arco sia degli impianti nei quali si sono svolte le gare? “Innanzitutto l’evento ha fatto conoscere l’impianto di Tor Pagnotta a tutti gli arcieri italiani. In secondo luogo ha dato un piccolo contributo anche alla corsa di Roma per aggiudicarsi le Olimpiadi del 2020, vista la presenza di alcuni membri del CIO” Per quanto riguarda le prestazioni alla Preolimpica di Londra, si ritiene soddisfatto? “Devo dire che il nostro viaggio a Londra aveva soprattutto lo scopo di provare il campo di gara per prevenire eventuali problemi e difficoltà che si potrebbero presentare alle Olimpiadi. I nostri ragazzi non hanno preparato nei minimi dettagli questo appuntamento a causa degli impegni precedenti, ma comunque non hanno sfigurato. Stiamo seguendo le tempistiche necessarie, sia per quanto riguarda i giovani che per i campioni”. La Fitarco sta investendo anche per promuovere la pratica tra i non vedenti. E’ un’iniziativa che sta avendo successo? “A livello nazionale sta avendo una certa diffusione, agli ultimi Campionati Indoor hanno partecipato trenta atleti non vedenti soltanto per esibizione, per mostrare come si fa. Tutto questo grazie al protocollo firmato con il CIP. A livello internazionale si registra un buon numero di partecipanti, ma una scarsa partecipazione agli eventi a causa dell’assenza di un protocollo tra la Federazione Internazionale e la Federazione Mondiale Non Vedenti”. Come fa un non vedente a tirare? “Questi splendidi ragazzi vengono accompagnati sulla linea di tiro, ma poi fanno tutto da soli. Hanno a disposizione un basamento nel quale mettere i piedi, poi una struttura dove appoggiare l’arco che prevede una piccola asta orizzontale attraverso la quale direzionare l’arco con la mano, il cosiddetto mirino tattile”. Per concludere, quali iniziative state intraprendendo per coinvolgere maggiormente i più giovani? “Con i ragazzini seguiamo due grandi strade: una è quella della scuola, dove siamo entrati e partecipiamo ai Giochi Sportivi Studenteschi. L’altra è quella delle società: ogni anno organizziamo il Trofeo Pinocchio, che vede la partecipazione di oltre cinquemila ragazzini dai nove ai quattordici anni. Alle finali partecipano dodici piccoli atleti per ogni regione”.
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IL GRANDE GOLF INTERNAZIONALE È TORNATO NELLA CAPITALE L’Olgiata Golf Club ha riproposto la terza edizione di Roma Golf Open, uno degli ultimi eventi stagionali del Pilsner Uquell Pro Tour, gestito dal Comitato Organizzatore Tornei dei professionisti della Federazione Italiana Golf Sam Little
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n campo i migliori esponenti del Challenge Tour che hanno dato vita a uno spettacolo di ottimo livello tecnico, sollecitati anche dalla corsa verso la conquista di una delle venti ‘carte’, riservate ai primi nell’ordine di merito, che permettono l’accesso all’European Tour 2012. Ha vinto l’inglese Sam Little, al terzo titolo stagionale e al quinto in carriera, che con i 25.600 euro guadagnati, sui 160,000 in palio, si è garantito un anno nel circuito superiore. Il 36enne londinese ha superato alla quarta buca di spareggio il 32enne svedese Pelle Edberg, al quale ha tolto la soddisfazione della prima vittoria in carriera. La manifestazione non ha avuto solo un risvolto spor tivo, ma è rientrata nei programmi di Roma Capitale, che considera il golf un ottimo volano per il rilancio del turismo. Per questo ha da tempo messo in atto una politica di promozione del golf nel rispetto del principio di accessibilità dello spor t. All’inizio della frazione finale era al comando il comasco Gregory Molteni, che però ha ceduto nelle buche di rientro ed è sceso al 13° posto. Bilancio positivo per i tre italiani in corsa per una delle ‘carte’. Andrea Pavan e Federico Colombo hanno concluso al settimo posto e hanno fatto passi avanti nella money list (rispettivamente 7° e 9°), così come Alessandro Tadini che con la 23ª piazza è rimasto nelle posizioni che contano nella corsa verso la grande ribalta (17°). “Sono un po’ dispiaciuto - ha detto Pavan - perché non mi sono espresso al meglio nel gioco lungo e con il putter, tuttavia chiudere nelle prime dieci posizioni è un risultato di cui essere felici. Il pubblico presente non mi ha trasmesso tensione, al contrario è stato piacevole sentire il tifo per me”. La gara, come detto, era inserita nel Pilsner Urquell Pro Tour, il circuito delle gare nazionali allestite dal Comitato organizzatore Tornei dei Professionisti. Il percorso dell’Olgiata Golf Club ha subito prima del torneo un restyling ad opera dell’architetto Jim Fazio con adeguamenti che hanno riguardato la lunghezza, il riposizionamento di bunkers, tees e ostacoli d’acqua e rivisitazioni del patrimonio arboreo.
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a cura di Andrea Cecinelli Responsabile comunicazione del Golf Forense
COUNTRY CLUB CASTEL GANDOLFO Prestigiosa Pro-Am Europea in memoria di Mario Pinzi Grazie all’impegno di Fabrizio Prato e Riccardo Tirotti anche quest’anno si disputerà la 2° edizione della European Pro-Am - Memorial Mario Pinzi che si giocherà nei giorni 13, 14 e 15 novembre prossimo su campi di Castelgandolfo e Le Querce. Dopo il successo dello scorso anno Riccardo e Fabrizio hanno cercato fortemente di migliorare la invitational, elevando ancor più il già alto livello tecnico, invitando giocatori di indiscusso livello. Così quest’anno, alla folta schiera di Pro provenienti dal Senior Tour e capitanati dal mitico Costantino Rocca, anche quest’anno testimonial dell’evento, hanno dato la loro adesione alla gara Marco Crespi (vincitore della prima edizione), Gregory Molteni, reduce dalla bellissima prova al Roma Golf Open dello scorso ottobre, Alessandro Tadini, che dal prossimo anno vedremo giocare nel maggiore tour europeo, e il sempre più sorprendente Lorenzo Gagli che in questo momento sta facendo cose egregie nell’European Tour. Ad un livello di partecipanti Pro così alto, ha corrisposto anche fra gli
amateur una adesione di personaggi illustri che daranno prestigio all’evento: Salvatore Ferragamo, Much Mair, Paolo De Chiesa, Massimo Caputi, Giacomo Crosa e Cristian Panucci sono solo alcuni dei nomi che hanno accettato l’invito rivolto dall’organizzazione. L’evento anche per la seconda edizione gode della “benedizione “ della European Tour, che nella persona del Presidente Georges O’ Grady ha rinnovato la prestigiosa sponsorizzazione. Anche quest’anno Title Sponsor dell’evento sarà la Fiorucci SpA, che per interessamento di Cecilia Fiorucci, grande appassionata di golf, non ha voluto mancare all’appuntamento con il suo determinante apporto. Fra gli sponsor anche la prestigiosa Azienda Biondi Santi produttrice di uno dei più prestigiosi Brunelli d’Italia che, per interessamento di Alessandra Biondi Santi, ha voluto essere presente all’evento, la Swan Tour di Georges Adly Zaky, grande appassionato di golf e promotore di un omonimo circuito con finale in Egitto, Ford Italia, Bernardin Group. L’evento si avvale anche del contributo della Provincia di Roma e del sostegno della Federazione Italiana Golf Lazio grazie all’interessamento del suo Presidente Carlo Scatena
news dai circoli di golf PARCO DI ROMA Range Rover Golf Challenge Tour 2011 Sui green di Roma nord si è disputata la terza edizione del Range Rover Golf Challenge tour 2011. Questo circuito nel 2010 ha impressionato tutti i partecipanti per numeri e qualità di sevizi. Tra i vari circoli si sono infatti sfidati più di 3000 giocatori in sedici tappe italiane con finale ad Abu
Programma Domenica 13/10 SKIN GAME ESIBIZIONE ore 10,00 presso il Country Club Castelgandolfo con i Pro del Senior Tour. Lunedì 14/10
1° giornata di Pro Am al Golf Le Querce ore 10,00 con partenza Shot Gun Cena di Gala al Castello della Castelluccia
Martedì 15/10
2° giornata di Pro Am al Country Club Castelgandolfo ore 10,00 con partenza Shot Gun Cerimonia di premiazione e buffet
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Dhabi. La tappa al Parco di Roma è stata caratterizzata da numerosi e bellissimi gadjet e premi di buca. Ma ora passiamo ai vincitori: 1° Categoria Netto è stato Fabio Paolozzi 2° Categoria Netto se lo è aggiudicato Enrico Minoli 3° Categoria Netto invece per Arturo Frixa Giacomo Dussoni si è imposto infine per la 1° Categoria Lordo
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MERCEDES BENZ ROMA GOLF FORENSE PIU’ 2011 GAME OVER di Andrea Cecinelli_ foto di Silvia Apice, Michela Alessia Marcato e Yulyia Galycheva
persone in lista di attesa, 280 iscritti alla gara, un tempo quasi primaverile, le telecamere di Rai Sport, di Rai 1 e del Tg3 Regione. Sullo sfondo lo splendido scenario dell'Olgiata Golf Club. Questi tutti gli ingredienti che hanno fatto da contorno alla tappa di chiusura del Mercedes Benz Roma Golf Forense Più 2011, circuito più amato dai golfisti romani, ideato ed organizzato dall’Avv. Nicola Colavita. Nella tappa finale – a cui hanno preso parte anche il giornalista sportivo del Tg5 Giacomo Crosa e l'ex calciatore di Udinese, Bologna e Lazio Lorenzo Marronaro – successo nella 1° Categoria Netto della coppia formata da Paolo Morgera e Chiara Mantegazza. La 2° Categoria Netto ha visto vincitori la coppia formata da Edoardo Pandolfi e Pierluigi Venneri. Tra le signore, nella Categoria Ladies, meritata vittoria della coppia formata da Virginia Votano e Maria Beatrice Andreucci. Alessandro Licci e Chiara Bandini si sono invece
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imposti come 1° coppia Lordo. Vera e propria standing ovation per la coppia formata da Riccardo Martino e Marco Morriale, che hanno trionfato nella classifica generale della Golf Forense Top 2011. Sempre tantissime le personalità intervenute al circolo del Presidente Dott. Andrea Pischiutta, come sempre splendido padrone di casa: nell’area ospitalità allestita dagli arredi di Cappiello Design, erano presenti il Presidente della F.I.G. Lazio Dott. Carlo Scatena, il Consigliere Nazionale Forense Avv. Paolo Berruti, il Presidente dell'Ordine degli Avvocati di Roma Avv. Antonio Conte, il conduttore del Tg1 Dott. Attilio Romita, il Caporedattore di La7 Sport Paolo Cecinelli, il Prof. Mario Zama, la nota matrimonialista Avv. Adriana Boscagli, l’Avv. Maria Tersigni, premio eleganza del Golf Forense, e il Notaio Antonello Oliva, ex calciatore del Napoli di Sivori alla fine degli anni ’60.
Riccardo Martino e Marco Morriale, coppia vincitrice della Golf Forense Top 2011
L’appuntamento con il Golf Forense è per il prossimo anno.
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La pittrice Tatiana Sourmatch mentre consegna il quadro del Golf Forense all'Avv. Nicola Colavita
[ La penna golf realizzata da Vallecchi, in esclusiva per il Golf Forense
Giacomo Crosa
Le ragazze del Golf Forense prima della premiazione
Il Presidente della Fig Lazio Dott. Carlo Scatena
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Grazia Maria Biccari nel corner di Gruppo24Ore
L'Avv Nicola Colavita a colloquio con il Presidente della Fig Lazio Dott. Carlo Scatena
Il corner di vini di Casale del Giglio, fornitore ufficiale del Golf Forense
Alessandro Piselli ed Enrico Russo, nuovi partner del Golf Forense con Winner Srl
Il Notaio Antonello Oliva - ex calciatore del Napoli alla fine degli anni '60 - premiato dal Golf Forense.
L'Avv. Maria Tersigni, premio eleganza del Golf Forense 2011
La responsabile del Golf Forense Francesca Mercantini
I giornalisti Roberta Sciubba e Attilio Romita con il Maestro Ilario Piscioneri
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news dai circoli sportivi storici news dai circoli sportivi storici a cura di Lorenzo Arduini
Club deiCircoli Sportivi Storici
Agostino De Zordo, Segretario Generale del Club Circoli Sportivi Storici
Calciotto, simpatia ed amicizia
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’anno sportivo si avvia alla conclusione ma è ancora intensa l’attività dei Circoli storici romani. Dal prossimo 26 novembre si svolgerà presso il prestigioso Tennis Club Parioli la seconda edizione del Torneo di Calcio a 8 “Stanleybet Cup”, riservato ai Circoli associati al Club dei Circoli Sportivi Storici (oltre ai padroni di casa, Circolo Canottieri Aniene, Circolo Canottieri Lazio, Circolo Canottieri Roma, Circolo Canottieri Tirrenia Todaro, EUR Sporting Club, Circolo Tennis EUR, Reale Circolo Canottieri Tevere Remo). Il Torneo terminerà il 3 marzo 2012 e costituirà, per le formazioni composte esclusivamente dai soci dei Circoli, non solo un’occasione di sport, ma anche di simpatico e gioviale incontro tra i soci, amici e parenti che seguiranno le varie fasi del Torneo con la consueta partecipazione e calore.
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Club Circoli Sportivi Storici
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SALVATORE CIMMINO E LA SUA "IMPRESA NEOZELANDESE" CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE
Il nostro Salvatore Cimmino, nuotatore diversamente abile di 47 anni, ha compiuto una nuova impresa: in Nuova Zelanda ha attraversato a nuoto lo stretto di Cook percorrendo la distanza di 30 chilometri in otto ore, tra le insidie e la bassissima temperatura dell'acqua del mare aperto. Salvatore ci ha abituati alle sue sfide: questo traguardo è l'ennesima dimostrazione del-
IL TP52 ANIENE 1ª CLASSE VINCE LA VELEZIANA DEL CENTENARIO In occasione del centenario de La Compagnia della Vela di Venezia l'equipaggio del Tp52 Aniene 1ª Classe vince la Veleziana, regata spettacolare tra le acque e la splendida cornice della laguna di Venezia. "Sono emozionato ed orgoglioso di avere vinto questa regata a nome di tutti soci del Circolo Canottieri Aniene 1892 - sono le parole di Roberto Emanuele de Felice, Skipper di Aniene 1ª Classe - l'arrivo a Piazza San Marco davanti a migliaia di turisti con la bandiera dell'Aniene che garriva sullo strallo di prua è qualcosa di inspiegabile, devo fare i complimenti ai ragazzi che a bordo hanno manovrato alla grande. Un applauso anche ai soci a bordo, Giorgio Lora, Alessandro Gucci e Giorgio Gucci."
CIRCOLO CANOTTIERI LAZIO GHERARDI E DELLA PORTA ANCORA CAMPIONI NEL TENNIS Fabrizio Gherardi e Daniele Della Por ta si sono laureati per la quinta volta consecutiva Campioni Regionali di Doppio Over 35. Hanno vinto il Master finale del Circuito Città di Roma che si è disputato nel mese di ottobre presso il circolo spor tivo Eur Tevere. Molto combattuta la semifinale
contro la giovane coppia composta da Giuliano Righi (classifica 2.8) ed il compagno Giuseppe Zelli (classifica 2.7), andata a Fabrizio Gherardi e Daniele Della Porta con il punteggio di 6/4 6/4. Più facile è stata la finale contro la coppia sorpresa del Master 2011 composta da Giudice e Ragnini, sconfitti con il punteggio di 6/2 7/5. A Fabrizio e Daniele vanno i complimenti e l’ammirazione di tutto il Consiglio Direttivo del Circolo Canottieri Lazio, con in testa il Presidente Alfonso Rossi, per questo quinto titolo conquistato con i colori del sodalizio biancoceleste sul petto.
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la sua caparbietà e la conferma della concretezza del suo messaggio sul superamento di ogni barriera, messaggio che grazie a lui è arrivato ora anche nell'altra parte dell'emisfero.
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CIRCO
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E.U.R.
CT EUR BARAZZUTTI PER IL SECONDO ANNO ALLA GUIDA DELLA SCUOLA TENNIS Ho accettato con grande piacere quando mi è stata offerta l’opportunità di gestire e dirigere la scuola tennis del Circolo Tennis Eur. E’ in questo club che sono cresciuto, dove mi sono realizzato come giocatore professionista di tennis, dove ho conosciuto mia moglie e dove sono cresciute le mie figlie. Dunque non potete imma-
ginare la sorpresa e la gioia quando il presidente Grimaldi mi ha chiesto di occuparmi della scuola tennis. Un impegno di grande responsabilità e con un’eredità davvero di grande peso e spessore. Infatti per quarant’anni e forse di più la scuola tennis è stata diretta da uno dei più bravi e capaci maestri d’Italia, Peppe Pozzi, pilastro e bandiera di questo circolo. Lo scorso anno è iniziata questa mia nuova avventura, con Peppe sempre assolutamente presente in questo nuovo progetto. Di una scuola tennis che por ti avanti prima di tutto un discorso tecnico attraverso un percorso didattico personalizzato e una metodologia di allenamento di alto livello, frutto della mia esperienza
come allenatore e capitano di Coppa Davis e di Fed Cup. Tutto questo nella ricerca di creare un vivaio di giovani di sette, otto anni e attraverso gli anni portarli a giocare ad alto livello accompagnandoli nella loro crescita formativa tecnica, fisica e caratteriale. Questo è l’impegno e l’obiettivo della
scuola del Tennis Eur: insegnare a giocare bene a tennis a tutti i suoi allievi e, perché no, creare un’agonistica dal proprio vivaio per costruire dei buoni giocatori e, con un po’ di fortuna, scoprire i campioni di domani. Un impegno non facile ovviamente, ma il Tennis Eur da sempre con il suo nucleo sociale è stato vicino al tennis agonistico, stando ai primi posti in Italia per i risultati agonistici. Il tennis per i soci, la scuola tennis per i giovani, ma sempre un circolo serbatoio di tennisti tra i migliori d’Italia. E questo sarà il mio impegno, doveroso nei confronti del Tennis Eur che ha dato tanto al tennis e che come in passato vuole continuare a dare. Corrado Barazzutti
af flusso di pubblico, segno che eventi di questo genere possono far avvicinare i cittadini alla scoper ta di un Tevere protagonista anche nello spor t.
CIRCOLO CANOTTIERI TIRRENIA TODARO RAPID RACE MEMORIAL TILLI: LA CANOA A PONTE MILVIO Con lo splendido sfondo di Ponte Milvio si è corsa, la Rapid Race Memorial Tilli, organizzata dal C.C.Tirrenia Todaro, che ha coinvolto oltre agli atleti del sodalizio una nutrita schiera di canoisti provenienti da tutta Italia. Nella due giorni di gare si sono potute vedere scendere canoe da discesa, C1, C2 e, per la prima volta a Roma, canoe da slalom scendere su un vero percorso realizzato quasi sotto gli archi del monumentale ponte. Complici due bellissime giornate di sole e la novità della manifestazione, si è avuto un notevole
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TENNIS CLUB PARIOLI UNDER 12 ED OVER 40 CAMPIONI D’ITALIA DI TENNIS Il Tennis Club Parioli è campione d'Italia, con uno straordinario successo la squadra under 12 maschile conquista il tricolore nella fase finale nazionale che si è svolta dal 30 settembre al 2 ottobre sui campi del CT Correggio di Reggio Emilia. Protagonisti di questo successo sono stati i piccoli atleti Andrea Bessire, Michele Fenoaltea, Flavio
Lombardo e Filippo Toscano interpreti di un progetto iniziato nel 2005 voluto fortemente dal Consiglio Direttivo. Un progetto che ha portato ad una selezione fatta anche attraverso i figli dei soci del club e che rappresenta la vera espressione del vivaio del Club. Al via otto squadre che si sono date "battaglia, sui campi del CT Correggio di Reggio Emilia, oltre al Parioli in campo sono scesi il Circolo Città di Udine, il TC Finale Ligure, il TC Chiari, l'SC Moie, il TC Prato, il CT Ercole e CT Polimeni che hanno conquistato il diritto a par tecipare alla fase finale dopo un percorso iniziato nel maggio scorso. Ricordiamo che il TC Parioli ha vinto il titolo regionale e si è qualifi-
cato alla fase successiva del tabellone di macroarea centro sud vinto ad inizio settembre sui campi del CT Lanciano. Buon tennis e tanto agonismo sono stati i fattori determinanti di questo ultimo week end di tennis con tanti piccoli atleti in campo che fanno ben sperare per il tennis nazionale: il Parioli, nella parte bassa del tabellone, nei quar ti di finale ha battuto per 2 a 1 il TC Chiari, il semifinale il TC Finale Ligure per 2 a 0 ed in finale i marchigiani dell'SC Moie per 2 a 1 Altro straordinario successo per i colori bianco verdi del TC Parioli nella fase finale nazionale del campionato italiano a squadre di tennis: protagonisti questa volta gli evergreen over 40 che nel week
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end, sui campi del CT Galatina, hanno conquistato il tricolore con Ugo Biagianti, Giorgio Donato e Stefano Pescosolido. Le squadre impegnate nelle fasi finali dei campionati a squadre di tennis sono state quattro nel week end, infatti dopo i successi dell'under 12 maschile e dell'over 40 con la conquista dei due scudetti, sono scese l'under 14 maschile e l'over 45. Si ferma nei quar ti di finale l'avventura dei ragazzi under 14 Gian Marco Moroni e Federico Benedetti, vicecampione nazionale invece la formazione over 45, battuta in finale con Edoardo Mazza, Marco Mencaglia e Massimo Ribechi, protagonisti di uno straordinario cammino.
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DUE PONTI SPORTING CLUB INTITOLATO AD ANDREA PESCIARELLI LO STADIO DEL CALCIOTTO Giovedì 20 ottobre, al Due Ponti Sporting Club, si è svolta la cerimonia di intitolazione dello stadio del calciotto ad Andrea Pesciarelli, grande amico di Emanuele e Pietro Tornaboni, proprio nel giorno del suo compleanno. Presenti la madre, la moglie Elisabetta e i figli, Elena e Jacopo, che hanno consegnato la coppa alla squadra vincitrice del quadrangolare, la Nazionale Attori che, dopo aver battuto il TG1, ha vinto la finale contro gli Amici di Andrea del Due Ponti, che, invece, avevano eliminato il TG5. Nella Nazionale Attori del Presidente Lozzi erano presenti Giorgio Pasotti, Emanuele Propizio, Danilo Brugia, Milo Coretti, Edoardo Velo, Alessio Di Clemente, Marcelo Fuentes, Stefano Masciolini, Edoardo Siravo, Marco Cassini. Molto emozionante la cerimonia di intitolazione dello stadio: Emanuele e Pietro Tornaboni hanno scoperto la targa e, dopo un breve ma toccante ricordo dell’amico Andrea, hanno lasciato la parola al saluto della madre, dei figli e della moglie. La collega Valentina Bisti del TG1 ha letto una bellissima poesia scritta dal socio Carlo Priolo. Quindi, è iniziata la festa sportiva che ha unito tutti gli amici di “Pescia”, quelli con cui Andrea disputava la partita del giovedì: gli amici del TG1 Fabrizio Ferragni, Paolo Di Giannantonio, Raffaele Genah, , Stefano Orsini, Stefano Ziantoni, Massimo De Strobel, Marco Betello, Alessio Zucchini,
colo perché la sua simpatia e il suo buon umore era contagiosa e il suo arrivo non passava inosservato, pronto sempre a scambiare una simpatica battuta con tutti. Tra i tantissimi amici intervenuti, presenti anche le colleghe Carlotta Mannu, Alessandra Di Tommaso, Simona Rolandi.
Federico Vespa e poi Guido Del Turco, Lorenzo Montersoli, Fabio Tricoli, Sebastiano Somma, Edoardo Guarnera, Pino Capua, Marino Collacciani, Toni Santagata, Marco Nardo. Grande amico di Emanuele e Pietro Tornaboni, il simpatico Andrea era ben voluto e conosciuto da tantissimi soci del cir-
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Il socio del mese Nome: Diego Denaro
FUTBOLCLUB L’ATTESA È FINITA: RIPARTE LA FUTBOL LEAGUE 2011-2012 Manca poco e sarà di nuovo grande calcio al Futbolclub: a fine mese ricomincia la Futbol League, il torneo di calciotto più importante del circolo. Sarà di 14 il numero delle squadre, e quello su cui c’è da scommettere è che il tasso tecnico in campo sarà ancora maggiore rispetto alla passata edizione. I presidenti stanno, infatti, cercando, in questo periodo, di accaparrarsi i migliori talenti ancora in circolazione. Tutti, naturalmente, a caccia dello schiacciasassi Parnasi, autentico dominatore della stagione passata con Futbol League e Futbol Cup in bacheca, che per il 20112012 farà guidare la sua squadra dal “principe” Giuseppe Giannini, e, non
Detto: Diego Cognome: Denaro Detto: Dan Harrow Ruolo: Centrocampista Piede Preferito: Destro Pezzo Forte: La finta da fermo Squadra del Cuore: AS Roma
c’era da dubitarne, confermerà mister Cancellieri in panchina (a caccia del bis dopo il “triplete” dello scorso anno: Futbol League, Futbol Cup e Caravella Tricolore). Alle spalle della favoritissima scaldano i motori, per un campionato da protagonisti, anche Giovannetti, che torna in gioco più carico che mai e Impara, anche lui in cerca di una rivincita dopo lo smacco subito la passata stagione (primo in campionato ma eliminato da Pellicelli in semifinale ai Play Off). Occhio anche a due possibili outsider: Rimedio, il più attivo in questo periodo per rinforzare la squadra, per lo più composta da mister della scuola calcio, e Angelucci, che per tornare al successo ha unito la forza di ben tre presidenti. Per quanto riguarda le regole il calendario non presenta alcuna novità: Regular Season prima e Play Off al termine della stessa, mentre la Futbol Cup sarà alternata proprio alle gare dei play off. A cambiare, però, sarà la formula di gioco: non più valutazioni dei giocatori ma, come nel passato, somma delle età in campo. Gli otto giocatori di ogni squadra dovranno raggiungere una quota pari o superiore a 280 anni, mentre per quanto riguarda le stelle, è ammesso solo un tesserato, e non superiore alla Promozione per il calcio a 11 o alla C1 per il calcio a 5. Allacciate le cinture, lo spettacolo sta per cominciare. Gianmatteo Colla
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SALARIA SPORT VILLAGE 1° MEMORIAL PAOLO COSTOLI: UN TUFFO NEL PASSATO
Il Salaria Sport Village organizza ed ospita il primo Trofeo di Nuoto Master intitolato a Paolo Costoli. Il 20 Novembre nella vasca olimpionica dell’impianto di via San Gaggio gareggeranno atleti provenienti da tutta Italia, tesserati FIN master, con la voglia di incamerare punti utili per la classifica ufficiale e soprattutto di lasciare il segno nella prima edizione del Trofeo. Paolo Costoli era nato a Firenze il
12 Giugno del 1910; morì a Brema il 18 gennaio del 1966 nel disastro aereo che costò la vita alla nazionale Italiana di nuoto e ai suoi accompagnatori; è stato considerato il più forte nuotatore Italiano a cavallo delle due guerre mondiali. Insieme a lui, quel giorno, viaggiavano verso la Germania per un meeting internazionale anche Sergio De Gregorio, Luciana Massenzi, Bruno Bianchi, Dino Rora, Amedeo Chimisso, Carmen Longo; Daniela Samuele. Il 20 Novembre al Salaria, oltre ai premi intitolati non solo a Costoli ma anche a De Gregorio ed a Luciana Massenzi, sarà allestita una esposizione di fotografie d'epoca relative all'allenatore e agli atleti romani caduti nel disastro di Brema. La giornata di gare inizierà alle 8,30 e terminerà nel tardo pomeriggio; oltre a curiosare tra le fotografie esposte, gli atleti potranno sottoporsi a massaggi della durata di 15/20 minuti e ad applicazioni di tecarterapia. Servizi fotografici discreti con stampa immediata solo su richiesta degli interessati.
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etica sportiva
Un altro anno
nel segno del MECS Il Movimento per l’Etica e la Cultura nello Sport ha presentato i propri progetti per il 2011 – 2012 all’Università Europea di Roma, nuovo partner MECS di Marta Centra
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ercoledì 12 Ottobre 2011, presso l’Aula Master dell’Università Europea di Roma, il Movimento per l’Etica e la Cultura nello Sport, presieduto da Gian-
ni Rivera, ha presentato alla stampa e ai suoi partner le attività per il 2011-2012. Il MECS, per il suo terzo anno di attività nel mondo dello sport, rivolte sempre all’espansione della cultura sportiva, dell’etica e della buona educazione allo sport, ha in serbo novità, nuovi progetti
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e idee per permettere al movimento di crescere. Dopo il Grande evento “Sir Alex Ferguson Incontra Roma”, che ha portato grande risonanza, l’Associazione Etica per eccellenza ha deciso di ripartire dai suoi progetti ormai consolidati: la Giornata della Cultura Sportiva, la Festa Nazionale
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etica sportiva
dell’Etica nello Sport, EtiCamp ed i nuovi progetti Porta il Nonno al Camp e Segnaletica rivolto ai licei della Provincia di Roma. Ci sono quindi nuove prospettive e nuovi obiettivi che attendono il MECS ed i nuovi e vecchi partner che continuano a confermare il loro sostegno all’associazione. La conferenza, che si è tenuta per il primo anno all’Università Europea di Roma, è stata rivolta a presentare le attività future del Movimento. Padre Paolo Scarafoni, L.C. Rettore Università Europea di Roma, ha introdotto l’incontro, mostrandosi soddisfatto per questo “nuovo corso insieme al MECS, speriamo di poter continuare questa collaborazione per il futuro”. Luca Pancalli, Presidente Comitato Paralimpico, ha evidenziato il ruolo dello sport quale “strumento per recuperare le capacità dei giovani ed essere promotore, portatore e rieducatore della società, attraverso i valori che offre l’etica” . Parole riprese dal Presidente del MECS Gianni Rivera che intende “risvegliare i valori dell’Etica nello Sport per costruire un mondo più vivibile”. Presente alla conferenza anche Paolo Piccinelli,
Assessore allo Sport di Chianciano Terme, Comune nel quale da due anni il Movimento organizza il soggiorno estivo per bambini Eticamp. L’Assessore, evidenziando il valore della famiglia, ha espresso il proprio sostegno al nuovo progetto del MECS denominato “Porta il Nonno al Camp”, quale “elemento di connessione per le famiglie, affinché gli anziani possano non sentirsi estraniati dalla società”. Anche quest’anno il Movimento, per portare avanti i propri progetti, ha ricevuto il pieno sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio, in particolare del Coordinatore per l’Educazione Fisica Antonino Mancuso, che ha dichiarato: “con questi progetti si dà l’opportunità ai giovani studenti di avere un approccio di qualità con lo sport e i suoi valori”. Nicola Dambra, CSR & Sustainbility Alitalia, ha concluso l’incontro soffermandosi sul valore della responsabilità sociale, sia per le persone che per le imprese, affermando che “comportarsi in maniera etica è bene per la nostra persona. E’ necessario assumersi la responsabilità dei propri comportamenti”.
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Uno sport che appassiona
sin da piccoli:
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canottaggio
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ffacciarsi da un ponte e vedere decine e decine di imbarcazioni solcare le acque di un fiume millenario fa sempre un certo effetto. E' quello che succede a Roma in un giorno qualunque se ci si affaccia su uno dei monumentali ponti del centro e si guarda verso il basso; uno spettacolo unico. Imbarcazioni di ogni tipo che si apprestano a risalire la corrente del fiume a colpi di remate e altrettante che con incessante andare si lasciano trasportare dalla corrente. Sono barche da canottaggio composte da uno o più rematori e da persone di ogni età. I più giovani svolgono normale allenamento per prepararsi alle gare di inizio stagione, i più anziani invece si ritrovano sul Tevere per passare una giornata insieme all'insegna della natura e dello sport sano. Le problematiche che si affrontano con i primi che si affacciano sulle sponde del Tevere, in particolare genitori che accompagnano i propri figli per le prime volte ad allenarsi, sono legate al fatto che il fiume sia stato da sempre considerato pericoloso per la corrente forte, ma soprattutto sporco e portatore di migliaia di malattie. In parte è vero, ma nella maggioranza dei casi si tratta di leggende metropolitane che si superano nel momento in cui si mette piede su uno dei numerosi galleggianti
Lo sport del remo si può praticare sin da piccoli, senza pericoli e con innumerevoli vantaggi per la crescita, sia fisica che psicologica e sociale di Michele Petracci
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tiberini. Vedere animali acquatici di ogni tipo e alberi e piante anche molto rare dà l'idea di trovarsi in qualche parco piuttosto che al centro di una grande città. Le acque tranquille permettono la navigabilità a barche anche molto instabili. Pur sembrando uno sport pericoloso e pieno di insidie, il canottaggio è praticato da moltissimi bambini che iniziano anche molto piccoli, dopo aver convinto i genitori che non si va a fare sport in una grande discarica. La prima categoria prevista nel canottaggio sono gli Allievi che solitamente va dai 10 ai 13 anni, seguita poi dalla categoria Cadetti, per adolescenti di 14 anni. Subito dopo ci sono Ragazzi e Junior dai 15 ai 18 anni, per poi proseguire nelle categorie Senior e Master di ogni età. Nei più giovani il canottaggio è inteso solamente a livello ludico, si insegna loro a stare in equilibrio sulle barche e a provare l'emozione di uno sport acquatico all'aria aperta. Lo sport, dunque, inteso come gioco dà una maggiore spinta psicologica ai bambini che quindi vorranno sicuramente tornare all'allenamento successivo. Le prime sedute si svolgono nella “vascavoga”, un galleggiante attraccato a terra che simula il movimento del canottaggio in tutta sicurezza. Dopo di che si inizia ad uscire sulle barche scuola; solitamente canoini e yole composte da quattro o otto vogatori in cui a bordo è presente un istruttore che in-
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canottaggio
segna come comportarsi su un fiume. Gli allenamenti veri e propri non iniziano fino alla categoria Cadetti, quando in maniera graduale si insegna ad andare sulle barche di tipo olimpico, molto instabili, ma estremamente veloci e quindi divertenti. Il canottaggio è uno sport particolare, completo da più punti di vista. A livello fisologico si attivano quasi tutte le fasce muscolari. Nelle due fasi di passata e ripresa vengono sollecitati tutti i muscoli delle gambe e delle braccia, conseguentemente tutta la fascia addominale e lombare. Ci vuole poi una grande attività mentale per muovere nel momento giusto tutti gli arti del corpo e nello stesso tempo governare un mezzo tecnico,
in questo caso la barca, con scalmi e remi. La coordinazione è importantissima e aiuta i più piccoli, in particolare quelli non ne hanno molta, anche nella vita di tutti i giorni al di fuori dello sport. Se poi ci si trova a remare in barche multiple il discorso si complica perché alla coordinazione personale e del mezzo ci vuole anche la coordinazione per andare a tempo con i propri compagni di barca. Tutto questo aiuta sicuramente una crescita sotto molti profili del bambino che si avvicina a questo magnifico sport. Il movimento del remo poi, ciclico, ripetitivo e senza scatti o cambi di direzione improvvisi, aiuta l'organismo a svilupparsi nella maniera giusta evitando traumi di qualunque genere.
La postura che si è obbligati a tenere nel canottaggio aiuta a rinforzare tutti i muscoli della schiena evitando o aiutando problemi come lordosi, scogliosi o scifosi. Uno sport sano e genuino dunque, che vale la pena provare almeno una volta nella vita. L'emozione sarà così intensa da voler assolutamente riprovare una seconda volta e poi una terza e cosi via. Proprio per le sue difficoltà il canottaggio attrae una moltitudine di persone che vogliono mettersi alla prova; un numero in aumento di bambini trovano nel remare un'attività assolutamente divertente e fuori dalla norma, che li fa sentire unici senza dover compiere imprese stratosferiche.
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salute
Il Prof. Attilio Santucci Medico Chirurgo Specializzato in Ortopedia e Traumatologia Specialista in Protesi d'anca
Sport e protesi d’anca di Paolo Brandimarte
Focus sulla protesi d’anca: procedure, benefici e indicazioni per gli sportivi reduci da infortunio. Il parere del Prof. Attilio Santucci: “Vanno evitati gli sport di corsa e contatto”
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’artroprotesi d’anca o protesi totale d’anca, è un’ar ticolazione artificiale realizzata in leghe metalliche, materiali plastici e/o ceramici, che va a sostituire l’anca usurata, riducendo il dolore e ripristinando la funzione articolare. In virtù delle innovazioni tecnologiche introdotte nella pratica clinica, l’intervento di protesi d’anca
è divenuto nel tempo meno invasivo, fino ad assumere, nelle mani di un chirurgo esperto, i contorni di un’operazione di routine. La sua efficacia si traduce in un miglioramento della vita quotidiana e di relazione; in alcuni casi, anche in un ritorno alla pratica sportiva. A tal riguardo, bisogna precisare che, sebbene per il paziente reduce da intervento non ci siamo particolari limitazioni, è consigliabile evitare gli sport di corsa e di con-
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tatto (calcio, basket, volley, sci alpino ecc.). Prof. Santucci, che cos’è la protesi d’anca? “Come già premesso, si tratta di un’articolazione artificiale che sostituisce quella anatomica, alterata irreversibilmente da vari processi patologici. L’anca o articolazione coxo – femorale, è costituita da due elementi (a livello scheletrico): la testa femora-
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salute
le e l’acetabolo, ricoperti dai rispettivi strati di cartilagine articolare. Nel momento in cui l’anca risulta compromessa, con perdita della funzione articolare e dolore anche a riposo, si rende necessario la sostituzione delle superfici articolari con componenti protesiche” Quando è indicato l’intervento? “Come per gli interventi chirurgici in generale, l’artroprotesi è indicata nel momento in cui i vari trattamenti conser vativi (terapia medica, infiltrazioni articolari con acido ialuronico e cortisonici, fisiochinesiterapia e riposo), applicati nei modi e nei tempi giusti, non hanno conseguito un risultato soddisfacente per il paziente”. Quali sono i potenziali rischi legati all’intervento? “Ai rischi generici connessi alle procedure chirurgiche in genere (emorragia, trombo – embolie, ematoma post – chirurgico, infezione, sofferenza della cicatrice chirurgica con possibile deiscenza, infezione, anemia), esistono rischi specifici tra cui frattura periprotesica femorale, paralisi nervose, instabilità del-
l’impianto con sub – lussazione o lussazione, dismetria degli arti inferiori e rottura delle componenti protesiche”. È possibile praticare sport con una protesi d’anca? “Molti sportivi, superato il trauma dell’operazione e recuperata la buona funzione dell’anca, desiderano riprendere l’attività sportiva praticata in precedenza. Per un portatore di protesi d’anca, la corsa è possibile ma rischiosa ai fini della sopravvivenza dell’impianto. Pertanto, è opportuno selezionare il tipo di attività sportiva”. Quali gli sport consigliati? “Gli spor t consigliati sono golf, ginnastica e ciclismo, a differenza della corsa e degli sport di contatto (calcio, basket, volley, sci alpino, ndr) che andrebbero evitati a fronte dell’alto rischio di trauma e danni a carico dell’impianto protesico”.
IL MEDICO RISPONDE
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linea diretta con specialisti in or topedia • fisiatria reumatologia • medicina dello sport • radiologia scienza dell'alimentazione
Scrivete a:
mtpereira.villastuart@eurosanita.it
Esami strumentali: prima e dopo l'intervento di protesi d'anca
L'Istituto di Medicina dello Sport di Roma (Villa Stuart Sport Clinic) Via Trionfale 5952 (Balduina) PER APPUNTAMENTI ED INFORMAZIONI: 06.35528393 - 06.35528394
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Pattinare per crescere
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Il pattinaggio a rotelle si sta diffondendo in Italia, anche grazie alla pratica dei bambini, che consente uno sviluppo armonico basato su coordinazione ed equilibrio
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l pattinaggio a rotelle è sicuramente una disciplina sportiva nel vero senso della parola, con una federazione apposita che organizza gare e campionati ed un numero di tesserati che pratica questo sport in maniera continuativa, cimentandosi nelle diverse specialità, che spaziano dalla corsa all’artistico. La F.I.H.P, Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio, è da sempre una della federazioni che contribuisce maggiormente al medagliere complessivo del Coni, in particolare con il pattinaggio artistico. Pur non essendo mai approdata tra le discipline olimpiche, nelle 54 edizioni di
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Campionati del Mondo svoltisi ad oggi gli atleti italiani hanno raccolto un bottino di 198 medaglie d’oro tra tutte le diverse specialità, piazzandosi davanti a due superpotenze dello sport come gli Stati Uniti e la Germania. A parte la pratica agonistica il pattinaggio a rotelle può contare in Italia su centinaia di migliaia di praticanti amatoriali grazie soprattutto alla ricchezza della sua proposta ed alla capacità di soddisfare le richieste di un'utenza molto eterogenea per età, estrazione sociale, localizzazione geografica. E’ proprio di questa base di praticanti molto solida, grazie soprattutto al coinvolgimento di
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pattinaggio
Il progetto della Junior Sacca Modena Da oltre 20 anni la società di pattinaggio Junior Sacca Modena è impegnata in un progetto di educazione motoria rivolto alle scuole dell’infanzia, in particolare ai bambini di 4 e 5 anni. Scopo del progetto è far acquisire ai bambini, attraverso semplici esercizi individuali e di gruppo, una maggiore consapevolezza dei movimenti e controllo del proprio corpo sfruttando la particolare fase di crescita e sviluppo dell’età. Il pattinaggio a rotelle stimola nei bambini le capacità di coordinamento ed equilibrio che già si stanno formando, calandoli in un contesto di gioco e quasi fantastico. Nel corso di ogni incontro, della durata di circa un’ora, i bambini vengono guidati in un viaggio, con una storia che fa da filo conduttore ai diversi esercizi. Durante le lezioni vengono impiegati ostacoli e attrezzi per costruire semplici percorsi, ma anche momenti di pattinaggio libero con musica: la musica infatti non solo è un elemento fondamentale, ma in questo caso aiuta i bambini a sviluppare anche il senso del ritmo, e a divertirsi impegnandosi nei compiti affidati. Ogni anno il progetto ideato dalla Junior Sacca Modena impegna oltre 30 classi, per un totale di circa 1000 bambini.
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tantissimi bambini in età scolare e pre scolare, che vogliamo parlare in questo articolo. Il pattinaggio, infatti, ancor prima di uno sport è un’occasione straordinaria per stimolare nei più piccoli le capacità di coordinamento e di equilibrio, il tutto insegnato in un contesto ludico. Si è parlato molto di queste tematiche in occasione della conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2011 di International Roller Cup, kermesse internazionale di pattinaggio artistico in programma domenica 4 dicembre al Pala Panini di Modena. ”Il pattinaggio a rotelle si può praticare in qualsiasi luogo, è una sorta di evoluzione della scarpa. Il pattinaggio artistico poi è come vedere un ginnastica fare le forme con le ruote e sta acquisendo una discreta visibilità mediatica, dato che è uno sport che piace”, ha dichiarato Sabatino Aracu, Presidente della Federazione Mondiale di sport a rotelle e della Federazione Italiana Hockey e Pattinaggio. “I bambini poi possono usare i pattini in tante situazio-
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ni diverse, in casa, per strada, in cortile o nei parchi, acquisendo così equilibrio e destrezza. In sintesi pattinare consente ai più piccoli di acquisire la necessaria formazione motoria: si può fare un grande lavoro con le scuole elementari e con gli asili, investendo così sulla scienza del movimento”. 600 bambini delle società di pattinaggio si esibiranno a Modena tra una gara e l’altra, allietando così il pubblico tra una gara e l’altra. “Il pattinaggio ha una straordinaria valenza educativa”, ha dichiarato il Senatore Carlo Giovanardi, inter venuto alla conferenza. “Si impara infatti a convivere con sé stessi, grazie ad allenamento e sacrificio: è uno spor t infatti che insegna innanzitutto ad avere una relazione con il proprio corpo, in secondo luogo poi insegna a costruire le relazioni sociali. Educare i più giovani attraverso il pattinaggio può avere senza dubbio un’impor tante valenza di crescita”. A Modena 22 anni fa ha preso il via un progetto con le scuole materne che coinvolse il pri-
mo anno una sola classe di bambini: oggi il progetto ha preso definitivamente il via, coinvolgendo ogni anno oltre 1000 bambini tra i quattro ed i cinque anni. “Questo grazie alle società basate sul volontariato, che lavorano con generosità e qualità professionale”. Queste le parole di Mariangela Bastico, parlamentare che, come Giovanardi, è tra i promotori di International Roller Cup. “Per portare avanti progetti di questo genere è fondamentale poi la collaborazione delle scuole, con le loro competenze e la loro notevole forza di volontà. Il pattinaggio sviluppa il bambino in modo organico e completo, consentendogli poi di stare all’interno di una squadra. Questo è un progetto che in futuro può coinvolgere anche le scuole elementari ed essere esportato tranquillamente anche in altre città, le famiglie hanno sempre dato feedback estremamente positivi”. Senza dubbio poi manifestazioni internazionali del calibro di International Roller Cup non possono che essere d’aiuto alla diffusione sempre più capillare del pattinaggio, artistico e non.
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L’edizione 2011 di International Roller Cup L’appuntamento con International Roller Cup è per domenica 4 dicembre al PalaPanini di Modena a partire dalle 16.30, per ammirare dal vivo i 16 atleti provenienti da 6 diversi paesi e 4 continenti, tutti campioni assoluti delle rotelle. Quattro squadre, ognuna composta da tre elementi: una coppia, un singolo femminile e un singolo maschile. La competizione si articola in tre manche nelle quali ogni membro gareggia singolarmente, più una quarta, conclusiva, in cui la squadra si esibisce insieme.
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La ricerca al servizio della
preparazione atletica Stefano D’Ottavio, Responsabile Nazionale dell’Area Tecnica del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC e Professore Universitario a Tor Vergata, è convinto che, attraverso la ricerca e la tecnologia, si possano migliorare le prestazioni fisiche degli atleti, in particolare negli sport di squadra di Lorenzo Arduini
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allenamento
Stefano D’Ottavio Professore Associato presso il corso in Scienze Motorie dell’Università di Tor Vergata, ricopre il ruolo di Coordinatore Scientifico dell’Area Tecnico Sportiva. In passato è stato Preparatore atletico della nazionale di calcio Under 23 vincitrice ai Giochi del Mediterraneo 1997, Under 21 Campione d’Europa, Nazionale olimpica a Sidney 2000, dell’Inter e del Livorno in serie A e della Ternana in Lega Pro. Oltre al calcio è stato il preparatore atletico della Virtus Roma basket in serie A dove attualmente coordina i preparatori atletici della società. Nella FIGC è responsabile dell’area tecnica del Settore Giovanile e Scolastico ed è componente di Commissioni Tecniche presso il Settore tecnico di Coverciano. Ha scritto numerosi testi e centinaia di articoli sull’insegnamento e sulla preparazione nel calcio ed ha ideato e sperimentato attrezzi didattici e per il controllo della prestazione fisica.
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ggi nel mondo dello sport si dà sempre maggiore importanza alla preparazione fisica degli atleti, siano essi professionisti o dilettanti, adulti o bambini. Dimostrazione di tutto questo è l’ingresso dello sport in generale, e della preparazione atletica in particolare, nelle facoltà di molti Atenei italiani, nei corsi di Scienze Motorie, ma non solo. Grazie anche alla disponibilità di nuove tecnologie per la misurazione della prestazione degli atleti, oggi si sta studiando il modo per migliorare le performance fisiche di chi pratica sport. Con un occhio di riguardo anche all’aspetto psicologico ed emozionale degli atleti, in modo particolare dei più giovani. Abbiamo parlato di tutto questo con il Prof. Stefano D’Ottavio, uno dei massimi esperti in queste tematiche (vedi box), iniziando dal Master Universitario “Teoria e metodologia della preparazione fisica del calcio”, organizzato dal Corso di Laurea in Scienze Motorie di Tor Vergata, che D’Ottavio coordina (www.mastercalciotorvergata.com). Qual è l’importanza di formare all’interno delle Università dei professionisti esperti nella preparazione fisica degli atleti, in particolare dei calciatori? “Gli obiettivi di questa tipologia di corsi sono di trasmettere informazioni di carattere scientifi-
co, ma anche di carattere applicativo, in modo da migliorare le competenze di questa figura professionale, ormai fondamentale sia nei professionisti ma anche nel mondo dilettantistico. Il master di Tor Vergata prevede circa 400 ore di corso fra cui stages presso società professionistiche, presso il Centro Tecnico di Coverciano e presso aziende che producono attrezzature sportive e strumenti di misurazione. Si tratta quindi non solo di un’esperienza culturale, ma anche di far conoscere il mondo del lavoro da vicino per comprendere meglio tali caratteristiche”. Che ruolo ricopre oggi la ricerca nel mondo dello sport? “La ricerca scientifica e le tecnologie usate stanno avendo ormai da anni connotati importanti. La prestazione spor tiva può infatti essere maggiormente migliorata se si utilizzano test di valutazione e controlli basati su protocolli di ricerca validati scientificamente. I risultati rappresentano in pratica una sor ta di terzo occhio all’allenatore. In sport come l’atletica o il nuoto, per esempio, è semplice misurare la prestazione atletica, mentre negli spor t di squadra il discorso cambia completamente. Questo sia per la variabilità dei gesti atletici, sia per gli elementi dovuti all’ambiente di gioco, difficilmente quantificabili. Oggi, però, grazie alle nuove strumentazioni disponibili, si può vedere lo sforzo del giocatore
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allenamento
nelle diverse fasi di gioco e, di conseguenza, si possono migliorare e calibrare meglio le tipologie di allenamento”. In questo ambito quindi l’Italia sta colmando il gap con gli altri Paesi. “In luoghi come gli Stati Uniti, i paesi dell’Europa dell’est e la Scandinavia la ricerca scientifica applicata allo sport esiste da molto tempo, è proprio su questo che quelle realtà hanno fondato i successi sportivi. Esiste una differenza anche a livello culturale: in Danimarca, ad esempio, tutti gli atleti sono disponibili a prestarsi alla ricerca, da noi meno, però le cose stanno migliorando”. Fino a che livello si può arrivare nel miglioramento delle performance atletiche? “Naturalmente esistono dei limiti biologici oltre i quali non si può andare, ma questi limiti non sono ancora stati raggiunti, come dimo-
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stra il miglioramento continuo dei record nei 100 metri. Le prestazioni possono essere migliorate attraverso la preparazione, l’alimentazione e, non ultimo, l’aspetto mentale. La mente può influire sulle per formance sia sugli spor t individuali e soprattutto negli spor t di squadra, dove la coesione del gruppo può fare la differenza”. Qual è l’importanza di una corretta preparazione fisica nei giovani, in particolare nei bambini? “Nei bambini è presente un for te impulso a muoversi, di conseguenza l’accento deve essere posto sulla coordinazione, essenziale per l’apprendimento dei fondamentali tecnici. La coordinazione, che permette all’atleta di rendere al massimo, ha la sua fase sensibile di massimo apprendimento tra i sei ed i dodici anni. In questa fase evolutiva, quindi, bisogna stimolarla, attraverso una formazio-
ne polispor tiva del bambino. Grazie ad essa si possono poi praticare diversi spor t in maniera sana e corretta. Nei bambini quindi è più importante lavorare sulla coordinazione e sugli aspetti cognitivi, rispetto alla componente prettamente fisica. Bisogna sempre tenere a mente, poi, che i bambini si devono diver tire ed il gioco deve essere lo sfondo di tutta l’attività motoria”. Il Settore Tecnico e quello Giovanile della Federcalcio stanno prendendo iniziative in questo senso? “Roberto Baggio e Gianni Rivera, i rispettivi Presidenti, oltre ad Arrigo Sacchi stanno cercando di trovare una strada sul piano del metodo per riconoscere meglio i giovani talenti. Stanno lavorando ad un progetto di carattere nazionale per rivedere il percorso di carriera di un giovane di qualità. Nel calcio italiano arrivano stranieri molto giovani che hanno la possibili-
tà di giocare da subito ad alti livelli, cosa più difficile per i giovani italiani: l’obiettivo è invertire questa tendenza”. Queste iniziative riguardano anche il calcio femminile? “La Federcalcio ha l’obiettivo di coinvolgere maggiormente le ragazze nel gioco del pallone. Il Settore Giovanile e Scolastico sta portando avanti in questo senso progetti con la scuola a tutti i livelli cercando di imitare il modello tedesco, dove il numero delle ragazze tesserate è quasi uguale a quello dei ragazzi”.
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[ ] Il Mondo arabo clubstyle
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disinteressato al calcio nostrano In questi ultimi anni stiamo assistendo ad un investimento massiccio di magnati arabi nel calcio, in grado di stravolgere gli equilibri tra i grandi club europei e quelli italiani di Marco Trozzi
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La classifica dei risultati economici dei club europei 1 Real Madrid 2 FC Barcelona 3 Manchester United 4 Bayern Monaco 5 Arsenal 6 Chelsea 7 AC Milan 8 Liverpool 9 Internazionale 10 Juventus 11 Manchester City 12 Tottenham Hotspur 13 Amburgo SV 14 Olympique Lione 15 Olympique Marsiglia 16 Schalke 04 17 Atlético de Madrid 18 AS Roma 19 Vfb Stoccarda 20 Aston Villa
Fonte: Deloitte Football Money League 2011
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l calcio del ventunesimo secolo è un sistema economico che risponde a leggi di mercato alle quali le società non possono sottrarsi, se vogliono rimanere al passo con i tempi. È in questa ottica che, a più riprese, si è denunciato come quella nazionale sia un’organizzazione che non può essere paragonata a quella del resto d’Europa. È ormai noto, infatti, il preoccupante ritardo nella capacità di gestione dello sport più diffuso a livello nazionale inteso come risorsa finanziaria, come parte dell’econo-
mia del Paese che, dopo anni gloriosi, è in una condizione subalterna rispetto al resto del Vecchio Continente. Probabilmente è questo il motivo per cui è totale, almeno al momento, il disinteresse dei magnati del mondo arabo, veri e propri “Paperoni” dell’era moderna. In un’epoca in cui molti sono gli investimenti di capitali stranieri nel mondo del calcio, l’Italia resta a guardare le nuove realtà salire progressivamente sul palcoscenico continentale o le grandi di Spagna e Inghilterra scavare un solco sempre più netto tra loro e le altre.
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Se analizzate attentamente, sono diverse le cause di questo disinteresse nei confronti del nostro calcio: il merchandising che ancora latita, la mancanza di stadi di proprietà, un sistema fiscale più severo rispetto ad altri Paesi, la burocrazia statale che spesso rallenta le iniziative imprenditoriali dei privati, la gestione degli introiti provenienti dai diritti tv, gli scandali del calcio scommesse e, naturalmente, la mancata partecipazione o semplicemente l’assenza di risultati eccellenti nelle manifestazioni continentali che garantiscano importanti entrate.
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Una “radiografia” del mondo calcistico europeo è la “Football Money League 2011”, un’analisi dei risultati economici relativi ai club, fornita dalla Deloitte. Lo studio condotto dalla società inglese, che prende in considerazione i dati relativi alla stagione 2009/2010, è un’indagine sullo stato di salute, in termini economici naturalmente, delle più importanti società. La Football Money League 2011 evidenzia come i ricavi dei primi venti club hanno superato per la prima volta i quattro miliardi di euro (4,3 per la precisione) dimostrando la capacità del settore di resistere alle turbolenze economiche internazionali, facendo registrare perfino una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente, cosa inusuale in questo periodo di contrazione economica mondiale. Le prime due posizioni sono occupate, rispettivamente, da Real Madrid e Barcellona, mentre la prima formazione italiana è il Milan, al settimo posto. A farla da padrona è l’Inghilterra con ben sette squadre su venti e proprio questo dato è la dimostrazione più eloquente di come il calcio d’oltremanica sia un esempio da seguire, esattamente come non è un caso che il Manchester City dello sceicco Mansour – assoluto protagonista delle ultime due sessioni estive di mercato - sia la società con la più importante escalation passando dal ventesimo all’undicesimo posto. La classifica è stilata in base a tre fonti di ricavi: il botteghino, i diritti tv e le attività commerciali; l’aspetto interessante è che, mentre in Europa i valori si equivalgono (per esempio il Real ha percentuali rispettivamente del 30, 36 e 34%), quelli dei club Italiani sono totalmente sbilanciati verso gli introiti dei diritti tv (il Milan ha 13, 60 e 27%). Se si considera poi che in Italia la ripartizione di tali diritti è una questione molto spinosa sulla quale i club battagliano da anni proprio perché rappresentano la maggior fonte di guadagno, è facilmente intuibile come l’essere territorio di conflitto sia sinonimo di cattiva organizzazione e conseguente mal gestione di un patrimonio che dovrebbe favorire tutte le partecipanti al campionato nazionale. Fino a quando non si raggiungerà un equilibrio tra le fonti di ricavi, gestendo al meglio le risorse e potenzialità a disposizione, le squadre di calcio italiane saranno penalizzate e tenderanno a non essere appetibili per investitori stranieri che, oltre a soddisfare la loro bramosia di vittorie, considerano il calcio un importante business.
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Spada e fioretto sul grande schermo
Esiste una vasta scelta di film nei quali la scherma ha un ruolo centrale, sia quella antica, con i suoi codici e rituali, che quella contemporanea, con allenamenti e gare agonistiche di Lorenzo Arduini a quasi totalità dei film nei quali la scherma ha un ruolo da protagonista ha come comune denominatore l’azione. Questo sicuramente a causa della natura di questo sport, che è di combattimento, ma è per vaso da uno spirito di reputazione ed onore, generato dai significati che avevano nel passato le sfide a duello. Per il resto esistono film sulla scherma molto diversi l’uno dall’altro, sia come genere che come ambientazione: alcuni so-
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no ambientati ai giorni nostri e la scherma è rappresentata dal punto di vista squisitamente spor tivo, con palestre, allenatori, allievi e manifestazioni agonistiche. Molti altri sono ambientati nel passato, più o meno recente, e vi è rappresentata la cosiddetta scherma antica, con i suoi codici di comportamento basati sul rispetto e sull’onore. Come dicevamo anche il genere dei film sulla scherma è molto variabile, alcuni sono inseriti in contesti politici e sociali realmente verificatisi, in un clima di intrighi e gio-
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chi di potere. In molti anche la psicologia dei personaggi ha un ruolo centrale, con risvolti anche drammatrici per risolvere conflitti a livello di personalità e carisma. In altri ancora, infine, prevale la comicità e la commedia, sono film più “leggeri” e pensati per tutta la famiglia; qui i duelli prevedono un buono, una sorta di super eroe, che combatte i cattivi, per difendere la propria comunità e, spesso, anche la donna amata. In questo articolo abbiamo selezionato tre film in cui compaiono le caratteristiche menzionate sopra.
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SFIDA D’ONORE (1991, TITOLO ORIGINALE BY THE SWORD) Dopo 25 anni di prigione scontati per aver ucciso il suo maestro in un accesso di collera, un ex campione di scherma accetta di lavorare come uomo di fatica nella scuola d'armi diretta dal figlio dell'ucciso. Questi è autoritario e rigido: vorrebbe diventare il miglior maestro di scherma di tutti i tempi. L'altro scopre di essere un eccellente allenatore: lo scontro fra i due è ormai inevitabile. Murray Abraham e Eric Rober ts sono punte di diamante di un cast efficace per questo dramma psicologico di discreta fattura.
IL MAESTRO DI SCHERMA (1992, TITOLO ORIGINALE “EL MAESTRO DE ESGRIMA”) Nella Spagna del 1868, il maestro Jaime Astarloa insegna l’antica arte della scherma. Vive come un asceta, isolato dal mondo, uomo d’onore in un’epoca di intrighi politici priva di profondi ideali. Quando una donna giovane e misteriosa, Adela de Otero, chiede di essere accettata come sua allieva e di imparare un colpo di cui pochissimi spadaccini conoscono l’esistenza, Jaime deciderà di allenarla pur sospettando che dietro questa richiesta si nasconda un intento segreto, forse pericoloso. In una Madrid vivace, dove le emergenti forze repubblicane premono sul vacillante trono di Isabella II, si dispiega una vicenda che rispecchia l’eterno conflitto fra la saggezza della tradizione e le seducenti promesse del futuro.
LA LEGGENDA DI ZORRO (2005, TITOLO ORIGINALE THE LEGEND OF ZORRO) Nell'epoca odierna, fatta di crisi e instabilità, anche gli eroi sembrano avvicinarsi sempre più agli uomini di tutti i giorni, per scontrarsi quindi con il quotidiano. Il tono utilizzato è di conseguenza quello della commedia, dell'ironia, alternata all'azione, caratteristica proprietaria di eroi e supereroi. The Legend of Zorro non sfugge a questa meccanica, narrando di Alejandro De La Vega e famiglia, sempre in bilico fra il salvare la patria e l'amore filiale. Zorro non può però dimenticare la sua natura e quando la California, che sta per diventare il 31° stato dell'unione (siamo nel 1850), viene minacciata da un complotto di possidenti terrieri, dovrà inter venire rischiando di perdere l'amore della moglie Helena. L'ironia impazza, così come l'abbondanza di stereotipi nei personaggi di contorno.
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Emirates e lo Sport... Un binomio vincente di Marco Oddino
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nvestire nello sport, una scelta di campo ben precisa e sempre in crescendo, voluta in primis da Sua Altezza, lo Sceicco Ahmed bin Saeed Al-Maktoum, Presidente del Gruppo a livello mondiale, che ha identificato nello sport uno strumento vitale all'interno delle strategie di marketing del vettore aereo. Emirates, una delle più importanti compagnie aeree al mondo, anche nel 2011 punta a consolidare le proprie quote di mercato ed a mantenere un trend di crescita, che da più di 20 anni la
vede chiudere i propri esercizi con utili a due cifre .Tante le novità nel breve periodo, a cominciare dal lancio del super tecnologico Airbus 380, che inaugurerà il suo primo volo da Roma il prossimo 1 dicembre. Ma scopriamone di più con il Dott. Massimo Massini, Direttore Generale di Emirates Italia, che abbiamo incontrato per Sport Club. Presente dal 1992 nel nostro paese, la compagnia di Dubai ha fatto passi da gigante, diventando uno dei vettori aerei più utilizzati da-
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Massimo Massini, Direttore Generale di Emirates Italia
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Una compagnia che ha scelto da sempre le sponsorizzazioni sportive come leva di fidelizzazione, per attirare su di sé l’attenzione e comunicare i propri valori: spirito di squadra, competitività, emozioni, voglia di vincere.
gli italiani. Quali sono le attuali strategie di marketing ed i programmi nel medio termine? ”Emirates è prima di tutto una compagnia che eroga qualità a 360 gradi nel proprio servizio: puntualità, affidabilità, flotta tecnologicamente avanzata ed in continua crescita, un network globale in espansione che raggiunge i 6 continenti, un hub di riferimento a Dubai, il Terminal 3, che per comfort e soluzioni avanguardistiche e' probabilmente il migliore aeroporto degli ultimi anni e naturalmente un servizio a bordo impecca-
bile in tutte le classi: gli italiani ci scelgono perché garantiamo al nostro paese la connettività con il mondo con 5 partenze giornaliere dall'Italia (2 voli da Roma, 2 da Milano e 1 da Venezia). In continua evoluzione, la nostra compagnia propone tariffe competitive che agevolano ulteriormente la scelta di qualità nel volare con noi. In termini di strategie portiamo avanti contatti diretti con la nostra utenza reale e potenziale affiancando il nostro nome a realtà del mondo dello sport (principalmente) che hanno grande seguito di tifosi e grande visibilità mediatica. In Ita-
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lia, ad esempio, siamo sponsor di maglia del Milan, la squadra più titolata al mondo ma anche quella che vanta un numero incredibile di fan in tutti i continenti”. Attualmente Emirates opera dagli Aeroporti di Roma, Milano e Venezia. Con quale frequenza volate dai 3 hub e se c'è in programma di rafforzare l'operativo anche su altre città? ”Voliamo 2 volte al giorno da Roma, 2 da Milano Malpensa e una da Venezia con grande sod-
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disfazione. Abbiamo risultati molto buoni dall'Italia e siamo posizionati strategicamente su tre scali che ci permettono di offrire il nostro servizio ad una vasta utenza italiana. Emirates è da sempre attenta alle opportunità del mercato e studia sempre soluzioni per lo sviluppo che al momento concentriamo sui tre aeroporti dove probabilmente cresceremo ancora”.
uno dei club più importanti al mondo: oltre agli obiettivi di branding, quali sono i traguardi commerciali su cui verte questo abbinamento?
Le sponsorizzazioni sportive come leva per fidelizzare i propri clienti, quali sono le motivazioni di questo scelta strategica? ”Lo sport unisce ed appassiona, lo sport è promotore di valori sani nei quali la nostra compagnia si riconosce; comunicare attraverso lo sport significa colpire un'utenza vasta e variegata dal momento che la passione sportiva accomuna tutti indistintamente. Crediamo fortemente che la veicolazione del nostro marchio attraverso le molte discipline scelte sia vincente e ci permetta di ottenere una grande riconoscibilità e visibilità, oltre naturalmente ad accrescere le nostre vendite sui mercati”.
Il primo dicembre inaugura da Roma il volo del tanto atteso e tecnologico Airbus380, ci può raccontare qualcosa di più su questo aereo di cui si sente tanto parlare? ”Dal primo dicembre la nostra ammiraglia inserirà in flotta l'avveniristico A380, con partenze regolari da Roma. L'Airbus A 380 è l'aereo più avanzato al mondo ed ha una capacità impor tante che raggiunge nella configurazione Emirates i 489 posti su tre classi (14 di First Class, 76 di Business e 399 di Economy). L'aereo è dotato di tutti i comfort ma Emirates ha voluto configurarlo in maniera unica per i nostri passeggeri: a bordo infatti ci sono 2 Shower Spa,dedicate ai passeggeri di First Class, ed una social lounge dedicata ai passeggeri di
In Italia Emirates ha scelto di legarsi al Milan,
”Come dicevo sopra, a fianco degli obiettivi di branding e visibilità, miriamo naturalmente ad incrementare le vendite ed a renderci "compagnia preferita"dai fan del Milan”.
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First e Business Class. La classe economica con i sedili ergonomici, un servizio attento ed una cucina di qualità, è sicuramente un altro fiore all'occhiello della nostra compagnia che sul nuovissimo A380 si esprime al massimo.Per tutti I nostri passeggeri è disponibile ice, il nostro premiato sistema di intrattenimento a bordo che con oltre 1200 canali di cinema, TV, musica e giochi garantisce a tutti i passeggeri momenti di spettacolo senza eguali nei cieli. Non dimentichiamoci che per consumi e motorizzazioni questo aereo emette bassi livelli di Co2 aggiudicandosi anche l'appellativo di Environement Friendly Aircraft, tema molto importante per Emirates”. Emirates è una delle linee aeree che "vizia e coccola" maggiormente i propri clienti, potrebbe svelarci qualche "chicca" e se ci sono nel medio termine delle novità? ”Ce ne sono molte: in un momento di riduzione costi generale Emirates non rinuncia a trattare i propri passeggeri con quel gusto e quell'attenzione che hanno fatto del nostro marchio una garanzia di qualita'. A bordo dei nostri vo-
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li, in qualsiasi classe si decida di viaggiare si rimane estremamente soddisfatti dalla scelta e varietà dei pasti ad esempio: e' naturale che chi vola nelle nostre lussuose Suite Private di First Class riceverà un trattamento ineguagliabile, personalizzato e on demand (il cliente di First class decide ad esempio quando cenare). Chi sceglie la nostra Business sa di poter contare su un prodotto di avanguardia e su un servizio ideale per chi deve impiegare il tempo del volo per gli a affari ma anche per il relax. La nostra Economy è pensata per rendere il viaggio quanto più comodo e veloce possibile anche grazie al sistema di intrattenimento di bordo di cui parlavo sopra. I bambini sono ospiti graditi a bordo di Emirates basti pensare che siamo stati i primi a introdurre le cuffie a dimensione bimbo garantendo loro divertimento e relax agli adulti vicini”. Ormai sono tanti i programmi di fidelizzazione sul mercato rivolti ai frequent flyer, potrebbe raccontarci quali sono i principali servizi rivolti ai soci del vostro pluri premiato Skywards? ”Skywards prevede tre categorie di appartenenza: Gold, Silver e Blue. E' un programma avanzato e customer oriented che premia con attenzione chi sceglie il nostro servizio. Con i punti accumulati si può godere di up grading,viaggio e moltissimi altri benefit previsti nel programma”. Quando si parla di business & first class, non si può non citare Emirates, ed allora ci faccia sognare, quali sono i plus, anche "on board", per chi ama viaggiare al top? ”Credo che la Suite Privata di First Class raggiunga un livello di eccellenza ineguagliabile: uno spazio ampio e assolutamente discreto dove il cliente può creare un ambiente proprio e beneficiare di un relax ed attenzioni senza pari. Sul nostro A380 disponiamo di una vera e propria spa di bordo con doccia per permettere ai nostri preziosi passeggeri l'opportunità di rinfrescarsi integralmente durante il viaggio ed arrivare a destinazione più rilassati che alla partenza. Più che da descriverla la First Class è un'emozione da vivere. Anche la nostra Busienss Class e' stata concepita secondo i massimi standard nella categoria garantendo al passeggero il top del comfort e la possibilita' di lavorare o rilassarsi grazie anche al servizio impeccabile del nostro personale multi lingue e multi premiato”. Bene, ora non ci rimane che fare rotta su Dubai e provare questa esperienza unica!
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La rivista mensile CAR ha provato la coupĂŠ di casa Audi di David Di Castro
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Superba in accelerazione, divertente in progressione. La nuova S5 si presenta come una protagonista assoluta del suo segmento
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elvaggia, non certo come una R8 o una RS5, ma comunque lo è. Sono volato in Andalusia, nei pressi di Jerez de la Frontera, dove a far da contorno al mio test drive con la nuovissima Audi S5, c’erano allevamenti di toros bravos e lunghissime lingue d’asfalto, sulle quali far sfogare il nuovo V6 turbo 3.0 TFSI da 333 cavalli, accoppiato
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al cambio S tronic a 7 rapporti, che ha sostituito il precedente V8 4.2 da 354 cavalli. La mia è una coupé dalla linea filante, aerodinamica al massimo, con dettagli estetici che la rendono davvero affascinante. Anche alcuni particolari dell’abitacolo sono stati rinnovati: il volante multifunzione in pelle con la scritta S5, i quadranti del quadro strumenti sono grigi, le lancette bianche con mozzi in look alluminio. All’accensione, il monitor MMI visualizza una
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particolare schermata di saluto. E poi ancora, battitacco con la scritta S5, sedili sportivi ed un’illuminazione notturna interna davvero fantastica. Il rombo del V6 è feroce quanto quello del V8, ma più delicato e meno invadente all’interno dell’abitacolo. Ho messo immediatamente da parte la modalità automatica del cambio S tronic, preferendo gestire tutta la potenza dai piccoli, ma ben posizionati, paddle dietro il volante: di fronte a me, tre chilometri di asfalto liscio, ma lateralmente poco spazio a disposizione per qualsivoglia cambio di direzione, oltre ad una marea di dossi da scavalcare, al di là dei quali la visuale opposta era praticamente nulla. Recito una piccola preghiera e mando giù tutto il pedale dell’acceleratore. La sensazione di velocità è istantanea, non guardo il tachimetro ma sono certo di aver polverizzato lo 0-100 nei 4,9 secondi previsti dalla Casa tedesca. Metto dritto il muso e guardo a quanto sto andando, 180 km/h, quando improvvisamente mi si para di fronte una A5 nuova di zecca. In pieno stile pista, schiaccio con forza il pedale del freno, mettendo in preventivo una scodata terrificante: nulla di più sbagliato! La S5 è stabile e non si muove di un centimetro dalla traiettoria disegnata attraverso il bellissimo volante in pelle. Il collega a bordo della A5, mi guarda in cagnesco, deve essersi preso un bello spavento. Riprendo la mia marcia e seguendo le indicazioni di Google maps, istallato nel sistema MMI e on line tramite una scheda telefonica UMTS, mi immetto sull’autostrada in direzio-
ne Cadice. L’incredibile coppia da 440 Nm è già disponibile a 2.900 giri. Bastano pochi chilometri per rendermi immediatamente conto delle potenzialità enormi della S5. La apprezzi in modo particolare in fase di sorpasso con il settaggio in Dynamic, ma anche quando cammini a velocità di crociera più “umane”, in modalità comfor t. La mia prova potrebbe finire qui, ma non ho nessuna voglia di scendere, quindi, lascio l’autostrada e mi dirigo verso alcune sfiziosissime strade di campagna. Attorno a me, vedo campi e mandrie di tori d’allevamento e moltissime turbine eoliche. Praticamente sulla strada ci sono solo io. Atmosfera e situazione perfetta per scatenare il V6 turbo della S5. Parto a razzo e mi impongo di non toccare il freno: infilo le curve come fossero rettilinei e quello che mi impressiona è la precisione e la semplicità con cui questo avviene. Arrivo ben oltre i duecento, ma il confort a bordo non ne risente, l’impianto stereo si lascia ascoltare con piacere e la guida del navigatore è precisa e ben udibile. Non riesco ad arrivare al limite, lo spazio a disposizione non è mai sufficiente per lanciarla, così decido che è ora di testarne l’agilità. Arrivo in un centro urbano in cui il limite di 50 km/h non mi permette mai di infilare la quarta marcia, ma la guidabilità non ne risente. Scendendo dalla S5, mi rendo conto di aver avuto tra le mani un’auto non certo rivoluzionaria, ma che sicuramente si presenta al cospetto della concorrenza con diverse frecce alla propria faretra.
AUDI S5 Scheda tecnica Prezzo Motore
Trasmissione
Prestazioni
Peso
62.500 Euro benzina V6 2.995 cc, 333 cv a 5.500 giri/min, 440 Nm a 2.900-5.300 giri/min S tronic a 7 rapporti, trazione integrale 0-100 km/h in 4,9 secondi, 250 km/h, 12,3 km/l, 190 g/km di CO2 1.675 kg
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sport&turismo
La Polonia in canoa Si chiama Splyw Kajakowy, la traversata in canoa lungo i fiumi ed i laghi della Polonia: si può scegliere tra diversi itinerari. di Marta Centra a Polonia non è solo fatta di grandi città e monumenti, ma, al contrario, offre molte opportunità di avventurarsi in bei viaggi piacevoli ed a contatto con la natura, nei quali praticare anche spor t. E’ quello che si può fare par tecipando allo Splyw Kajakowy, ovvero la traversata in canoa lungo i fiumi ed i laghi della Polonia, escursione della durata di 10 giorni. Le traversate sono organizzate solitamente in diverse regioni, in questo caso abbiamo scelto l’estremo Nord – Est della provincia di Suwalki, mentre il fiume da percorrere è il
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Czama Hancza. Il nome czama (“nero” in polacco) deriva dal colore del fondale del fiume, par ticolarmente scuro a causa della folta vegetazione. La par tenza è stata fissata a Star y Folwark, sulla riva Nord del lago Wigr y, all’ingresso dell’omonimo Parco Nazionale. Il posto è immerso nel verde, c’è un bel campeggio organizzato, è il luogo ideale per fare conoscenza con il resto del gruppo, formato, nella stragrande maggioranza dei casi, esclusivamente da polacchi. Il giorno dopo è prevista la consegna delle canoe: sono delle biposto e, sia a poppa sia a prua, c’è spazio per gli zaini, la tende ed il cucinino da campo.
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Il viaggio è organizzato in questo modo: ogni giorno si par te da un punto A, dove si caricano tutti i propri averi dentro la canoa, gli zaini vengono messi in grossi sacchi di plastica in modo da proteggerli dall’acqua, si attraversa il fiume secondo un percorso definito, si naviga cercando di tenere a vista l’imbarcazione davanti e si arriva al punto B prestabilito e mostrato dalla guida dove si monterà la tenda e si pernotterà. La mattina successiva si smonta il campo e si ripar te come il giorno precedente. Dato che queste escursioni sono organizzate durante l’estate, lungo il percorso non occorre sbrigarsi, le giornate sono lunghissime
e ci si può prendere tutto il tempo per godersi il paesaggio e scattare qualche foto. Il primo giorno lo si dedica innanzitutto alla visita di un monastero caledoniano che spicca sulla riva opposta del fiume, raggiunto facilmente in canoa: da lì si può godere ancor meglio lo spettacolo paesaggistico che offre il lago Wigr y ed i suoi dintorni. Questo sarà però l’unico momento in cui si visiterà qualcosa di architettonico. Per passare dal lago al fiume Czama Hancza occorre passare con l’imbarcazione all’interno di un grosso tubo lungo una decina di metri. Il primo giorno si attraversa il fiume lungo un’estesa pianura, dove non si vedono altro che piante pluviali e qualche negozietto per turisti. Ma sono gli altri giorni quelli più interessanti, ovvero quando si entra nella foresta. Il fiume scorre tranquillo immerso nel verde e si naviga con facilità, i meandri sono facilmente navigabili, spesso si incontrano delle simpatiche papere. L’unico pericolo è dato dai cigni, animali bellissimi ma estremamente aggressivi che tengono alla lontana i visitatori sgraditi andando contro l’imbarcazione, motivo per cui bisogna attraversare sempre accanto la riva opposta per non disturbarli.
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sport&turismo
GIORNATA TIPO: • ore 7:00 - 8:00: sveglia, colazione, smontaggio bivacco; • ore 9:00 partenza • ore 12:00 - 13:00: pranzo al sacco • ore 13:00 - 14:00: ripartenza • ore 17:00 - 18:00: fine discesa albergo
COSA E’ INDISPENSABILE PORTARE: • scarpe adatte alle camminate in acqua (es. sandali); • un copricapo; • sacchi impermeabili per bagagli; • Creme o spray contro le zanzare; • equipaggiamento turistico: piccola tenda, materassino, sacco a pelo, torcia, attrezzatura indispensabile per una mini-cucina da campo . E’ possibile noleggiare alcune cose sul posto, ad eccezione del sacco a pelo; • soldi in contanti: lungo il percorso non ci sono bancomat. • approvvigionamento alimentare giornaliero . Ogni giorno, insieme ad un interprete, si farà lo shopping quotidiano per quanto è necessario al viaggio (circa 15/20 euro al giorno per persona)
In media al giorno si percorrono una dozzina di km, tranne un giorno dove sono in programma ben 26 km di percorso: qui si attraversa un tratto alquanto impegnativo, i meandri sono molto stretti e a volte la corrente è molto for te, motivo per cui occorre un minimo di esperienza per evitare di ribaltare l’imbarcazione. In alcuni casi si possono incontrare delle vecchiette sulle rive del fiume che vendono conser ve o dolci fatti in casa a base di formaggio o frutti di bosco. Sono tutti prodotti buonissimi e fatti da persone del luogo, oltre ad essere alquanto economici. Gli ultimi giorni si abbandona il Czama Hancza per entrare nel Canale di Augustow percorrendo diversi km di percorso rettilineo per poi raggiungere i grandi laghi nei dintorni di Augustow come il Lago Studzieniczne, il Lago
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Biale ed il Lago Necko, separati da chiuse. Per passare da un lago ad un altro occorre aspettare l’aper tura di un grosso por tone in legno, si entra all’interno con le imbarcazioni, si chiude il por tone e dal secondo comincia ad entrare od uscire acqua in modo da raggiungere lo stesso livello e riprendere la traversata. I campeggi solo sporadicamente sono attrezzati ma sono adiacenti a minuscoli paesini dove si trova sempre un negozietto per comprare da mangiare e da bere. Il fattore più interessante di un viaggio come questo è sicuramente la pace e l’armonia con la natura: acqua, terra, fuoco, aria, è possibile godere di tutti gli elementi, senza dimenticare l’intensa attività spor tiva con avventura alquanto impegnativa.
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golf
Carica di torsione, 90 e 45 I numeri di una rotazione perfetta Ruotare correttamente il proprio corpo come una molla, creare una grande quantità di energia in modo che lo swing sia potente e ripetitivo come quello di un pro di Simone Selli
uesto è l’obiettivo di tutti i giocatori. Semplice e comprensibile il concetto, quasi sempre molto lontano e irraggiungibile.Proviamo a semplificare in modo definitivo la rotazione di un corpo, facendo attenzione principalmente al lavoro di spalle e fianchi. Le spalle, potremmo dire anche la schiena, in un corretto back swing ruotano di 90 gradi e hanno il compito di caricare la molla (il corpo) in funzione del lancio. Può essere vista come una rincorsa, la preparazione di un tiro in cui l’allungamento delle grandi fasce muscolari usate come elastici accumulano una enorme quantità di energia pronta da rilasciare sulla pallina. La colonna permette alle spalle questo movimen-
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to di rincorsa, restando perno stabile della rotazione. I fianchi assecondano le spalle, ruotando nella stessa direzione di 45 gradi. Va chiarito che non è obbligatorio ruotare 90 gradi per ottenere ottime distanze come non è tassativo ruotare 45 gradi con i fianchi. Nelle persone anziane ed in quelle con scarsa mobilità infatti, consiglio sempre di aumentare la rotazione dei fianchi in modo da aiutare e agevolare la rotazione della schiena magari solo troppo rigida e disabituata. A questo punto l’elastico è teso e pronto al lancio.Ogni giocatore di qualsiasi livello, giunto all’apice del back swing si trova nel momento più critico, detto; inversione. In poche parole è il momento di stallo percepito, in cui tutto quello che andava in su alla ricerca di carica ed energia, torna giù, con un movimento lento
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progressivo potente e necessariamente organizzato nell’ordine inverso alla salita. Le braccia si trovano all’apice del back swing di fronte al corpo nel settore delle spalle. Lasciate ora scendere dolcemente le braccia fino ad allinearsi al settore dei fianchi che ruotando verso il bersaglio, vi porteranno attraverso un impatto potente in una posizione di finish completo ed equilibrato. Praticando con la giusta attenzione, avvertirete col tempo la sensazione di una rotazione speculare destra sinistra, resa ancor più potente dal trasferimento del peso connesso ad essa. In realtà è tutto molto simile al lancio di una palla da bowling, di una valigia nel porta bagagli e di mille altre movimenti quotidiani, ma si sa, quando c’è la pallina li davanti è tutta un’altra cosa… Buona pratica….
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fitness
di Fabio Ingargiola Personal Trainer fabioingargiola@yahoo.it
L’Obesità
infantile
Per combattere l’aumento di peso dei bambini è fondamentale la prevenzione, in primis attraverso una sana attività sportiva 'obesità è una vera e propria patologia, dovuta a vari fattori: genetici, ambientali e sociali. E’ una “malattia del benessere”, perchè raramente si tratta di obesità secondarie, cioè dovute ad altre patologie. L’eccesiva alimentazione già dai primi due anni di vita, oltre a causare un aumento di volume delle cellule adipose, determina anche un aumento del loro numero. Al termine della pubertà si viene a determinare il numero di adipociti dell'età adulta, quantità che rimane invariata per il resto della vita. È quindi l'adolescenza il periodo critico in cui si stabilisce il potenziale di obesità di un individuo. Questo significa in pratica che un bambino obeso probabilimente diventerà un adulto obeso. Intervenire durante questa fascia di età è dunque fondamentale perché dà garanzia di risultati migliori e duraturi. Il bambino obeso tende ad autoescludersi dalle normali attività di gioco, motivo di un ulteriore aumento di
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fitness
non essere sgridato; c'è il rischio di generare in lui un rappor to distor to con il cibo. Abituare il bambino a giocare all'aper to e all'attività fisica regolare, rispettando la sua sensibiltà e gusto, dandogli dunque la possibilita di scegliere lo sport/attività che più gli piace. Rispettare i ritmi del sonno per evitare l'instaurarsi di abitudini scorrette (sindrome dell'alimentazione notturna). Se i chili di troppo sono già evidenti è necessario adottare ulteriori misure. Il pediatra e il dietologo sono le figure più indicate per un intervento mirato, ma sono i genitori ad avere il ruolo più importante: sono loro i primi a dover dare il buon esempio sdradicando comportamenti alimentari e abitudini scorrette consolidate nel tempo. Meglio cercare di coinvolgere il bambino e non insistere con i divieti, cercando di non colpevolizzarlo se qualche volta cede alle tentazioni: altrimenti si rischia che il peso diventi per lui un ossessione. peso. Si instaura, così, un circolo vizioso di inattività, che porta a un aumento dell'obesità dalla quale consegue una riduzione delle capacità motorie. Il Ministero della Sanità Italiano definisce obeso un bambino il cui peso supera del 20% quello ideale, e in sovrappeso se lo supera del 1020%. L'obesità è solo in parte un problema ereditario: non più del 35% dei bambini ed adolescenti in sovrappeso ha un genitore (o entrambi ) obesi o in sovrappeso. I fattori ambientali, invece, sono determinanti. L'esempio della famiglia è fondamentale: non si può parlare di educazione alimentare se i genitori non iniziano per primi a seguire una dieta equilibrata. La prima regola per evitare il possibile rischio di obesità è PREVENIRE. Se il bambino tende ad aumentare di peso, occorre intervenire subito. L'esercizio fisico diventa quindi di fondamentale impor tanza in quanto, oltre a farlo dimagrire, lo rende più attivo, contribuendo a inver tire le proporzioni tra
massa magra (tessuto muscolare) e massa grassa (tessuto adiposo). Per evitare l'aumento di peso occorrono perlomeno 75min di attività fisica moderata e costante o 35 minuti di attività intensa al giorno. E' quindi sufficente una passeggiata in bici o una leggera camminata ogni giorno: in questo modo il bambino utilizza i grassi come energetico, con conseguente dimagrimento. Se pratica uno spor t deve farlo 3-4 volte a settimana. Alcuni consigli pratici sono: abituare il bambino a tre pasti regolari, una colazione sostanziosa, un pranzo ed una cena non eccessivi. Fare uno spuntino a metà mattina ed una merenda al pomeriggio. Questo eviterà che passi troppo tempo tra un pasto e l'altro e lo abituerà a non mangiare fuori orario. Non premiare il bambino con troppi snack, specialmente se ricchi di zuccheri o di calorie. Non insistere quando il bambino è sazio o non ha molta fame; potrebbe mangiare solo per far piacere ai genitori o per
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novità
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