settembre/ottobre 2012
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AL CUORE NON SI COMANDA... Intervista all’azzurro Gigi Datome, neo-capitano della Virtus Roma
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sommario
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Sport Club settembre/ottobre 2012
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Doping, un male che si può ancora curare
CULTURA SPORTIVA
Storia di una maglia
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In medio stat... Virtus Roma
RUGBY
Finalmente Taekwondo!
COVER
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TORNEO PEZZANA
TAEKWONDO
Eberhard Bon Anniversaire!
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Fiat 500L
68 80
MOTORI
MODA
Kayak, tra celebrità e anonimato
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Il Pezzana compie 36 anni
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L’Italia è medaglia d’argento per la longevità
SPORT&TURISMO
FITNESS
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SPORTSTYLE
Sport Club srl via Morlupo, 51 00191 Roma tel. 06 97600342 fax 06 97277879 www.sportclubmagazine.it info@sportclubmagazine.it Direttore editoriale Luigi Capasso Sport Club Anno IX - n. 84 - Settembre/Ottobre 2012 Reg. trib. di Roma n. 591/2004 del 30-12-2004
Editorialisti Paolo Cecinelli, Franco Chimenti, Alessandro Cochi, Paolo Del Bene, Pino Capua, Sabrina Rondonelli, Fabio Ingargiola Hanno collaborato a questo numero Matteo Cirelli, Gianmatteo Colla, Marco Trozzi, Alessandro Morucci, Enrico Morucci, Andrea Tranquilli, Andrea Cecinelli, Luigia Latteri, Andrea Cimbrico, Stefano Mappa, Massimiliano Morelli
Progetto grafico e Impaginazione Adversign srl grafica@sportclubmagazine.it Presidente Onorario Giuseppe Capelli Pubblicità Adversign s.r.l. Davide Campanella Via Morlupo, 51 - 00191 Roma tel. 06 97600342 cell. 335 7574074
Stampa Plus Group srl Finito di stampare nel mese di sett 2012 Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione.
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editoriale
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di Paolo Del Bene Direttore Sportivo A.S. Università Luiss Guido Carli
Doping, un male che si può ancora curare Nonostante gli ultimi scandali, il cambiamento è possibile
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ta professionista dovrebbe avere lo stesso senso di responsabilità e lo stesso bagaglio di valori. Ma vedere un diciannovenne fare uso di testosterone mi porta per forza a farmi domande sull’ambiente che lo circonda e che lo ha circondato nella sua formazione. Cosa lo ha portato a fare questa scelta? Arrivare sul podio ad ogni costo? La paura di fallire? Una pressione troppo grande? Qualunque possa essere la ragione, sposta in un angolo tutti i valori di etica sportiva in cui credo, e che sono convinto debbano orientare gli atleti e lo sport. La soluzione che ancora vedo, come principale strada percorribile, è rilanciare la
o spettro del doping continua a riapparire, Olimpiade dopo Olimpiade, e ci lascia un sapore amaro, il sapore di una lezione dimenticata e di un’occasione persa. Mentre preparavo questo pezzo, pensai di stilare una lista di tutti gli atleti che si sono rivelati positivi al doping durante le Olimpiadi di Londra 2012. Ho pensato che sarebbe stata efficace per misurare la portata di questa triste situazione. Poi, documentandomi, mi sono reso conto che la lista sarebbe stata veramente più lunga di quello che potessi aspettarmi. Quello che mi ha colpito maggiormente erano gli atleti di giovanissima età. Forse, partire proprio da questo elemento, ci può aiutare a capire il significato di questa scelta contro natura e contro ogni valore sportivo. Qui di seguito ho scelto di elencare i giovanissimi esclusi dalle Olimpiadi di Londra 2012: Nicholas Delpopolo (23 anni, Stati Uniti), Hysen Pulaku (20 anni, Albania), Luiza Galiulina (20 anni, Uzbekistan), Tameka Williams (22 anni, Antille), Diego Palomeque Echevarria (19 anni, Colombia), Meryem Erdoğan (22 anni, Turchia), Dimitris Chondrokoukis (23 anni, Grecia), Ibrahim Arat (23 anni, Turchia) e Alex Schwazer (27 anni, Italia). Probabilmente farne un discorso anagrafico non ha senso, ogni atle-
pratica sportiva, ricostruendone le fondamenta e i presupposti. Facendo chiarezza sui valori etici di uno sportivo, condannando le scorciatoie, spronando i ragazzi, da ogni età, a misurarsi con se stessi in modo sano. Abituando gli atleti alle sfide, preparandoli alle sconfitte, perché fanno parte dello sport. Aiutandoli a ripartire, con il lavoro e con la testa, perché non serve altro. Alle Olimpiadi di Londra ho sentito parlare di “doping genetico”, ovvero, manipolazione genetica per il potenziamento del corpo. Questi orizzonti non possono essere il futuro. Io dico, la soluzione non è la manipolazione; la soluzione è l’educazione.
Alex Schwazer
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focus
di Alessandro Cochi Delegato alle politiche sportive di Roma Capitale
Zanardi & Co. Ecco voi per esempio Un altro anno ricco di avvenimenti e appuntamenti importanti per lo sport della Capitale
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tato gli atleti italiani a gonfiare il petto per le conquiste londinesi. Il valore delle 28 medaglie, di cui ben nove d'oro, è inestimabile. Le imprese di Alex Zanardi (due ori nelle gare individuali più l'argento in staffetta), di Cecilia Camellini nel nuoto, di Assunta Legnante (peso) e Martina Caironi (100 metri), che ci hanno regalato i due ori dell'atletica, entrambe con record del mondo, di Annalisa Minetti, la romanissima 17enne (la più giovane italiana ai Giochi) di Oxa-
iparte la stagione sportiva, una stagione che in realtà non ha conosciuto soste durante un’estate che ha regalato emozioni prima con gli Europei di calcio, poi con le Olimpiadi e, più recentemente, con le Paralimpiadi di Londra. In un momento difficile di tutto sistema, lo Sport risente della crisi ne più ne meno degli altri settori, proprio dagli atleti diversamente abili è venuto fuori un esempio straordinario. Un mix di capacità, volontà, determinazione, ha porAlex Zanardi
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na Corso argento nei 100 e 200 il cui percorso sportivo è iniziato nelle Acli, dei ciclisti Roberto Bargna e Ivano Pizzi, di Oscar De Pellegrin nel tiro con l’arco, costituiscono un patrimonio prezioso per tutto lo sport italiano. Soprattutto costituiscono un modello per tutti quegli atleti “normodotati”, un esempio di volontà e determinazione di questi campioni non solo ad abbattere i propri handicap ma di andare oltre, di superare ogni limite del proprio fisico. La sta-
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focus
Martina Caironi
gione che ha appena preso il via va dunque vista ed affrontata da tutti con l’entusiasmo e la voglia di praticare il proprio Sport abbattendo ogni difficoltà. Roma Capitale, in un momento economicamente difficile come quello che stiamo attraversando, è al fianco di tutto il movimento di base cercando, quanto più possibile, di sostenerlo, soprattutto di mettere i cittadini nelle condizioni di poter esercitare al meglio l’inalienabile diritto allo sport. Sono 155 gli impianti sportivi di proprietà dell’Amministrazione Capitolina dove è possibile praticare la disciplina preferita a prezzi convenzionati, accessibili a tutti. Ma abbiamo volutamente inserito anche i tantissimi circoli sportivi “privati” spesso riportati da questo mensile specializzato come pochissimi altri, che fa una attenta e capillare comunicazione sportiva pluridisciplinare, come è giusto che sia. Una mappatura completa, consultabile sul sito www.sportincomune.it, in continuo aggiornamento per le modifiche pressoché quotidiane che avvengono in questa Roma Caput Sport, permetterà agli utenti di trovare l’impianto più vicino a casa o al proprio posto di lavoro. Negli ultimi mesi della consiliaturatura, in chiave sporti-
va, Roma Capitale porterà a termine alcuni interventi di miglioria degli impianti cittadini, primi fra tutti gli storici stadi di atletica, il Paolo Rosi della Aquile all’Acqua Acetosa, il Nando Martellini a Caracalla, il Pasquale Giannattasio alla Stella Polare di Ostia, per i quali sono stati già stanziati i fondi per il rifacimento delle piste, bloccati dal Patto di Stabilità sul Piano Investimenti imposto dal Governo ai Comuni d’ Italia. Cercheremo di lasciare un’eredità importante alla nuova Giunta, nella speranza di poter proseguire tutto quello che ci siamo prefissi. Un quinquennio vola, e la matassa ancora troppo burocratizzata e poco non snellita di molte procedure burocratiche e non, che rallenta talvolta di vedere realizzabile diverse opere di pubblica utilità. Un inizio di stagione che spero sia foriero di risultati importanti per tutto lo sport capitolino. In particolare stavolta voglio riparlare di calcio con Lazio e Roma che, nelle mani di Petkovic e Zeman, possono regalare ai tifosi qualche soddisfazione importante, qualche sogno. Così come il basket romano di vertice salvato con tenacia da Toti & Co. E sognare di questi tempi è davvero necessario, per tutti noi.
Assunta Legnante
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diritto e rovescio
dell’Avv. Sabrina Rondinelli Specializzata in diritto dello sport Dottore di ricerca Fac. Giurisprudenza “La Sapienza” sabrina.rondinelli@uniroma1.it
La normativa della FIP in tema di atleti formati La Federazione Italiana Pallacanestro ha cercato quali potessero essere gli strumenti più adatti per porre un freno all’utilizzo di atleti stranieri in quasi tutte le società professionistiche
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’esigenza di tutelare quanto più possibile la valorizzazione degli atleti italiani, introducendo dei limiti all’utilizzo di stranieri, tuttavia, come in tutti gli sport, ha da sempre trovato feroci opposizioni da parte delle società. Fu così, dalla delibera 276 del 2009, che si è introdotto il concetto di “atleta di formazione”. Il concetto di “formazione sportiva! È stato disciplinato, per quanto concerne il settore professionistico della pallacanestro maschile (ma l’omologo esiste anche nella
parte del regolamento destinato ai dilettanti), all’art.11 bis del Regolamento Esecutivo Professionistico, ove si precisa che per atleta di formazione si debba intendere “L’atleta senza distinzione di cittadinanza, formato nei vivai italiani, che abbia partecipato a Campionati giovanili della Federazione per almeno 4 stagioni sportive”. Affinchè un giocatore possa definirsi “formato”, pertanto egli deve aver sostanzialmente trascorso un periodo di quattro anni nel settore gio-
ph Luca d’Ambrosio
vanile di una società. Tale requisito richiesto dalla Federazione, non sembra, in effetti, essere solo strumentale a limitare l’accesso di sportivi di nazionalità straniera, ma costituisce piuttosto un requisito tecnico-sportivo, come ha correttamente chiarito la FIP. L’inciso “senza distinzione di cittadinanza” escluderebbe, di per sé, qualsiasi possibile conflitto con i principi cardine dell’ordinamento europeo. Le problematiche, tuttavia, nascono nel momento in cui il concetto di for-
ph Luca d’Ambrosio
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diritto e rovescio
mazione va a cambiarsi con gli obblighi imposti alle società nella scelta dei giocatori da iscrivere a referto gara per gara. Le Disposizioni Organizzative Annuali Settore Professionistico , predisposte dalla FIP per l’anno spor tivo 2011/2012, hanno previsto stringenti obblighi a carico delle società iscritte al campionato di serie A e a quello di Legadue, per quel che riguarda le iscrizioni a referto dei giocatori ad ogni singola gara. Tali regole differiscono secondo il campionato in questione, ma hanno un denominatore comune, che è poi sostanzialmente quello su cui grava tutta
la disputa instauratasi con la Commissione: è stabilito l’obbligo di schierare un tot di atleti che siano di formazione italiana ma che siano contemporaneamente anche “eleggibili per la Nazionale”. Viene di fatto, inserito un secondo stringente requisito che si affianca alla regola della formazione e che fa espresso riferimento alla nazionalità del giocatore. Il giocatore “eleggibile per la Nazionale” deve di fatto, essere cittadino italiano e non deve, peraltro, aver giocato per la nazionale di nessun altro Paese.Ciò che la FIP mira ad evidenziare con forza è che, da più parti e a più li-
velli, la salvaguardia dei vivai è considerato un obiettivo imprescindibile, e che quindi, di fatto, le regole enucleate dalla Federazione altro non costituiscono se non un voler percorrere la strada tracciata dalle autorità superiori. Ciò precisato c’è anche da evidenziare che la FIP ha comunque dichiarato la massima disponibilità al tesseramento di tali atleti nelle quote destinate ai cittadini dell’Unione Europea, senza dunque farli rientrare negli stretti limiti previsti per gli atleti extracomunitari, laddove si presentino casi in cui il semplice riferimento all’area FIBA Europe non
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sia sufficiente a evitare all’atleta una situazione discriminatoria. Viene, infatti, che la “FIP non ha preclusioni verso gli atleti che provengono da Paesi equiparati all’UE in ragione di appositi accordi”. Per concludere, anche l’orientamento europeo confermato anche dal CONI sia favorevole all’inserimento di norme come quelle previste dalla FIP che, è vero, possono configurare delle discriminazioni, ma solo indirette, e dunque ritenute conformi ai principi dell’UE in quanto finalizzate al raggiungimento di un obiettivo specifico, in questo caso la valorizzazione dei vivai.
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psicologia
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di Andrea Ceccarelli Psicologo dello sport, Psicoterapeuta, Gruppoanalista
La ricerca di se stessi attraverso la Danza
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a danza è, ed è stata, in questo senso, un importante strumento di espressione globale della persona, una forma di manifestazione delle dimensioni profonde della natura umana. La sua capacità di sostenere il benessere attraverso la manifestazione delle emozioni era già nota in molte popolazioni primitive che attraverso i balli tradizionali mimavano i propri stati affettivi individuali o di gruppo. L’uso delle potenzialità terapeutiche della danza in una forma più sistematica risale a tempi più recenti in cui si sono sviluppate diverse forme di “danzaterapia” che comprendono metodi che utilizzano il movimento del corpo, in modi più o meno strutturati e in relazione ad obiettivi diversi. All’interno delle varie tipologie di “movimento-terapia” sono compresi pertanto differenti approcci, tutti accomunati dal riconoscimento del rapporto che unisce mente e corpo e che si pone alla base della possibilità di intervenire mediante la danza per favorire e sostenere la salute mentale e lo sviluppo psicologico. Soprattutto nelle scuole di danza è importante, come ci spiega la prof.ssa Erika Puddu, laureata presso l' Ac-
cademia Nazionale di danza, cominciare da bambini; anche molto piccoli. Le bambine, solitamente, come ci spiega quest'ultima, cercano stili imitativi attraverso la maestra (madre), quindi attraverso il gruppo (sorelline), seguendo quindi un percorso formativo che porterà la futura ballerina( o ballerino, chiaramente), a sviluppare quel senso di fiducia e autostima basilari per la “ricerca del proprio asse psico-fisico”.
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E’ impor tante a tutte le età, spiega la prof.ssa Puddu, sollecitare continuamente la fiducia in se stessi e nelle proprie capacità. Solo con la fiducia in se stessi si riesce a mantenere maggior impegno nelle attività difficili e raggiungere i risultati desiderati. Bisogna quindi fare in modo che la lezione sia adeguata al livello dell’allievo in modo che riesca a superare gli ostacoli ed accettare gli errori e le dif ficoltà. La lezione cerca di
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psicologia
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Socrate diceva: “conosci te stesso”; ma non ci ha specificato come e in quale forma. La storia e la letteratura ci dicono che nel corso dei secoli ad oggi, le popolazioni si esprimevano attraverso la danza, soprattutto di gruppo
promuovere la socializzazione, poiché l’efficacia collettiva o la stima del gruppo può influenzare il comportamento del singolo, la sua perseveranza e lo sforzo. Avere successo nel gruppo o credere nel gruppo è impor tante quanto credere nelle proprie capacità di successo. La psicodanzaterapia, ad esempio, nasce dal per fezionamento e da una sistematizzazione delle tecniche di danzaterapia adottando principi e tecniche di psicoterapia prevalentemente cognitivo-compor tamentale nell’uso
del ballo, allo scopo di prevenire, ridurre e superare problematiche psicopatologiche. Questa forma di inter vento a sostegno della salute mentale è piuttosto sistematico ed è preceduto e integrato da colloqui anamnestici e di psicodiagnosi basati su metodologie di conduzione verbale e, per tale ragione, è generalmente utilizzata da professionisti della salute mentale, specializzati in tale approccio oppure affiancati da tecnici psicodanzaterapeuti. Attraverso gli inter venti di danzaterapia è possi-
bile lavorare stabilendo obiettivi generici volti al miglioramento del benessere psicologico o delle abilità mentali o seguendo programmi specifici. La metodicità dipende dal metodo che si utilizza. Le aree psicologiche su cui è possibile intervenire con le tradizionali forme di danzaterapia o con la psicodanza e la psicodanzaterapia sono: • l’area cognitiva , in cui è possibile migliorare alcune competenze come lo schema corporeo, l’apprendimento di concetti o l’uso di simboli; • l’area emotiva , in cui è possibi-
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le incrementare la capacità di manifestare positivamente dei vissuti emotivi, sostenendo il superamento di paure e fobie e migliorando la stima di sé; • l’area relazionale , in cui spesso si lavora per migliorare le relazioni personali, i rapporti di coppia o per diminuire forme comportamentali disadattive; • l’area psicomotoria , in cui è possibile migliorare l’orientamento spaziale e la coordinazione motoria in relazione a prassi specifiche oppure generalizzate.
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rugby
] di Paolo Cecinelli Caporedattore centrale La7 Spor t RugbyLa7
Storia di una maglia Quando una maglietta va oltre la stoffa di cui è fatta e si tinge dei valori della squadra che rappresenta
L
’evoluzione della specie non fa sconti a nessuno. Ci si deve adeguare alle novità, non si può rifiutare il progresso. Anche le maglie da gioco l’hanno fatto. Ora sono più leggere, non s’inzuppano più d’acqua e non diventano pesanti quando piove. Sono calde d’inverno, fresche d’estate. Traspirano. Dunque, sono tecnicamente migliori. Evoluzioni dei tessuti ma anche della moda. Senza entrare nel concetto dell’atleta “metrosexual” (ogni riferimento a David Beckham e Cristiano Ronaldo è puramente casuale) dobbiamo ammettere che le divise per la pratica di tutti gli sport oggi migliorano le prestazioni. Di certo non le peggiorano. A guardarle poi sembrano cucite addosso ai giocatori che nella maggioranza dei casi hanno mediamente fisici più magri e tonici di una volta. Tutto vero, ma come la mettiamo con la storia e i valori che una semplice maglietta da gioco può avere? John Kir wan ha vestito la maglia degli All Blacks per dieci anni, dal 1984 al 1994. E’ stato una delle più grandi ali del rugby più recente. Quando gli chiesi cosa significasse indossare una maglia così
prestigiosa come quella della Nuova Zelanda mi raccontò - con grande enfasi, guardandomi negli occhi - che la maglia degli All Blacks non è fatta di tessuto ma di storia. E’ er ta, mi spiegò. “Quando l’indossi – sono le sue parole -
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senti il peso della responsabilità. Ti vengono in mente tutti coloro che hanno giocato per gli All Blacks prima di te e senti che dovrai fare meglio di loro.” Orgoglio. Mi raccontò che in quegli anni era abitudine consegnare la maglia al-
Christchurch, Nuova Zelanda 28 maggio 1987. Argentina - Italia, 25 a 16: Marcello Cuttitta vola in meta
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La prima partita dell’Italia, che giocò nel 1929 a Barcellona contro la Spagna
la vigilia della partita, durante una vera e propria cerimonia privata. Personalmente non ho mai assistito a questa funzione quasi sacra e mai chiederò di esserne ammesso. Mi sentirei quasi un profanatore e probabilmente la mia presenza rovinerebbe l’atmosfera. Meglio farsela raccontare. A consegnare le maglie, piegate come la bandiera del 7° Cavalleggeri di Custer, era il manager della squadra. Qualcuno ci dormiva la notte. Qualcuno non ci riusciva per niente. John la stendeva sulla sedia vicino al letto con il numero in bella mostra. Il suo numero. Il 14. Quando si svegliava la guardava. A fine partita difficilmente la maglia era scambiata con gli avversari. Ogni giocatore voleva tenerla per sé. Il marketing dell’ultimo decennio ha stravolto queste bellissime convin-
zioni. A ogni giocatore della nazionale italiana di rugby sono consegnate due maglie per ogni match disputato. Sulla manica c’è scritto il match e la data dell’incontro. Bello, bellissimo ma nulla confronto a quello che accadeva una volta. Quando il concetto di unicità e la maglia erano la stessa cosa. Il mio amico Cochi Modonesi, bresciano e azzurro negli anni ’60 e ’70, conser va a casa ancora oggi la prima maglia della Nazionale Italiana. La indossò suo padre Alber to il 20 maggio 1929 nella prima par tita ufficiale che l’Italia ovale disputò a Barcellona nello stadio Montjuic. Per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia gli chiesi di poter realizzare un ser vizio sulla storica maglia. Era appesa al muro in un quadro a vetro. Era lì da più di 60 anni. Smontò la cornice senza rompere nulla,
togliendo i chiodini uno ad uno. Nel completo silenzio. Una funzione. Ad un cer to punto si fermò e disse: “Questa maglia però ha un problema. E’ senza maniche. Durante la
Seconda Guerra Mondiale qui a Brescia la mia famiglia non se la passava benissimo. Faceva freddo. Mia madre smontò le maniche per farmi un paio di calzettoni”.
La nuova maglia della nazionale italiana
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rugby
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FIR E ADIDAS PRESENTANO
LE NUOVE DIVISE DELLA NAZIONALE a oggi il rugby italiano veste adidas, e lo farà fino al 2017. E per la prima volta la divisa della FIR sarà completamente azzurra: maglia, pantaloncini e calzettoni. Presenti al lancio, unitamente al Presidente della FIR Giancarlo Dondi ed all'AD di Adidas Italia Jean-Michel Granier, gli atleti azzurri Mirco Bergamasco, Tommaso Benvenuti, Simone Favaro, Giulio Toniolatti Alberto Sgarbi, Edoardo Gori. Per sostenere il lancio della nuova maglia, adidas ha presentato la piattaforma di comunicazione “voci del rugby” che darà la possibilità a tutti gli appassionati dello sport azzurro di far sentire la propria voce e realizzare il mantra del rugby italiano. “Siamo entusiasti di accogliere adidas nel panel
D
degli sponsor della FIR – ha dichiarato il Presidente della FIR Giancarlo Dondi - certi che un partner di così grande prestigio rappresenterà per noi un nuovo, fondamentale strumento di promozione e divulgazione del rugby nel nostro Paese, contribuendo ad avvicinare ulteriormente la Nazionale agli appassionati e agli sportivi italiani”. “Siamo orgogliosi di associare nuovamente adidas a una nazionale italiana, scegliendo uno sport in cui abbiamo una forte tradizione a livello mondiale – ha dichiarato Jean-Michel Granier, Amministratore Delegato di adidas group sud europa – La maglia svelata oggi rappresenta il punto di partenza di un percorso intrapreso con gli azzurri del rugby, che ci permetterà di associare le tre strisce a una squadra incredibilmente amata e rispettata dagli appassionati, per la capacità di incarnare valori come passione, autenticità e lealtà”.
In anteprima presentata la campagna “voci del rugby” e lo spot televisivo con i campioni della nazionale di Rugby e due ospiti speciali: Daniele De Rossi e Danilo Gallinari di Andrea Cimbrico
La nuova maglia Design - La novità è rappresentata dal “total color” azzurro e le tre strisce platino che ruotano intorno alla spalla per maggiore visibilità in ogni fase del gioco. Il colletto è bianco con la bandiera italiana ricamata sul retro e il logo è quello ufficiale FIR che ritorna sulle maglie dopo molti anni. Tecnologie ForMotion™ - Attraverso l’inserimento di tessuti tridimensionali ed elastici si adatta perfettamente al corpo del dell’atleta e migliora la vestibilità della maglia allo scopo di ottimizzare i movimenti e la comodità, aumentando la libertà di azione. ClimaCool™ - Assicura la migliore traspirabilità e consente di mantenere una temperatura corporea ideale anche sotto sforzo.
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NUOVA CHEVROLET CAPTIVA. DIESEL, 7 POSTI, DA 23.900 €.
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IN MEDIO STAT...
VIRTUS ROMA [] 18
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Il cuore e la grinta di capitan Datome guidano una squadra dalle mille sorprese di Francesco Carotti
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cover
] l cuore gli ha detto di restare, andando oltre mille luoghi comuni e a tanti giudizi super ficiali. Gigi Datome oggi è simbolo ed emblema di una Vir tus che si presenta ai blocchi di par tenza carica di voglia di stupire, con una squadra giovane, nuove ambizioni e tante motivazioni in più. E l'ala sarda, che incarna proprio la Roma del “new deal” ha fatto una scelta ben precisa, rinunciando a tanti soldi pur di restare nella Capitale, perché «devo tanto al presidente Toti e alla gente romana, che mi hanno trattato come un figlio». Il cuore e le emozioni hanno fatto il resto. «Quando ho comunicato che sarei rimasto ho ricevuto una marea di messaggi. Sapevo che avevo fatto bene, ma tutta quella gente mi ha convinto ancor di più che era la scelta giusta». Già, giusta. Con un roster tutto nuovo, giovane e ambizioso.
I
Datome che Virtus sarà quella che è appena nata? «Una Vir tus che vuole sporcarsi i gomiti, che ha voglia di sacrificarsi e che non teme nessuno. Questo non vuol dire andare in campo con leggerezza, ma anzi avere la consapevolezza di potercela giocare. Poi è ovvio che il giudice ultimo di tutto è il campo». E lei per restare ha rinunciato a tante offerte di club maggiori? «Non voglio fare l'eroe. Avevo delle richieste ma nessuna era così migliorativa rispetto a Roma. Insomma, senza l'offerta della vita, come si dice in gergo, non aveva senso lasciare la Virtus. Squadra che ormai sento mia». Guardando i nuovi e le carte d'identità che cosa si immagina? «Immagino una stagione che dovrà essere vissuta sull’entusiasmo e sulla voglia di fare. Siamo una squadra totalmente nuova, giovane e che vede tanti ragazzi praticamente alla prima esperienza in un campionato difficile come il nostro, per questo ci saranno momenti delicati. Ma con il lavoro e con lo spirito di squadra sarà tutto più facile». Ha sensazioni positive? «Direi di sì. Stiamo facendo bene, lavoriamo duramente e nessuno dà segnali di cedimento, anzi la voglia di faticare è proporzionale alle soddisfazioni che poi ci dà il campo. Siamo davvero sulla strada giusta».
ph Luca d’Ambrosio
E' reduce da un’estate incredibile anche con la Nazionale che l'ha vista grande pro-
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tagonista, centrando un risultato prezioso per il nostro sport. Soddisfatto? «Molto. Abbiamo raggiunto un buon risultato con la forza del collettivo che ha fatto la differenza. I singoli sono impor tanti e par te integrante di un gruppo, che deve essere però l’ago della bilancia. E quest’anno lo è stato. Siamo cresciuti step by step, col lavoro e col gruppo davanti a tutto. Da par te mia è stato molto gratificante avere avuto un ruolo così impor tante
in questa Nazionale. L’ho sentita più mia». Per lei questa che è appena iniziata sarà una stagione importante. È ancora una volta il leader indiscusso della squadra, il simbolo della Virtus e senza dubbio forse l’italiano più importante del campionato. A 25 anni sente un po’ di pressione? «La pressione è la motivazione di uno sportivo, quando non sentirò la pressione inizierò a preoccuparmi. E' quella che ti spinge
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avanti, che ti dà motivazione. Da par te mia sono orgoglioso di poter ricoprire un ruolo così impor tante a Roma, squadra che sento mia e che voglio por tare a raggiungere un risultato impor tante. Che potrà essere anche fare un campionato molto positivo dopo le recenti delusioni». E allora quali sono gli obiettivi della sua Virtus? «Prima di tutto una salvezza, poi vedremo
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ph Luca d’Ambrosio
ph Luca d’Ambrosio
ph Luca d’Ambrosio
giorno dopo giorno. Non voglio fare pronostici, non sono bravo in questo, ma se tutto andrà come penso potremo toglierci belle soddisfazioni. Non dimentichiamoci che nelle ultime stagioni abbiamo avuto mille problemi. Sarebbe impor tante riuscire a giocare una pallacanestro che ripor ti l’interesse dei nostri tifosi, che mai come in questi mesi sento vicini a me e alla squadra». Dando uno sguardo alle rivali, Milano sembra la grande favorita, lei cosa ne pensa? «Ha mantenuto l’ossatura dell’anno scorso ed ha innestato giocatori di grande valore, è chiaro che possa par tire avanti, ma anche Siena e Cantù non vanno sottovalutate. Io ci penserei mille volte prima di dare per mor ta la Mps». Quali potranno essere secondo te le sorprese del campionato? «E’ presto per dirlo, mi aspetto tanto equilibrio sia al ver tice che a metà classifica. In precampionato ho visto squadre che stanno facendo molto bene, come Varese ad esempio. Ma ora come ora non saprei indicare la sorpresa del campionato. Magari Roma...?».
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FINALMENTE TAEKWONDO! [] 24
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A Londra Molfetta trionfa e corona un sogno. Bella medaglia di bronzo per Sarmiento
uando alla fine del match ha alzato le mani, come in preghiera, e ha rivolto gli occhi chiusi verso il cielo, tutta l’Italia ha pianto con lui. Pianto di gioia, ovvio, perché Carlo Molfetta ha lottato anche per questo: per regalare un sorriso a un’intera nazione in un momento difficile, per ridare dignità a un paese, Mesagne, che non è solo lo sfondo di un tragico fatto di cronaca, per mostrare all’Italia e al mondo il volto migliore dello sport, perfettamente rap-
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presentato da una disciplina che esalta come poche altre i principi olimpici più nobili. In quella magica sera d’agosto gli appassionati di taekwondo si sono sentiti orgogliosi, consapevoli che un piccolo pezzo di quella medaglia era anche loro. La spedizione FITA a Londra è finita nel migliore dei modi: due atleti, due podi. Chi ancora non si era accorto di quanto valesse il taekwondo italiano stavolta è stato costretto a forza di medaglie ad aprire gli occhi. Quello di Molfetta è l’ottavo oro azzurro dei Giochi 2012 e sicuramente è uno dei più belli per il modo in cui è stato conquistato. Carlo
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è apparso in forma fin da subito, ma il destino non gli ha fatto sconti. Uno per uno, Molfetta ha affrontato e sconfitto tutti i più grandi campioni della sua categoria (+80 chilogrammi): prima il tagiko Alisher Gulov, battuto per 7-3, poi il cinese Liu Xiabo, un atleta alto e un osso duro, che ha tenuto sulla corda l’azzurro fino al terzo round facendosi superare solo di misura per 5-4. Tiratissima anche la semifinale contro il maliano Dada Modibo Keita: Carlo l’ha vinta all’ultimo istante e ha visto spalancarsi le por te del podio. A questo punto un grande risultato era già acquisito: il secondo argento olimpico del taekwondo italiano. Per
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entrare nell’Olimpo, però, bisognava salire ancora un gradino, il più alto e il più faticoso. La finale contro Anthony Obame, del Gabon, entra di diritto fra le pagine più belle nella storia delle Olimpiadi moderne: Carlo va sotto, ma non si arrende, incitato, sugli schermi Sky, dalle urla a squarciagola della collega e supporter Veronica Calabrese. Con un calcio dei suoi finisce sul nove a nove, ma non basta: si va al golden point. L’ultimo round è da cardiopalma: sugli spalti e davanti agli schermi c’è chi si copre gli occhi con le mani. L’emozione è troppo forte. E’ in questi istanti che l’Italia scopre veramente il taekwondo, la sua spettacolarità, il suo incredibile valore agonistico, lo spessore degli atleti azzurri che lo praticano. Finisce in pari, e per gli appassionati significa attendere altri interminabili secondi. Il verdetto dei giudici si fa attendere, ma quando arriva fa esplo-
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dere la gioia. Carlo è oro, e l’Italia esulta! La decisione dei giudici è incontestabile: Molfetta ha attaccato di più, ha tirato fuori un’incredibile grinta, ha dimostrato un’irriducibile voglia di vincere. Anche Obame, dopo un’iniziale comprensibile delusione, ha abbracciato l’avversario, dando prova in mondovisione di quanto la lealtà e il sano agonismo siano la struttura portante del taekwondo. Il podio di Molfetta è tutto tranne il frutto di un caso fortunato. Quest’oro viene da molto lontano, ed è il risultato di anni di sacrifici e duro lavoro, di una volontà incrollabile, degli sforzi messi in piedi dalla FITA per dare ai propri atleti la possibilità di prepararsi al meglio. Carlo è passato ai pesi massimi solo negli ultimi anni, e questo lo costringe a una dieta “ingrassante” tutt’altro che facile da rispettare. Ma la decisione presa di concerto nel ambito della Prepara-
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zione Olimpica della FITA tra il Segretario Generale Angelo Cito il D.T. Yoon Soon Cheul, il Medico Federale Giuseppe Flotti e tutto lo staff si è dimostrata giusta. Molfetta si allena al Centro Giulio Onesti di Roma da ormai dodici anni, e dopo il trionfo la sua mente è corsa subito ai compagni di strada, ma non solo. “Quest’oro è anche per Melissa”, ha detto dopo la vittoria, ricordando la ragazza uccisa da un ordigno a Mesagne, poi la dedica alla fidanzata Serena e quella – davvero commovente – all’amico e collega Leonardo Basile, che a Londra non c’era. Le foto più belle, tra quelle scattate a Londra, mostrano Molfetta e Sarmiento abbracciati, amici prima che colleghi, compagni di una splendida avventura. Sarmiento (categoria -80 chilogrammi), complice un pizzico di sfortuna, non è riuscito a confermare l’argento di Pechino, accontentandosi di un bel bronzo. Ma in un mo-
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Le società di Taekwondo a Roma
mento fantastico della sua vita nel cuore di Mauro c’è spazio solo per la gioia. “E’ un trofeo che per me significa tantissimo, perché conferma che quel secondo posto di quattro anni fa non era stato un colpo di fortuna”. La dedica, ovviamente, è per Sofia: la bimba che nascerà a gennaio, frutto dell’amore nato in raduno collegiale con Veronica Calabrese. Le Olimpiadi di Mauro sono iniziate in discesa, complicandosi però turno dopo turno, tra punti non assegnati e un pizzico di sfortuna. La semifinale con lo spagnolo Nicolas Garcia Hemme è stata una doccia fredda, con la sconfitta arrivata all’ultimo secondo. Contro l’afghano Nesar Ahmad Bahawi Mauro ha riacquistato tutta la sua grinta, salendo di slancio sul podio grazie a un robusto quattro a zero. Sarmiento c’è, poco ma sicuro, e a Londra ha dato una lezione di concentrazione e di grinta!
Società
Indirizzo Palestra
CENTRO TKD OSTIENSE CENTRO TAEKWONDO SAPIENZA TKD COMPETITION CENTRO TKD PRATI ASD CENTRO TKD OSTIA STAR '90 ROMA SPORTING CLUB NUOVO LAURENTINO TAEKWONDO MATTEI ASD ACC. TKD TRICOLI SALARIO A.S. CIONG RYONG ROMA ASD HWARANG SPORTING CLUB CENTRO SPORTIVO ESERCITO ASD FULMEN MDM C.S. CARABINIERI G.S. FIAMME AZZURRE ESSEGI-CENTRO TAEKWONDO GIANICOLENSE CENTRO TAEKWONDO TALENTI ASD CENTRO TKD LENCI TAEKWONDO MUSA KWAN GALASSI ASD BACKLASH ACADEMY MYTHOS SSD ASD TANGUN ROMA ASD EXTRA GYM A.S.D. COLOSSEUM TAEKWONDO YARGO FIORANELLO ASD GM SPORT ASD CENTRO TAEKWONDO AURELIA TAEKWONDO MONTEVERDE SPORT FOR YOU AS CORTO CIRCUITO DUENDE CONV.SCUOLA ELEMENTARE VOLPICELLI CONV.SCUOLA ELEMENTARE BACHELET ASD SPORTS CONNECTION CLUB TKD 5 STAR FIT
VIA CRISTOFORO COLOMBO 112 P.LE VERANO 27 VIA FAVIGNANA 15 VIA GERMANICO 101/A VIA CAPO SPERONE 52-ISTITUTO FARADAY VIA DEL FONTANILE ARENATO 66 VIA DEI GUASTATORI 14 VIA CASETTA MATTEI 153 L VIA CAVRIGLIA 8/B VIA ACQUA BULLICANTE 314 VIA LUPATELLI, 1 VIA DEGLI ARDITI 1 VIA THOMAS MANN 20 VIA GARIBALDI 41 VIA DI BRAVA 99 VIA DANTE DE BLASI 23 VIA ISIDORO DEL LUNGO 20 VIA CIMINNA 11 VIALE DI PRATO LUNGO 19 VIA DELLA MOSCHEA 130 VIA ADIGE 31 C/O CENTRO KABOR VIA DEL FRINGUELLO 12 VIA CUSANO MILANINO 7 VIA SALVATORE QUASIMODO 142 VIA DI FIORANELLO 68/70 VIA CESARE ARZELA' 8 VIA AURELIA 1051 VIA DEI 4 VENTI 150 H VIA DEGLI ORTI DELLA FARNESINA 54 VIA FILIPPO SERAFINI 57 VIA CIAMICIAN 32 VIA DELLE ALZAVOLE 21 VIA DEL FRINGUELLO 12 VIA CIMINNA 11 VIA MICHELE MERCATI 38
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DA HONOLULU ALLA PERLA DEL TIRRENO 35 anni di triathlon tra miti del passato e campioni del presente di Stefano Mappa
uando si parla di Hawaii, penso che la prima cosa che ci viene in mente è quella di un meraviglioso arcipelago tropicale dalle splendide spiagge, dal clima estivo e da scenari mozzafiato, insomma la meta ideale per trascorrere momenti di assoluto relax, lontano dalla frenesia e dai problemi della quotidianità. Indubbiamente lo è se volessimo godere di questa esotica perla dell’oceano Pacifico quale location per una indimenticabile vacanza, al contrario invece se la considerassimo come la palestra naturale di uno degli spor t più af fascinanti del mondo. Il viaggio che oggi voglio intraprendere, fa prima tappa a Honolulu a bordo non di una nave, ma di una macchina del tempo agli ordini del Comandante della Marina Americana John Collins, ideatore storico della triplice disciplina, per poi tornare con Gianluca Calfapietra sul litorale di S. Marinella, a pochi chilometri da Roma, per vivere da vicino la finale della “Forhans Cup”. Due estremi, per capire l’evoluzione nel tem-
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po del triathlon. Siamo nel 1977 e la calda isola di Oahu vede muovere i primi passi di uno spor t che da quel momento si espanderà a macchia d’olio sull’intero pianeta; uno spor t nato per una scommessa tra un gruppo di amici e che ebbe la consacrazione a livello mondiale soltanto nel 2000, con il suo esordio ai Giochi Olimpici di Sydney. La storia di questo spor t ha dell’incredibile, soprat-
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tutto se si pensa com’è nato. “A quel tempo alle Hawaii c’erano tre manifestazioni molto dure, racconta il Comandante Collins, sotto il profilo atletico ed erano la Waikiki rough water swim di 3,8 km di nuoto, la 112 mile (180 km) bike race intorno all’isola di Oahu e la maratona podistica di Honolulu di km 42,195. La scommessa che proposi tra amici, era quella di capire quale delle tre ga-
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re fosse la più dura e cosa fosse successo se le stesse fossero state combinate tra loro e quindi praticate senza interruzione. Questa idea, nacque anche con la finalità di mettere alla prova la resistenza oltre misura dell’uomo e trovò immediatamente il consenso tra alcuni pionieri, tanto da riuscire ad organizzare nel 1977 una vera competizione, alla quale parteciparono in 14; la vinse certo Gordon Haller. Era nato ufficialmente il triathlon e più in par ticolare il mito dell’Ironman”. Dal mito alla storia il passo, comunque, è stato breve; in questo trentennio la versione “Ironman” si ridimensiona su distanze meno impegnative e più alla portata di tutti, tanto che nel settembre 1994 a Parigi, in concomitanza del centenario del CIO, il triathlon entra ufficialmente nella famiglia degli sport olimpici, con la versione cosiddetta ”olimpica”, articolata sulle distanze dei mt. 1500 di nuoto, 40 chilometri di ciclismo e 10 chilometri di corsa. Negli ultimi decenni, il numero dei praticanti, come anche quello delle Società spor tive e delle Nazioni che promuovo il triathlon è incredibilmente cresciuto, rendendolo una disciplina spor tiva trandy, che coinvolge le persone di ogni età sia a livello intellettuale che fisico, proponendo stili di vita corretti. Il nostro viaggio nel tempo è purtroppo finito, salutiamo il Comandante della Marina Americana John Collins, per tornare al presente per portarci insieme a Gianluca Calfapietra, Presidente della Forhans Team, a vivere al suo fianco, le emozioni della “ Forhans Cup”, gara di triathlon sulla distanza sprint, tenutasi il 30 settembre scorso a S. Marinella, vicino Roma. Nonostante le condizioni meteo non lasciassero sperare niente di positivo, la determinazione dei 294 triathleti, iscritti alla 5^ edizione del Triathlon sprint di S. Marinella, ha invece regalato ai tantissimi spettatori assiepati sulla passeggiata del litorale, uno spettacolo sportivo emozionante e coinvolgente. Alle ore 13,30 puntuali, agli ordini del direttore di gara Gianluca Calfapietra, i 269 uomini iscritti alla gara si sono posizionati sulla linea di partenza del tratto di mare antistante la passeggiata per percorrere i 750 metri della frazione di nuoto, seguiti a distanza di dieci minuti, dalle 25 donne. I primi metri della prova natatoria hanno subito segnato le sorti della gara; infatti, tra gli uomini, hanno preso immediatamente il largo un gruppetto di quattro concorrenti composto da Alessandro Ussi, (Forhans Team), Sandro Maria Crocelli (ASD Galaxy Roma), Alessandro Terranova (Firenze triathlon ASD) e Danilo Palmucci (SS. Lazio Triathlon), quest’ultimo un mito per il triathlon italiano, i quali, dopo poco più di 9
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minuti e 15 secondi di nuoto, inforcavano rapidamente la bici per affrontare i 18,8 chilometri di ciclismo, dando vita ad un'avvincente e tirata prova ciclistica che ha visto dopo appena 30 minuti e 23 secondi di gara, partire, in prima posizione, per la frazione finale di podismo, Alessandro Terranova (Firenze triathlon) seguito a pochi secondi da Alessio Buraccioni (ASD Green Hill), protagonistica di un ottimo recupero in bici, e da Alessandro Ussi (Forhans Team). Da questo momento in poi, Alessandro Terranova ed Alessandro Ussi hanno dato vita un testa a testa che li ha portati a percorre i due tratti di 2,4 chilometri della frazione podistica, insieme sino 800 metri dall’arrivo, finchè un’indomabile Terranova si è lanciato in un sorprendente sprint, che lo ha portato a tagliare vittorioso il traguardo con il tempo di 54:05, anticipando di ben otto secondi Ussi (54:13) e di oltre un minuto, Buraccioni (55:16). Senza storia invece, la gara tra le donne; magistralmente condotta sempre in testa da Manuela Ascoli, l’atleta della Minerva Roma chiudendo al primo posto la frazione di nuoto con il tempo di 11 minuti e 21 secondi, ha saggiamente amministrato, sia durante la frazione ciclistica che quella di podismo, il vantaggio di oltre un minuto su Irene Buggini del Triathlon Ostia ASD e su Claudia Casola del Circolo Canottieri Napoli, andando a conquistare meritatamente, con il tempo di 1:06:27, la vittoria finale. “La gara odierna - sottolinea Terranova - mi ha
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visto tagliare il traguardo al primo posto, nonostante sin dalle prime battute della gara di nuoto abbia avuto serie difficoltà nel mantenere la giusta traettoria a causa delle non perfette condizioni del mare; solo all'ultima boa ho finalmente ritrovato la giusta direzione; ho quindi recuperato i metri persi e ho preso la testa della gara insieme ad altri avversari, ri-
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uscendo a mantenerla sino alla frazione podistica. Al quar to chilometro della corsa, una mia accelerata, alla già veloce andatura, mi ha consentito di guadagnare dei metri preziosi su Alessandro Ussi e vincere “. Meno combattuta invece la gara femminile vinta da Manuela Ascoli; l’atleta delle Minerva Roma, con un po’ di amarezza, non ci ha nascosto il proprio disappunto per le sue non per fette condizioni fisiche rilasciando le seguenti dichiarazione: “ la gara di oggi e' stata l'unica nota positiva dell'intero anno agonistico; un problema alla spalla ha condizionato la preparazione nel nuoto e ciò si è riflesso sull’intero anno agonistico e si rifletterà negativamente, anche domenica prossima a Tirrenia, in occasione dei campionati italiani sprint “. In chiusura di manifestazione, il direttore di gara, Gianluca Calfapietra, ha dispensato parole di elogio nei confronti di tutti coloro che hanno per fettamente contribuito alla riuscita della manifestazione. " un vivo ringraziamento – tiene a precisare Calfapietra - intendo indirizzarlo al Sindaco Rober to Bacheca ed all'Assessorato allo spor t per aver condiviso, insieme agli sponsor, il progetto della "Forhans Cup", ed a tutte Associazioni di volontari come il Corpo di Polizia Locale, le Associazioni di volontariato della Propyrgi ed il Nucleo Sommozzatori, i volontari Paracadutisti della ‘G. Caria’ di Roma ed i tanti volontari e Forze di Polizia Municipale per aver garantito il regolare svolgimento della gara”.
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ciclismo
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GRANFONDO
ROMA SI PREPARA ALLA SUA “PRIMA” SUI PEDALI
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ciclismo
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La gara di ciclismo “amatoriale” è in programma nella Capitale per il fine settimana del 13 e 14 ottobre di Massimiliano Morelli
iù che il mattino ha l'oro in bocca, a noi piace pensare che il buongiorno si vede dal mattino. Attraente pure il primo, di proverbio, ma il secondo si lega in maniera importante alla Granfondo Campagnolo Roma, gara di ciclismo – scriviamo di livello amatoriale, ma quando scoprirete il parterre de roi comincerete a pensare il contrario – in programma nel fine settimana 13-14 ottobre. Perché l'idea del buongiorno? Presto spiegato, perché il mattino rappresenta in questo caso la vigilia della gara, che a un mese dal via annoverava già oltre tremila iscritti. Niente ma-
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le per una “prima edizione”, al punto che gli organizzatori hanno pensato bene di fissare il tetto massimo di partecipanti a quota quattromila, così da garantire a tutti, concorrenti e non, un'attenzione cer tosina e nei limiti del possibile perfetta. Perché la perfezione non fa parte del genere umano, e alla resa dei conti magari c'è sempre qualcuno pronto a dire “ma dài, la potevo organizzare io”. Del resto, viviamo nel Paese degli eterni insoddisfatti. Bando alle ciance e forza sui pedali, servono fiato e muscoli non tanto potenti, quanto allenati. Perché pure il ciclista della domenica, magari quello che si iscriverà all'ultimo momento alla gara, non vorrà certo sfigurare al cospetto dell'iberico Miguel Indurain, già vincitore di cinque
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Tour de france, che parteciperà insieme alla moglie alla kermesse capitolina. E magari – il ciclista della domenica – fantasticherà pure di farsi notare dal direttore tecnico della nazionale Paolo Bettini, campione olimpico e mondiale. Pure lui, il “grillo”, sarà ai nastri di partenza della Granfondo romana, un “unicum” per il nostro Paese che prende spunto dall'omologa corsa newyorchese. Due i percorsi proposti, entrambi con partenza e arrivo alle Terme di Caracalla: uno da 91 chilometri, l'altro da 145 (2.260 metri di dislivello), con tanto di cronoscalata da sei chilometri, da percorrere una volta arrivati a Grottaferrata. Partenza alle nove del mattino, in gara anche l'olimpionico della canoa Antonio Rossi, Michele Bartoli e il trat-
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leta Alessandro Fabian, decimo all'Olimpiade di Londra nella sua specialità. La Granfondo Campagnolo Roma si contraddistinguerà non solo per l’alto numero di partenti ma anche per il numero di Paesi rappresentati al via: sono già giunte iscrizioni da Canada, Stati Uniti, Olanda, Francia, Svizzera, Germania, Gran Bretagna, Belgio, Danimarca, Australia, Cina, Arabia Saudita e Colombia. Parte del ricavato dall’organizzazione dell’evento sarà devoluto al Charity partner di Granfondo Campagnolo Roma 2012: “Operation Smile Italia Onlus”. La Fondazione, presieduta da Santo Versace, è parte di un’organizzazione umanitaria internazionale formata da volontari medici, infermieri e altri operatori sanitari che realizzano gratuitamente missioni umanitarie in oltre sessanta Paesi del pianeta per correggere, con interventi di chirurgia plastica ricostruttiva, gravi malformazioni al volto come il labbro leporino e la palatoschisi.
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LONDRA 2012:
SETTE MEDAGLIE PER LE FIAMME GIALLE Gli atleti militari erano una nutrita parte della squadra italiana alle Olimpiadi di Londra e le Fiamme Gialle erano rappresentate da 42 uomini e donne piÚ due atleti paralimpici che, per la prima volta nella secolare storia sportiva della Guardia di Finanza, hanno difeso i colori gialloverdi. Di medaglie ne sono state vinte 6 ai Giochi (2 oro, 2 argento, 2 bronzo) e 1 medaglia d’oro alle paralimpiadi di Roberto De Novellis
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lle Olimpiadi di Londra 2012 gli atleti con le stellette erano ben 122, sui 281 totali, senza contare quelli appartenenti alle forze di polizia (Fiamme oro e Fiamme azzurre). Non è stata una novità per il nostro Paese. Gli sportivi non professionisti e che non hanno ingaggi milionari di altri atleti di discipline più in vista, se fanno parte delle forze armate hanno maggiori possibilità di allenarsi a tempo pieno. A Londra hanno gareggiato, tra gli altri, ben 42 militari della Guardia di Finanza e due atleti paralimpici, sempre delle Fiamme Gialle, nelle discipline dell’atletica (Martina Caironi) e del nuoto (Fabrizio Sottile). A salire sul podio ci hanno pensato, invece, Niccolò Campriani (tiro), Valerio Aspromonte, Giorgio Avola (fioretto a squadre), Alessio Sartori, Romano Battisti (canotaggio), Fabrizio Donato (atletica) e Luigi Samele (scherma). Tutti atleti gialloverdi che, dopo aver vinto una o due medaglie e svestita la tuta di atleta olimpico, si sono rimessi nuovamente l’uniforme con sotto ad essa i colori sociali e stanno già lavorando per i prossimi appuntamenti agonistici. Tutti si sono battuti per vincere una medaglia, come in ogni missione si combatte per la stessa causa, ma è naturale che non tutti sono riusciti a salire sul podio come invece è avvenuto per l’allievo finanziere Campriani, vincitore di una medaglia d’oro ed una d’argento, rispettivamente nella carabina 50m 3 posizioni e
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carabina da 10m, o per i finanzieri Aspromonte e Avola, oro nel fioretto a squadre. Stupenda è stato anche l’argento nel canottaggio vinto da Sartori e Battisti al termine di una gara sensazionale che ha garantito un grande ritorno di immagine per la scuola remiera Fiamme Gialle. E poi ancora due medaglie di bronzo: quella storica vinta da Donato nel triplo, che ha dato la soddisfazione del podio all’atletica, e quella di Samele salito alla ribalta nella sciabola a squadre. Un successo di squadra, ovviamente quella delle Fiamme Gialle, che dalle Olimpiadi di Atlanta 1996 continua a portare atleti/medaglia nelle nazionali olimpiche. Oltre a queste sei medaglie
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vinte dagli atleti militari, va enfatizzata anche la prima medaglia vinta alle Paralimpiadi da Martina Caironi che, nell’atletica, ha posto un sigillo indelebile all’accordo siglato tra la Guardia di Finanza ed il Comitato Italiano Paralimpico. Con lei, ma nel nuoto, ha gareggiato pure Fabrizio Sottile artefice di due ottime finali. Una medaglia che ha un sapore davvero particolare poiché Martina Caironi, seppur non militare, è stata un atleta che ha sposato la causa sportiva delle Fiamme Gialle che pone, uomini e donne, sullo stesso piano nel raggiungimento di un risultato il più alto possibile e queste Olimpiadi e Paralimpiadi lo hanno ampiamente dimostrato.
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golf
] L’estate golfistica italiana è stata caratterizzata dai successi in campo internazionale di alcune giovani promesse della nazionale azzurra, tutti ragazzi Under 18 che hanno inteso chiaramente far intendere come alle spalle dei fratelli Molinari e di Matteo Manassero stia allargandosi una base sempre più solida e importante
ph Torchio
IL GOLF ITALIANO ALL’INSEGNA DELLE NUOVE LEVE di Marta Centra i rilievo il trionfo nell’European Young Masters con la vittoria di squadra e con l’oro nell’individuale di Renato Paratore, l’argento di Guido Migliozzi e il bronzo di Francesca Avanzini. Il tredicenne Teodoro Soldati, alle prime apparizioni in maglia azzurra, ha vinto il Belgian International Boys, ancora Migliozzi in evidenza con il titolo negli Internazionali d’Italia Under 16 a Biella e ancora azzurri in grande spolvero nel Juniors Belgium International con l’intero podio occupato da Gianmaria Rean Trinchero, sul gradino più alto, da Luigi Botta e da Lorenzo Scalise, classificati nell’ordine alle sue spalle. Hanno fatto sentire la loro voce anche due dilettanti, che hanno studiato e giocato in college americani: Lorenzo Scotto (Czech International Amateur) e Giulia Molinaro (Swiss International), che sta provando a superare Qualifying School del LPGA Tour e passare di categoria. Tra i professionisti Alessandro Tadini ha colto il
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quarto titolo nel Challenge Tour (Ecco Tour Championship), è giunto secondo nella Russian Challenge Cup e ora ha fondate speranze di riconquistare una ‘carta’ a tempo pieno per il prossimo European Tour. Nel quadro delle gare allestite dal Comitato Organizzatore Tornei dei Professionisti della FIG, presieduto da Alessandro Rogato, è proseguito il Pilsner Pro Tour con la sesta gara del circuito dai connotati molto particolari: infatti il golf internazionale ha fatto tappa per la prima volta in Valle d’Aosta dove si è giocato nella splendida cornice del Golf Club Cervinia, uno dei campi più alti d’Europa a 2.050 metri sul livello del mare. Il Valle d'Aosta Open presented by Scuola Europa ha impegnato severamente i 132 partecipanti, specie nella terza giornata disputata in condizioni climatiche difficili, e alla fine ha prevalso a sorpresa il francese Thomas Fournier, che ha superato di due colpi il veneto Niccolò Quintarelli e lo spagnolo Jesus Legarrea. Quintarelli sta rivelandosi come il neo pro più interessante della stagione: staziona quasi regolarmente in alta classifica e ha già
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sfiorato il successo in varie occasione. L’evento ha avuto quale sponsor il noto istituto Scuola Europa e quale co-sponsor la Regione Autonoma Valle d'Aosta che tiene in grande considerazione il golf come ulteriore veicolo per la promozione del turismo. Il Pilsner Urquell Pro Tour, che ha quale major sponsor il brand che fa capo al gruppo Birra Peroni, è sostenuto anche dal major sponsor CartaSi, dal fornitore ufficiale Under Armour, dai Partner ufficiali Surgal Clinic e Webgolf. Media partner: Sky Sport HD; Commercial advisor: RCS Sport. A Cervinia si sono messi in evidenza anche Alessio Bruschi (5°), Andrea Zanini (11°), Andrea Rota e Gregory Molteni (17.i), tutti elementi d’esperienza che si sono fatti largo tra le difficoltà. Dopo il nuovo appuntamento in altura per il Dolomiti Golf Open, il Pilsner Urquell Pro Tour si concluderà con due tornei del Challenge Tour (Mugello Tuscany Open, 18-21 ottobre, e Apulia San Domenico Grand Final, 24-27 ottobre) e con il Campionato Nazionale Open (Golf Nazionale, 8-11 novembre).
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golf tuttincircolo
a cura di Andrea Cecinelli Responsabile comunicazione del Golf Forense
OASI GOLF CLUB Oasi Ryder Cup 2012 Weekend tanto atteso ed emozionante quello trascorso all’Oasi Golf Club di Aprilia dove si è disputata la “Oasi Ryder Cup 2012”, gara ideata dal club nel lontano 1996. Due squadre, ciascuna di 40 giocatori, capitanate dai due maestri del circolo, Carlo D’Anselmo e Rolfe Passagrilli, si sono sfidate sul campo del club nelle due giornate di sabato 8 e domenica 9 settembre per guadagnarsi l’ambita coppa seguendo la formula della mitica Ryder Cup. L’evento si è svolto in 3 giornate: nella prima i due capitani si sono fronteggiati in match-
COUNTRY CLUB CASTEL GANDOLFO La Pro Am per l’Emilia, vince la solidarietà Nelle Pro Am, gare a squadre composte da un Professionista e da tre o quattro dilettanti, l’importante è divertirsi cercando tutt’al più di apprendere qualche segreto di gioco dai più qualificati “Pro”. Per contribuire ad alleviare in minima parte le conseguenze del terribile terremoto che ha colpito le popolazioni dell’Emilia il Presidente della FerderGolf Lazio Carlo Scatena con Riccardo Vaira, unico rappresentante laziale della PGAi di cui è presidente Costantino Rocca, si sono dati da fare per organizzare una Pro Am di beneficenza per quelle popolazioni. Tantissimi gli iscritti che hanno voluto partecipare per contribuire alla raccolta fondi per la nobile iniziativa. Il campo ha dato il seguente responso : 1 °squadra netta: Stefano Pietrobono, Marina Casciano, Renzo Giuliani, Marco de Dominicis, Miche-
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news dai circoli di golf
play seguiti da un foltissimo pubblico di osservatori pronti a “rubare” nozioni di golf dai due professionisti. Sabato e Domenica ogni squadra, vestita con magliette di colore diverso che davano da lontano la possibilità di riconoscere gli appartenenti agli Usa o all’Europa, giocava prima in foursome e poi in match-play. Sono stati seguiti anche essi dal tifo dei compagni di squadra fino agli scontri finali, che hanno ancora una volta da oltre 15 anni decretato il successo degli Usa. Dopo la premiazione tutti insieme, giocatori e ospiti, hanno festeggiato con una splendida cena di gala nella piscina del circolo, seguita da balli e karaoke.
la di Salvo. 2° squadra netta: Mario Napoleoni, Massimo Caracciolo, Massimo Bernardini, Fabrizio di Mario, Jonathan Calsolaro. 3° squadra netta: Maurizio Taricone, Giancarlo Giannoni, Guido Discepoli, Mario Rossi, Massimo Boschi. Trofeo Parco dei Castelli Romani al 1° lordo. 1° premio lordo: Marco Fabio Mari, Andrea Pruiti, Maria Cecilia Fiorucci, Filippo Gasparini, Giuseppe Santoni. E’ da ricordare che il Circolo dove si è disputa la Pro Am, il Country Club Castelgandolfo, ha partecipato alla gara di solidarietà per l’Emi-
lia consegnando agli organizzatori la somma di € 2.000. Anche i professionisti hanno devoluto gran parte dell’ingaggio per la causa del terribile terremoto e quindi la necessaria ricostruzione. Ma un grazie senza fine va ai generosi sponsor che meritano di essere menzionati, perché senza di loro la gara di beneficenza non sarebbe stata possibile: Vallegrande - Residence per cani e gatti, It Attitude - società di programmazione, Cherubini - Assicurazioni, Gm Carni - distributrice di carne, Allianz Bank, Homeroom - Abbigliamento.
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PARCO DI ROMA GOLF CLUB La Hyundai Golf Cup Per il secondo anno consecutivo la filiale italiana del Guppo Hyundai Motor Company ha dato seguito a un ben organizzato torneo di golf per promuovere come meglio non poteva i propri prodotti molto apprezzati dal pubblico golfista. Una tappa di questo circuito nazionale si è svolta presso la splendida cornice del circolo di Roma Nord. La giornata non poteva che essere delle migliori, con un clima decisamente estivo ed un cielo sgombro da nubi. Ma ora passiamo ai vincitori: I Classificato nella 1° Categoria netto è stato Juan Diego Mollocana. Ad aggiudicarsi, invece la 2° Categotria netto è Stato Nunzio Maria Coda mentre a prevalere nella 3° Categoria Netto è stato Francesco Marchioni. 1° premio Lordo per Giacomo Di Gennaro.
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golf forense
JAGUAR GOLF FORENSE: IL MEGLIO DEL GOLF di Andrea Cecinelli_ph Yulyia Galycheva
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golf forense
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L'Avv. Nicola Colavita durante il cerimoniale di premiazione
Antonella Greco
Giacomo Crosa
L'Avv. Lucia Cucci, vincitrice del Premio Eleganza Lady
Il Gen. Carlo Alfiero, Presidente del Golf Roma Acqua Santa
opo il pienone della prima tappa del Parco di Roma Golf Club, Sabato 15 settembre ben 180 golfisti si sono affrontati sui green del Golf Roma Acqua Santa, circolo di Golf più antico e prestigioso di Italia fondato nel lontano 1903 e presieduto dal Generale Carlo Alfiero. Record di presenze e tutto esaurito come nella migliore tradizione delle gare di questa manifestazione. Sponsor di prestigio, l’eccellente comunicazione e la perfetta organizzazione fanno si che la manifestazione, ideata ed organizzata dall’Avvocato Nicola Colavita, sia un “must” nella bellissima realtà del
golf laziale e, possiamo anche dirlo, nazionale. La gara – alla quale hanno preso parte anche il Presidente di Jaguar Italia Daniele Maver, il giornalista di Mediaset Giacomo Crosa e l’ex Presidente della FIGC Franco Carraro - ha visto il successo nella 1^ CATEGORIA NETTO della coppia composta dall’Avv. Luca Nicolao e Giacomo Dussoni. La coppia composta da Antonino Raco e Antonella Barchiesi Ghenzi si è piazzata al secondo posto. La coppia formata da Marcello Grabau e Ilaria Grabau si è imposta invece nella 1^ LORDO. La 2^ CATEGORIA NETTO ha visto vincitori la coppia formata dall’Avv. Andrea Fioretti e Clemente Curti. Tra le signore, nella CATEGORIA LADIES, meritata vittoria della
coppia formata da Francesca Ferretti Serlupi e Claudia Serlupi Crescenzi. Appuntamento per la tappa
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di chiusura del Jaguar Golf Forense Più il 20 ed il 21 ottobre all’Olgiata Golf Club.
L'Avv. Nicola Colavita con il Presidente di Jaguar Italia Daniele Maver
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CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE LONDRA 2012 Sono finite la Olimpiadi e le Paralimpiadi. Il Circolo Canottieri Aniene per Londra, ha qualificato 25 atleti di cui 5 paralimpici. Non abbiamo vinto medaglie ma la soddisfazione è comunque stata tanta. In rappresentanza del settore paralimpic, hanno gareggiato: Mauro Cratassa, Daniele Stefanoni, Paola Protopapa, Nicolò Bensi e Stefania Chiarioni. Le discipline chiamate in causa sono state il canottaggio, la vela, l’handbike su strada ed il nuoto. Gli atleti sono arrivati alla qualificazione con sacrifici importanti ma sempre supportati sia dalla nostra Società che dal Comita-
to Italiano Paralimpico. Il livello tecnico raggiunto a Londra dal mondo paralimpico è stato impressionante; nazioni come la Cina, l’Inghilterra e la Russia, hanno dimostrato di considerare allo stesso livello Olimpici e Paralimpici, portando squadre numerose e molto preparate e con atleti estremamente competitivi. L’Italia è arrivata 13a migliorando in maniera significativa i risultati di Pechino: nel nuoto risultiamo tra le migliori tre nazioni al mondo. Personalmente sono estremamente soddisfatto della prova dei miei atleti perché hanno dato il massimo ed hanno accettato il risultato con serenità, sconfitti da atleti più forti ed ai quali va reso onore. Il paralimpismo è un movimento in crescita e bisogna capire il diverso gesto atletico in ambito delle varie discipline rispetto ai normodotati, solo così a mio avviso, si può apprezzare in pieno il loro valore atletico. E’ un diverso modo di ve-
dere una gara sportiva. Assistere ad una manifestazione paralimpica significa vedere questi atleti vincere prima le difficoltà legate alla loro disabilità e poi cercare di superare i propri avversari. Sono persone speciali con un carattere forgiato dalla necessità di confrontarsi ogni giorno con l’handicap, lo sport è forse il modo migliore per “rinascere”. Il Circolo Canottieri Aniene in questi anni grazie alla sensibilità della Fondazione Roma Terzo Settore, è riuscito a portare avanti un Progetto di Sport rivolto ai diversamente abili che ci ha regalato sia risultati di prestigio, sia la possibilità di conoscere un mondo emozionante ed altamente istruttivo soprattutto nella realtà della nostra società moderna. Spero che attraverso queste mie riflessioni sempre più Società Spor tive romane si avvicinino al mondo dello Sport Paralimpico per potere vivere le nostre stesse sensazioni.
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CIRCOLO CANOTTIERI TIRRENIA TODARO ESTATE PIENA DI SODDISFAZIONI Il Circolo canottieri Tirrenia Todaro ha visto imporsi i propri atleti sui più difficili campi di regata. Canottaggio Leone Barbaro, 19 anni, per la seconda volta si è laureato Campione del Mondo, questa volta sulle acque lituane di Trakai sul 4X PL nella categoria Under23. Al Tirrenia Todaro è diventato il più vittorioso di sempre con un Campionato Italiano, un Titolo Europeo e
CIRCOLO CANOTTIERI ROMA IN CERCA DI FUTURI CAMPIONI
due Titoli Mondiali. Ma le fatiche per Leone non sono finite visto che è stato convocato per i campionati Europei a Varese dove siamo sicuri saprà farsi valere anche tra gli assoluti. Canoa A Solcan in Slovenia campionati europei di discesa . Il nostro Federico Urbani in Classic Race venerdì si è piazzato terzo in gara individuale, risultato storico per i colori del tirrenia, bissando oggi con un argento in gara a squadre. Solo 7 centesimi invece gli hanno impedito sabato di disputare la finale della gara sprint individuale, concludendo al sedicesimo posto. A loroed ai loro allenatoi vanno i complimenti di tutto il circolo, a conclusione di un ciclo
Club Circoli Sportivi Storici
dei
di crescita che li ha ormai por tati a vincere tra i big a livello internazionale. Master World Rowing Master Regatta di Duisburg, grande vittoria del nostro master Andrea Petracci che si è imposto nel singolo cat.A.
svolgere ed ottenere il miglior risultato bella coppa Tevere il 7 ottobre prossimo. Per quanto riguarda i corsi amatoriali gli orari dis-
ponibili sono il lunedì-mercoledì e venerdì dalle 8 alle 9 e il martedì e giovedì solo donne principianti dalle 13. Al galleggiante già dal
Quest'anno le attività preagonistica iniziano il 1 ottobre. I ragazzi apprenderanno l'arte del remare e saranno allenati, studiati e selezionati per diventare i futuri campioni di domani. Nel settore master femminile sono iniziate selezioni tecniche per comporre i migliori due equipaggi per partecipate al mondiale che si terra' in Italia il prossimo anno. Nel settore master maschile cercheremmo di andare sul podio nelle prossime due gare di fondo col nostro equipaggio di soci-atleti per prendere punti ed andare a vincere il titolo italiano di fondo a tappe(5 gare). Nel settore sociale si sta preparando l'equipaggio dell'otto per
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prossimo mese si par tirà con la prima gara sociale, l'innovativa Coppa 8 Jole, l'anno scorso vinta dai neofiti del remo.
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FUTBOLCLUB YOUNG ORANGE 2012: UN ANNO DA INCORNICIARE! Il Calcio a 5 del Futbolclub si toglie nella stagione 2011-2012 soddisfazioni su soddisfazioni, continuando a migliorare anno dopo anno e divenendo sempre di più una outsider con cui fare i conti per ogni tipo di avversario. Partiamo dalla prima squadra, la C2 Maschile, che sotto l’esperienza di mister Riccardo Budoni, chiude al se-
Roma tuttincircolo
condo posto il suo campionato e, trascinato dai gol di Stefano Currò e Andrea Martini, giunge sino alla finale dei play off dove solo un gol all’ultimo secondo del Valmontone toglie la gioia della qualificazione alla C1. Sempre il preparatore dei portieri della nazionale di Calcio a 5 sfiora l’impresa con la Under 21 Maschile, stravincendo il proprio girone e perdendo sempre in finale dei play off, questa volta ai supplementari, contro il Futsal Isola: una sconfitta agrodolce dato che il fantastico risultato porta il Futbolclub a par tecipare al prossimo campionato nazionale. Scendendo di categoria la Juniores chiude al terzo posto un campionato iniziato alla grande e che vede i ragazzi di Andrea De
Fazi rifiatare nel finale, nonostante i gol di Francesco Saddemi ed Edoardo Boni. Stessa sorte per Simone Borgia e i suoi allievi che vincono il campionato, senza mai conoscere la sconfitta, ma in semifinale dei play off devono arrendersi al Mirafin, che tra le mura amiche fa la voce grossa e nonostante Zanetti, Dapporto, Santoro, Deleuse e Massaro, elimina gli orange. Crescono sempre più i giovanissimi guidati da Marco Carillo e Roberto Casonato: anche per loro un ottimo piazzamento, a un soffio dalla qualificazione ai play off, anche e soprattutto grazie ai 60 gol di Saverio Smorto, capocannoniere di tutte le categorie del Futbolclub. Nei campionati femminili, come di con-
Il socio del mese Nome: Marco Siragusa
Nome: Marco Cognome: Siragusa Detto: Micio Ruolo: Centrocampista Piede Preferito: Destro Pezzo Forte: Il lancio millimetrico Squadra del Cuore: AS Roma
sueto, i migliori complimenti a mister Riccardo Casini che si salva già a metà del girone di ritorno e e si garantisce il terzo anno consecutivo la partecipazione alla Serie C. Ma è l’Under 21 a regalare le maggiori gioie ed emozioni: dopo la passata stagione, in cui si andavano limando gli schemi e l’aspetto psicofisico e tecnico, quest’anno mister Valerio Casciotti si presenta al nastro di par tenza con una Ferrari e brucia tutta la concorrenza. Un campionato esemplare, condotto e controllato dall’inizio alla fine e che vede il suo apice lo scorso 20 giugno con la vittoria nella finale play off contro il Real L’Acquedotto firmato dalla premiata ditta Ilenia Chimera-Carlotta Salemi. Adesso si va in vacanza ma a settembre si riinizia un’altra stagione, in cui si cercherà, anche se non sarà facile, di migliorare ancora, per dimostrare di essere a tutti gli effetti un... Young Orange! Gianmatteo Colla
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DUE PONTI SPORTING CLUB LE NOSTRE SCUOLE Come tutti gli anni, a settembre hanno inizio le scuole Due Ponti che coinvolgono bambini e ragazzi dai 3 mesi ai 14 anni. I risultati ottenuti ogni anno dagli atleti Due Ponti sono dimostrazione della capacità e della dedizione degli istruttori che seguono con estrema serietà, dal primo all’ultimo giorno, i propri allievi. Nella scuola calcio, l’obiettivo primario è quello di avvicinare i giovani calciatori e le loro famiglie al calcio, inteso come scuola di spor t e di vita, per promuovere la crescita morale e fisica dei giovani attraverso la pratica di questo bellissimo spor t. La scuola mette a disposizione di tutti le competenze specifiche di istruttori qualificati IUSM e FIGC e coinvolge nelle iniziative tutti i ragazzi, indipendentemente dalle capacità o da selezioni preliminari, per favorirne, assieme allo sviluppo motorio, la socializzazione e la crescita individuale. Il progetto tennis è soprattutto rivolto al settore giovanile, facendo par te delle scuole tennis del progetto P.I.A. – scuole riconosciute dalla FIT con un programma composto da tre diversi livelli; mini tennis (6-10 anni); per fezionamento (10-14 anni); specializzazione (14-18 anni). Il lavoro di questi anni ha consentito di essere presenti e protagonisti in tutte le competizioni giovanili sia a livello individuale che a squadre con diversi atleti Due Ponti chiamati a far par te delle rappresentative regionali e nazionali. La stagione 2009/10 è stata coronata dal titolo regionale Under 16. A settembre 2010 è sta-
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pongono di introdurre le bambine alla tecnica della Danza Moderna attraverso diver tenti esercizi al suolo e nello spazio pensati per: la coordinazione e l’armonia del movimento, l’allungamento e la bonificazione della muscolatura, la mobilizzazione ar ticolare e la correzione della postura. Le lezioni di Danza Moderna, nel loro
to conquistato il primo titolo italiano del circolo nella categoria Under 16, nel 2011 il titolo regionale di Serie C e la promozione in Serie B e quest’anno il diritto a giocare il Campionato di A2. La scuola nuoto del Due Ponti, dopo 15 anni di attività, ha raggiunto numeri e obiettivi che testimoniano la qualità del lavoro svolto e la validità della didattica proposta. Attraverso l’acqua e nell’acqua (usata anche a scopo terapeutico in molti rami della medicine e della fisioterapia), gli allievi acquisiscono una motricità specifica, iniziando dai primi “rudimentali” movimenti, che permettono di raggiungere un’acquaticità di base, e arrivando alle tecniche più evolute dei quattro stili (delfino, dorso, rana, stile libero). Quest’anno c’è stato il debutto in Agonistica, con una compagine nata e cresciuta alla scuola Due Ponti, che ha ottenuto importanti risultati già al primo anno. I corsi di danza moderna si pro-
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aspetto artistico e in quello puramente atletico, si fondano su principi atti a sviluppare finalità differenti a seconda delle età e del conseguente sviluppo psico-motorio. Ogni anno, il corso è concluso da un saggio-spettacolo che, quest’anno, è stato organizzato al Teatro Ghione, registrando il “tutto esaurito”.
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VEIO SPORTING CLUB RISULTATI PASSATI E PROGETTI FUTURI Agosto, si sa, è il mese votato per eccellenza alla vacanza e allo “stacco” dalla routine quotidiana. Circostanza, questa, che in particolare nelle grandi città provoca alle lunghe stress e disordine organizzativo. Nei giorni centrali poi, caratterizzati peraltro da alte ed invivibili temperature, si ottiene uno svuotamento che, se a quella buona parte della popolazione urbana che per vari motivi è costretta a rimanere trasmette un senso di disagio e di abbandono, all’altra “metà della mela” consente finalmente di vivere la città in giusta “decompressione”, con la possibilità di gustare spazi e tempi come mai potrebbe accadere durante tutto il resto dell’anno. E’ quanto devono aver pensato i Presidenti Gennaro Leone ed Elio Paolozzi, quando hanno deciso che la chiusura per ferie del Veio, anche se per pochissime ore, non avrebbe mai dovuto impedire il godimento della sontuosa struttura di Via di Grottarossa. In quei giorni, i tanti soci rimasti in città si sono sentiti “proprietari” di un’area così sana e felice che mai si sarebbero potute rimpiangere ambiziose programmazioni di viaggi verso località tradizionalmente glamour. E siccome anche l’aspetto culinario non poteva non rappresentare quel valore aggiunto di cui il Veio si fa forza da sempre, ecco che l’emergenza (si fa per dire!) è stata superata dalla generosità e dall’estro del socio Pino Pirani il quale, complice l’assenza per ferie dell’intero staff del ristorante, si è impadronito delle cucine e ha regalato nei giorni 14 (a cena) e 15 (a pranzo) una “doppietta” di buffet di ferragosto all’inse-
gna del gusto e dell’abbondanza. Come sempre, quindi, un clima positivo, preludio ad una ripresa di stagione sempre più motivata e strategica. Il Veio Sporting Club, infatti, intende confermare e perfezionare tutti quegli obiettivi d’impresa che ne hanno fatto, negli anni, un Circolo amato e rispettato su tutto il territorio. Sono allo studio, e saranno proposti a breve, nuovi pacchetti promozionali rivolti ai vari target, a beneficio quindi sia di chi svolge un’attività prettamente agonistica, sia di
chi intende frequentare secondo i canoni ordinari. Così come saranno prese in considerazione attività di entertainment rispettose dei disegni di ampliamento culturale a cui il Veio si ispira. Si concretizzerà entro il prossimo mese, infatti, il progetto riguardante la programmazione di serate dedicate al jazz tradizionale (New Orleans, Dixieland e Swing), in una fase in cui la domanda di questo nobile genere musicale sembra non trovare in una grande città co-
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me Roma (constatazione amara ed incredibile!) adeguate risposte e soluzioni. Si è pensato così di affidare al socio Stefano Lefèvre il compito di studiare e pianificare eventi live ad hoc, con una calendarizzazione mirata che, soprattutto durante i week end da ottobre a maggio possa soddisfare le esigenze di un pubblico vasto (non soltanto soci del Club, quindi) ed affezionato da decenni a questo fenomeno musicale eternamente fresco e comunicativo.
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torneo Pezzana
Il Pezzana compie 36 anni
’estate sta finendo e un anno se ne va”. Cantavano così i Righeira negli anni ’80 e potrebbe essere così anche per il torneo Pezzana. Infatti quando il caldo sta oramai andando via da Roma, riparte la nuova stagione “calciottistica” del torneo più antico della capitale. Il 28 settembre alle ore 18 è stato aperto ufficialmente il sipario del torneo invernale. La conferenza stampa di apertura è stata utile per spiegare le tante novità
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di questa stagione, compresi alcuni cambi di formule. Dal 1978 il torneo Pezzana ha rappresentato e rappresenta la massima espressione del calcio a 8 romano, con tanti nomi noti e tanti vecchi amici che si ritrovano in campo. Consueto teatro dello spettacolo il Circolo della Polizia di via delle fornaci di tor di quinto, che ha rinnovato il sodalizio con il Pezzana anche per gli anni futuri. Una dimostrazione importante di come si continui a migliorare, sempre alla ricerca della massima soddisfazione di atleti e spettatori. Una soddisfazione che dovrà passare anche per il flair
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play, fiore all’occhiello della manifestazione. Il rispetto reciproco e la voglia di divertirsi devono essere i due ingredienti principali del torneo, come ha sottolineato il presidente Andrea Antenucci: “La voglia di alzare il livello è sempre costante ma nello stesso tempo vorremmo cercare di mantenere vivi i valori che hanno contraddistinto questa manifestazione sin dalle origini”. Come avviene oramai da diversi anni sarà sempre il gruppo arbitrale dall’US ACLI a dirigere tutte le gare della manifestazione. Una conferma importante per un gruppo che ha sempre fatto il proprio
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torneo Pezzana
Al via la nuova stagione “calciottistica” del torneo più antico della Capitale di Andrea Antenucci
dovere, nonostante un compito molto difficile. E poi tante le novità dal punto di vista della comunicazione, oltre a Sportclub, Corriere dello Sport, una nuova prestigiosa emittente radiofonica che seguirà ogni settimana il torneo: Rete Sport. E’ tutto pronto per scendere in campo. Le squadre si daranno battaglia nelle consuete categorie: Assoluti, Over 40 e Over 50. Tutte le compagini vorranno arrivare ad aprile, per continuare a cullare un sogno, quello di vincere il torneo Pezzana. Per tutti gli appassionati l’appuntamento è sul sito internet di riferimento: www.torneopezzana.com
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salute
Dott. Francesco Riso Medico Chirurgo Specializzato in Medicina Fisica e Riabilitazione Medico Sociale Catania Calcio (Resp. Riabilitazione)
Villa Stuart: Servizio di Fisioterapia e Riabilitazione
GLI INFORTUNI NEL CALCIO Calciatori alle prese con infortuni e traumi: focus sulle lesioni muscolari. Il diktat del Dott. Francesco Riso: “Vi sono fattori predisponenti come intensità di gioco ed eccessiva frequenza delle gare” di Paolo Brandimarte
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el calcio, gli infor tuni possono essere determinati da situazioni di sovrautilizzo o da episodi particolarmente traumatici, legati ad incidenti di gioco. Nel primo caso, l’atleta gioca e si allena in condizioni di sovraccarico: tessuti, muscoli ed ar ticolazioni sono sottoposti a continuo stress, privati della possibilità di recuperare adeguatamente. L’insorgenza di patologie a carico del calciatore può essere ricondotta anche ai terreni di gioco sconnessi ed irregolari, intensità di gioco e squilibri muscolari. Traumi, diagnosi e terapie, con il contributo del Dott. Francesco Riso, Medico Chirurgo Specializzato in Medicina Fisica e Riabilitativa a Villa Stuart; dal 2004 Medico Sociale del Catania Calcio (Responsabile della riabilitazione).
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salute
Dott. Riso, la maggior parte degli infortuni che si registrano nel calcio sono di origine muscolare. Come mai? “Le cause dell’alto numero di infortuni muscolari vanno ricercate principalmente nell’intensità di gioco, preparazione fisico – atletica inadeguata, alimentazione poco sana, condizione psichica di eccessivo stress, squilibrio tra muscoli agonisti ed antagonisti e controllo propriocettivo non ottimale”. Pesanti carichi di lavoro, terreni duri e velocità di gioco: da cosa dipendono gli infortuni? “Come già accennato, vi sono diversi fattori predisponenti, in grado di indurre in infortunio. A mio avviso, l’intensità di gioco e l’eccessiva frequenza con cui si disputano le gare tra campionato e coppe sono determinanti”. Tra i traumi più ricorrenti annoveriamo le lesioni muscolari. Di cosa si tratta? “Le lesioni muscolari possono essere determinate da un trauma diretto (meno frequente) o da un trauma indiretto. Nel primo caso, il dan-
no prodotto varia dalla semplice contusione fino alla rottura muscolare, in funzione della violenza del trauma e dallo stato di contrazione del muscolo. Nel trauma indiretto, in cui manca il contatto con una forza traumatica, si può ipotizzare un improvviso allungamento passivo del muscolo”.
tamento con fattori di crescita risulta particolarmente indicato per accelerare i tempi di recupero. Ad ogni modo, occorre limitare le con-
seguenze dell’azione lesiva sui tessuti interessati, prevenire i danni futuri e restituire l’atleta alla propria disciplina in tempi brevi”.
Una diagnosi corretta è fondamentale per ottenere un risultato clinico migliore e tempi di recupero più brevi. Quali gli esami disposti in caso di lesioni? “In genere, per una diagnosi strumentale delle lesioni muscolari si esegue l’ecografia muscolo – tendinea e/o la RMN, in grado di localizzare l’area della lesione e le relative dimensioni”. Qual è il trattamento privilegiato? “Il trattamento dipende dalla sede e dall’entità della lesione. Attualmente, dove vi è indicazione, il trat-
IL MEDICO RISPONDE linea diretta con specialisti in or topedia • fisiatria reumatologia • medicina dello sport • radiologia scienza dell'alimentazione
Scrivete a:
puerio@topphysio.it VILLA STUART SPORT CLINIC Via Trionfale, 5952 00136 Roma Tel. 06. 35528283 06. 35528297
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Il Dott. Francesco Riso, Medico Sociale del Catania Calcio - Foto Filippo Galtieri
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FRIULI-VENEZIA GIULIA NON SOLO... DINO ZOFF
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Il più forte portiere italiano, i successi sportivi e finanziari dell’Udinese Calcio, la gloriosa storia della Triestina e un omaggio al grande Nereo Rocco di Francesco Carci
li abitanti del Friuli-Venezia Giulia (poco più di un milione circa) non possono che essere orgogliosi per i successi sportivi, soprattutto calcistici, avvenuti nel loro territorio. Oggi, infatti, quando si deve prendere un modello da seguire nel calcio italiano, si fa sempre più riferimento all’Udinese Calcio della famiglia Pozzo, da più di vent’anni al timone della società. Correva l’anno 1986, infatti, quando l’ex presidente Lamberto Mazza cedette la società a Giampaolo Pozzo. E non era un momento felice per la squadra bianconera, al centro di uno scandalo scommesse e retrocessa in serie B dopo una forte penalizzazione imposta dalla giustizia sportiva (un tema purtroppo di cui si parla anche oggi, con altri protagonisti). Dopo le comprensibili difficoltà iniziali, l’Udinese riuscì a tornare in Serie A nella stagione 1995/1996 e da lì non retrocesse più. Anzi, iniziò una progressiva crescita che sta dando tuttora i suoi frutti. Va dato atto alla famiglia Pozzo, infatti, di essere stati i primi a costruire una politica calcistica basata sui giovani e sul potenziamento di piccoli campioni. Non potendo competere con le potenze del calcio italiano e internazionale, la strategia dell’Udinese è stata chiara: acquistare a basso prezzo giocatori di giovane età, dare loro il tempo di maturare calcisticamente e venderli a squadre più blasonate, incassando un gruzzoletto non indifferente. L’esempio più importante riguarda l’attaccante cileno Alexis Sanchez, acquistato quando era sconosciuto per poche migliaia di euro, rimasto qualche anno a Udi-
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ne e venduto la scorsa estate al Barcellona per più di 40 milioni di euro. Una plusvalenza niente male! Grazie al lavoro degli ottimi osservatori, che seguono i migliori giovani in tutto il mondo, dallo stadio “Friuli” di Udine sono passati tantissimi campioni. Il clamoroso, quanto sorprendente terzo posto nella stagione 1997/1998 con Alberto Zaccheroni in panchina (anno in cui il centravanti tedesco Bierhoff vinse la classifica dei cannonieri con ben 27 reti) e la doppia qualificazione ai preliminari di Champions League nelle ultime due stagioni testimoniano come il lavoro fatto bene e con attesa, alla lunga paga sempre. Il patron della squadra, Giampaolo Pozzo, sta cercando di portare questo modello vincente anche all’estero: fanno parte della “scuderia Pozzo”, infatti, anche il Granada, squadra che milita nella Liga spagnola, e, da qualche settimana, anche il Watford, squadra londinese della serie B inglese. Insomma, good luck Mister Pozzo! Il calcio friulano, tuttavia, non è solo l’Udinese. Merita un cenno anche la Triestina. Attualmente è un periodo drammatico per i tifosi biancorossi, visto che la squadra, a seguito del fallimento della società, non è stata iscritta ad alcun campionato professionistico e dovrà ripartire dell’Eccellenza. Una vicenda che doveva avere migliore sorte, se consideriamo la tradizione positiva della squadra del capoluogo friulano. E’ con Nereo Rocco che la Triestina, nei primi anni del secondo dopoguerra, visse i momenti più esaltanti della sua storia. Nella stagione 1947/1948, infatti, la squadra riuscì a classificarsi, a sorpresa, al secondo posto insieme a Milan e Juventus, seconda solo al Grande Torino dell’epoca.
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Passando agli altri sport, la pallacanestro ha vissuto un momento molto positivo a Udine, con la squadra friulana che ha militato costantemente nella Lega A di Basket fino al 2011. Sponsorizzata dalla Snaidero Cucine, la squadra con la tradizionale casacca arancione ha raggiunto per tre volte i playoff (l’ultima nel 2005/2006), ma è sempre stata eliminata al primo turno. Durante l’estate scorsa è purtroppo calato il sipario sulla “Pallacanestro Amatori Udine”, che non si è iscritta al campionato di Lega Due. In Friuli-Venezia Giulia, sono presenti strade e percorsi montuosi che si adattano perfettamente ai percorsi in bicicletta. E infatti, ogni anno, nel mese di Marzo, si svolge il “Giro del Friuli”, una corsa in linea maschile riconosciuta dall’Uci Europe Tour. L’edizione di quest’anno, però, non si è disputata a causa dell’arresto dell’organizzatore Gianni Biz. Ci si augura che l’edizione possa riprendere già dall’anno prossimo, in quanto è una delle corse migliori per preparare i corridori al Giro d’Italia ed è una corsa dove i giovani possono mettersi in mostra. Uno sport molto seguito e ricco di successi per la regione friulana è la pallamano. Infatti, l’A.S.D. Pallamano Trieste, con i suoi 17 scudetti, 6 Coppe Italia e una Handball Trophy, è la squadra più titolata d’Italia. Se si pensa ai personaggi celebri da associare alla regione friulana, nessuno più di Nereo Rocco merita un approfondimento. Nato a Trieste il 20 Maggio 2012 e soprannominato “el paròn” (il padrone), il Roch (questo era il suo vero cognome, di chiare origini austriache) viene tuttora ricordato come uno degli allenatori più bravi e
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regioni/5
La squadra di Pieris in una foto del 1961. Fabio Capello è il secondo in basso da sinistra.
rivoluzionari del calcio italiano. Fu lui, infatti, a inventare nel calcio il cosiddetto “catenaccio”, un modulo di gioco prettamente difensivo che, però, porto a risultati molto positivi. Dopo alcune brevi esperienze con la squadra della sua città, la Triestina, e con il Padova, Rocco fu chiamato dal Milan, dove, nella stagione 1961/1962, riuscì a vincere lo Scudetto al primo tentativo. Il centravanti di quella squadra era un certo Gianni Rivera. Nella stagione successiva, il Milan di Rocco vinse la prima Coppa dei Campioni grazie alla vittoria in finale contro il Benfica del grande Eusebio. Dopo tre anni alla guida del Torino, Rocco tornò al Milan nel 1967/1968 e vinse subito Scudetto e Coppa delle Coppe. Nella stagione successiva il Milan conquistò nuovamente la Coppa dei Campioni e nel terzo anno del “Rocco bis” arrivò anche la Coppa Intercontinentale grazie alla vittoria contro l’Estudiantes. Prima di tornare per la terza volta sulla panchina del Milan, ci fu un’esperienza non troppo positiva alla guida della Fiorentina. Con ben 787 presenze in panchina in serie A, Nereo Rocco vantava il record di presenze da allenatore, battuto nel 2006 da Carlo Mazzone, arrivato a quota 795. Per onorare la sua gloriosa carriera, lo stadio di Trieste è stato
La mostra Nereo Rocco
intitolato Nereo Rocco e anche la via dove è situato lo stadio “Euganeo” di Padova è stata intitolata al Paròn. Per concludere, un altro grande allenatore italiano è nato in questa regione. Si tratta di Fabio Capello, nato a San Canzian d’Isonzo il 18 Giugno 1946. Già la carriera da calciatore è stata più che positiva (Capello militò nella Roma, nella Juventus e nel Milan, dove concluse la carriera); ma i migliori risultati sono arrivati seduto in panchina, dove il tecnico friulano ha vinto praticamente tutto. Nel 1991, circondato da uno scetticismo generale per la sua pochissima esperienza in panchina, viene scelto dal Milan per sostituire Arrigo Sacchi, chiamato a dirigere la Nazionale. Un’eredità pesantissima che Capello seppe raccogliere. Anzi, con lui in panchina il Milan aprì uno dei cicli più vincenti della storia rossonera: quattro scudetti (di cui tre consecutivi) e una Champions League in cinque anni di attività. Nell’estate 1996, Capello lascia il Milan e viene chiamato dal Real Madrid, reduce da un campionato disastroso. L’allenatore friulano vince la Liga al primo tentativo, ma lascia i blancos per tornare al Milan, dove però non riesce a bissare i successi della prima esperienza. Nel 1999 Fran-
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co Sensi lo chiama per allenare la Roma e, nel secondo anno alla guida dei giallorossi, arriva il terzo scudetto della storia della squadra capitolina. Una squadra piena di campioni (Totti, Batistuta, Emerson e Cafù per citarne qualcuno), ma verrà ricordato come lo scudetto di Capello. Nell’estate 2004 diventa a sorpresa il nuovo allenatore della Juventus, dove riesce a vincere due scudetti in due anni (sono i famosi scudetti 2004/2005 e 2005/2006 revocati dalla FIGC per lo scandalo Calciopoli). In seguito alla retrocessione a tavolino dei bianconeri, lascia la Juve e torna al Real Madrid, dove vince subito la Liga. Il ritorno alla Casa Blanca dura, però, un solo anno a causa dei rapporti burrascosi con diversi giocatori della squadra madrilena. Dopo aver vinto praticamente tutto con le squadra di club, Capello inizia un percorso nuovo: nel Dicembre 2007, viene chiamato dalla Federazione Inglese per guidare la Nazionale dell’Inghilterra. Un percorso di luci e ombre, conclusosi a sorpresa lo scorso Febbraio, a tre mesi dall’Europeo, a causa di incomprensioni con i vertici della Federazione. Recentemente, Capello ha firmato un contratto di due anni con la Nazionale Russa. Un italiano “avversario” a Brasile 2014…
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Eberhard Bon Anniversaire! Centoventicinque anni a scandire ogni giorno il "nostro" tempo e da sempre al polso di quanti amano l'orologeria svizzera nonché la sua artigianalità. Centoventicinque anni in cui innovazione e tradizione hanno continuato ad andare a braccetto di Marco Oddino
berhard & Co. festeggia i suoi 125 anni con sobrietà, ma anche in grande stile con un modello speciale in edizione limitata, quale l'Extra-for t Roue à Colonnes Grande Date 125ème Anniversaire, un orologio decisamente af fascinante, già andato a ruba tra gli appassionati, caratterizzato da due referenze celebrative in versione acciaio e oro rosa sul cui quadrante spiccano i numeri arabi a ore 1, 2 e 5, simbolo di questa impor tante ricorrenza e da una massa oscillante scheletrata. La Maison conferma quindi la propria naturale inclinazione verso lo sviluppo tecnico mantenendo intatta la propria personalità e il for te spirito d'indipendenza, senza rinunciare al profondo legame con le origini e la tradizione. Eberhard & Co produce circa 15.000 pezzi all'anno ed è presente in circa 25 Paesi, dall'Europa agli Stati Uniti, dall'Estremo Oriente al Medio Oriente. Spor t Club ha incontrato il dott. Mario Peserico, Amministratore Delegato della filiale italiana dell’azienda, ecco cosa ci ha raccontato.
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Eberhard è uno dei marchi storici dell'orologeria svizzera, potrebbe illustrarci il cammino e la filosofia della marca di questi ultimi anni? Gli ultimi 15 anni hanno visto sempre più uno spostamento dei Marchi all’interno di grandi Gruppi ; in questo scenario Eberhard & Co. ha deciso di restare orgogliosamente "single"e indipendente e per farlo ha scelto di puntare su due aspetti fondamentali, in primis il Prodotto e il Servizio: continuando ad arricchire il primo di creativita' estetica e soluzioni tecniche e facendo del secondo una vera e propria filosofia aziendale a cui ciascuno, all'interno dell'Azienda, deve contribuire e su cui il Cliente (punto vendita o privato) deve essere certo di poter contare. Quest'anno la Maison festeggia i suoi 125 anni, quali attività e partnership sono previste per celebrare l'anniversario? Celebriamo 125 anni di passione ponendo come sempre il Prodotto al centro, in virtù di questo abbiamo realizzato un segnatempo celebrativo: l’ Extra-fort Roue à Colonnes GrandeDate, un esclusivo cronografo automatico dalle linee eleganti e armoniose prodotto in serie limitata. Per Eberhard il modello Extra Fort è "la pietra miliare" che ha dato il “la”/ispirato tutti i successivi sviluppi non
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Festeggiare un anniversario cosi importante non è da tutti, soprattutto quando negli anni si è riusciti a mantenere una filosofia ben precisa e degli standard qualitativi che da sempre hanno contraddistinto una marca rispetto alle altre, rafforzando nel tempo la fedeltà dei propri clienti
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solo nella cronografia, che resta tuttavia la nostra maggior specializzazione. Nell'ambito delle sponsorizzazioni il 2012 vede il rafforzamento della nostra presenza nelle gare di vetture storiche, un mondo molto affine con quello degli orologi: allo storico Gran Premio Nuvolari e alle "Mitiche di Bassano" abbiamo infatti aggiunto la “Coppa delle Alpi svoltasi a febbraio, "Terre di Canossa" e la "Mendola Mendel History" oltre a una serie di importanti gare di auto d’epoca. Inoltre, la grande novità di quest'anno, è una partnership con Audi legata al mondo della vela: sosteniamo infatti 3 imbarcazioni della classe Melges in un appassionante circuito di competizioni internazionali. Oggi più che mai bisogna puntare alle nicchie di mercato, come pensate di conquistare il
vostro consumatore sotto l'aspetto del prodotto e della comunicazione? In effetti, le nicchie devono essere il riferimento della comunicazione, in particolare di una Marca come Eberhard che, non certo per snobismo ma per dimensione produttiva ideale, non intende allargare indiscriminatamente la propria produzione. Il consumatore rimane sempre al centro della nostra attenzione proprio per questo motivo il prodotto mantiene quelle caratteristiche per cui i nostri appassionati ci scelgono e ci apprezzano e si arricchisce di elementi tecnico stilistici atti ad accrescere sempre più nel tempo la soddisfazione dei nostri clienti. Il servizio è un altro elemento fondamentale che curiamo con grande attenzione. La comunicazione si concentra su scelte e azioni mirate e coerenti, partendo dalle partnership
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e sponsorizzazioni e proseguendo con l’adv. Il giusto rapporto qualità prezzo, oltre alla cura del servizio, sono scelte di campo che da sempre Eberhard ha messo "on top" alle proprie scelte, qual'è la situazione attuale delle vendite in Italia ed all'estero, considerata la crisi che da tempo di accompagna? Eberhard è un marchio che coniuga prezzo corretto e alta qualita' con una grande attenzione all'estetica e proprio per questo mi piace pensare all'Italia come nostro mercato d'elezione. Quanto alle vendite, e' noto come la situazione economica in Europa non risparmi neanche l'orologeria ma lo e' altrettanto il fatto che altri mercati, il Far East, la Russia e il Middle East per quanto ci riguarda, abbiano una tendenza opposta.
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Chrono4, Tazio Nuvolari, Traversetolo: quale di questi incarna meglio lo spirito della Maison e perché? Direi che la risposta precedente anticipa un po' questa; aggiungerei l'8 giorni che è il compendio di una tutela della classicità abbinata a una profonda ricerca tecnica. Ognuna delle collezioni citate rappresenta Eberhard & Co. al 100% infatti i nostri clienti appassionati posseggono piu' di un nostro modello. Ogni Collezione ha alla base uno studio di personalizzazione e di identità, per alcuni modelli il design è depositato e gli studi di movimento brevettati. Quali sono i vostri principali competitor ed in che modo attraverso un processo di benchmarking pensate di contrastarli? I competitors sono diversi e molto noti ma, senza menzionarli, credo che Eberhard abbia
qualita' per confrontarsi con loro per tutte le ragioni che esponevo, non ultima la presenza ininterrotta sul mercato da 125 anni, fatto che ritengo costituisca un valore fondamentale e una rassicurazione in più per il cliente. In un mercato in cui il consumatore e' sempre piu' selettivo e attento credo che la cura del prodotto e il servizio siano le vere chiavi di apprezzamento di un Marchio e sempre meno lo saranno altri aspetti che con essi spesso contrastano. C'è un orologio della concorrenza che la affascina e che le dispiace non sia marchiato Eberhard? Mi affascinano tutti quelli che hanno qualcosa di nuovo e nello stesso tempo immediato; detesto tutti quelli che sono specchietti per le allodole.
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In generale preferite puntare sui pezzi "storici"? La nostra anima è duplice: innovazione e tradizione; quindi lavoreremo sempre sul nostro patrimonio ma anche su prodotti e sviluppi nuovi. Stiamo inoltre testando un nuovo trattamento che ci darà modo di presentare una linea molto accattivante, ma per il momento preferisco mantenere il riserbo. Non riesce a darci qualche anteprima e "chicca" sui progetti futuri dell'azienda e relativamente al lancio di nuovi modelli? Alcune novità le abbiamo presentate nel corso dell'ultimo Salone Internazionale di Basilea come il nuovo Tazio Nuvolari con data. Altre arriveranno e tra queste (e' l'unico indizio che le posso dare) un Chrono 4 Geant "extra strong" che è in fase di test, ne ho visto un prototipo e sara' un orologio bellissimo.
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“JUST IN TIME”
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I due assi nella manica di BMW Motorrad per la “Urban Mobility”, il C 600 Sport e il C 650 GT
uoversi nella “urban jungle” delle metropoli contemporanee sta diventando, ogni giorno di più, una sfida che mette a dura prova la pazienza e l’agilità di noi driver. Le cose vanno cer tamente meglio quando parliamo di scooter perché ci consentono straordinarie vie di fuga per centrare i nostri obiettivi quotidiani. Ne citiamo uno su tutti, il più diffuso e condiviso: arrivare “just in time” in ufficio! Da questo punto di vista, la mobilità urbana diventerà sempre più impor tante nel prossimo futuro, addirittura un “must” per chi abita e vive la propria quotidianità lavorativa e individuale nelle metropoli. Noi driver vogliamo scooter che siano pratici, veloci, sicuri e che garantiscano anche una buona dose di diver timento di guida. Nessuno, meglio di BMW Motorrad, interpreta le crescenti esigenze della “Urban Mobility” con soluzioni efficienti, innovative e di grande appeal. Il focus di BMW Motorrad è sempre stato quello di realizzare un veicolo che fosse in grado di sfruttare al meglio gli spazi urbani disponibili senza rinunciare al piacere della guida su due ruote. La risposta è arrivata con BMW C 600 Spor t e BMW C 650 GT, i due maxi scooter BMW dotati di caratteristiche tecniche eccezionali e di un design dinamico e contemporaneo. Con questi due modelli BMW Motorrad fa il suo ingresso nel segmento premium dei maxi-scooter raggiungendo un obiettivo chiave: unire le eccellenti caratteristiche di guida di una moto con l’agilità, la praticità e il comfor t tipico di uno scooter. BMW Motorrad ci regala così un’esperienza di guida innovativa e dinamica. Non è tutto, perché i concept strategici alla base dei due
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modelli consentono anche di soddisfare due tipologie di target. La Casa di Monaco ha infatti pensato di dedicare il BMW C 600 Spor t ai piloti dotati di un’indole più spor tiva e il BMW C 650 GT a tutti coloro che privilegiano il comfor t. Il tutto ideato e creato all’insegna dell’eccellenza che il linguaggio formale di BMW Motorrad incarna da sempre. Grazie a un design dalle linee innovative, i due maxi-scooter sono già diventati “benchmark” di segmento. Per il lancio del BMW C 600 Sport e del BMW C 650 GT, BMW Motorrad ha messo a punto
un motore bicilindrico di 647 cm3 nuovo di zecca. Il motore di entrambi i modelli con i suoi 60 CV sviluppa una potenza nominale di 44 kW a 7.500 giri al minuto ed una coppia massima di 66 Newtonmetri a 6.000 giri al minuto. Inoltre, grazie al sistema CVT (Continuously Variable Transmission) integrato, la trasmissione di potenza risulta fluida e grintosa quanto basta per ricordarci che stiamo guidando un maxi-scooter targato BMW Motorrad. I motori del BMW C 600 Spor t e del BMW C 650 GT sono alimentati da un sistema ad iniezione elettronica con distribuzione
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a 4 valvole per cilindro e 2 alberi a camme in testa, mentre la lubrificazione è garantita da un car ter a secco con doppia pompa dell’olio. Per rispondere alle norme antinquinamento Euro 4 i due maxi-scooter montano già un apposito catalizzatore con sonda a lambda. In BMW Motorrad hanno pensato anche a garantire agilità straordinaria e massima stabilità di guida – su percorsi urbani o autostradali – dotando i due modelli di un telaio ad alta resistenza torsionale che, unito al motore bicilindrico in linea come elemento portante, favorisce la stabilità ed esalta la precisio-
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ne di guida. Al comfort e alla sportività ci pensano invece la forcella upside-down (con steli di 40 millimetri) e l’ammor tizzatore posteriore collocato orizzontalmente sul lato sinistro, mentre la sicurezza in frenata è garantita dai doppi dischi anteriori e da quello singolo posteriore – entrambi con un diametro di 270 millimetri – e dal sistema BMW Motorrad ABS di serie. Grande innovazione anche nella strumentazione: il BMW C 600 Spor t e il BMW C 650 GT sono dotati di un grande schermo LCD con tachimetro analogico e contagiri integrati e creati per essere estremamente chiari e leggibili. Inoltre, per la prima volta, BMW Motorrad rende disponibile come optional il sistema di illuminazione a LED per le luci con funzione Way-Home. Chiudiamo con un plus davvero interessante: il BMW C 600 Spor t è infatti equipaggiato con il sistema BMW FlexCase che permette di aumentare la capienza del vano sottosella in modo da ospitare 2 caschi integrali. Una comodità impareggiabile per chi guida in città. Benvenuta “Urban Mobility”!
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Mii piaci da impazzire
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Un successo annunciato per la “piccola dal cuore spagnolo e tecnologia tedesca”: sta riscuotendo grande curiosità tra i giovani trend setter e fa l’occhiolino alle ragazze più glamour di Marco Oddino
a piccola Mii ha tutte le carte in regola per diventare la compagna ideale in città, dove praticità, sicurezza e spazio diventano fondamentali, ma non solo” ha spiegato Stefano Sordelli, Responsabile Marketing della SEAT Italia. Simpatica sia nella forma, è puro design, che nei colori (Bianco Candy, Giallo Sunflower, Rosso Tornado, Blu Notte, Argento Riflesso, Nero Assoluto e Argento Foglia, oltre che nella vernice metallizzata speciale Tribu), “la citycar Mii è par ticolarmente versatile nella guida e le dimensioni supercompatte la rendono molto maneggevole in tutti gli spostamenti” ha aggiunto Sordelli. La “piccola” di Casa SEAT si sta imponendo
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nel segmento A come la vera rivelazione del 2012… anche nel prezzo, par ticolarmente accattivante e competitivo, a partire da 7.900 Euro. “Per poter of frire ai nostri Clienti un prodotto ancora più appetibile, abbiamo sviluppato la formula SEAT senza pensieri, che con una rateizzazione di 4 euro al giorno include agevolazioni quali la manutenzione ordinaria, l’assicurazione fur to incendio, la radio, il clima e tanto altro. Tutto incluso nel prezzo” aggiunge Sordelli. La Mii si propone principalmente a un target femminile, attento alle mode e pronto sempre a stupire: due versioni, 3 e 5 porte, e due allestimenti decisamente di appeal, la Reference e la Style, per accattivare le sue Clienti. Il volante regolabile in altezza, gli airbag laterali e gli attacchi Isofix per i seggiolini dei
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bimbi con Top Tether oltre al sedile posteriore abbattibile sono alcuni degli equipaggiamenti standard su entrambe le versioni. La linea Reference comprende due poggiatesta per i passeggeri posteriori, la coper tura del vano bagagli e la predisposizione radio con due altoparlanti e lâ&#x20AC;&#x2122;antenna al tetto. Mentre l'allestimento Style offre di serie dotazioni quali gli alzacristalli elettrici, la chiusura centralizzata e i gusci degli specchietti retrovisori esterni e le maniglie delle por tiere in tinta con la carrozzeria. La motorizzazione 1.0 benzina 3 cilindri con cambio manuale 5 rappor ti è disponibile con potenze da 60 e 75 CV. Il cambio automatico sequenziale sarĂ of fer to sulla versione
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più potente, mentre la 1.0 68 CV a metano sarà abbinata al cambio manuale a 5 rapporti. Ma non finisce qui perché la Mii offre ampie possibilità di personalizzazione, incontrando le più stravaganti esigenze dei ragazzi d’oggi. Infatti, per chi preferisce puntare su una SEAT Mii dal carattere ancora più elegante o più spor tivo, è possibile scegliere tra due pacchetti, “Chic” e “Spor t”, che caratterizzano al massimo sia la carrozzeria, che gli interni. Molte sono le comodità e gli equipaggiamenti offerti di serie: gli specchietti esterni riscaldabili e regolabili elettricamente, i cerchi in lega e il volante rivestito in pelle. La radio CD con 6 altoparlanti e alcuni dettagli cromati conferiscono un tocco speciale alla versione “Chic”, mentre per aumentare ulteriormente il dinamismo della versione “Sport” sono previsti i vetri oscurati, i fari fendinebbia e le sospensioni spor tive. Fra gli optional anche il fantastico tetto panoramico e un innovativo sistema interattivo, quale il SEAT Por table System, un dispositivo unico touchscreen da 5” e comandi vocali che non solo funge da sistema di navigazione, e a seconda delle diverse esigenze potrà indicare il percorso più veloce nel traffico, la stazione di rifornimento più vicina e il ristorante migliore, ma anche da computer di bordo integrato con la vettura. Bluetooth per parlare al telefono ed ascoltare gli sms, radio CD/mp3 con la possibilità di visualizzare le coper tine degli album completano i plus di questo strumento por tatile che sarà sicuramente apprezzato dalla Clientela più giovane. La city car SEAT è tutta da scoprire, quindi non rimane che andarla a provare da Stemacwagen Roma – Via Serracapriola, 48 all'uscita 17 del Gran Raccordo Anulare. Info e prenotazioni test drive: 06 20610137
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FIAT 500L Tecnologie all'avanguardia, spazi davvero ampi ed un look quantomeno fuori dal comune, questa è la nuova 500L di Riccardo Cacace
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La rivista mensile CAR ha provato l’ultima novità dell’azienda italiana
n tutta sincerità, a me la nuova 500L non piace per niente, forse devo semplicemente abituarmi alle sue linee particolarmente fuori dal comune, o forse non mi piacerà mai. Come da protocollo questa poliedrica mini-tuttofare è stata presentata a Torino, il 4 luglio, cioè precisamente 55 anni dopo la sua antenata e a 5 anni dall'apparizione sul mercato della 500 moderna, il modello da cui deriva. Anche se non ufficialmente, la 500L riparte da dove la vecchia 600 Multipla aveva interrotto il suo cammino, quando alcuni decenni fa aprì la strada, magari inconsapevolmente, ad una nuova categoria di mini-monovolume capaci di offrire una grande abitabilità e un piano di carico capiente uniti ad ingombri quanto più possibile contenuti. Quindi 500L coniuga storia e tradizione con una buona dose innovazioni, sia dal punto di vista tecnologico che funzionale. Infatti è stata sviluppata intorno a tre concetti base: Large, Light e Loft, tra i quali proprio l'ultimo potrebbe giustificare un design così anticonvenzionale. Il termine Loft non solo richiama uno spazio
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aperto e moderno, ma anche un concetto di arte contemporanea, da sempre difficilmente inquadrabile in schemi prestabiliti e facilmente suscettibile di apprezzamenti estetici quanto mai diversi, e difatti la nuova 500L ha un look tutto suo, che ad onor del vero richiama forse troppo da vicino le linee della Mini Countryman, ma allo stesso tempo riesce a rielaborare in chiave moderna le linee di uno dei modelli più iconici della storia dell'automobile italiana, e anzi, creando un modello che sfugge all'inquadramento nei settori del mercato moderno. I richiami alla 500 si limitano ai proiettori anteriori sdoppiati e all'impatto visivo generale della parte anteriore, mentre già il paraurti, le minigonne laterali ed il posteriore sono specifici ed inediti. La linee del tetto naturalmente sono state ridisegnate per coniugare i pregi di un monovolume con l'aspetto da piccolo SUV. Vedendola da fuori, dunque, l'impatto visivo è assicurato, non fosse altro per la “presenza” scenica, che va oltre le valutazioni estetiche personali. Forme e volumi completamente rivisti rispetto ad una 500 convenzionale, che hanno permesso alla 'L' di vantare la miglior abitabilità della
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categoria in termini di rapporto tra spazio interno e dimensioni esterne, garantendo comunque un bagagliaio 400 litri in configurazione standard, con la possibilità di reclinare le sedute posteriori per aumentare ulteriormente la capacità di carico. Più Large di così. Gli interni, naturalmente ben più spaziosi rispetto all'angusto spazio offerto dalla 500, possono essere personalizzati con 1.500 configurazioni diverse ed offrono un pacchetto tecnologico all'avanguardia, che va dal touch screen da 5” per il controllo dei sistemi multimediali al sistema audio sviluppato in collaborazione con la Beats Audio. La luminosità interna è garantita dalla vetratura a 360° e dal generoso tetto in vetro, che neanche a dirlo, è il più grande della categoria. Nell'insieme sono tecnologici e rifiniti, obiettivamente sono il vero punto di forza della 500L. Ed è proprio negli interni che si esprime il concetto di Light, inteso come semplicità e spensieratezza, nonché facilità di utilizzo e possibilità di migliorare la vita, anche se forse in quest'ultima accezione Mamma Fiat ha un po' esagerato. Tutto sommato, però, l'idea di inserire una macchinetta del caffè nella plancia potrebbe rivelarsi l'invenzione del secolo, ed effettivamente potrebbe aiutare più di quanto si possa immaginare...inoltre il sistema eco:Drive LIVE invia dei veri e propri consigli personalizzati al guidatore, formulati in base all'analisi del proprio stile di guida, che permettono di ridurre fino al 16% consumi ed emissioni. Ecco, questo mi piace. L'offer ta comprende tre motorizzazioni, ma la scelta migliore rimane in ogni caso il 0.9 Turbo TwinAir da 105 CV, il più potente ma allo stesso tempo il più ecologico, capace di far registrare emissioni di CO2 pari a soli 112 g/km. Le alternative sarebbero un 1.4 benzina ed un 1.3 Multijet 2, ma nel 2013 è previsto l'arrivo di una versione a metano, sul Turbo TwinAir. Su strada il piccolo 875cc non permette prestazioni da cardiopalma, ma la giusta elasticità per i lunghi viaggi autostradali a velocità di crociera ed una brillantezza adeguata per affrontare i percorsi cittadini. Scordatevi le prestazioni, 180 km/h sono il massimo che può offrir vi, ma almeno consuma poco. Con 333 possibili configurazioni tra allestimenti, colori per la carrozzeria, cerchi e tetto, le possibilità di personalizzazione dovrebbero permettere alla 500L di conquistare una fetta piuttosto ampia di mercato. Se solo il look fosse stato più convincente Fiat avrebbe sicuramente fatto il colpaccio, e comunque non è detto che non sarà così. Staremo a vedere.
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motori
INFINITI FX30DS Scheda tecnica Prezzo 15.550 Euro Motore Benzina da 875 cc, 105 cv a 5.500 giri/min, 145 Nm a 2.000 giri/min Trasmissione Manuale a 6 rapporti, trazione anteriore Prestazioni 0-100 km/h in 12,3 secondi, 180 km/h, 20,8 km/l, 112 g/km Peso 1.260 kg In vendita Ora
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formula 1
Formula 1, è partita la lunga volata
opo l’estate europea e la prima gara oltreoceano il quadro del mondiale, che terminerà il 25 novembre sul circuito di Interlagos in Brasile, a prima vista sembra alquanto scontato. In realtà non lo è affatto. Fernando Alonso sta guidando in maniera incredibile, spesso andando oltre i limiti della sua Ferrari. La scuderia di Maranello ha colmato in maniera impor tante il gap con i rivali e l’asturiano gode di un buon vantag-
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gio in classifica. Ma non è così scontata la vittoria finale. La Ferrari in realtà non è mai stata la monoposto più competitiva del lotto e solo la bravura di Fernando, unita alla sua capacità di massimizzare i risultati in tutte le condizioni, hanno saputo creare un divario significativo con i diretti rivali. In tutto questo va considerato che fino a metà campionato, è stato un mondiale strano, stabilizzatosi solo intorno alla decima gara; un campionato che ha visto sette vincitori diversi nei primi sette Gran Premi: tutto questo ha
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creato una situazione che la prima guida Ferrari ha saputo sfruttare con abilità. Ora però i valori in campo si stanno delineando in maniera più netta e la scuderia di Maranello non è riuscita, con gli ultimi step evolutivi, ad essere efficace come La Red Bull e la McLaren. La Red Bull, che può proporre come vero antagonista per il titolo il bicampione del mondo Sebastian Vettel, è caduta in una crisi di prestazioni e soprattutto di affidabilità anche se, come trova circuiti congeniali, riesce come a Singapore a dire la sua e vin-
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formula 1
La Ferrari di Alonso, la Red Bull di Vettel e la McLaren di Hamilton favorite per la vittoria finale di Giulio Scaccia
cere. Vettel in certe condizioni è sempre molto veloce ed il terzo mondiale potrebbe non essere una chimera. L’altro pilota, Mark Webber, come è per lui solito, si è perso durante la stagione. La McLaren invece ha messo a posto la sua vettura ed ha infilato tre vittorie di fila e, con Lewis Hamilton, veloce e finalmente regolare, rappresenta un pericolo per Fernando Alonso. L’anglocaraibico campione del mondo 2008 è pilota velocissimo, aggressivo e temibile in tutte le situazioni. Ora che ha trovato anche la regolarità, diventa un
avversario temibilie. Jenson Button invece, sembra davvero tagliato fuori. Peccato per l’inglese dalle ottime qualità. In questo campionato ha perso una dote a lui riconosciuta: la regolarità nel rendimento. La cosa che deve soprattutto far tenere alta l’attenzione in casa Ferrari è la bontà della McLaren, vincente su piste con caratteristiche diverse, bontà della vettura ovviamente unita alle doti dei suoi piloti. Unico tallone di Achille una fragilità che si manifesta quasi ad ogni Gran Premio. La vettura ha appiedato Button a Monza ed Hamilton a
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Singapore mentre era in testa. Il recente annuncio dell’abbandono di Hamilton a favore della Mercedes, vedremo se produrrà poi delle scelte in seno alla scuderia. Un ulteriore incomodo, ma probabilmente solo in termini matematici, è il rientrante Kimi Raikkonen con la sua Lotus. L’ex campione del mondo con la Ferrari non ha mai vinto, ma ha collezionato una serie di piazzamenti importanti che lo tengono a ridosso dei primi. La lunga volata è lanciata. I tifosi della Rossa possono davvero sperare. Ma non illudersi. Non è affatto finita.
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sport&turismo
Kayak, tra celebritĂ e anonimato
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sport&turismo
IL VIAGGIO Periodo: da ottobre a maggio Durata: 2 settimane Livello di difficoltà: basso Caratteristiche principali: Molte strutture alberghiere, possibilità di diversi tour ecologici
Ci sono i... cosidetti sport olimpici... che riflettono di luce propria una volta ogni quattro anni. Daniele Molmenti con il suo trionfo ha cambiato la storia di Luca Parmigiani
e Olimpiadi hanno come peculiarità principale quella di por tare alla ribalta degli spor t che sono poco conosciuti alla maggior par te delle persone. Durante l’anno solare, infatti, si è soliti parlare degli spor t che hanno più appeal tra l’opinione pubblica, come calcio, basket e tennis. Il 1 agosto del 2012, gli italiani invece hanno potuto conoscere, grazie a Daniele Molmenti, il kayak. L’atleta azzurro, infatti, ha vinto la medaglia d’oro nel giorno del suo compleanno nella specialità K1 ripor tando il tricolore in cima al podio venti anni dopo Pierpaolo Ferrazzi, suo attuale allenatore. La conquista del metallo più pregiato non è stata l’unica soddisfazione di Molmenti, già campione del mondo 2010 e campione europeo 2011 nel kayak, visto che l’atleta friulano, che si è disegnato da solo la propria canoa, è stato il por tabandiera nella cerimonia conclusiva di Londra 2012. Il kayak, che letteralmente significa “barca degli uomini”, nasce nelle gelide terre dell’Ar tico, dove gli Inuit si costruivano da soli queste imbarcazioni con il legno che il mare riportava a riva e che servivano per la sopravvivenza, per la caccia e per gli spostamenti. Con il tempo, ovviamente, le imbarcazioni hanno subito impor tanti modifiche, adeguandosi alle
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esigenze dell’epoca moderna: ora infatti ci sono diversi parametri ai quali fare riferimento, come la lunghezza, la cur vatura dello scafo e la forma dello stesso. Per fare un esempio sulla lunghezza, per navigare in acque bianche, come quelle dei fiumi, l’imbarcazione deve misurare al massimo 2,50 metri per offrire la maggiore manovrabilità possibile. A spiegarci bene il kayak e tutte le sue caratteristiche ci pensa Pier Lorenzo Puglisi, addetto stampa della Federazione Italiana Canoa Kayak, gentilmente ospite in esclusiva ai microfoni di Spor t Club: “La canoa ha diverse specialità: la velocità di Josefa Idem e lo slalom di Molmenti sono le due specialità olimpiche. Poi ci sono la discesa, quella che si fa in ambienti naturali; la maratona sulle lunghe distanze, 37-38 km, che di soliti sono circuiti (i prossimi Mondiali si sono svolti dal 21 al 23 settembre a Roma ndr); poi c’è la canoa polo, una sor ta di pallanuoto fatta in canoa. Il kayak è una barca particolare della canoa: nel kayak si sta seduti con una pagaia con due pale, mentre in quella canadese si pagaia in ginocchio e c’è un remo con una sola pala. In mare aper to esiste un kayak par ticolare, chiamato kayak marino, un po’ più grande, dove dentro caricano anche le tende”. Per quanto riguarda la diffusione in Italia e all’estero, Puglisi precisa: “Ha una diffusione maggiore al Nord Italia, per moti-
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sport&turismo
vi di distribuzione di fiumi e laghi maggiore rispetto al Sud, per cui buona par te delle associazioni italiane sono distribuite tra Veneto, Lombardia e Piemonte. Fuori dalla nostra Penisola è diffuso in molti luoghi, come in Centro Europa e in Nord America”. Proprio collegato all’America, un posto molto attraente è Playa del Carmen, situata nella zona nord-orientale del Messico che si affaccia sulla costa dei Caraibi. Questa zona, nota per il considerevole aumento di popolazione negli ultimi anni, ha conosciuto altresì un rapido sviluppo turistico grazie al clima
gradevole e alla capillare presenza di strutture alberghiere, le quali offrono una grande varietà di ser vizi per i turisti. Tutta la zona di Playa del Carmen, che si trova nello stato Quintana Roo, è adatta per diversi spor t acquatici come il già citato kayak ma anche per lo snorkeling e le organizzazioni locali offrono tutte le informazioni sui percorsi da fare e sulle attrezzatture da indossare. La caratteristica che rende Playa del Carmen diversa dalle altre zone come Cancun e Tulum è la presenza di molti tour ecologici con annessa visita ai tanti siti archeologici del luogo. So-
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no disponibili, infatti, diversi pacchetti di viaggio con possibilità di escursioni che permettono sia di visitare la storica civiltà dei Maya che vivere l’esperienza della canoa nelle meravigliose acque della costa. E’ proprio questo par ticolare, infatti, a rendere la canoa più bella agli occhi di chi si avvicina a questo spor t, parola di Pier Lorenzo Puglisi: “C’è tantissima pratica amatoriale e turistica in tutti i posti, come fiumi, laghi e mare. Per uno che non fa il livello agonistico la cosa più bella è il contatto con l’acqua e con la natura”. C’è da credergli.
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IL KAYAK Diffusione in Italia: specialmente al Nord (Piemonte, Veneto e Lombardia) Diffusione allâ&#x20AC;&#x2122;estero: Francia, Ungheria, Finlandia, Germania, Polonia, Rep.Ceca, Nord America Dove nasce: nel Polo Artico dal popolo Inuit Risultati recenti: Molmenti medaglia dâ&#x20AC;&#x2122;oro a Londra 2012
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fitness
a cura di Antonella Longo Personal Trainer www.antonellalongo.com - info@antonellalongo.com
Il magro è bello quando è forte In un passato non troppo lontano imperava la convinzione che per dimagrire fosse necessario sottoporsi a diete affamanti e ad allenamenti lunghissimi con carichi eccedenti er for tuna i tempi sono cambiati. Nell'era del functional training, mettersi a dieta non significa privarsi dei piacere della buona tavola e allenarsi non vuol dire sovraccaricare il corpo con pesi e ripetizioni infinite di esercizi aberranti e noiosi. Oggi, la parola d'ordine è benessere e il benessere fisico può essere facilmente raggiunto solo quando l'allenamento si trasforma in un una pausa di divertimento, studiata su misura per rispondere alle proprie personali esigenze. A tal proposito, le alternative offer te dalle tecniche di functional traning sono diverse. Io scelgo il TRX e i Kettlebells, spesso in associazione. Mantenere la forma fisica non è più un sacrificio ma un gioco capace di condizionare positivamente anche il tono dell'umore. Un gioco che appaga i sensi e tempra il corpo e lo spirito attraverso l'associazione di allenamenti dai ritmi sostenuti e variabili a diete equilibrate basate sulla qualità degli alimenti. E' questa la tendenza più for te che si registra in questo momento nel mondo del fitness. Il segre-
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to sta nel trovare il giusto equilibrio sia a tavola che in allenamento. Inutile saltare i pasti e star lì davanti al pallottoliere a contar calorie nella speranza che un carico sempre crescente in palestra faccia il miracolo. Quel che è cer to è che non esiste un protocollo standard. Ogni individuo è un universo a sè e l'alimentazione e i programmi di allenamento vanno personalizzati e studiati per rispondere alle esigenze del singolo. Assolutamente consigliato, affidarsi a dei professionisti capaci di trovare il giusto compromesso. "Magro è bello" nella misura in cui magro significa anche for te e sano. L'unico imperativo: associare una dieta equilibrata ad un allenamento costante che non punta all'aumento della circonferenza del muscolo ma al diver timento e al benessere totale dell'individuo. Il functional training risponde a questo imperativo attraverso l'ottimizzazione delle attività a corpo libero e di coordinamento. Il reclutamento di più gruppi muscolari in un singolo gesto por ta a risultati evidenti fin dalle prime sedute di allenamento sia sul piano atletico che fisiologico. L'utilizzo del proprio peso come carico in
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fitness
instabilità o/e l’utilizzo di attrezzi come i kettlebells, con conseguente coinvolgimento del core, e tempi di recupero ridotti permettono di mantenere alto il metabolismo gravando molto meno sulle ar ticolazioni e la schiena. Alternare esercizi di tonificazione ad attività di cardio a corpo libero, senza mai trascurare l'inserimento di qualche esercizio di stretching posturale da utilizzare come recupero, con un'intensità almeno pari a 10 MET's (Metabolic EquivalenT) o più, assicura una diminuzione del grasso viscerale
con conseguente modellamento del corpo nei punti più critici. L'allenamento a bassa intensità e lunga durata ser ve più a logorare le ar ticolazioni e a demoralizzare le persone. Tutto ciò può suonare for te e provocatorio, ma diversi studi di settore (International Journal of obesity, 2007) attestano che una buona educazione alimentare associata al functional training è la risposta più veloce per ridurre la massa grassa e assicurare al corpo il giusto equilibrio tra forma e benessere globale.
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di Giuliano D’Ambrosio Consigliere Lazio Federazione Italiana Rugby
L’Italia è medaglia d’argento per la longevità a City olimpica, diventa la sede del più importante Congresso Internazionale di politica sanitaria mai realizzato. Più di 250 esper ti provenienti da 25 Paesi, inclusi ministri e rappresentanti delle Istituzioni al più alto livello, si sono incontrati nella capitale inglese per affrontare temi che interessano direttamente la popolazione mondiale, dall’invecchiamento alle nuove tecnologie. Bisogna garantire a tutti i cittadini del mondo l'accesso alla cure. L’innovazione e la promozione di stili di vita corretti, che includano lo spor t e una dieta equilibrata, rappresentano la chiave per sconfiggere l’epidemia di malattie croniche, che potrebbe mettere in ginocchio i sistemi sanitari di tutti i Paesi. Oggi l’11% della popolazione mondiale ha più di 60 anni, si calcola che nel 2030 questa percentuale salirà fino al 17% e nel 2050 al 22%. E l’Italia si colloca ai ver tici della classifica della longevità: è il secondo Paese al mondo, dopo il Giappone, per aspettativa di vita”. In base alla “Relazione sullo Stato Sani-
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tario del Paese 2009-2010” del Ministero della Salute gli italiani vivono sempre più a lungo: dei 60.626.000 abitanti censiti al primo gennaio 2011, ormai oltre uno su cinque (il 20,3%) ha più di 65 anni, mentre i giovani fino a 14 anni sono il 14% e la popolazione in età attiva (15 64 anni) è pari a meno dei due terzi del totale. La speranza di vita alla nascita è pari a 78,8 anni per gli uomini e a 84,1 per le donne. Ma, in base ai dati Istat, la percentuale di sedentari nella popolazione italiana è del 38,3%: si tratta di più di 22 milioni di persone che dichiarano di non praticare attività fisica nel tempo libero. “Lo spor t e una dieta sana – spiega il prof. Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), invitato al meeting dal primo ministro inglese David Cameron - rappresentano gli strumenti per mantenersi in salute e sconfiggere le malattie croniche legate a stili di vita sbagliati, come il diabete, i tumori e le patologie cardiovascolari. È dimostrato che lo spor t riduce in modo notevole le possibilità di sviluppare un cancro: infatti i sedentari hanno una probabilità del 20-40% suph Luca d’Ambrosio
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A Londra, durante le Olimpiadi, si è svolto il più grande meeting internazionale sulla salute dove si sono riuniti nel Global Health Summit esperti da tutto il mondo ph Luca d’Ambrosio
periore di ammalarsi. La prevenzione attraverso l’attività fisica deve entrare nell’agenda dei governi di tutto il mondo. I campioni olimpici possono costituire modelli da seguire per le generazioni più giovani, che hanno, rispetto alle precedenti, una notevole aspettativa di vita. “Il nostro sistema sanitario funziona – continua il prof. Pecorelli -, perché garantisce le cure a tutti i cittadini. Il CONI e la Federazione Medico Spor tiva Italiana sono attivi con progetti impor tanti ma è necessario che tutte le Istituzioni si impegnino di più per far comprende i rischi legati alla sedentarietà. Anche l’innovazione, che include sia i nuovi farmaci che le tecnologie, è essenziale perché da un lato permette di curare i malati, dall’altro di sviluppare i sistemi economici dei Paesi. Solo così i sistemi sanitari potranno superare la sfida della sostenibilità”. I temi affrontati nel Global Health Summit spaziano dalle cure primarie alla salute materno-infantile ai moderni modelli di sviluppo fino al finanziamento dei sistemi sanitari. Il meeting, che si svolge nel prestigioso Guildhall Palace (Gresham Street), è rea-
lizzato in collaborazione con l’Imperial College London ed è presieduto da Lord Green of Hurstpierpoint, Ministro di Stato inglese per il Commercio e gli Investimenti, e dal Professor Lord Darzi di Denham, presidente dell’Institute of Global Health Innovation all’Imperial College London, già ministro della sanità inglese e chirurgo di fama mondiale. “In Italia – sottolinea il prof. Pecorelli - abbiamo avviato un progetto vir tuoso, ‘Il ritratto della salute’, che riunisce le principali Società scientifiche italiane con l’obiettivo di promuovere e diffondere la corretta comunicazione e la ‘medicina dei sani’, fondata sulla comprensione dei bisogni per fornire corrette informazioni e strumenti idonei per adottare stili di vita adeguati”. Circa il 60% della popolazione mondiale è al di sotto dei livelli raccomandati di attività fisica. In base ai dati delle Nazioni Unite nel 2008 sono mor ti 57 milioni di persone, 36 (il 63%) a causa di malattie croniche. Si calcola che entro il 2030 questa cifra salirà a 52 milioni. “È necessario – conclude il prof. Pecorelli – che i governi agiscano quanto prima per frenare questa epidemia”.
AIFA L’Agenzia Italiana del Farmaco è l’autorità nazionale competente per l’attività regolatoria dei farmaci in Italia. E’ un Ente pubblico che opera in autonomia, trasparenza e economicità, sotto la direzione del Ministero della Salute e la vigilanza del Ministero della Salute e del Ministero dell’Economia. Collabora con le Regioni, l’Istituto Superiore di Sanità, gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico, le Associazioni dei pazienti, i Medici e le Società Scientifiche, il mondo produttivo e distributivo. Nello specifico: • garantisce l'accesso al farmaco e il suo impiego sicuro ed appropriato come strumento di difesa della salute • assicura la unitarietà nazionale del sistema farmaceutico d'intesa con le Regioni • provvede al governo della spesa farmaceutica in un contesto di compatibilità economico-finanziaria e competitività dell'industria farmaceutica • assicura innovazione, efficienza e semplificazione delle procedure registrative, in par ticolare per determinare un accesso rapido ai farmaci innovativi ed ai farmaci per le malattie rare • rafforza i rappor ti con le Agenzie degli altri Paesi, con l'Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e con gli altri organismi internazionali • favorisce e premia gli investimenti in Ricerca e Sviluppo (R&S) in Italia, promuovendo e premiando la innovatività • dialoga ed interagisce con la comunità delle associazioni dei malati e con il mondo medico-scientifico e delle imprese produttive e distributive • promuove la conoscenza e la cultura sul farmaco e la raccolta e valutazione delle best practices internazionali.
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naturopata
a cura di Daniela de Vincentiis Naturopata - Operatore di prano-pratica ddevincentiis@gmail.com
L’arrivo dell’autunno Momento giusto per riprendere i nostri ritmi depurandoci dalle scorie e dando così carburante al nostro organismo 'arrivo dell'autunno apre la stagione dei rientri e dei nuovi inizi. Anche per l'attività sportiva, che si continui o si riprenda dopo la pausa estiva, il mese di settembre, come tutte le fasi di transizione, rappresenta un momento di grande impor tanza. Gli sbalzi di temperatura, il ritorno veloce a ritmi di attività varie possono sottoporci a stress con tutte le conseguenze che ne derivano, prima fra tutte il calo delle nostre difese e dunque delle nostre prestazioni. E' il momento giusto per depurarci delle scorie, che comunque le nostre abitudini di vita ci fanno accumulare, al fine di poter affrontare meglio l'arrivo dell'inverno. Infatti, un giusto inizio si rifletterà positivamente sulla nostra salute, sui nostri livelli di energia e dunque sul nostro stato di benessere. Per la medicina tradizionale cinese, in particolare, l'autunno è la stagione associata all'elemento "metallo" e nello specifico a due organi: intestino e polmoni. Nonostante fisicamente lontani, sono invece collegati da una funzione essenziale: quella volta a smaltire
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nalzando i livelli di acidità nel sangue, responsabili di processi infiammatori. Infine, non dimentichiamo di prenderci sempre cura della nostra interiorità perché in una visione "olistica" della salute, dove
le sostanze di rifiuto, aiutando così il rinnovamento dell'organismo (come avviene per il ricambio stagionale) e il rafforzamento delle nostre difese. Se l'intestino elimina le scorie pesanti legate all'alimentazione, i polmoni smaltiscono, invece, quelle leggere che influiscono sulla nostra respirazione. Se entrambi sani, tali organi regolano gli scambi energetici del nostro corpo e dunque il nostro stato di benessere. Come fare? Innanzitutto, tenendo conto della costituzione individuale, sono opportuni, congiuntamente od alternativamente, interventi specifici di depurazione e drenaggio, di ripristino della flora batterica intestinale, di innalzamento dei livelli di energia, di sostegno al sistema immunitario anche con appositi integratori. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare le tre semplici regole alla base di un corretto stile di vita e che spesso trascuriamo: un'alimentazione equilibrata (con il giusto apporto di tutti i nutrienti), un sano ed equilibrato movimento, adeguato alle attitudini individuali e la cura del proprio spirito. E' importante, tra l'altro, che l'attività sportiva non sia esasperata, in quanto potrebbe divenire controproducente e stressante in-
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corpo, mente e spirito sono strettamente correlati, il modo in cui viviamo gli eventi della vita e dunque gestiamo le nostre emozioni ha importanti riflessi sui nostri processi fisiologici.
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atletica
del Prof. Sergio Cocozza Insegnante di Educazione Fisica e Tecnico della Nazionale di atletica leggera
Analisi dei risultati e delle medaglie di Londra 2012 uando chi scrive cominciò la sua avventura atletica nel lontano 1976 le storie del nostro sport erano diverse. Eravamo in 10 a correre a via Caracciolo (lungomare di Napoli, città natale del sottoscritto), qualche volta incontravamo i marines della base americana di Bagnoli che buffamente facevano jogging per le strade della città partenopea. Noi ragazzi facevamo allenamenti, a volte anche 2 al giorno, che erano l’esaperazione del concetto sportivo, con il sogno e l’illusione sana di poter far parte della nazionale italiana con una eventuale partecipazione a competizioni internazionali tipo Olimpiadi, Campionati del Mondo, Campionati europei. Gli stadi napoletani pochi e mal ridotti erano affollati di giovani che osservavi lavorare duramente ore ed ore. Quando sono arrivato a Roma nel 1982, cioè trenta anni fa, la situazione era uguale a quella napoletana ma con più qualità e più numeri viste le differenti grandezze delle due metropoli. Quando ti iscrivevi ad un campionato di società in una gara come i 1500 mt rischiavi di finire in dodi-
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rute batterie miste di qualche giovane volenteroso e qualche anzianotto molto incattivito. Insomma l’atletica se non è defunta sta tirando le cuoia molto lentamente, ma vediamo come mai si è arrivati a questa amara situazione. La società negli ultimi anni è molto cambiata. L’invasione tecnologica ha creato dei danni fisico/psicologici importanti. Da una parte ha impi-
cesima serie se non avevi un tempo di accredito discreto. Erano i tempi delle vittorie di Pietro Mennea, di Alberto Cova, di Francesco Panetta, di Lambruschini sulle siepi, di Salvatore Antibo, di Stefano Mei e di tantissimi altri che non finirei mai di enumerare. Dopo questa nostalgica passeggiata nel passato veniamo ai giorni nostri. Com’è la situazione oggi dell’atletica italiana? Cosa trovi se vai in un campo di atletica? L’ottica e’ questa: molti amatori di una certa età detti anche tapascioni che correndo in prima corsia senza sollevare di un centimetro i piedi hanno interamente consumato la gomma della pista che ovviamente la Fidal non ha ristrutturato, qualche ragazzo molto giovane facente parte della scuola giovanile del comitato regionale fidal che ancora non è in statistica della mortalità sportiva giovanile,rarissimi atleti di discreto livello che si allenano più o meno blandamente tra una ripetuta ed un’altra. Se parliamo poi delle gare lo spettacolo diventa a dir poco esilarante. La premessa è che l’atletica ora è praticata moltissimo dai master dai 35 anni in su. Cosicchè alle gare regionali laziali, prima fiore all’occhiello della federazione nazionale, trovi poche e spa-
grito tutti i giovani con tv, cellulare, pc, ipod, ipad, smatphone, ed altre diavolerie del genere e dall’altra ha creato un nuovo modello di sviluppo giovanile dove il movimento non è contemplato. Il messaggio neanche troppo nascosto che trasferiamo ai nostri giovani è: “Cerca di sopravvivere senza fare molta fatica, cibati di beni materiali e cerca di farti strada tra poche amph Luca d’Ambrosio
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atletica
Le luci dello stadio olimpico a Londra 2012 si sono spente da poco e una riflessione viene fuori spontanea senza troppi fronzoli. Come mai l’atletica italiana si trova in questa situazione così penosa e drammatica?
bizioni e zero passioni”. A ciò si è aggiunto il concetto di sport che è sopravvissuto, quello di diventare un calciatore di successo per fare molti soldi ed avere molte veline ai tuoi piedi. Con queste condizioni come può uno sport come l’atletica ed in particolare le corse di lunga lena dove occorre sacrificio ed abnegazione con pochissime probabilità di ricompense economiche, riuscire ad attrarre un giovane con gli ideali sopracitati? In tutto ciò, contrariamente a molte federazioni sportive che hanno risollevato le proprie sorti, la nosta amata Fidal cosa ha fatto per contrastare queste tendenze negative? Non un progetto con le scuole, non un incentivo ai tecnici, non un rifacimento di un impianto, non un incentivo agli insegnanti di educazione fisica delle scuole, insomma il nulla. Come hanno fatto gli altri sport italiani e vincere medaglie? Se analizziamo i risultati vediamo che le medaglie sono venute da sport dove esistono tradizioni solide e durature, dove regna la semplicità e i vincitori sono l’uomo e la donna semplici, di cui non ricorderai neanche il nome a fine olimpiadi, quelli che lavorano in silenzio senza riflettori, lì dove le federazioni hanno col-
ph Luca d’Ambrosio
tivato i vivai ed i talenti, dove sono state create le condizioni favorevoli agli allenatori ed ai tecnici. Cosa fare perché questi risultati si concretizzino pure in ambito Atletica Leggera? Rinnovare presidenza e tecnici visti gli scarsi risultati ottenuti ormai da anni. Fare progetti per la ricerca del talento nelle scuole con incentivi ai professori di educazione fisica. Proteggere i tecnici federali che sempre più vanno ad alimentare gli organici di altri sport ed altre federazioni, dandogli con rimborsi importanti e condizioni favorevoli rimborsi importanti e condizioni favorevoli per restare sui campi di atletica. Trovare obiettivi e stimoli per i giovani in età scolare per agganciarli al mondo dell’atletica. Sanare e ristrutturare gli impianti di atletica cittadini che sono ridotti a campi di patate. Costruire un impianto al coperto per permettere un’attività agonistica e di allenamento anche nei mesi invernali. Insomma le soluzioni sono tante e non è chi scrive che ha le ricette giuste per guarire questa Atletica, malata terminale, però credo che la regina degli sport possa trovare le persone e le situazioni giuste per tornare a brillare come è nella sua più naturale condizione. ph Luca d’Ambrosio
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fitness
di Fabio Ingargiola Personal Trainer fabioingargiola@yahoo.it
Dimagrimento localizzato, è possibile o no? Ogni anno finita l'estate si avvicina l'assalto all’allenamento a tutti i costi e alle diete dell'ultimo minuto. Nemico numero uno è il grasso localizzato nelle stazioni anaerobiche, esclusivamente esercizi per l'addome ed il tricipite. Scopo dello studio era evidenziare come fosse possibile ottenere un dimagrimento fisiologico anche utilizzando metodiche non esclusivamente aerobiche. Il rilevamento plicometrico successivo dimostrò come i due gruppi fossero dimagriti similmente, ma con una sorpresa: il gruppo di studio presentava le pliche Tricipitale e Addominale dimezzate rispetto al gruppo di controllo. In pratica i muscoli sollecitati nella stazione anaerobica erano dimagriti del doppio rispetto al gruppo di controllo. I dati di questo studio indicano come sia possibile indurre un dimagrimento localizzato, evento fisiologico non ancora accettato dalla comunità scientifica internazionale, ma in realtà nemme-
'impatto estetico di un corpo colpito da grasso localizzato non è certo dei migliori ed è per questo che una delle sfide più grandi di un personal trainer è quella di promuovere il dimagrimento locale dei propri clienti. Da anni ci sentiamo ripetere che quella del dimagrimento localizzato è soltanto un'idea attraente dal punto di vista estetico ma poco realistica in quanto priva di basi scientifiche. Ma e vero? In uno studio pubblicato sullo "European Journal Physiology" due gruppi di soggetti furono allenati su macchine cardio (gruppo di controllo) e con un circuit training ad alta intensità (gruppo di studio). Il gruppo di studio in particolare eseguiva
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no mai smentito. L'attività fisica aerobica, protratta per almeno 30-40 minuti, favorisce il dimagrimento generalizzato. Se a tale attività si associano con il giusto equilibrio esercizi di tonificazione mirati, è possibile favorire la perdita di grasso in specifiche regioni corporee. Questa affermazione non deve tuttavia creare troppe illusioni. Non è infatti possibile dimagrire ESCLUSIVAMENTE in una zona corporea. Lo studio che ho riportato e l’esperienza di molti personal trainer ci confermano soltanto che con opportuni allenamenti ed accorgimenti dietetici si può favorire il dimagrimento localizzato solo se la perdita locale di grasso è inserita in un contesto di dimagrimento generale. In altre parole tramite strategie di allenamemto mirate è possibile, per esempio,
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ph Luca d’Ambrosio
diminuire del 3% la percentuale di massa grassa totale, e del 10% quella specifica dell'addome. Tra i vantaggi dei metodi di allenamento a circuito non rientra soltanto il dimagrimento localizzato; un simile programma è infatti la scelta migliore per conciliare tonificazione e dimagrimento, rendere il workout meno noioso e dispendioso in termini di tempo ed aumentare il benessere psico-fisico generale.Come sanno bene i miei allievi,e come ho scritto spesso in vari articoli,per un allenamento del genere NON e necessario l’utilizzo di attrezzi o di iscriversi in una palestra, l’importante è eseguire i giusti esercizi con la giusta intensità e tempi di recupero. Dai il giusto impatto al tuo corpo e otterai grandi risultati. Buon dimagrimento localizzato
ph Luca d’Ambrosio
novità ] mode [ tendenza desideri mode tendenza novità esideri Settembre/Ottobre 2012 Da:sport club novembre 2011 03/10/12 16.31 Pagina 88
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novità
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