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Abbiate FEDe
Dopo il successo nella Fed Cup le Azzurre promettono un eccezionale 2010
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Sommario
sommario dicembre 2009 Editoriale
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Quel sorriso della signora Daniela
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Focus Incontrare la storia giocando a pallone 6 Formazione Il maestro di sci 8 Diritto e rovescio Violazione della clausola compromissoria 10 Psicologia Psicologia dell’infortunio 12 Cover Un sogno lungo quattro anni 18 Rugby All Blacks a Milano 20 Rugby 81.000 luci a San Siro 26 Paracadutismo Freefly 30 Sfide I want you 34 Sport&Finanza Platini 38 Sport estremi Chastadays 2010 42 Mezzimarinai Strisce blu anche in mare e aree marine sempre meno protette 44 Etica dello Sport Donne alla Ribalta 46 Intervista Amministratore Delegato di Mercedes-Benz Roma 52 Fiamme Gialle Chiusura col botto di Skipass 2009 56 Pattinaggio Ritorna Sottozero 60 Valori dello Sport La giustizia va in rete
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Sport Club Editori srl via Morlupo, 51 ß 00191 Roma tel. 06 97600342 fax 06 97277879 www.sportclubmagazine.it info@sportclubmagazine.it Direttore editoriale Luigi Capasso
Sport Club Anno VII - n. 54 - Dicembre 2009 Reg. trib. di Roma n. 591/2004 del 30-12-2004 Direttore responsabile Luigi Capasso l.capasso@sportclubmagazine.it Editorialisti Cecilia D’Angelo, Paolo Cecinelli, Franco Chimenti, Pino Capua, Alessandro Cochi, Paolo Del Bene, Daniele Popolizio, Tommaso Mandato
www.sportclubmagazine.it
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Hanno collaborato a questo numero Matteo Cirelli, Fabio Onnis, Carlo Stigliano, Silvia Pittelli, Gianluca Scarlata, Marco Trozzi, Alessandro Morucci, Enrico Morucci, Roberto Cundari, Andrea Tranquilli, Anna Tina Mirra, Alexia Amaricci, Andrea Cecinelli, Daniela Perrone, Gianni Boninsegna, Pietro Malato, Luigia Latteri, Andrea Friedrich, Mattia Morandi
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Golf Simone Selli Motori Matteo Cirelli Sport&Finanza Marcel Vulpis Rugby Andrea Cimbrico
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Presidente Onorario Giuseppe Capelli Consiglio di amministrazione Sport Club Editori Luigi Capasso, Giuseppe Capelli e Donatella Fedeli Progetto grafico e Impaginazione Adversign s.r.l. grafica@sportclubmagazine.it Pubblicità Adversign s.r.l. Davide Campanella Via Morlupo, 51 - 00191 Roma tel. 06 97600342 cell. 335 7574074
d.campanella@sportclubmagazine.it Redazione Napoli Sportform - Centro Direzionale Is. B/3 - Napoli tel. 081 19562785 - fax 081 19562657 info@sportform.it
62 Golf 68 Roma Tuttincircolo 80 Napoli Tuttincircolo
Fotografie Grazia Neri Stampa Plus Group s.r.l. - Roma Finito di stampare nel mese di novembre 2009
82 Libri Storia delle idee del calcio 84 Cultura sportiva Mourinho sui giovani 86 Fitness Correre per dimagrire
Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione.
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È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati dalla Editrice Capasso s.r.l.
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Editoriale
di Alessandro Cochi Delegato allo Sport del Comune di Roma
Quel sorriso della signora Daniela
Nella foto, il bandierone con l’immagine di Gabriele Sandri, onnipresente in curva Nord
port per tutti a canone agevolato presso le strutture comunali, circa 150 sull’intero territorio: il Consiglio ha approvato, su proposta dell’Ufficio Extradipartimentale Politiche per la Promozione e lo Sviluppo dello Sport, il tariffario per l’utilizzazione degli impianti sportivi da parte della cittadinanza, delle scuole e dell’associazionismo per l’anno 2009/2010. Gli impianti stessi saranno altresì chiamati a esporre integralmente l’elenco delle tariffe massime, in modo da essere facilmente visibile. La recente deliberazione è un esem-
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pio di quanto l’Ufficio Sport si muova per lo sport di base, quello lontano dalle prime pagine e meno foriero di consensi e visibilità. Ma quello che a noi interessa di più per la crescita sana dei giovani e, perché no, dei nostri futuri campioni. In tal senso si inquadra anche il “piano regolatore” dell’impiantistica sportiva e la spinta che il nostro dipartimento da alle discipline considerate a torto minori. Nello scrivere di gioco, di formazione, di cultura sportiva mi sia permesso dare un grande abbraccio ad un collega, un amico, che dello sport ha fatto un impegno
quotidiano. Parlo di Riccardo Viola, presidente del Coni Provinciale. È recentemente scomparsa la mamma, donna Flora, moglie del Presidente del secondo scudetto della Roma, Dino Viola. Con lui prima e ora con la signora Flora si chiude veramente un’epoca di un calcio romantico che non c’è più. Passano in tv, mentre scrivo queste brevi righe, le immagini di quella Roma che io, da tifoso laziale, ho visto dall’altra parte della barricata ma che ho sempre saputo apprezzare. Dino Viola e donna Flora erano gente di stile. Alla famiglia tutta il mio saluto e quello della Roma sportiva.
Da una notizia assai triste ad una nota positiva: il Comune ha ristrutturato la casina al centro di piazza della Libertà, dove da gennaio 2000 è presente la targa in memoria della nascita della Lazio avvenuta proprio in quel luogo. Ed è stata “affidata” alla Fondazione Sandri con una cerimonia toccante, presente anche il Sindaco Gianni Alemanno. Ecco, in quella lunga giornata sono rimasto colpito da una frase del fratello di Gabriele, Cristiano. Ha detto che per la prima volta da quel tragico 11 novembre ha visto la mamma serena. Quel sorriso della signora Daniela vale, per me, tutto l’impegno profuso.
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Focus
di Cecilia D’Angelo
Direttore AGEN Sport Agenzia Regionale per lo Sport della Regione Lazio
Incontrare la storia giocando a pallone a Regione Lazio è in prima fila nella lotta ad ogni forma di intolleranza e di razzismo ed intende utilizzare ogni strumento per il raggiungimento di questo obiettivo importantissimo. Ritengo che lo sport sia uno strumento di comunicazione straordinario per promuovere tematiche sociali favorendo la crescita dei giovani insegnando a stare insieme e a rispettare gli altri. Per questo motivo dal 2006 l'Assessore Cultura, Spettacolo e Sport della Regione, Giulia Rodano ha promosso l'organizzazione del Trofeo della Memoria Arpad Weisz, organizzato da Agensport in collaborazione con il Comitato Regionale della Lega Nazionale Dilettanti, con il supporto della Comunità Ebraica di Roma. Il Trofeo della Memoria nasce per non dimenticare il viaggio nell’orrore compiuto da sei milioni di ebrei dal 1939 al 1945.
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L’idea di un torneo di calcio dedicato al ricordo della persecuzione nazista è stata concepita nel gennaio del 2006 all’indomani di una domenica di campionato di serie A. Durante la partita Roma - Livorno, nella curva sud dello stadio Olimpico di Roma, comparvero striscioni inneggianti i forni dei lager nazisti, accompagnati da gesti e slogan agghiaccianti. Inoltre, nello stesso periodo, ci fu la sospensione a Roma di una partita di categoria Allievi tra la squadra del Maccabi e la Pro Calcio Acilia. La sospensione era avvenuta a causa di una rissa innescata da cori e insulti antisemiti. L’evento è quindi una manifestazione sportiva che ha un forte legame con il ricordo e con la volontà di alzare una barriera, sia verso le espressioni razziste di qualunque forma, che verso l’indifferenza. L’evento dal 2007 è dedicato all’allenatore ungherese Arpad Weisz,
scomparso ad Auschwitz dopo aver allenato alcuni anni l’Inter ed il Bologna, con le quali ha vinto tre scudetti. La peculiarità di questo torneo è l’opportunità, offerta dalla Regione alle due squadre finaliste, di visitare il campo di Auschwitz - Birkenau in Polonia È un viaggio nella memoria per non dimenticare. Quest'anno quest'esperienza estremamente formativa è stata vissuta dai ragazzi del Futbolclub, che si sono aggiudicati l'edizione 2009 del torneo, e da quelli del Petriana, classificatisi al secondo posto. I ragazzi hanno simbolicamente lasciato le maglie delle loro squadre sul campo di Birkenau, dove i nazisti, tra il 1940 e il 1945, costringevano gli ebrei deportati, a disputare partite di calcio. Per rafforzare ulteriormente l’iniziativa, quest’anno abbiamo inoltre organizzato un incontro con i ragazzi che hanno partecipato al Trofeo nelle diverse edizioni, ac-
compagnati dai loro allenatori e dirigenti. All'incontro, promosso dalla Rodano il 16 novembre al teatro Argentina e condotto da Alessandro Antinelli di RAI SPORT, sono intervenuti: il Presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, l'autore del testo “Dallo scudetto ad Auschwitz” Matteo Marani, il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il Direttore del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti, il Presidente del C.R.L.-Lega Nazionale Dilettanti Melchiorre Zarelli, Gianni Rivera, Gigi Di Biagio e Luca Marchegiani. I ragazzi hanno avuto l'occasione di rivedersi attraverso immagini video e fotografiche delle diverse edizioni del Trofeo e rilevare in filmati inediti l’uso propagandistico che del Calcio veniva fatto all’interno dei lager nazisti. Ai giovani atleti presenti è stata consegnata una copia del libro “Dallo scudetto ad Auschwitz” che ripercorre la vita e la morte di Arpad Weisz.
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Formazione
a cura dell’Avv. Tommaso Mandato Presidente Sport Form
on l'inverno arrivano freddo e neve ma anche tante occasioni di lavori stagionali legati allo sport ed al turismo nelle località sciistiche. Si inizia a programmare quello che tante famiglie e tanti appassionati faranno da ora sino a marzo: periodo ideale per la pratica di tutti gli sport della neve. E sicuramente la figura professionale che si erge in questo periodo è quella del Maestro di sci. In Italia, la professione del maestro di sci è disciplinata dalla legge quadro n. 81 dell'8 marzo 1991, “Ordinamento della professione di maestro di sci”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 64 del 16 marzo 1991. Il maestro di sci è colui che insegna professionalmente, anche se non in modo esclusivo e continuativo, a persone singole e a gruppi di persone, le tecniche sciistiche in tutte le loro specializzazioni (sci nordico, di discesa, alpino, acrobatico, snowboard), esercitate con qualsiasi tipo di attrezzo, su piste di sci, itinerari sciistici, percorsi di sci fuori pista ed escursioni con gli sci che non comportino difficoltà richiedenti l’uso di tecniche e materiali alpinistici, quali corda, piccozza e ramponi. Le singole Regioni individuano e delimitano le aree sciistiche in cui è consentita l’attività dei maestri di sci, che fra l’altro possono esercitare la professione come privati o all’interno di una scuola di sci. Al-
Il Maestro di Sci: il “Tuo Amico” della montagna…
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le Regioni inoltre è demandato il compito di definire nel dettaglio la procedura di formazione dei Maestri, i loro diritti e doveri nonché le norme di deontologia professionale. Si diventa Maestro di Sci dopo aver seguito un percorso di formazione molto rigoroso che riguarda non solo la conoscenza e la padronanza di tutti gli esercizi previsti dal Testo Tecnico Nazionale, ma viene anche richiesta una conoscenza di tecniche sciistiche, didattica, pericoli della montagna, orientamento topografico, ambiente montano e conoscenza del territorio regionale, nozioni di medicina e pronto soccorso; diritti e responsabilità del maestro; leggi e regolamenti professionali; teoria e metodologia delle attività motorie e teoria dell'allenamento con nozioni di fisiologia. Ottenuta l’abilitazione, per esercitare questa professione ci si deve iscrivere all’Albo Professionale, che consente di la-
vorare limitatamente alla disciplina per la quale ci si è iscritti (sci alpino, sci da fondo e ove possibile snowboard). Per l’iscrizione all’Albo è necessario aver stipulato una polizza assicurativa contro i rischi di responsabilità civile verso terzi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale e possedere l’abilitazione professionale. L’iscrizione all’Albo ha validità triennale e va rinnovata producendo al Collegio un certificato medico comprovante l’idoneità psico-fisica rilasciato dall’ASL competente, un attestato che documenti la frequenza di un corso di aggiornamento nei tre anni precedenti e la polizza assicurativa rinnovata. La libera circolazione della categoria professionale del maestro di sci è riconosciuta dal diritto comunitario. Il reciproco riconoscimento delle formazioni professionale è disciplinato dalla direttiva CEE n. 92/51 che definisce “atte-
stati di competenza” i diplomi conseguiti dai migliori insegnanti di questo sport. Secondo tale norma uno Stato membro non può rifiutare l’accesso alla professione e il suo esercizio ad un cittadino comunitario in possesso di un attestato di competenza per la stessa professione rilasciato da un altro Stato della Ue (o di altre qualifiche conseguite in uno dei paesi membri purché queste qualifiche offrano garanzie equivalenti a quelle dei diplomi rilasciati dallo Stato ospitante). In quanto insegnante, il maestro di sci deve avere buone doti comunicative e capacità di entrare in sintonia con i differenti target di alunni (adulti, bambini, gruppi ecc...). Deve inoltre conoscere perfettamente le caratteristiche delle montagne e delle piste da sci in cui insegna, per evitare incidenti e imprevisiti. E’ necessario conoscere le procedure base di pronto soccorso e le nozioni base delle principali lingue europee per la clientela internazionale. Infine compito deontologicamente fondamentale per il maestro di sci è quello di impegnarsi a prestare l’opera in operazioni di soccorso e a collaborare con i comuni, con le autorità scolastiche, le associazioni sportive e gli enti turistici per favorire e agevolare la pratica dello sci nelle scuole, l’attività sportiva dei cittadini e la promozione turistica della propria località.
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Diritto e Rovescio
dell’Avv. Sabrina Rondinelli Specializzata in diritto dello sport Dottoranda di ricerca Fac.Giurisprudenza “La Sapienza” sabrina.rondinelli@uniroma1.it
Violazione della clausola compromissoria art. 27, comma 2, dello Statuto federale recita quanto segue: “Tutti i soggetti..., con l’affiliazione, il tesseramento o l’adesione alla Federazione…assumono in ragione della loro attività l’impegno ad accettare la piena e definitiva efficacia di tutti i provvedimenti generali e di tutte le decisioni particolari adottati dalla FIGC..., salvo motivate deroghe, concesse dal Consiglio federale per gravi ragioni di opportunità, ogni violazione o azione comunque tendente alla elusione dell’obbligo di cui al presente articolo determina sanzioni disciplinari..” Ebbene, dobbiamo premettere che, per anni e nonostante le denunce dell’AIC (Associazione italiana calciatori), la violazione della clausola compromissoria non ha spaventato nessuno (tanto meno le società come le vicende recenti ci insegnano), con la conseguenza che le sanzioni sono state per lungo tempo inesistenti e l’impunità un fatto dato per acquisito. Ora, qualcosa sembra però muoversi, e sotto un versante molto interessante per i calciatori. Infatti la Corte Federale ha recentemente affrontato il seguente quesito: l’impugnazione di un Lodo arbitrale dinanzi al giudice ordinario senza la preventiva autorizzazione federale, costituisce violazione dell’art. 27 dello Statuto Federale con conseguente applicazione delle san-
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zioni previste dal Codice di Giustizia sportiva? Il tema, non è di poca importanza:recentemente, come se non bastasse il pretestuoso ed ingiustificabile ritardo con cui vengono eseguite le delibere a favore dei calciatori, alcune società di entrambe le Leghe (Acireale, Cagliari, Venezia), hanno ritenuto di poter impunemente impugnare i lodi arbitrali per il solo fatto di non condividerne le motivazioni, mentre altre ancora hanno minacciato preventivamente l’impugnazione in caso di pronuncia sfavorevole da parte del Collegio. La tesi delle società consiste, in sintesi, nel sostenere la nullità della clausola compromissoria che sta alla base dell’arbitrato, in quanto posta in violazione delle norme di ordine pubblico vigenti in riferimento al rapporto di lavoro.
Viene in particolare rilevato che la legge n.533 del 1973 vieta il ricorso all’arbitrato per le controversie di lavoro, a meno che ciò non sia previsto da contratti collettivi; inoltre, è in ogni caso nulla la clausola che autorizzi gli arbitri a pronunciare secondo equità ovvero dichiari il lodo non impugnabile. Infine la Legge n. 280 del 2003, all’articolo 1, comma 2, afferma sì l’autonomia dell’ordinamento sportivo ma a patto che, contestualmente, siano fatte salve le situazioni giuridiche soggettive rilevanti per l’ordinamento giuridico generale. La Corte Federale, nell’affrontare il quesito, ha preliminarmente convenuto che l’autonomia dell’ordinamento sportivo trova senz’altro un limite nel caso in cui i rapporti insorti all’interno dell’ordinamento sportivo medesimo assumano rile-
vanza per l’ordinamento generale. Con la legge 23 marzo 1981, n.91, e successive modificazioni, l’ordinamento statale espressamente ha previsto, con riferimento al rapporto di lavoro subordinato sportivo, la validità della clausola compromissoria con la quale le controversie derivanti dal rapporto tra società sportiva e sportivo siano deferite ad un collegio arbitrale.Ai soggetti tenuti all’osservanza delle norme federali che pongono in essere violazioni o azioni comunque tendenti alla elusione dell’obbligo di cui all’art. 27 dello Statuto, fatta salva l’applicazione di misure maggiormente afflittive, sono comminate le seguenti sanzioni: 1) penalizzazione di almeno tre punti in classifica per le società e le associazioni; 2) inibizione o squalifica non inferiore a mesi sei per i calciatori e per gli allenatori, e ad anni uno per tutte le altre persone fisiche. In conclusione per tutti i calciatori (e non solo), che ci leggono, deve essere chiaro che l’impugnazione di un lodo arbitrale non è priva di conseguenze e può costare molto cara alle società. È dunque prioritario segnalare all’Aic o direttamente alla Procura Federale tutte le violazioni della clausola compromissoria derivanti dalle impugnazioni delle delibere del Collegio Arbitrale. Solo cosi porremo freno ad un fenomeno che, altrimenti, rischia di assumere dimensioni preoccupanti.
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Psicologia
del prof. Daniele Popolizio Mental Coach Resp.le “Progetto Europeo sullo Sport”, Direttore Generale CENPIS
Psicologia dell’infortunio ’infortunio. Una delle situazioni tipiche che ogni atleta si trova prima o poi a dover affrontare nel corso della sua carriera. L’aspetto più delicato riguarda più che altro il quando si verifica, la zona del corpo che coinvolge, la gravità del danno e…l’intensità dello shock. Ma che cos’è veramente uno shock? Possiamo parlare di shock quando il soggetto “vive” una situazione più o meno oggettivamente traumatica (per esempi un investimento mentre attraversa, una brutta caduta, un impatto improvviso con qualche oggetto…) con una specifica ma del tutto concepibile reazione emotiva di paura e conseguentemente di smarrimento, di simil-panico, di precarietà in merito al proprio senso di incolumità. I sintomi principali sono la perdita di sicurezza e di stabilità (in senso psicologico non fisico), la comparsa di veri e propri flash mentali connessi all’evento traumatico, la sensazione generalizzata di paura piuttosto intensa con possibile comparsa di “blocchi” mentali di fronte al riposizionarsi nella situazione reale vissuta (per esempio un uomo investito da un’auto che deve attraversare di nuovo). Questi sintomi sono molto simili a quelli del panico, se lo shock è molto intenso, o a quelli dell’attacco d’ansia, e generalmente la persona risponde con un esitamento della situazione, una
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fuga o un blocco se la situazione è inevitabile. La differenza tra uno shock e un attacco d’ansia o un attacco di panico consiste essenzialmente in questo: la situazione scioccante è sempre, nel primo caso, una situazione realmente compromettente e paurosa, difficile, traumatica; mentre nel secondo caso la situazione non è affatto reale ma immaginaria, fantasticata dal soggetto per suoi meccanismi mentali di risposta a qualche evento del suo passato o a qualche disequilibrio psicologico personale. Diciamo che lo shock risponde ad un evento “vero”, mentre l’attacco d’ansia o il panico rispondono ad un evento immaginario, simbolicamente significativo per quell’individuo ma non per un altro. Infortuni molto seri e violenti per la loro dinamica come quelli di Totti prima del Mondiale tedesco, di Schumacher con la Ferrari qualche anno fa, della Pellegrini col malore per asma, sono tutti inquadrabili come eventi effettivamente scioccanti per la mente di una persona, e dunque con conseguenti sintomi più o meno visibili di risposta. Sono da considerare molto seri anche gli infortuni non gravi ma prolungati, dal difficile recupero o da complicanze postume, come quello di Aquilani per esempio, perché lasciano un segno nella mente dell’atleta di “possibile invalidità”, di non ritorno alla normalità. È a questo punto che l’intervento psicologico diventa uti-
Il ritorno in pista di Schumacher dopo l’infortunio
le, forse fondamentale: serve a ricreare la “zona di confidenza” che l’atleta ha necessariamente perso, e aiuta non poco a “sfruttare” la situazione difficile e di inattività per costruire risorse psicologiche nuove lavorando dentro, per imparare a “reggere” certi accadimenti e ad incanalarli nel giusto modo adottando la “vision” corretta. Senza considerare il fatto che nel tempo a disposizione si può anche smuovere nel giusto modo la motivazione sottostante alla pratica sportiva: motivare l’atleta interrogandosi su quanto gli manca il suo sport, la sua attività, può regalarci un atleta assolutamente convinto e “nuovo” al momento del rientro, rigenerato. Ecco il punto che mi preme sottolineare: la rigenerazione. È un delicato processo psicologico che tendo a mettere in atto quando l’atleta incorre in infortuni di un certo tipo, quando va in crisi, quando non esprime il potenziale che in realtà ha a disposizione. Esiste un metodo specifico per questo, lo abbiamo costruito al Cenpis nel corso dei no-
stri studi scientifici e serve fondamentalmente a “riscoprirsi”, a “ricostruire”, a “esprimere”. L’energia emozionale e propulsiva che se ne ricava è incredibile e può rivelarsi decisiva per la riuscita. Le cose si complicano non poco in seguito ad un infortunio quando l’inconscio dell’atleta “si aggancia” psicologicamente all’evento, sovraccaricandolo di significati molto più neri e complessi di quelli che ha realmente: per esempio a seguito di un incidente l’individuo potrebbe nascondersi la paura di non rimanere ad alto livello o di non tenere il successo avuto…allungando la sua ripresa dall’infortunio. Sembra incredibile ma è invece molto logico, perché i vantaggi diventano il “non mettersi di nuovo alla prova” e il “trincerare il proprio ego” adagiandosi su quanto già raggiunto. In definitiva la preparazione mentale di cui sempre parlo, diviene in questi approcci una vera e propria “medicina del recupero”, che accelera il sopraccitato fenomeno della “rigenerazione”.
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Psicologia
di Andrea Ceccarelli Psicologo dello sport, Psicoterapeuta, Gruppoanalista
L’impatto dell’attività sportiva di gruppo sui sintomi della schizofrenia La mia esperienza in un’ASL di Roma a schizofrenia è un disturbo mentale che interferisce con la capacità della persona di riconoscere ciò che è reale, di gestire le emozioni, di pensare in modo chiaro, di dare dei giudizi e di comunicare. I disturbi schizofrenici sono caratterizzati, in genere, da alterazioni della percezione e del pensiero, da affettività inappropriata ed appiattita, da deficit cognitivi e da perdita di interesse per la vita e per la sfera sociale. I sintomi negativi della schizofrenia sono spesso interpretati dagli altri come un segno di pigrizia o come un comportamento rivolto ad infastidire gli altri, piuttosto che come una parte della malattia. Alcune di queste false credenze alimentano ampiamente l’immagine negativa e la stigmatizzazione associata alla schizofrenia, ovvero di un individuo pericoloso per sé e per gli altri. Lo sviluppo di una vasta gamma di farmaci e di interventi psicosociali ha enormemente migliorato l’aspetto del paziente schizofrenico. Gli antipsicotici più re-
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centi possono aiutare a controllare i sintomi della malattia e a ridurre contemporaneamente gli effetti collaterali stigmatizzanti. L’educazione e gli altri interventi “comunitari” possono aiutare i pazienti e le loro famiglie ad imparare a gestire la malattia in modo più efficace, a ridurre le disfunzioni sociali e a favorire la reintegrazione del paziente. La schizofrenia è una malattia che più delle altre colpisce alcune delle capacità che il soggetto aveva appreso, oppure danneggia funzioni cognitive e sociali necessarie alla messa in pratica di abilità. Il deficit delle abilità sociali è il deficit più evidente prodotto dalla schizofrenia. La riabilitazione sportiva di e in “gruppo”, progetto di cui mi occupo da circa sette anni, interviene specificamente nel trattamento di questo deficit, potenziando le strategie sane del paziente e correggendo gli atteggiamenti che impediscono il recupero della disabilità. In tale studio, è stato possibile dimostrare, grazie alla collaborazione di una collega, la valutazio-
ne della psicopatologia, il grado di disabilità, il funzionamento globale e la qualità della vita d questo gruppo di pazienti affetti da disturbi dello spettro schizofrenico, e tutto questo mediante l’uso di strumenti standardizzati. (In questo caso attraverso l’utilizzo di test standardizzati). In questi anni, quindi, ci si è proposti di valutare anche l’efficacia di un intervento terapeutico-riabilitativo centrato sull’attività sportiva. Ci siamo accorti, con stupore, se pensiamo al tipo di patologia, che lo sport di squadra può essere considerato intervento “fondamentale” per i disturbi psichiatrici invalidanti, poiché vengono stimolate competenze tecniche, coesione, condivisione, capacità di attenersi a regole condivise ed accettate dai partecipanti e senso di adeguatezza in una situazione a sfondo competitivo che può essere fonte di ansie e paure. Lo scopo del mio studio e delle mie osservazioni come psicologo clinico è stato quello di “confermare” come fattori terapeutici
“gruppoanalitici”, ed in particolare la coesione di gruppo, la reciprocità e l’interdipendenza, siano trasformativi e di fondamentale importanza in un terreno così arduo, dove i farmaci e le istituzioni psichiatriche hanno spesso la precedenza. Soprattutto Bion (uno dei padri fondatori della gruppoterapia), nelle sue esperienze alla Tavistock Clinic, mise in evidenza l’importanza di tali fattori terapeutici, non solo per le nevrosi o per i disturbi post-traumatici da stress (Bion aveva lavorato con i reduci di guerra) ma anche nelle psicosi e nelle schizofrenie. L’apertura progressiva alla relazionalità, all’attenzione, alla cura del proprio corpo e all’accettazione di “regole condivise”( gli orari), spesso rinforzate da noi operatori, costituiscono una serie di elementi che possono modificare la qualità di vita di questi pazienti, con un graduale aumento di consapevolezza delle proprie capacità, dell’autonomia, dell’autostima del paziente e di conseguenza del suo nucleo familiare.
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A Reggio Calabria contro gli Stati Uniti le azzurre hanno conquistato la seconda Fed Cup della storia, dopo quella vinta nel 2006 in Belgio, e la definitiva consacrazione. Per l’Italia si trattava della terza finale in quattro anni, la prima giocata finalmente davanti al proprio pubblico.
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Un sogno lungo quattro anni di Tiziana Tricarico
IL SECONDO E’ PIU’ BELLO ANCOR… - L’Italtennis in rosa ha concesso il bis. Nella prima finale di Fed Cup su tre giocata in casa, a Reggio Calabria sul centrale in terra battuta del Ct Rocco Polimeni, le “fabolous four” hanno battuto per 4-0 gli Usa conquistando il secondo trofeo a tre anni di distanza da quello storico vinto a Charleroi, in Belgio. E’ straordinario quello che Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Roberta Vinci e Sara Errani (ma anche Tathiana Garbin e Mara Santangelo), guidate da Corrado Barazzutti, hanno realizzato in questi quattro anni. L’INIZIO DELLA FAVOLA AZZURRA - Tutto è cominciato quel 23 aprile 2006. Al Palais des Sports “Jean Weille” di Nancy si gioca il primo turno del Wolrld Group tra Francia ed Italia: sull’uno pari scende in campo Francesca Schiavone, all’epoca numero undici del mondo, che si toglie la soddisfazione di battere per 64 al terzo set Amelie Mauresmo, in quel momento regina del tennis femminile. La sfida finisce 4-1 per le azzurre (grazie alle vittorie di Pennetta su Dechy e di Santangelo/Vinci su Loit/Razzano. Poi arriva il 3-1 di Saragozza nella semifinale contro la Spagna firmato da Pennetta e Schiavone. Quindi la prima, storica Fed Cup conquistata – nella terza trasferta consecutiva - a Charleroi nella finale vinta per 3-2 contro il Belgio di Justine Henin (a segno Schiavone, Santangelo ed il doppio Schiavone/Vinci). LA CONFERMA E’ SERVITA - Archiviati festeggiamenti e titoloni le ragazze di capitan Barazzutti nel 2007 si mettono subito d’impegno nel dimostrare che il trionfo dell’anno precedente non è certo arrivato per caso. Finalmente tornano a giocare in casa e sulla terra rossa di Castellaneta Marina rifilano al pri-
mo turno un sonoro 5-0 alla Cina - firmato da Garbin, Pennetta, Santangelo e Vinci - e poi in semifinale ancora una volta mettono ko la Francia, superata per 3-2 grazie ad una Schiavone formato super che batte sia Mauresmo (ancora!) e Golovin e che sigla il successo in coppia con Roberta Vinci. La finale di Mosca contro la Russia, però, non va nel modo sperato, anche se il 4-0 con cui le padrone di casa chiudono la sfida è sicuramente un risultato troppo severo per quanto fatto vedere in campo da Francesca Schiavone che spreca l’occasione di portare a casa sia il match contro Anna Chakvetadze che quello contro Svetlana Kuznetsova. DIMENTICARE NAPOLI - Dopo tanti bei risultati, la batosta rimediata sul veloce del PalaVesuvio di Napoli contro la Spagna nel primo turno della Fed Cup 2008 arriva come una doccia gelida. Va tutto storto per le azzurre che perdono i primi tre match: ci pensa Sara Errani, vincendo il suo singolare ed il doppio con Tathiana Garbin, a rendere meno doloroso, almeno nelle proporzioni (3-2) l’inatteso ko. Ma visto che coraggio e grinta non si perdono da un giorno all’altro, immediato arriva il riscatto nello spareggio/salvezza contro l’Ucraina: sulla terra di Olbia Schiavone, Errani e Knapp battono 3-2 l’Ucraina delle sorelle Bondarenko garantendosi la permanenza nel World Group. LA SECONDA, MAGICA CAVALCATA - Il resto e storia recente. I cinque ceffoni rifilati nel primo turno alla Francia ad Orleans, con Flavia che nell’incontro d’apertura annulla un match point alla Mauresmo, e Francesca, Sara e Roberta che rendono la sconfitta delle transalpine davvero dura da digerire. Nella semifinale, giocata di nuovo sulla terra rossa
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Cover neo hanno perso uno soltanto dei 14 match giocati - hanno non solo conquistato un fantastico trofeo-bis, dopo quello vinto a Charleroi nel 2006 contro il Belgio di Justine Henin, ma hanno anche virtualmente superato i “colleghi” uomini. Tra il 1976 ed il 1980 l’Italtennis maschile ha conquistato infatti una Coppa Davis (nel 1976 a Santiago del Cile) disputando altre tre finali: nel 1977 in Australia, nel 1979 negli Stati Uniti e nel 1980 in Cecoslovacchia.
pugliese di Castellaneta Marina, il tennis azzurro femminile scrive un’altra pagina indimenticabile della sua storia in Fed Cup: il successo per 4-1 sullo squadrone russo - prima vittoria in cinque confronti diretti - è figlio di un gruppo unito (Pennetta, Schiavone, Errani, Vinci) capace di esaltarsi e di tirare fuori grinta e carattere. E lo squadrone dell’Est che nelle ultime cinque edizioni aveva sempre portato a casa la Fed Cup tranne che nel 2006 (quando vinse l’Italia) e che aveva perso solo tre incontri negli ultimi due anni finisce per perderne quattro in due giorni.
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DI NUOVO CAMPIONESSE DEL MONDO - In finale l’Italia non a concesso nemmeno un set alle americane di Mary Joe Fernandez, abbandonata da entrambe le Williams sisters. Troppo “acerbe” Melanie Oudin ed Alexa Glatch per impensierire Pennetta e Schiavone: un 6 a 0 nel conto dei set nei primi tre match di una finale non si verificava dal 1999 quando proprio le statunitensi (Lindsay Davenport e Venus Williams) vinsero per 4-1 in casa della Russia, archiviando la pratica già dopo i primi tre singolari. Nella finale contro gli Usa le “ragazze irresistibili” – che nel corso del tor-
LA FORZA DEL GRUPPO - E’ stata Flavia Pennetta a siglare il definitivo 3-0 contro gli Usa: “Nel primo set, sul cinque pari, è stato difficile perché le mie chances le avevo avute – ha confessato la 27enne brindisina - la verità è che in questo sport nessuno ti regala mai niente. La Oudin era molto aggressiva, ed io probabilmente ho avvertito un po' la pressione. Siamo i campioni del mondo: in questi anni abbiamo battuto giocatrici molto forti. Il gruppo che siamo riuscite a creare ci fa rendere di più rispetto alle nostre avversarie in questa competizione. E' un po' di tempo che facciamo risultati e portiamo a questo sport qualcosa di buono”, ha sottolineato la prima azzurra capace di sfondare il muro delle top ten del ranking Wta (lo scorso 17 agosto). Se il primo trionfo a Charleroi nel 2006 è stato bello, quello di Reggio Calabria lo è ancor di più...: “Siamo più mature – ha sottolinea Flavia - e quindi apprezziamo di più queste sensazioni. E poi qui abbiamo giocato in casa con famiglia ed amici intorno. La vittoria della Fed Cup è stata la conclusione di un anno bellissimo: ora posso andare in vacanza contenta!”. E’ Francesca Schiavone, sempre grande protagonista, a trasmettere la gioia della squadra: “Stiamo bene tra noi ed è la cosa più bella di questo gruppo. Vinciamo e siamo unite. Se ripenso alla vittoria del 2006 e la paragono con questa dico che quando sei più matura diventi più consapevole di quello che stai facendo, del traguardo che hai raggiunto con lavoro e sacrifici”. “Sono fiera di far parte di questa squadra – ha detto Sara Errani - le mie compagne sono ragazze fantastiche. Sono la più giovane del gruppo e accanto a loro sto crescendo tanto”. Quindi Roberta Vinci, doppista imbattuta in Fed Cup con 14 match vinti di fila: “Flavia e Francesca sono due ragazze molto semplici e questo è tanto. E’ bellissimo stare con loro, per me questa di Reggio Calabria è stata una settimana fantastica”.
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ORGOGLIO DI CAPITANO – “Queste ragazze sono fantastiche! - ha sottolineato Corrado Barazzutti, il capitano azzurro. - Bisognerebbe fargli un monumento perché hanno riscritto la storia del tennis italiano. Non credo ci siano state squadre altrettanto forti in tutta la storia dello sport azzurro: hanno fatto meglio anche di quella della Coppa Davis con Panatta e Barazzutti. Vincere il secondo titolo in casa rende ancora più bello questo momento. Sono orgoglioso di aver avuto la fortuna di guidare una squadra così straordinaria. Questa vittoria è un grande spot per il tennis italiano - ha aggiunto - ci aiuta a creare entusiasmo ed a trovare nuovi tennisti per il futuro. Ed è anche uno stimolo per il nostro tennis maschile”.
retrocedere - si è giocata proprio lo scorso anno ad Olbia con il successo per 3-2 firmato da Francesca Schiavone e Sara Errani. Un tabellone quello del prossimo anno che sulla carta sembra sorridere alle azzurre: in caso di vittoria contro l'Ucraina al primo turno - che in Fed Cup sono già i quarti -, infatti, l'Italia troverebbe in semifinale la vincente di GermaniaRepubblica Ceca (si giocherebbe in trasferta contro le tedesche, in casa contro le ceche) e, volendo guardare ancora più lontano, in finale una squadra tra Serbia, Russia, Francia ed Usa. Di queste quattro formazioni le azzurre affronterebbero in trasferta Russia e Stati Uniti, in casa la Francia mentre contro la Serbia sarebbe il sorteggio a decidere la sede.
E LA FAVOLA CONTINUA - Dopo due sfide casalinghe di fila, l'Italia - balzata in vetta alla classifica Itf - tornerà a giocare in trasferta nel primo turno del World Group della Fed Cup 2010. A febbraio le azzurre regine di Coppa voleranno in Ucraina per affrontare presumibilmente le sorelle Alona e Kateryna Bondarenko e Mariya Koryttseva. Due i precedenti tra Italia e Ucraina, con le nostre sempre vittoriose: l’ultima sfida - uno spareggio per non
IL SECONDO E’ PIU’ BELLO ANCOR… - L’Italtennis in rosa ha concesso il bis. Nella prima finale di Fed Cup su tre giocata in casa, a Reggio Calabria sul centrale in terra battuta del Ct Rocco Polimeni, le “fabolous four” hanno battuto per 4-0 gli Usa conquistando il secondo trofeo a tre anni di distanza da quello storico vinto a Charleroi, in Belgio. E’ straordinario quello che Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Roberta Vinci e Sara Errani (ma
anche Tathiana Garbin e Mara Santangelo), guidate da Corrado Barazzutti, hanno realizzato in questi quattro anni. L’INIZIO DELLA FAVOLA AZZURRA - Tutto è cominciato quel 23 aprile 2006. Al Palais des Sports “Jean Weille” di Nancy si gioca il primo turno del Wolrld Group tra Francia ed Italia: sull’uno pari scende in campo Francesca Schiavone, all’epoca numero undici del mondo, che si toglie la soddisfazione di battere per 64 al terzo set Amelie Mauresmo, in quel momento regina del tennis femminile. La sfida finisce 4-1 per le azzurre (grazie alle vittorie di Pennetta su Dechy e di Santangelo/Vinci su Loit/Razzano. Poi arriva il 3-1 di Saragozza nella semifinale contro la Spagna firmato da Pennetta e Schiavone. Quindi la prima, storica Fed Cup conquistata – nella terza trasferta consecutiva - a Charleroi nella finale vinta per 3-2 contro il Belgio di Justine Henin (a segno Schiavone, Santangelo ed il doppio Schiavone/Vinci). LA CONFERMA E’ SERVITA - Archiviati festeggiamenti e titoloni le ragazze di capitan Barazzutti nel 2007 si mettono subito d’impegno nel dimostrare che il trionfo dell’anno pre-
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cedente non è certo arrivato per caso. Finalmente tornano a giocare in casa e sulla terra rossa di Castellaneta Marina rifilano al primo turno un sonoro 5-0 alla Cina - firmato da Garbin, Pennetta, Santangelo e Vinci - e poi in semifinale ancora una volta mettono ko la Francia, superata per 3-2 grazie ad una Schiavone formato super che batte sia Mauresmo (ancora!) e Golovin e che sigla il successo in coppia con Roberta Vinci. La finale di Mosca contro la Russia, però, non va nel modo sperato, anche se il 4-0 con cui le padrone di casa chiudono la sfida è sicuramente un risultato troppo severo per quanto fatto vedere in campo da Francesca Schiavone che spreca l’occasione di portare a casa sia il match contro Anna Chakvetadze che quello contro Svetlana Kuznetsova. DIMENTICARE NAPOLI - Dopo tanti bei risultati, la batosta rimediata sul veloce del PalaVesuvio di Napoli contro la Spagna nel primo turno della Fed Cup 2008 arriva come una doccia gelida. Va tutto storto per le azzurre che perdono i primi tre match: ci pensa Sara Errani, vincendo il suo singolare ed il doppio con Tathiana Garbin, a rendere meno doloroso, almeno nelle proporzioni (3-2) l’inatteso ko. Ma visto
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che coraggio e grinta non si perdono da un giorno all’altro, immediato arriva il riscatto nello spareggio/salvezza contro l’Ucraina: sulla terra di Olbia Schiavone, Errani e Knapp battono 3-2 l’Ucraina delle sorelle Bondarenko garantendosi la permanenza nel World Group. LA SECONDA, MAGICA CAVALCATA - Il resto e storia recente. I cinque ceffoni rifilati nel primo turno alla Francia ad Orleans, con Flavia che nell’incontro d’apertura annulla un match point alla Mauresmo, e Francesca, Sara e Roberta che rendono la sconfitta delle transalpine davvero dura da digerire. Nella semifinale, giocata di nuovo sulla terra rossa pugliese di Castellaneta Marina, il tennis azzurro femminile scrive un’altra pagina indimenticabile della sua storia in Fed Cup: il successo per 4-1 sullo squadrone russo - prima vittoria in cinque confronti diretti - è figlio di un gruppo unito (Pennetta, Schiavone, Errani, Vinci) capace di esaltarsi e di tirare fuori grinta e carattere. E lo squadrone dell’Est che nelle ultime cinque edizioni aveva sempre portato a casa la Fed Cup tranne che nel 2006 (quando vinse l’Italia) e che aveva perso solo tre incontri negli ultimi due anni finisce per perderne quattro in due giorni.
DI NUOVO CAMPIONESSE DEL MONDO - In finale l’Italia non a concesso nemmeno un set alle americane di Mary Joe Fernandez, abbandonata da entrambe le Williams sisters. Troppo “acerbe” Melanie Oudin ed Alexa Glatch per impensierire Pennetta e Schiavone: un 6 a 0 nel conto dei set nei primi tre match di una finale non si verificava dal 1999 quando proprio le statunitensi (Lindsay Davenport e Venus Williams) vinsero per 4-1 in casa della Russia, archiviando la pratica già dopo i primi tre singolari. Nella finale contro gli Usa le “ragazze irresistibili” – che nel corso del torneo hanno perso uno soltanto dei 14 match giocati - hanno non solo conquistato un fantastico trofeo-bis, dopo quello vinto a Charleroi nel 2006 contro il Belgio di Justine Henin, ma hanno anche virtualmente superato i “colleghi” uomini. Tra il 1976 ed il 1980 l’Italtennis maschile ha conquistato infatti una Coppa Davis (nel 1976 a Santiago del Cile) disputando altre tre finali: nel 1977 in Australia, nel 1979 negli Stati Uniti e nel 1980 in Cecoslovacchia. LA FORZA DEL GRUPPO - E’ stata Flavia Pennetta a siglare il definitivo 3-0 contro gli Usa: “Nel primo set, sul cinque pari, è stato difficile
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perché le mie chances le avevo avute – ha confessato la 27enne brindisina - la verità è che in questo sport nessuno ti regala mai niente. La Oudin era molto aggressiva, ed io probabilmente ho avvertito un po' la pressione. Siamo i campioni del mondo: in questi anni abbiamo battuto giocatrici molto forti. Il gruppo che siamo riuscite a creare ci fa rendere di più rispetto alle nostre avversarie in questa competizione. E' un po' di tempo che facciamo risultati e portiamo a questo sport qualcosa di buono”, ha sottolineato la prima azzurra capace di sfondare il muro delle top ten del ranking Wta (lo scorso 17 agosto). Se il primo trionfo a Charleroi nel 2006 è stato bello, quello di Reggio Calabria lo è ancor di più...: “Siamo più mature – ha sottolinea Flavia - e quindi apprezziamo di più queste sensazioni. E poi qui abbiamo giocato in casa con famiglia ed amici intorno. La vittoria della Fed Cup è stata la conclusione di un anno bellissimo: ora posso andare in vacanza contenta!”. E’ Francesca Schiavone, sempre grande protagonista, a trasmettere la gioia della squadra: “Stiamo bene tra noi ed è la cosa più bella di questo gruppo. Vinciamo e siamo unite. Se ripenso alla vittoria del 2006 e la paragono con questa dico che quando sei più matura diventi più consapevole di quello che stai
facendo, del traguardo che hai raggiunto con lavoro e sacrifici”. “Sono fiera di far parte di questa squadra – ha detto Sara Errani - le mie compagne sono ragazze fantastiche. Sono la più giovane del gruppo e accanto a loro sto crescendo tanto”. Quindi Roberta Vinci, doppista imbattuta in Fed Cup con 14 match vinti di fila: “Flavia e Francesca sono due ragazze molto semplici e questo è tanto. E’ bellissimo stare con loro, per me questa di Reggio Calabria è stata una settimana fantastica”. ORGOGLIO DI CAPITANO – “Queste ragazze sono fantastiche! - ha sottolineato Corrado Barazzutti, il capitano azzurro. - Bisognerebbe fargli un monumento perché hanno riscritto la storia del tennis italiano. Non credo ci siano state squadre altrettanto forti in tutta la storia dello sport azzurro: hanno fatto meglio anche di quella della Coppa Davis con Panatta e Barazzutti. Vincere il secondo titolo in casa rende ancora più bello questo momento. Sono orgoglioso di aver avuto la fortuna di guidare una squadra così straordinaria. Questa vittoria è un grande spot per il tennis italiano - ha aggiunto - ci aiuta a creare entusiasmo ed a trovare nuovi tennisti per il futuro. Ed è anche uno stimolo per il nostro tennis maschile”.
E LA FAVOLA CONTINUA - Dopo due sfide casalinghe di fila, l'Italia - balzata in vetta alla classifica Itf - tornerà a giocare in trasferta nel primo turno del World Group della Fed Cup 2010. A febbraio le azzurre regine di Coppa voleranno in Ucraina per affrontare presumibilmente le sorelle Alona e Kateryna Bondarenko e Mariya Koryttseva. Due i precedenti tra Italia e Ucraina, con le nostre sempre vittoriose: l’ultima sfida - uno spareggio per non retrocedere - si è giocata proprio lo scorso anno ad Olbia con il successo per 3-2 firmato da Francesca Schiavone e Sara Errani. Un tabellone quello del prossimo anno che sulla carta sembra sorridere alle azzurre: in caso di vittoria contro l'Ucraina al primo turno - che in Fed Cup sono già i quarti -, infatti, l'Italia troverebbe in semifinale la vincente di GermaniaRepubblica Ceca (si giocherebbe in trasferta contro le tedesche, in casa contro le ceche) e, volendo guardare ancora più lontano, in finale una squadra tra Serbia, Russia, Francia ed Usa. Di queste quattro formazioni le azzurre affronterebbero in trasferta Russia e Stati Uniti, in casa la Francia mentre contro la Serbia sarebbe il sorteggio a decidere la sede.
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di Paolo Cecinelli Caporedattore centrale La7 Sport
All Blacks a Milano i assicuro gli italiani hanno fatto colpo sugli All Blacks. I kiwis sono rimasti affascinati dall’intensità e dalla quantità del pubblico di San Siro. Non se lo immaginavano che anche dalle nostre parti ci potesse essere una simile passione per il rugby. Sul prato dello Stadio Meazza, hanno scattato foto a ripetizione come fanno soltanto i giapponesi davanti al Duomo o al Colosseo. È vero, si sono sentiti un po’ turisti ma hanno provato anche tutta la passione italiana, qualcosa di molto diverso da quello che abitualmente trovano negli stadi australiani, sudafricani o britannici. Noi non siamo invidiosi degli All Blacks, anzi. Non li odiamo come fanno (sportivamente) i
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sudafricani, non li molestiamo come fanno i gallesi, non ci sentiamo superiori come fanno gli inglesi, non li consideriamo i nostri cugini rivali come fanno gli australiani. Non facciamo neanche come i francesi, che alla Coppa del Mondo di Francia 2007 si vestirono con una maglia blue, talmente scura, che quasi si confondeva con il nero degli All Blacks costringendoli - come da regolamento - ad indossare la seconda maglia, quella “non nera”. Una mossa studiata a tavolino dal loro sponsor tecnico, concorrente diretto dell'altra multinazionale che veste la Nuova Zelanda (non c’è bisogno di precisare i nomi). I francesi speravano di incontrare la Nuova Zelanda in finale, dove per uno strano gioco degli accoppiamenti del tabel-
lone, avrebbero avuto la precedenza sugli All Blacks nella scelta della maglia, costringendoli a rinunciare per dovere di ospitalità al nero. Una sorta di sfida psicologica, una maniera per demonizzare uno dei valori più forti degli All Blacks. La maglia. Ironia della sorte, All Blacks e Francia persero entrambe nel girone di qualificazione e si incontrarono comunque nei quarti di finale a Cardiff. La Nuova Zelanda fu costretta a vestire la maglia grigia con gli inserti neri e vinse la Francia. Chi crede nella scaramanzia, attribuisce la sconfitta proprio a questo fatto. Per tornare a San Siro, noi italiani amiano gli All Blacks come forse nessun altro, perché li consideriamo i veri artisti della pallaovale. Anche se ogni volta li affrontiamo per cercare di bat-
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terli, li rispettiamo e siamo pronti ad ammettere il loro valore. Gli All Blacks l’hanno capito. In un pomeriggio milanese ho incontrato Jonah Lomu che è stato nostro ospite d’onore (di La7) in esclusiva. Portarlo a Milano non è stato facile, la sua agenda è stracolma di appuntamenti. Una vera industria del business. Lo avevo conosciuto cinque anni fa, appena dopo il delicato trapianto del rene, quando era venuto a Roma sempre per seguire gli All Blacks nel tour europeo. In quell’occasione siamo stati insieme un pomeriggio intero per girare uno spot tv (sempre per La7), in una stanza di un albergo a Trinità dei Monti. Durante le riprese, circa sette ore, Lomu ha ordinato almeno tre pasti e subito dopo è andato in una palestra dei Parioli a tirare un po’ di boxe. Per Jonah Lomu l’allenamento
misura il senso alla vita. Chi ha avuto l’occasione di vedere il dvd dedicato alla sua carriera, avrà sicuramente notato il suo approccio. Per chi non ha avuto questa fortuna, vi racconto io una storia. Quello che fa impressione di Jonah è l'equilibrio e l'indipendenza delle gambe. Si allena ore con la palla, non quella medica ma la Wellness Ball, quella grande come un mappamondo gigante. Lomu ci sale sopra in piedi, rimanendoci in equilibrio, e con un manubrio di 20 kg ruota le braccia a destra e sinistra. Incredibile! Avevo appuntamento con Jonah il giorno prima di Italia-All Blacks, in un elegante albergo dietro via Montenapoleone. Quando sono arrivato, le persone che lo accompagnavano mi
hanno detto che era andato a fare shopping, come non capirlo… Una telefonata ed è arrivato dopo appena dieci minuti pieno di buste. A Jonah piace vestire di tendenza, ovviamente il colore preferito è, indovinate, il nero. Quando abbiamo fatto l’intervista, che serviva al nostro telegiornale per promuovere la trasmissione del giorno dopo, gli ho chiesto se volevamo farla davanti ad una mostra di maglie antiche della nazionale italiana ma lui mi ha guardato male ed indicando le maglie degli All Blacks mi ha detto: “no, il mio angolo è questo”. Come contraddirlo? Jonah Lomu è stato uno dei più grandi giocatori del mondo, se non il più grande. Non ha vinto nessun mondiale ma il suo stile travolgente ha fatto storia, o meglio l’ha cambiata.
La meta segnata nei quarti di finale all’Inghilterra nella Coppa del Mondo del 1995 è una pietra miliare. Lomu travolse il suo avversario, Mike Catt, senza evitarlo. Lo puntò, alzò le ginocchia e lo schiacciò sull’erba di Twickenham andando in meta. Ora Jonah proverà a tornare a giocare per la terza volta in vita sua. Ci aveva provato nel 2004 con il Cardiff, qualche partita in Heineken Cup con contratto a gettone per riassaporare il gusto della partita. Giocherà in terza divisione francese con il Marsiglia sempre nel ruolo di trequarti ala con il numero 11 sulle spalle. Abbiamo preso una birra e mi ha raccontato che a volte si allena in una stanza buia per migliorare alcune percezioni. Ma questa storia, vera, ve la racconto un’altra volta.
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Un evento più che annunciato che non ha fatto rimpiangere le serate del grande calcio
81.000 luci a San Siro di Andrea Cimbrico
ilano. Dieci minuti, gli ultimi, con gli All Blacks chiusi in un fortilizio di cinque metri, costretti dalla spinta costante, dalla pressione della mischia azzurra, rassegnati al repertorio in cui far confluire tutte le scorrettezze possibili: affossamento delle prime linee, spinte laterali per far saltare l’asse su cui viene esercitato l’impulso. Mischia numero uno,
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due tre, sino a quella che porta addosso l’undici. Con l’arbitro, l’australiano Dickinson, che allunga un cartellino giallo a Tialata, il maxi tatuato che ha passato un pomeriggio di un giorno da cani contro Totò Perugini, che raccomanda, ammonisce, ma non prende mai l’unica decisione praticabile: davanti a una serie infinita di ostruzioni c’è solo la meta tecnica. “Non posso criticare pubblica-
mente un arbitro. Dico solo che, lungo quella fase, Dickinson ha fischiato quattro punizioni e ha tirato fuori un cartellino e allora aggiungo: se fossimo stati noi a difendere e loro ad attaccare, si sarebbe comportato allo stesso mondo?”. Nick Mallett non ringhia, offre soltanto lo stato delle cose. “La nostra forza è la mischia chiusa: deve esserci data la giusta opportunità. E se Henry (il ct neoze-
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landese) dice che in mischia esiste una zona grigia su cui è difficile esprimere giudizi, rispondo che non è vero: c’è solo il bianco e il nero”. Il teatro è calcistico, le polemiche non sono così roventi. Ma recriminare è consentito in fondo a un 6-20 che qualcuno si affretta ad archiviare come 13-20 che, virtualmente, è il più lieve distacco accusato dai Neri. “E per me poteva finire anche 1720”, offre contributo Sandro Troncon, eroe di vecchie gloriose giornate. Effetto San Siro, le quattro mura infinite di folla, gli 81.000, gli ospiti d’onore (c’è anche Del Piero che quando è libero saltabecca dal tennis al rugby), la haka, i fischi (pochi, contenuti) quando McAlister prova a piazzare il pallone in mezzo ai pali. Il po-
polo del rugby e non solo. “Mallett almeno tu mett a’ Cassano”, prega uno striscione. I puristi storcono naso e bocca di fronte a neozelandesi che non sprizzano la solita ferocia. Se il rugby è musica, questo, almeno per i Blacks, è un divertimento per quindici strumenti solisti. Poca sinfonia, ricerca della calligrafia. La ferocia deve metterla l’Italia: lo fa montando un formidabile chiavistello con la terza linea ParisseMauro Bergamasco-Zanni che alzano la saracinesca quando i Neri provano con la palla in mano, con un desiderio non furente di gioco al largo. Una sola breccia: la trova poco prima della mezz’ora il tallonatore Flynn, su cui Robertson, il neozelandese di Viadana, monta in ritardo: segnatura alla bandiera, esame televisivo. Meta. Senza un dubbio senza un sospetto.
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L’Italia è un bel carro armato, ritrova la sua maul avanzante, chiude, placca, distrugge. Non ha vasto repertorio quando decide di costruire e non trova soluzioni neppure al gioco al piede. Ma fisicamente è molto vitale e lascia nel passato i cali della seconda parte, dell’ultimo quarto. Coraggiosa, determinata, vicina a colpire ad inizio ripresa nel turbinare efficace di un incrocio che porta Canale a un metro e mezzo dalla linea. E’ una partita scandita dai calci di Luke McAlister (nome scozzese e sangue maori), popolata da dati confortano: una sola meta subita in ottanta minuti molto abbondanti (e nessuna nella ripresa, la prateria in cui i neozelandesi galoppavano crudeli), lo 0-0 nei dieci minuti di inferiorità numerica dopo il giallo toccato a Garcia, la formidabile compattezza del pac-
chetto: Castrogiovanni stacca il piccolo Oscar di uomo del match. Non sono piccole cose per una squadra che due anni fa, contro questi padroni, era naufragata sotto 76 punti concedendo spazi siderali, sgretolandosi. Si era capito che qualcosa stava cambiando nella visita di giugno, a Christchurch: 27-6 là è roba da portare all’occhiello. Ora, la conferma. Loro, meno lontani. “Passione, grinta, orgoglio, personalità: laggiù avevamo cominciato a ritorvarci e ora questo diventa il punto di partenza per un mondo nuovo”: Mauro Bergamasco non è neppure ammaccato, non ha il fiato grosso. È quello che dopo undici mischie ha provato a risolvere diventando cuneo e ariete. Fermato a un metro, quando Dickinson ha fischiato la dodi-
cesima mischia e la fine. Con Blacks piuttosto felici. Volevano fare un bell’allenamento e invece, specie in quell’ultimo quarto d’ora, hanno subito quel che in gergo si chiama arrotolamento delle canottiere. E quando sbucano dal ventre dello stadio, la parola che fa più spesso capolino è “frustrazione”. Avevano deciso per una squadra di esordienti, di mezza forza, pensando all’Inghilterra e alla Francia e si ritrovano invasi dai dubbi: i rincalzi non sono eccezionali, la vulnerabilità nelle fasi statiche è palese, L’Italia archivia la dodicesima sconfitta di fila, una delle più belle contro i maestri. Le regine che vengono dal mondo alla rovescia non sono più così devastanti? “Di tutto quello che abbiamo fatto, sono fiero”, il congedo è a cura di Sergio Parisse, capitano.
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L’Italrugby va in meta a San Siro e la tribuna si riempie di Vip! Per un giorno la “scala del calcio” ha ceduto il passo al rugby… ed è stata una festa per 81.000! di Emilia Maria Pezzini
no spettacolo incredibile! Il popolo della palla ovale ha invaso il “tempio della pedata” regalando qualcosa di spettacolare. Sold out tutti i settori, la partita tra Italia e Nuova Zelanda (in arte i mitici All Blacks) ha vissuto momenti intensissimi sul campo, con il pack azzurro a schiacciare i “tutti neri” sulla loro linea di meta per dodici interminabili minuti ed in tribuna dove volti noti e semplici festosi tifosi hanno tifato spalla a spalla. Tutti temevano la “haka” degli All Blacks (seguita da tutto il pubblico in religioso silenzio), ma questa volta a farla da padrone è stato il nostro vecchio e caro Inno di Mameli! Veramente una cosa impressionante! In campo l’ex azzurro e tenore Denis Dallan... sugli spalti gli “ottantamilazeroquindici” presenti...
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cantavano tutti... anche in tribuna autorità! Un “parterre de roi” incredibile con politici, personaggi dello spettacolo e sportivi a gustarsi lo spettacolo. Ai lati del Presidente federale Dondi c’erano il Presidente del Coni Gianni Petrucci ed il Sindaco Letizia Moratti, poco più in là il Ministro Giorgia Meloni intenta a commentare la partita col collega Igazio La Russa. Nutrita la schiera dei rappresentanti del mondo del calcio: Galliani, Leonardo, Nesta, Favalli, Seedorf, Del Piero, Maldini (con moglie e figli), Bobo Vieri (con Melissa Satta), Billy Costacurta (con Martina Colombari). Il mondo sportivo era rappresentato anche da Pagnozzi e Cinquanta (membro CIO), Yuri Chechi, Antonio Rossi e Gianmarco Pozzecco. Poi naturalmente tanti rugbisti tra cui la leg-
genda Jonah Lomu ! Molti altri i volti noti, tra cui il cantante Francesco Baccini, i Fichi d’India, Elenoire Casalegno, Alex & Franz e due dei personaggi più amati del piccolo schermo della scorsa stagione: Vinicio “IL FREDDO” Marchioni e Francesco “LIBANO” Montanari… due dei protagonisti della seguitissima serie tv “Romanzo Criminale”. Ma il vero spettacolo in tribuna l’ha fatto il “popolo dell’ovale”! Tantissimi striscioni d’ogni parte d’Italia, meritano la menzione il romanissimo “A NOI L’OVALE C’ARIMBARZA!” ed il veneto “IN 400 DA CASAL PER VEDER LA NAXIONAL”. Ma a nostro avviso l’oscar della goliardia va al partenopeo “MALLETT: ALMENO TU MITT’A CASSAN!”
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Paracadutismo
Freefly Abbiamo incontrato Riccardo Simoncini, Giorgio Gargiulo (Performer) e Gianfranco Spina (video) del Centro di Paracadutismo Crazy Fly Nettuno, sono i Campioni Italiani in carica e rappresentano l’Italia nelle Competizioni Internazionali della FAI. di Emanuele Bielli, Responsabile Comunicazione Esterna e Consigliere della FIPaS, Federazione Italiana Paracadutismo Sportivo
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ggi nel paracadutismo sportivo le competizioni si suddividono in 3 categorie principali: le Discipline Classiche, praticate principalmente dai Gruppi Sportivi Militari; le Figure in Caduta Libera, in cui squadre di più atleti devono eseguire il maggior numero di figure in un tempo predefinito e le Discipline Artistiche. Tra queste ultime il Freefly è la disciplina in continua evoluzione, considerata la più tecnica e complessa, in cui il giudizio finale è dato dalla capacità di 2 performer di volare insieme ed eseguire in modo perfetto alcune figure artistiche, filmate dal terzo componente del team che vola vi-
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cino ed attorno a loro. Dal 2007 tre ragazzi del Centro di Paracadutismo Crazy Fly Nettuno sono i Campioni Italiani in carica e rappresentano l’Italia nelle Competizioni Internazionali della FAI (Federazione Aeronautica Internazionale www.fai.org): Riccardo Simoncini, Giorgio Gargiulo (Performer) e Gianfranco Spina (video). Riccardo, cosa significa per te essere Campione Italiano da 3 anni? “E’ un’emozione grandissima. Sette anni fa, quando ho fatto il mio corso AFF per diventare un paracadutista, non avrei mai pensato di poter raggiungere un simile traguardo,
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Paracadutismo
Giorgio Gargiulo, 29 anni, 3600 lanci, Istruttore Jump Master e Pilota Tandem. Riccardo Simoncini, 29 anni, 3400 lanci, Direttore di Lancio. Gianfranco Spina, 39 anni, 6000 lanci, Istruttore Jump Master e Pilota Tandem. di poter rappresentare l’Italia in sede internazionale nella disciplina che da subito mi ha affascinato”. Cos’è per te il Freefly? “Il Freefly è volo libero o libertà di volo. Il paracadutismo sportivo è una disciplina aeronautica a tutti gli effetti, la nostra Federazione, la FIPaS, dipende dall’Aero Club Italia e la nostra è una vera e propria licenza
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aeronautica. Del resto da quando ci lanciamo a quando atterriamo siamo dei veri e propri oggetti, anzi, uomini volanti. Nei secondi di caduta libera, utilizzando la velocità creata dal nostro peso e dalla forza di gravità, riusciamo a spostarci in un cono d’aria in tre dimensioni. Il Freefly è la disciplina più completa perché prevede dei movimenti e delle figure su tutti gli assi di volo possibili: orizzontali, verticali ed obliqui rispetto all’orizzonte.” Giorgio, conquistare un titolo Italiano in uno sport come il paracadutismo cosa comporta? “Il paracadutismo, oggi, è uno sport minore, poco conosciuto che ha una visibilità davvero limitata. Oltre alla soddisfazione personale essere Campione Italiano significa avere maggiori responsabilità nella Scuola di Paracadutismo Crazy Fly Nettuno in cui opero come Istruttore, significa avvicinare altri ragazzi a questa disciplina, impartire le nozioni sul-
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la sicurezza; a livello personale è necessario un costante impegno mentale e una adeguata preparazione atletica”. Gianfranco qual è il lavoro del video in un lancio di paracadutismo? “E’ un lavoro molto tecnico che richiede tanta concentrazione e preparazione. Si salta con una video-camera digitale assicurata al casco in fibra di carbonio, a volte utilizzo anche una macchina fotografica semi professionale per scattare delle foto: le immagini dall’alto di 4000 metri sono davvero suggestive ed uniche, solo il paracadutismo può regalare certi scenari”. Cosa significa essere paracadutisti a tempo pieno? “In realtà a differenza di paesi quali Francia o Stati Uniti, il nostro è uno sport davvero amatoriale, praticato solo nei fine settimana. Purtroppo l’immagine del paracadutista è an-
cora legata all’idea del para-militare esaltato e più che uno sport aeronautico è visto quale prova d’ardimento, ma in realtà non è così. Oggi il paracadutismo sportivo è accessibile dai 16 anni in poi ed è praticato anche da persone non più giovanissime, come ha dimostrato Philippe Leroy che ha festeggiato i suoi 79 anni lanciandosi proprio con noi”. Giorgio cosa consigli a chi volesse avvicinarsi alla vostra attività? “Visitate uno dei tanti Centri di Paracadutismo Italiani. Se volete provare un’emozione unica ed incredibile senza dover fare il corso potete fare un lancio in tandem, agganciati a un istruttore. Per chi volesse avere maggiori informazioni può visitare il sito internet ufficiale della Federazione www.fipas.it” info Crazy Fly Nettuno www.paracadutismonettuno.it www.romaskydive.com
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Sfide
“I Want You”. Recitava così il manifesto del famigerato Zio Sam utilizzato per reclutare soldati statunitensi durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Un’immagine entrata nella storia e che, forse, si addice perfettamente al rapporto attuale tra i cestisti italiani e la NBA, il campionato professionistico di basket statunitense.
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I want you
Di Marco Trozzi
a sempre la lega americana rappresenta un modello e, al contempo, un sogno per gli atleti di tutto il mondo; giocare negli States significa essere necessariamente uno sportivo che riesce ad imporsi a livello mondiale. In passato le franchigie d’oltreoceano non accoglievano giocatori provenienti da altri campionati perché reputati non all’altezza, scelta motivata dal fatto che il gioco espresso dalle squadre europee, per esempio, è sempre stato molto differente da quelle statunitensi. Nell’ultimo decennio, però, le cose sembrano essere cambiate e molti giocatori non statunitensi sono stati scelti dalle squadre della NBA. Proprio in virtù di questi presupposti il fatto che in questo momento ci siano ben tre giocatori nostrani che giocano negli USA, Andrea Bargnani, Marco Belinelli e Danilo Gallinari, può essere considerato un successo senza precedenti, una prova di come le
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individualità possano emergere anche se in questo momento il movimento della pallacanestro nazionale non stia attraversando il suo momento migliore.
I predecessori: Rusconi ed Esposito In realtà già in passato due giocatori italiani hanno tentato di sfondare nella NBA, ma le loro avventure si sono rivelate pressoché fallimentari. Si sta parlando di Stefano Rusconi (Phoenix Suns) e Vincenzo Esposito (Toronto Raptors) che si sono trasferiti negli Stati Uniti all’apice della loro carriera, entrambi nel 1995. In realtà Rusconi, centro di Bassano del Grappa, venne scelto dai Cleveland Cavaliers già nel 1990, ma come si usava spesso a quei tempi, venne lasciato giocare ancora in Europa, in particolare nella Benetton Treviso, formazione con la quale vinse il titolo trico-
Danolo Gallinari all’età di 20 anni viene chiamato alla sesta scelta assoluta dei New York Knicks
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Sfide tative: circa 30 le partite giocate, con una media di 9 minuti e 4 punti a gara. Una sola prestazione degna di livello: quella al Madison Square Garden contro i New York Knicks quando realizzò 18 punti.
Il trio delle meraviglie: Bargnani, Belinelli e Gallinari
In realtà gli italiani a Toronto sono due. Bargnani questa estate, infatti, è stato raggiunto da Marco Belinelli che però è arrivato in NBA nel 2007. lore nel 1992. Poi, come detto, nel 1995 passò ai Phoenix Suns dove militò un solo anno collezionando 7 presenze, 30 minuti di gioco e 8 punti totali. Un rendimento non eccelso per un giocatore che in Italia e in Europa è sempre stato molto stimato basti pensare che in azzurro ha vinto un argento ai Campionati Europei di Roma nel 1991 e un oro ai Giochi del Mediterraneo due anni dopo. Analogo il discorso per Vincenzo Esposito, autentico fuoriclasse e grande realizzatore
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del panorama nazionale che sempre nel 1995 si accasò ai Toronto Raptors, franchigia nata proprio quell’anno nell’ambito del processo di espansione della NBA in Canada. In realtà la scelta di Esposito sembrò essere non proprio casuale considerando che in quella città da sempre esiste una considerevole comunità italiana. Al di là di quelle che potrebbero essere motivazioni e considerazioni extra sportive il rendimento del giocatore casertano non fu all’altezza delle aspet-
Dopo la sfortunata parentesi dei due pionieri dei quali si è parlato, il basket made in Italy non ha più riscosso molto succeso oltreoceano. Ci sono voluti ben undici anni prima che una franchigia statunitense rimettesse gli occhi addosso a un nostro giocatore. Anno 2006, i Toronto Raptors scelgono al draft Andrea Bargnani come prima scelta assoluta. Si tratta di una svolta, mai prima di allora, infatti, un giocatore europeo era stato scelto come primo della classe. Bargnani, ala-centro di 213 cm si trasferisce negli States all’età di 21 anni dopo che in quell’anno era riuscito a vincere il titolo tricolore con la maglia della Benetton Treviso. Per il giocatore capitolino (nato a Roma il 26 ottobre 1985) quella da poco iniziata è la quarta stagione nella NBA. Nelle prime tre ha collezionato una media di 12.4 punti e 4.3 rimbalzi, non moltissimo per un ragazzo sul quale la franchigia canadese ha sempre dichiarato di puntare molto; bisogna però tenere conto che Andrea è arrivato molto giovane negli Stati Uniti ed è del tutto normale che un giocatore europeo incontri difficoltà d’ambientamento sia fuori che dentro il campo. Inizialmente il suo problema è stato quello di giocare più o meno nello stesso ruolo della star locale, Chris Bosh. Come se non bastasse nell’estate 2008 Toronto ha preso un altro giocatore con caratteristiche simili, Jermaine O’Neal. Sembrava una bocciatura, ma O’Neal a metà stagione ha cambiato aria e Bargnani è riuscito ad esplodere. Per il Mago (questo il suo soprannome) si tratta quindi della stagione della consacrazione, dopo che nella scorsa primavera è letteralmente esploso. Insieme a Chris Bosh è ormai considerato un giocatore-franchigia ed è lecito attendersi da lui una stagione ad alti livelli e i dati relativi a questo scorcio di campionato lo stanno dimostrando. In realtà gli italiani a Toronto sono due. Bargnani questa estate, infatti, è stato raggiunto da Marco Belinelli che però è arriva-
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Anno 2006, i Toronto Raptors scelgono al draft Andrea Bargnani come prima scelta assoluta. to in NBA nel 2007. La guardia nata a San Giovanni in Persiceto il 25 marzo 1986 è stata scelta due anni fa dai Golden State Warriors come diciottesima scelta assoluta e lì ha collezionato una media di 6.2 punti. In realtà, rispetto a Bargnani, Marco non ha mai goduto della piena fiducia della società e così, dopo due stagioni nelle quali solo a sprazzi è riuscito ad esprimere il suo valore, quest’anno ha deciso di cambiare aria, trasferendosi in una squadra, Toronto appunto, che ha deciso di puntare forte su giocatori europei (ci sono anche Nesterovic, Turkoglu e Calderon) e in cui il general manager è l’ex Benetton Treviso, Maurizio Gherardini. Proprio nella sua nuova squadra Belinelli spera di avere spazio e soprattutto di godere della fiducia dell’ambiente. Ultimo in ordine cronologico ad essere arrivato negli Stati Uniti è stato Danilo Gallinari, classe 1988, che nel 2008, all’età di 20 anni viene chiamato alla sesta scelta assoluta dei New York Knicks allenati da una vecchia conoscenza del campionato italiano: Mike D’Antoni. La sua prima stagione è stata un vero e proprio calvario a causa dei problemi alla schiena, ma in squesto scorcio di stagione le cose per lui sembrano essere cambiate nonostante la squadra vada non proprio benissimo. Danilo è sicuramente uno dei migliori talenti che il panorama nazionale abbia mai offerto e in questo avvio di campionato (il 31 ottobre 2009 contro i Philadelphia 76ers) è stato autore della sua migliore gara da quando è negli States: per lui 30 punti, una stoppata, 3 assist e altrettanti rimbalzi in 41 minuti di gioco. A giudicare dalle prestazioni che stanno facendo registrare, questo sembra essere la stagione giusta per la definitiva consacrazione dei nostri tre talenti, una stagione nella quale il basket italiano avrà sicuramente un’altra data da ricordare: il 15 gennaio 2010. Quel giorno, infatti, per la prima volta nella storia tre giocatori italiani si affronteranno in una gara di NBA: Knicks contro Raptors.
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Platini,
il “grillo parlante�
del calcio del Terzo Millennio di Marcel Vulpis, Direttore di Sporteconomy, agenzia giornalistica specializzata in economia dello sport
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on le nuove regole legate al fair play finanziario proteggeremo il business di Abramovich, Massimo Moratti e Glazer. Sono sicuro che vogliono vendere, ma chi comprerebbe club con tanti debiti? Chi sarebbe così stupido?". Ad aver fatto questa dichiarazione è Michel Platini, numero uno dell’Uefa, che, da tempo, stigmatizza i comportamenti di molti presidenti di calcio, che a vario titolo, o spendono e spandono rincorrendo il miraggio della popolarità o gestiscono le perdite passando anche per benefattori.
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In questa seconda categoria fanno parte molti dei numeri uno del calcio tricolore. Ormai i management di questi club sono votati alla “gestione delle perdite” piuttosto che allo sviluppo dei ricavi. Ecco perché come Sporteconomy siamo perfettamente allineati con il Platini-pensiero e anche noi ci permettiamo di dire: “Chi sarebbe così stupido da acquisire club che sono indebitati fino alle fondamenta o che per andare avanti sono obbligati a ricapitalizzare prima dell’inizio della nuova stagione?”. Magari viviamo in un altro mondo, ma abitual-
mente una azienda (e ci sembra che ormai tutti i football club sono società con scopo di lucro) che non raggiunge un risultato positivo, di anno in anno, è, prima o poi, costretta a chiudere, perché è nel dna di qualsiasi impresa produrre utili e non perdite. I risultati di gestione delle società di calcio italiane si stanno però ritorcendo proprio contro coloro che l’hanno generati. Chi prenderebbe mai un club che ogni anno ricapitalizza per vivere? La ricerca della popolarità, dell’essere idolatrati a priori, sta per rivoltarsi proprio contro questi personaggi. Dopo Calciopoli si sperava, tra addetti ai lavori, che si arrivasse a un new deal. Qui mi sembra, invece, che si stia andando di male in peggio. Spesso come Sportecomomy ci chiedono come mai in Italia o a Roma non arrivino i magnati presenti in altri campionati a partire da quello inglese (la mitica Premier league). La risposta è molto semplice. Ad oggi la serie A non è un format così competitivo come la Premier league o la Spagna. Troppi interessi di bottega, troppi soggetti che vogliono contare. Tutti vogliono mettere bocca su tutto, pur non avendo i mezzi nemmeno per fare o persino per parlare. In un Paese del genere quando mai potrebbe approdare un Malcom Glazer, o un Roman Abramovich. “Chi sarebbe così stupido”, parafrasando ancora una volta Platini. Il re è nudo, bisogna solo ammetterlo di vederlo per quello che è. Il calcio italiano ha bisogno velocemente di essere rifondato. Nuovi presidenti, nuovi dirigenti, nuovi stadi, nuove idee, ma anche (forse) nuovi tifosi. Speriamo solo che questo processo possa partire il prima possibile, per evitare il default di sistema. Senza dimenticare che bisognerebbe modificare l’attuale sistema fiscale e di rapporto di lavoro dei calciatori. È ridicolo, oltre che pazzesco, parlare ancora di calciatori come “lavoratori dipendenti”, quando guadagnano mediamente cifre oltre il milione di euro. Forse, sarebbe più corretto ed anche etico arrivare alla trasformazione di questi rapporti in parcelle consulenziali. Un retaggio del passato che non si riesce (e anche questo è molto strano oltre che inquietante) a debellare. Non sarà forse che si tocca un’altra categoria di intoccabili: ovvero quello dei procuratori? Su questo bisognerebbe nel nostro Paese aprire un dibattito a più voci, ma evidentemente c’è talmente interesse tra le parti (legate una saldamente alle altre), che non è possibile nemmeno parlarne o iniziarne a discutere.
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Cresce il format della Uefa Champions league di Massimo Lucchese
uovo look e un tour itinerante destinato ai mercati locali per lanciare l'immagine globale di UniCredit in Europa. L'occasione è la partenza della sponsorship della Champions league, che l'istituto di credito italiano ha stretto con l'Uefa per tre anni, su una base stimata di 73 milioni di euro (fonte: ItaliaOggi).
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Dallo scorso 18 agosto UniCredit ha iniziato a trasmettere spot durante le partite preliminari in quasi tutti i paesi del gruppo (ben 22), a eccezione dell'Italia. L'obiettivo principale è rendere ancora più evidente il legame della banca con i brand locali. Già attivi, invece, in tutti i mercati, i cartelloni bordo campo, con studi ad hoc sul posizionamento televisivo del logo ufficiale. L'ingresso tra i sei main sponsor di questa competizione è successiva all'esperienza dell'ultima edizione dei campionati europei, quando, con una controllata, Banca
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Austria, è apparsa su tutti i campi austriaci dove si svolgevano le gare. Il successo ricevuto in termini di visibilità ha convinto il gruppo ad attivare un'idea già da tempo in fase di gestazione: affiancare la Uefa Champions League prendendo il posto di Vodafone. UniCredit sta sviluppando, sin dai primi mesi della partnership, una serie di iniziative a vantaggio delle comunità locali. In prima fila, tra le attività in programma, c'è il Trophy tour della Champions league promosso e gestito da UniCredit. L'evento, promosso attraverso un camion espositivo, è itinerante e toccherà anche Zagabria (Croazia), Bucarest (Romania), Budapest (Ungheria) e Sofia (Bulgaria). UniCredit è interessata a utilizzare la Champions per crescere in notorietà soprattutto nell'Europa dell'est, dove la sua presenza è sempre più massiccia, sia in termini di sportelli che di business sviluppato.
In ognuna di queste città il truck UniCredit, color rosso fuoco con interni blu e verdi come il campo da gioco, è parte di un'esposizione unica che catturerà l'attenzione dei fan in alcune note piazze europee. Per entrare nell'area speciale il tifoso dovrà attraversare il «tunnel del calciatore», in cui potrà seguire filmati di calcio e video esclusivi. Una volta all'interno i supporter cammineranno tra le immagini storiche dei loro eroi (vetrine con i cimeli della Champions league). Grandi schermi, infine, richiameranno i momenti del miglior calcio continentale, così come verrà allestito il «Muro degli eroi», dedicato ai migliori campioni di tutti i tempi della competizione Uefa. Ulteriori iniziative, dedicate all'universo dei mass media, verranno svelate gradualmente durante la fase a gironi e interesseranno i mercati più emergenti del network UniCredit.
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Chastadays 2010 Nulla sarà più come prima... Etna vulcano mt. 3339 Rifugio Sapienza (Nicolosi) Spesso ci si ricorda troppo tardi nella vita quando da piccini uno dei giochi più belli ed affascinanti era quello di far volare un aquilone sulla spiaggia, colorato e mosso dalla brezza del mare. .e costruire un vulcano di sabbia talmente enorme che per scavare il cratere ci si infilava tutto il braccio..poi arrivava il papà e con la carta e l’accendino ci mostrava come si simulava il fumo ..che meraviglia! di Stefano Gigli
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ggi l’aquilone ed il fumo riecheggia nella nostra memoria nel tempo presente, in questo istante mentre ne descrivo le emozioni e successivamente nel sognare ancora una volta quelle immense distese di neve che avvolgono il gigante di fuoco, L’Etna Dopo esserci stato qualche anno fa, la voglia e l’entusiasmo di portarci i miei amici è stato l’elemento determinante per organizzare il secondo Chasta Days nel 09. Dal 24 al 30 Gennaio questo sogno si è finalmente tramutato in semplice realtà, in colori e suoni talmente armoniosi da farmi sognare l’impossibile.
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Oggi a distanza di un’anno dopo aver vissuto questa esperienza sono convinto che gli elementi naturali dell’Aqua, il Fuoco, la Terra e L’aria uniti fra di loro creano il più bel quadro che possiamo osservare, vivere e ammirare con le nostre emozioni. L’ETNA è un gigante talmente maestoso che ti trasmette energia! Che ti fa assaporare ognuno dei 4 elementi naturali, che ti fa volare sopra le nuvole, vicino al cielo, osservando il mare e ascoltando il vento. I nostri aquiloni si sono miscelati nella cornice di questo quadro, aggiungendo un po’ di movimento e di passione…persone che per un
unico comune denominatore “ Snowkite” si sono immerse nella leggendaria montagna siciliana..il Gigante di Fuoco. Questa volta le tracce le abbiamo lasciate al centro del mediterraneo, immerse fra lava e neve dorata dal colore di sabbia e dal profumo di cedro. Tutto quello che è accaduto al Chasta Days sull’Etna non passerà mai nel dimenticatoio, fare snowkite a 3300 mt osservando il mare ed accarezzando il fumo non credo sia normale o di quotidiana abitudine. Ricordo di averci messo qualche giorno per realizzare ciò che stavamo facendo, ma in pochi minuti ci siamo resi conto che lo snowkite non
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ha più confini e non ha rivali, è una costante emozione travolgente che ti prende e non ti molla più, ti fa mancare l’aria! Ma nella mia memoria e nel mio nuovo progetto il Chasta Days rimane un incontro di culture, di uomini e donne, di tradizioni e di modi di essere se stessi. Era sabato 31 ennaio 2009 e la giornata sin dal mattino si presentava veramente eccitante. Saliamo con la prima corsa della telecabina affrettandoci a raggiungere lo spot di partenza con i nostri kite. Il Vento era teso e costante da NW e ci spingeva a terminare la settimana andando a visitare il versante N-NW. Immediatamente io Chasta e Pascal percorriamo una diagonale alle pendici del vulcano di circa 3 km. Arrivati a quota 1800mt apriamo i kite fra cedri e crateri spenti, cercando di immortalare le ultime emozioni fra i colori pastello illuminati dal sole mediterraneo. Per circa un’ora continuiamo a scendere di quota e per circa un’ora Pascal scatta delle foto meravigliose al rider più forte ed umile al mondo CHASTA !. Poi si inizia a salire e a prendere quota verso la vetta del vulcano. Il tempo inizia a cambiare, le correnti umide da NW formano banchi di nebbia che si spostano velocemente intorno alla montagna. La cosa da fare
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immediatamente era risalire, prendere quota e tirarsi fuori dalla nebbia. Pascal e Chasta con le MANTA II 12 mt riescono ad uscire immediatamente, mentre io mi trovo costretto a cambiare vela in quanto stavo girando sottoinvelato con un Frenzy Fyx 7mt. La circostanza non era delle migliori e mi dovevo affrettare al cambio veloce..un po’ di tensione e poi via anche io con il mio MANTA 12 prendo immediatamente quota e risalgo al di sopra delle nuvole. Più si sale e più il vento aumenta e accelera per l’effetto venturi, quindi a quota 2550 mt, dopo aver incrociatoi Alessandro, Lido e Andrea con le 7 metri Frenzy, decido di cambiare nuovamente. Obbiettivo per tutto il gruppo era la vetta… Poche decine di minuti per salire che oggi sono solo ricordi di attimi, hanno fatto di questo obbiettivo un’impresa, un sogno. …Nulla e nessuno potrà mai toglierci questo ricordo e forse i giardini sempreverdi del paradiso per noi erano e rimangono distese di neve sopra le nuvole di fronte al mare..e alle 13:30 siamo arrivati in cima al tetto del Mediterraneo. Il Gigante di Fuoco attento e presente credo ci abbia trasmesso un qualcosa di paragonabile al mal d’Africa…qualcosa di indescrivibile
Il viaggio continua Catania 9 Novembre 2009 ...ore 21:30 Aeroporto.10 mesi dopo Parto da Roma con Easy jet con destinazione Catania. Un caloroso abbraccio mi permette di stringere il mio grande amico Luca con cui stiamo condividendo questo meraviglioso progetto, avventura. L’aria della Sicilia è originale, tutto vive in un proprio equilibrio in un’atmosfera calda di sensazioni eccitanti. Ho voglia di vedere il gigante, ma devo aspettare la mattina, si quella che mi ha portato alla luce una immensa montagna che all’orizzonte si è presentata vestita di Bianco, con un cappello di nuvole in testa che gli conferiva un’aspetto disinvolto come fosse un fumatore passionale. La scia densa della fumata disegna nell’aria vortici sinuosi da aspetti e forme astratte che solo l’immaginazione può renderle figure presenti in una cornice mediterranea dai colori pastello accesi. Queste forme mi fanno sentire ancor più vicino ad Angelo, a quell’uomo nato per volare che scelse l’Etna per realizzare tutti i suoi so-
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gni, quelli che oggi la fondazione omonima “Fondazione Angelo D’Arrigo” diffonde in tutto il mondo sostenendo progetti fra i quali la realizzazione di una scuola per bambini in Perù di cui con questo evento vogliamo sostenerne lo sviluppo con tutte le nostre energie, le stesse con cui Angelo ci ha insegnato a superare i nostri limiti Il nuovo progetto per il 2010 vuole ancor di più valorizzare il territorio e la montagna in una terra avvolta dalla lava di millenni cambiamenti morfologici. Da ogni parte del mondo arriveranno atleti e appassionati per scoprire tutto ciò di indescrivibilmente unico. Il nuovo Chastadays sarà un modo per realizzare video e foto con la prospettiva di ogni singolo partecipante, un viaggio nel viaggio contornato di Neve, Aria, Acqua e Terra, la terra delle arancie rosse e dei pistacchi verdi, dalle persone solari e dal sole caldo del mediterraneo. Questo viaggio è il punto di partenza di un grande progetto sportivo, un grande evento culturale che ci porterà ancora una volta tutti insieme sulla vetta più alta del mediterraneo, sulla vetta delle nostre emozioni..L’ETNA
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Mezzimarinai
Strisce blu anche in mare e aree marine sempre meno protette di Mattia Morandi, Salvo Barrano e Nicola Corda
trisce blu anche in mare e quindi rade a pagamento e aree marine sempre meno protette. È questo quello che temiamo dall’approvazione della proposta di legge per l’istituzione dei campi di ormeggio attrezzati che è attualmente in discussione a Montecitorio. Una proposta di legge di cui si è parlato poco, i cui effetti sull’ambiente e sui diportisti rischiano però di essere assai rilevanti anche in termini economici. Una spicciolata di articoli, quattro per la precisione, che hanno l’intento di promuovere un progetto di ‘infrastrutturizzazione leggera delle aree marine protette e delle aree di reperimento’. Si tratta in sostanza di permettere ai diportisti di poter ormeggiare nelle zone B delle aree marine ossia in quelle aree dove attualmente la navigazione è strettamente ristretta, limitata al solo transito a vela, a remi o a pedali se non completamente vietata come nelle riserva marina di Miramare nel Golfo di Trieste, delle isole Tremiti, di Torre Guaceto, di Ventotene, di Punta Campanella ed altre ancora. Si apre quindi al passaggio a motore, così come già avviene in tutte le zone C (in cui è possibile anche lo stazionamento) mantenendo il divieto di ormeggio libero attraverso l’istituzione dei campi boe. A detta del promotore, il senatore democratico Raffaele Ranucci, ex assessore del turismo del Lazio e ‘creatore’ della società Litorale spa, attraverso la realizzazione di queste ‘infrastrutture leggere’ si consentirebbe
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la riduzione del fenomeno dell’aratura e del danneggiamento dei fondali permettendo al contempo una fruizione regolamentata e a pagamento di specchi di mare di grande valore ambientale. Un nobile intento per chi, come Ranucci ama precisare, vive il mare da quarantasei anni a bordo di una barca a vela. Peccato che questa infrastrutturizzazione, seppur di minimo ingombro, non prescinderebbe dal posizionamento di corpi morti nel fondale e dall’installazione di catenarie e gavitelli. E allora ci chiediamo: hanno un maggiore impatto sull’ambiente le ancore dei diportisti, che per quanto numerose sono limitate a chi lo fa abusivamente (sostanzialmente in tutte le zone B non si può ormeggiare!) e sopratutto nel periodo estivo, o queste infrastrutture che, seppur leggere, resterebbero sempre in mare? Come sul fatto che alla legge mancano tutti gli aspetti tecnici relativi alle caratteristiche tecnologiche delle boe e dei relativi supporti così come non viene esplicitato alcun limite massimo di gavitelli: una sorta di limite di ingombro in proporzione all’estensione dell’area di riferimento o alle caratteristiche naturalistiche della costa. Mentre è prevista una non meglio specificata autorizzazione all’erogazione nelle aree marine di servizi nautici per i diportisti con infrastrutture a terra a sostegno degli enti gestori privati dei campi d’ormeggio. Ma di cosa si sta parlando? Dei soli servizi di pulizia e raccolta dei rifiuti o anche dei servizi di rifornimento,
di ristorazione, di rivendita e via dicendo? Anche su questo sarebbe interessante saperne di più, l'attuale poca chiarezza del testo non convince. Per non parlare del fatto che la legge offre la possibilità ai comuni di istituire i campi di ormeggio a pagamento in tutti quei tratti di costa sottoposti ad eccessiva pressione turistica, anche se non ricompresi nelle aree marine. Traduzione: strisce blu anche in mare. Infatti, la dicitura ‘tratti di costa sottoposti ad eccessiva pressione turistica e antropica’ è troppo generica per il nostro paese e rischia di far gola a tutte quelle amministrazioni comunali che, nell’attuale situazione di scarsità di risorse, sono alla ricerca costante di nuovi mezzi per fare cassa. Anche perché non si prevede alcun finanziamento aggiuntivo per la realizzazione e il controllo dei campi boe che deve avvenire ‘senza nuovi maggiori oneri a carico della finanza pubblica’. E non è un caso che nel corso dell’esame in commissione questo tema sia stato affrontato (on. Realacci) sostenendo che ‘le norme potrebbero essere utilizzate dai comuni per fini diversi da quelli relativi alla tutela ambientale’ ossia per fare cassa a danni del settore della nautica da diporto. Insomma, il rischio è che con questa legge, di cui si è parlato veramente poco, vengano colpite le libertà dei diportisti e le piacevoli notti in rada siano scadenzate dall’avido ticchettio dei timer dei gavitelli intenti a segnare la tariffa da pagare prima di riprendere il largo.
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Etica dello sport
Donne alla ribalta
Le donne, le protagoniste assolute di un anno agonistico in cui lo sport azzurro si è tinto di rosa.
di Alessandro Morucci
n tutte le competizioni nazionali ed internazionali, in ogni angolo del mondo, le atlete nostrane hanno saputo vincere e convincere e stupire ed emozionare quanti seguono ed amano lo sport. Il 2009 dei successi al femminile diventa spunto ideale e straordinario tema per il V Premio “Valori dello Sport”, organizzato ogni anno dall’omonima associazione guidata da Massimo Caputi. Il prossimo 2 dicembre alle ore 20,30, nell’Aula Magna dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, torneranno in scena i valori sportivi e sarà consegnato un premio alle atlete italiane che si sono maggiormente distinte. Lo scorso anno, sotto l’egida del tema “La solitudine dei numeri quattro”, la IV edizione del Premio aveva “incoronato” le “medaglie di legno”, gli sportivi che hanno sfiorato il podio, arrivando quarti alle Olimpiadi di Pechino 2008. L’edizione 2009 ha scelto dunque il tema “Lo Sport è Donna”. Non per cavalcare l’onda delle emozioni del momento, ma per dare il giusto risalto e per sottolineare con maggior vigore le
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imprese delle campionesse italiane che hanno confermato la loro leadership a livello mondiale e delle giovani promesse che hanno dimostrato con forza di essere il futuro. Un futuro più che mai... “roseo”. “Esprimo grande soddisfazione per essere arrivati alla quinta edizione”, afferma il presidente dell’associazione “Valori dello sport”, Massimo Caputi, “Un Premio che si attesta come un momento importante nel panorama italiano e che quest’anno punta a premiare e ad esaltare i risultati sportivi delle donne italiane. L’unica eccezione di quest’anno è per un uomo che permette all’Italia di raggiungere una carica prestigiosa e mai toccata da nessun dirigente sportivo: Mario Pescante”. Tra le premiate che saliranno sul palcoscenico dell’aula magna Luiss: Paola Protopapa, oro alle ultime Paralimpiadi di Pechino 2008 nel canottaggio e impegnata negli allenamenti di sci per le qualificazioni alle prossime Paralimpiadi invernali; Flavia Pennetta, Francesca Schiavone, Roberta Vinci e Sara Errani: le quattro tenniste italiane reduci dalla storica vittoria della Fed Cup 2009
di Reggio Calabria contro gli Usa; Beatrice Adelizzi, sincronette plurimedagliata e medaglia di bronzo ai Mondiali di nuoto 2009 di Roma per la categoria solo libero; Veronica Calabrese, quinta classificata alle Olimpiadi di Pechino, argento ai Mondiali di Copenaghen 2009; Noemi Cantele, 2 medaglie, argento e bronzo, ai Mondiali Mendrisio 2009; Elisa Di Francisca, scherma, recente oro a squadre ai Mondiali di Antalaya, specialità fioretto. Oltre alle sportive sarà consegnato un premio anche a Rossana Ciuffetti, prima donna capodelegazione dell'Italia agli ultimi Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009 e responsabile dell’Area Sport e Preparazione Olimpica del CONI rilevato quest’anno da Roberto Fabbricini. Mario Pescante, vice-presidente del C.I.O., straordinario uomo di sport che aggiunge al suo incredibile palmares questa carica, primo italiano a riuscire a ricoprire un ruolo così prestigioso nel Comitato Olimpico Internazionale, sarà l’unica eccezione in un premio tutto al femminile. Lo scorso 19 ottobre, Pescante è stato nominato dal presidente del
Cio, Jacques Rogge, primo membro permanente dell'Assemblea generale dell'Onu quale osservatore in rappresentanza del Cio. È stato, tra l’altro, Commissario straordinario per i Giochi olimpici invernali di Torino 2006 e ha ricoperto la stessa carica nei XVI Giochi del Mediterraneo di Pescara 2009. Negli anni, il palco de “Valori dello Sport” ha visto succedersi atleti quali Damiano Tommasi, Silvia Farina, Simona Gioli, Vanessa Ferrari, Mauro Bergamasco, Andrew Howe, Federica Pellegrini, Margherita Granbassi, Rolando Bianchi, Antonio Rossi, Igor Cassina, Giovanna Trillini. Tra gli allenatori: Giuseppe Pillon, Delio Rossi, Gigi Cagni, Claudio Ranieri e Luciano Spalletti. Tra i giornalisti: Massimo De Luca. Il Premio “Valori dello Sport”, nato nell’estate 2005, in quattro anni ha attraversato sedi di prestigio, come la piazza del Comune di Tortona, l’Auditorium della Conciliazione, a pochissimi metri da piazza San Pietro, l’aula Magna dell’Università Luiss Guido Carli e, l’anno scorso, l’Auditorium dell’Istituto San Leone Magno a Roma.
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Mercedes-Benz Roma, al di sopra della crisi Nonostante la sfavorevole congiuntura economica, la Mercedes-Benz Roma mantiene il suo ruolo di leader nel mercato capitolino. Un primato che deriva da un efficiente e rodato lavoro di squadra, capitanata da Tim A.Reuss, l'amministratore delegato che ha un unico traguardo: la soddisfazione del cliente. di Matteo Cirelli
a quasi un anno Tim A. Reuss è alla guida della filiale romana di Mercedes Benz. Un incarico prestigioso in cui l'amministratore delegato sta mettendo tutto se stesso. In un momento così delicato per tutto il mondo dell'economia, e per l'industria dell'auto in particolare, riuscire a mantenersi competitivi è una sfida che Reuss ha preso di petto, e che può già dire di essere sulla strada giusta. Nonostante un calo delle vendite di Mercedes oltre 25 punti percentuali, in Italia, nel territorio di Roma, le vendite di MercedesBenz Roma sono calate solo del 5%. La Mercedes-Benz Roma, sebbene una crisi economica tutt'altro che superata, ha mantenuto il ruolo di leader, ed ha già riorganizzato le sue strutture. Indice che la casa tedesca non solo rimane proiettata verso il futuro, ma è tutt'ora nel futuro. Testimonianza della lungimiranza del gruppo è la seconda generazione dei veicoli Mercedes, dotati del motore BlueEFFICIENCY che ha rivoluzionato il concetto di alte prestazioni a bassi consumi. Ma i traguardi ottenuti dalla filiale di Via Zoe Fontana non sarebbero possibili, se non ci fosse una politica aziendale incentrata sulle esigenze del cliente.
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Come si gestisce un'azienda prestigiosa come la Mercedes-Benz Roma? La nostra è un'azienda molto grande, molto complessa. In sede curiamo tutti gli aspetti, dalla vendita alla post vendita di tutti i prodotti Mercedes, quindi tutte la Classi, le Smart, i veicoli commerciali. È un business molto complesso e c'è solo un modo per gestirlo, come una squadra. Non si può pretendere di faTim A. Reuss, Amministratore Delegato Mercedes-Benz Roma
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re tutto da soli. Qui è impossibile fare come nelle piccole attività dove il capo sa tutto e prende tutte le decisioni. E poi non è il mio stile di management. Nel mio stile si coinvolgono il più possibile le persone giuste per condividere le scelte. So che risponderà che tutti sono fondamentali nella vita dell'azienda. Ma chi considera insostituibile? Il meccanico dalle mani fatate o il responsabile dell'ufficio marketing dalle mille risorse? La persona più importante è quella a contatto con il cliente, nelle fasi durante le qua-
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li ci prendiamo cura di lui. Se sta acquistando un'auto allora è importante il venditore. Se la sta riparando, il meccanico e così via. Il cliente è al centro. Il settore dell'automobile, soprattutto nel segmento dell'auto di lusso in cui ovviamente Mercedes ha un ruolo di leader, quanto ha risentito della crisi economica e quali sono le strategie di uscita dalla stessa? Il mercato in Italia è calato del 5 % rispetto allo scorso anno. A Roma addirittura del 28%. Nella Capitale quindi la crisi si è sentita di più. Anche le vendite della Mercedes sono calate
del 28% nel Paese. Noi invece siamo quasi in pareggio. Cosa vuol dire questo? Che stiamo facendo un lavoro migliore, sia in rapporto alla situazione italiana, sia in rapporto a molte altre concessionarie Mercedes, sia in rapporto alle altre marche. Io sono convinto che soprattutto in una crisi il fattore più importante è la velocità con cui vengono prese le decisioni, e come vengono sviluppate. Noi abbiamo preso delle decisioni negli ultimi dodici mesi che non tutti gli altri concessionari hanno ancora preso. Abbiamo abbassato la nostra struttura di costi in circa 7 milioni di euro e liberato 36 milioni di euro di capitale fermo nei nostri
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prare una macchina era una decisione di vita. Si sceglieva una casa produttrice, e si rimaneva fedeli a quella. Oggi è diventato più difficile mantenere alta la fiducia nel cliente. La Mercedes ha una gamma di prodotti che può accompagnare la vita di una persona. Dalle Smart, alle roadster, fino alla Classe S e così via. Per questo per noi è importante mantenere il contatto con i clienti per essere sempre un'alternativa. Detto questo, certo che osserviamo i nostri “comparable”, e se vediamo un' idea buona vediamo se la possiamo implementare. Però dico sempre che dobbiamo avere focus su due aspetti. Guardare gli altri, ma vedere soprattutto i nostri punti di forza. Quanto investe la casa tedesca nelle tecnologie utilizzabili per la riduzione delle emissioni? Siamo molto attenti alle nuove tecnologie, ma più che parlare di quello che vorremmo fare per il futuro, mi piacerebbe sottolineare quello che già abbiamo adesso. Oggi, con i BlueEFFICIENCY, abbiamo raggiunto un traguardo incredibile. I nuovi motori hanno ridotto i consumi e le emissioni, senza intaccare il piacere di guida. Siamo usciti già con la Classe S ibrida, prima auto che utilizza le nuove batterie agli ioni di litio: stessa tecnologia dei PC, il futuro delle batterie ibride. Usciremo poi l'anno prossimo con la seconda generazione di macchine ibride: la S 500, la Classe E e la ML. Anche i nostri veicoli commerciali sono prodotti con queste nuove tecnologie. Questo è quello che già abbiamo. Il prossimo anno daremo il via alla fase seguente, che qui a Roma sarà molto importante. Sto parlando della Smart elettrica, che sarà al centro di un programma pilota a Milano, Pisa e naturalmente nella Capitale a metà del prossimo anno. Il nostro partner sarà Enel e Acea a Roma. Dopo questa fase, dal 2012 la nuova Smart elettrica entrerà in produzione. stock. Abbiamo appena finito la parte più dolorosa, che è stata la ristrutturazione dell'azienda. Grazie a queste decisioni, oggi abbiamo guadagnato quella posizione che vogliamo avere dopo la crisi, mentre in realtà siamo ancora nel bel mezzo della stessa. Questo ci ha dato un enorme vantaggio. Quanto le vostre strategie di mercato sono influenzate da quelle dei vostri principali competitor? Io preferisco chiamarli “comparable”. Nel mondo di oggi ci sono più varianti che incidono sulle decisioni di una persona. Trent'anni fa com-
Quanto è stretto il rapporto fra la Mercedes e il mondo dello sport? È un rapporto strettissimo. E non potrebbe essere altrimenti, visto il tempo che i nostri clienti amano dedicare allo sport. In particolare ci stiamo concentrando sul golf, a Roma come in tutto il resto del mondo. Grazie a questo sport possiamo interagire in modo più attivo con i nostri clienti e non solo per fare pubblicità. La Mercedes McLaren campione con Lewis Hamilton nel 2008. Secondo la Sua opinione, si aspettava una stagione in Formula 1 così particolare?
Proprio no, come del resto nessuno se lo aspettava. Con McLaren Mercedes non abbiamo vinto, però il nostro motore, montato sulla Brawn Gp, ha vinto il Mondiale ed è chiaro che siamo soddisfatti. La stagione è stata molto particolare: nella prima parte della stagione Button e Barrichello hanno annichilito gli avversari, ma nella seconda parte il Mondiale è stato molto più interessante. Stiamo già pensando al prossimo campionato e, anche se non posso dire nulla di ufficiale, ci saranno delle grandi sorprese per quanto riguarda Mercedes Benz in Formula 1. Passando alla Sua esperienza nella Capitale, come vive la giornata quando non è in ufficio? Purtroppo per ora non ho avuto molto tempo libero, ma adoro la città e appena possiamo mia moglie ed io andiamo a scoprire Roma. Il lavoro però è tanto e non ho molte possibilità di muovermi. Sono un golfista ma il mio record per ora sono solo nove buche. Cosa le dà la carica quotidianamente? La responsabilità di rivestire un ruolo chiave per un'azienda così prestigiosa o la passione per il lavoro giornaliero a contatto con vetture che fanno la storia dell'automobile e con una clientela molto esigente? È il successo stesso che ricerco quotidianamente che mi spinge a lavorare con tanta passione. Certo, non tutti i giorni sono traguardi raggiunti, ci sono dei momenti frustranti. Ma forse quello che mi fa andare a lavoro ogni giorno è la risposta alla domanda: Che cosa imparerò oggi? A Roma Mercedes è un'azienda con moltissimi dipendenti. Quali sono le attività sportive promosse all'interno del mondo della stella a tre punte nella Capitale? Questo è un punto su cui stiamo lavorando molto. È importantissimo per noi creare uno spirito di squadra, e a questo titolo fra poco avremo una riunione fra i vari reparti per far vedere dove siamo diretti. Coinvolgiamo anche i nostri dipendenti perché lo sport dà ottimi stimoli. In passato abbiamo partecipato qui a Roma a tornei di calcio come il prestigioso Pezzana ed è stata un'esperienza che vorremmo ripetere. È in programma lo sviluppo di un sito intranet, che serva da punto di riferimento per far conoscere le convenzioni e le promozioni che Mercedes ha per tutti i nostri dipendenti.
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Club news
Sciare è bello. Con Villa Stuart è più sicuro Anche la Federazione Italiana Sport Invernali, Comitato Regionale Lazio, ha aderito al progetto “Lo Sport per la Vita”, ideato dall’Istituto di Medicina dello Sport di Villa Stuart.Visite d’idoneità e copertura assicurativa: la prevenzione passa da Villa Stuart di Paolo Brandimarte
con convinzione che annunciamo a tutti i tesserati alla Federazione Italiana Sport Invernali, Comitato Regionale Lazio e Sardegna, la nostra adesione al progetto “Lo Sport per la Vita non la Vita per lo Sport”, ideato dall’Istituto di Medicina dello Sport di Villa Stuart”, il diktat di Nicola Tropea, Presidente del Comitato Regionale F.I.S.I. Lazio e Sardegna. Tradotto in soldoni: la Federazione Italiana Sport Invernali ha deciso di attivare nuovi parametri di monitoraggio sanitario, in linea con quelli previsti per la tutela degli atleti professionisti. Non a caso
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lo slogan scelto inizialmente per la campagna di prevenzione è “Tutti come Totti”, un sillogismo che abbraccia anche pratiche sportive diverse dal calcio e che ricalca fedelmente l’idea di uniformare professionisti e dilettanti sotto l’egida di un unico protocollo medico. Così, dopo L.N.D, F.I.P e F.I.R., anche la F.I.S.I. mette in primo piano prevenzione e tutela della salute. Una scelta che garantisce a tesserati e famiglie, la necessaria tranquillità per fare sport e che nel contempo scongiura il ripetersi di drammi e tragedie. Tale fascicolo sanitario informatico è accessibile al diretto interessato, alla famiglia ed al
medico curante, attraverso il sito www.imsdiroma.it. Ogni anno viene effettuata una visita di idoneità, associata di anno in anno a specifici esami medici, tra cui ecocardiogramma, valutazione dietologica e valutazione kinesiologica rispettivamente per 1°, 2° e 3° anno. Tutte le visite vengono effettuate presso l’Istituto di Medicina dello Sport di Roma (Villa Stuart Sport Clinic ndr), compatibilmente con orari di scuola e lavoro. Diverse discipline sciistiche hanno la possibilità di abbinare una copertura assicurativa per infortuni chirurgici occorsi ad atleti, fino ai 25 anni di età, durante l’attività svol-
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IL MEDICO RISPONDE
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linea diretta con specialisti in or topedia • fisiatria • reumatologia medicina dello sport • radiologia • scienza dell'alimentazione
ta all’interno della stessa Società Sportiva (per gli atleti oltre i 25 anni d’età è prevista una quotazione individuale per polizza assicurativa del rimborso spese sanitarie ndr). Diverse le attività contemplate: super gigante, slalom gigante, slalom speciale, sci carving, freestyle, sci d’erba, snowboard, telemark e sci di fondo. Per le discipline sopracitate, il costo della visita (comprensiva della visita neurologica obbligatoria ad esclusione dello sci di fondo) e della copertura assicurativa è di euro185,00. Ma non finisce qui. Insieme al certificato di idoneità viene rilasciata una Card del Servizio d’Urgenza, Diagno-
stica, Ortopedia e Traumatologia dello sport, senza dimenticare che il servizio è sempre attivo H24. La Card, valida solo per i ragazzi iscritti alle Società affiliate alla Federazione Italiana Sport Invernali, dà diritto in questo caso ad usufruire di una visita medica e di un eventuale esame diagnostico, al costo omnicomprensivo di euro 50,00. In caso di ricovero e relativo intervento chirurgico, tutti gli eventuali costi sostenuti sono coperti dalla suddetta polizza assicurativa. Salute e prevenzione prima di tutto. Lo sport per la vita è crescita e divertimento, ma la vita per lo sport è baratto assurdo, iniquo ed inaccettabile.
Scrivete a: mtpereira.villastuart@eurosanita.it
Servizio visite di idoneità sportiva tel: 06.35528393/394/324/459 centralino: 06.355281
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Fiamme Gialle
A destra, Lucio Maurino e Fulvio Sole durante un’esibizione di karate; in basso, Simone Venier, Andrea Facchini e Antonio Scaduto.
Chiusura col botto
di Skipass 2009 Fiamme Gialle ancora protagoniste a ModenaFiere con un nuovo stand e con una lunga passerella di stelle gialloverdi di Gianni Boninsegna
n successo lungo quattro giorni per la 16^ edizione di Skipass, organizzata da Studio Lobo e ModenaFiere, divenuta autorevole passerella per i protagonisti dello sport invernale e per quanti amano la montagna. I numeri dell’edizione 2009 di Skipass sono, infatti, davvero impressionanti: oltre centomila visitatori, 25mila mq di esposizione, 370
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espositori, 3 mila metri quadrati di area market, 70 tonnellate di neve artificiale prodotta, 1100 metri quadrati di area test drive Nissan, 72 fra conferenze stampa, meeting ed eventi organizzati. Fra gli eventi che hanno monopolizzato l’attenzione dei visitatori di Skipass vanno inclusi pure quelli organizzati dalle Fiamme Gialle, presenti anche quest’anno a ModenaFiere con un rinnovato stand
all’interno del quale sono sfilati, giornalmente, tutti i campioni gialloverdi: dagli sciatori Moelgg, Heel, Innerhofer, Longa, Fanchini ai canottieri Venier, Raineri e Agamennoni, dai canoisti Rossi, Facchin e Scaduto ai tiratori Bruno e Di Donna, passando per la campionessa di salto in alto Antonietta Di Martino, i karateka Lucio Maurino e Fulvio Sole e la judoka Giulia Quintavalle e molti altri
ancora. Dal primo evento patrocinato dalle Fiamme Gialle, la “Festa della Scuola”, si sono poi susseguite ogni giorno molte attività che hanno visto il pubblico di Skipass protagonista proprio nello stand gialloverde grazie ai simulatori di tiro a segno, di biathlon, di rowing e alle esibizioni di judo e karate che hanno coinvolto i visitatori dell’area Fiamme Gialle per tutta la durata del Salone.
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Donne
In alto, Tania Cagnotto; accanto, Arianna Fontana
gialloverdi alla ribalta
Per le Fiamme Gialle si chiude un 2009 sotto il segno delle donne con Longa (nordico), Fanchini (alpino),Wierer, Runggaldier (biathlon), Fontana (pattinaggio), Marconi, Cagnotto (tuffi),Vecchi, Gulotta (scherma), Segat (nuoto), Di Martino, Console, Grenot (atletica) Fiorini (canoa), Milani e Sancassani (canottaggio) di Claudio Tranquilli
er comprendere meglio il livello agonistico espresso dagli atleti della Guardia di Finanza, impegnati nelle varie discipline annoverate nel contesto del Gruppo Polisportivo Fiamme Gialle, chiediamo aiuto hai numeri che, come sempre d’altronde, dimostrano la quantità di risultati ottenuti dallo sport gialloverde in ogni contesto, sia esso nazionale o internazionale: 74 medaglie (28 d’oro, 28 d’argento e 18 di bronzo) vinte tra Giochi del Mediterraneo, Mondiali, Europei di categoria ed Universiadi. Alle medaglie conquistate vanno ag-
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giunti pure i 106 titoli italiani (69 assoluti e 37 di categoria) ottenuti nelle diverse discipline degli sport estivi ed invernali – per quest’ultime la stagione agonistica di riferimento è 2008/2009 – di atletica leggera (31); canoa (14); sci di fondo (10); biathlon (8); canottaggio (8); nuoto (7); tuffi (7); judo (5); sci alpino (4); salto e combinata (4); karate (3); tiro a segno (3); short track (1) e vela (1). Un successo quindi che si riscontra in ogni disciplina praticata dagli uomini e dalle donne in gialloverde e che evidenzia come alcune eccellenze tra gli atleti, a livello internazionale, possono essere
considerate, per numero di medaglie vinte, portabandiera Fiamme Gialle. Stiamo parlando, per il 2009, di due donne che, seppur in sport completamente diversi, hanno vinto più di ogni altra compagna/o di squadra: la pattinatrice Arianna Fontana (1 oro nella staffetta e 1 argento m. 500 mondiali junior short track; 3 d’oro m. 1000, m. 500 e classifica overall, 1 argento m. 500 e 1 bronzo m.1500 agli europei short track) e la tuffatrice Tania Cagnotto, quest’ultima regina incontrastata ai mondiali di Roma, dove ha vinto l’argento nel trampolino m. 3 sincro e il bronzo nel trampolino m.
3, mentre agli europei ha conquistato ben tre medaglie d’oro nel trampolino m. 1, 3 e 3 sincro, diventando la prima tuffatrice a vincere tre ori in una sola edizione. Al loro fianco, per consolidare un anno davvero in rosa, spiccano ancora donne da podio come: Marianna Longa (nordico), Nadia Fanchini (alpino), Dorothea Wierer, Alexia Runggaldier (biathlon), Maria Marconi (tuffi), Irene Vecchi, Loreta Gulotta (scherma), Francesca Segat (nuoto), Antonietta Di Martino, Rosaria Console, Libania Grenot (atletica) Roberta Fiorini (canoa), Laura Milani e Elisabetta Sancassani (canottaggio).
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Fiamme Gialle
Nella foto, Giulia Quintavalle.
Natale 2009
con Sport Club e Fiamme Gialle di Claudio Tranquilli
ddobbi natalizi per personalizzare e rendere più bello e interessante il vostro albero di Natale. Ad aiutare la fantasia di chi ama ornare la propria casa con un albero di Natale ci hanno pensato Sport Club e
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Fiamme Gialle realizzando delle palle decorative con un designer originale e accattivante. L’idea è nata poiché Sport Club ospita, oramai da molti anni, nelle pagine del proprio giornale, la rubrica Fiamme Gialle nella quale si parla delle gesta sportive del so-
dalizio gialloverde. Questi oggetti sono creazioni che fanno parte di una serie di tre palle decorative di diverso colore che riportano il logo del giornale, la scritta Fiamme Gialle ed i simboli delle discipline sportive praticate dalle squadre gialloverdi. Anco-
ra un’iniziativa per rendere il Natale degli sportivi più originale e per promuovere l’immagine vincente delle Fiamme Gialle unità ad uno dei free press più letti della Capitale, compagno di viaggio delle attività promozionali gialloverdi. Buon Natale a tutti.
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In alto, Marianna Longa e Nadia Fanchini con un’atleta del Comitato provinciale FISI Padova. A sinistra, il gruppo sciatori Fiamme Gialle.
Dalle Terme di Abano e Montegrotto alle Olimpiadi
di Vancouver 2010 Presentata a Montegrotto Terme la stagione agonistica 2009/2010 degli sciatori gialloverdi di Gianni Boninsegna
a rincorsa verso l’Olimpiade di Vancouver è stata presa in estate, con gli allenamenti in palestra e sui ghiacciai di mezzo mondo, ma la missione è stata “ufficializzata” mercoledì 28 ottobre presso il Grand Hotel Terme a Montegrotto (PD) nell’ambito della presentazione della stagione agonistica 2009/2010 degli sciatori Fiamme Gialle. All’evento hanno partecipato tutti i campioni del sodalizio gialloverde, da
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Denise Karbon a Cristian Zorzi, dai fratelli Mölgg alle sorelle Fanchini, da Marianna Longa a Werner Heel, da Michela Ponza a Christof Innerhofer passando per gli emergenti Alessandro Pittin, Roland Clara, Giovanni Gullo e molti altri ancora. Nell’inaugurare, seppur idealmente, la stagione invernale che culminerà con i Giochi, il Comandante del Centro Sportivo della Guardia di Finanza, Gen.D. Gianni Gola, ha ricordato che l’obiettivo delle Fiamme
Gialle per Vancouver è quello di “onorare la tradizione avviata da Franco Nones a Grenoble 1968 e poi mantenuta dai nostri atleti fino a Torino 2006, dove centrammo tre medaglie tra cui due ori. Abbiamo intenzione di fare meglio di Torino, soprattutto nello sci alpino, e desideriamo continuare ad essere una risorsa per il Coni e per le Federazioni”. Nel ricco parterre c’erano anche: il Presidente FISI, Giovanni Morzenti, il Segretario Generale Federghiaccio, Al-
berto Berto, la Responsabile della Preparazione Olimpica del Coni, Rossana Ciuffetti, il Vicepresidente del Consorzio Terme Euganee, Cristina Bernardi, ed il Vicesindaco di Montegrotto Massimo Bordin. A margine dell’evento, nell’ambito del progetto “Fiamme Gialle per i Giovani”, sono stati premiati da Nadia Fanchini e Marianna Longa, medagliate ai Mondiali 2009 rispettivamente nello sci alpino e nel fondo, sette promesse dello sci padovano.
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Pattinaggio
Ritorna Sottozero Il parco del ghiaccio di Andrea Tranquilli
prirà il 5 dicembre alle ore 10.00 per il sesto anno consecutivo "Sottozero" il parco del ghiaccio: nell'ambito delle iniziative natalizie di "Fondazione Musica per Roma", all'Auditorium, è stata allestita la grande pista di 600 mq con la collaborazione tecnica della ITOS Eventi. Dopo il successo della passata edizione, che ha visto più di 30.000 romani calzare i pattini per scivolare sul ghiaccio, quest'anno "Sottozero" rimarrà aperto fino all'8 febbraio.
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Quella di Sottozero sta diventando, quindi, una gradita consuetudine del natale di Roma alla quale non sembrano rinunciare i tanti bambini che ogni anno affollano la pista scivolando in punta di lama in uno scenario da fiaba. I genitori meno temerari, che non vorranno calzare gli scarponcini per pattinare con i figli, potranno però rilassarsi al suono della musica classica che verrà diffusa intorno al parco del ghiaccio. Come i newyorchesi nel Rockfeller Center, co-
me i moscoviti a Gorky Park, anche i cittadini romani avranno quindi la loro pista del ghiaccio per potersi cimentare in uno sport come il pattinaggio semplice da imparare e alla portata di tutti. Ma l'appuntamento con il ghiaccio riserva anche altri piaceri. Tutt'intorno, il Parco della Musica di Roma si trasformerà in un suggestivo Villaggio di Babbo Natale con un carosello di spettacoli, musica, gastronomia, marionette, laboratori di musica e cucina, dolci e sorprese.
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ORARI Dal 5 dicembre 2009 al 18 dicembre 2009 e dal 7 gennaio 2010 al 7 febbraio 2010: Lunedì-giovedì, ore 14.00-21.00; Venerdì e prefestivi, ore 14.00-24.00 Sabato ore 10.00-02.00; Domenica e festivi, ore 10.00-24.00 24 dicembre 2009, ore 10.00-18.00; Dal 21 dicembre 2009 al 6 Gennaio 2010: Tutti i giorni, ore 09.00-24.00; Sabato, ore 09.00-02.00; 31 dicembre 2009, ore 09.00-01.00 Info line: 06-3208666
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Etica Sportiva
Gli obiettivi della Fidis: la scuola oggi, l’Olimpiade della pace nel 2011 Di Massimiliano Morelli
Roma, location il Palazzo delle federazioni del Coni, è andata in scena la firma del Protocollo d'intesa fra la Universal Peace Federation e la Federazione italiana dirigenti sportivi (Fidis), sinergia che porterà a Roma fra due anni l’Olimpiade della pace. La richiesta ufficiale è stata presentata dal presidente federale Maurizio Perazzolo all’omologo dell’Universal peace federation Italia Giuseppe Calì (l’Upf opera per la promozione della pace mondiale attraverso programmi educativi, corsi, conferenze e pubblicazioni), la risposta è stata positiva: la città eterna ha i presupposti per ospitare l’Olimpiade della pace e soprattutto la Fidis può supportare in maniera egre-
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gia l’evento. “È un momento importante per il nostro Paese”, ha dichiarato Perazzolo, entusiasta per l’intesa appena raggiunta, considerata “un momento importante per lo sport e la pace mondiale”. Nel corso dell'evento c’è stata da parte della Fidis la presentazione dei candidati alle cariche territoriali e il conferimento delle deleghe. Non solo “pace olimpica”. La Federazione italiana dirigenti sportivi guarda avanti e punta i suoi obiettivi anche sul pianeta-istruzione. Parola sempre del presidente federale Perazzolo, che insieme al suo staff ha gettato le basi per il progetto “ Lo sport adotta la scuola”, iniziativa partita alla fine di settembre ed evento in grado di unire due attività che rappresentano entrambe una
prerogativa dei giovani. Per la cronaca, il protocollo d’intesa col ministero della pubblica istruzione è stato firmato con estrema soddisfazione delle parti. Perazzolo – che è stato uno degli ideatori di “Roma Sport Show”, andato in scena dal 2 al 6 settembre a Ostia – è convinto “della diffusione dello sport come volano di trasformazione dei territori”. Ed è sua l’idea di affiancare ai centri sportivi gli asili nido e i centri anziani, così da mettere generazioni a confronto fra loro, evitando ogni tipo di ghettizzazione. La Fidis è un’associazione di promozione sociale dello sport, apolitica, aconfessionale e senza fini di lucro ed è riconosciuta dal Coni in qualità di associazione benemerita.
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T B R U O L P C S e zion o u b i n r dist e ama le n i a tivo oloro chmatori r o e sp tutti c co e a n i z aga voce a ionisti m ss dà imo Il pr ita che t pr ofe u or grat lo sp
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Valori dello sport
Abbiamo incontrato il giudice Tommaso Marvasi nel suo studio, tra fascicoli, sentenze e trofei, per conoscerlo più da vicino.
La giustizia va in rete di Andrea Cecinelli
ommaso Marvasi, nato a Siderno, (RC) il 23 gennaio 1951, Magistrato di professione, Presidente della IX^ Sezione del Tribunale Ordinario di Roma, una vita dedicata alla giustizia con una passione ed un vizio: la passione per il gioco del calcio, il vizio per il gol. Per compagni e avversari è da sempre “Il Bomber”. Oltre mille le reti segnate nei vari tornei dilettantistici e non, in quasi quaranta’anni di carriera calcistica. Numeri importanti, da copertina.
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Dott. Marvasi, il primo elemento di grande valore è che lei, Giudice importante e presidente di Sezione del Tribunale di Roma sia un grande sportivo e appassionato di calcio. La cultura, in questo caso, come si coniuga con lo sport? Da quanto tempo gioca a calcio? “Ho iniziato a giocare giù in Calabria nel mio paese natale, all’età di sette anni e forse anche meno. La mia vita è sempre stata caratterizzata da una intensa attività sportiva che ha avuto il suo culmine quando fui tesserato dalla Juventus Siderno, squadra che militava nel-
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la 4° Serie (l’odierna serie D) e all’età di 17 anni feci il mio esordio. Nel 1968 mi sono trasferito a Roma ma non smisi mai di andare a giocare le partitelle con gli amici, anche sui campi più improvvisati. Il calcio è stato molto importante nella mia vita, sia sotto il punto di vista formativo che dei rapporti con le altre persone. Grazie al calcio mi sono creato un giro di amicizie in una città per me vergine dal punto di vista dei rapporti sociali. Sempre importante lo è stato nel periodo in cui mi sono dovuto trasferire a Genova per la mia nomina a Pretore. Il calcio e lo sport in generale è molto formativo per i giovani sotto il profilo educativo perché li aiuta a relazionarli l’uno con l’altro”. Partecipa ancora a tornei? “Ovviamente! Ogni anno partecipo a un torneo tra avvocati e magistrati che dura una stagione. Lo scorso anno la mia squadra è arrivata prima e sono stato premiato come migliore giocatore del torneo. Una grandissima soddisfazione”. Per quale squadra batte il suo cuore?
“Sono sempre stato tifoso Juventino. Giù nel mio paese era una tradizione. A otto anni mi portarono negli spogliatoi della juventus e fui preso in braccio da Sivori e nello stesso momento Haller mi diede un “buffetto” dietro la testa. Per me quel gesto fu la consacrazione alla maglia bianco nera. L’ho sempre vista come una squadra sopra le parti e che non faceva mai polemiche. Seguo comunque anche la Roma che purtroppo in questo periodo ci sta dando diversi dispiaceri”. I principi di lealtà e probità che sono i cardini della religione sportiva, come si raffrontano con il doping? “Il doping è il cancro dello sport. È una piega che ho sempre cercato di combattere sin da quando sono entrato nella prima volta in F.I.G.C. Deve essere combattuto non solo a livello professionistico ma anche a livello amatoriale e bisogna insegnare ai ragazzi la cultura della sconfitta. Il calcio per esempio ha perso quei valori di lealtà che oggi si vedono rispecchiarsi in sport come il rugby. È questo l’insegnamento da dare ai giovani: essere leali e
vincere nel rispetto delle regole senza usare quelle sostanze che ammazzano soltanto il fisico. Bisogna praticare l’attività sportiva in serenità trovando il proprio equilibrio mentale, dote importantissima per i magistrati, un equilibrio che non ti fa influenzare da idee politiche, sociali e dal razzismo”. Cosa può suggerire ai ragazzi che si avvicinano alle professioni forense? “Esercitare uno sport, ancora meglio se questo sport è il calcio, perché un fisico in salute aiuta a concentrarsi. Non condivido le persone che obbligano di smettere l’attività sportiva perché causa di distrazione, anzi è lo sport che aiuta a concentrarsi e a studiare facendo trovare l’equilibrio e la pace con se stessi. Pensi che quando dovetti restare fermo per un infortunio mi rimase più difficile applicarmi nelle materie scolastiche. È per questo che consiglio alle persone che si vogliono accostare alle materie forensi di praticare dello sport. Aiuta ad esercitare la propria attività più serenamente”. Grazie Presidente, anzi grazie Bomber...
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Golf
“Abbiamo raggiunto i 100.000 tesserati” Sembrava pura utopia uno dei traguardi che il presidente Franco Chimenti si era imposto all’inizio del suo mandato: raggiungere quota 100.000 tesserati. “Confesso - ebbe a dire qualche tempo addietro - che quando esposi questa parte del mio programma qualcuno manifestò un certo scetticismo”. Franco Chimenti Presidente FIG
di Enrico Morucci
63.534 iscritti all'inizio del 2002, quando è iniziata la sua gestione, e il ritmo di crescita del momento non invogliava certo all'ottimismo se si pensava che in tempi più o meno brevi i tesserati dovessero in pratica aumentare di circa il 50%. Invece a novembre del 2009, dopo otto anni, quota 100.000 è stata raggiunta e superata. È stato il coronamento di un lavoro paziente del Presidente e dei Consigli Federali che si sono succeduti, sostenuto da mirate scelte politiche di cui due fondamentali, quali il Decentramento e il Tesseramento Libero, che hanno accelerato i tempi. Il golf è diventato accessibile a
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tutti grazie alle iniziative federali, ma nel contempo si è guadagnato uno spazio sempre più importante e soprattutto frequente nei media con le imprese dei suoi giovani campioni, che hanno saputo cogliere la preziosa eredità di Costantino Rocca. Le 24 vittorie stagionali dei giocatori italiani (14 dei pro e 10 dei dilettanti), evento che non si era mai verificato nella storia del golf nazionale, non sono evidentemente frutto del caso, ma sottolineano un lavoro di base non indifferente. "Non posso negare la soddisfazione - ha detto il presidente - per il raggiungimento di un obiettivo che premia un impegno continuo, attento e costante del Con-
siglio Federale e di tutta la Federazione, dal centro agli Organi Periferici. C'è tanto entusiasmo, peraltro ampiamente giustificato, però non siamo di fronte a un traguardo, ma a due ottimi punti di partenza: i centomila tesserati sono la migliore premessa per una divulgazione sempre più ampia del golf, mentre le 24 vittorie stagionali sono uno stimolante inizio nella prospettiva di avere due professionisti italiani tra i partecipanti alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016" La Federazione, che ha puntato molto sui risultati agonistici, si è dotata e ha dotato gli atleti, ai quali naturalmente va l'assoluto merito per le loro imprese, delle strutture adatte con un staff tec-
nico efficiente e con un proprio Comitato Organizzatore delle gare professionistiche italiane, che ha dato forza promozionale e alta qualità agli eventi nazionali. Questa sinergia totale, alla quale si è anche aggiunto l'intervento di alcune Amministrazioni regionali e comunali che hanno prodotto e stanno producendo i campi pubblici, ha innescato un sistema a tutto tondo che ha portato un interesse sempre maggiore attorno al golf e che ha avuto il suo apice in questa stagione. E le strutture create hanno in un certo senso precorso i tempi, perché la Federazione è già pronta ad affrontare le nuove tematiche nate con l'ingresso della disciplina tra i Giochi Olimpici.
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TUTTINCIRCO news dal circoli di golf
a cura di Andrea Cecinelli - Responsabile del Golf Forense
ARCO DI COSTANTINO “Memorial Teofili” Sui Perfetti e impegnativi green dell’arco di Costantino si è disputata la XIII edizione del Trofeo Giovanile “Memorial Teofili”. Nella Categoria Maschile, ad aggiudicarsi il 1° premio Lordo è stato Re-
OLGIATA GOLF CLUB L’irresistibile Edoardo Molinari fa centro in un appassionante finale della Roma Golf Federation Cup 2009 Quando sul percorso dell'Olgiata Golf Club uno strepitoso Edoardo Molinari ha portato a compimento il successo era la vittoria n. 23 degli atleti italiani in campo internazionale nel 2009. Poi diventeranno 25 e la stagione che segna anche lo storico traguardo dei 100.000 tesserati grazie alla oculata gestione di Franco Chimenti, non è ancora terminata. Il torinese ha concluso la Roma Golf Federation Cup con 267 colpi (66 67 68 66), ventuno sotto par, superando proprio sull'ultima buca il belga Nicolas Colsaerts (268 - 68 66 66 68) dopo un duello entusiasmante. Molinari ha ottenuto il 5° titolo in carriera e il terzo stagionale nel Challenge Tour che gli permette di salire immediatamente nell'European Tour. La Roma Golf Federation Cup 2009 è stata patrocinata dal Comune di Roma e sponsorizzata dal Comitato Regionale Lazio della FIG e dal club
nato Paratore; I° classificato della Categoria Under 16 è stato Francesco Conforti. Nella Categoria Under 14 ha invece prevalso Cristiano Gargano e nella Categoria Under 12 Ludovico Addabbo. 1° Netto è stato Giulio Marinelli. Nella Categoria Femminile 1° Lordo è stata Ludovica Minò; 1° Classificata per l’Under 16 è stata Maria Emilia Benassi; per l’Under14 Erica Giuliano e per l’Under 12 Amber Lee Svendsen. 1 Netto è stata Sara De Napoli.
ospitante. Il Comune di Roma ha individuato nel turismo golfistico un canale privilegiato per la promozione della città e di conseguenza ha ritenuto opportuno impegnarsi in questa manifestazione di livello continentale. Tra i protagonisti della giornata anche il gallese Llewellyn Matthews, che è arrivato solo 53° (288), ma ha realizzato un rarissimo albatross, chiudendo in due colpi la buca 5, un par 5 di 439 m, dove è andato a bersaglio dalla distanza con il secondo colpo. Ha ricevuto in premio i 10 volumi della "Biblioteca di Leonardo con la chiave di lettura" offerti da Antonino Pecora, socio del club ed editore della rivista "Amoroma". La Pro Am Gruppo Tucceri è stata vinta con 55 colpi dalla squadra di Edoardo Molinari, con i dilettanti Andrea Pischiutta, presidente del club ospitante, Attilio Di Donato, Lorenzo Fiorani e Andrea Paci. A contribuire al successo del team la "hole in one" ottenuta da Fiorani, che ha centrato con un solo colpo la buca 2 (par tre, metri 196).
ARGENTARIO GOLF CLUB 6° Circuito golf della maremma 2° Trofeo alleanza 2009-2010 La seconda tappa del circuito golf della maremma, giunto quest’anno alla sua sesta edizione, si è disputata domenica 15 novembre sull’avvincente percorso dell’Argentario Golf Club. Il trofeo, voluto e supportato per il secondo anno consecutivo da ALLEANZA, ha riscontrato già nelle prime due tappe un incremento del numero di iscrizioni, a dimostrazione del carattere aggregante che il golf va assumendo nel tempo e del successo della formula di gara. Il circuito patrocinato dal comitato regionale toscano FIG e dall’APT grosseto, punta alla promozione turistica della maremma attraverso un percorso che fa risaltare le bellezze paesaggistiche e naturalistiche che gli itinerari di questa regione possono offrire. In un incontro con la stampa, durante la presentazione del circuito, il vicepresidente dell’Argentario Golf Club, Augusto Orsini, ha affermato che la Regione Toscana sta investendo per promuovere il “prodotto golf” quale strumento per l’incrementare l’incoming turistico in un target d’utenza di grande appeal. Al progetto hanno aderito i sei campi della maremma, coordinati dal delegato provinciale FIG per la provincia di grosseto, Giancarlo Roggiolani. La gara individuale si è svolta nel migliore dei modi, grazie all’ottima organizzazione del percorso e della
gara a cura dello staff del circolo dell’Argentario, che ha consentito un lineare ed efficiente svolgimento della manifestazione, pur mettendo in campo più di 120 giocatori condizionati da un ristretto numero di ore diurne. In prima categoria l’ha avuta vinta filippo Mangani con 36 punti, seguito da Costanza Alessandri con 34 punti. In seconda prima posizione per Fabio Rispoli (37), secondo Paolo Curti dal G.C. Olgiata di Roma con 36 punti. In terza ha vinto Ugo Proietto (43), seguito da Mauro LAndini che non è andato oltre i 41 punti.Primo Lordo a Riccardo Falvo con 27 punti stableford. Fra le donne ha prevalso Cecilia Baccini 35 punti, mentre primo fra gli over 50 è stato Claudio Basla (40). Per tutti i prestigiosi e bellissimii trofei realizzati dalla gioielleria Podio Sport e offerti da ALLEANZA. Numerose le presenze anche in premiazione dove i sorteggi dei sette week-end offerti da ALLEANZA hanno consolato coloro che non sono riusciti ad aggiudicarsi i premi di categoria. Queste gare, sempre affollatissime sono, non solo un momento sportivo di competizione, ma anche giornate di piacevolezza e distensione. La serata è proseguita nelle eleganti sale dell’ Argentario Golf Resort & SPA per un cocktail buffet che ha chiuso la manifestazione al meglio in attesa della prossima tappa.
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Nella foto Cinzia Pallaro
Smart Golf Forense Più 2009
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di Andrea Cecinelli_Foto di Damiano Rosa e Silvia Apice
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i è chiusa nello splendido scenario dell’Olgiata Golf Club la stagione dello Smart Golf Forense Più 2009, circuito riservato ai professionisti del diritto e da quest’anno aperto anche ai medici, ideato e realizzato dall’Avvocato Nicola Colavita con la consulenza di Mauro Antonelli di MorOrg. E la stagione del Golf Forense si è chiusa proprio come è cominciata: posti in piedi e tutto esaurito. 120 i golfisti che si sono affrontati nel circolo del Presidente Dott. Andrea Pischiutta in una battaglia senza esclusione di colpi. La gara ha visto il successo nella 1^
del Comune di Roma, Dott. Paolo Giuntarelli, il capo redattore di La7 Sport Paolo Cecinelli, il Presidente del Tribunale di Roma Dott. Paolo De Fiore, l’Avv. Carlo Priolo, il Presidente della F.I.G. Lazio Dott. Carlo Scatena, il legale della AS Roma Antonio Conte, l’ex allenatore di Roma e Lazio Zdenek Zeman, il Consigliere Nazionale Forense di Roma Paolo Berruti e l’ex calciatore della Lazio Lorenzo Marronaro. Tra applausi e riconoscimenti lo Smart Golf Forense Più 2009 va in archivio. Appuntamento con questo fortunato Format per la prossima stagione. Buon riposo Golf Forense …
CATEGORIA NETTO della coppia composta da Fabrizio Panti e Pierpaolo Riandi mentre nella 1^ CATEGORIA LORDO si è imposta la coppia formata da Alessio Gattamelata e Paolo Morgera. La 2^ CATEGORIA NETTO ha visto vincitori la coppia formata da Alessandro Pistilli e Gianluigi Picozzi. Tra le signore, nella CATEGORIA LADIES, meritata vittoria della coppia formata da Maria Beatrice Andreucci e Virginia Votano. Alla manifestazione hanno preso parte anche l’attore Stefano Masciarelli, il giornalista mediaset Giacomo Crosa, il Direttore del Dipartimento delle Politiche Ambientali Antonio Melidoni, Responsabile Marketing di Mercedes
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Il Mister Zdenek Zeman tra Francesca Mercantini e Francesca Ridolfi Nella pagina accanto,
Paolo Novelli, partner del Golf Forense con RadioNovelli, con Mauro Antonelli di MorOrg
L'Avv. Nicola Colavita premiato dal presidente della FIG Lazio, Carlo Scatena
Il Presidente del Tribunale Ordinario di Roma, Dott. Paolo De Fiore
Sopra, Silvia Manduzio; sotto, a sinistra: il Presidente della FIG Lazio Dott. Carlo Scatena, intervistato Sopra, Federica Pacchiarotti; sotto, la Sig.ra Maria Ludovica De Carolis con Alessandro Cerqua da Paolo Cecinelli per La7; a destra, l'Avv. Paolo Vitali
L'attore Stefano Masciarelli
Alessandro Graziani di Brusco Roma, mentre “veste� con i suoi gioielli le ragazze del Golf Forense
Sopra, il Dott. Roberto Laferla, titolare della Security System Service; sotto, Giacomo Crosa
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Golf
Stop alle flappe. Colpisci la palla piccola prima della grande... di Simone Selli
a flappa o colpo pesante è l'errore più evidente e fastidioso che il golfista possa produrre. Il bastone colpisce la terra prima della pallina, si infila impietoso nel terreno sollevando una zolla informe, profonda, inconfondibile. l'attimo che segue per il giocatore è deprimente. Per evitare o quantomeno diminuire la possibilità di un colpo pesante o flappa bisogna per prima cosa capire come si colpisce una pallina, poi guardare attentemente come sono costruiti i nostri bastoni. Posizionate tutti i ferri dal PW al 4 nel giusto ordine e con la suola bene appoggiata sul pavimento, anche in casa. Si nota immediatamente che gli shaft sono montati in avanti rispetto alla testa del bastone. Svelato un mi-
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stero... i bastoni vengono costruiti così per permetterci di colpire la pallina con le mani davanti alla testa del bastone. A questo punto diventa più comprensibile come fare per produrre colpi solidi e ripetitivi PALLA E ZOLLA tipici dei migliori giocatori. Interiorizzare questo assunto già di per se migliora il giocatore soprattutto alto di hcp, che di solito tenta di generare velocità con le braccia alla ricerca di un impatto magari sotto la pallina. Il giocatore di prima categoria e i professionisti invece colpiscono per prima cosa la pallina, senza pensare minimamente alla quantità di erba su cui è poggiata. Tecnicamente il problema fondamentale è quello di coordinare l'azione del corpo e delle braccia bastone, che so-
prattutto nei principianti vengono lanciate violentemente contro la palla. Ne scaturisce quasi sempre un downswing dove il corpo ferma la sua funzione di rotazione, attraversamento e di spinta. L'azione puramente deputata alla velocità dei piccoli muscoli diventa meno efficace e ripetitiva. La testa del bastone lanciata da braccia e polsi allargherà l'arco della discesa creando i presupposti di un impatto con il terreno prima della pallina. Muovere il corpo attraverso la palla risulta un passaggio obbligato e di sicuro miglioramento che vi porterà a colpire con una solidità ed una soddisfazione impareggiabili. E ricordatevi... prima colpite la palla piccola e poi la grande... Buona pratica.
-M-B-SportClub-23x26.pdf
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Roma tuttincircolo
news dal Club dei Circoli Sportivi Storici news dal Club dei Circoli Sportivi Storici
a cura di Matteo Cirelli
Club deiCircoli Sportivi Storici
Agostino De Zordo, Segretario Generale del Club Circoli Sportivi Storici
Il Club e Telethon el periodo del classico ponte della Immacolata (6-8 dicembre) all’Argentario si svolgerà la prima iniziativa in ricordo di Susanna Agnelli con tre eventi sportivi organizzati per la raccolta di fondi in favore della Fondazione Telethon, da lei creata e sostenuta. Domenica 6 dicembre sarà dedicata alla “Telethon Golf Cup – Memorial Susanna Agnelli”sullo splendido percorso del Golf Club Argentario e al Trofeo Velico Telethon a Cala Galera. La manifestazione si chiuderà l’8 dicembre con la gara podistica intitolata “Corri nella riserva per Telethon – Trofeo Susanna Agnelli” il cui percorso di 10 km si snode-
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rà nello scenario unico della riserva naturale della Feniglia. Da quest’anno il Club dei Circoli Sportivi Storici, in rappresentanza dei numerosi soci dei suoi prestigiosi 8 Circoli della Capitale, da sempre sensibili e impegnati nella promozione dei valori della cooperazione e solidarietà, diventerà uno dei sostenitori di Telethon e avrà l’onore e il piacere di avere una sua significativa rappresentanza di atleti impegnati nella manifestazione per contribuire al successo della raccolta dei fondi destinati a finanziare l’attività di ricerca e di cura delle malattie genetiche ( se ne conoscono oltre seimila quasi tutte gravi o letali e senza una terapia efficace) di Telethon, organizzazione operante da quasi 20 anni (nato nel
1990 per volere della Unione Italiana per la Lotta alla Distrofia Muscolare) nel corso dei quali ha raccolto e destinato alla ricerca 284milioni di euro.finanziando oltre 2000 progetti di ricerca in propri istituti e laboratori.
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news dal Club dei Circoli Sportivi Storici news dal Club dei Circoli Sportivi Storici
CIRCOLO CANOTTIERI TIRRENIA TODARO Rinnovo delle cariche direttive al Tirrenia Al Circolo di Lungotevere Flaminio è tempo di elezioni. Dopo i due anni dell'ultimo mandato, ci si appresta a mettere ai voti i candidati per il nuovo biennio 2010-11. C'è grande fermento per l'annunciato addio alla carica di Direttore Sportivo al canottaggio da parte di D'Elia, uomo trainante e determinante
TENNIS CLUB PARIOLI ING New York City Marathon: Il T.C. Parioli c’era Si è svolta lo scorso 1° novembre la 40a edizione della maratona più prestigiosa del mondo, a cui, ogni anno, partecipano oltre 40 mila appassionati. Nella splendida cornice di New York, lungo un percorso di circa 42 km attraverso i quartieri di Brooklin, Queens, Bronx e Manhattan, uomini, donne, giovani e meno giovani hanno percorso l’intero tracciato all’insegna della passione, del sano agonismo e del piacere, lasciandosi alle spalle un' emozione indimenticabile. Anche quest’anno, capitanati da Maurizio Battaglia, un gruppo di soci è volato oltre oceano per difendere ed onorare i colori sociali del Tennis Club Parioli. Michele Bassi, Livia Carè, Lorenzo Di Vecchio, Alessandro Ligi, Valentina Limata e Anna Pinto, allenati e guidati durante la gara da Augusto
negli ultimi 8 anni di successi nerazzurri, che ha dichiarato in modo criptico di non lasciare " per stanchezza fisica". Anche per le altre cariche ci sono forti dubbi sulle candidature e resta impossibile preventivare il nuovo Consiglio Direttivo che si andrà ad insediare: unica certezza sembrerebbe la continuazione del lavoro da parte di Federici, come Direttore Sportivo alla canoa. Nel frattempo sono scemati gli echi della sconfitta alla recente Coppa Tevere di metà ottobre. Solo 4 decimi di secondo hanno separato gli atleti del presidente Gatti dalla vittoria, la quale è andata agli applauditi cugini-amici della
Tambone, hanno ottenuto dei tempi di tutto rispetto migliorando le prestazioni ottenute nella manifestazione dello scorso anno. Su tutti Lorenzo di Vecchio che ha completato l’intero percorso con il tempo di 3h17’56”. Nonostante la fatica del percorso tutti si sono dichiarati soddisfatti e pronti, già dalla prossima edizione, a rimettersi in gioco. Il conto alla rovescia è già cominciato!
Club Circoli Sportivi Storici
dei
Tevere Remo. Una fantastica regata fatta di colpi ad effetto che ha visto nelle finali che contano, oltre ai due pretendenti alla vittoria, anche Aniene e Lazio, con quest'ultima che ha strappato perentoriamente il bronzo ai pluridecorati giallocelesti del presidente Malagò.
CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE Chi ben comincia... La conquista di un nuovo record italiano assoluto ha impreziosito la prima uscita stagionale del team di nuoto del Circolo Canottieri Aniene. In occasione dello Swimmeeting di Bolzano - al termine di un ritiro collegiale d’altura in Val Senales (loc. Maso Corto) – la squadra ha conquistato due medaglie d’oro (con Elena Gemo nei 100 dorso e proprio con la staffetta mista maschile), due d’argento ( Con Marco Belotti nei 50 e 100 farfal-
la) ed altrettante di bronzo (Damiano Lestingi nei 100 dorso e Elena Gemo nei 50 dorso). L’acuto principale porta i nomi di Damiano Lestingi, Edoardo Giorgetti, Marco Belotti e Nicola Cassio, capaci di portare il record italiano assoluto della staffetta 4x50 mista ad 1’37”39 (precedente DDS, 1’37”41, Monza 2008). Il buon inizio di stagione della squadra natatoria del Canottieri Aniene è stato poi confermato nel Gran Prix Italia/33? Trofeo Mussi-FemianoLombardi di Viareggio, dove i gialloblù hanno centrato 4 medaglie d’oro, cinque d’argento e sei di bronzo. Vinta con merito anche la classifica generale di societa’, davanti a Larus Nuoto ed Ispra Swim Planet.
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CIRCOLO CANOTTIERI LAZIO Loffari e Della Porta vincono il Memorial Damiani Dopo il grande successo dello scorso anno si riparte con il torneo interno di calcetto in cui, come da tradizione, vigono le ferree regole della “Fossa”, con falli laterali e calci d’angolo battuti con le mani ed altre norme che rendono ancora più spettacolare questo gioco. La manifestazione è stata presentata dal Consigliere Avv.to Riccardo Vicerè coadiuvato dal lavoro generoso e prezioso del collega Lorenzo Bonafaccia in una serata molto divertente. Intanto ha riscosso un grande successo la quinta edizione del Memorial “Claudio Damiani”. In moltissimi sono accorsi sul campo
CIRCOLO CANOTTIERI ROMA Regionali di tennis: Santopadre ancora campione Cala il sipario sulla XXIX edizione dei campionati Assoluti Regionali Memorial Franco Olivieri. Ancora una volta Vincenzo San-
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1, per assistere alla sfida fra il "Mitico" Luciano Loffari e Daniele Della Porta da una parte, e il giovanissimo Serami, in coppia con Cappuccini, dall'altra. Ad aggiudicarsi il trofeo dedicato a Damiani, Loffari e Della Porta che, dopo un'ora di battaglia, hanno prevalso con il punteggio finale di 9 a 7. Emozionante la cerimonia di premiazione davanti a tantissimi soci ed amici di Claudio; a consegnare il Trofeo Damiani ai vincitori è stata Francesca Gionta al fianco del papà Salvatore e del Consigliere al Tennis del CC Lazio Antonino Gargiulo. Per concludere, primi incontri per la squadra Over 40 impegnata nel torneo Pezzana. Per ora i biancoazzurri non hanno manifestato il dominio espresso nelle scorse edizioni, e la testa della classifica appare più difficilmente difendibile. Nonostante questo, c'è convinzione all'interno di un gruppo anche quest'anno formato da grandi campioni.
topadre ha conquistato il gradino più alto del podio, battendo Marco Viola per 64 75. Una finale combattuta fra due grandi tennisti che hanno potuto sfoggiare sui campi del Circolo Canottieri Roma tutta la loro esperienza e tecnica di gioco. Santopadre campione della scorsa edizione come sempre ha utilizzato la sua grande varietà di colpi per spiazzare un avversario potente e temibile come Viola, che dal canto
EUR SPORTING CLUB Fondato nel 1968 presidente Bruno Albani
Coppa dei vincitori 1° Edizione “In effetti la possiamo definire cosi' - ci dice il Presidente Bruno Albani - era da tanto tempo che il nostro Circolo non organizzava una manifestazione di questo livello. In alcuni di noi c'è ancora il ricordo degli anni '70 dove sul campo di terra rossa si svolgevano costantemente tornei tra circoli di altissimo livello. Ma adesso siamo pronti a riprenderci quello spazio che, diciamo il vero,ha lasciato a tutti dei bei ricordi e dei buoni risultati sportivi”. E per questo,nella mattinata di Domenica 25 ottobre, si svolgerà, a partire dalle ore 9, presso il nuovo
suo ha disputato un buon match. Anche nel singolare femminile abbiamo una conferma. Benedetta Davato non si è fatta sottrarre lo scettro di campionessa – conquistato l’anno scorso – da Emiliy Stellato che ha incassato con onore un secco 64 62. La Stellato era arrivata in semifinale battendo la Moroni su tre set, mentre la Davato aveva vinto sulla Orsi per 62 75. Nel doppio ritroviamo infine ancora il nome di
campo di calcetto, la prima edizione della "Coppa dei vincitori", riservata ai vincitori dei tornei Aniene e Lazio svoltisi durante l'estate di quest'anno. Al termine del Torneo la premiazione e il buffet che il Circolo sarà lieto di organizzare sulla terrazza del ristorante. “È nostra intenzione che questo evento diventi una tappa fissa ogni anno – conclude Albani - voglio ringraziare personalmente l'Assessorato allo Sport del comune di Roma e l'Associazione dei Circoli Storici Romani per aver appoggiato la nostra iniziativa”. Roberto Cundari
Vincenzo Santopadre che insieme a Coboldi ha conquistato il Trofeo battendo ieri per 75 62 la coppia Viola-Torroni. Alla premiazione, avvenuta subito dopo le due finali maschile e femminile, sono intervenuti il Presidente del Circolo Canottieri Roma Andrea Tinarelli, il Consigliere al Tennis Fernando Giustizi, Nicola Pietrangeli, la signora Olivieri, Assunta Almirante e Fabrizio Tropiano.
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news dai circoli sportivi news dai circoli sportivi news dai circoli sportivi
TENNIS ROMA Per una stagione da protagonisti È stata una grande festa la cerimonia d'apertura della stagione sportiva del Tennis Roma. Sabato 24 ottobre all'ombra delle Mura Aureliane si sono infatti ritrovati tutto il corpo sociale e le famiglie dei tantissimi ragazzi che hanno scelto il circolo di Porta Metronia per apprendere e migliorare il loro tennis. Una giornata all'insegna dello sport della racchetta, con ospite d'eccezione l'ex n.27 delle classifiche mondiali Paolo Canè. Il tennista bolognese ha accettato di buon grado
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l'invito rivoltogli dal Presidente Gianvittorio Martino e dai suoi grandi amici Alessandro Bigiarelli e Massimiliano Troiani, gli istruttori federali che hanno preso in mano, insieme ad una qualificata equipe di maestri, il settore tecnico giovanile del Tennis Roma. Davanti agli occhi divertiti ed sognanti dei giovani tennisti, Canè e i maestri si sono cimentati in un doppio esibizione, in cui non sono mancati tocchi di classe e battute goliardiche. Un inizio in grande stile dunque, che vuole essere da buon auspicio per la stagione sportiva ormai alle porte. Oltre 160 i ragazzi che giocheranno a tennis nei campi del circolo, divisi nei corsi Cast, pre-agonistica e agonistica. Proprio sulle ultime due categorie, che erano state
abbandonate negli ultimi anni, il club biancorosso ha fortemente voluto puntare, segno di una filosofia incentrata sulla crescita dei giovani talenti della racchetta. E a sottolineare questo percorso intrapreso, il Presidente Martino ha anche annunciato la stipulazione di un accordo con il IX Municipio – era presente nella giornata cerimoniale il Presidente della Commissione Sport e Cultura del IX Municipio l'on. Antonello Ciancio - che porterà i maestri del circolo in giro per le scuole della zona, con il compito di promuovere il gioco del racchetta nell'ambito del “Progetto Tennis”. Da febbraio poi, un consistente numero tra i più bravi e vogliosi, potrà continuare l'apprendimento di questo sport sui campi del Tennis Ro-
ma. Ma durante la cerimonia non si è parlato solo di tennis giovanile. Grazie ai buoni uffici del socio Mario Rocca, appassionato sponsor del tennis, sono arrivati a difendere i colori biancorossi, per la prossima Serie C, Leandro Mathias Caceres Vasquez (con classifica 2.4), Alexandre Renard (2.4), Mariano Benedicti (2.3) e Lionel Fabri (2.8). Tutti questi ottimi giocatori potranno anche fare da chioccia ai tanti giovani talenti come Luca Albanese (3.3), Luca Gallo (4.1), Matteo Tramontana (4.1), Giulio Clarioni (4.2), Marco Garofali (4.2), Sofia Albanese (3.2) e Serena Zeppa (3.5). Ottime prospettive anche nelle varie categorie Over, in particolare l'Over 40 con Troiani e Bigiarelli già vice Campioni italiani due anni fa.
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FUTBOLCLUB Futbolclub.it di Carlo Maria Stigliano Nuova veste per il sito del circolo di Via degli Olimpionici, con una grafica completamente rinnovata e molte nuove sezioni che aprono una finestra sul grande mondo in
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“Orange”. Dall’attività sociale dei tornei di calcio a cinque e calcio a otto, alla società SSD Futbolclub ed i suoi 1.000 tesserati, sul nuovo sito è possibile trovare tutti i risultati delle gare, le classifiche e le foto, corredate di statistiche, dei singoli giocatori. Novità assoluta poi, la possibilità di vedere i gol più belli della settimana del torneo sociale “T-League”. Proprio il sociale di calciotto, che quest’anno mette in palio per i vincitori della “T-League” un soggiorno presso il T-Club Allaman-
da Resort delle Seychelles, è già entrato nel vivo. Prova di fuga per la squadra del novello presidente Celletti, che già dall’esordio con la coppia Cogolo-Bresin ha dimostrato di non voler recitare la parte di comprimaria. Prime conferme arrivano poi dalle vittorie dei team dei presidenti Palma e Angelucci-Stigliano che con i gol di Materazzi, la prima, e con i virtuosismi di Di Livio, Cucciari e Giordano la seconda, promettono di dar battaglia fino…alle spiagge tropicali!
Il socio del mese Nome: Lodovico Spinosi
Detto: Dodo Ruolo: Centrale di difesa e... centravanti! Piede preferito: destro Pezzo forte del repertorio: stacco di testa Squadra del cuore: SS Lazio
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SALARIA SPORT VILLAGE Un successo la giornata a porte aperte di sabato 7 Novembre Il Circolo, sin dal mattino, ha visto avvicendarsi i numerosi sportivi e curiosi che hanno colto l’occasione per conoscere le aree dedicate agli innumerevoli sport. In tantissimi hanno partecipato alle lezioni organizzate “ad hoc” per l’occasione dallo staff del Circolo e si sono cimentati nel provare gli sport a disposizione. Nelle grandi sale fitness in programma vere e proprie “master” di Strike Zone, Spinning e decine di altre discipline, mentre in piscina gli amanti dell’acqua si dilettavano nel nuoto libero o nelle lezioni di Aquagym e
spinning in acqua. In tanti hanno voluto mettersi alla prova sulle splendide acque del Tevere, con il canottaggio; hanno familiarizzato con le imbarcazioni, imparato a remare sul remo ergometro e poi via, alla volta dei chilometri di Tevere a disposizione, nel verde rilassante della splendida ansa di fiume. Altri hanno approfittato per giocare a tennis, calcio e calcetto. Lo splendido sole ha contribuito a rendere straordinaria la giornata ed a rendere invitanti le attività all’aperto; affollatissimi i campi da tennis, quello da calcio e quelli per il calcetto e il calciotto. Hanno approfittato della giornata mite anche i tanti bambini che hanno giocato nell’area a loro dedicata ed attrezzata con i loro passatempi preferiti. La giornata si è conclusa alle 18,00 con un aperitivo e con l’estrazione di tre fantastici week end in Umbria.
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DUE PONTI SPORTING CLUB Dal Due Ponti... al ponte di Brooklyn Congratulations! È la prima parola che senti all’arrivo, accompagnata da un sorriso e uno sguardo carico di rispetto. Qualunque sia il tempo impiegato per percorrere 42,195 Km,
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questa è l’accoglienza riservata a coloro che tagliano il traguardo al Central Park. La Maratona di New York è finita! Un’avventura indimenticabile per la ricchezza di emozioni che regala sin dal momento in cui si lascia l’albergo in pullman, ancora all’alba, e si percorrono le strade assonnate di Manhattan, dove tra qualche ora inizierà quella che i newyorchesi considerano una vera e propria festa, attesissima e vissuta con grande partecipazione.
L’attesa a Staten Island trascorre tra un succedersi di scherzi, foto, spuntini per immagazzinare energie per la gara, esercizi di allungamento, gesti di scaramanzia; poi ci si divide: appuntamento al traguardo o in albergo. Ci si immette nel corridoio di partenza, le note dell’inno nazionale vibrano verso il cielo nuvoloso, il colpo di cannone: si parte! Accompagnati dalle note di “New York New York” si comincia a salire inesorabilmente verso il centro dei piloni
del Verrazzano Narrows Bridge, protagonisti (ancora una volta e, per qualcuno, per la prima volta) di una scena che è l’emblema della Maratona più spettacolare e suggestiva del Mondo. Il pensiero va alle persone che in Italia ti spingono avanti con l’affetto e seguono l’andamento della corsa su internet, ai compagni di avventura, con cui si sono condivisi gli ultimi giorni prima della gara, ma anche gli allenamenti iniziati nella caldissima estate roma-
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na. Ci siamo: adesso dobbiamo raccogliere i frutti di tanta fatica e impegno profusi negli ultimi tre mesi con grande abnegazione. Si sale, guardando sulla propria sinistra la sagoma di Manhattan, e si sente il calpestio delle scarpe, l’ansimare per la prima e brusca salita. Quindi, si scende verso l’abbraccio della folla di Brooklyn, dove si attraversa una grande varietà di quartieri, accompagnati dal suono delle più disparate band, percorrendo metà della distanza; infatti al km.21,1 la corsa passa nel distretto di Queens. Dopo 4 km si attraversa nuovamente l’East River sul Ponte di Queensboro, un’altra estenuante salita, improvvisamente silenziosa. Quando inizia la discesa verso Manhattan, si comincia a sentite un brusio lontano, una curva ripida ed ecco nuovamente la luce e il boato del pubblico: inizia la First Avenue, un rettilineo in perenne salita che porta al Bronx, nel quale si percorre un chilometro per tornare a Manhattan, sulla Fifth Avenue, dove si corre in mezzo a due ali di folla, che incoraggia urlando il tuo nome impresso sulla maglia e che ti accompagnerà, passando per Central Park South, dove migliaia di spettatori acclamano gli atleti per l'ultimo mi-
glio. A Columbus Circle si rientra nel parco per percorrere gli ultimi estenuanti e interminabili metri prima di alzare le braccia al cielo, in preda a un turbinio di emozioni e di sensazioni fisiche riconducibili alla fatica, un’immane fatica che si tradurrà in felicità solo dopo qualche ora, quando si realizzerà finalmente di aver concluso una grande impresa e ci si confronterà con i compagni di squadra in un fiume interminabile di parole testimoni di una grande euforia per l’impresa portata a termine. Ecco gli atleti del Due Ponti che hanno concluso la City Marathon: Diego Cappetta 3h 02? 02?; Andrea Redaelli 3h 15?38?; Eleonora Checherita 3h 23? 23?; Luigia Latteri 3h 26? 38?; Andrea Cuneo 3h 27? 27?; Pierluigi Mariani 3h 34? 07?; Carmela Imperiale 3h 34? 32?; Emma Grenga 3h 44? 54?; Francesco Realmuto 3h 48? 19?; Bianca Trionfi 3h 49? 38?; Maria Alessandra Pizzi 3h 51? 00?; Nicola Guida 3h 52? 09?; Luigi Brasili 3h 53? 26?; Caterina Padula 3h 56? 00?; Enrico Guida 3h 56? 28?; Gregg Allan Drew 4h 00? 10?; Paolo Valenti 4h 08? 16?; Enrico Paesani 4h 21? 48?; Stefano Atzeni 6h 08? 30?; Rosetta Fortezza 6h 08? 31?.
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DUE PONTI SPORTING CLUB ...e a Roma trionfo nella Supercoppa dei Circoli Si è conclusa la quarta edizione della Supercoppa dei Circoli di calciotto organizzata dal Due Ponti Sporting Club, divenuto appuntamento di alto livello nel panorama calcistico capitolino, che ha visto impegnate, insieme ai padroni di casa, le squadre dell’Antico Tiro al Volo, C.C.
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Aniene, R.C.C. Tevere Remo, Futbolclub, Villa Aurelia Sporting Club, EUR Sporting Club, Circolo Tennis EUR. Schiacciante la superiorità delle due finaliste, Due Ponti e Futbolclub, dimostrata durante il torneo e confermata nelle due semifinali: il Due Ponti ha infilato un secco 5 a 1 allo Sporting Eur (con doppietta di Materazzi e reti di Lorizio, Monari e Tassoni) e il Futbolclub ha battuto il Villa Aurelia 4 a 1 (con doppietta di Palombi e gol di Conforti e Orfei). La finale è stata molto combattuta
e divertente e ha confermato la superiorità delle due squadre nel panorama calcistico capitolino. In svantaggio di due reti, il Due Ponti ha raggiunto il Futbolclub grazie alla doppietta di Tassone, che ha vinto il premio come miglior giocatore della finale. La rete di Crudi ha infine ribaltato il risultato, fissato sul 3 a 2, e ha consentito al Due Ponti di proseguire la striscia positiva negli scontri diretti contro il Futbolclub. Davanti a centinaia di persone, in uno scenario da Coppa dei Campioni, i padroni di casa hanno
quindi potuto alzare la coppa al cielo, dopo la terza vittoria consecutiva sui rivali del Futbolclub. Durante la finale, c’è stata anche l’importante sfida per aggiudicarsi il titolo di capocannoniere del torneo, vinta da Stefano Mancini del Futbolclub, che segnando un gol ha superato il compagno di squadra Christian Conforto e Matteo Materazzi del Due Ponti, grande assente della finale. Miglior portiere del torneo: Fabrizio Bernabei del Due Ponti. Miglior giocatore del torneo: Luigi Re del Futbolclub.
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a cura di SPORTFORM
CAPRI SPORTS ACADEMY - TENNIS I capresi verso le final four scudetto Il Capri Sports Academy a un passo dalle Final Four scudetto. La vittoria in casa del Tc Castellazzo (4-2) consente alla squadra del presidente Roberto Russo di restare in corsa per il primato nel girone 1 e ipotecare la quarta partecipazione consecutiva alla fase finale del campionato di serie A1 di tennis. Una marcia inarrestabile, quella di Potito Starace e compagni, che vincendo a Parma hanno stabilito anche un altro record: sono 25, infatti, le partite utili consecutive in massima serie. Dal 2006 ad oggi il team isolano non ha mai perso. “Abbiamo superato un ostacolo difficile, forse la squadra più ostica in trasferta - spiega il presidente Roberto Russo -. Faccio appello fin da ora a tutti gli appassionati e ai nostri tifosi di venire a tifare Capri sui campi del T.C. Napoli”. Quello disputato sul campo in moquette di Parma è stato un incontro equilibrato ed emozionante. Brutto avvio del Capri Sports: Giancarlo Petrazzuolo soffre contro Alessandro Tombolini, perfettamente a suo agio sulla superficie amica, e perde 6-2, 7-5. Ci pensa Daniele Giorgini, sull’altro campo, a riportare il punteggio in parità disputando un match eccellente contro Giuseppe Montenet, superato 6-3, 7-5. Poi Potito Starace centra la terza vittoria su altrettanti singolari disputati, piegando la resistenza dell’esperto Alberto Brizzi 6-4, 7-6 (119). Sul 2-1, però, Volandri s’inchina a Vanni al termine di una vera e pro-
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pria maratona, conclusasi 1-6, 7-5, 6-3 in favore del parmense. Per la prima volta in questo campionato, il Capri va ai doppi sul punteggio di 2-2. Il vicepresidente Paolo Heinrich e il capitano Daniele Silvestre scelgono due coppie inedite: da una parte i febbricitanti Volandri e Petrazzuolo, opposti a Montenet e Tombolini, dall’altra Starace e Giorgini contro Vanni e Brizzi. Entrambi i doppi trionfano in tre set, dopo un’ora e mezza ricca di emozioni. Volandri e Petrazzuolo vincono 4-6, 7-6, 108, Starace e Giorgini 6-4, 3-6, 10-7. In classifica Bassano ha 13 punti, Capri 10, Alba 6, Empire 5, Castellazzo e Anzio 4, Pistoia (già retrocessa) 0. Ricordiamo che la prima accede direttamente alle Final Four, mentre la seconda e la terza dei due gironi vanno allo spareggio.
cietà organizzatrice del doppio appuntamento pallanuotistico, ha donato una targa-ricordo a Georgy Mshvenieradze, da molti ritenuto il più grande centroboa di tutti i tempi. Ecco le formazioni delle due squadre: Posillipo: De Gennaro, Avagnano S., Fiorentino M., De Rosa, Baviera, Cims D., Somma, Marassi, Imperatrice, Postiglione M., De Crescenzo G., Occhiello A., La Sala. All. Velotto. Rispondeva la Wpm 04 con: Krylov, Grishin, Maslovskiy, Plokhushko, Mshvenieradze, Chekunov, Maximov, Vardanov, Ryabchun, Zuev. All. Shidlovskiy.
Rosanna Pagano vince a Reggio Calabria
CIRCOLO POSILLIPO Amarcord in piscina
Amarcord in piscina, e a leggere i nomi viene davvero un pò di nostalgia in un momento non troppo felice della pallanuoto napoletana. Maurizio De Gennaro, Georgy Mshvenieradze, Massimo Fiorentino, Sergey Maximov, Marco Postiglione sono stati tra i protagonisti del doppio incontro di pallanuoto Master tra i campioni d'Italia del Posillipo e i russi del Wpm 04. Due partite, una nella piscina sociale dell'Acquachiara, in via Marco Rocco di Torrepadula, l’altra alla “Scandone” subito dopo la conclusione della partita di Eurolega Posillipo-Sintez Kazan. Nel corso della prima serata l'Acquachiara, che è la so-
Dopo decenni la grande scherma è ritornata a Reggio Calabria con la prima prova di qualificazione (Zona Sud) del Gran Premio Assoluti. La gara della sciabola femminile è stata vinta da Rosanna Pagano. L’atleta posillipina in forza all'Esercito ha battuto in finale Alessandra Sacco del C.S. Napoli 15-8. Terze a pari merito Martina Croscio (Dauno Foggia) e Marina Savona (Il discobolo). Insieme alla Pagano si sono qualificate per la fase nazionale di Ravenna anche le altre atlete rossoverdi Marta Puglia, Annachiara Nurra e Daria Marrucco. Nella seconda giornata la gara di sciabola maschile è stata vinta da Luca Curatoli (Posillipo Napoli) che in finale ha battuto Giuseppe Gramazio (Dauno Foggio) 15-14. Terzi, anche loro del C.S. Dauno Foggia, Giuseppe e Nicola Zarra. Qualificati, inoltre, per la fase nazionale di Ravenna Fulvio Ferretti, Francesco Malena e Alberto Varriale.
CIRCOLO SAVOIA Via al campionato vela d’altura nel Golfo Sono stati il presidente onorario FIV Carlo Rolandi ed il presidente regionale FIV Giovanni Pellizza a presentare oggi presso la Se.Ve.Na della Marina Militare la trentanovesima edizione del Campionato invernale di vela d’altura del Golfo di Napoli, organizzato dall’omonimo comitato di cui fanno parte quasi tutte le società affiliate dell’area. La prima prova, insieme alla seconda valida anche ai fini dell’assegnazione della Coppa Arturo Pacifico, si è svolta l’8 novembre ed è stata organizzata, come la seconda del 15, dal Circolo del Remo e della Vela Italia. A seguire, fino al 7 marzo, a fine settimana alterni si disputeranno: la terza prova promossa dalle sezioni di Napoli e Castellammare di Stabia della Lega Navale Italiana e valida per il premio speciale Trofeo Alberto Cian, la quarta prova del 13 Dicembre promossa dal Club Nautico della Vela per il Trofeo Gaetano Martinelli, la quinta prova del 10 gennaio dello Sport Velico Marina Militare e della Sezione Velica dell’Accademia Aeronautica per la Coppa Francesco De Pinedo, la sesta prova del 24 gennaio 2010 organizzata dal Circolo Nautico Posillipo, la settima del 7 febbraio con il Circolo Canottieri Napoli ed il Trofeo Ralph Camardella, l’ottava del 21 febbraio a cura del Reale Yacht Club Canottieri Savoia che metterà in palio la Coppa Giuseppina Aloj per la seconda regata di media altura e la nona ed ultima prova promossa infine il 7 marzo dal Circolo Nautico Torre del Greco che chiuderà la manifestazione con una costiera valida ai fini del Trofeo Città di Torre del Greco. Sono previste prove di recupero con regate sulle boe che, condizioni permettendo, potranno essere effettuate nei giorni di regata dopo lo svolgimento della prova in programma e/o nei giorni 23 gennaio e 6 marzo 2010.
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CIRCOLO CANOTTIERI POWERBOAT Baia Attolini campione d’Italia Si è conclusa sfatando tutte le previsioni della vigilia la due giorni di motonautica che prevedeva la finale del Campionato Italiano di Powerboat P1, organizzato dal Circolo Canottieri in collaborazione con l’Associazione Motonautica Venezia. Dopo San Benedetto del Tronto e Siracusa l’ultima delle tre prove del Campionato italiano si è disputata nelle acque del Golfo di Napoli. Si sono laureati campioni italiani nella categoria Evolution Marco Pennesi e Stefano Bonanno che hanno superaro il favoritissimo Giancarlo Cangiano, che in coppia con Giovanni Carpitella a bordo dello SNAV OSG, nella prova di sabato aveva rotto un motore e stamattina è rimasto, a poche centinaia di metri dal traguardo, senza benzina. Alla coppia Cangiano-Carpitella sarebbe stato sufficiente, per conquistare anche il titolo di campione d’Italia, portare a conclusione la gara. Nella categoria Supersport, dopo una gara avvincente e dove sembrava dovesse spuntarla il campione del mondo Angelo Tedeschi, problemi al motore hanno costretto il Seagull Chaudron al ritiro e quindi il sorpasso dello scafo dei cantieri Baia Attolini e la conquista del titolo di campioni d’Italia per Stefano Acanfora, Renato Guidi e Roy Capasso. Al terzo posto Federico Terenziani e Maurizio di Stasio. Da segnalare nella classifica finale della
tappa napoletana il terzo posto dei fratelli Antonio e Giuseppe Schiano. Soddisfazione per il regolare svolgimento della manifestazione è stato espresso da Gennaro Russo, consigliere alla motonautica del Circolo Canottieri e da Gianpaolo Montatoci, presidente della Commissione Offoshore della Federazione Italiana Motonautica.
CIRCOLO REMO E VELA ITALIA Circolo Italia “Protagonista dell’Anno”
Anno vincente per il Circolo del Remo e della Vela Italia. La Federazione Italiana Canottaggio ha, infatti, assegnato due riconoscimenti, uno al Circolo del Remo e della Vela Italia e l’altro al suo allenatore Antonio Colamonici. Il premio Protagonista dell’Anno, che verrà consegnato sabato prossimo 31 ottobre a Genova nel corso dell’annuale assemblea federale, è rappresentato da una medaglia d’oro ad Antonio Colamonici ed una targa al CRV Italia, con la seguente motivazione: “Per la straordinaria vitalità e capacità organizzativa dimostrata nell'organizzazione del Centenario della Coppa Lysistrata e della FISA Youth Coaches Conference 2009”.
dicano i Campionati Italiani femminili della classe 420 e bissano il successo dello scorso anno, a completare l’impresa anche l’ottima prestazione degli equipaggi napoletani che salgono sul secondo gradino del podio, con Roberta Caputo e Benedetta Barbiero (circolo Savoia) e sul terzo, con Barbara Rinauro e Anna Chiara Malventi (circolo Posillipo). Un successo, quello dell’equipaggio del circolo Italia, che mette il suggello ad una stagione esaltante per le due atlete napoletane; dopo la vittoria ai campionati zonali e le due medaglie d’argento ai mondiali di categoria ed assoluti, giunge ora il tricolore assoluto ed il titolo nazionale si categoria juniores. Il cammino della barca rossoblù non ha mai avuto
tentennamenti nelle sette regate del campionato, che si è svolto nella acque del golfo di Napoli, collezionando tre prime piazze, tre seconde ed un terzo posto, a dimostrazione dello strapotere delle due campionesse partenopee che hanno chiuso con 9 punti in classifica generale distaccando le seconde di ben 22 punti. Il vento debole dell’ultima giornata di regate non ha impedito lo svolgimento delle prove, pur riducendone il programma. Ad approfittare del debole libeccio sono state le due imbarcazioni napoletane del Savoia e del Posillipo, la prima confermando la medaglia d’argento, e la seconda scalando la classifica e superando due equipaggi avversari sino a chiudere al terzo posto con la medaglia di bronzo. “Un anno impegnativo che ci ha regalato tanto - afferma Camilla Marino -, la conclusione in bellezza non può che farci felici, forse unico rammarico è quello di sciogliere l’equipaggio. Continuare insieme, con Claudia, sarebbe stato fantastico, magari in 470, puntando alla partecipazione ai giochi olimpici. Ora ognuna di noi farà le sue scelte agonistiche”.
Soricelli e Marino campionesse d’Italia Il tricolore resta a Napoli. Camilla Marino e Claudia Soricelli si aggiu-
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Storia delle idee
del calcio
Abbiamo incontrato Mario Sconcerti, opinionista principe di Sky e prima firma sportiva del Corriere della Sera, che ce lo presenta a grandi linee. di Gabriele Cosmelli
piegare il calcio dal punto di vista tattico, descrivere la sua evoluzione nel corso della storia e raccontare gli uomini che hanno introdotto gli schemi e le idee migliori. È questo l’intento perfettamente riuscito nel libro “Storia delle idee del calcio” (Baldini Castoldi Dalai) scritto da Mario Sconcerti. Direttore, nel suo libro sostiene che un Paese giochi a calcio come vive. Quali sono allora gli eventi che hanno determinato l'affermazione del gioco all'italiana ispirato al difensivismo? “Credo che il gioco all’italiana nasca alla fine degli anni quaranta in un paese che ha perso la guerra, ha tradito i propri alleati e non è mai stato accettato dai secondi,
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gli anglo-americani, che anzi ci guardavano con grande sospetto. Eravamo sotto le macerie e discretamente disprezzati. Che calcio potevamo giocare se non un calcio risparmiatore, silenzioso, che mira a colpire di rimessa? Con l’arrivo del calcio all’italiana la media gol per partita scese subito da 3 reti e mezzo a due e mezzo, poi via via sempre più giù fino a scendere sotto le due reti alla fine degli anni settanta, quelli di Trapattoni. Comincerà a risalire due-tre anni dopo Sacchi grazie anche all’arrivo degli stranieri e alla possibilità di fare tre sostituzioni.” Proprio Sacchi è l'allenatore più citato nel libro. Cosa ha portato di nuovo? “Sacchi ha inventato un metodo
di lavoro. Ha aumentato di un venti per cento le possibilità atletiche dei giocatori. Prima di lui l’allenamento era un happening. Sacchi ha portato rigore scientifico e sacrificio.” E l’avvento di Berlusconi nel calcio? “Lui ha aumentato la posta per potersi iscrivere al tentativo di vincere. Chi voleva cercare di vincere, nel momento in cui è entrato Berlusconi, ha dovuto pagare molto di più. Non è un caso che tutte le grandi squadre cambino in pochi anni presidente. Dall’Inter, alla Roma, alla Fiorentina, alla Lazio, alla stessa Juventus che passa da Gianni a Umberto.” Il libro si conclude parlando pro-
prio dei soldi, che sono finiti per tutti, anche per i grandi. È arrivato il momento di trovare nuove idee anche per i presidenti? “No, credo che soldi ne arriveranno sempre molti. La legge Melandri ha costretto i broker a cercare quasi mille miliardi contro i 570 milioni di questi anni. Ci sarà un recupero di società medie come Samp e Fiorentina, ma ci sarà soprattutto il raddoppio delle piccole squadre. Succederà in sostanza molto, ma non sappiamo ancora cosa. Una soluzione potrebbe essere che i presidenti di squadre piccole non toccano niente e intascano gli aumenti. Ma saranno quasi certamente i giocatori ad alzare la voce. Se corrono più soldi, loro vorranno la loro vasta parte.”
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Cultura sportiva
di Paolo Del Bene
Docente del Corso di Laurea di Scienze Motorie Università Tor Vergata
Mourinho sui giovani ual è l’atteggiamento dei giovani che arrivano nello sport professionistico? Qualche tempo fa ha dato il suo punto di vista il tecnico dell’Inter Josè Mourinho. Il portoghese parlando dell’attaccante diciannovenne Mario Balotelli ne approfitta per dare la sua analisi sulla mentalità di molti giovani che approdano in serie A e nei massimi campionati europei. “Io valuto un giocatore per quello che fa in campo, ma anche per il lavoro che svolge durante l’intera settimana, in tutti i minuti che siamo qui ad allenarci. Dico sempre quello che penso e quello che il giocatore merita che io dica: Mario ha disputato una partita eccezionale a Genova, assolutamente eccezionale, ma que-
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sta settimana ha lavorato in modo pessimo.” Da sempre il rapporto tra i due è travagliato e alterna tra amore ed odio. Il tecnico vede in Balotelli capacità enormi ma poco coltivate. Un talento che si perde nell’immaturità e nell’arroganza di chi a diciannove anni gioca nell’Inter e ha già vinto due scudetti. Mourinho si esprime chiaramente sul tema dell’umiltà e della costanza dei giovani calciatori: “Un ragazzo di 19 o 20 anni, che ha dei genitori equilibrati e che non pensano ai soldi, che ha dei fratelli che seguono la sua vita senza disturbare nessuno, che ha un procuratore che dà la massima tranquillità ai propri assistiti; un ragazzo che ha voglia di lavorare e di guidare una macchina piccolina e non pensa né a una
Ferrari né a una Bentley né all’auto che guida un giocatore di 30 anni che guadagna 5 milioni all’anno, questa è l’eccezione e il miracolo.” Il messaggio è chiarissimo. Mourinho vede in molti dei giovani calciatori professionisti una mentalità viziata e presuntuosa. Una perdita dei valori sportivi che sembrano essere radicati in pochissimi angoli del nostro calcio. Lo sport passa in secondo piano, la visibilità, gli sponsor, gli stipendi stellari, sembrano essere l’unica realtà ambita dai ragazzi. Tutti gli esempi di sacrificio, lavoro e umiltà che abbiamo avuto nel calcio sembrano appartenere ad una storia alternativa, non ufficiale. Sono delle strane eccezioni. Mourinho sembra aver trovato questi atteggiamenti in tutta Eu-
ropa durante il suo cammino di allenatore e ne rimane amareggiato. Quello che emerge dalle parole della sua intervista è che senza una solida consapevolezza di questi valori sportivi un calciatore può fare bene qualche anno, può anche arrivare altissimo, ma la magia non dura. Troppi giovani travolti dal successo sono scomparsi dai riflettori del calcio e hanno finito la loro carriera in malo modo. Quello che vedo in questa analisi è che un talento è un talento perchè abbraccia i veri valori sportivi. Una carriera seria nel professionismo non si conquista sulle copertine dei giornali ma sul campo degli allenamenti, con continuità e impegno, capendo che l’occasione e il privilegio che si ha a fare quel tipo di vita va meritato.
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segnalEtica da novembre
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IL GIORNO
DELLA CULTURA SPORTIVA
www.eticanellosport.com Consiglio regionale Lazio
Comune di Roma
Provincia di Roma Assessorato allo sport e grandi eventi
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Correre per dimagrire
Fitness
di Fabio Ingargiola Personal Trainer fabioingargiola@yahoo.it
Tante sono le persone che iniziano a correre con l’obiettivo di dimagrire. Ma è meglio correre o camminare? A che ritmo, per quanto tempo e quante volte a settimana?
Un po’di chiarezza sul consumo dei grassi Le calorie bruciate che appaiono sui display delle macchine cardiovascolari hanno un’influenza trascurabile nell'ambito del nostro dimagrimento (perdita di peso dovuta solo al grasso). Dimagrire, inteso come consumo metabolico di acidi grassi, è veramente difficile! Dopo questa notizia, bisogna sottolineare che in realtà le cose stanno molto diversamente. Infatti, durante e dopo l’attività aerobica intervengono altri meccanismi che ci permettono di perdere grasso in maniera duratura: aumento della produzione di catecolamine - ottimizzazione del funzionamento dell’ipotalamo - produzione di endorfine - accelerazione del metabolismo. Conseguentemente la sensazione di appetito viene regolarizzata, la tensione e lo stress diminuiscono e il corpo continua a utilizzare grassi anche dopo l’allenamento. Inoltre la vascolarizzazione degli arti inferiori indotta dalla sollecitazione dell’arco plantare (nella camminata), il micro massaggio a livello cellulare indotto dalle microvibrazioni (nella corsa) aiutano a ridurre i grassi presenti negli adipociti.
I battiti cardiaci per dimagrire Vediamo come deve essere dosata in intensità e volume. L’indice di base è il battito cardiaco. Utilizziamo un orologio cardiofrequenzimetro se corriamo all’aperto, altrimenti tutte le macchine cardiovascolari nelle palestre sono dotate di sensori manua-
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Il lavoro aerobico deve essere lungo e continuo, dai 10/20 minuti fino ad arrivare ad oltre un’ora. Non importa a quale ritmo corri o cammini, l’importante e che i battiti cardiaci rimangano tra il 70 e l’80% della tua frequenza cardiaca massima (fcmax=220 meno l’età)
li per monitorare i battiti. Il miglior metodo per utilizzare grassi come energetico nel lavoro aerobico continuo richiede un impegno compreso tra 70% e 80% della frequenza cardiaca massima (Fcmax) la quale si ottiene con questa semplice ma efficace formula: 220 meno l’età. Da un punto di vista pratico significa che l’andatura che si deve tenere è soggettiva. In un individuo allenato andare all’80% della sua fcmax può significare correre anche piuttosto forte, viceversa, un sedentario pur non camminando velocemente può ugualmente raggiungere un battito cardiaco pari all’80 percento della sua fcmax. Per esempio un 40enne deve rimanere tra 126 e 144 BPM. Stare sopra di questo range allena il sistema cardiovascalore, ma non fa dimagrire maggiormente. Migliora le prestazioni aerobiche ma, è perfettamente inutile cercare di resi-
stere stoicamente alla fatica di un'attività aerobica stremante se non si ha un obiettivo agonistico, in quanto, paradossalmente, si rischia di perdere al massimo lo stesso grasso di quello consumato a frequenze cardiache inferiori. Anzi, visto che ad un range maggiore del 80% della massima frequenza cardiaca, la miscela energetica è composta prevalentemente da zuccheri, il nostro organismo per reintegrare il glicogeno aumenta lo stimolo della fame: questo provoca un aumento del rischio di ingrassare! Inoltre, una eccessiva intensità attiva il metabolismo glicolitico lattacido che produce come scorie l’acido lattico: quest’ultimo è uno dei responsabili della fatica muscolare ed è un precursore della cellulite. È bene sottolineare che l'utilizzo degli acidi grassi a scopo energetico, non avviene in maniera uniforme per tutti: nei soggetti aero-
bicamente molto efficienti (un maratoneta ad es.) la metabolizzazione degli acidi grassi avviene sin dai primi minuti di corsa, per quelli meno allenati l'utilizzo dei grassi avviene invece a tempi proporzionalmente più lunghi. La cosa fondamentale è che lavoro sia continuo e adeguatamente lungo.
Quanto e per quanto tempo? L’approccio deve essere sempre graduale: 10/20 minuti per iniziare fino ad arrivare a 50/60 minuti. Tutto almeno 2-3 volte a settimana per un periodo minimo di 6/8 settimane. Di fatto i miglioramenti saranno evidenti già dopo le prime 4 settimane. L’importante è essere costanti e non avere fretta. Ciò che è stato appena descritto è solo uno dei modi attraverso i quali il nostro corpo attiva l’utilizzo degli acidi grassi a scopo energetico.
Dicembre 09
2-12-2009
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