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Roma 1960 Il segretario generale della FITA intervista Giulio Andreotti
Coppa America Paolo Cecinelli racconta la storia di Sir Lipton
Appuntamenti Torna Big Blu alla Fiera di Roma
La notte di San Valentino Tifosi italiani ed inglesi pronti per un terzo tempo speciale
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Sommario
sommario febbraio 2010 Editoriale Com’è triste Venezia
10 Focus Un premio per i grandi e per il movimento di base 12 Cultura sportiva La Coppa d’Africa segnata dal sangue
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Sport Club Editori srl via Morlupo, 51 ß 00191 Roma tel. 06 97600342 fax 06 97277879 www.sportclubmagazine.it info@sportclubmagazine.it Direttore editoriale Luigi Capasso
Sport Club Anno VIII - n. 56 - Febbraio 2010
14 Diritto e rovescio Il mobbing nel calcio
Reg. trib. di Roma n. 591/2004 del 30-12-2004
16 Psicologia L’esempio di Carolina Kostner
Direttore responsabile Luigi Capasso l.capasso@sportclubmagazine.it
17 Regione L’impegno della Regione nella sicurezza dello sport
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18 Focus Utilità del bite negli sportivi 20 Cover Sei Nazioni 26 Vela Lipton, il thè e la Coppa America
34 Olimpiadi Roma 2020: uniti per vincere!
Progetto grafico e Impaginazione Adversign s.r.l. grafica@sportclubmagazine.it
38 Fiamme Gialle Vancouver 2010
Presidente Onorario Giuseppe Capelli
40 Appuntamenti Torna BIG BLU, il mare in Fiera
Pubblicità Adversign s.r.l. Davide Campanella Via Morlupo, 51 - 00191 Roma tel. 06 97600342 cell. 335 7574074
44 Boxe Davide Buccioni
48 Capannelle Grandi corse in ostacoli 54 Sport&Finanza Sports-marketing 58 Reining Oklahoma 24 giugno 2010 60 68 78 82
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Golf Roma Tuttincircolo Roma tornei Napoli Tuttincircolo
86 Fitness In forma dopo le feste 88 News
Hanno collaborato a questo numero Matteo Cirelli, Carlo Stigliano, Silvia Pittelli, Marco Trozzi, Alessandro Morucci, Enrico Morucci, Roberto Cundari, Andrea Tranquilli, Andrea Cecinelli, Gianni Boninsegna, Luigia Latteri Golf Simone Selli Sport&Finanza Marcel Vulpis Rugby Andrea Cimbrico
30 Olimpiadi Intervista a Giulio Andreotti
46 Fita Taekwondo, uno sport in movimento
Editorialisti Cecilia D’Angelo, Paolo Cecinelli, Franco Chimenti, Pino Capua, Alessandro Cochi, Paolo Del Bene, Daniele Popolizio, Tommaso Mandato
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d.campanella@sportclubmagazine.it Redazione Napoli Sportform - Centro Direzionale Is. B/3 - Napoli tel. 081 19562785 - fax 081 19562657 info@sportform.it
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Stampa Plus Group s.r.l. - Roma Finito di stampare nel mese di gennaio 2010
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Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati dalla Editrice Capasso s.r.l.
Sport Club è anche su
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Editoriale
di Luigi Capasso
Com’è triste Venezia entre si scaldano i motori e Londra è già pronta ad ospitare la sua quarta Olimpiade moderna organizzando addirittura il tour per seguire lo stato dei lavori (www.toursof2012sites.com) qui, nel Belpaese, si scandisce il tempo per il redde rationem: la resa dei conti. Alle ore 16.27 dello scorso giovedì 21 gennaio, nell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio, con una mozione presentata dal leader dell’opposizione Francesco Rutelli che ha accolto una storica unanimità con ben 55 voti, si è aperta tra gli applausi entusiasti di un Consiglio gremito la candidatura di Roma Olimpica, tredici anni dopo la sconfitta per pochi voti cambiati nella notte di Atene 2004. Mentre il 26 il sindaco Alemanno presenterà il progetto del Villaggio Olimpico fino ad arrivare al 5 marzo quando verrà celebrato il primo atto ufficiale per le Olimpiadi del 2020. I saggi di Roma e Venezia depositeranno le risposte ai quesiti indicati dal Coni per cercare di individuare la strada maestra che porterà a scegliere la città candidata entro il prossimo 30 aprile e dare inizio a quel magnifico
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sogno a cinque cerchi. L’obiettivo è avviare un progetto di riqualificazione internazionale della Città con il budget miliardario messo a disposizione non solo dalle istituzionale locali, ma soprattutto dal Governo ricordando che proprio nel 1960 grazie all’evento la Città eterna cambiò volto ed anima sulla spinta del boom economico. In fondo, Barcellona docet, in occasione dell’edizione del 1992 la capitale della Catalogna abbandonò l’immagine da cartolina in bianco e nero di Gaudì e delle chiese gotiche per dare colore, luce e forza ad un economia che da allora non si è più arrestata riuscendo a valorizzare la città antica e costruendone una completamente nuova. Per non parlare del profitto dei 300 milioni di dollari di allora di Los Angeles 1984 e delle opere per Atene 2004 del celeberrimo Santiago Calatrava, la mente architettonica della Cittadella dello sport di Tor Vergata. Infine, Pechino che dal 2008, oltre ad aumentare il PIL del 12,5% e creare 600 mila posti di lavoro, è diventata la New York d’Oriente che con i suoi nuovissimi grattacieli ha ridisegnato un mondo intero. Fat-
te fuori Bari, Palermo, Rimini e Milano senza colpo ferire, la partita è a due. Sinceramente la Serenissima, a sorpresa dei più, è agguerritissima e non vuole mollare le pretese sfidando la Capitale a muso duro e giocando sul fattore della eterna competizione tra il Nord ed il Centro. Il piano veneto prevede di concentrare le attenzioni sulla posizione geografica, Venezia (60% delle gare previste) si trova tra i “famosissimi” corridoi 1 e 5, vale a dire un bacino di utenza di 25 milioni di probabili spettatori costituiti da tutto il Nord Italia, la Slovenia fino alla Germania: sportivi e non che potrebbero giungere nello Stivale per visitare le 26 ipotetiche sedi di gara. Nel project financing nell’isola di Venezia Tessera e Stadio si potranno vedere atletica, calcio, basket e trampolino; al Lido e Jesolo windsurf, vela e beach volley e, addirittura, gli sport natatori. Altri sport dovrebbero coinvolgere Padova (27 manifestazioni in 4 impianti anche per rugby e cavalli) e Treviso (44 eventi tra cui il ciclismo). Comunque il road show è già partito lo scorso 17 gennaio da Torino con la benedizione di
Chiamparino per presentare in un tour la candidatura in tutto il Nord. Chi dovrà decidere dovrà prestare attenzione e concentrasi sui dati delle ultime Olimpiadi invernali di Torino 2006, dove il bilancio ha chiuso in rosso di circa 30 milioni di Euro ed è andata fin troppo bene monitorando gli impianti inutilizzati e abbandonati che hanno visto il sold out solo ed esclusivamente
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nei quindici giorni della manifestazione olimpica. Come hanno denunciato diversi quotidiani nazionali scrivendo dei cinque trampolini di Pragelato, costati 34,3 milioni e mantenerli ne costa uno all’anno, la pista di slalom, solo per illuminarla per lo slalom spesi sette milioni e, tra gli altri, lo stadio del biathlon, 25 milioni per uno stadio attualmente chiuso: insomma Torino 2006
tra i costi di impiantistica ed accoglienza ha speso ben 773 milioni di Euro ed ora la maggior parte degli impianti è abbandonata e nel degrado assoluto. Un vero sacrilegio considerando che per realizzare alcune opere sono stati interrati 400 km di fibre ottiche e 34.00 km di cavi elettrici disboscando intere montagne del torinese. Questo per provare a spiegare che il giochetto sugli
sperperi e le spese che, tanto lo sappiamo, porteranno a pubblicizzare la candidatura di Venezia urlando il “Roma ladrona” ma questa volta, nonostante il sindaco Cacciari, non funzionerà perché è ormai agli atti che anche al Nord non sono riusciti ad ottimizzare al meglio le spese affrontate per organizzare un’olimpiade. Quindi il match è aperto. Niente fioretti, solo sciabole. Sen-
za indugi e senza prigionieri. Da una parte c’è la Città eterna e la sua storia millenaria, il sole ed il sampietrino, il vernacolo trasteverino che va a braccetto con lo slang brooklino, le braccia aperte di una Mamma che come insegnava Anna Magnani ospita tutti con un cuore immenso che non conosce fine. Dall’altre parte c’è Venezia, una candidatura che fa acqua da tutte le parti …
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Focus
di Alessandro Cochi Delegato allo Sport del Comune di Roma
Un premio per i grandi e per il movimento di base tleta dell’Anno 2009, Campidoglio, sala della Protomoteca. Il premio che ha visto protagonisti, i protagonisti dello sport romano è stato anche una sintesi della nostra attività di governo. Alla presenza del Sindaco Gianni Alemanno, del Presidente della Commissione Sport Federico Mollicone, di Riccardo Viola Presidente del Coni Provinciale e del sottoscritto, sono stati assegnati i riconoscimenti a quelli che, nell’anno appena trascorso, si sono distinti nella pratica sportiva. Ed accanto a De Rossi e Zarate hanno ottenuto il giusto premio anche gli Juniores del Tor di Quinto al loro quarto Scudetto e i giovanissimi della nuova Tor Tre Teste, tricolori di categoria. Perché questo premio non è stata una passerella ad uso esclusivo della stampa da consumarsi in un albergo romano con obbligo di cravatta, ma il giusto ringraziamento da parte dell’Amministrazione a chi ha saputo dare lustro allo sport romano, dai vertici alla base, dal calcio alle discipline considerate a torto minori. Anche per i premi speciali la stessa mano, la stessa filosofia: accan-
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to ai riconoscimenti alla carriera di Mario Pennacchia, del Corriere dello Sport prima e de La Gazzetta dello Sport poi, e Fulvio Stinchelli, venticinque anni a Il Messaggero, entrambi stelle luminose del giornalismo capitolino e nazionale, c’è stato il giusto tributo ad una trasmissione locale ma non per questo meno importante perché l’informazione e l’emozione non si giudicano dall’ampiezza del bacino d’utenza. Goal di Notte da anni racconta storie di calcio e di costume con uno stile che ne ha fatto la trasmissione più longeva d’Italia con medesimo autore e conduttore: Michele Plastino. C’era la Noble Art, il pugilato, accanto a tre figli di un Dio Minore: Kickboxing, Savate e ValeTudo. E c’era un vecchietto che a 91 anni ancora corre per le maratone di mezzo mondo e un dodicenne che nel golf già è un padroncino tanto da essere primo in Italia nel rankin di categoria e secondo in Europa. C’era Marco Di Vaio, emozionato al suo ritorno nella capitale da capocannoniere italiano dello scorso campionato e Giancarlo Fisichella, “Ferrarista”, che di Roma sogna un Gran Premio da protagonista, Mi-
chel Fabrizio un campione nella Superbike e i giovani campioni in carrozzina del Santa Lucia. C’era tutto lo sport e l’umanità disponibile su piazza romana: dai vertici alla base, come piace a questa Amministrazione. Al termine, un saluto particolare all’organizzatore, il dottor Marcoflavio Giagnoni e ai due conduttori della giornata: Federica Afflitto e Marco Mazzocchi. E un ringraziamento, infine, ad un uomo saggio ed elegante, già eroico nei suoi trascorsi da calciatore d’altri tempi, che da molti anni mi ha onorato della sua amicizia, quanto mai apprezzata e preziosa. Parlo di Uber Gradella, portiere, amico di Silvio Piola e premiato alla carriera. Uomini come lui hanno scritto pagine d’oro. Ed i giovani in questi devono riconoscersi. Per la signorilità, per lo spirito di sacrificio, per l’amore verso lo sport e la fedeltà alla propria bandiera. Quella bandiera che un giorno fece decidere ad Uber di lasciare il calcio perché messo alla porta dalla “sua” Lazio. Lui, pur voluto da altre squadre blasonate, disse: “Finisco qui”. Un coraggio da premiare. A sessant’anni di distanza.
I PREMIATI ATLETA DELL’ANNO 2009 Daniele De Rossi Mauro Zarate Giancarlo Fisichella Marco Di Vaio Michel Fabrizio Alessandro Tonolli Valerio Cleri Tania Di Mario Federica Vitale Silvia di Pietro Giulio Toniolatti Riccardo Lecca Marco De Paolis Alessio Sakara Fabrizio Donato Daniele Petrucci Edoardo Liparelli PREMI SOCIETÀ Unione Sportiva Tor di Quinto Gruppo Sportivo Dilettantistico Nuova Tor Tre Teste Roma Road Runners Club Asd Capannelle Cricket Club Libertas San Saba Hockey M.Roma Volley Santa Lucia Sport PREMI SPECIALI Vincenzo Montella Goal di Notte Fulvio Stinchelli Mario Pennacchia Uber Gradella Ugo Sansonetti
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Focus
di Pino Capua Consulente per il Sindaco per le politiche sportive del Comune di Roma
Sospendiamo le partite rmai era nell'aria, le multe accumulate dalla Juve per un totale di 140.000 euro, non sono bastate ai suoi pseudo tifosi e così, i reiterati cori razzisti contro Balotelli, durante la gara contro il Napoli in Coppa Italia, hanno fatto scattare il provvedimento: chiusura della curva sud dello stadio Olimpico di Torino per la partita della Juventus contro la Roma in programma per lo scorso 23 gennaio. È vero che la società bianconera non ha subito alcun danno economico perché i cinquemila ospiti della curva erano praticamente tutti abbonati, ma il provvedimento ha fatto comunque riflettere per la gravità della motivazione. È ormai un anno che Balotelli viene pesantemente insultato e fischiato anche quando non è in campo. In un recente passato, insulti razzisti sono stati rivolti a Marco André Zoro difensore del Messina, a Samuel Eto'o quando militava nel Barcellona, ad Aaron Winter e a Liverani quando erano giocatori della Lazio, ai calciatori di colore inglesi durante una recente Spagna – Inghilterra e potrei proseguire. Il fenomeno degli insulti razzisti, però, era presente negli stadi già a partire dagli anni '60 quando giungevano in Italia i
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primi calciatori di colore: Canè, Jair, Nenè. Faustinho Canè, brasiliano di Rio de Janeiro, arrivò a Napoli nel 1962 e ricorda che già allora gli davano del “negro” e lui rispondeva: “Io preferisco il nero, lo trovo più elegante”. Oggi afferma: “È una questione di intelligenza, alla fine non li sentivo neanche più”. Ma ai giorni nostri non sentire petardi, bengala, bombe carta, è impossibile: lo stadio è diventato una sorta di zona franca dove comandano le frange estreme.
Durante un'intervista a Skytg24 il ministro dell'interno Maroni, si è schierato per la tolleranza zero: “Credo d'avvero che la Figc debba darsi delle regole molto rigide, se durante una partita si ha anche il minimo dubbio che ci sia un coro razzista, l'arbitro deve sospendere l'incontro e prendere provvedimenti conseguenti”. A sua volta il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, ribadendo di essere in prima linea nella tolleranza zero contro ogni manifestazione di razzismo, afferma che la Figc è pronta ad as-
segnare all'arbitro il potere di fermare le partite. Il Viminale, però, che ha esteso anche ai cori razzisti, oltre che agli striscioni, la misura dello stop alle partite, deve cambiare la sua circolare che attualmente attribuisce al responsabile dell'ordine pubblico negli stadi, l'autorità per prendere tale decisione. Ormai i buu, gli insulti, i fischi, le provocazioni sono sempre più insopportabili e non è soltanto un problema calcistico: i fatti di Rosarno sono la manifestazione di un fenomeno ben più complesso.
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Cultura sportiva
di Paolo Del Bene
Docente del Corso di Laurea di Scienze Motorie Università Tor Vergata
La Coppa d’Africa segnata dal sangue l pullman che trasportava la nazionale del Togo in Angola ha subìto un agguato ed è stato mitragliato poco dopo il confine. L’attacco è stato compiuto da un gruppo di separatisti della Cabinda ed è durato circa 20 minuti. All’esplodere dei primi colpi i giocatori e lo staff tecnico si sono subito accasciati a terra o riparati alla meglio, ma molti proiettili sono andati a bersaglio ed il primo a morire è stato l’autista, lasciando il mezzo in balia delle mitragliatrici. Le dichiarazioni di alcuni giocatori rendono perfettamente l’idea di terrore che hanno vissuto in quei momenti. Ecco la drammatica testimonianza di Thomas Dossevi, centrocampista del Nantes, che racconta: “Ci hanno mitragliato all'uscita dal Congo mentre entravamo in Angola dopo avere sbrigato le formalità. Una raffica ha colpito la parte anteriore del pullman e ci siamo tutti buttati a terra. Due giocatori sono stati feriti: uno è stato preso alla schiena, un'altro ai reni. L'allenatore dei portieri e il medico sono stati colpiti. Alcuni dei feriti sono in gravi condizioni. Al momento non abbiamo novità, sono tutti ri-
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coverati all'ospedale di Cabina” Il Togo avrebbe dovuto debuttare con il Ghana alcuni giorni dopo, ma i giocatori sono sotto choc e non se la sentono, vogliono tornare dalle loro famiglie e credono che senza una garanzia di incolumità andare a giocare non abbia senso. Molti hanno chiesto che tutte le partite vengano interrotte, e nel torneo si è scatenato il caos. Molte nazionali hanno valutato la possibilità di ritirarsi per la questione della sicurezza, ma il primo ministro dell’Angola ha messo subito le mani avanti, dichiarando: “E’ stato un atto isolato e la sicurezza delle squadre è garantita”. Qualche giorno dopo la situazione si è ristabilita e la Confederazione Africana ha comunque escluso che la Coppa d'Africa possa essere rinviata o addirittura annullata. In ogni caso il Togo ora ha lasciato ufficialmente la competizione, il prezzo è stato troppo alto; tre i morti e nove i feriti. Il grande sistema calcio non è stato fermato neanche da questo, forse perché sarebbe una resa di fronte al terrorismo, forse perché troppi gli interessi. Per concludere il racconto di questa terribile vicenda sono interes-
santi le dichiarazioni di un altro giocatore togolese, anche lui coinvolto nell’attacco, che ha raccontato il suo punto di vista alla Bbc. Emmanuel Adebayor, la stella del Manchester City, ha detto: “È stata la peggiore esperienza della mia vita e spero di non doverne vivere altre cosi…La sparatoria è durata una trentina di minuti e se sono qui a parlare con voi è grazie agli uomini della nostra scorta che ci seguivano su due auto, altrimenti sarei morto… È con loro che poi abbiamo portato i feriti in un vicino ospedale ed è là che abbiamo cominciato a renderci conto di quanto era successo, io non riuscivo a smettere di piangere per il dolore per le persone uccise e ferite ma anche per lo shock subito” L’attaccante ha poi confessato che spe-
rava che questo trofeo Africano avrebbe potuto cambiare in positivo l’immagine che si ha del continente, ma l’avvenimento lo ha atterrito e la gravità delle sue parole lo comprovano: “In Africa dobbiamo cambiare la nostra immagine se vogliamo essere rispettati ma purtroppo non sta accadendo niente, quest'anno con la Coppa del Mondo avremo una grossa opportunità ma chissà che cosa succederà: so solo che tutto questo non è giusto” Aspettiamo la Coppa del Mondo per vedere cosa succede, anche se non sappiamo bene cosa debba succedere. Speriamo solo che in un continente continuamente straziato dalla sofferenza come quello africano, le grandi manifestazioni sportive aiutino davvero a cambiare qualcosa.
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Diritto e Rovescio
dell’Avv. Sabrina Rondinelli Specializzata in diritto dello sport Dottoranda di ricerca Fac. Giurisprudenza “La Sapienza” sabrina.rondinelli@uniroma1.it
Il mobbing nel calcio: i casi Pandev e Cassano ormai noto come il fenomeno del mobbing risulti di essere, accanto ai c.d. rischi tradizionali (quali chimici, fisici, e biologici), una delle principali cause di alterazione della salute del lavoratore. Tale patologia frequente nel mondo del lavoro ordinario, come dimostrano le numerose decisioni adottate dalla Giurisprudenza, negli ultimi anni sembrerebbe aver colpito anche il mondo dello sport professionistico ed in particolare quello del calcio. Solitamente tale fattispecie si riscontra nelle ipotesi di rinnovo contrattuale tra tesserato ed affiliato; di conseguenza, ci si chiede come questo possa trovare collocazione nel mondo del calcio professionistico, tenendo presente che, di per sé, è già difficile valutazione nel mondo del lavoro di diritto del lavoro comune. In Italia la materia del lavoro sportivo trae le proprie origini dalla Legge 23 Marzo 1981 n.91 che ha riconosciuto alle federazioni sportive nazionali il potere di emanare norme idonee a disciplinare il rapporto endoassociativo tra tesserati ed affiliati. In conformità a quanto detto la F.I.G.C ha emanato le carte Federali che unitamente agli ac-
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cordi collettivi ed alle norme F.I.F.A costituiscono il complesso di regole da osservare nel mondo del calcio professionistico. Limitatamente al rapporto endoassociativo è appena il caso di evidenziare che, così come avviene nel mondo del lavoro di diritto del lavoro comune, anche nel calcio professionistico la posizione giuridica delle società è
costituita, oltre che dai diritti, anche da una serie di doveri cui corrispondono altrettanti diritti per i tesserati. Cosicchè le società sono tenute ad “assicurare a ciascun tesserato lo svolgimento dell’attività sportiva con l’osservanza dei limiti e dei criteri previsti dalle norme federali per la categoria di appartenenza in conformità al tipo di rapporto
instaurato col contratto o con il tesseramento; altresì sarà tenuta, al fine di curare la migliore efficienza sportiva, a fornire attrezzature idonee alla preparazione atletica mettendo a disposizione un ambiente consono alla dignità professionale del calciatore. I Tesserati, bensì “sono tenuti all’osservanza delle disposizioni emanate dalla F.I.G.C
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e dalle rispettive Leghe nonché alle prescrizioni dettate dalla società di appartenenza. Alla luce di quanto sin qui asserito occorre in particolare soffermarsi sul caso in cui il calciatore giunto a scadenza di contratto si rifiuta di rinnovarlo. Partendo dal presupposto che lo sport professionistico fonda il proprio principio sulla libertà contrattuale, ne consegue che a scadenza di contratto lo sportivo sarà libero di decidere se rinnovarlo nuovamente oppure scegliere di vincolarsi presso altra società; talchè, ci si chiede se sia giusto escludere un calciatore dagli allenamenti per il solo fatto che questi non trovi un accordo economico con la società. Vero è, che gli interessi economici in gioco sono molteplici. Basti pensare al caso del calciatore il cui contratto di ingaggio annuo netto è pari ad ? 400.000,00, tesserato per una società militante nel campionato di serie “B”, e richiesto da numerose società militanti nel campionato di serie “A”, disposte ad ingaggiarlo a parametro zero, con un contratto annuo netto pari a ? 1.000.000,00. Sicuramente questa operazione risulterebbe alquanto conveniente per il calciatore, ma meno vantaggiosa per la società. La società quindi, al fine di non perdere il calciatore a parametro zero sono ricorse a delle vere e proprie forme di violenze psicologiche, manifestate con esclusioni dalle rose della prima squadra, nei confronti di quei calciatori definiti dissenzienti con l’intento di costringerli a rinnovare i contratti. Ci si chiede, allora se in tal caso sia possibile parlare di mobbing o di inadempienza contrattuale. A tal proposito, è appena il caso di evidenziare che il mobbing è comunemente definito come una fora di molestia o violenza psicologica esercitata quasi
sempre con intenzionalità lesiva. Ne consegue, pertanto che, per potersi ipotizzare casi di mobbing anche nel mondo del calcio professionistico sembra necessario che: 1) la ripetizione e/o reiterazione delle azioni ostili, che le rende sistematiche, debba avere un andamento progressivo valutabile in un arco di tempo di almeno sei mesi; 2) la vessazione psicologica sia compiuta attraverso atti di contenuto tipico inerenti la gestione del rapporto di lavoro, quali, il rinnovo del contratto o il trasferimento del calciatore presso altra società sportiva, le discriminazioni economiche, i controlli esasperati, le sanzioni disciplinari, i comportamenti di aggressione verbale consumati davanti a terzi o a dipendenti della società, i comportamenti che si sostanziano in un vero e proprio allontanamento della vittima dal gruppo con il suo conseguente isolamento; Di recente si sente parlare di Mobbing anche per le mancate convocazioni in Nazionale di Antonio Cassano,da parte del Ct della Nazionale Marcello Lippi. Se Lippi spiegasse le ragioni tecniche o sportive di tale esclusione, allora potremmo non inquadrare tale fattispecie in un caso di Mobbing. Ma ancora di più recente è il Caso Pandev, che il 23 dicembre 2009, il Collegio Arbitrale della Lega Calcio ha accolto il ricorso del giocatore Goran Pandev, ed è stato quindi risolto il contratto che legava il giocatore alla Lazio ,condannando la Lazio al risarcimento dei danni in favore del giocatore. Le esternazioni all’indomani della sentenza del giocatore Goran Pandev ossia: “E’ finito un incubo”, “mi sentivo escluso dai compagni e dalla società”, non fa che confermare i principi espressi sopra.
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Psicologia
del prof. Daniele Popolizio Mental Coach Resp.le “Progetto Europeo sullo Sport”, Direttore Generale CENPIS
uando ci siamo conosciuti eravamo nella hall di un noto albergo di Torino. Mi aveva cercato lei perché aveva sentito parlare della nuova “Tecnica dell’imbuto” da noi costruita al Cenpis, l’aveva colpita il nome. Le avevano parlato di me, dei nostri risultati con i campioni del nuoto, e mi disse che era curiosa di sapere come aveva fatto Federica Pellegrini (e con lei la Adelizzi, la Filippi, Magnini e via discorrendo…) a diventare così e a raggiungere quelle vette, quegli atteggiamenti psicologici che lei da fuori le intravedeva. Sto parlando di Carolina Kostner, la stella del pattinaggio artistico su ghiaccio. Lei veniva da anni difficili, le ultime stagioni sono state piene di “cadute”, di critiche e di pressioni psicologiche enormi. Bene, voleva puntare su un nuovo lavoro con me, con un Mental Coach, perché era certa che doveva affrontare anche a livello psicologico alcune questioni di “assetto mentale”. “Mi sei piaciuto subito” mi disse poi in California, quando mi recai a metà Settembre a Los Angeles per vedere da vicino la sua vita lì, i suoi allenamenti, capire un po’ di pattinaggio e conoscere Frank Carroll, il suo nuovo allenatore americano. Abbiamo trascorso dieci giorni molto intensi, abbiamo iniziato la preparazione e mi ha fatto conoscere giudici, coreografe, altri campioni del pattinaggio, istruttrici di danza. Pensai subito “ma quanto è complesso questo sport?”. La mia esperienza con atleti del golf, della scherma, del ca-
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nottaggio o della canoa, calciatori e cestisti, cavalieri, pallavolisti, praticamente tutte le discipline acquatiche, tennisti…ma pattinatori non mi erano mai capitati. Ogni sport ha in effetti un suo ben specifico “modello prestativo”, cioè un suo assetto ideale. Mi spiego meglio: nel tennis l’atleta deve possedere determinate caratteristiche mentali, atletiche, tecniche, che facciano sì che sia essenzialmente in grado di pensare in modo rapido e veloce, che sappia parlare a se stesso nei momenti delicati, che sappia intuire prima dove sviluppare il suo gioco per mettere in difficoltà l’avversario. Tutto questo si chiama modello prestativo e non è altro che l’insieme degli schemi tecnico –tattici e mentali che occorrono per primeggiare in una determinata disciplina sportiva. Gli schemi efficaci per il calcio sono completamente diversi da quelli buoni per il nuoto, quelli del tennis non hanno niente in comune con quelli dell’equitazione mentre magari assomigliano in parte a quelli del golf. Carolina ha vinto due titoli europei e un argento ad un Mondiale, ma è un po’ che fatica ad esprimere il suo enorme potenziale, a causa di una serie di episodi negativi passati che si sono verificati durante alcune gare. Come spiegato negli articoli precedenti, qui contano ora due dimensioni psicologiche su tutte: la resilienza e la tenuta mentale. La motivazione in questi casi non c’entra davvero nulla, contrariamente a quanto si possa comunemente credere, perché un’atleta non si blocca mai per “demotivazione”. Al mas-
L’esempio di Carolina Kostner
simo perde nel tempo la voglia di gareggiare e di allenarsi, ma mai si verifica un blocco a causa della demotivazione. Semmai è vero il contrario: un blocco genera spesso un apparente calo di motivazione, ma è solo un meccanismo di difesa dell’ego. Quando si è abituati a vincere o a stare ai massimi livelli, la motivazione è solo un termometro temporaneo di una serie di processi mentali molto più ampi. È molto difficile invece a livello pratico impostare un cambio radicale di modi di pensare, di percepire, di immaginarsi le gare, quando per tanti anni si è abituata la propria mente in una determinata maniera. Occorre non solo modificare prima alcuni aspetti personali (e questo significa essere disposti a farlo), ma addestrare la mente a rispondere in modo diverso agli stimoli; quegli stessi stimoli a cui però ha risposto sempre nello stesso modo per anni e anni di attività. Il Mental Coach, che corrisponde al Coach che vediamo nel basket, nel calcio, nella pallavolo…, si avvale proprio per questo di tutta una serie di collaboratori (gli psicolo-
gi dello sport) che lo affiancano nel suo lavoro, un po’ come nelle equipe chirurgiche. Ogni collaboratore si occupa di alcune questioni specifiche, coordinato dalla costante e continua supervisione scientifica del Mental Coach, che si occupa non solo dei meccanismi di gara, ma anche della gestione di tutta l ’équipe di lavoro. È una figura di fatto che richiede due competenze: una più tecnica e l’altra più manageriale; poiché utilizza tecniche psicologiche e tecniche di management. È spesso detto anche Manager Coach. I grandi atleti hanno tante pressioni psicologiche, hanno meccanismi mentali molto sofisticati che non sarebbe possibile risolvere solo con le tecniche mentali, così come non sarebbero sufficienti le tecniche manageriali di gestione delle Risorse Umane. Cambiare gli automatismi negativi della mente coincide spesso col salutare una fase della propria carriera per aprirne un’altra: fase nuova, testa nuova. Non è una cosa affatto semplice…ma quando riesce andiamo più “veloci” che mai.
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Regione
L’impegno della Regione nella sicurezza dello sport l 9 febbraio 2010 sarà una giornata importante per tutti coloro che hanno a cuore lo sport del Lazio. Si celebrerà la prima giornata regionale della sicurezza nello sport, un appuntamento annuale previsto dalla normativa regionale di recente approvazione, che fornirà ad istituzioni, gestori degli impianti e cittadini un opportunità di riflessione, di confronto su ciò che è stato fatto e ciò che ancora deve essere fatto. Troppo spesso gli impianti sportivi, le strutture dove tanti dei nostri ragazzi e ragazze passano tante ore della loro vita, si trasformano in luoghi pericolosi, dove possono avvenire incidenti anche gravi, dove a volte si rischia persino di perdere la vita. Con l’approvazione di una normativa sulla sicurezza nello sport, nell’aprile del 2009 la Regione Lazio si è data uno strumento per affrontare questo problema. L’attività fisica è una risorsa della collettività, un vero e proprio elemento di welfare, un diritto di ogni cittadino a prescindere dalle proprie condizioni di nascita e di censo. Se questo è vero, le istituzioni pubbliche devono svolgere a pieno la loro funzione. Occorrono interventi finalizzati a favorire la crescita delle attività sportive, a garantire pari opportunità a tutti i cittadini, in particolare quelli meno fortunati. Ancora si fa troppo poco. Non esi-
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stono risorse finalizzate all’impiantistica sportiva da parte dello Stato nazionale. Ancora troppo si investe soltanto in relazione ai grandi eventi sportivi. Invece esiste un estesissimo tessuto di associazioni sportive, di praticanti che assicurano, a volte esclusivamente con il lavoro volontario, la sola possibilità per migliaia di ragazze e ragazzi di svolgere una attività sportiva. Anche per rispondere nel modo migliore e più sicuro possibile il Consiglio Regionale ha approvato questa nuova legge, dedicata esclusivamente alla sicurezza nello sport. E ancora per questo, l’assessorato allo sport ha prontamente emanato un avviso di bando pubblico
di Giulia Rodano
Assessore Cultura, Spettacolo e Sport della Regione Lazio
per progetti di miglioramento della sicurezza degli impianti, grazie al quale sono stati finanziati ben 69 interventi su strutture pubbliche di tutto il territorio regionale. E la Regione Lazio ha poi promosso, nelle scuole, iniziative di conoscenza e promozione dello sport sano: attività ed incontri finalizzati a diffondere, tra i giovani della nostra regione, una cultura sportiva basata sulla lealtà, sulla tutela della salute, sulla contrarietà al doping. L’investimento sulla sicurezza degli impianti sportivi è per noi dunque una necessità urgente e un dovere. Non si può promuovere lo sport per tutti, mettere in risalto le potenzialità che le at-
tività motorie hanno nella promozione di stili di vita sani e attivi e nell’educazione a valori civili e individuali socialmente utili, se non si garantiscono le migliori condizioni possibili, la maggiore sicurezza possibile non solo agli atleti di vertice, ma a tutti anche a coloro che vogliono solo divertirsi, che magari non vinceranno mai. Ciò che ci proponiamo è tenere alta l’attenzione, lavorare per rendere più sicuri gli impianti, attivarci per garantire la salute di tutti gli atleti, di tutti i ragazzi e le ragazze che vogliono fare sport. Ora nella Regione Lazio c’è per questa politica uno strumento in più. E ci sembra una buona notizia.
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del Prof. Dott. Marco Zilia Bonamini Pepoli Docente in AFS presso Università degli Studi di Roma Foro Italico
Utilità del bite negli sportivi: scienza o fantascienza? a pratica sportiva oggi più che mai è soggetta ad una attenta prevenzione degli infortuni anche grazie all’acculturamento degli atleti agonisti o master. In questa ottica si pongono in prima fila i bite ed i plantari che però pur essendo ausili ortopedici di grande importanza, necessitano di grande attenzione diagnostica prima di essere consigliati. Oggi mi soffermo sui bite soprattutto nell’ottica dell’eventuale beneficio in ambito sportivo. Innanzitutto che cosa è un bite? È uno spessore in resina dura che viene messo in genere nell’arcata dentaria superiore con uno spessore minimo di un millimetro. Quando va consigliato da parte dell’Odontoiatra? Quando vi è un disturbo a carico dei muscoli della masticazione con cefalea muscolo tensiva. Il caso tipico è quello del bruxismo (digrignamento) o del serramento dei denti entrambi dovuti ad uno scarico di stress.
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Quando è presente un danno a carico dell’ATM (articolazione temporo-mandibolare) acuto o cronico. Spesso il paziente avverte un click in una delle due articolazioni in apertura-chiusura della bocca accompagnato talvolta da un acufene (sensazione di fischio in un orecchio). Ovviamente per fare in questo caso una diagnosi corretta è necessario richiedere una stratigrafia dell’ATM oppure una Risonanza Magnetica. È bene chiarire che il bite è un apparecchio di riabilitazione e che ne esistono diversi tipi secondo le esigenze, pertanto è fondamentale che l’odontoiatra sia preparato sull’argomento considerando che a volte basta solo la fisioterapia per risolvere il problema. Ma ritorniamo al quesito iniziale; agli sportivi serve?? Personalmente per la mia esperienza clinica credo che gli atleti debbano portare il bite esclusivamente se hanno un problema clinico come qualsiasi altro paziente. Ovviamente un agonista è sog-
getto a stress muscolare e psicologico maggiore rispetto alla media dei coetanei pertanto a volte anche i muscoli della masticazione vengono ipersollecitati durante le prestazioni sportive. Da test che abbiamo svolto presso l’Università degli Studi di Roma “Foro Italico” con la pedana baropodometrica in statica e dinamica su atleti di livello internazionale di diverse discipline sportive, non abbiamo riscontrato ad oggi differenze significative rispetto alla popolazione comune. Ciò non toglie che dove necessario si sono risolti problemi che comunque interferivano con il normale svolgimento della prestazione atletica. Abbiamo altresì notato che il rachide cervicale è molto spesso coinvolto nelle disfunzioni temporo-mandibolari e dopo terapia con il bite anche le tensioni cervicali sono migliorate. In conclusione richiamo l’attenzione del lettore sportivo e non sull’evidente utilità del bite ma senza aspettative di miglioramento di performance diretto.
Il bite va consigliato quando vi è un disturbo a carico dei muscoli della masticazione con cefalea muscolo tensiva. Il caso tipico è quello del bruxismo (digrignamento) o del serramento dei denti entrambi dovuti ad uno scarico di stress.
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Sei Nazioni, prima dell’Inghilterra si torna a Croke Park di Giorgio Cimbrico
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E cosÏ, due anni dopo, si torna nel tempio del calcio gaelico e degli altri sport della tradizione profonda di Eireann, un gran ferro di cavallo a cui chiedere un po’ di fortuna per un esordio ispido.
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’Irlanda ha vinto l’ultimo 6 Nazioni, dopo 61 anni ha spezzato l’attesa quasi messianica del Grande Slam, ha chiuso il 2009 da imbattuta e, in questo rugby frenetico e spietato, è riuscita a prendere le sembianze di una mosca bianca. Prego, verde. Oggi capita a tutti di cadere, anche agli Springboks che sembravano diventati una macchina da guerra perfetta, che erano diventati una pattuglia di terminator, ma che quando hanno visto scendere l’indice dell’energia profusa a piene mani contro i Lions e nel Tri Nations, sono stati costretti ad ammettere: “Anche noi siamo uomini”, e la campagna d’Europa si è trasformata in un desiderio di veloce anabasi verso casa. E la maiuscola L (quella che sta per lost) contrappunta e contrassegna l’anno degli All Blacks, dell’Australia e delle altre del gruppo delle 6. Loro, gli irlandesi, percorso netto:nove vittorie e un pareggio - con gli Wallabies che ha fatto in fretta a finire tra i topmatch dell’anno. Per ritmo e per ferocia. La vulgata che risuona da tempo sostiene che l’Irlanda sia una squadra di vecchi, che per il 2011 sia già fregata. Per capire che non è vero, sufficiente dare un’occhiata alle formazioni allestite da Declan Kidney (in italiano, Rognone), annotare che a estremo opera il giovane e interessante Kearney, che tra i centri e le ali il dato anagrafico è più leggero e la corsa è portata con le ali ai piedi, che all’apertura O’Gara sembra aver fatto il suo tempo e che Sexton è l’uomo nuovo sia per l’impostazione del gioco sia per la precisione nei piazzati. Gli avanti sono veterani, d’accordo, specie
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Hayes, ma gli altri non è che siano dei matusalemme. O’Connell, a esempio, è appena oltre i 30. Forse è solo questione di aspetto, di estetica. Tirando qualche conclusione, per l’Italia è un primo passo (dieci anni e un giorno dopo l’ingresso nel Torneo, il fausto e storico 5 febbraio 2000) da prendere con le pinze e con i guanti, per di più condito dal ricordo dei due ultimi anni pari, iniziati proprio a Dublino con due sconfitte strette (26-16 e 16-11) che gridano vendetta. Più la prima, cosparsa d’ira da Berbizier, che la seconda. Nick Mallett sostiene che il novembre azzurro è da mandare in archivio sotto il segno più e fornisce convincenti spiegazioni: sconfitta piuttosto nobile con i Tutti Neri davanti a una folla record di 80.000 aficionados vecchi e nuovi, resa dopo aver dettato per almeno mezz’ora interessanti condizioni ai sudafricani campioni del mondo, vittoria con Samoa a spezzare una catena dell’infelicità durata 17 mesi e 12 partite. Cordoba, come direbbe Garcia Lorca, non è più lontana e sola. Progressi, non c’è dubbio, Lenti? Può darsi. Di sicuro il rugby non è un terreno adatto a fiammate improvvise, a sovvertimenti violenti. Di giornate come Edimburgo 2007 ne capita una quando capita. Per quello che è stato offerto dal 2009, l’Irlanda è la favorita del Torneo al fianco della Francia che si è concessa il sapore forte e profondo di un cognaq molto invecchiato andando a battere gli All Blacks a domicilio e mettendo sotto gli Springboks proprio sotto il profilo dello scontro. L’Inghilterra ha la solita arma non segreta, Jonny Wilkinson, che al so-
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le del Midi sembra rifiorito. In compenso Martin Johnson è alle prese con un refrain che è diventato colonna sonora di questo rugby che martella il corpo: indisponibile per infortunio, reduce da intervento chirurgico: l’elenco dei caduti e dei dispersi non ha fine. Buon per lui, la Premiership è una eccellente miniera dove non è difficile scavare e trovare, le Accademie funzionano e allevano purosangue e cavalloni da tiro, e anche rispetto al recente passato, esistono meno remore a nazionalizzare e a equiparare neozelandesi attivi nel campionato più triturante del mondo. In un esercizio di ottimismo a tutti i costi, proprio la partita (casalinga) con la Rosa può venir indicata come la prima tappa nell’itinera-
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rio azzurro per evitare il Cucchiaio di Legno, afferrato anche un anno fa. La seconda puntata, neppure due settimane dopo, sempre al Flaminio, con la Scozia che allo scontro che odora ormai di derby può presentarsi con uno scalpo piuttosto fresco e illustre: piegare l’Australia con punteggio d’altri tempi (9-8) per i blu ha rappresentato un tuffo nel passato ma anche una gigantesca boccata d’ossigeno e la conferma che un secolo abbondante di rugby interpretato con spirito combattente lascia un paio di elementi preziosi: l’esperienza e la capacità di saper sfruttare l’occasione. Doti che l’Italia ancora non possiede: non è un rimprovero, solo una constatazione, fondata su dati storici, su radici profonde.
In chiave azzurra il 6 Nazioni alle porte si chiuderà con un tour a Parigi e Cardiff. E qui, evitando con un salto deciso rimembranze legate a precedenti visite allo Stade de France, la macchina del tempo invita a risalire all’11 marzo 2006 quando al Millennium teatro di sonore batoste, finì 18-18 e al 23’ del secondo tempo, prima che Steven Jones spedisse la palla in mezzo ai pali, il tabellone diceva: Wales (Cymru) 15- Italy (Er Eidal) 18. E per dare a quelle ore gli ultimi ritocchi della fiaba, la notte portò una meravigliosa nevicata che coprì il Principato, convinse anche i più irriducibili bevitori a correre verso casa, trasformò la campagna popolata di cornacchie in una poesia di Dylan Thomas.
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di Paolo Cecinelli Caporedattore centrale La7 Sport
Lipton, il thè e la Coppa America
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iù volte vi ho raccontato di quante fortune siano state dilapidate per il solo scopo di vincere e diventare il detentore della Coppa America. Pochissimi sono riusciti a far fruttare la propria partecipazione in un vero business. Lo scozzese Sir Thomas Johnston Lipton è fra questi. Si, proprio lui. L’inventore e proprietario del famoso tè che dal 1899 al 1930 tentò per ben cinque volte – come nessun altro ha fatto di battere gli americani nella regata finale. Non ci riuscì mai. In compenso però, grazie ai suoi modi gentili - è stato eletto come il miglior perdente di sempre - all’eleganza nel vestire ed alla sportività, diventò molto popolare negli Stati Uniti dove riuscì ad imporre sul mercato il suo tè. Lipton, nonostante il titolo di baronetto, doveva essere un tipo davvero carismatico che riusciva a coinvolgere le grandi masse. A 16 anni, a bordo di un vascello a vela partì alla volta dell’America, un viaggio in cui fece moltissime esperienze di lavoro. Tornò dopo cinque anni e aprì il primo negozio di prodotti alimentari con il suo nome , “Lipton’s Market”, nella periferia di Glasgow. Dopo qualche anno il giovane imprenditore, venuto fuori dal nulla, aveva messo in piedi una catena di 300 rivendite sparse in tutta la Scozia. Il primo esempio di vendita franchising. Lipton era un abilissimo commerciante e riuscì ad abbattere il prezzo del tè, saltando alcuni inutili ed onerosi passaggi nella compravendita internazionale. Grazie a lui anche la “working class” inglese, quella più povera, poteva bere la famosa bevanda riservata sino ad allora soltanto ai nobili dell’upper-class. Nel 1983, l’edizione della prima partecipazione italiana con Azzurra, un ricco miliardario australiano dal suggestivo nome, Alan Bond, indovinò la formula vin-
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cente grazie ad uno scafo che nascondeva sotto l’acqua due alette miracolose – progettate da un certo Ben Lexcen - che rendevano l’imbarcazione praticamente imbattibile. Bond riuscì a strappare la Coppa agli americani, nessuno prima di allora ci era mai riuscito, e gli australiani organizzarono quindi l’edizione successiva - quella tra il 1986 e il 1987 - sulla costa occidentale nella sconosciuta Perth. Costruirono un porto, un aeroporto ed una intera città sul mare: Fremantle. Dopo qualche anno però Alan Bond dichiarò bancarotta. Intere fortune affidate a una raffica di vento che nel momento decisivo può cambiare l’esito di una regata e non solo. Sotto questi auspici, lunedì 8 febbraio 2010 è programmata la prima sfida delle 33-esima edizione della Coppa America. Si disputerà a Valencia dopo due anni e mezzo di cause e ricorsi legali tra il detentore Alinghi (Ernesto Bertarelli) e Bmw Oracle (Larry Ellison). Secondo l’autorevole magazine di economia “Forbes”, il 64-enne Lawrence Ellison, detto Larry, è stimato come il quarto uomo più ricco della Terra con un patrimonio di 22,5 miliardi di dollari americani (avete capito bene?) mentre il nostro – perché è nato a Roma – 42-enne Ernesto Bertarelli è al 51-esimo posto con un patrimonio di 8,2 miliardi, per intenderci appena una posizione sotto il russo Abramovich. La prossima sfida mette in campo, dovremmo dire in acqua, due delle più grandi potenze economiche mondiali: Bertarelli ed Ellison. Bertarelli mi ha confidato più di una volta di essersi suo malgrado avventurato in una sfida che di sportivo ha soltanto la circostanza in cui si effettua, facendomi capire che non può essere considerata assolutamente un buon affare. Entrambi hanno pagato,
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solo di spese legali, 200.000 euro al mese cifra che va moltiplicata per 30 (i mesi della vertenza legale). Entrambi non hanno ottenuto nulla di quello che reclamavano tramite i loro avvocati. Ma non fa nulla. Il contenzioso tra i due team è iniziato lo stesso giorno in cui si è conclusa la finale di Valencia 2007, la più bella di sempre per la più larga partecipazione di equipaggi e per un’organizzazione che ha messo a tacere con i numeri tutte le critiche della vigilia. In quel maledetto giorno il team svizzero, felice di aver vinto per la seconda volta consecutiva il trofeo, si lasciò andare a qualche dichiarazione di troppo sulle regole dell’edizione successiva. Nella stessa conferenza stampa del dopo regata venne annunciato che avrebbero cambiato le imbarcazioni. Più grandi, più lunghe, più tecnologiche. Un principio che è nel dna di ogni gara sportiva dove si usa un mezzo, ma questa volta il conto non
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tornava perché gli svizzeri avevano preso la decisione da soli senza coinvolgere i team sfidanti. Inoltre, Alinghi aveva accettato come sfidante ufficiale un nuovo sindacato-fantoccio spagnolo, creato per l’occasione, che rappresentava i poteri economici della provincia e del comune valenciano. Una delle regole del vecchio regolamento, il Deed of Gift o atto di donazione, recita esplicitamente che alla Coppa si possono iscrivere team rappresentati da Yacht Club, ma va bene anche il vostro piccolo circolo sul lago vicino a casa vostra, che possano esser ritenuti tali, ovvero che abbiano organizzato almeno una regata sociale (anche con gli Optimist). Gli spagnoli non potevano averlo fatto, in quanto il circolo non era ancora affiliato alla Federazione Vela Spagnola. Un errore madornale, o forse un errore voluto per allungare i tempi della prossima edizione, gustarsi la vittoria e magari cambiare la sede
di Valencia per un'altra città più sfruttabile dal punto di vista del piano regolatore. Non sapremo mai la verità. Certo è che Bmw Oracle ci ha messo poi del suo a rifiutare ogni possibile compromesso per una disputa della regata. Una tattica studiata a tavolino che aveva come obiettivo quello di portare il team di Bertarelli a perdere la pazienza, ma questo non è avvenuto. La contesa giuridica è finita quindi alla Corte Suprema del Tribunale di New York, preposto secondo il vecchio regolamento a dirimere le questioni ingarbugliate. Così, il Giudice ordinò che la 33-esima edizione della Coppa America dovesse riguardare solo i due litiganti (Alinghi e Oracle) che si sarebbero dovuti affrontare con dei multiscafi e non con le imbarcazioni tradizionali. Una decisione che doveva semplificare le cose, una regata su di un’imbarcazione neutrale. Bmw ha comprato lo staff tecnico di progettisti del più autore-
vole gruppo di navigatori francesi ed ha scelto il trimarano, uno scafo centrale e due laterali, Alinghi invece ha deciso per un più leggero catamarano, due scafi uniti da una struttura a ponte. Le due barche sono concettualmente diverse ma forse molto simili come prestazioni ma hanno trasformato la regata in un’autentica scommessa. Non sappiamo se i due mostri del mare, 90 piedi di lunghezza con un albero che supera in entrambi i casi i 50 metri, riusciranno mai a confrontarsi in acqua. Le barche sono troppo grosse e leggere e sono troppo veloci per affrontare in sicurezza le onde invernali di Valencia. Una delle ultime regole dettate da Alinghi (ne ha diritto) è che la regata non si corre soltanto in condizioni di sicurezza, ovvero con un’onda di altezza inferiore al metro e mezzo e se il vento è costantemente inferiore ai 15 nodi. Come chiedere una giornata di bonaccia estiva durante l’inverno.
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Olimpiade: il silenzio assoluto e poi… l’applauso enorme della gente! Lunga chiacchierata fra il Segretario generale Fita, Angelo Cito, e il Senatore a vita, Giulio Andreotti. L’intervista è stata gentilmente concessa dalla rivista “taekwondo the olympic dream” della Federazione Italiana Taekwondo residente, le Olimpiadi del 1960 vengono ricordate come quelle che hanno cambiato il mondo. Lei era a capo del comitato che organizzò i Giochi. Come arrivò a presiederlo? Volevano dare la presidenza a una personalità estranea al mondo sportivo, perché non ci fossero problemi di particolarismo. Il rischio era che un professionista dello sport potesse considerare la propria disciplina più importante delle altre. Con Giulio Onesti (Presidente del Coni dal 1946 al 1978 e Presidente del Comitato Esecutivo per le Olimpia-
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di di Roma del 1960, N.d.R.) ci fu grande collaborazione sulla linea di tenere distinte politica e sport, perché non ci fossero intromissioni. Lei era molto giovane, aveva 39 anni. Come l’hanno convinta ad accettare? L’amicizia di Onesti pesò molto. Sapeva che avrei garantito tutto il necessario apporto del mondo politico ma senza consentire intromissioni. E così fu. Che importanza ebbero quei Giochi per lei e per l’Italia?
Furono importanti perché anche chi non seguiva abitualmente lo sport rimase meravigliato dalla grande attenzione che il mondo dedicava a Roma in quelle settimane. Fu un fatto nuovo e che ci riempì di soddisfazione quando in quei giorni registrammo valutazioni molto positive sull’organizzazione. Quale virtù le è stata più utile in quei giorni? L’imparzialità. La capacità di non accordare vantaggi derivanti da amicizie o da preferenze per una specialità rispetto alle altre. Si fece tutto il possibile per concentrare gli sforzi in modo che tutto andasse per il me-
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“Le Olimpiadi del 1960 furono importanti perché anche chi non seguiva abitualmente lo sport rimase meravigliato dalla grande attenzione che il mondo dedicava a Roma in quelle settimane. Fu un fatto nuovo e che ci riempì di soddisfazione quando in quei giorni registrammo valutazioni molto positive sull’organizzazione. ”
glio. Alle fine le cose hanno camminato, per fortuna. Il ricordo più bello? La cerimonia inaugurale, un evento quasi religioso. Ricordo il silenzio assoluto, e poi l’applauso enorme della gente. Rispetto ai Giochi precedenti, inoltre, c’era il collegamento diretto radiotelevisivo in tutto il mondo. Le ultime Olimpiadi di Pechino sono costate circa 40 miliardi di dollari. Immagino che le cifre nel 1960 fossero molto differenti. Non solo. Ricordo che il bilancio fu addirittura attivo. Spendemmo meno del previsto e ci fu un margine che andò nelle casse del Comitato olimpico: il Coni guadagnò dei soldi grazie a quei Giochi. Oggi una cosa del genere sarebbe un po’ difficile… Be’, di sicuro è una cosa che non mi è capitata spesso nelle altre attività a cui ho Dedicato un pò di tempo. Sono passati 50 anni dalle Olimpiadi di Roma. Cosa è cambiato da allora? E’ cambiato molto il mondo: alcune cose sono migliorate, altre secondo il mio modo di vedere peggiorate. La caratteristica dello sport
di essere al di fuori da ogni contingenza,da ogni cosa che non c’entra direttamente con lo stesso sport è quello che ha salvaguardato il buon corso delle attività e anche il coordinamento da parte del Comitato olimpico del lavoro delle Federazioni. Le Olimpiadi rappresentano uno sforzo, ma uno sforzo che tutti vorrebbero poter sopportare. Secondo lei perché? Perché nel corso di un secolo un numero ristretto di capitali ha il privilegio di ospitare i Giochi, e se l’organizzazione funziona ne derivano vantaggi per tutto il paese. A maggior ragione, quindi, serve un grande sforzo organizzativo, una grande attenzione: un errore viene moltiplicato immediatamente per diecimila, non per mille. C’è in politica un evento paragonabile, come sforzo, a quello che i Giochi significano per un atleta? Be’, forse i referendum istituzionali! (Con il passare degli anni il Senatore non ha perso lo humour che lo ha reso famoso. Dopo la battuta sui referendum ci vuole qualche secondo prima che intervistato e intervistatore riescano a smettere di ridere e a riprendere la chiacchierata NdR).
Per gli sport minori, i Giochi olimpici rappresentano un’occasione unica di visibilità. Perché è così difficile, soprattutto in Italia, riuscire a far apprezzare queste discipline? Perché l’obiettività è considerata una caratteristica inesistente. E’ difficile in alcuni campi essere creduti quando si dice di essere al di sopra dei particolarismi e delle pregiudiziali. Il segreto è quello di considerare che lo sport ha regole proprie, regole che vanno rispettate, e di convincersi che la politica non deve entrarci. L’Italia dello sport funziona? Considerando che la nostra popolazione non è numerosissima rispetto al resto del mondo e che le risorse sono piuttosto limitate abbiamo collezionato un numero di successi maggiore di quanto ci si potesse aspettare. Certo bisogna dare più mezzi e più attenzione agli sport minori. Sotto questo aspetto lo sport nella scuola, che pure è pieno di difficoltà, può dare un contributo notevole. Lei è uno degli uomini politici più importanti del nostro tempo, ed è stato anche l’uomo che ha sempre difeso l’autonomia dello sport. Quali sono i rischi reali se lo sport perde la propria autonomia? Se si lega un’attività a coefficienti di carattere politico, si perde di vista l’obiettività. Nello
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sport è importante realizzare un tempo x da realizzare in una determinata prestazione che poi la propria maglia è grigia o nera non ha nessuna importanza. Dicono che lei sia a conoscenza di molti segreti riguardanti il nostro Paese. Ci sono segreti relativi al mondo dello sport italiano che si sente pronto a svelare? Da noi i segreti sono spesso immaginari, quando non si vuole dare una risposta si finge di dover mantenere un segreto. Nello sport direi che c’è una limpidità che se viene a mancare non è più sport è un’altra cosa. Spesso lo sport è utilizzato anche per affrontare altri problemi. Come lubrificante nei rapporti fra gli Stati, per così dire… In un mondo come il nostro, dove le distinzioni sono molto marcate - bianchi e neri, guelfi e ghibellini - avere qualcosa che unisce e che richiede una
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“...E’ difficile in alcuni campi essere creduti quando si dice di essere al di sopra dei particolarismi e delle pregiudiziali. Il segreto è quello di considerare che lo sport ha regole proprie, regole che vanno rispettate, e di convincersi che la politica non deve entrarci.”
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valutazione obiettiva è un contributo notevole alla distensione. Aiuta ad instaurare una corretta vita sociale. Le è mai capitato di usare lo sport per favorire rapporti fra persone? Non proprio, ma dovetti in qualche modo occuparmene quando ci furono tensioni tra America e Russia per la partecipazione alle Olimpiadi. Cercammo di intervenire non facendo pesare ragionamenti politici, ma l’autonomia e l’obiettività che devono essere assoluti in quel campo. Nello sport è impossibile ottenere risultati se manca la passione. E’ così anche in politica? Certo. E’ vero che in tutte le cose ci vuole anche un po’ di fortuna, ma sul lungo periodo la fortuna non basta. Se non c’è sostanza il gioco viene scoperto. C’è un campione al quale è particolarmente legato dal punto di vista sportivo? E c’è un politico che in qualche modo è il suo campione? Per quanto riguarda la politica, avendo lavorato al servizio del Presidente Alcide De Gasperi per me non c’è competizione. Per quanto riguarda lo sport, da vecchio romanista ammetto che Fulvio Bernardini (centrocampista della Roma dal 1928 al 1939, NdR) per noi era una specie di divinità. E Totti? Senza dubbio è un campione. Certo io ora ho qualche anno di più e sono un po’ meno emotivo rispetto ai tempi di Bernardini. Di certo, a parte l’abilità tecnica, Totti merita la sua fama anche come persona. Vincere o partecipare? Si, la famosa frase che è attribuita al Barone De Coubertin, ma io non lo so se Lui poi nella vita era veramente così disinteressato… Certamente però la cosa importante è che, essere inserito in una competizione a livelli crescenti è già di sé un atto positivo per chi ne beneficia. Anche lei, come ogni persona, nella vita ha avuto vittorie e sconfitte. Come vanno affrontate? L’essenziale è non essere mai talmente legato ad una soluzione per cui se non si realizza è la fine del mondo. Io ho avuto occasione di occuparmi di problemi anche importanti, però sono convinto che il mondo sarebbe andato avanti lo stesso anche se le soluzioni fossero state diverse da quelle che furono. Grazie Presidente, prima di lasciarla però voglio regalarle il simbolo del nostro sport, la cintura nera! - Oh grazie tante! ... io però sono un teorico dello sport, come praticante ho fatto poca strada.
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Roma - Venezia: quale sarà la candidata italiana che concorrerà ad ospitare i Giochi Olimpici 2020? La sfida è ormai aperta e come spesso succede in Italia i connotati non sono più esclusivamente sportivi. La Capitale e la città lagunare, infatti, rappresentano due opposti schieramenti: quello che ritiene indispensabile una nuova “sfida” dell’Urbe dopo le Olimpiadi del 1960 e quello che, invece, considera il Nord - Est Italia il degno rappresentante del made in Italy nel mondo.
Roma 2020: uniti per vincere!
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di Marco Trozzi
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Al di là delle ovvie considerazioni dettate dal qualunquismo che vuole Roma e Venezia sfidarsi su un piano politico oltre che organizzativo, è importante evidenziare quali siano le fasi più importanti di una vicenda che si concluderà solo quando il Consiglio Nazionale del Coni ufficializzerà il nome della candidata dopo che un’apposita commissione avrà esaminato i questionari delle città proponenti.
ono Roma e Venezia a contendersi lo scettro di potenziale candidata per le Olimpiadi che succederanno a quelle di Rio de Janeiro (2016). Qualche tempo prima della fine del 2009, però, c’è stato un momento in cui i centri abitati disposti a concorrere sembravano molti di più: tra i nomi fatti anche quelli di Bari e Palermo, per un’edizione che è apparsa sempre più come quella della discordia, una
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sorta di “tutti contro tutti all’italiana”. Tra candidature vere e presunte, tra smentite e atti di presentazioni ufficiali, si è dunque arrivati all’inizio del 2010, dopo che il proliferare di nomi reali e presunti si è tramutato in breve tempo in un nulla di fatto. Roma e Venezia dovranno presentare entro la fine di febbraio un progetto concreto che verrà analizzato e studiato da una commissione del Comitato Olimpico Nazionale Italiano che, a sua volta, tra
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aprile e maggio decreterà quale delle due città si aggiudicherà l’importante nomina. Infine, sarà il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), agli inizi del 2013 (sette anni prima come scritto nella Carta Olimpica), a decidere quale città ospiterà la 32esima edizione, quella, appunto del 2020. Ovvio che anche i sindaci delle due città, Gianni Alemanno e Massimo Cacciari, rilascino dichiarazioni-spot. Alemanno, ad esempio, a margine della consegna del premio “Atleta dell’anno” avvenuta a Roma il 18 gennaio, ha dichiarato: «Il piano di lavoro che presenteremo vi stupirà; si tratterà di un progetto di villaggio olimpico molto serio che non si è mai visto prima». Cacciari, invece, al termine di un incontro avuto a dicembre del 2009 con Gianni Petrucci dichiarò: «La forza della candidatura di Venezia è la novità e la possibilità di promuovere un territorio come il nostro, che al Paese dà molto, ricevendo poco. Petrucci ci ha illustrato la situazione, come lui la immagina e le difficoltà che ci sono per una candidatura italiana e in particolare quella di Venezia. Lavoreremo - aggiunse - con grande impegno per consegnare a febbraio un progetto di
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candidatura definitivo, che risponda anche a tutte le legittime perplessità che il presidente ci ha espresso». Si gioca, insomma, il confronto tra il fascino della Città Eterna che punta ai Giochi dopo l’unica edizione italiana del 1960 e le potenzialità del Nord-Est Italia, da sempre sinonimo di efficienza.
Dove si vince la partita «Presentare una candidatura forte che si fondi su requisiti solidi, che abbia già una base di impianti, di infrastrutture esistenti e funzionali all’evento». Sembra essere questo il nodo della questione. La dichiarazione è di Gianni Petrucci, rilasciat--a durante il Consiglio Nazionale del Coni del 16 dicembre 2009. Proprio questa frase sembra essere la chiave di lettura di tutta la questione. Secondo alcuni, infatti, sarà Roma a vincere la sfida proprio perché Venezia non ha i requisiti, in termini di infrastrutture, necessari ad ospitare la più importante manifestazione sportiva al mondo. Per questo motivo quella di Venezia è in realtà una candidatura che non riguarda esclusivamente la città, ma tutta la regione, e da questo punto di vista la Carta Olimpica, (sezione 35 “Location, sites and venues of the Olympic Games”) recita: “Tutte le competizioni devono essere tenute nella città ospitante a meno che non ci sia un’autorizzazione rilasciata dal CIO riguardo la possibilità che alcuni eventi si tengano in altre città, siti o località situate nella stessa regione. La cerimonia d’apertura e di chiusura devono anch’esse essere tenute nella città ospitante. La location, i siti e le strutture devono essere approvate dal Comitato Esecutivo del CIO”. (All sports competition must take place in the host city of the Olympic Games, unless the IOC Executive Board authorises the organisation of certain events in other cities, sites or venues situated in the same country. The Opening and Closing Ceremonies must take place in the host city itself. The location, sites and venues for any sports or other events of any kind must all be approved by the IOC Executive Board). ,Ora non resta altro da fare che attendere la decisione finale per sapere quale sarà la candidata italiana, nella speranza che non vengano ripetuti gli errori del passato e che, comunque vada, l’Italia possa recitare ancora una volta il ruolo di protagonista assoluta nel panorama sportivo mondiale.
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Fiamme Gialle
A distanza di 22 anni, l’ultima fu l’edizione del 1988 a Calgary, che vide protagonista il grande sciatore azzurro Alberto Tomba, dopo i Giochi estivi di Montrèal 1976, le Olimpiadi tornano in Canada Denise Karbon
Vancouver 2010, il countdown sta per scadere di Gianni Boninsegna
n appuntamento a “cinque cerchi” che vedrà protagonista l’affascinante Vancouver, nella provincia del Bristish Columbia, come sede dei XXI Giochi Olimpici Invernali che prenderanno il via il 12 febbraio 2010. Una metropoli affacciata sull’oceano Pacifico, dove le montagne si stagliano sul mare e dove, stando ad un recente studio dell’Economist, la qualità del-
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la vita è a livelli d’eccellenza. Sulle montagne che circondano Vancouver, a Whistler, andranno in scena le competizioni di sci alpino, sci nordico, biathlon, salto e combinata nordica, bob, slittino e skeleton, Nella parte occidentale di Vancouver (West Vancouver) si svolgeranno le competizioni di snowboard e freestyle mentre Richmond ospiterà le gare di pattinaggio velocità pista lunga. Tutte le altre gare, hockey,
curling, pattinaggio artistico e short track saranno disputate nel cuore pulsante di Vancouver in impianti che saranno in parte riutilizzati, anche per altri scopi, al termine dei Giochi. Il logo scelto per l’Olimpiade canadese, che nei prossimi giorni entrerà quotidianamente nelle nostra case attraverso tv e mass media, rappresenta un Inukshuk, una figura formata da pietre impilate usata per segnalare la di-
rezione ai viandanti in montagna o come pietra miliare dalle popolazioni del Canada artico. Il logo è formato da cinque parti, tante quanti sono i cinque cerchi olimpici, mentre saranno oltre 80 i Paesi partecipanti, 15 le discipline sportive, per un totale di 86 competizioni. Per quanto riguarda la squadra azzurra in preparazione per i Giochi Olimpici e Paralimpici, al momento in cui andiamo in stampa
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ancora in fase di completamento, è da sottolineare il ricevimento da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, svoltosi nel Salone delle Feste del Quirinale e guidata dal Presidente del CONI, Giovanni Petrucci, dal Segretario Generale e Capo Missione ai Giochi Olimpici, Raffaele Pagnozzi e dal Presidente del Comitato Italiano Paralimpico, Luca Pancalli. Un ricevimento durante il quale il Capo dello Stato ha consegnato la bandiera italiana nella mani di Giorgio Di Centa e a Gianmaria Dal Maistro, rispettivamente portabandiera olimpico e paralimpico dell’Italia per Vancouver 2010. Alla cerimonia erano presenti anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, e il Sottosegretario con dele-
ga allo Sport, Rocco Crimi. Nell’augurio il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha detto che: "I vostri successi, il vostro impegno costituiscono motivo di soddisfazione, di orgoglio. E motivo di fiducia per il Paese. Siete una componente di uno sforzo collettivo dell'Italia, della comunità nazionale, e i vostri successi contribuiscono a tenere alto il morale del Paese". Ai Giochi canadesi la Delegazione italiana sarà inferiore come numero di atleti a quella di Torino 2006, anche se potrà contare ugualmente su circa 110 atleti, divisi tra i due villaggi olimpici. Gli azzurri non parteciperanno alle competizioni di curling ed hockey, mentre nelle altre 13 specialità gli italiani dovranno difendere i 5 ori e i 6 bronzi ottenuti sempre a Torino 2006.
Matteo Anesi (Pattinaggio)
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Torna BIG BLU, il mare in Fiera va a gonfie vele Grande attesa per la IV edizione della Roma Sea Expo di Enrico Morucci
uest’anno l’arrivo della primavera è anticipato ed esattamente un mese e un giorno prima. Infatti, il ponentino della Capitale comincerà a profumare di quella leggera brezza che viene dal mare e dà un gusto diverso alla giornata e scandisce velocemente il tempo perché si avvicina prepotentemente il primo importante appuntamento del 2010 per gli amanti della mare e della nautica. Digitatelo sulla agenda del telefonino che da sabato 20 a domenica 28 febbraio si terrà presso la Fiera di Roma la tanto attesa quarta edizione di BIG BLU - Roma Sea Expo.
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Un evento imperdibile, diventato nelle ultime stagioni un cult di riferimento per tutti gli appassionati del mare e del mondo velico. Confermate le presenze della scorsa edizione, con un incremento dei cantieri della piccola e media nautica per la gioia di tutti gli appassionati che avranno più tempo per vedere e sognare la barca dei propri sogni e, soprattutto, i più giovani che proveranno derive e winsurf ed ammireranno tanti campioni in brevi regate e match race. Da un bilancio consuntivo delle edizioni precedenti, gli obbiettivi raggiunti sia in termini di visitatori sia di soddisfazione degli espositori, han-
no determinato una richiesta di prolungamento della durata della manifestazione che avrà 9 giorni a disposizione per permettere ai visitatori di godersi a tutto tondo le novità e le primizie di un settore che, nonostante la crisi, non conosce frenate. Perché le cifre pubblicate sui quotidiani specializzati parlano chiaro: il settore della navigazione da diporto gode di ottima salute e guarda con grande speranza al futuro finanziario del nostre paese: insomma, gli ordini dei cantieri, soprattutto per l’estero, sono continuati a procedere alla grande testimonianza che il made in Italy tira sempre di più.
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Appuntamenti
Big Blu si presenta al pubblico e agli operatori del settore come un’onda di novità tecniche, che riconquisteranno gli appassionati e coinvolgeranno gli addetti ai lavori, in un percorso esteso dalla subacquea alla nautica da diporto, dai sapori del mare al profumo delle barche in lavorazione, dai convegni alle esibizioni sportive. Più saloni, con un unico comune denominatore: il mare. Numerose le novità e le anteprime che verranno esposte tra imbarcazioni, gommoni e motori marini nelle aree del BIG BLU - Roma Sea Expo. Di grande impatto il Boat Show Roma, Salone della Nautica da Diporto con un'area di
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oltre 50mila mq espositivi dedicati alle imbarcazioni a motore, agli accessori, le strumentazioni, ai servizi per la nautica, marine, porti turistici e all'editoria specializzata. Saranno mille i mq espositivi dedicati ai fisherman, le imbarcazioni per la pesca in mare che tanto appassionano i diportisti. Da non perdere la nona edizione di Gommoshow, il Salone del Battello pneumatico e della nautica da diporto con 35mila mq espositivi dedicati ai gommoni, ai motori fuoribordo, ai package, agli accessori ed ai carrelli. Gommoshow si pone di diritto tra i saloni leader al mondo per il numero di cantieri specializzati in imbarcazioni pneumatiche.
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GLI ORARI Sabato 20 e 27: dalle 10.00 alle 21.00 Domenica 21 e 28: dalle 10.00 alle 20.00 Da lunedì 22 a venerdì 26: dalle 14.00 alle 20.00
Prezzi Ingresso Intero: Sabato/Domenica Euro 10,00 Ingresso Ridotto: Euro 7,00 Ingresso gratuito militari, forze dell'ordine (in divisa), bambini fino ai 12 anni e disabili con un accompagnatore Acquistando un biglietto per sabato 20 o domenica 21 è possibile riutilizzarlo per un secondo ingresso da lunedì 22 a venerdì 26. Dal lunedì al venerdì: ingresso unico Euro 7,00 Biglietti in prevendita con accesso riservato e ingresso per 2 giorni al prezzo di uno su www.listicket.it
Come arrivare IN AUTO: Dal GRA (Grande Raccordo Anulare), uscita 30 in direzione Fiumicino e poi seguire le indicazioni segnaletiche per Fiera Roma. 5000 posti auto. IN TRENO: Dalle stazioni Tuscolana, Tiburtina, Ostiense collegate alle linee A e B della metropolitana, prendere il treno Fr1 direzione Fiumicino e scendere alla fermata Fiera Roma. Tariffa 1 Euro.
Ingressi NORD: Via Portuense, consigliato per chi arriva in auto o treno; EST: Via Eiffel
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Davide Buccioni: una ragione per lottare Una vita per la boxe romana di Alessandro Morucci
n hoc signo vinces, campeggia sul sito del Patron della boxe romana. Perché l’unica previsione sicura per il 2010 è solo questa: quando nella Capitale quest’anno si penserà alla boxe verrà in mente solo lui: Davide Buccioni. La noble art sta rinascendo alla grande, perlomeno a Roma. La corrazzata del Buccioni Boxing Team è pronta ad invadere la Città eterna con degli appuntamenti da veri appassionati di boxe anche in virtù del fatto che il movimento pugilistico è in piena crescita: dalle 44 società dilettantistiche degli anni ’90 siamo arrivati velocemente a più di 100. Il manager capitolino, classe ’63, cresciuto a Primavalle, splendida carriera con titolo italiano pesi leggeri nel 1989, da tutti ri-
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conosciuto come il “Don King italiano”, dedica anima e corpo in quella che reputa una missione: far tornare ai fasti di una volta lo sport che proprio alle Olimpiadi del 1960 visse dei momenti di massimo splendore e far capire al grande pubblico che la disciplina è sempre più uno sport di massa che vede protagonisti atleti di ogni fascia di età e di livello sociale. Dai Parioli a Tor Lupara non c’è alcuna differenza, la boxe avvince ed entusiasma tutti. Perché il vecchio claim che la boxe è uno sport di estrazione popolare e borgatara fa parte del passato. Combatte solo chi ha più fame, ma di vittoria. La BBT è in piena fibrillazione per organizzare nei prossimi mesi due eventi da prima pagina: il primo, a Pomezia, al Palazzetto dello sport, il
prossimo 12 febbraio, dove il detentore BBT Vittorio “The Time Machine” Oi difenderà il titolo italiano dei pesi superleggeri contro Samuele Esposito, preceduto dal sottoclu di Federico “Bad boy” Ranalli. Il secondo, quello epocale, sarà i primi di giugno quando il romano Daniele “Bucetto” Petrucci rientrato dagli Stati Uniti dove si è allenato con i più grandi campioni americani si metterà i guantoni per portare a casa un titolo intercontinentale e da quello che si mormora negli ambienti vicini alla scuderia la location non avrà precedenti. Un evento unico ed imperdibile che vorrà far rivivere a tutti le gesta del Gladiatore: chi ha voluto capire … Anche perché quando organizza Buccioni l’arena si riempe. Sempre.
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Fita
Taekwondo, uno sport in movimento Crescono gli appassionati della disciplina. Dopo i recenti successi degli atleti italiani nei mondiali di combattimento e di forme questo sport Olimpico è sempre più sotto i riflettori. di Federico Leoni
o sapevate? Esiste una disciplina che allena il corpo e la mente, garantisce un fisico tonico ed elastico, rilassa, sfoga e insegna l’autocontrollo, è adatta anche ai più piccoli, è sicura ed è utile dal punto di vista della difesa personale. E’ una disciplina spettacolare e, udite udite, da un po’ di tempo è anche incredibilmente trendy. Stiamo parlando del taekwondo. Questo affascinante sport è sempre più sulla cresta dell’onda, le palestre dove viene praticata si moltipli-
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cano e gli appassionati sono in costante ascesa. E’ sempre più facile vedere candidi dobok affrontarsi sullo schermo della tv, e anche sulla stampa cresce lo spazio dedicato a loro. Il merito, ovviamente, è dei tanti pregi del taekwondo. Non solo, però. E’ anche grazie agli atleti azzurri, alla loro dedizione e costanza, se i traguardi sempre più prestigiosi ottenuti in campo internazionale fanno da traino allo sviluppo di questa avvincente attività. Il 2009 è stato un anno eccezionale e i nomi dei campioni
sono sempre più noti; noi abbiamo chiacchierato con alcuni di loro. Veronica Calabrese è un tipo tosto. Nel taekwondo ha trovato il modo di far fruttare la propria straordinaria grinta, ma non solo; è qui, infatti, che ha conosciuto Mauro Sarmiento, collega, fidanzato e medaglia d’argento alle Olimpiadi di Pechino 2008. L’ultimo successo, per Veronica, è il secondo posto ottenuto ai Mondiali di Copenaghen. Un podio raggiunto dopo un periodo in salita: “venivo da una serie di infortuni, ma a un
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certo punto ho detto basta e mi sono rialzata. E’ stata questa la mia forza”. La forza di Veronica l’abbiamo vista in finale, una gara vinta sul filo di lana e a colpi di grinta. “Ho fatto tutto quello che dovevo fare, ero concentratissima e ho affrontato ogni incontro come se fosse il primo. Non ho mai mollato ed è per questo che non ho rimpianti. Magari un pizzico di dispiacere, perché forse avrei potuto ottenere anche l’oro”. A far innamorare Veronica del taekwondo sono state “le emozioni che regala, soprattutto in caso di vittoria. La sensazione che si prova quando si vede l’orgoglio negli occhi dei propri genitori è impagabile”. Secondo Carlo Molfetta “il taekwondo è uno sport incredibilmente spettacolare, ed è questo che lo rende così bello”. Anche Carlo era in Danimarca e anche lui ha vinto un argento. Veronica lo definisce un campione che ha ottenuto “un riscatto meritato dopo un lungo periodo costellato di infortuni”. Carlo invece pensa che Veronica sia “un’atleta validissima e che in Danimarca l’abbia dimostrato ancora una volta con una gran bella gara”. Tenete a mente il nome di Molfetta, perché lo sentirete ancora; per sicurezza memorizzate anche il suo soprannome: lo chiamano “lupo”, ed è per questo che il suo portafortuna è un lupetto di peluche. Ma il taekwondo non è solo combattimento, significa anche autodisciplina, agilità e senso estetico, doti esaltate alla perfezione nella specialità delle forme. Nelle forme ogni atleta viene giudicato in base alla capacità di eseguire i movimenti messi a punto nel corso di una lunga tradizione. Si tratta quindi di una specialità capace di catturare facilmente anche l’attenzione dei non addetti ai lavori: chiunque, infatti, è in grado di apprezzare l’espressività, il dinamismo e lo stile di una forma ben fatta. Le forme possono essere eseguite da un atleta singolo, da una coppia o da un trio, specialità, queste ultime, in cui la sincronia e l’affiatamento sono tutto. “Nella coppia, e ancora di più nel trio, è difficilissimo rispettare i tempi”, la conferma viene dal Campione del Mondo (in coppia con Mariella Chiappelli) Andrea Notaro e Direttore tecnico della Nazionale italiana di forme: “nell’individuale si è pienamente indipendenti, è qualcosa di molto personale, quasi intimo, mentre quando più persone gareggiano insieme sono necessari un affiatamento e una concentrazione tali da far sembrare al pubblico di essere di fronte a un unico organismo”. Il segreto della vittoria, anche questa volta, è l’allenamento: “tanto esercizio e tanto tanto sudore: questa è l’unica ricetta per salire sul podio”. L’Italia eccelle anche nelle forme, e il ruolo all’interno della Federazione non impedisce a Notaro di fare man bassa di medaglie nelle princi-
Notaro-Chiappelli campioni del mondo 2009
pali competizioni internazionali. Agli ultimi Europei in Portogallo, dove gli azzurri hanno collezionato ben dieci medaglie, Notaro ha vinto l’argento nella categoria Master e nella coppia, insieme a Maria Giovanna Chiappelli, per tornare a salire sul gradino più alto del podio ai Mondiali in Egitto, sempre con la Chiappelli. Le forme, ci conferma Maria Giovanna, hanno un potenziale incredibile nell’avvicinare le persone al taekwondo, perché danno la possibilità
di provare il brivido dell’agonismo anche a chi non può o non vuole cimentarsi nel combattimento. La maggior parte di coloro che praticano la disciplina è costituita da amatori: le forme danno loro la possibilità di assaggiare le emozioni di una gara senza affrontare un torneo di combattimento, praticamente a tutte le età. Il taekwondo è una fonte inesauribile di divertimento e soddisfazioni. Non lasciatevi sfuggire l’occasione.
Società nel Comune di Roma Società
Indirizzo
Telefono
Tecnico
A.S. Ciong Ryong Roma A.S. Culturale Franchetti A.S. Taekwondo Farnesina A.S.Corto Circuito Aquaniene Asd Acc. Tkd Tricoli Salario Asd Backlash Academy Asd Centro Tkd Lenci Asd Centro Tkd Ostia Asd Hwarang Sporting Club Asd Master Gym Asd Tangun Roma Body Enjoy C.S. Carabinieri Centro Sportivo Esercito Centro Taekwondo Sapienza Centro Taekwondo Talenti Centro Tkd Ostiense Centro Tkd Prati Divino Amore Yargo Essegi-Centro Tkd Gianicolense G.S. Fiamme Azzurre Gm Sport Asd Mdm Taekwondo Mythos Ssd Palestra Popolare S. Lorenzo S.C. Nuovo Laurentino Scuola Arti Marziali Star '90 Roma Taekwondo Colosseum Taekwondo Mattei Tkd Competition
Via Acqua Bullicante 314, 00176 Via Salvator Rosa 4, 00185 Via Degli Orti Della Farnesina, 00194 Via Filippo Serafini 57, 00173 Via Della Moschea 130, 00197 Via Cavriglia 8/B, 00139 Via Mattia Battistini 260, 00168 Via Ciminna 11, 00132 Via Capo Sperone 50, 00124 Via Dei Buonvisi 197, 00149 Via Del Pellicano 6, 00169 Via Del Fringuello 12, 00169 Via Filippo Meda 00157, Via Garibaldi 41, 00165 Via Degli Arditi 1, 00143 P.le Verano 27, 00185 Via Francesco D'ovidio 35/A, 00137 Via A.Ciamarra 32, 00154 Via Germanico 101/A, 00192 Via Ardeatina Km 12,500, 00134 Via Dante De Blasi 23, 00151 Via Di Brava 99, 00163 Via C. Arzela 8, 00146 Thomas Mann 20, 00168 Via Adige 31 C/O Centro Kabor, 00137 Via Dei Volsci 94, Via Dei Guastatori 14, 00143 Via Giovanni De Agostini 17/19, 00176 Via Del Fontanile Arenato 66, 00135 Via Salvatore Quasimodo 124, 00144 Via Casetta Mattei 153 L, 00166 Via Favignana 15, 00141
06 296748 06 5743931 06 36300138 06 7217682 06 808 40 59 06 88 61 849 06 99805681 06 36308637 06 5090464 06 45547274 06 260261 06 23235510 06 4180546 06 58594449 06 50237998 06 4455294 06 8270687 06 5740601 06 3219132 06 71356071 06 65742251 06 66395250 06 5583986 06 61564300 328 8387186 06 4440912 06 5919866 06 5743931 06 5043841 06 5004740 06 6552524 06 823947
Rota Massimo Park Junho Luciani Maurizio Sy Sileye Corsi Cristiana Tricoli Lorenzo Iiriti Massimiliano Lenci Emiliano Grisoli Diego Mosella Emiliano Del Marro Andrea Scarano Massimo Mosella Emiliano De Luca Roberto Laezza Pacifico Curti Fabio Pergolini Alessandro Notaro Andrea Campo Massimiliano Negrini Stefano Zanette Federico Nolano Claudio Di Veroli Dino De Meo Mario Cencioni Massimo Cantalini Antonella Brizi Stefano D'alessandro Valerio Fusco Claudio Di Biagio Massimiliano Tortorella Francesco Aversano Guido
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Grandi corse in ostacoli all’ippodromo di Capannelle La più antica forma di corse al galoppo che affonda le sue radici quattro secoli orsono in Inghilterra di Luca Protettì foto di Stefano Grasso e Corrado Garofalo HIppoGroup Roma Capannelle
ltremanica i nobili si sfidavano per stabilire quale fosse il cavallo più forte: si correva da un punto all’altro dell’orizzonte e poco contava quali fossero gli ostacoli naturali che si incontravano durante il percorso. Nell’accezione moderna si tratta di severe prove di cross country e di steeple chase, vale a dire corse spettacolari, molto aperte nel pronostico, che impegnano i protagonisti sulle lunghe distanze. Sin dall’arrivo dei primi freddi di novembre, Capannelle diventa crocevia dei migliori “saltatori” italiani ed esteri, pronti a darsi battaglia sul suggestivo percorso dell’impianto romano, ricco ancora oggi di ostacoli naturali. La stagione si accende letteralmente nel periodo compreso tra la fine di gennaio e il mese di febbraio, quando entrano in scena i grandi appuntamenti di selezione. Cinque grandi corse che non lasciano spazio all’improvvisazione, ma che anzi richiedono “stoffa” e una buona dose di coraggio e stamina. Il primo esame è fissato per il 30 gennaio con lo Steeple Chase delle Capannelle (Gruppo III – 4.200 metri). Una corsa che ha oltre 30 anni di vita ed è riservata ai cavalli di cinque anni e oltre. Rappresenta in Ita-
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lia è la prima tappa obbligata per un cavallo "steepler" che abbia come obiettivo e sogno quello di misurarsi con i grandissimi. Il 7 febbraio invece i giovani specialisti delle siepi si affronteranno sui 3.500 metri del Criterium d’Inverno, corsa di gruppo 2. Inserita nel programma di corse negli anni 80 è una prova che fornisce ai giovani cavalli di quattro anni l'occasione più importante per decollare ad alto livello. Il giorno di San Valentino si trasformerà, almeno per il pomeriggio, nella festa degli innamorati degli ostacoli. Il 14 febbraio sarà il vero fiore all’occhiello della stagione con due delle più importanti corse del calendario nazionale. La Gran Corsa Siepi (mt. 4.100, gruppo 1) è considerata il vero e proprio “piatto forte” della riunione e proprio quest’anno compie 60 anni di vita. E' nata subito dopo la guerra per felicissima intuizione della Società Capannelle e dell'Unire con la Società degli Steeple Chases d'Italia. Fu un successo spaventoso, l'ippodromo era stracolmo al
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punto che il grande regista italiano Alessandro Blasetti ne trasse ispirazione per la realizzazione di uno splendido documentario che intitolò “Ippodromi all’Alba”. L’altra grande prova di questa inedita giornata sarà il 121° Grande Steeple Chase di Roma – memorial Mario Argenton (gruppo 3). Lo storico "cross country” che vanta il primato di aver dato la primogenitura alle corse romane. La prima edizione, infatti si svolse ai Prati Fiscali nel lontano 1854. Domenica 21 febbraio il Premio Neni da Zara, steeple chase di gruppo 3, chiuderà questa emozionante cavalcata tra le più importanti corse italiane dedicate agli ostacoli. E' una corsa riservata ai quattro anni che provano praticamente per la prima volta il severo steeple. Un trampolino di lancio e al contempo degna conclusione della stagione invernale. Gli ostacoli a Roma sono come il Carnevale, arrivano una volta l’anno, sarebbe un peccato perderli.
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Intervista a Enzo Mei di C.V. Quella del 14 febbraio sarà davvero un giornata di grande spettacolo - spiega Enzo Mei, Presidente di HippoGroup Roma-Capannelle. Nel nostro paese sono pochissimi gli ippodromi che ospitano corse di questa specialità. L’elenco si esaurisce infatti con i soli cinque nomi di Roma, Merano, Treviso, Pisa e Grosseto. Capannelle nel mondo degli ostacoli ha le sue radici e noi siamo fermamente convinti che le tradizioni vadano valorizzate. Il Grande Steeple Chase ha già in attivo 120 edizioni e la Gran Corsa Siepi festeggia quest’anno il suo sessantesimo compleanno: il tutto nella stagione in cui Roma celebra il cinquantenario dei Giochi Olimpici del 1960. Il primo momento di comunicazione relativo alle celebrazioni di quella che viene ricordata come “la Grande Olimpiade” avverrà proprio presso il nostro ippodromo. In questa giornata così speciale avremo l’onore di avere come “special guest” i fratelli Piero e Raimondo D’Inzeo, due miti dell’equitazione italiana, grandi protagonisti (oro e argento individuale e bronzo di squadra) di Roma ’60 ed un gruppo di cavalieri che diedero vita all’epoca alle gare di equitazione festeggeremo il nostro gemellaggio con la Società Ippica Romana, la storica scuola di equitazione della Farnesina che ha compiuto 80 anni. L’obiettivo che ci proponiamo è quello di entrare nel 2011 massimo circuito internazionale di questa specialità, il Crystal Cup European Cross Country Challenge, che al momento riunisce con una serie di prestigiosi appuntamenti il meglio dell’ostacolismo con un circuito che tocca Francia, Belgio, Cecoslovacchia, Gran Bretagna e Italia (al momento esclusivamente con Merano). La giornata del 14 febbraio – conclude Mei - sarà decisamente internazionale ed aspettiamo di avere in pista un buon numero di cavalli e fantini provenienti d’oltre confine.
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Dott. Massimo Massarella Medico Chirurgo Specialista in Ortopedia e Traumatologia Chirurgo della mano
I traumi della mano nello sci Lesione del legamento collaterale ulnare del pollice: una delle patologie più ricorrenti tra gli sciatori. Dolore acuto, impossibilità alla presa, tumefazione ed ematoma. Il Dott. Massimo Massarella illustra la causa sottesa a questo tipo di infortunio:“La lesione è dettata da violenta abduzione del pollice che determina la rottura del legamento stesso”. di Paolo Brandimarte
a lesione del legamento collaterale ulnare del pollice rappresenta una patologia particolarmente frequente tra gli sportivi. Nel caso
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degli sciatori, può accadere che il pollice subisca una violenta abduzione, indotta dal bastone che funge da leva. Cosa fare in questo caso? Innanzitutto si rendono necessari gli accerta-
menti diagnostici come diagnosi clinica, esame radiologico ed ecografia. Il successivo trattamento, dipende in maniera massiccia dal grado della lesione. In caso di minima distrazio-
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Qual è il trattamento? “Dipende dal grado della lesione. In presenza di una minima distrazione del legamento collaterale ulnare può essere valido il trattamento ortesico o apparecchio gessato. Nelle instabilità gravi con distacco osseo dell’inserzione del legamento si interviene chirurgicamente con inserzione del frammento con micro-ancore riassorbibili e sutura legamentosa”.
ne del legamento collaterale ulnare, è particolarmente indicato il ricorso al trattamento ortesico (apparecchio gessato ndr). Vi sono poi lesioni di grave entità, che comportano un distacco osseo e che richiedono pertanto un intervento chirurgico. Dott. Massarella, cosa intendiamo per lesione di Stener? “La lesione traumatica del legamento collaterale ulnare del pollice. Tale legamento è di fondamentale importanza nella stabilità dell’articolazione metacarpofalangea”. Nello specifico, quale funzione riveste il legamento collaterale ulnare? “Il legamento collaterale ulnare si trova al di sotto dell’aponeurosi del muscolo adduttore del pollice. E’ la struttura che consente al pollice stesso di eseguire una presa stabile. In caso di lesione, l’estremità prossimale del legamento può ripiegarsi su se stessa e l’aponeurosi (fibra sottile che avvolge il muscolo ndr) finisce per trovarsi interposta tra le due estremità del legamento”. Nel caso degli sciatori, quali sono le cause alla base del meccanismo di lesione? “La lesione è dettata da violenta abduzione del pollice che determina la rottura del lega-
mento stesso, come ad esempio durante una caduta dagli sci con il bastone che fa da leva al pollice”. Con quale sintomatologia? “Dolore acuto a livello dello spazio tra primo e secondo dito, con impossibilità alla presa ed all’opposizione e apertura abnorme sotto stress della I° metacarpofalangea, tumefazione ed ematoma”.
Come viene condotta la fase riabilitativa? “Nelle lesioni semplici tre settimane di tutore, poi esercizi di ginnastica propriocettiva e ripresa della forza di opposizione; nelle lesioni più gravi con frammento osseo a consolidazione dello stesso si inizia ginnastica specifica”. Tempistica. Quanti mesi impiega l’atleta per ritornare alla piena attività sportiva? “Il tempo di recupero si aggira intorno ai 3 mesi”. Test di stabilità legamentosa MS
Quali sono gli accertamenti diagnostici da effettuare? “Diagnosi clinica, esame radiologico del primo raggio della mano ed ecografia. In particolare, l’esame radiografico può rivelare il distacco di un frammento osseo dalla base della prima falange del pollice”.
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Sport&Finanza
Sports-marketing 2010: c’è ancora da stringere la cinta… di Massimo Lucchese
osa succederà quest’anno nel settore del marketing sportivo, con particolare riferimento alle sponsorship, da sempre comparto trainante degli investimenti? Lo abbiamo chiesto ad alcune tra le strutture leader del comparto tricolore. “Il settore delle sponsorizzazioni anche per il
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2010 risentirà degli effetti della recente crisi economica, che ha colpito tutto il settore della pubblicità/comunicazione in generale, sia per le attività above the line che per quelle below”, ha spiegato Marco Bogarelli, presidente di Infront Italy (agenzia internazionale specializzata nella gestione di diritti tv e di sports-marketing). “In particolare per le spon-
sorizzazioni sportive si prevede una contrazione generalizzata intorno al 3-5%...Come Infront (advisor, tra l’altro, della Lega calcio, ndr) affrontiamo questa tendenza lavorando nella direzione del miglioramento del prodotto. L’ottica è quella di offrire alle aziende sponsor una maggiore visibilità ed esclusività; puntando, parallelamente, ad un minore affolla-
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mento dei marchi. Quest’anno, per esempio, abbiamo innovato i format di sponsorizzazione dello sci alpino trovando il gradimento degli sponsor storici e riuscendo a coinvolgerne di nuovi. Grazie a questo progetto abbiamo allargato il parco clienti con l’ingresso di cinque nuovi marchi, raggiungendo un risultato netto, a stagione ancora in corso, superiore del 15% rispetto all’anno passato”. Sulla stessa linea la previsione di GSport, agenzia italiana che gestisce i diritti marketing e pubblicitari di molti club di serie A e B. “Dall’analisi dei dati macro-economici attuali e dalle previsioni elaborate dai maggiori istituti di ricerche, il 2010 sarà ancora caratterizzato da una tendenziale contrazione dell’economia, con evidenti riflessi sul mercato delle sponsorizzazioni sportive e conseguenti effetti anche su quello calcistico”, sottolinea Alessandro Giacomini, amministratore di GSport. “I maggiori player focalizzeranno sempre di più i propri investimenti, non più sulla semplice brand exposure, considerata nel marketing tradizionale l’elemento distintivo delle strategie aziendali, ma su tutte le attività collaterali che conducono a quello esperienziale ed allo sviluppo di business community, unici volani capaci di generare valore aggiunto all’investimento. La sfida futura sarà rappresentata dal saper
plasmare ogni evento sportivo con elementi di intrattenimento, e, in una fase economica stagnante con previsioni di tagli nei budget di sponsorizzazione, sarà questa la nuova opportunità per tutti gli operatori del marketing sportivo”. Per molti operatori il 2010 sarà anche l’anno in cui si arriverà, soprattutto in Italia, a un ridimensionamento del numero di soggetti attivi sul mercato. “Ci troviamo di fronte a un futuro e a uno scenario difficile, ma se c'è etica e progettualità si può guardare con serenità ai prossimi mesi”, spiega Roberto Ghiretti, presidente dell’omonimo studio di consulenza emiliano (specializzato in consulenza marketing per enti locali, grandi eventi e federazioni sportive). “Quello italiano, però, è un mercato invaso da troppi soggetti, sul modello far west. È un elemento negativo che ne condiziona fortemente lo sviluppo. Probabilmente nel 2010, nonostante le difficoltà attese nei primi sei mesi dell’anno, si arriverà a una scrematura dei concorrenti presenti o magari anche ad aggregazioni tra soggetti leader in determinate aree. Più in generale, le aziende stanno cercando dalle agenzie di sports-marketing nuove idee per uscire dalla crisi. L’innovazione, la creatività, lo sviluppo di progetti integrati di mar-
“Ora che si sta per archiviare il temutissimo 2009 e che sul mercato globale si affaccia una timida ripresa, la parola d’ordine per le aziende che decideranno di investire nel 2010 sembra essere quella del controllo delle spese”
keting e digital p.r. faranno la differenza e la selezione”. La crisi economica ed i conseguenti tagli nei budget di comunicazione delle aziende sono stati nel 2009 una componente negativa dello sport-sponsoring, generando una diminuzione di circa il 7/8% del volume di business prodotto dal settore a livello mondiale e costringendo molte realtà sportive a rivedere i propri piani. “Ora che si sta per archiviare il temutissimo 2009 e che sul mercato globale si affaccia una timida ripresa, la parola d’ordine per le aziende che decideranno di investire nel 2010 sembra essere quella del controllo delle spese”, sottolinea Marco Nazzari, direttore di Immagine&Sport (società specializzata in ricerche e nel monitoraggio tv di eventi sportivi). “Tutti i brand attivi nello sport business tenderanno ad investire le proprie risorse in maniera oculata, dando precedenza agli eventi capaci di garantire un alto ritorno sull’investimento. L’anno inizierà con una fase di estrema prudenza. Il 2009 ha ridotto la capacità di spesa delle aziende tricolori in questo settore ed il mercato ha ridimensionato le richieste economiche che, in anni precedenti, erano sembrate a volte persino eccessive”.
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Sport&Finanza
Il punto di forza è l’eccellenza raggiunta nell’impiantistica sportiva e il valore degli investimenti messi a budget (800 mln di euro)
“L’Inghilterra vuole il Mondiale di calcio” L’intera nazione è pronta per l’evento iridato. Già pronti stadi di terza generazione. di Massimo Lucchese
’Inghilterra pensa in grande e punta al bersaglio grosso. Vuole infatti organizzare l’edizione del Mondiale di calcio del 2018 o in alternativa del 2022 (eventi a marchio FIFA), puntando, soprattutto, sulla forza di un’impiantistica che pochi Paesi possono vantare. Il progetto in esame, coordinato dalla Football Association (l’equivalente della nostra Federcalcio), non sarà Londra-dipendente, ma coinvolgerà l'intera nazione, con la costruzione di nuovi stadi da 40 mila posti a Bristol, Nottingham, Milton Keynes e Plymouth. Secondo quanto riportato dal Times si tratta di investimenti non inferiori agli 800 milioni di euro, che consentiranno al sistema calcio del Regno Unito, post-evento, di presentarsi in Europa al top del settore. Scavando, di fatto, un ulteriore gradino nei confronti della concorrenza: soprattutto se si
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pensa a Liga spagnola e Bundesliga tedesca. Nella capitale, comunque, saranno impegnate tre strutture: l'Emirates stadium dell'Arsenal, il Wembley (utilizzato principalmente per le partite della Nazionale di calcio) e il nuovo stadio Olimpico (costruito per i Giochi di Londra 2012). Dubbi, invece, sui progetti di riduzione della capienza del Royal Stratford stadium, che, dopo la parentesi olimpica, dovrebbe scendere da 80 mila posti a 25 mila, smantellando una serie di tribune mobili. Escluso dalla lista, a sorpresa, lo Stamford Bridge, “casa” del Chelsea. Le città tagliate fuori, invece, sono Hull, Derby e Leicester. Plymouth è stata preferita per i 43.874 posti del suo Home park. Gli stadi in totale saranno 17, distribuiti in 12 città. Da risolvere ancora il problema dell’utilizzo degli stadi della città di Liverpool.
L'Everton (secondo club cittadino) ha proposto la costruzione di un nuovo impianto a Kirby, ma non ha ottenuto i permessi edilizi, mentre i “Reds” non possono accollarsi le spese per un nuovo Anfield Road. Tuttavia il Liverpool F.c. ha garantito che, entro il 2013, nell'impossibilità di edificare uno stadio exnovo, si impegnerà ad ampliare e adeguare l'attuale struttura (considerata dall’Uefa uno degli stadi a 5 stelle-élite). La forza quindi della proposta britannica è sicuramente nel livello e nel numero di impianti già pronti. Fa riflettere come il Regno Unito voglia spendere comunque 800 mln di euro, praticamente il doppio di quanto vorrebbe spendere il nostro Paese per ospitare l’Europeo di calcio del 2016. C’è qualcosa che non gira in Italia, se parliamo di progettualità e di strategia. E il caso del bid inglese è una conferma di questa nostra tesi.
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Reining
Oklahoma 24 giugno 2010 I preparativi per la cerimonia del Reining Award 2009, l’evento che gli addetti ai lavori della disciplina equestre simbolo del cavallo made in USA aspettano come... “la notte degli oscar”, sono già iniziati e le lettere ufficiali di invito per i vincitori hanno già raggiunto i destinatari di Caterina Vagnozzi
na delle missive è arrivata a Roma, a casa di Andrea Castrucci vincitore del NRHA NON PRO WORLD CHAMPIONSHIP. L’evento è a dir poco sorprendente: un italiano profeta negli Stati Uniti, la culla della più classica e celebrata equitazione da lavoro, quella dei cow boys, icona del mondo western. Sississignori! Cappello a larghe falde color ghiaccio, camicia azzurra, “chaps” di pelle con finiture di frange: il campione del mondo non arriva da Dallas o da Lexington ma da Via della Camilluccia. “E’ stato un percorso di pochi anni ma decisamente intenso - racconta Andrea, classe 1963, imprenditore , un passato di venticinque anni da velista eccellente che lo ha portato nel 2003 al successo nel campionato del mondo e d’Europa di classe J24. “La passione per la vela mi ha totalmente monopoliz-
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zato sino al momento in cui ho raggiunto nello stesso anno questo fantastico duplice traguardo. Realizzare quel sogno é equivalso a perdere ogni ulteriore motivazione. Ero realmente stressato e nel momento in cui ho deciso di allontanarmi dal mondo della vela, in prima analisi per continuare a fare sport ma in maniera più rilassante, ho ripreso a montare a cavallo. Avevo iniziato da bambino con mio fratello Marco all’età di dieci anni nella scuderia della famiglia Masci a Tor di Quinto. E’ stato veramente tutto casuale. Da una decina di anni allevavo per hobby i cavalli di razza appaloosa (i cavalli degli indiani quelli macchiati); quando un giorno per caso nel 2004 mi trovavo in Umbria in un centro di monta western e mi sono soffermato a osservare un ragazzo che montava un cavallo da reining. Così mi sono incuriosito e ho iniziato
ad interessarmi a questa disciplina. Nel giugno del 2004 ho conosciuto Dario Carmigani e con lui sono entrato in questo fantastico mondo. Dario, è uno dei cavalieri della nazionale italiana che ha portato l’Italia a vincere la medaglia di bronzo a Jerez nel 2002. Ad agosto siamo andati in Texas da Tim Mc Quay, il suo maestro, e insieme abbiamo scelto un giovane cavallo di 3 anni molto promettente (Gay Bar Dunnit) con cui ho fatto la prima gara veramente importante a Oklahoma City nel novembre del 2004. Nel frattempo nella mia azienda agricola di Capalbio cominciava a prendere piede un allevamento vero e proprio di cavalli quarter horses da reining dove oggi alleviamo ed addestriamo i campioni del futuro… Il reining è lo sport equestre americano attualmente più seguito nel nostro paese.
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Reining Il reining è la disciplina principe dell’equitazione western. I concorrenti debbono affrontare, all’interno di un campo di gara circoscritto (sempre in sabbia), un percorso (pattern) che si svolge tutto al galoppo e comprende cerchi grandi e piccoli eseguiti a velocità diverse, cambi di galoppo al volo, spin - una serie di "piroette" eseguite dal cavallo facendo perno su un arto posteriore e incrociando gli anteriori - back, rollback e sliding stop. Tali manovre sono la stilizzazione dei movimenti compiuti dai cavalli dei ranch per radunare e lavorare la mandria. Lo sliding stop è la figura simbolo di questa disciplina. Al cavallo, che si trova al galoppo in dirittura, viene chiesto uno stop (alt). Il cavallo blocca le gambe posteriori portandole sotto di sé e avanza con gli anteriori. Il risultato è una lunga e spettacolare scivolata che culmina in un alt generalmente seguito da un back (passi veloci all'indietro per alcuni metri) oppure da un rollback (inversione sulle anche di centottanta gradi con immediata e fluida ripresa del galoppo in direzione opposta. Il cavallo deve dimostrarsi volonteroso e sereno rimanendo in ogni istante perfettamente sotto controllo: è questa l'essenza basilare del reining, termine che, tradotto letteralmente, significa "guidare fra le redini".
Per l’ultima parte del mondiale ho trasferito i cavalli in Germania facendo base a Norimberga dove sono passato “alle cure” del trainer Rudy Kronsteiner, un uomo che è considerato lo Schumacher del reining”. Della straordinaria performance di Andrea, quattro figli di età compresa tra i tre ed i tredici anni, si sono occupati con grande attenzione i quotidiani americani e tutta la stampa di settore. Arrivare ad un titolo mondiale con soli sei anni di esperienza non è davvero cosa solita. “Sono stato certamente fortunato di aver incontrato sul mio cammino un trainer di grandissimo spessore professionale ma per raggiungere questo risultato ho dovuto lavorare veramente tantissimo: la vela mi ha insegnato il valore degli allenamenti e quanto sia importante sentirsi a proprio agio nello sport che si pratica. Nel mio caso ora la chiave di volta è raggiungere la perfetta simbiosi con il cavallo: con Skeets Dun (9 anni), uno stallone stupendo, un grande cuore, abbiamo percorso in lungo e largo tutta l’Europa e Stati Uniti per centrare questo obbiettivo che si raggiunge con un circuito che per le modalità di svolgimento gare ricorda quello tipo tennistico punteggio/merito. L’operazione è perfettamente riuscita.
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Golf
Chi ben comincia... di Enrico Morucci
a stagione 2010 del golf italiano si è aperta così come si era chiusa quella straordinaria del 2009, ossia con una vittoria. Lo scorso anno era terminato con la grande impresa dei fratelli Edoardo e Francesco Molinari, che hanno portato per la prima volta in Italia la World Cup, ora il successo lo ha firmato all’inizio di gennaio Domenico Geminiani, 14 anni il prossimo marzo, che si sta comportando in maniera egregia nel Florida Junior Tour. In quattro mesi ha disputato nove gare nel circuito, dove compete con i diciottenni, vincendone tre e giungendo quattro volte secondo, poi si è imposto anche nel Sarasota City Championship, un prestigioso torneo giovanile. Per chi si affida alla cabala il titolo del giovane, che vive e studia negli Stati Uniti, è sicuramente un ottimo auspicio, per chi invece segue attentamente le cose del golf è un importante segnale di continuità. Il golf italiano, infatti, non
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ha mai dato tanti sintomi di vitalità nella sua lunga storia: le affermazioni avvengono ad alto livello, a medio livello e fino al settore giovanile. Inoltre alle prodezze dei Molinari, di Diana Luna, di Matteo Manassero e dello stesso Geminiani, si aggiungono a tutta una serie di piazzamenti e di belle performances di altri giocatori a testimonianza di una base solida e che si sta allargando. Una perfetta simbiosi tra presente e futuro? “Questi ragazzi - dice Franco Chimenti, presidente della Federazione Italiana Golf - sono tutti il futuro. I Molinari e Diana Luna, che hanno già regalato imprese di valore mondiale, non hanno ancora trent’anni.”. Nel 2009 le vittorie sono state ben 26. Non era mai successo, nemmeno nei periodi più felici di Costantino Rocca, o prima ancora in quelli in cui l’Italia si affidava ai tre moschettieri (Alfonso Angelini, Aldo Casera, Ugo Grappasonni) e, più tardi, a Roberto Bernardini e a Bal-
dovino Dassù. “Sono certo - continua Chimenti che i nostri ragazzi si ripeteranno. Ci sono i talenti e c’è il gruppo: un mix che può dare solo soddisfazioni. Gli obiettivi non saranno solo numerici, ma anche di qualità: pensare ai due Molinari in Ryder Cup, ad esempio, non è più solo un’ipotesi da libro dei sogni. Del resto sono tra i primi 50 giocatori del mondo. Così come non sarà irreale portare due nostri atleti alle Olimpiadi”. Non è però solo il campo a testimoniare della crescita verticale del golf italiano. E’ stato superato il traguardo dei centomila tesserati, c’è attenzione attorno alla disciplina da parte delle aziende, le Amministrazioni locali hanno compreso l’importanza del golf come veicolo trainante nel turismo o come momento di aggregazione sociale. E la FIG sta anche facendo breccia nelle scuole. “Ci muoviamo su tanti fronti - conclude Chimenti - e con molteplici finalità. I centomila tesserati pote-
vano sembrare un punto di arrivo, invece è quello di partenza per giungere a 200.000. E i tempi non saranno lunghi. Negli ultimi undici anni i nuovi iscritti sono stati cinquantamila, lo stesso numero di quanti ne aveva raccolti la FIG dalla sua nascita, ossia in 70 anni. Rispetto al periodo precedente, però, abbiamo un valore aggiunto: una struttura moderna e funzionale operante a tutto tondo, dalla fase tecnica a quella organizzativa, dalla promozione fino al marketing con sezioni specifiche, che lavorano in perfetta sintonia”.
Franco Chimenti Presidente FIG
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TUTTINCIRCO news dal circoli di golf
a cura di Andrea Cecinelli - Responsabile comunicazione del Golf Forense
Coppa di inizio anno
poteva questo 2010 che sarà ricco di importanti competizioni.
Si è svolta, Domenica 3 Gennaio presso i green belli e difficoltosi dell'Arco di Costantino, la tradizionale Coppa di inizio Anno. I golfisti hanno aperto come meglio non si
Classifica Finale Generale Netto Stableford: 1° Pirredda Roberto 2° Di Domenico Dario 3° Mei Antonio
PARCO DI ROMA
totale di 10-8. Determinanti, nella seconda giornata i successi singoli di Gabriele Padovano, Guido Dania, Francesco Conforti, Marco Prino e Fabrizio Marzilli che hanno vanificato i punti olgiatini ottenuti da Alessio Gattamelata, Riccardo Zucchetti e del giovanissimo Mattia Miloro. La premiazione finale è avvenuta in un gioioso contesto, favorito dalla grande sportività dei presidenti Luca Valerio e Andrea Pischiutta. A latere, si è disputata, appunto la Coppa dei Presidenti – Trofeo Jaguar che ha visto la vittoria di Enzo Marzilli-Lorenzo Dussoni (Scratch), di Antonio Scalera-Andrea Coratti (1^ cat.), Fabio Paolozzi-Fabrizio Tomada (2^ cat.), di Carlo Farina-P.Paola Baruffaldi (3^ cat.), di Cristina Mauer-Tamara Borghini (4^ cat.) e la prima coppia mista Chiara Bandini-Alessandro Licci. I premi speciali sono stati appannaggio di Andrea Corati, Paolo Paolozzi, Chiara Bandini, Paolo Taruffi, Stefano Broglia, Francesco D’Eramo e Pierpaolo Bandini.
ARCO DI COSTANTINO
Derby vittorioso al Parco di Roma... in attesa del Convegno su Golf e Turismo Momenti di grande interesse attorno al Parco di Roma. Quale prologo all’interessantissimo Convegno su “Golf e Turismo”, che inizia proprio il giorno in cui andiamo in stampa ma del quale tratteremo nel prossimo numero, si è disputato l’appassionante Derby tra Parco di Roma e Olgiata, una sorta di gara Interclub che probabilmente avrà un seguito anche per le prossime annate diventando una classica sfida tra due Circoli gloriosi e tra loro vicini solo pochi chilometri in linea d’aria. Dopo la prima giornata disputata sui fairways dell’Olgiata, chiusa sul salomonico risultato di parità (3-3) sui green di casa, il Parco di Roma ha legittimato la meritata vittoria con un risultato parziale nella seconda giornata di gara (7-5) fissando la sfida sul punteggio
OLGIATA GOLF CLUB Una festa eccezionale all’Olgiata: golf in famiglia La formula scelta dalla commissione sportiva dell’Olgiata è stata applaudita da tutti i partecipanti perché, con l’approssimarsi del S. Natale la “Coppa Famiglia” è sembrata l’ideale, per riunire in una gara su 18 buche greensome stableford, componenti uniti da un vincolo di affinità. Hanno partecipato, scegliendo un giorno di gara tra quelli di sabato 5, domenica 6 e lunedì 7 dicembre (e questa è stata la mossa vincente per la riuscita della Coppa Famiglia) coniugi, genitori/figli, fratelli, nonni/nipoti comprese le coppie formate da un giocatore classificato ed un N.C. e/o le coppie formate da un giocatore socio ed uno non socio. Poi per allargare il numero dei partecipanti hanno preso parte anche i “senza famiglia” che hanno trovato spazio nella classifica della categoria Amici. La classifica ha premiato 1° netto la coppia Antonello Bisceglia e Eleonora Barbieri, marito e moglie con 40 punti, secondo netto Lorenzo Rossi e Maria Tillman (40) madre e figlio, terzo netto i fratelli Alessandro e Giorgio Mansueti (40) e quarto Carlo ed Edoardo Capi, padre e figlio (39). Il Primo Lordo è stato aggiudicato dai fratelli Mantegazza, Chiara e Maurizio (35). 1° nonno-nipote Leoluca Grilli e Giuseppina Pesce (23), 1° Senior Andrea e Tiziana Ligi, coniugi. Sono stati premiati anche i migliori di ciascuno dei tre giorni di gara. Per il giorno sabato 5 i premiati per il 1° netto sono stati Paolo Gianni e Ma-
ra Scialanga, coniugi (38), al secondo posto la coppia di coniugi Arturo Semerari e M. Cristina Colombo (37). Nella seconda giornata, 1° netto Andrea e Filippo Pischiutta (39), il presidente del Circolo Olgiata con il figlio, davanti a Carlo e Marco Momigliano (38). La terza giornata ha visto il successo di giornata della coppia di coniugi Aloisia e Cesare Mantegazza (36) davanti alla coppia di coniugi Franco e Gloria Melchiorri (33). Ricordiamo che il Primo netto della Categoria Amici ha visto la vittoria di Luca Nardi e Benito Marchese (42), mentre i vincitori parziali, relativi ai tre giorni, sono stati Sara Pagni e Alessandro Gatta (37), Gianluigi Picozzi e Alessandro Pistilli (38) e Giuliano Massa e Giuseppe Luchi (38). Particolarmente festosa la seconda giornata, quella domenicale, che si è conclusa con un apprezzatissimo concerto musicale del complesso jazz “Iall Sax”, il tutto mentre davanti all’ingresso del Circolo Olgiata facevano bella esibizione una accattivante mostra di Auto d’Epoca, organizzata da Salvatore Nobili e Natalia Simonova della GialloQuarantaGroup, mentre all’interno i due stand, quello dell’Ina Assitalia promuoveva interessanti combinazioni assicurative per giocatori e non giocatori e la Golforte, la ditta che veste tutti i migliori golfisti del Lazio, tramite un accordo stilato con la FederGolf Lazio, alla cui presidenza siede Carlo Scatena. Come si può capire da queste righe la tre giorni della Famiglia ha avuto tante sfaccettature che hanno reso piacevole la presenza degli affiatati componenti delle famiglie.
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A Verona la quarta edizione del Salone del Golf di Enrico Morucci
i svolgerà a Verona dal 27 febbraio al primo marzo la quarta edizione del Salone Italiano del Golf. Interamente dedicata al golf e a tutte le sue interconnessioni, la rassegna sarà anche forum di discussione per l'inserimento di questo sport nel programma olimpico a partire dal 2016. Oltre 120 aziende espositrici proporranno i loro prodotti negli stand dell'area da oltre 10.000 metri quadrati, e fra queste un grande spazio l'avranno i marchi Made in Italy, sempre più leader nel settore. Grazie anche ai successi dei fratelli Molinari, Diana Luna, Giulia Sergas, i veronesi Veronica Zorzi e il 16enne Matteo Manassero, il golf sta acquistando grande popolarità nel nostro Paese, con gli oltre 100mila praticanti che si cimentano quotidianamente nei 328 campi sparsi su
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tutto il territorio nazionale. Per queste ragioni gli organizzatori della manifestazione si aspettano anche quest'anno migliaia di appassionati, che potranno approfittare dell'occasione per conoscere tutte le novità del mondo del loro sport preferito. La scelta della sede è ricaduta su Verona perché ponte fra l'Italia e il cuore dell'Europa. In quest'ottica il rinnovo della collaborazione con Air Dolomiti, che oltre a presentare le sue campagne pubblicitarie e di comunicazione offrirà a tutti i passeggeri sui propri scali interessati a visitare il salone la possibilità di avere lo sconto del 50 per cento sul biglietto presentando la carta d’imbarco. E quest’anno il biglietto vale doppio, in quanto il Salone Italiano del Golf offre la possibilità anche di visitare il vicino padiglione “Luxury & Yachts”. Un abbinamento questo che non dis-
piace anche al professor Franco Chimenti, il presidente che in otto anni ha rilanciato il golf azzurro dal punto di vista organizzativo, e attraverso il decentramento e il tesseramento promozionale ha reso questo sport popolare e anche più presente nei media: “Il Salone del golf è un’idea geniale, non ci importa molto se viene abbinato al lusso perché il golf fortunatamente è un’altra cosa”. Per l'occasione poi è stato poi allestito da “Ferro Dodici” un grande Driving range con 10 postazioni, che permetterà ai golfisti di provare gra-
tuitamente le attrezzature delle migliori marche mondiali e di perfezionare lo swing grazie all'aiuto dei maestri della Federgolf veneta, impegnata anche nella promozione di una serie di iniziative per i giovani e le scuole. “Secondo le indicazioni della Fiera di Verona – dice il direttore del Salone Lorenzo Pitirra – con questa accoppiata di grande attrattiva si aspettano 25-30 mila presenze, e il golf avrà così per il quarto anno un evento d’apertura di alto livello per promuovere la sua immagine vincente, conoscersi e divertirsi”.
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Golf L'Avv. Nicola Colavita con Francesca Mercantini, Responsabile del Golf Forense ed il Presidente della FIG Lazio, Dott. Carlo Scatena
Rosa golf forense di Alessandro Morucci _ foto di Damiano Rosa e Silvia Apice
hi frequenta le gare del Golf Forense ha imparato a conoscerla ed apprezzarla. Bella e professionale, sorridente e affidabile. Sempre presente al fianco dell’Avvocato Nicola Colavita fin dalle primissime gare, la Dott.ssa Francesca Mercantini è la figura femminile di riferimento del Golf Forense, è la punta di diamante di un gruppo di splendide ragazze che da anni fanno parte dello staff del Golf Forense e che con la loro bellezza tingono di rosa le tappe del circuito più amato dai golfisti romani. Noi di Sport Club Magazine l’abbiamo incontrata per conoscere meglio lei, il mondo del Golf Forense visto da dietro le quinte e per scoprire le novità della sesta stagione che si appresta ad iniziare.
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Dott.ssa Mercantini, quale è il suo ruolo all’interno del Golf Forense? “ Il mio è un ruolo ampio, ricopre molteplici aspetti: da quelli organizzativi a quelli di P.R., da quelli meramente materiali a quelli di rappresentanza, come ad esempio presentare il cerimoniale di premiazione, momento clou della giornata che precede il cocktail di fine gara. Diciamo che cerco di fare in modo che tutto sia perfetto prima, durante e dopo le nostre gare. E’ un lavoro impegnativo di grande responsabilità, ma anche di grande soddisfazione”.
sponsor, la presenza delle Istituzioni che affiancano questa manifestazione, i mezzi di comunicazione che non mancano mai alle nostre tappe, le lunghe liste d'attesa che si formano prima delle gare, la quantità di ospiti e di amici che intervengono ai cocktail del dopo gara, vero e proprio appuntamento mondano. E poi mi colpisce l'entusiasmo e la trepidazione con cui giocatori e non aspettano questi appuntamenti. Si percepisce comunque che il nostro lavoro viene apprezzato, si ha la netta sensazione che è un evento molto sentito”.
Qual è la cosa che l’ha più colpita in questi anni? “La crescita continua di questa manifestazione, i numeri del Golf Forense. Il grande numero dei giocatori, il numero sempre crescente degli
Smart, Nike Golf, BNL Gruppo BNP Paribas, Acea, solo per citare alcuni dei marchi che hanno voluto affiancare il Golf Forense. Cosa spinge aziende così importanti ad investire in questo Torneo?
“In primis credo il tipo di Format. L’aver messo insieme avvocati, magistrati, notai, commercialisti e da ultimo i medici, è stata un’ottima idea. Rivolgersi ad un determinato tipo di categorie professionali è stata una scelta vincente: questo genere di pubblico è in grado di attirare questi grandi marchi. Poi ci sono altri fattori: la professionalità dell’Avv. Colavita nell’organizzare questo evento dove nulla è lasciato al caso; una squadra di lavoro molto affiatata composta da Andrea Cecinelli e da un gruppo di bellissime ragazze che da anni lavorano insieme; il supporto logistico della MorOrg S.r.l. di Mauro Antonelli, altro aspetto fondamentale per la riuscita di questa manifestazione. Ognuno di noi sa perfettamente cosa deve fare”.
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Michelle Castiello, Silvia Manduzio, Francesca Mercantini e Stefania Tortorelli
Elisa Lo Monte
Visto da dietro le quinte, come ci può descrivere il Golf Forense? Com’è il suo rapporto con l’Avv. Colavita? “C’è una grande preparazione, è un lavoro assai faticoso e, come dicevo prima, per me di grande responsabilità. Dopo tanti anni passati insieme al Golf Forense si respira un’aria familiare con tutti gli addetti ai lavori, c’è una bella atmosfera. L’Avv. Colavita poi sa trasmettere le giuste motivazioni e le giuste tensioni a tutto lo staff: è un perfezionista e non ammette sbavature sull’organizzazione. Con lui poi mi lega un rapporto speciale, non solo di lavoro dentro e fuori del Golf Forense, ma anche di amicizia. C’è una grande complicità tra noi ed io, pertanto, mi sento doppiamente responsabile affinché tut-
Francesca Ridolfi
Da sx: Francesca Mercantini con Alessia Di Giuseppe e Federica Pacchiarotti
Silvia Manduzio
Annalisa Romano
to proceda per il meglio”. Ci può rivelare qualche anteprima del Golf Forense Più 2010? “Da quest’anno il Golf Forense sarà affiancato dallo staff di maestri di golf di Simone Selli e della Golfprogram, con i quali stiamo cercando di sviluppare una collaborazione. In questi giorni stiamo definendo il calendario. Le posso anticipare che la tappa di chiusura sarà, come da tradizione, all’Olgiata Golf Club e si disputerà su due giorni per permettere la partecipazione alla gara a più golfisti possibile, visto l'alto numero delle richieste di partecipazione che ogni volta dobbiamo fronteggiare. Per il resto non le posso anticipare altro, mi copro dietro il segreto professionale”. Le ragazze del Golf Forense
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Golf
di Simone Selli
Se la pallina fosse quadrata... I di Simone Selli
l paragone è apparentemente assurdo ma utile per comprendere come va colpita la
pallina. La maggior parte dei giocatori durante il primo periodo di apprendimento commette degli errori originati prevalentemente da due pensieri istintivi: tirare forte, sollevare la pallina. Il primo, tipicamente maschile, produce colpi in cui il movimento, forzato e violento, viene deputato all'azione delle braccia che scagliate verso la pallina imbrigliano la cor-
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retta rotazione del corpo (spalle nel backswing e fianchi nel downswing) diminuendo sia l'efficacia che la direzione del colpo. Pensare solo a sollevare la pallina da terra, invece, porta a colpire con la testa del bastone che nel tentativo maldestro di passarci sotto supera le mani al momento dell'impatto, spesso con il peso del corpo ancora sulla gamba destra. Risultato, colpi poco consistenti e molte flappe. Bisogna pensare che il principiante è affogato dal pensiero di staccare la pallina dal terreno soprattutto durante il passaggio spesso
traumatico dai tiri dal tee alla pratica più formativa dall'erba. La pallina, come spesso ricordiamo da questa rubrica, cerchiamo di colpirla con le mani davanti alla testa del bastone colpendo per prima cosa direttamente il guscio bianco, e poi il terreno, la zolla. Se pensiamo ad un mappamondo, diciamo all'equatore. Ora provate ad immaginare di colpire un cubo con un movimento al rallentatore. Cercate di avvicinarvi alla zona d' impatto con la faccia laterale destra. Se cercate di appoggiare la faccia del bastone piat-
ta contro il lato del cubo noterete di aver naturalmente assunto un ottima posizione all'impatto. Mani davanti alla testa del bastone, peso ben appoggiato sulla gamba sinistra, fianchi ruotati verso il bersaglio e shiena più ferma del solito. La forma cubica infatti obbligherebbe il giocatore a considerare un unico modo per colpirlo: Lateralmente. Cercate quindi di incontrare la pallina sulla linea dell'equatore e mai al polo sud nel tentativo sbagliato di sollevarla, colpirete con una solidità inaspettata. Buona pratica....
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a cura di Matteo Cirelli
Club deiCircoli Sportivi Storici
Agostino De Zordo, Segretario Generale del Club Circoli Sportivi Storici
Gli impegni del Club per il 2010
L’
anno 2010 si presenta estremamente impegnativo per il Club dei Circoli Sportivi Storici sia sotto il profilo prettamente sportivo che sotto quello sociale con un fitto calendario di avvenimenti che vedranno protagoniste le squadre dei soci degli otto Circoli appartenenti al sodalizio. Si inizierà con il “Trofeo dei Circoli Sportivi Storici”, organizzato a primavera dal Reale Circolo Tevere Remo presso la propria nuova struttura con le quattro categorie Assoluti, over 40, over 50 e over 60. La Coppa, destinata al Circolo con il miglior risultato complessivo, è attualmente detenuta proprio dai padroni di casa. vincitori della scorsa edizione. A giugno seguirà, presso il Circo-
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lo Tennis EUR il “Torneo Claudio De Paolis”, riservato ai giovanissimi giocatori under 14 di Calcio a 5 dei Circoli Storici della Capitale, svoltosi l’anno scorso sotto il patrocinio del Comune di Roma. L’estate sarà movimentata dalla 46ma edizione del torneo di calcetto per eccellenza della Capitale, la “Coppa Canottieri” organizzata dal Circolo Canottieri Lazio e riservata anch’essa ai Circoli storici. L’attività del Circoli del Club vedrà il suo apice nella nuova edizione del “Circoliamo”, programmata per la fine di settembre e che rappresenta la ormai storica olimpiade dei Circoli con le sue molteplici discipline. In queste attività il Club sarà affiancato dall’Istituto per il Credito Sportivo, da sempre vicino e sensibile, attraverso il suo Presidente
dott. Cardinaletti, ai valori di cui i Circoli storici sono portatori. Inoltre il Club non trascurerà l’impegno verso il sociale e la solidarietà, in particolare sarà sviluppata la collaborazione già in atto con Telethon per la raccolta di fondi per la ricerca sulle malattie genetiche, senza escludere l’aiuto su altri fronti dove è sempre stato presente il sostegno e l’apporto dei Circoli e dei propri soci. Non solo sport, quindi nella sua accezione più pura di attività dilettantistica senza risvolti commerciali, ma anche funzione di salvaguardia della storia, della tradizione e dei valori etici perché non vadano persi e possano sempre costituire un sicuro e serio riferimento per i nostri giovani che nella sana attività sportiva trovano motivo di crescita personale e sociale.
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CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE L'Aniene premia le sue stelle Il 18 dicembre, presso la Sala Petrassi dell'Auditorium di Roma Parco della Musica di Roma, sono stati celebrati i tantissimi successi centrati dal Canottieri Aniene durante il 2009. Condotta da Jacopo Volpi e Alessia Marcuzzi e alla presenza di molte autorità dello sport, della cultura e della società civile del Pae oltre ai soci ed ex atleti-campioni del Circolo come Domenico Fioravanti, Adriano Panatta, Dino Zoff, Luca Montezemolo, Carlo Verdone ed Enrico Vanzina, la serata ha previsto la premiazione da parte del presidente dott. Giovanni Malagò degli atleti delle varie sezioni che hanno eccellentemente rappresentato, in Italia e nel Mondo, i colori dello
sport targato-Aniene. Sono stati inoltre proiettati filmati in ricordo delle vittorie sportive del 2009 insieme ad immagini inedite recuperate da RAI TECHE commemorative della lunga tradizione e storia del Sodalizio fondato nel 1892. Quasi impossibile ricordare i molteplici successi dell'Aniene nell'anno appena trascorso. Il nuoto ha vissuto nel segno di Federica Pellegrini, autrice di 6 primati del mondo, 3 titoli mondiali ed uno europeo. Imponenti anche le conferme di Valerio Cleri e Federica Vitale, oltre le qualificazioni di ben tredici atleti qualificati per i XIII FINA World Championships, senza dimenticare la vittoria del terzo scudetto consecutivo nel campionato a squadre di serie A. Anche nel canottaggio il circolo gialloblu ha centrato sontuosi traguardi. Paola Protopapa e Luca Agoletto, entrambi già Medaglia d’Oro a Pechino, si sono fregiati del titolo di vice campioni del mondo. Spiccano anche l’affermazione in Coppa del Mondo e la medaglia di bronzo ai Mondiali di Poznam di
Club Circoli Sportivi Storici
dei
Josefa Idem
Elia Luini, e le vittorie di titoli assoluti, ed il consequenziale primo posto nel medagliere, ai Campionati Italiani di Ravenna. Josefa Idem è invece il simbolo dei successi della canoa del CC Aniene. La plurimedagliata olimpica ha conquistato il bronzo ai Mondiali in Canada, ma tutto il settore femminile gialloblu, sia assoluto che giovanile, si è distinto nelle varie competizioni nazionali e internazionali. La storica vittoria dell’im-
barcazione “Roma-Aniene”, con il Campione del Mondo e Socio Vasco Vascotto nella divisione Racing-Cruising, al Mondiale Maxi Yacht Rolex Cup di Porto Cervo e con la presentazione della nuova arrivata, la Campionessa Alessandra Sensini sono invece i fiori all'occhiello della sezione vela. Belle soddisfazioni anche dal tennis, con la partecipazione del team dell'Aniene nelle finali del Campionato a squadre a Serie A1
Marco Zilia con a sx Paola Protopapa, e a dx Luca Agoletto
Vasco Vascotto
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CIRCOLO CANOTTIERI LAZIO Buon compleanno Lazio
LO
E.U.R.
CIRCOLO TENNIS EUR Al via la festa dello sport Come ogni anno, nello scorso mese di dicembre si sono tenute, presso i locali del Circolo, due tradizionali manifestazioni sociali: - il "cocktail di benvenuto" per tutti i nuovi Soci iscrittisi nel corso dell'anno 2009; - la "festa dello Sport", per la premiazione dei Soci che si sono imposti e/o particolarmente distinti nel corso di manifestazioni sportive, sia
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lo Baccini per nuoto e pallanuoto, passando al canottaggio con campioni di ogni epoca, da Calvia a Fumasoni, a Negrini, fino ad arrivare ad oggi alla più forte canottiera del momento, la nostra Gabriella Bascelli. Ma non è finita perché è stata premiata anche Maria Marconi campionessa di tuffi insieme ai fratelli Nicola e Tommaso. Presenti infine altri consoci Presidenti di sezione quali D’Arpino per la pallavolo, Greme-
se per lo sci, Ieradi per il Footvolley e Andrea Penza presidente della sezione scacchi e segretario generale della Polisportiva che insieme al Presidente Generale Buccioni hanno organizzato e gestito in modo impeccabile l’evento. Da sottolineare la sentita partecipazione del Presidente Petrucci e del Sindaco Alemanno a tratti sinceramente commossi mentre con lo sfilare degli atleti veniva ricordato un secolo di vita.
a carattere strettamente interno (tornei sociali nelle più varie discipline) che esterno (tornei e campionati provinciali, regionali e nazionali). Il primo incontro istituzionale, il "cocktail di benvenuto", ha inteso salutare l'alto numero di nuovi Soci iscrittisi nel corso dell'anno 2009 che hanno confermato l’inossidabile appeal che il Circolo Tennis EUR ancora oggi esercita, con le sue varie strutture sparse nel magnifico parco dell'EUR che le ospita. Il pomeriggio è stato allietato dalla musica della "New Lex Band", storica banda musicale composta da avvocati e guidata dal Socio e
Consigliere del Circolo avv. Francesco Tassoni; ad arricchire l'offerta della band è intervenuta la solista Paola Masserò, che con la sua voce armonica e melodiosa ha deliziato tutti i presenti. Dopo tale esibizione, si è svolta, nel corso di una cena all'uopo organizzata, la "Festa dello Sport"; tra una portata e l'altra il Presidente Grimaldi ha salutato tutti i presenti ed in particolare gli ospiti intervenuti, tra i quali il dott. Fabio Grisanti e Signora, in rappresentanza del "padrone di casa" EUR S.p.A., nonchè lo storico Socio del Circolo, capitano della squadra di Federation Cup, Corrado Barazzutti che, aiutato dal-
la sua gentile consorte Barbara, ha portato al Circolo la Coppa, vinta dalle Azzurre nella finale contro le atlete russe, per esporla nel corso della festa. Grande è stata l'emozione di tutti i presenti, che hanno tributato all'amico Corrado una vera e propria ovazione per il successo ottenuto. La serata è proseguita con la premiazione di tutti gli atleti distintisi nel corso dell'anno, cui sono stati consegnati originali ricordi in marmo con il logo del Circolo, scovati dal poliedrico Consigliere Marco Lepre. Si è così conclusa, tra dolci e risate, una bella giornata ricca di sano spirito sportivo e sociale.
TE IS NN
CIRCO
Il 9 gennaio 2010 presso il salone D’onore del Coni, presenti il presidente Petrucci, il sindaco di Roma Alemanno, il delegato allo Sport Co-
chi, la più grande polisportiva d’Europa ha festeggiato i suoi 110 anni di attività. Presenti moltissimi protagonisti del passato e del presente, olimpionici, campioni del mondo, campioni d’Europa, campioni d’Italia. Anche la Canottieri Lazio rappresentata dal Presidente Alfonso Rossi, sezione della SS Lazio, è stata protagonista, iniziando dall’Olimpionico Gionta per la pallanuoto, restando in tema passando a Franco e Giancar-
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T B R U O L P C S ne uzio no b i r t a is in d che amriale o v o ti to por ti color e ama s e t o tu zin aga voce a ionistic m ss dà imo Il pr ita che t pr ofe u or grat lo sp
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DUE PONTI SPORTING CLUB Una festa per chiudere l'anno Con una giornata memorabile, all'insegna dello sport e dei festosi auguri, Emanuele e Pietro Tornaboni hanno voluto salutare, prima della pausa natalizia, soci e atleti del Due Ponti, organizzando una serie di attività sportive come la classica Corsa di Natale per le vie del Centro, la partita di calciotto, le finali del torneo sociale di tennis. In piscina si è
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svolta una festa per bambini e genitori e una master class di acqua gym, durante la quale le “magnifiche quattro” dello staff acquatico Katia, Stefania, Annalisa e Valentina hanno riunito le socie che le seguono molto assiduamente durante l’anno per una lezione speciale, divertente e impegnativa, che sarà ripetuta domenica 21 febbraio a partire dalle ore 11,30. Si tratta di due ore con sequenze di esercizi a terra e in sospensione con cinture galleggianti, manubri e cavigliere, sia in acqua bassa che in acqua alta. L’anno ricomincia, dunque, all’insegna del movimento con il grande entusiasmo che i trainer trasmetto-
no ai soci, perché il binomio esercizio fisico e divertimento rimane un punto di forza del Due Ponti: la capacità di rendere più piacevole l’approccio all’esercizio fisico è il segreto per assicurare la continuità dell’allenamento e, dunque, l’ottenimento e il mantenimento della forma fisica. Sono ben 150 le ore settimanali di corsi, che vanno dallo spinning al pilates, dalla macumba alla tonificazione, dalla posturale al kick boxing e cardio kick. Oltre al Walk Zone con l’istruttore Milo, che guida i soci in lunghe camminate su tapis roulant meccanici con ritmo e musica sempre adeguata al profilo della lezione, cercando di tramuta-
re la fatica in divertimento, la grande novità del 2010 è l’Hidrobike, attività cardiovascolare che, come lo spinning, si basa sul concetto di pedalata continua a varia intensità che inserita dentro l’acqua dà i benefici di un maggiore drenaggio, fondendo il piacere della bicicletta con quello dell’acqua e della musica.
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TENNIS ROMA Tennis Roma protagonista nel tennis Si è concluso con la vittoria di Giulio Clarioni il torneo tennistico del Tennis Roma. La manifestazione sociale ha visto la partecipazione di quasi cento soci, che si sono dati battaglia sui campi “rossi”del circolo di Porta Metronia. La struttura del torneo prevedeva la composizione di tre tabelloni, che riflettevano i valori di partenza dei soci iscritti. Proprio nel “draw”più agguerrito si è imposto a sorpresa il giovane Clarioni, che prima ha superato in un combattuto match di semifinale il superfavorito Pino Angrisani (1/6 6/3 11/9 il punteggio finale, dopo due match point falliti da Angrisani nel tie break de-
cisivo), e poi ha conquistato il trofeo battendo in un altro equilibrato scontro il più esperto Alessandro Spanicciati con lo score di 7/5 6/7 6/2. Fra i tennisti di fascia media si è invece imposto Massimo Anzalone, che nel match conclusivo ha superato Mauro Magazzino per 6/3 6/1. Nel torneo riservato ai “tennisti della domenica”, l'ha infine spuntata Fabio Lalle, vincente su Bruno Rubeo per 6/2 6/0. La premiazione dei vincitori si è tenuta durante la cena sociale di fine anno, nel corso della quale il presidente Martino si è detto soddisfatto della situazione complessiva del circolo che oggi consente di poter rilanciare con vigore anche le attività agonistiche. A questo proposito sono state presentate le varie squadre che parteciperanno alle competizioni del 2010. Fiore all'occhiello del Tennis Roma la squadra Over 45, che potrà contare su un nucleo di giocatori d'altissimo livello. Primo fra tutti l'ex davisman e n.
27 delle classifiche mondiali Paolo Canè, che ha accettato l'invito rivoltogli dall'amico e compagno di tante avventure tennistiche il maestro Alessandro Bigiarelli e del socio Mario Rocca. Il bolognese sarà affiancato dal maestro Massimiliano Troiani, da Andrea Ciucci e dagli ex giocatori di 1°categoria, già campioni italiani assoluti nella specialità del doppio, Massimo Cierro e Alessandro Deminicis. Le speranze del Tennis Roma sono rivolte anche verso la D1 maschile, composta da Lionel Fabre, Alessandro Bigiarelli, Massimiliano Troiani, Luca Albanese e Giulio Clarioni.
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FUTBOLCLUB Un nuovo anno nel pallone! di Carlo Maria Stigliano Dopo la lunga pausa natalizia e la trasformazione in “Babbi Natale”, i soci tornano ad indossare le loro classiche casacche da gara. Riparte la FutboLeague, ormai ufficialmente nel 2010. Il torneo so-
ciale di calcio a 8 ha già i suoi protagonisti. Sulla carta la squadra di Perazza sembra, per ora, non avere rivali, a fronte della sua imbattibilità. Anche se la favorita, nell’essenza, pare essere la squadra bi-presidenziale di Stigliano – Angelucci nelle cui fila militano nomi importanti: Di Livio, Giordano, Cucciari. Probabili antagoniste e co-protagoniste, la squadra di Palma, con Materazzi e Lippi, quella di Luciani, traghettata dall’intramontabile Mister Pomponio, quella di Impara e, a sorpresa, la squadra del Presidente/Mister Giordano, artefice di un’oculata e chiacchie-
Il socio del mese Nome: Gianroberto Ferreri
Detto: Pippo Ruolo: difensore Piede preferito: destro Pezzo forte del repertorio: la scivolata Squadra del cuore: S.S. Lazio Al Circolo lo trovi: a mirare le caviglie sul campo… e poi a curarle in ospedale!
rata campagna acquisti. Con l’anno nuovo poi al Futbolclub i soci over 40 e over 60 si misureranno con gli altri circoli romani, nell’edizione 2010 della Coppa Veterani, affiancando la
già decollata categoria Over 50. E poi Adidas league, Sunday Cup… Come al solito, al Futbolclub, antipasto, primo e secondo a base di pallone!
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Aquaniene Il Gioiello dello sport romano Nello splendido impianto realizzato dal Canottieri Aniene, in collaborazione con il Comune di Roma, nuoto, fitness, impegno sociale e tanto altro di Matteo Cirelli
ealizzato in tempi record e consegnato al Comitato organizzatore dei Mondiali di Nuoto Roma '09 due mesi prima l'inizio della manifestazione iridata, l'Aquaniene The Sport Club è diventato nel giro di poco tempo centro nevralgico della vita sportiva e culturale della capitale. Nato dal connubio fra lo sforzo finanziario del Circolo Canottieri Aniene e il comune di Roma che ha messo a disposizione il terreno edificabile, l'impianto di via della Moschea è un gioiello architettonico nel quale è possibile praticare molteplici attività sportive e non. La struttura è dotata di una piscina olimpica e di due piscine da 25 metri, che soddisfano le esigenze natatorie di un sempre maggior numero di atleti che scelgono il nuoto come sport da praticare. Durante la giornata le vasche dell'Aquaniene The Sport Club (aperta dalle ore 7 alle ore 23) sono sia campo d'allenamento dei campioni della squadra di nuoto del Canottieri Aniene, laureatasi nel 2009 per la terza volta consecutiva Campione d'Italia grazie alle gesta di Federica Pellegrini e degli altri fenomeni gialloblù, sia palestra d'apprendimento per nuotatori dilettanti, dai piccolissimi fino agli attempati e gagliardi sportivi della
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terza età. L'attività agonistica è di certo il fiore all'occhiello dell'impianto, ma molto si è puntato anche sulla scuola nuoto, che viaggia a ciclo continuo nell'arco della giornata. Ma all'Aquaniene, come sottolineato nel sottobrand della struttura, non si pratica solo nuoto e all'interno dei locali dell'impianto c'è spazio per tanti altri sport: dal fitness al karate, dai balli hip hop e latino americani al taekwondo fino alla riabilitazione post trauma e alla pesistica professionistica. Per venire incontro alle diverse esigenze degli utenti, Aquaniene offre in quest'ottica tre diversi pacchetti, divisi a loro volta nelle opzioni Morning (dalle 7:30 alle 14:30) e Full Time. Aqua è l'offerta riservata a chi vuole praticare le discipline natatorie. Fitness è invece dedicata a chi vuole cimentarsi con le attrezzature da palestra. Elite è infine il pacchetto che racchiude le due al-
ternative. All'interno dell'impianto sono stati inoltre allestiti l'AquaCafè, con servizio di ristorazione colazione, pranzo e cena; la ludoteca Aquakids, dove i più piccoli possono trascorrere il tempo giocando e divertendosi con il qualificato staff a disposizione; una sala convegni con oltre 200 posti. Puntare forte sul fitness ha rappresentato una scommessa che può essere considerata già vinta da parte del presidente Giovanni Malagò, del consigliere allo sport Marco Zilia, del responsabile del dell'impianto Gianni Nagni, del responsabile del nuoto Dario Cortese, del responsabile fitness Emanuele Sacchi e di tutto l'organigramma del Circolo Canottieri Aniene. “Il successo del fitness sta andando oltre le nostre più rosee aspettative – dice Marco Zilia – e il sempre maggior numero di persone che scelgono Aquaniene per la cura del loro corpo ci riem-
pie di soddisfazione”. Nell'ampia sala fitness è infatti possibile lavorare con attrezzature tecnologicamente innovative e adatte ad ogni tipo di necessità. L'Easyline è la linea di macchinari indispensabili per una corretta riabilitazione, mentre la Pure Strenght è puntata verso un'alta specializzazione. Molto successo sta poi riscontrando la linea Kinesis, che possiede un'elevata componente propriocettiva in grado di migliorare equilibrio, flessibilità e forza. Il consigliere ricorda inoltre quanto il perfetto rapporto fra il Canottieri Aniene e il Comune di Roma e il II Municipio abbia portato ad un impegno appassionato nell'ambito sociale: “Abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa fra Aquaniene e il progetto Filippide, e che permette ai ragazzi affetti da disabilità intellettiva di usufruire gratuitamente di tutte le attrezzature dell'impianto”.
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Roma tornei Adidas League
Due Ponti e Antico Tiro a Volo da applausi di Matteo Cirelli
e due formazioni confermano la loro leadership al termine della quarta giornata di Adidas League e Coppa Veterani, tornei sponsorizzati da Snai e di scena al Futbol Club, dopo la pausa natalizia. Nell'Adidas League, il torneo riservato ai circoli romani diventato ormai di culto per chi ama il calciotto e per chi si diverte a rivedere in campo campioni del calibro di Di Livio, Aldair e Di Biagio, il Due Ponti si è imposto al terzo turno per 3-0 sul Tevere Remo, scavalcando al comando il Forum SC, fermato senza discussioni sul 0-4 dai padroni di casa del FutbolClub. Poi, nell’ultima tornata, la nuova capolista si è confermata, volando a 10 punti, grazie alla vittoria sull’Antico Tiro a Volo per 7-3 (tripletta di Monari e due gol di Giordano; per la squadra battuta, tre gol di Pro-
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speri). Raggiunto a 9 punti il Forum SC dall’SC Olgiata che si è imposto nello scontro diretto per 5-2, sulle ali di un poker firmato dal solito Naso. Successo nella quarta giornata anche per il C.C. Lazio che ha sconfitto il T.C. Parioli per 4-2 (doppietta di Bianchi). Battuta d’arresto per il Futbolclub, sconfitto per 2-0 dal C.C. Aniene (entrambi i gol di Morra) e ora fermo a metà classifica. Grandi novità anche nell’altro torneo del Futbolclub. Hanno preso il via, il 14 e 16 gennaio, le categorie “Over 40” e “Over 60” della Coppa Veterani, il campionato di calcetto dei circoli romani. Negli “Over 50”, invece, la quarta giornata ha ribadito i pregi dell’Antico Tiro al Volo: primo in classifica, a 10 punti, grazie a una tripletta di Silvi che ha fissato il 31 finale sullo Sporting Eur. Il C.C. Aniene, imponendosi di misura sul RCC Tevere Remo, rin-
salda il secondo posto; segue un terzetto formato da Torrino S.C., C.C. Lazio e Futbolclub bianco a 7 punti. Nell’aria c’è già l’odore del big match tra le prime due forze del campionato, facile prevedere l’ennesimo spettacolo di agonismo e passione, oltre che di mestiere. Qualità che, c’è da scommettere, non mancheranno neanche nei tornei dedicati a “Over 40 e “Over 60”, che hanno appena debuttato. L’avvincente appuntamento ci accompagnerà fino a primavera, ogni sabato mattina, al Futbolclub, il circolo romano di Via degli Olimpionici 71, ormai punto di riferimento per l’attività sportiva e ricreativa di Roma. I partecipanti e gli appassionati potranno tenersi costantemente aggiornati sull’andamento del torneo attraverso il sito internet www.adidasleague.it www.adidasleague.it/veterani.
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Roma tornei Torneo Pezzana
Gennaio 2010: tra coppa e campionato di Alessandro Morucci
rrivare tra le prime sedici squadre in Campionato a fine 2009 consentiva la partecipazione alla Coppa del Pezzana. Negli ultimi anni parallelamente al prestigioso titolo di vincitrice del Torneo Pezzana anche la Coppa si è ritagliato un importante spazio. Sono sempre di più le squadre che puntano dritte alla sua conquista o che tentano il grande slam: Campionato, Coppa e Torneo. Alla prima squadra che riuscirà a vincere tutte e tre i trofei nello stesso anno l’organizzazione regalerà un trofeo speciale. A dicembre 2009 la situazione era la seguente: Categoria ASSOLUTI - CLASSIFICA: River Plate 19; Roma e Flamengo 18; Sampdoria 16; Ajax, R.Santander, Getafe 13; Atl. Madrid, Arsenal, Jef United* 12; Chelsea 10; Barcellona, Real Madrid, Hull City 9: Werder Brema, Lazio* 8; Milan*, Liverpool 7; Boca Junior 3; Juventus 1. B: *un punto di penalizzazione Categoria OVER40 - CLASSIFICA: Real Madrid 23, Ajax 21, Porto 20, Flamengo 18, Roma 18, O.Marsiglia 18, Fiorentina 17, Sampdoria 16, Atl. Madrid 15, Arsenal 14, Juven-
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tus 13, Glasgow Rangers 13, Benfica 12, Chelsea 12, Los Angeles Galaxy 12, Inter 11, Manchester United 11, Bayern Monaco 10, Barcellona 9, Celtic 8, Milan 7, Napoli 6, Boca Junior* 5, Getafe 2 N.B. *un punto di penalizzazione I capocannonieri del torneo sono Simone De Mutiis (Arsenal) negli Assoluti con 17 reti messe a segno seguito da Seye (Sampdoria), e uno strepitoso Stefano Sgherri (Ajax) con 31 realizzazioni negli Over40 seguito da Naso (Flamengo) e Bacheca (Atl.Madrid). Le 16 qualificate di Coppa per categoria hanno nel frattempo esordito nel nuovo anno con gli Ottavi di Coppa ed ecco i risultati: RISULTATI COPPA CAMPIONI “Assoluti”: Barcellona (Gruppo Alicanti)-Flamengo (Studio Legale Traisci) 2-1; Roma-Lazio (Il Pozzo degli Eventi) 4-3; Atl.Madrid (Pane Olio)-Jef United (Studio Legale Spadafora-De Rosa) 4-3; Chelsea (Fondo A.P. Pubblica Sicurezza)-Ajax (Blitz Tre) 8-3; Sampdoria (Ass.Note Positive)Real Madrid (Circoli Sportivi Heaven) 4-0; Getafe (Int. Prod. Time
Out)-Hull City (Il Camiciaio Docksteps) 3.1 RISULTATI COPPA CAMPIONI “Over 40” Roma (Autocarrozzeria Grassi)- Juventus (Canottieri Lazio) 3-1; Chelsea (La mia casa arredamenti)- Ajax (The Fans) 5-4; Arsenal (Antico Tiro al Volo)-Fiorentina (Progetto Filippide) 3-1; Los Angeles Galaxy (Agenzia Roma Po)- O. Marsiglia (Centro Asfalti) 6-4; Flamengo (Gruppo Siri)- Glasgow Rangers (Flann O’Brien) 5-3; Real Madrid (Rezza Mutui)- Manchester United (Stazione Agip Farcomeni) 50; Sampdoria (Indago)- Atl. Madrid (Impresa Mizar Appalti) 6-4; Porto (Mobilnovo)- Benfica (Ferretti Gomme) 2-1. Mentre si è ripreso a giocare il Campionato appuntamento a Febbraio quando si giocheranno i Quarti di Coppa. Per tutte le info collegarsi all’ottimo sito ufficiale del torneo: www.torneopezzana.com. Per prenotare fin da ora posti nel Torneo Pezzana estivo “Summer ed.2010” nelle categorie Assoluti, Over40 e Over50 telefonare al 340 3738509 o scrivere a info@torneopezzana.com.
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a cura di SPORTFORM
CIRCOLO SAVOIA Doppietta nelle regate di Natale La vela napoletana chiude il suo grande appuntamento di fine anno con un successo. Si sono concluse, infatti, le regate di Natale, con la vittoria tra i 4.20 di Guido D’Errico e Gabriel Minelli, dopo una sfida serratissima con Federico Cattaneo e Fabrizio Nardi. Entrambi gli equipaggi sono tesserati per il Reale Yacht Club Canottieri Savoia. Grazie a questo successo, D’Errico e Minelli intascano la “Coppa Bruno e Cecilia Cappa”. Il circolo Italia piazza i suoi al terzo posto, Mattia De Rosa e Mauro Caputo. Numerosi concorrenti si sono affrontati anche tra i Laser. Nella classifica degli Standard, per la quale era in palio la “Coppa Neri Stel-
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la”, il primo è Pierluigi Guida della Lega Navale, che precede Gianluca Marino e Lorenzo Migliaccio del circolo Italia. Tra i Laser Radial, il vincitore è Lorenzo Castaldo del Savoia, che dunque fa sua la “Coppa Renato Barendson”. Alle sue spalle, si piazza Giovanni Magliulo, del Savoia anch’egli. Il dominatore dei Laser 4.7 è Alessandro Gravina. Trionfa in tutte le quattro prove disputate, e alla premiazione raccoglie dalle mani di Pippo Dalla Vecchia la “Coppa Michele Del Sordo”.
Prima vittoria al femminile Il Circolo Savoia ha ospitato per la diciassettesima volta il Trofeo Marcello Campobasso. Tre giornate di quello che la vela giovanile considera il proprio campionato del mondo. Anche in questa occasione un trion-
fo di numeri che riempiono la città di successi. 200 ragazzini si sono sfidati sugli Optimist,103 sono gli stranieri in gara, 97 gli italiani. “Siamo in una città – spiega Pippo Dalla Vecchia, presidente del Circolo di Santa Lucia - nella quale i grandi eventi nascono tra grandi squilli di tromba, poi troppo spesso si esauriscono nel giro di uno o due anni. Ciò che mi rende orgoglioso, del Trofeo Campobasso è la sua continuità. Queste regate non solo resistono in ottima salute addirittura da quasi un ventennio, ma facciamo in modo che crescano regolarmente anno dopo anno”. In questa edizione le nazioni in gara sono state addirittura venti. Tutte le più forti d'Europa: Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Inghilterra, Lettonia, Norvegia. Volano verso Napoli anche Israele e Tunisia. Nessun altro evento sportivo cittadino
può vantare una partecipazione così ampia e di respiro così internazionale. “Dal punto di vista economico – continua Dalla Vecchia – metter su un appuntamento del genere è una gran fatica. Ma riusciamo a trovare chi crede in questo appuntamento di gennaio. Il Banco di Napoli, il Latte Berna, la Ferrarelle e la Metropolitana di Napoli ci sono vicini e consentono questo nostro autentico piccolo miracolo”. Si tratta in effetti di una esemplare occasione di ospitalità per Napoli. Il Circolo Savoia per tutti i tre giorni di regate prepara e distribuisce 250 colazioni al mattino, altrettanti sacchetti per una merenda da consumare in mare durante la gara e infine il pranzo per tutti. Agli stranieri viene offerta anche piena copertura per l’alloggio. Ai 200 velisti, del resto, si aggiunge l’intero seguito di genitori, allenatori, dirigenti.
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“Vogliamo che queste regate, nate in memoria di quel grande campione e amico che fu Marcello Campobasso, siano spettacolari. ma vogliamo soprattutto che ciascuno venga in questa città costruendosi un'idea di Napoli migliore di quella che aveva prima di metterci piede. E’ sempre e soprattutto questo il senso del nostro sforzo”. Il Circolo Savoia quest’anno ha messo a disposizione dei velisti anche le imbarcazioni: tutte nuove di zecca. Ha contattato circoli e cantieri in tutta Italia, e s'è procurato 93 Optimist coi quali gareggeranno gli iscritti che giungono da più lontano e perciò giunti privi di barca. La velista donna che alla fine si è classificata prima (Carlotta Omari della S.V. Barcola e Grignano) ha vinto una targa d'argento, in memoria di Irene Campobasso, moglie di Marcello recentemente scomparsa.
RARI NANTES
Pallanuoto, via alla serie B Roberta Caputo e Benedetta Barbiero dominano l’Europa nel 4.20. Entrambe provenienti dal Circolo Savoia, il prestigioso sodalizio di Santa Lucia, Caputo-Barbiero hanno appena intascato la vittoria in una delle manifestazioni più importanti del panorama continentale: l’Imperia Winter regata 2009, conquistando ben 24 punti in un totale di 7 prove. Nel mare di Imperia erano ben dieci le nazioni in
CIRCOLO CANOTTIERI Record mondiale per la Pirozzi E’ tornata a casa dalle Gymnasiadi di Doha con un bilancio davvero ottimo Stefania Pirozzi, la nuotatrice sannita che ha rappresentato l’Italia nella rassegna giovanile in Qatar, una sorta di piccola Olimpiade per gli atleti di 15 e 16 anni. La campionessa di Apollosa ha conquistato una delle cinque medaglie d’oro portate a casa dalla nazionale azzurra, quella dei 400 misti. Una gara straordinaria per la Pirozzi, che dopo aver ottenuto il secondo miglior tempo nelle batterie del mattino, con 4’52’’35, si è scatenata nella finale del pomeriggio. Come al solito l’atleta tesserata per la Canottieri Napoli è partita prudente per poi piazzare il suo strepitoso
gara, ma alla fine l’ha spuntata l’equipaggio partenopeo. “Erano due piccole campioncino sin dai tempi in cui gareggiavano nell’optimist - dice Pippo Dalla Vecchia, presidente del Circolo Savoia - hanno talento e carattere. Nella vela è decisivo essere veloci, ma non basta. Loro hanno tutti gli ingredienti per esprimersi ad altissimi livelli. Napoli ed il nostro Circolo hanno tirato fuori le ennesime campioncine”. Caputo-Barbiero, prima di chiudere l’attività del 2009, hanno fatto passerella proprio al Circolo Savoia per le Regate di Natale.
rush finale nella seconda parte della gara. Basta pensare che ai 200 metri, a metà gara, Stefania era transitata addirittura al quarto posto, a 3’’ dalla prima. Ma nelle frazioni a rana e a stile libero non c’è stata più storia, la Pirozzi ha recuperato una per una le sue avversarie. Terza ai 300 metri, seconda ai 350, la sannita ha poi staccato anche la russa Andreeva nell’ultima vasca, andando a toccare in 4’45’’26, nuovo record italiano juniores e record della manifestazione. Insomma l’ennesimo record per la campionessa di Apollosa, che quest’anno a più riprese ha migliorato i primati italiani di categoria, dimostrandosi di gran lunga la migliore in assoluto sui 400 misti, dove peraltro ha vinto i titoli italiani juniores sia in vasca lunga che in vasca corta, e dove è salita sul po-
La piscina di proprietà del comune sarà gestita dal Circolo Posillipo, come ha confermato il presidente dello storico circolo rossoverde, Bruno Caiazzo nel corso della presentazione alla quale ha partecipato anche il presidente del comitato campano di nuoto Trapanese e l’assessore allo sport del comune di Napoli Alfredo Ponticelli.
dio anche ai campionati italiani assoluti. “La Pirozzi – dice Lello Avagnano responsabile tecnico del sezione nuoto del Circolo Canottieri Napoli – si conferma ai vertici internazionali imponendosi con un tempo di assoluto valore. Del resto, già questa estate a Praga ai campionati europei, aveva conquistato la medaglia d’argento”.
I lavori sono costati trecentomila euro e permettono alla città di recuperare una struttura importante, soprattutto per i giovani. Nei prossimi mesi verranno ultimati anche i lavori alla Piscina Scandone di Via Giochi del Mediterraneo. Un altro passo importante per dare ai giovani luoghi dove praticare sport che in questa città sono sempre meno.
CIRCOLO POSILLIPO Riapre la piscina della Carlo Poerio Per la piscina della scuola Carlo Poerio i giovani nuotatori hanno dovuto attendere tre lunghi mesi di lavoro per la ristrutturazione, ma finalmente è pronta.
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Formazione
a cura dell’Avv. Tommaso Mandato Presidente Sport Form
na delle figure professionale che nel tempo è divenuta fondamentale ed insostituibile per il mondo dello sport è senza dubbio quella del medico-sportivo. Che ha un ruolo determinante sia per tutti coloro che praticano lo sport in maniera amatoriale o dilettantistico e sia per coloro che svolgono attività professionistica. Innanzitutto accentriamo la nostra attenzione, sommariamente, proprio su quest’ultimo aspetto relativo al mondo sportivo professionistico: il medico sportivo, in generale, ha il compito di seguire gli atleti dall’inizio alla fine del loro impegno agonistico, curandone l’aspetto fisico e muscolare, la dieta e l’alimentazione, i tempi di riposo prima e dopo le gare, e così via. Quasi sempre, oramai, nell’ambito dello sport professionistico contemporaneo, il medico sportivo svolge la sua attività all’interno della società per la quale lavora, in stretto contatto ed in collaborazione totale con tutti gli altri professionisti della società stessa, dall’allenatore ai singoli istruttori, dal preparatore fisico allo psicologo. Le competenze di un bravo medico sportivo sono molto complesse e si riferiscono a diversi ambiti e livelli disciplinari: deve avere competenze scientifiche e tecniche, che richiedono la perfetta conoscenza del corpo umano, delle cause, dei sintomi e degli strumenti terapeutici. Deve inoltre instaurare a tutti i costi un
Il Medico Sportivo, una professione tradizionale nello sport moderno
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rapporto di totale fiducia nei confronti dell’atleta e comunicare con lui in modo diretto e chiaro. Il medico sportivo possiede tutte le ampie e specialistiche conoscenze mediche che derivano dal possesso della laurea in Medicina e chirurgia oltre al diploma di specializzazione in Medicina dello sport ottenuto frequentando un corso della durata di 4 anni. La “formazione di base" del medico non è sufficiente ma è necessario integrarla con un'ampia e approfondita cognizione dei vari sistemi e apparati che compongo-
no il corpo umano. Inoltre è fondamentale approfondire un altro aspetto specialistico riguardante la diagnostica, da effettuarsi con l'utilizzo delle più moderne tecnologie. E' richiesta la conoscenza delle più moderne apparecchiature e strumentazioni da utilizzare. Nello stesso tempo, un buon medico sportivo deve essere a conoscenza delle tecniche di allenamento e di gioco degli atleti che segue, cognizione indispensabile al fine di abbinare attività di prevenzione e, quando necessario, quelle terapeutiche e riabilitative.
Il ruolo dello specialista in Medicina dello Sport nell’ambito amatoriale e dilettantistico è parimenti basilare, in particolare per l'effettuazione delle visite per l'idoneità all'attività sportiva o per fornire consulenze su tutte le problematiche diffusissime in questo settore dello Sport (valutazione funzionale, traumatologia, riabilitazione post-infortunio, alimentazione ecc.). In età evolutiva, il medico sportivo può sottoporre a visita soggetti per controllarne la struttura anatomica (colonna, ginocchio, piede ecc.), l'accrescimento (fornendo una previsione dello stesso utilizzando apposite formule e parametri), il rapporto statura/peso (intervenendo in caso di eccesso ponderale con idonei consigli) e quindi indicare quale sia l'attività sportiva più idonea. Ed infine, con la diffusione sempre maggiore della pratica sportiva in tutte le età, lo Specialista in Medicina dello Sport diventa importante nella prevenzione di patologie che possono essere causate da un'attività fisica non idonea e sicuramente il soggetto più a rischio è il sedentario che inizia l'attività sportiva per la prima volta o la riprende dopo un più o meno lungo periodo di inattività: chi va in palestra o fa jogging dovrebbe essere sottoposto ad un controllo medico idoneo ad evidenziare situazioni di rischio (artrosi, ipertensione ecc.), che in caso di eccessivo impegno potrebbero addirittura essere nocivi alla salute...
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Fitness
di Fabio Ingargiola Personal Trainer fabioingargiola@yahoo.it
In forma dopo le feste opo gli eccessi alimentari di Natale e Capodanno per molti è giunto il momento di tirare le somme. Chi ha ceduto alle tentazioni, senza preoccuparsi troppo delle calorie “ingurgitate'', dovrà fare i conti con qualche chilo in più. Ma non disperiamo! Ci vuole poco per tornare in forma: basta seguire semplici regole alimentari e fare una giusta attività aerobica. Un'ottima alternativa alla corsa continua lenta, per smaltire i grassi in eccesso, è la corsa intermittente. Si tratta semplicemente di una modalità di allenamento aerobico che prevede dei periodi ben definiti di corsa e camminata.
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sivamente. La frequenza cardiaca aumenta durante la corsa e si abbassa di poco durante la breve fase di camminata. L’acido lattico prodotto con la corsa viene smaltito significativamente durante la camminata, permettendo ai muscoli delle gambe di recuperare: in pratica le gambe recuperano, mentre i battiti cardiaci sono sempre dentro una soglia allenante. E vi ricordo (come ripeto spesso alle mie allieve) che l’eccesso di acido lattico predispone alla formazione della cellulite. Durante la corsa intermittente, inoltre, vengono stimolate le fibre muscolari veloci, quelle per intenderci che danno un aspetto tonico e asciutto al muscolo.
Come fare
Un'ottimo modo per smaltire i grassi in eccesso è la corsa intermittente: basta correre da un minimo di 10 ad un massimo di 30 minuti, alternando trenta secondi di corsa veloce a trenta secondi di camminata sostenuta.
Perchè
1
Non digiunare o saltare i pasti
Saltare i pasti rallenta il metabolismo, digiunare intacca la tua massa magra: perdi peso, ma non grasso,con conseguenze estetche disastrose, e danni per la tua salute.
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Aggiungi uno spuntino la mattina e uno nel pomeriggio ai 3 pasti principali
Gli spuntini regolarizzano l’assunzione di cibo, evitano attacchi di fame e tengono attivo il metabolismo.
3
Mangia con calma, seduto e mastica lentamente
Perche occorrono almeno 20 minuti prima che il cervello percepisca il senso di sazieta’:mangiando piano mangi meno e faciliti la digestione.
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Bevi almeno 2 litri di acqua al giorno
Per bilanciare le perdite fisiologiche giornaliere (sudore, urina, ecc.) e permettere agli organi vitali un ottimale svolgimento delle loro funzioni
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Non mangiare dolci dopo cena
Come si svolge L’allenamento dura poco, è semplice e da ottimi risultati. Basta correre da un minimo di 10 ad un massimo di 30 minuti, alternando trenta secondi di corsa a trenta secondi di camminata. La fase di corsa deve essere svolta ad una andatura elevata. Non uno scatto vero e proprio ma sicuramente un'andatura vivace. Anche la camminata sarà sostenuta.
6
Non esagerare con bibite gassate e zuccherate
Perchè contengono zucchero ed hanno perciò tante calorie pur essendo povere di valore nutritivo.L’organismo non ne percepisce l’apporto energetico, non ci si sente sazi e si introducono perciò molte calorie in più che non bevendo acqua.
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Non fare diete monotematiche (ad es. la dieta del minestrone, cappucino… ecc.)
Perchè rischi la tua salute senza ottenere risultati reali: una restrizione calorica severa e senza logica abbassa il metabolismo e aumenta la capacità del corpo di assorbire i nutrienti presenti negli alimenti. Quindi anche un piccolo “sgarro alimentare" verrà immagazzinato dal corpo sotto forma di adipe.
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Mangia almeno 4 porzioni di frutta (di stagione) e verdura al giorno
Per assicurarti il giusto apporto di vitamine, sali minerali e fibre. Per depurare l’organismo e prevenire malattie (tumori)
Perché è efficace Perche la qualità del lavoro muscolare migliora (corriamo più veloci!) e le gambe non si affaticano ecces-
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Non esagerare con gli alcolici ed evita i superalcolici
Stesso discorso del punto 6, in più l’alcool e ricco di calorie e povero di principi nutritivi(1gr=7kcal). Attenzione dunque al vino e ai cosidetti “digestivi” (che NON fanno digerire) dopo cena.
Limita al minimo condimenti elaborati, salse, fritti, fast food, merendine e insaccati
Perchè sono ricchi di grassi saturi e idrogenati, conservanti e coloranti. Tante calorie e poche propietà nutritive, tanto colesterolo: cibo spazzatura.
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Non conta solo cosa mangi, ma anche quando lo mangi: al termine della giornata l’attività metabolica é ridotta al minimo e pertanto le calorie introdotte vengono trasformate soprattutto in grasso di deposito.
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Psicologia
di Andrea Ceccarelli Psicologo dello sport, Psicoterapeuta, Gruppoanalista
Il “Training Autogeno” nello sport: saper scendere in profondità per “conoscere” le proprie risorse interne l 1932 è l’anno della nascita ufficiale del training autogeno che è stato presentato attraverso la pubblicazione dell’opera fondante “Das autogene training”, in cui sono raccolti i risultati di molti anni di studi condotti dal suo iniziatore, ricerche che risentono delle esperienze di quest’ultimo nel campo dell’ipnosi e della psicoanalisi. “Training” vuol dire “allenamento”, “autos” vuol dire “da se” e “genos” significa “che si genera”, perciò l’etimologia della denominazione della tecnica permette di spiegare meglio i suoi obiettivi, tutti volti a rendere la persona che si sottopone a tale pratica in grado di produrre da se un allenamento al rilassamento, al cambiamento psicologico e al controllo di alcuni stati fisici, attraverso una crescente capacità autonoma di “autosuggestione” che inizialmente viene guidata e insegnata da un esperto. L’allenamento o training agli esercizi di T.A. consente, dopo la prima fase di addestramento,
I
di raggiungere la capacità di ottenere dei benefici psicofisici immediati grazie alla ripetizione di “formule autogene” e l’effetto a lungo termine di cambiamento dei processi psicofisici negativi che possono essere all’origine di molti disturbi psicosomatici. Questa tecnica quindi è uno strumento di cambiamento che opera a tre livelli: 1 - A livello fisiologico, favorendo un riequilibrio del Sistema Nervoso Vegetativo e del Sistema Endocrino, entrambi strettamente connessi ai vissuti emotivi; 2 - A livello fisico, migliorando lo stato di benessere e di salute generale; 3 - A livello psicologico, aiutando a ristrutturare le proprie reazioni negative e migliorando alcuni vissuti psicologici. Attraverso il training autogeno si crea un crescente equilibrio psicofisico, soprattutto su quelle funzioni psicosomatiche (es. emozioni, stati somatici legati alla contrazione di muscoli involontari) che sono mediate dal cosiddetto Sistema Nervoso Au-
Attraverso il “training autogeno” si crea un crescente equilibrio psicofisico, soprattutto su quelle funzioni psicosomatiche che sono mediate dal Sistema Nervoso Autonomo.
tonomo. Gli esercizi infatti tendono a mettere a riposo quella parte di tale struttura che garantisce l’attivazione psicofisiologica e diminuiscono quegli eccessi di alcuni ormoni, come l’adrenalina, che si riversano nel sangue in condizioni di stress. Allo stesso modo l’allenamento autogeno permette di passare gradualmente ad una maggiore consapevolezza (e una conseguente possibilità di controllo) delle attività muscolari involontarie (es. respirazione), liberandole sempre di più del controllo volontario negativo che costringe a stati di stress alcuni muscoli volontari. Il carico di tensioni fisiche e psicologiche accumulate viene scaricato attraverso le cosiddette “scariche autogene” , ossia quei fenomeni transitori di origine psicologica o somatica che tendono a manifestarsi in modo decrescente fino a sparire completamente nel corso dell’allenamento autogeno e che sono connesse alla possibilità del T.A. di liberare e decongestionare le aree cerebrali sovraccaricate dallo stress.
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NEWS News
Panini: in edicola la collezione Calciatori 2009-10 Con le figurine in edizione limitata autografate dai grandi campioni di Enrico Morucci
uscita in edicola “Calciatori 2009-10”, la 49esima edizione della mitica collezione di figurine Panini dedicata ai protagonisti del Campionato di calcio italiano. La collezione comprende 734 figurine adesive, di cui 678 in carta e 56 speciali glitterate, sui giocatori di serie A e B, I e II divisione di Lega Pro, serie D e Serie A femminile. Queste figurine potranno essere raccolte in un album di 128 pagine. Questa nuova collezione contiene una grande
È
sorpresa: le figurine della sezione “Calcio d’autore” (le immagini di 12 grandi campioni – da Buffon a Gattuso, da Di Natale a Gilardino fino a Totti) saranno disponibili, oltre che in versione standard, anche in edizione limitata, firmate in originale dai singoli giocatori. Queste figurine autografate sono solamente 50 per ciascuno dei 12 calciatori e sono state distribuite casualmente all’interno delle bustine. Saranno vere rarità per i collezionisti: in totale, solo 600 figurine sulle centinaia di milioni
Premio giornalistico a Paolo Cecinelli ll’Osteria dell’Angelo, dall’ex tallonatore della Rugby Roma Angelino Croce è stato festeggiato Paolo Cecinelli, capo redattore di LA7 Sport in seguito all’assegnazione del premio giornalistico intitolato a Pierluigi Fadda. Il riconoscimento è stato consegnato dal C.I.A.R. (Club Italia Amatori Rugby), comitato preposto a conservare le tradizioni del rugby italiano, un istituto fondato dall'indimenticato Avv. Mario Mazzuca cui oggi è intitolata la piazza antistante allo stadio Flaminio, sede degli in-
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contri del Sei Nazioni. Nel 1977 la prima edizione dell’ambito premio giornalistico vinta dal grande Paolo Rosi, storico narratore del rugby televisivo. I primi passi nel mondo dei media, Paolo Cecinelli li ha fatti proprio all’ombra di Paolo Rosi quando durante le telecronache del Torneo delle Cinque Nazioni teneva il conteggio delle mischie e delle touche, come usavano fare in quel tempo i francesi. Pierluigi Fadda, cui è dedicato da qualche anno il premio del Ciar, ha iniziato alla carriera giornalistica Paolo Cecinelli presentandolo ad Indro Montanelli.
stampate quest’anno per la collezione “Calciatori 2009-10”. I fortunati che le troveranno, potranno certificarne l’autenticità e registrarle - indicando anche dove le hanno trovate - tramite l’apposito codice univoco stampato sul retro di ognuna, nel sito www.calciatoripanini.it. Naturalmente, nelle bustine sono presenti anche le stesse figurine non autografate, stampate in ugual numero a tutte le altre figurine della collezione, per completare l’apposita sezione dell’album.