SPORTCLUB NOVEMBRE 2009

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novembre 2009

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Cose dell’altro mondo Da ogni parte del pianeta arrivano a sfidare gli Azzurri


© 2009 King Features Syndicate, Inc. TM Hearst Holdings, Inc.

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Sommario

sommario novembre 2009 Editoriale

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Comitato promotore Roma 2020

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Ricordi Elsner, una vita per la gente 8 Focus Finanziare e programmare 10 Formazione Il capitano del diporto nautico 12 Diritto e rovescio

Sport Club Anno VII - n. 53 - Novembre 2009 Reg. trib. di Roma n. 591/2004 del 30-12-2004

13 Cultura sportiva Spettacolare, travolgente, incredibile 14 Focus Un caso di rugby 16 Rugby All Blacks 18 Cover Siamo pronti per gli extraterrestri 24 Baseball That’s baseball!

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32 Sport&finanza 36 Sfide The Italian Dream 40 Taekwondo Due azzurri d’argento 44 Fiamme Gialle Le Fiamme Gialle a Skipass 2009 48 Sport estremi Febbraio 2010 The Big Nail 52 Politica sportiva Il rapporto tra lo sport e la politica 54 Etica sportiva Arriva Eticamp 58 Tiro a volo Tra scienza e innovazione 60 Squash Con l’occhio del tecnico 62 Pallanuoto La pallanuoto nella capitale 64 Calcio Eccellere anche nel calcio 66 Basket 80 anni e non sentirli 68 Golf 74 Roma Tuttincircolo 82 Napoli Tuttincircolo 86 Fitness 88 Sport style

via Morlupo, 51 ß 00191 Roma tel. 06 97600342 fax 06 97277879 www.sportclubmagazine.it info@sportclubmagazine.it Direttore editoriale Luigi Capasso

La sponsorizzazione e la sua tutela

28 Olimpiadi Taiwan colorata d’azzurro

Sport Club Editori srl

Direttore responsabile Luigi Capasso l.capasso@sportclubmagazine.it Editorialisti Piero Marrazzo, Paolo Cecinelli, Franco Chimenti, Pino Capua, Alessandro Cochi, Paolo Del Bene, Daniele Popolizio, Tommaso Mandato

www.sportclubmagazine.it

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Hanno collaborato a questo numero Matteo Cirelli, Fabio Onnis, Carlo Stigliano, Silvia Pittelli, Gianluca Scarlata, Marco Trozzi, Alessandro Morucci, Enrico Morucci, Roberto Cundari, Andrea Tranquilli, Anna Tina Mirra, Alexia Amaricci, Andrea Cecinelli, Daniela Perrone, Gianni Boninsegna, Pietro Malato, Luigia Latteri, Andrea Friedrich, Mattia Morandi

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Golf Simone Selli Motori Matteo Cirelli Sport&Finanza Marcel Vulpis Rugby Andrea Cimbrico

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Presidente Onorario Giuseppe Capelli Consiglio di amministrazione Sport Club Editori Luigi Capasso, Giuseppe Capelli e Donatella Fedeli Progetto grafico e Impaginazione Adversign s.r.l. grafica@sportclubmagazine.it Pubblicità Adversign s.r.l. Davide Campanella Via Morlupo, 51 - 00191 Roma tel. 06 97600342 cell. 335 7574074

d.campanella@sportclubmagazine.it Redazione Napoli Sportform - Centro Direzionale Is. B/3 - Napoli tel. 081 19562785 - fax 081 19562657 info@sportform.it Fotografie Grazia Neri Stampa Plus Group s.r.l. - Roma Finito di stampare nel mese di ottobre 2009

Salvo accordi scritti o contratti di cessione di copyright, la collaborazione a questo periodico è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali giunti in redazione. È vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari realizzati dalla Editrice Capasso s.r.l.

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Sport Club è anche su


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Editoriale

di Luigi Capasso

Comitato Promotore Roma 2020. Vogliamo le Primarie. Paghiamo noi tiamo entrando nel settimo anno di vita della nostra rivista. 53 numeri, tanti speciali. Milioni di copie distribuite gratuitamente. Migliaia di pagine scritte con passione ed amore verso lo sport. Il sottoscritto, editore e direttore responsabile, mai una riga, mai un articolo a testimoniare che se non hai niente di importante da dire e sempre giusto stare in silenzio e dare spazio a chi ha più argomenti di te: la parola è un’arma da usare in modo giusto, può essere sciabola ma può essere fioretto. Destra o sinistra, neri o rossi, bianco latte o neri carbone, giallorossi o biancocelesti, per SPORT CLUB l’importante è che si promuova lo sport quello “giusto”, quello “buono”, fatto di cultura ed etica, fatto di valori che siano strumento di insegnamento per i nostri ragazzi. E non a caso diamo spazio a tutte quelle discipline sportive che molte volte lavorano sotto traccia e non sotto i riflettori sparati dei grandi mass media. Poi arriva il 2 ottobre e da Copenhagen si comincia a bisbigliare su una possibile candidatura di Roma per le Olimpiadi 2020.

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Il sussurro diventa urlo. E via i soliti nomi, le solite persone, i soliti proclami. Seguiamo le linee guida del presidente CONI Gianni Petrucci che

correttamente ha stilato in fretta e furia un decalogo per scegliere con serenità la città giusta per un possibile successo. Noi di SPORT CLUB scendiamo

in campo ufficialmente, chiediamo a gran voce che ci diano la possibilità di organizzare delle Primarie d’opinione per scegliere gli uomini e le donne giuste che possano intraprendere questa avventura verso un sogno a cinque cerchi. Vogliamo che gli sportivi comuni, praticanti e non, diano il loro contributo a scegliere il Comitato Promotore. Vogliamo andare nei circoli, nelle palestre, nei campetti ad ascoltare il giudizio ed il consiglio dello sportivo qualunque che dando il suo voto possa essere finalmente partecipe di un grande evento. Organizziamo e paghiamo noi. Non c’è problema. Vogliamo che questa avventura olimpica nasca sotto il segno della trasparenza, della limpidezza, del rispetto per chi mette tanto amore e non viene mai considerato. Ascoltiamo la gente della Capitale che, comunque, dovrà essere protagonista di questa avventura olimpica. E poi Milano, Venezia, Palermo, Bari: quante città si sono candidate, ma come musicava Giacomo Puccini …TU NON VEDRAI NESSUNA COSA AL MONDO MAGGIOR DI ROMA…

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Ricordi

di Alessandro Cochi Delegato allo Sport del Comune di Roma

Elsner, una vita per la gente on la morte di Gianni Elsner abbiamo perso un “faro”. E questo non è solo un modo di dire, che spesso si usa per ricordare che se ne va. Con Gianni scompare davvero un “faro”, un punto di riferimento, non per una ma per diverse buone ragioni. Da ragazzi che hanno fatto dell’impegno politico uno stile di vita, spesso da lui abbiamo tratto l’ispirazione e certamente la consapevolezza che bisogna sempre rispettare il patto che si stringe con la comunità cittadina, sempre. Perché la politica è prima di tutto rappresentanza, partecipazione e rispetto. Per questo non possiamo ricordare quando Gianni Elsner fu eletto in parlamento e il suo mandato si risolse immediatamente nell'impegno a favore di qualcuno. Non si può interpretare diversamente la circostanza più unica che rara di un parlamentare che destinò per intero il suo stipendio in quel periodo alla casa di riposo per artisti di Bologna. Una lezione, appresa via radio come tante altre, che Gianni Elsner impartì con classe, professionalità e semplicità. Anche attraverso il suo impegno radiofonico e le sue trasmissioni abbiamo compreso che il servizio ai cittadini è l'unica ragione vera di essenza di un politico che altrimenti si annoda intorno a se stesso e non ha motivo di essere. “Politica”, per come la intendeva Gianni, voleva dire battaglia sociale, battaglia per mi-

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Gianni Elsner tra i tifosi della Lazio

“Politica”, per come la intendeva Gianni, voleva dire battaglia sociale, battaglia per migliorare le condizioni di vita di tanta gente nel mondo e in modo particolare di quella dei bambini. gliorare le condizioni di vita di tanta gente nel mondo e in modo particolare di quella dei bambini. Da qui le adozioni a distanza, ben 3000 e la costruzione di una scuola in Paraguay: sono entrambe perle di un impegno totale e fatto di amore e solidarietà. Un anchorman, come si dice oggi, solido e battagliero, politico nel senso più autentico del termine. O forse un politico sempre, anche al di là dei mandati, con innato il concetto di polis (città), da trasmettere e radicare. Ma faremmo forse un'ingiu-

stizia se parlassimo di Elsner solo come anchorman, politico, uomo impegnato in questa e quella battaglia di sensibilizzazione. Gianni, seppur non romano di nascita, era un innamorato della nostra città della quale divenne “ambasciatore”. Ma soprattutto era innamorato della Lazio e a ben vedere è stato uno di quegli intrattenitori radiofonici (guai a definirlo giornalista) che ha insegnato ad amare ancor di più la Lazio, a costruirle e a restituirle (quando è stato necessario) una dignità e un ran-

go di primissimo. Sociale che si fonde allo sport e l'impegno vero di Gianni che ha pure insegnato a molti ragazzi di oggi un mestiere che praticamente non esisteva prima, quello di speaker radiofonico. Ci ha regalato la “radio parlata”, che prima di lui praticamente non esisteva né a Roma né in Italia. Tante volte lo abbiamo sentito duro e quasi sprezzante al telefono con qualche radioascoltatore, ma abbiamo sempre compreso che era una durezza necessaria per incanalare nel giusto verso un ragionamento. Gianni era un buono e anche per questo non tollerava cattiva fede e scarsa civiltà. Sarà sempre nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerlo e nel ricordo di chi lo ha sempre ascoltato e che lo ha considerato di famiglia.


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Focus

di Piero Marrazzo Presidente della Regione Lazio

Finanziare e programmare. Impianti a Misura di Sport a Regione Lazio, in questi ultimi anni, è stata palcoscenico di importanti eventi sportivi internazionali, ne sono esempio il recente Mondiale di nuoto e la finale del Mondiale di Baseball. Per poter continuare ad esser candidati forti e credibili per eventi di questa portata, bisogna dotare il territorio di strutture sportive e infrastrutture. Luoghi di sport all’altezza degli standard internazionali in cui ospitare e contemporaneamente investire sul sostegno e sulla diffusione della pratica sportiva per tutti, che ritengo sempre un importante indice del grado di benessere di un territorio. Questo vuole essere l’obiettivo finale del progetto “Impianti a misura di sport”, promosso dall’Agenzia Regionale per lo Sport (Agensport), in collaborazione con il CONI Regionale Lazio e la CONI Servizi, progetto al quale sia io che l’Assessore Giulia Rodano teniamo particolarmente. Questo progetto è supportato anche dal Presidente del Coni Nazionale, che a luglio scorso ha firmato con l’Agensport un protocollo d’intesa che prevede un’ampia collaborazione tra le nostre istituzioni. Il progetto prevede l’utilizzo di una piattaforma informatica, predisposta dalla CONI Servizi, che consenta di moni-

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torare costantemente ed aggiornare le informazioni relative agli impianti sportivi e alla loro fruibilità. L’obiettivo di “Impianti a Misura di Sport” è quello di dare alle amministrazioni locali uno strumento di pianificazione del servizio sportivo nel territorio del Lazio. Si vogliono poi rendere accessibili e di facile lettura le informazioni contenute nel database ai cittadini, attraverso i portali delle diverse amministrazioni, in modo da fornire loro un eccellente servizio. Il sistema renderà possibile l’aggiornamento del dato in modo costante, massimizzando il ruolo ed il contributo degli enti locali, attraverso un mo-

dello di censimento de-localizzato, fornendo un servizio al cittadino sui luoghi dove praticare l’attività sportiva. Un’importante novità, rispetto ai precedenti censimenti, sarà la georeferenziazione degli impianti che, correlata agli indici di pressione demografica, consentirà una serie di analisi di geomarketing. Il rapporto tra domanda e offerta di sport nelle diverse aree fornirà agli enti locali della Regione un quadro preciso per l’orientamento degli investimenti e un’analisi del servizio sportivo che gli impianti sono in grado di offrire. Il progetto coinvolgerà, oltre al Comune e alla Provincia

di Roma, le altre quattro Province: Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo. Il Lazio è stato scelto dal Comitato Olimpico Nazionale come regione pilota per lanciare questa piattaforma che verrà successivamente riproposta, dopo la fase di sperimentazione che ci vede coinvolti, in chiave nazionale. La Regione inoltre non intende solo programmare ma anche sostenere gli investimenti riguardanti l'impiantistica sportiva. Questa è la finalità della convenzione stipulata con l'Istituto per il Credito sportivo, il Coni e Banca Impresa Lazio. L'obiettivo è sostenere la costruzione di nuovi impianti o il recupero e la riattivazione di strutture già esistenti. Ma anche la realizzazione e riqualificazione degli impianti secondo criteri di sostenibilità ambientale e in particolare di risparmio energetico e utilizzo di fonti rinnovabili. L'accordo punta anche a sostenere gli interventi strutturali, relativi alle attività sportive e culturali svolte, dalle parrocchie, dagli istituti cattolici e dagli altri enti di culto riconosciuti dallo Stato. I grandi appuntamenti, e penso anche alle Olimpiadi, si preparano per tempo attraverso una collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti, innanzitutto il CONI, e con una politica sulle infrastrutture.



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Formazione

a cura dell’Avv. Tommaso Mandato Presidente Sport Form

nche se quando si parla di impresa sportiva, non è il primo riferimento che viene in mente come la scuola calcio o il circolo di tennis, ma quello del diporto nautico è senza dubbio un settore che rientra a pieno titolo nella definizione. La vela, infatti, è certamente uno sport, e di conseguenza le imprese che organizzano scuole, corsi e crociere per velisti e aspiranti tali, rientrano perfettamente nella definizione di impresa sportiva. Inoltre, quello del charter marino, è un fenomeno decisamente rilevante anche sotto il profilo economico: solo in Italia, infatti, il turismo sportivo nautico rappresenta un giro d'affari d'oltre 36 milioni di euro, secondo le stime del Censis nel Terzo Rapporto sull'Economia del Mare. Nel nostro paese questa peculiare forma di vacanza, che coniuga perfettamente turismo e sport, è letteralmente scoppiata negli ultimi anni. Complice anche una forse troppo disinvolta politica di incentivi statali, le imprese che si occupano di charter nautico sono spuntate come i funghi in autunno, e forse proprio per questo hanno attirato l'attenzione del legislatore, che ha deciso di regolamentare in maniera chiara e definitiva una materia in cui s'accavallavano codici e leggi diverse, con l'ingombrante presenza del vecchio Codice della Navigazione. Così, il 15 Settembre 2005 è stato varato il nuovo Codice della Navigazione da Diporto e poi, fattesi evidenti alcune lacune in quel testo, è stato approntato il Decreto 29 luglio 2008, n.

Il Capitano del diporto nautico: nuova figura del charter a vela...

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Cino Ricci, skipper per antonomasia

146, Regolamento di attuazione dell'articolo 65 del decreto legislativo 18 luglio 2005, n. 171. Particolarmente interessante in quest'ottica, a parere di chi scrive, è la regolamentazione della figura del comandante da diporto nautico, il cosiddetto skipper, ovvero lo sportivo professionista non agonista che accompagna in barca i clienti. Nel linguaggio marinaresco, lo skipper è il capitano di una piccola nave da cabotaggio (per cabotaggio si intende la navigazione marittima costiera con navi di piccole e me-

die dimensioni). Nel linguaggio sportivo è invece colui che dirige le manovre delle imbarcazioni a vela da regata. In un’accezione più ampia lo skipper è il conduttore di imbarcazioni da diporto a motore o a vela, con o senza motore ausiliario, adibite al noleggio per la navigazione nelle acque interne e nelle acque marittime senza limite di distanza dalla costa. Questo termine, la cui etimologia deriva dell'olandese schipper, sta ad indicare oramai in tutta Europa la figura del coman-

dante, tipicamente d'imbarcazioni a vela. Il comandante è, da un punto di vista giuridico, una figura non ben identificata, e confusa spesso con il conduttore. Ed è chiaro che, da un punto di vista di rapporto di lavoro in ambito sportivo, il comandante si configura come uno sportivo professionista non agonista, essendo il suo lavoro tipicamente quello d'un atleta velista impiegato in un ambito non competitivo. Quella del comandante è una figura che, per legge, deve essere obbligatoriamente presente, e quindi individuata, su ogni unità da diporto. Quella dello skipper è una professione affascinante che offre l’opportunità di vivere esperienze davvero interessanti. Ciò nondimeno è un lavoro molto duro: occorre avere la passione per il mare, amare la vita all’aria aperta, avere spirito di avventura, essere in grado di sopportare la fatica e sapersi adattare in qualunque situazione. È indispensabile conoscere bene almeno due lingue straniere (preferibilmente inglese e francese), avere una certa abilità manuale e saper cucinare. L’esercizio della professione di skipper è subordinato al possesso della patente nautica. Per il conseguimento della stessa è necessario frequentare con esito positivo i corsi organizzati dalle “scuole nautiche”, sparse su tutto il territorio nazionale. Successivamente, si può apprendere la necessaria competenza tecnica direttamente sul campo oppure frequentando i corsi di formazione per skipper organizzati dalle scuole di vela e nautica.


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Diritto e Rovescio

dell’Avv. Sabrina Rondinelli Specializzata in diritto dello sport Dottoranda di ricerca Fac.Giurisprudenza “La Sapienza”

La sponsorizzazione e la sua tutela l contratto di sponsorizzazione, è nel settore dello “Sport” che ha raggiunto la più ampia diffusione: ciò, in quanto sono proprio le manifestazioni sportive con il vasto pubblico che normalmente richiamano a costituire l’occasione più propizia per la divulgazione di un marchio, di un nome o, più in generale, dell’immagine aziendale. Le società sportive, infatti, per effetto della Legge 18 Novembre 1996, n. 586, hanno visto riconoscersi lo scopo lucrativo ed il diritto a spiegare la loro azione anche in aree diverse da quelle strettamente agonistiche (seppure connesse e strumentali ad esse), con conseguente possibilità di sfruttare economicamente tutte quelle attività che si sviluppano ai margini dell’attività sportiva. Esse potranno pertanto incrementare il proprio capitale, oltre che attraverso il consenso dietro corrispettivo alla ripresa televisiva degli incontri delle loro squadre ed il ricorso al merchandising, anche attraverso un più ampio e remunerativo ricorso alla sponsorizzazione dei singoli spettacoli prodotti. In Italia, i primi esempi di sponsorizzazione sportiva risalgono ai primi anni cinquanta, principalmente nel ciclismo: si trattava dell’abbinamento degli atleti con prodotti direttamente legati alla loro attività sportiva. Successivamente, negli anni

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sessanta, il fenomeno si è consolidato in maniera definitiva, grazie alla passione degli italiani nel calcio. Oggi la sponsorizzazione, in occasione di eventi sportivi, costituisce, per gli investitori pubblicitari, uno degli obiettivi più ambiti, oltre che remunerativi. L’attività di sponsorizzazione sportiva può assumere varie forme: oltre a quella ordinaria della sponsorizzazione di persone fisiche, le più comuni tra le quali sono costituite da: il c.d. abbinamento: l’associazione o la società sportiva si obbliga ad affiancare alla propria denominazione, quella dello sponsor ovvero un suo marchio. Talvolta, il nome dello sponsor si sostituisce a tutti gli effetti, a quello dello sponsorizzato. La sponsorizzazione di una manifestazione sportiva: la diffusione del messaggio pubblicitario avviene nell’ambito di una singola manifestazione, spesso intitolata allo sponsor. La scelta del contraente di un contratto tipico di sponsorizzazione della squadra nazionale non costituisce una fase della c.d. vita interna della Federazione italiana gioco calcio (FIGC), ma rappresenta il momento in cui questa, quale organo del Coni, disciplina interessi fondamentali, strettamente connessi con l’attività sportiva; pertanto, in tal caso, la suddetta Federazione è obbligata ad operare la scelta del contraente del menzionato contratto atipico di spon-

sorizzazione attraverso una procedura ad evidenza pubblica e nel rispetto delle disposizioni relative alla stipula dei contratti da parte dei soggetti pubblici. Le sponsorizzazioni sono contratti di durata, a titolo oneroso o a prestazioni corrispettive. I caratteri dello sponsor mutano in relazione al tipo di sponsorizzazione:questi può, infatti, essere una singola persona; ovvero essere costituito da un insieme di individui che svolgono un’attività comune; o ancora, da un ente pubblico o privato che gestisce o promuove una determinata attività o un determinato evento. Il fenomeno della sponsorizzazione ha importanti ricadute nella materia della giustizia sportiva, sotto il profilo della possibile legittimazione dello sponsor, a contestare provvedimenti che, comprimendo l’attività dello sponsee, possono pregiudicare, di riflesso, lo sponsor medesimo. Se la controversia non dovesse nascere tra lo sponsor e la Federazione sportiva che ha irrogato il provvedimento sanzionatorio, ma dovesse interessare le stesse parti contrattuali, si verrebbe a profilare una responsabilità contrattuale . Secondo dottrina e giurisprudenza prevalenti, sarebbe, in tal caso, consentita allo sponsor un’azione diretta contro l’atleta o la squadra sponsorizzata avanti al giudice ordinario: cioè la risoluzione del contratto e la conseguente richie-

sta di risarcimento dei danni ex art 1453 c.c. È ciò che accade, ad esempio, allorchè lo sponsee violi i doveri di buona fede e correttezza, provocando una grave alterazione dell’assetto contrattuale, tale da renderne legittima la risoluzione. In questa ipotesi la giurisprudenza riconosce allo sponsor una tutela inibitoria, mediante i provvedimenti d’urgenza di cui all’art.700 c.p.c, contro dichiarazioni rese allo sponsee lesive dell’immagine dello sponsor stesso. Pur tuttavia si riconosce allo sponsor una serie di altri diritti: da quello di vedere il proprio nome unito all’associazione sportiva, al diritto di apporre il nome o il marchio sulle divise sportive, nonché il diritto a pregiarsi della qualifica di sponsor e di essere considerato tale. In quest’ultima ipotesi può essere leso, sia sotto il profilo contrattuale che extracontrattuale. Infatti, da un lato lo sponsee può violare l’obbligazione contrattuale assunta, attraverso un comportamento tipico, come nel caso di omesso abbinamento del nome e del marchio dello sponsor al nome della squadra; dall’altro, la lesione può avvenire anche ad opera di un terzo, mediante un comportamento atipico, quale la negoziazione della qualifica dello sponsor: è l’ipotesi della menzione di una squadra sportiva, non accompagnata dall’indicazione del nome o del marchio dello sponsor.


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Cultura sportiva

Travolgente

di Paolo Del Bene Docente del Corso di Laurea di Scienze Motorie Università Tor Vergata

spettacolare

incredibile osì ha commentato Carlos Osorio, segretario generale della candidatura brasiliana alle Olimpiadi 2016. Perché le Olimpiadi arriveranno a Rio e il Brasile avrà l’occasione di ospitare quel particolare momento di ricchezza e prestigio. Le Olimpiadi sono un’occasione clamorosa per rilanciare l’economia e questo lo sanno tutti, uno per tutti il presidente degli Stati Uniti Obama, che per la sua Chicago si era esposto in prima persona. Aveva fiutato velocemente un’occasione per risollevare la città, che insieme al paese vive in pieno la crisi economica, ma la sua occasione è sfumata proprio al primo turno. Oltre a Chicago sono state eliminate Tokio e Madrid e così anche il Sud America avrà le sue prime Olimpiadi. Quest’evento all’Italia è tutt’altro che indifferente, perché è noto che le olimpiadi non vengono mai assegnate due volte nello stesso continente, quindi per il 2020 ci sono concrete possibilità che i Giochi Olimpici possano atterrare a Roma. La capitale si è già mobilitata e il sindaco sa che una città per meritarsi le Olimpiadi deve mettere in campo progetti e idee, presentarsi coesa e fare gioco di squadra. Le parole di Alemanno sono chiare: “Per raggiungere l’obiettivo l’importante è essere compatti, presentare una città e un paese unito”.

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le Olimpiadi di Roma ‘60

Anche Giovanni Malagò, presidente del comitato organizzatore dei Mondiali di nuoto di Roma 09, dice la sua:” L'ipotesi e la realizzazione anche della sola candidatura deve essere una gioia, e io sono completamente a disposizione. Roma e l'Italia hanno tutte le carte in regola per concretizzare questa candidatura. La città è il nostro punto di forza, è una delle città più belle del mondo e offre qualcosa di più e di diverso rispetto alle altre città. I problemi sono noti, e facilmente comprensibili. Ma se c'è una volontà unitaria i nostri elementi a favore battono qualsiasi considerazione negativa”. Roma ha già avuto da poco due responsabilità sportive interna-

zionali di notevole peso, la finale di Champions League e i mondali di Nuoto, e l’anno prossimo ospiterà i mondiali di Pallavolo. Insomma, la capitale nonostante tutto si sente pronta al passo successivo. Ma il passo è grande e molto importante, e i ritardi e gli scivoloni questa volta non sono ammessi. A Pechino 2008 gli atleti erano più di 10.000, i Paesi più di 200, i giornalisti più di 10.000. Numeri “mostruosi”, per non parlare della diffusione radiotelevisiva e sulla rete. Una tale presenza, più di due settimane di sport di altissimo livello su più impianti in contemporanea propongono un’organizzazione molto impe-

gnativa. La sicurezza e i trasporti, dal punto di vista del pubblico, sono una assoluta priorità. La sicurezza prevede un controllo che non può essere sparpagliato in una regione, ma che deve essere contenuto in una città, anche se questa è una metropoli grande come Roma, non paragonabile alle dimensioni enormi di Pechino. Insomma gli ostacoli sono tanti e sono alti, ma l’occasione è ghiotta e l’Italia ha le carte in regola per prenderla al volo. Farsi trovare impreparati vorrebbe dire dover aspettare ancora troppi anni per le Olimpiadi, e in questo momento sarebbe proprio un’amara perdita per il paese e per la città.

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Focus

Un caso di Rugby del prof. Daniele Popolizio Resp.le “Progetto Europeo sullo Sport”, Direttore Generale CENPIS

siamo al Rugby, uno sport relativamente nuovo nella cultura sportiva italiana. In occasione della imminente competizione voglio descrivere un caso che abbiamo affrontato in tempi recenti di un campione della nazionale inglese di rugby. “Un vero talento”, mi disse il suo allenatore quando me lo presentò in seguito ad un infortunio piuttosto serio ai legamenti del ginocchio dal quale l’atleta faticava a riprendersi dal punto di vista psicologico. Accade spesso per la verità che un infortunio serio costituisca un vero e proprio trauma, uno shock per l’atleta in base alla dinamica in cui è avvenuto e alla serietà dello stesso, o alla difficoltà nella fase di recupero. Mi vengono in mente, a proposito, Federica Pellegrini col malore di Genova (causato da un’asma poi diagnosticata) e Alberto Aquilani, di recente entrato a far parte del nostro programma di preparazione psicologica per atleti di èlite. Accade che in momenti particolari della vita, momenti in cui si è più esposti e fragili, il verificarsi di un’esperienza o di una serie di eventi contingenti negativi, possano fungere da “dispositivo di innesco” di una reazione a catena che spesso conduce l’individuo sull’orlo del baratro. Si tratta, come ci ricorda Aaron Beck (1984) noto a livello internazionale per i suoi studi sulla depressione, di esperienze che connotano una perdita importante per l’individuo, un vissuto di perdita che si allarga a macchia d’olio pervaden-

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do l’immagine che la persona ha di se stessa, del mondo e del suo futuro (la cosiddetta “triade cognitiva”). Questi avvenimenti possono essere ovvi e vistosi, come la perdita di una persona cara, o più sottili e sfuggenti, come una delusione dovuta allo squilibrio fra sforzo profuso e risultato finale (per esempio un insuccesso o una forte delusione). Il fatto è che a partire da questo “evento negativo” l’individuo attiva dei modelli cognitivi di perdita, cioè dei pensieri negativi precostituiti e immodificabili (poiché ritenuti assolutamente validi) che rinforzano sempre più il suo vissuto emotivo di sconfitta, disistima e sfiducia. Si viene così a creare un “circolo vizioso” in cui i vissuti provati agiscono a loro volta sui pensieri negativi fino a strutturare delle vere e proprie convinzioni. Queste ultime “orienteranno” l’individuo in una sorta di “visione tunnel”, per cui riesce a prendere in considerazione soltanto i lati negativi delle esperienze e mai quelli positivi o, addirittura, vedere il negativo là dove non c’è. É in questi momenti che i nostri meccanismi di difesa possono entrare in crisi, minacciando l’equilibrio personale. “Io sono uno sfortunato per natura”, così mi disse l’atleta nel nostro primo colloquio. Questa affermazione è indicativa del “sommerso” che sostiene uno stato depressivo, soltanto la punta dell’iceberg. Più in dettaglio, lo stress circostante funge da “attivatore” del nostro sistema nervoso e ormonale, scatenando intense reazioni chimiche e psicologiche nel

momento in cui l’individuo non è più in grado di fronteggiare le richieste ambientali (è scientificamente documentato un consistente innalzamento del livello di serotonina, un neurotrasmettitore che regola l’umore, in concomitanza di uno stato depresso). La resilienza coincide appunto con quella particolare abilità, in parte innata in parte da acquisire, di trarre insegnamenti utili da esperienze negative; è in altre parole la capacità di restare lucidi nei momenti difficili, senza confondere le esperienze attuali con quelle precedenti, utilizzando strategie efficaci e sempre nuove. E con i nostri metodi si può oggi addestrare. L’atleta iniziò il nostro programma e riconquistò la nazionale con un posto di titolare, disputando un ottimo Sei Nazioni. Ora, come ci dice E.H. Erikson, la crisi personale è una tappa necessaria per il passaggio da una fase all’altra del ciclo vitale di un individuo, e la sofferenza che l’accompagna è un ingrediente in-

dispensabile per la sua riuscita. A volte però si può verificare il blocco in una di queste fasi da cui si è incapaci di uscire, in cui ci areniamo a causa del verificarsi di quelle esperienze, che abbiamo visto essere capaci di scatenare delle reazioni a catena molto forti e alle quali attribuiamo significati del tutto personali. Le nostre reazioni sono dunque una modalità di risposta a queste frustrazioni, ad insuccessi per noi significativi. E se è vero che uno sport troppo esasperato nella ricerca della vittoria pone l’individuo sotto stress, avvicinandolo più al robot che all’essere umano, è altrettanto vero, come dimostrano i recenti dati scientifici, che è nello sport stesso che possiamo trovare gli elementi della cura e della terapia di taluni difficoltà emotive. Perché per esprimere il talento è fondamentale scoprirlo e addestrarlo nel tempo, anche da un punto di vista psicologico, rimuovendo tutte le nostre reazioni disfunzionali alla nostra performance.


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Rugby

di Paolo Cecinelli Caporedattore centrale La7 Sport

All Blacks Vengono in Europa ogni due anni, in Italia ogni cinque. Vivono esattamente dall’altra parte del mondo, nel senso che se fate un buco per terra e scavate in profondità sbucate proprio a casa loro. a Nuova Zelanda è la terra promessa del rugby. Tra i simboli di questo meraviglioso e pacifico paese c’è il Kiwi, che non è un frutto ma un uccello senza ali. Al Kiwi non serve volare. Quando all’alba del sesto giorno Dio creò la Terra, gli disse: “Rimani qui, non avrai mai bisogno di scappare. Questa sarà una terra pacifica”. Anche le origini del rugby in Nuova Zelanda sono particolari. Sembra, infatti, che la prima partita fu organizzata il 14 maggio del 1870 da un certo Charles John Munro in un giardino botanico. Munro era una brava persona e per non scontentare nessuno,

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in barba alle regole di gioco spedite con un vaporetto dall’Inghilterra, decise di schierare 18 giocatori per squadra anzichè 15. I neozelandesi sono rimasti così. Pacifici, coinvolgenti, soprattutto amici. Non si fanno problemi con nessuno, al massimo lo travolgono. Come fece Jonah Lomu a Mike Catt nella Coppa del Mondo del 1995. Se lo trovò di fronte, tra lui e la linea di meta, alzò le ginocchia e continuò a correre schiacciandolo come una noce. Spontanei e simpatici come Tana Umaga e suo cugino Ma’a Nonu che nel 2004 rimasero bloccati nel traffico di Roma, scesero dal pulmann e spostarono a braccia tre auto rimetten-

dole poi a posto. Ogni giocatore che ha vestito quella mitica maglia nera ha una storia tutta da raccontare. Dave Gallaher, il capitano della squadra che nel 1905 fece il primo tour in Europa e diede inizio alla nomea di “Imbattibili”. Gallaher, nonostante fosse un “avanti” ovvero uno degli otto uomini di mischia, era sempre staccato dal raggruppamento diventando spesso l’uomo in più. Per gli inglesi fu una vera umiliazione, soltanto i gallesi dopo averli studiati per tutto il tour riuscirono a tenergli testa. Per far comprendere lo spirito leale degli All Blacks Paolo Rosi amava raccontare la storia di Rob Deans, il giocatore


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che solo sul letto di morte giurò che la meta segnata al Galles era valida. Uscire dal campo è stata sempre un’umiliazione ma per un All Black lo è ancora di più se si è cacciati dall’arbitro, cosi’ William McKenzie per mascherare la prima espulsione della storia uscì dal campo fingendo di zoppicare. Il secondo espulso fu Colin Earl

Meads nel 1967, un pastore che giocava al rugby e si allenava portando in spalla le pecore su e giù per le colline. Meads aveva una forza incredibile, i suoi placcaggi erano corretti ma devastanti, al limite della decenza. Venne gentilmente invitato ad uscire dal campo per gioco violento da un arbitro irlandese durante un test-match contro la Scozia al Murrayfield. Colin Meads salvò la sua reputazione solo per i suoi trascorsi di giocatore duro ma educato. I giornali neozelandesi lo accusarono pesantemente di aver tradito lo spirito fair degli All Blacks, in sua difesa si schierò il primo ministro con un discorso molto appassionato in Parlamento. Brian James Lochore, uno dei più grandi giocatori degli anni’70, che da piccolo cavalcava i pony e da grande ne trasportò uno facendolo accomodare sui sedili posteriori della sua auto “Chevy”, con i finestrini aperti ed il muso del cavallo che sporgeva fuori. Estroversi e testardi come Ian Andrew Kirkpatrick, 39 test-matches con la maglia della Nuova Zelanda tra il ‘67

ed il ‘77, considerato l’inventore del ruolo della terza linea “blink flanker”, ovvero quella deputata alla difesa. Per Kirkpatrick fu del tutto casuale e spontaneo, chiamato a sostituire il grande Lochore nel 1968, interpretò il ruolo in maniera del tutto inedita tanto da diventare un riferimento per tutti. Nonostante la sua mole, un metro e novanta centimetri, Kirkpatrick era anche un ottimo calciatore. Piazzava il pallone colpendolo di punta da qualunque posizione e aveva una facilità anche nel drop (per chi proprio non ne sa nulla, si tratta di calciare il pallone di rimbalzo e mandarlo in mezzo ai pali della porta durante una fase di gioco). John James Kirwan, anche lui dieci anni da titolare, racconta che la maglia degli All Blacks è sacra. “Quando te la consegnano e la prendi in mano, scopri che è pesantissima – dice John - il tessuto è molto erto ed intriso della sua storia”. Ogni volta che gli veniva consegnata la maglia, il giorno prima della partita, John la stendeva sulla sedia vicino al letto, con il numero 14 verso di lui e poi

si addormentava tranquillo, almeno sino al calcio d’inizio della partita. Gli All Blacks hanno vinto solo una volta la Coppa del Mondo ma sono considerati comunque la squadra più forte del mondo ovale. Tutti conoscono la danza dell’Haka, qualcosa su cui non sono gradite ironie, i neozelandesi ne hanno un grandissimo rispetto perché fa parte della loro cultura e religione. Si tratta di un rito delle antiche tribù maori, rivisitato e corretto nel tempo dagli stessi All Blacks. è una composizione di benvenuto, esultanza e disprezzo suonata con molti strumenti: mani, cosce, piedi, petto, voce e lingua che viene mostrata in segno di sfida agli uomini. Esprime la passione, il vigore e l’identita’ razziale dei maori. Recentemente, durante una bellissima alba boreale, gli All Blacks si sono fatti fotografare su di una spiaggia. Hanno atteso che un’onda del mare bagnasse la sabbia facendola diventare uno specchio argentato e poi hanno intonato il dolce ma terribile canto di guerra del “ka mate, ka mate…”.

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Siamo pronti per g

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r gli extraterrestri Consiglio affettuoso e disinteressato per novembre, tempo di test: chi non è riuscito a conquistare un biglietto per San Siro – Gran Canyon del calcio prestato al rugby, dove chi finirà nell’anello più alto dovrà ricorrere a binocoli con ottica Zeiss usate dagli ufficiali della Kriegsmarine – tenti di assicurarsene uno per Udine, quando (21 novembre) una settimana dopo il match con gli All Blacks, agli Azzurri toccheranno gli Springboks. di Giorgio Cimbrico


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noto quanto sia difficile, durante il flusso consueto della nostra vita, calarsi nella comprensione piena delle categorie storiche, ed è proprio questo Sudafrica a permettere analisi e salto: ha conquistato il suo secondo titolo mondiale giusto due anni fa, mettendo in vetrina quella sicurezze quel controllo raccomandati dall’industria di vertice del pneumatico, è andato a vincere due volte in Nuova Zelanda, ha estirpato gli artigli ai Lions che tornavano nell’Africa australe sulla spinta di antichi tour vittoriosi, ha rimesso le mani sul Tri Nations, è risalito, come è giusto sia, in cima al ranking mondiale. Se i parametri non sono acqua fresca (nel tennis ogni tanto capita, nel rugby no), il presente è già storia.

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Il Sudafrica offre un rugby “rinfrescato”, ma che affonda nel tempo: sufficiente far focus anche su un solo giocatore, guardare la sua corsa: più he quella di una springbok, gentile e balzante gazzella, è la carica di un bufalo munito di una calotta che unisce le corna e protegge il cranio. Sempre a testa in avanti, incurante dell’impatto, aggressivo, coraggioso, quasi crudele, anche con se stesso. E ora, guardare e valutare le componenti della squadra, formidabile cocktail: olandesi (Boeri), tedeschi, francesi di antica radice ugonotta, britannici (pochi…), neri dopo che quindici anni orsono, la democrazia e l’uguaglianza sono tornate a respirare dopo lunga asfissia, al termine di un difficile flusso di aria libera nei condotti della società. Oggi è sempre toccante vederli schierati cantare tutti assieme Nkosi sikeleli Afrika con commozione, con partecipazione, anche le parti previste in

Giunti al tavolo dei grandi, agli Azzurri toccano sempre gli stessi piatti, pesanti e indigesti. Senza voler vestire la toga del difensore d’ufficio che, come è noto, non percepisce mercede, è onesto dire che l’unico vero e grave incespico è stato quello di quasi un anno fa, a Reggio Emilia, con i Pacific Islanders. xhosa. Lontani i tempi in cui i boeri preferivano Die Stem, marziale e fascista. Il rugby sudafricano è coinvolgente perché pesca nelle origini, caratteristiche e caratteriali, del gioco: sfida, battaglia, confronto impietoso sino all’abilità nello sfruttare quell’unico virtuosismo concesso dentro una centrifuga di corpi e di gesti. Con un drop hanno vinto un mondiale, il loro primo: era il 25 giugno 1995 all?Ellis Park di Johannesburg, e fu un altro passo nel lungo cammino della libertà proposto da quel vecchio numero sei, Nelson Mandela, il Gandhi del nostro tempo. Tutti gli dei della terra lo abbiano in gloria. Versione per i materialisti: che giunte oltre i novantanni, le cellule del Madiba subiscano il più rallentato dei processi di invecchiamento. Evidente che, per scelta del luogo, l’evento (la tentazione è naturalmente di scriverlo maiuscolo) di stagione sia fissato in Italia-Nuova Zelanda del 14 novembre, nel maxi-stadio milanese intitolato a Peppino Meazza. Un tutto esaurito oltre i settantamila spettatori già po-

ne San Siro ai livelli di uno stracolmo Millennium di Cardiff, nelle vicinanze dello Stade de France, di Twickenham e di Croke Park, davanti a Murrayfield dove i sold-out sono sempre più rari. Il record su suolo italiano (i 45.00 dell’Olimpico romano per Italia – Sudafrica dell’annata 1995) è già stato superato da lunghe settimane di vendite e di prenotazioni. Spericolato e poco onesto promettere mirabilie o sovvertimenti in un gioco spietato e molto esatto quale è quello inventato dal reverendo sepolto a Mentone. Raccogliere uova dopo aver pensato fugacemente a una tavola imbandita di tacchini può essere l’obiettivo degli Azzurri, usciti dalla visita a Christchurch con un 27-6 che segna l’inversione di una dura tendenza (anche nella media dei punti fatti e subiti) scandita dalla storia dei contatti con i tuttineri. Per gli analisti: gli All Blacks di oggi non sono più i dominatori, i padroni, i depositari assoluti, ed è inutile star qui a piazzare la lente d’ingrandimento sulle difficoltà in touche, o nella prima linea. Su un mediano d’apertura a volte fievole, su qualche distrazione di troppo in cui cade la linea dei centri. E’ la mutazione generale di un movimento (globale e loro) a spargere piccole crepe sulla facciata di quello che, come la buona lana, la carne d’agnellone, il burro, il kiwi (quello piumato e quello da mangiare) era il simbolo nero della Lunga Nuvola Bianca. Per ridurre a formula gli Invincibili, che non vincono il Mondiale dall’anno della fondazione, il 1987, non sono pià tali e anche la Francia a giugno ha assestato il suo colpetto al piedistallo. Questo per dire la verità, tutta la verità, ma anche per ricordare che nel-

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I soldi, i contatti sempre più frequenti, il distacco sempre più largo dal mito non hanno strappato al rugby un’umanità che non vuol essere un messaggio appiccicato. Quell’umanità è dentro. le campagne d’Europa (questa era l’etichetta militare che un tempo veniva affissa sui tour dall’altra parte del mondo) i neozelandesi molto spesso, per non dire quasi sempre, recitano da unni e ostrogoti lasciando rovine alle loro spalle. Immagini recenti, legate alle loro ultime calate: il Galles che spera di rinverdire un antico e unico successod ei primi Anni Cinquanta e viene sommerso; la Scozia che, per darsi animo, tenta di ricordare la strabocchevole siepe umana, stile Braveheart, che la sosteneva sull’erba dei vecchi terrapieni di Edinburgo e deve rassegnarsi alla punizione; l’Irlanda impegnata in un supremo sforzo al 79’30’’ per schiodare da zero il suo imbarazzante punteggio. Gli All Blacks sono una linea di confine: arrivare a giocarci contro è un obiettivo di vita ovale; guatare l’Haka un annuncio urlato dello scontro che sta per cominciare; uscirne in piedi e a posto con la coscienza, volontà e desiderio. L’Italia è in serie nera da undici partite e solo chi esamina questo succedersi di sconfitte con maligna superficialità può sbrigare con un sorriso di scherno. La verità è che, giunti al tavolo dei grandi, agli Azzurri toccano sempre gli stessi piatti, pesanti e indigesti. Senza voler vestire la toga del difensore d’ufficio che, come è noto, non percepisce mercede, è onesto dire che l’unico vero e grave incespico è stato quello di quasi un anno fa, a Reggio Emilia, con i Pacific Islanders. Dando per scontato l’esito dei faccia a faccia con neozelandesi e sudafricani, proprio contro altri guerrieri delle isole, i samoani di solito aggressivi e tatuatissimi, è concessa la chance di spezzare la catena dell’infelicità. Non sarà facile, ma nel rugby nulla lo è. Il ventotto novembre, a Ascoli, prima di dar via allo scontro, sarà commovente ricordare i nostri morti del terremoto, i loro morti dello tsunami. I soldi, i contatti sempre più frequenti, il distacco sempre più largo dal mito non hanno strappato al rugby un’umanità che non vuol essere un messaggio appiccicato. Quell’umanità è dentro.

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Nell’immaginario di un tifoso di baseball, il Mondiale non può che finire come si è conclusa il 27 settembre a Nettuno la edizione numero 38 del torneo: una splendida giornata di sole, tribune gremite e Stati Uniti e Cuba sul terreno di gioco a contendersi il titolo.

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That’s Baseball! Di Riccardo Schiroli, responsabile comunicazione Federazione Italiana Baseball Softball

ella seconda metà della sesta ripresa c’è stato anche il colpo di teatro che in una finale non dovrebbe mai mancare, ovvero la zampata del cubano Borrero, capace di pareggiare con un fuoricampo una partita che, fino a quel momento, era sembrata saldamente in mano agli americani. Altro colpo di teatro: nella prima metà del settimo inning, lo stesso Borrero ha solo toccato con il guantone l’assistenza del suo compagno Olivera, che avrebbe chiuso l’inning con le 2 squadre in pareggio. L’errore è stato il primo mattoncino sul quale gli Stati Uniti hanno costruito i 6 punti che hanno alla fine fatto la differenza tra le 2 squadre. La vittoria degli americani rappresenta una svolta storica per il Mondiale IBAF. Non si ha infatti memoria di Cuba sconfitta in 2 finali

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consecutive, così come mai era accaduto che gli Stati Uniti vincessero per 2 volte in fila Mondiale. Ironia della sorte, USA Baseball ha preparato in maniera quasi maniacale il torneo che storicamente ha sempre snobbato per riparare all’ennesima delusione che ha subito a primavera dal torneo che sembra essere stato inventato per dimostrare la superiorità del baseball a stelle e strisce: il World Baseball Classic, quello che dal punto di vista della Major League Baseball è la vera World Cup. Al Mondiale italiano le stelle di Grande Lega non c’erano. O meglio, una c’era (il canadese Loewen), ma non nel ruolo per cui era diventato una stella. Infortunato al braccio, Loewen ha deciso di abbandonare la carriera di lanciatore e di provare a riciclarsi come esterno. Per ora in America gioca in Lega Minore, ma con il Canada si è messo in luce come battitore di

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grande potenza ed esterno di notevole velocità. I nord americani, per la cronaca, hanno festeggiato una storica medaglia di bronzo. Tornando agli Stati Uniti, le stelle di Major non le avevano, ma qualcuno che in Major ha già giocato in campo c’era. Come l’esterno centro Coats o i lanciatori di rilievo Espineli e Bowman. Qualcuno addirittura (Hulett) la chiamata in Grande Lega l’ha ricevuta al ritorno dal Mondiale, per qualche gara di fine stagione. E per parecchi altri (ad iniziare dal terza base Alvarez) la chiamata appare solo questione di tempo. Gli Stati Uniti, insomma, sono apparsi di un’altra categoria. Definizione che una

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volta si usava per Cuba, ma che oggi ai caraibici non calza più a pennello a causa della serie impressionante di defezioni di cui la ‘seleccion’ ha dovuto tristemente prendere nota nell’ultimo decennio. Non sfuggiranno, a chi sta seguendo in televisione in questi giorni le finali delle Grandi Leghe americane, le imprese in battuta del prima base dei Los Angeles Angels Kendry Morales. Lui era l’erede degli Antonio Munoz, dei Kindelan, dei Lourdes Gourriel: i grandi bomber che hanno sempre fatto sembrare piccolo qualsiasi lanciatore a livello internazionale. Ma Kendry è uno dei tanti giovani cubani che ha deciso di lascia-

re la patria per inseguire i lauti guadagni che nella sua isola non sono possibili e che invece a poche decine di miglia di navigazione sono a portata di mano, se si ha un talento come il suo a giocare a baseball. Con Morales si potrebbero citare gli Alexei Ramirez (stella dei Chicago White Sox) e Yuniesky Betancourt. Presto a questi nomi si aggiungerà quello di Aroldis Chapman, il lanciatore mancino che sarebbe stata la star di Cuba, se non fosse fuggito all’estero (è segnalato ad Andorra) per incominciare una carriera nelle Grandi Leghe. Al Mondiale Italiano è mancata nella fase decisiva l’Italia. Falcidiata dalle assenze (in


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particolare: Alessandro Maestri ed Alex Liddi, non lasciati liberi dai club con i quali giocano negli Stati Uniti, e Peppe Mazzanti, infortunato), la squadra azzurra non ha centrato l’obbiettivo della qualificazione tra le prime 8 del torneo. Una parte del pubblico ha percepito questo come una delusione, in qualche maniera non dando il giusto credito ad una squadra che ha comunque lottato alla pari contro ogni avversaria (escludendo al limite i formidabili americani) e si è vista superare solo nel finale da Australia e Canada, formazioni che erano imbottite di professionisti impegnati nei campionati americani.

Buona parte del pubblico italiano non ha realizzato come il livello del Mondiale si sia alzato da quando le nazionali possono schierare i professionisti. Oggi, nel terzo millennio, non è lecito da questo punto di vista un paragone con i Mondiali che l’Italia ha ospitato nel 1978, 1988 e 1998. Non va inoltre dimenticata l’entità del valore che questo Mondiale lascia in eredità al movimento. L’Italia si ritrova oggi con ben 16 stadi che possono ospitare incontri nei quali sono impegnati giocatori sotto contratto con le organizzazioni americane. Escludendo gli Stati Uniti, non esiste al mondo un paese che può vantare un patrimonio come questo.

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Olimpiadi

Taiwan colorata

d’azzurro

Si sono disputati a Taipei i Deaflympics 2009 di Massimiliano Morelli

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uindici giorni all’insegna dello sport. Del calore umano, della vivacità, dei suoni, della fratellanza e dei colori. È l’istantanea dei Deaflympics 2009, i giochi olimpici dei sordi andati in scena a Taipei dal 5 al 15 settembre. Da applausi l’organizzazione taiwanese, praticamente perfetta. Da brividi le sensazioni provate nel vivere, attimo dopo attimo, l’evento quadriennale, momento atteso come una manna dal cielo dai nostri atleti, che hanno riportato in Italia 14 medaglie, bottino inatteso perfino alla vigilia. “Sono felice di quanto fatto dai ragazzi”, ha

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sottolineato il presidente della Fssi Guido Zanecchia, al quale sono arrivate al termine della manifestazione le congratulazioni pure da parte del presidente del Comitato paralimpico (e vice presidente del Coni) Luca Pancalli, “orgoglioso per il movimento dello sport dei disabili e per l’intero Paese”. Per la cronaca, sei medaglie (3 ori, 2 argenti e un bronzo) sono state conquistate dal ventunenne nuotatore Luca Germano (al suo attivo anche quattro record del mondo), mentre nel tennis (Italia sempre a medaglia dal ‘57 a oggi) è arrivata la conferma di Barbara Oddone, tennista che vince i Giochi olimpici dei sordi ininterrottamen-

te dall’edizione dell’89. La Oddone ha vinto anche un argento e un bronzo nei doppi misto e femminile, quasi a confermare il suo strapotere nella disciplina. Argento alla pallanuoto maschile e alle arti marziali, che hanno regalato all’Italia anche tre bronzi. Composta da un centinaio fra atleti, allenatori e dirigenti, la spedizione tricolore è stata impegnata in gare di atletica leggera, beach volley, bowling, ciclismo, judo, karate, orienteering, tiro, nuoto, tennis tavolo, tennis, pallavolo e pallanuoto. In totale erano 17 gli sport, venti le discipline sportive e 182 le gare in programma. Cerimonia inaugurale da brividi la sera del 5 settembre al Taipei Stadium (50.000 posti), il 6 le prime gare, il 15 la cerimonia di chiusura, altrettanto straordinaria. Neanche a dirlo, per l’organizzazione del primo evento sportivo internazionale, quelli di Taiwan non si sono certo risparmiati, mostrando al mondo che il futuro, nell’isola asiatica, è già cominciato. Oltre quattromila atleti, seimila volontari, 685 coach, 135 delegati, 135 interpreti, 156 rappresentanti degli staff sanitari, 44 compagnie media internazionali e 412 team leader; e soprat-


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Olimpiadi

tutto l’impressione che neanche una foglia fosse fuoriposto a Taipei, capitale che per certi versi somiglia a New York e per altri a Napoli. Finale sugli ulteriori onori. Al ritorno in Italia gli atleti italiani sono stati ricevuti a Palazzo Chigi dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo sport Rocco Crimi “Siamo grati dell’attenzione del governo che ci ha ricevuto per lodare le imprese dei nostri atleti”, ha dichiarato il presidente federale. Appuntamento ad Atene, fra quattro anni. Anzi, no. Fra due anni toccherà agli Azzurri delle nevi dimostrare d’essere all’altezza dei migliori ai Deaflympics invernali.

A sinistra dall’alto in basso: Barbara Oddone, oro olimpico; le mascotte; Luca Gennaro, sei medaglie. In alto a destra la cerimonia di chiusura. In basso il Presidente federale Guido Zanecchia.

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Sport&Finanza

Un impianto hi-tech, unico nel suo genere, che costerà non più di 120 mln di euro. Avrà un maxi schermo da 35 metri di altezza, che proietterà l’immagine del logo, dell’ex presidente Franco Sensi e dei giocatori.

Stadio A.S. Roma: si muove finalmente qualcosa di Massimo Lucchese

orse è arrivato il momento di cambiare qualcosa in questo scellerato sistema del calcio italiano. Non è più il migliore campionato del mondo, i prezzi dei biglietti hanno raggiunto costi folli, gli impianti sono brutti e inguardabili, ma alla fine tutto rimane così com’è. Anno dopo anno. Di costruire uno stadio, a parte il caso della Juventus, che arriverà a tagliare questo traguardo (dopo una maratona di ostacoli e tranelli di tutti i tipi) solo nel luglio 2011, non se ne parla proprio. Tutti aspettano l’approvazione del ddl Lolli-Butti in Parlamento, ma molti parlamentari (contattati telefonicamente) ammettono candidamente di non averlo persino letto. Praticamente siamo all’anno zero del disastro. Siamo un Titanic affondato e la gente ancora balla all’interno credendo che, prima o poi, arriveranno dei palloni aerostatici a salvare baracca e burattini dall’inabbissamento. Nel frattempo nel silenzio più assoluto, dopo oltre un anno di lavoro (così hanno dichiarato durante la conferenza stampa di presentazione), è arrivato a sorpresa il lancio del nuovo impianto hi-tech della Roma. Un sogno, un’allucinazione o una concreta realtà? Ha la forma di un enorme guscio toroidale il nuo-

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vo impianto sportivo che l'As Roma intende costruire, per sfruttare al massimo la leva del marketing, dedicandone la titolazione allo scomparso presidente Franco Sensi. Uno stadio polifunzionale in stile inglese del valore stimato di 100120 milioni di euro. Sarà unico al mondo, secondo i disegni dei suoi progettisti (lo studio Gau Arena), per scelte architettoniche e tecnologiche. Un'enorme fascia luminosa (realizzata con led di ultima generazione) percorrerà esternamente questa struttura, che, a seconda dell'intensità della luce, cambierà colore: dall'argentato della mattina al dorato della sera. Il tutto grazie anche all'utilizzo dello zinco-titanio. Uno spot promoturistico per l'intera metropoli e il suo territorio. Il progetto del presidente Rosella Sensi arriva al termine di un'estate infuocata (sull'onda del tentativo di scalata dell'agente Vinicio Fioranelli) e di una disputa legale con Unicredit, che vanta più di 300 mln di euro da Italpetroli, la controllante della società di calcio capitolina. L'impianto «Franco Sensi», con una capienza di 55 mila spettatori (divisi in due anelli da 25 mila e 30 mila), sorgerà, tra non meno di quattro anni (se saranno evase tutte le verifiche di fattibilità in ambito urbanistico, ambientale e a livello di via-

bilità), all'interno di un'area di 130 ettari in prossimità dell'Aurelia. Img, agenzia internazionale specializzata nella gestione commerciale di impianti sportivi (tra questi il Wembley stadium e l'arena dei turchi del Galatasaray), non ha dubbi. A regime la nuova casa dell'As Roma potrà far quadruplicare i ricavi del club di Trigoria. Diverse le soluzioni studiate per intercettare la domanda di calcio di privati e aziende. Dai servizi per le famiglie e bambini all'interno dell'impianto, ai quattro ristoranti posizionati nelle aree corner con vista sul campo di gioco, ai quattro palchi vip per 13 persone ciascuno localizzati al di sopra delle panchine (inserite come in Inghilterra all'interno della tribuna), ai 250 posti corporate, agli sky box (posizione tra le più richieste all'estero) per gli ospiti degli sponsor fino all'area museale e ai negozi del merchandising. Le istituzioni (presenti i vertici di regione e comune di Roma) hanno confermato che i due club (Roma e Lazio) devono avere stadi di proprietà, così come deve essere preservata la storia della società. L'allenatore Claudio Ranieri ha lanciato, inoltre, l'idea che le strade di accesso allo stadio siano dedicate ai presidenti che hanno guidato la struttura, ai campioni e persino ai tifosi


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entrati nella storia giallorossa. Come ha sottolineato il sindaco Gianni Alemanno è la nuova casa di tutti i tifosi, studiata per le famiglie e per gli amanti del bel calcio. Il posto più vicino alle azioni di gioco sarà a 9 metri, quello più lontano a 68 metri (contro i 96 metri dell'Olimpico). Lo stadio «Franco Sensi», infine, sarà anche una struttura ecosostenibile ed è allo studio l'opzione di titolare l'area antistante lo stadio, per sfruttare i naming rights altrimenti bloccati dalla presenza del nome dell'ex presidente Sensi. Quest'ultimo verrà onorato e ricordato con un'immagine di 35 metri (sulla facciata esterna dell'impianto) proiettata attraverso apparecchiature led. Più in generale, lo stadio vivrà sette giorni su sette e l'illuminazione verrà utilizzata anche per comunicare e informare il territorio. Un enorme totem hi-tech per promuovere la storia societaria, ma anche prodotti e servizi delle aziende partner.

CASE HISTORY Banca Marche: dal 1993 nel mondo dello sport La strategia delle più importante banca regionale a supporto dello sport del territorio. Investimenti in area 1.85 milioni di euro su base annua anca Marche si conferma tra gli istituti di credito italiani più attenti al mondo dello sport (sotto il profilo finanziario ed economico è tra le prime 30 banche tricolori per volume di affari). Quest'anno, per esempio, festeggia i 12 anni consecutivi nella pallavolo, sport fortemente radicato sul territorio marchigiano. Cresce il progetto di sponsorizzazione di Banca Marche nel volley e nello sport in generale (professionistico e dilettantistico). Per il 12° anno consecutivo infatti sarà uno dei partner principali del settore e sosterrà cinque formazioni di pallavolo di prima e seconda divisione. Un “sodalizio” iniziato nel 1993/1994 con la Lube Macerata (A1 maschile), prima come Banca Carima e, successivamente, con il marchio di Banca Marche. Uno degli abbinamenti più longevi nella storia delle sponsorizzazioni sportive. L'istituto di credito, in questi ultimi anni,

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ha puntato sul marketing territoriale investendo in un'operazione capillare di endorsement delle formazioni giovanili (coinvolte tutte le discipline sportive praticate nelle Marche). Complessivamente su base annua spende in abbinamenti commerciali circa 1,85 milioni di euro. In campo femminile, dalla stagione 2001/2002, si è aggiunta la sponsorizzazione della Monteschiavo Jesi e, recentemente, quelle della Scavolini Pesaro (vincitrice degli ultimi due scudetti e della Coppa Italia 2009), della Robur Tiboni Urbino e della Aprilia volley. Inoltre, da diversi anni, la banca sostiene la Federazione italiana pallavolo–comitato regionale Marche per quanto riguarda le attività giovanili e i tornei estivi di beach volley. In ambito calcistico Banca Marche sostiene le squadre di Macerata (che organizza il più importante torneo giovanile regionale), Pesaro e Jesi, ed è stata sponsor dell'Ancona calcio

per tre stagioni, dal 2001 al 2004, nelle quali la realtà dorica ha raggiunto la promozione in serie A. Nella pallacanestro, dal 2000/2001 sponsorizza, per la sua valenza sportiva e sociale, il Santo Stefano basket in carrozzina, la Robur basket Osimo e la pallacanestro Senigallia. Da tre anni, poi, è sponsor del settore giovanile della Scavolini Spar Pesaro ed è in corso un trattativa per allargare la sponsorizzazione anche alla prima squadra (come avvenuto alla fine degli anni '90). Infine nel decennio 1999/2008 la banca marchigiana è stata sponsor della Cittadella Sportiva di Ancona, denominata Planet Banca Marche. Da quest'anno l'istituto guidato dal presidente Michele Ambrosini ha sottoscritto con la Federazione italiana di atletica leggera un contratto quadriennale per la sponsorizzazione del Palaindoor di Ancona che ha preso il nome di Banca Marche Palas.

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Audi Med Cup, unica vera alternativa alla Coppa America La strategia di sports-marketing di Audi, main spender del settore negli ultimi tre anni di Massimo Lucchese

empi di crisi e di riflessioni in tutti gli sport. Ma la crisi aguzza anche l’ingegno, soprattutto da parte dei promoter sportivi. Abbattere i costi per aumentare il numero dei partecipanti, rendendo, nel contempo, il format sportivo sempre più appetibile per gli sponsor. Parte da queste basi la nuova edizione dell’Audi Med Cup (cinque prove in quattro Paesi europei a partire dalla prossima primavera), il cui giro d’affari stimato è di 10 milioni di euro. Ben 5 milioni di euro arrivano dalla casa automobilistica tedesca, attualmente maggior investitore del settore e title del circuito. Copartner per l’abbigliamento tecnico è Adidas, presente in tutte le tappe con un negozio di merchandising. Sempre Audi è al fianco da due anni dello skipper-patron Riccardo Simoneschi (Audi sailing team powered by Q8), il cui budget è coperto dalla filiale tricolore del colosso teutonico. Il restante 50% del budget dell’Audi Med Cup

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è finanziato dalle municipalità che ospitano le gare (circa 1 mln di euro per host-city) nelle due classi TP52 e GP42. Il gestore operativo e detentore di tutti i diritti è la società spagnola World sailing management, divisione del gruppo Santa Monica sport (tra le agenzie di sports-marketing più importanti in Spagna). Tagliare i costi nelle TP52 series (dopo la Coppa America è la classe più tecnologicamente avanzata della vela) significherà ridurre il numero di equipaggio, limitare le regate di allenamento e abbassare il limite massimo di vele consentito per stagione. In questo modo un top-team, risparmierà circa 200 mila euro su base annua. Un elemento di riflessione sicuramente per molti nuovi team, che puntano a entrare in questo circuito. Per aumentare l’interesse degli sponsor, a partire dal 2010, è prevista la partecipazione di un ospite a bordo nelle due classi per tutti i giorni di regata. Come avviene già in Coppa America sarà obbligatorio che queste persone non influenzino, in alcun modo, l’anda-

mento della barca durante le gare. Per i potenziali armatori/sponsor, inoltre, è stata redatta una “guida al budget”. La spesa media per un GP42 si aggira intorno ai 467 mila euro per il programma charter (copre tutti e cinque gli eventi) e sino ai 992 mila euro se si acquista una barca nuova e la si rivende a fine stagione. Per i TP52, invece, il programma base prevede un costo di circa 800 mila euro, che sale a 1.78 mln se si costruisce una barca nuova, potenzialmente vincente e rivendibile al termine del circuito. Nel 2009 l’Audi Med cup ha raggiunto un impatto sui media stimato in 23 mln di euro (tv e carta stampata nei sei paesi europei più importanti per la vela: Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Inghilterra e Germania). Un dato fornito da Sport+Markt che fa capire le potenzialità di questo giovane circuito internazionale, visto che oggi la vela è molto seguita anche e soprattutto sul web (al momento non monitorato come media dagli organizzatori dell’evento). È lì che ci sarà l’evoluzione futura di questo sport sotto il profilo mediatico.



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Era il 24 luglio 1908 quando Dorando Pietri divenne famoso per la sua mancata vittoria alle Olimpiadi di Londra (celeberrimo il suo collasso e l’aver tagliato il traguardo aiutato dal direttore di gara e da un dottore), una sconfitta che fece il giro del mondo e che paradossalmente permise al maratoneta italiano di diventare una star. Qualcosa da allora sembra essere cambiato se si considera che ora gli sportivi nostrani sono apprezzati per le loro capacità e le loro doti, vere e proprie garanzie di successo. di Marco Trozzi

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The Italian Dream egli ultimi tempi, nel calcio, infatti, l’Italian style sembra andare molto di moda nel calcio inglese. Un notevole appeal delle metodologie lavorative dei tecnici del nostro Paese che pare abbiano definitivamente conquistato il diffidente popolo d’oltremanica grazie soprattutto a Fabio Capello, commissario tecnico della nazionale dei tre leoni e di Carlo Ancelotti, pas-

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Fabio Capello, allenatore della Nazionale inglese; in basso Flavio Briatore, proprietario della squadra inglese Queens Park Rangers

sato durante il calciomercato estivo dalla panchina del Milan a quella del Chelsea. Il tecnico di Pieris, dopo aver vinto praticamente tutto con le più prestigiose squadre d’Europa (Milan, Real Madrid, Juventus e Roma), guida la nazionale di sua maestà la regina dal 14 dicembre 2007 e con otto vittorie in altrettanti incontri nel gruppo 6, ha conquistato con due turni d’anticipo il visto per la partecipazione ai Campionati del Mondo che si terranno quest’estate in Sud Africa. Nel frattempo a Londra, Carlo Ancelotti ha già vinto una Community Shield (il corrispettivo della nostra Supercoppa) ai rigori (4-1 il risultato, 2-2 ai tempi regolamentari) contro il Manchester United e al momento è ai vertici della Premier League. Quella del football è una situazione davvero particolare: per moltissimi anni, infatti, i calciatori nostrani hanno preferito il campionato di casa propria, cercando raramente fortuna altrove, ma poi qualcosa è cambiato. Il livello tecnico della Premier League è notevolmente cresciuto e, al contempo, sono arrivati ingenti capitali grazie all’iniziativa di magnati stranieri che hanno deciso di investire in squadre d’oltremanica. In realtà il campionato inglese ha cominciato ad accogliere calciatori italiani nella fase immediatamente precedente con alterne fortune. Alcuni hanno avuto proprio lì la loro definitiva consacrazione, lasciando un ottimo ricordo. Il loro apporto tecnico ha poi permesso

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In alto Carlo Ancelotti, allenatore del Chelsea; di fianco Carlo Cudicini, portiere del Tottenham Hotspur; nella pagina affianco Paolo Di Canio, ex giocatore del West Ham United e Roberto Di Matteo, attuale allenatore del West Bronwich Albion e Marco Bortolami.

ad alcuni club di fare un notevole salto di qualità, contribuendo all’innalzamento del livello tecnico generale. La stagione che ha decretato il cambiamento definitivo nei rapporti tra italiani e Premier è stata quella ’96 -’97: Roberto Di Matteo, Gianluca Vialli e Gianfranco Zola approdano al Chelsea dove partecipano alla “rivoluzione” e alla rinascita del club di Londra. Vincono trofei nazionali e internazionali (FA Cup, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa), ma quello che più conta è che diventano in poco tempo veri e propri idoli dei tifosi, lasciando un segno indelebile nella storia del club e del campionato. Vialli, ad esempio, nel 1998 assume il doppio ruolo di giocatore allenatore, ma è sicuramente Gianfranco Zola ad aver cambiato definitivamente i rapporti tra il calcio nostrano e quello inglese. Nominato calciatore inglese dell’anno nel 1997, migliore giocatore del Chelsea (1997 e 2003), migliore realizzatore dei Blues (1999 e 2003), a “Magic Box” è stata anche riconosciuta l’onorificenza di Ufficiale dell’Impero Britannico nel 2004. Come se non ba-

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stassero questi riconoscimenti, il giocatore sardo fa parte degli undici giocatori del secolo del Chelsea e, dal 2006, della English Football Hall of Fame. Provare a descrivere cosa abbia significato Gianfranco Zola per il calcio d’oltremanica è francamente impossibile; quasi inutile, considerando che nessuno, prima di lui era riuscito in una simile impresa. Nonostante il suo essere molto riservato nella vita privata, in campo le sue magie hanno fatto la storia del club di Stamford Bridge e il fatto che dallo scorso campionato guidi il West Ham, la dice lunga sulla considerazione di cui gode oltremanica. Altro giocatore che ha lasciato un ottimo ricordo in Premier, seppur con caratteristiche caratteriali diametralmente opposte a quelle di Zola, è Paolo Di Canio. L’idolo della Curva Nord ha trascorso sette anni in Inghilterra, dopo aver giocato una strepitosa stagione (1996 - 1997) al Celtic Glasgow, Scozia, dove è stato eletto miglior giocatore dell’anno. L’anno dopo passa allo Sheffield Wednesday e lì rimane un anno e mezzo dove gioca con prestazioni in chiaroscuro perché, se nel primo anno segna 12 gol, nel secondo viene squalificato per undici giornate a causa di una spinta all’arbitro Paul Allcock. Il club dove rimane più a lungo è il West Ham, dove in quattro anni e mezzo segna 48 gol e colleziona 118 presenze giocando con continuità. Il 26 marzo 2000 segna al Wimbledon quello che è considerato uno dei dieci gol più belli degli ultimi dieci anni in Premier League e proprio in quella stagione vince la Coppa Intertoto portando il Club dell’est di Londra in Coppa Uefa. Come spesso accade nella vita di uno sportivo c’è, però, un giorno esatto che lo consegna alla storia: 18 dicembre 2000, la partita è Everton – West Ham. Il portiere dei padroni di casa si avventura in un’uscita al limite dell’area, ma le sue ginocchia cedono e cade su se stesso. Nel frattempo l’azione si sviluppa e Di Canio, che si trova in area, riceve un cross. Il giocatore anziché continuare l’azione decide di afferrare la palla con le mani fermando il gioco. Lo stadio a quel punto gli dedica una standing ovation e la Fifa, per quel gesto, gli attribuisce il premio Fair Play dell’anno. Oltre al calcio però esistono anche altri sport dove gli italiani sembrano farsi valere.

Ippica Lanfranco “Frankie” Dettori è da tutti riconosciuto come il più importante fantino italiano che, proprio in Inghilterra, ha intrapreso e costruito la sua incredibile carriera. Dettori è fi-

glio d’arte: è stato proprio il padre Gianfranco (tra i migliori fantini in campo nazionale e internazionale fino alla fine degli anni Ottanta) a convincerlo a trasferirsi oltremanica a soli 14 anni. Lì si è potuto dedicare a tempo pieno alla sua attività, diventando ben presto un jockey dalle indiscutibili capacità tecniche. Nel 1990, a meno di vent’anni, ha vinto più di cento corse in una sola stagione, prestazione mai raggiunta dai tempi di “Stone face” (faccia di pietra, ndr) Lester Piggott, considerato uno tra i migliori fantini di tutti i tempi. L’impresa che però ha consegnato Dettori all’immortalità è datata 28 settembre 1996: quel giorno è riuscito a vincere sette corse su sette ad Ascot, una delle piste più prestigiose al mondo; evento unico nella storia del galoppo inglese. Il suo carattere solare e molto disponibile gli ha permesso di conquistare il cuore degli appassionati di questa disciplina, ma è anche grazie al suo palmarès, che comprende vittorie in Gran Bretagna, Canada, Francia, Emirati Arabi, Germania, Giappone, Hong Kong, Italia, Singapore e Stati Uniti, che si è guadagnato l’onorificenza di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico (29 dicembre 2000).

Rugby Nonostante il rugby nostrano abbia ancora molta strada da fare prima di riuscire a far parte stabilmente dell’élite mondiale, ci sono diversi giocatori azzurri molto validi. Non a caso, alcuni di loro militano nei più importanti campionati del Vecchio Continente e tra questi ce ne sono due in particolare che meritano di essere segnalati, anche perché fanno parte di squadre inglesi di primissimo livello: Marco Bortolami e Martin Castrogiovanni. Il primo gioca

nel ruolo di seconda linea ed è uno dei giocatori simbolo della nazionale italiana, dove ha esordito all’età di soli 20 anni. Il giocatore padovano, che è stato anche il più giovane capitano azzurro (2003), è nato nel 1980 e dall’estate 2006 milita nel Gloucester, formazione di vertice della Premiership. Anche in Inghilterra le sue doti sono molto apprezzate tanto che, nella sua prima stagione in Inghilterra è stato nominato capitano della formazione della regione del Gloucestershire. Un particolare non da poco se si considera quanto sia difficile per un giocatore italiano affermarsi in un campionato duro e competitivo come quello inglese. Martin Castrogiovanni è, invece, uno dei migliori piloni in circolazione. Anche lui, come Bortolami, fa parte del gruppo azzurro, e anche “Castro” milita nella Premiership dalla stagione 2006-2007. I Tigers di Leicester l’hanno prelevato dal Calvisano e, a differenza di ciò che è accaduto a molti atleti italiani, l’impatto con il mondo inglese è stato a dir poco fenomenale: il gigante di Paraná (è nato in Argentina da famiglia di origine italiana, ndr) è riuscito, infatti, a vincere il premio di giocatore dell’anno proprio nella stagione dell’esordio. Un risultato non da poco se si considera che, come si può leggere sul sito internet della squadra è stato “the first prop and the first Italian to collect that accolade” (il primo pilone e il primo italiano a collezionare quel riconoscimento).

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d’argento I Mondiali di Taekwondo in Danimarca Veronica Calabrese e Carlo Molfetta sul podio a Copenhagen di Federico Leoni

eronica Calabrese e Carlo Molfetta. Ricordate questi nomi, perché sono quelli di due atleti di cui sentirete parlare sempre più spesso. Al torneo di taekwondo in Danimarca hanno vinto due argenti, ma le loro medaglie sembrano d’oro. Per il nostro paese i mondiali sono l’ulteriore conferma dello straordinario sviluppo messo a segno dal taekwondo. In tanti si sono resi conto che la disciplina nata in Corea ha infiniti pregi, il numero dei praticanti cresce di conseguenza e nei tornei internazionali il podio si colora sempre più spesso d’azzurro. Ma le medaglie vinte in Danimarca danno soddisfazione anche per come sono state conquistate. Molfetta (categoria -87 kg) è salito sul podio dopo un extra round contro il turco Tanrikulu Bahri. Sul due a due, infatti, nessuno è riuscito a ottenere il golden point, il punto che attribuisce all’istante la vittoria all’atleta che lo mette a segno. La scelta è dunque finita nelle mani degli ufficiali di gara. L’altra medaglia italiana è andata a una strepitosa Veronica Calabrese (categoria -57 kg), costretta a capitolare per tre a uno solo di fronte alla temibile atleta cinese Yu Hou. Gli azzurri del taekwondo sono sempre più sulla ribalta e per gli italiani cominciano a essere volti noti. Per farvi conoscere i due medagliati di Copen-

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Veronica Calabrese e Carlo Molfetta con Mauro Sarmiento

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Taekwondo hagen li abbiamo messi faccia a faccia in una intervista incrociata: una raffica di domande che, da bravi lottatori, hanno incassato senza troppi problemi. A chi dedichi l’argento che hai appena vinto? Veronica Calabrese: a me e al mio fidanzato Mauro Sarmiento. Carlo Molfetta: senza dubbio a me stesso. Dove ti piacerebbe festeggiare il podio? V.C.: ovunque, purché sia un posto caldo. Per ora me ne sto a Mesagne, in provincia di Brindisi, dai miei genitori, ma già progetto una vacanza al mare tutta costumi e infradito. C.M.: be’, l’ideale sarebbe Bora Bora. L’aspetto peggiore e quello migliore della Danimarca. V.C.: La cosa peggiore è il freddo, sia dal punto di vista della temperatura che da quello del carattere degli abitanti. La cosa migliore è senz’altro la puntualità. Ma in realtà quando siamo in trasferta non riusciamo a visitare molto il paese che ci ospita: io sono stata tre vol-

te in Cina e non ho mai visto la Muraglia! C.M.: In Danimarca la gente è piuttosto chiusa e inospitale, la cosa più bella laggiù sono le donne. Scherzi a parte, la cosa migliore dei danesi sono i loro antenati, i vichinghi. Cosa pensi del tuo compagno di medaglia? V.C.: Carlo è un campione e l’argento che ha vinto è un riscatto meritato dopo un lungo periodo costellato di infortuni. C.M.: penso che Veronica sia un’atleta validissima e che in Danimarca l’abbia dimostrato ancora una volta con una gran bella gara. Qual è il tuo portafortuna? V.C.: Ne ho talmente tanti che potrei dire di non averne nessuno. Prima di tutto il mio fidanza-

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to Mauro (Mauro Sarmiento, medaglia d’argento di taekwondo alle Olimpiadi di Pechino 2008, NdR): in Danimarca ho usato le sue protezioni, ma i parastinchi erano gli stessi del ritiro in Corea dove ci siamo preparati per il torneo. Ah, dimenticavo la cintura: uso sempre la stessa. Anche il mio maestro mi ha portato fortuna: è venuto in Danimarca con me. Ma l’ultimo portafortuna in ordine di tempo sono degli orecchini a forma di coccinella; me li hanno regalati i miei suoceri: hanno funzionato, no? C.M.: Il mio portafortuna è un lupetto di peluche. Il mio soprannome è “lupo”. Un giorno vedo questo pupazzo e decido di comprarlo. In un certo senso è lui che ha scelto me. Se non fossi un campione di taekwondo saresti un campione di…? V.C.: forse di tennis. Mi piace, e poi sono amica di Flavia Pennetta, magari potrebbe darmi qualche dritta. C.M.: di basket. Ci ho giocato in passato, forse se avessi continuato, chissà… Cos’è che rende il taekwondo così speciale? V.C.: le emozioni che regala a te e a chi ti è vicino, soprattutto in caso di vittoria. La sensazione che si prova quando si vede l’orgoglio negli occhi dei propri genitori è impagabile. C.M.: il taekwondo è uno sport spettacolare, ed è questo che lo rende così bello.

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Fiamme Gialle

Sfida al rowing tra Simone Raineri, Luca Agamennoni, Manfred Moelgg e Andrea Facchin

Le Fiamme Gialle a Skipass 2009 Gli sciatori gialloverdi non potevano mancare ad un evento che prevede oltre centomila visitatori. Un appuntamento per promuovere l’attività sportiva della Guardia di Finanza in tutte le discipline che pratica all’interno del Gruppo Polisportivo Fiamme Gialle. In questa occasione, però, l’interesse è tutto per neve e ghiaccio poiché SKIPASS si rivolge agli appassionati della montagna e degli sport invernali. di Agata Cacisi

kipass, il Salone del turismo, degli sport invernali e del freestyle, giunto ormai alla sua 16^ edizione, anche per quest’anno si presenta agli appassionati della montagna con una ricca panoramica di eventi e di novità. L’appuntamento di ModenaFiere, programmato dal 29 otto-

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bre al 1° novembre 2009, è riservato non solo a chi volesse acquistare un soggiorno sulla neve, presso le più importanti stazioni sciistiche italiane ed internazionali, ma anche agli operatori turistici, ai direttori delle stazioni invernali, alle aziende ed ai negozi di attrezzatura e abbigliamento sportivo, ai maestri di sci e snow-

board, alle scuole di snowkite, di sleddog, di arrampicata e di mountain bike, alle associazioni sportive, agli atleti ed ai tecnici. Skipass può essere definito, infatti, l’evento più atteso dagli amanti della neve, per tutto ciò che offre al pubblico: meeting, conferenze stampa, workshop, gare, esibizioni ed aree attrezzate messe a

disposizione gratuitamente per provare il pattinaggio su ghiaccio, lo sci, lo snowboard, la mountain bike e l’arrampicata. In questo contesto, come ormai da tradizione, gli atleti gialloverdi, tra cui i più importanti nomi degli sport invernali ed i campioni dei Giochi di Pechino, saranno presenti all’evento per tutti e quattro i giorni. I visi-


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Manuela Moelgg

Massimilano Blardone e Manuela Moelgg premiano un visitatore

tatori potranno incontrarli presso lo stand Fiamme Gialle ed avranno la possibilità di sfidarli, grazie all’utilizzo di simulatori, in avvincenti gare di biathlon, tiro a segno e canottaggio. In palio, fra i partecipanti alle gare, il “Trofeo Fiamme Gialle” con premiazioni giornaliere dei primi tre classificati, mentre tra tutti i concorrenti, registrati nei diversi giorni, saranno premiati, quali vincitori del Trofeo, i migliori tre giovani che saranno ospitati dal Comitato Organizzatore dei "Campionati Mondiali di sci nordico in Val di Fiemme" per due giorni insieme ai propri genitori. Per finire, tra le attività patrocinate dalle Fiamme Gialle, spicca la premiazione di alcune scuole modenesi che si sono distinte durante i Giochi Sportivi Studenteschi. Occasione imperdibile, quindi, per quanti vorranno conoscere da vicino le discipline sportive praticate dagli atleti Fiamme Gialle, da sempre promotori del valore altamente educativo dello sport.

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Dott.ssa Maria Teresa Pereira Medico Chirurgo Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione

Top Physio Network: Artrosi d’anca e i fattori di crescita: la cura senza bisturi Da qualche anno i fattori di crescita trovano sempre più ampio utilizzo nell’ortopedia per la loro capacità di accelerare il processo di guarigione di diverse patologie, come artrosi, lesioni muscolari, legamentose o tendinopatie croniche e resistenti alle cure tradizionali.

l trattamento si basa su meccanismi naturali dell’organismo in quanto sfrutta le elevate capacità rigenerative e di guarigione dei fattori di crescita rilasciati dalle piastrine contenute nel nostro sangue.

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Dottoressa Pereira, abbiamo parlato più volte dei “Fattori di Crescita” e del loro effetto di guarigione sorprendente. C’è una buona notizia anche per chi è affetto da artrosi d’anca! Fortunatamente sì. L’artrosi è un processo degenerativo che pro-

duce progressivamente disabilità ed è accompagnata da dolore. La localizzazione all’anca risulta la terza più frequente, dopo le mani e le ginocchia. Un’indagine ci dice che in Italia siano affette, sopra i 60 anni, più di un milione di persone, mentre il 3% della po-


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Club news polazione è rappresentata da giovani tra i 30 e 40 anni. Per evitare danni irreparabili è necessario che la diagnosi sia fatta tempestivamente, così da poter effettuare un’adeguata scelta terapeutica.

Dott.ssa Maria Teresa Pereira Medico Chirurgo Specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione

Top Physio Network: Artrosi d’anca e i fattori di crescita: la cura senza bisturi Da qualche anno i fattori di crescita trovano sempre più ampio utilizzo nell’ortopedia per la loro capacità di accelerare il processo di guarigione di diverse patologie, come artrosi, lesioni muscolari, legamentose o tendinopatie croniche e resistenti alle cure tradizionali.

l trattamento si basa su meccanismi naturali dell’organismo in quanto sfrutta le elevate capacità rigenerative e di guarigione dei fattori di crescita rilasciati dalle piastrine contenute nel nostro sangue.

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Dottoressa Pereira, abbiamo parlato più volte dei “Fattori di Crescita” e del loro effetto di guarigione sorprendente. C’è una buona notizia anche per chi è affetto da artrosi d’anca! Fortunatamente sì. L’artrosi è un processo degenerativo che pro-

duce progressivamente disabilità ed è accompagnata da dolore. La localizzazione all’anca risulta la terza più frequente, dopo le mani e le ginocchia. Un’indagine ci dice che in Italia siano affette, sopra i 60 anni, più di un milione di persone, mentre il 3% della po-

Quali sono gli strumenti di diagnosi? Radiografia abbinata a ecografia. La tecnica radiografica permette di individuare alterazioni di margini, struttura ossea ed ampiezza dello spazio articolare, corrispondenti al decorso naturale della patologia. L’ecografia, invece, è necessaria per verificare le alterazioni di tessuti quali la cartilagine articolare, la capsula, il liquido e la membrana sinoviali, non individuabili attraverso l’esame radiografico. Come si può trattare l’artrosi d’anca? Con la tecnica dei Fattori di Crescita, o più correttamente del PRP (Plasma Ricco in Piastrine). A Villa Stuart abbiamo trattato e trattiamo numerosi casi di artrosi d’anca. Questa innovativa terapia infiltrativa permette di migliorare la disabilità, ridurre il dolore e ritardare nel tempo la protesizzazione. A chi è consigliata questa terapia? A tutti coloro che soffrono d’atrosi d’anca. Ottimi risultati li abbiamo ottenuti nelle artrosi incipienti, cioè quelle che si manifestano in un’età più giovane del normale e sono generalmente atleti o soggetti intorno ai 40 anni, in seguito a un trauma subito o a varianti anatomiche congenite. In che cosa consiste questa tecnica?

Il Plasma ricco in Piastrine (PRP) si ottiene da un normale prelievo di sangue venoso sottoposto ad una speciale procedura di centrifugazione. Si ottiene, così, una concentrazione di piastrine che viene iniettata nell’area da trattare, dove rilascia fattori di crescita in grado di stimolare la rigenerazione e la guarigione della parte lesionata, un percorso totalmente naturale.

Il Plasma Ricco in Piastrine è sicuro? Il sangue è autologo, cioè prelevato dal paziente stesso, quindi non c’è alcun rischio di malattie trasmissibili.

Quanto applicazioni sono necessarie per ottenere risultati? Dopo sole 3 applicazioni i benefici della terapia sono evidenti: dolore e zoppia si riducono sensibilmente o addirittura scompaiono!

IL MEDICO RISPONDE

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linea diretta con specialisti in or topedia • fisiatria • reumatologia medicina dello sport • radiologia • scienza dell'alimentazione

Scrivete a: mtpereira.villastuart@eurosanita.it

È una tecnica invasiva? L’infiltrazione provoca un dolore moderato nell’immediato, ma non ci sono altre controindicazioni. Deve, però, assolutamente essere effettuata da mani esperte sotto guida ecografica.

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Febbraio 2010 The Big Nail È questa l’ennesima sfida che si accinge a intraprendere il pordenonese Michele Pontrandolfo, primo italiano ad affrontare il Polo Nord Geografico in solitario. di Andrea Tranquilli

urante la traversata Michele – specialista di sci-alpinismo, arrampicata su roccia, arrampicata su cascate di ghiaccio e alta quota - potrà collegarsi via satellite con la redazione di alcuni tra i piu’ importanti media nazionali. La traversata in solitaria dell’Oceano Artico inizierà da Ward Hunt Island, una piccola isola posizionata a 83° grado di latitudine nord nel Canada Artico. 60 impegnativi giorni di cammino con gli sci ai piedi e la slitta al traino sulla banchisa polare corrugata da enormi creste di ghiaccio che possono raggiun-

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gere alcuni metri di altezza e coprire zone di grande dimensione, fino a 100 km2. Le potenti correnti marine che si muovono dall’Alaska all’Asia provocano infatti lo spostamento del pack, il ghiaccio marino, creando non solo queste barriere, ma anche innumerevoli canali che possono, in alcuni casi, essere attraversati solo a nuoto con una temperatura dell’acqua di 10 °C ed una temperatura dell’aria di -50°C. A rendere ancora più imprevedibile l’evolversi della traversat a l’aumento delle temperature che modifica anno dopo anno l’Oceano Artico. Per questo la distanza da percorrere sarà sicuramente supe-

riore agli 800 km in linea d’aria che separano Ward Hunt Island dal Polo Nord Geografico ed è stimata in più di 1000 km. Essendo la missione molto impegnativa e rischiosa, sotto tutti i punti di vista, l’esploratore si sta accingendo non solo alla preparazione fisica e psicologica ma anche e soprattutto al reperimento di quei finanziamenti indispensabili per la realizzazione dell’impresa. A tal proposito, da qualche mese, è stato impiegato nell’operazione “Il Grande Chiodo” Expedition 2010, un pool di esperti specializzati in marketing, capitanati dal Dott. Mario Sansoni.


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Per secoli il Polo Nord è rimasto un luogo inaccessibile, e la possibilità di poterlo raggiungere ha affascinato molti esploratori. Il Polo Nord ha alimentato tanti miti e ispirato molti sogni di conquista, ma in realtà è rimasto inviolato sino ai primi anni del ventesimo secolo, quando, il 6 aprile 1909 la prima spedizione ha raggiunto il Polo Nord Geografico. L'impresa fu diretta dallo statunitense Robert Edwin Peary; altri membri della spedizione erano il suo assistente Matthew A. Henson e quattro Inuit chiamati Ootah, Seegloo, Egingway, e Ooqueah.

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Michele Pontrandolfo Il primo italiano che lo scorso 30 aprile ha raggiunto il Polo Nord Magnetico in solitaria, dopo una marcia di 31 giorni in mezzo ai ghiacci con temperature attorno ai 30 gradi sotto zero e punte anche di meno 48 L'attività di Michele Pontrandolfo, che si svolge nella maggior parte dei casi in solitaria, è ad alto rischio di vita ogni istante del giorno e lo vede alle prese con uno sforzo fisico continuo e prolungato, costantemente soggetto ad intemperie, con il rischio continuo di congelamenti a temperature costanti sotto lo zero. In caso di emergenza o pericolo di vita, inoltre, l'eventuale soccorso non è garantito. Il nostro uomo dei ghiacci, infatti, percorre da solo migliaia di kilometri trascinando una slitta sulla quale trasporta i materiali di cui ha bisogno. Attualmente ha all'attivo 10 Spedizioni Polari di cui 6 in solitaria effettuate in Groenlandia, Patagonia, Islanda e isole Svalbard, e ha raggiunto Polo Nord, Polo Nord Geomagnetico e Polo Nord Magnetico. Durante le sue spedizioni ha prodotto numerosi filmati che

hanno visto l'interesse di numerosi medi nazionali come Rai 1, 2 e 3, Sky Sport, La 7 Sport e Canale 5 (trasmissione Terra) Al giorno d’oggi sono poche le persone che raggiungono il Polo Nord in pura etica esplorativa; ovvero senza supporti esterni e senza l’ausilio di cani o vele da traino, semplicemente con una slitta norvegese (pulken) in vetroresina, dove all’interno viene stivato tutto il materiale tecnico specifico, viveri ed attrezzature varie le quali verranno usate durante tutto il periodo della spedizione, ed un paio di sci da fondo escursionismo unico mezzo di locomozione. Codificato, si traduce in un fortissimo messaggio, che l’atleta intende diffondere nella sua missione: educazione al rispetto dell’ambiente. Come testimonia questa celeberrima fotografia, scattata all’arrivo del polo Nord Magnetico, l’atleta è molto attaccato alle sue radici, nato a Pordenone, è sicuramente il simbolo della Regione Friuli Venezia Giulia, la quale riconoscendo i suoi sforzi, lo ha nominato testimonial per il proprio territorio unitamente al WWF Italia.

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Politica sportiva

Il tavolo dei relatori

Un Convegno Nazionale dal tema: “Il Rapporto tra lo sport e la politica” Il 19 ottobre scorso a Roma, nella Sala Colonne di Palazzo Marini, si è discusso del rapporto tra lo sport e la politica. Al consesso hanno partecipato, oltre a numerosi relatori, anche i Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta e Rocco Crimi, quest’ultimo con delega allo sport, ed il Presidente del Coni Giovanni Petrucci. di Enrico Morucci_foto GMT

lavori sono stati aperti dal Sen. Luigi Ramponi, presidente dell’Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo, che ha organizzato il convegno in collaborazione col Centro Studi Difesa e Sicurezza. "Lo sport è una componente fondamentale della vita italiana – ha sottolineato Ramponi – lo sport educa al rispetto delle regole e, al suo interno, tutto si svolge rispettando l’avversario del momento. La funzione della politica, invece, è quella di assicurare la migliore qualità della vita al cittadino e quindi deve sostenere lo sport in maniera che sempre più persone possano praticarlo". Un’introduzione che ha fornito la chiave di lettura del tema del convegno ai re-

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latori che lo hanno ampiamente discusso ed argomentando sul rapporto tra sport e politica. I relatori per lo sport sono stati: Riccardo Agabio, Presidente della Federazione Ginnastica, Giancarlo Abete, Presidente della Federazione Calcio, Paolo Barelli, Presidente della Federazione Nuoto, Franco Arese, Presidente Federazione Atletica, Luca Pancalli, Presidente del Comitato Paralimpico Italiano, e Giovanni Morzenti, Presidente Federazone Sport Invernali. La parte politica del Convegno è stata sostenuta, invece, da Giancarlo Giorgetti, Lega Nord, Giovanna Melandri, Partito Democratico, Patrizia Bugnano, Italia dei Valori, Luciano Ciocchetti, UDC e dall’On. Rocco Crimi, il quale ha affermato che: "Sport

per tutti si intende sport nelle scuole e quindi va incentivata l’attività motoria tra i giovani educandoli pure al rispetto delle regole e dei valori etici dello sport. La politica da parte sua dovrà, e si sta già adoperando a farlo, migliorare l’impiantistica sportiva per consentire a sempre più giovani di accedere allo sport e, quindi, al miglioramento della qualità della vita. Ed è compito della politica, o del Parlamento in generale, sostenere gli eventi internazionali. Inoltre è in approvazione una legge che consentirà alle società di calcio di potersi costruire stadi adeguati e quindi non dipendere più solamente dai diritti televisivi. Di questa legge ne potranno usufruire anche tutte le altre discipline spor-


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L’On.Gianni Letta e Gianni Petrucci

tive". Tra le considerazioni finali sono da sottolineare quelle dei giornalisti Italo Cucci e Ruggiero Palombo che hanno posto l’accento sulla possibilità di aprire maggiormente la pratica sportiva agli immigrati, consentendone la piena integrazione sociale anche attraverso lo sport, ed agli anziani, riconoscendo quest’ultimi, una parte fondamentale dell’industria sportiva. Hanno auspicato,

da parte della politica, pure la certezza dei finanziamenti al Coni ed al Coni la vigilanza sull’utilizzo dei fondi da parte delle Federazioni in maniera da salvaguardare l’autonomia gestionale dello sport. Palombo, infine, ha sottolineato la deprecabile corsa alle candidature per organizzare i Giochi del 2020 ed ha evidenziato che, ad oggi, le città italiane che aspirano a divenire la "città candidata"

sono Roma, Venezia, Palermo e Bari. Gli ultimi interventi sono stati quelli del Presidente Petrucci che ha dichiarato: "Per quando riguarda l’affollamento delle candidature olimpiche italiane, all’estero non ci facciamo una bella figura per cui nella Giunta di mercoledì (21 ottobre 2009 ndr) saranno dettate delle regole precise alle quali si dovranno attenere le città che le vogliono avanzare. In ogni modo alla fine sarà sempre il CONI che sceglierà quale sarà la città da presentare come ‘città candidata’ all’organizzazione dei Giochi del 2020. Per quanto riguarda i finanziamenti auspico che essi siano certi per consentire la destinazione di parte di questi fondi al mondo scolastico ed alle attività motorie di base". Il Consesso è stato chiuso dall’On. Gianni Letta, che ha dichiarato: "Sono grato al Senatore Ramponi che è riuscito, con la meritoria Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo del CONI, a mettere intorno ad un tavolo le persone che possono parlare di sport e della sua autonomia che sono i valori di questo Paese poiché lo sport è lontano dai conflitti e spero che non ne arrivino mai poiché esso è fatto per unire e questo deve essere un modello da seguire. Per quanto riguarda l’autonomia dello sport io l’ho sempre rispettata personalmente ed istituzionalmente poiché la politica deve essere fatta a misura dello sport mutuandone anche i modi di fare politica che sono quelli del rispetto delle regole e dell’avversario". da sinistra: Giovanna Melandri, Rocco Crimi e Luigi Ramponi

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Etica Sportiva

Arriva Eticamp, il campus sportivo per i nostri ragazzi

IL GIORNO

DELLA CULTURA SPORTIVA

di Alessandro Morucci

l 23 Novembre 2009 partirà ufficialmente il progetto con lo svolgimento della “Giornata della Cultura e dell’Etica Sportiva” e con il lancio del concorso “SegnalEtica”: ci sarà un incontro dibattito che si svolgerà nei quattro capoluoghi di regione in due diverse giornate: il 23 Novembre in contemporanea nel Lazio e in Campania e il 25 Novembre nelle Marche e in Abruzzo, presso

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le sale/sedi del CONI Regionale o in altre strutture. Il Movimento vuole costruire attraverso “La Giornata dell’Etica Sportiva” e il concorso “SegnalEtica”, un vero e proprio progetto “Etico Sportivo” di comunicazione e promozione. I ragazzi, grazie a questo progetto avranno la possibilità di interloquire con i relatori, soprattutto con i Campioni che fungeranno

da esempio sul comportamento corretto e sul modello di un sano stile di vita da adottare. Il rapporto dei ragazzi con l’etica sportiva è stato rivalutato negli ultimi anni: il rispetto per se stessi e per gli altri, il rispetto delle regole, rappresentano elementi fondamentali nella crescita individuale di ogni persona. Durante la manifestazione, inoltre saranno proiettati filmati finalizzati alla diffusione


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Nella foto affianco il presidente onorario del MECS, Pierluigi Celli premiato dal prof. Antonio Lombardo ed il presidente Gianni Rivera

dei comportamenti etici nel mondo dello sport, varie produzioni cartacee e informative che saranno distribuiti nel Kit Didattico consegnato a tutti i partecipanti. Nella stessa circostanza i Professori di Educazione Fisica verranno nominati “Cavalieri dell’Etica Sportiva”, ed assumeranno la funzione di precursori per il messaggio che il MECS vuole diffondere all’interno delle scuole. Per il concorso “SegnalEtica”, i ragazzi del-

le scuole aderenti dovranno comporre un elaborato sul tema dell’Etica nello Sport e consegnarlo entro il 15 Febbraio 2010. Gli elaborati pervenuti in tempo utile, saranno esaminati e valutati da una Commissione composta dagli Atleti Ambasciatori del MECS e da altre personalità del mondo dello Sport e della Cultura. A marzo 2010 i ragazzi delle scuole che saranno risultate vincitrici del concorso, sa-

ranno invitati a Roma per la Festa Nazionale dell’Etica nello Sport, ove saranno coinvolti in diverse attività ludico-sportive (basket, calcio, volley, rugby e golf). Nella stessa giornata dovranno compilare un questionario sui temi dell’Etica nello Sport, ed al termine il punteggio delle attività sportive sommato a quello del questionario, decreterà una scuola per regione Campione dell’Etica nello Sport 2010.

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Etica Sportiva

EtiCamp A luglio 2010 organizzeremo gli EtiCamp, un campo sportivo per i ragazzi, attraverso il quale il nostro movimento, vuole rendere un servizio socio-pedagogico-sportivo ai tanti ragazzi desiderosi di socializzare e fare sport, prediligendo la crescita umana dell’individuo e nel contempo suscitando l’interesse per le attività proposte. Il progetto si propone di coniugare un divertimento sano ad attività formative e riflessive facendo sì che i ragazzi passino una settimana piacevole e nello stesso tempo ricevano messaggi positivi riguardanti l’etica, l’integrazione e dei sani principi di vita. Per la prima volta in Italia in un camp attraverso lo sport si potranno, in maniera divertente, presentare ai ragazzi tematiche importanti quali: Integrazione fra normodotati e diversamente abili; Educazione ambientale; Edu-

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cazione alimentare; Educazione sportiva; Cultura sportiva. Tutte le attività avranno come tema principale l’Etica. Quando parliamo di Etica intendiamo il rispetto delle regole, dei compagni, degli istruttori e dell’ambiente che si ha intorno; si parlerà quindi di Etica durante le attività sportive, durante i momenti ricreativi e durante tutte le altre attività in modo da far arrivare il messaggio univoco che l’Etica non è una materia ma uno stile di vita. Le attività sportive saranno orientate verso gli sport di squadra per favorire il tema dell’integrazione e della socializzazione tra i vari partecipanti; inoltre ci saranno anche momenti dedicati all’educazione sportiva e fisica volti a far capire l’importanza di queste attività a tutti i ragazzi.

Gli sport che verranno praticati saranno: Pallacanestro, Calcetto, Volley, Ginnastica generale, Atletica. Il progetto “EtiCamp” nasce dall’idea di realizzare un momento di crescita globale dei ragazzi e l’integrazione fa parte di questa globalità. Attraverso le attività sportive l’integrazione tra ragazzi normodotati e non sarà resa più semplice: il ragazzo disabile potrà sentirsi parte integrante del suo gruppo e i compagni riusciranno a percepire la sua realtà calandosi concretamente nelle dinamiche dello sport che lui vuole o che può praticare. Il MECS Movimento dell’Etica e Cultura nello Sport vuole costruire, un nuovo modello di camp estivo utilizzando il messaggio etico nello sport come strumento privilegiato di aggregazione e di integrazione sociale.


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segnalEtica 2009 23 novembre

IL GIORNO

DELLA CULTURA SPORTIVA

www.eticanellosport.com Consiglio regionale Lazio

Comune di Roma

Provincia di Roma Assessorato allo sport e grandi eventi


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Tiro a volo

ISA Lab

tra scienza e innovazione

Nuovo passo dell'International Shooting Academy che negli ultimi tempi ha ampliato la sua offerta didattica con workshops mirati alla preparazione dei tecnici e al consolidamento della loro esperienza. www.fitav.it

di Enrico Morucci

'International Shooting Academy è nata un paio d'anni fa - sottolinea il coordinatore Alberto Di Santolo – con l'intento di fornire delle alte competenze in ambito internazionale a tecnici di tutto il mondo. Ai corsi tradizionali abbiamo deciso di aggiungere dei workshops specifici su tematiche affrontate dai nostri laureati nelle prime sessioni dell'Isa. Quindi l'idea di questo laboratorio permanente è partita. Ora, il primo corso era costituito quasi integralmente da tecnici italiani, ma siamo proiettati in un ambito internazionale tanto è vero che nel prossimo corso ci saranno già molti stranieri. Abbiamo mosso il primo passo. Ed il fatto di essere presenti in Abruzzo durante i Giochi del Mediterraneo

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conferma appunto la vocazione internazionale dell'iniziativa. Assolutamente sì, – prosegue Di Santolo – quest'appuntamento è stato voluto perchè l'Italia nel panorama internazionale ha cultura, tradizione e storia. Inoltre, se vogliamo, l'industria dell'attrezzo sportivo costituita da armi e cartucce è nata nel nostro Paese. Possiamo trovare tutto il background che ci pone nel tiro a volo come leader in ambito mondiale. Ma Di Santolo guarda avanti. Ad ottobre avremo la seconda parte del secondo corso e l'inizio del terzo. È evidente che siamo a buon punto e stiamo preparando dei format didattici ideali dopo una fase sperimentale che ci permetteranno di avere piani ancor più consolidati. Da una parte c'è il lato tecnico che interessa di più i tira-

tori, però alcuni aspetti legati alla visione nel tiro e all'alimentazione, per fare qualche esempio, captano moltissima attenzione e c'è sempre maggiore richiesta di informazioni in merito ad un ampliamento del bagaglio delle conoscenze. Noi mettiamo a disposizione il know how grazie alla partecipazione dell'Università romana di Tor Vergata che permetterà, ne siamo convinti, una sempre maggiore diffusione dell'Isa anche con un ulteriore sogno del cassetto. Un'Isa itinerante che vada in giro per il mondo, consentendoci di esportare il nostro modello didattico all'estero. Prospettive di rilievo per un progetto innovativo che sta dando i suoi frutti. È un'esperienza molto valida – rileva Fabio Partigiani, preparatore atletico della Nazionale – e stiamo facen-


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do dei grandi passi e i lavori presentati sono di alta qualità. Un livello scientifico che solo qualche anno fa forse non si pensava di poter raggiungere. Questo vuol dire che ciò che è stato seminato è molto valido e sicuramente potremmo trarre beneficio da tutto quello che è stato appreso. Poi ho visto che gli allievi sono molto interessati. Possiamo costruire davvero delle cose notevoli, dice ancora Partigiani. Il punto più qualificante di questa iniziativa è la ricerca perchè tutte quante le discipline olimpiche ormai si basano proprio su questo fattore. L'Isa Lab può dare sicuramente un contributo notevole alla metodologia dell'allenamento. Sia per quanto riguarda il discorso atletico, fondamentale nel tiro, sia sotto l'aspetto prettamente tecnico. Ormai anche nella nostra disciplina bisogna programmare, nulla si può lasciare al caso. In Italia a livello di tecnici e strutture siamo i primi quindi possiamo essere un esempio per gli altri. Tra le parole chiave di Fabio Partigiani, lo sottolinea più volte, c'è la ricerca. Con questo intervento abbiamo posto le basi, sicuramente ne seguiranno altri. Rispetto ad altre discipline siamo indietro, questo ci deve spingere a produrre nuovi lavori per poter ottimizzare la preparazione sia tecnica che atletica. Anche per Aldo Bionda, fisioterapista degli azzurri, la ricerca è il punto fondamentale. Riuscire a mettere in moto – aggiunge - tutte le caratteristiche che ogni atleta ha, cercando di potenziarle al massimo abbinando la tecnica all'aspetto fisico che è alla base di qualunque sport. Il direttore tecnico dell'Isa Carlo Danna sottolinea le finalità di questa accademia. È nata con una

Nella foto in alto: un momento della conferenza stampa alla facoltà di medicina di Tor Vergata. In basso il direttore dell’Accademia ISA, Paolo Del Bene premia il prof. Antonio Lombardo. Nella pagina affianco l’Università Tor Vergata premia Francesco D’Aniello, campione del mondo.

finalità ben precisa che era quella di proporre qualcosa di completo e nuovo nel settore della formazione per i tecnici. Noi volevamo che i partecipanti si trasformassero nel tempo anche in attori. Cioè da allievi a professori. Perchè noi ci rivolgiamo a persone che hanno già da tempo una preparazione, e in alcuni casi anni e anni di conoscenza. Per cui se noi riusciamo, come stiamo riuscendo, a prendere tutto quello che ognuno di loro ha da dirci, possiamo mettere insieme un archivio di gran-

de valore come è successo in questo seminario d'aggiornamento. Stiamo realizzando qualcosa di nuovo con un bagaglio che ancora non è completo, ma si completerà sicuramente entro uno o due anni. Il mio sogno è quello di arrivare, per mezzo della collaborazione di tutti, ad un prodotto finito di grande qualità che possa essere anche l'emblema della Federazione Italiana Tiro a Volo e mostrare al mondo che effettivamente la cultura italiana del tiro non è solamente una storia, ma un fatto vero. Già a partire dal prossimo corso, il terzo, avremo molti più argomenti da offrire, avvicinandoci sempre di più a quel prodotto finito a cui ho fatto riferimento. Insomma c'è materiale a sufficienza per guardare con fiducia al futuro consapevoli di un cammino che, seppur giovane, ha già dato frutti importanti.

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Squash

Con l’occhio del tecnico

Ritorna un forte interesse verso lo Squash, disciplina sportiva in voga nella Capitale dal lontano 1978. I consigli di Juan Carlos Camino, l’istruttore più conosciuto della Federazione. di Andrea Tranquilli

ll’apparenza, lo squash è uno sport di facile compressione: le strisce delimitano il perimetro del campo, la pallina viene colpita da un giocatore per volta, non deve fare più di un rimbalzo per terra. Eppure, ci sono tante cose da sapere, tante regole da imparare perché gli atleti si muovono in spazi ristretti, la pallina schizza veloce, è c’è sempre il rischio di un contatto con l’avversario. Juan Carlos Camino, istruttore federale dal 1993 e oggi in forza all’Agonistica Squash R.S.C., ci aiuta a comprendere come avvicinarsi a questo sport. «La cosa migliore per capire il gioco, è entrare in campo e iniziare

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a giocare», spiega Carlos. A suo avviso, almeno all’inizio, è più facile giocare anziché porsi troppe domande: anche chi non ha mai preso in mano nemmeno una racchetta da tennis, può entrare in campo e tirare i primi colpi contro il muro. Ideale è iniziare con un istruttore, che permette di seguire un percorso graduale di apprendimento, ma in tanti cominciano con un amico, o addirittura da soli, cavandosela subito, in qualche modo. «La prima cosa che spiego ad un giocatore esordiente, è come non farsi male. Lo spazio ristretto, l'uso delle racchette, la velocità della pallina, le pareti, sono tutti elementi che

possono generare contatti tra gli avversari, e quindi infortuni. È importante capire subito cosa si deve, e cosa non si deve fare per evitare tali contatti». Le interferenze tra i giocatori sono di due tipi: una è fisica, quando l’avversario impedisce di raggiungere la palla, ancora lontana; l’altra è di posizione, quando l’avversario non permette di colpire in modo corretto la palla, che è a portata di colpo. «Ogni volta che si avverte un possibile ostacolo offerto dall’avversario, bisogna fermarsi». Nel primo tipo d’impedimento siamo davanti ad un “let”, che autorizza a ripetere lo scambio; nel secondo, quando siamo già in posizione per


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colpire ma l’avversario ce lo impedisce, si tratta invece di uno “stroke”, che assegna il punto. Spiegate le prime accortezze per evitare contatti e infortuni, Carlos ci introduce alla tecnica del colpo. «Data la caratteristica della pallina, per imprimerle la giusta potenza il colpo avviene, a differenza del tennis, attraverso un movimento del polso, il cosiddetto “movimento a frusta”, che segue quello del braccio». La pallina schizza in questo modo contro il muro, come se si stesse lanciando un sasso in uno stagno, e arriva a superare i 200 km/h. Il movimento è, in questo senso, aiutato dalle dimensioni e dal peso della racchetta, minori rispetto al tennis. Il terzo momento della lezione, spiega Carlos, riguarda la posizione in campo e i movimenti: «Domina il gioco chi riesce a conquistare il centro del campo, cioè la connessione delle righe, la cosiddetta “T”. Da

quella posizione si possono controllare in modo equidistante tutti gli angoli del campo, nonché gli spostamenti dell’avversario, e può iniziare una specie di partita a scacchi, molto tattica, con il rivale, per conquistare e controllare la “T”». Per quanto riguarda movimenti, bisogna imparare ad arrivare nel modo giusto sul colpo, senza mai andare oltre la posizione corretta, sia per evitare un impatto sbagliato tra la racchetta e la palla, sia per non rischiare di sbattere contro il muro. Dall’alto della propria esperienza, Carlos ci mette in guardia: «lo squash è facile da praticare per divertirsi, e lo si può fare anche in età avanzata, ma è molto difficile arrivare ad alti livelli». Attenzione, però: è tra gli sport più duri per l’apparato cardio-circolatorio e, dopo il canottaggio e il ciclismo, è quello che fa bruciare il maggior numero di calorie in una partita, fino a 1200 in un’ora di gioco. Detto che vince, normalmente, chi arriva per primo a nove punti e che si fa punto solo dopo aver conquistato la battuta (nei tornei a squadre si arriva a 15, senza cambiopalla), il lettore è servito: ormai è pronto per entrare in campo, e cominciare...

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Pallanuoto

La pallanuoto nella Capitale Rinnovata nell’organico, la Rari Nantes Roma maschile di serie B è oggi una realtà più concreta che mai grazie alle esperienze degli anni passati. di Valerio De Giovanni

a neosocietà romana di pallanuoto, fondata nel 2005 grazie alla determinazione e all’entusiasmo del presidente Matteo Diez e del vicepresidente Federico Firmani, ispirata alla gloriosa Rari Nantes dei primi anni del secolo scorso, si è andata immediatamente affermando come una delle società più solide e in costante crescita all’interno del mondo della pallanuoto grazie all’efficienza di un gruppo affiatato e coeso e agli evidenti risultati ottenuti. La passione per questo sport è stato il punto di partenza per creare un gruppo se-

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niores compatto e determinato che, partendo dalla serie D, ha militato nelle stagioni dal 2005 al 2009 rispettivamente nei campionati di serie D, C, B fino all’approdo in A2, centrando così un obiettivo record nella pallanuoto europea con tre promozioni in tre anni. Il difficilissimo campionato nazionale di A2 è stato però fatale per la Rari Nantes Roma che ha dovuto cedere, dopo solo un anno, il proprio posto tornando in serie B. Oggi gli atleti sono già in vasca nei prestigiosi impianti della Capitale per prepararsi ad af¬frontare al meglio il campionato 2009/2010

che li impegnerà su tutto il territorio nazionale. Il successo di questa società non è solo in acqua ma anche in rete grazie ad un sito, www.rarinantesroma.it, che è tra i più “cliccati” del settore, contando più di 100 mila visi¬te a stagione. La Rari Nantes Roma, però, non è solo pallanuoto a livello agonistico maschile e femminile; la società, infatti, dà anche la possibilità ai più piccoli (a partire dagli otto anni), ai master e agli amatori di avvicinarsi e praticare questa disciplina, grazie alle attività settimanali che si svolgono presso la piscina della Ferratella Nuoto, all’Eur.



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Calcio

Massimo Chialastri: “Eccellere anche nel calcio” Intervista al responsabile del calcio a 11 della LUISS Guido Carli di Alessandro Morucci

ieci anni di successi e allori. L'Università LUISS Guido Carli, sotto la guida del Prof. Paolo del Bene, è dal lontano 1999 che ha individuato nella pratica sportiva agonistica una delle principali opportunità per gli studenti che frequentano il prestigioso ateneo romano. Basket, pallavolo, calcio a 5, rugby sono state in questo decennio le compagini accademiche che hanno disputato i relativi campionati dando valore al connubio, modello USA, di studiare e fare sport nello stesso tempo raggiungendo ottimi risultati in entrambi i campi. Da questa stagione il Calcio in LUISS viene idenficato in una sola persona: Massimo Chialastri, Team Manager della squadra di Calcio a 11 del prestigioso ateneo capitolino. È lui che ha cullato, progettato e realizzato il

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sogno di portare la squadra universitaria a confrontarsi e competere con realtà agonistiche al di fuori dell'Istituto in un vero e proprio campionato federale. Chialastri che ruolo ha il pallone alla LUISS? "Il calcio in Luiss nasce nel 2003, dall'iniziativa di alcuni studenti, con l'intento di imitare il percorso intrapreso alcuni anni prima dal Basket, replicando il modello americano delle squadre universitarie. L'iniziativa viene subito incentivata dalla struttura dell'ASSociazione Sportiva Luiss e dal 2004 la squadra partecipa al Campionato delle Università di Roma, vincendo due edizioni delle 4 cui partecipa; la ricetta è uguale ab origine: un gruppo storico a fortissimo coefficiente di aggregazione e la disponibil-

tà ad accogliere ogni anno nuove leve in grado di stimolare competitività e rinnovamento. Sempre sotto la guida tecnica di Mister Riccardio Maurizi, ex Roma con importanti trascorsi in Serie C, il calcio Luiss riesce a ritagliarsi spazi sempre più importanti anche all'interno dell'Ateneo, e nel 2006 al calcio maschile si affianca anche il calcetto femminile. Quest'anno è l’anno della svolta? "Il 2009 è la stagione della scommessa da vincere: il progetto iniziale è cresciuto e ora la squadra è pronta ad affrontare la sfida del calcio dilettantistico; l'iscrizione alla Terza Categoria (girone c) vuole essere un nuovo punto di partenza per programmi ancora più ambiziosi.


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Con l'entusiasmo, la correttezza e la grinta che ha sempre contraddistinto chi negli anni ha fatto parte di questa iniziativa! Nessuna paura di confrontarci: l'obiettivo è puntare al massimo, nello sport come nello studio".

La squadra della LUISS al completo con Pierluigi Celli. Primo a sinistra, il Team Manager Massimo Chialastre. Primo a destra, il presidente Francesco Maria Spanò

Quindi, è tempo di nuovi esami anche per il Pallone? "Sono convinto che l'esame di calcio i miei ragazzi lo supereranno brillantemente e troveranno nel campo da giuoco il giusto stimolo e la soddisfazione per supereare con il relativo entusiasmo anche quelli più importanti sui banchi di viale Romania. Stiamo formando i ragazzi del nostro domani, in tutti i sensi, anche in quello sportivo."

Struttura Organizzativa ASD LUISS – Sezione Calcio

Presidente Francesco Maria Spanò VicePresidente Pantaleo Cisotta Direttore Sportivo Paolo Del Bene Team Manager Massimo Chialastri Dirigenti Accompagnatori Giuseppe Clemente Massimo Schirinzi Giuseppe Guglielmino Allenatore Riccardo Maurizi Preparatore Atletico Hansel Perilli Medico Sociale Giampiero Cutolo Medico di Panchina Marco Giaracuni Amministrazione Anna Montani

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Basket

Petriana: 80 anni di Stefano Greco

ccola la qui la vecchia gloriosa Petriana, uno dei simboli del basket capitolino. Appollaiata là, sul colle del Gelsomino, dove all’interno del Pontifico Oratorio di San Pietro si rincorrono sogni di un futuro da campioni ma anche giornate serene di famiglie alla ricerca di uno spazio dove far crescere i propri figli trovando il rifugio, umano e spirituale, per costruire gli uomini d domani. E dall’interno del pallone, il PalaVongola come da anni è stato ribattezzato l’impianto, il rumore di un pallone che rimbalza e le voci di istruttori, allenatori, bambini, campioncini in erba e veterani che si mischiano senza soluzione di continuità. Oggi la Petriana Basket ha due formazioni senior, la serie D maschile e la serie B femminile, ed alle spalle un rivolo infinito di gruppi giovanili (si avvicinano alle 400 unità gli iscritti) che dai serbatoi per i più grandi arrivano fino ai cinque corsi di minibasket, dove il tutto esaurito delle iscrizioni è cosa certa, che movimentano le giornate in Via Santa Maria Mediatrice. Ma la Petriana è questo ma è anche storia dello sport della palla a spicchi. La sua nascita è datata 1929 quando un Cardinale

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e non sentirli

di ritorno da un viaggio negli Usa portò con se divise da gioco e palloni da donare ai ragazzi dell’Oratorio, posto allora a Porta Cavalleggeri nell’area dove sarebbe poi sorta l’Aula Nervi. Voleva, il Cardinale, che lo sport inventato da John Naismith si mischiasse al vernacolo romano. L’operazione riuscì e nell’embrione di quella che sarebbe stata un giorno la Petriana si iniziò a giocare a basket. Ci sapevano fare i ragazzetti che decisero di colorarsi in gialloblù. E divennero ancora più forti quando un piccolo signore nativo di Tuoro sul Trasimeno decise di aiutarli a crescere. Altero Felici, colui che sarebbe stato un giorno l’anima della Stella Azzurra, iniziò a spezzare il verbo del basket con i ragazzi della Petriana. E ci riuscì così bene che un giorno, dopo una sfida con la Stella di Ferrero, il professore lo chiamò e lo convinse ad andare ad arricchire lo staff della società del collegio De Merode. A malincuore Felici prese quella strada portando con se il fuoriclasse della Petriana, quel Piero Volpini che avrebbe poi calcato i parquet della serie A fino ad arrivare alla Nazionale. Ma il solco nella storia della Petriana era tracciato. Così, dopo lo spostamento dell’Oratorio

sul colle del Gelsomino tanti anni, passati a battagliare nei campionati regionali. Fino al momento del grande sogno. Accadde che dal 1986 in poi sulla spinta di un coach-visionario la Petriana mise in moto il suo turbo. Dalla promozione iniziò una scalata da far venire i brividi. Già l’approdo in serie C 1, dopo essere passati per la D e la C 2, sembrava un azzardo. Ma arrivò poi l’anno sportivo 1995-96 e una di quelle storie di sport che si crede possano esistere solo nei film americani. Una squadra di dilettanti puri decise di regalarsi il lieto fine del proprio lungometraggio sportivo. Accesso ai playoff a quattro nella pozione più difficile e da qui inizio del capolavoro. Un 2-0 assestato alla capolista Assisi, dominatrice della regular season e poi la serie con Orisatno. Vittoria in casa dei sardi in gara-1, travolgente successo della Petriana al PalaVongola per il pareggio quindi il giorno più lungo. 29 maggio del 196. Alle ore 17,00 la palla due. Oltre 1500 tifosi sardi assiepati in un palazzetto gonfio come un uovo. Una partita che sembra scivolare via per un finale scontato.42-31 a metà della ripresa, 56-48 con poco meno di 3’ da

giocare. Festa pronta? Macché. Festa rovinata. Lo spirito degli oratoriani di San Pietro, le bombe del giovanissimo Sica. Il punteggio fissato sul 57-57 13” da giocare ed in campo dopo il timeout con la palla alla Petriana. Carducci, il saggio playmaker che avanza e sul raddoppio sulla linea di metà campo pesca la salita in post di Iacoangeli (omen nomen direbbero i latini). Un movimento morbido, il ciuff della retina, il suono della sirena, le urla e le lacrime di gioia e l’applauso dello sportivissimo pubblico di Oristano. Petriana in B 2, nel basket che conta, titolò l’Osservatore Romano che, con il cardinal Pio Laghi che presiedeva l’Oratorio, trovò lo spunto per occuparsi dei suoi ragazzi. Oggi quella giornata d gloria, conclusa con l’atterraggio a Fiumicino con la squadra accolta un centinaio di persone festanti, è un bel ricordo. Ma oggi in quel PalaVongola, dove tanti piccoli atleti coltivano i loro sogni, in ogni rimbalzo di un pallone ci sono speranze, voglia di divertirsi e di crescere, di diventare uomini ed atleti migliori. Perché i sogni possono diventare realtà: E in Petriana conoscono la ricetta per realizzarli.



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Golf

Dopo oltre cento anni il golf è tornato ad essere uno sport olimpico I membri del Comitato Olimpico Internazionale, nella 121ª sessione che si è tenuta a Copenhagen, lo hanno ammesso insieme al rugby a sette alle Olimpiadi del 2016 che si svolgeranno a Rio de Janeiro di Enrico Morucci

he fosse finalmente la volta giusta se ne era avuto sentore nel mese di agosto quando il Comitato Esecutivo aveva scelto queste due discipline, tra i sette sport eleggibili da aggiungere al programma olimpico. La decisione dell'Esecutivo non era comunque vincolante per i membri del CIO, ma di sicuro aveva messo fuori gioco baseball, karate, roller sports, softball e squash. Il presidente della Federazione Italiana Golf Franco Chimenti, presente a Copenhagen, ha sottolineato la portata dell'evento:

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"È stato un autentico successo del golf mondiale, che non è mai stato così compatto come in questa occasione. Da oggi non si potrà più obiettare che la nostra non è una disciplina olimpica e mi fa particolarmente piacere che questo traguardo sia stato raggiunto in un momento estremamente felice per il golf italiano che quest'anno, evento mai accaduto nella sua lunga storia, ha festeggiato fino ad ora ben ventidue vittorie in campo internazionale, 13 con i professionisti e nove con i dilettanti. E per i più giovani fra i nostri atleti più rappresentativi le Olimpiadi del 2016

saranno di sicuro uno stimolante obiettivo". E, indubbiamente, i fratelli Francesco ed Edoardo Molinari, Diana Luna e Matteo Manassero hanno le carte in regola per poter aspirare a un viaggio a Rio de Janeiro, ma dato il tempo che manca le porte sono aperte anche per qualche altro giocatore promettente. Quanto al sedicenne Manassero, ha avuto il grande onore di sostenere la causa del golf davanti ai membri del CIO insieme a tre grandissimi professionisti: l'irlandese Padraig Harrington, la statunitense Michelle Wie e la norvegese Suzann Pettersen.

"Ho ricevuto i complimenti - ha detto il portacolori di Gardagolf - per l'intervento che ho fatto prima della votazione, quando ho spiegato che a mio avviso l'ammissione del golf ai Giochi Olimpici, avrebbe permesso ai ragazzi della mia generazione di coltivare quel sogno che finora potevano inseguire soltanto i coetanei di altri sport: salire sul podio olimpico anche giocando a golf. Ero molto emozionato ma orgoglioso di essere stato scelto dalla Federazione Internazionale per questo importante compito, grazie i risultati che ho ottenuto quest'anno". Per il torneo olimpico l'International Golf Federation, ossia l'organismo che ha sostenuto la causa del golf in sede CIO, ha proposto un field di 60 giocatori per ognuna delle categorie femminile e maschile, utilizzando il ranking mondiale come metodo di eleggibilità. I primi quindici classificati sarebbero ammessi senza considerare la nazionalità, mentre per gli altri si procederebbe allo stesso modo, ossia tenendo presente sempre la posizione nella graduatoria, ma con un tetto che limita le rappresentanze a non più di due giocatori per nazione. In tal modo si garantirebbe la presenza di almeno 30 Paesi in ciascuno dei due tornei. Franco Chimenti Presidente FIG

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TUTTINCIRCO news dal circoli di golf

a cura di Andrea Cecinelli - Responsabile del Golf Forense

PARCO DI ROMA GOLF CLUB Tourist Golf Visa Cup Si è svolta nel circolo di Roma Nord la quarta tappa del circuito Tourist

OLGIATA GOLF CLUB Presentazione Roma Golf Federation Cup Torna il grande golf nella capitale con la Roma Golf Federation Cup 2009, il torneo del Challenge Tour che si svolgerà sul percorso dell'Olgiata Golf Club dal 21 al 24 ottobre, anticipato da una Pro-Am martedì 20. La gara fa anche parte del Pilsner Urquell Pro Tour, il circuito delle gare nazionali organizzato dal Comitato Organizzatore Tornei dei Professionisti della FIG ed è la penultima tappa del Challenge Tour che riveste grande importanza, poiché i giocatori più forti sono impegnati nella volata finale per la conquista delle venti 'carte' per l'European Tour 2010 spettanti ai primi venti classificati dell'ordine di merito. Il percorso dell'Olgiata, che sarà sicuramente un giudice severo, emetterà il primo verdetto perché dovrà dire quali saranno i 45 giocatori ammessi la settimana dopo all'Apulia San Domenico Grand Final, sul tracciato del San Domenico Golf, dove la

Golf Visa Cup. In una splendida giornata di sole e caldo i numerosi golfisti si sono sfidati ad una gara all’ultimo colpo. A prevalere sui green perfetti sono stati nella I Categoria, 1° Netto Fabrizio Tomaia, 2° Netto Roberto Caporali; nella II Categoria, 1° Netto Vittoria De Castiglione; I Lordo è stato, invece, Mauro Pompei.

money list assumerà il suo aspetto definitivo. La conferenza stampa di presentazione si è tenuta a Roma, nella Sala del Carroccio in Campidoglio, Sono intervenuti l'on. Alessandro Cochi, Delegato allo Sport del Comune di Roma, Franco Chimenti, Presidente della Federazione Italiana Golf, l'on. Mauro Cutrufo, vice Sindaco del Comune di Roma, Paolo Giuntarelli, Direttore allo Sport e all'Ambiente, Andrea Pischiutta, Consigliere FIG e Presidente dell'Olgiata Golf Club, Carlo Scatena, Presidente del Comitato Regionale Lazio FIG, e Alessandro Rogato, Direttore Organizzativo Pilsner Urquell Pro Tour FIG.Pischiutta e Scatena hanno ringraziato gli sponsor e quanti hanno dato il loro contributo alla realizzazione del torneo. Nell'occasione saranno utilizzati come volontari gli alunni di alcune scuole, esperienza già fatta in altre gare del Pilsner Urquell Pro Tour che ha dato ottimi esiti promozionali.

ARGENTARIO GOLF CLUB Campionato Toscano III Categoria Maschile

Ancora una volta l’Argentario Golf Club è stato teatro di scena per le 36 buche che hanno decretato il Campione Toscano di Terza categoria maschile. L’impegnativo percorso dell’Argentario è stato selezionato del Comitato Regionale Toscano per accogliere, dopo la seconda categoria, anche la terza categoria che ha dovuto impegnarsi non poco per portare a termine i due giorni di gara giocati con formula stableford scratch. Il titolo di Campione Toscano di Terza categoria è stato assegnato ad Alessio Vettori, Golf Club Quarrata (34 - 12 22) primo nella classifica scratch che ha superato il compagno di circolo Massimo Bresci, Golf Club Quarrata (33 – 16 17) dopo che entrambi hanno dato spettacolo nel giro finale segnando sullo score rispettivamente 9 e 4 par sul campo. Il terzo posto è andato a Enio Ser-

radimigni per il Parco di Firenze (32 – 17 15) che dopo aver perso molto terreno ha tentato l'impossibile recuperando quattro colpi nelle ultime tre buche. La classifica netta è stata dominata dal brillantissimo Gianmarco Barluzzi (88 – 45 43), diciassettenne di Quarrata , che ha fatto segnare uno splendido 45 nel primo giro seguito da una prestazione costante nella seconda giornata di gara della domenica conclusa con 43 punti stableford netti e il titolo di 1° netto in sacca. Nelle prime posizioni della classifica netta anche Marco Barluzzi (73 – 29 44) e Paolo Caldori, unico fra i soci del Golf Club Argentario a rientrare nella Top Ten della Classifica netta con un punteggio aggregato di 67 – 36 31. L’Argentario Golf Club con la collaborazione del Comitato Regionale Toscano della FIG si sono impegnati nella promozione del territorio nel cuore della maremma, individuando nel turismo golfistico un canale privilegiato, nella convinzione di avere carte assolutamente vincenti potendo abbinare agli ottimi percorsi della Toscana anche le incomparabili bellezze che nessuna regione al mondo può vantare. Il tracciato di ottima caratura tecnica disegnato e realizzato da Davide Mezzacane e Baldovino Dassù per un totale di 6.218 metri e par 71 e tato poi modellato da Brian Jorgensen è un percorso sorprendentemente vario, tecnicamente molto valido e indubbiamente spettacolare che si addice perfettamente al compito.

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Golf

Smart Golf Forense Più: il meglio del golf di Andrea Cecinelli_Foto di Damiano Rosa e Silvia Apice

arco di Roma e Arco di Costantino: due tappe impegnative e ravvicinate ma che hanno riscosso un grandissimo successo con un boom di iscritti e la solita, immancabile, lista di attesa. Non era mai accaduto in questa manifestazione che due tappe si disputassero in una settimana, eppure il format ideato ed organizzato dall’Avvocato Nicola Colavita, coadiuvato dalla precisa e puntuale consulenza di Mauro Antonelli di MorOrg, ha superato ogni aspettativa, superando difficoltà ed imprevisti e mantenendo sempre la classe e l’alta qualità che lo contraddistinguono. I dati sono impressionanti: più di 500 tra invitati e iscritti alle due gare e tantissime, come sempre, le personalità intervenute: erano presenti Giacomo Crosa, golfista-giorna-

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lista sportivo, il Presidente del Tribunale di Roma, Dott. Paolo De Fiore, il Presidente della F.I.G. Lazio Dott. Carlo Scatena, l’Avv. Giandomenico Magrone, il Responsabile Marketing di Mercedes Benz Roma Antonio Melidoni, il Direttore di Smart Massimiliano Carli, il Consigliere Nazionale Forense di Roma Paolo Berruti, il legale della AS Roma Antonio Conte, l’affascinante penalista Alessandra Mocchi, il Direttore della redazione sportiva del Tg3 Regione Pietro Pasquetti, il caporedattore di La7 Sport Paolo Cecinelli, gli attori Roberto Ciufoli e Stefano Masciarelli, il Presidente del Due Ponti Sporting Club Emanuele Tornabuoni, l’Avv. Carlo Priolo, la bellissima testimonial del nuovo spot della Tim Valentina Parisse, madrina d’eccezione alla premiazione della tappa del Parco di Roma dove la gara è stata a dir po-

co avvincente. Nella I^ CATEGORIA NETTO si è imposta la coppia formata da Riccardo di Russo e da Antonio Scalera. Secondo posto per la coppia composta da Marco Pietrangeli e dall’Avv. Luca Bergamini. Nella CATEGORIA LORDO ha trionfato la coppia composta da Alessandro Jacchia e da Fabrizio Di Loreto. Nella II^ CATEGORIA NETTO ha vinto la coppia formata da Alessandro e David Straulino. Nella CATEGORIA SENIORES il successo è andato alla coppia formata all’Avv. Paolo Casalena e da Tonino Zugarelli, ex azzurro di Coppa Davis. Prima quasi un nubifragio poi un bellissimo sole hanno invece caratterizzato la tappa dell’Arco di Costantino, dove ad accogliere per la prima volta il Golf Forense c’erano il Presidente Anna Maria Teofili ed il Direttore Giorgio Lucchetti. Nella 1^ CATEGORIA NETTO il suc-

Sopra, Il Dott. Antonio Melidoni, Responsabile Marketing di Mercedes Benz Roma. Sotto, l'Avv. Antonio Conte


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Il Presidente della FIG LAzio Dott. Carlo Scatena, Ilario Piscioneri, l'Avv. Nicola Colavita e Francesca Mercantini

Paolo Cecinelli intervistato per High Life TV da Elisa Lo Monte

il Dott. Paolo Giuntarelli con il Dott. Carlo Scatena

La giornalista Lucilla Quaglia ai microfoni di High Life TV

L'Avv. Nicola Colavita con Annalisa Romano

Cinzia Pallaro

L'Avv. Nicola Colavita con il giornalista Pietro Pasquetti

cesso è andato alla coppia composta da Giorgio Rissone e Massimiliano Mollica. La coppia composta da Carlo Di Felice e Giorgio Vergari si è piazzata al secondo posto. La coppia formata dall’Avv. Alberto Gommellini e Camilla Guglielmotti si è imposta nella 1° CATEGORIA LORDO. La 2^ CATEGORIA NETTO ha visto vincitori la coppia formata dall’Avv. Giuseppe Valvo e Federico Montanino. Tra le signore, nella CATEGORIA LADIES, vittoria a sorpresa della coppia formata da Margherita Crispino e Maria Paola Amicarelli. Tra i premi speciali, nella CATEGORIA GIORNALISTI, successo della coppia composta da Lucilla Quaglia e Teresa Esposito. Sabato 17 ottobre all’Olgiata Golf Club ci sarà la tappa di chiusura di questa entusiasmante stagione: un altro anno di Golf Forense si appresta ad andare in archivio con una conferma: a Roma il golf si chiama Smart Golf Forense Più.

L'Avv. Nicola Colavita mentre premia l'Avv. Paolo Casalena ed il Dott. Luca Valerio. Sotto L'Avv. Giandomenico Magrone

Giacomo Crosa e Francesca Mercantini

Mauro Antonelli, Nicola Colavita, Valentina Parisse, Roberto Ciufoli e Emanuele Tornabuoni


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Per imbucare? Leggete il green... Per tutti i livelli di gioco, il putting risulta essere un colpo di estrema importanza, il più importante. Solitamente il giocatore esperto questo lo ha compreso e si allena per migliorarlo. di Simone Selli

l principiante invece è ossessionato spesso solo dalla distanza e quindi dal gioco lungo. In realtà bisogna ricordare che per un alto di hcp il putting influisce circa sul 40% dei colpi giocati quindi molto più dei 14 driver tirati ogni 18 buche. Districarsi su dei green disseminati di pendenze richiede sensibilità, buona tecnica e tanto allenamento. La pallina va lasciata scorrere dolcemente, valutando da prima le pendenze che incontrerà sul suo cammino. Imparare a leggere il green, così si dice, prima di effettuare il colpo è di fondamentale importanza. Salita? Discesa? Destra? Sinistra? Sono domande a cui bisogna imparare a rispondere in un secondo se si vuole avvi-

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cinare la pallina alla buca con continuità. Immaginate la pallina durante il suo percorso e concentratevi poi sul punto in cui perderà l' energia impressa. Quel punto è l'apice della parabola. Visualizzare tale zona implica la valutazione della pendenza, l'energia del colpo e la direzione della pallina. Per far combinare questi fattori occorre tecnica, grande sensibilità e allenamento. La pallina rotolerà sempre più vicina alla buca e con i giri giusti. Non dimenticate poi, che l'erba del green se pur perfetta può riservare delle sorprese inaspettate deviando irrimediabilmente il destino della pallina. Basta infatti un filo d'erba contrario in una giornata storta per vedere la nostra palla abbracciare la buca e percorrere sen-

za cadere tutto il bordo, simbolico confine tra gioia e rabbia... Calcolate anche che nella prima parte del suo cammino, la pallina carica di energia sarà poco influenzata dalla inclinazione del terreno. Penderà poi morbidamente verso la buca nel momento in cui il rotolamento perderà gran parte della spinta impartita. Più forza imprimiamo al colpo più tardi la pallina subirà le asperità del green. Vi consiglio quindi di tirare in modo più deciso i pitt corti (sotto il metro) e calcolare una traiettoria ampia e ben distribuita per quelli dalle lunghe distanze. Fate fare tanta strada alla pallina pensando di consumarla lentamente... Leggete bene il green quindi e buona pratica.


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TUTTINCIRCO news dal Club dei Circoli Sportivi Storici news dal Club dei Circoli Sportivi Storici

a cura di Matteo Cirelli

Club deiCircoli Sportivi Storici

Agostino De Zordo, Segretario Generale del Club Circoli Sportivi Storici

Le associazioni sportive e la privacy alla entrata in vigore del nuovo Testo Unico delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali (D.Lgs. n.196/2003 cd. Codice della Privacy) numerose novità sono intervenute, sia sotto l’aspetto normativo che sotto quello interpretativo e il Garante per la privacy non è stato a guardare, intensificando controlli e provvedimenti: nel solo 2008 sono state irrogate sanzioni pecuniarie per un milione e 400 mila euro e inoltrate diverse informative alla Autorità giudiziaria per violazioni di natura penale. Le Associazioni sportive, come tutti gli altri soggetti privati e pubblici che utilizzino in qualsiasi modo “dati personali”, non possono sottovalutare, per la ingente mole di dati più o meno sensibili trattati (soci, fornitori, addetti), il problema e anzi è opportuno che rivedano periodicamente la propria “policy” in materia.

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Preliminare appare la verifica dello stato della procedura adottata sino ad oggi all’interno della organizzazione riferendosi, per praticità, alla seguente anche se non esaustiva check-list: - analisi dei rischi nel trattamento dei dati personali (intesi come qualunque informazione riferita a persone fisiche, giuridiche, enti etc..); - censimento delle tipologie di trattamento in atto; - censimento delle banche dati elettroniche e non; - individuazione figure responsabili ed incaricati del trattamento; - verifica misure di protezione dei dati; - modalità di controllo ed aggiornamento periodico delle misure; - redazione modelli cartacei ed informatici per informativa e consenso, qualora richiesto; - revisione modulistica contrattuale; - formazione personale; - redazione e aggiornamento perio-

dico Documento Programmatico sulla Sicurezza, qualora richiesto; - redazione e adozione Regolamento privacy per il personale; - analisi procedure particolari (videosorveglianza, reti di telecomunicazione) Merita sottolineare la obbligatorietà dei previsti adempimenti, la

cui mancanza e/o inidoneità è fonte di responsabilità oggettiva sotto il profilo civile ex art. 2050 c.c. per i danni eventualmente causati nonché di responsabilità amministrativa e penale. Al riguardo va evidenziato che le violazioni più comuni e frequenti ad oggi rilevate dal Garan-


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RCOLO

news dal Club dei Circoli Sportivi Storici news dal Club dei Circoli Sportivi Storici

te riguardano: - l’omessa o inidonea informativa agli interessati (associati, dipendenti, collaboratori e fornitori) che costituisce violazione amministrativa punita con una sanzione pecuniaria e, nei casi più gravi, con la pubblicazione del provvedimento di condanna; - la mancata adozione delle misure minime di sicurezza, ovvero delle misure di protezione richieste a tutela del corretto trattamento dei dati in formato cartaceo ed elettronico, che è invece sanzionata penalmente . Merita, infine, evidenziare che a seguito dei recenti interventi legislativi in materia (ultimo dei quali

Club Circoli Sportivi Storici

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con la L. n. 41 del 27.02.2009) la normativa in questione, a prescindere dalle connessioni con altre norme e procedure rilevanti anche per le organizzazioni operanti nel mondo dello sport (v. D. Lgs. n. 231/01 e sistemi qualità), ha visto un notevole aggravamento del suo impianto sanzionatorio: a titolo meramente esemplificativo si ricorda che l’omessa adozione delle misure di sicurezza è punita ora con la sanzione amministrativa da 20mila a 120mila euro (con ulteriori aumenti – pari al doppio - in ragione della gravità del fatto e del numero dei soggetti interessati nonché – pari al quadruplo - delle condizioni economiche dell’azienda) e

con quella penale dell’arresto sino a 2 anni. La particolare severità delle sanzioni, insieme alle possibili richieste di risarcimento danni e ai riflessi sull’immagine della organizzazione, impone una particolare attenzione alla normativa e l’adozione di una sistematica attività di controllo (audit) periodica per implementare le misure in relazione alle innovazioni tecnologiche e aggiornare le procedure nonché, qualora richiesto, il Documento Programmatico sulla Sicurezza, che ne contiene la descrizione. Inoltre appare opportuna, anche alla luce dei recenti provvedimenti del Garante nell’ambito del rapporto di lavoro (tutela dei dati, utilizzo in-

ternet e posta elettronica), la predisposizione di un Regolamento privacy con funzioni informativo/formative del personale e la programmazione di una adeguata attività di formazione del predetto. A livello più prettamente applicativo il Garante, nello svolgimento della propria attività , ha fornito importanti indicazioni e chiarimenti su aspetti controversi e delicati della materia limitando, ad esempio, la possibilità di affissione dei nominativi dei soci destinatari di provvedimenti nelle bacheche nonché il posizionamento e l’ambito di ripresa dei sistemi di videosorveglianza all’esterno e all’interno dei locali.

cui: Gianni Letta (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio), Rocco Crimi (sottosegretario con delega allo sport), Francesco Giro (sottosegretario ai beni culturali), Francesco Rutelli (presidente del comitato per la sicurezza parla-

mentare), Nicola Zingaretti (presidente della provincia), Salvatore Nastasi (capo gabinetto del Ministero dei beni culturali), Leonardo Gallitelli (Comandante generale dell’Arma dei Carabinieri), Paolo Garimberti (presidente della Rai) e

molti altri, fino ad arrivare alla madrina della serata Maria Grazia Cucinotta. Grande soddisfazione per il Presidente Maurizio Romeo il quale ha avuto l’onore di presenziare ad un evento che rimarrà nella storia del Tennis Club Parioli.

TENNIS CLUB PARIOLI Grande Festa al T.C. Parioli Si è svolta lunedì 5 ottobre 2009 la festa d’inaugurazione della nuova Club House del T.C. Parioli. Dopo quasi un anno di lavori di ristrutturazione il Sodalizio bianco verde riapre le porte ai propri soci con un look totalmente rinnovato ma con quel fascino che da sempre contraddistingue il circolo romano. Le “danze” sono state aperte alle ore 18:00 dalla Fanfara della “Legione Allievi Carabinieri di Roma” diretta dal Maestro Danilo De Silvestro, che ha dato a tutti un caloroso benvenuto facendo risuonare le note dell’Inno di Mameli. La serata, organizzata dalla Vice Presidente Rossana Ridolfi Letta, è poi proseguita in allegria tra personaggi delle istituzioni, del mondo imprenditoriale, rappresentanti dello sport e dello spettacolo tra

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CIRCOLO CANOTTIERI LAZIO

niele hanno perso la finale al Tie Break decisivo del terzo set con il punteggio di 10 a 8 sfiorando l’impresa di laurearsi Campioni d’Italia. Insomma un’altra annata da in-

corniciare per le racchette biancocelesti che il responsabile Daniele Della Porta segue con tanta passione e sacrificio sicuramente ricambiato dai risultati dei suoi ragazzi.

Il tennis, il fiore all’occhiello

Grande tennis al Circolo Canottieri Roma. Lo storico club di Lungotevere Flaminio ha infatti ospitato, co-

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Fondato nel 1968 presidente Bruno Senatore

Una domenica speciale

È stato davvero un grande 2009 per il settore tennis del CC Lazio sia a livello di squadre che individuale. Sicuramente da segnalare per prima la prestazione di Simone Amorico ai Campionati Assoluti Regionali di Tennis al CC Roma dove Simone ha inanellato un successo dietro l’altro raggiungendo le semifinali e soprattutto sconfiggendo giocatori del calibro di Stefano Cobolli (giocatore di Serie A 1 del CC Aniene), Andrea Stucchi giovanissimo talento del CC Roma . Ottima le prestazioni anche a livello Over dove anche quest’anno Gherardi, Scuderi e Della Porta sono arrivati a rappresentare il CC Lazio a livello nazionale grazie al secondo posto regionale dietro la corazzata del CC Aniene composta da Santopadre e Charpentier, componenti della squadra di serie A 1 del CC Aniene e soprattutto tennisti di professione. Ottimo anche il secondo posto (Vicecampioni d’Italia) raggiunto da Gherardi e Della Porta nel doppio Over 35 ai Campionati Italiani per Veterani a Cervia; Fabrizio e Da-

CIRCOLO CANOTTIERI ROMA Regionali di tennis: Santopadre ancora campione

EUR SPORTING CLUB

“In effetti la possiamo definire cosi' - ci dice il Presidente Bruno Albani - era da tanto tempo che il nostro Circolo non organizzava una manifestazione di questo livello. In alcuni di noi c'è ancora il ricordo degli anni '70 dove sul campo di terra rossa si svolgevano costantemente tornei tra circoli di altissimo livello. Ma adesso siamo pronti a riprenderci quello spazio che ,diciamo il vero,ha lasciato a tutti dei bei ricordi e dei buoni risultati sportivi”. E per questo,nella mattinata di Domenica 25 ottobre, si svolgerà, a partire dalle ore 9, presso il nuovo campo di calcetto, la prima edizione della "Coppa dei vincitori", riservata ai vincitori dei tornei Aniene e Lazio svoltisi durante l'estate di quest'anno. Al termine del Torneo la premiazione e il buffet che il Circolo sarà lieto di organizzare sulla terrazza del ristorante. “È nostra intenzione che questo evento diventi una tappa fissa ogni anno – conclude Albani - voglio ringraziare personalmente l'Assessorato allo Sport del comune di Roma e l'Associazione dei Circoli Storici Romani per aver appoggiato la nostra iniziativa”.

me ogni anno, I Campionati Assoluti Regionali Memorial Franco Olivieri,, giocatore di 1° categoria prematuramente scomparso. E anche questa XXIX edizione ha visto la vittoria del veterano del Torneo Vincenzo Santopadre che ha conquistato il gradino più alto del podio battendo Marco Viola per 64 75. Una finale combattuta fra due grandi tennisti che hanno potuto sfoggiare sui campi del Circolo Canot-

tieri Roma tutta la loro esperienza e tecnica di gioco. Santopadre come sempre ha utilizzato la sua grande varietà di colpi per spiazzare un avversario potente e temibile come Viola, che dal canto suo ha disputato un buon match. Anche nel singolare femminile abbiamo una conferma. Benedetta Davato non si è fatta sottrarre lo scettro di campionessa – conquistato l’anno scorso – da Emiliy Stellato che ha incassa-

to con onore un secco 64 62. La Stellato era arrivata in semifinale battendo la Moroni su tre set, mentre la Davato aveva vinto sulla Orsi per 62 75. Nel doppio ritroviamo infine ancora il nome di Vincenzo Santopadre che insieme a Coboldi ha conquistato il Trofeo battendo ieri per 75 62 la coppia Viola-Torroni. Alla premiazione, avvenuta subito dopo le due finali maschile e femminile, sono intervenuti il Pre-


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FUTBOLCLUB Yearbook, un anno di calcio al Futbolclub di Carlo Maria Stigliano In attesa della partenza del nuovo torneo sociale di calciotto, che vedrà quest’anno le compagini sociali indossare le maglie originali di sedici squadre della

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Champions League, è arrivato, come ogni anno, lo Yearbook. Giunto alla sua quarta edizione l’annuario del Circolo si fa’ specchio della continua crescita che coinvolge attivamente soci e tesserati in Orange. Ciascuno degli ottocento soci immortalato nella sua figurina con indosso la maglia della squadra del cuore ed in calce tutti i dati riferiti alle sue presenze e marcature storiche. Tutti i tornei sociali, dal calcio a undici, passando per il calciotto,

il calcetto, il tre vs tre, il Jorkyball fino a terminare con i tornei di Playstation e Subbuteo. E poi tutti i dati riferiti alle rappresentative del circolo che hanno rappresentato il Futbolclub nei tornei intercircoli e nei campionati federali di calcio. Fin dalla sua prima edizione lo Yearbook prometteva di raccontare la storia di un circolo “assolutamente diverso dagli altri” e dopo quattro anni la promessa di celebrare una grande passione sportiva è più che mantenuta!

Il socio del mese Nome: Riccardo Budoni

Detto: Mister Baffo Ruolo: dalla porta alla panchina…non fa differenza! Piede preferito: destro e sinistro…in bicicletta! Pezzo forte del repertorio: le indicazioni a”voce alta” dalla panchina Squadra del cuore: SS Lazio


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SALARIA SPORT VILLAGE Salaria nuoto: progetti ambiziosi e importanti successi Si è svolta il 20 Ottobre, presso la sala delle conferenze del Salaria Sport Village, la riunione programmatica del Team Salaria Nuoto. La stagione agonistica è ormai iniziata e gli atleti si stanno già allenando con fervore e dedizione (dal 1 Novembre di nuovo nella vasca olimpionica del Circolo); il presidente del Salaria nuoto Stefano Morandi, li ha voluti incontrare, come da abitudine, per augurar loro buon lavoro e “caricare” gli animi. Nel corso della serata, il Presidente ha ricordato gli importanti successi sportivi conseguiti dalla società ed ha ringraziato per questo l’intero Team: allenati da Alfredo Caspoli, i ragazzi non solo hanno conquistato l’approdo in Serie A ma hanno inanellato una serie di risultati en-

tusiasmanti, con Isabella Cerquozzi Campionessa Mondiale di Salvamento; Delfina Pinto, Francesco Di Pippo e Michele Berardi, convocati alle Universiadi, Ombretta Plos (in prestito da Forum), primatista Italiana e finalista agli Europei,. Tutti questi successi, in soli tre anni hanno portato il Salaria a gareggiare in serie A; un successo di dimensioni storiche per la sua importanza e per la difficoltà dell’impresa che i ragazzi hanno rivissuto in sala, vedendo scorrere le immagini sul video. Caldo ringraziamento anche al

settore Master che ha contribuito a valorizzare i colori del Salaria Sport Village con 50 titoli regionali e 12 podi ai Campionati nazionali di cui tre ori. La serata si è conclusa con l’esposizione da parte del Presidente dei progetti per i prossimi tre anni. Progetti ambiziosi, come è giusto che siano, ma legittimati dai risultati raggiunti. Il desiderio della società è quello di posizionarsi fra le prime 5 squadre Italiane, e di conseguire la partecipazione a LONDRA 2012 per almeno uno dei suoi atleti di punta.

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DUE PONTI SPORTING CLUB Aspettando il Campionato, Tassi si aggiudica la Supercoppa Riprende l’attività autunnale del Due Ponti Sporting Club: il 28 settembre ha avuto inizio la stagione calcistica con la finale della Super Coppa Sociale che ha visto scendere in campo Tassi, vincitrice del Campionato Sociale, contro Colafonsi, che si è aggiudicata la Coppa Due Ponti. Si è ripetuto lo scontro tra le due squadre che, lo scorso giugno, si erano contese il titolo di campione e l’esito non ha offerto sorprese, confermando la superiorità di Tassi. Il risultato finale (5 a 2) non lascia dubbi sulla squadra che è riuscita a imporre il proprio dominio nella stagione conclusa. Con la

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doppietta di Lo Voi e i gol di Moretti, Crudi e Di Donna, la squadra di Alessandro Tassi ha surclassato Colafonsi, le cui realizzazioni sono state segnate da Giordano e

Mykondta. Tra la Supercoppa e l’inizio del Campionato 2009/2010, che vedrà impegnate 12 squadre per un totale di 200 giocatori, il Due Ponti, come ogni anno, organizza

la Supercoppa dei Circoli tra le rappresentative dei circoli romani del Due Ponti, Antico Tiro al Volo, C.C. Aniene, R.C.C. Tevere Remo, Futbolclub, Villa Aurelia Sporting Club, EUR Sporting Club, Circolo Tennis EUR. La formula prevede 2 gironi a 4 squadre con partite di sola andata, da cui usciranno le quattro squadre che si contenderanno la finale. Subito dopo il ritorno dalle vacanze, è stata intensa anche l’attività tennistica con i doppi gialli one day, tornei di doppio con coppie sorteggiate a ogni turno che si svolgono in un unico giorno. I due tornei svolti hanno avuto grande successo di iscritti e una buona qualità di gioco. L’appuntamento di settembre è stato vinto da Paola Abate e Andrea Trombetti, in finale contro Paola Verdini e Fabrizio Vita, il quale si è rifatto nell’edizione di ottobre, in cui ha vinto insieme a Marina Capanni, contro Pierina Brugè e Marco Platania. Lo sponsor Yoga ha messo in palio ricchi premi, molto apprezzati da vincitori e finalisti.


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CIRCOLO MAGISTRATI CORTE DEI CONTI Il mese del tennis Salutiamo la stagione sportiva 2007-2008 con gli ultimi due risultati di rilievo: il 5° posto a livello nazionale delle squadre u.14 maschile (Saloli, Tessier) e u.12 maschile (Berrettini M, Cedrone). Si completa cosi’ un altro anno ricco di soddisfazioni per il nostro Circolo; solo per ricordarne le vittorie assolute, era iniziato con Jacopo Berrettini e Matteo Berrettini rispettivamente vincitore e semifinalista dei titoli u.10 e u.12 nel prestigio-

so torneo nazionale a partecipazione straniera “ Lemon Bowl”, e Filippo Saloli, Gianmarco Tessier e Marco Mammoli vincitori del titolo regionale a squadre u.14 maschile.In mezzo, tanti buoni risultati sia nei tornei internazionali, sia nazionali che regionali dei nostri giovani atleti, la maggior parte dei quali ha migliorato la propria classifica ( da segnalare Giacomo Bergamo,Alessandro Fariello, Matteo Berrettini, Riccardo Cedrone, Lavinia Tropiano, Valentina Tommasi, Lodovica Giannini, Alessandro Procopio). E’ ripresa l’attività sociale con la disputa del ranking ( sfide continue tra soci) di cui è attualmente leader Gianmarco Amore. Infine, sono ricominciate tutte le attività della nostra scuola tennis.

CENTRO SPORTIVO VILLA FLAMINIA Holiday sport È partita la stagione

estiva con l’ormai classica iniziativa che riuscirà a mettere d’accordo figli e genitori: stiamo parlando di “ Holiday

Sport “, letteralmente “vacanze sportive”. Un abbinamento che da tanti anni rappresenta la soluzione ideale per tutte quelle famiglie che intendono regalare ai

propri figli una vera vacanza estiva che li aiuti a crescere e a vivere a contatto con gli altri nel segno del rispetto e della lealtà e al tempo stesso gradita dai ragazzi che


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CIRCOLO DEL REMO E DELLA VELA ITALIA Soricelli abbandona. Marino pensa al futuro Stagione esaltante per l’equipaggio della classe 420 del Circolo del Remo e della Vela Italia composto dalle giovanissime Camilla Marino e Claudia Soricelli con la medaglia d’argento conquistata alla rassegna iridata di Buzios in Brasile, riservato alla categoria giovani, e quella ai mondiali assoluti di Riva del Garda. Oggi però le due atlete, celebrate sulle terrazze del Circolo Italia alla presenza del presidente Roberto Mottola di Amato e al vice presidente Giuseppe Milone, hanno annunciato di terminare l’attività. Alla vigilia del campionato Nazionale Italiano di classe 420, che si è svolto a Napoli dal 30 ottobre al 1° novembre, dove hanno difeso il titolo vinto lo scorso anno, dunque la decisione di interrompere il sogno vincente. Neppure l’ipotesi, precedentemente ventilata dai dirigenti del sodalizio rossoblù, di spostare le due atlete in classe olimpica 470 per puntare alle Olimpiadi, ha fatto cambiare idea. A lasciare la vela, definitivamente, sarà Claudia Soricelli che ha così motivato la sua decisione “Non lo faccio per motivi scolastici, dove per mia fortuna ho buoni risultati, e neppure per questioni sportive legate all’attività ed alla mia compagna di avventura, che resterà sempre la mia migliore amica, ma purtroppo la decisione che ho preso è personale e legata a questioni fisiche”. Camilla Marino invece proseguirà nel suo cammino agonistico “Purtroppo Claudia ha preso una decisione che comunque non lede la nostra amicizia che sarà sempre fortissima, ma io alle Olimpiadi vorrei andarci. Proverò sia su barche da match race, Eliott 6.0 che in classe 470, poi vedremo”

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Due Tricolori per gli equipaggi di canottaggio del CRV Italia ai Campionati

Italiani Assoluti di Ravenna

Stagione esaltante per il canottaggio del Circolo Italia. Dopo un vincente 2008, contraddistinto dalla medaglia d’oro nel “quattro con” under 23 conquistata da Leopoldo Sansone, il 2009 sembra essere l’anno d’oro del sodalizio del presidente Roberto Mottola di Amato. Dopo i successi nel trofeo

internazionale “Paolo D’Aloja” a Piediluco (Terni), dove gli equipaggi rosso blù hanno conseguito la vittoria nel “Due senza Juniores”, con Roberto Bianco e Giuseppe Vicino e l’argento nel “singolo Senior” grazie a Leopoldo Sansone, ha fatto seguito la grande vittoria al centenario della Coppa Lysistrata con l’otto jole, seguita poi dal bronzo ai Mondiali di Brive a la Gaillarde (Francia) con l’Otto sul quale ancora una volta Giuseppe Vicino era il capovoga, ora si aggiungono i due titoli italiani ai Campionati Assoluti di Ravenna. Il grande risultato del CRV Italia è giunto ancora una volta da questi forti atleti che con Roberto Bianco e Giuseppe Vicino hanno conquistato, nel Due senza Juniores, la vittoria precedendo rispettivamente la M.M. Sabaudia e la Canottieri Cerea Torino. Da notare che il giovane Giuseppe

Vicino ha regatato nella categoria superiore pur appartenendo per età a quella ragazzi nella quale, due mesi fa a Gavirate lago di Varese, nel 4 coppia ragazzi come capovoga, aveva già conseguito il tricolore di categoria. A completare il successo è poi giunto il primo posto, nella categoria Senior del Singolo, di Leopoldo Sansone, alle sue spalle la Canottieri Terni e la Canottieri Lazio. Ma la vittoria assume un sapore particolare se poi si considera che solo un altro atleta “Campano”, in precedenza, ha vinto questo titolo: Agostino Abbagnale, per le “Fiamme Gialle Sabaudia”.

Il Circolo Bellini fa il bis al Trofeo UCI Le ottime condizioni del mare ed un vento costante di libeccio di 810, hanno consentito al comitato


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organizzatore del Circolo del Remo e della Vela Italia di anticipare di un giorno la conclusione del Trofeo UCI, al quale hanno partecipato 10 equipaggi provenienti da tutt’Italia, evitando così i rischi meteorologici previsti per l’indomani. La vittoria finale è andata, per il secondo anno consecutivo, al Circolo Bellini di Palermo che si è im-

CIRCOLO CANOTTIERI NAPOLI La motonautica sbarca a Napoli Gran week end di motonautica a Napoli per la tappa finale del campionato italiano di Ips (Italia powerboat series) che si è disputata dal 16 al 18 ottobre. Dopo San Benedetto del Tronto e Siracusa, la federazione italiana motonautica ha scelto infatti il capoluogo partenopeo come scenario della terza e ultima tappa del campionato. L’evento, organizzato dal Circolo Canottieri di Napoli, è stato

posto al meglio delle tre prove sull’equipaggio del Circolo Whist di Torino, con al timone il noto imprenditore Giuseppe Recchi, per 2 a 1. Mentre nella finale 3° e 4° posto il Circolo Nazionale dell’Unione di Napoli si è imposto sui rivali del Clubino di Milano. Dopo la prima giornata di qualificazioni e gli esiti delle semifinali, tutte ad eliminazione diretta secondo la formula del match race con una sfida secca su un campo di regata a bastone da percorrere quattro volte, su una lunghezza complessiva di circa un miglio e mezzo, sono approdati nella finale quattro circolo: Bellini di Palermo,

presentato oggi nella sede del Molosiglio dall’assessore comunale allo Sport Alfredo Ponticelli, dal presidente del circolo Curzio Buonaiuto, dal consigliere Gennaro Russo e dal consigliere nazionale della Fim, Eduardo Ruggiero. In gara ben dodici imbarcazioni di lunghezza compresa tra i 10 e i 13 metri, per una competizione motonautica d’altura che ha visto la partecipazione dei migliori team nazionali. Due le categorie: la Evolution, con Gennaro Cangiano, e la Supersport, con Angelo Tedesco, entrambi già campioni del mondo. Un appuntamento dedicato

Whist di Torino, Unione di Napoli e Clubino di Milano. Nella finalissima i palermitani hanno subito impostato il ritmo di regata infliggendo un distacco ai rivali di pochissimi metri, mentre nella seconda prova Giuseppe Recchi, al timone dell’Irascibile l’X35 col quale ha gareggiato il Whist di Torino, riusciva a partire avanti conservan-

non solo agli esperti ma a tutti i cittadini napoletani, come ha spiegato lo stesso Cangiano, con un “circuito godibilissimo, visibile da ogni punto della città”. Le imbarcazioni infatti, hanno sfrecciato ad altissima velocità nelle acque del Golfo. Il percorso prevedeva la partenza dal Circolo Canottieri per poi proseguire nelle acque antistanti via Partenope, con passaggio davanti la boa posta al Castel dell’Ovo fino a Mergellina ed al traguardo di molo San Vincenzo.

La Canottieri vince con “Re di Cuori” Il 20 settembre, nelle acque del golfo di Napoli, si è chiuso il Trofeo Alessandro Chiodo organizzato per la classe Meteor dal Club Nautico della Vela. Iniziato sabato 19 con tre regate a bastone sulle boe posizionate davanti Castel dell'Ovo è terminato domenica con una regata costiera fino alla boa della Cavallara e arrivo davanti il porticciolo di S. Lucia. A vincere è stato il Campione Italiano di Classe in carica, cioè Re di Cuori (Circolo Canottieri Napoli) dell’armatore Gianluca Albano, prodiere e socio del sodalizio giallorosso, che aveva al timone Michele De Giovan-

do il vantaggio di una lunghezza e mezza sugli avversari. Sul punteggio di parità decisiva è risultata la terza sfida conquistata dai campioni in carica del Bellini di Palermo, che hanno così bissato il successo dell’edizione 2008. Da segnalare che nell’ultima prova Giuseppe Recchi in manovra è stato colpito dal boma riportando una contusione alla tempia destra ma senza grossi traumi. In serata si è svolta sulle terrazze del Circolo del Remo e della Vela Italia una cena in onore degli oltre 200 ospiti presenti a Napoli, al termine della quale si è svolta la premiazione e la consegna del Trofeo Uci.

ni. Oltre a De Giovanni erano in barca il trailer Filippo D’Arrigo, il tattico Luca Grosso e la 18enne debuttante Reneè Fusco alla drizze. Al secondo posto si è classificato il Pragma Sailing Team con l’imbarcazione Alben (LNI-NA) dell'armatrice Federica Sulis, assente perchè impegnata a vincere il Trofeo Florio a Favignana sull'imbarcazione Fra Diavolo. Il mini Pragma Sailing Team ha chiuso al secondo posto a pari punti con il vincitore, che però si è imposto per via dei migliori piazzamenti nelle quattro prove. Terza classificata Euplea (Club Nautico della Vela) con al timone Francesco (Chicco) Cerullo. La premiazione si è svolta al termine della 4° prova sulla terrazza del Club Nautico con il presidente Gennaro Aversano e la Famiglia Chiodo. A seguire un gustoso buffet offerto dal Club a tutti i presenti.

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TENNIS CLUB VOMERO Chakhnashvili e Gil trionfano agli Internazionali del Vomero La tennista della Georgia, Margalita Chakhnashvili, ha conquistato il titolo di singolare agli Internazionali femminili del Vomero – Trofeo Banca Popolare del Meridione, organizzati da Makers ed inseriti nel circuito Itf mondiale. Alla giocatrice va un montepremi di 25mila dollari. Il ritorno del tennis internazionale al Tennis Club Vomero dopo 36 anni è stato accolto con entusiasmo dagli appassionati che hanno riempito le tribune del campo centrale del club collinare di via Rossini. LA FINALE – La numero 1 della Georgia ha battuto la slovacca Michaela Pochabova 6-2, 6-1. Senza storia la finale, con la Chakhnashvili che ha dominato l'incontro, durato un'ora e 25 minuti. Entrambe le giocatrici hanno già vestito la maglia delle rispettive nazionali di Georgia e di Slovacchia e faranno adesso un buon sal-

TENNIS CLUB NAPOLI Serra rieletto presidente Luca Serra è stato confermato alla presidenza del Tennis Cluib Napoli. Dopo il primo mandato triennale, Serra resterà in carica fino al 2012, per il suo secondo periodo da presidente. Una sola lista di consiglieri candidata ed eletta all’unanimità e che dirigerà il Club della Villa, che il 4 giugno 2010 festeggerà 105 anni di vita. Ecco l’elenco completo del nuovo Consiglio direttivo del Tennis Club Napoli, con la novità di Edgardo Belleni, Federico D’Aniello e Achille Lauro, nuovi consiglieri. Presidente: Luca Serra. Vice presidente: Gianpaolo Leonetti. Consiglieri: Edgardo Belleni, Massimiliano Cesare, Paolo Conte, Pasquale Coppola, Pierluigi D’Angelo, Federico D’Aniello, Giancarlo Gleijeses, Elvira Guerritore Panico, Achille Lauro, Antonio Nardone. “C’è tanto da lavorare – ha detto Luca Serra dopo la rielezione – ed occorre farlo con im-

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to in avanti nel ranking mondiale. IL DOPPIO – Il successo nel doppio è andato ancora a giocatrici dell’Est Europa, con la russa Bratchikova e la georgiana Kalashnikova che hanno battuto in finale le argentine Jozami e Irigoyen, 7-6 (5), 2-6, 10-8. Alla premiazione erano presenti tra gli altri l’assessore allo sport del comune di Napoli, Alfredo Ponticelli, e il presidente del Comitato regionale Campano Fit, Michele Raccuglia. Si è fermata in finale, a un passo dalpegno e passione. Ci aspettano tre anni importanti e intensi, abbiamo obiettivi ambiziosi e ben precisi. Da un punto di vista sportivo continueremo a migliorare il torneo internazionale di primavera, fiore all’occhiello non solo del nostro club ma anche dello sport napoletano. Ancora, svilupperemo la nostra scuola Sat che ci regala da sempre grandi soddisfazioni, puntando a diventare sempre più un punto di riferimento per il nostro sport, a Napoli e in provincia. Da un punto di vista societario, il Tennis Club Napoli sarà sempre più al centro di avvenimenti culturali di spessore nazionale e internazionale, come la nostra tradizione ci insegna. Tra tanti obiettivi da raggiungere, c’è anche un grande sogno, che accarezzo insieme a tutti i soci del club: vorrei riportare un incontro dell’Italia di Coppa Davis a Napoli, che manca da quasi 15 anni. È un sogno ma il Tennis Club Napoli ha i mezzi, le competenze e le capacità per trasformarlo in realtà”.

la vittoria, la marcia di Potito Starace verso la conquista della terza edizione della Tennislife Cup - Trofeo Kimbo, challenger Atp di 75mila dollari e 90 punti per le classifiche mondiali al vincitore. L'azzurro ha perso la sfida con il portoghese Frederico Gil, numero 100 del mondo (e n.66 nella scorsa primavera) in tre set, 26 6-1 6-4, dopo due ore di gioco e quattro match-point annullati nel terzo parziale sul 5-3 per Gil. Questo il commento di Starace:"Ho giocato bene solo un set, poi sono calato, ho perso potenza e freschezza fisica e questo, contro un giocatore esperto e regolare come Gil è stato fatale. Ci tenevo a vincere nella mia città e in questo torneo a cui sono legato affettivamente perchè l'ho visto nascere ma la finale non è un risultato da buttare via, in una stagione comunque difficile”. Soddisfatto del bilancio della terza edizione della Tennislife, il direttore del torneo, Enrico Rummo: "Abbiamo avuto una media di oltre mil-

le spettatori al giorno, con il pienone delle ultime giornate che ci rende orgogliosi. La Tennislife Cup è una realtà del tennis e dello sport italiano. Siamo cresciuti nell'organizzazione e nel montepremi ed esporteremo il nostro format organizzativo nel 2010 anche a Roma. Anche il ivello tecnico è stato alto, più alto di quanto ci aspettavamo. Grazie ai partners che ci sono stati vicini e hanno creduto nella nostra manifestazione". In doppio, se-

CIRCOLO NAUTICO POSILLIPO

eliminatoria contro il Recco (ininfluente ai fini della classifica): pronta la vendetta sui liguri, surclassati in semifinale prima della sfida decisiva con il Savona. La vittoria del Posillipo è la conferma della bontà del progetto posillipino che da qualche anno ha deciso di puntare sui propri giovani: i due scudetti prodotti quest'anno dal vivaio premiano il lavoro del club del presidente Caiazzo. Questa la squadra campione d'Italia: Cappuccio, Briganti, Caria, Truppa, Elmo, Ferrone, Renzuto, Montesano, Autiero, Scalzone, Di Stasio, Mattiello, Di Vaio.

Posillipo pigliatutto! Straordinario, infinito vivaio rossoverde: dopo la conquista del tricolore della squadra under 20, è arrivato il bis che porta la firma della selezione under 17. Conquistato a Sori il secondo scudetto stagionale grazie all'impresa dei ragazzi allenati da Mauro Occhiello che in finale hanno trionfato sul Savona. 11-10 il risultato finale per il Posillipo che in pratica ha sempre dominato i liguri, trovandosi sistematicamente avanti nel punteggio. Nonostante la cattiva media con l'uomo in più (appena 1/6), il gioco dei napoletani è apparso più lineare e redditizio, grazie alla vena realizzatrice di Giuliano Mattiello, autentico leader, che ha portato a casa anche il titolo di capocannoniere e di miglior giocatore del torneo. Una marcia trionfale quella del Posillipo a Sori e una sola sconfitta nella fase

conda vittoria per Gil, in coppia con il croato Dodig, 6-1 6-3 al ceko Rosol e al brasiliano Alves.


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Come allenare gli addominali? redo sia fondamentale sottolineare in questo articolo l’assoluta importanza di due cose: un’educazione alimentare che consenta a ciascuno di noi di coprire in modo ottimale il proprio fabbisogno calorico giornaliero, e un adeguato lavoro aerobico mirato a ridurre lo strato adiposo. Un’eccessiva percentuale di grasso corporeo rende vani tutti gli sforzi per evidenziare gli addominali. Il primo esercizio: Quante serie e quante ripetizioni. Allora, siete pronti? Il crunch (di cui esistono diverse varianti) è l’esercizio base per i muscoli addominali: si fa distesi al suolo, con le gambe flesse (le ginocchia devono creare un angolo di 90 gradi circa),si sollevano solo le spalle mantenendo il tratto lombare appoggiato a terra. Dovete ripiegarvi su voi stessi chiudendovi sull’addome, cercate di non muovere la testa (la distanza mento-petto deve rimanere sempre invariata) e prestate molta attenzione a non forzare il collo (altrimenti potrebbe risultare indolenzito). L’ideale sarebbe portare lo sguardo verso il soffitto senza alzare troppo il mento. È importante compiere questo esercizio in maniera moderatamente lenta e poi rimanere in tensione qualche secondo quando si chiude l’angolo di torsione (3 secondi per salire/1 secondo in massima contrazione/3 secondi per scendere).Evitate le pause tra una ripetizione e l’altra.Nel corso della contrazione addominale espi-

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di Fabio Ingargiola Personal Trainer

Pancia piatta: lavoro aerobico e alimentazione sana

rate, nella fase di ritorno inspirate. I muscoli coinvolti sono il retto dell’addome, in parte anche l’obliquo interno e quello esterno. Continuate in questo modo fino a completare 3-4 serie di 20 ripetizioni, con un recupero di 30 secondi tra le serie. Occorre prestare la massima attenzione alla posizione della zona lombare e coccigea della colonna, che deve sempre restare ben aderente al materassino (bacino in retroversione), in questo modo riuscirete anche ad attivare il muscolo trasverso dell’addome, che si trova a un livello piu profondo, dietro il retto dell’addome (i quadratini, per intenderci). Tanto per chiarire, come dico spesso ai miei allievi, il muscolo trasverso è quello che utilizziamo quando vogliamo indossare un pantalone o una gonna troppo stretta..(il classico tirare in dentro la pancia trattenendo il respiro). Il secondo esercizio.Il muscolo trasverso dell’addome Questo mi permette di introdurre il secondo esercizio, molto semplice nella sua esecuzione ma straordinariamente efficace. Sdraiati con la pancia sul tappetino, mantenete il corpo sollevato da terra tenendo i piedi puntati e i gomiti poggiati. Rimanete in questa posizione per 15secondi (per iniziare) fino ad arrivare ad un minuto per gli allievi piu evoluti. Il tutto per 3/4 volte. Con un recupero sempre di 30 secondi. In questo esercizio isometrico, (cioe in asssenza di movimento) è molto importante stringere in dentro l’addome e non inarcare il tratto lombare della schiena. La testa è ri-

lassata, le ginocchia leggermente piegate. L’attivazione del muscolo trasverso è fondamentale per contenere e appiattire la pancia, obiettivo principale di tutti i nostri sforzi. Meno ne fai meglio è... Non vi scoraggiate se ai primi tentativi non riuscirete a mantenere la posizione neanche 15 secondi o non riuscirete a completare 4 serie da 20 di crunch. Ai miei allievi ripeto spesso “meno ne fai meglio è” . Con questo intendo dire che ese-

guendo corretamente il movimento,le ripetizioni saranno talmente dure che dovrebbe essere difficile portarle a termine ma tranquilli, i miglioramenti si vedranno ad ogni allenamento. L’importante è che la schiena e il collo non facciano mai male. Naturalmente è opportuno non eseguire entrambi gli esercizi nella stessa seduta di allenamento; generalmente nelle mie prescrizioni li alterno, uno nel giorno A, l’altro nel giorno B.


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T B R U O L P C S e zion o u b i n r dist e ama le n i a tivo oloro chmatori r o e sp tutti c co e a n i z aga voce a ionisti m ss dà imo Il pr ita che t pr ofe u or grat lo sp

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DAKOTA BRIKO

COLLEZIONE SPEEDO 2009-2010

Adatto agli amanti del freeride, il casco Dakota sarà disponibile in quattro versioni grafiche, due opache e due lucide. Queste ultime sono realizzate nel classico stile “Leonardo Da Vinci”, con tanto di disegno e appunti: destinate a chi vuole stupire anche sulle piste da sci. Ma lo stile non è la sua unica caratteristica: la sicurezza è garantita dalla calotta in ABS capace di assorbire e distribuire le forze causate in cado d’impatto, mentre il comfort è assicurato dal sistema di ventilazione RAFS (Racing Air Flow System), dalla chiusura micrometrica e dai paraorecchie morbidi e removibili. www.brico.com

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Il massimo in termini di sostegno del busto, i reggiseni sono realizzati in tessuto rinforzato, che viene riproposto anche per la zona della pancia e dei fianchi. Questi capi offrono sei diverse aperture sulla schiena, a seconda dell’esercizio fisico praticato, in palestra in piscina. Nella foto il costume due pezzi Speedo in tessuto Endurance+® che, grazie al reggiseno interno che offre un supporto ulteriore durante l’attività fisica dentro e fuori dall’acqua. Le spalline sono inoltre regolabili per la massima aderenza al corpo. www.speedo.com


febbraio 2009

20-01-2009

18:57

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