SportDi+ 51_2018

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gennaio/febbraio 2018

TUTTO LO SPORT DI VERONA A 360 GRADI

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Marta Mason attaccante Fimauto Valpolicella calcio femminile

ANNO 10 - N. 51 - GENNAIO/FEBBRAIO 2018 - Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008

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Tifano per lo sport sostenendo pratica Tifano perchi lolosport

Anno Anno98--Numero Numero4544 GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 NOVEMBRE/DICEMBRE Testata registrata al al Testatagiornalistica giornalistica registrata Tribunale TribunaledidiVerona Verona n. n.1807/2008 1807/2008

45|2017 44|2016 Anno 10 - Numero 51

DIRETTORE DIRETTORERESPONSABILE RESPONSABILE GENNAIO/FEBBRAIO 2018 Anno 9Alberto 4544 Cristani Anno 8--Numero Numero Alberto Cristani Testata giornalistica registrata al GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 a.cristani@sportdipiu.com NOVEMBRE/DICEMBRE a.cristani@sportdipiu.com Testata giornalistica registrata al al Tribunale di Verona n. 1807/2008 Testata giornalistica registrata Tribunale di VICE DIRETTORE Tribunale diVerona Verona DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA n. Giorgio Vincenzi n.1807/2008 1807/2008 Maurilio Boldrini

e chi lo racconta... sostenendo chi lo pratica e chi lo racconta...

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Alessia Bottone,

Giorgio Vincenzi, DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA IN REDAZIONE CAPOREDATTORE Bruno Mostaffi, Marina Soave, Damiano Tommasi, Maurilio Boldrini Don Andrea Giacomelli, Damiano Andrea Etrari Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, m.boldrini@sportdipiu.com Tommasi, Cristiano Fortes, Scalia, Cristiano Zanus Fortes, Matteo Zanon ZanusDaniela Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, Bruno Mostaffi, Marina Soave, IN REDAZIONE Foto di: Emanuele Pennacchio,Marina Soave, Lerco, Matteo Zanon Don Andrea Giacomelli, Damiano Mirko Matteo Barbieri, Simone Pizzini

COMUNE DI ALBAREDO D’ADIGE COMUNE DI ALBAREDO D’ADIGE

COMUNE DI ALBAREDO D’ADIGE

COMUNE DI CAVAION V.SE COMUNE DI CAVAION V.SE

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COMUNE DI MONTEFORTE COMUNE DI D’ALPONE MONTEFORTE D’ALPONE

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COMUNE DI SAN MARTINO COMUNE DIB/A SAN MARTINO B/A

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COMUNE DI CEREA DI COMUNE CEREA

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COMUNE DI BOVOLONE

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COMUNE DI PESCHIERA DEL GARDA

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COMUNE DI SOAVE

COMUNE DI COMUNE DI COMUNE DI COMUNE DI COMUNE DI COMUNE DI BARDOLINO COMUNE DI BOVOLONE COMUNE DIBOSCOCHIESANUOVA BUTTAPIETRA COMUNE DI BOSCOCHIESANUOVA BUTTAPIETRA BARDOLINO BONAVIGO BOVOLONE

COMUNE DI MARANO DI DI COMUNE VALPOLICELLA MARANO DI VALPOLICELLA

COMUNE DI COMUNE DI TREVENZUOLO DI COMUNE TORRI DELDI BENACO COMUNE TREVENZUOLO TORRI DEL BENACO

COMUNE DI TORRI DEL BENACO

COMUNE DI MINERBE

CITTÀ DI RONCOCITTÀ ALL’ADIGE DI RONCO ALL’ADIGE

CITTÀ DI RONCO ALL’ADIGE

COMUNE DI TREVENZUOLO

COMUNE DI CALDIERO

COMUNE DI MINERBE COMUNE DI MINERBE

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COMUNE DI POVEGLIANO V.SE

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COMUNE DI ISOLA DELLA SCALA

COMUNE DI ROVERCHIARA COMUNE DI ROVERCHIARA

COMUNE DI ROVERCHIARA

COMUNE DI S. BONIFACIO COMUNE DI SAN BONIFACIO

COMUNE DI S. BONIFACIO

COMUNE DI VILLAFRANCA

COMUNE DI CASTELNUOVO D/G

COMUNE DI ISOLA RIZZA DI COMUNE ISOLA RIZZA

COMUNE DI ISOLA RIZZA

COMUNE DI MONTECCHIA COMUNE DI DIMONTECCHIA CROSARA DI CROSARA

COMUNE DI MONTECCHIA DI CROSARA

COMUNE DI SANGUINETTO COMUNE DI SANGUINETTO

COMUNE DI SANGUINETTO

COMUNE DI COMUNE DI COMUNEVERONELLA DI COMUNE DIVILLAFRANCA COMUNE DI VERONELLA VIGASIO VILLAFRANCA

COMUNE DI VERONELLA

COMUNE DI CASTELNUOVO D/G COMUNE DI CASTELNUOVO D/G

COMUNE DI CASTEL D’AZZANO COMUNE DI CASTEL D’AZZANO

COMUNE DI CASTEL D’AZZANO

COMUNE DI S. COMUNE GIOVANNI DI LUPATOTO SAN GIOVANNI LUPATOTO

COMUNE DI S. GIOVANNI LUPATOTO

COMUNE DI ZEVIO COMUNE DI ZEVIO

COMUNE DI ZEVIO

Matteo Lerco, Paola Giberti, Matteo Zanon Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, FOTO Alessia Bottone, CONTATTI Foto IN REDAZIONE Maurilio Boldrini, Vania Albertini, Paolo Bruno Mostaffi, Marina Soave, redazione@sportdipiu.com Don Andrea Giacomelli, Damiano Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini Maurilio Boldrini, Paolo Schiesaro, Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, www.sportdipiu.com Tommasi, Cristiano Fortes,Pizzini MirkoZanon Barbieri,Zanus Simone Matteo Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, Marina CONTATTI Foto di: Emanuele Pennacchio, PROGETTO GRAFICO Soave, Matteo Lerco, Matteo Zanon redazione@sportdipiu.com Mirko Barbieri, Simone Pizzini Ewww.sportdipiu.com IMPAGINAZIONE Contatti PAST di Fausto Pastorino FOTO redazione@sportdipiu.com CONTATTI Strada delle Trincee, 13M Paolo Maurilio Boldrini, Vania Albertini, PROGETTO GRAFICO www.sportdipiu.com redazione@sportdipiu.com Verona Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini E37135 IMPAGINAZIONE www.sportdipiu.com www.pastweb.net PAST di Fausto Pastorino Progetto grafico e impaginazione CONTATTI Strada delle Trincee, 13M PROGETTO GRAFICO STAMPA Francesca Finotti redazione@sportdipiu.com 37135 Verona Ewww.sportdipiu.com IMPAGINAZIONE Mediaprint Srl PAST www.pastweb.net di Fausto Pastorino Sede operativa Stampa eGiovanni distribuzione Strada Trincee, 13M didelle San Lupatoto PROGETTO GRAFICO STAMPA Mediaprint Verona Via Brenta,Srl 7 - 37057 Verona E37135 IMPAGINAZIONE Mediaprint Srl www.pastweb.net Mobile: +39 345di566 Sede operativa San5706 Giovanni L. PAST diSede Fausto Pastorino operativa redazione@sportdipiu.com Viadi Brenta, 7 - 13M 37057 Verona Strada delle San Trincee, Giovanni Lupatoto STAMPA 37135 Via Brenta, 7 - 37057 Verona Tel.Verona 345 5665706 Mediaprint Srl PUBBLICITÀ SPEDIZIONI www.pastweb.net Mobile: +39E345 566 5706 redazione@sportdipiu.com Sede operativa Mediaprint Srl redazione@sportdipiu.com di San Giovanni Lupatoto STAMPASede operativa ViaPubblicità Brenta, 7Giovanni - 37057 Verona di SanSrl Lupatoto eE SPEDIZIONI spedizioni Mediaprint PUBBLICITÀ Mobile: 345Srl 566 5706 Verona Via+39 Brenta, 7 - 37057 Sede operativa Mediaprint Srl Mediaprint redazione@sportdipiu.com Mobile: +39 345di566 di San Giovanni Lupatoto Sede operativa Sede operativa San5706 Giovanni L. info@sportdipiu.com ViaVia Brenta, - 37057 di San7Giovanni Lupatoto Brenta, 7 - Verona 37057 Verona PUBBLICITÀ E SPEDIZIONI Mobile: 345 566 5706 Verona Via+39 Brenta, 7 - 37057 Tel.Mobile: 345 5665706 Mediaprint Srl DISTRIBUZIONE redazione@sportdipiu.com +39 345 566 5706 Sede operativa Rebecchi S.r.l. info@sportdipiu.com info@sportdipiu.com di San Giovanni Lupatoto Via Edison Tommaso Alva, 47 PUBBLICITÀ E SPEDIZIONI Via Brenta, 7 - 37057 Verona 37136 Verona Mediaprint Srl DISTRIBUZIONE Hanno collaborato per questo numero Mobile: +39 345 566 Sede operativa Rebecchi S.r.l. 5706 Daniela Scalia, Cristiano Zanus Fortes, info@sportdipiu.com HANNO COLLABORATO di San Giovanni Lupatoto Via Edison Tommaso Alva, 47 Tommasi, A QUESTO NUMERO ViaDamiano Brenta, 7Verona - 37057 VeronaMichele De Martin, 37136 DISTRIBUZIONE Don Giorgio Vincenzi, Soave, Mobile: +39Andrea 345 566Giacomelli, 5706MarinaDamiano Rebecchi S.r.l. Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, info@sportdipiu.com HANNO COLLABORATO Bruno Mostaffi, Matteo Zanon, Matteo Lerco, Via Edison Tommaso Alva, 47 Soave, Alessia Bottone, AMarina QUESTO NUMERO Paola Gilberti, Arianna Del Sordo, 37136 Verona Giorgio Vincenzi, Alessandro DISTRIBUZIONE Don Andrea Giacomelli, Damiano Michela Umberto Rizzotti, Boggian, Andrea Etrari, Monica Rebecchi S.r.l.Saggioro, Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Marina Federica Clemente, Enrico Corvaglia, HANNO COLLABORATO Candeloro, Via Edison Tommaso Alva, 47 Giorgio Soave, Alessia Bottone, Vincenzi, A QUESTO NUMERO Matteo Zanon, Matteo Lerco, 37136 Verona Andrea Etrari, Monica Candeloro,Matteo Gian Paolo Zaffani, Alessio Faccincani, Don Andrea Giacomelli, Michela Saggioro, Giovanna Tondini, Zanon, Matteo Lerco,Damiano Michela Saggioro, Francesca Gardenato, Fabrizio Sambugar. Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, HANNOGiovanna COLLABORATO Andrea Scamperle, Annalisa Zanchi, Tondini, Andrea Scamperle, Marina Soave, Alessia Bottone, A QUESTO NUMERO Marisa Ruggeri, Michele De Martin,Giuditta GiovanniCasi, Magrone, Foto Giorgio Vincenzi, Alessandro Don Andrea Giacomelli, Damiano Michele De Martin, Davide Valerio, Enrico Gastaldelli, Alessandro De Pietro, Archivio SportDi+, Boggian, Andrea Etrari, Monica Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Marina EmaRoberto Frazioni, Enrico Veronese, Giovanni Magrone Candeloro, Soave, Alessia Bottone, Giorgio Vincenzi, nuele Pezzo, Massimiliano Maculan BPE agenzia fotografica, Archivio Uffici Matteo Zanon, Matteo Lerco, Andrea Etrari, Monica Candeloro,Matteo FOTO stampa Comuni patrocinanti, Michela Saggioro, Giovanna Tondini, Zanon,FOTO Matteo Lerco, Michela Archivio SportDi+, BPESaggioro, agenzia Fotolia, Mastini Verona, Andrea Scamperle, Annalisa Zanchi, Giovanna Tondini, Andrea Scamperle, Archivio SportDi+, BPE agenzia fotofotografica, Facoltà di Scienze Motorie Verona, Marisa Ruggeri, Giuditta Casi, Michele De Martin, Giovanni Magrone, grafica, Archivio Uffici stampa Comuni Archivio Uffici stampa Comuni Alpo Basket, King Rock, DNA Consulting, Michele De Martin, Davide Valerio, Enrico Gastaldelli, Alessandro De Pietro, patrocinanti, Alpo Basket, patrocinanti,Fotolia, Fotolia, MSP Verona, Roberto Frazioni, Enrico Veronese, Giovanni Magrone Verona Strada Sicura, MastiniEmaVerona, Opes Verona, Alpo Sport Expo, Ennevi. nuele Roberto Pezzo, MaculanBellazzi, Passerini, Giacomo BasketMassimiliano FOTO Francesca Soli, FOTO Archivio SportDi+, BPE agenzia IN COPERTINA Archivio SportDi+, BPE– Argento agenzia fotoIN COPERTINA fotografica, Filippo Lanza olimpico Rio grafica, Archivio Uffici Comuni Sergio Pellissier -stampa Attaccante ChievoArchivio Uffici stampa Comuni 2016 (Foto Maurilio Boldrini) patrocinanti, Alpo Basket, Verona Fotolia, patrocinanti, Fotolia, MSP Verona, Verona Strada Sicura, Mastini Verona, Maurilio Opes (Foto Verona, Alpo Boldrini) Maurilio Boldrini) Roberto Passerini, Giacomo Bellazzi, Basket(Foto

COMUNE DI ZIMELLA COMUNE DI ZIMELLA

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SOMMARIO

n. 51 / 2018 In copertina: Marta Mason - Foto: Maurilio Boldrini

7. Editoriale

Schiene dritte

Quanti voti hai?

Emozione e sport

Uscita Verona Sud

10. Il corner di Tommasi 12. A canestro con Zanus 13. Daniela Scalia

EVENTO 8. Galà dello sport Veneto: Verona protagonista! 18. Sport Expo 2018 24. Concorso fotografico 42. Bball Academy 70. Fraglia Vela Desenzano premia i suoi atleti 82. It's Time to Dance

INTERVISTA 26. Sci - Sofia Righetti 32. Calcio - Di Gennaro 38. Calcio amputati - Daniele Piana 44. Basket - Mitchel Poletti! 48. Basket - Elisa Mancinelli 50. Calcio - Marta Mason 74. Tennis - Paolo Bompieri 80. Fresbee - Michele Farina

SPORT LIFE 16. Sport a scuola: il 2018 inizia alla grande 30. Sofi & Nic, nuovi arrivi in casa Olimpica 36. Nessun limite per gli Insuperabili 46. Cestistica Basket 62. Mastini Verona football americano 72. Arrampicata King Rock 78. Pallanuoto Don Calabria

PASSIONE COMUNE 17.

Oppeano, Bovolone

FOCUS 22. Solhelios, un'idea camaleontica 60. Caffeina sì o no? 68. Mantovanelli presidente Autozai 76. L'importanza di una dieta variata nello sport

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L’EDITORIALE e t t i r d e n e i Sch

enza della ezioni per la presid e Tommasi) el le e nt ra du o ai to lo scorso 29 genn ati (Gravina, Sibilia Quello che è accadu o in bocca un po’ a tutti. I tre candid o, su programmi che avevano di Alberto Cristani mar le, chi più chi men ra . to FIGC ha lasciato l’a no et lia el a ita gn io lc pa m ca loro ca edesi il hanno impostato la quello di far risorgere dalle ceneri sv vo tti ie come unico ob role e frasi ad ciate tante belle pa ento che, di so as e at st no so … ei n il commissariam le Il calcio che vorr nulla di fatto se no esidente Giovanni Malagò. Allo slogan elettora un ad o at rt po o e, hann ni e del suo pr effetto che, alla fin e nelle mani del Co al fin e on si ci de la fatto, rimette no soldi per i lo stadio e spendo al o nn va a ic en m mento tv - si do io - quelli che ogni ente per un abbona tico, ha lm ua ug no ga pa a Gli amanti del calc m lcis stanno sul divano decisione che, di ca biglietti o che se ne ro, offesi e in parte umiliati da una gi sono sentiti presi in lla. nu o co veramente po e a pagina lcio lo potete legger re ra st no (u ne zio le ee se nel suo discorso pr o chiaro e semplice: il calcio deve es Damiano Tommasi , che od te m es in on e e pr m on rs se come dritta, pe a en hi sc la n co e 10 n.d.r.) ha parlato bo i ttoni on ricostruito da pers cupano le stanze de me sia oc e ch e ur fig da rivisto, riformato, n a.cristani@sportdipiu.com oltre sottolineato co anno parlando e no sappiano di cosa st te per “meriti ” politici. Damiano ha in , ovvero nei settori giovanili. E se en solo ed esclusivam e e investire tempo e risorse nella ba a. tir ic ar pl rip m le co fondamenta roppo, il discorso si rt pu i, qu E . la uo sc nello sport a attirare tto quando c’è da tu at pr so , la go fa i an role trovano rlare di sport e giov o non sempre le pa pp ro rt pu r; so E’ evidente che pa on nziali investitori/sp l’attenzione di pote riscontro nei fatti. SportdipiuVr e imprenditori este per coinvolger dre che on à et ci so o on rv se ua io sq lc o ca l an si ne : ci chiaro età campionato Tommasi l’ha detto pensabile che a m ù pi è n No ti. es on e investitori cadute (sig!). giocano per il para t (quasi me, in Italia, lo spor prattutto co di e nt pa m la o lcio sono l’esempi dove chiunque, so (vero La FIGC e la Lega ca sempre più un grande palcoscenico do e il contrario di tutto tto tu re di ò pu , le tutto) stia diventan bi facilmente manovra se incompetente e sdpverona ormai e Tavecchio?). ch sa co , po m ca vanno vinte sul e, far parlare di eato che le partite lin tto so lte vo portante è apparir ù m pi l’i ; za an rt po Damiano ha im , che fanno ntata di secondaria hé no, raccontare un bel po’ di balle rc sembra essere dive pe ttative e magari, sé, creare false aspe sempre scena. mini e sportivi o, mille Tommasi, uo si può nt ce i, ec di ei rr vo sognatore ma io unistiche. Solo così agli Sarà utopia, sarò un si piegano davanti a logiche opport e, @Sdpvr n fuga dei giovani ch veri, persone che no ità allo sport e cercare di limitare la i. gn pensare di ridare di ite, preferiscono svaghi meno faticos rt pa le al e ti allenamen t, dove si vanno si racconta lo spor vertimento. ve do , te en nd pe di passione e di e rivista libera, in primo posto ci sono decidiamo in assoluta al SportDi+ nasce com ve do , tà al re di e e-gran to ch a scoprire le piccol non abbiamo obblighi ed è per ques scelta i, voro. Certo, è una ol la nc ro vi st o no il vere e ne io nz Non abbiam te di intendere e di vi nostra at o la od re m ca ro di st de i no ch un a autonomia e dettata da imis, è una decision mo mai. editoriale ma, in pr re ce al quale non rinun lo sport, uno stile

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EVENTO

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Galà dello sport Veneto

Verona protagonista!

L’

Aula Magna dell’Università ha accolto lo scorso 15 gennaio il presidente nazionale del Coni, Giovanni Malagò, al Galà dello sport Veneto. Durante l’evento, indetto dal Comitato regionale, è avvenuta la consegna di 62 benemerenze, Stelle al merito sportivo, Palme al merito tecnico e Medaglie al valore atletico, ad atleti, allenatori, dirigenti e società di tutte le sette provincie venete. A fare gli onori di casa, il rettore Rosario Rizzuto, che ha fatto un calzante parallelo tra scienza e sport e che ha ricordato come il Bo sia all’avanguardia nel progetto che favorisce quegli studenti che praticano attività agonistica, citando come esempio il paratleta padovano Francesco Bettella, campione di nuoto, tra i premiati della serata.

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Quindi ha preso la parola Gianfranco Bardelle, presidente del Coni Veneto: “La nostra forza sta nei 160 mila volontari che operano, a vario titolo, nell’ambito sportivo. Dati dell’Istat alla mano, il Veneto è la terza regione d’Italia per diffusione, risultati e organizzazione. Con l’aiuto delle Istituzioni potremmo fare ancora di più: il nostro obiettivo è riuscire a permettere a tutti di praticare una disciplina e allargare ulteriormente l’attività di base. Più praticanti ci sono, più saranno i campioni come quelli che premiamo in questa occasione”. Ci sono quindi stati i saluti dell’assessore comunale allo Sport, Diego Bonavina, di quello regionale, Cristiano Corazzari e, in rappresentanza del ministro dello Sport, Luca Lotti dell’onorevole Daniela Sbrollini, che ha ricordato come il ruolo dello sport sia tornato ad essere primario anche in

parlamento, con 22 provvedimenti di fresco approvati con la legge di Bilancio. “Questa mattina, a Trento - ha esordito Giovanni Malagò - ho inaugurato una nuova sede del Coni. Poi, prima di venire qui, sono stato alla posa della prima pietra allo stadio di atletica Colbachini. Questo per dire che il Coni è radicato nel territorio e che rappresenta tutti gli sport, da quelli più conosciuti a quelli meno noti, ma che per me hanno uguale importanza perché fanno tutti parte della stessa famiglia. Una famiglia che conta 11 milioni di tesserati, oltre tre milioni di volontari. Lo sport è il grande orgoglio dell’Italia, non ho dubbi. Riusciamo molto spesso a ottenere risultati inimmaginabili, a primeggiare in tantissime discipline”. “Da sempre il Veneto - ha proseguito Malagò - è una delle tre regioni più impor-


tanti, come risultati, come tesserti ed è tra le regioni con meno obesi, e anche questo è un vanto sportivo. Lo sport sa fare miracoli di tutti i tipi. L’ultimo, di portata storica, è l’avvicinamento tra le due Coree in vista delle Olimpiadi invernali. Un risultato fenomenale, che ha superato il lavoro delle diplomazie e della politica internazionale. E non è la prima volta che capita. Nel Veneto, a Cortina d’Ampezzo nel 2021, saranno ospitati i campionati del mondo di sci: era tempo che in questa regione tornasse una manifestazione di tale levatura”. Ben 13 sono state le benemerenze assegnate allo sport veronese, un traguardo di assoluto prestigio come sottolineato il Delegato provinciale scaligero Stefano Gnesato: “Anche quest’anno Verona si è dimostrata tra le province venete con il maggior numero di premiati. Questo è senza dubbio una ulteriore conferma di come il nostro territorio sia fucina di campioni ma, soprattutto, sia terreno fertile affinchè cresca e si sviluppi sempre più la cultura dello sport, inteso come momento di crescita e di benessere. Sono tanti i bambini e ragazzi che si cimentano in varie discipline ma non dimentichiamo anche quel gran numero di ‘over’ che con regolarità svolgono attività fisica: segnale di grande attenzione e maturità che senza dubbio sta portando ottimi frutti e garantendo una qualità di vita sempre migliore”.

QUESTO L’ELENCO DEI VERONESI PREMIATI: Michele Valbusa

Medaglia Argento

2° Classificato al Campionato Mondiale Hockey In Line

Daniele Cassinari

Medaglia Oro

Campione Mondiale Orc Vela

Claudio Celon

Medaglia Oro

Campione Mondiale Orc Vela

Nicholas Dal Ferro

Medaglia Oro

Campione Mondiale Orc Vela

Daniele De Luca

Medaglia Oro

Campione Mondiale Orc Vela

Michele Ferrarin

Medaglia Oro

2° Classificato Alle Paralimpiadi Paratriathlon

Filippo Lanza

Medaglia Oro

2° Classificato alle Olimpiadi Rio 2016 Nazionale Pallavolo

Stefano Tommasi

Medaglia Oro

Campione Mondiale Tamburello Open

Silvina Turrini

Medaglia Oro

Pesca al colpo a squadre per Nazioni

Martina Maruzzo

Medaglia Oro

Campionessa Mondiale Tiro a volo cat. sporting a squadre

Sergio Dall’O’

Stella Oro Dirigenti

Vicepresidente Nazionale Fipe

Claudio Toninel

Stella Oro Dirigenti

Presidente Fipe Veneto

Yachting Club Torri Asd

Stella Oro Società 10°

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IL CORNER DI TOMMASI di Damiano Tommasi

Quanti voti hai?

Q

uanti voti hai? Questa è la frase che si è sentita per due mesi dopo Italia-Svezia. L'ho detta prima dei saluti perché credo che sia sintomatica di dove siamo. Quanti voti hai? La nostra Federazione è riuscita a rispondere così a una mancata qualificazione al Mondiale e questa è stata la risposta istituzionale nei nostri colloqui. Lo è stata anche oggi, lo è stata ieri. Quanti voti hai? Io credo che la risposta debba essere un'altra. La mancata qualificazione è storica purtroppo. Ci ha detto tante cose, ci ha detto che serve una risposta storica. I calciatori hanno deciso di candidarmi, io mi sono messo a disposizione perché vorremmo cercarla questa risposta, insieme a voi ovviamente, perché Quanti voti hai? Dipende da voi. Quanti voti ha il cambiamento? Quanti voti ha la voglia di cambiare? È un trend che purtroppo viene da lontano. Noi il programma l'avevamo scritto l'indomani di Italia-Svezia, l'avevamo scritto come componente calciatori e calciatrici partendo dalle priorità. Ci abbiamo aggiunto le cose realizzabili e una volta decisa la candidatura abbiamo tolto quelle irrealizzabili. Il nostro programma è fatto di cose che si possono fare, secondo noi molte di quelle si devono fare e si devono fare per cambiare, per cambiare rotta, per cambiare quello che abbiamo oggi nelle nostre mani e nelle nostre responsabilità, che è l'andamento del nostro movimento. Nel mondo dilettante il problema non è il premio di preparazione, i problemi non sono l'obbligatorietà o altre norme. I problemi sono i giovani che smettono di giocare, le società che si devono fondere, i genitori che devono pagare perché i loro figli giochino, sono gli allenatori dilettanti che fanno la partita sul giovane della squadra avversaria. Sono i giovani che escono dall'età obbligatoria e smettono

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PALLA AL CENTRO L’unica «filosofia» possibile, oggi, è: ripartire dal calcio, dai «fondamentali» della passione per il gioco. Rimettere, come dopo ogni goal o come all’inizio di ogni tempo, la «palla al centro». Serve un programma semplice e servono professionalità capaci e credibili per garantirne l’applicazione. Una «nuova» Federazione, che implichi il coinvolgimento attivo di professionalità che vengono dal campo, affiancate da professionisti qualificati capaci di adattare al «modello italiano» idee nuove. Una «regia» delle riforme che, se prima erano necessarie, dopo il 13 novembre sono diventate irrimandabili. Questo momento deve diventare un punto di partenza per rifondare dalla base il sistema, puntando sulla sua capacità di rinnovarsi e sul bisogno di guardare avanti. Se non riusciremo a costruire un’altra visione del calcio, se continueremo a programmare pensando al consenso o alle dinamiche elettorali senza concentrarci sul progetto sportivo, avremo perso due volte. (estratto dal programma del candidato alla presidenza FIGC Damiano Tommasi)

di giocare, sono le realtà territoriali che non vengono rappresentate, sono i tanti i giovani che si dirigono verso gli enti di promozione e giocano a calcio. Certo, anche quello è calcio, non c'è solo la Figc. Ma noi come Federazione dobbiamo porci questa questione. Cos'è che muo-

ve questo mondo dilettante e qual è la sua finalità? Questo dobbiamo chiederci e ce lo chiederemo. La Federazione dovrà chiederselo.


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A CANESTRO CON ZANUS di Cristiano Zanus Fortes

di Giorgio Vincenzi

Emozione e sport

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arà capitato sicuramente a tutti di emozionarsi durante un avvenimento sportivo alla quale abbiamo avuto la fortuna di poter assistere, in televisione o dal vivo che sia. Questo perché lo sport in genere rappresenta l’ancestrale volontà di sfida che caratterizza l’essere umano. Sin dagli albori di quell’essere che oggi definiamo (a volte a torto) “homo sapiens”, ma anche nei suoi meno evoluti predecessori, c’è stata questa necessità di sfidare, in primis, le difficili condizioni in cui si trovava a dover sopravvivere, cercando di dominare quella natura così ostile e poi sfidare i suoi simili per prendere il dominio del territorio che si

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trovava a condividere. C’è di fondo una volontà di combattere e lo sport rappresenta la più nobile ed evoluta strategia che questa volta si, l’essere umano senziente, ha saputo creare. Lo sport è una sfida, una vera e propria rappresentazione di una battaglia, dove le regole sono codificate sapientemente e dove lo scopo è pur sempre quello di battere un avversario, ma nel rispetto della persona, che condividendo le stesse regole ha deciso di accettare la sfida. Basta provare ad immaginare un atleta che si trova a rappresentare un gruppo di persone, una città addirittura un’intera nazione. La volontà che lo sostiene si amplifica,

proprio sentendo che le persone che seguono la sua prestazione si identificano in lui. E allora un oceano non codificabile o quantificabile di emozioni trasformano un atleta in un nobile guerriero trasportandolo in una condizione, quasi estatica, che lo conduce talvolta a memorabili imprese. Ma cos’è la vita, tolti i più basilari ed inconsapevoli processi metabolici, se non un susseguirsi di emozioni che sostengono le nostre azioni quotidiane? Ed è per tutto questo che assistere o praticare sport rappresenta l’essenza della vita ed è un atto altrettanto creativo di quella che può essere una qualsiasi forma di arte.


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l titolo della rubrica viene dall’indirizzo di casa mia, dove ho ancora la base, dove la avevo anche quando abitavo e Milano ed ero sposata. Ho scelto una frase semplice, quella che dico ai miei amici che devono venire da me. Forse perché l’idea di questa rubrica è la stessa, un invito “a me” per capire un format di vita che a me sembra molto semplice, ma che va spiegato con calma. Non mi sento una conduttrice (di quelle classiche, superformali, bravissime a rassicurare e a gestire i secondi). Non mi sento una sportiva fighissima (di quelle con le doti, il fisico, le giovanili alle spalle). Nemmeno un’attrice (di quelle di scuola, passate per il teatro). Allora cosa mi sento? Una fortunata, appassionata di sport, cose anglosassoni e fiction, che mischiando le varie cose è riuscita a farne un lavoro. Tenendo presente questa piccola sfilza di “non” spero che tu – lettore o lettrice veronese, nativo o acquisito - trovi più comprensibili le prossime puntate di questa rubrica. Figure da chiodi. Bisogna essere disposti e disposte a fare brutte figure. A sperimentare sport nuovi, senza ascoltare quelli che ti dicono “o inizi da piccolo o niente”. Solo così si provano le difficoltà degli atleti veri, solo così si finisce di dire e pensare “questo lo facevo anch’io”. Certo non tutti possono, questo si capisce, e nemmeno bisogna cadere nella presunzione di dire “io sono una giocatrice di hockey a tutti

14 sportdipiu.com

di Daniela Scalia

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gli effetti”. Sono una che pratica quello che commenta, che commenta quello che le piace, che manca di una lunga e professionale esperienza, ma forse per

questo racconta le cose dal “basso” di uno spettatore comune. Vado e provo. In genere succede così, vado a vedere uno sport che mi incusiorisce, senza fissare prima se tornerò con la troupe o ambienterò una puntata di Sport Crime. Devo vedere “che gente c’è”, perché lo sport più bello del mondo, se

gestito da persone che non capiscono l’importanza del mio lavoro diventa impossibile da trattare a livello televisivo. Poi, quando trovo il terreno fertile, torno per il programma, mi offrono (nel pieno spirito dei nostri sport) di fare allenamento, o il corso arbitri, e se c’è una squadra amatoriale scarsa di numero o un torneo open mi alleno per un periodo. Se continuo o no dipende da vari motivi, soprattutto logistici e di tempo. Sport Crime è un lavoro al 107% ti da molto ma non ti lascia tempo. Poi bisogna raccontarlo. Semplicemente, umilmente, ma con qualche elemento in più. Un esempio tra mille? Quando si cambia al volo nell’hockey certi cancelli delle panchine si aprono più velocemente, altri sono più macchinosi. Le persone alte scavalcano al volo, noi ragazze dobbiamo passare per il cancello. Ho visto molte partite, ma fino alla mia esperienza diretta non mi sono mai accorta di quel “dettaglio”, e per i ragazzi che scavalcano è importante avere la conchiglia, altrimenti la balaustra diventa loro nemica. Dettagli? Sì, finché non giochi. Fanno ridere? Meglio, ma lo sport serve anche a questo. Per lavoro? Quindi se vado all’Hurling di Zurigo, all’Hockey di Bellinzona o al Volley di Verona, è per lavoro o per divertimento? Non c’è confine, non ci sarà mai. GGDT. Forse devo una spiegazione a chi ha visto delle mie foto sul ghiaccio vestita da Hockey. Giocare a livello amatoriale


in Svizzera è facile, anche se non pattini bene. La squadra di Bellinzona mi ospita per fare “dei cambi”, cioè per entrare in quei turni rapidi e veloci tipici dell’Hockey. Cercano di farmi “giocare” in una linea forte, e io cerco di disturbare davanti alla porta, di occupare gli spazi giusti in difesa in modo da costringere il portatore di disco a girarmi intorno e perdere un po’ di tempo. È una banda magnifica, divertenti, umili, scherzosissimi ma rispettosi e assolutamente non macho. Le partite sono fantastiche, e i “post” ancora meglio. Prometto un focus su di loro. Dimenticavo. In tutte le nostre trasmisssioni emerge un senso dell’humor del quale siamo assolutamente inconsapevoli, non ce ne accorgiamo, ce lo portiamo dalla vita, dallo spogliatoio alle tra-

smissioni. Quando incontrimo gli sportivi ci trattano diversamente dagli altri giornalisti, ci raccontano i loro segreti, escono con l’asciugamano intorno alla vita e bevono i loro integratori scherzando con noi. Con i giusti riguardi perché sono una ragazza ma senza grandi barriere. Come farei senza quel tipo di humor? Toglietemi tutto ma non. Tutto legato, sport britannici, fiction e il prendere e prendersi in giro. Uno dei miei sport preferiti. Ah si, toglietemi tutto ma non la mia dose quotidiana di stupidaggini del mio collega Luca Tramontin. Fa paura quando gioca (btw, il livello dei GGDT non è per niente basso), e anche quando “interpreta” Dabs, magnetizza quando parla alle conferenze, ma ha degli aspetti comici quasi permanenti che mi fanno

sbudellare dal ridere. Se pagate ve lo affitto. Nella foto ci vedete al festival di Cannes, appena fuori dell’Hotel Carlton. Tutti a lottare per essere notati, io a ridere e quasi a nascondermi: quell’occhio nero (una discata della sera prima, vedi che tutto si lega) e la vecchia camicia indiana messa per sbaglio hanno calamitato l’attenzione della Croisette su di lui che non la voleva. Forse la famosa “stardom” deve essere involontaria per funzionare. Dall’uscita Verona Sud è tutto, al prossimo numero con qualche segreto di Sport Crime. (In realtà scrivo da Davos, Spengler Cup, ma per oggi questo luogo cruciale per le nostre sorti diventa una dependance di Verona Sud). 10°

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SPORT LIFE

: a l o u c s a t r o p S grande! di Andrea Etrari

a l l a a i z i n il 2018 i

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nizio d’anno ricco di eventi per l’Ufficio Educazione Fisica dell’ U.S.P. di Verona (ex Provveditorato agli Studi) coordinato dalla prof. ssa Angela Capuzzo: il 2017 si era chiuso, poco prima di Natale, con la fase provinciale dei Campionati Studenteschi di corsa campestre, l’evento di spicco dell’organismo provinciale per lo Sport a Scuola. Ben 970 gli alunni delle medie e delle superiori di Verona e provincia che hanno partecipato alla campestre, alle staffette in linea e alla staffetta integrata (atleta con disabilità e accompagnatore), in rappresentanza di 38 scuole secondarie di I° grado e 17 di II° grado. Le premiazioni sono state effettuate da un’insegnante di educazione fisica veronese che non ha bisogno di presentazioni: Sara Simeoni. Gennaio si è aperto con le gare provinciali di sci, ospitate nella splendida località bellunese Falcade-Passo San Pellegrino. “Siamo contenti dell’adesione delle scuole veronesi alle gare provinciali” - commenta Angela Capuzzo – “e il lavoro non ci manca, anzi abbiamo dovuto ‘ingrandire’ l’ufficio dopo la scomparsa, la scorsa estate, di Tiziano Cordioli che ci dava una grossa mano. Il mio staff è ora formato da tre validissimi colleghi che si alternano tra la scuola e il nostro ufficio e che vengono dal mondo dell’atletica: Dino Mascalzoni, Salvatore Vellucci e Marina Fochesato”. E a proposito del prof. Tiziano Cordioli, la sua figura sarà ricordata, assieme a quella di don Andrea Giacomelli, in occasione di Sport Expo, altro evento di spicco in cui l’Ufficio Educazione Fisica sarà uno dei protagonisti principali: la manifestazione, in programma il 9, 10 e 11 marzo prossimi in Fiera, è organizzata dall’Assessorato allo Sport e Tempo Libero del Comune di Verona in collaborazione con VeronaFiere, il corso di laurea di Scienze Motorie dell’Università di Verona e patrocinata dal CONI. “Sport Expo” - conclude Angela Capuzzo - “si presenta anche quest’anno come un evento importantissimo per fornire agli studenti l’opportunità di vedere in un unico spazio tutte le discipline e soprattutto avere la possibilità di provarle”. E proprio Sport Expo ospiterà, sabato 10 marzo, le finali dei tornei provinciali delle le scuole secondarie di I° grado di pallacanestro, pallavolo e palla tamburello.

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OPPEANO

A.C.D. Oppeano: una stagione di successo! di Michela Saggioro Domenica 17 dicembre è stata festa grande al centro sportivo Le Fratte per il settore giovanile dell’A.C.D. Oppeano, per lo scambio di auguri, alla presenza anche del Sindaco di Oppeano, del Presidente della società Sergio Mustoni, di tutti i mister e dirigenti. Hanno partecipato inoltre il mister della prima squadra Stefano Ghirardello (ex Giocatore professionista di serie B) ed ora allenatore della prima squadra ed il Parroco di Oppeano Don Giuseppe Facci che ha dato la sua benedizione ai piccoli ma grandi campioni che nella stagione sportiva corrente stanno dando il loro meglio, con impegno e perseveranza, e a tutte le loro famiglie presenti. “Questi eccellenti risultati” - dichiara il vice presidente Luca Agnolin - “sono frutto di tanto impegno e lavoro da parte della società, del nostro DS Paolo Cazzola e di tutta la segreteria che il veterano Natalino Visentini con l’aiuto delle nuove

reclute Linda Agnolin e Monica Giacomazzi hanno saputo organizzare al meglio. Questo settore giovanile che è nato lo scorso anno nella stagione 2016/2017 iscrivendo una cinquantina di ragazzi ed è arrivato a questa stagione ad avere circa 150 atleti con bambini che vanno dai cinque anni della scuola calcio, fino ad arrivare agli allievi che di anni ne hanno sedici, iscrivendo quindi tutte le squadre nei rispettivi campionati di categoria. Ultima squadra di ragazzi sono gli Juniores (classe 1999 e 2000) che giocano nel campionato regionale”. “Altra novità importante” ha sottolineato

il DS Paolo Cazzola - “è l’affiliazione che abbiamo avviato quest’anno con l’Hellas Verona, accordo che porterà sicuramente tanti vantaggi e tanto valore aggiunto a tutti i nostri ragazzi, mister e a questa storica e importante società, una delle più longeve e importanti del territorio”.

BOVOLONE

Bovolone in festa con i giovani atleti Giovedì 21 dicembre l’amministrazione del Comune di Bovolone, su input dell’assessorato allo Sport, ha assegnato un riconoscimento agli atleti delle associazioni/società locali che si sono distinti per i risultati ottenuti anche a livello regionale nelle rispettive discipline sportive. La cerimonia si è tenuta nella sala consiliare del municipio. I ragazzi, segnalati dalle società stesse, hanno collezionato premi o posizionamenti importanti nella boxe, nel tiro con l’arco, nell’atletica, nel karate, nel ciclismo e nel tennis. Tra loro anche alcuni giovani campioni regionali come i ciclisti Federico Zorzan, Martina Silvestri, Gaia Soave e Giada Maria Ambrosi, il pugile Mohammed Graich, il mezzofondista Daniel Turco (sui 5.000m), Thomas Fabricci (lancio del giavellotto), Alice Murari (corsa sui 200m), Giuseppe Esposito Ferrara nel Karate. Il sindaco di Bovolone Emilietto Mirandola con il collega di Oppeano Pietro Luigi Giaretta, l’assessore allo Sport di Bovolone Orfeo Pozzani, il delegato provinciale del Coni Stefano Gnesato e il fiduciario Coni per Bovolone Gianfranco Baldini, hanno consegnato a ciascun atleta un riconoscimento e un libro di Alex Zanardi, campione nello sport e nella vita.

Questi gli sportivi e le società presenti alla cerimonia: Gruppo E’Fraim C.s.i. Sport & manualità (tiro con l’arco) Ivan Botic, Giada Cremonesi, Andrea Mirandola, Yuri Novelli A.s.d. G.s. Luc Bovolone (ciclismo) Federico Zorzan, Martina Silvestri, Gaia Soave e Giada Maria Ambrosi Boxe Bovolone Adam Salhi, Michele Aiossa, Mohammed Graich

Atletica Bovolone-Selva Daniel Turco, Thomas Fabricci, Alice Murari A.s.d. Nuovo tennis Bovolone Filippo Buffo, Francesco Santinato, Leonardo Braga, Carlo Alberto Soave, Filippo Compri, Giulia Sophy Stefan, Rania Rossignoli, Leonardo Santinato A.s.d. Dojo karate del guerriero Bruno Pizzi e Giuseppe Esposito Ferrara

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EVENTO

di Federica Clemente - Foto: Ennevi Verona

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Ritorna la Fiera dello sport veronese

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port Expo, il grande evento di promozione sportiva organizzato dal Comune di Verona, quest’anno comincia con gli studenti: saranno proprio i ragazzi delle scuole, infatti, ad accedere per primi nei padiglioni della Fiera di Verona per dare il via alla dodicesima edizione di Sport Expo. Accompagnati prima dagli insegnanti e poi, durante il fine settimana dai genitori, da venerdì 9 a domenica 11 marzo, gli under14 saranno i protagonisti indiscussi della fiera dello sport giovanile, l’appuntamento atteso da tutti i ragazzi e dalle famiglie, che all’interno dei padiglioni 10,11 e 12 trovano oltre 50 discipline sportive. Sport Expo ha voluto mantenere fede negli anni alla mission con cui è stato ideato nel 2007: educare i ragazzi ad un corretto stile di vita, fondato sull’attività fisica e un’alimentazione sana, promuovere la pratica sportiva e combattere l’abbandono sportivo in età adolescenziale. Il successo e la forza negli anni è stata quella di coinvolgere in un luogo e in tre giorni tutti gli attori responsabili della formazione giovanile, dal Comune alle scuole, le società sportive e le Federazioni, gli enti sportivi, fino alle famiglie con cui i ragazzi possono partecipare sabato e domenica. Proprio in quest’ottica il Comune di Verona, e in particolare l’Assessore allo Sport Filippo Rando, hanno permesso la realizzazione di questa dodicesima edizione che, come nelle passate edizioni, vede la collaborazione di Fipav Verona, VeronaFiere, l’Università di Scienze Motorie di Verona, l’Ufficio Scolastico Territoriale di Verona e Fondazione Bentegodi.

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Le attività del 2018 Ogni anno, tra gli “immancabili” e le “novità” sono circa 50 le discipline presenti a Sport Expo grazie alla partecipazione e al coinvolgimento delle federazioni, degli enti di promozione sportiva e delle società sportive. Quest’anno, all’interno dei tre padiglioni, i ragazzi potranno cimentarsi nei tradizionali pallavolo, basket, calcio e tennis, potranno provare a tirare di scherma, a giocare a tamburello, ma anche assistere alle esibizioni di cheerleading, danza sportiva, danza classica, pattinaggio artistico e free style. Potranno provare a arrampicarsi sulla parete che simula la roccia, scoprire i segreti del park our e dell’escursionismo, impugnare una mazza da hockey. Ci saranno kart elettrici su cui sfrecciare a tutta velocità e kart a pedali per scoprire come muoversi e come curvare. Grande novità del 2018 le attività aeree e le MTB. L’intero sabato mattina, inoltre, sarà dedicato ai campionati studenteschi, tra cui tamburello, pallavolo, basket e calcio a 5, ma molti altri si stanno aggiungendo ancora in questi giorni. Tante sono le società sportive che trovano in Sport Expo un momento di promozione e divulgazione dello sport: naturalmente non possono mancare le grandi società sportive della città: l’Hellas Verona e il ChievoVerona, che in questo stesso fine settimana saranno impegnate nel derby cittadino, la BluVolley Verona e la Tezenis Scaligera Basket. Quest’anno sarà anche possibile conoscere i personaggi dei cartoni animati più amati dai bimbi e dalle loro famiglie, grazie a Nickelodeon che porta le sue Tartarughe Ninja in carne e ossa!

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Gli sport presenti: Pallavolo Calcio Pesca sportiva Arrampicata Triathlon Escursionismo Tamburello Scherma Basket Pugilistica Equitazione Cheerleading Arti marziali Tennis Hockey Mountain bike Pattinaggio artistico Free-style Karate Judo Ginnastica Danza sportiva Danza classica Discipline orientali Parkour Simulazioni di guida Kart elettrici Attività aerea

Lidl Crivit Arena e Area Lidl Lidl Italia festeggia i suoi dieci anni nel ruolo di presenter partner di Sport Expo, condividendone fin dall’inizio valori e mission. Sport Expo e Lidl si sono uniti in questo evento dalla forte valenza educativa e formativa con l’obiettivo comune di promuovere attività e iniziative all’insegna di una sana e corretta alimentazione. Lidl, consapevole del proprio ruolo nella società, si impegna


infatti ogni giorno ad offrire una vasta gamma di prodotti salutari e adatti ad una dieta sana ed equilibrata, oltre che sostenibili dal punto di vista sociale ed ambientale. All’interno di Sport Expo Lidl è presente con Casa Lidl: uno spazio dove verranno creati percorsi motori per l’avviamento all’attività sportiva, divertenti giochi e attività anche per i più piccoli, accompagnati da una gustosa merenda. Un ulteriore spazio di aggregazione è rappresentato dalla Lidl Crivit Arena, che si conferma l’area centrale di Sport Expo, con competizioni ed eventi sportivi rivolti sia agli atleti di oggi che ai campioni di domani. Con le scuole la Lidl Crivit Arena diventa il punto nevralgico dove musica e movimento si incontrano, mentre per tutto il fine settimana questa pedana multidisciplinare vedrà un alternarsi di gare, tornei e partite dei più svariati sport, esibizioni di danza, arti marziali e pattinaggio artistico, oltre a premiazioni e presentazioni ufficiali. Sala convegni L’aspetto culturale di Sport Expo è dato dai diversi convegni e conferenze che verranno organizzati per creare momenti di approfondimento e analisi per addetti ai lavori e per insegnanti e genitori che vogliono essere pronti nel guidare i ragazzi verso le giuste scelte. I partner di Sport Expo Ogni anno sono numerose le realtà che creOgni anno sono numerose le realtà che credono nel progetto e per questo ne diven-

tano parte integrante: dall’organizzazione del Comune di Verona e il presenter partner Lidl, alla Fipav Verona, VeronaFiere, l’Università di Scienze Motorie di Verona, l’Ufficio Scolastico Territoriale di Verona e Fondazione Bentegodi. Main sponsor di questa dodicesima edizione è il Centro Commerciale Adigeo, il media partner è Nickelodeon con i cartoni più amati dai ragazzi e l’official car è Vicentini Volkswagen. L’evento è reso possibile anche dal contributo della Camera di Commercio Verona e VeronaMercato. La segreteria organizzativa è affidata a DNA Sport Consulting. SPORT EXPO 2018 Quando: 9-10-11 marzo 2018 Dove: Fiera di Verona, pad. 10-11-12, Ingresso Re Teodorico (Viale dell’Industria) Programma: venerdì 9 marzo riservato alle scuole dalle 8:00 alle 16:00 sabato 10 e domenica 11 per le famiglie dalle 9:00 alle 19:00 Ingresso: gratuito con registrazione sul sito www.sportexpoverona.it Contatti: www.sportexpoverona.it www.facebook.com/sportexpo.Verona mobile 320.1494343

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FOCUS

di Marina Soave

un’idea camaleontica colors are never enuff

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l sole scalda. Il sole illumina. Il sole può però anche trasformare e… colorare! Con queste premesse l’azienda veronese 99Idee Srl, già titolare del marchio SportGadget, lancia sul mercato Solhelios, un nuovo e innovativo brand che, sebbene ancora giovane, sta già facendo parlare di se ed entusiasmando. Ma cos’è Solhelios? Alessandro Dusi, Amministratore Delegato di 99Idee srl, spiega: “Tutto è iniziato ad ottobre 2016, quando siamo stati coinvolti da un imprenditore milanese che ci ha chiesto la disponibilità per promuovere, a livello commerciale, un nuovo filato fotosensilbile che, alla luce del sole, cambia colore. Ci siamo subito entusiasmati davanti a questa proposta,

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tant’è che abbiamo accettato l’offerta. Non solo: abbiamo deciso di creare un nostro brand ad hoc, Solhelios appunto. Il nome nasce dalla fusione delle parole ‘sole’ e ‘Helios’ (dio del sole greco). Il processo industriale e il segreto d’impresa rimangono ovviamente a carico dell’imprenditore; quattro anni di studio, ricerca e sviluppo hanno portato il prodotto ad essere totalmente conforme alle normative vigenti, nel pieno rispetto dei parametri ecotossicologici, fattore questo che frequentemente, purtroppo, viene poco considerato”. “Il cambio di colore del tessuto - spiega Dusi - avviene, di fatto, grazie a una combinazione chimica di inchiostri fotocromatici che reagiscono ai raggi UV.

I colori con la composizione molecolare che cambia alla luce del sole sono il giallo, il blu e il rosa/porpora”. Ma quali sono le tipologie di business sulle quali punta Solhelios? “Innanzitutto - evidenzia Dusi - puntiamo sul nostro brand, Solhelios con il quale grifferemo e commercializzeremo felpe, cappellini, braccialetti, portachiavi in glitter e le cover in ecopelle, le prime al mondo che al sole cambiano colore. Poi ovviamente andremo ad accontentare tutta quella clientela che ci chiederà il semplice filo da utilizzare per esempio per personalizzare in modo originale ed unico le asole, le inziali sulle camicie oppure le tasche delle giacche. Ma non solo: in questi casi le possibilità sono tantissime e tutto sta nella fantasia e lungimiranza di chi vorrà utilizzare questo tipo di materiale”. 99Idee srl, che ha sede a Verona in Corso Covour, è già operativa da un paio di anni a livello nazionale con il brand SportGadget, che, come si evince, opera prevalentemente nel mondo dello sport. Anche Solhelios entrerà in questo universo? La risposta di Dusi non lascia spazio a dubbi: “Assolutamente si! Grazie a SportGadget siamo già licenziatari e/o produttori di varie realtà sportive professionistiche a livello nazionale. Stiamo già trattando alcune di esse per creare qualcosa di


davvero unico come, ad esempio, la possibilità di avere sulle maglie da gara il logo dello, o degli sponsor, o il nome e il numero sul retro maglia, che alla luce del sole cambiano colore. A livello di marketing e di merchandising sarà una novità assoluta e le prime società che intuiranno le potenzialità del prodotto sono convinto potranno avere un ritorno di immagine e, conseguentemente di vendite, senza precedenti.” Solhelios apre però gli orizzonti anche su attività non solo commerciali. “Insieme ai miei soci - conclude Dusi - punteremo a un percorso formativo rivolto all’importanza del sole, all’importanza dell’energia solare e delle energie alternative. Tramite vari patrocini e varie partnership, una di queste con il magazine veronese SportDi+, inizieremo un percorso di sensibilizzazione nelle scuole e nelle Università. Ci piacerebbe far capire ai giovani quanto può essere bello programmare il loro futuro con progetti e idee pulite, sane, innovative e di grande prospettiva. Senza ombre. Il tutto… alla luce del sole!” Info su: www.solhelios.it e www.sportgadget.it

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EVENTO

CONCORSO FOTOGRAFICO

Scatta lo sport… alla luce del sole!

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portDi+ magazine, in collaborazione con l’azienda SolHelios, con l’Ufficio Scolastico VII Ambito Educazione Fisica e Sportiva di Verona e con il patrocinio del Coni Verona, organizza per l’anno scolastico 2017-2017 il concorso fotografico a premi “Scatta lo sport… alla luce del sole!”. L’iniziativa è diretta a tutte le scuole Primarie e Secondarie di Verona e Provincia. “Scatta lo sport… alla luce del sole!” è un concorso fotografico che avrà, come focus, immortalare gli alunni mentre praticano e vivono i momenti di sport a scuola in modo sano, divertente, educativo e nel rispetto delle regole, ovvero “alla luce del sole”. Le foto potranno essere scattate dagli stessi alunni ma anche dagli insegnanti e dai genitori: sarà quindi un’occasione

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per tutti per essere protagonisti semplicemente partecipando attivamente all’attività sportiva scolastica. Il concorso sarà rivolto a due categorie distinte: - Scuole Primarie - Scuole Secondarie Ad ogni categoria verranno assegnati tre premi (1^, 2^ e 3^ classificata). Inoltre verrà assegnato un premio individuale all’autore delle singole foto. Il concorso avrà inizio il 15 febbraio 2018 e si concluderà il giorno 18 maggio 2018. Le foto dovranno essere inviate (formato .jpg dimensione massima 2 Mb) all’indirizzo mail press.solhelios@gmail.com Le foto ricevute verranno valutate da un’apposita commissione composta dai giornalisti della Redazione di SportDi+ e da fotografi professionisti.

Tutte le foto verranno inoltre pubblicate nelle apposite gallerie fotografiche del sito www.sportdipiu.net e in una pubblicazione speciale dedicata al concorso. Le premiazioni avverranno nell’ambito della “Festa Scuola e Sport”, organizzata dall’Ufficio Scolastico Provinciale di Verona, che si svolgerà al termine dell’anno scolastico 2017-2018 alla presenza di insegnanti, alunni, autorità e società sportive. Saranno ammesse al concorso le prime 10 scuole che invieranno entro il giorno 15 febbraio p.v. adesione scritta, su carta intestata, alla mail redazione@sportdipiu.com Per informazioni e chiarimenti scrivere a redazione@sportdipiu.com o chiamare il 345.5665706. Partner del concorso NaturaSì di Villafranca e Mediaprint di S. Giovanni Lupatoto.


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INTERVISTA

di Giorgio Vincenzi - Foto Sofia Righetti

Sofia Righetti, una vita no limits!

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ampionessa italiana di sci alpino paralimpico nel 2014, musicista, modella e una laurea in filosofia. Questa è Sofia Righetti, 29 anni di Negrar, una ragazza che riesce a mettere in tutto quello che fa la giusta grinta e ambizione. Lo conferma anche la sua storia. Dopo pochi mesi dalla nascita le viene diagnosticata una cardiopatia congenita e durante l’intervento chirurgico al cuore si verifica un’ischemia al midollo spinale che le causerà una lesione midollare e la perdita dell’uso delle gambe. Cammina fino a dodici anni con degli appositi tutori, ma poi decide che è meglio abbandonare la posizione eretta che non gli permette di fare grandi cose e di affidarsi a una carrozzina, speciale, per spostarsi e per dar sfogo a tutte le sue energie. Sofia, non ti stanchi mai di ricordare a tutti che la disabilità è una caratteristica e non una sfortuna. Ci spieghi meglio cosa intendi dire? Purtroppo esiste ancora lo stigma che avere una disabilità sia per forza prerogativa di una vita difficile, triste e poco appagante. Non è assolutamente così, non dico che le difficoltà imposte ancora dalla società non ci siano, ma ognuno di noi ha un corpo e abilità diverse gli uni dagli altri. Sta a noi sfruttare al meglio le nostre carte e lottare per un ambiente più inclusivo possibile, per tutti. Partendo da questo concetto sei diventata sciatrice, musicista, modella. Andiamo con ordine. Nel 2014 sei diventata campionessa italiana di sci alpino ai campionati nazionali Fisip (Federazione italiana sport invernali paralimpici), cogliendo l’oro in slalom gigante e l’argento in slalom speciale. Quante emozioni… ce le racconti? L’oro in slalom gigante e l’argento in slalom speciale l’ho vinto dopo soli due anni che avevo iniziato a sciare; sono stati due anni di sacrifici e allenamenti intensi. Posso sicuramente dire che niente cade dal cielo, dietro ad ogni vittoria ci sono

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mesi di fatica e preparazione intensa. A che età hai iniziato a sciare? E chi ti ha fatto avvicinare a questo sport? Avevo 24 anni quando ho iniziato a sciare la prima volta, a inizio 2012. Ho voluto provare poiché mi ero innamorata follemente dei video degli X-Games invernali e dell’aggressività che vedevo negli atleti con il monosci. Velocità, adrenalina, cattiveria. Lo sci alpino è esattamente lo sport che stavo cercando. Con quale attrezzatura hai sciato? Faccio parte della categoria sitting, ossia gli atleti che sciano da seduti utilizzando il monosci. È un attrezzo splendido composto da una seduta in carbonio, con un ammortizzatore da moto, a cui è attaccato un unico sci, normalissimo, che ovviamente cambia in lunghezza a seconda della specialità ed è uguale a quello utilizzato dagli atleti in piedi.

È divertente e adrenalinico e puoi raggiungere i 120 km/ora in pista, l’unica cosa, avendo un solo sci, hai meno possibilità di correggere gli errori e dunque devi compierne il meno possibile anche per evitare cadute poco simpatiche! Andavi da sola da Bologna, dove studia-

vi, in Folgaria per allenarti. Dove hai trovato la forza per fare tutto ciò? Quando hai voglia di fare qualcosa, e soprattutto finché ti diverti, non c’è niente che ti possa fermare, nemmeno la fatica. Durante questa esperienza di campionessa dello sci, qualcuno ti ha aiutato


dal punto di vista economico? Ho avuto degli aiuti economici da sponsor locali che hanno creduto in me e che ancora ringrazio con tutto il cuore, ma la maggior parte sono stati tutti soldi sborsati dalla mia famiglia per pagare gli allenatori, le trasferte, gli alberghi e il monosci. Purtroppo lo sci alpino è molto

dispendioso come sport e la federazione non dà un centesimo. Tu sei vegana: parlaci di come hai coniugato l’attività sportiva con questo tipo di dieta… Sono vegetariana per amore e rispetto per gli animali da quando avevo tredici

anni; a ventidue ho eliminato completamente anche i derivati animali diventando vegana. Sono cresciuta forte e muscolosa con le proteine vegetali, e senza “uccidere” animali, e questo mi ha aiutata tantissimo appena iniziai a fare sport. Poter essere l’esempio vivente che non solo è possibile fare sport a livello ago10°

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nistico, ma si può vincere e andare oltre i propri limiti senza mangiare carne, latte e uova, con una dieta vegetale ricca e deliziosa è una delle cose che più mi ha dato soddisfazione delle mie vittorie. Nel 2014, dopo solo due anni ricchi di soddisfazioni, lasci il mondo dello sci. Perché? Forti divergenze con certe persone che seguivano la mia preparazione sciistica. Di alcuni allenatori ho ancora un ricordo bellissimo, meraviglioso… di altri un po’ meno, diciamo così.

fotografia e adoro posare come modella, sono sempre pronta a progetti nuovi. Se ti dico Roberto Saviano, cosa ti viene alla mente? Una persona splendida, genuina, molto dolce e intelligente. Mi ha contattata lui dopo aver visto il mio speech al TEDx e insieme abbiamo fatto un monologo sulla bellezza in diretta su Canale 5 ad Amici. Spero di poter collaborare ancora con lui,

ho sentito davvero un forte feeling. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Ho molti obiettivi nel cassetto, ma per ora preferisco non dirli… per scaramanzia! Per concludere, hai un messaggio da lanciare ai lettori di SportDi+? Fate della vostra vita un’opera d’arte, godetevi ogni istante e non permettete mai a nessuno di ingabbiarvi. Siate liberi, siate folli.

Quali altri sport hai praticato a livello agonistico e no? A livello agonistico nessun altro, ho dedicato tutto allo sci alpino, ma per tenermi allenata nel periodo estivo praticavo quotidianamente handbike, pesistica, crossfit e per un breve periodo anche mma (arti marziali miste). La musica è il tuo grande amore. Che strumento suoni? E quale genere musicale ti appassiona? Chitarra elettrica, ho una Gibson SG Goddess. Amo il glam metal, il thrash metal, l’hard rock e anche la dark new wave. La musica è stato il mio doping, durante le giornate più faticose mi bastava “spararmi” nelle orecchie i Testament e i Motley Crue per ritrovare l’energia necessaria a completare gli allenamenti. Sei anche una modella. E qui come ci sei arrivata? Ho iniziato a 20 anni, quando una fotografa mi chiese di posare per le SuicideGirls. Da lì sono nate diverse collaborazioni con molti fotografi bravissimi, il mio portfolio si può vedere sul mio sito Internet (www.sofiarighetti.it). Adoro la

I ‘best’ di Sofia Righetti Città: Londra Cantante: Peter Steele Canzone: Closer – Nine Inch Nails Atleta: Bode Miller Personaggio: Boudicca (33-60/61 d.C.; è stata una regina della tribù degli Iceni - Inghilterra - che guidò la più grande rivolta anti-romana delle tribù dell' isola) Film: Il corvo, Devil’s Knot Piatto: Spaghetti alla carbonara vegani Vino: Amarone

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SPORT LIFE

di Alberto Braioni

Sofi & Nic, Olimpica L e passate festività natalizie hanno regalato alla pallamano Venplast Dossobuono due rinforzi di qualità in vista dei prossimi impegni stagionali; Sofia Ghilardi e Nicoletta Marcheggiani. Terzino classe 1999, già in orbita nazionale nonostante la giovane età, Sofia ha scelto di lasciare per la prima volta la propria città natale per trasferirsi a Dossobuono per una nuova avventura. “Sono cresciuta nel Cologne fino alla categoria Under 12 - racconta Ghilardi - per poi passare nella Leonessa Brescia. I contatti con il Dossobuono c’erano già stati prima dello scorso campionato ma decisi di rimanere a Brescia. Circa quindici giorni fa c’è stato un altro incontro che ha dato esito positivo. Ora mi attende una nuova esperienza che mi responsabilizza maggiormente, perchè a Brescia tutti hanno imparato a conoscermi negli anni, mentre a Dossobuono ci sarà sicuramente un’attesa maggiore su di me. Un allenatore in panchina come Roberto Escanciano Sanchez è sicuramente un grandissimo stimolo, ma lo è anche un gruppo di ragazze che conosco già visti i rapporti di amicizia che mi legano con molte di loro”. Proprio la figura del tecnico spagnolo ha influito positivamente nella decisione di Sofia Ghilardi di accettare la proposta del presidente Marco Beghini: “Ho avuto modo di osservare più di una volta le partite del Dossobuono e da spettatrice ho sempre apprezzato il loro gioco, fatto di intensità e continui passaggi nel costruire la manovra, puntando molto sul gioco di squadra e sull’intesa tra le ragazze in campo. Avere ora la possibilità di poter far parte di tutto questo anche sul parquet è per me una grande motivazione. Ho già parlato molto con Roberto durante i primi allenamenti; mi auguro di poter migliorare grazie a lui, soprattutto sulla fase difensiva che attualmente penso sia l’aspetto dove intravedo i miei margini di miglioramento più elevati”. Nicoletta Marchegiani, è invece giocatrice di esperienza con alle spalle numerose stagioni disputate in Serie A1; ala/terzino classe 1991, è giunta a Dossobuono dopo aver disputato la prima metà di stagione tra le file dell’Ariosto Ferrara. I primi approcci di Nicoletta con la pallamano sono stati nella squadra locale del proprio paese a Cingoli, in provincia

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nuovi arrivi in casa

di Macerata, per poi passare un anno e mezzo a Salerno e successivamente molte stagioni all’Ariosto Ferrara. Spiega: “Già lo scorso anno il presidente mi aveva contattata per vestire la casacca del Dossobuono. Ho sempre apprez-

zato di questa squadra la velocità nella manovra del pallone, fattore che mi piace moltissimo. Un altro aspetto che mi ha colpito è l’esaltazione del concetto di gruppo, con tutte le ragazze che svolgono il proprio


compito al servizio della squadra, senza la continua ricerca di un’individualità capace di risolvere la partita. Ho già avuto modo di allenarmi e di parlare con l’allenatore che già mi conosce come avversaria; delle attuali figure presenti a Dossobuono conosco Laura Guadagnini e l’ex giocatrice Sofia Beghini, viste le esperienze di campo condivise negli anni”. Si definisce un’ala e all’occorrenza

terzino Nicoletta Marchegiani, la quale predilige il gioco in contropiede ed in velocità. “Soprattutto in prima ed in seconda fase - sottolinea Nicoletta - oltre alla situazione di uno contro uno con l’avversaria. Non sono una tiratrice da lontano, ma preferisco giocare di squadra”. Purtroppo Nicoletta è stata fermata da un infortunio alla caviglia alla vigilia del suo debutto in campionato con la maglia giallorossa.

“A Dossobuono mi sto trovando bene” – conclude Marchegiani – “e già mi sono integrata bene nel mio nuovo gruppo. Purtroppo non sono ancora riuscita a dare una mano nel gioco a causa di un fortuito infortunio alla caviglia. Sto lavorando per recuperare il prima possibile in modo da poter scendere in campo ed aiutare le mie compagne: voglio dare il mio contributo al Dossobuono e centrare possibilmente i playoff”. 10°

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INTERVISTA

di Alberto Cristani

! è l o

Di Gennaro...

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E’

stato uno degli indiscussi protagonisti della gloriosa e vincente storia dell’Hellas Verona degli anni Ottanta. A centrocampo era lui il metronomo, era lui a dettare i tempi e ritmi, grazie alla sua intelligenza tattica e ai suoi lanci millimetrici e ai suoi tocchi mai banali. Antonio Di Gennaro, 'Dige' per i veronesi, ha interpretato al meglio, non solo a Verona, il ruolo del classico regista, colui che sapeva prendere per mano la squadra soprattutto nei momenti di difficoltà. Sette le stagioni vissute in riva all’Adige, dalla serie B alla conquista dello scudetto, passando da Coppa Uefa e Coppa Campioni, per un totale di 182 presenze condite da 18 gol. Mister Osvaldo Bagnoli lo riteneva indispensabile e lui ha sempre ripagato questa fiducia con prestazioni sempre all'altezza, mai 'banali'. Non è un caso che il suo gol a Torino, contro la Juventus, sia da molti ricordato come quello che, di fatto, fece capire al calcio italiano che il Verona 1984-85 era destinato a cucirsi sulla maglia lo scudetto, con buona pace delle rivali. Di Gennaro, oltre a quella del Verona, ha indossato la maglia di Fiorentina (con la quale esordì in serie A all'età di diciotto anni), Perugia, Bari e Barletta, con la quale concluse la sua carriera nel 1992 all'età di 34 anni. Antonio ha vestito la maglia della Nazionale italiana 15 volte segnando il suo primo gol (in totale 4) nella sfida contro la Polonia l'8 dicembre 1984. Partecipa agli sfortunati Mondiali del 1986 in Messico, risultando tra i migliori. Nella stagione 2000-2001 affianca in veste di allenatore il direttore tecnico Fatih Terim alla Fiorentina, venendo licenziato durante la stessa dopo la crisi che porta alle dimissioni del tecnico turco. Segue Terim anche nella sua breve esperienza al Milan. Dopo queste esperienze come tecnico, Di Gennaro diventa commentatore a Mediaset Premium dopo aver lavorato per 11 anni in Sky. Ha inoltre fondato con altri due soci una scuola calcio, con

oltre 300 bambini iscritti, a Bari dove attualmente vive. “Questa scuola calcio” – esordisce Di Gennaro – “mi permette di respirare ancora l’atmosfera del campo e di continuare ad allenare. Sebbene il lavoro di commentatore in TV sia diventata di fatto la mia professione, l'emozione dell'allenare è una cosa che non potrà mai essere sostituita'. Antonio, da ‘fuori’ che calcio stai vedendo? È molto cambiato rispetto a quando giocavo io, oggi è più aggressivo, più veloce. Forse ai miei tempi c'erano giocatori più tecnici e si viveva il tutto in modo diverso, nel senso che c'erano meno squadre, si lavorava di più sulla tecnica, si riposava di più e c'erano meno partite. In Italia si cura molto di più la tattica tattici rispetto alle squadre straniere, abbiamo una nostra identità calcistica che deve essere mantenuta. I nostri allenatori credo siano ancora fra i migliori. La debacle della nazionale mi auguro consentirà di programmare a 360° il calcio del futuro: mancano le strutture, gli stadi, l'attenzione ai giovani. Il calcio italiano deve allinearsi a quelli che sono i criteri europei.

Secondo te questo è stato uno dei motivi per cui la nazionale ha ‘toppato’? Se andiamo a riguardare le due partite con la Svezia c'è stato anche un discorso tattico, forse anche prima nella partita con la Spagna, è stato da lì che si è cominciata a vedere un po' di confusione e di scollamento a livello di gruppo. Sì, la Spagna ci è superiore, ma con Conte l'abbiamo battuta in maniera netta. Contro la Svezia dovevamo fare molto di più. Comunque questa eliminazione è il frutto di molti anni sbagliati, spero possa essere la spinta per ripartire con gente che conosca davvero bene il calcio. Ci sono segnali per una ripartenza intelligente? C'è questa speranza, l'importante è ripartire dal management della federazione, dalla struttura, da un nuovo presidente federale… Ci sono ancora cose da sviluppare in maniera chiara e definita. Ci vuole coesione, quindi è necessario che Federazione e Coni sposino la stessa linea comune, altrimenti i problemi presenti non si risolveranno. La volontà

Osvaldo Bagnoli, tuo allenatore all’Hellas e ultimamente, al centro del progetto tattico metteva il giocatore, non viceversa... Già, grande allenatore Osvaldo! Secondo lui ognuno doveva avere un suo ruolo preciso. Oggi magari molti allenatori non valorizzano i propri giocatori, mettendoli in campo in ruoli non adatti a loro, non sfruttando le loro migliori caratteristiche. Sai, una volta c’erano rose con meno giocatori e tutto sommato era più facile ottimizzare la risorse. Oggi un allenatore deve gestire 25-26 giocatori e quindi immagino sia molto più difficile. Poi, e questo è un grosso problema, in Italia arrivano tanti stranieri che non sono all’altezza e che vanno a penalizzare i settori giovanili, impedendo di fatto ai prodotti dei vivai, di crescere e diventare protagonisti. 10°

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c'è, ma si deve far qualcosa di concreto, come per il discorso sugli stadi, da tanti anni si dice che mancano, ma a parte qualche società che se lo fa da solo la situazione è la stessa. Tutto questo si riversa anche sul mondo del calcio giovanile… Alcune società vorrebbero gettare le basi si un progetto valido partendo dalle giovanili, ci credono, ma molte altre preferiscono far giocare, per interessi, giovani stranieri, limitando così la crescita dei nostri vivai. E’ indubbio che tanti stranieri che arrivano in Italia non sono minimamente all’altezza dei nostri giovani. Che cosa provi quando ritorni al Bentegodi? Guardo la gente, gli spalti - che sono sempre pieni - e penso, e mi emoziono; i tifosi dell’Hellas mi hanno sempre dato molto, un sentimento forte che è nel cuore. Ricordo la vittoria del campionato di serie B, da dove è partita la nostra avventura che ci ha portato allo scudetto: ogni anno ci rinforzavamo sempre di più, con acquisti di qualità e mirati. Il gruppo era sempre molto unito; fu quella la nostra vera forza. Qualche aneddoto dei tuoi sette anni a Verona? Ho un ricordo legato al rapporto con mister Bagnoli, ma non c’entra nulla il campo. In quel periodo mi stavo separando e per me non era un momento facile. Glie-

ne parlai e lui, con grande sensibilità, mi aiutò, dandomi un grande supporto a livello umano. Col mister c’era un rapporto che andava al di là del calcio. Un rapporto umano che si protrae ancora… Si, un legame indissolubile che si è ulteriormente rafforzato anche grazie all’Associazione Ex Gialloblu fondata da Franco Nanni. Al di là dei risultati ci volevamo davvero bene. Il Verona oggi sta vivendo una situazione di grande difficoltà… Purtroppo sono 3-4 anni che l’Hellas oscilla tra serie B e A. A livello di organico penso che non si sia mai potenziata a livello difensivo. Quando giocava, e segnava, Luca Toni questi problemi erano in parte mascherati. Attualmente però è una squadra che manca di equilibrio tattico. Spiace vederla così in difficoltà. Mi auguro quest’anno possa salvarsi anche se, nelle ultime partite, è mancato l'atteggiamento giusto. Tutt’altra situazione per il Chievo... Al di la degli ultimi risultati, in generale il Chievo lavora bene. Ha un buon allenatore e una squadra esperta. Hanno investito parecchio anche sulla loro struttura, anche per il settore giovanile e queste sono cose importanti. Dovrebbe essere un esempio per altre realtà come Verona, Atalanta, Sampdoria. L’aspetto economico è sempre importante ma in una società contano molto le idee, la volontà. Antonio, in questo calcio ti vedresti ancora protagonista? Direi di si. Il calcio, anche se passano gli anni, è sempre quello. Non sono mai stato un fenomeno (la redazione di SportDi+ non condivide questa affermazione n.d.r.) eppure sono riuscito a fare una buona carriera. Rispetto a quando giocavo è sicuramente aumentato l’aspetto tattico e l’agonismo, ma i giocatori tecnici sono sempre molto utili.

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Il compagno di squadra che ti ha più impressionato? Giancarlo Antognoni. Fin dalle giovanili era un po’ il nostro punto di riferimento. Era un giocatore di un altro pianeta, per noi giovani inarrivabile. Sebbene non abbia mai giocato in squadre che lottavano per lo scudetto, Antognoni lo reputo uno dei migliori, di tutti i tempi, in quel ruolo. Il momento più brutto della tua carriera? Forse quando siamo stati eliminati dalla Francia al Mondiale del 1986 in Messico. Poi sicuramente la mia ultima partita; era il 31 maggio 1992. C’era molta tristezza in quel momento perché si stava chiudendo un capitolo importante della mia vita, finivo di fare una cosa che amavo da sempre. Come si supera il momento dell’addio al calcio? Ti ci devi abituare. Nei primi periodi sei disorientato, non capisci cosa devi fare. Poi la cosa diventa fisiologica e capisci che devi farti su le maniche e reinventarti, nella maggior parte dei casi sempre nel mondo del calcio. L’importante però è ripartire subito perchè se aspetti troppo rischia di diventare molto più difficile. Ti manca il campo? Eh certo, quello manca e mancherà sempre, ma ora la mia dimensione è questa e, come facevo quando giocavo, do sempre il massimo per fare le cose nel miglior modo possibile e per trasmettere ancora, ma in altro modo, emozioni. Il mio amore per il calcio che non finirà. Mai.



SPORT LIFE

di Paola Gilberti - Foto https://www.facebook.com/TSscuolacalcioragazzidisabili/

Nessun limite per gli Insuperabili

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ra il 2012 quando due giovani torinesi, Davide Leonardi ed Ezio Grosso, decidono di lanciarsi in una nuova straordinaria avventura per realizzare il sogno di un’amica affetta dalla sindrome di Down: cominciare a giocare a calcio. I due si mettono subito all’opera, cercando una squadra che potesse accoglierla, ma vane sono le ricerche. Nessun team, nessuna società in tutto il Paese sembra poter essere in grado di garantire una buona preparazione sportiva anche ai ragazzi disabili. Davide ed Ezio non si perdono d’animo e dopo aver a lungo studiato un modello di football academy inglese, Football for disease, decidono di trapiantarlo sul territorio italiano, aprendo così la prima Scuola Calcio, fondando contemporaneamente l’associazione Insuperabili, una Onlus di cui Davide è presidente. Obiettivo, dare a tutti i ragazzi e ragazze con disabilità cognitiva, relazionale, comportamentale, fisica e motoria la possibilità di imparare a giocare a calcio, all'interno di un vero e proprio gruppo di amici, in un contesto di allegria e spensieratezza. Un progetto i cui primi anni non sono però stati semplici come si pensa: la difficoltà a trovare atleti, ma soprattutto il pregiudizio di molte persone hanno rappresentato grossi ostacoli da superare. Ma quando la passione e la voglia di non mollare sono così forti non si ha nulla da temere e gli Insuperabili hanno fatto dei veri e propri passi da gigante in questi anni. Grazie anche alla collaborazione con la Reset Academy, l'Accademia di Giovani calciatori il cui presidente onorario è Marcello Lippi, oggi l'associazione può contare su oltre 400 atleti distribuiti in ben 13 Scuole Calcio italiane. E una di queste si trova a Sant’Ambrogio di Valpolicella, inaugurata due anni fa grazie all’impegno di vari addetti ai lavori, primo fra tutti Pasquale Tagliaferri, coordinatore dell’academy veronese. «Per noi gli Insuperabili sono prima di tutto dei veri e propri atleti, la disabilità arriva dopo», spiega Pasquale, «Il nostro scopo è ovviamente quello di fornire ai ragazzi gli strumenti necessari per muoversi in campo nel modo corretto, ma anche aiutarli a socializzare con il resto della squadra, farli sentire in una grande famiglia, tra tante risate e divertimento». Diverse sono le figure professionali presenti all’interno del team, dagli psicoeducatori agli allenatori, con il supporto di una psicologa e di un medico. «Con il nostro lavoro cerchiamo di tirare fuori il meglio dai nostri atleti, piccoli e grandi, che migliorano di giorno in giorno», afferma Alice Peroni, giovanissima

responsabile del settore psicoeducativo, «Io mi occupo principalmente dei bambini e devo dire che le soddisfazioni e le emozioni che regalano sono davvero tante. Lo scorso anno è arrivato qui da noi un ragazzino sulla sedia a rotelle; a fine stagione camminava. Questa è la dimostrazione che lo sport può davvero modificare in maniera radicale la vita di una persona, i benefici psico-fisici sono lampanti». D’accordo con Alice anche Daniele Fasoli, uno dei coach della squadra: «È un lavoro stimolante e che mostra quanto l'attività fisica possa giovare al corpo e allo spirito. Abbiamo impostato un buon piano di allenamento, diviso in tre fasi: bassa, media e alta funzionalità, a seconda dell'età e del tipo di difficoltà di ogni giocatore. Io seguo i più grandi, proponendo ogni volta un diverso metodo di training, rendendolo sempre un po' più complesso. Lavorando con diverse disabilità diventa importante anche diversificare la tipologia dei vari esercizi, in modo da creare un lavoro a misura di ogni ragazzo». Gli atleti oggi tesserati nell'academy di Sant'Ambrogio sono 25, ma come torna a dirci Pasquale questo non è altro che un inizio: «Puntiamo ad avere sempre più calciatori o calciatrici e sono certo che prossimamente i numeri si alzeranno, anche perché abbiamo già parecchie cose che bollono in pentola per questo nuovo anno. Stiamo infatti organizzando una festa con le Nazionali Calcio Amputati italiana e scozzese per il 18 e il 19 maggio, due belle giornate di sport con una partita tra le due squadre. Saranno presenti anche alcuni ex calciatori, fra cui Michele Cossato, Claudio Ferrarese e Mauro Zironelli. Fortunatamente, per queste nostre attività possiamo contare anche sul sostegno di vari sponsor, come Peroni Guido & Co, Santamargherita, Gandini Assicurazioni e altri. E abbiamo inoltre un testimonial d’eccezione che ogni tanto passa a trovarci: Sergio Pellissier, una persona squisita». Il messaggio che Gli Insuperabili lanciano è forte e chiaro, espresso dal loro stesso motto: Ammetto la sconfitta e le mie diverse abilità, non me ne vergogno. Mi

vergognerei solo di non provarci. Quindi mai arrendersi alle difficoltà, mai abbattersi di fronte a barriere che sembrano invalicabili, ma provare sempre a superare i propri limiti. «È quello che abbiamo fatto», concluda Pasquale, «e abbiamo seguito la strada giusta. Una strada che, forse, ci porterà ad aprire la seconda academy nel veronese, in Valpantena. Intanto, inutile dire che vi aspettiamo a Sant'Ambrogio per farvi conoscere tutto il nostro team». Le academy degli Insuperabili: Dal nord al sud, sono 13 le Scuole Calcio distribuite in tutt’Italia: • Torino • Ivrea • Genova • Milano • Bergamo • Sant’Ambrogio di Valpolicella • Chioggia • Bologna • Roma • Roma Ciampacavallo • Napoli • Parabita • Siracusa Per scoprire di più, www.insuperabili.eu

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INTERVISTA

di Giorgio Vincenzi - Foto Daniele Piana

Chi va Piana…

L’

Italia del calcio è ai mondiali di Messico 2018. Non è quella celebre di Buffon, Immobile, De Rossi e compagnia, che resterà a casa a guardare quelli di Russia 2018, ma quella di Daniel Priami, Pier Gardino, Arturo Mariani, Riccardo Tondi, Carlo Avelli, Francesco Messori, Emanuele Padoan, Daniele Piana, Paolo Capasso, Gianni Sasso, Emanuele Leone e Luigi Magi: la Nazionale Calcio Amputati. La squadra esiste ufficialmente dal 2012 (www. nazionalecalcioamputati.it) per volontà del Csi (Centro sportivo italiano), ma la sua genesi la si deve far risalire al 2011 quando Francesco Messori, l’attuale capitano, nato senza una gamba ma con la

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grande passione per il calcio, a 14 anni servendosi di Facebook riesce a dar vita alla prima squadra italiana di calcio amputati. Da allora la nazionale di strada ne ha fatta tanta fino a qualificarsi per la seconda volta nella sua storia (la prima fu nel 2014) ai campionati mondiali di quest’anno organizzati dalla WAFF (World Amputee Football Federation). Il biglietto per il Messico arriva dopo aver ottenuto, nell’ottobre scorso in Turchia, il quinto posto alla prima edizione dei campionati europei per amputati. Per la cronaca il titolo di campione d’Europa è stato vinto dalla Turchia che in finale, davanti a circa 40mila spettatori, ha battuto l’Inghilterra 2 a 1. Al terzo posto si è classificata la Polonia e a seguire Spagna e Italia, appun-

to. Gli azzurri nella partita per il quinto posto hanno sconfitto l’Irlanda per 2 a 0 grazie a una doppietta di Daniele Piana, 38 anni di Bariano (Bergamo), che abbiamo incontrato per far conoscere ai lettori di SportDi+ una nazionale di cui tutti dobbiamo andare orgogliosi. Daniele, con i tuoi due gol contro l’Irlanda hai aiutato la Nazionale Calcio Amputati a qualificarsi al mondiale che si terrà


in Messico, a Guadalajara, dal 24 ottobre all’11 novembre 2018. Come ti senti? È stata una soddisfazione grandissima. Per me andare ai mondiali è un sogno che diventa realtà come quello di indossare la maglia della nazionale che cullavo sin da bambino e che si è realizzato 37 anni. Ci metto poi anche la grande gioia per aver fatto nell’ottobre scorso, a 38 anni, la mia prima doppietta e per di più in un campionato europeo. Mai e poi mai avrei pensato di raggiungere queste soddisfazioni nella vita; un incidente stradale che poteva togliermi tanto e invece… Hai iniziato a giocare a pallone sin da piccolo nelle squadre dei normodotati e poi cinque anni fa un grave incidente in moto ti ha cambiato la vita… Ho iniziato a calcare i campi di calcio a sei anni nella squadra del mio paese, Bariano, e sono arrivato giocare in “Promozione”; poi mi sono fatto male a un ginocchio e ho smesso. Cinque anni fa mi è successo un brutto incidente in moto che mi è costato l’amputazione della gamba sinistra. Il mondo ti crolla addosso. Alla fine però (lo dice sorridendo, n.d.r.) ci sono anche dei lati positivi che non immagineresti. Quello più bello è che ho conosciuto i ragazzi della nazionale italiana amputati. Tutta gente fantastica. E con grandi risultati sul rettangolo di gioco… Sì. Abbiamo ancora dei grossi margini di

miglioramento perché siamo una squadra molto giovane, nata solo cinque anni fa. Io spero di farne parte ancora a lungo. Come fate a giocare con le stampelle? Muoversi, tirare in velocità, scartare… Prima di arrivare a coordinarmi con le stampelle sono trascorsi tre anni. Questo perché giocando per 30 anni con due gambe il cervello è abituato in un certo modo, utilizzando invece due stampelle si deve riadattare. Ora impiego tutti i muscoli del corpo. Avere un baricentro perfetto è importante; basta posare la stampella un centimetro più in là e ci si sbilancia e non riesci a calciare. Altra cosa: una persona amputata sopra il ginocchio per correre ha bisogno del 100% in più d’ossigeno, chi invece è amputato sotto il ginocchio del 50%, questo cambia molto quando corri: nel primo caso, che è il mio, si va in debito di ossigeno prima. E il portiere? Mentre chi è in campo è privo di un arto inferiore o comunque ha dei problemi (come per esempio una gamba più corta o gli manca la caviglia) e deve usare le stampelle, il portiere ha entrambe le gambe ma ha dei problemi a un arto superiore (senza una mano o l’avanbraccio). Il portiere, però, avendo entrambe le gambe, non può uscire dalla porta. Se commette questa irregolarità è espulso e viene assegnato il calcio di rigore.

Da quanti giocatori è composta una squadra e quali sono le regole principali? Si gioca in sette. Ci sono due tempi da 25 minuti. I falli laterali si battono con il piede. Le sostituzioni sono cambi volanti, come nel basket: si può uscire e rientrare. Per il resto, in linea di massima, è uguale al calcio praticato dai normodotati. Quando sei arrivato a giocare in nazionale? Tre anni fa. Ero venuto a conoscenza che c’era questa squadra - in Italia non esiste un campionato - e gli ho contatti. Sono andato a Milano dove si allenavano e ho fatto un provino. Era il febbraio del 2014. Il mister dopo l’allenamento mi ha detto che mi aspettava a Roma per giocare con loro. Ho esordito in nazionale il 28 marzo del 2014 a Vicenza contro l’Irlanda, 10°

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giocando tre minuti. È stata una grande gioia. Sempre nel 2014 ho partecipato a un torneo in Polonia dove siamo arrivati quarti, senza però segnare gol. Un grande risultato perché noi siamo indietro anni luce rispetto ad altre nazioni. Quanti gol hai realizzato sino ad ora in nazionale? Ho fatto quattro gol. Il primo contro la Spagna. Chi è il commissario tecnico della nazionale? È Renzo Vergnani. La sua storia con la nazionale inizia quando Francesco Messori (colui che ha dato vita a questa squadra, n.d.r.) gli si presenta davanti e gli chiede di poter giocare a pallone. La squadra allenata dal mister era di normodotati mentre Francesco è senza una gamba. Da subito gioca in porta, ma poi vuole giocare fuori. Dopo un anno si presenta nuovamente da Vergnani è gli dice che vuole fare una squadra per chi ha subito un’amputazione e lui gli risponde che se vuole ha già trovato anche l’allenatore. E da lì la storia continua sino ai giorni nostri. Dove vi allenate prima delle gare internazionali? Non abbiamo un luogo fisso, giriamo l’Italia. In genere ci troviamo una volta al mese e poi ognuno si allena da solo. Non avendo, purtroppo, un campionato nazionale e quindi una società che ci tiene in attività tutti i giorni ci dobbiamo arrangiare. Io per esempio mi alleno con una squadra di amatori del mio paese e quindi con amici normodotati. Dal punto di vista economico chi sostiene le vostre attività? Siamo dei dilettanti e abbiamo dei rimborsi per i viaggi dal Csi (Centro sportivo italiano), ma la maggior parte delle volte

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i soldi li mettiamo noi giocatori e l’allenatore. Da pochi mesi, però, la gestione dell’attività sportiva della disciplina del calcio amputati è passa alla Fispes (Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali). La Nazionale Calcio Amputati ha già preso parte a un mondiale nel 2014, sempre in Messico, classificandosi al nono posto. Qual è l’obiettivo tuo e quello della nazionale per questa edizione? Partecipare a un mondiale è per me una grande soddisfazione. Sappiamo che la Turchia e la Russia sono le più forti, avendo anche degli atleti professionisti. A queste aggiungo anche le squadre africane. Io sono molto fiducioso sul risultato della nazionale italiana e penso che possiamo arrivare fra le prime cinque. Dobbiamo però arrivare ben preparati aumentando gli allenamenti collettivi. Prima hai detto che la Turchia e la Russia sono molto forti e hanno anche dei gio-

catori professionisti. Raccontaci di questo mondo… La Turchia è senz’altro la nazione che ha più squadre, con una Serie A e una Serie B, e giocatori, circa 280 atleti. Anche in Russia e in Inghilterra c’è un movimento forte. Pensa che gli inglesi da due anni hanno un campionato con otto o nove squadre e la Premier League ha obbligato tutte le società ad avere la sezione disabili, quindi c’è la squadra del Liverpool, dell’Arsenal, del Manchester, ecc. Il tuo sogno nel cassetto? Uno l’ho già esaudito vestendo la maglia azzurra. I sogni sono quelli di debuttare al mondiale e magari tornare con la coppa. Il grande sogno, però, è quello di riuscire a dar vita anche in Italia a un campionato. Spero anche che questo sport raggiunga la giusta considerazione che merita; io ho giocato a calcio con le stampelle e senza e posso dire che quello che pratico oggi è più bello anche se più faticoso.

I ‘best’ di Daniele Piana Città: Bergamo Calciatore: Ronaldo (quello brasiliano) Squadra di calcio: Atalanta Lo sportivo: Valentino Rossi Cantante: Vasco Rossi Canzone: “E…” Attore: Al Pacino Film: “Ogni maledetta domenica” Piatto: Polenta taragna


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EVENTO

di Bruno Mostaffi - Foto: BBall Academy

Il sogno americano chiamato

BBall Academy A

ndrea Sordelli è un sognatore. Ed è, prima di tutto, un malato di basket. E come tutti i ‘pazzi’ ha un’idea: proporre un’esperienza unica a un prezzo concorrenziale. “Voglio portare venti ragazzi a Miami per giocare a basket e per migliorare il proprio inglese. Il tutto senza far svenare le famiglie”. Punto. Cominciamo da qui per capire come nasce e si sviluppa il progetto messo in piedi dall’attuale responsabile marketing e commerciale della Tezenis Verona. “Ho avviato contatti con la Mater Academy di Miami grazie a Richard Collins, general manager di Inlingua Verona, partner da anni della Scaligera e del torneo studentesco giunto ormai alla terza edizione. Ho capito da subito che sarebbe stato fantastico far conoscere questa realtà in Italia organizzando un camp estivo nelle loro splendide strutture”. Comincia così una ricerca a tutto campo per capire quale potesse essere il prezzo giusto. “Ho visto” – continua Andrea – “che le poche offerte presenti in Italia per questo tipo di servizio avevano tutte un problema: il prezzo. Molto alto”. Per questo motivo si è giunti a una conclusione innovativa per il mercato italiano: con 2.299 euro si parte per la Florida e per la BBall Academy! Sembra una cifra importante ma, rispetto ad altre, è molto concorrenziale visto che è compreso il volo aereo, il vitto, l’alloggio, le lezioni di basket e d’inglese. Oltre a tutti gli spostamenti negli Stati Uniti. Merito di un’organizzazione molto oculata e curata nei minimi dettagli, ma anche dei partner che stanno credendo in questo progetto. Si parte il 22 giugno e si torna il 2 luglio, il camp è aperto a tutti i nati tra il 1999 e il 2004. Ma, attenzione, i posti sono limitati, come evidenzia Sordelli: “Abbiamo deciso di portare massimo venti ragazzi seguiti da tre accompagnatori che partiranno con loro dall’Italia e saranno il loro punto di riferimento per l’intero periodo. Ovviamente, sul posto, ci sarà tutto il personale scolastico a disposizione. Il termine ultimo per iscriversi è fissato al 30 aprile, ma contiamo di chiudere le iscrizioni molto prima”. Ma, in definitiva, cosa faranno i ragazzi a

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Miami? “In primis” - sottolinea Sordelli – “si divertiranno! Anche perché i presupposti per farlo ci sono tutti. Giocheranno a basket con i loro coetanei a stelle e strisce oltre a studiare la lingua per potersi relazionare meglio con l’ambiente circostante. Unito a questo, i ragazzi avranno la possibilità di vivere emozioni uniche come una gita sulle spiagge oceaniche di Miami Beach o una giornata nel parco nazionale delle Everglades tra gli alligatori. E, in più, stiamo studiando la possibilità di portare i ‘camper’ anche al Marlin’s Park per assistere a una gara della squadra di baseball di Miami”. Una serie di esperienze uniche che serviranno a sottolineare un concetto: il basket è condivisione. Prima di tutto. “Esatto” – continua Sordelli – “condividere un’esperienza ma anche una giornata della propria vita. Il tutto con persone che, magari, non conosciamo ma che conosceremo stando insieme sul campo». Un valore formativo, quest’ultimo, a cui i genitori guardano

sempre con attenzione. «Il basket è la mia vita, inutile nasconderlo. Ho giocato, allenato e oggi mi muovo in un altro ambito pur avendo sempre in testa la palla a spicchi. Proprio per questo motivo mi sembra-


va giusto svelare ai ragazzi italiani come vivono il basket quelli che, per inciso, lo hanno inventato”. Perché se il creatore del gioco, James Naismith, era canadese, il luogo in cui il suddetto portava la rivoluzionaria idea è indissolubilmente legato alla YMCA di Springfield, Massachusetts. Quindi, Stati Uniti d’America. Il livello tecnico e atletico che i ragazzi troveranno sarà molto interessante. In America si gioca un basket diverso da quello italiano. Ma, come noi, gli americani danno moltissima importanza alla

cura dei fondamentali che vengono particolarmente curati proprio nel periodo estivo. Anzi, i coach locali sono soliti dire che la nuova stagione comincia alla sirena finale dell’ultima partita dell’anno e, da quel momento, si comincia a lavorare duro per l’annata che arriverà. Un concetto che rende molto bene l’etica del lavoro che li contraddistingue. Gli italiani, quindi, dovranno farsi valere e torneranno a casa migliorati da questo tipo di avventura. “Sicuramente” - conclude Sordelli - “e in più abbiamo anche studiato una kit d’ab-

bigliamento che li faccia sentire, ancora di più, parte di una squadra. Materiale di alta qualità che possa rimanere anche al ritorno in Italia. La partecipazione non darà diritto alle solite due magliette che si vedono in giro ma a un piccolo guardaroba che accompagnerà i ragazzi durante il loro periodo americano. Questo aspetto è stato curato da Francesco Costantino, l’amico che mi sta aiutando in questa impresa e che sarà con me e, con i ragazzi, a Miami”. Per iscrizioni o info utili: www.basketontheroad.it

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INTERVISTA

Gian Paolo Zaffani - Foto Paolo Schiesaro

Mitch, la

I

l’arma in più per

Tezenis Verona

l basket gli scorre dentro le vene. E’ la sua passione, oltre che il suo lavoro, e a Verona sta dimostrando questo. Attaccamento, dedizione, impegno: tutte caratteristiche di Mitchell Poletti, arrivato in pieno inverno alla Tezenis Verona. Era il 25 dicembre, giorno di Natale, data del suo primo allenamento in gialloblù; proveniente da Roma, a metà hanno ha deciso di accettare l’offerta in terra scaligera perché “per me è stata un’opportunità, un momento da cogliere della mia annata sportiva. La Scaligera è una società riconosciuta a questo livello come molto ambiziosa e solida. Quando sono arrivato a Verona mi sono reso conto in prima persona di questo e qui possiamo centrare l’obiettivo dei play off, quello che mi sono prefissato personalmente ad inizio stagione”. Mitch, ha le idee chiare: “Questa squadra sta dimostrando che gli piace lavorare tanto in palestra. E’ una bellissima cosa e con questo dico inoltre che non so dove possa arrivare questa squadra proprio perché ci sono margini di miglioramento individuali e di squadra molto ampi. Certo, la strada è quella giusta e gli ultimi risultati lo dimostrano. Il nostro è un gruppo giovane, l’obiettivo di migliorarsi è comune tra tanti”. Le sei vittorie consecutive a cavallo tra il termine del girone di andata e quello di ritorno, hanno posizionato la Tezenis Verona in piena zona play off. Una zona che ora la Verona dei canestri vuole tenersi in mano fino a fine stagione per giocarsi il post season con tutte le proprie forze. Poletti, a Verona, è arrivato dopo l’ infortunio di Maganza. Un’operazione di mercato pensata e voluta dal club per dare un equilibrio maggiore alla squadra in campo. Centimetri sotto canestro, tecnica ed esperienza sono componenti importanti che Mitch, ad ogni partita, mette in campo.

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La sua storia è quella di un ‘amore’ nato per il basket in giovane, ma non giovanissima età. “Andavo a vedere mio papà che giocava” – ci racconta Mitchell – “ il sabato sera a Milano per me era un appuntamento fisso. Da lì mi sono innamorato, non subito, perché ho iniziato a giocare a basket in prima media. Prima ho provato con il calcio, con il nuoto, con l’atletica: tutti sport diversi, ma quando ho iniziato con il basket non ho più smesso”. L’ascesa di Poletti è stata veloce: “A quindici anni ho deciso di andare a giocare a Casalpusterlengo, nelle giovanili. E’ stato un cambiamento importante perché ho iniziato ad andare fuori di casa e da lì in poi l’attenzione per il basket è stata massima. Era un divertimento ma anche una passione cha ha cambiato il mio modo di viviere e mi sono concentrato per raggiungere l’obiettivo di poter fare il giocatore di pallacanestro da grande”.

La lettura di un libro, la compagnia spesso dei compagni di squadra, la sua compagna Silvia, suo figlio Ryan sono elementi fondamentali per la sua vita. “Non ho un hobby particolare” – prosegue Poletti – “mi piace seguire tutti gli sport, prendermi dei momenti per me leggendo un libro e vivendo molto tranquillamente la mia vita. Cose che mi permettono di staccare dalla quotidianità”. Ora l’esperienza di Verona. In una città che Mitch definisce: “Molto bella, piena di storia ma a misura d’uomo. E’ una realtà molto vivibile, lontana dalle problematiche delle grandi città”. Un’atmosfera che, a quanto pare, mette Mitch nelle condizioni di dare il meglio. E i tifosi della Tezenis Verona non possono che essere felici di questo.

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SPORT LIFE

di Andrea Etrari - Foto: Cestistica Basket

Cestistica, con Soave e Dalla Vecchia per volare sempre più in alto

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opo aver chiuso un 2017 da incorniciare, coronato con la storica promozione in C/ Gold nello scorso mese di giugno, la Europe Energy Cestistica ha iniziato al meglio pure il 2018. La formazione biancorossa ha terminato il girone d’andata della C/Gold Veneta al sesto posto in classifica con 9 vittorie e 6 sconfitte, ma soprattutto ha vinto 7 delle ultime 9 partite giocate. Dopo un fisiologico periodo di adattamento alla nuova categoria in cui sono arrivate alcune sconfitte “di misura”, la “Cesta” ha ingranato la marcia giusta e si appresta ad affrontare il girone di ritorno con grande entusiasmo, senza porsi limiti. Merito ovviamente della dirigenza che ha creduto nel gruppo che ha conquistato la promozione (un solo rinforzo, Elia Crestani) e dello staff tecnico e dei ragazzi. Tra questi il “giovanotto” Mario Soave che a luglio compirà 40 anni e che, come molti ricordano, ha vinto la Coppa Korac con la Mash Jeans nel lontano 1998. Il capitano di quella squadra era naturalmente Roberto Dalla Vecchia che, di questa Europe Energy, è il vice di coach Matteo Zappalà. “Avere Roby come vice” - commenta Zappalà – “mi fa onore perché è una persona umile e di grande spessore umano. Conosciamo tutti la sua carriera da giocatore, la sua passione è rimasta la stessa pure con i giovani, dato che allena nel nostro settore giovanile”. Per quanto riguarda questa stagione, l’inizio è stato il momento più complicato, come conferma Zappalà: “Abbiamo pagato lo scotto del salto di categoria e qualche infortunio di troppo. Per il resto devo dire sono contentissimo di questo gruppo e dei risultati che sta ottenendo: la scelta di confermare tutta la squadra che ha ottenuto la promozione ci ha dato ragione ed ora guardiamo con fiducia a girone di ritorno”. I play off sono un obiettivo alla portata dei biancorossi e poi non si sa mai: c’è chi sogna un ulteriore salto di categoria, magari da dedicare a Paolo Piotto, fratello dello storico dirigente Gianni (e figlio di Andrea, il “padre” del basket veronese), scomparso due mesi fa.

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INTERVISTA

di Matteo Lerco - Foto: Alpo Basket

Mancinelli, l’acchiappasogni E

lisa Mancinelli e l’arte di coltivare le proprie ambizioni: le aspirazioni di gloria dell'Ecodent Point Alpo sono custodite in buone mani. La cestista perugina, classe 1995, è indubbiamente uno dei gioielli più luminosi, custoditi nello scrigno del sodalizio alpense. Giunta in estate alla corte di coach Nicola Soave, la Mancinelli si sta rivelando un elemento trainante del gruppo veronese, che stanzia con merito nelle posizioni di vertice del campionato di A2. Studentessa al terzo anno di Medicina all’Università di Perugia, la guardia umbra sta costruendo i suoi successi sulla base di due componenti semplici, ma non per questo scontate: la passione e il sacrificio. Dall’esordio con l’Umbertide in A1, passando per le varie convocazioni in Nazionale, fino ad approdare a questa nuova esperienza villafranchese, abbiamo ripercorso insieme ad Elisa, i momenti topici della sua giovane, ma intensissima carriera.

Elisa, partiamo dal presente per risalire poi fino alla genesi della tua carriera. Come mai, dopo gli ultimi anni anni in A1 hai deciso di scendere di categoria,

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per provare quest’esperienza veronese? Diciamo che già la scorsa stagione sono stata molto vicina a vestire la casacca dell’Alpo Basket. La trattativa era già avviata, ma poi il mio procuratore mi disse dell’interessamento dell’Umbertide, la squadra che mi ha formato cestisticamente. Frequentando l’università a Perugia, scelsi dunque l’A1, considerato il fatto che il campo da gioco dista soli venti minuti da casa mia. Quest’anno ho vagliato diverse offerte e quella che più mi ha intrigato è stato appunto questa dell’Ecodent, una società la cui serietà mi era già apparsa dalle prime conversazioni avute con l’allenatore ed il presidente. Al momento stazionate nelle zone nobili della classifica: è utopistico parlare di «sogno A1»? Stiamo facendo indubbiamente bene, ma come sempre spetterà al campo supportare la portata delle nostre ambizioni. Certo è che il gruppo è affiatato, si è sviluppa-


ta una proficua sinergia con l’allenatore e lo staff tecnico, quindi non posso che definirmi ottimista in vista del proseguo della stagione. Con le compagne abbiamo creato un bel rapporto che trascende il rettangolo di gioco, un’affinità che ha contribuito a definire la specifica identità della nostra squadra. Quali sono state le tappe più formative della tua giovane carriera? L’amore verso il basket è sbocciato in seconda elementare, età in cui praticavo il mini basket, in seguito ho accantonato per un breve lasso di tempo la pallacanestro, dedicandomi alla scoperta di altre discipline. Ho ripreso a giocare in prima media e dai quattordici anni ho iniziato ad allenarmi con l’Umbertide sotto il vigile sguardo di Lorenzo Serventi, allenatore a cui devo tanto, se non tutto. Inizialmente mi allenavo soltanto, poi è arrivato l’esordio in A1, il coronamento di un sogno che pochi anni prima avrei considerato inarrivabile. Ogni esperienza ha contribuito a formare la persona che sono oggi, dai primi anni nella massima serie, nei quali affrontavo tre o addirittura quattro sedute giornaliere, passando per le stagioni all’Ariano Irpino (A2) e alla Cestistica Orvieto (A1), fino ad arrivare a

questa grande opportunità in terra veronese. Mi ha sempre contraddistinto una grande determinazione: è grazie soprattutto allo spirito di sacrificio che sono diventata la persona che sono oggi. Che consiglio ti senti di dare ad una ragazzina che si approccia per la prima volta allo straordinario mondo della pallacanestro? Sicuramente che senza sacrifici è impossibile raggiungere dei grandi obiettivi. In generale non è affatto semplice per esempio rinunciare ad uscire il sabato sera con le amiche perché la domenica è in programma una partita, con il senno di poi però non mi pento di niente e anzi queste rinunce le considero essenziali nel processo di crescita di ogni giocatrice. Meno svaghi hai e più energie puoi dedicare al perseguimento dei tuoi scopi: ritengo questa sia una grande verità soprattutto in ambito sportivo. L’istruzione è sempre stata importante per me e anzi, molto spesso lo «studiare» era presupposto necessario e indispensabile se volevo poi allenarmi. La tenacia è una prerogativa importante per ogni atleta, soprattuto a livello professionistico: i grandi risultati affondano sempre le proprie radici nella fatica e nel sudore. 10°

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INTERVISTA

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di Alberto Cristani - Foto: Maurilio Boldrini


Marta Mason si racconta...

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Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, cantava Venditti. E così è stato anche per Marta Mason che, dopo aver indossato le maglie di varie squadre italiane e persino della Nazionale Under 17 e Under 19, alla fine della stagione 2016 aveva appeso le scarpe al chiodo a causa dei troppi infortuni. Nel frattempo, la giovane attaccante padovana aveva provato a seguire un altro sogno, quello del canto, entrando a far parte della scuola di Amici, il talent show targato Mediaset. La passione per il pallone resta però sempre nel suo cuore, così Marta ha deciso di rimettersi in gioco, ripartendo dalla società veronese Fimauto Valpolicella. 52 sportdipiu.com

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arta, iniziamo dalla fine, ovvero dal tuo ritorno in campo... Si, finalmente dopo 4 mesi tra cure, palestra e preparazione da sola, ho riassaporato il gusto di allenarmi con la squadra e scendere in campo per giocare. Sensazioni bellissime, indescrivibili sotto alcuni aspetti. Mi mancava il calcio, mi mancava lo spogliatoio. Sono ancora ‘work in progress’, ma la strada è quella giusta! Cosa ti ha spinto a ritornare a giocare? L’estate scorsa stavo guardando gli Europei di calcio femminile in tv e dentro di me ho sentito che mi sarebbe piaciuto essere la. Stavo perdendo un grande opportunità. In quel periodo lavoravo in un negozio a Verona e ho pensato che, per comodità e soprattutto per testare se il mio fisico era in grado di rimettersi in gioco, il Valpo poteva essere la realtà migliore da cui ripartire. E da come stanno andando le cose, direi che la scelta è stata perfetta! Quanto è stata dura recuperare? Ad essere sincera questa volta guarire è stato più facile di rispetto agli altri infortuni, dal momento che non avevo alcuna pressione e aspettativa. Con la dirigenza del Valpo avevamo chiarito che si iniziava a lavorare e, strada facendo, avremmo valutato insieme se potevo

diventare utile per la squadra. La società mi ha aspettato e continua a farlo senza mettermi alcuna pressione. Le cose sono andate come speravo e piano piano sono entrata a far parte del gruppo, del team, tornando a essere giocatrice. Quando hai la testa libera da pensieri e recuperi da un infortunio con i tempi corretti, la soddisfazione è doppia! Il calcio, una passione che ti accompagna da sempre: come è cominciata? Avevo 4 anni e mezzo e vivevo in un quartiere dove molti miei coetanei giocavano a pallone. Davanti a casa mia c’era un campetto da calcio che era il nostro stadio. Il papà di Adriano, uno dei miei amici, era allenatore della squadra pulcini del paese e un giorno mi portò ad allenarmi con la squadra. Non stavo più nella pelle dalla gioia! Alla sera sono tornata a casa e ricordo di aver scritto col gessetto, su una lavagnetta che c’era in cucina, il numero dei gol che avevo segnato: 4! Che tipo di giocatrice sei? Sono molto fisica, molto potente e determinata. Non amo correre e questo è un mio limite, ma se mi chiedi di fare 100 scatti te ne faccio 101. Detesto chi si arrende e chi non crede in ciò che fa. Diciamo che sono una combattente nata e non mollo finché l’arbitro non fischia la fine.

Verona è una città che ha caratterizzato e caratterizza tuttora sotto molti aspetti della tua carriera... Assolutamente! La mia prima esperienza a Verona è stata nel campionato 2012-2013, con la maglia dell’Agsm. Di fatto è stata la mia rinascita sportiva perché venivo da 6 mesi di stop con il Chiasiellis, dove tra l’altro ho perso l’opportunità di giocarmi il mondiale in Giappone. Avevo pensato di mollare, ma poi ho trovato la giusta motivazione e la voglia di rivincita. Nel mio primo anno in gialloblu mi sono trovata a far parte di una squadra composta da atlete importanti; ho cercato di giocarmi le mie possibilità e alla fine, ho trovato spazio e segnato anche 11 gol. Il secondo anno, con la partenza di Girelli, ho avuto modo di entrare in campo sempre da titolare; a gennaio avevo segnato 17 gol in 15 partite e maturato una convocazione in Nazionale maggiore. Ho concluso l’anno con 22 gol in 23 presenze… Cosa non rifaresti, calcisticamente parlando? Credo che non mi fiderei e affiderei a certe decisioni fisioterapiche. Gestirei diversamente e autonomamente certi infortuni, ascoltando prima il mio corpo. Di sicuro, in passato, avrei dovuto fermarmi, a prescindere da quello che mi veniva detto.

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ancora molto legata. Senza contare il supporto di Maria De Filippi e tutta la troupe. Amici è stata una situazione esclusiva, che in pochi possono vivere: cantare in uno studio così grande e davanti a così tanta gente è pazzesco! Un’avventura che mi ha anche insegnato che senza gavetta ed esperienza difficilmente te la cavi. Mi ha lasciato anche tante ore di sonno arretrato e parecchio stress…

La musica è l’altro tuo grande amore... Si, è vero, è la mia grande passione che però fatico ad esprimere con disinvoltura… Cioè? Mi vergogno a cantare davanti alla gente; è un paradosso ma purtroppo è così. È stato il mio grande limite là dentro (programma Amici n.d.r). Fatico a lasciarmi andare e a sentirmi a mio agio. Per fortuna il pianoforte è un amico che mi accompagna, in tutti i sensi. A proposito di Amici, cosa ti ha lasciato quell’esperienza? Amici mi ha regalato amicizie sincere e importanti conoscenze. Mi ha dato l’occasione di cantare accompagnata da Claudio Storniolo, il pianista di Giorgia, di essere accompagnata dal direttore

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artistico di San Remo Pino Perris, di ricevere importanti consigli vocali e fisici dalla mitica Raffaella Misiti, vocal coach di grandissimi artisti. Mi sono anche esercitata con il vocal coach di Elisa, Maurizio Zappatini che mi ha dato modo di conoscere Fabrizio Moro, al quale sono

I tuoi gusti musicali? Non sono una fan del rock, fatta qualche eccezione. Preferisco la musica acustica, minimale, quasi scarna; per intendersi voce e chitarra o voce e piano. Amo la musica italiana e in particolare Elisa e Laura Pausini. Mi piace ascoltare anche Dire Straits, Rolling Stones, Queen e Coldplay, ma prediligo comunque la musica melodica.


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In generale di cosa non riesci a fare a meno? Non riesco fare a meno di mangiare! Amo il sushi, la pizza, la minestra della nonna e il pasticcio dell’altra nonna, il tiramisù, il gelato. Non si tratta del semplice gesto di cibarsi, ma del piacere di gustare varie pietanze: una vita senza cibo è triste. Perlomeno lo sarebbe la mia!

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Cosa ti fa stare male e cosa ti fa sentire in pace con il mondo? Tendenzialmente io sono una persona serena, il mio motto è: "Vivi e lascia vivere". Mi sento meglio quando sono circondata dai miei affetti e quando vivo situazioni positive: una casa accogliente, un lavoro soddisfacente, lo sport e del tempo libero per me. Mi mette invece di cattivo umore la mancanza di rispetto. Per me è una delusione a livello umano.

C’è una persona che ha influenzato positivamente la tua vita? A dire la verità sono molte, fortunatamente. Cerco di circondarmi di pochi amici ma veri, che mi restino davvero accanto o che comunque mi trasmettano qualcosa che possa arricchirmi. Diciamo che per ogni esperienza ho una persona di riferimento che identifica e segna positivamente un determinato periodo.


Ci racconti un po’ la tua famiglia? Vivo qui a Verona con mamma, il suo compagno, mia sorella Chiara e Leo, il mio gatto. Mio padre vive a Padova, ma ci vediamo comunque spesso. Sebbene i miei genitori abbiano divorziato siamo una famiglia unita e con un bel dialogo. Mi ritengo molto fortunata perché mi hanno sempre sostenuto in tutte le mie esperienze. Ti piace cucinare? Mi piace molto, soprattutto la pizza e i risotti. Cantante, mamma, donna in carriera, allenatrice: come ti vedi tra vent’anni? Mamma, innamorata, cantante, all’occasione massaggiatrice e trainer. Insomma, con le gambe all’aria e felice Che canzone dedicheresti alle persone che ami? In questo momento non mi viene proprio nessuna canzone in mente, ma se ne avete voglia ascoltate I Walk Alone di Mason Marta, mi hanno detto che è una bella canzone. (ride n.d.r.) Propositi per il 2018? Creare un inedito in italiano, diventare massaggiatrice a tutti gli effetti e concludere l’annata calcistica al meglio e in perfetta forma fisica.

Tornando al calcio giocato, che campionato di serie A femminile è quello di quest’anno? È un campionato breve e molto combattuto, sia nella fascia alta che in quella centrale e di retrocessione. Basta pensare che ci troviamo a pochi punti dalla Fiorentina campione d'Italia in carica nonostante siamo tra le squadre che hanno segnato di meno.

Il Valpolicella ce la farà a salvarsi? Ci salveremo anche prima del previsto, si spera! Cosa fai quando non sei in campo? Prima di tutto lavoro, sono massoterapista. Inoltre studio finanza, ovviamente suono il piano, cucino e passeggio con i miei cani. Ah, d’estate pratico anche canoa. 10°

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FOCUS

di Paola Gilberti in collaborazione con il dipartimento di Scienze Motorie Verona

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Scienze motorie

SPORT

Caffeina

sì o no? L

a caffeina è una sostanza particolarmente utilizzata dagli atleti di vari sport per il suo noto effetto stimolante ed energetico. Le sue proprietà ergogeniche, ossia la capacità di apportare un significativo miglioramento delle performance sportive, sono state più volte analizzate nel corso degli anni e sono ormai relativamente conosciute a tutti i runner professionisti e amatoriali. Ma facciamo il punto della situazione per chi ancora non avesse ben chiaro come tale elemento agisca sull’organismo. La caffeina lavora sul sistema nervoso centrale bloccando la produzione di adenosina, un neurotrasmettitore che ha il compito di segnalare al cervello i livelli di stress ossidativo. In parole più semplici, ci permette di avvertire in ritardo i sintomi di dolore o stanchezza, provocando invece uno stato di eccitazione. Aumenta inoltre la frequenza cardiaca e lo forza di contrazione del cuore perché stimola

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la produzione di adrenalina, un ormone che ha anche una funzione brucia grassi. Tutto ciò permette un notevole risparmio di glicogeno, lo zucchero stoccato nei muscoli e nel fegato, la cui riserva è molto limitata e strettamente correlata alla buona resa della prestazione aerobica. Infine, diminuisce la produzione di acido lattico, sostanza responsabile della fatica e del bruciore del muscolo sotto sforzo e mobilita il calcio intracellulare. Sono molti gli alimenti e le bevande in cui è presente caffeina: non solo caffè quindi, ma anche the, bevande gassate, cioccolata, energy drink, sport gel e in alcuni farmaci che non richiedono prescrizione di ricetta medica. È inoltre contenuta nelle foglie, nei semi e nei frutti di ben 63 specie di piante. Una volta ingerita, viene assorbita dall’intestino piuttosto rapidamente, dopo soli 30 minuti; viene invece metabolizzata dopo circa 4-6 ore dall’assunzione.

Analisi scientifica Numerose ricerche sono state effettuato con lo scopo di esaminare in maniera critica e obiettiva gli effetti della caffeina sulle performance nell’endurance e buona parte di esse sono state confrontate e valutate nell’articolo, non recentissimo ma molto attuale, Effect of caffeine on sport specific endurance performance: a systematic review di Ganio, Klau, Casa, Armstrong e Maresh, pubblicato sul Journal of strenght and conditioning research del 2009. Nella review sono stati presi in considerazioni solo studi in cui gli atleti svolgevano una prova aerobica cronometrata di almeno 5 minuti; inoltre l’assunzione di caffeina doveva avvenire con metodi differenti dalle compresse, perlopiù tramite energy drink. I risultati hanno mostrato che i soggetti a cui è stata somministrata caffeina hanno effettivamente ottenuto risultati migliori di coloro che hanno ricevuto la soluzione


placebo. C'è però da sottolineare che tra gli studi è presente una grande variabilità di esiti, alcuni mostrano infatti significativi benefici in termini di performance mentre altri non evidenziano grossi cambiamenti. Questo perché naturalmente, nel corso dell'attività fisica entrano in gioco altri fattori, quali la tipologia di allenamento, l'alimentazione, le ore di sonno Ad ogni modo, ciò su cui tutti sembrano concordare sono i tempi e la modalità di assunzione: meglio non più di un'ora prima di fare sport e, se possibile, anche durante, in modo da incrementarne gli effetti. Un altro dato interessante emerso dalle ricerche riguarda le abitudini dei singoli individui rispetto alla quantità di caffeina assunta quotidianamente: gli atleti che hanno evitato la sostanza per qualche giorno hanno infatti ottenuto risultati migliori. La ragione è semplice: se abituiamo il nostro corpo a dosi giornaliere di caffeina, esso svilupperà una buona tolleranza e quindi il suo effetto non sarà altrettanto efficace. L'ideale,

prima di una gara, sarebbe astenersi per una settimana da ogni tipo di alimento o bevanda contenente caffeina, così da disabituare il nostro organismo. La dose ottimale è di 6 mg per chilo di massa corporea, anche se ovviamente la sensibilità alla caffeina può variare, ma si raccomanda comunque di non superare i 9 mg per chilo. Occhio alle quantità Fin qui sono stati evidenziati gli aspetti positivi dell'utilizzo della caffeina nello sport. È bene però ricordare che come ogni sostanza, un eccesso potrebbe invece portare a una serie di effetti collaterali più o meno gravi. Dato che, come spiegato nell’introduzione, la caffeina stimola la produzione di adrenalina e quindi un conseguente stato di eccitazione, potrebbe anche andare a compromettere la qualità del sonno, e si sa, che un giusto e regolare riposo è fondamentale per ogni atleta. Inoltre, dosi massicce potrebbero portare anche a esiti tutt’altro che positivi sul si-

stema cardiovascolare, come tachicardia, aumento della gettata cardiaca e della pressione. Infine va anche ricordato l'effetto diuretico della sostanza, che può persino portare a uno stato di disidratazione, il tutto a svantaggio dei nostri muscoli che non potranno più svolgere bene il loro lavoro. Per tutte queste ragioni si raccomanda quindi un consumo moderato di caffeina, in modo da non avere poi ripercussioni sulla salute. Ricordiamo infine che, anche se sono stati documentati miglioramenti più o meno evidenti con l’assunzione di tale elemento, ci sono molti altri fattori che entrano in gioco durante lo svolgimento dell'attività fisica, sicuramente più rilevanti e che differiscono quindi da persona a persona. Ciò significa che risultati soddisfacenti non si ottengono grazie a energy drink, gel o altro, questi possono rappresentare solo un modesto aiuto. Quello che davvero fa la differenza è un corretto e sano stile di vita, con una regolare alimentazione, riposo e allenamento adeguato. 10°

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SPORT LIFE

di Michele De Martin - Foto: Mastini Verona

Forza

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MASTINI

l via al campionato italiano di serie A2 (II° divisione) è ormai alle porte. Nel primo weekend di gennaio sono stati stabiliti i gironi e le due squadre da incontrare nei match interdivisionali. I gialloblù del football americano sono reduci dallo splendido campionato 2017 che li ha visti arrivare in semifinale e quindi ad un passo dal grande sogno chiamato promozione. Una nuova stagione che riparte quindi su ottime basi, ma bisogna fare attenzione, nessuna partita è da prendere sotto gamba. Tra le sfide del 2018 tante vecchie conoscenze, pronte a dare tutto per mettere in difficoltà una squadra, quella gialloblù, considerata ora ancor di più tra le grandi di questo campionato.Il girone E vedrà infatti i Mastini Verona fronteggiare Saints Padova, Cavaliers Castelfranco

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riprovateci!

Veneto e la neopromossa Sentinels Isonzo. Tre squadre da incontrare tra le mura casalinghe e in trasferta. Le due gare interdivisionali vedranno gli scaligeri far visita poi agli Sharks Palermo, mentre al Velodromo di Pescantina arriveranno i Crusaders Cagliari, storica formazione sarda. Due squadre, quelle isolane, incontrate dai gialloblù proprio nella stagione 2012.Un girone E che, come lo scorso anno, metterà a dura prova gli scaligeri. Padova e Castelfranco sono due realtà in continua crescita, con un ottimo settore giovanile. Isonzo, nella finale di III°

divisione 2017, ha sconfitto proprio gli Sharks. Due squadre che in un pur diverso football americano a 9 giocatori hanno saputo far vedere un ottimo livello di gioco. Otto sfide di regular season accattivanti per un torneo che vedrà al via 24 squadre divise in sei gironi. Quali saranno le conferme e quali le sorprese di questo campionato? Staremo a vedere. Movimenti di mercato, rientri e conferme hanno poi, come sempre, animato la preseason della dirigenza scaligera capitanata dal presidente Simone De Martin. Sono davvero contento per il grande la-



voro fatto anche quest'anno nel 'dietro le quinte' - ci dice De Martin. Un lavoro gestito ottimamente dal GM Sergio Roccati che ha fornito al coaching staff le armi migliori per preparare la squadra al prossimo campionato. Abbiamo cercato di dare struttura a tutti i reparti, - conclude il Presidente - per poter inserire al meglio i nostri giovani talenti. Cinque ragazzi in arrivo dalla Mastini Academy, la nostra scuola di football americano, si giocheranno il posto per scendere in campo tra i titolari in prima squadra. E questa è una grande soddisfazione. I colpi di mercato. Andiamo quindi a conoscere le nuove armi a disposizione di coach Umberto Maggini, riconfermato alla guida dei Mastini Verona anche per la stagione 2018. Per l'attacco scaligero le conferme iniziano dal quarterback. Carlo Carminati sarà il regista dell'offense gialloblù per il secondo anno consecutivo. Buona la stagione scorsa del quarterback bergamasco, segnata da qualche infortunio di troppo che lo ha privato anche della semifinale a Torino. A farle compagnia tra i confermati di rilievo Andrea Spa-

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doni, che rientrerà tra le fila gialloblù a stagione in corso. Per Andrea, la splendida esperienza statunitense nelle fila dei Bengals di Buffalo State University lo ha portato a guadagnarsi le attenzioni del coaching staff della nazionale italiana.A dar man forte poi alla linea offensiva di coach Maggini arriva da Bolzano (la scorsa stagione ai Thunders Trento) l'esperto Attila Bonacci. Per lui molte stagioni con i Giants con i quali ha vinto il Superbowl nella stagione 2009.Il grande colpo di mercato potrebbe però essere quello dell'arrivo a Verona di Davide Locatelli. L'offensive lineman bergamasco, la scorsa stagione ai Giants Bolzano, è uno dei pilastri della linea di attacco della nazionale italiana. Averlo in gialloblù è di sicuro un grandissimo privilegio.Parlando di rientri eccellenti, ritornano in campo più forti di prima tre vecchie conoscenze del football americano gialloblù. Andrea Pasquetti, ritornerà ad indossare la sua numero sei, pronto a dare il suo importante contributo ad un attacco che lo vedrà sicuramente ritornare a brillare. Lo seguiranno Andrea 'Bob' Grandi e Marco Bonometti, runningbacks di esperien-


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za che andranno a rinfoltire un reparto di grande valore tecnico. Passando alla 'defense' i rinforzi riguardano tutti e tre i reparti difensivi. Per i defensive backs arriva da Castelfranco Veneto il cornerback Umberto Sangiovanni. Un cambio di maglia favorevole per l'ex Cavs, che porta agli scaligeri qualità e grande velocità nelle coperture. Un gran bell'acquisto davvero. A rinfoltire la secondaria difensiva gialloblù, la riconferma del bergamasco Simone Brega e Christian 'Ciba' Costanzo, determinato a dividersi nel ruolo di giocatore-allenatore dopo l'ottimo recupero fisico da un infortunio che lo ha tenuto fuori dal campo nelle ultime due stagioni. Ciba è un veterano di grande esperienza. Jets e Giants Bolzano, Elephants Catania, Dolphins Ancona e Nazionale Italiana le maglie più importanti da lui indossate in carriera. Bentornato in campo Ciba! Per i linebackers la novità poi si chiama Roberto Antino. Nel reparto capitanato da Marco Dalla Bernardina, il nuovo numero 40 gialloblù è da considerarsi un innesto di assoluto valore. L'ex Giants Bolzano, da un paio di stagioni ai Thunders Trento, porterà fisicità e grande esperienza.Dai Thunders Trento arriva anche Diego 'Bubba' Pilati, defensive lineman fisico, pronto a crescere sotto le direttive di un Diego Gennaro, ancora punta di diamante di un fronte difensivo, quello scaligero, che ripropone anche per questa stagione il nazionale Elia Viviani e un defensive end come Claudio Caglioni, vera spina nel fianco dei quarterback avversari nella stagione 2017. La squadra è al lavoro in vista di un paio di amichevoli precampionato. Il via alla nuova stagione è previsto per il 25 febbraio. L'attesa del calendario ufficiale non ci permette ancora di sapere quale sarà il primo match. Ma una cosa è certa, i gialloblù sono pronti a emozionare il pubblico del Velodromo San Lorenzo. E allora Mastini, riprovAteci.

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FOCUS

di Alessio Faccincani - Foto: Autozai Contri Omap

Enrico Mantovanelli in sella all'Autozai Contri Omap

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nrico Mantovanelli è il nuovo presidente Autozai Contri Omap. Questa la novità principale della riunione dirigenziale di fine 2017, che ha posto le basi anche per un florido 2018. La società ciclistica veronese simbolo della categoria juniores avvia così un nuovo ciclo. Enrico Mantovanelli, classe 1975, succede a Roberto Valalta, di cui il direttivo ha apprezzato il lavoro svolto e che rimarrà ovviamente in società nella veste di dirigente appassionato. Il neo massimo esponente Autozai Contri Omap invece è già al lavoro. Un legame con lo sport che Mantovanelli ha sempre nutrito nelle varie fasi della propria vita. Ciclista con la Contri ad inizio anni 90’, è stato anche assessore allo Sport del Comune di San Giovanni Lupatoto, per cui si è speso in prima persona per l’ottenimento del titolo di Città Europea dello Sport per l’anno 2016. Attualmente Enrico Mantovanelli è figura stimata del mondo Panathlon, dove ha ricoperto importanti incarichi legati anche al movimento paralimpico, che comunque non gli hanno impedito dall’inizio dello scorso anno di dedicarsi anche al primo amore sportivo della sua vita, le due ruote dell’Autozai Contri

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Omap. Una stagione vissuta pure dietro le quinte nel ruolo di indispensabile consigliere e dirigente, prima della scelta del direttivo di affidargli le chiavi di un cambiamento per certi versi non più prorogabile. Una decisione unanime e su cui si baserà l’Autozai Contri del futuro in un progetto di durata almeno biennale, ma con possibilità anche di prolungamento. Una missione che Mantovanelli ha già preso sul serio e che il 4 gennaio ha idealmente con la prima riunione con genitori e atleti che comporranno il mondo Autozai Contri nel 2018. “Un incarico che mi gratifica ”- spiega Mantovanelli – “e che mi emoziona. Ringrazio davvero tutti. Spero di poter essere all’altezza del compito. La storia del mondo Autozai Contri è il nostro standard di riferimento. Affettivamente è un’avventura che mi rende orgoglioso. Sono prontissimo a dare il mio contributo, nel pieno rispetto delle tante figure che hanno affollato il percorso di questa società così gloriosa” . Autozai Contri Omap è Team leader a livello nazionale nella categoria Juniores da dov’è uscito a fine anno 80 Davide Rebellin . “Il Team necessitava di un ricambio gene-

razione e nuove idee” – evidenzia il neo presidente Autozai Contri – “e lo scorso anno sono stato avvicinato per valutare un mio inserimento inizialmente come dirigente con un progetto che avrebbe portato alla presidenza. Dare la possibilità di fare sport a ragazzi di 16-17-18 anni sia oggi una mission sociale in un mondo dove si sono persi i punti di riferimento e dove i ragazzi sono sempre più isolati. La nostra squadra è sempre stato fucina di uomini prima ancora che atleti grazie ad un insegnamento legato a valori e cultura non a caso Il primo dovere di ogni nostro atleta è quello scolastico”. “Mantenendo salda la struttura tecnica” - conclude Mantovanelli – “che è un’eccellenza a livello nazionale e che tutti ci invidiano grazie al lavoro svolto dai nostri tecnici Bissoli e Bastianello oltre all’indispensabile attenzione del Dott. Lucio Cordioli e di Giuseppe Cusini, lavorerò per apportare modifiche nell’attività gestionale della squadra, nella pianificazione finanziaria e sotto il profilo della comunicazione , oltre a tornare ad organizzare una gara in provincia di Verona. Un altro progetto sul quale lavoreremo anche se non da subito riguarda il settore giovanile”.


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EVENTO

di Francesca Gardenato - Foto: Fraglia Vela Desenzano

FVD: premiati i campioni della stagione sportiva 2017 Una festa dello sport in piena regola: il Galà dei Campioni dell'associazione Fraglia Vela Desenzano (FVD) si è svolto sabato scorso, 16 dicembre, presso il Palazzo Todeschini di Desenzano, con un'ampia partecipazione di atleti, piccoli e grandi campioni, familiari, soci e autorità. Presenti all'evento, tra le autorità, l'assessore regionale Mauro Parolini, il sindaco Guido Malinverno e l'assessore desenzanese allo Sport Francesca Cerini, il presidente della XIV zona Rodolfo Bergamaschi, il presidente della sezione desenzanese dell'Associazione Marinai d'Italia Domenico Giardinetto e il presidente della classe Dolphin 81 Francesco Crippa. L'atleta Elisa Navoni è stata premiata per i tanti successi, nazionali e internazionali, ottenuti nel corso dell'anno con

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la Classe Laser. Le sorelle Anna Navoni e Giulia Navoni sono state premiate per i due titoli italiani conquistati quest'anno nella Classe Dolphin 81 e nella Classe Protagonist 7.5. Per il Melges 32 'Caipirinha', che quest'anno ha ottenuto risultati straordinari in campo nazionale e internazionale (primo classificato World League e primo classificato World League European Championship Categoria Corinthian) sono stati premiati: Martin Reintjes (timoniere armatore), Giovanni Pizzatti, Lorenzo Azzi, Michele Pavoni, Nicola Pavoni, Enrico Fonda, Alessandro Agostinelli, Francesco Rubagotti e Bruno Fezzardi. Fezzardi è stato inoltre premiato per il primo posto al Campionato Nazionale Master Finn - Categoria Legend. Roberto Assante, premiato per il terzo

posto al Cup Trophy - Classe J70. Premio per meriti sportivi 2017 anche a Francesco Tira e Alessandro Perez (Classe 420), Sandro Vinci (Bravissima) e Steven Borzani (Classe Fireball). Il presidente della Classe Dolphin 81, Francesco Crippa, ha inoltre premiato, sempre per meriti sportivi, gli armatori di “Baraimbo”, Francesco Imperadori e Zeno Razzi e l’armatore-timoniere di “Stenella”, Piero Barziza. Gigi Cabrini, ex presidente della FVD, ha avuto l'onore di premiare tutti i giovani atleti delle squadre agonistiche del circolo, dai piccoli skipper della squadra Optimist ai più grandi delle classi Laser, Feva e 420. Nel corso della cena, oltre alla premiazione dei vincitori del campionato sociale, la FVD ha consegnato, come di rito, gli attestati di fine anno.


Giovanni Bresciani e Aureliano Casuccio hanno avuto il riconoscimento di “Fragliotti dell’anno”, quali nuovi consiglieri che si sono dedicati con maggior impegno nel ruolo assunto a fine marzo con il rinnovo del Consiglio direttivo. Massimo Bernardini ha ritirato il riconoscimento dedicato al compianto Ugo Giubellini, quale amico e socio sincero del circolo. Stefano Dall'Ora è stato premiato quale 'Socio dell'anno' per essersi sempre reso disponibile in tante occasioni solidali. Martin Reintjes si è aggiudicato il titolo di 'Yachtman 2017' per i numerosi successi

ottenuti in Italia e all'estero sotto la bandiera della FVD. Ringraziamenti speciali infine alla segretaria Barbara Scotti, al gruista Angelo Tettamanti e al direttore della scuola di vela Stefano Girelli, per l'impegno e la dedizione profuso nelle attività del circolo. La Fraglia è una 'grande famiglia', ha ricordato la presidente Romana Fosson, e tutto questo è frutto dell'impegno e della passione di molti. L'anno del 60° anniversario sta per iniziare. Le prime novità con cui festeggiare saranno il nuovo sito internet e il ritorno della gru al porto Maratona.

Oltre duecento i soci erano presenti al galà dei campioni, a testimoniare l'unità dell'associazione e l'attaccamento ai colori sociali. Oltre duecento i soci presenti al galà dei campioni, a testimoniare l'unità dell'associazione e l'attaccamento ai colori sociali. Durante l’evento sono intervenuti anche alcuni disabili della Cooperativa sociale Bucaneve di Castel Goffredo e il desenzanese Marco 'Mastro' Bottardi - con il progetto “D284 il paradiso in barca a vela” - per raccontare le esperienze e le sensazioni della “vela per tutti”.

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SPORT LIFE

di Arianna Del Sordo - Foto: King Rock Verona

Trasferta austriaca per i ragazzi del King Rock

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a un paio d’anni, la programmazione delle attività degli agonisti prevede delle trasferte in alcune importanti palestre europee. Dopo la trasferta ad Imst, quest’anno abbiamo scelto la palestra austriaca di Innsbruck, un centro di arrampicata davvero avveniristico, oltre che di enormi dimensioni. L’obiettivo è far conoscere ai ragazzi nuo-

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ve realtà europee e confrontarsi con altri ritmi e metodi di allenamento, al fine di trovare punti in comune ed affinità, ma anche individuare le aree di miglioramento. I ragazzi hanno vissuto tre giorni molto intensi, spinti dall’entusiasmo e dalla curiosità di arrampicare in una palestra nuova. A partire dal viaggio in treno, infatti, tutti si sono catapultati in questa trasferta come in una vera avventura: soli, autonomi, senza la presenza dei loro genitori. Arrivati ad Innsbruck, abbiamo cominciato subito a lavorare, avendo già una tabella di marcia da seguire: simulazioni di gara boulder e lead e circuiti per la resistenza. Per i più piccoli, invece, abbiamo preparato attività improntate sul gioco e sul divertimento, intervallate con sessioni di allenamento. Sono stati giorni di allenamento e di confronto molto intensi, che hanno apportato benefici e novità da entrambe le parti. I ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con atleti di altre nazionalità, superando le inibizioni iniziali e dimostrandosi sempre più concentrati sulle loro prestazioni. Noi allenatori ed istruttori abbiamo potuto “studiare” meglio tutti loro, cogliendo degli aspetti caratteriali nuovi, talvolta inaspettati, che sicuramente costituiscono una importante chiave di lettura da utilizzare al meglio per la loro formazione. Senza dubbio, far scalare i ragazzi in ambienti nuovi, insieme a loro coetanei di pari livello e di livello superiore, è una grande opportunità, che porta loro un arricchimento notevole sia dal punto di vista dell’arrampicata che personale. Dopo aver “preso le misure” con l’ambiente, i nostri atleti hanno arrampicato bene, sempre a vista o flash. Interessante e proficua è stata la collaborazione con la climber italiana trasferi-

tasi in Austria Lisa De Martini: insieme, abbiamo messo a punto delle sessioni di allenamento specifiche per questi tre giorni, dalla simulazione di gara agli allenamenti mirati per boulder e lead. Crediamo che sia molto importante far vedere ai ragazzi cosa c’è oltre le mura di “casa nostra”. Prima di tutto, perchè possono esercitarsi in contesti nuovi superando i timori iniziali e concentrandosi sulla via da scalare o sul blocco da chiudere. E in secondo luogo, per imparare a rapportarsi con atleti di altre nazionalità: vedere cosa fanno i nostri vicini di casa d’oltralpe è, infatti, una grossa opportunità per migliorare in arrampicata, vivendo il confronto come uno stimolo per fare sempre meglio, divertendosi.


16.06.2018 www.stelviomarathon.it Maratona: 42,195 km - 2.350 Hm Classic/Marcia: 26 km - 2.250 Hm

14.07.2018 www.girolagodiresia.it 15,3 km con corsa Bambini e Nordic Walking Foto: www.oskarverant.com


INTERVISTA

di Matteo Zanon - Foto: Paolo Bompieri

Ve la do io

l'America!

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gli allenamenti hai tempo per svagarti? Nonostante lo studio e lo sport ho molto tempo libero in inverno nei weekend perché siamo off-season quindi non abbiamo il campionato e abbiamo più tempo per svagarci. Da gennaio a maggio è difficile avere tempo libero tra allenamento scuola e competizioni (però è più divertente e passa più in fretta). D’inverno c’è il rischio di annoiarsi.

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l ventunenne Paolo Bompieri di Peschiera del Garda, e tesserato per il circolo di Villafranca, dopo aver terminato il liceo ha deciso di proseguire gli studi volando negli States per intraprendere l’avventura del College. Grazie all’agenzia StAR – Student Athletes Recruitment – che gli ha messo a disposizione una borsa di studio, ha potuto coronare questo sogno permettendogli così di portare avanti la sua passione per il tennis (classifica attuale 2.4) e continuare a studiare. In aereo nel viaggio di ritorno dopo la pausa natalizia ed in esclusiva per Sportdi+ Magazine racconta questo suo primo anno e mezzo a stelle e strisce. Paolo, cosa ti ha spinto a decidere di andare a studiare negli Stati Uniti? Ho scelto l’America per l’opportunità di continuare con la passione per lo sport (tennis) e allo stesso tempo proseguire gli studi, cosa che in Italia è molto difficile. Infatti, se fossi rimasto a casa molto probabilmente avrei dovuto smettere con il tennis a alto livello e avrei continuato a giocare ma come hobby. Come mai hai deciso di andare proprio in quel Collage? Quanto durerà questa esperienza a stelle e strisce? Quando ho deciso di partire ho contattato un agenzia italiana che si è occupata della parte burocratica, come il visto e documenti vari. Dopo aver inviato una specie di curriculum alle varie università ho ricevuto diverse proposte e borse di studio. Ho scelto Queens University of Charlotte perché mi sembra il giusto compromesso tra un buon livello accademico e un buon livello tennistico (tenendo conto anche della borsa di studio completa). Sono arrivato a gennaio del-

lo scorso anno. Il college dura 4 anni e a me ne mancano 2 e mezzo ora. Qui a differenza dell’Italia l’anno è suddiviso in quadrimestri. Il primo da settembre a dicembre e il secondo da gennaio a maggio. Per Natale e durante l’estate ho il tempo per tornare in Italia. Quali sono le differenze maggiori che noti nello stile di vita degli universitari americani rispetto agli italiani? Penso che faccia molto la differenza la cultura diversa, sono molto diversi rispetto a europei e latini che sono simili tra di loro. In Italia studiare e fare sport ad alto livello non è certamente facile. In America? Proprio perché in Italia è molto difficile fare sport a alto livello e studiare allo stesso tempo ho scelto l’America dove ciò è possibile. Ovviamente non è facile fare entrambe le cose ma i college ti aiutano in questo cercando di essere elastici con orari di esami in caso in cui l atleta sia via e c’è molta più comprensione e consapevolezza di cosa voglia dire fare entrambe le cose allo stesso tempo. Ci racconti una tua giornata tipo? Di solito mi alzo alle 6.40. Alle 7 ho preparazione atletica fino alle 8 poi vado a fare colazione e alle 9 inizio a seguire le lezioni – gli orari delle lezioni variano a seconda dei giorni della settimana - . Verso le 12 pranzo, poi dalle 15 alle 17 tutti i giorni ho allenamento. In più qualche volta lezione anche la sera perché dobbiamo gestire le classi in modo da averle solo mattina e sera perché il pomeriggio abbiamo allenamento quindi ce le gestiamo così. Poi cena verso le 18/18.30 e la sera relax76 Tra la frenesia dello studio e de-

Come sono strutturati i campionati universitari? Lo scorso anno hai partecipato anche tu. Com’è andata? Il campionato si chiama SAC (South Atlantic Conference) e funziona come un campionato di calcio: siamo 13 squadre e giochiamo tutti contro tutti una volta e alla fine le prime 6 del campionato fanno un torneo finale e chi vince il torneo va alla fase regionale e poi nazionale. Noi l’anno scorso abbiamo vinto sia il campionato che il torneo e poi abbiamo perso l’ultimo torneo dei regionali (che comprendono tutta la zona che è North Carolina, South Carolina, Georgia, Florida, Tennessee) però come risultato è molto buono. Il livello di gioco e dei giocatori rispecchia quello italiano ed europeo? Il livello dipende dalla divisione e dal livello del campionato in cui ti trovi. Dove sono io non è altissimo perché io gioco da 1 nella mia squadra e il livello scende a scalare di posizione. Ad esempio quello che gioca il singolo da numero 6 vale 2.8/2.7 da noi ma in altre squadre il livello è molto più basso. L’anno scorso ho perso solo una partita e in media gioco con ragazzi con classifica 2.5/2.6. Il doppio invece è visto diversamente e il livello li è più alto. Cosa ti aspetti da questa esperienza? Mi aspetto sicuramente di imparare la lingua perfettamente. Inoltre mi trovo molto bene e sto pensando di rimanere qui qualche anno dopo la laurea. Qui è più facile trovare lavoro e hanno un sistema di meritocratico, quindi se vai bene a scuola vieni premiato e trovi più facilmente un impiego. Infine, risposta secca: meglio il cibo italiano o quello americano? Non ci sono dubbi su cosa sia meglio: il cibo italiano. Penso che la mensa dei college sia il trauma più difficile da superare per gli europei che sono abituati a mangiare bene. Infatti un paio di volte alla settimana cucino una pasta o qualcosa per conto mio sennò non resisto. Nel viaggio di ritorno che sto facendo dopo le feste natalizie ho portato un po’ di cibo nella valigia.

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FOCUS

di Umberto Rizzotti

L’importanza di una dieta variata in sportivi e non

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ebbene la parola “dieta” sia quasi sempre associata alla necessità di limitare l’assunzione di cibo, o alla volontà di nutrirsi escludendo a priori alcune tipologie di alimenti per fare fronte alla, in realtà essa deriva dal greco “dìaita” e possiede i significati di vita, stile di vita o ancor meglio “modo di condurre la propria vita”. Per questo motivo sulle scatole di tutti gli integratori alimentari è ben evidente la dicitura “non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata e di un sano stile di vita”. In questo senso comprendiamo come la parola dieta (o alimentazione) possieda una valenza estensiva e non restrittiva. Occorre cioè saper discriminare tipo di alimenti, quantità e distribuzione nell’arco della giornata, anche in funzione della programmazione sportiva. La ricerca del benessere e del “corretto stile di vita”, della dieta ideale e della corretta attività fisica, devono necessariamente tener conto di vari parametri tra cui età, sesso, peso, tipo di lavoro svolto, tipo di attività sportiva praticata, condizioni fisiologiche e conseguente fabbisogno calorico e nutrizionale. Una persona che riesce a fare allenamento solamente la sera dopo lavoro, dovrà suddividere l’apporto calorico giornaliero in maniera differente rispetto a chi svolge la stessa attività fisica in un differente momento della giornata. Allo stesso modo, due persone che si allenano insieme ma svolgono due lavori completamente diversi sul piano dell’impegno fisico, necessiteranno di apporti calorici e distribuzione dei pasti differenti. A maggior ragione, anche il regime nutrizionale dell’atleta dovrà quindi essere in grado di bilanciare abitudini alimentari, esigenze fisiologiche, programmi di allenamento ed impegni agonistici. Soprattutto deve fornire un corretto apporto calorico per soddisfare al meglio questi fabbisogni che tuttavia non devono essere sovrastimati poiché, specie nelle fasce di età più basse, sono davvero poco rilevanti.

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Inutile sottolineare come raddoppiare la pasta in un bambino di 5 o 6 anni prima dell’allenamento (che spesso occupa lo spazio di una ventina di minuti) e attendere la conclusione del gioco per reidratarlo con sali minerali adatti sia totalmente inutile, se non addirittura dannoso anche sotto il profilo etico dello sport. “Se a 5 anni necessito di sali minerali, cosa userò quando sarò più grande?” Non deve però nemmeno essere sottovalutato il rischio di un insufficiente apporto calorico. Purtroppo sono sempre più frequenti le giovanissime che ricorrono a diete fortemente ipocaloriche in associazione all’esercizio fisico anche strenuo per ridurre il proprio peso corporeo. Nell’adolescenza l’alimentazione deve essere variata, senza esclusioni preconcette, equilibrata nella ripartizione di nutrienti energetici (carboidrati, proteine, grassi) e di nutrienti non energetici come acqua, vitamine e minerali. Ovviamente anche la tipologia di attività sportiva influisce nella pianificazione di una corretta dieta. Negli sport di resistenza come maratona, fondo o ciclismo i rapporti di carboidrati/proteine/grassi dovrebbero essere circa 60:25:25. Nella pesistica o nei salti 50:20:30. Negli sport di velocità o sprint dovremmo avere un apporto di carboidrati non inferiore al


55%. Non possiamo omettere tuttavia di ricordare che chiunque pratichi attività sportiva anche amatoriale si sarà posto di fronte la scelta di addizionare o meno alla dieta alcuni integratori alimentari. A tal proposito vogliamo ricordare che corrette abitudini alimentari, ispirate ai semplici principi di nutrizione umana, sono certa-

mente sufficienti a coprire i fabbisogni di atleta e sportivi. L’integrazione dietetica deve trovare ragion d’essere solo qualora sussistano condizioni cliniche, ambientali, o di qualsiasi altra natura che si ritiene possano alterare l’equilibrio metabolico dell’atleta.

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SPORT LIFE

di Bruno Mostaffi

Polisportiva Don Calabria, un 2018 a tutta pallanuoto!

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portDi+ magazine ha intervistato Enrico Tosi, ‘motore’ della sezione pallanuoto dell’ASD Polisportiva Don Calabria, realtà sportiva molto attenta e attiva nella promozione e diffusione di questa disciplina, con un’attenzione particolare al mondo giovanile. Enrico, ci vuoi presentare la pallanuoto Don Calabria? La pallanuoto è una realtà oramai consolidata all’interno del polisportivo Don Calabria, con i suoi 70 atleti divisi in 5 categorie (under 12-14-16-18-21) che partecipano ai campionati organizzati dall’associazione PallaNuotoItalia, una sorta di canale parallelo ai campionati organizzati dalla Federazione Italiana Nuoto. Sin dalla nascita di PNI abbiamo visto la possibilità di dare ai nostri atleti la possibilità di giocare e di giocare tutti. Il campionato è strutturato in modo di avere un minimo di elasticità fra le categorie. Ad esempio dà alle ragazze la possibilità di giocare contro i loro compagni più piccoli, così da non dover lasciare fuori nessuno. Come pensate di sviluppare ulteriormente la vostra attività? Siamo molto attenti a tutti quei ragazzi in età sensibile che, per vari motivi, si sono allontanati da questo sport o lo hanno conosciuto in età adolescenziale. Cercheremo di far conoscere loro tutti gli aspetti formativi di questo sport veramente di squadra. La pallanuoto a Verona, pur avendo numerose squadre, non riesce a produrre atleti da serie A… Nella nostra città e nella sua provincia ci sono tante realtà che, a vario titolo, fanno corsi di pallanuoto. Sarebbe utile che i gestori di tutte le piscine del veronese formassero un circuito per la propaganda della pallanuoto, con l’impegno per ogni società di mettere il proprio impianto a disposizione, con l’obiettivo di far vivere un pomeriggio di pallanuoto a tutti quei ragazzi che, per motivi vari, non disputano i campionati federali. Ovviamente con regole semplificate e misure del campo ridotte.

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Sappiamo che per il 2018 hai un sogno nel cassetto… Il centro Don Calabria è all’avanguardia per quanto riguarda l’inclusione a Verona. Io vorrei estendere la nostra esperienza oltre i confini cittadini, formando una squadra di Pallanuoto Ability allo scopo di dare a tutti i giovani disabili la possibilità di trovare giovamento da questa attività. Esiste una sola realtà in Italia, a Varese, ma la squadra è composta da giocatori adulti. La mia è una proposta rivolta ai giovani, e questa sarebbe una

novità assoluta a livello nazionale. Nelle nostre squadre militano otto giocatori con disabilità varie, vederli battersi come leoni ad ogni partita mi ha convinto della bontà del progetto. Prossimi appuntamenti? Il 25 marzo presso il nostro centro (Via San marco, 121 - Verona) si giocherà la 8^ giornata del campionato di PNI per le categorie 12, 14 e 16. Invito tutti a passare: l’entusiasmo che sentirete salire dalla vasca vi coinvolgerà sicuramente!


Sponsor ufficiale Pallamano Olimpica Dossobuono serie A femminile 2017-2018

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INTERVISTA

di Fabrizio Sambugar - Foto: Michele Farina

Ultimate Frisbee, c’è Farina nell’aria!

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è un’Italia che è andata ai mondiali e, grazie ai suoi giovani, ha persino vinto un’argento che vale oro. No, non è un sogno ad occhi aperti legato al calcio che non ci vedrà protagonisti nel 2018, ma la sintesi dell’avventura dell’Italia under 24 di Ultimate frisbee a Perth in Australia. Cos’è l’Ultimate? E’ un gioco di squadra 7 contro 7, fatto di tanta corsa, colpo d’occhio e tecnica, animato da giocatori intenti a lanciarsi un frisbee su un campo lungo 100 metri. Ricevere il disco entro l’area di meta marca il punto. Regole semplici, no al contatto ma soprattutto assenza dell’arbitro: i giocatori si auto-regolano in base a principi di sportività e correttezza incarnati da quello che in gergo è il SOTG, lo Spirit of the Game. Abbiamo incontrato uno dei freschi vice-campioni del mondo, la punta che ha realizzato 12 mete e che porta lo 00 sulla maglia (una simpatica ironia legata al suo cognome), il veronese Michele Farina. Con la vostra vittoria L’Italia e Verona hanno scoperto che esiste questo sport e che siamo forti, anzi che siamo una vera e propria potenza. Tu quando hai iniziato a giocare? Fin da piccolo mi piaceva lo sport ma non sono mai riuscito ad appassionarmi a quello che facevano tutti come calcio o basket. Poi il mio amico Luca Fratton mi ha introdotto all’Ultimate e ho trovato ciò che cercavo. Abbiamo iniziato a giocare nel 2010 a parco Balladoro a Povegliano V.se. Abbiamo fondato una squadra, i Dragonfly (le Libellule, simbolo presente nell’araldica del paese di Povegliano NDR) e partecipato ai primi piccoli tornei, scoprendo un mondo fatto di competitività, ma anche passione e condivisione con tanti ragazzi e ragazze. Nel 2012 ho iniziato a giocare per la “Disc’o’ver”, la squadra ufficiale di Verona, e successivamente a Bologna - centro del movimento in Italia - con il club “la Fotta” con cui ho disputato anche partite a livello europeo. Ora sono nell’ “Aut Torino”, dato che mi sono trasferito in Piemonte per motivi di studio. Un percorso che porta direttamente in Australia. Anche se sei da tempo gioca-

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tore nel giro azzurro, giusto? Ho provato per la prima volta le selezioni per la nazionale nel 2012 ma non andò bene. E’ stato per me uno stimolo ad impegnarmi duramente e l’anno dopo ci ho riprovato con successo. Nel 2014 ho giocato il primo mondiale a Lecco negli Under19. Siamo arrivati quarti, perdendo con la Germania la finalina del terzo posto. Però durante questa competizione si è iniziato a costruire il gruppo andato in Australia. Nel 2015 ero nella selezione per il mondiale Under24 a Londra (nel frisbee i mondiali non sono per tutti nello stesso anno, quindi è normale avere il mondiale U19 e quello U24 ravvicinati NDR). Eravamo senza molti titolari e ci siamo classificati solo dodicesimi.

Poi la finale, con i “mostri” statunitensi.... Con lo streaming molti ci seguivano. La semifinale (alle 4 di mattina in Italia) è andata in diretta su Facebook, con centinaia di persone a tifare. Alle spalle avevamo il tifo di tutti, italiani e non quando in finale abbiamo trovato i più forti, gli Stati Uniti. Ma gli abbiamo messo paura come non mai, passando anche avanti. Abbiamo giocato alla pari fino al 13 a 13, poi la loro fisicità ha avuto il sopravvento e hanno chiuso 15-13.

Un’avventura incredibile, giocarsi un mondiale in Australia. Cosa ti è rimasto dentro? Soprattutto 2 cose: una è la grande sorpresa di essere riusciti ad emozionare tante persone. Mi sono arrivati tantissimi messaggi di incoraggiamento e ringraziamento, anche dopo la finale persa. La seconda è stato lo spirito di squadra, l’unione che si è creata tra noi dentro e fuori dal campo, fossimo titolari o riserve. E’ incredibile la potenza che hanno le persone quando si mettono insieme per inseguire lo stesso sogno.

Destinazione Australia quindi, ma stavolta con un piano e una preparazione ottimali, pronti a fare l’impresa. Il lavoro è iniziato 18 mesi prima, con la preparazione atletica curata da Rocco di Michele, che in passato ha collaborato con il Liverpool calcio. Ognuno ha seguito il programma di allenamento individualmente, mentre si faceva un raduno di squadra 1 o 2 giorni ogni mese. Abbiamo affrontato vari test match in diversi tornei contro Austria, Gran Bretagna, Svizzera e soprattutto Germania, la più forte in Europa. Quasi tutte vittorie anche se nell’ultimo torneo, pur vittoriosi alla fine, la Germania ci ha battuto nei gironi. L’Italia quindi arriva a Perth sicura dei propri mezzi. Iniziamo bene ma poi arriva la crisi, cosa è successo? Non eravamo considerati tra i top. Abbiamo iniziato fortissimo, vincendo tutte le partite della prima tornata di gironi contro Taipei, Austria e contro il Giappone - terza potenza mondiale del frisbee dopo USA e Canada - piegato 15-14 solo all’Universe (sul 14 pari o a tempo scaduto, l’Universe Point è come il Golden goal nel calcio, il primo che segna vince NDR). Nella seconda parte del torneo c’è stato poi il rimescolamento delle squadre in ulteriori gironi. Non siamo stati fortunati pescando Germania, USA e Gran Bretagna: i tedeschi, dopo una partita “sporca”, ci hanno battuti. Abbiamo perso morale e collezionato altre 2 sconfitte. La formula della competizione non ci ha escluso ma riservato gli incroci più difficili. Ci siamo risollevati e abbiamo battuto agli ottavi la Colombia, eliminato con una partita quasi perfetta ai quarti il Giappone e infine, motivatissimi, ci siamo presi la rivincita sulla Germania, stra-battendoli 15-7 in semifinale. 10°

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EVENTO

di Enrico Corvaglia - Foto It's Time to dance

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It’s Time to Dance 2018: un pieno di

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abato 20 gennaio lo spettacolo di danza benefico It’s time to Dance, organizzato per il terzo anno consecutivo da C.S.E.N. Comitato Provinciale di Verona in favore dei progetti di Dravet Italia Onlus, si è rivelata una serata affascinante sotto ogni aspetto: spettacolo, eccellenza, sport ma soprattutto solidarietà, infatti ben mille euro sono stati raccolti e prontamente donati alla Onlus che da molti anni è attiva sul territorio veronese e nazionale. La serata moderata egregiamente da Silvia Lavarini e Federico Bussola, ha visto la presenza di quindici associazioni appartenenti all’ente scaligero, per un to-

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tale di circa 300 ballerini, che con le loro qualità hanno intrattenuto i 472 ospiti presenti al Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto. L’obiettivo dell’evento era quello di unire danza e beneficienza in un contesto armonioso, dove potessero prevalere i sani e morali valori dello sport; Visto il sold out ottenuto con una settimana di anticipo, il C.S.E.N. Comitato Provinciale di Verona non può che ritenersi soddisfatto del lavoro svolto dai suoi organizzatori; It’s Time to Dance è ormai una certezza. Una manifestazione di alto livello sportivo e di forte impatto sociale, capace di coniugare le eccellenze sportive veronesi mettendo in scena un

bellissimo show.” Da sottolineare l’intervento da parte del presidente di Dravet Italia Onlus Isabella Brambilla che ha voluto ringraziare personalmente tutto il pubblico per aver partecipato e quindi contribuito a sostenere i progetti attualmente attivi, cercando di dare speranza a moltissime persone tutt’oggi in difficoltà e bisognose di aiuti concreti. La speranza di tutti è che It’s time to Dance 2018, possa consolidarsi ulteriormente nel corso degli anni, diventando così un vero e proprio punto di riferimento per quanto riguarda la danza e la solidarietà.




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