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- Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008
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ANNO 13 - N. 68 - MAGGIO / LUGLIO 2021
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I EUROPEI BASEBALL U23
I GIUSEPPE BERGOMI
I ESTATE RESIA 2021 www.sportdipiu.net
# 68
E 5,00
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Viktor Galovic
In attesa di tornare ad essere protagonista in campo, Viktor Galovic ha deciso di riportare, insieme al suo amico-socio Carlo Piccoli, il grande tennis a Verona. Sognando un torneo in Arena...
I
Un’esplosione di novità
www.sportdipiu.net
# 61
CORTINA 2020
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L'editoriale
di Alberto Cristani instagram alberto.cristani70 TWITTER AlbertoCristani
E 3,00
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- Periodico
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SPECIALE HELLAS VERONA
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CONI VERONA
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Respect, what else?
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C'era una volta iBarcoder Trial
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LO SPORT iBarcoder Trial
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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008 iBarcoder Trial
ANNO 11 - N. 61 - NOVEMBRE 2019 / GENNAIO 2020
I
combattono in altro modo. Altri hanno atteso la decisione della Campionati Europei di calcio, al di là dell’interesse squadra avversaria per inginocchiarsi o meno. sportivo e del risultato sono stati teatro dell’ennesima campagna di sensibilizzazione contro razzismo e Insomma, un flop clamoroso. discriminazioni di genere. A rendere Euro2020 ancor più ‘piccante’ è arrivata anche In particolare il gesto di inginocchiarsi prima dell’inizio la decisione della Uefa rendere arcobaleno il suo logo, di una partita di calcio fa riferimento al cosiddetto ‘taking the all'indomani dello stop imposto all’idea del sindaco di Monaco knee’, forma di protesta nata nel 2016 grazie al famoso gesto di Baviera di proiettare gli stessi colori sullo stadio di Monaco in compiuto da Colin Kaepernick, ex giocatore dei San Francisco solidarietà verso la comunità Lgbt ungherese, in occasione della 49ers, che si inginocchiò prima dell’inizio di una gara di NFL sfida tra Germania e Ungheria. durante l’inno americano. “Non potevo restare in piedi durante “Per la Uefa l'arcobaleno non è un simbolo politico, ma un l’inno di un paese che opprime le minoranze etniche” dichiarò segno del nostro fermo impegno per una società più diversa e inclusiva", ha spiegato la Uefa, che ha poi ribadito di essere "fiera successivamente Kaepernick, che, dopo la sua protesta, fu di indossare i colori dell'arcobaleno". Insomma un’altra Euro letteralmente emarginato dalla NFL, con San Francisco che al figuraccia. termine della stagione non gli rinnovò il contratto. In molti hanno commentato le due vicende con un salomonico Nell’ultimo anno il gesto di Kaepernick è stato riproposto con “bene o male, purché se ne parli”. vigore dopo l’omicidio di George Floyd, l’afroamericano ucciso Siamo sicuri che sia sufficiente? Ma soprattutto siamo sicuri siano dalla polizia di Minneapolis. Attraverso il Black Lives Matter il state scelte azzeccate? ‘taking the knee’ si è così diffuso anche nel mondo del calcio: i Personalmente credo si sia persa una grande occasione. calciatori che si inginocchiano lo fanno per sostenere e tenere Il rispetto - per tutti - non deve essere uno spettacolo o un evento viva la protesta contro le discriminazioni etniche. a spot, ma deve diventare (ritornare) una regola di vita. Ad Euro2020 non tutti i calciatori hanno accettato di Il rispetto non ha colore, sesso o nazionalità: dimostriamolo ogni inginocchiarsi. Motivo? Non tutti hanno pensato fosse il modo giorno con il nostro comportamento. migliore di protestare contro una tematica così importante e Non è facile, purtroppo, ma facciamolo. delicata. La sensazione è che, per l’ennesima volta, si sia assistito Perchè se crediamo possa essere sufficiente inginocchiarsi o ad una strumentalizzazione e ad una spettacolarizzazione di una È lo storyteller italiano per per eccellenza. esporre un arcobaleno essere tutti uguali, allora non abbiamo tematica di non facile ‘gestione’. capito niente. Molti si sono giustificati che loro, il razzismo, lo è un viaggio Ognidicendo suo racconto di sport unico tra aneddoti, curiosità e cultura.
Benvenuti nel mondo di Federico Buffa.
SdP /
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Sommario
# 68 - MAGGIO / LUGLIO 2021 24
COVER STO RY
Alice Solange Scapin
3
Editoriale
18
Intervista
24
Intervista
6
Bar Toletti light
20
Intervista
30
Stare bene
7
I bozzetti di Bizzi
8 9 10
Respect, what else?
Addio, caro vecchio Giampiero
Uscita Verona Sud
Il presidente greco-elvetico con l'accento di Jesolo
Compagni di squadra
Lucio 'credici o no' Vidotto
Genitorinrete
Alfabetizzazione digitale: un ponte tra bambini e adulti
11
CONI News
12
Breaking News
14
Focus
16
Nuovo team di Fiduciari per il CONI Verona
Disturbi dello spettro autistico: lo sport c'è!
Sport Life
#TORNIAMOAGIOCARE: weekeend speciale per calciatori speciali
Stefano Casali (Presidente AGSM AIM)
Beppe Bergomi (calcio)
Alice Solange Scapin (calcio)
Il decalogo alimentare per l’estate
Tdi SPORmagazinePIÙ Anno 13 - Numero 68
32
Evento
36
Intervista
40
Sportiva-Mente
42
Speciale
Sport Life
MAGGIO / LUGLIO 2021
Evento
Direttore Responsabile Alberto Cristani
84
Sport Life
Vice Direttore Daniela Scalia
86
Intervista
Caporedattore Matteo Lerco
88
L’Opinione
Direttore della fotografia Maurilio Boldrini
90
Sport Life
94
Sport Life
96
Sport Books
98
Evento
Contatti redazione@sportdipiu.com a.cristani@sportdipiu.com www.sportdipiu.com
Evento
Progetto grafico e impaginazione Francesca Finotti
Sport Life
Stampa e distribuzione Mediaprint Srl Sede operativa di San Giovanni L. Via Brenta, 7 - 37057 Verona Cell. 345.5665706
78
Europei Baseball U23
82
Matteo Celon (vela)
La resilienza e lo sport
Internazionali di Tennis di Verona Con il patrocinio di
INTERNAZIONALI DI TENNIS DI VERONA 16 -2 1 AGOS TO 20 2 1
THIS IS VERONA
100
Viale Col. Galliano, 6 Verona www.veronachallenger.com www.internazionaliverona.it
102
Sport equestri, un mondo di emozioni Mondiale Hockey Italia: niente da festeggiare ma tanto da applaudire Alla scoperta dell'osteopatia
Chiara Consolini (pallacanestro)
Giornalismo sportivo alla deriva?
Salto triplo (sul tetto del mondo)
‘Piccole’ Frosini crescono…
Viva lo sport, Viva Sport Expo! Con la Giulietta&Romeo Verona è tornata a correre FIBS Veneto: nuovo presidente per nuovi obiettivi
54
Finanza
104
Intervista
56
Intervista
106
Evento
58
Intervista
108
62
Intervista
112
Focus
64
Intervista
113
Breaking News
68
Intervista
72
Evento
74
Intervista
Consigli in... Corso
Martina Bestagno (pallacanestro)
Mattia Collauto (calcio)
Bruno Spozio (calcio)
Alessandro Betteghella (calcio 5)
114
Alberto Spiniella (scherma)
115
Pedane speciali, atleti unici
170
Erica Cipressa (scherma)
Mons. Cosma Albertini (calcio)
BMX: spettacolo mondiale alla Olympic Arena
Evento
Il mondo della E-bike tra cultura sport e turismo
In Redazione Alberto Braioni, Andrea Etrari, Bruno Mostaffi, Daniela Scalia, Giorgio Vincenzi, Marina Soave, Matteo Lerco, Matteo Zanon, Paola Gilberti, Jacopo Pellegrini Foto SportdiPiù magazine Veneto Maurilio Boldrini, Mirko Barbieri, Paolo Schiesaro, Simone Pizzini
Pubblicità marketing@sportdipiu.com Cell. 348.4425256 Abbonamenti abbonamenti@sportdipiu.com Cell. 345.5665706
CONI News
Hanno collaborato Alberto Braioni, Andrea Etrari, Andrea Luzi, Bruno Mostaffi, Cesare Monetti, Daniela Scalia, Daniele Corso, Federica Delli Noci, Gian Paolo Zaffani, Giorgio Vincenzi, Giulio Giacomelli, Jacopo Pellegrini, Luca Tramontin, Marino Bartoletti, Matteo Bellamoli, Matteo Lerco, Matteo Viscione, Matteo Zanon, Paola Gilberti, Riccardo Bonetti, Riccardo Oboe, Tommaso Franzoso
Speciale Resia Estate 2021
Foto Archivio SportdiPiù magazine Veneto, BPE agenzia fotografica, Fotolia, crediti singoli articoli.
Pronti, ripartenza… sport!
GNS 2021: Coni e Cip Veneto ‘live’ con SportdiPiù
CONI News
Regione Veneto: 9000 tamponi gratis per il CONI
con il patrocinio di Comitato Regionale Veneto
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008
Comitato Regionale Verona
Foto copertina Viktor Galovic – Maurilio Boldrin Alice Scapin – Francesca Bottazin www.sportdipiu.net Facebook-Square Sportdipiù Magazine Instagram sdpmagazine Linkedin SportdiPiù magazine Veneto Youtube-square SportdiPiù Magazine
Stampato su carta ECF, 100% riciclabile con inchiostri vegetali
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STO RI ES
Bar Toletti light
di Marino Bartoletti instagram marinobartoletti Facebook-Square Marino Bartoletti
Addio, caro vecchio Giampiero
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e n’è andato a 93 anni Giampiero Boniperti, personaggio di classe, simbolo di una juventinità rigorosa e monogamica. Grandissimo calciatore, grandissimo presidente: ha sempre considerato i calciatori come dei figli e come tali li ha trattati, con amore e severità. È stato un uomo austero e gentile. Mi ha voluto bene e io a lui. Merita quel rispetto dal quale non ha mai derogato. Mi piace ricordarlo col post che gli dedicai proprio qui su FB il giorno dei suoi novant’anni Ho telefonato a Giampiero Boniperti per il suo novantesimo compleanno. Pensavo di dover fare la fila: invece mi ha risposto subito, con la cordialità e con l’amicizia di sempre (pari, per la verità, anche alla ruvida franchezza di un paio di scontri che io non ho dimenticato e certamente neanche lui: né lo hanno dimenticato i muri del Guerin Sportivo che ne furono muti e - come dire - sbigottiti testimoni). La chiacchierata ha avuto anche un paio di passaggi commoventi, perché l’uomo è rimasto così, scaltro, ma tenero. Ho ritrovato il “Presidente”: amabile, furbo, paterno, attento, dolce persino nel suo vecchio trucco di rispondere con una domanda a una tua domanda (neanche la mia fosse un’intervista invece che un delicato e affettuoso saluto). “Contento di questa ipotesi-Ronaldo?”. “Tu cosa dici, Marino?”. Io? Dai vecchio Giampiero, tu avrai fatto novant’anni, ma anch’io sto per arrivare ai settanta. E ci conosciamo da una vita! Che ci rimettiamo a giocare ora che abbiamo i capelli bianchi? Boniperti è una fetta vera della Storia del calcio italiano. La Storia con la S maiuscola. Ha fatto in tempo a giocare in Nazionale - anzi ad esordire in Nazionale a 19 anni col blocco del Grande Torino (la squadra che la sua juventinità l’obbligava a “odiare” sportivamente più di tutte). Ma ha anche fatto in tempo a piangere come pochi altri Valentino Mazzola nei giorni di Superga e a continuare ad amarlo tanto da proporre a
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/ SdP
suo figlio Sandro di concludere la sua carriera a Torino con la maglia bianconera. Ha fatto della Juventus la sua vita, la sua bandiera, la sua forse fanatica, ma coerente, monogamica, leale essenza di vita. Cinque scudetti da calciatore (anzi, da capitano). Nove, più tutti i trofei esistenti, da presidente. Ha detto cose censurabili nell’ottica dello spirito sportivo (“Vincere non è importante, è tutto”), che però, al contrario di certe “interpretazioni” successive, nascevano dalla distorsiva purezza di un amore irraggiungibile. Ha anche detto, frasi più utili a capire: “La Juventus non è la squadra del mio cuore: è il mio stesso cuore”
Cinico, certo: determinato e spregiudicato nel raggiungere gli obiettivi, nel ritenere la “famiglia” (espressione che non uso a caso, visti i valori autentici della sua vita sia dal punto di vista professionale che dal punto di vista umano) l’entità più importante di tutte, ma anche soverchiabile da tratti di umanità non sempre rivelati. Nella notte insanguinata dell’Heysel (anzi nell’alba livida del giorno dopo), davanti a 39 morti innocenti allineati in un angolo desolato di un capannone, mi confidò su quella vittoria un’opinione che poi non ho più sentito da altri dirigenti juventini. Eppure per quella Coppa che tanto sognava avrebbe e forse aveva dato un pezzo di vita.
Ha sempre capito quand’era il momento di smettere (pratica, evidentemente, un po’ passata di moda). A neanche 33 anni, con lo scudetto sul petto, il 10 giugno del 1961 alla fine dell’ultima partita del campionato, chiamò il magazziniere Crova gli allungò le scarpe da gioco e disse:”Io ho finito: queste sono le tue”. “Vai via, falabrac” (più o meno “non fare lo stupido”, oppure, a seconda delle correnti di pensiero “tu sei scemo, vattene pure via”) gli rispose interdetto il suo interlocutore basito e impalato con quei due strani trofei in mano. “Trofei” che Boniperti non avrebbe calzato mai più. Neanche per una partitella in giardino. E lo stesso fece da Presidente vincente (e se avesse voluto, a vita). Il 5 febbraio del 1990 telefonò direttamente a tre direttori (uno, modestissimamente ero io e in quel periodo mi teneva pure il broncio perché diceva che parlavo più del Milan e del Napoli che della Juve) dicendo, a me come credo agli altri due: “Vi considero amici veri: sappiate che da oggi non sono più il Presidente della Juventus”. Perché? “Perché la Juve bisogna amarla: e invece può darsi che arrivi qualcuno che non la ama come me”. Ha portato alla Juve campioni immensi: le frasi più dolci e paterne le ha spese per Scirea e Del Piero (che sicuramente, con lui a capo della Società, sarebbe stato “congedato” con più eleganza): e Alex ieri gli ha dedicato una lettera di struggente riconoscenza Congedandomi mi ha detto: “Dai Marino, perché non mi vieni a trovare? Così mi racconti ancora quella storia di tuo padre”. Incredibile: se n’era ricordato! Sapendo che mio padre era juventino, in uno dei nostri incontri (credo all’inizio degli anni ‘80) mi consegnò un distintivo d’oro da regalargli: accompagnato da una lettera bellissima scritta di suo pugno. Dopo un po’ di anni gli rivelai che mio padre, quel distintivo, lo aveva voluto portare per sempre con sé. Mi abbracciò piangendo. Sì, credo che appena posso lo andrò a trovare. Dai “cinici” c’è sempre qualcosa da imparare. Perlomeno da quelli che hanno un cuore.
I BOZZETTI di BIZZI
SdP /
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L'O PI N I O N E
Uscita Verona Sud di Daniela Scalia instagram dani_seamer TWITTER @DanielaScalia
Il presidente greco-elvetico con l'accento di Jesolo
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arco Papanastasiu è il presidente del Vikings Hockey Team, un club amatoriale ticinese che è riduttivo definire squadra, visto che spesso mette sul ghiaccio 5-6 squadre intere con riserve e portieri nei campionati ticinesi oltre ad avere altre sezioni sportive dedicate a unihockey, hockey in line e snowboard (fai un giro sul sito www.vikingshockey.ch). Enormi, li ho conosciuti (e mi hanno anche fatta allenare con loro!) perché anni fa Luca Tramontin, come al solito, si era messo in testa di migliorare il suo hockey, fare un salto sul pattinaggio, in pratica di giocare con due club, i soliti grandi storici GGDT (ormai il bambino compie 15 anni di hockey) e, appunto, i Vikings. Ha telefonato al presidente, pronto a spiegare che non si sarebbe offeso di fronte a un no. Euforico, mi ha detto che il Pres. gli aveva dato appuntamento sul ghiaccio, ma anche che gli parlava in dialetto ‘tipo San Donà di Piave’ (classica geografia basata sullo sport). Multiplo bingo quindi: accoglienza, hockey, Veneto. Per i mesi precedenti Sport Crime quindi il pattinaggio deficitario di Luca è stato testato e migliorato con 3 o più allenamenti alla settimana, e con partite a fianco e contro giocatori forti, ma davvero. Le riprese hanno bloccato tutto, ma sai che investimento nella sua testa e nei suoi pattini. Regalargli una Ferrari non vale altrettanto. Restava da scavare sull’accento del basso Piave, pronti e attenti che la storia è curiosa e racconta secondo me cosa sia il Ticino al di là degli stereotipi (spesso vicini al razzista) che sento quasi tutti i giorni. Dimitri e Fotika, i nonni greci di Marco, nato e cresciuto in Ticino, per le vacanze estive facevano sempre la strada tra la
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/ SdP
Svizzera e la terra d’origine. Un viaggio avventuroso all’epoca, senza aria condizionata, con le taniche di benzina sul tetto dell’auto, valigione e generi di prima necessità, compreso il denaro per “comprarsi” il passaggio nelle zone balcaniche a rischio predoni. Un giorno, sulla via del ritorno, l’auto li lascia a piedi vicino al Cavallino, ma la sfortuna diventa il seme di un’amicizia che radica in sentimenti e accenti che più veneti non si può. Vengono aiutati dai fratelli Ballarin, Artiano, Olindo e Giacinto, la macchia viene aggiustata, ma per fortuna non subito e facilmente. Giacinto ha una pensione per turisti, Dimitri e Fotika possono fermarsi lì, e di soldi neanche a sentirne parlare. Da quel momento Jesolo diventa la meta di tutte le vacanze di famiglia, loro (fino al 2003), dei loro figli e dei loro nipoti. Una tradizione geografica e affettiva. I Ballarin diventano per Marco una specie di nonnizii adottivi, e qui la giovane speranza del nuoto svizzero (ancora l’Hockey non esisteva nella sua testa) si lega alle persone e al territorio. Quando (pensa che storia) entra nel giro della nazionale elvetica va anche ad allenarsi con la squadra di nuoto di Jesolo: ad anni di distanza ne parla esattamente come Luca parla dei Vikings, trattato benissimo anche se temporaneo e “in prest”. Diventato hockeista amatoriale, ottimo portiere, fondatore di club e presidente, si presenta con un cognome ellenico, un passaporto confederato e una sfilza di termini realmente veneti, e a Jesolo ci porta ogni estate anche la moglie Cristina, altra super sportiva, e i suoi 3 gemelli, perché nel frattempo negli anni ‘90 i suoi genitori hanno acquistato un appartamento. In genere quando mi fanno battute stupide in falso veneto mi irrito, perché viene fuori quella specie di falso spagnolo-veneziano imbarazzante che fa perdere punti,
Marco Papanastasiu
ma quando sento un vero greco-svizzero che parla “da Jesolo” mi diverto perché è reale, guadagnato sul campo. E per tutto quello che c’è dietro.
L'O PI N I O N E
Compagni di squadra di Luca Tramontin
Lucio 'credici o no' Vidotto
Q
ua si rischia: parliamo del compagno di squadra come categoria biologica e non più come persona che ha fatto sport insieme a te.
Parto da un reportage (alla fine mai andato in onda, viva la burocrazia italiana) che io e Dani abbiamo fatto sul più italiano e più veneto dei club stranieri al mondo, il Primorje di pallanuoto, Fiume/ Rijeka Croazia. Lo tifavo già da bambino. Ma differentemente dall’Alleghe hockey che vedevo spesso, il Viktoria (nome precedente) lo avevo visto solo per qualche minuto prima che il parente-deficiente mi dicesse “andiamo via che c’è umido”. A volte però le cose viste di striscio e rimpiante ti lasciano quegli echi infantili visionari e allucinati che “lavorano” da soli dentro l’immaginario. E non ti lasciano più. Insomma forza Primorje. Appena entrati in piscina ci saluta e accoglie Lucio Vidotto, nato e cresciuto a Fiume. Ci spiega un sacco di cose divertenti, ci indica le persone più adatte a quello che ci serviva, non guarda orari né doveri ufficiali, scrive sul Novi List e altre testate, ma appena saputo che arrivavano italiani interessati al Primorje (non si deve dire ma è molto raro) si è fiondato a bordo vasca. Parla il croato e l’italiano meglio di me (ci vuole poco) e anche il veneto (già più difficile). Quando torniamo per il film con Nino Castelnuovo, e poi per l’episodio numero 2 di SPORT CRIME, Lucio ha già attivato suo fratello Ivo e tutte le conoscenze che ci servono. In pratica, partecipa a tutto quello che ci serve in loco. Arrivo alla parte “bio-stramba”: salta fuori che nel 1977 Lucio era venuto all’Hotel Olivier in Nevegal con la scuola e abbiamo giocato a rugby insieme. Ripeto, nel 1977.
Il mio allenatore (Vito Olivier) era proprietario insieme al fratello del primo hotel della zona con un campetto esterno. Essendo a fine stagione Vito ha chiamato al telefono una decina di suoi ragazzi per andare a questa sessione con i coetanei fiumani. Ovviamente mi sono fiondato, con l’autobus numero 2, ricordo con sicurezza Stefano Zambelli, Giorgio “Fish” Tommaselli e Federico Tarantola, nomi grossi, per me ovviamente. Compagni di squadra. Torno a Lucio, inutile girarci intorno, qualcosa si sente, essendo culturalmente allergici alla retorica si evita di dirlo, si cercano scherzi e perifrasi difensive, si respinge (dio ce ne liberi) tutto il sentimentume che impesta la rete e la TV. Insomma, uno si vergogna a dirlo, ma quell’impressione positiva di conoscersi già gira nell’aria e la cambia. Certo, ci sono i fattori comuni di aver giocato vari sport di squadra e combattimento, di avere una linguistica simile, magari anche una simile e ribelle visione del giornalismo e della famiglia, tutto quello che vuoi.
Ma quando è riemerso l’episodio (credeteci o no eravamo al pub e bevevamo birra, incredibile eh?) il senso di chiusura del cerchio è diventato geometrico. Se vuoi aggiungi anche che siamo partiti entrambi da biondi e capelloni e siamo finiti entrambi cronisti sportivi rasati a zero. Convergenze se ne trovano fino a Pasqua, ma qui il senso del sostegno e del terzo tempo saltano oltre i confini, gli ex confini (il papà di Lucio nasce in Italia, io lo conosco in Jugoslavia e lo frequento in Croazia) e la logica. Quando con Gianluca Veneziano (che dovrebbe chiamarsi compagno di squadra all’anagrafe) abbiamo girato le ultime immagini di “Rijeka”, fine maratona ci siamo presi un paio di ore extra per andare a luppolo e con Lucio e Ivo Vidotto (scrittore, giornalista, letterato che secondo me ha il suo punto più alto nella satira) siamo andati in un pub-club sloveno. Io, un terone, due italiani di Slavia-Croazia in un bar sloveno dopo aver girato una fiction svizzera. Solito problema, poco tempo. Per questo non ho i social, avessi qualche ora in più la spenderei al pub.
SdP /
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FO CUS GENITORINRETE
Alfabetizzazione digitale: un ponte tra bambini e adulti
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MICHELE DAL BO
arlare di alfabetizzazione digitale dopo questi anni di pandemia è necessario e molto attuale come argomento. Creare un alfabeto comune significa avere le stesse basi su cui intessere una comunicazione efficace e costruttiva. Conoscere le lettere di un alfabeto permette di avere poi le parole: le frasi con le regole della grammatica e della sintassi e soprattutto poter esprimere le emozioni che si sentono. Il progetto di alfabetizzazione deve iniziare già dalle scuole primarie. I bambini sono già rappresentanti di un mondo digitale e tecnologico che li cura, li vizia e li stimola. I genitori sono dentro all’uso digitale delle tecnologie, ma spesso hanno letture di questo mondo molto parziali, anacronistiche e a volte superficiali. Il nome di questo articolo deriva da un mio progetto che è stato finanziato dalla 6° circoscrizione di Verona e dal Comitato dei Genitori dell’istituto comprensivo IC 15. I risultati parziali sono incoraggianti. I bambini in classe si sono dimostrati molto attenti e recettivi e soprattutto molti di loro anche molto consapevoli dei rischi che la rete offre e anche delle opportunita. Le maestre hanno reagito in maniera diversa. Alcune di loro si sono sentite sorprese e molto povere di strumenti per analizzare queste situazioni e l’intervento è stato molto importante. Le altre maestre sono state molto contente e hanno sostenuto e partecipato attivamente all’intervento e alla discussione in classe. A settembre del nuovo anno verrà fatta la formazione degli insegnanti e i focus group con i genitori. Per creare un ponte davvero efficace bisogna mettere in campo risorse e soprattutto coinvolgere interamente tutti i soggetti: ci si deve trovare a metà del ponte, guardarsi negli occhi e parlare apertamente. L’uso consapevole delle tecnologie, il motto di Genitorinrete, è ora integrato dal lavoro di
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creare una rete di interventi mirati e decisivi nel tessuto organico della nostra città. Un ponte che metta in comunicazione le circoscrizioni, il comune, le scuole e le case private di tutti i cittadini. Il digitale entra e esce da ogni strumento che abbiamo a casa. I bambini sono consapevoli che i device digitali sono il tablet, il telefono o smartphone, ma anche la televisione e la lim e la didattica a distanza (DAD). Sanno che cosa sono i social, sia i principali come whatsapp, instagram, tik tok, ma anche i secondari per molti adulti, come snapchat, tinder, youtube. Emerge negli interventi in classe alcune problematiche da evidenziare. Molti non sanno del limite di età di 14 anni per avere un account su molti social e anche il fatto che il loro uso sia importante farlo con un adulto vicino. Una parte che mi ha molto preoccupato sono le app per controllare la funzione di uso del telefono o del tablet per limitare le ore o per controllare che tipo di applicazioni vengono scaricate. La mia preoccupazione non stà nel fatto di usarle (anzi lo ritengo fondamentale) e che molti genitori le conoscano, ma dal fatto che molti bambini poi rivelano che sono lasciati da soli per molte ore al giorno. Il ponte deve rendere la tecnologia più condivisibile, deve diventare semplice parlarne
e dobbiamo evitare che diventi superficiale il suo uso. Che cosa dobbiamo fare? Alcuni punti. · La rete deve coinvolgere tutti i soggetti con interventi mirati e professionali. · I bambini devono poter avere un confronto chiaro con gli adulti (i genitori, le maestre, professionisti) e anche una comunicazione costruttiva tra di loro. · Le maestre devono essere preparate e coinvolte nel processo di digitalizzazione e di alfabetizzazione · Le circoscrizioni devono diventare promotori di spazi riservati, interventi e serate a tema. Verificare il percorso della nostra cittadinanza è molto importante per definire insieme dove andare a proporre in maniera costruttiva i prossimi interventi e le prossime iniziative per dare valori, contributi e servizi che siano utili e propositivi per tutta la cittadinanza. La community web di Genitorinrete è un contenitore di professionisti e di genitori che hanno dato vita a un processo di ponte tra le varie istituzioni. Continuare in questo processo è un piacevole e necessario lavoro di diffusione di buone prassi e di progettualità costruttive. Insieme per costruire un ponte digitale dove condividere le istruzioni per l’uso!
Foto: SportdiPiù
CO N I N EWS
Nuovo team di Fiduciari per il CONI Verona
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MATTEO VISCIONE
n gruppo eterogeneo ma unito e focalizzato ad un unico importante obiettivo, ovvero quello di promuovere e sostenere l’attività dello sport veronese. Stefano Gnesato, Delegato CONI Veneto per la provincia di Verona, ha nominato lo scorso 14 giugno presso la sala conferenze Eriminio Lucchi del Palazzetto Maspone (finalmente in presenza…) il team di Fiduciari che per il prossimo quadriennio sarà operativo sul territorio veronese, facendo di fatto da trait d’union tra società sportive, amministrazioni locali e, appunto, CONI scaligero. I Fiduciari locali hanno infatti il con il compito di assicurare i rapporti a livello locale con le società sportive e di collaborare con le amministrazioni locali per il perseguimento dei fini istituzionale del CONI, in ottica di recepire le esigenze degli sportivi dei singoli comuni (o aree di competenza) e trasmetterle al fine di trovare risposte e soluzioni tangibili. Alla cerimonia di nomina dei Fiduciari ha presenziato anche il neo eletto presidente Regionale Dino Ponchio. “Il ruolo dei Fiduciari” – evidenzia Gnesato – “è fondamentale perché di fatto permettono ai Delegati di rimanere sempre connessi e aggiornati sulla situazione del territorio. Per quanto riguarda Verona, provincia molto estesa e con una grande vocazione sportiva, la presenza del fiduciario diventa ancor più importante; tanti sport, tanti comuni, territori differenti con differenti esigenze. Montagna, collina, entroterra, lago: la morfologia del nostro territorio garantisce spazio a qualsiasi disciplina e quindi come CONI dobbiamo essere ‘multisport’ nel vero senso della parola. Una sfida impegnativa, molto stimolante, che negli anni ha fatto si che venisse a creare un gruppo di lavoro molto competente composto da
persone con caratteristiche differenti ma complementari. Sono convinto che, nel prossimo quadriennio, questo gruppo potrà fare molto bene e lo sport veronese potrà trarne sicuro beneficio”. Questi i nominativi (in ordine alfabetico) della squadra dei Fiduciari CONI Verona: Baldini Gianfranco, Battocchio Giovanni, Biondani Emanuela, Bonato Vincenzo, Colangeli Sandro Cristani Alberto, Ferrari Attilio, Frigo Nicholas, Galiotto Michela, Garzon Stefano, Gastaldelli Enrico, Gobbi Lara, Mascalzoni Dino, Michetti Alberto, Persi Luciano, Pacilli Brian, Rossi Francesca, Tibaldi Francesca, Tirapelle Eleonora, Vaccari Daniele. I compiti del Fiduciario CONI sono così riassumibili: - tenere i contatti con le Società sportive locali e collaborare con le Amministrazioni Comunali; segnalare eventuali problematiche locali sulle quali si ritenga utile l’intervento del Coni Provinciale e Regionale. - collaborare per l’Impiantistica Sportiva locale al fine di programmarne la pianificazione degli interventi. Favorire un ottimale utilizzo delle strutture da parte delle Società sportive presenti sul terri-
torio di competenza collaborando con le Amministrazioni locali e Istituzioni Scolastiche. - interagire con Comuni e/o con le Scuole per l’organizzazione delle manifestazioni locali previste nei progetti di promozione del CONI Regionale e Provinciale: Festa dello Sport, Giornata Naz.le dello Sport, Trofeo Coni, Giochi del Veneto. - collaborare con il CONI Point per l’attuazione degli obiettivi proposti in sede di programmazione dell’attività: Progetti “Centri Coni” ed “Educamp”; Corsi di formazione e/o aggiornamento proposti dalla Scuola Regionale dello Sport; Coni Verona in Festa, Natale dello Sportivo, ricerche e dati statistici…). - partecipare (ove esistente) alle Riunioni della Consulta Comunale dello Sport. - relazionare almeno una volta all’anno sull’attività svolta o sulla situazione sportiva esistente nel proprio Territorio.
SdP / 11
BREAKI N G
CIP e Regione Veneto insieme per il progetto ‘Lo sport paralimpico in…forma’
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ALBERTO CRISTANI
stata presentata giovedì 24 giugno, con una conferenza stampa da remoto la campagna “Lo Sport Paralimpico In…Forma”. Promozione e valorizzazione dello sport paralimpico all’interno delle Aziende sanitarie della Regione del Veneto, questi gli obbiettivi della campagna presentata oggi a Venezia dall’assessore regionale alla Sanità e al Sociale, Manuela Lanzarin, assieme al collega di Giunta, l’assessore allo Sport, Cristiano Corazzari. Collegati in videoconferenza anche il Presidente del Comitato Paralimpico, Luca Pancalli e il Presidente regionale del Comitato Regionale, Ruggero Vilnai, promotore del progetto sperimentale che mira a promuovere e valorizzare lo sport per le persone con disabilità. “Lo sport per tutti non vuole essere solamente uno spot, ma una opportunità che a medio e lungo termine potrà dare benefici e tracciare la strada per una riorganizzazione complessiva verso l’inclusione attiva – ha dichiarato l’Assessore Lanzarin -. Il progetto che abbiamo presentato va esattamente in questa direzione ed esprime in modo chiaro una delle nostre missioni in campo sociale, contesto nel quale la sensibilizzazione, la valorizzazione, l’informazione e la formazione giocano un ruolo chiave”. “Comunicare bene e con un messaggio chiaro è, infatti, quello che ci siamo posti come obbiettivo nel momento in cui abbiamo definito la campagna di sensibilizzazione ‘Lo sport paralimpico in…forma’ – ha continuato l’assessore alla Sanità -. Progetto che sarà promosso con poster nelle Aziende Sanitarie del Veneto, per
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informare le persone con disabilità e avvicinarle a proposte motorie e sportive offerte dal territorio”. “Solo facendo squadra si possono raggiungere determinati obbiettivi e credo che questo progetto sia un esempio concreto di politica pubblica ma anche di welfare attivo – ha continuato l’Assessore -. La regione è al fianco delle Aziende Sanitarie e di tutto il mondo dell’associazionismo, offrendo un aiuto concreto anche in termini di formazione. A questo proposito organizzeremo degli incontri formativi con la presenza di testimonial paralimpici volti a far comprendere, attraverso testimonianze dirette e confronti aperti, l’importanza dell’attività sportiva nella vita di una persona con disabilità”. Lo sport diventa, quindi, il mezzo per favorire l’inclusione e l’integrazione, ma anche per prevenire e sensibilizzare percorsi riabilitativi che costituiscono uno strumento essenziale per uno sviluppo psico-fisico armonico, per l’educazione all’autonomia, per l’accrescimento e il potenziamento dell’autostima, come stimolo alla resilienza e all’integrazione sociale. “Per i ragazzi e gli adulti con disabilità fare sport è doppiamente importante perché oltre ai benefici sulla sfera fisica, la pratica sportiva migliora la qualità della vita e, di conseguenza, determina una ricaduta positiva anche sul siste-
ma sanitario – ha concluso Lanzarin -. Quando parliamo di riforma quadro della disabilità e parliamo di budget di salute credo che iniziative come questa debbano trovare sempre più spazio, al pari di molte altre che come Regione stiamo sostenendo. Una persona che si sente realizzata, sotto tutti i punti di vista, sappiamo che avrà una qualità di vita migliore e sarà una persona che saprà trasferire qualcosa agli altri, così come ci insegna la testimonial della campagna, la campionessa paralimpica di scherma e portabandiera alle prossime Paralimpiadi di Tokyo, Bebe Vio”.
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Disturbi dello spettro autistico: lo sport c'è!
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ALBERTO CRISTANI
o sport come veicolo per promuovere, sostenere e diffondere l’attività e la ricerca in sostegno dei disturbi dello spettro autistico. Presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è collocato il Centro Regionale dei Disturbi dello Spettro Autistico, punto di riferimento per il Veneto, che intende dare informazione riguardo alle attività e ai progetti in essere. Il Centro è costituito da un neuropsichiatra coordinatore a tempo indeterminato, uno psichiatra con contratto libero-professionale, cinque psicologhe-psicoterapeute borsiste, un logopedista borsista. L’Università di Verona, le Fondazioni, le Associazioni filantropiche e Associazioni dei genitori hanno contribuito a promuovere la sua nascita e sviluppo. Il Centro infatti, oltre a svolgere un’attività clinico-assistenziale finalizzata alla diagnosi e alla cura del bambino autistico, nonchè al supporto della sua famiglia, si sta caratterizzando per un interesse specifico concernente l’intercettazione precoce del disturbo, onde favorire - con gli interventi abilitativi - una traiettoria di sviluppo il più possibile vicina a quella neurotipica.
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L’obiettivo, in una fase così cruciale, quale quella del primo sviluppo, risulta quello di avvalersi di figure che solitamente ruotano attorno al bambino, nei diversi ambienti di vita, coinvolgendole e contribuendo quindi a uno sviluppo di competenze più funzionali. La speranza è quella di poter tradurre in buone prassi metodologiche le conoscenze che verranno acquisite attraverso attività di ricerca e sperimentazione scientifica. In questo senso, il Centro da più anni partecipa a un’attività di ricerca dal nome NIDA, coordinato dall’ Istituto Superiore di Sanità nella figura della dott.ssa Marialuisa Scattoni, rivolto all’ intercettazione precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico nelle popolazioni a rischio come i bambini prematuri, i bambini con familiarità in parenti di I grado e i bambini nati sottopeso per età gestazionale. Il progetto, presentato in conferenza stampa lo scorso 15 giugno, ha come focus la realizzazione di un lavoro su ampie casistiche (circa 1000 bambini), nati a termine e senza fattori di rischio. L’obiettivo finale è quello di intercettare precocemente, mediante anche l›utilizzo di strumentazioni altamente innovative i bambini con traiettorie di sviluppo anomale. A questo scopo è stata adibita, presso il Padiglione 30 dell’Ospedale della donna
Prof. Leonardo Zoccante responsabile Centro Regionale dei Disturbi dello Spettro Autistico
e del bambino, una stanza di laboratorio con attrezzature all’avanguardia che permettono di rilevare mediante esame della traiettoria dello sguardo, analisi del movimento e registrazione del pianto, segni clinici anche sfumati, non altrimenti evidenziabili. Le valutazioni verranno realizzate per ogni bambino a 2, 5, 12 mesi e 24 mesi. I l progetto si avvale della collaborazione della Dott.ssa Chiara Della Libera presso il Dipartimento di Fisiologia Umana, della Prof.ssa Paola Cesari presso il Dipartimento di Scienze Motorie dell’Università di Verona e del Dott. Renzo Beghini del Centro Assistenza Neonatale dell’Ospedale della Donna e del Bambino. Hanno contribuito allo sviluppo del progetto l’Associazione Cuore Chievo per l’acquisto dei macchinari di rilevazione del movimento, ANAVI per l’acquisto dell’Eye Tracker e l’Associazione filantropica Lions Cangrande di Verona per l’acquisto dei registratori del pianto Il Centro è inoltre impegnato nell’ambito di un secondo significativo filone di ricerca, all’avanguardia nel panorama italiano, orientato alla individuazione precoce delle disfunzioni somatiche, in un’ottica di cogliere non solo le manifestazioni neurocomportamentali ma anche quelle fisiche, che possono influenzare il decorso clinico permettendo anche una definizio-
ne clinica più approfondita. Si coglie questa occasione inoltre, riguardo all’acquisto di strumenti innovativi quali una Baropodometria Dinamica con Analisi del cammino e posturale, il Service Rotary Club Distretto 2060 di Legnago. Un merito per l’acquisto di una Pletismografia e Impedenziometria per l’analisi della composizione corporeo e la misurazione dell’attività del sistema nervoso autonomico, va alla associazione ANTS-Onlus. Parallelamente ai sostenitori dell’apparato strumentale hanno contribuito a finanziare il personale clinico e di ricerca dedicato Fondazione Cattolica Assicurazioni, Fondazione Cariverona, Banca Intesa San Paolo, Fondazione Brain Research Foundation di Verona, le associazioni dei genitori della provincia di Verona (Autismi Verona, ANTS, GAV, Angsa Verona, Cofagra) e il Coordinamento Autismo Veneto (CAV). Sempre nell’ambito dell’attività clinicodiagnostica, per la quale il centro regionale si distingue nella realtà del territorio italiano, vi è la valutazione multidimensionale della persona autistica mediante la collaborazione interdisciplinare di più professionisti sanitari, ufficializzata nella delibera di istituzione regionale. Sono già in attivo consulenze specialistiche per le seguenti discipline: - consulenza allergologica (Dott. Giorgio Piacentini) - consulenza odontostomatologica (Prof.ssa Nicoletta Zerman) - consulenza psichiatrica (Prof.ssa Mirella Ruggeri) - consulenza gastroenterologica (dott.ssa Claudia Banzato) - consulenza fisiatrica (Prof. Nicola Smania) - consulenza oculistica (Dott.ssa Elena Gusson) - consulenza endocrinologica (Prof.ssa Rossella Gaudino) - consulenza reumatologica (Prof.ssa Sara Pieropan) Inoltre sono in atto importanti collaborazioni come l’accordo di intesa con Verona Fiere, in particolare con Fiera Cavalli, che ha permesso di realizzare un documento di Buone prassi per gli interventi assistiti con animali in soggetti con DSA. Il progetto a breve verrà generalizzato, con il supporto della Federazione Italiana Sport Equestri (FISE), ad altri circoli equestri nazionali. Il Centro collabora fattivamente con la Provincia e il Comune di Verona in attività a favore di politiche rivolte all’inclusione e a favorire l’ingresso delle persone con Autismo nei locali pubblici.
mamme e papà guardate qua!
UNO SGUARDO AI PRIMI MOVIMENTI
Lo sapevate che i bambini fin da piccolissimi sanno prestare attenzione agli oggetti che li circondano?
2 mesi
Siete curiosi di sapere come funziona? Aspetti un bambino e vorresti dare un contributo alla ricerca e seguire il suo sviluppo psicomotorio? Contattaci per questo nuovo progetto sull'attenzione e il movimento!
Presso il Centro del Neurosviluppo in collaborazione con il Centro Assistenza Neonatale dell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento e l'Università di Verona è in corso uno studio sull'individuazione di indicatori per l'intercettazione precoce dei disturbi del neurosviluppo.
Partecipa anche tu alla ricerca Contattaci!
verona.babylab@gmail.com oppure telefonicamente il lunedì o il giovedì dalle ore 9 alle 10 al numero 045-8127900
COSA SONO I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO I Disturbi dello Spettro Autistico sono condizioni che rientrano nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà del bambino a sintonizzarsi con gli altri, a stabilire una reciprocità e una condivisione nell’ambito del gioco e delle attività. Ne deriva che il bambino, sul piano comportamentale, si isoli all’interno del suo nucleo famigliare e scolastico, manifestando attività ripetitive, monotone e selettive. Colpisce generalmente, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, circa un bambino ogni 77 nati, in prevalenza nel sesso maschile. Recenti ricerche evidenziano come il numero delle femmine interessate da forme più lievi sia progressivamente in aumento. Con il termine di Spettro si vuole evidenziare l’esistenza al suo interno di diverse forme cliniche a compromissione variabile ed eterogenea, per quanto riguarda l’adattamento all’ambiente. Inoltre permette di quantificare i diversi livelli di supporto a livello della famiglia, della scuola, e degli interventi abilitativi. A partire da ciò si possono mettere in atto strategie diversificate secondo le buone prassi dettate dalla Evidence-Based Medicine.
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Foto: Paolo Schiesaro
SPO RT LI FE
#TORNIAMOAGIOCARE: weekeend speciale per calciatori speciali
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BRUNO MOSTAFFI
abato 5 e domenica 6 giugno al Bottagisio Sport Center gli atleti della categoria 4 Special sono scesi in campo per uno Special Weekend intitolato #TORNIAMOAGIOCARE. Al doppio appuntamento hanno partecipato ChievoVerona, FeralpiSalò, Reggiana, SanPro/Sassuolo e dell’associazione Ness1Escluso di Modena, appartenenti al Dipartimento Calcio Paralimpico e Sperimentale della Federazione Italiana Giuoco Calcio. Nelle due rispettive mattinate, con apertura delle attività alle 10.30, i calciatori sono stati protagonisti di una serie di partite amichevoli ad otto giocatori sui
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terreni da gioco della struttura, già sede delle attività sportive del ChievoVerona 4 Special e 4 Special Young. I due progetti innovativi, rivolti a ragazzi e adulti con disabilità intellettivo-relazionale, hanno proseguito la propria attività anche nel corso dei mesi bui segnati da lockdown e restrizioni in cui però non è stato possibile disputare partite con altre squadre. Con l’opportunità di poter nuovamente incontrare le altre compagini, #TORNIAMOAGIOCARE desidera regalare momenti di sana convivialità e, attraverso il gioco, generare benefici a livello psicofisico a favore di tutti i partecipanti. Nella giornata di sabato, gli ospiti della compagine del ChievoVerona sono stati i lombardi del FeralpiSalò, che sono stati
coinvolti in due gare amichevoli aperte da un simbolico calcio d’inizio nobilitato dalla presenza del Dott. Claudio Micheletto, direttore pneuomologia AOUI Verona, in prima linea nell’emergenza Covid-19, e del Prof. Leonardo Zoccante, neuropsichiatra infantile dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona, oltre ad Alessandro Cardi, presidente di CuoreChievo Onlus. Domenica mattina la squadra gialloblù è tornata in campo per giocare contro le formazioni di Reggiana, Sassuolo e Ness1Escluso. Le attività dei circa duecento atleti coinvolti sono state allestite attenendosi alle attente e rigide linee guida dei protocolli nella garanzia di una totale sicurezza dei partecipanti, seguiti e coordinati dal per-
sonale composto interamente da istruttori professionisti e da operatori sociosanitari coadiuvati da psicologi nell’approccio educativo con gli atleti. Edoardo Busala, Segretario generale del ChievoVerona, segretario di CuoreChievo Onlus e neo eletto nel consiglio direttivo della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della F.I.G.C. in rappresentanza di tutte le società affiliate, commenta così il successo di #TORNIAMOAGIOCARE: “Abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo un periodo particolare, in cui le attività dedicate all’inclusione e
sul piano dei territori coinvolti”. “Chiunque abbia occasione di assistere ad una partita 4 Special” - conlcude Busala - “non può rimanere indifferente all’entusiasmo, alla voglia, all’impegno e infine alla felicità che contagia e unisce a prescindere dal risultato. Ecco, il risultato vero di #TORNIAMOAGIOCARE è lo spirito con cui atleti, dirigenti e famiglie hanno approcciato il nostro invito e i momenti conviviali che abbiamo vissuto qui al Bottagisio, prima durante e dopo le partite. I sorrisi dei ragazzi sono stati la conferma che iniziative del genere fanno bene, e aggiungo, davvero a tutti. La soddisfazione loro, dei dirigenti, il messaggio d’incitamento che ci ha inviato il presidente Franco Carraro sono la conferma di essere sulla strada giusta e, nel contempo, un ruolo che CuoreChievo
Onlus può e deve avere anche in futuro nel campo della solidarietà e dell’inclusione”. L’obiettivo è semplice: mantenere alto il livello d’impegno sociale e semmai stimolare il coinvolgimento di altre realtà nella nostra regione. Come rappresentante delle società nel Consiglio nazionale della Divisione Calcio Paralimpico e Sperimentale della FIGC ho una responsabilità che implica essere in prima linea, stimolare esempi virtuosi. Il calcio è un veicolo importante di aggregazione ad ogni livello e a me piace il concetto di squadra, analogamente a quanto avvenuto nello Special Weekend. Come ChievoVerona vogliamo sviluppare idee e progetti insieme ad associazioni, enti e club del territorio. La condivisione è l’obiettivo quanto la forza di ogni iniziativa vincente.
ai valori di solidarietà diventano ancor più importanti. Come ChievoVerona non abbiamo mai smesso di sostenere i nostri progetti, a partire proprio da ChievoVerona 4 Special, che coinvolge persone con disabilità cognitivo relazionali. L’idea dello Special Weekend, #TORNIAMOAGIOCARE nasce su questi presupposti e dalla consapevolezza che, chi può, deve dare il buon esempio. Ce l’abbiamo fatta: finalmente tanti ragazzi che amano il calcio hanno avuto la possibilità di tornare a giocarlo davvero. Dopo due giorni di partite, possiamo dire di aver raggiunto il risultato sia sul piano organizzativo che soprattutto morale. Abbiamo coinvolto altre quattro realtà, tra Emilia-Romagna e Lombardia, proprio per mandare un messaggio di coinvolgimento trasversale
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Foto: AGSM AIM
I NTERVISTA Casali o n a f e t S
AGSM AIM e sport: legame di valore
Stefano Casali, Presidente AGSM AIM
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ALBERTO CRISTANI
l 1° gennaio 2021, dalla fusione per incorporazione tra le società AGSM Verona e AIM Vicenza, è nato il AGSM AIM Spa, Gruppo a capitale interamente pubblico (61,2% Comune di Verona, 38,8% Comune di Vicenza) da circa 1,5 miliardi di euro di ricavi, 147 milioni di margine operativo lordo e oltre 2.000 dipendenti. La nuova multiutility fornisce servizi essenziali e prodotti integrativi per il cittadino e per lo sviluppo delle imprese, degli enti e delle istituzioni del territorio. In qualità di polo aggregante, in particolar modo nel Nord-Est, grazie a una più significativa massa critica, ha come obiettivo realizzare investimenti che portino benefici diretti per i territori, migliorino la qualità del servizio offerto e rispondano con efficacia alle sfide che attendono il settore dei servizi di utilità pubblica. Tutela dell’ambiente e attenzione alle esigenze della clientela sono i principi guida del suo approccio con il libero mercato. La missione del Gruppo consiste nell’impegno al raggiungimento di risultati
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economici ed operativi che consentano la produzione e la distribuzione di ricchezza, garantendo nel contempo il rispetto delle diverse esigenze del territorio. Il Gruppo AGSM AIM riconosce il valore di uno sviluppo sostenibile e il suo ruolo è contraddistinto sia dalla natura multiservizi sia dal contesto normativo ed economico del settore, sia dalle diverse istanze che in ciascun campo di attività derivano dagli obiettivi generali di soddisfazione del Cliente. La presidenza del AGSM AIM Spa è stata affidata Stefano Casali, Avvocato veronese (ex vicesindaco di Verona e già consigliere regionale) che tra gli obiettivi del Gruppo sostiene il supporto e la vicinanza al mondo dello sport. Presidente Casali, da dove nasce questa attenzione di AGSM AIM nei confronti dello sport? C’è sicuramente un legame stretto tra l’attività imprenditoriale sana ed ecocompatibile e i valori dello sport. AGSM AIM già oggi produce il 30% di energia totalmente da fonti rinnovabili e che da qui al 2050 arriveremo al 100%. A questo
impegno forte, è importante, opportuno e coerente andare ad associare grandi eventi sportivi o a iniziative sportive che sono degne di nota e che hanno una carica valoriale importante. Abbiamo coniato lo slogan AGSM AIM energia dei campioni, per sottolineare ulteriormente la nostra vicinanza ai grandi eventi e a quelle realtà, veronesi e non, che con il loro agire, danno la possibilità di far sport a tanti giovani anche in realtà difficili. É uno degli ambiti in cui vogliamo esserci e proporci». Grande attenzione quindi anche allo sport di base, al territorio e all’aspetto sociale a 360 gradi… Certamente, soprattutto dopo quest’anno pandemico dove ci siamo resi conto di quanto l’attività sportiva sia un valore sociale. Molti ragazzi hanno sofferto l’impossibilità di praticare sport e per alcuni di loro si sono conseguentemente sviluppate problematiche causate dalla vita sedentaria e dall’isolamento. Oggi che bisogna ripartire, AGSM AIM cerca di aiutare la ripresa sportiva con un’attenzione particolare allo sport per diversa-
dell’evento per cui ci viene richiesto un sostegno perché il nostro marchio dev’essere valorizzato: facciamo quindi una selezione che garantisca prestigio per AGSM AIM e di conseguenza anche per chi otterrà il sostegno». Il marchio AGSM AIM ha bisogno di garanzie e di essere valorizzato. Va da sé quindi che chi viene ‘scelto’ e sostenuto dal Gruppo può essere considerato un partner di qualità… Sì, assolutamente; siamo attenti ad aiutare soprattutto chi trasferisce, con la propria attività, valori sportivi, etici e morali. Gli stessi valori che identificano AGSM AIM».
mente abili. Non dimentichiamo inoltre che ci sono molte società sportive sono anche punti di riferimento educativi e sociali. E anche a loro va la nostra massima attenzione». Tante società, tanti eventi, tante richieste di sostegno: riuscite a soddisfarle tutte? Noi abbiamo un budget che non può coprire tutte le esigenze. Dobbiamo
quindi decidere nella massima trasparenza, con un comitato esecutivo, composto dal sottoscritto, dall’amministratore delegato e dal vicepresidente, alla presenza di un dirigente e del collegio sindacale. Anche questa attività di supporto nasce quindi da istruttorie e valutazioni accurate. Dove non riusciamo ad arrivare subito, cerchiamo di arrivare l’anno dopo. Valutiamo inoltre le caratteristiche
Prospettive a medio lungo termine? Ormai la società è consolidata è un unicum; ovviamente ci siamo fusi da pochi mesi e stiamo integrando tutti i settori che fino a pochi mesi fa erano di due aziende diverse. Siamo già operativi su molte attività e partecipiamo. Investiremo 140 milioni di euro da qui al 2024 solo per integrare e realizzare impianti per produrre energia da fonti rinnovabili, ossia campi eolici, fotovoltaico di ultima generazione e idroelettrico, settore nel quale siamo molto forti grazie all’ubicazione geografica. Vogliamo contribuire a rendere sana la terra, come lo sport rende sano il fisico». A livello sportivo hai un sogno su Verona o in generale? Mi piacerebbe vedere tanti sportivi diversamente abili perseguire nella loro passione. E noi cercheremo di aiutarli in questo. Poi ci piacerebbe essere presenti in grandi e importanti eventi a livello europeo e mondiale come le Olimpiadi Milano-Cortina 2026 la chiusura di Milano Cortina si fa a Verona, dove nel 1898 è stata fondata AGSM». Perchè AGSM AIM ha scelto di sostenere il progetto editoriale Sportdipiù? Per la qualità del prodotto; SportdiPiù magazine è una testata con una storia ultradecennale e che ha coinvolto nel suo percorso di crescita sportivi di assoluto prestigio atletico, ma anche di notevole spessore umano ed etico, dando voce all’anima più bella dello sport. E questo, personalmente e come gruppo AGSM AIM, lo apprezziamo molto».
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Foto: Sky
I NTERVISTA ergomi B e p p e B
Lo Zio d’Italia
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ALBERTO CRISTANI/ANDREA LUZI l campionato di serie A 2020-2021 è andato in archivio al termine di una stagione che definire ‘strana’ è un eufemismo. La mancanza sugli spalti dei tifosi si è fatta sentire
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non poco, soprattutto nei confronti dei protagonisti. La vittoria dell’Inter ha messo d’accordo tutti: la squadra allenata da Conte ha vinto e convinto, sebbene non abbia espresso il miglior gioco. L’estate 2021 è però tutta dedicata alla no-
stra Nazionale, impegnata a ‘recuperare’ gli Europei. Di questo, e non solo, SportdiPiù magazine ne ha parlato con Beppe Bergomi, lo Zio Nazionale, che dopo una grande carriera con le maglie di Inter e Italia, si è reinventato opinionista formando con
l’amico Fabio Caressa, una della più affiatate coppie di telecronisti Sky ed esperti di calcio internazionale. Beppe, quello che si è da poco concluso è stato un campionato di serie A molto particolare…
«È stata una stagione un po’ anomala, molto compressa con pochi giorni di preparazione, tante partite ravvicinate con impegni di coppe, Covid e tutto quello che ben sappiamo. Un campionato che ha visto l’Inter vincere lo scudetto, la squadra che ha avuto più continuità rispetto ad altre fortunatamente con pochi infortuni. Sotto l’aspetto tecnico è stato un buon campionato, con squadre che hanno provato a fare qualcosa di diverso con ottimi risultati. Il Milan ha fatto il suo bel percorso e l’Atalanta è ancora terza giocando un buon campionato e apportando un serie di aggiustamenti. La Juventus ha acciuffato la posizione nel finale e il Napoli - con la situazione difficile e particolare che ha avuto Gattuso - ha subito questo verdetto dal campionato. Nella parte bassa invece, le squadre che vengono dalla serie B trovano sempre grosse difficoltà. Due su quattro mediamente retrocedono. Crotone e Benevento non ce l’hanno fatta e le accompagna il Parma che con tutti questi cambiamenti ha trovato una condizione difficile».
E la sorpresa in negativo? «Direi il Cagliari, squadra strutturata bene ma che alla fine ha dovuto cambiare allenatore per invertire la rotta e uscire da un percorso difficile. Questione anche di obiettivi e qui anche il Torino, la Fiorentina e anche la Lazio, nonostante mi piaccia molto Inzaghi come impostazione e allenatore, ma è stata una squadra molto forte che però quest’anno ha fatto meno rispetto al passato».
La sorpresa in assoluto può considerarsi quindi il Milan? «Direi di si. In realtà non sotto l’aspetto tecnico ma di soprattutto di gruppo; fin da inizio campionato vedevo qualcosa di speciale in questa squadra. La sorpresa assoluta in realtà rimane secondo me l’Atalanta, ancora in quella posizione di classifica pur dando via Papu Gomez e con Ilicic praticamente indisponibile. La Juve conferma una rosa molto competitiva ma con Pirlo si sono presi dei rischi centrando comunque l’obiettivo».
Hai detto che le squadre cambiano. Le medio piccole cambiano spesso i propri giocatori nonostante i tifosi spesso non siano d’accordo. Ma, come successo per esempio nell’Hellas Verona che ha ‘sacrificato’ Kumbulla, Amrabat e Rrahmani, alla fine si è visto che è una situazione necessaria per andare avanti e affrontare un campionato come quest’anno. «Tendenzialmente stiamo giocando in un campionato di contrazione, nel senso che ognuno guarda alla riduzione dei costi. Le piccole squadre hanno un riferimento
Per quanto riguarda l’Hellas Verona si è confermato al 10°posto ma Juric ha lasciato nonostante un contratto pluriennale. A questo non viene da pensare che questi contratti siano solo simbolici? «Ognuno di noi ha delle ambizioni e sia calciatori che allenatori, quando qualcuno non è contento o mira a qualcosa di diverso credo sia giusto non trattenerlo. Chiaramente sono dell’idea che i contratti devano essere rispettati ma è fondamentale trovare sempre un accordo comune anche per nei confronti dei propri tifosi».
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importante che è quello dell’Atalanta con una realtà molto solida alle spalle con un gruppo come Percassi e un settore giovanile di punta. Ma la grande differenza e il vero salto di qualità l’ha fatto con Gasperini. Anche loro hanno venduto calciatori come Gagliardini e Caldara ma per rimanere li hanno tenuto un gruppo. Se sei in grado di fare questo tipo di percorso puoi quindi tenere i giocatori ma deve avere questo tipo di basi altrimenti fai altre scelte, avendo la forza di far crescere certi giocator per poi lasciarli andar via, ricostruire una squadra mantenendo allo stesso tempo tenere la categoria. Occorre lavorare sui giovani, ed è quello che sta facendo il Verona. Credimi, dietro le quinte si parla bene di come gioca, di come valorizza i giocatori e di come sta in campo». Mai come quest’anno tanti cambiamenti per quanto riguarda le panchine… «La prima a cambiare è stata la Roma con Murinho, un bel personaggio e positivo per la squadra. Poi un valzer di panchine che ha coinvolto praticamente tutte le società, eccezion fatta per Atalanta, Milan e Udinese. Per giudicare tutti questi cambiamenti bisogna capire i ragionamenti e strategie che ci sono
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dietro e forse è ancora presto per comprenderlo» A proposito di grandi allenatori, a Verona il mister per eccellenza rimane Bagnoli, che ha avuto una parentesi anche sulla panchina dell’Inter. Che ricordo hai di lui? «Bagnoli è stato un grandissimo personaggio. L’ho avuto all’Inter e posso confermare che è stata una persona straordinaria di cui conservo un bellissimo ricordo. Con lui eravamo già allora avanti anni luce. Pensa solo che adesso di parla di difesa a 3 quando con lui era un modulo che già usavamo da tempo». Tornando al campionato 2020-2021, c’è un giocatore che ti ha particolarmente impressionato? «Quest’anno tanti giocatori hanno fato un campionato incredibile. Come difensori Bastoni è stato fondamentale, Barella e Kessie come centrocampisti sicuramente sopra la media e determinanti per rispettive squadre. Davanti direi Bluvic, questo ragazzo del 2000 che ha fatto cose straordinarie. Chiaramente sono solo alcuni nomi ce ne sono altri che hanno fatto veramente bene». CR7 invece sembra allontanarsi dalla
Juve e dall’Italia: secondo te è la scelta giusta? «Premesso che quando parli di Cristiano Ronaldo va bene qualsiasi cosa penso che potrebbe anche rimanere alla Juventus ma il Club, l’allenatore o chi per esso deve riuscire a trovare il modo di gestirlo. Senza dimenticare che insieme a Messi è tra i più forti del mondo, se accettasse qualche panchina in più per giocare un po’ più fresco potrebbe essere già importante. I tifosi ad esempio non lo discutono ma anche loro in diversi casi sono stati favorevoli a toglierlo mezz’ora prima dello scadere per avere un attacco più fresco in campo ed essere sempre al 100%». Beppe, veniamo a te: nel 1999 hai iniziato, con Tele+, la tua carriera di commentatore e con Fabio Caressa ha formato una delle coppie più collaudate e ‘resistenti’. Come è cambiato il linguaggio in questi anni? «Il calcio cambia repentinamente. La telecronaca di oggi non può essere quella di 5-10 anni fa e chiaramente devi essere sempre aggiornato. Ad esempio quest’anno con l’emergenza Covid eravamo senza pubblico e la scelta è stata di ‘immergersi’ nelle partite con meno cronaca e più spazio a quello che
veniva detto in campo, cambiando totalmente il modo di ‘raccontare’ l’incontro. Sono tutti accorgimenti anche se ogni coppia ha il suo stile. Non possiamo piacere a tutti ma tra noi c’è effettivamente un buon feeling anche dal punto di vista innovazione». Come vivi gli Europei e come vedi la Nazionale? «Come dicevo prima il calcio è cambiato. È fondamentale trovare un gruppo che giochi da squadra e su questo Mancini ha fatto un ottimo lavoro. Gente giovane, un mix di giocatori esperti ed affiatati. Spero di portarla più in là possibile, ben oltre l’ultimo europeo. E su questo sono molto fiducioso». Punti di forza? «Tendenzialmente direi la mentalità, il fatto di voler fare la partita. Roberto Mancini in questo senso ha fatto un grandissimo lavoro in questi ultimi tre anni. Mi piace molto il centrocampo, con giocatori dinamici e di qualità. Abbiamo Insigne che ha fatto uno splendido campionato, Locatelli, Chiesa o Immobile che gioca sulla profondità. E poi non dimentichiamo il portiere Donnarumma è un top player».
Ultima domanda, da nostalgici della ‘tua epoca’: cosa ti manca di quel calcio? «Amo anch’io il calcio polveroso degli Anni Ottanta e Novanta. Sono stato a contatto con giocatori storici come Mariolino Corso, Suarez: tutti giocatori straordinari. Quando hai un’attitudine, se portata alle conoscenze di oggi, ti porta ad essere ancora un campione. Alleno dei ragazzi del 2005 e quello
che vedo è che oltre ad aver bisogno di esempi positivi hanno carenza di contatto umano nonostante ognuno di loro abbia una chiave d’entrata che magari una volta potevi scoprire prima mentre adesso con i social dove prevale arroganza e presunzione fai molta più fatica. Vanno capiti e qui l’enorme fatica da parte dell’allenatore e delle persone che gli stanno attorno».
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Foto: Francesca Bottazin
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Bomberina inside mum
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lice Solange Scapin, classe 1989, è nata in Brasile, la patria del futsal. Il suo sangue brasileiro non mente: laureata in scienze motorie e in magistrale in Management dello sport e delle attività motorie, quando non lavora e non sta con il suo compagno e con la piccola Ariel di due anni, si diverte a calciare la bola insieme alle amiche/compagne di squadra della F.C. Bomberine di Padova. Alice perché hai deciso di giocare a calcio a 5? «Ho scelto di praticare il calcio a 5 perché mi è sempre piaciuto mettermi alla prova, soprattutto quando si tratta di una novità. Avevo 22 anni quando ho partecipato al primo torneo estivo organizzato dal mio allenatore e non sapevo niente riguardo il calcio, non mi piaceva nemmeno guardare le partite in televisione perché non mi entusiasmava l’idea di dover assistere a una partita passivamente: preferisco partecipare piuttosto che guardare. Inizialmente eravamo pochissime agli allenamenti, e non è stato facile, tanto che ho smesso per un periodo. Quando sono tornata la squadra era cambiata e da quel momento mi è piaciuto sempre di più, mi divertivo non solo a giocare ma anche in compagnia di queste nuove ragazze, tutte straordinarie». Di sicuro, per cultura italiana, il calcio è visto ancora come uno sport prevalentemente maschile: questa cosa ti ha pesato e/o ti pesa ancora? «Il fatto che il calcio sia visto ancora come uno sport prevalentemente maschile non mi pesa e non mi è mai pesato, ma lo trovo assurdo. Il calcio è uno sport come un altro, è fatto di movimento e divertimento in modo sano, soprattutto essendo uno sport di squadra si impara a vincere e a perdere insieme, ed è molto importante. Mi dispiace tanto per quelle bambine e ragazze che vorrebbero avvicinarsi al calcio ma per certi pregiudizi non sono appoggiate dai genitori e quindi non hanno alcun sostegno o incoraggiamento per provare e di conseguenza ci rinunciano». Hai mai avuto ripensamenti sulla scelta di giocare a calcio? «Non ho mai avuto ripensamenti sulla scelta di giocare a calcio, quando ho
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smesso è successo perché finivamo per essere spesso in due ad allenamento e imparavo poco. Per il resto mi è sempre piaciuto giocare, ho sempre pensato che il calcio fosse uno degli sport più facili da imparare. E senza nulla togliere ad altri sport individuali e più statici, preferisco uno sport in cui ci sia un po’ di sana competizione, in cui si può vincere o perdere, in cui si impara anche dalle sconfitte e in cui provi soddisfazione per le vittorie». Ci sono altre discipline sportive che hai praticato o che ti sarebbe piaciuto praticare? «Mi sarebbe piaciuto provare lo sport dei tuffi, ma la ginnastica artistica mi ha rubato il cuore per quindici anni, farà sempre parte di me». Le Bomberine, è una squadra particolare, che va oltre l’aspetto sportivo: perché? «Come dice il mio allenatore le Bomberine sono un concetto che va oltre lo sport in sé. Siamo abituate ad uscire insieme anche fuori dal campo, quindi facciamo squadra sia in campo che nella vita. Posso dire anche che le Bomberine è una squadra particolare perché Bobby prova in tutti i modi a farci apparire non tanto come calciatrici ma come donne, che poi è quello che siamo, ma dobbiamo ancora scontrarci con tanti pregiudizi che Bobby tenta di abbattere. Dopotutto siamo delle campionesse, e ci sarà un perché».
Cosa ti ha spinto ad indossare la casacca delle Bomberine? «Tramite la mia amica Francesca Vianello ho conosciuto mister Bobby che mi ha chiesto di far parte della squadra e ho accettato per la curiosità verso uno sport che non avevo mai praticato prima». Due parole su Marco Bobby Cecolin… «È una persona generosa e
intraprendente. Mi ha sempre ispirato la sua voglia di fare, provare, mettersi in gioco, rischiare, esagerare. È coraggioso e le sue idee sono pazze. È uno che quando pensa e propone di fare una cosa o si fa o si fa. È difficile fargli cambiare idea». Fuori dal campo come passi le tue giornate? «Quando non lavoro le mie giornate fuori dal campo le passo con la mia famiglia e/o con gli amici. Mi piace molto stare all’aria aperta, adoro andare a fare giri in bicicletta lungo gli argini e andare al mare. Nell’ambito lavorativo invece insegnare ginnastica artistica è una delle cose che amo di più, e quando la insegno il tempo vola, mi piace davvero tanto. Inoltre mi piace molto disegnare, mi rilassa particolarmente, anche se purtroppo non riesco a trovare molto tempo da dedicarci. Mentre per mia figlia, e insieme a lei, creo tantissimi lavoretti».
una madre investa un’ora del suo tempo nel suo benessere se ne sente il bisogno. Svagandosi un po’ sarà più serena lei e ciò si rifletterà sulla famiglia». Hai mai pensato di appendere le scarpe al chiodo dopo la nascita di tua figlia? «Ho sempre detto che sarei tornata a giocare fin dal giorno in cui ho dato la buona notizia alla mia squadra. Dopo la nascita di mia figlia ho continuato
a pensare di non voler appendere le scarpe al chiodo, anzi, non vedevo l’ora di tornare, un po’ per poter riprendere la mia forma fisica ma soprattutto per poter rivivere le emozioni del campo. Emozioni che, senza nulla togliere ad altre discipline individuali (come per esempio il Pilates) che donano ugualmente ottimi benefici, non si possono provare senza la competizione e lo “scontro diretto».
Sei mamma di una splendida bambina: come è cambiata la tua vita, anche in ambito sportivo, con la nascita di Ariel? «Con la nascita di mia figlia, in ambito sportivo, la mia vita non è cambiata. Purtroppo ho dovuto smettere di praticare calcio a 5 quando ho saputo di essere incinta e ho ripreso a giocare quando lei aveva 5 mesi. Sono una persona molto determinata, non ho mai pensato che con un figlio venga meno la possibilità di praticare sport, anzi, spero di trasmetterle questa passione». È difficile gestire lavoro, famiglia, figlia e sport? «Non è facile, ma se hai un bravo compagno si può riuscire a fare tutto. È una questione di organizzazione e di collaborazione, ma so che non tutte le donne hanno questa fortuna. Al giorno d’oggi la nostra società ci mette di fronte alcuni modelli da imitare che nessuno dovrebbe accettare, per esempio: “diventare madre significa dover rinunciare a tutto altrimenti non sei una brava madre”, oppure “bisogna fare sport in gravidanza per non ingrassare”, o anche “bisogna essere magre per essere belle” non pensando che invece lo sport porta milioni di benefici, e non solo fisici. Per fortuna non la pensano tutti così e il concetto di Sport si sta evolvendo, infatti organizzandosi e pianificando per bene i propri impegni una donna può essere tutto ciò che vuole: madre, moglie e anche sportiva, senza sentirsi in colpa. Lo sport rende felici, ed è meglio che
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giudizi, come magari avviene in altri ambiti, o di doversi nascondere per timore di non essere accettati. Questo nel nostro mondo non avviene. Stiamo attraversando un momento storico molto delicato sotto questo punto di vista, è una fase cruciale di cambiamento che dura da molti anni e che durerà ancora per altrettanti, ma se è possibile cambiare qualcosa nel nostro piccolo questo è il momento per farlo».
Il tuo momento più bello da calciatrice e quello più brutto? «Il momento più bello da calciatrice è stato quando ho segnato l’ultimo goal sapendo che sarebbe stata l’ultima partita che avrei fatto prima di tornare di nuovo a giocare dopo la gravidanza. Ariel era già dentro di me ed è stato come averlo fatto insieme. Il momento più brutto da giocatrice l’ho vissuto i primi anni, quando ci ritrovavamo spesso solo in due ad allenarci. Mi chiedevo perché dovessi continuare ad allenarmi, ma ho continuato a farlo fino al giorno del mio compleanno in cui mi sono ritrovata a mangiare le pastine insieme a Nicola, che era il secondo allenatore all’epoca, e a Valentina, che era il capitano. Paste che avevo portato per un’intera squadra e che proprio loro me lo avevano chiesto per festeggiare. Ma non sono venute e da quel momento non ho più trovato la giusta motivazione e ho detto basta». Il calcio femminile è spesso, purtroppo, sotto la lente di ingrandimento per fattori extra sportivi e, a volte, viene strumentalizzato per portare avanti campagna a favore dell’omosessualità. Cosa ne pensi? «Penso che se queste campagne riescono a sensibilizzare concretamente la gente allora ben venga, ma non
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capisco perché poi venga generalizzato a tutte le calciatrici. Sicuramente nel mondo del calcio a 5 femminile ci sono molte ragazze omosessuali, ma allo stesso modo ci sono anche negli altri sport. Perché quindi proprio il mondo calcistico fa così scalpore e una squadra di ragazze che praticano nuoto sincronizzato ne fa meno? Nella società di oggi ancora il calcio è percepito come uno sport prettamente maschile, per questo vengono fatte campagne pubblicitarie con noi ragazze. Penso che la strada per abbattere certi stereotipi sia ancora lunga. Inoltre, penso che ognuno dovrebbe vivere la propria vita senza doversi nascondere per paura di non essere accettato, soprattutto nel 2021, ma mi rendo anche conto che è un momento molto sensibile per questo tema che merita ancora molta attenzione. Ho potuto constatare che nel calcio a 5 le ragazze non si fanno di questi problemi e vivono liberamente la propria sessualità ma non perché fanno calcio, non perché è un ambiente adatto a far emergere la propria personalità, ma semplicemente perché è normale sentirsi liberi di essere sé stessi in ogni contesto. Credo che la bellezza del mondo calcistico femminile risieda nella libertà di esprimersi come si vuole. Penso sia quasi liberatorio essere consapevoli di non ricevere
Cosa deve fare secondo te il calcio femminile per assumere un valore assoluto come sport, andando oltre gli stereotipi e le dicerie? «Secondo me non è tanto il calcio femminile che può fare qualcosa ma è la gente che deve cambiare mentalità, deve evolversi e liberare questo sport dai paletti sociali in cui è costretto. Secondo me bisognerebbe farlo provare alle bambine fin da piccole, al pari dei maschi, magari nelle scuole nell’ora di educazione motoria, in questo modo avrebbero almeno la possibilità di capire se è uno sport che può piacere e fare per loro o no. I genitori di adesso non credo siano propensi a portare le loro figlie a fare calcio perché c’è ancora questa mentalità che sia uno sport per i maschi. I papà pensano che le bambine non siano fatte per giocare a calcio, e le mamme hanno fatto altri sport e trasmettono sicuramente la loro passione alle figlie. Quindi se questa iniziativa non può partire dalle famiglie almeno può avvenire in ambito scolastico, credo sia molto importante». Se tua figlia volesse, da grande, giocare a calcio, saresti d’accordo? «Certo che sarei d’accordo, le auguro solo di trovare una squadra bella come la mia». Quando smetterai di giocare, ti piacerebbe allenare? Magari Ariel... «Non riesco ancora ad immaginare il momento in cui smetterò di giocare a calcio perché non mi piace fare attività fisica solo per il mio fisico, ma ci dev’essere anche il divertimento e una sana competizione che si trova negli sport come questo. Non credo mi piacerebbe allenare una squadra di calcio, più che altro non ne sarei in grado dal momento che io stessa ho molto ancora da imparare, ma se mia figlia vorrà potrà andare dalle mie amiche Bomberine».
STARE BEN E
A tavola con Federica
Dott.ssa Federica Delli Noci Dietista - Specializzata in Scienze dell’Alimentazione
Il decalogo alimentare per l’estate
È
arrivata l’estate ! e come ogni anno il principale problema da affrontare è quello del caldo eccessivo con tutte le conseguenze che ne derivano. L’Italia è stato uno dei primi Paesi in Europa che ha attivato, già a partire dal 2004, un Piano nazionale di interventi per la prevenzione degli effetti sulla salute da ondate di calore. Dal punto di vista nutrizionale, cambiano diverse cose rispetto alla stagione più fredda, soprattutto per chi pratica sport all’aria aperta. Ecco allora un decalogo da tenere bene in mente per fronteggiare la calura che ci aspetta nei prossimi mesi. 1. Bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorno. In estate, con l’aumento della sudorazione e della traspirazione, si perdono molti minerali. In particolar modo bambini e anziani devono bere di più, indipendentemente dallo stimolo della sete. Moderare il consumo di bevande con zuccheri aggiunti, limitare il consumo di bevande moderatamente alcooliche come vino e birra ed evitare le bevande ad alto contenuto di alcool come grappe e digestivi. 2. Rispettare quotidianamente il numero e gli orari dei pasti, soprattutto la prima colazione, che deve essere privilegiata rispetto agli altri pasti. La prima colazione è il pasto più importante della giornata, arriva dopo il periodo di digiuno più lungo nell’arco delle 24 ore e fornisce il “carburante” per tutta la giornata. Non consumare un’adeguata prima colazione, inoltre, predispone ad una
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maggiore assunzione di calorie nelle ore successive. 3. Aumentare il consumo di frutta e verdura di stagione e yogurt. Mangiare frutta e verdure fresche di stagione. Preferire lo yogurt bianco senza zuccheri aggiunti. Abbinato alla frutta fresca, rappresenta un’ottima idea per gli spuntini. Non trascurare la frutta secca (mandorle, noci, nocciole), ricca di grassi “buoni”, minerali e fibre, ma senza troppe esagerazioni ! 4. Aggiungere in cucina un po’ di fantasia, scegliendo gli alimenti anche in funzione dei colori. Il colore degli alimenti è dato dal mix di fitocomposti dal potente ruolo protettivo e antiossidante. Più è varia la scelta dei colori, soprattutto per gli alimenti vegetali, più si trae beneficio per il loro ruolo benefico. 5. Moderare il consumo di piatti elaborati e ricchi di grassi. Con l’aumento della temperatura, l’organismo consuma meno energia. È consigliabile, quindi, moderare l’apporto calorico, preferendo cotture in grado di preservare l’apporto di minerali e vitamine, diminuendo anche la quantità di sale e condimenti particolarmente grassi da aggiungere durante la preparazione. 6. Privilegiare cibi freschi, facilmente digeribili e ricchi in acqua. Per aumentare l’apporto di alimenti vegetali nell’arco della giornata, può essere utile completare il pasto con una porzione di frutta fresca o una piccola macedonia di frutta mista di stagione
condita con succo di limone fresco e senza aggiunta di zucchero ! 7. Consumare un gelato o un frullato può essere un’alternativa al pasto di metà giornata. Il gelato o il frullato con frutta fresca e latte (o yogurt) rinfrescano le pause estive o le merende post allenamento. 8. Evitare pasti completi con primo, secondo e contorno soprattutto durante i soggiorni in albergo o in vacanza. Optare in una delle due occasioni per piatti unici bilanciati che possono fornire i nutrienti di un intero pasto. Alcuni degli abbinamenti possibili sono pasta con legumi e/o verdure, carne/pesce/uova con verdure. 9. Consumare poco sale e preferire sale iodato. L’eccessivo consumo di sale aumenta il pericolo di disidratazione, particolarmente rischioso per chi pratica sport all’aperto. Per coloro che soffrono di ipertensione arteriosa è consigliabile l’uso di sale iposodico. 10. Rispettare le modalità di conservazione degli alimenti. Mantenere la catena del freddo per gli alimenti che lo richiedono attrezzandosi con borracce e borse termiche nelle quali trasportare gli alimenti che richiedono una conservazione a basse temperature per prevenire il rischio di contaminazione batterica e di deterioramento dei cibi. Di seguito qualche piccolo spunto per la preparazione di piatti estivi freschi, leggeri e nutrienti.
ORZO ALLA MEDITERRANEA Orzo 150 gr Feta greca 150 gr Pomodori datterini n.10 circa Pesto di basilico 2 cucchiai Olive nere denocciolate n.10 circa Sale q.b. Pepe q.b. In una pentola piena di acqua salata lessare l’orzo seguendo le indicazioni di cottura fornite sulla confezione; sciacquare i pomodorini, tagliarli a cubetti e metterli in una terrina con le olive nere precedentemente sgocciolate. Tagliare la feta a cubetti, aggiungerla ai pomodorini e alle olive e condire con il pesto di basilico e un pizzico di pepe nero. Ultimata la cottura dell’orzo, lessarlo, unire il condimento a base di pomodorini, feta, olive e basilico, mescolare tutti gli ingredienti per amalgamarli e servire tiepido.
SPAGHETTI AL PESTO DI ZUCCHINE E MANDORLE Spaghetti integrali 160 gr Zucchine n.2 Mandorle affettate 40 gr Aglio n.1 spicchio Olio extra vergine d’oliva 3 cucchiai Sale q.b. - Pepe q.b. Lavare e tagliare le zucchine a rondelle; cuocerle in una padella antiaderente con un filo d’olio extra vergine d’oliva e lo spicchio d’aglio per almeno 10 minuti; condirle con un pizzico di sale e pepe. Quando si saranno cotte e ammorbidite completamente, frullarle con un frullatore ad immersione fino ad ottenere una crema omogenea (aggiungere acqua bollente per migliorare la consistenza). Mettere da parte la crema di zucchine e cuocere gli spaghetti integrali in abbondante acqua salata attenendosi ai tempi di cottura indicati in confezione. Scolare la pasta, unire il pesto e mescolare per amalgamare tutti gli ingredienti. Impiattare e servire aggiungendo in superficie le mandorle affettate.
Gold sponsor
Pallamano Olimpica Dossobuono SdP / 31
magazine
EVENTO
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media partner ufficiale
Foto: Maurilio Boldrini, El Pato73
Occhio al Diamante veronese
U
MATTEO LERCO
n diamante condiviso tra Verona e San Martino Buon Albergo, otto squadre europee che si contendono il titolo continentale, uno degli eventi sportivi tra i più importanti della nostra provincia. Stiamo parlando del campionato europeo Under 23 di baseball in programma dal 24 al 28 agosto in terra veronese e del quale Sportdipiù Magazine sarà media partner ufficiale insieme alla Young Sport & Cultura Community di San Martino Buon Albergo. Nato nel 2017, in sostituzione del torneo di categoria Under 21, il Campionato europeo di baseball under 23 è stato ospitato sempre dalla Repubblica Ceca, prima nella città di Brno (2017) e poi a Praga (2019). La prima edizione è stata vinta dall’Olanda in una emozionante finale terminata
con il risultato di 10-9 al decimo inning proprio contro la Repubblica Ceca, che si è rifatta nella edizione successiva vinta grazie al successo in finale per 4-1 contro la Germania. Divise in due gironi le migliori nazionali continentali si daranno battaglia per portare a casa il prestigioso titolo. L’Italia, guidata da Alberto D’Auria che ha alle spalle 120 partite con la maglia azzurra, incontrerà Repubblica Ceca, Francia e Gran Bretagna. L’altro girone vedrà confrontarsi Germania, Ucraina, Belgio e Olanda. Le semifinali incrociate fra prime e seconde si terranno il 27 agosto, mentre la finale sabato 28 agosto. Con D’Auria collaborano il Pitching coach: Rolando Cretis e i Coach: Federico Bassi, Alessandro Bortolomai, Gianmario Costa, Christian Gnudi. “La categoria Under 23” - racconta Andrea Marcon, presidente della Fibs Federazione italiana baseball e softball - “l’abbiamo riscoperta quest’anno. L’avevamo un po’ tralasciata per altre categorie. Ora però la riprendiamo anche in vista delle Olimpiadi di Los Angeles del 2028 dove l’Under 23 ci sarà utile per
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tentare la qualificazione. Per l’europeo ci faremo trovare pronti per dare belle soddisfazioni al baseball italiano, ma anche a Verona”. “Verona e San Martino “ - ha proseguito Marcon - “sono decisamente una casa importante per il nostro baseball: Verona, torna da quest’anno a vantare una squadra, la Tecnovap, nel massimo campionato italiano di baseball, ai blocchi di partenza sabato 22 maggio. Peraltro l’azienda abbinante è un marchio storicamente vicino alle nostre discipline, Tecnovap infatti è anche fornitore ufficiale delle Squadre Nazionali e le sue macchine per il vapore sono uno strumento indispensabile per la sanificazione dell’equipaggiamento di gioco, comprensibilmente ancora più importante in questo periodo. San Martino Buon Albergo è conosciuto nel mondo del baseball italiano per la sua lunga tradizione nel baseball giovanile grazie al San Martino Junior, società molto attenta allo sviluppo dei giovani e che ha già contribuito al movimento italiano con lo sviluppo di atleti come i nazionali Samuel e Mattia Aldegheri e da lì proviene il tecnico Stefano Burato, attuale manager della nazionale U-12 vincitrice delle ultime tre edizioni del campionato europeo di categoria.” I lavori di preparazione dei due impianti sportivi, a Verona e a San martino Buon Albergo, stanno procedendo per il meglio. “Il Diamante del Gavagnin”-
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riferisce Andrea Bassi, assessore all’edilizia sportiva del comune di Verona - “devastato la scorsa estate da ben due nubifragi è già stato messo a punto per il campionato di serie A (iniziato a maggio, ndr) e per l’europeo sarà in magnifico spolvero. Sono già stati avviati gli interventi per predisporre la struttura al meglio e offrire così ad atleti e pubblico un evento sportivo di alto livello”. “Il Gavagnin è un gioiello d’impianto” - ricorda l’assessore allo sport del Comune di Verona Filippo Rando - “che già diverse volte ha ospitato anche la nazionale maggiore, ma questa volta avrà il piacere di essere il teatro per future stelle”. Anche a San Martino Buon Albergo la macchina organizzativa è già in moto, come assicura l’assessore allo sport Giulio Furlani: “Siamo già da tempo operativi per preparare al meglio il nostro diamante. A dire il vero non ci sono grossi interventi da fare ma vogliamo muoverci per tempo al fine di arrivare ad agosto in assoluta tranquillità. Per noi sarà anche l’occasione per promuovere il nostro territorio”. L’europeo Under 23 di baseball approda nel veronese oltre per le doti organizzative anche per la storia di questo sport nella nostra provincia. Il tutto ha inizio nel dopoguerra quando Rinaldo Olivieri e John Vidali, due liceali, si imbattono nel baseball che fa impazzire gli americani. La prima società
fondata a Verona è stata la Bentegodi Verona Cardinals nel 1949 che aveva come colori sociali il bianco e il rosso e per simbolo un uccellino rosso. Da lì e fino al 1964 altre società di baseball verranno alla luce: i Mastini della Libertas Verona, la Libertas Valdonega, la Banda Bassoti, il Verona Baseball Club. Ma è tutto un susseguirsi negli anni a venire di squadre. Nel 1971 verrà costruito il nuovo stadio di baseball intitolato a Mario Gavagnin. La struttura, con misure internazionali, diventa uno degli impianti più belli e prestigiosi di Italia tanto che vi giocheranno prestigiose nazionali, come Cuba e Stati Uniti. Attualmente una delle realtà più importanti presenti nel veronese è la Verona Farm System nata dalla collaborazione tra la Tacnovap Verona Baseball che attualmente milita nel campionato di Serie A, la Dynos in Serie B e la San Martino Junior in Serie C. Lo scopo di questa franchigia è quello di condurre gli atleti, con la giusta gradualità di categoria, a raggiungere quello che sarà il loro massimo risultato sportivo possibile. “Il San Martino baseball è una delle realtà più importanti del Veneto e ha come missione” - racconta Luca Dando, presidente della società - “di curare il settore giovanile. Da noi giocano ragazzini a partire dalla scuola primaria, ma anche materna, e poi su fino agli adulti. Il tutto è suddiviso in cinque formazioni: minibaseball; Under 12-1518; Serie C. Quest’ultima istituita ad hoc per poter permettere a chi ha più di 18
Anche la Young Sport e Cultura Community sarà ufficialmente al fianco di SportdiPiù Magazine nella promozione dei Campionati Europei di Baseball Under23. “Quando il direttore di SportdiPiù Magazine Alberto Cristani” - spiega la presidente Young Sport e Cultura Community Emanuela Biondani - “ci ha chiesto se come Young volevamo collaborare per alla promozione dei Campionati Europei di Baseball, non abbiamo avuto dubbi e abbiamo accettato subito. Il baseball è uno degli sport che fa parte del nostro consorzio e gli Europei si giocano anche a San Martino Buon Albergo:
anni di continuare a praticare il baseball”. Dal canto suo William Manzoni, presidente della Tacnovap Verona Baseball ricorda: “Grazie a questa franchigia il 95% dei giocatori della Tacnovap sono veronesi con l’innesto di qualche atleta straniero per poter competere a livello nazionale. Un segnale importante per tutto il movimento veronese e non solo”. SportdiPiù magazine è official media partner dei Campionati Europei grazie ad un accordo definito con la FIBS Nazionale e in collaborazione con l’ufficio stampa FIBS coordinato da Marco Landi. “Essere media partner di un evento europeo come i campionati di baseball Under23” - spiega il direttore SportdiPiù magazine Alberto Cristani - “è per la nostra redazione un orgoglio e un onore. Abbiamo proposto questa collaborazione al presidente FIB Nazionale Alessandro Marcon in occasione della presentazione
ufficiale tenutasi a Verona lo scorso maggio e c’è stata subito intesa. Intesa che si è ulteriormente affinata in occasione della live trasmessa sulla nostra pagina Facebook e dedicata interamente agli Europei. Promuoveremo quindi l’evento sui nostri canali digitali, social e sulla rivista, in collaborazione con Avelia Hd e con Young Sport e Cultura Community di San Martino Buon Albergo che sarà di fatto il nostro sponsor ufficiale grazie al quale potremo organizzare altre dirette e, con ogni probabilità, anche la diretta di una partita. Crediamo molto nello sport, soprattutto in quello giovanile, e lo abbiamo dimostrato più volte nel corso di questi 12 anni di attività. Saremo quindi idealmente anche noi sul diamante per sostenere tutti i ragazzi che giocheranno e si sfideranno per conquistare il titolo. Il tifo, però, sarà tutto per i nostri Azzurri, sperando possano regalarci grandi soddisfazioni!”.
davvero non potevamo non esserci. Per il territorio per lo sport sammartinese gli Europei Under 23 di Baseball rappresentano una grande vetrina di promozione e di visibilità che tutti dobbiamo sfruttare al meglio. Ricordo che il San Martino Junior Baseball & Softball, presieduto da Luca Dando, è supporto fondamentale per le FIBS Nazionale nell'organizzazione e gestione dell'evento". "Con SportdiPiù Magazine" - prosegue Emanuela Biondani - "organizzeremo a San Martino un'altra conferenza stampa di presentazione e un evento pochi giorni prima dell'inizio del torneo durante il quale comunicheremo le ultime novità
e aggiornamenti. Stiamo valutando, insieme anche ad Avelia, di trasmettere in streaming una delle partite che verrà giocata sul nostro diamante. Tante idee sono in ‘cantiere’ e anche qualche sorpresa, che non guasta mai”.
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I NTERVISTA elon C o e t t a M
Arrivederci
America's p u C 36 / SdP
Foto: Matteo Celon
M
JACOPO PELLEGRINI
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Avevamo questo obiettivo da 3 anni e mezzo: io ho iniziato a gennaio 2018 a fare i test per entrare nel team. È un lavoro a lungo termine, come quando uno deve laurearsi: viene tutto deciso negli ultimi mesi cosa hai fatto in 3 anni…
atteo Celon, Grinder del team Luna Rossa Prada Pirelli, è stato il più giovane atleta nell’equipaggio italiano durante l’ultima America’s Cup ad Auckland tra il 10 e il 17 marzo scorsi. Entrato nel team nel 2018, a soli 22 anni, è riuscito a vincere quest’anno la Prada Cup, la competizione per selezionare il challenger che sarebbe andato a sfidare il detentore della Coppa America, team New Zealand. Matteo, eri il più giovane atleta del team Luna Rossa Prada Pirelli. Che sensazioni hai provato a confrontarti con personalità come Max Sirena, Francesco Bruni e James Spithill, per citarne alcuni? “Essendo il più giovane del team sono entrato a testa bassa e sapevo che dovevo far vedere che aveva avuto senso scegliermi. Ho sempre lavorato e portato rispetto verso quelli con più esperienza di me, e loro li vedevo come personaggi abbastanza fuori dalla mia portata. Poi li ho conosciuti e ho capito che invece sono persone alla mano: Max Sirena anche se era il capo del team e doveva essere sempre serio veniva lì e faceva qualche scherzo; James Spithill e Francesco Bruni, anche se sono l’uno l’opposto dell’altro, erano due persone simpatiche e alla mano. Non creavano un clima di tensione: lavorare bisognava lavorare, ma sempre in un ambiente sereno.”
All’interno del team il tuo ruolo è stato quello del Grinder: cosa significa essere un Grinder e quali compiti avete? “Sono stato scelto come Grinder e come tale avevo dei lavori da fare a terra e in barca. In barca, che è quello che vedono tutti, è lo sforzo che fai di girare queste maniglie in maniera continua durante tutta la regata: attraverso questo lavoro le pompe creano un flusso di olio continuo che poi arriva ai cilindri, che regolano le vele. Noi praticamente siamo il motore della barca. Questo era il nostro compito principale, poi naturalmente avevamo altri compiti sulla barca. Le qualità che dovevi avere erano di essere abbastanza sveglio e capire subito cosa dovevi fare e quando. Le barche lì vanno a 100 km/h, quindi dovevi decidere in un millisecondo cosa fare ed essere pronto già per la mossa dopo. Ma i Grinder non avevano solo questi compiti. A terra ognuno era affidato a un dipartimento: io mi occupavo della parte meccanica. Il mio compito era controllare, smontare, cambiare le catene, le corone, i rapporti, fare i controlli di tutti i bozzelli, dei carri e tutto ciò che fa parte della meccanica. Poi c’erano idraulica, elettronica e boat building, che si occupavano di costruire i pezzi in carbonio.” Parlando di allenamenti, invece, come si struttura una tua “classica” giornata di allenamento? “Il fine di Luna Rossa era di portare la barca il più velocemente possibile all’America’s Cup con tutte le modifiche, quindi la nostra giornata era basata su
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questo: aiutare a fare le modifiche, fare i cambiamenti che andavano fatti, le prove ecc. Poi ci potevamo allenare ritagliandoci dei momenti: di solito era dalle 9.00 alle 18.00 il lavoro, quindi ci si allenava negli altri orari. Io mi svegliavo alle 6.00 e facevo allenamento dalle 7.00 alle 8.30. Mangiavo qualcosa al volo e poi iniziavo a lavorare. La sera iniziavo verso le 19.30 e finivo alle 20.30. Alle 21.00 ero a casa, mangiavo e poi andavo a dormire. Questa era la giornata tipo. In palestra cercavo di dividermelo con cardio, lavoro generale ecc.; poi c’era il lavoro sul grinder, che è una cosa a se, in cui si cerca di mettere più quantità possibile. Però più ci avvicinavamo alle regate più facevamo qualità e meno tempo su questo macchinario. Tutto l’allenamento che facevo era finalizzato per girare le maniglie più forte che potevo
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ed essere sveglio mentalmente e pratico per schiacciare qualche pulsante mentre facevo altro. Bisognava avere un minimo di rapidità mentale.” Durante la Prada Cup qual è stato il momento in cui avete capito che potevate farcela ad arrivare a battervi contro team New Zealand per l’America’s Cup? “Il nostro obiettivo era di arrivare a fare la finale (America’s Cup). Se riesci a sfruttare l’occasione di arrivarci ovviamente dai il massimo: siamo riusciti anche a togliere qualche punto ai Kiwi (team New Zealand, ndr). Siamo contenti anche di questo. Credo che come team ce ne siamo accorti all’inizio delle regate della Prada Cup, quando abbiamo visto che andavamo bene e avevamo un buon margine. Io sinceramente l’ho capito quando abbiamo
perso contro gli inglesi. Quindi ci ho creduto fin dall’inizio!” Il vostro team è stato anche testimone diretto dell’incidente di American Magic durante la Prada Cup. Vi siete accorti subito di quello che era successo e della gravità della situazione? “E’ stata una giornata un po’ strana perché anche noi abbiamo avuto qualche problema, infatti non eravamo partiti benissimo. Era una giornata abbastanza difficile, molto rafficata con perturbazioni. Loro sono arrivati di bolina dove il vento era girato molto: dovevano in pratica fare una manovra abbastanza difficile che era una virata e poggiata, e con queste barche devi avere una buona velocità per poggiare se no rischi di scuffiare come è successo. Loro hanno fatto questa virata e poggiata,
poi ti hanno scelto per far parte del progetto Luna Rossa Prada Pirelli? “Sicuramente la mia famiglia è stata molto contenta. A dire la verità mio padre è sempre stato abbastanza fuori dal contesto velico parlando di me perché sapeva anche lui che avrei avuto una grande pressione su qualunque cosa avrebbe detto, e per il fatto che fossi suo figlio. Mi ha sempre spinto a fare sport ed è stato molto orgoglioso di me ma cercava di farmi avere meno pressioni possibili.”
però stava arrivando una raffica in quel momento: mentre stavano facendo la poggiata, nel pieno della potenza, sono stati investiti dalla raffica e non li ha aiutati nel problema che stavano già avendo. Poi è scuffiata la barca. Noi li abbiamo visti subito, ma non pensavamo avessero avuto un problema di quell’entità: stavano per affondare perché avevano fatto un buco nella barca. Ma di questo ce ne siamo accorti veramente due ore dopo, perché anche loro prima hanno raddrizzato la barca e poi se ne sono accorti.”
Da piccolo avresti mai detto di riuscire ad arrivare a questo traguardo? Era un sogno che avevi nel cassetto o è stato un qualcosa che è maturato con gli anni e con le tue esperienze? “Diciamo più la seconda, è un sogno che è maturato con il tempo. Da piccolo non mi aspettavo di fare l’America’s Cup, anche perché avevo mollato la vela e l’ho ripresa solo in tarda età. È stata una sorpresa e un’occasione da cogliere. ”
Avevi un rito scaramantico, individuale o di squadra, prima di ogni regata? “Il mio personale rito scaramantico era solo di pensare al momento, alla giornata e stare tranquillo. Vivere il momento come se avessi dovuto dare il tutto per tutto. Per quanto riguarda la squadra, ti dico solo che in giro per la base c’era pieno di cornetti rossi. Poi, in spogliatoio prima di una regata è successo che è venuto Max a fare un discorso e abbiamo vinto due volte contro gli inglesi. Da lì lo facevamo sempre venire a dire qualcosa, se no avrebbe portato sfortuna. Non cose da film eh, ma anche solo due parole d’incoraggiamento.” Ad oggi, quale sarà il tuo prossimo obiettivo? “A me piace regatare, allenarmi, testarmi mentalmente e fisicamente. Sono aperto a qualunque possibilità perché per ora non si sa ancora nulla per la prossima America’s Cup. Di quello che sono sicuro è che la scelta che prenderò la porterò fino in fondo.”
Possiamo forse dire che la vela è nel tuo DNA: tuo papà, Claudio Celon, ha partecipato a tre Giochi Olimpici e a due America’s Cup, riuscendo a vincerne una. Cosa ti ha detto quando gli hai comunicato che eri stato chiamato per le selezioni? E quando
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SPO RTIVA-M E
NTE
Psicologia sportiva
Dr. Tommaso Franzoso Psicologo dello Sport - Sport Mental Trainer Venezia Soccer Academy e Venezia FC in collaborazione con Riccardo Oboe, Alirio Riccardo Bonetti, Francesco Minio, Jacopo Cannatello
La resilienza e lo sport
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ai come in questo periodo la parola resilienza ha un peso importante nel nostro mondo. Per resilienza si intende la capacità di un individuo o di un sistema di affrontare una difficoltà e saperne uscire in modo positivo. In tutto il mondo, a causa della pandemia, abbiamo vissuto un momento difficilissimo, un ostacolo che a momenti è sembrato insormontabile. Per rispondere in modo resiliente a questo evento ed essere capaci di affrontare le avversità è importante ritrovare motivazioni e obiettivi a medio e lungo termine, cercando di trasformare i momenti negativi in un trampolino di lancio per un’opportunità di crescita. Nello sport la resilienza è fondamentale non solo per raggiungere alti livelli, ma anche per gli atleti dilettanti o per gli allenamenti personali. La resilienza nello sport entra in gioco nel momento dello sforzo fisico, in particolare negli sport endurance dove l’individuo si propone di abbattere sia le barriere fisiche che mentali portandosi a confronto con i propri limiti: in questo caso l’atleta riesce ad accettare la sofferenza della fatica e rimanere focalizzato verso i propri obiettivi e andare avanti. La resilienza fa parte in qualche modo della dimensione motivazionale dell’individuo: nella vita come nello sport per arrivare a dei risultati servono vari mesi o anni, durante i quali è necessario saper affrontare difficoltà e frustrazioni, imparando a rispondere in modo resiliente affinché si possa raggiungere il proprio obiettivo. Nello sport le situazioni dove serve essere resilienti sono differenti, come sopportare i carichi di lavoro, gestire lo stress prima e durante la gara, affrontare un infortunio rientrando gradualmente. È importante ricordarsi che l’errore è un aspetto inevitabile nella pratica sportiva
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ed è fondamentale saper gestire stati emozionali spiacevoli. A questo punto ci si può chiedere se la resilienza è una caratteristica innata o un’abilità da appendere: la resilienza è una caratteristica innata determinata dai geni, ma allo stesso tempo può essere mantenuta e sviluppata. Lo sviluppo della resilienza avviene principalmente attraverso le esperienze che facciamo, il contesto che frequentiamo e le persone con cui ci rapportiamo quotidianamente: si può quindi imparare ad essere resilienti. Un esempio emblematico è Michael Jordan, esempio di persona resiliente agli occhi dei compagni e di tutto il mondo. Un esempio della sua capacità di resilienza sono queste citazioni: “Nella mia vita ho sbagliato più di 9000 tiri, ho perso quasi 300 partite, 26 volte i miei compagni mi hanno affidato il tiro decisivo e l’ho sbagliato. Ho fallito molte volte. Ed è per questo che alla fine ho vinto tutto”. “Posso accettare la sconfitta, tutti falliscono in qualcosa. Ma non posso accettare di rinunciare a provarci”. -Michael JordanUn altro modo in cui si sviluppa la resilienza è tramite le esperienze che portano l’atleta in una situazione al di fuori della sua zona di comfort. Nello sport inevitabilmente ci si confronta con avversari più forti o con sfide personali difficili da raggiungere, passando per scottanti sconfitte. Queste esperienze non devono essere evitate, ma affrontate adottando strategie che piano piano vengono affinate, escludendo quelle che non hanno portato effetti benefici. Ciò comporterà una crescita ed un miglioramento progressivo nell’atleta che darà il massimo per raggiungere i suoi obiettivi. Una tecnica veloce che chiunque può
applicare a se stesso per predisporre il pensiero ad agire in maniera resiliente è la tecnica ABCD coniata dallo psicologo Albert Ellis e successivamente adeguata al mondo dello sport. Essa consiste nel dividere in tre colonne un foglio e appuntare un avvenimento negativo nello sport svolto in una colonna (Avversità; es. ho perso la partita), in un’altra colonna si scrivono le convinzioni che sottostanno all’evento negativo (Beliefs; es. non sono forte, ho sbagliato tanto è ovvio che perdo) e nell’ultima colonna si appuntano le reazioni emotive associate all’evento negativo (Conseguenze; es. sono triste amareggiato e mi sento un fallito). A questo punto sarà necessario mettere in discussione le Conseguenze attraverso la fase di Discussione (es. in realtà ho vinto già delle partite e gli errori mi possono insegnare per il futuro). Con la messa in discussione delle convinzioni si avranno degli effetti sull’atteggiamento mentale che l’atleta si pone in vista della prestazione successiva (Effetti; es. in realtà sono capace oggi è andata così ma ho altre partite per rifarmi). In conclusione, la capscità di resilienza è fondamentale nello sportivo perché aiuterà ad integrare tutte le componenti mentali ed emozionali per dirigerle verso l’obiettivo prefissato, nonostante le difficoltà.
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Era la fine estate del 1990 quando a Verona si disputò l’ultimo torneo internazionale di tennis. La vittoria finale andò all’olandese Richard Krajicek (successivamente vincitore di Wimbledon nel 1996), con il veronese Corrado Aprili che si fermò in semifinale. Dopo ben 31 anni il tennis ‘che conta’ sbarca nuovamente in riva all’Adige e lo farà dal 16 al 21 agosto con gli Internazionali di Tennis di Verona, gara inserita nel Challenger-80 Tour ATP che richiamerà giocatori professionisti dal 100 al 400 del ranking mondiale. Il Torneo, organizzato dalla VK Events, si avvale del patrocinio del Comune di Verona e della collaborazione dell’Associazione Tennis Verona che ospiterà sui suoi campi la manifestazione. Alle qualificazioni del torneo di singolare maschile parteciperanno 16 giocatori, e 32 al main draw; al doppio maschile 16 coppie. A dirigere il torneo saranno il tennista croato, ma veronese d’adozione, Viktor Galovic (best ranking ATP nr 172, tuttora in attività e vincitore della Coppa Davis 2018 nella squadra nazionale della Croazia) e Carlo Piccoli della VK Events, società titolare dei diritti ed organizzatrice del torneo.
Le qualificazioni agli Internazionali si terranno il 15 ed il 16 agosto e permetteranno di inserire come wild-card alcuni fra i più promettenti giocatori veronesi ed italiani. Nella presentazione ufficiale dell’evento, svoltasi lo scorso 4 giugno nella Sala Arazzi del Comune di Verona, tanto entusiasmo e attesa.
magazine
Ritorno del grande tennis
media partner ufficiale
“È con grande orgoglio” – ha dichiarato Alfonso Sonato presidente dell’Associazione Tennis Verona – “che torniamo ad ospitare un Torneo di questo livello. Un ringraziamento particolare a Carlo Piccoli e Viktor Galovic entusiasti organizzatori dell’evento per averci coinvolto. Sono certo che il campo centrale potrà essere una cornice unica
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per le grandi sfide che si giocheranno in notturna ritornando indietro nel tempo allorquando si era giocata la Coppa Davis e l’incontro internazionale Italia-Francia”. Anche il Sindaco di Verona Federico Sboarina ha sottolineato l’importanza dell’evento: “Il grande tennis internazionale è un’altra importantissima occasione per Verona, che ha lo sport nel suo Dna. E così, dagli spettacoli allo sport, dalle grandi realtà alle piccole associazioni, registriamo grandi ritorni che segnano passi fondamentali per ricominciare più forti di prima. Dalle
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finali di Champions League di Volley, al Giro d’Italia, al ritorno del Maestro Muti in Arena, la città ha bisogno di tutto questo. Anche per ridare slancio ed entusiasmo ai giovani”. Infine Filippo Rando, assessore allo Sport del Comune di Verona, ha evidenziato: “Verona, torna finalmente alla ribalta internazionale anche nel tennis, dopo più di trent’anni. Un’altra eccellenza sportiva che va ad aggiungersi a quelle che già abbiamo. Ringraziamo gli organizzatori per l’impegno e per aver gettato il cuore oltre l’ostacolo, in un
momento economico e sociale davvero complesso. Nonostante questo avete creduto in un progetto ambizioso e la città ve ne è grata”. Tutte le partite degli Internazionali di Tennis di Verona saranno in streaming sul sito ufficiale ATP; le dirette delle semifinali e delle finali – in partnership con Avelia – saranno in streaming sui social media e su alcune televisioni. Gli Internazionali di Tennis sostengono la Associazione Ippocampo per la cura dei ragazzi autistici. SportdiPiù Magazine sarà media partner ufficiale dell’evento.
Ippocampo APS ‘sottorete’ per sostenere l’autismo I Disturbi dello Spettro Autistico (ASD -Autism Spectrum Disorders) sono un ampio gruppo di disturbi del neurosviluppo tra loro eterogenei, caratterizzati sul piano sintomatologico da anomalie dell’interazione sociale e della comunicazione - sia verbale che non-verbale - e da pattern di interessi e comportamenti ripetitivi e ristretti. Il disturbo può inoltre accompagnarsi a gradi variabili di impaccio fine e grosso motorio. Esistono numerosi lavori scientifici che riportano l’utilità e il beneficio dell’attività sportiva nei Disturbi dello Spettro Autistico. Lo sport infatti, nelle sue molteplici forme, contribuisce a ridurre le stereotipie, a stimolare la funzionalità motoria, a migliorare le funzioni esecutive e le abilità comunicative e di relazione con i pari. Oltre al benessere fisico, quindi, l’attività sportiva favorisce anche un miglioramento globale della qualità di vita della persona con ASD. Spiega Alice Lonardi, presidente dell’Associazione Ippocampo APS: “I vantaggi che uno sport come il tennis può portare a una persona con Disturbo dello Spettro Autistico sono molteplici. L’impatto “emozionale” dell’attività è
mediato dalla peculiarità del campo da gioco, dove il contesto è chiaro e lineare. Inoltre, la relativa distanza tra i due giocatori può favorire l’approccio all’attività sportiva, dal momento che le persone con ASD spesso non tollerano il contatto fisico. Avere di fronte a sé l’avversario può rappresentare per la persona un modello di apprendimento. La pallina, infatti, diventa il legante tra i due giocatori: tramite lo scambio dei colpi è necessario che la persona esegua la propria attività tenendo in considerazione l’attività dell’altro, determinando una sincronizzazione con l’avversario che risulta poi importante nello sviluppo delle competenze necessarie alla sincronizzazione del soggetto nel tessuto sociale”. IL PROGETTO L’Associazione Ippocampo APS di Verona si pone come obiettivo la realizzazione di questo progetto grazie ad un ciclo di lezioni di avvicinamento al tennis, a frequenza settimanale, rivolte a un gruppo di bambini/adolescenti con Disturbo dello Spettro Autistico, da tenersi in orario pomeridiano o nel fine settimana. Alle lezioni, accanto al personale qualificato
nell’insegnamento della disciplina, saranno presenti professionisti psicologi ed educatori che, oltre a formare il personale tecnico sulle caratteristiche del Disturbo, monitoreranno l’andamento del progetto ed eseguiranno una lettura neurofunzionale iniziale e finale di ciascun partecipante, per poter rilevare e quantificare gli eventuali benefici dell’attività sportiva. I risultati emersi verranno inoltre raccolti nell’ottica di produrre lavori scientifici che documentino l’efficacia del tennis nei Disturbi dello Spettro Autistico. “VK Events” - spiega il responsabile Carlo Piccoli - “nasce sia per organizzare eventi sportivi quali il prossimo Atp Challenger Internazionali di Tennis Verona 2021, sia per contribuire a sviluppare una cultura di sport e tennis più ampia ed inclusiva dei bisogni dei giovani agonisti. Il progetto dell’Associazione Ippocampo APS ne è un esempio perfetto, siamo entusiasti di poterne far parte nel nostro specifico lavoro, pertanto già nel prossimo torneo saremo attivi per reperire i fondi necessari alla partenza del progetto, così come nell’individuare il Circolo ospitante il test e i Maestri ritenuti più idonei al delicato compito”.
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I NTERVISTA lovic a G r o t ik V
Foto: Maurilio Boldrini
Sognando l'Arena 46 / SdP
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MATTEO ZANON
l tennista croato Viktor Galovic, vincitore della Coppa Davis nel 2018 e con un passato da 173 del mondo (ora 331), insieme all’imprenditore Carlo Piccoli ha deciso di riportare il grande tennis a Verona con il torneo Challenger 80, in programma sui campi dell’At Verona dal 16 a 21 agosto. In esclusiva per Sportdipiù Magazine il tennista si racconta tra attività in campo e da manager. Viktor, com’è nato il tuo amore per il tennis? «Non avevo in mente di fare il tennista professionista fino ai 19 anni. Mi allenavo tre volte a settimana ma senza grandi obiettivi. A 19 anni è scattato qualcosa e ho deciso di provarci. In un paio di anni avevo la possibilità di recuperare rispetto a chi si allenava molto più di me. Dopo 5-6 anni sono riuscito a raggiungere il mio best ranking di 173 della classifica Atp, senza giocare molti tornei. Mi ero dedicato ai tornei grandi e sono riuscito a giocare tre anni e mezzo di qualifiche nei grandi slam e ho mancato per poco di qualificarmi a Wimbledon. La ciliegina sulla torta è stata la vittoria della Coppa Davis vinta con la Croazia nel 2018». Quali sono gli obiettivi per questa stagione? «Dall’anno scorso ho degli acciacchi alla schiena abbastanza seri che non mi permettono di allenarmi come una volta e sto facendo fatica a mantenere
il ritmo degli allenamenti. Per ora l’obiettivo principale è riuscire a risolvere i problemi alla schiena». Oltre al campo sei passato alla scrivania, organizzando insieme a Carlo Piccoli (vedi intervista a pag. 50) il torneo internazionale Challenger 80 che si svolgerà dal 16 al 21 agosto sui campi dell’At Verona. Da dove è nata l’idea di organizzare questo torneo? «L’idea è partita un po’ come uno scherzo. Infatti, assieme al mio amico Piccoli abbiamo provato a vedere se riuscivamo a prendere la data dall’Atp per provare a farlo partire. Da quando ci hanno confermato la data ci siamo messi in moto per organizzarlo al meglio». Come mai avete scelto Verona? «Verona ormai è la mia città. Mi sono trasferito qui da otto anni e allenandomi sui campi dell’At Verona non potevo credere che in un circolo come questo, con un campo centrale unico, non ci fosse un torneo importante. Inoltre, era da 31 anni che a Verona non veniva organizzato un torneo internazionale. Molti appassionati di tennis mi chiedevano come mai non ci fosse un torneo di quel livello e anche per questo motivo abbiamo fatto il possibile per riportarlo tra le mura scaligere». Avete già la conferma di qualche tennista blasonato? «È ancora troppo presto per sapere chi verrà. Non abbiamo molta voce in capitolo perché le iscrizioni passano
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dall’Atp e decideranno loro. Io posso mettere una buona parola con alcuni giocatori, come ho fatto ad esempio con Paolo Lorenzi che mi ha confermato la sua presenza. Abbiamo a disposizione tre wild card che possiamo decidere di dare a chi vogliamo». Quanti saranno i partecipanti e come si svolgerà il torneo? «16 giocatori partiranno dalle qualificazioni, 32 in tabellone e 16 coppie nel torneo di doppio che si svolgerà in contemporanea con il torneo di singolare sui campi dell’At Verona». Avete già qualche obiettivo per i prossimi anni? «Quest’anno il nostro obiettivo era quello di organizzare un torneo internazionale serio. Il Challenger 80 è la base del tennis professionistico ma avevamo i tempi stretti per organizzare un torneo più grande. Già per l’anno prossimo abbiamo l’obiettivo di organizzare un 125mila ed eventualmente, avendo una risposta positiva dalla città e dagli appassionati la direzione è quella di organizzare un Atp 250. Il sogno, perché ancora di questo si tratta, sarebbe quello di avere il campo centrale all’interno dell’Arena di Verona».
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Backstage servizio fotografico di Maurilio Boldrini a Viktor Galovic
Il movimento tennistico italiano sta vivendo un momento d’oro con le giovani promesse Sinner e Musetti e la conferma di Berrettini. Pensi che questo influsso positivo possa dare entusiasmo a tutto il movimento? «Il tennis italiano in questo momento sta esplodendo. Il lavoro è partito tanto tempo fa, circa 6-7 anni fa quando la federazione ha capito in quale direzione andare, come aiutare i giocatori ed ora ne sta raccogliendo i frutti, che continueranno ad arrivare. Per quanto riguarda i tornei, speriamo si ritorni un po’ ai tempi di Panatta, quando grazie ai suoi successi il tennis in Italia è esploso. Sono convinto che tornerà alla ribalta».
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Foto: Maurilio Boldrini
I NTERVISTA coli ic P lo r a C
Il tennis: un amore, uno sport, uno stile di vita
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MATTEO ZANON
arlo Piccoli, imprenditore da anni a fianco del tennista Viktor Galovic, ha deciso, assieme proprio al tennista croato, di mettere a frutto la sua esperienza e riportare il grande tennis a Verona. Il torneo internazionale “Challenger 80” infatti ritornerà a Verona dopo 31 anni, dal 16 al 21 agosto, sui campi del circolo dell’At Verona. Piccoli racconta in esclusiva per SportdiPiù Magazine il suo percorso nel mondo del tennis e i progetti futuri.
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Carlo, quanto è iniziata la tua avventura nel mondo del tennis? Circa 8 anni fa assieme a mia moglie, per passione, abbiamo deciso di seguire dei ragazzi agonisti che volevano provare la grande avventura di arrivare nei primi posti della classifica mondiale. Un’attività durissima che richiede grande impegno, anche economico. Abbiamo approcciato vari ragazzi e accademie e, il destino ha voluto che incrociassimo un rapporto di affetto e di stima con Viktor Galovic. In questi anni, seguendo le gesta di Galovic, abbiamo avuto la fortuna di seguire dal vivo centinaia di tornei professionistici in
tutta Europa e negli Stati Uniti. Unendo la nostra esperienza, finalmente siamo riusciti a costruire qualcosa qui a Verona. Ci racconti come siete riusciti ad aggiudicarvi la candidatura per il “Challenger 80” di agosto? La pandemia del Covid, purtroppo, ha modificato i calendari e per questo si sono liberate delle settimane e siamo riusciti, grazie alla candidatura all’Atp presentata da Viktor, ad aggiudicarci la settimana dal 16 al 21 agosto. Ci è stata data molto tardi ma siamo riusciti ad organizzare tutto il necessario. Saremo
titolari dei diritti del torneo di questa settimana da qui a quando ci ritireremo. Avete già in progetto delle novità per i prossimi anni? Questo è il primo anno e il primo passo. L’anno prossimo ci sarà sicuramente un’evoluzione nella qualità tecnica del torneo per cui interverranno giocatori più importanti, dal numero 50 al 100 del mondo e vedremo quale ulteriore possibile evoluzione ci potrà essere. L’obiettivo finale è quello di organizzare, un domani, un torneo Atp 250, primo gradino dei tornei che contano nell’ambito dell’Atp. È molto
difficile arrivarci perché occorre diventare proprietari della licenza e quindi attendere che qualcun altro, titolare della licenza, decida di non svolgere più il torneo. Con calma e pazienza, un passo dopo l’altro, sicuramente riusciremo ad arrivarci. Dal suo percorso si nota che ha a cuore lo sport agonistico giovanile. Cosa si può far per salvaguardarlo? L’aspetto del tennis, e dello sport agonistico, ha un’importanza vitale sulla crescita e sull’educazione dei giovani e per questo ci piacerebbe riuscire a portare avanti un discorso che permetta un’in-
tegrazione dello sport professionistico maggiore con l’attività scolastica. Tutti coloro che si occupano di agonismo in Italia sanno che purtroppo la convivenza con l’attività scolastica è di estrema difficoltà. Oggi l’impostazione scolastica italiana, sicuramente di eccellenza da un punto di vista scolastico, quasi impedisce ai giovani l’attività agonistica. Credo che questo sistema non possa continuare così nel tempo. L’attività agonistica è un salvavita, è un’attività formativa impressionante e quindi speriamo di contribuire, vedremo in che forme, e di affrontare questo tema con le istituzioni.
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ATV story L’Associazione Tennis Verona fu fondata nel 1929 su iniziativa di Gian Franco Fedrigoni, che ne fu primo presidente, e di un gruppo di suoi amici che tanto fecero sino a convincere il Comune a costruire tre campi nella zona di Porta San Giorgio. Lo spirito con cui il circolo nacque suggerì il nome, “Associazione”, ovvero sodalizio di amici nel più completo senso della parola. Lo sviluppo del Circolo in senso sportivo e agonistico fu particolarmente favorito, a partire dal 1932, da Vasco Valerio, al cui nome oggi è intitolato il campionato europeo a squadre juniores. La sua presenza si rivelò molto utile negli allenamenti, visto la rapida ascesa nei valori nazionali. Valerio aveva avuto anche la fortuna di prestare servizio militare a Milano, in una compagnia il cui comandante, appassionato di tennis, per dargli possibilità di frequentare il proprio circolo e partecipare ai tornei milanesi, lo aveva nominato suo attendente. Il battesimo internazionale ufficiale avvenne nel 1951 con l’incontro tra le rappresentative dell’Italia e della Germania, con interpreti del calibro di Cucelli, Del Bello, Von Cramm e Bukolz. Poi, nel 1965, in occasione dell’inaugurazione della nuova club house, fu di scena l’internazionale Italia-Francia.
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Nel 1967 l’At Verona chiese ed ottenne l’ambito privilegio di ospitare l’incontro di Coppa Davis Italia-Austria, il quale suscitò vivo interesse degli appassionati, provenienti anche dalle province limitrofe. Oggi il sodalizio, con i suoi 300 soci effettivi, i campi (di cui uno in sintetico adibito anche al calcetto e cinque con coperture pressurizzate nei mesi invernali), con ampia e confortevole palazzina centrale, con uffici, bar ristorante, palestra, spogliatoi, con sauna e piscina indipendenti (tutti rimodernati), può a ben ragione vantarsi di costituire uno dei circoli più completi e rappresentativi del Veneto. Nel corso degli anni l’At Verona ha partecipato con una o più squadre a vari edizioni dei campionati italiani assoluti di serie A e B il che ha consentito e consente di poter assistere ad incontri di buon livello tecnico-agonistico, che stimolano grandi motivazioni ai giocatori delle categorie giovanili, come proprio accadeva agli inizi della sua storia, che, si rinnova di continuo sempre seguendo il filo ideale di una presenza continua nella vita sportiva della città; presenza caratterizzata da uno stile che costantemente si rifà al civilissimo costume dei suoi fondatori. È una storia che è stata interpretata e vissuta con entusiasmo e con passione
da tutti i livelli del circolo, mantenendo sempre il tono della partecipazione alla vita del Club a livelli elevati non solo sotto il profilo agonistico, ma soprattutto per adesione attiva ai principi di educazione e cultura sportiva che hanno guidato la mano a chi ha diretto e dirige le sorti dell’Associazione in questi primi ottanta anni di vita. Per info: www.atverona.it
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e abbiamo un appuntamento al mattino presto, puntiamo la sveglia la sera prima. Se vogliamo passare un esame universitario, ci prepariamo. Se vogliamo partecipare a una gara o ad un evento sportivo, ci alleniamo. La preparazione è intrinseca nelle nostre abitudini quotidiane, eppure non riesce a esprimersi totalmente in un ambito di grande valore come quello finanziario. La
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nostra vita è costellata da eventi topici, importanti, che vanno pianificati per tempo e stimati in termini di assorbimento di risorse finanziarie, per non farsi cogliere del tutto impreparati. Pianificare in anticipo le tappe cardine della vita è l’unica soluzione che ci consente di affrontare correttamente i nostri obiettivi e di accompagnarli in maniera congrua dal punto di vista finanziario. Tante sono le variabili da considerare, da intersecare su più livelli. Agire da soli ci può esporre al rischio di allontanarci dall’obiettivo primario, ovvero il benessere della nostra
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I NTERVISTA Bestagno a in t r a M
Foto: Umana Reyer Venezia
Belle e (finalmente)
vincenti!
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ANDREA ETRARI
opo 75 anni l’Umana Reyer Venezia sale di nuovo sul tetto d’Italia del basket femminile: le orogranata, sconfiggendo nella finale veneta il Famila Schio (3-2), hanno conquistato il secondo scudetto della propria storia… il primo risaliva al lontanissimo 1946. Capitana della Reyer neo campione d’Italia è Martina Bestagno, ala grande ligure, 30 anni, alla sua quarta stagione in laguna.
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Martina, cosa significa vincere lo scudetto da capitano? «È stata una sensazione bellissima, vincere è sempre bello… poi in una città come Venezia ancora di più». Soprattutto perché c’era un tabù da sfatare, la Reyer non lo vinceva da 75 anni… «Sì, ci avevano affibbiato l’etichetta di “belle ma perdenti” pertanto eravamo fortemente intenzionate a toglierci questa nomea che la società si portava addosso. Adesso finalmente, oltre a giocare bene, abbiamo anche il tricolore in bacheca!».
Nella finale scudetto avete iniziato la serie con un “facile” 2-0, ma a Schio il Famila ha pareggiato e vi ha costretto a gara-5 in casa vostra: avete temuto che il vostro sogno potesse non concretizzarsi? «Da un lato sapevamo che ben difficilmente la serie con Schio avrebbe potuto finire sul 3-0 e che non avremmo potuto fare il bello e cattivo tempo, nonostante fossimo favorite. Gara-1 l’abbiamo vinta alla distanza, in gara-2 non c’è stata partita e nelle due gare a Schio non siamo state continue, pur sfiorando in entrambe la vittoria. In gara-5 però ne
avevamo di più, onestamente: abbiamo controllato il match sin dall’inizio e fisicamente eravamo messe meglio: la nostra vittoria non è praticamente mai stata in discussione». Per te è il secondo scudetto della tua carriera: il primo l’hai vinto proprio con la maglia di Schio. Differenze? «La gioia è stata molto simile: con Schio è stato il primo e non si scorda mai, questo con la Reyer l’ho vissuto più da protagonista e in un altro ruolo, pertanto lo sento più mio». Questo scudetto vi ripaga dalla tremenda beffa subita nella finale di EuroCup Women con il Valencia… «Impossibile che possa andar giù quella sconfitta bruciante: la ricorderò per sempre, soprattutto per il fatto che siamo andati ad un niente dal battere una grandissima squadra come il Valencia. Perdere ad un secondo dalla fine fa molto male, però devo dire che ci siamo ricompattate subito e abbiamo proseguito la nostra strada in campionato». Impressionante il vostro ruolino di marcia in questa stagione: su 47 partite ufficiali giocate, ne avete vinte 42… «I numeri sono questi, la società ha lavorato bene e i risultati sono arrivati. Non è mai facile vincere, quest’anno abbiamo disputato ben 4 finali vincendone due, Scudetto e Supercoppa, e perdendone altrettante, EuroCup e Coppa Italia… il bilancio è altamente positivo!». Il fiore all’occhiello della Reyer, sia al maschile che al femminile, rimane il settore giovanile… «Certo e non è un caso che l’MVP delle finali scudetto sia stata Francesca Pan, cresciuta proprio nel vivaio orogranata, come pure Elisa Penna o la stessa Debora Carangelo è arrivata a Venezia a 20 anni e che si appresta a disputare il suo decimo campionato con questa maglia». Il panorama del basket femminile in Italia sembra prendere quota: l’ingaggio di Zandalasini da parte della Virtus Bologna ne è un esempio «Il ritorno di “Zanda” in Italia non può che far bene al movimento: il prossimo campionato sarà ancora più competitivo e più bello. Devo dire in generale che quest’anno non è stato facile a causa dei protocolli da rispettare e per l’assenza del pubblico, pertanto c’è bisogno di ripartire
e guardare al futuro. E futuro vuol dire anche sport al femminile!». Dopo una stagione così pesante, il mese di giugno per te è dedicato alla Nazionale… «Sì, dobbiamo stringere i denti sino a fine giugno: gli Europei di Strasburgo e Valencia sono l’appuntamento azzurro dell’anno e vogliamo fare bene. Sono contenta di avere 4 compagne di squadra alla Reyer anche in Nazionale: tra noi e Schio siamo in dieci che partecipiamo all’Europeo». Come lo vedi questo campionato europeo in generale? «Le favorite sono le solite, Francia, Serbia e Spagna: per noi saranno importanti gli accoppiamenti nella seconda fase, pertanto dobbiamo avere un pizzico di
fortuna. Non sarà facile perché sono parecchie le squadre competitive in questa manifestazione dove il livello sarà molto alto». Per quanto riguarda la tua carriera, a che punto sei? «Ho 30 anni, non rimpiango nulla di ciò che ho fatto in passato: ho giocato all’estero ad inizio carriera e quando sono tornata in Italia ho fatto un anno a Vigarano prima della chiamata di Schio e poi della Reyer. Devo dire che sono molto contenta perché tutto ciò che ho guadagnato è stato frutto del lavoro, nessuno mi ha regalato nulla. Per quanto riguarda il futuro mi vedo con la maglia orogranata addosso. Sono molto legata a Venezia, sono qui da 4 anni e posso dire che sia la mia casa lontano da casa!».
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Foto: Venezia F.C.
I NTERVISTA ollauto C ia t t a M
Bentornat Serenissim
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JACOPO PELLEGRINI
Mattia Collauto, DS Venezia Calcio
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u 43 gare stagionali - tra Campionato e Playoff - 18 sono state vinte, 16 pareggiate e solo 9 perse. Per quanto riguarda i gol, 60 sono segnati e 43 incassati. Tutti questi numeri hanno ‘prodotto’ 59 punti in classifica e proiettato il Venezia Football Club in Serie A. Grazie a questa fantastica stagione, sotto la guida di Paolo Zanetti, il gruppo
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del Canal Grande si è assicurato un meritatissimo posto nel gotha del calcio italiano, una promozione che mandava da ben 19 anni. Con Mattia Collauto, DS del Venezia, ripercorso le tappe di questa cavalcata trionfale, tra mercato e obiettivi futuri. Mattia, a inizio stagione immaginavate di riuscire a raggiungere questo importantissimo traguardo della Promozione? A posteriori qual è il bilancio?
«Il risultato raggiunto era insperato, anche se gli obiettivi sicuramente erano quelli di alzare l’asticella e di migliorare tutto quello che era stato fatto precedentemente. Eravamo convinti di fare questo ma il risultato non ce lo aspettavamo all’inizio, anche se penso che sia tutto meritato perché frutto di una grandissima crescita da parte di tutti, del club e della squadra. È stato un anno dove siamo andati sempre in crescendo e credo che il risultato ottenuto lo dimostri».
un determinato risultato e poi costruire un qualcosa. Credo però che il percorso debba essere contrario. Se continuiamo a ragionare in questo modo il club non raggiungerà mai una stabilità e la città, sportivamente, rimarrà piccola. Questo penso sia da monito a tutti: noi dobbiamo pensare che i risultati si raggiungano perché si costruisce qualcosa con sacrificio e determinazione, andando anche oltre al risultato sportivo. Alla lunga questa mentalità ripaga. Dobbiamo cambiare».
Il Venezia torna in Serie A dopo 19 anni. Cosa vuol dire questo per la Società e per i tifosi? «Quanto fatto è un qualcosa di importantissimo per la città e i tifosi, soprattutto perchè erano molti anni che tutti aspettavano un’emozione e una soddisfazione del genere. Il pensiero è rivolto proprio alla gente che per anni ha vissuto anche momenti di difficoltà. Naturalmente è frutto di un lavoro di un certo tipo ma significa tanto perché Venezia è una città che merita palcoscenici importanti, ricordando anche che se vogliamo rimanere a certi livelli dobbiamo cambiare totalmente modo di pensare. Questo voglio rimarcarlo perché qui si è sempre ragionato sul fatto di raggiungere prima
Il Doge ha chiuso definitivamente la partita contro il Cittadella: è un segno del destino che sia stato un veneziano come Riccardo Bocalon a segnare il gol che sancisce il ritorno del Venezia nel massimo torneo italiano? «Sembra un finale magari scritto, come una favola. Riccardo è un calciatore che ha sempre dato delle risposte importanti dal punto di vista dell’atteggiamento e dell’attaccamento. Ha passato dei momenti difficili, lo ricordiamo. Ricordo anche che lui a volte non è stato trattato nella maniera corretta, e questo non è giusto, perché lui in campo ha sempre dato il massimo. Ci sono stati dei periodi in cui non ha fatto bene, questo va detto, però l’impegno, l’atteggiamento e l’attaccamento sono sempre stati quelli
di un giocatore importante. Credo che sia il finale più giusto perché si meritava una soddisfazione del genere e penso che la gente si debba ricordare di questo gol ma soprattutto dell’impegno, della determinazione e della voglia di giocar per questa maglia che questo ragazzo ha sempre messo. Sempre». Sesta miglior difesa e il quinto miglior attacco della B 2020/2021: la Promozione è passata anche da questi numeri? «Credo che i numeri contino: naturalmente sono frutto poi di quello che proponi in campo. Il Venezia, a detta di molti, ha proposto il miglior calcio della Serie B. Se non il migliore, uno dei più apprezzati. Però è riuscito a raggiungere risultati quando ha cominciato a mettere anche in discussione determinate cose: a volte si è dovuto snaturare perché, per arrivare a vincere delle partite con squadre più forti, abbiamo dovuto cambiare determinati concetti. Questo non vuol dire perdere identità, ma vuol dire mettersi in discussione ed avere l’umiltà di crescere attraverso anche altre strade. Questo penso sia stato il segreto di questa cavalcata». Come avete festeggiato la Promozione? Su internet girano molti video del
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ci sarà anche l’anno prossimo perché il segreto di questo Venezia è proprio incentrato sui rapporti interpersonali che si sono creati tra le persone. La parte emozionale ha avuto sicuramente un impatto importante su tutto quello che è stato fatto per cui contiamo molto di continuare questo percorso. E’ chiaro che poi vanno fatte delle scelte e noi dobbiamo essere freddi e capire quale sarà la cosa migliore da fare per il futuro del club».
Presidente che si tuffa nel Canale insieme ai giocatori. «La festa Promozione l’abbiamo vissuta in maniera molto spontanea, tenendo sempre presente che siamo in un momento di difficoltà con la questione Covid e quindi con grande rispetto per le normative. La squadra è stata spontanea tutto l’anno e credo che la tifoseria abbia rispecchiato nei festeggiamenti quello che è stato la squadra. Ed è quello il bello: la cosa che rimane è proprio la spontaneità di questo traguardo e di come è arrivato. Niente cose organizzate. A parte poi la parata straordinaria che solo Venezia sa regalare sul Canal Grande, ma credo che siano stati festeggiamenti molto spontanei e quindi ancora più belli». Guardando la vostra rosa possiamo notare un buon numero di giocatori provenienti dai campionati nordici (Finlandia, Islanda e Norvegia): pensate che possa essere il mercato del presente/futuro? «Il mercato è globalizzato perché siamo nel 2021, e questo ci obbliga a pensare e ragionare in un certo modo: quindi a tenere in considerazione tutti i paesi che si sono sviluppati dal punto di vista calcistico. In Italia ancora non siamo riusciti a fare il salto di qualità da questo punto di vista perché siamo ancora
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incentrati su quello che siamo stati e non su quello che potremmo essere. Questo è un calcio che ancora si rispecchia degli albori e dei fasti del passato, che purtroppo ci stanno facendo perdere tempo. Gli altri si sono evoluti e noi lo stiamo facendo ma ancora a piccoli passi. Credo ci sia molto ancora da fare: sicuramente c’è da mettersi in discussione perché non siamo più i maestri, ma dobbiamo anche noi imparare e ascoltare. Sul mercato estero noi abbiamo avuto coraggio, e siamo stati anche molto fortunati devo dire. Non ci sono grandi segreti. Non è un mercato alternativo, solo ampliare le nostre conoscenze e cercare di cogliere delle opportunità». Parlando di mercato vi state già muovendo tra riconferme, rinnovi e nuovi profili in vista della prossima stagione? «Di mercato si parla tutto l’anno, non è solo ora. Adesso è un momento importante dove noi sicuramente dovremo fare delle scelte, anche feroci, perché questo è il nostro lavoro. Credo che buona parte del gruppo
Grazie ai bellissimi risultati ottenuti Paolo Zanetti resta alla guida del Venezia nonostante le numerose richieste, segnale che su di lui credete davvero molto…? «Per quanto riguarda Paolo Zanetti la soddisfazione è reciproca, perché noi come Venezia sicuramente abbiamo apprezzato tantissimo la sua volontà di continuare questo percorso. Consideriamo Paolo un ragazzo dai grandi valori, prima che un ottimo allenatore. Diciamo che ci siamo scelti a vicenda e continuiamo questo percorso perché Paolo rappresenta in tutto e per tutto quello che è il nostro modo di pensare il calcio. Credo che per Paolo il Venezia rappresenti, in questo momento, il club dove lui possa esprimersi ed essere sé stesso». Quali saranno gli obiettivi per il prossimo campionato di Serie A? «L’obiettivo è quello di essere noi stessi e di continuare il nostro lavoro, continuando a scalare quella montagna che per noi non ha una cima. Nel momento in cui vedi una cima dopo c’è una discesa e noi non vogliamo scendere. Noi vogliamo lavorare, vogliamo migliorare non solo dal punto di vista dei risultati ma anche nella crescita del club. Questo è il nostro obiettivo. Sappiamo che andiamo ad affrontare un campionato davvero difficile, però non ci nascondiamo e lo affrontiamo a viso aperto e a petto in fuori perché questa è la nostra mentalità e questo è il Venezia!»
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Foto: ChievoVerona Women
I NTERVISTA ozio p S o n u r B
ChievoVerona Women: tutti insieme si può
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ANDREA LUZI
he il calcio femminile sia cresciuto negli ultimi anni è ormai assodato. Prova ne siano i club sportivi che ogni anno decidono di aprire alle quote rosa, lo spazio dedicato all’interno dei vari media o in ultima l’ingresso di procuratori nel calciomercato. E se fino a poco tempo fa, durante una pausa caffè tra colleghi, si discuteva solo di club maschili o rinomati calciatori, oggi capita di sentire qualche commento sulla partita della nazionale femminile, sulla squadra cittadina o sulla partecipazione di atlete a qualche programma televisivo come ad esempio la salita sul palco del Festival di Sanremo di Cristina Girelli.
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Ma ad un occhio più attento non può nemmeno sfuggire il numero crescente di sponsorship. Aziende, piccoli e grandi imprenditori che nonostante il periodo difficile decidono di aumentare la propria visibilità investendo nel calcio femminile. Persone che se fino a qualche anno fa potevano essere identificate come dei folli o semplici pionieri, oggi non sono altro che persone lungimiranti che oltre a sfruttare l’imponente onda mediatica sanno di poter contare su Club in grado di gestire ogni euro investito su base della reciprocità, con operazioni che portino vantaggi al proprio partner inseriti all’interno di un progetto di comunicazione a 360° ben definito e condiviso. Per capire cosa possa spingere un’azienda ad investire in questo settore, abbiamo
scambiato due parole con Bruno Spozio, Direttore Generale di Isap Pakaging spa – azienda veronese leader nella produzione di stoviglie monouso e packaging alimentare nonchè Dirigente del Chievo Verona Women. Poche e semplici domande per capire il legame che esiste tra un’impresa ed un club in rosa ed allo stesso tempo comprendere quanto possa essere ancora fatto in tal senso. Immancabile presenza ad ogni incontro casalingo, sei il primo ad incoraggiare o applaudire le ragazze dagli spalti a fine partita. Come vivi l’esperienza del calcio femminile e com’è il tuo rapporto con le ragazze? «È una esperienza abbastanza recente, mi
Bruno Spozio con Martina Gelmetti
interesso di calcio femminile da 4 anni, grazie al coinvolgimento di un’amica. Fin da subito sono rimasto colpito dal livello tecnico raggiunto e dalla notevole resistenza fisica. Mi piace vivere la partita condividendo le emozioni con gli amici in tribuna, e mi piace incontrare atlete e staff a fine partita, o prima degli allenamenti, per commentare risultati e prestazioni». Il mondo procuratori sta cominciando a guardare anche a questo mercato. Come credi possa cambiare l’approccio dentro e fuori dal campo? Credi che questo possa dare impulso per arrivare nei prossimi anni al pari maschile? «Ogni anno il livello tecnico/organizzativo cresce, e si corre spediti verso il professionismo. Alcuni fenomeni, tipici del calcio maschile, stanno emergendo anche nel calcio femminile; moltissime ragazze sono ormai rappresentate da procuratori, anche se condizioni contrattuali e compensi sono ancora molto distanti dal mondo del calcio professionistico maschile. Ma l’avvicinamento è iniziato. E il crescente interesse dei Media sarà determinante per accelerare questo fenomeno». Dopo anni difficili come quelli che abbiamo vissuto nell’ultimo anno e mezzo causa emergenza Covid, diverse società hanno difficoltà ad accedere a campionati di serie come quelli di A e B. Ammirabile l’esempio di ISAP Packaging SpA ed altri sponsor che anche per quest’anno sup-
porteranno il Chievo Women. Cosa spinge un’azienda come la vostra ad investire in questo settore? «Oggi prevale ancora la passione rispetto al ritorno pubblicitario. Il fenomeno Covid poi ha complicato ulteriormente la situazione, con partite a porte chiuse e poche occasioni di incontro con il mondo esterno. Però Isap crede molto nella potenzialità di sviluppo del calcio femminile; gli importi investiti sono ancora contenuti e il Chievo Verona Women rappresenta molti nostri valori, impegno e passione per quello che facciamo, attenzione all’immagine e alla reputazione, organizzazione e miglioramento continuo». Per quanto si cerchi di equiparare il calcio femminile a quello maschile ancora oggi sono tante le differenze, soprattutto sotto l’aspetto lavorativo. Immagino possa capire la scelta di certe giocatrici come Giulia Caliari o Silvia Carraro che per impegni lavorativi sono state costrette a prendersi una pausa seguendo la squadra dalla tribuna o in diretta streaming. Da Direttore Generale di una rinomata azienda di Verona, come credi possano essere conciliati impegni personali con quelli lavorativi? «Oggi le nostre atlete sono un esempio incredibile di impegno e determinazione. Moltissime sono laureate, si sottopongono a trasferte impegnative per gli allenamenti, abbinano lavoro e calcio con enormi sacrifici, spesso a fronte di compensi molto ridotti, per lo più rim-
borsi spese. Da questo punto di vista le ammiro molto e rilevo grandi differenze rispetto al calcio maschile. La nostra società cerca di agevolare la combinazione tra sport e studio o lavoro, con sessioni di allenamento che consentono comunque a chi lavora di poter rispettare i normali orari, a chi studia di poter frequentare i corsi di studio. Lavoreremo ancora per migliorare questi aspetti. Però, a tendere, l’unica soluzione sarà il professionismo, almeno per i campionati di serie A e B. E credo che, quando ci si arriverà, continueremo ad avere atlete impegnate per ottenere risultati importanti anche fuori dal calcio; già oggi abbiamo ottimi dirigenti donna, spero ne avremo sempre di più».
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I NTERVISTA ghella e t t e B o r d n a s Ales
Foto: Audace C5 Femminile
media partner ufficiale
magazine
Non sarà un'Avventura
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ALBERTO CRISTANI
desso arriva il bello. Già, perché se è vero che la promozione per l’Audace C5 femminile è stato il meritato premio e il giusto coronamento di una stagione vissuta sempre da protagonista, il campionato di serie A sarà una nuova grande sfida da affrontare tutto d’un fiato. Il presidente Alessandro Betteghella ci racconta come la ‘sua’ creatura si sta preparando a competere col gotha del footsall femminile italiano
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Presidente Betteghella, ripercorriamo velocemente il ‘film’ che vi ha visto protagonisti durante il campionato 2020-2021... «Mi devi dare tutto il giornale per ripercorrere la stagione 2020-2021 (ride n.d.r.)! Scherzi a parte ritengo sia stato un grande percorso non casuale e fortemente voluto. Abbiamo fatto un buon lavoro ma è stata durissima. Abbiamo inseguito all’inizio, poi siamo stati davanti. Tenere un livello così alto per tutto l’anno non è semplice». Una promozione voluta, cercata e conquistata grazie a passione e programmazione…
«Se non programmi può andarti bene un anno, massimo due. Poi sei destinato a capitolare. Questa attività, lo dico sempre, non può essere presa come un passatempo. Se non hai la testa proiettata alla società, costantemente, puoi essere soltanto un buon tifoso. La partita della domenica è solo l’atto finale di un lavoro costante fatto di organizzazione, investimenti, sacrifici. Se non sei disposto a questo non duri». Se chiudi gli occhi, qual è la foto che è impressa nella tua mente e che riassume la stagione trionfale dell’Audace C5?
«Ritengo che ognuno di noi abbia la ‘sua’ immagine. Ci sono stati tanti scatti di quest’annata memorabili: quanto a me ti dico Padova, il giorno della promozione. A pochi minuti dalla fine eravamo avanti 5-9, ormai era fatta, eravamo in Serie A. Ho pianto al telefono con mia mamma e abbracciato mio papà. Anche loro sanno cosa c’è dietro a tutto questo». Anche in Coppa Italia non avete scherzato... «Esperienza grandiosa, vetrina importante per la società. Grazie al grande lavoro dello staff e delle ragazze abbiamo disputato una manifestazione superlativa che ci è sfuggita proprio in finale. Nessun rimpianto: arrivare in fondo era quello che volevamo tutti insieme e l’abbiamo fatto». C’è da dire che anche a livello mediatico, finalmente, la città di Verona vi sta dando la giusta visibilità, o sbaglio? «Ogni disciplina per appassionare tocca che sia visibile. Non credo molto al fatto che ci siano sport più importanti di altri. Personalmente quando c’è la Vela la guardo pur capendo poco, così come il Judo alle Olimpiadi o la Canoa. Se di uno Sport ne parli, la gente si appassiona. Ritengo che l’insegnamento più bello l’abbiano dato le ragazze della Nazionale di calcio a 11 ai Mondiali: le grandi televisioni dedicavano servizi e speciali, i giornali pubblicavano interviste e approfondimenti. E magicamente tutti sapevano della Nazionale Femminile. Quanto a noi senz’altro la categoria aiuta ma non è tutto credimi: al PalaLupatotina di San Giovanni Lupatoto dove disputiamo le partite casalinghe abbiamo portato tan-
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tissima gente al campo perché si sono affezionati alle nostre giocatrici». Ora però arriva il bello: che campionato di A1 ti aspetti? «Durissima. Per le neo-promosse il primo anno è la scalata dell’Everest in Inverno. Se non sei ben equipaggiato non hai speranze. E non parlo solo dell’aspetto economico: cambia il numero degli allenamenti, aumentano le trasferte impegnative, sei molto più a contatto con staff e squadra. Tocca farsi trovar pronti. Sei tu che ti devi adattare alla categoria, non il contrario». Che squadra state allestendo? «Il nostro vice-presidente Lucio Solazzi si sta occupando alacremente del mercato. Lavoriamo con ambizione ma sempre con la testa e i piedi per terra. Qui i conti devono quadrare ed è la cosa più importante. L’obiettivo è essere competitivi e ovviamente mantenere la categoria». Ci sarà anche un cambio in panchina... «Certo, abbiamo optato per questa strada di comune accordo con Alessandro Donisi, il mister che ci ha portato in Serie A. Quando si raggiungono grandi traguardi prendersi una pausa è anche giusto. Con Donisi ci siamo salutati benissimo, siamo stati a cena poco tempo fa. Era la migliore cosa per tutti». Cosa servirà, non solo in campo, per restare in A?
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«Organizzazione e solidità della società. Lo ripeto di continuo. Puoi avere la squadra forte finchè vuoi ma se hai la società debole fai poca strada». Un importante aiuto vi arriva anche dai vostri sponsor... «È l’unico supporto vero che abbiamo. In termini pratici salire di categoria è solo un costo: le Leghe che ci rappresentano ti danno pacche sulle spalle e nulla più ma in questo modo non paghi stipendi e trasferte. È il sistema completamente sbagliato. O si arriverà presto a un riconoscimento economico serio da parte delle Leghe per chi fa massime categorie o questo sport e altri sono destinati ad
affondare. Se non avessimo gli sponsor avremmo già chiuso da tempo: la nostra forza è stata, finora, quella di creare circuiti interessanti e opportunità per le aziende attraverso eventi, appuntamenti, incontri. Per noi l’azienda va vissuta tutto l’anno e l’attività sportiva deve andare di pari passo». Presidente Betteghella, SportdiPiù magazine media partner dell’Audace C5 stagione 2021-2022: ti piace come proposta? «È una bella opportunità e di questo vi ringraziamo. Siete un marchio consolidato nel panorama sportivo scaligero: fate numeri, avete idee. Siamo contenti di iniziare questa collaborazione».
LA SERIE A 2021-2022
Con la promozione del Calcio Padova Femminile si è delineata definitivamente la composizione della nuova Serie A 2021-2022 di calcio 5 femminile. Queste le squadre (in attesa della conferma definita che verrà nel mese di luglio, al momento delle iscrizioni): Audace C5 Verona (Veneto)
Granzette (Veneto)
Best Sport (Lazio)
Kick Off (Lombardia)
Bisceglie (Puglia)
Lazio C5 Femminile (Lazio)
Cagliari Femminile (Sardegna)
Montesilvano (Abruzzo)
Calcio Padova Femminile (Veneto)
Polisportiva Bitonto (Puglia)
Città di Capena (Lazio)
Real Statte (Puglia)
Città di Falconara (Marche)
Tiki Taka Francavilla (Abruzzo)
I NTERVISTA piniella S o t r e lb A
Foto: Augusto Bizzi
FIS Veneto: Allez!
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ALBERTO CRISTANI
Alberto Spiniella
n occasione dei Campionati Italiani Assoluti di Scherma Paralimpica e per Non Vedenti svoltisi dal 31 maggio al 2 giugno a Villafranca di Verona, SportdiPiù Magazine ha incontrato e intervistato Alberto Spiniella, neo Presidente della Federazione Italiana Scherma del Veneto, subentrato all'uscente Guido Di Guida. Dopo anni di esperienza sulle pedane, il veronese Spiniella entra nella stanza dei bottoni della FIS Veneto, con l'obiettivo di far crescere il movimento e di avvicinare sempre più giovani a questa nobile e antichissima arte.
Alberto, come ti trovi nei panni di Presidente Regionale FIS Veneto e come si è concretizzata la tua nomina? «Diventare Presidente di un comitato regionale come quello Veneto nell’anno del Covid è una sfida impegnativa! ricevo il testimone da guido di guida che ha condotto la scherma veneta per 16 anni ed ora è passato a Roma in veste di consigliere federale. Le elezioni del 21 febbraio scorso mi stanno dando la possibilità di cimentarmi con questa nuova sfida, dopo 8 anni da consigliere regionale e 4 prima da delegato provinciale per Verona. Questo si somma con l’attività di dirigente societario ed insegnante in una piccola realtà veronese, il Baki Scherma Club Zevio. Quando ad inizio gennaio 2021 ho capito che sarei stato probabilmente il solo candidato presidente per il Veneto, ho rassegnato le dimissioni da presidente di club ed ho avviato la procedura di avvicendamento; duplice avvicendamento, direi, dato che guido aveva nello stesso momento confermato la sua intenzione di correre per il consiglio federale. Confesso che non sono stato votato all’unanimità: ho altri tre anni per convincere con il mio lavoro le tre società che non sono andate a votare e le due che hanno lasciato scheda bianca… e che hanno sbagliato a non votare per me!» Da dove nasce il tuo amore per questa disciplina? «Estate 1984: io giocavo a tennis perchè era lo sport di mia mamma. In televisione vedevo le immagini delle olimpiadi a Los Angeles, con Mauro Numa che vinceva l’oro nel fioretto maschile individuale grazie ad una rimonta pazzesca. Urlo, oro. E oro anche a squadre qualche giorno dopo. Qualche anno dopo, per la precisione nel 2006, ha tagliato il nastro all’inaugurazione della sala di Zevio. Se non fosse chiaro è praticamente tutta colpa sua se oggi amo questo sport!» Come si svolge l’attività della FIS Veneto? «Oggi abbiamo 29 realtà schermistiche in Veneto, alle quali si sommano le quattro del Trentino Alto Adige, che fanno attività agonistica insieme a noi. Sono coperti tutti i capoluoghi di provincia ed altri paesi più o meno grandi. Abbiamo società che vivono con una ventina di atleti e grossi club che sfiorano le 180 unità. Sono praticate tutte le specialità, ovvero fioretto spada e sciabola e quattro club fanno attività anche con atleti paralimpici. Alcuni atleti che si allenano in Veneto sono entrati nei gruppi sportivi militari e dei corpi civili
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mana e coprendo tutte le categorie, da 10 anni in su. Siamo stati l’unico Comitato che ha avuto l’ambizione di realizzare sia il ventaglio di gare richiesto dalla Federazione, ovvero 2 prove territoriali per gli Under14 in vista dei Campionati Italiani di ottobre a Riccione, e una prova di qualificazione per gli Under17, Under20 e Assoluti Open in vista delle fasi del Campionato Italiano che si sono svolte in maggio. Abbiamo anche organizzato sia le prove di Campionato Regionale per tutte le categorie e specialità. Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione di Longarone Fiere che ci ha permesso di trasformare, di fatto, due padiglioni in ‘casa della scherma veneta’ e quindi di poter ospitare, per i tre fine settimana di giugno, 1100 atleti in gara per i titoli regionali di ogni specialità e categoria. Ma non è tutto: visto cche ci ‘avanzava’ un po’ di tempo libero (ride n.d.r.) abbiamo fatto approdare a Villafranca di Verona i Campionati Italiani Assoluti Paralimpici e Non Vedenti e a Bressanone i Campionati Italiani Master (veterani Over 24 n.d.r.), i quali, data la costante collaborazione con l’Alto Adige, sono andati in scena anche grazie alla nostra collaborazione organizzativa». dello Stato. Siamo un ‘catalogo’ ampio e variegato di casi ed esperienze. Alcuni degli atleti più medagliati della nostra storia recente sono oggi insegnanti presso alcune società. Per quanto riguarda il Comitato Regionale FIS Veneto? Organizza e coordina l’attività agonistica e preagonistica, cura la formazione degli aspiranti arbitri e degli aspiranti insegnanti con aggiornamento e perfezionamento. Inoltre supporta e coordina anche l’attività di tecnici delle armi, direttori di torneo e computeristi. In termini numerici i tesserati oggi in Veneto sono poco più di 2400, sommando ogni ruolo e funzione. Qualcuno inizia dai 5 anni, la maggior parte dai 7-8 anni, ma non mancano atleti che iniziano anche in gioventù o in età adulta. Quando io ho iniziato dovevano passare almeno 2 anni prima di affrontare un avversario in pedana. oggi in 3-5 mesi un atleta è attrezzato ed è pronto per cimentarsi nella pratica, nel gioco della scherma. Poi, con il tempo e l’esperienza, potrà arrivare l’agonismo». Che situazione sta vivendo la scherma veneta in questo momento, anche alla luce delle restrizioni imposte dall’emergenza covid? «Gli atleti agonisti hanno potuto fare attività in modo continuativo, anche perché, a termini Coni, il nostro calendario era pubblicato da luglio 2020. Gli atleti Un-
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der10 si sono dovuti fermare ad ottobre con l’aggravarsi della situazione pandemica generale. Grazie alla fantasia di insegnanti e dirigenti, sono però nati, con rinnovata passione, nuovi modi di fare attività all’aperto e da remoto. Non che sia facile, ma ciascuno ha tentato di limitare i danni nel miglior modo possibile». Che caratteristiche deve avere uno schermitore ma soprattutto, chi può avvicinarsi a questo sport? «In primis voglia di provare e di mettersi in gioco, basta questo per avvicinarsi alla scherma. certo che come in tutti gli sport individuali non ci sono alibi: lo scopo del gioco è sempre tentare di superare l’avversario davanti a te, possibilmente con affinamento della tecnica e con estrema correttezza. e magari talvolta con un pizzico di fortuna». Non appena possibile la Federscherma Veneto si è rimessa in moto organizzando eventi sul territorio, anche con respiro nazionale... «Alcuni comitati regionali, soprattutto quelli che non hanno avuto il cambio dei vertici dirigenziali, sono partiti addirittura in anticipo rispetto a noi. La nostra fase di preparazione, invece, ci ha permesso di partire subito dopo Pasqua e dal 10-11 aprile in poi non ci siamo più fermati, programmando gare per nove fine setti-
Come sta crescendo il movimento giovanile e quali iniziative avete in programma per i più giovani? «La stagione horribilis 2019-2020 si è bruscamente interrotta a causa della pandemia. La stagione ‘zero’ 2020-2021 ha segnato una timida ripresa delle attività e, con tutte le cautele del caso, ha permesso agli atleti di continuare ad allenarsi e riprendere le gare. La stagione 2021-2022 potrebbe essere quella della ri-partenza con nuovo spirito, sperando anche all’impulso olimpico di Tokyo. Comunque vadano le Olimpiadi il mood deve essere quello di lavorare testa bassa: si lavora in sala, si lavora d’estate con i ritiri. Vietato fermarsi. I giovani, quelli che si affacciano all’agonismo Over10, sono stati finora i più danneggiati dagli stop imposti dal Covid. Loro hanno l’esigenza di gareggiare vicino a casa, senza esagerare con trasferte tipo ‘viaggio della speranza’ come capitava di fare nel recente passato. Per quanto riguarda le categorie Under 14, 17 e 20 in programma più fasi territoriali, con i migliori che andranno alle fasi nazionali e gli altri ancora a gareggiare vicino a casa, per riprovarci e per tentare una scalata successiva». A livello nazionale, come si pone la scherma veneta? «Calcolando che non siamo tra le regioni
numericamente più popolose non siamo messi male: rappresentiamo tutte le specialita’, femminili e maschili, diversi atleti arrivano nelle fasce più alte delle classifiche nazionali... significa che il lavoro fatto a casa, in sala con i maestri continua a dare i suoi frutti».
sport comporta sacrifici, farlo ad alto livello ne comporta in proporzione molti di più. Se solo le amministrazioni locali impiegassero un po’ meglio i loro soldi a sostenessero gli sport, tutti gli sport, sarebbe tutto più facile. Anche realizzare i sogni… »
C’è un momento, legato alla scherma, che ricordi con particolare emozione? «Mia moglie è stata una mia atleta: siamo coetanei. Io ero un giovane aspirante istruttore e lei universitaria che ha avuto l’ardire di provare a tirare di scherma. Morale della favola, io mi cimentavo ad insegnare spada e un po’ di fioretto e lei è diventata sciabolatrice! Poi nostra figlia, che poteva scegliere liberamente lo sport da praticare, ha voluto provare a cinque anni una lezione di fioretto. Poi l’ho mandata nella sala dove era tornato ad insegnare il maestro che da giovane mi portava a gareggiare in giro per l’Italia. Ora, dopo sei anni, talvolta mi chiede di poter venire a tirare nella mia palestra e io la mando sempre a chiedere il permesso… al suo maestro!»
Come convincere un giovane a provare questa antica e nobile arte? «Basterebbe convincere mamma e papà: ognuno dentro di sè è già un po’ Lady
Oscar e un po’ D’Artagnan. Talvolta le famiglie etichettano la scherma - ingiustamente - come uno sport particolarmente oneroso. Faccio solo un esempio: lo sapete che il body per il pattinaggio artistico a rotelle costa più di una maschera da scherma? Considerando poi che l’esibizione sui pattini dura 3 minuti, mentre una maschera ti salva la vita per almeno 3 anni… L’unica cosa che resta da fare è una sola: provare per credere!»
Un sogno nel cassetto? «Un cassetto non mi basta più. Praticare
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Foto: Augusto Bizzi
EVENTO
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JACOPO PELLEGRINI
al 30 maggio al 2 giugno scorsi Villafranca di Verona è stata la capitale italiana della scherma paralimpica ospitando Campionati Italiani Assoluti di Scherma Paralimpica e per Non Vedenti. Sulle pedane installate presso il Best Western Plus Hotel Expo si sono affrontati i migliori atleti delle rispettive specialità, alcuni dei quali nel pieno della preparazione in vista dei Giochi Paralimpici di Tokyo. Quattro giornate di gare e dodici titoli tricolore in palio, per un vero e proprio
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Guido Di Guida
tour de force che alla fine ha premiato, oltre agli atleti, anche la FIS Veneto per l’ottima organizzazione. “Direi che è andato tutto bene” - ha dichiarato Alberto Spiniella a fine evento - “nonostante quattro giornate di gara decisamente impegnative, affrontando tutte le specialità del programma paralimpico previsto dalla Federazione Italiana Scherma (spada, fioretto e sciabola n.d.r). Ricordiamoci che eravamo fermi da 15 mesi e, praticamente in due mesi
secondo l’input federale, abbiamo dovuto organizzare tutto”. Prosegue Spiniella: “Nonostante avessimo un pacchetto nutrito di atleti che aventi diritto a partecipare alla competizione, la Federazione ha comunque approvato 9 wildcard, dando la possibilità di partecipare anche ad atleti che avrebbero anche potuto non venire perché già qualificati, ma che in realtà hanno voluto partecipare lo stesso.” “L’Hotel EXPO di Villafranca” – ha evidenziato il presidente FIS veneto – “ci ha dato la possibilità di avere atleti che hanno viaggiato con comodità, sfruttando la vicinanza dell’aeroporto di Villafranca di Verona e la vicinanza con la stazio-
ne di Verona Porta Nuova. La tratta da Verona a Villafranca è stata coperta con il servizio navetta fornito dagli Alpini Paracadutisti della Caserma di Montorio. A livello logistico, poi, la possibilità di dormire, mangiare, lavorare tutto nello
FEDERAZIONE ITALIANA SCHERMA
stesso posto che è stato un vero e proprio plus: essere in un luogo di gara e potersi andare a cambiare direttamente nella propria stanza privata è una comodità impagabile. Un grazie poi va agli studenti provenienti dal Liceo Medi di Villafranca
COMITATO REGIONALE VENETO COMITATO REGIONALE
Comune di Villafranca
VENETO SCHERMA
Campionati Italiani Assoluti Scherma 2021 Paralimpica e Non Vedenti
e dal Liceo Cotta di Legnago che hanno svolto servizio di assistenza agli atleti paralimpici e ai loro insegnanti lungimiranti: senza di loro sarebbe stato tutto molto più difficile”. Infine Spiniella ha commentato così la media partnership con SportdiPiù Magazine: “Direi che si può ancora lavorare molto bene insieme. Come federazione coinvolgeremo SportdiPiù nell’organizzazione delle attività e degli eventi del panorama regionale, non solo per l’attività agonistica, ma visto che siamo in fase di programmazione anche delle attività da settembre per l’Under 10, anche con gli atleti più piccoli.” Anche l’ex presidente FIS Veneto, e ora consigliere nazionale, Guido Di Guida ha voluto commentare l’evento: “Sicuramente c’è stata molta diligenza da parte dell’organizzazione e il risultato finale ne è la testimonianza. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico devo dire che ho visto incontri di un ottimo livello tecnico e specialmente di un ottimo livello agonistico. I segnali sono quindi molto positivi per la trasferta olimpica, e anche per il proseguo della stagione. Direi che il superamento della pandemia c’è, e c’è particolarmente che gli atleti paralimpici stanno dimostrando una grandissima voglia di recuperare e tirare”.
partner della FEDERAZIONE ITALIANA SCHERMA
domenica 30 maggio lunedì 31 maggio martedì 1 giugno mercoledì 2 giugno
SPADA N.V. FIORETTO SPADA SCIABOLA
L O C A T I O N
Villafranca di Verona
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I NTERVISTA ressa ip C a ic r E
Foto: Erica Cipressa
Tokyo, sto arrivando! 74 / SdP
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MATTEO ZANON
er Erica Cipressa, 25 anni di Mirano, Venezia, il sogno olimpico è realtà. Dopo anni di alto livello è stata convocata nel team azzurro e prenderà parte alla gara di fioretto a squadre. Figlia d’arte, in esclusiva per SportdiPiù Magazine, racconta il suo percorso di crescita nella scherma e le emozioni di partecipare al sogno di una vita, l’olimpiade. Com’è iniziata la tua avventura nella scherma? «Essendo figlia d’arte sin da piccola ho respirato l’aria di questo sport. Tra ritiri estivi e giornate nella società di mio padre di cui faccio parte tutt’ora (Scherma Mogliano), mi divertivo a giocare con i bambini. All’età di 6 anni ho iniziato a fare le prime lezioni collettive e fino alle scuole medie giocavo per divertirmi. Nella categoria under 17 ho cominciato a ottenere risultati a livello internazionale, europeo e mondiale e da quel momento è stato un susseguirsi di eventi che mi hanno portato ad entrale nelle Fiamme Oro della Polizia di Stato, riuscendo a trasformare la mia passione in lavoro». Quali sono stati i tuoi risultati più importanti con la maglia della nazionale? «Ho conquistato sette medaglie mondiali, sette under 20, ho vinto cinque volte gli europei tra competizioni a squadre e individuali e ho vinto sette medaglie ai campionati italiani». Come ti sei conquistata il pass per far parte delle papabili per le olimpiadi di Tokyo? «La qualifica è iniziata nel 2019 con le prove di coppa del mondo. Ne abbiamo otto all’anno e ho fatto dei buoni risultati facendomi strada nel ranking mondiale». Il mese scorso hai ricevuto ufficialmente la convocazione per la partecipazione alle olimpiadi. È stata una sorpresa o te l’aspettavi? «Mi contenevo il posto con altre atlete e sono state fatte delle valutazioni tecniche e tattica e sono stata scelta. Incrociavo le dita, ci tenevo e ora sono molto contenta». Che obiettivi hai per questa olimpiade? «Parteciperò alla gara a squadre con le
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Nel tuo percorso sei riuscita a combinare lo studio e la frequenza scolastica con lo sport? «Nella mia esperienza devo dire che sono sempre andata bene a scuola e non ho avuto difficoltà. Allo stesso tempo però sono convinta che bisognerebbe cambiare leggermente il sistema mettendo delle agevolazioni per gli atleti di alti livelli. Durante gli anni di liceo non sono stata agevolata e non pretendevo di esserlo però evitare l’interrogazioni il giorno dopo la gara potrebbe essere un primo passo».
compagne Arianna Errigo, Alice Volpi e Martina Batini. L’augurio è di portare a casa la medaglia del colore più bello». Che significato ha per te partecipare a un’Olimpiade? «È il sogno di una vita, la gara a cui ambire. Per me è una grandissima occasione, spero non l’unica in ottica futura. Di certo cercherò di sfruttarla al meglio. Dire che sono essere al settimo cielo è il minimo…». Tuo padre Andrea ha raggiunto un risultato importante nella scherma (medaglia d’oro nel fioretto a squadre con Stefano Cerioni, Mauro Numa e Angelo Scuri ai giochi olimpici di Los Angeles 1984 n.d.r.): senti il peso di essere figlia d’arte? «No, affatto. Certo, mio papà ha scritto una pagina della storia della scherma italiana e mondiale. È sicuramente un punto di riferimento, ma io cerco di andare avanti senza pensare a quello che lui ha fatto». Ci racconti una tua giornata tipo? «Mi alleno alla mattina, con la preparazione fisica. Poi faccio pausa pranzo, studio un po’ e alle 16.30 sono di nuovo in palestra fino alle 21.30. Gli allenamenti variano a seconda dei periodi e delle giornate ma di solito mi alleno tra le 3 e le 7 ore al giorno». Hai qualche hobby oltre alla scherma? «Fino a quattordici anni facevo sci, scherma e atletica insieme. Poi ho dovuto
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prendere una decisione e ho deciso di continuare con la scherma. Nella vita frequento l’università e ho tanti hobby ma tendo a concentrare le mie giornate tra l’attività sportiva».
Nella fase adolescenziale molti ragazzi, per vari motivi, abbandonano lo sport. Hai un appello affinché continuino a fare sport? «Io consiglio a tutti i giovani di non abbandonare le palestre e le proprie attività sportive. L’ambito sportivo è una scuola di vita. La scuola sicuramente ti forma sotto molti punti di vista ma secondo me le esperienze che ti da lo sport non sono paragonabili. Continuate a fare sport oltre alla scuola e al lavoro. Non praticarlo è sicuramente controproducente».
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Foto: Maurilio Boldrini
Sport equestri, un mondo di emozioni 78 / SdP
Clara Campese presidete FISE Veneto
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GIAN PAOLO ZAFFANI
iaggio nel mondo dello sport equestre. Un mondo particolare e speciale che SportdiPiù magazine ha fatto scoprire con una diretta, grazie alla collaborazione con Avelia, dalle Scuderie del Garda di Castelnuovo del Garda. Clara Campese, Presidente del Comitato Regionale FISE Veneto, Luca Lanza, Istruttore Federale, Stefania Montini, Istruttrice Federale di dressage e le amazzoni Camilla Coppini (endurance) ed Elena Tarchia (salto ostacoli) hanno raccontato la loro esperienza nel campo equestre toccando varie sfumature di questo mondo. Dalle competizioni, alla cura del cavallo passando anche dalla preparazione per le gare, la serata ha riscosso l’interesse di molti utenti che hanno così potuto avvicinare questo ambiente. E’ stata un’apertura istituzionale, alla scoperta della Federazione, con la Presidente del Comitato Regionale Veneto, Clara Campese. “La nostra federazione” - ha spiegato Clara Campese - “si occupa di promozione, partendo dalla formazione fino ad arrivare a sviluppare l’attività agonistica. Rispetto a tutte le altre discipline il valore aggiunto di questa disciplina è quello di coinvolgere un animale”.
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Si vive in simbiosi, si preparano competizioni e gare assieme, con il cavaliere chiamato ad una cura totale del cavallo. Un contatto speciale, quindi, che numeri alla mano coinvolge sempre più persone, come evidenziato dalla Presidente FISE Veneto: “I tesserati sono 13.000, ma nell’ultimo anno si è registrato un enorme aumento dei tesserati; in aumento sono anche i nuovi cavalli. Sono due dati molto importanti perché rappresentano l’interesse. Il covid non ci ha fermato, anzi, i numeri sono cresciuti”. Uno sport per tutti, dai più grandi ai più piccoli, dove strutture di qualità e preparate, come le Scuderie del Garda, rappresentano un tassello fondamentale per le discipline. Luca Lanza, istruttore, è entrato nei particolari delle Scuderie del Gara: “I cavalli vengono accuditi con una gestione totale, dalla pulizia del box, del cavallo stesso e dove, soprattutto, si insegna anche la gestione dell’animale che si sviluppa, successivamente, con l’allenamento ma anche con il rilassamento grazie alla loro presenza nelle apposite aree verdi”. Curare un cavallo, quindi, racchiude una molteplicità di aspetti. Viene inclusa l’alimentazione, preparazioni atletiche ma anche fisioterapia e l’importante figura del veterinario. Con Stefani Montini, istruttrice federale di dressage, si è entrati nell’argomento delle specialità: “Il dressage è una disciplina olimpica che può essere intesa come la disciplina base, perché vuol dire addestramento. Il cavallo deve andare, fermarsi e girare che nel dressage vengono stilizzate e rese in maniera più armonica. Il concetto fondamentale è il paragone tra il cavallo e l’atleta. Quindi va sviluppato un tono muscolare, un aspetto
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cardio circolatorio e molto altro”. Svariate discipline, molteplici caratteristiche peculiari per ognuna di queste, come nell’endurance. “È una sorta di maratona” - racconta Camilla Coppini - “dove i cavalli che vi partecipano sono i purosangue arabi e anglo arabi. Sono delle prestazioni di resistenza all’aperto, su un chilometraggio che varia dai 30 ai 160 km che possono arrivare a 12-13 ore. Il focus è estremamente improntato sul benessere del cavallo, essendo sempre controllati anche durante le gare che sono composte da anelli”. Dall’endurance al salto ostacoli con Elena Tarchia che ha iniziato questo sport grazie alla passione dei genitori, trasmessa principalmente dal papà. Un ‘affare di famiglia’, considerata l’influenza anche dello zio. Spiega Elena: “Ho avuto la fortuna di poter essere in sella fin da piccola, approcciando l’equitazione da
bambine. Qui ho imparato divertendomi, poi la mia carriera è proseguita con il salto ad ostacoli con la prima gara a 7 anni. Il cavallo è una passione che non ti lascia, diventa uno stile di vita che ti prende 24 ore al giorno. In questa disciplina il tracciato è composto da 12 ostacoli che il cavallo deve superare nel minor tempo possibile. Serve tanto allenamento, ci sono tanti aspetti da seguire”. Uno sport che prevede la doppia preparazione, del cavallo ma anche del cavaliere, che si raggiunge con un programma settimanale che varia dal tipo di competizione che bisogna preparare. I cavalli, sulle categorie più elevate, si allenano 5 volte a settimana alternando vari tipi di attività. Un filo conduttore unico, però raggruppa tutte le discipline con il coinvolgimento unico e speciale sia a livello emotivo che psicologico che vale per tutte le categorie ma anche per tutte le età.
EVENTO
Foto: Andre Ringuette/Hhof-Iihf Images
Mondiale Hockey Italia: niente da festeggiare ma tanto da applaudire
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A
tutto, che ha evitato la retrocessione solo perché non c’era... Ok, ma il direttore mi lascia libero di fare brutte figure. Ho logistica umana e lavorativa che mi tiene tra Svizzera e Gran Bretagna. Ho (non so se hai sentito delle voci in giro) una identità veneta molto forte. Su questi due elementi, dei quali ringrazio spesso gli dei, faccio un paio di considerazioni.
Certo, i numeri. Salto quindi le cose visibilissime, come la riga di sconfitte e di assenti forzati, i punteggi brutti e la sassata da Covid per tentare un altro paio di angoli comparativi. Applaudire una nazionale che ha perso
Raramente Gran Bretagna e Italia si possono paragonare. In genere si stecca sempre, quando si trattano le contee da province, le regine da prime ministre, l’immigrazione dalle colonie con quella “normale” si dicono delle banalità inascoltabili. Mondi diversi. Ma nel caso dell’hockey ghiaccio si può tirare un bel parallelo, approfittiamone. Due “nazioni” (attenzione al tranellaccio, Gran Bretagna, Inghilterra e Regno Unito non sono definizioni di dettaglio) con l’Hockey forte solo in certe zone, basato su poche squadre, ma con forti affezioni. Dài che abbiamo trovato un parallelo.
LUCA TRAMONTIN
l momento di andare in stampa varie analisi sul mondiale dell’Italia di Hockey ghiaccio sono già transitate e scadute. Ultimo posto a Riga nel Girone B, tutte le partite perse. Rispetto chi guarda i numeri e vede tutto negativo, ma non mi associo.
Ogni ‘Gran Britannico’ può essere contento. Perché ha beccato un colpaccio (battuta la Bielorussia), perché ha espresso un marcatore in cima alla classifica (Kirk) e insomma ha fatto un bel mondiale pescando da 4 squadre e pochissimo altro (ci ricorda qualcosa) con una squadra in larghissima parte di scuola GB. L’Italia – realisticamente - avrebbe tutti i pezzi per fare altrettanto. Invece l’allenatore Greg Ireland (lunga militanza a Lugano, lo conosciamo bene) è stato covidato, vari motivi che non snocciolo (si trovano ovunque) hanno tolto elementi chiave all’Italia, ne hanno messi in forse altri. L’atteggiamento degli italiani è da applausi, dignitoso, combattivo, anche sotto nei punteggi. Decine di minuti – anche contro le grandi – hanno fatto pensare che con Giovanni Morini (comasco del Lugano) e Diego Kostner (gardenese dell’Ambri) sarebbe stata diversa. Davide Fadani (Lugano) ha parato 39 tiri contro gli Usa (di cui una strepitosa, cercala in rete che ne vale la pena). Se tieni presente tutto il resto sei costretto ad applaudire, a metterti contro i numeri e a vederci qualcosa di positivo. Bello il vantaggio temporaneo con la Germania, il coraggio contro il Canada (meglio contro le grandi che con le medie e piccole).
Andare in Svizzera. Come i giovani svizzeri vanno in Nordamerica per: - piano A tentare la carriera grossa; - piano B tornare indietro migliorati molti più italiani dovrebbero spostarsi nella prima o seconda lega svizzera. È un salto proporzionato, accessibile, che favorisce tre fattori poco evidenti: - i ragazzi restano disponibili ai raduni e alle amichevoli nel Nord Italia; - vengono aiutati negli studi; - non si sradicano del tutto. Bisogna andare al pratico. Benissimo anche la EBEL o la Germania (che ci fa venire in mente l’assenza di Trivellato), ma la Svizzera suona piu vicina e più logica da vari punti di vista. Ma si impoverisce il campionato italiano. Non la vedo così, vedo una serie di andate e ritorni, magari con degli accordi tra farm team svizzeri e squadre italiane, con degli aumenti delle partite amichevoli e scambi di ogni tipo, con una lega italiana o alpina più mirata a formare. Chi è tornato da Thurgau, dai Ticino Rockets, etc. continua a giocare, o passa/passerà ad allenare. Mi contraddico, perché rimpiango i derby Alleghe-Cortina, ma anche i Brunico-Bolzano. Mi auguro di rivederli ma non mi dispiacerebbero in una campionato transnazionale. Paragone suicida. Viene da dire ‘come il rugby’, che ha visto crescere giocatori rilevanti nel campionato francese e inglese. Il paragone è suicida perché invita alla risposta “guarda che figure al 6 Nazioni”. Però si dovrebbe guardare un po di più alle coppe. Non che si stravinca, ma dare a Benetton, Zebre e al campionato italiano la possibilità di riprendersi i nostri ragazzi dopo 4 anni di Wasps o 5 di Stade Français è un vantaggio, a lungo, breve e medio termine. Sì, ma adesso? Pre-olimpico in vista dei Giochi Olimpici di Pechino 2022, ancora in Lettonia (26 - 29 agosto 2021), Girone E con Lettonia, Francia e Ungheria. Esserci tutti, guardare al mondiale della Gran Bretagna, pensare che la Francia e l’Ungheria viste da dentro non appartengono ad altri pianeti.
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Foto: Giulio Giacomelli
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Alla scoperta dell'osteopatia
L’
GIULIO GIACOMELLI
osteopatia è una professione sanitaria (legge 3/2018) particolarmente giovane nata nel 1874 da Andrew Taylor Still, un medico americano che ha fondato la prima scuola di osteopatia a Kirksville (Missouri, USA) nel 1892. Da allora l’osteopatia ha conosciuto una grande espansione che continua ai giorni nostri. Approda in Europa in Inghilterra grazie ad un allievo di Still, John Martin Littlejohn che nel 1917 fonda la prima scuola osteopatica britannica la British School for Osteopathy ancora attiva. In Italia l’osteopatia arriva molto più tardi dove, ad oggi, esistono numerose scuole private. L’Osteopatia è regolarmente riconosciuta in molti Paesi tra cui Inghilterra, Belgio, Francia, Finlandia, Svizzera e Portogallo. Attualmente la professione di osteopata è una professione sanitaria riconosciuta dal SSN Italiano, ma l’inquadramento e la regolamentazione completa è ancora in divenire. Tuttavia, anche se l’osteopatia non ha ancora trovato la completa collocazione in Italia, questo non impedisce agli osteopati italiani di esercitare la libera professione in piena legalità nei loro studi privati o presso centri poli specialistici ed anche in cliniche e ospedali che ne riconoscono la validità e l’efficacia nel trattare svariati disturbi. Il nome deriva dall’unione di “osteon” che significa osso e “pathia” traducibile come sofferenza.
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L’ Osteopatia è una professione per la diagnosi ed il trattamento di patologie funzionali (non organiche di pura competenza medica) che rientra nelle cosiddette CM (Complementary Medicine – Medicine Complementari). Essa si basa sulle scienze fondamentali e le conoscenze mediche tradizionali (anatomia, fisiologia, patologia, etc…), usa speciali tecniche manuali e non si avvale di farmaci o di strumenti elettromedicali. L’osteopatia moderna è una tecnica terapeutica estremamente efficace per la prevenzione, la valutazione ed il trattamento di disturbi funzionali generati da traumi pregressi, posture scorrette, sforzi fisici intensi o stress, che interessano l’apparato neuromuscolo-scheletrico, craniosacrale, circolatorio e viscerale. Non pretende di sostituirsi alla medicina tradizionale ma con sapiente confronto e collaborazione può aiutare ad alleviare molte disfunzioni parallele derivanti da patologie che, a causa del loro decorso, debilitano e limitano il corretto funzionamento del corpo del paziente. Per questo motivo il target d’utenza spazia dai neonati agli anziani ed a seconda delle problematiche del singolo individuo vengono adottate tecniche manipolative adeguate. Alcuni motivi principali per cui rivolgersi ad un osteopata possono essere le consuete lombalgie, cervicalgie, sciatalgie e nevralgie varie, dolori causati da traumi più o meno recenti ma anche problematiche relative alla sfera viscerale come disturbi intestinali, urinari e ginecologici. La visita si svolge con una prima analisi del soggetto effettuando domande mi-
Giulio Giacomelli
rate al motivo del consulto, una volta individuata la meccanica disfunzionale si comincia con la valutazione biomeccanica e dove necessario, riportare il corpo a libertà di movimento per tornare ad una situazione di neutralità ed istintiva auto guarigione del corpo. Una volta finito il trattamento vengono fornite indicazioni all’assistito su come comportarsi per non incorrere più in quella problematica. La presa in carico della persona quindi va dal momento in cui l’interessato racconta il motivo scatenante del consulto, alla risoluzione di tensioni a carico di blocchi articolari o viscerali, a ciò che l’individuo dovrebbe/potrebbe fare per evitare di ritrovarsi nelle stesse condizioni di prima. Quando non si raggiungono risultati significativi dopo tre sedute significa che, nonostante le disfunzioni trovare e liberate, l’osteopata non è più in grado di creare modifiche significative per quel soggetto e quindi va reindirizzato a medici specialisti. Diversi pazienti si avvicinano all’osteopatia per passaparola seppur scettici ma il dolore è talmente importante e cronicizzato che ormai è l’ultima spiaggia. In definitiva questa affascinante e complessa materia vuole permettere al corpo la libertà da ogni costrizione per farlo crescere nel miglior modo possibile se parliamo di neonati e bambini, per mantenere o ristabilire una mobilità perduta nel tempo se parliamo di adulti ed anziani.
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Foto: Virtus Eirene Ragusa, Italbasket
From Costermano to Tokyo
L
ANDREA ETRARI
a pallacanestro femminile Azzurra torna alle Olimpiadi a distanza di 25 anni dall’ultima volta (Atlanta 1996). E lo fa con la Nazionale 3x3, disciplina che farà il suo esordio olimpico proprio a Tokyo 2020. Uno dei punti di forza delle nostre portacolori sarà la veronese di Costermano Chiara Consolini, classe 1988, che gioca da sei anni in A1 nella Virtus Eirene Ragusa dopo aver militato anche nella fila, sempre nella massima serie, di Schio, Lucca e Umbertide. La squadra, composta da Chiara Consolini, Rae D’Alie, Giulia Rulli e Sara Madera, è allenata da Andrea Capobianco e si è qualificata ai Giochi vincendo il torneo preolimpico svoltosi a Debrecen (Ungheria) ad inizio giugno. Classe 1988 e originaria di Peschiera del Garda (Verona), Chiara ci racconta le sue sensazioni e le sue aspettative in vista della partenza per Tokyo. Chiara, che sensazione è stata quella di qualificarsi per le Olimpiadi e cosa ti aspetti dall’avventura olimpica? «È stata un’emozione incredibile, un’onda travolgente, ancora si fa fatica a crederci, ho ancora i brividi al pensiero, la realizzazione di un vero sogno. Ora sappiamo che il livello del torneo sarà altissimo, ma siamo consapevoli del nostro valore e andremo sicuramente a Tokyo con l’idea di giocarcela con tutti senza paura. E comunque, mi sembra ancora tutto così strano, impossibile: sarò sicura di andare a Tokyo solamente quando sarò sull’aereo, con il pass al collo». Parlami un po’ del 3x3… «Il basket 3x3 è uno sport super dinamico, non hai tempo durante la partita di pensare ai tuoi errori, ai tiri sbagliati o
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tano, sei la capitana e hai appena prolungato il contratto... «Ragusa per me ormai è diventata una seconda casa. Mi ha rapito il cuore da subito, l’amore che hanno i siciliani per la propria terra è un qualcosa di meraviglioso. Sono già passati 6 anni e inizierò il settimo, e sono sempre più contenta di essere il capitano di una realtà così bella come quella della Virtus Eirene, non smetterò mai di ringraziare la società e la famiglia Passalacqua per tutto quello che mi ha dato in questi anni». Hai 76 presenze in Nazionale (intesa come 5 vs 5), conti di tornarci? «Avrei tanto voluto arrivare a 100 presenze, spero di avere ancora delle possibilità, credo siano poche, pochissime, però alla Nazionale non dirò mai di no». ai tiri fatti, devi subito reagire e giocare al meglio il possesso successivo. Questa è la cosa che mi piace di più del 3x3: il dover subito reagire ad ogni cosa che può succedere in quella metà campo senza farti influenzare da quello che è successo appena 12 secondi prima». Non sei la prima Consolini che va alle Olimpiadi: Adolfo Consolini partecipò a
due edizioni dei Giochi vincendo un oro: similitudini? «Sarebbe bellissimo riuscire a vincere l'oro come ha fatto lui (Adolfo Consolini era cugino del nonno di Chiara n.d.r.). Sono molto orgogliosa di portare di nuovo il nome Consolini, e il paese di Costermano, alle Olimpiadi». Sei anni a Ragusa per te cosa rappresen-
Cosa ricordi del Garda Basket e dei tuoi inizi di carriera? «Il Garda Basket è stato il mio inizio, il mio piccolo trampolino, sarò sempre grata al mio primo allenatore Giorgio Dalla Bernardina che mi ha spinto a partire quando Schio mi chiamò per andare a giocare la. Il Garda Basket fa e farà sempre parte di me. L’amore che ho per questo sport è partito da lì. È stato il fondamento di tutto».
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Foto: Luca Ghidoni, Paolo Bargiggia
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Giornalismo sportivo alla deriva?
Paolo Bargiggia
Diletta Leotta
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DANIELA SCALIA
collature, urla strategiche, trash, tifo volutamente estremo perché così… ‘si muove il web’. Da una parte chi fa la morale e passa da moralista, dall’altra chi fa il furbista e passa da furbo, ma il problema che non dipende dai gusti è quello dei contenuti. Detesto il trash ma non potrei criticarlo se portasse anche vera divulgazione sullo sport. Adoro lo humor da spogliatoio (che contrariamente al luogo comune è diversissimo da quello da caserma) ma se fosse privo di contenuti dovrei chiamarlo cabaret. L’ultimo caso: Diletta Leotta, frontwoman di DAZN, che nei prossimi 3 anni tra-
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smetterà la serie A di calcio, si lamenta del “giornalismo spazzatura” che la mette al centro di gossip-town. Bufera immediata, ‘colleghe’ definite invidiose, ‘colleghi’ tacciati di sessismo, una suscettibilità social che ha a che fare con il clickbaiting. Tweet, post, commenti: vi lascio ricostruire vicenda e percorso dal vostro smartphone, qui cerchiamo di guardare oltre, indietro e avanti. Indietro: perché - basta - non è vero che l’uso dell’epidermide a scopo attrattivo nasca adesso. Da prendere a sassate casomai il fatto che non si dica niente di strettamente sportivo che abbia un contenuto. Non parlo di fare accademie o discorsi colti copiati da internet, mi basterebbe sentir parlare di centrocampi allagati e gap control senza essere scambiata per metereologa, pornografa o folle. Oltre: perchè se si prende posizione bisogna anche sganciarsi momentaneamente dai gusti e ammettere la bravura anche di colleghi/e che non ci piacciono. Se spiegano bene il loro sport e lasciano un bagaglio a chi guarda (che sembra di no, ma comunque paga) quello/a è bravo/a. Avanti: perché il racconto sorpasserà il prodotto. Ormai la partita la trovi, la compri a un euro, la freghi via streaming, che ti manca è chi te la faccia capire. Esempio che facciamo sempre: se ti do due biglietti per Benetton Zebre forse non ci vai, se ti dico che andiamo insieme e ti spiego le regole sicuramente vieni (spero). Torniamo al caso Leotta. Paolo Bargiggia, giornalista esperto di calcio e di calcio mercato, è stato autore di uno degli attacchi più frontali. “Niente di personale nei suoi confronti” ci tiene a sottolineare - “ma qui siamo alla deriva, ed è pericoloso”. Presupposto importante: Diletta Leotta non è una giornalista (ecco il perché delle virgolette alle parole colleghe/i poco sopra), non è iscritta ad alcun albo dell’ordine e non deve quindi sottostare ad alcun vincolo deontologico. Vi evito considerazioni banali del tipo “si
può fare bene il lavoro del giornalista anche senza essere iscritti all’ordine”. È vero, ma la percezione del pubblico è quella che determina il giudizio e la considerazione per l’intera categoria. “7 volte su 10” - continua Bargiggia, che ha contestato proprio la mancanza di contenuti della Leotta - “la bellona di turno è senza preparazione e mi rattrista e indigna allo stesso tempo che ovunque, programmi, reti abbiano sposato questa linea eccessiva, questa scorciatoia a scapito dei contenuti”. I suoi 25 anni in Mediaset sono un osservatorio privilegiato: “Si è fatto dell’ottimo giornalismo, ma ho anche visto tanti ragazzi e ragazze con qualità senza possibilità di emergere perché penalizzati dall’immagine. Amo questa professione, non mi sono mai tirato indietro dalla competizione per trovare il mio spazio, ma sempre sui contenuti”. Nessun sessismo quindi? “Ma no” - evidenzia con fermezza Bargiggia - “questa vicenda è stato lo spunto per tornare su un tema che mi sta a cuore, come un altro che ho sempre criticato, il giornalista tifoso. Professionalmente parlando è un controsenso, un offesa. Recitare la commedia non è fare informazione. E mi spiace proprio per la professionalità perché queste sono pietre tombali per l’autorevolezza del giornalista. Poi il momento storico e la visibilità del personaggio (Leotta, ndr) hanno creato tanto rumore. Un mio tweet sul suo abbigliamento a bordocampo è stato molto criticato, forse è stato una piccola buccia di banana, ma non ho la personalità da sottopentola di quelli che sulla base della reazione del pubblico vanno poi a cancellare i post. Mi assumo la responsabilità di quello che è stato un moto di indignazione: sei un prodotto del gossip, non essere ipocrita. Puoi vestirti come vuoi, ma non venire poi a fare la morale. È penalizzante nell’accezione più pura del giornalismo sportivo che sia frontwoman di DAZN. Lei è brava a interpretare, ma autorevolezza zero. È un gioco del cervello all’ammasso e non c’entra un cavolo col sessismo”.
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Foto: Michele Gregolin
Salto triplo (sul tetto del mondo) 90 / SdP
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GIAN PAOLO ZAFFANI
sogni e la realtà corrono su binari diversi. Capita, però, che si incrocino per creare una bellissima storia. Come quella di Laura Caravello, giocatrice dell’Imoco Volley Conegliano. Ventisette anni lo scorso 4 maggio, Laura da sempre ha lasciato spazio nelle proprie giornate alla pallavolo. Uno sport praticato fin da bambina, dal minivolley; un amore nato guardando la sorella, più grande di lei, che lo praticava a Udine. Come tutte le bambine, un sogno l’ha cullato anche Laura ed era proprio legato allo sport. Senza farsi distrarre troppo però, perchè con il passare degli anni Laura Caravello ha continuato a giocare fino alla serie A2, portando però avanti anche percorso scolastico e professionale parallelo. Poi arriva quel giorno in cui i due binari si incrociano. Quel giorno che cambia la vita e la quotidianità. Laura lo racconta come fosse ieri anche se è passato più di un anno. “Torniamo a maggio del 2020” - spiega Laura - “era appena finito il lockdown e stavamo tornando alla vita di tutti i giorni. Mi trovavo a casa, in giardino mentre mangiavo qualcosa in pausa pranzo dal lavoro. Ricevetti una chiamata del mio
procuratore, qualche tempo prima avevo parlato con lui del mio futuro e di quale nuova esperienza avrei potuto intraprendere. Quella telefonata, però, mi lasciò senza parole perchè mi disse che c’era la possibilità di giocare un anno nell’Imoco”. Un salto triplo, forse quadruplo; dalla Libertas Martignacco (Serie A2), a una delle squadre più forti del mondo. La storia è questa: “Erano giornate in cui passavo dal pianto, dispiaciuta perchè lasciavo la vita che avevo fatto per tanti anni, per intraprendere uno dei sogni più grandi, alla gioia immensa perché si stava coronando un sogno”. Lara Caravello gira pagina nella propria vita. Una scelta ponderata, certamente cercata e la vita che cambia in un attimo. “Mi sono resa conto” - racconta la numero 1 dell’Imoco - “che era tutto cambiato qualche settimana più tardi rispetto alla firma del nuovo contratto, quando mi licenziai dal posto di lavoro. Lavoravo per un’azienda di autotrasporti in ufficio manutenzioni e sono passata dall’alzarmi presto, ogni mattina, per andare in ufficio, all’alzarmi presto per la mia nuova avventura con l’Imoco. L’impegno, ugualmente, è totale. Non è possibile prendere altre strade per passare il tempo, il 90% è assorbito dal lavoro in palestra e ora tentare di avere un altro
hobby o lavoro sarebbe impossibile”. Inizia l’avventura con l’Imoco. Inizia la preparazione, le prime amichevoli, le prime gare e arriva il primo trofeo: la Supercoppa. Da lì un crescendo continuo, fino alla conquista della Cev Champions League a Verona. “È stata davvero un’emozione crescente. Alla Supercoppa ero più agitata perchè era la mia prima competizione e, ripensandoci, non mi sono neppure goduta il momento. La Champions è stata l’apoteosi e il campionato straordinario perchè arriva al termine di un percorso, di una stagione intera ed è il frutto di tutto il lavoro fatto e di tanti mattoncini messi assieme. Sono tutte emozioni grandissime e spendo un’ulteriore parola sulla Champions League perchè era un sogno per tutta la società, un sogno che doveva ancora avverarsi che invece abbiamo tramutato in qualcosa di concreto e bellissimo”. Vittorie, vittorie, vittorie. Un ruolino di marcia impressionate per la formazione di Conegliano, una stagione che è già storia ma che di diritto entrerà nei libri. Come sempre, i successi non nascono per caso, anzi. La Società, l’ambiente e tutto il contorno sono altrettanto determinanti. “È un ambiente tranquillo” - continua Laura - “ma estremamente professionale. Gli obiettivi sono molto alti, quindi biso-
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gna sempre cercare di dare il meglio, in qualsiasi momenti. Certo che, guardando al prossimo campionato, sappiamo già che sarà molto difficile perchè confermarci sarà la cosa più complicata dopo una stagione perfetta”. Vittorie a parte, per Laura Caravello il primo anno all’Imoco è stato incredibile, ricco di spunti. “Le mie compagne di squadra sono ragazze incredibili, umili e gentili allo stesso tempo. Ho un rapporto particolare con Giulia Gennari, con lei avevo già giocato. Moky (De Gennaro, ndr)? È uno stimolo solamente vederla allenarsi: non è mai soddisfatta, questo la rende ancora di più una campionessa e averla come compagna di squadra è una manna dal cielo. La definirei una perfezionista, rimane sempre in palestra prolungando anche gli allenamenti”. La domanda successiva, naturalmente, non poteva che essere su Paola Egonu. Laura non ha dubbi: “All’inizio avevo
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un po’ paura a stare dall’altra parte della rete; ha una schiacciata talmente forte che mi intimoriva e forse non sono ancora abituata a tanta potenza. Però serve il contributo di tutte per farla allenare al meglio, quindi ogni volta che siamo in campo le paure vengono messe da parte e ogni minuto, ogni secondo nel rettangolo di gioco, diventa prezioso per migliorarsi sempre”. Terminato il primo anno a Conegliano, è arrivato il rinnovo. Laura, quindi, vestirà ancora la maglia dell’Imoco ma prima c’è un’estate da vivere per staccare la spina dopo la frenetica stagione 2020-2021. “Ora sono a Udine” – ci racconta – “e fino a metà agosto sarò libera da impegni sportivi. Sto vivendo appieno questo momento dopo un anno durante il quale, sia per la quantità di impegni sia per le problematiche legate al Covid, sono tornata molto raramente nella mia città d’origine. Il rapporto, però, è
sempre stato molto forte: seguo anche lo sport della mia città, la squadra di calcio prima di tutto. Dell’Udinese sono anche stata abbonata, ma seguo con grande attenzione anche il basket, in particolar modo l’APU Udine”. Basta scambiare qualche parola con Laura che subito si capisce l’amore per lo sport, nella sua totalità: “Il mio idolo è Javier Zanetti, un atleta mai fuori dalle righe che non ha mai fatto parlare di sé in maniera negativa. È a lui che mi ispiro. Invece l’impresa sportiva che mi è rimasta più dentro è stata proprio quella di Conegliano, lo scorso anno, al mondiale per Club. Una semifinale incredibile, vinta dopo lo svantaggio sul 10-14. Emozioni incredibili”. Emozioni che, qualche mese dopo, Laura ha iniziato a vivere in prima persona. Proprio con quella maglia, quella dell’Imoco, la stessa che continuerà a vestire anche il prossimo anno.
FARE SQUADRA È IL NOSTRO SPORT non abbiamo usato parole di conforto per lo sport veneto, ma fornito strumenti di comunicazione per affrontare uno scenario pieno di complessità perché quando scendiamo in campo lo facciamo sempre per giocarcela fino in fondo, qualunque sia la sfida
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‘Piccole’ Frosini crescono…
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ANDREA ETRARI
Verona il cognome Frosini non passa inosservato: per gli appassionati di pallacanestro, e non solo, i ricordi vanno ai primi anni 90 quando Alessandro Frosini arrivò alla Glaxo proveniente da Siena. Con la Scaligera Fro disputò 4 stagioni nelle quali vinse la Coppa Italia nel 1991, conseguì la promozione in A1 nel 1993 e la storica semifinale scudetto nel 1994 (133 presenze in gialloblù, decimo assoluto nella storia). Oggi però agli onori delle cronache è salita sua Giorgia (classe 2002) che però gioca a pallavolo. Dopo una carriera nel settore giovanile, iniziata proprio a Verona dove è cresciuta, e aver vestito la maglia azzurra nella Nazionale U16 e U18, Giorgia nella prossima stagione sarà la vice di Paola Egonou all’Imoco Conegliano, campione d’Italia e d’Europa (quest’ultimo titolo conquistato proprio a Verona lo scorso 1° maggio nella finale di Champions
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League n.d.r.). “Giorgia” - ci confida un emozionato papà Alessandro - “ci ha dato una grande soddisfazione. Per la verità sono dieci anni che ci dà soddisfazioni, il suo è stato un crescendo e questo traguardo la ripaga dei tanti sacrifici fatti in questi anni. Andò via da Verona giovanissima, non aveva ancora 14 anni quando si trasferì all’Imoco Volley Pool Piave San Donà: era il primo anno e l’obiettivo era proprio quello di completare il percorso delle giovanili e approdare a Conegliano. Insomma una cosa diciamo programmata perché vincere i titoli giovanili e non avere davanti niente rimane fine a sé stesso, lei è cresciuta tanto grazie anche al fatto di aver giocato, nelle ultime due stagioni, in prestito, al Club Italia in Serie A2”. Per Giorgia quindi il coronamento di un sogno. Papà Alessandro però frena un po’ i facili entusiasmi: “Adesso per Giorgia viene il difficile; dovrà confrontarsi con atlete super e il livello sarà pazzesco. Una nuova sfida per lei perché dovrà
Alessandro Frosini
allenarsi tanto e giocare poco, almeno il primo anno, credo. Però potrà imparare tantissimo ed è giusto provarci ed essere ambiziosi”. La domanda sorge spontanea: perché Giorgia ha scelto la pallavolo e non la pallacanestro? “Ha giocato a minibasket a Caserta” - spiega Frosini Senior – “quando io giocavo lì, poi quando siamo tornati a Verona, forse seguendo le figlie di Roby Dalla Vecchia che giocavano a pallavolo, si è appassionata al volley ed ha bruciato le tappe, come si suol dire. Devo dire che
all’inizio era un po’ scoordinata forse a causa della sua altezza (attualmente 189 cm ndr) ma piano piano è migliorata sia dal punto di vista fisico che tecnico”. Ma cosa ne pensa la diretta interessata di questo magic moment? “Sinceramente non ci credo ancora” - racconta Giorgia - “penso che realizzerò davvero al primo allenamento. Per me è incredibile vestire la maglia dell’Imoco, un’emozione fortissima e un grande onore che spero di riuscire a meritare ogni giorno. Lavorare quotidianamente con le campionesse che ci sono sarà un’occasione unica per crescere tanto, come giocatrice e come persona. Sono sempre stati degli esempi e dei modelli per me, ricordo bene gli allenamenti estivi che ho fatto al Palaverde gli anni scorsi nella fase di preparazione, era come andare all’università, adesso potrò ogni giorno approfittarne per prendere qualcosa da ognuna e imparare ad essere una professionista in campo e fuori”. Giorgia Frosini vice di Paola Egonu, tra le
più forti giocatrici del mondo, una bella sfida. “Il mio obiettivo” - conclude Giorgia - “ sarà in primis quello di imparare, imparare e ancora imparare. Paola è una giocatrice fantastica, un fenomeno, sarà un onore allenarmi con lei e avere il privilegio di poter prendere qualcosa per accrescere il mio bagaglio di giocatrice. So che ci sono tante partite e tante manifestazioni, se ci sarà bisogno di me in campo il mio compito sarà
quello di farmi trovare pronta, lavorerò intensamente per questo”.
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Storie del monte Baldo e del suo lago
"S
torie del monte Baldo e del suo lago" è un libro che apre gli orizzonti, valica i confini, abbatte le pareti e i muri. Non solo perché le due entità istituzionali preposte alla protezione e alla valorizzazione del del monte Baldo - l'Unione Montana del Baldo-Garda e il Parco Naturale Locale Monte Baldo - hanno congiuntamente deciso di sostenerne la pubblicazione e la diffusione. Queste pagine di racconti brevi (scritti da Mauro Neri) e di schede di approfondimento naturalistico e storico (a cura di Maurizio Marogna e Silvia Vernaccini) ci prendono per mano per accompagnarci a conoscere il Baldo sottolineandone non solo le bellezze naturalistiche, botaniche e paesaggistiche, ma
di Mauro Neri, Maurizio Marogna, Silvia Vernaccini le preziosità storiche, letterarie, artistiche, spirituali, mitologiche, tradizionali, anche gastronomiche. Il monte Baldo è stato culla di personaggi di incredibile umanità che vanno dal prearòl al fabbro, dall'eremita all'archeologo, dal ribelle al malgaro, dal partigiano al medico speziale, dal fante alpino in trincea al poeta futurista ingabbiato dalla Grande Guerra, dallo speziale al geografo... Ne emerge un ritratto a tutto tondo di un monte che non è solo monte, ma anche "baule" di fiabe e leggende, di santi
e Vivane, di rivoluzionari e di "streghe". Ad ogni girar di pagina questo libro ci arricchisce con una serie di tante piccole e spesso poco conosciute sorprese. Dettagli Editore: Cierre Edizioni Anno edizione: 2020 In commercio dal: 7 maggio 2020 Pagine: 352 p., ill. , Brossura Prezzo: 19,50 Euro
La bella stagione di Gianluca Vialli, Roberto Mancini
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'è qualcosa di speciale nella vittoria dello scudetto della Sampdoria del 1991, qualcosa che non si è spento e che anzi continua ad ardere di fiamma viva: l'amicizia. A distanza di trent'anni dalla Samp campione d'Italia, quei ragazzi talentuosi ma diversi sono ancora lì che si ritrovano a cena, si scambiano via chat informazioni e stupidaggini, alcuni lavorano insieme. Perché è stata quella meravigliosa stagione 1990-1991 a unirli
per non dividerli più, quella con Paolo Mantovani alla presidenza e con Vujadin Bo&kov alla guida tecnica. Non è un caso che questo sia un libro collettivo. Tutti i calciatori di quella eroica rosa hanno scritto la loro parte, svuotando con entusiasmo ognuno il proprio cassetto dei ricordi e mettendo a disposizione della storia gioie e dolori, infortuni e colpi di classe, imprese in campo e vita privata. Chi ci ha messo il talento, chi l'allegria, chi la forza fisica, chi le proprie debolezze, chi la passione. E straordinario è, ancora una volta, il risultato. L'eccellenza sportiva fa da cornice meravigliosa a un quadro di relazioni fra calciatori amici, sottoposte agli alti e bassi delle loro variegate personalità, ma sempre leali, franche e profonde. Pagine di grande epica si affiancano ad
altre di scherzi e avventure spassose. Un libro che sa rendere, forse come mai finora, lo spirito profondo del calcio, l'emozione del campo, il clima dello spogliatoio, l'anima di una squadra, di uomini che trasformano il 4-4-2 da schema a somma. È questa la vittoria eterna della "bella stagione". Dettagli Curatore: Domenico Baccalario Editore: Mondadori Collana: Vivavoce Anno edizione: 2021 In commercio dal: 18 maggio 2021 Pagine: 252 p., Rilegato Prezzo: 19 Euro
Olimpiche. Storie immortali in cinque cerchi di Luca Pelosi
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e Olimpiadi hanno tanti volti, personaggi e storie che le rendono speciali. Uniche, perché le Olimpiadi hanno qualcosa di diverso. Lo spiega bene Gelindo Bordin, campione olimpico di maratona
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nel 1988, che firma la prefazione. Sono il posto dove puoi trovare storie che emozionano, appassionano, insegnano. Storie dove la rivalità diventa amicizia, la debolezza diventa forza, la morte diventa vita. Dagli astisti giapponesi che fecero fondere le loro medaglie perché non accettavano di non essere arrivati pari a Lis Hartel, l'amazzone che si salvò dalla paralisi grazie all'ippoterapia, da Billy Mills, l'indiano sioux che lasciò il villaggio a dodici anni e fu proclamato guerriero dopo aver vinto l'oro, a Lawrence Lemieux, il velista che perde l'oro per salvare la vita a due concorrenti che rischiavano di affogare. Storie in cinque cerchi,
quelli del paradiso: si passa dal cerchio dell'amicizia a quello dell'amore, da quello del coraggio a quello della giustizia fino a quello della saggezza. Perché le Olimpiadi sono la cosa più bella mai creata dall'uomo. Dettagli Editore: Edizioni della Sera Collana: Amarcord Anno edizione: 2016 In commercio dal: 23 maggio 2016 Pagine: Brossura Prezzo: 15 Euro
21 Giro Lago di Resia o
con corsa JUST FOR FUN, corsa delle mele per Bambini e Nordic Walking
Sa. 17.07.2021 ore 17.00
15,3 km www.girolagodiresia.it
EVENTO
Viva lo sport, Viva Sport Expo!
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GIULIA MAMPRIN
mozione e soddisfazione, queste sono le due parole che riassumono l’edizione 2021 di Sport Expo, svoltasi dal 31 maggio al 2 giugno e che si è chiusa con quasi 25.000 presenze, un numero che fino a qualche mese fa sarebbe stato impensabile e che invece è da considerarsi un meraviglioso segnale di speranza per il mondo dello sport. Un traguardo importantissimo, arrivato in un momento certamente non semplice, con la manifestazione che diventa la vera occasione di rilancio dello sport amatoriale veronese. Gli ingressi contingentati, necessari per svolgere in sicurezza l’appuntamento di promozione sportiva per bambini e ragazzi, hanno
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fatto registrare, a fine giornata, il tutto esaurito. Nicola Schena di DNA Sport Consulting, alla regia organizzativa della manifestazione, commenta il successo di Sport Expo: “Sfiorare le 25.000 presenze in tre giorni è una soddisfazione immensa e ci gratifica di tutto il lavoro svolto per arrivare sin qui. Il ritorno delle scuole è stato fondamentale per raggiungere questo risultato. Sport Expo è la somma di tanti soggetti diversi – il Comune, l’Ufficio Scolastico, l’Università degli Studi di Verona solo per citarne alcuni – che credono in un obiettivo comune: offrire a bambini e ragazzi un’esperienza memorabile, in grado di trasmettere loro tutto l’amore per lo sport e il movimento”. Le famiglie hanno esplorato tutti gli impianti di Sport Expo, dallo Stadio Bentegodi alla Palazzina Masprone, dall’Anti-
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Foto: SportdiPiù Magazine
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stadio Guido Tavellin allo Stadio Olivieri, la tensostruttura dell’AGSM Forum e la BMX Olympic Arena. Ampi spazi all’aperto per garantire la sicurezza di grandi e piccini, tutti a portata di mano grazie all’amatissimo trenino. Per la quindicesima edizione di Sport Expo è da considerarsi - oltre ad un grande successo - un nuovo inizio per lo sport amatoriale, per lasciarsi alle spalle questo anno così difficile e ripartire con tanta convinzione e consapevolezza. La quindicesima edizione di Sport Expo è organizzata dal Comune di Verona con Lidl Italia nel ruolo di presenter partner. La manifestazione gode del prestigioso patrocinio del CONI Nazionale, di Regione Veneto e di ULSS9 Verona, nonché della collaborazione di FIPAV Verona, con la facoltà di Scienze Motorie dell’U-
niversità degli Studi di Verona, l’Ufficio Scolastico Territoriale di Verona e la Fondazione Bentegodi. DNA Sport Consulting si conferma alla regia organizzativa. Lidl Italia è lo storico presenter partner della manifestazione, ne condivide sin dalle primissime edizioni i valori e la mission. AGSM AIM è main sponsor, mentre Vicentini si conferma automotive partner, dando la possibilità di effettuare dei test drive. Windtex è partner, AMT il mobility partner. Sport Expo si svolge con la collaborazione di VeronaMercato, ATV e Consorzio Zai. I green partner sono Serit e Amia, Gazebo Flash e Spazio Visibile sono fornitori ufficiali. Per la mobilità sostenibile continua la collaborazione con Verona Tour e FIAB, mentre i supporter sono EdilCDP, UPRent, Dolomia e MAPA.
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Foto: VeronaMarathon
EVENTO
Con la Giulietta& Romeo Verona è tornata a correre
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CESARE MONETTI
l sole, il caldo, l’estate in arrivo hanno rimesso la gioia dello sport e del benessere al centro di tutto e al centro della città scaligera. In 4mila si sono presentati questa mattina al via della 14^ Giulietta&Romeo Half Marathon, il primo evento ‘Gold Label Fidal’ in Italia del 2021 e della Avesani Monument Run 10k, evento organizzato da Gaac 2007 Veronamarathon Asd in collaborazione con il Comune di Verona. C’era bisogno di questa ondata d’energia per le strade della città scaligera e di ener-
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gia ne ha avuta parecchia il vincitore della gara Eyob Faniel. L’azzurro, portacolori delle Fiamme Oro, ha tagliato il traguardo all’interno dello stadio Bentegodi in 1h03’26”, crono lontano dal ‘suo’ record italiano di 1h00’07” ma non per questo di minor valore: “Ho corso bene, non ho forzato esageratamente perché oggi era un test e volevo verificare le mie condizioni a cinquanta giorni dalla maratona dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Ho avuto ottime sensazioni e questo è quello che cercavo, dunque sono soddisfatto. Oggi parto immediatamente per Kapsabet per un periodo in altura in Kenya fino all’11 luglio.
Voglio però fare anche i miei complimenti all’organizzazione, bellissima gara”. È finita con una velocissima volata la sfida per il secondo e terzo posto alle spalle di Faniel. A vincere lo sprint finale il keniano Eric Muthomi Riungiu (Atl. Saluzzo) con 1h04’10” davanti all’altro azzurro di giornata, chiamato anch’esso ad una prova di efficienza in vista della selezione olimpica, Yassine El Fathaoui (Circolo Minerva) sull’arrivo in 1h04’11”, suo nuovo primato personale. La gara femminile ha visto in Angela Tanui la grande protagonista, autrice di una gara di grande livello tecnico. La keniana
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sul percorso, mi hanno incitata per tutta la gara, ero felice, sentivo la loro spinta e li ringrazio”. Alle spalle della keniana la ‘nostra’ Giovanna Epis (Carabinieri), anche lei in una gara test per le Olimpiadi di Tokyo 2020 e in partenza per uno stage in altura a Livigno, ha chiuso in 2^ posizione in 1h11’25”. Terzo gradino del podio per la keniana Susan Chembai Aramisi sulla finish-line in 1h13’22”. Da segnalare in gara anche la presenza dell’ex capitano del Milan Massimo Ambrosini (G.s. Montestella), ormai un esperto maratoneta amatoriale, che ha chiuso i 21km in 1h28’50” e di Sara Vargetto (Athletica Vaticana), giovanissima atleta affetta da una malattia autoimmune che ha gareggiato con la sua carrozzina, spinta dal padre Paolo, che ha tagliato il traguardo in 1h49’38”. Ha corso anche Silvia Furlani, affetta da sclerosi multipla, partita eccezionalmente stamattina alle 5 impiegandoci circa 6 ore. Con partenza alle ore 9 si è corsa anche la Avesani Monument Run 10k, sia in forma competitiva che non competitiva.
A vincere questa prima edizione è stato Alessandro De Cicco (Montemiletto Team Runners) in 32’21”, mentre al femminile si è imposta Claudia Andrighettoni (Us Quercia Trentingrana) con 35’07”. Giulietta&Romeo Half Marathon è organizzata da Gaac 2007 Veronamarathon Asd e coorganizzata dal Comune di Verona e gode del Patrocinio della Regione Veneto e dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, Consorzio Zai, Verona Mercato e Amia. Ringraziamenti ai Major Sponsor Agsm Aim e Zero Wind, Airone, Avesani in qualità di title sponsor della Monument Run 10k, lo sponsor tecnico Joma Sport, i fornitori ufficiali Bauli, Doria Semplicissimi, PhytoGarda Medical Line, Acqua San Benedetto, Autosilver - Mercedes Benz Verona, Pro Action, Cantina Valpantena, Scaligera Service Up Rent, Marlene, Morato Pane e Idee e Marazzi Noleggio. Un ringraziamento anche ai media partner Corriere dello Sport – Stadio, Tuttosport, Telenuovo, SportdiPiù Magazine e Radio Number One.
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iscrive il proprio nome nell’albo d’oro della Giulietta&Romeo Half Marathon con il tempo di 1h09’45” e vince anche lo speciale premio dedicato a Dario Bergamini, fondatore della società organizzatrice mancato nel 2018, per la miglior prestazione atletica della giornata: “Volevo fare il primato del percorso (1h09’15”ndr)” – ha spiegato la campionessa al traguardo - ma il caldo mi ha impedito di aumentare la velocità”. Voglio fare i complimenti agli organizzatori per il percorso veloce e per la grande organizzazione, così come alla città di Verona, l’ho visitata ieri e mi è piaciuta tantissimo. Oggi c’era tanta gente
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Foto: Fibs Veneto
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FIBS Veneto: nuovo presidente per nuovi obiettivi Riccardo CipelettiI Presidente della FIBS Veneto
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JACOPO PELLEGRINI o scorso gennaio Riccardo Cipelletti è stato nominato Delegato Regionale del Veneto per la FISB ovvero la Federazione Italiana Sport
Bowling. SportdiPiù Magazine lo ha intervistato per analizzare alcuni temi riguardanti questo sport e per capire da dove nasce questa sua grande passione. “La mia passione per il bowling” - spiega subito Cipelletti - “nasce almeno 25 anni fa: lavoravo in un ristorante e quando finivo, molto tardi, gli unici locali aperti erano i bowling. Inizialmente andavo a
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giocare con gli amici. Poi ho visto una squadra che giocava e ho cominciato ad informarmi. Da quel momento “una cosa ha tirato l’altra” e così ho cominciato a giocare a livello agonistico”. Cipelletti ha poi analizzato il suo nuovo ruolo in Federazione e il significato che gli attribuisce. “Sono Delegato Regionale da metà gennaio” - spiega - “quindi sono relativamente nuovo in questa carica. Per me significa dare una mano in un ambiente dove ho la mia passione, quella del bowling. È facile giocare ma per quanto riguarda il lato organizzativo sono in pochi quelli che se ne assumono il compito. Quindi ho provato a darmi da fare per aiutare un
po’ tutti e in primis il movimento”. “Ufficialmente la durata della carica è annuale” - prosegue Cipeletti - “però ‘normalmente’ viene auto-rinnovata se non ci sono altri candidati e non ci sono altri problemi. Arriviamo da un biennio di commissariato perché non c’erano delegati e volontari, per questo motivo spero di poter fare il quadriennio olimpico.” La Federazione Italiana Sport Bowling (FISB) organizza gare di tutti i tipi: Campionati Regionali di Singolo, Doppio, Tris, Squadra; la Coppa Italia; per poi finire con i Campionati Nazionali e i Campionati Europei e Mondiali. L’Italia è Campione del Mondo in carica a Squadre conquistando il titolo nel 2018 contro gli
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Il bowling è uno sport singolo dove il primo avversario sei te stesso, dove tu non hai un avversario da battere direttamente. Devi tirare la palla contro dei birilli, non contro un avversario, cercando di fare il miglior punteggio possibile
Stati Uniti. Gli impegni sono quindi tantissimi, salvo il fatto che il Covid-19 abbia reso tutto più difficile in questi ultimi due anni “La pandemia” - evidenzia Cipeletti - “ha causato però l’annullamento del 90% dei tornei a livello europeo e mondiale, quindi si gioca solo a livello nazionale e regionale. Il problema dovuto all’emergenza che stiamo vivendo non incide sul gioco, ma più che altro sull’interazione con gli altri atleti, soprattutto con i paesi esteri. Infatti questo è uno sport che si può giocare tranquillamente perché comunque si sale in pista da soli. Anche prima della pandemia il contatto tra atleti era prevalentemente di socializzazione”.
“Le prossime tappe che ci aspettano sono la Coppa Italia che si svolgerà in due fasi, tra la fine di giugno e l’inizio di luglio qua in Veneto. Poi ci sarà verso il 20 luglio la fase regionale del Campionato di Tris. Da settembre poi ripartono tutti i campionati italiani della prossima stagione”. Il calendario quindi è fitto, anche se siamo verso la fine di questa annata sportiva: “tendenzialmente abbiamo una gara alla settimana. Bene o male il calendario è sempre pieno, c’è sempre qualcosa da poter giocare: chi vuole può giocare tutte le settimane”. Abbiamo infine chiesto a Riccardo qualche curiosità, come quali sono i centri che ospitano le competizioni nella regio-
ne Veneto o il numero di atleti che fanno come Federazione. “I bowling in Veneto che sono omologati per giocare gare della Federazione” – concliude Cipelletti – “sono cinque e sono a Portogruaro (VE), Castelfranco Veneto (TV), Montecchio Maggiore (VI), Rubano (PD) e Campodarsego (PD). Come Federazione quest’anno noi abbiamo 120 atleti suddivisi tra le varie categorie, 4 femminili e 4 maschili. Questi atleti sono suddivisi in 7 associazioni sportive. Come età media siamo abbastanza alti, sopra ai 50 anni: di questi 120 una settantina partecipano ai Campionati Seniores, quindi Over50.”
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Foto: Sacerdoti Italia Calcio
I NTERVISTA
SIC et gol
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GIORGIO VINCENZI
ettete un gruppo di preti amici che ogni tanto si ritrova per giocare insieme a pallone e che partecipano al campionato europeo a loro destinato: questa è la squadra Sacerdoti Italia Calcio (SIC) della quale fanno parte una quindicina di preti provenienti da diverse parti del Paese. Sportdipiù Magazine, per scoprire i segreti di dream team, ha intervistato il portiere-parroco del quartiere di Borgo Nuovo di Verona, Monsignor Cosma Ambrosini. Monsignor Cosma, quando nasce la squadra Sacerdoti Italia Calcio e per opera di chi? «È nata nel 2016 con l’intento di far partecipare il nostro Paese agli europei di calcio dei preti, l’European Fustal, che
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esistono dal 2003. A dire il vero avevamo partecipato una prima volta ai campionati che si erano tenuti nel 2013 in Slovenia, ma poi per dare un carattere più stabile al nostro essere squadra è nata nel 2016 un’associazione, con tanto di statuto, che mette assieme sacerdoti che hanno la passione per il calcio. Lo scopo non è solo quello di partecipare agli europei, ma anche dare seguito a progetti di solidarietà con la partecipazione a eventi di beneficienza». L’idea da chi è partita e da quali città arrivano i preti-calciatori? «L’idea è stata di Don Jordan Coraglia di Brescia che è anche il presidente. I preti arrivano da Verona, Cremona, Bergamo, Lecce, Roma, Pescara». Ci racconta qualcosa di più dei campionati europei di calcio per sacerdoti… «Partecipano 18 nazioni e ogni anno il campionato viene organizzato in un Paese diverso. Quest’anno, però, a causa
Mons. Cosma Albertini
del Covid-19 non verrà disputato. L’anno scorso, a febbraio poco prima della pandemia, abbiamo preso parte a quelli che si tenevano a Praga nella Repubblica Ceca dove ha vinto la Polonia. Noi siamo giunti tredicesimi. Il nostro moto di far giocar tutti non si addice molto con il vincere una competizione, pazienza. Fanno parte della squadra, in queste occasioni, 12-13
preti. Faccio presente che in questa competizione vanno in campo solo sei giocatori. Quando invece giochiamo con altre squadre a scopo benefico siamo anche in undici». Quali sono le nazionali più forti e qual è stato il miglior piazzamento della nostra nazionale? «Tra le squadre più forti, oltre alla Polonia, vi sono il Portogallo, la Croazia, la Bosnia-Erzegovina. Non siamo mai andati oltre il tredicesimo posto, ma l’anno scorso abbiamo fatto dei bei risultati anche contro squadre forti… diciamo che stiamo crescendo. Tieni presente che noi non ci raduniamo per allenamenti, ma ognuno si arrangia come può nella sua parrocchia. Assieme ci ritroviamo quando dobbiamo giocare delle partite ‘ufficiali’». Ci sono anche i mondiali? «Quelli no (sorride, ndr)». Il bomber chi è? «Uno bravo è un giovane, Don Luigi di Roma. Una punta non proprio male». Torniamo agli scopi sociali della squadra. In questo momento per chi state raccogliendo fondi? «Ogni anno individuiamo una associazione o un progetto a cui far convogliare quello che raccogliamo. Per esempio, abbiamo raccolto un finanziamento per una scuola della Repubblica Democratica del Congo. Uno di noi, Don Alfonso, è originario di quel Paese. Ora stiamo raccogliendo fondi per la costruzione di un campo da calcio in una favela brasiliana a Salvador de Bahia dove si trova uno dei fondatori della squadra, Don Davide. Lo sport, in queste realtà, è un’occasione di
aggregazione ed educazione per togliere i giovani dalla strada». L’ultima partita quando l’avete giocata e contro chi? «Dopo una lunga pausa a causa della pandemia, ci siamo trovati per un gemellaggio il 1° maggio a Verona contro la Safety players, la nazionale italiana sicurezza sul lavoro. Si tratta di una collaborazione che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle morti sul lavoro. In precedenza, fra le nostre “chicche” c’è una partita giocata a Roma contro le Guardie Svizzere che abbiamo battuto 4-1». Avete quindi incontrato Papa Francesco, grande appassionato di calcio? «Certo! Gli abbiamo regalato la maglietta con il 6, quella del libero quale è lui nei modi di porsi, di parlare e di fare. Ci ha chiesto il risultato della partita e ha commentato: “Quelli non sanno giocare”. Ci ha anche incoraggiati a continuare su questa strada per mostrare che siamo persone normali». Prossimi appuntamenti? «A metà luglio saremo a Biella contro una rappresentativa locale».
Oltre a lei quanti altri sacerdoti veronesi fanno parte della squadra? «Altri tre. Uno è Don Marco di Bussolengo, che ha dovuto lottare duramente contro il Covid, Don Mattia di San Giovanni Lupatoto e don Luca di Negrar». È tifoso di qualche squadra di calcio? «Grande “fede” milanista. Quando posso vado allo stadio a vedere i rossoneri». Quando va allo stadio, che rapporto ha con i tifosi? «Io vado in curva del Milan. L’ultima volta, in un Verona-Milan, ero vestito da prete e un capo ultras del Milan mi vede e dice ai suoi compagni: ‘Oggi si vince, abbiamo pure il prete’». Non avverte un po’ di nostalgia per gli oratori di un tempo in cui si giocava a calcio su campi polverosi, ma dove l’amicizia tra i ragazzi cresceva giorno dopo giorno? «Sì, molto! C’è stata però una evoluzione da quei tempi: un minor numero di nascite e quindi meno bambini e più sport alla portata di tutti. Personalmente credo che il calcio aiuti molto a crescere e a vivere in un gruppo».
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Foto: : Riccardo Brunetto
EVENTO
BMX: spettacolo mondiale alla Olympic Arena
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MATTEO VISCIONE
n weekend mondiale quello che si è svolto alla BMX Olympic Arena Verona l’8 e il 9 maggio scorsi; si è infatti disputata la UCI BMX Supercross World Cup 2021, manifestazione alla quale hanno partecipato atleti provenienti da tutto il mondo, alcuni dei quali a caccia degli ultimi punti per le Olimpiadi, oltre che al successo in una delle più importanti competizioni di BMX.
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In gara 102 ragazzi per la categoria Men Elite, 50 Men U23, 43 ragazze Women Elite e 10 Women U23. Tra ben 12 atleti italiani in pista, tutti esclusivamente nella categoria Men Elite: Leonardo Cantiero, Leonardo Cassanta, Federico De Vecchi, Giacomo Fantoni, Mattia Furlan, Giacomo Gargaglia, Matteo Grazian, Tommaso Gasparoli, Marco Radaelli, Riccardo Rizzardi, Martti Sciortino e Michele Tomizioli. Per la rappresentativa Azzurra ottime le prestazioni tra le Qualifiche e le Last Chance, con il passaggio ai Sedicesimi di
finale di 9 atleti su 12. La maggiore esperienza, soprattutto per gli atleti più giovani, e l’abitudine a gare di questo livello, ha però ‘decimato’ la compagine italiana, nonostante le buonissime prove. Passano così agli Ottavi Mattia Furlan (secondo nel gruppo 4) e Giacomo Fantoni (terzo nel 5 gruppo). Manca la qualifica per pochissimo, sempre nel gruppo 5, Martti Sciortino che termina quinto a meno di due centesimi dall’ultima posizione utile per il passaggio al turno successivo. Grande battaglia anche nelle
categorie Womens Elite e Men U23, con gare sempre combattute e spettacolari, con qualificazioni decise in alcuni casi per una manciata di centesimi di secondo. Agli Ottavi di finale Men Elite la sorpresa è senza dubbio Giacomo Fantoni che, grazie ad una gara tutta cuore e grinta, riesce all’ultima curva ad avere la meglio sullo statunitense Bucardo, conquistando il quarto posto e volando con merito ai Quarti. Niente da fare invece per Mattia Furlan. I sogni di gloria di “Jack” Fantoni
svaniscono ai Quarti di finale, al termine di un round tiratissimo e deciso, anche in questo caso, da dettagli. Per il veronese, campione italiano 2019 di categoria, comunque applausi anche se, la sensazione, è che le Semifinali erano davvero alla portata. La giornata, perfetta in tutto e per tutto, si è conclusa con le finali che hanno visto imporsi nella categoria Under 23 per le Womens la francese Tessa Martinez davanti alla svizzera Thalya Burford e alla connazionale Lea Brindjonc mente nei Men primo e secondo posto
rispettivamente per gli olandesi Brian Van Eeuwijk e Ynze Oegema con il francese Pierre Geiesse a completare il podio. La finale Womens Elite ha visto imporsi l’olandese Laura Smulders che ha preceduto la svizzera Zoe Claessens e la russa Natalia Afremova. La giornata si è chiusa nel migliore dei modi con la finale Men Elite, dove la Svizzera è stata assoluta protagonista con il testa a testa tra David Graf e Simon Marquart con il primo che ha avuto la meglio per soli 46 millesimi di secondo sul vincitore del round di sabato. Terzo posto per l’olandese Niek Kimmann. “La BMX Supercross World Cup che si è svolta a Verona” – commenta l’ex olimpionico veronese Manuel De Vecchi – “ha visto svolgersi gare di assoluto livello in una top location come la BMX Olympic Arena. Al Team Bmx Verona vanno i miei complimenti per l’organizzazione impeccabile. Passando al commento tecnico devo dire che mi sono divertito e, il fatto che molte gare siano terminate quasi al fotofinish significa che il livello era molto alto. Peccato che l’Italia non abbia partecipato alla categoria Men U23: sono sicuro che alcuni nostri ragazzi avrebbero potuto ambire alla vittoria finale oltre che ad altri importanti piazzamenti. Per quanto riguarda le donne infine una bellissima competizione per le Under ma anche l’Elite non ha tradito le aspettative. Finalmente abbiamo visto le riders saltare il triplo e questo è un segnale che il livello sta crescendo”.
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EVENTO
Il mondo della E-bike tra cultura, sport e turismo 108 / SdP
magazine
Foto: SportdiPiù Magazine
media partner ufficiale
“I
ALBERTO CRISTANI
o vi faccio una proposta: ci troviamo un sabato mattina e andiamo a fare una pedalata dove avremo la possibilità di dire tante volte ‘wow’ in sella ad una E-bike, e di raggiungere posti che non si potrebbero raggiungere con una bici muscolare. Sarà l’occasione di stare insieme, di scoprire le bellezze del nostro territorio e di fare anche un po’ di formazione sul come usare correttamente una bici”. Con queste parole, al termine della puntata di SportdiPiù LIVE del 12 maggio scorso, Maurizio Marogna docente, sportivo, giornalista, guida (and more…) ha ‘lanciato una sfida’ che è stata subito raccolta dagli altri ospiti collegati. E così SportdiPiù Magazine, Fincato 23 Bike concept (negozio di biciclette e noleggio di E-Bike), e il prof. Marogna, hanno organizzato delle E-pedalate alla scoperta delle bellezze del territorio veronese. Il primo appuntamento si è concretizzato sabato 29 maggio con ritrovo presso La Ciclosteria, bar di Borgo Venezia (Verona) dedicato prevalentemente – come è intuibile dal nome – agli amanti delle due ruote. Tra i partecipanti Elisa De Berti, Vice presidente Regione Veneto, Mattia Boschelli, Direttore Federalberghi del Garda, Michele Zenatti e Stefano Maggiotto, soci Fincato 23, Michele Candiani architetto. La prima pedalata è stata coordinata, per quanto riguarda il percorso, proprio dal duo Zenatti-Maggiotto, che ha accompagnato la comitiva alla scoperta di scorci (e strade) delle Torricelle, le colline che chiudono a nord la città di Verona. Dopo oltre due ore e mezza di escursione e quasi 42 chilometri percorsi, il gruppo è stato accolto dal Il Mercato Coperto Campagna Amica della Coldiretti di Verona per un brindisi e un pranzo con prodotti a Km0. La seconda uscita, svoltasi a quasi un
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mese di distanza e precisamente il 18 giugno, è stata organizzata da Maurizio Marogna che ha accolto e accompagnato il gruppo (al quale si sono aggiunti Massimo Zuccotti marketing di Gardaland e Agostino Magrinello family banker Mediolanum) sulle colline gardesane. Partenza e arrivo della presso Gardacqua Spa, Pools and Beauty, suggestiva location immersa tra le colline di Garda. Alla fine della pedalata (due ore e poco meno di 18 chilometri quasi tutti off road), durante la quale si sono apprese anche nozioni utili per pedalare in sicurezza (e scoperto segnaletiche non propriamente ‘utili’) brindisi a bordo piscina offerto dalla direttrice di Gardacqua Paola Buratto. “È iniziato tutto quasi casualmente con la Live di SportdiPiù” – ha evidenziato la Vice presidente Regione Veneto Elisa De Berti dopo l’uscita di Garda – “durante una chiacchierata in libertà parlando
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di ciclismo e cicloturismo. E, quasi per scherzo, abbiamo già fatto due uscite una più bella dell’altra, in compagnia di una e-bike e di un gruppo davvero super! Posti e zone di territorio che per me rsarebbero rimaste sconosciute. Le potenzialità della pedalata assistita sono veramente straordinarie. Grazie a SportdiPiù Magazine per aver creato l’occasione di queste uscite e grazie a Fincato23 - Bike Concept per le biciclette a pedalata assistita. Grazie ovviamente a Maurizio Marogna, grande guida e oratore sopraffino, che ci ha anche fatto un po’ di formazione perché, ricordiamolo, per saper andare in bici non è sufficiente saper pedalare. Sono convinta che questa formula può essere riproposta con regolarità, coinvolgendo anche la cittadinanza. Per quanto mi riguarda non resta che attendere la prossima uscita sulle colline del Custoza (17 luglio n.d.r.): non vedo l’ora!”.
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FO CUS
Pronti, ripartenza… sport!
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ALBERTO CRISTANI
l fine di valutare e analizzare le conseguenze delle limitazioni adottate a causa del Covid-19 e di sostenere nel migliore dei modi la ripartenza della pratica sportiva e dell’attività fisica nel periodo post-pandemia, il Dipartimento per lo sport ha promosso l’indagine conoscitiva “L’impatto del Covid sullo sport” realizzata con la collaborazione ed il supporto tecnico-scientifico di un Gruppo di lavoro ad hoc costituito dal Centro di ricerca Ipsos, l’Istituto Nazionale Malattie Infettive dello Spallanzani, il Policlinico Gemelli e l’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù.
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L’indagine, iniziata a gennaio del 2021, ha fornito una fotografia della popolazione sportiva che, a causa della pandemia, è stata costretta a cambiare improvvisamente il proprio stile di vita. Nello specifico, essa ha permesso di definire con dati puntuali le ripercussioni che, tale cambiamento, ha avuto sul settore, ma soprattutto sullo stato di salute psicologico e fisico degli sportivi, offrendo un focus particolare sui minorenni. Poiché l’interruzione della pratica sportiva e dell’attività fisica hanno giocato un ruolo importante in questa fase di emergenza sanitaria e sicuramente la ripresa avrà un ruolo decisivo nel periodo post-pandemia, lo scorso 1° giugno 2021 la Sottosegretaria allo sport, Valentina Vezzali, ha promosso
Valentina Vezzali
un evento pubblico nel corso del quale ha presentato, insieme al Dipartimento per lo sport, a Sport e Salute e all’Istituto di Credito Sportivo, non solo gli esiti dell’indagine ma anche le conseguenti misure di sostegno messe a punto per il sistema sportivo nonché le soluzioni volte ad assicurare a tutti i cittadini il ritorno ad una graduale e regolare attività fisica e/o sportiva con l’obiettivo di favorire uno stile di vita sano ed una migliore qualità di vita. Le politiche pubbliche” – ha evidenziato Valentina Vezzali – “non possono prescindere dai dati scientifici. Il Covid ha travolto tutto il movimento sportivo, ma ora deve partire la fase della ricostruzione, del rialzarsi. Non bisogna perdersi in chiacchiere”.
Breaking News
AG EN DA Giro d’Italia 2021: a Verona vince il… Mastino
Il Mastino vince nella città di Cangrande. Nella tappa di oggi, 198 Km di piano con traguardo posto nel centro di Verona, piazza finalmente l’acuto Giacomo Nizzolo, il “mastino brianzolo” come viene chiamato dai suoi tifosi. Il forte velocista del Team Qhubeka-Assos spezza oggi, nella frazione dedicata a Dante Alighieri, la sua personale maledizione. Perchè Nizzolo, che corre con le maglie di campione italiano e d’Europa, prima di Verona era riuscito a salire sul podio di tappa ben 16 volte (11 volte secondo e 5 volte terzo) ma non aveva mai tagliato la linea del traguardo per primo! La corsa si è svolta come da pronostico: poco dopo la partenza da Ravenna il gruppo lascia andare in avanscoperta un terzetto composto da Pellaud, Rivi e Marengo e li tiene sotto controllo fino a pochi chilometri dall’arrivo, quando vengono ripresi e si inizia a fare sul serio. Lotta fra “treni” quindi, per portare davanti i velocisti, con la Ineos a protezione del proprio capitano, la maglia rosa Egan Bernal. Sul rettilineo di corso Porta Nuova però c’è il colpo di scena: Edoardo Affini della Jumbo Visma – non un velocista – per un attimo fa il vuoto e vede il traguardo. Il “Mastino” piazza però una fenomenale rimonta e vince esultando davanti allo stesso Affini e all’onnipresente Sagan. Mai in partita il beniamino di casa Elia Viviani, che però puo’ consolarsi con la scelta del Coni di eleggerlo a portabandiera dell’Italia alle prossime Olimpiadi. Bernal ha vissuto oggi una giornata di relativo riposo, conservando le forze per l’infernale ascesa dello Zoncolan in arrivo domani, dove probabilmente si decide una grossa fetta di Giro d’Italia 2021.
A Tokio con Jack
Il veronese Giacomo Fantoni ha centrato – grazie al punteggio acquisito ai campionati del Mondo di Bogotà (accesso ad entrambe le finali) la qualificazione alle prossime Olimpiadi Tokyo 2020. Trent’anni compiuti lo scorso 18 marzo e tesserato con il Team BMX Verona, ‘Jack’ è il secondo atleta veronese da partecipare ai giochi olimpici, dopo Manuel De Vecchi (2008 Pechino, 2012 Londra). “Il sogno finalmente si avvera” - racconta Giacomo Fantoni - “un traguardo inseguito per anni finalmente è stato centrato all’ultima possibilità. Ci ho sempre sperato, anzi ci ho sempre creduto se devo essere sincero. A Bogotà volevo andare in finale, risultato che non avevo mai centrato in 13 anni di Mondiali: mi sono qualificato per entrambe e già questo sembrava un sogno. Ora che andrà anche alle Olimpiadi…beh, sembra davvero di assistere alla classica storia a lieto fine! Cercherò di vivere questa esperienza al massimo, in pista e fuori. Voglio rendere fieri di me la Federazione ma anche la mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto soprattutto nei momenti di difficoltà: se andrò a Tokyo sarà anche per merito loro”.
Giro d’Italia 2021: a Verona vince il… Mastino
Quest’anno, per la prima volta la città scaligera è stata la tappa finale della Mille Miglia, non solo quindi un punto di passaggio, ma una vera e propria vetrina per le auto partecipanti alla trentanovesima edizione dello storico evento. Piazza Bra, allestita per l’occasione, è diventata così un museo a cielo aperto, ospitando fino alle prime ore del pomeriggio di sabato 19 giugno, le 375 vetture. Una grande giornata di sport ed eventi coorganizzati dal Comune di Verona e ACI. “È stato un grande giorno per Verona” – ha dichiarato il sindaco di Verona Federico Sboarina – “con la Mille Miglia, che per la prima fa la tappa finale della corsa nella splendida cornice di piazza Bra. Un giorno di ripartenza per Verona e in generale per il nostro Paese. Abbiamo fatto uno sforzo enorme per dar vita a tutto questo che, guardando indietro, sembrava una montagna da scalare”.
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Foto: SportdiPiù
CO N I N EWS
GNS 2021: CONI e CIP Veneto ‘live’ con SportdiPiù
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ALBERTO CRISTANI
iornata Nazionale dello Sport 2021 social per il Coni Veneto che ha organizzato in collaborazione con il CIP Veneto una webinar dedicata in primis alle società sportive dilettantistiche e alle difficoltà che stanno attraversando in questo momento di ripresa post emergenza pandemia. La Giornata Nazionale dello Sport, quest’anno festeggiata domenica 6 giugno, fu istituita dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri del novembre 2003 è di fatto una grande festa all’insegna di chi ama e pratica lo sport e della promozione di tutte le discipline sportive coinvolte, con eventi e manifestazioni in molti Comuni italiani. Il tutto si svolge sotto la direzione del CONI che, in coordinamento con le associazioni e gli organismi sportivi operanti nel territorio ed insieme agli Enti Locali, assume, nell’ambito delle proprie competenze, iniziative volte a promuovere e a valorizzare la funzione educativa e sociale dello sport quale fondamentale fattore di crescita e di arricchimento dell’individuo, di preservazione della salute, di miglioramento delle qualità della vita e di responsabilizzazione e rafforzamento della società civile. Quest’anno la GNS è stata anche l’occasione per promuovere il messaggio di quanto lo sport sia fondamentale per la ripartenza del Paese e per lanciare un saluto simbolico e un ‘in bocca al lupo’ agli atleti italiani che parteciperanno ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. La diretta – condotta dal giornalista Alberto Cristani direttore della rivista di approfondimento sportivo SportdiPiù magazine – ha avuto come ospiti il Presidente Coni Veneto Prof. Dino Ponchio e il Presidente CIP Veneto Ruggero Vilnai.
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Durante la serata, molto seguita, sono stati proiettati video saluti di campioni del presente e del recente passato dello sport veneto: Kristian Ghedina, Gabriella Dorio, Roberto Di Donna, Igor Cassina, Andrea De Nicolao tra i gli atleti normo dotati, Nadia Bala, Francesco Bettella, Marco Pusinich, Oscar De Pellegrin, Stefano Raimondi tra i paralimpici. Tutti i messaggi hanno evidenziato come lo sport sia divertimento, inclusione, unione, nel rispetto delle regole, momento unico per la crescita dei più giovani. Mai come questo momento serve fare squadra e riunire intorno allo sport tutte quelle componenti essenziali come Istituzioni, Associazioni, Enti di promozione e privati (sponsor) affinché si possa garantire alle società dilettantistiche un futuro positivo e scongiurare l’abbandono della pratica sportiva da parte di giovani atleti. Durante la diretta il Presidente Ponchio ha annunciato un’importante iniziativa della Regione Veneto che metterà a breve a disposizione del Coni Veneto un considerevole numero di tamponi che verranno poi destinati alle società sportive in base al numero di iscritti che parteciperanno agli eventi organizzati.
La diretta si è conclusa con il saluto del ciclista veronese Elia Viviani, medaglia d’oro nell’omnium ai Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016 e prossimo portabandiera a Tokyo 2020. Il video della serata è visibile al seguente link: https://www.youtube.com/ watch?v=oTZWZPKy_Mk
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Per convincere la gente, prima bisogna ispirarla! Avventuratevi gioiosamente in esperienze sportive transfrontaliere nel pittoresco paesaggio. Sulle cime delle montagne o nelle storiche valli potrete scoprire nuovi modi e varietà di movimento oppure semplicemente allontanarvi dallo stress quotidiano lasciando ciondolare la vostra anima.
Sommer erleben / Vivere L'estate / Experience Summer
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Sport estivi con aria fresca di montagna tra Italia, Austria e Svizzera Avventurose ascese fino alle vette più alte, escursioni culinarie in malghe e rifugi o piacevole passeggiate lungo i sentieri mitologici e tematici
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Sport und Freizeit wird in der abwechslungsreichen Landschaft am Reschenpass groß geschrieben. Der Haider- und Reschensee laden zum Segeln und Kitesurfen ein und eine Schifffahrt auf dem Reschensee ist ein ganz besonderes Erlebnis. Für Jogger stehen am Reschensee, dem Austragungsort des berühmten Reschenseelaufes, zahlreiche markierte Strecken zur Verfügung. Entlang des Sees tummeln sich in gebührendem Abstand die Angler und Hobbyfischer. Das abwechslungsreiche Gelände im schönen Talaiwald macht das Bogenschießen sommers wie winters zum echten Naturerlebnis.
Il Passo Resia garantisce per sport e tempo libero un'offerta di prim’ordine. I laghi di San Valentino e Resia sono location ideali per divertirsi con vela, pesca e il kitesurf. Inoltre il giro del Lago di Resia in battello è un'esperienza speciale. Sempre intorno al Lago di Resia - sede della famosa corsa podistica “Giro Lago di Resia” - chi ama correre o camminare trova numerosi sentieri e percorsi ben segnalati. La bella e variegata area del bosco Talai propone - sia in inverno che in estate - un’esperienza memorabile, immersi nella natura, grazie al tiro con l'arco.
The choice of sports and leisure activities in the middle of the Resia Pass is truly wide-ranging and top-notch. The Resia and S. Valentino lakes invite to go sailing, fishing and kite surfing and a cruise on the Resia Lake is a very special experience. For those who enjoy running, there are a number of well-marked trails and paths around the Resia Lake. The varying terrain in the beautiful Talai forest ensures that archery is a true experience of nature, whether in summer or winter.
www.reschenpass.it www.passoresia.it
Winter erleben / Vivere L'inverno / Experience Winter
Sanfter Wintersport rund um den Reschen- und Haidersee Skifahren, Rodeln, Eislaufen, Skitouren und Schneeschuhwandern: In der Ferienregion Reschenpass hält die weiße Jahreszeit für alle Wintersportler das passende Angebot bereit
Sport invernali intorno ai Laghi di Resia e San Valentino Sciare e slittare, pattinare, sci d'alpinismo ed escursioni con le racchette da neve. Nell'area vacanze Passo Resia la stagione invernale offre lo sport adatto a qualsiasi esigenza
Winter sports around the Resia Lake and Haidersee Lake Skiing, tobogganing, skating, ski touring and snowshoe hiking: in the holiday area Resia Pass the winter season offers the broadest range of sporting activities to suit every occasion
Die Rodelbahn in Reschen, die Rodelbahn in St. Valentin inmitten des schönen Lärchenwalds und die Rodelbahn im Ochsenberg in Langtaufers stehen unseren Gästen zur Verfügung. Le piste da slittino a Resia, a S. Valentino nel mezzo di un bellissimo bosco di larici e la pista da slittino a Ochsenberg nella Vallelunga sono a disposizione dei nostri ospiti. The toboggan run in Reschen, the toboggan run in St. Valentin in the middle of a beautiful larch forest and the toboggan run in Ochsenberg in Langtaufers are available for our guests.
Actionsportler wagen sich zum Snowkiten auf den zugefrorenen Reschensee oder zum Eislaufen oder Eissegeln auf den Haidersee. Il lago di Resia e il più piccolo lago di S. Valentino offrono occasioni uniche per sport di tendenza come il pattinaggio, la vela su ghiaccio e lo snowkiting. Action sports enthusiasts can go snowkiting on the frozen Resia Lake or ice skating and ice sailing on the Haidersee Lake. Das idyllische Rojental oder das Langtauferertal, lassen die Herzen echter Skitourengeher höher schlagen. Le meravigliose Val Roja e Vallelunga faranno rimanere a bocca aperta gli appassionati dello sci d'alpinismo. The idyllic Rojental valley or the Langtaufers valley let beat the hearts of real ski tourers higher.
Langlaufparadies Beim Langlaufen am Reschenpass führen rund 22 Kilometer Genussloipen durch glitzernden Schnee, sonnige Felder und lichte Wälder. Besonders beliebt ist die Dreiländerloipe, die bis nach Nauders in Österreich reicht, sowie die schneesichere 15 km lange Höhenloipe in Langtaufers. Sport Invernali per intenditori Lo sci di fondo al Passo Resia offre circa 22 chilometri di piacevoli piste che percorrono campi innevati esposti al sole e boschi radi. Particolarmente apprezzati sono la pista delle Tre Nazioni, che arriva fino a Nauders (A) e la pista d'altura nella Vallelunga, che percorre circa 15 chilometri di natura incontaminata. Cross Country Skiing Paradise Approximately 22 km of tracks are passing through sunny, snowy fields and sparse woodlands, of particular note are the 3 Nations Track continuing as far as Nauders and the high altitude track in Vallelunga, which runs for 15 km through pristine countryside.
v nosta nordic
www.venosta-nordic.net
Venosta Nordic Mit einem Ticket Zugang zu sechs Langlaufgebieten im oberen Vinschgau (Südtirol) und Nauders (A) erhalten. Auf rund 90 Pistenkilometer ist für jeden Langlauffreund etwas dabei. La Venosta Nordic Card consente l'accesso a sei aree per lo sci di fondo nell'Alta Val Venosta (Alto Adige) e Nauders (A). Con circa 90 chilometri di piste il divertimento è garantito per tutti. The Venosta Nordic Card grants access to around 90 km of slopes in Vinschgau Valley (South Tyrol) and in Nauders (A). In six areas, cross-country ski tracks offer best conditions for friends of the classic style as well as for skating-lovers.
Winter erleben / Vivere L'inverno / Experience Winter
Skifahren und Snowboarden im Skigebiet Schöneben-Haideralm Am Reschenpass, im Dreiländereck erstreckt sich das sonnenverwöhnte Skigebiet Schöneben-Haideralm
Sciare e Snowboard nell'comprensorio sciistico Belpiano-Malga S. Valentino A Resia, dove Tirolo, Engadina e Alto Adige s’incontrano, si estende la soleggiata area sciistica Belpiano-S. Valentino, meta tra le più apprezzate dalle famiglie
Skiing and Snowboard at the ski resort Schöneben-Haideralm At Reschen, near the tri-border area where South Tyrol, North Tyrol and the Engadine meet, you’ll find the sun-drenched ski resort of Schöneben-Haideralm, one of South Tyrol’s most popular family ski areas
Skifahren mit Ausblick zum Reschensee, 15 Aufstiegsanlagen, 65 km Pisten! Das Skigebiet inmitten der Seenlandschaft am Reschen wird seinem Namen gerecht: 15 Aufstiegsanlagen, Schneesicherheit bis in den Frühling und breite Pisten bieten Abwechslung für Familien, Snowboarder und Genuss-Skifahrer. 65 bestens präparierte Pistenkilometer versprechen einen abwechslungsreichen Skitag im Vinschgau. Sciare con vista sul Lago di Resia, 15 impianti, 65 km di piste! Questo comprensorio affacciato sui laghi di Resia e di S. Valentino alla Muta offre quanto di meglio si possa desiderare: 15 impianti di risalita in totale sicurezza e neve assicurata fino a primavera inoltrata. Ben 65 km di piste perfettamente curate garantiscono un percorso vario ideale per famiglie, snowboarder e sciatori di ogni tipo. Skiing with a wondeful lakeview, 15 lifts, 65 km of slopes! Schöneben means “beautiful plain” in Italian, and the ski area really lives up to its name. With 15 lifts, snow coverage well into spring, and nice broad runs, Schöneben-Haideralm offers a wide array of options to families, snowboarders and leisure skiers.
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Winter erleben / Vivere L'inverno / Experience Winter
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Höllental - spektakuläre Abfahrt Die neue breite Höllentalabfahrt ist eine Herausforderung für jeden Skifahrer: 3.583 m lang, überwindet die steile, rot markierte Piste einen Höhenunterschied von 413 m. Während der Höllentalabfahrt blicken Wintersportler auf den Reschensee, den Grauner Turm und bis ins schöne Langtauferer Tal. Höllental - spettacolare discesa La discesa ampia e panoramica (pista rossa) è una sfida per tutti gli sciatori: lunga 3.583 di metri, copre un dislivello di 413 metri. Dalla Discesa Höllental si può ammirare il Lago di Resia, il campanile sommerso di Curon e persino la Vallelunga. Höllental - a spectacular descent The wide, panoramic descent is a challenge for every skier – at 3,583 m long, the steep red run conquers an altitude of 413m. During the descent into Höllental, you can admire the Resia Lake, the steeple and Langtaufers Valley.
Die Erlebnisabfahrt von Schöneben nach St. Valentin auf der Haide Die 4,3 km lange Erlebnisabfahrt von Schöneben nach St. Valentin versetzt Groß und Klein ins Staunen: Unterwegs blicken Wintersportler auf den gefrorenen Reschensee, der in der Sonne glitzert, und treffen auf Maskottchen Schöni und seine tierischen Freunde. la pista Nuovi orizzonti da Belpiano a San Valentino alla Muta La pista Nuovi Orizzonti è la novità che stupirà grandi e piccoli: 4,3 km di facile discesa che collegano Belpiano e San Valentino alla Muta, regalando vedute spettacolari sul Lago di Resia, dalla superficie ghiacciata e scintillante al sole, e riserva incontri divertenti con la mascotte Schöni e i suoi amici animaletti. the new, exciting descent, leading from Schöneben to St. Valentin auf der Haide The new, exciting descent from Schöneben to St. Valentin is 4,3 km long and never fails to amaze people of all ages! Marvel at the frozen Resia Lake, glistening in the sunlight, and meet mascot Schöni and his animal friends as you whiz past. www.schoeneben.it
Kultur erleben / Vivere Cultura / Experience Culture
Der Turm im See und seine Geschichte Der Turm im See - das Wahrzeichen des Vinschgau ist zugleich märchenhaft und faszinierend: Aus dem 6 km langen, klaren Reschensee, vor der Bergkulisse des urigen Langtauferer Tals, ragt einsam ein versunkener Kirchturm. Doch die Geschichte hinter dem bekannten Postkartenmotiv, dem „Turm im See“, ist weit weniger idyllisch.
Il Campanile nel Lago e la sua storia Il campanile nel lago - il simbolo della Val Venosta è allo stesso tempo fiabesco e affascinante: un campanile sommerso si erge solitario dal limpido Lago di Resia, sullo sfondo delle montagne della rustica Vallelunga per oltre 6 km. La storia, però, che sta dietro a quest’immagine da cartolina, “il campanile nel lago”, è molto meno idilliaca.
The Church Tower in the Lake and it's story The symbol of Venosta Valley is quite fascinating and rather like a fable. A solitary church steeple emerges half out of the clear waters of the 6 km long Resia Lake, against the majestic background of the wild Langtaufers Valley. However, the story behind this postcard-like image is far less idyllic.
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Kultur erleben / Vivere Cultura / Experience Culture
Die romanische Kirche aus dem 14. Jahrhundert ist stummer Zeitzeuge einer verantwortungslosen See-Stauung kurz nach dem Ende des Zweiten Weltkrieges.
La chiesetta romanica del 14° secolo è muta testimone dell’irresponsabile costruzione della diga avvenuta subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.
The romanesque 14th Century church bears testimony to the irresponsible decision of the State to locate a dam there after the end of the Second World War.
Seit 1922 wütete in Italien der Faschismus. Im Jahre 1939 reichte der Großkonzern "Montecatini" ein Projekt ein, den Reschen- und Graunersee um 22 Meter zu stauen. Die Bevölkerung von Reschen und Graun wurde dabei völlig übergangen. Nach Verzögerungen aufgrund des Zweiten Weltkrieges wurde 1947, nur zwei Jahre nach Kriegsende, vonseiten der Montecatini bekannt gegeben, dass die Arbeiten am Stauprojekt unverzüglich wieder aufgenommen würden. Die Bevölkerung von Graun und Reschen versuchte über eine politische Intervention den Weiterbau zu verhindern, leider ergebnislos. Verzweifelt musste die Bevölkerung zusehen, wie rücksichtslos sie von Grund, Haus und Hof vertrieben wurde.
Nel 1939 lo Stato concesse al consorzio "Montecatini" la costruzione di una diga in basso al "Mittersee", la quale doveva permettere un ristagno d'acqua fino a 22 metri. La popolazione di Curon e Resia era totalmente trascurata. Dopo ritardi dovuti alla seconda guerra mondiale, nel 1947 la "Montecatini" annunció l'immediato proseguimento della costruzione del lago artificiale.
Fascism raged in Italy since 1922. In 1939, the large concern "Montecatini" submitted a project to dam the Resia and Grauner lakes by 22 meters. The population of Reschen and Graun was completely ignored. After delays due to the Second World War, in 1947, only two years after the end of the war, Montecatini announced that work on the damming project would be resumed immediately.
La popolazione di Curon e Resia hanno cercato di azionare tutte le leve politiche possibili per impedire una prosecuzione dei lavori, ma senza esito. Disperatamente la popolazione dovette assistere alla cacciata senza riguardi della loro terra, casa e fattoria.
The population of Graun and Reschen tried to prevent further construction through political intervention, unfortunately without success. Desperately, the population had to watch how ruthlessly they were driven from their homes and farms.
Nell’estate del 1950 la fine. Le cateratte si chiudono e l'acqua del lago sale giorno dopo giorno. 677 ettari di terra sono immersi nell'acqua, 150 famiglie circa sono state rubate della loro esistenza, di cui la metà costrette ad emigrare.
In 1950 in summer the time had come: the locks were closed and the lake was dammed. 677 hectares of land were flooded, almost 150 families were deprived of their livelihood and half of them were forced to emigrate.
I risarcimenti per tutto questo danno erano molto modesti. Gli abitanti di Curon furono provvisoriamente allocati in baracche all'uscita della Vallelunga, costruite agli estremi.
The compensation was very modest. The inhabitants of Graun had been accommodated in a makeshift barracks camp at the exit of the Langtauferer Valley.
1950 im Sommer war es soweit: die Schleusen wurden geschlossen und der See gestaut. 677 Hektar Grund und Boden wurden überflutet, beinahe 150 Familien wurden ihrer Existenz beraubt und die Hälfte davon zur Auswanderung gezwungen. Die Entschädigungen waren sehr bescheiden. Die Bewohner von Graun hatte man notdürftig in ein eiligst aufgestelltes Barackenlager am Ausgang des Langtauferertales untergebracht. Heute steht er da, der Turm mitten im See, als stummer Ankläger und als Mahnmal für zu Unrecht angerichtetes Leid. Ihn allein ließ man stehen, der die Erinnerung an das malerische Dorf Graun wach hält. Heute steht er unter Denkmalschutz und ist Wahrzeichen der Gemeinde Graun. Eine kleine Wiedergutmachung erfolgte erst 25 Jahre nach der Seestauung, indem man begann, einen Teil des Ufers zu sanieren und einige Hektar Grund wieder aufzuschütten.
Oggi il campanile sommerso nell'acqua sembra come un accusatore muto, un monumento per dei dolori causati ingiustamente. L'unico pezzo rimasto in vita, per ricordare il pittoresco paesino di Curon è il campanile, sotto la protezione delle belle arti e oggi il simbolo del comune di Curon. Un piccolo ristorno ambientale è stato fatto solamente venticinque anni dopo l'ingorgo, con un piano di risanamente delle rive e la conseguente riconquista di alcuni ettari di terreno agricolo.
Today it stands there, the tower in the middle of the lake, as a mute accuser and as a memorial for unjustly caused suffering. It was left standing alone, keeping alive the memory of the picturesque village of Graun. Today it is a listed building and a landmark of the community of Graun. A small compensation was only made 25 years after the damming of the lake by starting to redevelop part of the shore and refill a few hectares of land.
Graun im Vinschgau Curon Venosta
Graun im Vinschgau ist bekannt für seinen romanischen Kirchturm, der seit dem Jahr 1950 aus dem Reschensee herausragt und jeden der vorbeiläuft, neugierig auf seine Geschichte macht. Der aus dem fernen Jahr 1355 stammende Glockenturm zeugt davon, dass hier einst ein Dorf gewesen sein muss. Curon Venosta è conosciuta sopratutto per il suo campanile romanico che emerge dal Lago di Resia, meta preferita dei turisti che transitano in zona, curiosi di conoscere la sua storia. Questo campanile, risalente al 1355, testimonia che una volta, dove ora c'è il lago, si estendeva un villaggio. Graun is best known for its Romanesque bell tower that emerges from Lake Resia and passersby are understandably curios about its history. This steeple, dating back to 1355, indicates that there once was a village down below.
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Reschen Resia Reschen liegt direkt auf der Passhöhe in 1.508 m Seehöhe und ist Nahtstelle zwischen Nord- und Südtirol am Grenzübergang Reschenpass, der schon zur Römerzeit ein wichtiger Übergang über die Alpen war. Die Ortschaft Reschen ist heute ein quirliger Grenzort am Dreiländereck zu Schweiz und Österreich. Nordöstlich vom Dorf entspringt die Etsch, der zweitlängste Fluss Italiens. Resia si trova sull'omonimo passo, a 1.508 metri di altitudine, ed è il crocevia diretto tra il Tirolo austriaco e l'Alto Adige. Fin dall'epoca degli antichi Romani è Resia stato importante passaggio sulla via tra Nord e Sud che attraversava le Alpi. Oggi è un centro attivo, situato al confine con Austria e Svizzera. A nord-est del paese nasce il fiume Adige che, con i suoi 415 km lunghezza, è il secondo fiume più lungo d'Italia. Resia is located up on the Pass itself, at a height of 1,508 meters, connecting Austrian Tyrol with South Tyrol. Since Roman times, the Resia Pass has been an important milestone on the north-south road crossing the Alps. Nowadays it is an active center, located on the border with Austria & Switzerland. The river Adige rises northeast of the village and is the second longest river in Italy.
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St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta
Es liegt idyllisch an den Ufern des natürlichen Haidersees, der - so wie sein "großer Bruder" Reschensee - im Winter ein Ort für Eissportler und im Sommer ein Naturparadies für Fischer ist. Beeindruckend ist das Panorama von hier aus auf das imposante Ortlermassiv. San Valentino alla Muta si estende lungo le rive del lago naturale di San Valentino, che - come il suo "fratello maggiore" Lago di Resia - d'inverno diventa meta per pattinatori. D'estate invece è un paradiso per la pesca. Da qui si ha una vista mozzafiato sull'imponente massicio dell'Ortles. It stretches along the banks of the natural lake of S. Valentino, which like the larger Resia Lake, is transformed into a winter sporting center for skaters and a summer paradise für fishing. From here there is an impressive view of the imposing Ortler Massif.
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INNERKAPRON ccc Kapron 8 Caprone 8 I-39027 Langtaufers / Vallelunga T +39 0473 633 293 M +39 340 33 57 358 peter_eller@hotmail.com www.innerkapron.it
•3 o2
max. 6 Pers./App.
BEFGHIKLMP TW890!#$%@
URLAUB A. D. BAUERNHOF
KAPPLHOF
BEFGIMPTbg iÆ890!.@#$ %€
ccc Kappl 4 I-39027 Langtaufers / Vallelunga M +39 340 30 52 539 M +39 350 07 28 662 info@kappl.it www.kappl.it
n4 o2
max. 7 Pers./App.
Albergo Inn
GASTHOF BERGHÜTTE
MASEBEN aa Kappl I-39027 Langtaufers / Vallelunga T +39 0473 633 106 info@maseben.it www.maseben.it
Entfliehen Sie dem hektischen Alltag, und genießen die Aussicht auf 2.267 m Höhe. Genießen Sie die Wärme und das Gefühl von Geborgenheit inmitten der Berge. Unsere Berghütte ist der ideale Ausgangspunkt für zahlreiche Aktivitäten, wie Wandern, Skitour & Schneeschuhwandern.
Evadi dalla vita frenetica di tutti i giorni e goditi il panorama mozzafiato a 2267 m di altitudine. Senti il calore e il benessere che trasmette il nostro rifugio immerso nelle montagne. Il rifugio Maseben è il punto di partenza ideale per numerose attività durante tutto l'anno.
Escape the everyday stress and enjoy the view at 2,267 m above sea level. Enjoy the warmth and the atmosphere of comfort in our mountain hut in the middle of the mountains. The mountain hut Maseben is the ideal starting point for numerous activities, like hiking & skitouring.
n8 V6 p2
uvyAkGIKN RUgiÆ8
Altri membri Other accommodations
WEITERE MITGLIEDSBETRIEBE ALPIN a a a RESIDENCE
Kappl 2, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
M +39 340 40 90 145 M +39 340 71 83 499 info@alpin.bz.it, www.alpin.bz.it
APPARTEMENTS / APPARTAMENTI / APARTMENTS
Kappl 17, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
M +39 340 56 29 964 M + 39 340 16 20 889 residence-ferienheimfolie@rolmail.net, www.traum-ferienwohnungen.de/48158
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Grub 11A, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
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T +39 0473 633 287
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RIEGLHOF c c c
URLAUB A. D. BAUERNHOF / VACANZE IN AGRITURISMO / FARM HOLIDAYS
Riegl 4, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
T +39 0473 633 266 F +39 0473 633 266 patscheider@rieglhof.it, www.rieglhof.it
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URLAUB A. D. BAUERNHOF / VACANZE IN AGRITURISMO / FARM HOLIDAYS
Malsau 5, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
T +39 0473 421 183 M +39 348 31 69 959 info@haus-wiesenheim.it, www.haus-wiesenheim.it
MÜHLGÜATL c c
T +39 0473 633 264
Kapron / Caprone 1, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
franz.kuppekwieser@bb44.it
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M +39 348 04 27 248
Pratzn 4, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
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T +39 0473 633 330
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FERIENHEIM FOLIE a a a
URLAUB A. D. BAUERNHOF / VACANZE IN AGRITURISMO / FARM HOLIDAYS
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URLAUB A. D. BAUERNHOF / VACANZE IN AGRITURISMO / FARM HOLIDAYS
Pleif 4, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
WIARTSHOF c
M +39 340 86 55 601
Kapron / Caprone 2, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
info@wiartshof.it, www.wiartshof.it
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Gschwell 7, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
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URLAUB A. D. BAUERNHOF / VACANZE IN AGRITURISMO / FARM HOLIDAYS
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Diese Betriebe unterstützen den Tourismusverein nicht | Questi esercizi ricettivi non sostengono l'associazione turistica | These establishments do not support the tourist association
HOTEL LANGTAUFERER HOF a a a s
T +39 0473 633 551
HOTEL ALPENJUWEL a a a
T +39 0473 633 291
RESIDENCE LEDI a a
T +39 0473 634 650
RESIDENCE WEISSKUGEL b b
T +39 0473 633 434
APP. HAUS TALBLICK b b b
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T +39 0473 633 361
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UAB WIESHOF c
T +39 0473 633 395
SCHLÖSSCHEN AM SEE a
T +39 0473 633 533
Kappl 3, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
Melag / Melago 7, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Landstraße / Via Vittorio Veneto 30, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Kappl 7, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
Gschwell 2, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Arlund 2, I-39027 Graun / Curon
Wies 1, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Landstraße / Via Vittorio Veneto 30, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Melag 9, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Langtauferer Straße / Via Vallelunga 18, I-39027 Graun / Curon Kapron 5, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Zerkaser 3, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Padöll 3, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Pratzn 2, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Wies 13, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Wies 4, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Altdorfstraße / Via Paese Vecchio 20, I-39027 Reschen / Resia
Gastronomie Gastronomia
Gastronomia Gastronomy
GASTRONOMIE
GRAUN / CURON BAR CLAUDIA
T +39 0473 633 231
Kaffee, Bar / caffè, bar / coffee, bar Langtauferer Str. / Via Vallunga 1, I-39027 Graun / Curon
info@theiner.it, www.theiner.it
GIERNHOF
M +39 340 86 49 533
Hofschank / osteria / farm bar Giern 1, I-39027 Graun / Curon
info@giernhof.it, www.giernhof.it
CAFÈ ZUM TURM
T +39 0473 633 336
RESTAURANT TRAUBE POST
T +39 0473 633 131
Kaffee, Bar / caffé, bar / coffee, bar Claudia-Augusta-Str. / Via Claudia Augusta 12, I-39027 Graun / Curon Restaurant, Bar, Kaffee, Eisdiele / ristorante, bar, caffè, gelateria Claudia-Augusta-Str. / Via Claudia Augusta 10, I-39027 Graun / Curon
info@traube-post.it, www.traube-post.it
RESCHEN / RESIA CAFÈ MOTORRAD
T +39 0473 633 227
Kaffee, Bar / caffè, bar / coffee, bar Hauptstraße / Via Principale 12, I-39027 Reschen / Resia
garniwallnoefer@gmail.com, www.garniwallnoefer.eu
ELLY'S BAR
M +39 335 70 32 067
Bar Hauptstraße / Via Principale 28, I-39027 Reschen / Resia
e.raffeiner@rolmail.net
GASTHOF ROJEN
M +39 340 58 57 612
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Rojen / Roja 35, I-39027 Reschen / Resia
ckllemann@ymail.com
MEIN DÖRFL
T +39 0473 632 056
Restaurant, Bar, Kaffee / ristorante, bar, caffè / restaurant, bar, coffee Altdorfstraße / Via Paese Vecchio 11, I-39027 Reschen / Resia
info@meindoerfl.com, www.meindoerfl.com
MOHRENSTUBEN
T +39 0473 633 120
Restaurant, Bar, Kaffee / ristorante, bar, caffè / restaurant, bar, coffee Hauptstraße / Via Principale 30, I-39027 Reschen / Resia
info@mohren.com, www.mohren.com
PIZZERIA LUIGI
T +39 0473 633 125
Pizzeria / pizzeria / pizza house Neudorf / Via Paese Nuovo 43, I-39027 Reschen / Resia
info@hotel-etschquelle.com, www.hotel-etschquelle.com
RESCHER ALM
M +39 351 64 94 644
Jausenstation / osteria / farm bar I-39027 Reschen / Resia
info@rescheralm.it, www.rescheralm.it
RESCHNERHOF
Pizzeria, Bar, Imbiss / pizzeria, bar, spuntino / pizza house, bar, snack Hauptstraße / Via Principale 47, I-39027 Reschen / Resia
T +39 0473 633 169 M +39 347 68 87 008 info@reschnerhof.it, www.reschnerhof.it
HOTEL AM RESCHENSEE
T +39 0473 633 117
Restaurant, Bar, Kaffee / ristorante, bar, caffè / restaurant, bar, coffee Hauptstraße / Via Principale 14, I-39027 Reschen / Resia
info@hotel-reschensee.com, www.hotel-reschensee.com
RESTAURANT EDELWEISS
T +39 0473 633 142
Restaurant / ristorante / restaurant Hauptstraße / Via Principale 28, I-39027 Reschen / Resia
info@edelweiss-reschen.it, www.edelweiss-reschen.it
SCHWARZER ADLER
T +39 0473 633 110
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Altdorfstraße / Via Paese Vecchio 1, I-39027 Reschen / Resia
info@adler-reschen.it, www.adler-reschen.it
SEEHOTEL
T +39 0473 633 118
Restaurant, Bar, Kaffee / ristorante, bar, caffè / restaurant, bar, coffee Hauptstraße / Via Principale 19, I-39027 Reschen / Resia
info@seehotel.it, www.seehotel.it
SKIHAUS SCHÖNEBEN-FRAITEN
T +39 0473 633 211
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Schöneben / Belpiano, I-39027 Reschen / Resia
info@skihaus-schoeneben.it, www.skihaus-schoeneben.it
SKIHÜTTE ROJEN
M +39 335 13 07 442
TENDERSHOF
T +39 0473 632 011
Ski- & Wanderhütte Rojen / Roja, I-39027 Reschen / Resia Hofschank / osteria / farm bar Altdorfstraße / Via Paese Vecchio 31, I-39027 Reschen / Resia
tendershof@rolmail.net, www.tendershof.com
geomarketing ©2021
Anreise:
Infos zur Anreise mit PKW, Bus, Bahn und Flugzeug finden Sie unter www.reschenpass.it
Arrivare:
Informazioni per l'arrivo in auto, treno, autobus e aereo, visita il sito www.passoresia.it
Getting here:
Information for arrival by car, train, bus and plane can be found under www. passoresia.it
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ST. VALENTIN AUF DER HAIDE / S. VALENTINO ALLA MUTA DORFCAFÈ
T +39 0473 634 760
GREINHOF
T +39 0473 634 574
HAIDERALM
T +39 0473 633 333
Kaffee, Bar / caffè, bar / coffee, bar Hauptstraße / Via Principale 27, I-39027 St. Valentin / San Valentino Jausenstation / osteria / farm bar Greinhof 1, I-39027 St. Valentin / San Valentino Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Kirchgasse / Via della chiesa 28, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@schoeneben.it, www.schoeneben.it
HOTEL LAMM
T +39 0473 634 641
Restaurant, Pizzeria, Bar / ristorante, pizzeria, bar / restaurant, pizza house Hauptstraße / Via Principale 67, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@hotel-lamm.it, www.hotel-lamm.it
HOTEL ORTLERSPITZ
T +39 0473 634 631
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Hauptstraße / Via Principale 15, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@hotel-ortlerspitz.it, www.hotel-ortlerspitz.it
HOTEL PLAGÖTT
T +39 0473 634 663
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Plagött 6, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@hotel-plagött.it, www.hotel-plagoett.it
PIZZERIA KATRIN
T +39 0473 634 047
Restaurant, pizzeria / ristorante, pizzeria / restaurant, pizza house Hauptstraße / Via Principale 57, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@residence-katrin.it, www.residence-katrin.it
PIZZERIA ZUM SEE
T +39 0473 634 576
Restaurant, Pizzeria, Eisdiele / ristorante, pizzeria, gelateria Kirchgasse / Via della chiesa 6, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@zumsee.it, www.zumsee.it
RESTAURANT ALPENROSE
T +39 0473 634 639
Restaurant, Bar, Kaffee / ristorante, bar, caffè / restaurant, bar, coffee Hauptstraße / Via Principale 4, I-39027 St. Valentin / San Valentino
info@hotel-alpenrose.it, www.hotel-alpenrose.it
LANGTAUFERS / VALLELUNGA BERGHÜTTE MASEBEN
T +39 0473 633 106
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Kappl, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
info@maseben.it, www.maseben.it
EVI'S HITTL
M +39 340 26 68 448
Kaffee, Bar / caffè, bar / coffee, bar Melag / Melago 2, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
evishittl@outlook.de
GASTHOF ALPENFRIEDE
T +39 0473 633 091
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Gschwell 7, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
info@alpenfriede.it, www.alpenfriede.it
GLETSCHERBLICK
M +39 348 54 58 645
MELAGER ALM
M +39 328 53 83 209
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M +43 664 533 8923
Restaurant, Bar / ristorante, bar / restaurant, bar Kappl 1, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Jausenstation / osteria / farm bar Melag / Melago, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Schutzhütte / rifugio / alpine hut Melag / Melago, I-39027 Langtaufers / Vallelunga
weisskugelhuette@gmail.com
Dienstleister Fornitore di servizi
Commercianti Merchants
KAUFLEUTE BÄCKEREI ANGERER
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Imprese artigiane Craft businesses
HANDWERKSBETRIEBE 3E OHG
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OBERHOFER FABIAN
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Elektrotechnik / Elettrotecnica / electrical engineering Hauptstraße / Via Principale 14, I-39027 Reschen / Resia KFZ-Werkstätte / autoofficina / car repair Landstraße / Via Nazionale 73b, I-39027 St. Valentin / S. Valentino KFZ-Werkstätte / autoofficina / car repair Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Bauunternehmen / impresa edile / building company Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 Reschen / Resia Elektrogeschäft / negozio di elettrodomestici / electric shop Landstraße / Via Vittorio Veneto 43, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Tischlerei / falegnameria / joinery Kappl 17, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Schlosserei / fabbroferraio / metalworker Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 Reschen / Resia Zimmermann / carpentiere / carpenter Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Elektriker / elettricista / electrician Pedross 13, I-39027 Langtaufers / Vallelunga Tischlerei / falegnameria / joinery Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Architekt / architetto / architect St. Anna Straße / Via Sant' Anna 14a, I-39027 Graun / Curon Transporte & Erdbewegungen / Trasporto e movimento terra / transportation Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 St. Valentin / S. Valentino Maler / pittore / painter Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 Reschen / Resia Tischlerei / falegnameria / joinery Handwerkerzone / Zona artigianale, I-39027 St. Valentin / S. Valentino
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A
ALBERTO CRISTANI
rriva dalla Regione Veneto un segnale di sostegno e vicinanza tangibile nei confronti dello sport Veneto. È infatti ufficiale da martedì 22 giugno la notizia che Azienda Zero, su indicazioni dell’Assessore alla Sanità del Veneto Manuela Lanzarin, fornirà gratuitamente al CONI Veneto 9000 tamponi test antigenici rapidi per il Covid-19. I tamponi verranno successivamente distribuiti dal CONI Veneto alle Federazioni organizzatrici di eventi a carattere regionale. “Circa un mese mezzo fa” - spiega il Presidente Coni Veneto Prof. Dino Ponchio – “ho contattato il Presidente Zaia e l’Assessore Lanzairn per richiedere ufficialmente l’invio gratuito di tamponi da utilizzare in occasione di eventi sportivi. La richiesta è stata subito accolta e una ventina di gironi fa è arrivato anche il nulla osta da parte di Azienda Zero. A questo punto abbiamo fatto un planning delle necessità delle Federazioni in base al calendario delle manifestazioni agonistiche. Alla fine, tenuto conto che nel frattempo tanti campionati si sono conclusi, sono rimaste 14 Federazioni che, per il periodo giugno-settembre
hanno richiesto un totale di 8860 tamponi”. “In data 22 giugno” – prosegue il Prof. Ponchio – “è arrivata dal Direttore Sanitario Azienda Zero Dot.ssa Monica Troiani la conferma dell’invio di 9000 tamponi che verranno presi in carico direttamente dal CONI Veneto che, successivamente, si farà quindi carico della distribuzione degli stessi alle Federazioni in base alla richiesta. Le Federazioni avranno l’obbligo di far somministrare tamponi esclusivamente ai medici presenti agli eventi e di registrazione gli esami effettuati sul portale della Regione Veneto. In caso di positività accertate verranno attivati tutte le procedure previste dal protocollo Covid-19 della Regione Veneto”. Conclude Ponchio: “Come CONI Veneto siamo soddisfatti e orgogliosi di aver ottenuto dalla Regione Veneto - al quale va il mio sincero e sentito ringraziamento – un sostegno così importante. Questa iniziativa, voluta fortemente dal sottoscritto e dalla Giunta del CONI Veneto, permetterà di offrire un servizio allo sport Veneto quantificabile in oltre duecentomila euro. Si tratta di un’iniezione di fiducia, tangibile, per aiutare i nostri sportivi a ritornare a gareggiare, a divertirsi e, perché no, anche a vincere!”.
Presidente CONI Veneto Dino Ponchio
Assessore Sanità Regione Veneto Manuela Lanzarin
Queste, in ordine alfabetico, le Federazioni che usufruiranno dei test antigenici rapidi (tra parentesi il cognome dei Presidenti e il numero di tamponi ottenuto): CIP - Comitato Italiano Paralimpico Veneto (Vilnai, 2150) FIB - basket (Nardi, 1900) FIC - canottaggio Verona (Panziera, 800) FIGC - calcio (Ruzza, 60) FIGS - squash (Zordan, 100) FIJLKAM - judo, lotta, karate, arti marziali (Erissini, 390)
170 / SdP
FIN - nuoto (Cognonato, 1665) FIS - scherma (Spieniella, 650) FISO - orienteering (Gazzerro, 600) FITET - tennis tavolo (Grigigo, 50) FIV - vela (Pappagallo, 100)
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