100 MIGLIA VELICA
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# 69 E 7,00
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- Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008
ANNO 13 - N. 69 - AGOSTO / OTTOBRE 2021
magazine
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AT VERONA
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VANESSA LONARDI
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Orgoglio Italia L’urlo di Bebe Vio dopo l’oro conquistato alle Paralimpiadi Tokyo 2020 è l’emblema di un’estate sportiva che ha visto gli Azzurri assoluti protagonisti. Un’esultanza che unisce una nazione e che segna un punto di ripartenza di tutto lo sport italiano. Senza esclusioni.
Un’esplosione di novità
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di Alberto Cristani instagram alberto.cristani70 TWITTER AlbertoCristani
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CORTINA 2020
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L'editoriale E 3,00
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SPECIALE HELLAS VERONA
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CONI VERONA
Orgoglio italiano, esempio Univesale
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C'era una volta iBarcoder Trial
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La copertina realizzata con grazie all’esclusivo disegno realizzato dalla mano sapiente di Michele Luzi, ritrae l’urlo della campionessa veneta al momento della conquista della medaglia d’oro il 28 agosto scorso battendo in finale per 15-9 la cinese Zhou Jingjing. Bebe è arrivata a Tokyo dopo un periodo non certo facile, contraddistinto da problemi fisici non banali. Ad aprile infatti ha dovuto subire un’operazione che ha messo in forte dubbio la sua presenza alla Paralimpiadi. Ecco perché Bebe, subito dopo aver conquistato la medaglia d’oro, ha urlato al mondo, a modo suo: “Non so come cavolo abbiano fatto ad essere qui! Abbiamo preparato tutto in due mesi! Non credevo di farcela; perché ho avuto un’infezione da stafilococco che è andata molto peggio del dovuto e la prima diagnosi era amputazione entro due settimane (dell’arto sinistro, n.d.r.) e morte entro poco. Sono felice, avete capito perché ho pianto così tanto? L’ortopedico ha fatto un miracolo, è stato bravissimo, tutto lo staff lo è stato. Questa medaglia assolutamente non è mia, è tutta loro!”. Bebe ha sconfitto sfortuna, infortuni, avversari. Ha ‘demolito’ tutto ciò che ha provato a fermare la sua corsa verso la medaglia d’oro. Si è riconfermata donna e atleta con attributi mostruosi, un esempio unico dei quali dobbiamo, da italiani, essere fieri e del quale non dobbiamo e non possiamo parlare solo ed esclusivamente in occasione di grandi eventi sportivi. Concetto che è stato ribadito lo scorso 15 settembre da Ursula von der Leyen durante il discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo, al quale Bebe ha partecipato in veste di ospite d’onore. “Una leader e una sostenitrice delle cause in cui crede” – ha dichiarato al Parlamento la Presidente von der Leyen – “che è riuscita a raggiungere tutto questo rimanendo fedele alla sua convinzione: se sembra impossibile, allora si può fare. La sua storia è l’emblema di una rinascita contro ogni aspettativa. È l’immagine della sua generazione”. Un’immagine che deve essere d’ispirazione per chi, nello sport e nella vita, si trova ad attraversare momenti difficili, per chi vuole mollare senza lottare, per chi non vede la luce in fondo al tunnel. “Se sembra impossibile, allora si può fare”. Lo dice Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio e quindi non abbiamo alibi: facciamolo e basta.
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LO SPORT iBarcoder Trial
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Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008 iBarcoder Trial
ANNO 11 - N. 61 - NOVEMBRE 2019 / GENNAIO 2020
- Periodico
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estate 2021 resterà negli annali come uno dei momenti più esaltanti - e forse irripetibili - dello sport italiano: dagli smash vincenti di Matteo Berrettini a Wimbledon, proseguendo con i gol Europei dell’Italia targata Roberto Mancini, con le medaglie e i record olimpici e paralimpici, fino ad arrivare al mondiale nella crono di Filippo Ganna e alla doppietta maschile-femminile agli Europei di pallavolo, gli Azzurri hanno illuminato la più incredibile stagione dello sport Made in Italy. Ci piacerebbe poter elencare tutte le vittorie e pubblicare tutte le foto dei protagonisti ma, per ovvi motivi di spazio, non ci è possibile. Sia chiaro: ogni successo, ogni medaglia, ogni atleta e ogni storia ad essi legata ci hanno tanto emozionato. Sarebbe quindi ingeneroso stilare una classifica dei best of the best. Ma dovendo scegliere un personaggio che raggruppi idealmente tutti i nostri campioni, senza dubbio la miglior testimonial per questa lunga cavalcata azzurra non può che essere lei, Bebe Vio.
È lo storyteller italiano per eccellenza. Ogni suo racconto di sport è un viaggio unico tra aneddoti, curiosità e cultura. Benvenuti nel mondo di Federico Buffa. SdP /
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Sommario
# 69 - AGOSTO / OTTOBRE 2021
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Editoriale
24
Intervista
6
Bar Toletti light
26
Evento
28
Intervista
30
Evento
34
Intervista
7 8 9 10
Orgoglio italiano, esempio Univesale
Niente è impossibile
Uscita Verona Sud
Festival di Locarno, niente Sport e niente Veneto
Compagni di squadra
Claudio, Viadana e la mia Rock House
Genitorinrete
Pandemia e digitale: per ripartire serve consapevolezza
Evento
SPORT CRIME da emigrata ad... internazionale!
36
Diego Fuser (footgolf)
A Sanremo ‘canta’ anche il Footgolf
Stefano Burato (baseball)
EuroBaseball U23
Vanessa Leonardi (giornalista)
Focus
Tokyo 2020: abbiamo vinto l’oro anche nella sostenibilità?
60
Intervista
Valentina Marcazzan (calcio)
38
Evento
64
Intervista
40
Intervista
66
Evento
42
Intervista
68
ANAOAI e SDP: insieme nel nome dello sport
Eugenio Vecchini (medicina sport)
Mariano Scotton (tennis)
Monica Nale (calcio)
10 Miglia del Riso
Stare Bene
Alimentazione, infiammazione cronica e osteopatia
12
Sportiva-Mente
46
Focus
70
Sport Life
14
Focus
48
Evento
72
Sport Life
16
Sport Life
52
Evento
74
Intervista
18
Focus
54
Intervista
20
Sport Life
56
Intervista
Capacità decisionali e sport: quale rapporto?
Un calcio (rosa) alla violenza
Sportivamente AGSM AIM
Disturbi dello spettro autistico: lo sport c'è!
Orgoglio Clivense
Piccoli-Galovic: missione compiuta
100 Miglia... 1000 emozioni
K2 tricolore per il Circolo Nautico Bardolino
Ruggero Pozzani (vela)
Davide Venturato (calcio)
Tezenis Verona: pronta a ripartire
Cesta… in festa!
Giulia Chinello (MMA)
Tdi SPORmagazinePIÙ Anno 13 - Numero 69
76
Intervista
78
Breaking News
80
Sport Life
82
Intervista
86
Intervista
88
Sport Life
Silvia Bragantini (pattinaggio)
91
Mattia Lonardi (vela)
Francesco Maso (nordic walking)
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008 Direttore Responsabile Alberto Cristani
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Focus
Vice Direttore Daniela Scalia
96
Intervista
Caporedattore Matteo Lerco
98
Consigli… in corso
Direttore della fotografia Maurilio Boldrini
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Diario di una paralimpiade
AGOSTO / OTTOBRE 2021
Evento
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Dosso, ready to go!
Breaking News Coni Verona in festa al Legnago S port Festival 2021 L’Empowerment e lo sport: vincere sempre
Martino Barzon (canoa)
Blockchain e Bitcoin
Sport Books
In Redazione Alberto Braioni, Andrea Etrari, Andrea Luzi, Bruno Mostaffi, Daniela Scalia, Giorgio Vincenzi, Marina Soave, Matteo Lerco, Matteo Zanon, Jacopo Pellegrini Foto SportdiPiù magazine Veneto Maurilio Boldrini, Mirko Barbieri, Paolo Schiesaro, Simone Pizzini Contatti redazione@sportdipiu.com a.cristani@sportdipiu.com www.sportdipiu.com Progetto grafico e impaginazione Francesca Finotti Stampa e distribuzione Mediaprint Srl Sede operativa di San Giovanni L. Via Brenta, 7 - 37057 Verona Cell. 345.5665706 Pubblicità marketing@sportdipiu.com Cell. 348.4425256 Abbonamenti abbonamenti@sportdipiu.com Cell. 345.5665706 Hanno collaborato Alberto Braioni, Andrea Etrari, Andrea Luzi, Bruno Mostaffi, Cesare Monetti, Daniela Scalia, Daniele Corso, Federica Delli Noci, Federico Zuliani, Francesca Tibaldi, Gian Paolo Zaffani, Giorgio Vincenzi, Giulio Giacomelli, Jacopo Pellegrini, Luca Tramontin, Marino Bartoletti, Matteo Lerco, Matteo Viscione, Matteo Zanon, Maurizio Caldarelli, Sandro Colangeli, Tommaso Franzoso Foto Archivio SportdiPiù magazine Veneto, BPE agenzia fotografica, Fotolia, crediti singoli articoli. Foto copertina Bebe Vio: disegno realizzato da Michele Buzzi
con il patrocinio di Comitato Regionale Veneto
Comitato Regionale Verona
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Stampato su carta ECF, 100% riciclabile con inchiostri vegetali
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STO RI ES
Bar Toletti light
di Marino Bartoletti instagram marinobartoletti Facebook-Square Marino Bartoletti
Niente è impossibile
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otte di Atlanta: 19 luglio di 25 anni fa. In Italia era già il 20. Si stavano inaugurando le 26esime Olimpiadi dell’era moderna. Una notte di festa, di gioventù, di allegria, di speranza: in un mondo che aveva voglia di guardare avanti. Nessuno sapeva chi sarebbe stato ad accendere il fuoco sul grande, altissimo tripode, proteso nel cielo. Ma noi allo stadio e, appunto, il Mondo - lo scoprimmo in diretta provando un brivido di commozione che per quanto mi riguarda resta tutt’ora assolutamente ineguagliato. La grande nuotatrice Janet Evans, giunta alla sua quarta Olimpiade, portò la torcia fino alla pedana: ma non fu lei a completare la cerimonia. Consegnò quel fuoco, simbolo di pace, ad un uomo fiero, quasi severo, con lo sguardo puntato in avanti (verso qualcosa che solo lui
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sapeva), che l’aspettava con una dignità quasi sconvolgente. Rigidi i muscoli del viso, gli occhi scintillanti, che fissavano un punto lontano, quasi a voler acciuffaretutte insieme la gioia, la commozione, la solennità di un istante, come tanti ve n’erano stati nella sua vita da guerriero: una vita che tornava a incoronarlo. La sua mano destra - forte e ferma afferrò la torcia e la strinse quasi volesse stritolarla: la mano sinistra invece era una farfalla esibita al mondo con coraggio, nobiltà e naturalezza. Si chinò verso un piccolo braciere: ci mise qualche secondo a completare l’operazione, davanti a uno stadio ammutolito e col fiato sospeso. Poi il fuoco volò verso il cielo. E il boato di felicità e di ammirazione di chi era presente rappresentò una goccia nell’Oceano dell’amore che contemporaneamente
provò un miliardo di persone. Muhammad Alì in quel momento fece pace con l’America e con chi non lo aveva capito. Fece pace anche con i Giochi Olimpici che aveva vinto 36 anni prima a Roma e la cui medaglia d’oro aveva gettato nel fiume Ohio per rabbia dopo che un uomo gli aveva dato, con disprezzo, del ‘negro’. D’altra parte pochi decenni prima lì ad Atlanta, in Georgia, la città di Via col vento, un campione dello sport ‘negro’ non sarebbe potuto entrare neanche in un bar. Quando qualcuno mi chiede di chiudere gli occhi e di pensare a un momento, uno solo, delle mie dieci Olimpiadi vissute dal vivo (e delle sedici che comunque ho assaporato) il momento è QUESTO! “Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto, è un’opinione! Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre. Niente è impossibile!” (Cassius Clay-Muhammad Alì, 1942-2016)
L'O PI N I O N E
Uscita Verona Sud di Daniela Scalia instagram dani_seamer TWITTER @DanielaScalia
Festival di Locarno, niente Sport e niente Veneto
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enza Veneto e senza sport... per me è grave. Certo, si tratta di un Festival del Cinema, certo si tratta di una posizione personale, cercherò di dividere il mio pensiero in due parti per motivi di chiarezza. Senza Veneto. Questa è una leggera amarezza completamente personale, perché le regioni italiane sono venti e i paesi del mondo sono centinaia, quindi va bene, dico “Che peccato”, in quanto Locarno non è in Indonesia, e di proposte italiane ce ne sono parecchie. D’altronde questa rubrica si chiama Verona Sud, non torre d’avorio delle verità assolute, ok me la incarto così. Senza Sport. Questa è ben diversa. Chiarisco che qualche scena di pallone o di attività fisica qua e là magari c’è anche stata, chiarisco anche di non aver visto tutto quello che passava per Piazza Grande (idem per i veneti, magari qualche operatore o qualche cognome c’era, ma parliamo di cose “grosse”). Ma in mezzo a mostri, pandemie, computer grafica, temi apocalittici (sui quali ammetto scetticismo e incompetenza) non ci stava anche un aspetto così dominante della nostra vita come l’attività fisica? Metti anche che uno non sia sportivo, ma chi può dire di non avere a che fare con lo sport? Mercati, festività, palinsesti, bilanci regionali e nazionali, questioni politiche e diplomatiche, unioni e divisioni, costumi generali, mode: tutto passa per lo sport. Non capisco come tanti discorsi sulla rappresentazione della realtà possano
passare oltre senza osservare e filmare quello che riempie la cronaca di ogni telegiornale. Però... ho cambiato idea, ho voglia di tornare sul tema del Veneto: altre regioni e nazioni hanno fondi, bandi e sostegni, e Film Commission attivissime (spesso motivo di scelta geografica indipendentemente dalla bellezza del posto). È vero che molte volte le produzioni si riducono a roba da festival che dopo il party finale viene vista da dieci persone se va bene, ma ci sono anche produzioni e possibilità estremamente positive. Noi nel Veneto siamo così perfetti da non aver bisogno di diffusione, investimenti o turismo? Qualcosa si muove, ma la Film Commission del Veneto è nata da pochissimo e in ampio ritardo. Eppure mi risulta che ci siano posti magnifici che meritano visibilità e che
noi stessi veneti non conosciamo. Grazie a SPORT CRIME ho recentemente visto quella specie di parco nazionale etereo, artistico e hippy, mezzo Guggenheim, mezzo Lake District, che si chiama Forte Marghera e che se non lo visiti non ci credi (bastano 71 minuti di auto da Verona Sud e puoi persino stenderti dentro a una mostra). E torno (sì, lo so, l’ho già detto e annuncio che lo dirò ancora) sulle NOSTRE Porto Tolle e Povegliano, con la speranza che Casale sul Sile si aggreghi presto (sembra di sì) e che altri posti fiabeschi come Polcenigo, Conegliano, Negrar e altri non siano in mano a “gestori” che si ritengono troppo ricchi e impegnati (e allora suggerirei che abolissero le tasse...). Sono Veneta, Sportiva, Veronese, non posso e non voglio farci niente.
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L'O PI N I O N E
Compagni di squadra di Luca Tramontin
Claudio, Viadana e la mia Rock House
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rimo e secondo da destra Luca Tramontin e Claudio Mastrocola (grazie al Rugby Viadana e alla ricerca d’archivio di Massimo Ceol). Sono allergico ai sentimentalumi (dentro la mia testa sono a metà tra sentimenti e salumi), alle famigliuole (a metà tra famiglie e aiuole) e detesto anche (fatemi causa, fatemi morali) le poesie. Rugby, Hockey and Rock and Roll (sesso e droga sono sopravvalutati). Premessa necessaria, che può sembrare fuori tema, ma consideratela una vaccinazione per leggere quello che segue, e magari anche i prossimi episodi di questa rubrica. Serve a inquadrare cosa intendo quando definisco dolce una persona da 110 kg per un metro e novantacinque. Claudio Mastrocola: per due anni abbiamo giocato* insieme e abitato nella stessa casa di Viadana. Solo per qualche mese ho traslocato (nel senso che ho spostato il mate e la chitarra) a casa di Max Savelli, Tana Umaga e Inoke Afeaki (prossimamente su Sportdipiù). Eravamo il numero 4 e il 5, come a Casale io e Giorgio Bottazzo. I due “seconda linea” devono essere diversi, complementari, direi che Claudio e Giorgio sono stati i più longevi compensatori dei miei difetti, infatti in Italia ho giocato gli anni più belli con loro. Piu forti, piu bassi, più esplosivi, insomma più bravi di me che saltavo, sfacchinavo e basta. A 4&5 rende meglio la coppia bilanciata che la coppia di campioni, viva il rugby, e per fortuna (mia soprattutto) che funziona così. A casa: avevamo un terzo argentino, ottimo ragazzo, anche lui appassionatissimo di Rock, Edoardo Covanti, terza linea. Andavamo d’accordo, ma lui non è estremo, assurdo, spericolato come me e Claudio. Inusualmente il Viadana Rugby aveva assegnato una casa di campagna ai due sudamericani, invece del solito appartamento “da straniero”: si chiamava “La
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Rock House”. Chi veniva da fuori si fermava a dormire, a raccontare, a portare, a suonare, ad ascoltare. Anche Edo suonava decentemente. L’aspetto esterno era molto Woodstock, ma la funzione era perfetta, faceva parte del paese, della logica, della squadra. Il secondo anno ci ha allenati Teodor Radulescu, ex giocatore e allenatore della Romania, una formazione militare in netta collisione con i nostri capelli lunghi, con la musica alta, con i rocker in visita, con i miei vestiti mezzi indiani mezzi da afro-sport-bronx che sono diventati poi “Ruck in the 70s”, un marchio. Chiedevi a Radulescu chi era il più indisciplinato: Tramontin. Chiedevi a Radulescu chi era il più serio: “sci” Tramontin (in rumeno sci significa anche). Mi avrebbe bruciato per l’andazzo e lo stile ma mi riconosceva la serietà, e fuori dal campo ne sapeva anche ridere. Mitologici i suoi appostamenti fuori dalla Rock House per vedere (e sentire) a che ora spegnevamo gli amplificatori e a che ora se ne andavano i ragazzi della giovanile. Pace e mischie all’anima sua. Umanamente Claudio è l’esatto opposto di Giorgio Bottazzo, l’altro “5” storico della mia (tecnicamente) immeritata carriera. Io sono complicato, strano e strutturato, ma Claudio mi batte. Si è inventato un lavoro di decorazione che all’epoca sembrava una follia suicida
rispetto a quello che la squadra più professionale e industriale d’Italia poteva offrire, favorire, avviare. Ha iniziato dipingendo caschi e magliette per gli amici, adesso dipinge stadi, aziende e sforna 16 STIPENDI AL MESE. Ripeto per chi crede ancora di andare sul sicuro con lavori mediocri. Sedici stipendi al mese. Un giorno ci ha chiamati Lisa Fischer, la cantante dei Rolling Stones, e siamo partiti per l’Austria senza biglietti per il concerto, ce li lasciava lei al botteghino, ma il mio telefono non funzionava, e abbiamo dovuto entrare abusivamente. Io ho fatto trenta scatti da 50 metri all’autogrill di Innsbruck. Siamo tornati in tempo per allenamento il giorno dopo, ovviamente e giustamente “Frasco” Tonni - il DS - mi ha dato una aggiustata. Religioni, stupidaggini, chitarre, pesi, scatti, alimentazione, buddismo e punk, corsi di ogni cosa incastrati tra gli allenamenti e gli esami e le docenze universitarie. Così vivevamo, pensandola spesso diversamente, scambiandoci critiche nucleari ma senza il minimo contrasto. Mi è dispiaciuto andare a Brescia, Milano e all’altra Milano, ma tornavo spesso alla Rock House. Claudio (ovvio) sarà in SPORT CRIME nei panni di un colosso ieratico, comico, carismatico, allegrissimo amico del mio personaggio. *We used to PACK together. Gli inglesi usano un verbo speciale per chi giocava in mischia insieme, invece del corretto we used to play together hanno uno specifico per i giocatori del pacchetto, quelli dal numero 1 all’otto che spingono in mischia ordinata per la conquista della palla.
FO CUS GENITORINRETE
Pandemia e digitale: per ripartire serve consapevolezza
PALOMA DONADI L’avvento di internet ha ridisegnato le nostre vite e rivoluzionato velocemente la società in cui viviamo. Come se non bastasse, il lockdown ci ha costretti a una digitalizzazione forzata: dad e smartworking sono diventate la nuova normalità, spesso vissuta come estremamente faticosa. Tuttavia, potremmo scoprire che diventare “cittadini digitali” può essere un processo stimolante. Come diventare cittadini digitali L’Italia ha un tasso di alfabetizzazione digitale del 21%, siamo tra le ultime posizioni in Europa. Questo fenomeno è conosciuto come “digital divide”, ovvero il divario tra cittadini con diverse possibilità e capacità, che impedisce ai meno fortunati l’accesso a internet. Di conseguenza, comporta minori opportunità di studiare e lavorare. Secondo l’ONU avere accesso a internet è un diritto, necessario allo sviluppo dell’individuo in un mondo sempre più digitalizzato. Con questo obiettivo, il Centro comune di ricerca della Commissione Europea ha redatto il DigComp, una lista delle competenze che tutti dovrebbero acquisire per diventare cittadini digitali: 1. Alfabetizzazione su informazioni e dati – la capacità di navigare e ricercare informazioni; 2. Comunicazione e collaborazione – gestire la propria identità digitale, interagire con gli altri; 3. Creazione di contenuti digitali – sviluppare contenuti, rispettando il copyright; 4. Sicurezza – proteggere i dispositivi e la privacy; 5. Risolvere problemi –usare le tecnologie digitali per creare innovazione.
Basandoci su questo modello, ciascuno di noi dovrebbe impegnarsi a coltivare le proprie competenze digitali. Dialogo tra genitori e figli “nativi digitali” La definizione nativi digitali suggerisce che la generazione di nati dopo il 2000 sia geneticamente predisposta alle nuove tecnologie. Niente di più sbagliato. Le nuove generazioni hanno destrezza con gli schermi digitali, ma non significa che siano esperti nati. Al contrario, dietro quella apparente disinvoltura, si nascondono grandi lacune. E così, mentre i nostri figli possiedono i mezzi ma non la consapevolezza, noi genitori abbiamo l’esperienza ma ci manca la pratica con le nuove tecnologie. Per questo è nata la community web GenitorinRete, creata e portata avanti da volontari che si impegnano a trasmettere i concetti di educazione digitale ai genitori. Sicurezza digitale: uno strumento per il bene comune L’Italia ha un altro primato negativo in Europa: aver subito il maggior numero di attacchi informatici gravi di dominio
pubblico. Abbiamo recentemente assistito al gravissimo caso dell’attacco ransomware alla Regione Lazio. La violazione è avvenuta attraverso il computer di un dipendente, che probabilmente ha fatto un click di troppo. A causa dell’errore ingenuo di una persona, molte hanno pagato. Dobbiamo necessariamente capire che la sicurezza informatica non deve più essere materia di competenza dei soli tecnici. Un esempio: se dovessi perdere il tuo smartphone, o qualcuno te lo rubasse, tutto ciò che esso contiene potrebbe finire nelle mani di persone senza scrupoli. Non solo i tuoi dati personali, ma anche le foto dei tuoi figli, degli amici, le conversazioni private, le e-mail riservate, dati sensibili, codici e password. Basta una disattenzione e il danno è fatto. Questo perché l’anello debole della catena è l’essere umano. Educhiamo noi stessi e le nuove generazioni alla cultura della sicurezza, solo così saremo veramente consapevoli per affrontare senza paura la nuova era digitale.
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Foto: SPORT CRIME
EVENTO
SPORT CRIME da emigrata ad... internazionale! Al Sotto il Mare recording studio di Madonna dell'Uva Secca, da sinistra: il titolare Luca Tacconi, Luca Tramontin, Massimo Begnoni (che ha interpretato un roadie nell'episodio 6) e Daniela Scalia
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BRUNO MOSTAFFI
a multinazionale turcocaliforniana ha insistito per un contratto inusualmente lungo per una serie inedita (e non ancora in onda), eppure… citando Pietro Guadagnini (promotore delle riprese a Povegliano Veronese) “all’inizio erano in molti a sorridere”. Pietro, che preferisce essere definito “amigo che dà ‘na man” è stato riduttivo: SPORT CRIME, la prima serie investigativa interamente basata sullo sport, è stata derisa, ostacolata e ha dovuto ‘emigrare’ più volte, in termini di produzione, di sede e di luoghi di riprese. Il legame con la nostra rivista è molto fitto e solido, dal versante umano a quello strettamente lavorativo. L’ideazione, le musiche e un ruolo principale infatti vanno al rugbista/hockeista commentatore Luca Tramontin i cui articoli sono ormai un classico. Produzione, altro ruolo attoriale dominante e sceneggiatura sono di Daniela Scalia, che trovate – come sempre - a poche pagine di distanza o a pochi chilometri di distanza per chi abita o gravita nella zona di Verona.
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Le sinergie sono state enormi, forse il segreto” - ci dice Daniela – “è stato abolire il misurino e dare tutti più possibile”. Parti attoriali importanti e molto apprezzate in America sono state assegnate grazie alla rete redazionale, diretta o indiretta. Alberto, Nenè e i picchiatori Difficile descrivere dei ruoli attoriali
senza fare spoiling, quello che si può tranquillamente anticipare è che il nostro direttore Alberto Cristani, Nené Bissoli (ex calciatrice del ChievoVerona Women e nazionale azzurra di calcio), Alessio Biolco e Andrea Garghentini (ASD Warriors Verona Fight Team) hanno avuto ruoli difficili, in qualche caso pericolosi e hanno ottenuto il massimo dei voti. Altra scommessa vinta dall’inedito modello produttivo della serie veneto-svizzera: costruire i personaggi da zero invece che rivolgersi ad attori di esperienza già ‘impostati’ diversamente. Si può dire che i quattro veronesi hanno dovuto ‘collaborare’ con l’arroganza, con la paura e con una tecnica sopraffina di aggressione che in altre sedi richiederebbe mesi di prove, a forte danno della spontaneità, dell’emozione e - non ultimo - del budget. L’efficacia di queste recitazioni fisiche è stata riconosciuta dagli analisti di New
Il cast della serie: da sinistra Toussaint Mavakala, Luca Tramontin, Nabila Jaziri, Elettra Mallaby, Daniela Scalia e Daniel McVicar
Films e dall’ampia rete internazionale collegata. Elettra/Palù In questo caso SDP c’entra meno, ma lo sviluppo del personaggio e l’influenza complessiva meriterebbero un capitolo a parte. Già conosciuta al grande pubblico per le partecipazioni in Don Matteo e sul grande schermo con Alessandro Gassman, Gigi Proietti, Checco Zalone e Kim Rossi Stuart, Elettra Mallaby è entrata nella parte di Legal Lady, la rigida e impeccabile avvocata dell’agenzia SEAMS in modo sorprendente, e ha offerto per location la casa d’infanzia a Palù (Villa Maffei Rizzardi), ragionando insomma più da socia che da attrice “recito, incasso e scappo”. Povegliano Inteso come ambiente corredato di amici, politici, parchi e famiglie, il paesino’ di provincia è stato una delle grosse rivelazioni della serie. Iniziato tutto da una frase di disponibilità breve, minimale (in tempi di sproloqui e lunghissimi post) durante una live di SportdiPiù Magazine. Pietro Guadagnini, da assessore comunale, ha detto “io, vivessi in un posto cinematografico, vorrei ospitare una serie come SPORT CRIME”. Da quella frase si è fatto presto, come raramente (o quasi mai) si fa nelle amministrazioni pubbliche. Daniela Scalia ha annunciato che avrebbe ‘usato’ la sede senza poterla dichiarare come tale, in pratica usandola “da supplente”. Questo è un metodo che sfugge molto allo spettatore e che in genere si usa per imbrogliare: si dice “vengo a girare a X cosi avrete visibilità”, poi al montaggio si finge che le immagini siano fatte altrove, così il comune ospitante (che in genere sborsa grosse cifre) non ottiene niente, o al massimo una breve parola nei titoli di coda. Riccardo Cordioli per la Pro Loco, Pietro Guadagnini per l’amministrazione comunale e altri collaboratori hanno accettato di aiutare comunque: il risultato è che nella seconda stagione e nel mondo (mentre la Film Commission del capoluogo non ha dimostrato interesse) ci sarà un intero affascinante episodio interamente e dichiaratamente filmato nel paese delle risorgive. Con apprezzamento amichevole e… informale dell’intera troupe viziata dall’atmosfera fraterna, dalla professionalità’ maniacale e (non ultima) dalle cene a base di piatti tradizionali.
San Giovanni Lupatoto e Verona È servita da palestra, da piscina hollywoodiana, e con un allestimento studiato in anticipo anche da laboratorio di analisi: «spremuto» insomma lo Sport Medical Center di San Giovanni Lupatoto collegato alla palestra Primo Piano Fitness. Anche in questo caso il verbo collaborare è stato associato a molta precisione, premesso e confermato che le strutture sono notevoli. “Un altro pezzo di Verona privata che ha supplito ampiamente a quella pubblica e che finirà nei siti specializzati alla voce location della Serie Cult SPORT CRIME”. Ci ha tenuto a sottolineare questo Daniela Scalia che ha poi spiegato come “siano entrate in gioco le relazioni personali e professionali costruite in tanti anni di sport praticato e raccontato in TV”. Non sorprenderà quindi che la palestra Bernstein di Lungadige Attiraglio sia una location ricorrente, con la struttura gestita da Giorgio Pasetto che ha accolto la troupe per scene non solo di sala pesi, ma anche di... altro che non si può anticipare. Lo studio di registrazione Serviva uno studio di registrazione completamente diverso dal Digital Lake di Verbania, con una atmosfera vintage: basta chiedere, pochissime telefonate (aspetto fondamentale e trascurato) e anche qui, grazie al titolare Luca Tacconi, porte aperte, cavi, un attore, luci e risultato aderente al clima. Per una volta anche i social network meritano un’osservazione: il Digital di Verbania e il Sotto il Mare di Povegliano dovrebbero essere concorrenti, invece non mancano di sostenersi a distanza, abolendo i vecchi schemi e creando così delle basi per futuri guadagni e soddisfazioni. Villa Nicoletta Per una settimana la troupe ha alloggiato e filmato sulle Torricelle di Verona. Villa Nicoletta era diventata la casa della (vera) rockstar Robin Le Mesurier, storico chitarrista di Rod Stewart e Johnny Halliday, corteggiato per decenni da Elton John, amico di chiunque suoni o reciti a Hollywood, Beverly Hills o Londra. Nell’episodio (questo si può dire) recitava una parte del suo passato legata alla disintossicazione e al mercato segreto e rigoglioso della preparazione atletica delle rockstar. Gli era stato offerto un albergo con molte stelle, ha voluto stare in quel misto di piante, piscine, arte e lusso raffinato che
Un fotogramma dall'episodio 2: Italo-Svizzero-Americana nella serie, Veronese di Palù nella vita, Elettra Mallaby sfoglia l'iconico #63 di SportdiPiù Magazine
Robin Le Mesurier con Carlo e Alfredo Rota e Marta Pontieri al termine delle scene girate al Bottagisio Sport Center gestito da Corrado di Taranto
...eppure è Povegliano. Elettra Mallaby e Luca Tramontin nel parco di Villa Balladoro.
risalta in modo enorme in addirittura due episodi. Scherma e Chievo Le rockstar devono allenare l’agilità... i campioni olimpici (Alfredo Rota) si divertono a seguirli. Tra scherzi, contenuti atletici altissimi, battute raffinate e facili allo stesso tempo, anche le strutture del Bottagisio Sport Center sono entrate nella storia delle serie TV: peccato davvero non poter parlare di più del modesto, ironico, carismatico e unassuming (citando Robin LE Mesurier e il suo termine che significa qualcosa di più di modesto) Alfredo Rota.
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Psicologia sportiva
Dr. Tommaso Franzoso Psicologo dello Sport - Sport Mental Trainer Venezia Soccer Academy e Venezia FC In collaborazione con Jacopo Zennaro Dott. in Scienze Tecniche dell’Attività Sportiva Allenatore UEFA B di Settore Giovanile Professionista Serie A
Capacità decisionali e sport: quale rapporto?
n molte situazioni della nostra vita dobbiamo prevedere, con un certo grado di incertezza, cosa accadrà in situazioni dinamiche al fine di prendere la decisione migliore e adattarci alle nuove circostanze. Ciò accade non solo nella vita di tutti i giorni, ma anche in settori specifici come in quello dell’ordine pubblico, in campo medico e nello sport (Williams, 2009). In questi ambiti, i professionisti, spesso sottoposti a pressioni temporali, devono elaborare le informazioni dal sistema, adattarsi alle mutevoli condizioni per ridurre l’incertezza e prendere la decisione ottimale per raggiungere l’obiettivo pianificato. Nel contesto sportivo, e soprattutto nei contesti dinamici come quelli degli sport di squadra e degli sport individuali con componente oppositiva, gli atleti devono selezionare le varie informazioni date dall’ambiente per poter mettere in atto la miglior scelta possibile. In particolare, gli stessi devono cercare di anticipare, anche attraverso un meccanismo inferenziale, i possibili avvenimenti e prendere la miglior decisione possibile. Per questo motivo, il contesto sportivo diventa un buon campo per poter studiare le diverse abilità cognitive del singolo individuo come l’attenzione, la reazione agli stimoli, l’anticipazione motoria e i processi decisionali. I risultati degli studi condotti da Voss, Kramer, Basak, Prakash & Roberts nel 2010 hanno evidenziato un possibile trasferimento di competenze in compiti base come quelli che valutano i tempi di reazione; tuttavia, una recente systematic review (Russo & Ottoboni, 2019) sulle capacità percettivo-cognitive degli atleti di sport di combattimento ha evidenziato che questi atleti riescono ad eccellere principalmente nel proprio dominio di competenze. Va comunque tenuto conto che quest’ultima ricerca si è soffermata solo sugli atleti di
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sport di combattimento e non ha preso in considerazione diverse variabili quali i traumi cranici (Russo & Ottoboni, 2019). La maggior parte delle ricerche finora condotte ha cercato di capire se le capacità percettivo-cognitive possono essere trasferite in contesti generici, ma non ci si è ancora spinti oltre in merito alla possibilità di trasferire le competenze decisionali acquisite in contesti specifici a quelli generali. Le capacità decisionali sono definite capacità di alto ordine. Infatti, nella presa di decisione intervengono una serie di operazioni mentali che permettono di scegliere la miglior opzione tra diverse alternative (Lindsay e Norman, 1983). In questo processo sono presenti una scelta, una decisione e un giudizio (Mann et al., 2007; Marteniuk, 1976). In ambito sportivo, ed in particolare negli sport definiti open skills (e.g. calcio, tennis) gli atleti devono continuamente prendere decisioni sulla base delle informazioni che hanno a disposizione. Questo, invece, accade in minima parte negli sport closed skills (e.g. nuoto, ciclismo), poiché gli stessi si svolgono in contesti abbastanza stabili. In particolare, vengono definite open skills quelle discipline sportive nelle quali l’ambiente esterno è poco prevedibile essendo in continuo cambiamento, e nelle quali, di conseguenza, molta è l’informazione da considerare per emettere la risposta appropriata. Fanno parte di questa macro-categoria i giochi sportivi, in quanto hanno la particolarità di utilizzare abilità e tecniche fortemente influenzate dalle variabili della situazione in cui si sviluppano. Dall’altra parte invece, si parla di discipline closed skills in riferimento a quelle discipline sportive nelle quali l’ambiente esterno è pressoché costante, prevedibile e nelle quali l’informazione da monitorare è rela-
Jacopo Zennaro
tiva all’attuazione di programmi motori già interiorizzati in lunghi e ripetuti allenamenti oppure è relativa alle informazioni sullo stato “attuale” dei singoli distretti muscolari che concorrono alla perfetta esecuzione del programma stesso (Nougier, 1992). La differenza tra le due categorie di discipline, open skills e c losed skills, sta nel fatto che queste ultime sono caratterizzate principalmente da un’elaborazione automatica bottom up,molto rapida perché al di fuori del controllo cosciente, mentre le prime devono affiancare ad essa anche l’elaborazione controllata t op down,che si svolge sotto controllo cosciente, più lenta e dispendiosa, ma anche più flessibile, cioè passibile di aggiustamenti in funzione delle variabili situazionali e delle aspettative soggettive (Nougier, 1992). Con la volontà di condurre uno studio che indagasse come il praticare uno sport possa influire sulle capacità decisionali, nel 2019, Jacopo Zennaro ha analizzato le “prestazioni cognitive” di un gruppo di ragazzi, all’interno del quale erano presenti atleti di una disciplina open skills e atleti di una disciplina closed skills. I partecipanti hanno svolto un compito decisionale in cui è stato possibile valutare
le loro abilità decisionali e la loro c onfidence implicita in un ambiente con diversi livelli di incertezza. Inoltre, è stata misurata la loro intelligenza fluida per valutarne un possibile effetto sulle capacità decisionali. Dal momento che le capacità percettivocognitive di basso ordine possono essere trasferite da un contesto specifico ad uno generico (Voss et al., 2010), e che differenti discipline possono portare a sviluppare differenti capacità (Russo & Ottoboni, 2019), si ipotizzava che gli atleti open skills avessero migliori performance decisionali rispetto agli atleti closed skills. Si riteneva infatti che questa differenza fosse dovuta all’ambiente in cui si allenano e competono gli atleti open skills. Come precedentemente detto, durante il gioco essi devono prendere le decisioni in poco tempo e cambiarle in altrettanto poco tempo al variare dell’ambiente circostante Sono stati dunque reclutati trentasei ragazzi, prendendo in considerazione come sport open skills il gioco del calcio e come sport closed skills lo sport (o la pratica) dell’atletica leggera. Nello specifico, ventitré ragazzi che hanno aderito al test erano giocatori di calcio, regolarmente tesserati per una società professionistica e appartenenti alla categoria “Esordienti Professionisti Under 11”. Tutti erano giocatori di calcio da almeno quattro anni. Tredici ragazzi invece praticavano atletica leggera. Tutti i ragazzi appartenenti a questo gruppo praticavano questo sport da almeno tre anni e avevano un’età media di 11,69 anni. Il compito somministrato per determinare l’intelligenza fluida era il Raven-CPM. Questo strumento consiste nella presentazione di 36 matrici da risolvere entro un limite di tempo fissato a 40 minuti I giovani partecipanti dovevano scegliere tra 6 possibili opzioni in cui solo una era corretta. Il compito decisionale in ambiente incerto, invece, consisteva nel prevedere da parte del partecipante il lancio di alcune palline da parte del software allo scopo di catturarne il più possibile attraverso uno strumento detto “Catcherball”.In base al nu-
mero di palline catturate il calcolatore assegnava un punteggio ad ogni lancio ed ogni partecipante doveva cercare di raggiungere il punteggio più alto. Ogni lancio aveva un tempo massimo prestabilito di esecuzione alla fine. Attraverso la pratica, gli atleti sono quindi in grado di riprodurre sistematicamente pattern stabili di attività motoria coordinata in condizioni di elevata pressione competitiva, senza che le azioni diventino stereotipate. La conoscenza da parte dell’atleta della situazione di gioco fornisce informazioni sulle possibili scelte strategiche, permettendo allo stesso di calcolarne le relative probabilità in anticipo. Inoltre, la capacità di programmare anticipatamente i movimenti posturali e di orientamento in ricezione è ritenuta liberare meccanismi attenzionali, che permettono all’atleta o pen skillsdi concentrarsi su indizi più sofisticati. In questo senso il calcio, come tutti gli sport di squadra e di “invasione”, stimola le abilità di analisi e di reazione veloce alle variabili ambientali finalizzate al raggiungimento di uno scopo (Faccioli, Ardu & Benso, 2015); prevede l’intervento dell’attenzione, della memoria di lavoro, della pianificazione e dell’organizzazione delle azioni in output. Il livello di prestazione che un giocatore è in grado di esprimere in gara dipende dalle capacità percettive, cognitive e motorie che interagiscono in un ambiente dinamico in continua evoluzione (Russel & Kingsley, 2011). La percezione, invece, è il processo attraverso cui il sistema nervoso centrale acquisisce ed elabora le informazioni afferenti agli organi di senso e consente di cogliere la realtà circostante. All’organismo affluiscono continuamente stimoli visivi. Il cervello, grazie alla focalizzazione finalizzata all’attenzione, riesce a selezionare le informazioni necessarie nella vita quotidiana e nello sport (Memmert & Furley, 2007). I dati ottenuti dallo studio svolto potreb-
bero suggerire che gli atleti di atletica leggera trovino difficoltà a valutare l’ambiente, cosa che invece non accade per i giocatori di calcio, i quali sembrano riuscire, ad esempio, a modulare il catcher in maniera più funzionale in base alla situazione che affrontano. Inoltre, attraverso l’analisi dei risultati si è potuto escludere che l’intelligenza del singolo individuo avesse un effetto sulle capacità decisionali indagate. Si può in parte affermare che i ragazzi che praticano uno sport open skills,come il gioco del calcio in questo caso, hanno maggiori benefici a livello percettivo-cognitivo quando si relazionano con l’ambiente di tutti i giorni, ma non si può escludere che questi risultati possano variare a seguito della maturazione fisiologica del singolo individuo. L’osservazione effettuata sui due gruppi può anche portare a spunti di riflessione differenti. Sul gruppo dei giocatori di calcio si possono fare diverse osservazioni: i ragazzi, nei due anni precedenti al test, sono stati allenati dallo stesso allenatore secondo una determinata metodologia. Come è noto, non esiste una metodologia unica di allenamento del gioco del calcio, pertanto, non si può sapere quanto il metodo di allenamento abbia influito sul risultato del test. Sarebbe dunque opportuno osservare come possono variare questi risultati in funzione delle metodologie adottate. Allo stesso modo, un allenatore di atletica leggera potrebbe migliorare le prestazioni cognitive dei propri ragazzi, affiancando il miglioramento cognitivo ad un miglioramento prestativo?
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Un calcio (rosa) alla violenza TANIA BUSETTO Avvocato e Segretario AIAC Onlus
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l 23 agosto si è svolto il primo direttivo del secondo quadriennio dell’AIAC onlus. Era la prima volta che la nuova squadra si conosceva, erano le prime strette di mano. Si è scelto di partire con qualcosa di grande, un progetto che facesse volare in alto i nostri cuori. Oramai era già qualche settimana che imperversava la crisi Afghana, la preoccupazione per il loro mondo femminile cresceva sempre di più. Si sa che, anche in questi ultimi vent’anni, quello non è proprio il posto migliore per nascere donna, a maggior ragione se si vive in zone rurali, ancor più conservatrici. Basti pensare che in caso di adulterio il loro codice prevede per la donna la reclusione, ma in zone più interne del paese si pratica ancora la lapidazione. Si avete capito bene: la donna viene presa a sassate! La drammatica situazione femminile si palesava essere ancora più critica per le attiviste, per le donne più emancipate, come sono quelle che praticano sport e se poi si tratta di uno sport per antonomasia maschile, le conseguenze possono essere ancora più pericolose. Così questa nuova squadra della ONLUS composta dalla scrivente, dal prof. Franco Cognetti, dal dott. Armando Calligaris, dalla dott.ssa Valentina Busato, dagli allenatori Eusebio Di Francesco e Massimo Buratti e capitanata dal Presidente Marcello Mancini, ha deciso di attivarsi per tendere la mano alle calciatrici. Ci siamo così dedicati a loro e lo abbiamo fatto pieni di entusiasmo, perché dare il nostro contributo ci rendeva febbricitanti di felicità. La data del 31 agosto, prevista per la chiusura del ponte aereo con l’Occidente, si avvicinava con una velocità che non ci aspettavamo, abbiamo lavorato giorno
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e notte, a fianco della Cospe onlus, La Croce Rossa Italiana, L’Unchr, L’Unicef, l’ONU, la Figc, l’Esercito Italiano, il Coni e l’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio. Venerdì 27 alla sera tarda ci è giunta la telefonata dal Colonello della Folgore Lo Giudice, con la quale ci è stato riferito che erano arrivate le calciatrici (tre con il loro allenatore e alcuni familiari n.d.r.). Mi sono scese le lacrime per la gioia ed è iniziato subito il nostro lavoro per l’accoglienza insieme al Sindaco di Firenze Nardella, che ha messo a loro disposizione degli alloggi, con la Caritas e con la Figc per garantire loro la possibilità di praticare lo sport che amano e condividere con loro spazi ed opportunità. E così dopo aver trascorso la quarantena presso il campo della Croce Rossa ad Avezzano sono arrivate a Firenze e così potranno allenarsi a Coverciano. L’impegno di AIAC onlus, costola dell’ Associazione Italiana Allenatori di Calcio, che conta nel territorio italiano più di 19.000 associati, per l’appunto deputata per il sociale, non si fermerà qui. È già stata data la nostra disponibilità all’Unicef per creare in Afghanistan nel momento in cui la situazione lo renderà possibile sotto il punto di vista della sicurezza, di
campi scuola per le giovani giocatrici di calcio, in modo di tentare di continuare quel processo di emancipazione percorso nell’ultimo ventennio e che ora appare gravemente compromesso. Non sarà sicuramente facile, visto che dalle ultime dichiarazioni sembra che vi sia l’intenzione da parte dei Talebani di voler vietare lo sport alle donne afghane. Infatti in un’intervista, Ahmadullah Wasiq, vice capo della commissione culturale dei talebani, ha affermato che lo sport femminile non è né appropriato né necessario. L’AIAC Onlus non vuole quindi rimanere inerme e come dice qualcuno limitarci a chiederci solo: “Cosa sarà di loro”?
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Sportivamente AGSM AIM
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ALBERTO CRISTANI
ar parte di un team significa condividere un obiettivo comune e lottare insieme per raggiungerlo. Il gioco di squadra è infatti un valore che AGSM AIM prende in prestito dallo sport, per farlo proprio. Ancor più in questo momento di transizione, in cui due grandi realtà di due diverse città, Verona e Vicenza, si stanno unendo per formare un unico Gruppo. Vale quindi sempre il vecchio cliché: l’unione fa la forza. Le iniziative sul territorio sono sempre state un pilastro strategico per entrambe le realtà e ora, unendosi, AGSM AIM non può che
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rafforzare il proprio impegno. Investire sullo sport significa investire soprattutto sui giovani e sul loro futuro, perché i valori che si imparano sul campo non sono poi così diversi da quelli che gli serviranno un domani sul posto di lavoro. L’attenzione per un obiettivo comune, l’impegno, la determinazione, imparare dai propri errori e molte altre capacità che si tramuteranno in abilità essenziali nel mondo del lavoro. Per alcuni di loro, invece, lo sport è già una vera professione e AGSM AIM è fiera di fare la propria parte nella carriera sportiva di questi ragazzi. Il Gruppo AGSM AIM è chiamato, per ruolo ma anche per vocazione, a essere protagonista attivo nel supporto alle
iniziative organizzate nei territori di riferimento, Verona e Vicenza. Gli obiettivi aziendali con i progetti di sponsorizzazioni sono il rafforzamento del rapporto e della vicinanza alle comunità e ai territori dove AGSM AIM opera, la redistribuzione di ricchezza alla collettività, l’aumento della conoscenza dei servizi offerti dal Gruppo, la valorizzazione dell’immagine e il consolidamento della reputazione di AGSM AIM nel suo complesso. Per il Gruppo si tratta di investimenti concreti che favoriscono lo sviluppo e la crescita del territorio e che contemporaneamente producono valore per l’azienda, grazie al rafforzamento di un rapporto positivo e costruttivo con la comunità di riferimento. Motivo per cui, anche nel corso 2021, sono state tante e diverse le iniziative sportive supportate da AGSM AIM, finalmente ripartite dopo lo stop dovuto alla pandemia da Covid-19. Ad aprile, per esempio, c’è stata la 14° Giulietta e Romeo Halfmarathon Gold Label, ma anche le finali di Champions League Volley, la 38° Straverona e molto altro. A maggio, AGSM AIM ha sostenuto il basket vicentino, l’iniziativa “Uno Sport per dare il meglio di sé… anche al tempo del COVID-19” e supportato il Verona Swimming Team per volare a Tokyo 2021. L’estate è partita con il Memorial Agostino Soave 2021 e “Na sventolada tra le coline de riole”, entrambi a giugno. Mentre luglio è stato il mese del Campionato europeo di baseball categoria U23, le internazionali di tennis di Verona e molto altro. Stefano Casali, Presidente di AGSM AIM: “Siamo profondamente legati al territorio e alla comunità in cui operiamo. Per noi di AGSM AIM, Verona e Vicenza sono la nostra casa, dove vivono i nostri oltre duemila dipendenti con le proprie famiglie. Il
nostro impegno nei confronti delle iniziative sportive nasce proprio dalla voglia di far parte delle vittorie che accompagnano queste due città, oltre che dalla ferma convinzione che lo sport possa essere un immenso insegnamento di vita per i nostri ragazzi”,.
Oltre a numerosi eventi sportivi, AGSM AIM supporta il Verona Swimming Team, squadra di nuoto paralimpica guidata da Marcello Rigamonti
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Disturbi dello spettro autistico: lo sport c'è!
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ALBERTO CRISTANI
o sport come veicolo per promuovere, sostenere e diffondere l’attività e la ricerca in sostegno dei disturbi dello spettro autistico. Presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona è collocato il Centro Regionale dei Disturbi dello Spettro Autistico, punto di riferimento per il Veneto, che intende dare informazione riguardo alle attività e ai progetti in essere. Il Centro è costituito da un neuropsichiatra coordinatore a tempo indeterminato, uno psichiatra con contratto libero-professionale, cinque psicologhe-psicoterapeute borsiste, un logopedista borsista. L’Università di Verona, le Fondazioni, le Associazioni filantropiche e Associazioni dei genitori hanno contribuito a promuovere la sua nascita e sviluppo. Il Centro infatti, oltre a svolgere un’attività clinico-assistenziale finalizzata alla diagnosi e alla cura del bambino autistico, nonchè al supporto della sua famiglia, si sta caratterizzando per un interesse specifico concernente l’intercettazione precoce del disturbo, onde favorire - con gli interventi abilitativi - una traiettoria di sviluppo il più possibile vicina a quella neurotipica.
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L’obiettivo, in una fase così cruciale, quale quella del primo sviluppo, risulta quello di avvalersi di figure che solitamente ruotano attorno al bambino, nei diversi ambienti di vita, coinvolgendole e contribuendo quindi a uno sviluppo di competenze più funzionali. La speranza è quella di poter tradurre in buone prassi metodologiche le conoscenze che verranno acquisite attraverso attività di ricerca e sperimentazione scientifica. In questo senso, il Centro da più anni partecipa a un’attività di ricerca dal nome NIDA, coordinato dall’ Istituto Superiore di Sanità nella figura della dott.ssa Marialuisa Scattoni, rivolto all’ intercettazione precoce dei Disturbi dello Spettro Autistico nelle popolazioni a rischio come i bambini prematuri, i bambini con familiarità in parenti di I grado e i bambini nati sottopeso per età gestazionale. Il progetto, presentato in conferenza stampa lo scorso 15 giugno, ha come focus la realizzazione di un lavoro su ampie casistiche (circa 1000 bambini), nati a termine e senza fattori di rischio. L’obiettivo finale è quello di intercettare precocemente, mediante anche l›utilizzo di strumentazioni altamente innovative i bambini con traiettorie di sviluppo anomale. A questo scopo è stata adibita, presso il Padiglione 30 dell’Ospedale della donna
Prof. Leonardo Zoccante responsabile Centro Regionale dei Disturbi dello Spettro Autistico
e del bambino, una stanza di laboratorio con attrezzature all’avanguardia che permettono di rilevare mediante esame della traiettoria dello sguardo, analisi del movimento e registrazione del pianto, segni clinici anche sfumati, non altrimenti evidenziabili. Le valutazioni verranno realizzate per ogni bambino a 2, 5, 12 mesi e 24 mesi. I l progetto si avvale della collaborazione della Dott.ssa Chiara Della Libera presso il Dipartimento di Fisiologia Umana, della Prof.ssa Paola Cesari presso il Dipartimento di Scienze Motorie dell’Università di Verona e del Dott. Renzo Beghini del Centro Assistenza Neonatale dell’Ospedale della Donna e del Bambino. Hanno contribuito allo sviluppo del progetto l’Associazione Cuore Chievo per l’acquisto dei macchinari di rilevazione del movimento, ANAVI per l’acquisto dell’Eye Tracker e l’Associazione filantropica Lions Cangrande di Verona per l’acquisto dei registratori del pianto Il Centro è inoltre impegnato nell’ambito di un secondo significativo filone di ricerca, all’avanguardia nel panorama italiano, orientato alla individuazione precoce delle disfunzioni somatiche, in un’ottica di cogliere non solo le manifestazioni neurocomportamentali ma anche quelle fisiche, che possono influenzare il decorso clinico permettendo anche una definizio-
ne clinica più approfondita. Si coglie questa occasione inoltre, riguardo all’acquisto di strumenti innovativi quali una Baropodometria Dinamica con Analisi del cammino e posturale, il Service Rotary Club Distretto 2060 di Legnago. Un merito per l’acquisto di una Pletismografia e Impedenziometria per l’analisi della composizione corporeo e la misurazione dell’attività del sistema nervoso autonomico, va alla associazione ANTS-Onlus. Parallelamente ai sostenitori dell’apparato strumentale hanno contribuito a finanziare il personale clinico e di ricerca dedicato Fondazione Cattolica Assicurazioni, Fondazione Cariverona, Banca Intesa San Paolo, Fondazione Brain Research Foundation di Verona, le associazioni dei genitori della provincia di Verona (Autismi Verona, ANTS, GAV, Angsa Verona, Cofagra) e il Coordinamento Autismo Veneto (CAV). Sempre nell’ambito dell’attività clinicodiagnostica, per la quale il centro regionale si distingue nella realtà del territorio italiano, vi è la valutazione multidimensionale della persona autistica mediante la collaborazione interdisciplinare di più professionisti sanitari, ufficializzata nella delibera di istituzione regionale. Sono già in attivo consulenze specialistiche per le seguenti discipline: - consulenza allergologica (Dott. Giorgio Piacentini) - consulenza odontostomatologica (Prof.ssa Nicoletta Zerman) - consulenza psichiatrica (Prof.ssa Mirella Ruggeri) - consulenza gastroenterologica (dott.ssa Claudia Banzato) - consulenza fisiatrica (Prof. Nicola Smania) - consulenza oculistica (Dott.ssa Elena Gusson) - consulenza endocrinologica (Prof.ssa Rossella Gaudino) - consulenza reumatologica (Prof.ssa Sara Pieropan) Inoltre sono in atto importanti collaborazioni come l’accordo di intesa con Verona Fiere, in particolare con Fiera Cavalli, che ha permesso di realizzare un documento di Buone prassi per gli interventi assistiti con animali in soggetti con DSA. Il progetto a breve verrà generalizzato, con il supporto della Federazione Italiana Sport Equestri (FISE), ad altri circoli equestri nazionali. Il Centro collabora fattivamente con la Provincia e il Comune di Verona in attività a favore di politiche rivolte all’inclusione e a favorire l’ingresso delle persone con Autismo nei locali pubblici.
mamme e papà guardate qua!
UNO SGUARDO AI PRIMI MOVIMENTI
Lo sapevate che i bambini fin da piccolissimi sanno prestare attenzione agli oggetti che li circondano?
2 mesi
Siete curiosi di sapere come funziona? Aspetti un bambino e vorresti dare un contributo alla ricerca e seguire il suo sviluppo psicomotorio? Contattaci per questo nuovo progetto sull'attenzione e il movimento!
Presso il Centro del Neurosviluppo in collaborazione con il Centro Assistenza Neonatale dell'Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento e l'Università di Verona è in corso uno studio sull'individuazione di indicatori per l'intercettazione precoce dei disturbi del neurosviluppo.
Partecipa anche tu alla ricerca Contattaci!
verona.babylab@gmail.com oppure telefonicamente il lunedì o il giovedì dalle ore 9 alle 10 al numero 045-8127900
COSA SONO I DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO I Disturbi dello Spettro Autistico sono condizioni che rientrano nell’ambito dei disturbi del neurosviluppo caratterizzato da difficoltà del bambino a sintonizzarsi con gli altri, a stabilire una reciprocità e una condivisione nell’ambito del gioco e delle attività. Ne deriva che il bambino, sul piano comportamentale, si isoli all’interno del suo nucleo famigliare e scolastico, manifestando attività ripetitive, monotone e selettive. Colpisce generalmente, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, circa un bambino ogni 77 nati, in prevalenza nel sesso maschile. Recenti ricerche evidenziano come il numero delle femmine interessate da forme più lievi sia progressivamente in aumento. Con il termine di Spettro si vuole evidenziare l’esistenza al suo interno di diverse forme cliniche a compromissione variabile ed eterogenea, per quanto riguarda l’adattamento all’ambiente. Inoltre permette di quantificare i diversi livelli di supporto a livello della famiglia, della scuola, e degli interventi abilitativi. A partire da ciò si possono mettere in atto strategie diversificate secondo le buone prassi dettate dalla Evidence-Based Medicine.
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Foto: Mirko Barbieri, Maurilio Boldrini
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Orgoglio
Clivense
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GIORGIO VINCENZI
l progetto è uno di quelli importanti, un’idea che potrebbe portare a Verona, in pochi anni, un’altra squadra di calcio professionistica. Questo è quanto si prefiggono i fondatori del neonato Football Club Clivense: il presidente Sergio Pellissier, ex capitano e bandiera del Chievo in Serie A, e il tesoriere Enzo Zanin, anche lui ex Chievo avendone difeso la porta in Serie C e B. La società - che ha scelto come colori sociali il bianco e il blu e ha inserito nello stemma la diga e un pallone da calcio retrò - nasce dopo che la Figc ha escluso a fine giugno il Chievo da qualsiasi competizione nazionale. Per Pellissier non poteva (doveva) finire in quel modo e così a cavallo di Ferragosto, grazie anche all’interessamento del Sindaco di Verona
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Federico Sboarina, ha tentato di mettere insieme un gruppo di imprenditori con a cuore le sorti del Cèo per cercare almeno di ripartire dalla Serie D. Purtroppo l’iniziativa non è andata a buon fine e così Sergio, uomo che non si arrende alle prime difficoltà e anzi proprio da queste trova maggior forza e slancio, assieme all’amico Enzo Zanin, fonda la FC Clivense iscrivendola al campionato dilettanti di Terza Categoria, girone B. “All’inizio avevo scelto come nome FC Chievo 2021” - spiega Pellissier - “perché mi sembrava bello e doveroso riprendere quel nome, in onoore di quella società che mi ha dato tanto e per fare un regalo ai tifosi. Ciò non è stato possibile (diffida da parte del A.C. ChievoVerona dall’utilizzare il nome ‘Chievo’ ndr). Spiace sia andata così, ma la vita continua. Ho un progetto importante che sto portando avanti a prescindere dal nome. L’importante è che si tratta
di un progetto serio, creato da persone che hanno voglia di trasmettere la loro passione. Non voglio quindi parlare di una favola che continua. Questa è la nostra storia, una storia diversa, la storia di chi vorrà esserci con un’idea precisa di calcio”. L’obiettivo della FC Clivense è quello di creare una società all’inglese dove sarà strettissimo il collegamento tra prima squadra e giovanili e con un proprio centro sportivo. “Volevamo sin da subito” - prosegue Pellissier - “partire con il settore giovanile, ma il poco tempo a disposizione non ci ha permesso di farlo; adesso però abbiamo davanti un anno per costruirne uno”. Intanto si parte con la prima squadra dalla Terza Categoria, ma con più di una speranza - come ha sottolineato anche il Sindaco di Verona, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione della società tenutasi a metà settembre al Payanini Center - che il prossimo anno il FC Clivense possa essere ripescato
Mister Riccardo Allegretti
dalla Figc in serie D qualora venisse riattivato l’articolo 52 delle Noif sul titolo sportivo oppure parteciparvi attraverso l’acquisizione del titolo. “Abbiamo un anno di tempo per costruire per bene la società” - sottolinea Pellissier - “e per capire che giocatori possono fare al caso nostro per quella categoria. L’obiettivo è di arrivare in cinque anni nei professionisti che contano e di costruire un centro sportivo importante”. Oltre a Sergio Pellissier e a Enzo Zanin, il FC Clivense può contare su Massimo Allegretti, 43 anni, per la parte tecnica. Il mister ha un passato da calciatore tra Serie A e B con Empoli, Reggiana, Como, Chievo, Venezia, Bari, tanto per citarne alcune, e da allenatore tra Seconda Categoria ed Eccellenza fino a giungere lo scorso anno alla guida della Primavera del Monza. Il primo grande impegno per Allegretti arrivando a Verona è stato quello di costruire da zero una squadra. “Ai provini che abbiamo svolto al Payanini Center – “spiega Allegretti – “sono arrivati più di 160 ragazzi da tutta Italia, persino dalla Sicilia. Di questi ne abbiamo scelti 26 che andranno a formare la rosa”. Una cosa però ci tiene a sottolineare in modo particolare l’allenatore: “Questi ragazzi devono aver bene in mente il peso della maglia che porteranno e dei sacrifici che a loro chiediamo. Non sarà facile!”. Infine Pellissier ci tiene a sottolinaere il rapporto con la suoi vecchi tifosi: “Sono in molti i tifosi che ci hanno detto di voler seguire la squadra; questo è un bel incoraggiamento e un’ulteriore stimolo a continuare con maggior slancio. Poter contare anche sul loro supporto per noi è molto importante”.
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Clivense in pillole
Società.
Il Football Club Clivense è stato fondato da Sergio Pellissier ed Enzo Zanin il giorno 13 agosto 2021, con sede in Via Leone Pancaldo 70 a Verona e la sua prima squadra è stata iscritta nel campionato di Terza Categoria nel Girone B, che è così composto: • Atletico Squarà • Borgo San Pancrazio • Corbiolo • Crazy FC • Edera Veronetta • FC Clivense • Pozzo Sq. B
• San Zeno Verona 1919 • Soave • V.R. Arena • Vestenanova • Virtus Verona United • Zai Golosine Calcio 2016
Colori sociali. Bianco e Blu (Pantone 293C) Il marchio utilizza la bicromia bianco-blu, giocando su elementi vintage e geometrici atti a creare un nuovo valore identitario. La forma dello scudetto è filettata di giallo, il secondo colore della città di Verona assieme al blu, e contiene altri due elementi in amaranto recuperato dalla tavolozza storica che ricorda la cromia della diga, uno dei simboli del quartiere, e di un pallone da calcio retrò. La divisa primaria del FC Clivense è costituita da maglia bianca con bordi manica e colletto blu, pantaloncini blu e calzettoni bianchi. La seconda divisa ha la maglia blu con i bordini gialli, pantaloni gialli e calzettoni blu. La terza divisa è amaranto con i bordini neri, pantaloni neri e calzettoni amaranto. Campo da gioco. Per il primo anno FC Clivense ha scelto di giocare presso il campo Aldo Olivieri, impianto sportivo situato nella zona dello Stadio Bentegodi, in via Sogare. Costruito nel 1990, può ospitare fino 2.900 spettatori. L’impianto è dotato di 4 spogliatoi per le squadre, infermeria, sala antidoping, sala stampa, piccola palestra, bar, press room, vip room. Organigramma. Presidente Sergio Pellissier, Tesoriere Enzo Zanin, Allenatore prima squadra Riccardo Allegretti.
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Foto: Diego Fuser vimento, della situazione di crescita nel territorio veronese e di alcune curiosità. Diego, molti si ricordano di te per le tue gesta sui campi di calcio. Oggi, invece, sei una celebrità nel mondo del Footgolf: da dove nasce questa tua passione? «La passione per questo sport è nata circa tre anni fa tramite un ragazzo che mi ha invitato una volta a provare questo bellissimo gioco. Mi è piaciuto e da lì ho cominciato a fare le gare». A gennaio sei diventato presidente della Lega Nazionale Footgolf, quali sono le tue responsabilità e i tuoi obiettivi? «Le responsabilità e gli obiettivi sono quelli di cercare di fare delle cose nuove per la Lega: quindi provare a creare una Nazionale nostra, che non abbiamo mai avuto; di avere una partnership come Macron che ci fa da sponsor ufficiale; e di far crescere il movimento. Queste sono le responsabilità più grosse e gli obiettivi che ci prefissiamo».
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a c u b n i Calcio r e s u F con
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MATTEO VISCIONE
l Footgolf è un gioco, uno sport (si sta lavorando in merito affinché venga riconosciuto come tale), che sta facendo innamorare tantissimi ragazzi in tutta Italia, dai più giovani a ex giocatori di Serie A e B. Uno dei volti più rappresentativi di questo movimento è Diego Fuser, vinci-
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tore di tantissimi trofei con Milan, Lazio, Parma e Roma: un Campionato di Serie A, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa UEFA, una Coppa UEFA e una Coppa dei Campioni. Da gennaio 2021 Diego è stato nominato presidente della Lega Nazionale Footgolf. Con lui abbiamo voluto quindi parlare di questo gioco, degli obiettivi per il futuro del mo-
Spesso hai parlato di un movimento in crescita, a che punto siamo di questa crescita? «Diciamo che stiamo cercando di capire come fare per avere più tesserati: per ora siamo circa 1’400 con una media età intorno ai 30 anni, anche se ho visto ultimamente che si sono affacciati tanti ragazzi giovani. Da parte della Lega c’è la volontà di provare a far giocare i nostri ragazzi in campi sempre belli. Il mio compito è quello di girare tutti i campi dove ci sono le gare e dare un giudizio sul campo affinché i nostri giocatori possano essere messi sempre nelle condizioni migliori per praticare questo sport». Quali sono i prossimi step? «Il primo è sicuramente quello di avere una nostra Nazionale. Una Nazionale farebbe crescere il movimento, ti darebbe l’obiettivo di arrivare alla Nazionale e poi darebbe la possibilità di fare grossi tornei a livello internazionale. Poi l’altro obiettivo è quello di essere riconosciuti come sport: io sto lavorando alacremente per questo». Quanto aiuta aver giocato ad alti livelli nel calcio, per imporsi anche nel Footgolf? «È normale che il saper calciare aiuta. Quello sicuro. Però non è detto che ti aiuti sempre a vincere: ci sono dei giocatori molto bravi, che si allenano tanto, e che sono più bravi di me. Il fatto di essere stato giocatore ti aiuta perché hai degli accorgimenti su come calci, ma questo
non ti porta sicuramente a vincere le partite». Tanti tuoi ex compagni si sono avvicinati al mondo del Footgolf? «Qualcuno si: adesso mi vedo spesso con Marcolini. Poi anche Gualco, Murgita, Di Canio, Bonetti, Tamburini… tanti ragazzi che hanno giocato e si sono affacciati al Footgolf». Ci puoi togliere una curiosità, chi è il più bravo di questi? Puoi dire anche Fuser… «Dipende: il Footgolf è come il golf. Diciamo che quelli che lo stanno praticando di più siamo io e Marcolini negli ultimi anni. Una volta arrivo davanti io, una volta lui. È uno sport molto imprevedibile: è un gioco dove ci vuole anche fortuna». Invece c’è qualcuno che non ha ancora provato ma che ti piacerebbe portare con te? «Abbiamo organizzato un evento a luglio a Sanremo (vedi box) al quale hanno partecipato tra gli altri Candela, Di Biagio, Antonini, Budel, Zaccardo e tanti miei ex compagni. Hanno provato il Footgolf ed è piaciuto. Adesso speriamo di poter organizzare ancora qualcosa con loro». Qual è la vittoria che ricordi più volentieri? «Ci sono state una paio di partite che ricordo con piacere: a Torino e a Serravalle. Di grandi tornei, però, per ora non ne ho ancora vinti. Faccio questo sport per passione ma senza l’assillo di dover vincere a tutti i costi». Footgolf a Verona: a che punto siamo? «A Verona il movimento sta crescendo molto: ci sono tantissimi bravi ragazzi. Per quanto riguarda le strutture siamo andati a giocare a Peschiera e a GardaLake: i campi sono meravigliosi, fossero tutti così i campi da golf sarebbe uno sport meraviglioso per chiunque voglia
affacciarsi a questo mondo. Purtroppo però a volte troviamo ancora dei paletti in alcuni campi. Sono però convinto che piano piano ce la faremo. Dobbiamo far vedere che abbiamo voglia di far le cose fatte per bene». Cosa ti aspetti per il futuro del movimento e per il tuo?
«Per il futuro del movimento mi aspetto una crescita del numero di giocatori. Per quanto mi riguarda mi auguro di riuscire a portare cose nuove per il futuro del Footgolf. L’obiettivo è di far riconoscere questo movimento come sport e ci proverò fino alla fine. Da parte mia ci sarà tutta la volontà e l’impegno affinché ciò avvenga».
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Foto: Footgolf Club Verona
EVENTO
A Sanremo ‘canta’ anche il Footgolf
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STEFANO NOVELLI
Parma), Luigi Di Biagio (ex Inter), Luca Antonini (ex Milan), Sergio Pellissier e ovviamente il presidente Diego Fuser (ex Torino Parma Lazio Milan e Roma). A margine si è svolto anche un torneo di Padel vinto dalla coppia mista Demetrio Albertini (ex Milan) e la tennista Francesca Schiavone vincitrice tra l’altro del Roland Garros Femminile del 2010 “Siamo davvero felici del successo avuto dalla LNF Championship nella splendida città di Sanremo “ – ha dichiarato Diego Fuser – “e siamo orgogliosi di aver reso sempre più famoso e accessibile uno sport come il Footgolf. Siamo sicuri che questo evento e il torneo di esibizione siano stati capaci di far emergere la bellezza di questo sport e ringrazio tutti gli atleti ed ex calciatori che sono stati nostri ospiti durante il fine settimana e che hanno contribuito a rendere importante la nostra disciplina”.
tleti, ex calciatori, turisti e appassionati si sono dati appuntamento nel prestigioso Circolo Golf degli Ulivi di Sanremo da venerdì 16 a domenica 18 luglio per partecipare alla LNF Championship, il torneo italiano più importante del 2021 quanto riguarda il Footgolf. Il torneo organizzato dalla Lega Nazionale FootGolf del presidente Diego Fuser ha visto sfidarsi oltre 230 atleti in una due giorni di torneo a 36 buche. La vittoria finale è andata all’olandese Bjorn Bulk. Evento di successo anche l’esibizione degli ex calciatori che ha visto i social riempirsi di immagini e storie di uno sport, appunto il FootGolf diventato sempre più avvincente. Anche Footgolf Club Verona ha partecipato all’evento in collaborazione SportdiPiù Magazine, Fornace Sberna, Andrea Merighi Consulting e F-Idea. Buona la prestazione della compagine veronese composta dal presidente Thomas Tagliapietra, dal capitano Sergio Pellissier, da Andrea Merighi e da Stefano Novelli. A margine della prima giornata vi è stata un’esibizione di Footgolf con molti ex calciatori amici del Presidente della Lega Nazionale Footgolf Diego Fuser sulle 9 buche del tracciato del Championship, erano presenti: Vincent Candelà (ex Roma), Pietro Viercoowood (ex Sampdoria) Michele Marcolini, Nicolas Frey e Sergio Pellissier (ex Chievo), Cristian Zaccardo (ex Parma), Damiano Zenoni (ex Sampdoria), Sebastian Frey (ex Hellas Verona), Luigi Gualco (ex Cremonese), Alessandro Budel (ex
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I NTERVISTA urato B o n a f e t S
Emozioni Azzurre
È
DANIELA SCALIA
un cortocircuito culturale, questo l’ho capito, ma sentir dire frasi come “ma sì, lo faccio un po’ così, per sport”, mi fa ancora e sempre arrabbiare. Come se lo sport e fare sport fossero cose da poco, da prendere alla leggera. Purtroppo - o per fortuna, così si individua subito la situazione - il linguaggio è sempre lo specchio del pensiero, quindi posso, e potete se la pensate allo stesso modo, svicolare da una conversazione che so già mi irriterebbe. Sono diventata insofferente, lo so e lo dichiaro apertamente: lo sport fatto ‘alla piffero’ fa male e non diverte nessuno. Provate a fare 100 km per un
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allenamento di una disciplina che vi appassiona, siete puntuali, siete i primi al campo e restate là ad aspettare 45 minuti, davanti alla porta chiusa degli spogliatoi. Poi arriva quello che fa le cose così, per sport, con gli stivali di gomma e l’aria serafica e magari ti fa anche una battuta che crede simpatica. Ok, gli stivali di gomma non li ha, ma mi sono immaginata la tipica camminata strascicata delle galoche, che a quel punto completa il fastidio e solletica fantasie sadiche. Europeo di Baseball U12, la nazionale italiana trionfa conquistando l’oro per la quarta edizione consecutiva. Ù Sui social però c’è chi critica: a quell’età i ragazzini devono divertirsi e non essere caricati di responsabilità. Prendo il telefono e chiedo al manager azzurro Stefano Burato di aiutarmi, di
spiegare che serietà, organizzazione, responsabilità in ambito sportivo non tolgono niente al divertimento, anzi. E questo vale per atleti di qualsiasi età. Stefano sorride dall’altra parte del telefono, ha un’esperienza infinita con i ragazzi sia sul territorio veronese sia in campo azzurro: “Sfido chiunque a dire che i ragazzi non si sono divertiti. Basta guardare i loro visi, sentire i loro racconti e coglierne l’emozione”. E sono emozioni che ‘bucano’: “Da sempre Europei e Mondiali di softball vengono ripresi e teletrasmessi. A quell’età i ragazzi sono tecnicamente formati e la loro espressività, la mimica facciale racconta tantissimo. È un messaggio potente, è ispirazione. È una tradizione della Little League americana, ci sono nazioni intere che si sono fermate per vedere i ragazzini messicani vincere
il mondiale. Ma sono e restano bambini, nessuno li forza psicologicamente. È come dare a un ragazzino 3 mattoncini Lego oppure una scatola da 500: si divertono se li porti a giocare in maniera organizzata e competitiva”. Della ‘scatola’ fa parte anche la divisa: “Il momento della vestizione è sempre speciale. Già la divisa del baseball è particolare e iconica di suo, ma consegnare a un ragazzino la sua divisa azzurra è emozionante sia per noi che per lui, o lei, visto che a questo livello si gioca ancora misti. A quest’ultimo Europeo uno dei ragazzi mi ha detto ‘è il giorno più bello della mia vita’...”. E i genitori cosa pensano? Burato non ha dubbi: “Siamo uno staff rodato, conosciamo bene le problematiche dello
sport giovanile e anche del rapporto con i genitori, che nel nostro caso sono comunque sempre presenti e partecipi. Fa parte del nostro approccio mantenere il dialogo con loro, soprattutto se un ragazzino gioca meno. È successo proprio a questo Europeo, un lanciatore non è riuscito a lanciare per manifesta superiorità della nostra squadra. Ho detto ai genitori di non preoccuparsi, che sarebbe venuto il suo momento: è entrato all’extra inning e ha piazzato i tre lanci più importanti dell’Europeo. Ovviamente è stato bravissimo lui, ma in quel momento il papà mi ha fatto un gesto di intesa e gratitudine”. Qual è la dimensione e l’identità del movimento italiano? “Oltre all’attività di baseball per ciechi” – ci spiega Burato –
“la Federazione conta 22mila tesserati, di cui circa i due terzi nel settore giovanile. C’è una distribuzione a macchie di leopardo sul territorio nazionale e in Veneto c’è un buon numero di squadre. I ragazzini che giocano a baseball vengono in genere da famiglie che lo ritengono uno sport intelligente. È l’unico sport (insieme al cricket) completamente diverso dalla metafora della guerra, perché le due squadre non sono mai in campo insieme. Risponde più alla metafora dell’avventura, da casa a casa passando per le diverse basi e tutto quello che può succedere nell’outfield. Le regole sono tutto sommato semplici e infatti è uno degli sport più giocati al mondo». La recente partita di MLB al Field of Dreams di Dyersville (quello de L’uomo dei sogni con Kevin Kostner, cercate il video dell’entrata in campo dei giocatori per un pieno di brividi n.d.r.) ha rilanciato la mitologia americana di questo sport, i ragazzi italiani cosa sognano? “Seguono marginalmente la lega americana” – conclude Burato – “certo poter un giorno arrivare a giocare in Major League resta l’obiettivo ma non c’è seguito e dibattito su Derek Jeter come su Cristiano Ronaldo”. Intanto il 20enne veronese Samuel Aldegheri è al suo secondo anno nelle Minors, passato quest’estate ai Clearwater Threshers e Verona e San Martino sono state la sede di un bellissimo Europeo U23 in cui gli l’Italia ha conquistato il bronzo. I ragazzi del baseball azzurro stanno bene, e si divertono.
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: 3 2 U l l a b e s a EuroB
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MAURIZIO CALDARELLI
l campionato Europeo under 23 svoltosi a Verona e a San Martino Buon Albergo dal 24 al 28 agosto ha incoronato l’Olanda regina del torneo dopo aver sconfitto in finale la Germania per 7-3. Per quanto riguarda l’Italia ottimo terzo posto conquistato grazie al netto successo (8-1) sulla Gran Bretagna. Il manager dell’under 23 Alberto D’Auria ha tracciato un bilancio della partecipazione azzurra all’Europeo in Veneto. “Il nostro bilancio è sicuramente positivo” – dice D’Auria – “anche se c’è rimasto tanto amaro in bocca perché abbiamo giocato un grandissimo torneo, rovinato con una sconfitta per 1-0 contro la Germania in semifinale, dopo
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un’incredibile testa a testa. I ragazzi abbiamo giocato benissimo, mettendo il cuore in tutte le partite, onorando la maglia che portavano e di questo siamo sicuramente contenti”. Il tecnico nettunese torna sulla gara con i tedeschi: “E’ stata una partita dominata dai lanciatori, siamo un po’ mancati in attacco, i tedeschi hanno sinceramente avuto più occasioni dell’Italia per andare a segno. E noi non siamo riusciti a sfruttare le poche opportunità avute”. “Il livello del torneo è stato altissimo” – prosegue D’Auria – “con cinque-sei squadre che hanno espresso un buon baseball. E noi siamo stati all’altezza della situazione; il nostro monte è stato tra l’altro il migliore del torneo. Ci dispiace di averli spremuti un po’ troppo, specialmente dopo l’infortunio di Peluso, che ci ha costretto a stravolgere le
strategie”. Tra le rivelazioni dell’Europeo c’è stato il mancino Maurizio Andretta, viterbese che milita nel Montefiascone, che si è guadagnato la convocazione per la rassegna continentale seniores di Torino. “Andretta lo conosco” – ha evidenziato il manager Azzurro – “lo seguo già da qualche anno ed è stato straordinario. La sorpresa è stato Mattia Sireus del Bsc Grosseto, che si è comportato come un veterano. In attacco è mancato qualcuno, dal quale mi aspettavo di più. L’infortunio di Paolini, un top player, è stato un brutto colpo, poteva darci una bella mano, magari proprio contro la Germania”. D’Auria chiude con una battuta sul futuro della nazionale under 23: “C’è un bel progetto che cercheremo di portare avanti, in Italia c’è materiale
magazine
media partner ufficiale
o s s e c c un su o s i v i d n o c
ldrini Foto: Maurilio Bo
su cui lavorare e troveremo facilmente i sostituiti dei cinque che passano di categoria”. Tornando all’Europeo, importante è da sottolineare come la collaborazione tra SportdiPiù Magazine e la FIBS abbia permesso di trasmettere in esclusiva e in diretta streaming una semifinale e la finale per il terzo posto che ha visto protagonista l’Italia. A tal proposito fondamentale è stato il supporto della Young Sport & Cultura Community di San Martino Buon Albergo che ha finanziato l’iniziativa e di Avelia HD che ha realizzato le riprese e gestito in toto la regia. Gli eventi sono stati trasmessi sulle pagine Facebook @youngcomofficial @ SportdipiuMagazine e sui canali Youtube Young Sport & Cultura Community e Avelia Hd.
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Il commento tecnico è stato affidato a Matteo Gandini, Kevin Senatore e Stefano Burato, tecnico veronese fresco campione europeo (il quarto consecutivo) con la Nazionale Under 12.“Per la Young Sport & Cultura Community” – evidenzia la presidentessa Emanuela Biondani – “poter garantire in esclusiva una semifinale e una finale per il terzo posto dei campionati Europei Under 23 di baseball è stata una grande opportunità, non solo a livello sportivo. Durante la diretta abbiamo avuto modo di raccontare anche il nostro meraviglioso territorio, le nostre società e la nostra mission. Abbiamo fatto conoscere San Martino Buon Albergo a livello europeo. A tal proposito voglio ringraziare Avelia Hd che ha garantito una diretta di grande qualità, Matteo Gandini, Kevin Senatore e Stefano Burato per aver commentato le partite, la Federazione Italiana Baseball & Softball per averci dato questa opportunità e SportdiPiù magazine, con il quale collaboriamo da quasi dieci anni e con il quale siamo assolutamente allineati in ottica di promozione e valorizzazione dello sport a 360 gradi. Un grazie va ovviamente alla San martino Junior Baseball & Softball presieduta da Luca Dando, che ha avuto un ruolo di fondamentale importanza per l’arrivo degli Europei a San Martino. L’Italia ha vinto la sua prima medaglia europea nel baseball U23 a San Martino Buon Albergo e questo resterà per sempre scritto negli annali”.
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Foto: Vanessa Leonardi
I NTERVISTA eonardi L a s s e n a V
Live in the Sky
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ANDREA LUZI
lasse, competenza, bellezza ed umiltà. Queste alcune skill di una delle più seguite giornaliste di Sky Sport 24. Classe 1973 e da sempre appassionata di sport, Vanessa Leonardi firma a 31 anni il contratto con Sky, la classica occasione della vita che la lancia nel mondo del giornalismo professionistico e le permette, tra le altre cose, di ricoprire il ruolo di bordocampista nei campionati di serie A e B. Scoperta la passione per il calcio, decide di portare il pallone anche dentro le mura domestiche, sposando nel 2004 Maurizio Compagnoni, una delle inconfondibili voci nelle telecronache sportive. SportdiPiù magazine ha intervistato in esclusiva Vanessa ‘sotto l’ombrellone’, una piacevole chiacchierata tra la sabbia e il mare cristallino di San Benedetto del Tronto. Vanessa, nel 2004 firmi il tuo primo contratto con Sky: come e cosa è cambiato in questi anni nel modo di fare e vivere il
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giornalismo sportivo? «Immagino ti riferisca soprattutto alla pandemia. Beh, è difficile abituarsi a questa nuova condizione perché passi da uno stadio pieno di rumori e tifosi ad una situazione completamente diversa, quasi surreale, soprattutto da bordocampo. Se prima eri l’occhio e l’orecchio di chi era a casa, ora lo spettatore sente praticamente tutto. Ma attenzione, è cambiato anche per allenatori e giocatori che se prima si lasciavano andare ad espressioni colorite adesso hanno capito che c’è qualcosa di diverso e non serve più interpretare un labiale per capire la loro esternazione.
Dal 2004 sono sempre stata abituata al frastuono ed al rumore dentro gli stadi. Non sentire nulla per poi rivivere le stesse sensazioni – come in occasione degli europei - è stata davvero un’emozione». Quali saranno secondo te le squadre rivelazione per la prossima stagione 2021/2022? «Non sono in grado di farti un pronostico ma credo che sarà un campionato interessante soprattutto fronte allenatori. Sono tornati Allegri, Spalletti e Mourinho senza dimenticare che per Inzaghi l’Inter sarà un bel banco di prova. È uscito dalla sua comfort zone per rimettersi in gioco con una squadra che ha vinto dopo tanto tempo uno scudetto con cui Conte ha fatto un ottimo lavoro. Sarà quindi una bella sfida. Mi piace poi tantissimo Zanetti del Venezia e Dionisi fortemente voluto dal Sassuolo. Tutti allenatori con idee vincenti che sanno far giocare bene i propri giocatori e dove ognuno vorrà chiaramente far vedere quello che sa fare». Pensando invece alla scorsa stagione, c’è
stata qualche squadra o giocatore che ti ha impressionato in senso negativo? «In realtà la scorsa stagione ha regalato un bel campionato, quanto meno non scontato. Dovessi tirar fuori dei nomi, ti direi Fonseca e la Roma da cui forse ci si aspettava qualcosa di più anche se quest’anno la squadra avrà modo di far vedere quanto vale». SportdiPiù è molto vicino allo sport veronese e quindi non posso non farti una domanda sull’Hellas Verona: come vedi Di Francesco al posto Juric? «Juric ha fatto due capolavori: ha creato una squadra forte nonostante fossero stati tolti dei giocatori cardine e ottenuto ottimi risultati sia come squadra che classifica. Sappiamo che è un martello e sono curiosa di vedere come reagiranno i giocatori con un Di Francesco che sicuramente vorrà costruire qualcosa. Prima parlavamo di allenatori che si mettono in gioco e sono contenta della possibilità che ha avuto Eusebio con una società seria come l’Hellas Verona, una di quelle squadre che seguiremo con attenzione per tutto il campionato». Parlando invece di nazionale. Italia campione d’Europa. Come hai seguito o vissuto gli europei? «Mi sono piaciuti tantissimo con emozioni in continua crescita. Al di là di quello che è stato fatto in campo, si è visto subito che erano più ‘squadra’ rispetto a tutte le altre. Si percepiva chiaramente il feeling tra allenatore, calciatori e tifosi. Mancini è stato impressionante. Non ha avuto una delle nazionali più forti in assoluto ma sicuramente ha trovato le leve giuste per creare un gruppo. Inoltre non ha mai impedito ai tifosi di vedere i giocatori e concedere anche qualche selfie prima di una partita. Questo continuo contatto credo sia stato una delle chiavi di successo per questa nazionale. Noi trasmettavamo dal Pincio e quello che si poteva chiaramente percepire è che più si andava avanti più la gente cresceva, sia come numero che entusiasmo. E man mano che la Nazionale vinceva, crescevano convinzione e determinazione. Dal punto di vista lavorativo credimi che è bello seguire una squadra che passo dopo passo ti porta alla vittoria». Nella tua esperienza giornalistica, quale servizio o situazione ti è rimasto più nel cuore? «Senza ombra di dubbio la finale dell’europeo U21 del 2013 In Israele. Era la nazionale di Mangia dove giocavano Immobile, Insigne e Florenzi, una
squadra molto forte che perse 4 a 2 contro la Spagna dei fenomeni. Risultato abbastanza scontato per quel periodo considerando che c’erano gli spagnoli e poi il campionato delle altre nazionali. Mi ha segnato molto sia per l’ambiente che il contesto. Dormivamo nello stesso hotel e quindi avevamo un contatto molto stretto con giocatori e staff. Dal punto di vista umano è un qualcosa che ti segna veramente. Un’esperienza che ripeterei anche subito». Che il calcio sia la tua grande passione si percepisce molto chiaramente. Ma non contenta ti sei portata il pallone a casa sposando nel 2004 con Maurizio. Immagino non sia semplice conciliare casa-lavoro ma com’è la vita tra due pezzi da novanta come voi? «Non è semplice conciliare gli impegno di casa e lavoro anche se la pandemia in fondo ha cambiato tutto, dal modo di fare telecronaca alle trasferte. Ora infatti riusciamo a passare più tempo insieme. Ti dirò, mi piace parlare di calcio e discutere anche dentro casa con Maurizio è in fondo un arricchimento personale. Anche se siamo entrambi giornalisti facciamo due mestieri diversi e non ti nego che da lui continuo ad imparare molto». Ma nelle discussioni immagino l’abbia vinta sempre te! «Si, è vero! (ride n.d.r). A volte mi sgrida se faccio un intervento di troppo a bordo campo uscendosene con una frase del tipo “Ma quella non te la potevi risparmiare?”. Ma come puoi immaginare alla fine se ho in testa una cosa la faccio, e la dico). E comunque la vinco sempre io». Su questo non avevo dubbi. Ti ho conosciuto a bordo campo al Bentegodi in occasione di una tua diretta. Avremo modo di riaverti a Verona o dovremo rassegnarci a vederti dietro uno schermo? «In realtà Sky ha diritto a qualche partita in diretta per cui se ci sarà l’occasione verrò molto volentieri. Verona è una città che adoro e dove mi sono trovata sempre bene!». Altri programmi per il futuro? Come o dove ti vedi tra qualche anno? «Ti dirò, non sono una persona che fa molti programmi. Adoro il mio lavoro e vivo molto alla giornata. Continuerò a fare quello che mi piace e sicuramente per ora mi andrò a godere gli ultimi giorni di vacanza. Magari non torno e rimango qui!».
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Tokyo 2020: abbiamo vinto l’oro anche nella sostenibilità?
icuramente Tokyo 2020 rimarrà nella storia come “l’olimpiade dell’anno dispari” e degli stadi vuoti ma speriamo che questo evento rimanga anche come simbolo della rinascita verso una nuova idea di sostenibilità. Forse non è un caso che l’Olimpiade negli anni del Covid si stia disputando proprio sul territorio giapponese. Sappiamo infatti quanto il popolo nipponico sia legato alla natura e anche in quest’occasione gli organizzatori hanno deciso di mettere l’ambiente al centro della manifestazione. Questa intenzione c’è stata nella stessa scelta del motto dell’evento a 5 cerchi: “Be better, together – for the planet and the people”, che ha portato avanti gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU. Se da un lato ci ritroviamo a gioire per le medaglie dei nostri atleti dovremmo essere ancor più felici pensando che queste sono stata fatte con materiali di riciclo. Si esatto, i metalli “più pregiati” di questa Olimpiade sono stati estratti dalla spazzatura. Le 5.000 medaglie che verranno assegnate durante questi giochi derivano da una campagna di raccolta di componenti elettroniche usate, partita nell’aprile 2019, che ha coinvolto tutte le province del Giappone. Sono così arrivate 80 mila tonnellate di rifiuti specializzati e 6,3 milioni di telefoni e vecchi smartphone da cui si sono potuti attingere tutti i materiali necessari per la costruzione del medagliere olimpico. Obiettivo Tokyo 2020: azzerare le emissioni a tutti i costi Anche per quanto riguarda il risparmio di energia i giochi hanno fatto passi da gigante con gli organizzatori dell’evento a 5 cerchi che hanno da subito messo in chiaro l’obiettivo: “Azzerare le emissioni di CO2”. Uno degli sforzi maggiori in questo senso c’è stato nella fornitura dell’energia necessaria per gli impianti sportivi e il villaggio olimpico, che sono stati alimentati con
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Foto: shutterstock Fonte: https://www.prontobolletta.it/news/olimpiadi-sostenibilita/
energia proveniente da fonti 100% rinnovabili. Per compensare tutte le emissioni di gas serra dei giochi non poteva mancare una speciale attenzione verso la mobilità sostenibile che fa da padrona negli spostamenti di atleti e comitati olimpici. Toyota, leader di settore nella mobilità Green, si è messa in gioco portando a Tokyo un’enorme flotta di veicoli Ibridi e ad Idrogeno che trasportano quotidianamente le migliaia di persone coinvolte nell’evento a 5 cerchi. Certo tutti gli investimenti fatti verso la sostenibilità e la riduzione dell’impatto ambientale hanno gravato notevolmente sugli investimenti per i giochi olimpici che con una spesa di più di 28 miliardi di dollari sono state le olimpiadi più costose della storia. Olimpiade Investimento Tokyo 2020 28,0 Rio 2016 13,7 Londra 2012 15,0 Pechino 2008 6,8 Atene 2004 14,8 Sydney 2000 5,0 Plastica, cartone e legno di riciclo a Tokyo La costruzione del villaggio olimpico è solitamente una delle spese che impattano
maggiormente sugli investimenti Olimpici ed è forse per questo che Tokyo ha scelto la tecnica del Baton. Acronimo di “Building Athletes’ village with Timber Of the Nation”, il Baton, ha portato alla costruzione del villaggio olimpico grazie al legname donato da 60 città giapponesi che vedranno il ritorno del materiale alla fine dei giochi olimpici. Questo potrà essere utilizzato per ulteriori opere comuni. Un’altra battaglia intrapresa dagli organizzatori dell’evento Olimpico è stata quella nei confronti della plastica. Nel periodo precedente ai giochi sono state raccolte sulle spiagge nipponiche 45 mila tonnellate di rifiuti plastici da cui sono stati ricavati tutti i 100 podi olimpici di Tokyo 2020. Anche gli stessi letti degli atleti, oltre ad avere una struttura in cartone riciclato, hanno un materasso in plastica che risulta essere un’alternativa valida ed economica ai più comuni materassi in lattice. In definitiva noi continuiamo a goderci le vittorie dei nostri azzurri che ci spingono a sognare ogni giorno, ma speriamo che le loro medaglie siano uno sprone non solo per ulteriori imprese sportive ma anche per un’idea di vita più sostenibile e in sintonia con la natura.
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ANAOAI e SDP: insieme nel nome dello sport
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MARINA SOAVE
ue firme per un accordo che, a dire il vero, è più che altro un gesto simbolico visto che la sinergia era già stata suggellata tempo prima con una ‘semplice’ stretta di mano. Così SportdiPiù Magazine e Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia hanno deciso di iniziare un percorso finalizzato alla promozione e al sostegno dell’attività sportiva a tutto tondo, con particolare attenzione a quelle discipline e a quei contesti che purtroppo vengono considerate ‘minori’ ma che (non ci stancheremo mai di ripeterlo…) non hanno nulla da invidiare alle ‘big’. L’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia è stata costituita, statutariamente nel 1948 da parte di un gruppo di 18 atleti, quasi tutti reduci dai Giochi Olimpici di Londra. E’ riconosciuta dal CONI come “Associazione Benemerita di interesse sportivo” con il compito di svolgere attività di natura culturale realizzate per diffondere e
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promuovere l’idea di sport, i suoi ideali e valori, attraverso iniziative promozionali in ogni forma. La Sezione di Verona prende vita nel lontano 1948 e negli anni si sono succeduti Consigli Direttivi presieduti da Azzurri illustri. La solida adesione ha poi incontrato qualche difficoltà nell’ultimo periodo. L’Assemblea ha scelto il nuovo Consiglio Direttivo 2021/2024 che è composto dal Presidente Mattia Boschelli e dai Consiglieri Antonella Capriotti, Maurizio Marogna, Fabrizio Rampazzo, Claudio Toninel. Il nuovo Consiglio è al lavoro per rinnovare l’Associazione anche attraverso una maggiore visibilità e presenza, attraverso iniziative e collaborazioni su tutto il territorio Veronese. L’attività annuale prevede la partecipazione alle giornate sportive nelle scuole, alle iniziative promosse dal CONI Provinciale, da Comune e Provincia di Verona, da Enti e ogni realtà di promozione sportiva, anche in occasione di convegni ed eventi sull’etica sportiva ed i suoi valori.
“Per l’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia di Verona” – evidenzia il Presidente Boschelli – “la collaborazione con SportdiPiù Magazine è una splendida opportunità che siamo certi potrà offrire una nuova visibilità alla nostra Associazione, per i nostri futuri progetti legati alla promozione di tutto lo sport provinciale e dei suoi valori”. “Con Mattia e Maurizio” – spiega il Direttore SportdiPiù Magazine Alberto Cristani – “c’è stata subito sintonia. Ci è bastato uscire un paio di volte in bici per capire che abbiamo lo stesso modo di intendere e vivere lo sport. La sinergia con l’Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia di Verona permetterà al nostro progetto editoriale di crescere ulteriormente e diventare ancor più capillare sul territorio veronese”. Alla firma erano presenti, anche Stefano Gnesato (Delegato CONI Verona), Ivan De Beni (presidente Federalberghi Garda Veneto, Maurizio Marogna (segretario ANAOAI Verona), Lauro Sabaini (sindaco di Bardolino), Alessandra Galiotto (olimpionica di canoa e nuovo socio ANAOAI) e Daniela Scalia (giornalista sportiva e producer).
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rofessionalità e competenza come “ali” per volare in alto. L’Hellas Verona di mister Igor Tudor è chiamato a confermarsi all’interno di un probante processo evolutivo. Se il campo è colmo di interrogativi, all’interno dello staff medico si celano tranquillizzanti risposte: il Dott. Eugenio Vecchini, responsabile sanitario gialloblu, ha alle spalle una comprovata esperienza che può fungere da culla per i sogni di gloria del collettivo scaligero. Dottor Vecchini ci racconta un po’ di Lei e della Sua professione? «Sono uno specialista in ortopedia e traumatologia e lavoro presso l’Azienda
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Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona come ricercatore universitario. La grande passione della mia vita è, tuttavia, la medicina dello sport: nella mia carriera professionale, di fatto, ho sempre seguito grandi realtà sportive. Dapprima mi sono relazionato con la Primavera del Chievo, passando poi alla prima squadra dell’Hellas Verona, nell’allora campionato di Serie C. In seguito, ho vissuto un breve intervallo alla Sambonifacese, lavorando, medio tempore, per dieci anni con la nazionale italiana di sci di fondo. Nelle ultime stagioni sono tornato all’ovile, occupandomi anche del settore giovanile, con focus, in particolare, sulla Primavera». Dal 2020, dunque, è diventato responsabile sanitario della prima realtà calcistica cittadina: come si è creata
questa opportunità? «La società mi ha proposto di affiancare il Dott. Riccardo Del Vescovo, una sfida che non potevo non cogliere con entusiasmo. Del Vescovo è il vero medico sociale del collettivo gialloblù, mentre il mio ruolo è quello di responsabile sanitario, nonché di figura di supporto in caso di complicanze di natura ortopedica. Tra i membri del nostro staff si è creato fin da subito un clima di propositiva sinergia». Cosa significa, per Lei, indossare una veste così “pesante”? «Sicuramente comporta in primis grandi responsabilità. Operativamente presenzio alle partite ufficiali, sia di campionato che di Coppa Italia, coordinando il Giovanile e il movimento femminile, in grande ascesa negli ultimi anni».
Foto: Francesco Grigolini
Che rapporto cerca di tessere con i giocatori? «Mi piace creare una relazione di fiducia reciproca. Il segreto è quello di seguire tutte le sfaccettature della loro quotidianità: se si riesce ad entrare completamente in simbiosi con uno spogliatoio è ragionevole che i risultati sul campo possano sensibilmente beneficiarne».
La preparazione atletica e le diverse tipologie di allenamento quanto influiscono sugli infortuni? «Tutto ruota attorno alla corretta formazione atletica e mentale. Quest’ultimo aspetto è sovente sottovalutato: affrontare i contrasti di gioco con la giusta predisposizione psicologica è spesso determinante nell’economia di una stagione».
Per Sua esperienza, quasi sono le problematiche che si presentano con maggior frequenza? «Nelle prime squadre sicuramente le lesioni muscolari. È certamente fondamentale avere un professionista del settore in grado di curare al meglio questo genere di infortuni, ma, soprattutto, di prevenirli. A livello giovanile, invece, a farla da padrone sono sicuramente i traumi distorsivi a ginocchia e caviglie».
Ci sono giocatori che faticano a superare gli infortuni a livello mentale, ritenendosi ancora ‘rotti’ nonostante la comprovata guarigione? «Si, ci sono giocatori che fanno fatica a superare i traumi, specialmente quelli muscolari. Molto spesso, in questi casi, ci sono delle recidive e quindi mentalmente gli atleti sono un po’ fragili, sono più appresivi; quando sentono un piccolo fastidio nella sede che era stata interessata
dall’infortunio tendono a ‘bloccarsi’. Un buon rapporto di fiducia con il medico fa però superare anche questo». “Prevenire è meglio che curare”, dice il proverbio: come si cala, tuttavia, questo detto nel concreto? «Nella massima serie è presente un gruppo di professionisti altamente qualificati, in grado di affrontare nella maniera corretta ogni genere di circostanza. Scendendo di categoria diventano, invece, preponderanti le arti della diagnosi manuale e clinica». Se la sente di dare un consiglio agli sportivi dilettanti per prevenire, diagnosticare o curare un infortunio? «Il mio pensiero è quello di fare tanta attività fisica atta alla prevenzione, anche nei periodi “inattivi” dell’anno. Il movimento è alla base di tutto».
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Foto: FIT e archivio Sportdipiù Magazine
Mariano Scotton - Presidente FIT Veneto
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Scotton insieme a Piccoli e Glavocic in occasione della presentazione degli Internazionali di Verona
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stri circoli è stata encomiabile».
ariano Scotton, lo scors febbraio è stato riconfermato presidente della Fit Veneto. In esclusiva per SportdiPiù Magazine racconta lo stato di salute del movimento, in questi anni difficili, e gli obiettivi che da qui al 2024 cercherà di sviluppare per rendere ancor più fluente l’attività del tennis Veneto.
Questa situazione di non facile gestione crede che abbia lasciato un segno indelebile anche nello sport o si riuscirà a tornare alla normalità? «Se parliamo di sport in generale entriamo in un ambito in cui dobbiamo prendere in esame la diversità delle discipline sportive che per le loro peculiarità (di contatto o meno, individuali e a squadre…) comportano tempistiche differenti di ripresa. Il tennis, per il solo fatto che non è uno sport di contatto e per le distanze fra gli atleti, ha sofferto meno di altri ma sono fiducioso che presto si tornerà alla normalità».
Presidente, la stagione 2020/21 non è ancora terminata ma si può già tracciare un bilancio? «Nonostante manchino ancora alcuni mesi alla conclusione della stagione, abbiamo già riconfermato i risultati dello scorso anno in termini di numero di tesserati, anzi, abbiamo registrato un aumento dell’attività agonista e questo ci dimostra che il tennis è ancora in forte ascesa. Anche l’attività a squadre ha retto bene alla difficile situazione imposta dalla pandemia e seppur con numeri più contenuti siamo riusciti a far giocare sia gli under che gli over. Il bilancio, quindi, è più che positivo e siamo molto fiduciosi sul futuro». Nelle ultime due stagioni il virus ha sospeso le attività di molti sport, soprattutto dilettantistici, mentre il tennis ha continuato. È stato così anche per la Fit Veneto? «La nostra Regione ha proseguito l’attività, pur con dei rallentamenti significativi in alcuni periodi di particolare recrudescenza dell’epidemia. Va riconosciuto che c’è stata da parte dei circoli del Veneto una grande capacità di resilienza e un’altrettanta rapidità di adattamento alle nuove normative e al rispetto delle regole. Tenete presente che giocare al Nord non equivale a giocare al Sud, qui le temperature d’inverno non ci permettono di fare attività all’aperto e le limitazioni imposte dal Covid per il gioco al chiuso ci hanno messo a dura prova ma la risposta dei no-
Lo scorso febbraio è stato rieletto presidente della Fit Veneto e rimarrà in carica fino al 2024. Quali sono gli obiettivi del comitato a breve e a lungo termine? «A breve termine incontreremo tutti i circoli, provincia per provincia, per illustrare la nuova normativa emanata dal Coni che prevede una nuova omologazione degli impianti sportivi. E poi è importante che i circoli sentano la vicinanza della Federazione dopo il momento difficile che abbiamo vissuto. Rimetteremo in cantiere, se possibile, tutte le fasi finali delle gare a squadre, ossia le Final four giovanili, i Veterani e la Serie D. Con uno sguardo più a lungo termine invece andremo a stimolare ulteriormente l’attività del tennis nel periodo invernale, già buona grazie ai tornei Rodeo, e solleciteremo i grandi circoli a promuovere attività internazionale. Un’attenzione particolare poi verrà rivolta al Padel, disciplina in grande crescita che va stimolata nel modo corretto all’interno dei circoli». A Verona dal 15 al 21 agosto si è svolto il Challenger 80 che ha riportato il grande tennis a Verona dopo più di 30 anni. Può essere l’inizio di nuovi scenari di tennis internazionale nella città scaligera e chissà nel Veneto? «Finalmente, dopo molti anni, anche a
Verona è tornato il grande tennis internazionale, nella provincia più importante dal punto di vista numerico come tesserati. Ho potuto constatare un grande interesse anche da parte di altri circoli e degli operatori del settore che prossimamente potrebbero promuovere attività internazionale anche in luoghi di altissima suggestione. In Veneto abbiamo delle location straordinarie che potrebbero ospitare tornei Atp e Wta di ogni genere, sono convinto che presto avremo delle belle sorprese». Si sono concluse da poco le Olimpiadi. Un risultato storico per l’Italia con 40 medaglie ma deludente per il mondo del tennis. Si aspettava di più dai tennisti italiani in Giappone? «Le premesse con le quali ci siamo affacciati alle Olimpiadi erano molto alettanti. I risultati ottenuti dai nostri portacolori negli ultimi tornei Master 500, Master 1000 e negli Slam ci avevano caricato di aspettative e sicuramente tutti gli appassionati si attendevano un epilogo differente da quello che abbiamo avuto. In questo caso bisogna anche riconoscere il valore degli avversari e complimentarsi con loro, perché questo dev’essere lo spirito olimpico». Il tennis italiano sta vivendo un ottimo momento con gli exploit di Berrettini e le giovani stelle Sinner e Musetti. Questo momento d’oro può avere un influsso positivo su tutto il movimento tennistico italiano? «Stiamo già vivendo da tempo un momento magico e di tumultuosa crescita, grazie anche all’impianto organizzativo costruito dalla Federazione. A questo si aggiunge anche il lavoro svolto dai tecnici in questi anni e i risultati stanno arrivando. Abbiamo una truppa di giovani atleti che per i prossimi anni ci darà molte soddisfazioni. Chiaramente i loro risultati corroborano l’intero movimento. Gli stessi “media” peraltro sono molto più attenti di prima e la presenza del tennis in tv, nei servizi giornalistici e nei social è aumentata in modo esponenziale tant’è che tutti ne parlano e tutti seguono l’attività dei nostri campioni». A novembre e fino al 2025 Torino ospiterà le Atp Finals con i migliori 8 tennisti del mondo. Cosa si aspetta da un evento di questa caratura? «Stiamo parlando di una grande manifestazione, di livello mondiale, che metterà ulteriore benzina nel serbatoio del nostro movimento, sia di vertice che di base. Torino sarà vetrina del tennis mondiale e assieme agli Internazionale d’Italia abbiamo delle manifestazioni che sono un vero fiore all’occhiello. Sono certo che sarà un grande spettacolo e che gli appassionati sapranno apprezzare l’evento che la Federazione è riuscita a portare in Italia. Vi aspettiamo numerosi, non mancate».
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Foto: At Verona
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At Verona: una associazione, tanti amici
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MATTEO ZANON
agli “Orti Manara” nel 1929 vide la luce l’Associazione Tennis Verona. L’iniziativa partì da Gianfranco Fedrigoni (primo presidente), e da un gruppo di suoi amici che unirono le forze e convinsero il Comune a costruire tre campi nella zona di Porta San Giorgio, campi che aprirono nuove prospettive agli appassionati che non avevano la possibilità di giocare nel citato club esclusivo. Lo spirito
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con cui il circolo nacque suggerì il nome, ‘Associazione’, ovvero sodalizio di amici nel più completo senso della parola. Come ribadito nel corso del 90° anniversario celebrato nel 2019, l’Associazione Tennis Verona riuscì a muovere i primi passi ed a superare momenti delicatissimi non soltanto perché i suoi pionieri furono contagiati da fervida passione sportiva. Infatti, a cementare un legame sportivo davvero eccezionale nel panorama dei circoli italiani, fu la capacità di essere amici dei soci fondatori e dei successivi associati.
Nel 1936 su ordinanza del Comune dovettero lasciare la vecchia sede (si doveva costruire il Lungadige del Littorio tra ponte Garibaldi e Ponte Pietra) e si trasferirono nell’attuale di via Col. Galliano. La costruzione venne ultimata ed inaugurata, con gli spogliatoi e l’attuale club house nel 1964 e pose l’At Verona all’avanguardia, dal punto di vista delle strutture tennistiche, tra i circoli veneti. Nel corso degli anni l’At Verona ha partecipato con una o più squadre a varie edizioni dei campionati italiani assoluti di serie A e B il che ha consentito
e consente di poter assistere ad incontri di buon livello tecnico-agonistico, che stimolano grandi motivazioni ai giocatori delle categorie giovanili, come proprio accadeva agli inizi della sua storia, che, si rinnova di continuo sempre seguendo il filo ideale di una presenza continua nella vita sportiva della città. Il presidente Alfonso Sonato, in esclusiva per SportdiPiù Magazine, racconta lo stato attuale dell’Associazione, circolo tra i più attivi e prestigiosi del panorama tennistico veronese. Presidente, ci presenta la composizione dell’Associazione? «Oggi abbiamo oltre 350 soci, 220 allievi SAT, più di venti squadre agonistiche di cui una femminile in A/2 ed una maschile in serie C. Il circolo è dotato di sette campi (di cui uno in sintetico, 6 in terra con coperture pressurizzate nei mesi invernali), con ampia e confortevole palazzina centrale, con uffici, bar ristorante, palestra, spogliatoi, con sauna e piscina indipendenti e può a ben ragione vantarsi di costituire uno dei circoli più completi e rappresentativi del Veneto con oltre 10.000 presenze interne ed esterne. Il campo centrale è sicuramente il fiore all’occhiello del circolo, uno dei campi più belli d’Italia e che ha permesso al circolo di essere inserito tra i “Circoli Storici” del tennis italiano». Da chi è composto l’attuale Consiglio Direttivo? «L’attuale Consiglio Direttivo è composto dal sottoscritto con la carica di presidente, il presidente ad honorem Alessandro Sartori, il vice presidente Lídia Carol Geronès e dai consiglieri Sabina Betti, Alberto Brunelli, Bruno Desto, Paolo Merighi, Ermanno Merlo, Marcello Morgante, Michele Tognon con i Revisori Aldo Briani, presidente, Adriana Bargioni Emert e Marco Bozzola. Certo non tocca a me ricordare quali e quanti ‘servigi’ siano stati resi a questo sodalizio, ma forse alcuni ritengono che l’essere stati alla sua guida sia consistito in un esercizio di mera rappresentanza formale ed allora, mio malgrado, devo ricordare la continua applicazione posta in essere, anche da chi mi ha preceduto, per legittimare con successo la nostra presenza su questo suolo pubblico; l’attenzione quotidiana a mille problemi che sorgono per la gestione, la tensione a promuovere, senza incidere sulle “tasche” dei soci, una attività sportiva che giustifichi socialmente e moralmente la nostra esistenza, la promozione
costante della nostra immagine e la vigilanza affinché la qualità, il tono ed il livello educativo espressi dal Club non abbiano cadute o non prestino soluzioni di continuità con la nostra tradizione. Intensa è anche l’attività organizzativa e promozionale del circolo: infatti, mediamente vengono giocati sui campi del circolo più di 10 tornei all’anno di tutte le categorie, anche Open». In agosto dopo 31 anni si sono svolti gli Internazionali di tennis sui campi dell’At Verona. Il bilancio finale è positivo? «Il bilancio finale del Challenger organizzato da VK Events è stato superiore ad ogni più ottimistica previsione che ha confermato un’assoluta fame di tennis sia a livello provinciale che regionale che nazionale. Ne sono una grande riconferma l’affluenza del pubblico, i dati risultanti sia dai media tradizionali sia dai social con numeri degni di una grande manifestazione che ha costituito sicuramente un evento per la città di Verona anche con possibili reverberi turistici futuri. Commovente l’intervento sul campo centrale di Victor Galovic per il suo fine carriera con passaggio ad organizzatore di eventi tennistici internazionali unitamente a quello di Carlo Piccoli, in occasione delle premiazioni, dove ha
confermato il suo grande entusiasmo per riportare il grande tennis a Verona. La stessa ATP con i suoi collegamenti in streaming e con i giudizi di fine torneo ha confermato quanto sopra. Entusiasmante che la vittoria sia andata al giovanissimo Rune che sarà a breve uno dei protagonisti del tennis mondiale sicuramente entro i primi 20». La riuscita del torneo può dare il via all’organizzazione di altri tornei di spessore sui campi dell’Associazione? «Permane un obiettivo dell’At Verona ovvero di organizzare un torneo giovanile, a livello di quelli che si giocavano in Villa Guerrina, già impostato nel 2020 ma abbandonato causa Covid. Il mio motto è mai dire mai. Allo stesso tempo, l’esperienza vissuta con il Challenger ha ulteriormente rafforzato le nostre capacità organizzative». Nel mese di ottobre partirà l’avventura della squadra femminile nel campionato di A2. Si punterà alla salvezza o a qualcosa in più? «Il primario obiettivo rimane la salvezza consci, peraltro, che l’elevato livello della squadra può riservare positive sorprese. Il Consiglio Direttivo del Circolo inoltre ha ritenuto di rinforzare la formazione per il campionato 2021 con le giocatrici Valentini Grammatikopoulou (Greca) e Elista Kostova (Bulgara) alla luce della decisione personale dell’atleta del vivaio Camilla Zanolini di cessare il proprio percorso professionistico dopo essere stata seguita per molti anni dall’ATV e dal maestro Damian Di Noto».
La serie A2 femminile At Verona La formazione capitanata dal maestro Damian Di Noto e da Giulia Meruzzi presenza le seguenti giocatrici: Aurora Zantedeschi class. 2.1, 527 wta, vivaio; Victoria Bosio class. 2.2, 438 wta Linda Canteri class. 3.2 vivaio Andrea Farulla class. 2.5 Valentini Grammatikopoulou class. 1.8, 148 wta Elista Kostova class. 1.8, 273 wta Sofia Sambu class. 2.6 vivaio Sara Ziodato class.2.4.
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Piccoli-Galovic: missione compiuta
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MATTEO ZANON
abato 21 agosto con la vittoria del diciottenne Holger Rune (6-4 6-2 a Serdarusic) si è conclusa la prima edizioni degli Internazionali di tennis di Verona. La città scaligera dopo 31 anni ha riabbracciato il grande tennis grazie alla caparbietà di Viktor Galovic (ex 173 del
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mondo) e Carlo Piccoli che sono riusciti, in poco tempo, ad avere il beneplacito dall’Atp e a mettere in piedi un torneo (Challenger 80) che ha riempito gli spalti del circolo ospitante, l’At Verona. In esclusiva per Sportdipiù Magazine, Carlo Piccoli racconta le sue impressioni su questa prima edizione e preannuncia le novità del prossimo anno. “Siamo soddisfatti oltre misura di questa prima edizione” – spiega Piccoli – “poiché continuiamo a ricevere ringraziamenti e congratulazioni. In particolare, l’apprezzamento dell’Atp che ha parlato di noi sul sito ufficiale Atp Challenger Tour”. Un vero e proprio spettacolo con luci che ricordavano i concerti e musica durante i cambi di campo. Il pubblico ha risposto presente al punto che il circolo ha dovuto chiudere le porte per raggiunto limite di capienza praticamente tutte le sere. A tal proposito Piccoli non nasconde la
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Foto: VK Events
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sua sorpresa: “Non pensavamo di poter avere così tanto pubblico in un periodo di vacanze estive. I veronesi, e non, ci hanno letteralmente copertti di entusiasmo e passione; segnale che tutto sommato abbiamo fatto un buon lavoro”. Sui campi in terra rossa del circolo veronese si sono affrontati ottimi giocatori, di cui quattro inseriti tra i primi 100 della classifica Atp. Tra gli italiani, Paolo Lorenzi era il giocatore di maggior esperienza (uscito al secondo turno dal finalista Serdarusic) mentre si sono messi in mostra Riccardo Bonadio, il migliore degli azzurri uscito ai quarti e Giulio Zeppieri, il diciannovenne che cerca di imitare le orme di Sinner e Musetti, eliminato dal vice favorito Dmitry Popko. Un livello che giornata dopo giornata è cresciuto sempre di più e che ha raggiunto l’apice con il vincitore Rune (a 16 anni ha vinto il Roland Garros under 18 e le Itf Junior Finals) che ha incantato il pub-
blico e che ha spinto gli organizzatori a pensare di alzare ulteriormente l’asticella per la prossima edizione. Piccoli a proposito delle novità del 2022 non lascia trapelare molto: “Per l’edizione 2022 stiamo progettando ulteriori novità spettacolari che manteniamo riservate. Certamente progetteremo una tribuna di gusto estetico che pur ampliando i posti non snaturi il teatro naturale del circolo”. La coppia Galovic-Piccoli (Vk Events) spinta dalla passione per il tennis e dall’entusiasmo di questa prima edizione veronese, non vuole fermarsi al Challenger veronese ma proverà a prendere le redini di altri tornei nel panorama tennistico italiano. Spiega Piccoli: “Abbiamo intenzione di organizzare 3 tornei nel 2022. Confermando Verona in luglio e non in agosto come quest’anno, l’altro sarà al Lido di Venezia presso il Tc Venezia in agosto poco prima della Mostra del Cinema e un terzo in maggio ancora da confermare”. La redazione di SportdiPiù magazine è stata al fianco degli organizzatori presentando in anteprima il torneo sia sulla rivista dello scorso maggio sia sui social. L’intenzione del direttore Alberto Cristani, visti i risultati proficui, è di continuare la collaborazione anche nelle prossime edizioni. Piccoli non ha dubbi e a tal proposito precisa: “La collaborazione con SportdiPiù magazine è stata professionalmente appagante e anche vissuta con amichevole simpatia. Certamente si potrà proseguire nel futuro”.
Ferragosto 2022 in Laguna con Internazionli di tennis Dal 15 al 20 agosto 2022, al Lido di Venezia, sui campi di gioco del TC Venezia, si svolgerà la prima edizione degli Internazionali di Venezia, Torneo del tour ATP Challenger di livello 80. L’annuncio è stato dato lo scorso 10 settembre alla presenza tra gli altri del presidente del Club, di Viktor Galovic, direttore torneo ATP Challenger di Verona e di Carlo Piccoli amministratore delegato della VK Events. In rappresentanza della città il sindaco di Venezia. Gli Internazionali di Tennis di Venezia del 2022 fanno parte di un trittico di ATP Challenger Tour che verranno organizzati dopo l’esperienza degli Internazionali di Verona che si sono svolti nella città scaligera dal 16 al 21 agosto scorso e che hanno visto oltre 5mila spettatori presenti nella settimana di gara ed agli eventi serali al termine delle partite. Il prossimo anno con Venezia, verrà riproposta la tappa di Verona più quella di Desenzano. Alle qualificazioni degli Internazionali di Tennis di Venezia per il torneo di singolare maschile parteciperanno 16 giocatori, e 32 al main draw; al doppio maschile 16 coppie.
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Foto: Paolo Schiesaro
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JACOPO PELLEGRINI
media partner ufficiale
abato 4 settembre si è svolta l’edizione 2021 della 100 Miglia Velica, manifestazione ormai entrata nella leggenda che quest’anno ha festeggiato la sua 71esima edizione. A fare da cornice, suggestivo e con paesaggi mozzafiato, a questa incredibile manifestazione è stato il Lago di Garda. Una delle tappe fondamentali era la boa posizionata a 300350mt circa dalla costa di Bardolino: è la prima volta che questa importantissima regata passa da lì. Non ci si poteva augurare giornata migliore di quella che i regatanti hanno trovato quel sabato: cielo limpido, sole splendente e tanto vento, essenziale per una competizione velica. Le condizioni metereologiche perfette hanno sorriso sia ai regatanti che agli spettatori: il Comune di Bardolino ha difatti allestito un maxi-schermo lungolago per permettere a tutti i passanti ed appassionati di vedere il giro di boa in maniera nitida, comunque rispettando quelle che sono le normative in atto. Anche SportdiPiù Magazine - in collaborazione con Avelia Hd - ha presenziato a questa manifestazione organizzando una live streaming con ad alcuni ospiti di rilievo. Alla live, trasmessa sui canali social e YouTube grazie al sostegno della Fondazione Bardolino Top, hanno partecipato: Lauro Sabaini – Sindaco Bardolino Ivan De Beni – Presidente Federalberghi Garda Veneto Mattia Boschelli – Direttore Federalberghi Garda Veneto, ex canottiere e
presidente Associazione Nazionale Atleti Azzurri d’Italia Giovanni Lonardelli – Vicepresidente Associazione Albergatori Bardolino Ruggero Pozzani – Presidente Centro Nautico Bardolino Mario Ricchelli - Direttore Sportivo Settore Vela del Centro Nautico Bardolino Stefano Gnesato – Delegato Provinciale Coni Verona Attilio Ferrari – Fiduciario Coni Verona Bardolino Alessandra Galiotto – ex olimpionica canoa, istruttrice Centro Nautico Bardolino Gian Andrea Marchesi – Direttore Sportivo Verona Volley Elena Zeni - Brand & Customer Manager Cantina Zeni La puntata, condotta da Daniela Scalia e Alberto Cristani con il supporto di Jacopo Pellegrini e Alessandra Marconi, oltre a festeggiare la Centomiglia, ha coinvolto gli ospiti in un interessante dibattito legato a sport, territorio e turismo, tre pilastri fondamentali per la promozione del territorio e delle discipline sportive. Un ‘tris d’assi’ su cui puntare per rilanciare e l’economia e diffondere il Made in Lago di Garda. La diretta, molto piacevole e ricca di racconti è stata ‘esaltata’ dalla location spettacolare e in particolare dalla Rocca e dalle acque del lago, i due gioielli più preziosi di Bardolino. Per quanto riguarda l’aspetto prettamente sportivo, primo assoluto sul traguardo della Centomiglia 2021 è stato – per la nona volta – Clandesteam (progetto Umberto Felci) con la coppia Roberto Benamati e Matteo Pilati alternati al timone e alla tattica. Con loro altri quin-
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dici in equipaggio suddivisi tra veterani delle regate gardesane, soprattutto grandi conoscitori di questo scafo che l’anno prossimo compie vent’anni e giovanissimi alla loro prima esperienza ma già ben affermati nelle classi giovanili di 29Er e Rs Feva. Nella Classe Hi-Tech premiato Cold Duck con a bordo Nico Delle Kart, tre Olimpiadi al suo attivo, e il bresciano Giacomo Cavalli. Secondi in assoluto sul traguardo di Gargnano. Il Trofeo Giorgio Zuccoli (quest’anno ricorrono i vent’anni dalla scomparsa, messo in palio da Fausto Mondini) è andato a Zanzare della famiglia Beltrando del lago Viverone. Per i Monotipi c’è l’ennesima vittoria di Assterisco negli Asso 99 di Piergiorgio Zamboni con Pier Omboni al timone e gli stessi membri dell’equipaggio che portano a sei le vittorie per il gruppo. Battaglie anche nei Protagonist ma alla fine ha la meglio Yerba del Diablo con i fratelli Barzaghi al comando che infilano tutti a pochi metri dal traguardo con una strambata perfetta tutti gli avversari. Nei Dolphin 81, la Classe più numerosa, ha la meglio per la terza volta consecutiva, e doppietta Gorla-Cento, Twister-Sterilgarda di Flavio
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Bocchio con alla barra Matteo Polettini. I dubbiosi per la scelta di mettere la boa più a sud a Bardolino si sono ricreduti totalmente. La CentoX2, la regata che ha visto un percorso abbreviato sole due persone in equipaggio. Ha registrato il primo posto del B30 Ines di Gianpaolo Bertera timonato dal suo progettista Lorenzo Argento. Nella classifica assoluta Orc mette la prua davanti a tutti AL 217 di Federico Bressan del Cn Rimini, argento per
Old&Young di Luca Nasssini e bronzo per Black Arrow di Walter Caldonazzi. Tra i premi speciali assegnati, quest’anno se ne sono aggiunti due che hanno suscitato grande commozione. Sono quelli andati a Andrea Francesca Dall’ora e a Fabio Larcher, entrambi imbarcati su Clandesteam, per ricordare l’assurda morte avvenuta nel mese di giugno di Greta Nedrotti e Umberto Garzarella, travolti da un motoscafo tedesco mentre erano su un gozzo nel golfo di Salò.
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Foto: Mirko Barbieri - BPE
EVENTO
Foto: Circolo Nautico Bardolino, Valentino Alberti
K2 tricolore per il Circolo Nautico Bardolino
Allenatrice Alessandra Galiotto
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ALBERTO CRISTANI
Idroscalo di Milano è stato il palcoscenico d’eccezione dei Campionati Italiani di canoa velocità. L’evento si è svolto da venerdì 27 a domenica 29 agosto scorsi sul bacino milanese ed è stato l’ultimo atto del calendario nazionale prima dei grandi eventi internazionali di settembre, il momento più atteso da tutti gli amanti della disciplina.
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A Milano è sceso in acqua il gotha della canoa italiana: oltre 850 atleti provenienti da ogni parte del paese, in rappresentanza di 94 società che hanno formato 1950 equipaggi sulle tre distanze (200, 500 e 1000 metri) e nelle categorie ragazzi, junior, under 23, senior e paracanoa. L’organizzazione è stata affidata all’Idroscalo Club che, coadiuvato dalla Federazione Italiana Canoa Kayak, ha messo in moto una macchina organizzativa capace di rispettare le vigenti normative e i protocolli anti-contagio, garantendo allo
stesso tempo sicurezza e piena riuscita dell’evento. Grandi soddisfazioni sono arrivate per gli atleti del Circolo Nautico Bardolino allenati da Alessandra Galiotto e Stefano Consolini, che si sono dimostrati all’altezza della situazione con prestazioni convincenti e vincenti. Da segnalare in primis il titolo italiano di velocità nei K2 200mt grazie alla prestazione di altissimo livello della copia Pietro Zanetti e Valentino Perugini. Una gara perfetta per Zanetti e Perugini che
Alberti, con una chiusura in rimonta, si sono piazzati al terzo posto, alle spalle dalla Canottieri Comunali Firenze e dell’Unione Canoisti Livornesi; una prestazione molto positiva e di buon auspicio in vista del campionato 2022. Da segnalare infine un ottimo quarto posto nella K1 200mt per Valentino Perugini e la prestazione di Gianluca Zavattieri nella categoria Junior che ha dimostrato determinazione fino all’ultima pagaiata. “L’obiettivo per questi campionati” – spiega l’ex olimpionica Alessandra Galiotto – “era di confermare il buon valore atletico dei ragazzi in vista della preparazione per la prossima stagione agonistica. Si potranno così giocare i pass per partecipare agli Europei e ai Mondiali. Di categoria. I risultati ottenuti ci hanno confermato che possiamo stare tranquillamente e con merito nel gruppo dei migliori equipaggi italiani. Il lavoro paga, ma quello che fa la differenza è la ‘testa’ e la grinta necessaria per rincorrere questi piccoli-grandi sogni. Come allenatori cerchiamo di tra-
smetterlo ogni giorno ai nostri atleti, sia durante gli allenamenti sia nella vita di tutti i giorni, per prepararli ad affrontare il futuro da uomini e da donne con valori importanti”. “Come presidente del Centro Vela di Bardolino” – evidenzia Ruggero Pozzani – “non posso che essere orgoglioso di quanto stanno facendo i nostri atleti. I risultati ottenuti fanno senza dubbio piacere ma quello che più conta è che stiamo vedendo una crescita importante dei nostri giovani. La competenza e l’esperienza di Alessandra e Stefano, in tal senso, sono di fondamentale importanza. Come presidente del Centro, insieme alla dirigenza, stiamo studiando nuove idee per far conoscere ulteriormente la nostra realtà, in vista anche dell’attività invernale”. Il 10 Ottobre a Bardolino si disputerà l’ultima gara regionale di canoa da calendario sui 200mt e sarà proprio il Circolo Nautico Bardolino l’organizzatore della gara grazie al Direttore Sportivo Gregorio Arietti.
hanno vinto con un distacco importante, addirittura con la possibilità di fermare le pagaiata qualche metro prima del traguardo. Alle loro spalle si sono piazzate la Canottieri Padova e la Canottieri Mestre per un prestigioso podio tutto Made in Veneto. Buone le prestazioni anche in K1 500mt dove, nella la finale A composta dai migliori nove equipaggi d’Italia, gli atleti del Circolo Vela Bardolino non hanno centrato la finale per pochi centesimi. Pietro Zanetti in coppia con Gregorio
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Foto: Centro Nautico Bardolino
I NTERVISTA Pozzani o r e g g u R
Al Centro Nautico Bardolino navigare è una festa per tutti
Ruggero Pozzani, presidente Centro Nautico Bardolino
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DANIELA SCALIA
hiudete gli occhi, immaginate un bellissimo scorcio di lago e lì affacciato un circolo nautico: vela, canoa, un drink sulla terrazza panoramica. Adesso aprite gli occhi, salite in auto, mandate una mail, telefonate perché quel posto è più vicino e accessibile di quanto abbiate mai immaginato. Ce lo siamo fatti raccontare da Ruggero Pozzani, presidente del Centro Nautico Bardolino.
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Ruggero, proviamo a demolire un po’ di luoghi comuni, quanti milioni di dollari costa diventare soci del vostro circolo? «Molto pochi! (ride n.d.r). Hai ragione, comunemente si associa un’attività come la nostra a costi da nababbi, ma non è così. Con meno dell’abbonamento annuale a una comune palestra ci si iscrive al nostro circolo, potendo usufruire di molti servizi, dalla palestra sociale interna attiva tutto l’anno alle vasche di voga, per la simulazione al coperto di canoa e canottaggio, dalla disponibilità delle imbarcazioni al servizio ristorante con la bellissima terrazza che si affaccia direttamente sull’acqua».
In cosa consiste l’offerta sportiva del centro? «Siamo affiliati alle federazioni vela, canoa kayak e canottaggio, oltre a essere iscritti alla Lega Bisse del Garda. Partecipiamo a numerose gare in giro per l’Italia e anche ad alcune regate internazionali, oltre a organizzare noi stessi diverse manifestazioni agonistiche. La nostra attività primaria però è quella rivolta ai ragazzi, siamo centro di avviamento allo sport per il CONI ed è una missione a cui teniamo molto. Siamo orgogliosi per esempio che il Liceo Scientifico Sportivo di Castelletto di Brenzone ci abbia identificati come partner per la materia
contato un centinaio di bambini, e non solo dal territorio del lago, ma anche da zone limitrofe». “Canoa”. Vela, canoa appunto e canottaggio sono le discipline principali a cui si avvicinano bambini e ragazzi, mentre per le bisse, le nostre imbarcazioni tipiche del lago che si portano con voga alla veneta, la partecipazione è primariamente di atleti adulti». A proposito di ragazzi, quest’estate è stata particolare per voi… «Sì, è stata evidente la voglia in loro, e nei loro genitori, di fare un’attività sportiva all’aria aperta, a contatto con la natura e abbiamo avuto un boom di richieste per i corsi estivi. Abbiamo dovuto chiudere le iscrizioni, ma ogni settimana abbiamo
L’estate si è chiusa per voi con un grande evento… «La 71esima edizione della Centomiglia ha portato per la prima volta a Bardolino la boa sud di una regata tradizionale e leggendaria. È stata una stupenda giornata di vento e sole, perfetta per la vela e affascinante anche per i tanti turisti che il 4 e 5 settembre si sono riversati sul lungolago di Bardolino. Sportivamente e organizzativamente è stata perfetta anche per suggellare la collaborazione con il Circolo Vela Gargnano, ‘papà’ della competizione. Abbiamo gettato le basi per una collaborazione anche in futuro e questo è un grosso valore aggiunto».
L’estate sarà anche finita, ma il Centro non chiude certo i battenti… «Il lago offre chiaramente un microclima più mite, che ci permette di prolungare l’attività outdoor, ovviamente abbinandola a quella di preparazione indoor. Di fatto non ci fermiamo mai. Dalla nascita nel 1979, con la fusione di due associazioni sportive (Circolo Nautico Bardolino e Fraglia Vela Bardolino), l’attività si è estesa sempre di più e unendo esperienze e competenze è nato il Campionato Invernale del Garda, a oggi tra le maggiori competizioni amatoriali a tappe in Italia, con la partecipazione di circa 50 imbarcazioni. Nei mesi di gennaio e febbraio il lago offre condizioni ideali per la vela, visto che il vento non manca e il “traffico” delle imbarcazioni a motore è praticamente inesistente».
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Foto: FC Legnago Salus
I NTERVISTA nturato e V e id v a D
Legnago Salus, l’avventura continua
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FEDERICO ZULIANI
opo una salvezza conquistata con merito nel doppio scontro play out contro il Ravenna, il Legnago Salus si appresta ad affrontare una nuova stagione nel campionato di serie C. Il presidente Davide Venturato, dopo un’estate di programmazione e ottimizzazione delle risorse economiche e non, si racconta in questa intervista per i lettori di SportdiPiù Magazine, tra prospettive, idee e obiettivi a medio e lungo termine. Per portare il ‘suo’ Legnago sempre più in alto.
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Presidente Venturato, il Legnago è al secondo anno tra i ‘pro’: sensazioni? «Dopo il primo anno di apprendistato crediamo di aver migliorato ulteriormente tutti i settori della società, sia tecnici che amministrativi, e quindi siamo tranquilli sul futuro. La sensazione è quella di aver fatto un ulteriore salto di qualità e quindi di poterci permettere delle soddisfazioni migliori». La scorsa stagione una salvezza meritata anche se, ad inizio campionato, c’era chi vi dava come vittima predestinata in ottica retrocessione… «È normale che una matricola venga vista con scetticismo, e quindi torna
facile darla come spacciata all‘inizio. Ma la struttura della società e il lavoro tecnico svolto in brevissimo tempo ci avevano fatto capire anche l’anno scorso che ci saremmo potuti salvare senza grandi patemi d’animo. Purtroppo, il Covid e qualche infortunio di troppo durante lo stesso periodo ci ha penalizzato oltremisura, alla fine comunque abbiamo dimostrato che probabilmente non eravamo una squadra da playout». Come avete costruito la salvezza? «Con una gestione tranquilla della situazione, senza reazioni brutali, ma valutando con calma qualsiasi decisione.
Presidente Davide Venturato
Il cambio del mister è stato analizzato più volte senza mai far precipitare le cose, quando si è deciso si è cercata una figura che, per le caratteristiche che aveva, fosse in grado di rivitalizzare i giocatori che avevamo e nei quali credevamo noi tutti. E così è stato». A livello societario quanto è stato impegnativo riconfermarsi in serie C? «Direi che questa è stata la cosa più semplice; la società era già ben strutturata in Serie D, e la dimostrazione è stata che in piena estate del 2020, in un solo mese, abbiamo adempiuto a tutti gli obblighi per l’iscrizione alla Lega Pro, nonostante l’opportunità della salita in Serie C ci sia stata comunicata solo ai primi di agosto, per effetto della rinuncia del Campodarsego. Quest’anno, quindi, i nostri sforzi si sono concentrati esclusivamente sul migliorare la nostra organizzazione e poterci porre ancora meglio nei confronti dei nostri sponsor e tifosi». Per il campionato 2021/2022 cambia qualcosa o la salvezza è il vostro unico obiettivo? «Il mio motto è di migliorarsi continuamente, porsi un obiettivo uguale a qualcosa di già raggiunto per me vuol dire arretrare. È chiaro che non si vuol strafare, e quindi tutto deve essere programmato tenendo ben in vista il bilancio, che deve essere sostenibile. Quindi l’obiettivo finale quest’anno è certamente di migliorarci, dirà poi il campo di quanto».
mister hanno lavorato bene, forse manca un centrale difensivo, magari di peso (grande fisicamente), ma dovrebbe essere una questione di ore. Per il resto il mister ha a disposizione almeno due giocatori per ruolo con sufficiente esperienza di categoria, considerando che noi giochiamo facendo minutaggio. Sono stati aggiunte, inoltre, 2/3 figure di personalità ed esperienza che dovrebbero permettere di toglierci qualche soddisfazione in più».
Soddisfatto della squadra che avete allestito? «Direi di sì, i responsabili tecnici e il
Tra gli arrivi non si può non citare Juanito Gomez, ex bandiera dell’Hellas Verona. Cosa vi ha spinto ad ingaggiarlo?
«Le informazioni che avevamo erano di un giocatore serio e integro, disposto ad aiutare i giovani, con la volontà/necessità di avvicinarsi a casa. Mi sono mosso in prima persona, facendo un’eccezione, e sono bastati una telefonata e un pranzo insieme per trovare l’accordo. Non va inoltre dimenticato che, per Verona, Juanito è un giocatore che ha rappresentato un passato glorioso e anche noi volevamo dare un’immagine della nuova avventura del Legnago in tal senso. Il progetto Legnago come è supportato dal territorio e dalle istituzioni?
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«In questo periodo dobbiamo dire che siamo soddisfatti di quanto stiamo raccogliendo e di come veniamo seguiti sia dalle imprese che dalle istituzioni locali. Gli sponsor sono cresciuti e probabilmente cresceranno ancora grazie alla visibilità a loro data, e spero alla serietà riconosciuta alla nostra società. Per quanto riguarda l’attuale Amministrazione comunale, dobbiamo solo spendere parole di ringraziamento per la volontà chiara di assisterci, e gli sforzi profusi al fine di ottenere tutti gli adempimenti necessari a partecipare in un campionato professionistico. Con il ritorno del pubblico credo che
tutta Legnago (anche i meno sportivi) beneficeranno di quanto ottenuto». Tralasciano un attimo il Legnago, cosa ne pensa di quanto accaduto al ChievoVerona, eccellenza del calcio veronese, che dopo anni di successi è letteralmente scomparso… «Posso solo dispiacermi di quanto accaduto. Purtroppo qualcosa nell’aria circolava già a fine campionato scorso, ma è sempre brutto vedere sparire una società non per motivi sportivi ma per problemi amministrativi. In ogni caso se ci fosse una possibilità di salvarlo io tiferei per loro».
Presidente, quando non è “in campo” come trascorre il suo tempo libero? «Quando non sono in campo per il Legnago Salus, sono in campo per le mie società, senza le quali il Legnago avrebbe qualche problema in più visto che sono tra gli sponsor principali. Il tempo libero per me vuol dire tempo perso, quindi se non sono costretto a recuperare un po’ di forze sto sicuramente impegnandomi su qualcosa da migliorare». Un sogno nel cassetto per il suo Legnago? «Il sogno nel cassetto c’è di sicuro, ma se voglio che si avveri non devo mai svelarlo…».
SPONSOR TECNICO
CALCIO GROUP 2.0 WWW.CALCIOGROUP.COM
BORGO VALBELLUNA - TRENTO - VERONA - CEREA
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I NTERVISTA zan z a c r a M a in t n Vale
Foto: Giovane Povegliano
Valentina: una giovane ‘pres’ per la Giovane Povegliano
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GIORGIO VINCENZI
on è facile trovare una donna ‘al comando’ di una squadra di calcio maschile. Ancor più raro se si tratta di una ragazza molto giovane. Questo è l’identikit di Valentina Marcazzan che dallo scorso luglio - a soli 28 anni – è diventata la nuova presidentessa della Giovane Povegliano, formazione di calcio di Povegliano Veronese (comune a pochi chilometri da Verona e da Villafranca V.se n.d.r.), che milita nel campionato di Seconda categoria.
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L’abbiamo incontrata a bordo campo, mentre era in corso l’allenando della ‘sua’ squadra, e ci siamo fatti raccontare la sua storia. Valentina è una bella responsabilità fare la presidentessa di una squadra di calcio tutta al maschile: come hai maturato questa idea? «È una bella responsabilità sotto tanti punti di vista. Quando parliamo di calcio siamo abituati a pensare al rettangolo verde su cui si gioca, in realtà se si vogliono fare bene le cose c’è un duro lavoro dietro le quinte e lo si può capire so-
lamente facendone parte e con il tempo. La mia decisione è stata la conseguenza di tante scelte. Inizialmente ero la barista del campo ed è lì che, tra i giocatori, ho conosciuto colui che poi è diventato un grande amico e l’attuale direttore sportivo della squadra, Luca Pezzini. Entrambi avevamo la passione e la voglia di far parte del progetto della Giovane e nel 2016 siamo entrati nel direttivo. Tutto il resto è arrivato da sé. La proposta di fare il presidente mi era stata offerta anni prima, ma avevo subito rifiutato considerata la mia età e la poca esperienza. Ora, anche se ho ancora tante cose da imparare,
imbarazzata e avevo il timore di non essere credibile e di non essere presa in considerazione, ma più per il fatto di essere giovane che di essere donna. Adesso invece lo vivo molto bene nella squadra: non mi hanno mai fatto sentire fuori posto e mi hanno sempre trattato con rispetto. Al di fuori della società, invece, c’è chi è sorpreso in senso positivo e chi invece non fa mancare le battutine».
Valentina Marcazzan, presidentessa Giovane Povegliano
La Giovane è la “seconda” squadra di calcio di Povegliano, l’altra è l’Acd Povegliano che milita in Promozione. In un paese di 7mila abitanti non sono un lusso due squadre? «Certo che è un lusso. Ma dietro la nascita della Giovane nel 2013 c’era un motivo. Quando Acd Povegliano è passata in Promozione abbiamo assistito al fatto che molti giovani del paese terminata l’esperienza della juniores non avevano più spazio per continuare a Povegliano a coltivare la passione per il calcio. Era come un esodo verso quelli vicini o peggio ancora l’attaccare prematuramente le scarpette al chiodo a solo 18 anni. Da queste semplici considerazioni è nata in un gruppo di persona l’idea di far “risorgere” la vecchia squadra della Giovane offrendo ai ragazzi di Povegliano di continuare a giocare a pallone senza spostarsi. Tutto ebbe inizio partendo dalla Terza categoria e con una trentina di giocatori di Povegliano. Il primo anno siano stati promossi in Seconda, abbiamo vinto la classifica cannonieri e la coppa disciplina. Ora dopo annate altalenanti siamo ancora in Seconda. Niente male!». I colori di Povegliano sono il celeste e il bianco. Perché voi avete la maglia viola? «Non c’è dietro un grande pensiero, ma solo l’omaggio all’ex presidente Caceffo che è un super tifoso della Fiorentina».
ho maturato la consapevolezza della qualità delle persone che collaborano con me e quindi di raccogliere la sfida». Prima di questo incarico, quali ruoli hai svolto all’interno della società? «Nel 2014 ho iniziato la mia avventura con la Giovane facendo la dirigente accompagnatrice. Poi per quattro anni sono stata vicepresidente e da luglio di quest’anno presidentessa». In un mondo molto maschilista qual è quello del calcio, tu come lo vivi? «All’inizio non è stato facile. Ero molto
Un uomo che ha fatto la storia della Giovane… Un grande uomo, che ha fatto la storia del calcio a Povegliano. È stato il primo presidente della Giovane nel 2013, l’ha fatta crescere e poi la lasciata in mano a noi giovani. Lui, poi, ha sempre visto in me e in Luca Pezzini (il ds della squadra, n.d.r.) “un qualcosa”, una passione. Negli anni ha seminato un sassolino qua e là da farci cogliere per renderci autonomi. Ha sempre creduto in noi e so per certo che ci supporterà sempre. E visto che sono una persona ansiosa, la sua disponibilità mi rassicura». Una caratteristica della tua squadra è il Terzo tempo. Ci racconti come nasce e perché?
«Un’idea presa in prestito dal rugby. È stata voluta dai fondatori della Giovane come momento, terminata la partita, per socializzare con gli avversari mangiando un risotto. Un modo per dare la giusta dimensione al calcio: competizione e amicizia. Per adesso, alternandoci tra Terza e Seconda categoria, la cosa viene abbastanza bene. Inoltre, questo è il nome che abbiamo dato al nostro torneo estivo che ormai è arrivato alla quinta edizione, ce ne sarà una sesta, covid permettendo!». Come hai impostato i rapporti con l’allenatore e i giocatori? «Ho sempre cercato di essere me stessa e di far passare in secondo piano il mio ruolo, in fin dei conti non è quello che identifica il valore una persona, quindi spero sempre che mi vedano prima di tutto come “la vale”. Purtroppo non sempre è così, soprattutto quando si tratta di prendere una posizione in situazioni “difficili”. Ho profonda stima per il mister, Antonio Como, e per tutti i dirigenti e collaboratori; con tutti loro è possibile parlare e confrontarsi e questa non è sempre una cosa scontata. Dei giocatori invece ammiro il sacrificio e la passione che hanno, anche se, come gli dico sempre, dovrebbero credere un po’ più in loro stessi e nelle loro capacità». In tempo di Covid è ancora più difficile mantenere economicamente una squadra di calcio. Tu come ti muovi in questo senso? «È dura perché le spese sono tante e il Covid le ha ulteriormente innalzate. Per una realtà piccola come la nostra che non può contare su mega contratti con sponsor, il fatto che per due anni consecutivi, gli ultimi, non sia stato possibile organizzare il torneo notturno è una mazzata per le finanze perché gli introiti che da lì arrivavano ci permettevano di sostenere quasi tutte le spese. Però sappiamo che in caso di difficoltà possiamo contare sull’appoggio dell’Acd Povegliano, anche se noi vorremmo pesare su nessuno e fino ad oggi ci siamo riusciti. E comunque quest’anno è dura!». Hai mai giocato a calcio in una squadra femminile? «Sembrerà strano, ma non mi piace praticarlo. Da piccola mi avevano iscritta a una squadra di calcio, totalmente maschile, per provare, ma ho subito capito che non piaceva correre (e sorride, n.d.r.) e questo nel “pallone” non è un particolare».
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Non hai mai pensato invece di dar vita a una squadra femminile a Povegliano? «A dire il vero no! Ma mai dire mai e poi sarebbe una bella cosa per le ragazze del paese a cui piace questo sport. Ci possiamo pensare, magari assieme agli amici dell’Acd». Oltre al calcio, quali altre passioni coltivi? «Ho studiato canto e mi piace interpretare brani di musica leggera». Quindi se la squadra quest’anno venisse promossa in Prima categoria che canzone le dedicheresti? «Intanto salviamoci, poi se dovesse accadere che avanziamo di categoria potrei cantare Estate italiana di NanniniBennato». Hai una squadra di calcio del cuore, oltre alla Giovane? «Il Milan». E il tuo calciatore preferito? «Andriy Shevchenko, il migliore!».
Gli inizi della Giovane Povegliano Nella storia del calcio di Povegliano per incontrare per la prima volta il nome della Giovane bisogna andare in dietro nel tempo fino ad arrivare agli anni Sessanta. “Nel 1967 c’era una sola squadra di calcio, la Asc Povegliano”, racconta Giampietro Caceffo fine conoscitore delle vicende calcistiche poveglianesi nonché primo presidente della nuova società sorta nel 2013, “che limitava la sua operativa alla prima squadra e agli juniores. Un gruppo di giovani, tra i quali anch’io, che gravitavano attorno alla parrocchia decisero di dar vita alla Giovane Povegliano”, prosegue, “per poter dare spazio ai ragazzini nelle varie categorie (pulcini, giovanissimi, esordienti, allievi) e allo stesso tempo offrire loro la prospettiva di continuare a giocare in una prima squadra, senza dover spostarsi nei paesi vicini, per quelli che non rientravano nei piani dell’altra società calcistica poveglianese”. L’avventura iniziò dalla Terza categoria, ma non mancarono le soddisfazioni di promozioni negli anni successivi. “Nel 1970 accadde che la Asc Povegliano, la squadra già esistente, si sciolse per motivi vari”, continua Caceffo, “dando così campo libero alla Giovane. Nel 1979 al nome della squadra fu aggiunto quello di un importante sponsor diventando Giovane Povegliano Confezioni 2000 che arrivò sino in Prima categoria. Nel 1986, con la cessazione dell’attività dello sponsor, e le varie retrocessioni sino al ritorno in Terza categoria”, ricorda l’ex presidente, “abbiamo dato vita a una nuova società, che cambiò più volte nome nel corso degli anni, fino ad arrivare a quella che ancora oggi esiste: l’Acd Povegliano, che attualmente milita in Promozione”. Dopo una pausa durata ben 27 anni il nome della Giovane Povegliano ritorna. “Nel 2013 per volontà di nove persone, tra cui anch’io, rinasce”, conclude Caceffo, “per dare ai giovani calciatori poveglianesi la prospettiva di poter giocare in paese anche dopo i 18 anni, ma a differenza del 1967 non abbiamo le squadre giovanili perché già presenti nell’altra squadra del paese”. (G.V.)
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Foto: Rovigo Calcio
I NTERVISTA ale Monica N
Rovigo Calcio: al 'comando' c'è Monica
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JACOPO PELLEGRINI
onica Nale è la prima donna a ricoprire il ruolo di Presidente del Rovigo Calcio. In una città dove le realtà sportive sono tante e molto radicate, Monica Nale ha bene in mente quali siano le strade per far crescere la società calcistica anche attraverso importanti progetti sia di evoluzione del club, sia di collaborazione con le altre realtà rodigine come quella del rugby. La Prima Squadra del Rovigo quest’anno milita in Prima Categoria nel Girone D. Gli obiettivi societari, però, sono importanti: una dimostrazione della voglia di far bene e delle ambizioni della società veneta è la collaborazione con una figura di rilievo per quanto riguarda il calcio veneto, Sergio Pellissier. Da quest’anno, infatti, Sergio ricoprirà il ruolo di Direttore Generale del Rovigo Calcio. I presupposti per fare bene, quindi, ci sono. Presidentessa Nale, cosa si prova a ricoprire il ruolo di prima Presidentessa del Rovigo Calcio? «Partiamo dal fatto che io sono profana
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nel mondo calcistico. Sono stata scelta dal Patron con i proprietari di maggioranza della squadra perché conosciuta durante gli incontri propedeutici all’acquisto delle quote: è piaciuto il mio modo di essere, di lavorare e di approcciarmi e ha deciso di fare un CDA composto di un legale e di un commercialista. Ha scelto una figura femminile perché forse ha ritenuto che fosse una nota di colore, ma comunque anche un riconoscimento al lavoro che avevo svolto fino a quel momento. Essere presidente in una società composta di tutte figure maschili, dai dirigenti ai calciatori e anche ai giovani, è complicato. Io sono una donna che fa la commercialista e quando ho iniziato non dico fosse una professione prettamente maschile, ma nella quale le donne sicuramente non erano la maggioranza. Per cui sono un po’ abituata a farmi spazio in un mondo di uomini». Com’è strutturata la società, tra numero di squadre e di ragazzi tesserati? «La società è composta da quattro soci: abbiamo un socio di maggioranza, che ha il 70% delle quote, e tre soci con quote più piccole. Il socio di maggioranza, il Patron, è Roberto Benasciutti; al 5% abbiamo Giuseppe Calabria; al 10% ci
Monica Nale, presidentessa Rovigo Calcio
sono io; al 15% l’avvocato e vicepresidente Massimiliano Vissoli. Il Consiglio di Amministrazione è composto da cinque persone: quattro sono i soci che compongono la compagine sociale e il quinto è il Team Manager Andrea Bimbatti. L’organigramma di quest’anno vede come Direttore Generale Sergio Pellissier, Direttore del settore giovanile Luca Reale e Direttore Sportivo Lucio Buratti. Come squadre l’anno scorso avevamo la Prima Squadra, la Juniores, gli Allievi e tutto il settore giovanile. Come giovanili avevamo 137 tesserati, poi avevamo quelli della Prima Squadra e i dirigenti, per un totale di circa 220 persone». Quali sono gli obiettivi per la stagione che sta per cominciare? «I progetti sono tanti, nel senso che avremmo il progetto di costruire una
squadra femminile. Stiamo valutando la cosa e prendendo contatti per cercare di formare un settore giovanile femminile. Abbiamo anche sviluppato un accordo con un’altra società di calcio, una Seconda Categoria, e un’associazione di ragazzi disabili. Stiamo inoltre cercando di organizzare un progetto tra le società sportive di diversi sport a livello della provincia, con il fine di organizzare delle giornate dove ci saranno gli allenatori delle varie società (rugby, calcio, tiro con l’arco, maneggio ecc) affinché i ragazzi possano provare più attività sportive durante la giornata. Come obiettivo delle giovanili, invece, quello di ripetere le esperienze dello scorso anno. Per la Prima Squadra l’obiettivo sarebbe il salto di categoria». Come siete arrivati a conoscere Sergio Pellissier e come avete fatto a farlo entrare all’interno della vostra realtà? «Sergio è una conoscenza del Patron della squadra. Sergio è venuto a trovarci a fine giugno/primi di luglio per conoscere
la nostra realtà. Gli abbiamo spiegato come ci siamo strutturati e che tipo di progetto avevamo in mente. Lui veniva dalla conclusione del suo rapporto con il Chievo e gli è piaciuto quello che gli abbiamo proposto. Gli siamo piaciuti e probabilmente gli è piaciuta la semplicità con cui ci siamo approcciati a lui e ha
deciso di appoggiare il nostro progetto. Sergio è una persona di un’umanità e di una serietà enormi. Mi ha colpito molto il suo essere persona prima che calciatore. Pensavo di arrivare e conoscere un grande campione, invece sono arrivata e ho conosciuto un grande uomo».
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EVENTO
Isola della Scala e Veronamarathon insieme per 10 Miglia del Riso
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MARINA SOAVE
aac 2007 Veronamarathon ASD presenta la 10 Miglia città del Riso, nuovo evento running che si terrà a Isola della Scala (Vr) domenica 31 ottobre. 2021. L’evento anticipa le attesissime Verona Marathon e Zero Wind Cangrande Half Marathon del prossimo 21 novembre, rispettivamente alla 20^ e 7^ edizione, cui si affianca la Last 10k, questa possibile sia in modalità competitiva per i tesserati Fidal che non competitiva aperta a tutti.
LA GARA Dalla collaborazione tra Gaac 2007 Veronamarathon Asd, il Comune di Isola della Scala (VR) e l’Ente Fiera di Isola della Scala nasce la “10 miglia città del riso”, manifestazione regionale Fidal al debutto il 31 ottobre che ha il compito di valorizzare il territorio attraverso il riso, uno dei prodotti più importanti
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della zona. Sarà una gara aperta a tutti, in programma anche la 10k Città del Riso che si potrà correre in forma non competitiva. FIERA DEL RISO. Il Comune di Isola della Scala ospita da oltre mezzo secolo la Fiera del Riso la più grande e amata festa italiana dedicata al riso che qui viene valorizzato in ogni suo aspetto, preparando risotti secondo ricette che contano decenni di storia. La Fiera è anche un’occasione per chiamare a raccolta i produttori di riso di tutto lo Stivale ma anche dall’estero che offre, accanto all’aspetto gastronomico, l’occasione per mettere in piedi sfilate in costumi d’epoca, spettacoli, sport e convegni che accendono i riflettori sul Comune di Isola della Scala per ben 26 giorni, dal 16 settembre all’11 ottobre 2021. ISCRIZIONI Saranno due le opzioni per partecipare alla manifestazione, 10 miglia
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Foto: Veronamarathon
media partner ufficiale
competitiva, sulla distanza di 16.093 m, o 10 k non competitiva, aperta a tutti. Entrambe le gare si svolgeranno il 31 ottobre con partenza alle 9.00, nel rispetto del protocollo Fidal che sarà vigente al momento delle manifestazioni. Ad oggi sono previste onde di partenza di 250 atleti. Seguiranno le partenze degli atleti non competitivi, con la stessa modalità. Le iscrizioni sono aperte sul nuovo sito https://www.10migliacittadelriso.it fino al 28 ottobre 2021. Nella giornata del 30 ottobre sarà possibile iscriversi presso il PalaRiso di Isola della Scala di via Vittorio Veneto, 4. Le quote di iscrizione variano al raggiungimento di un determinato numero di iscritti. Chiusura iscrizioni a massimo 1500 atleti per la “10 miglia città del riso” e 1.000 atleti per la 10k non competitiva.
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DOMENICA 31 OTTOBRE | ORE 9.00 | ISOLA DELLA SCALA (VR) Gara competitiva Fidal sulla distanza di 10 miglia (Km 16,093) Manifestazione non competitiva sulla distanza di 10 Km Partenza e arrivo dal Palariso di Isola della Scala www.10migliacittadelriso.it
STARE BEN E
A tavola con Federica
Dott.ssa Federica Delli Noci Dietista - Specializzata in Scienze dell’Alimentazione
Dott. Guido Giacomelli Osteopata
Alimentazione, infiammazione cronica e osteopatia
A
lmeno una volta nella nostra vita abbiamo provato quella spiacevole sensazione di “infiammazione” in un distretto corporeo o addirittura generalizzata in tutto il corpo! Allora cerchiamo di capire cos’è davvero l’infiammazione, come prevenirla e trattarla. Si tratta di un meccanismo di difesa innato non specifico, che costituisce una risposta protettiva, seguente all’azione dannosa di agenti fisici, chimici e biologici, il cui obiettivo finale è l’eliminazione della causa iniziale di danno cellulare o tissutale, nonché l’avvio del processo riparativo. I fenomeni elementari che costituiscono la risposta infiammatoria, comprendono la vasodilatazione e l’aumento di permeabilità, che portano ad un conseguente passaggio di liquidi dal letto vascolare al tessuto leso (edema) e ad un’infiltrazione dei leucociti la cui funzione principale è quella di neutralizzare gli effetti degli agenti patogeni nell’area di lesione. L’infiammazione serve, dunque, a distruggere, diluire e confinare l’agente lesivo, ma allo stesso tempo mette in moto una serie di meccanismi che favoriscono la riparazione o la sostituzione del tessuto danneggiato. Clinicamente, i segni cardine dell’infiammazione sono: calore della parte infiammata, arrossamento, tumefazione, dolore e alterazione
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funzionale. L’infiammazione (o flogosi) può essere acuta o cronica. La prima è un processo rapido che coinvolge i tessuti dell’organismo. La seconda, invece, è di lunga durata e spesso è causata da un’infiammazione acuta non completamente risolta a causa di agenti patogeni non raggiungibili o non digeribili da parte dei sistemi di difesa. Condizioni di infiammazione cronica sono presenti in molti casi, spesso anche in assenza di vere e proprie patologie conclamate o molto più frequentemente in presenza di patologie croniche. Tra le patologie gastro intestinali più comuni che hanno come denominatore comune il processo di infiammazione, troviamo: il reflusso gastro esofageo, la gastrite e le malattie infiammatorie cronico intestinali (MICI) come il colon irritabile, il morbo di Chron e la retto colite ulcerosa. L’osteopatia e una corretta alimentazione sono in grado di prevenire e trattare queste condizioni migliorando enormemente la qualità di vita in tutti i soggetti affetti dalle patologie sopra citate. Dal punto di vista osteopatico alcuni trattamenti specifici sono in grado di alleviare, prevenire e quindi ridurre queste problematiche. Infatti il trattamento viscerale in osteopatia va ad indagare tutta la parte inerente ai visceri della persona che soffre di tali sintomatologie. La forza di questo trattamento sta nella metodologia utilizzata per arrivare al risultato in combinata con il trattamento strutturale visto che tutti i visceri (ad eccezione dei reni) sono collegati alla struttura ossea del corpo. Utilizzare tecniche combinate permette all’osteopatia di migliorare la mobilità viscerale e di ridonare un miglior funzionamento degli stessi. Neurologicamente parlando si ha una risposta più diretta e coordinata fra la parte interessata e il cervello che invia un segnale specifico ma spesso viene “interpretato” in modo sbagliato a causa di una costrizione meccanica o viscerale. Proprio qui l’osteopatia grazie a pochi trattamenti trova un ampio spazio nell’aiuto di persone in difficoltà. Dal punto di vista nutrizionale, una dieta bilanciata e delle corrette abitudini comportamentali possono migliorare i sintomi e ridurre l’infiammazione a livello gastrico. Non esistono alimenti “miracolosi” in grado di curare le patologie infiammatorie, ma certamente alcuni alimenti particolarmente acidi come agrumi, succhi di frutta,
cioccolato e bevande come il tè o il caffè accentuano i disturbi e rallentano molto la digestione. Alcuni accorgimenti comportamentali da evitare, come: mangiare frettolosamente, assumere cibi e bevande troppo freddi o troppo caldi, consumare pasti abbondanti e particolarmente ricchi in grassi, abusare di alcool e bevande gassate attenuano i sintomi. In alcuni casi, per tutti coloro che soffrono di reflusso durante le ore notturne, è fortemente raccomandato dormire con la testata del letto sollevata di 10-15 cm ed evitare di coricarsi subito dopo aver mangiato. Oltre alle patologie infiammatorie gastro intestinali, esistono numerose altre condizioni infiammatorie come fibromialgia, artrite, tendiniti e infiammazioni muscolari che spesso colpiscono gli atleti e per le quali una dieta particolarmente ricca di cibi anti infiammatori è di grande aiuto.
Alcune spezie ed erbe aromatiche come il peperoncino, l’aglio, la salvia, lo zenzero, la curcuma, i chiodi di garofano, riconosciute per il loro ruolo antiinfiammatorio, rappresentano un’ottima alternativa al sale da usare in cucina per insaporire i piatti. Inoltre, un adeguato apporto di acidi grassi Omega 3 proveniente da semi di lino, salmone, orata, sgombro, alici, noci e trote è particolarmente indicato per prevenire e trattare condizioni di infiammazione cronica. Una corretta alimentazione, i trattamenti osteopatici periodici e gli esercizi decongestionanti (per ridurre l’infiammazione) ed anticongestivi (per evitarla) eseguiti con regolarità permettono a tutti coloro che soffrono di condizioni infiammatorie acute o croniche di qualsiasi natura, di attenuare i sintomi e di migliorare enormemente la qualità di vita.
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Foto: Tezenis Verona
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Tezenis Verona: pronta a ripartire
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GIAN PAOLO ZAFFANI
a Tezenis Verona viaggia verso la nuova avventura in Serie A2 dopo la semifinale dello scorso anno contro Torino. Un finale in crescendo quello dei gialloblù, nella passata stagione, che dal penultimo posto in classifica sono riusciti a risalire la china fino alla semifinale nella post season. Ed è proprio da qui che la Tezenis riparte. Nuovi volti in campo, ma anche conferme. Due su tutte: quella del Direttore Sportivo Alessandro Frosini e di coach Alessandro Ramagli.
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Per entrambi contratti triennali con la volontà di disegnare un nuovo percorso di crescita. Ecco che quindi, in estate, è stata costruita la nuova formazione. Un mix di esperienza e gioventù che si mescolano a talento e fisicità. Candussi, Pini, Rosselli, Caroti e il giovane Beghini sono i giocatori che vestiranno ancora la maglia gialloblù. I primi due rappresentano la continuità sotto canestro, Rosselli sarà il collante e capitano, forte della propria esperienza. Caroti, dopo un anno travagliato con numerosi stop, è desideroso di trovare continuità di prestazioni e rendimento
mentre per Beghini, classe 2003, la conferma in prima squadra gli consentirà di crescere ulteriormente. Da questo gruppo la società ha iniziato il lavoro per la costruzione della nuova squadra. 7 i nuovi arrivi registrati in estate. In ordine temporale, il primo ad essere stato annunciato è stato Liam Udom, guardia-ala classe 2000. Fratello di Mattia, già a Verona per tre anni consecutivi, Liam arriva dopo l’esperienza con la Bakery Piacenza, formazione con la quale ha conquistato sul campo il diritto di partecipare alla Serie A2.
In cabina di regia, al fianco di Caroti, ecco Lorenzo Penna avversario proprio della Tezenis nei playoff dello scorso anno con la maglia di Torino. Poi l’ala piccola Sasha Grant, prospetto italiano di grande interesse, che ha deciso di sposare il progetto della Scaligera Basket per crescere da protagonista dopo le stagioni al Bayern Monaco con l’esordio sia in Bundesliga che in Eurolega. Adobah e Nonkovic, entrambi classe 2002, metteranno a disposizione tutta la loro energia per i colori gialloblù con la consapevolezza del valore della chiamata della Tezenis. Si passa poi ai due giocatori americani. Karvel Anderson, che torna in Italia dopo la prima esperienza a Imola, avrà tra le mani l’attacco gialloblù. Giocatore dalle grandi doti realizzative che ha messo in mostra in mezza Europa, Anderson sarà il fulcro del gioco offensivo della Tezenis. Johnson, invece, poterà verticalità ed esplosività sotto canestro. Il Presidente Pedrollo, nel giorno del raduno, ha ripercorso l’estate del club commentato: “Abbiamo costruito una squadra in linea con le richieste del coach e secondo le disponibilità del mercato, ora siamo pronti per iniziare
la nuova stagione. Eravamo partiti con l’idea di fare una squadra estremamente giovane, poi è stata pensata, studiata e creata con il passare delle settimane e il risultato, alla fine, è come la volevamo”. In attesa dell’inizio del campionato, fissato per il 3 ottobre con la trasferta a Latina, anche il Ds Frosini ne ha approfittato per dare una lettura sulla nuova squadra: “C’è un giusto mix
tra esperienza e gioventù. Sarà una squadra da scoprire e ci sono degli ottimi presupposti perché sia divertente ed esprima una buona pallacanestro. Abbiamo conferme ma anche di nuovi volti, vogliamo lanciare dei ragazzi giovani in questo palcoscenico sfruttando anche la loro positiva incoscienza abbinata all’esperienza dei più navigati”.
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Foto: Cestitistica Verona
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Cesta… in festa!
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ANDREA ETRARI
a Cestistica è pronta a festeggiare i suoi primi 70 anni: ad ottobre la società di basket più antica di Verona e provincia taglierà questo prestigioso traguardo (fu fondata da Andrea Piotto nel 1951) e, situazione pandemica permettendo, l’idea è quella di festeggiare questo “compleanno” con tutta la società. Per quanto riguarda la prima squadra, è confermata la partecipazione al campionato di C/Gold per il quale, a livello di organizzazione societaria, sono previsti importanti cambiamenti. Proprio per la revisione degli obiettivi si sono, a malincuore, divise le strade tra coach Dacio Bianchi e il sodalizio biancorosso. “A Dacio” – commenta il Dirigente Gianpietro Mirandola – “va il ringraziamento di tutti noi per il lavoro svolto in questi 3 anni assieme. Ci ha dato una visione diversa sia a livello tecnico che societario, che ci ha aiutato a fare un cambio di mentalità non indifferente. E gli va fatto anche un grandissimo in bocca al lupo per il suo futuro”. Il nuovo coach è il veronese Nicola Della Chiesa, 46 anni, ex San Bonifacio, Villafranca e Sustinente e da giocatore vicecampione d’Italia juniores con la Glaxo “Nicola – “prosegue Mirandola – “non vede l’ora di iniziare questa nuova avventura con noi La prima squadra ha dovuto subire un leggero ridimensionamento: quattro-cinque senior di esperienza e spazio ai tanti giovani veronesi. L’obiettivo rimane quello di mantenere la categoria, creando un progetto a medio/lungo, su più anni”. Faranno parte della Cestistica 2021/2022 figure storiche della pallacanestro veronese e non, che hanno calcato i parquet della serie A e che non hanno bisogno di presentazioni: Roby Dalla Vecchia, Giampaolo Zamberlan, Giorgio Boscagin e Cristiano Zanus Fortes. “Sì, stiamo crescendo a livello dirigenziale
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Dacio Bianchi - Roby Dalla Vecchia
– “conclude il dirigente della ‘Cesta’ – “ Zanus è entrato l’anno scorso e già si vede il suo contributo fondamentale e Bosca da quest’anno inizierà a dare il suo aiuto all’interno della società. A livello giovanile puntiamo sempre a far crescere i nostri ragazzi, per riportare un movimento cestistico a Verona che da qualche anno fatica a sfornare grandi giocatori. Proprio per questo abbiamo inserito allenatori del calibro di
Coach Della Chiesa
Giampaolo Zamberlan e Davide Maieron che affiancheranno i ‘vecchi’ Max Ziliani (che seguirà anche la prima squadra), Roby Dalla Vecchia, Francesco Fina e Lucia Poli”.
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Foto: Giulia Chinello
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JACOPO PELLEGRINI
iulia Chinello è nata a Piove di Sacco, in provincia di Padova, nel 1993. All’età di 8 anni inizia a praticare quello che sarà in futuro lo sport della sua vita. Grazie al padre ha conosciuto questo mondo. Grazie al Maestro Simone Palazzin si è perfezionata fino ad arrivare al professionismo nelle Mixed Martial Arts in italiano Arti Marziali Miste, meglio conosciute come MMA.
Giulia, a che età hai iniziato a fare MMA e come ti sei avvicinata a questa disciplina? «È stata una sorta di vocazione. Mio padre da giovane praticava arti marziali e ogni tanto le guardavamo in tv assieme, finché un giorno il Maestro Palazzin aprì
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la sua palestra a 2km da casa mia e quella fu una spinta ulteriore. All’età di 8 anni entrai per la prima volta nella sua palestra e da quel giorno non me ne sono più andata». La situazione che stiamo vivendo ha sicuramente e inevitabilmente influito anche sullo sport. Che differenze sostanziali noti nel mondo MMA ora e pre-Covid? «Purtroppo questa situazione ha gravato molto nel nostro mondo soprattutto in Italia dove noi atleti non abbiamo potuto allenarci per molti mesi. Ad oggi la situazione è leggermente migliorata ma siamo comunque molto indietro rispetto agli altri paesi europei, dal momento che è ancora quasi vietato organizzare eventi e competizioni». Come hai affrontato il periodo lockdown e
come lo ha superato? «È stato un periodo molto duro che ha messo alla prova noi atleti soprattutto a livello mentale; ammetto che non è stato per nulla facile ma, dopo il primo periodo di incertezze, ho iniziato ad organizzare le mie giornate con allenamenti a casa così da non perdere completamente almeno il livello di preparazione atletica. Una volta avuto il consenso di ripartire con gli allenamenti in presenza è stato decisamente meglio nonostante tutte le limitazioni del caso». Quali sono gli ultimi impegni che hai affrontato? «Dopo questo periodo nero che ha visto cancellarsi eventi su eventi ai quali dovevo partecipare, finalmente a fine maggio siamo riusciti a partecipare ad un evento in Germania, denominato NFC, dove
purtroppo l’impatto con la gabbia e l’emozione di ritornare a gareggiare hanno avuto il sopravvento. Successivamente ho avuto l’onore di partecipare ad una competizione in Repubblica Ceca, Oktagon MMA, uno dei più grandi eventi di MMA nel quale ho affrontato una delle migliori atlete al mondo di k1 e muai thai. Il verdetto non è stato dalla mia parte ma rifarei questa esperienza domani stesso. Ora tutti si è un po’ fermato e al momento non abbiamo nessun appuntamento in programma. Non ci resta che attendere fiduciosi notizie per la nuova stagione agonistici». Come vedi il futuro dell’MMA in Italia? «Vedo gli atleti di MMA in Italia in costante crescita a livello tecnico e negli ultimi anni stiamo emergendo e ci facciamo notare a livello internazionale;
speriamo in un 2022 migliore per le MMA nazionali.” La palestra dove ti alleni ti garantisce e ti ha garantito sempre la possibilità di allenarti al 100%... «La nostra è una piccola palestra in un piccolo paesino (Combat Academy di Brugine, in provincia di Padova n.d.r.) ma è perfetta per i miei allenamenti e per gli altri tesserati. Risultati alla mano, direi che non sono necessarie strutture extra-ordinarie per formare atleti forti e performanti. Quello che conta è chi ti insegna e ti sta al fianco quando ti alleni. E in questo senso il Maestro Palazzin è una garanzia; su di lui potrei scrivere una pagina intera. Lo conosco, mi allena e mi cresce da quando avevo 8 anni. Mi conosce come i miei genitori: basta uno
sguardo per capirci! È un pilastro, un riferimento essenziale della mia vita, dentro e fuori la palestra.” La palestra ha anche ispirato il tuo soprannome… «Si, è vero. L’aquila - The Eagle fu scelto come soprannome alla mia prima gara professionistica. Quando ci chiesero se avessi un soprannome, io e il mio Maestro ci guardammo e subito scegliemmo questo in quanto l’aquila è anche il simbolo della nostra palestra». L’Aquila è tornata a volare… «Si e, ve lo garantisco, non ha nessuna intenzione di atterrare…».
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Foto: Silvia Bragantini
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Parva Vis: brividi europei
L’
JACOPO PELLEGRINI
impegno di questi anni ha dato buon frutto. Un quinto posto ai loro primi campionati Europei è davvero un traguardo importantissimo. Il quartetto della Polisportiva Adige Buon Pastore di San Giovanni Lupatoto è stato protagonista al Campionato Europeo che si è svolto a Lleida in Spagna (nonostante lo ‘stress’ delle norme anti-Covid…), sotto la guida di Monica Coffele e seguito dal coreografo Alessandro Spigai. Negli anni il quartetto è cresciuto notevolmente e ha cambiato alcuni atleti che per diversi motivi hanno lasciato. Sono rimaste invece sempre presenti Silvia Bragantini, Eleonora Perrone e Greta Santellani che hanno fatto davvero la storia delle Parva Vis fin dall’inizio. Al Campionato Europeo si sono presentate quest’anno con Marco Pescatori dell’ASD Pattinaggio Bettini di Brescia, il quale ha dato un valore aggiunto alla formazione. Tra sacrifici immensi per conciliare la vita lavorativa e di studio con la vita sportiva dilettantistica il quartetto ha resistito a tutto ed è stato premiato con la selezione per gli Europei prima, e il bellissimo risultato di Lleida dopo. Silvia, com’è nata la tua passione per il pattinaggio artistico a rotelle e a che età ha iniziato a praticare questo sport? Era il 2007 quando ho iniziato, avevo 9 anni e venivo da qualche anno di ginnastica ritmica. Di fronte a dove abito si trovava una pista di pattinaggio e io mi incantavo a guardare le ragazzine della Polisportiva Adige Buon Pastore mentre si allenavano e passavo le giornate ad imitarle dal balcone di casa. Con l’incoraggiamento dei miei genitori ho deciso di fare delle prove e in poco tempo mi sono
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iscritta. Ricordo che era marzo e si era già a metà della stagione sportiva, infatti sono stata inserita in un gruppo che pattinava già da sei mesi. Spesso le bambine iniziano a pattinare fin da piccole, addirittura a partire dai 3-4 anni, mentre io avevo iniziato “tardi” rispetto alla media.” Fai parte del quartetto ‘Parva Vis’ dal 2009, anno di fondazione: com’è stato crescere artisticamente e sportivamente insieme alla propria società? “Si, il percorso ‘Parva Vis’ è stato meraviglioso in tutti i suoi anni. È stato divertimento, passione, evoluzione, costanza ma soprattutto crescita sportiva e personale. Se siamo arrivati dove siamo è stato sicuramente grazie alla Polisportiva Adige Buon Pastore che ha sempre creduto in noi, che ci ha dato la possibilità di essere seguite artisticamente e tecnicamente da grandi professionisti del settore e che ci ha sempre accompagnati in questi anni scegliendo il meglio per la nostra carriera.” Quest’anno siete riuscite a qualificarvi al Campionato Europeo dopo anni di sacrifici e duro lavoro. Che emozioni e sensazioni avete provato lo scorso luglio quando siete scese in pista? “È stata un’emozione unica, un sogno così sudato e desiderato che ci siamo resi conto che si era davvero avverato solo una volta atterrati in Spagna. Gli ultimi anni si erano susseguiti con una serie di inconvenienti e sfortune e quest’anno sentivamo che sarebbe stato il nostro anno. Venivamo da un 2018 in cui siamo rientrati nei migliori cinque quartetti d’Italia ma ad un soffio dal Campionato Europeo che coinvolge soltanto i primi quattro classificati. Nel 2019 nuovamente quinti classificati al Campionato Italiano, ancora una volta ad un passo dal sogno Europeo. Nel 2020, purtroppo, le com-
petizioni sportive sono rimaste ferme, anche se il Campionato Regionale di febbraio è stato comunque disputato, facendoci guadagnare un terzo posto meritato. Insomma, quest’anno avevamo molte aspettative, voglia di mettersi a confronto ma soprattutto in gioco e voglia di raggiungere quell’obiettivo della qualifica al campionato europeo che ci portavamo dentro da anni. Le emozioni vissute sono state di gioia e grande orgoglio, soprattutto nel sentire il tifo e il sostegno da parte degli altri italiani presenti con le bandiere tricolore strette tra le mani. È stato un momento magico. Ricordo ciò che ci ripetevamo prima di scendere in pista: “La gara è stata il Campionato Italiano, in cui abbiamo ottenuto la qualifica al Campionato Europeo, oggi veniamo solo a ritirare il nostro premio!”. Per noi la vittoria è stata in primis partecipare. In gara siamo
linea con il nostro stile e che facessero emergere il nostro migliore lato artistico. Per noi lui è stato una risorsa grandissima, ci ha enormemente arricchiti come pattinatori e non possiamo far altro che essergli grati.” Come vedi il futuro del pattinaggio artistico in Italia e a livello internazionale? “Ritengo che il pattinaggio artistico, soprattutto a rotelle, abbia ancora poca visibilità sia in Italia che a livello internazionale, ed è un peccato perché è uno sport meraviglioso, con tantissime specialità. Basti pensare che non è nemmeno considerato a livello olimpico. Spero che in un futuro possa espandersi in nuovi paesi e arrivare a far parte degli sport olimpici.”
riusciti a dare il meglio di noi ottenendo un prezioso quinto posto (siamo affezionati al quinto posto ormai) su undici partecipanti. È importante non mollare mai, anche quando si pensa di avere tutto contro, resistendo e insistendo i sogni possono diventare realtà.” Cosa ci può dire delle tue compagne (Greta Santellani, Eleonora Perrone e Marco Pescatori), della vostra allenatrice (Monica Coffele) e del vostro coreografo (Alessandro Spigai)? “Io, Greta ed Eleonora pattiniamo insieme fin da quando eravamo bambine. Con loro ho iniziato l’avventura della specialità quartetto e siamo le tre atlete che sono sempre rimaste negli anni. Marco è subentrato nel 2020 ed è stato per noi un’importante figura e valore aggiunto. Oltre ad aver contribuito per la sua bra-
vura tecnica ha portato anche un cambiamento ed evoluzione nel nostro quartetto in quanto non avevamo mai pattinato con un uomo all’interno della formazione. È stata una bella esperienza, stimolante e diversa. Monica, invece, è stata un’allenatrice molto determinata e sicura degli obiettivi che con noi voleva raggiungere, ha saputo prendere delle scelte che ci hanno sempre portato in alto e ha fatto in modo che lavorassimo con grandi coreografi di interesse mondiale come Alessandro Spigai. Ale ha saputo costruire su di noi coreografie bellissime, che fossero sempre in
Quali saranno gli obiettivi per il vostro futuro? “Purtroppo, la carriera Parva Vis finisce con il raggiungimento di questo obiettivo europeo. Sono stati dodici anni ricchi di emozioni grandissime, sacrifici ma soprattutto soddisfazioni, che si sono conclusi nel migliore dei modi. Sono grata a tutti i miei compagni e allenatori che in questi anni ci hanno portato dove siamo arrivati, ma ora le nostre strade prenderanno direzioni diverse, ognuno di noi con nuovi obiettivi. Per il momento mi sento arrivata e sento il bisogno di uno stop come atleta rimanendo, però, nell’ambiente nelle vesti di allenatrice e lasciando che questo sport meraviglioso continui ad emozionarmi.”
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Breaking News
AG EN DA
CUS Verona in campo con il Sitting Volley
Verona91 Calcio a 5 in festa per i 30 anni di attività
Calcio Amputati: Italia sesta agli Europei
All'interno della sezione pallavolo del CUS Verona nasce la squadra di sitting volley, progetto nato a metà fra sport e ricerca, grazie alla collaborazione fra CUS Verona e Università di Verona. Dallo scorso maggio, è stato infatti avviato un progetto di ricerca della tesista Chiara Brugnoli, supervisionato dalla dottoressa Valentina Cavedon del Dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento, con responsabile scientifico la dottoressa Chiara Milanese. Lo scopo è quello di raccogliere dati attraverso una serie di test funzionali (misurazioni antropometriche, testi di reattività e di composizione corporea) che studiano le caratteristiche di salute psico fisica dei ragazzi che praticano il sitting volley. Fino ad oggi sono stati testati circa cinquanta atleti di interesse nazionale, a cui si aggiungono le nazionali maschili di Italia e Croazia. A conclusione della raccolta dei dati, fra oggi e domani si svolge, al palazzetto Gavagnin, un torneo promozionale di sitting volley, che coinvolge le squadre di Modena, Ravenna, Cesena, Monte San Giusto e Fermo, e la nuovissima squadra del CUS Verona, che inaugura l'inizio della sua attività. La squadra è mista, aperta a tutti gli atleti e le atlete interessati, ed è nata grazie all'impegno e allo sforzo congiunto di tante realtà: oltre al CUS Verona e all'Università, la Fipav Verona e le stesse società partecipanti al torneo, che si sono rese disponibili, con la loro esperienza, per favorire la nascita di questa nuova realtà.
Grande festa domenica 19 settembre, all’agriturismo Ca’ Mattei di Pescantina, per festeggiare i 30 anni del Verona91, la squadra veronese di calcio a 5 dall’affiliazione più vecchia tra quelle ancora in attività. I gialloblù, fondati il 14 settembre 1991 da un gruppo di amici delle Golosine, ora militano nel campionato MSP ma fino al 2009 hanno giocato in FIGC, sempre come squadra amatoriale e autogestita, sfiorando più volte la promozione in serie B. La festa ha visto invitati tutti coloro che in tre decenni hanno giocato nel Verona91, un’ottantina di persone, circa metà delle quali ha risposto all’appello. Il gruppo è stato diviso in squadre per un torneo di calcio a 5, seguito dal pranzo. Tra gli ex giocatori presenti anche l’ex consigliere comunale Fabio Segattini e Alessandro Dusi, ex dirigente di molte squadre dilettantistiche e professionisti
Termina l’avventura della Nazionale Italiana Calcio Amputati agli Europei di Cracovia (Polonia). Nella classifica finale gli Azzurri occupano orgogliosamente il sesto posto sui 14 team presenti in Polonia, ed essendo tra le prime sei squadre in Europa, hanno già ottenuto il pass per i Mondiali in Turchia del prossimo anno. L’ultimo match a chiusura dell’Europeo è contro l’Inghilterra. Gli inglesi tirano dritto senza esitazioni e riescono ad imporsi sull’Italia con il risultato di 4-0. La partita non entra mai in discussione, con gli avversari che vanno subito in vantaggio per 1-0 su calcio di rigore. Da quel momento in poi fino alla conclusione, il campo parla inglese, con il dominio palla e di gioco. Francesco Messori, capitano della Nazionale, dichiara: “Sono davvero orgoglioso di noi, di questi ragazzi che hanno raggiunto quest’importante traguardo del sesto posto che ci permetterà di andare al Mondiale il prossimo anno. La partita di ieri è stata veramente quella decisiva e lì, è uscito davvero il gruppo e la squadra che siamo. Oggi abbiamo risentito un po’ della stanchezza e della tensione nervosa dei giorni passati. È stata una partita non facile, però abbiamo dato tutti il massimo e dobbiamo essere soddisfatti del nostro percorso” Il CT Renzo Vergnani fa un bilancio sull’esito della rassegna continentale per i colori azzurri: “Sono molto contento della prestazione dei miei ragazzi, abbiamo fatto un ottimo Europeo. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo ed è questo quello che conta”.
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Foto: Maurilio Boldrini, Pallamano Olimpica Dossobuono
Dosso, ready to go!
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ALBERTO BRAIONI
a Pallamano Olimpica Dossobuono si appresta a ripartire, con tante conferme ma anche alcune novità. Lo farà con le stesse categorie senior della scorsa stagione, la Serie A2 femminile e la Serie B maschile; per quest’ultima era stato richiesto il ripescaggio in Serie A2 maschile, respinto però dopo settimane di attesa. Il settore femminile parteciperà invece per la prima volta anche al campionato U20, che si svilupperà in concentramenti previsti a partire dal 2022. Leggermente mutata la composizione del raggruppamento a cui prenderà parte la Venplast Dossobuono in Serie A2F guidata da Elena Barani, sempre inserita nel girone A insieme alle lombarde Cassano Magnago, Leno, Leonessa
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Brescia e Ferrarin, oltre alle formazioni sarde Lions Sassari, Selargius e Città del Redentore. Le ultime due squadre sono le novità assolute, che vedranno la Venplast viaggiare nella prossima stagione anche verso Cagliari e Nuoro, oltre alla trasferta nella vicina Leno. Campionato di Serie A2F con inizio previsto per fine ottobre e calendario che verrà svelato nelle prossime settimane. Campionato U20F invece che inizierà nel 2022, con una serie di concentramenti che decreteranno le formazioni che accederanno al Final Round di giugno; primo step per la Venplast Dossobuono, in sede unica da definire, contro Mezzocorona, Cassano Magnago e Mattroina, formazione siciliana di Enna. Venplast Dossobuono che inizierà la preparazione nel mese di settembre e lo farà con 4 volti nuovi; profili giovanissimi, di prospettiva ed in grado
di abbassare l’età media della squadra in vista del futuro. Ragazze che hanno compiuto anche scelte importanti per approdare a Dossobuono, vedi Federica Ingrassia e Giulia Coppola, neppure maggiorenni e proiettate in un amen dalla Puglia a Verona. Un vero cambiamento di vita, un’uscita dalla propria comfort zone per queste ragazze, che già con questi presupposti hanno dimostrato carattere e personalità. A loro si aggiungerà il portiere Maddalena Cabrini, dalla più vicina Mestrino in provincia di Padova, e giovane talento stabilmente nel giro delle Nazionali giovanili da più di qualche anno. Versante maschile. Dopo il mancato accoglimento della domanda di ripescaggio in Serie A2 maschile, la Venplast Dossobuono si ripresenterà ai nastri di partenza del campionato di Serie B maschile, guidata da Carlo
Nordera e Arturo Bosco. Per la formulazione e la delineazione dei calendari sarà necessario attendere almeno almeno la fine di settembre, data di chiusura delle iscrizioni. Serie B maschile che nel nuovo campionato proverà a ripercorrere le orme della stagione conclusa qualche mese fa con la cocente sconfitta nel penultimo atto stagionale prima della promozione in Serie A2. Arde ancora infatti nei ragazzi giallo-rossi la rabbia per la semifinale persa in pieno giugno contro Trieste, in una gara condizionata fortemente da un regolamento che permise ai giuliani di poter sfruttare a pieni polmoni tutte le energie ed il talento dei propri giocatori militanti per un’intera stagione in Serie A1. Ironia della sorte, quel regolamento mutò poche settimane dopo; in ogni caso non è cambiata però la volontà dei ragazzi giallo-rossi di provare a riprendersi sul campo quanto inseguito ormai da due stagioni, per una Venplast Dossobuono che venderà cara la pelle nel prossimo campionato.
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Foto: Fraglia Malcesine
I NTERVISTA nardi o L ia t t a M
La Fraglia L
JACOPO PELLEGRINI
a Fraglia Vela Malcesine è una favola, anzi una realtà, nata ben più di 70 anni fa. La suggestiva e riconoscibilissima struttura che funge da sede risale invece a 15 anni fa (inaugurazione nel 2006), ad opera dell’attuale Presidente Giovanni Gianni Testa e di Marco Carletto. Una foto della struttura è in Regione Veneto a Venezia come esempio di intervento sportivo di pregio: la Fraglia è infatti a bassissimo impatto visivo per non deturpare il paesaggio. Il centro velico sorge su quella che prima era una ex-discarica. I lavori sono
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iniziati da zero attraverso l’ambizione di due ‘sognatori’ e con l’appoggio dell’Amministrazione Comunale di Malcesine, che ha visto nel progetto anche un’opportunità di riqualificare una zona in parte abbandonata. Il business plan studiato e preparato con cura prevedeva la vendita di una quarantina di posti barca con contratto decennale e pagamento anticipato, così da poter avere già un fondo di base con cui iniziare per poi fare un mutuo bancario per ciò che rimaneva. Ora il centro è uno dei più all’avanguardia e caratteristici d’Italia. La struttura è fornita di uffici e aule, un ristorante, una palestra pubblica, parcheggi auto, garage sotterranei, posti
barca, ormeggi e moli. Con Mattia Lonardi, nel Team da 11 anni, abbiamo parlato della Fraglia tra storia, attualità, dati e ricordi. Mattia, che ruolo ricopre all’interno della Fraglia? Chi sono tutte le altre persone che fanno parte del vostro Team? «Io sono il coordinatore generale di tutte le attività: mi occupo di verificare che tutte le attività si incastrino tra di loro e siano realizzabili e funzionino. Poi ogni ambito ha il suo referente operativo. Alice Zorzi è la responsabile delle regate e si occupa dell’organizzazione di tutta quella parte: tra le tante cose contatta i giudici, verifica con la Federazione le date, fa le richieste e i permessi per
dei desideri la capitaneria dei porti, prenota gli alberghi per i giudici e prepara i bandi di regata. Ylena Carcasole si occupa di supervisionare e gestire tutti gli istruttori delle varie squadre agonistiche e della scuola di vela. Gerard Vos si occupa della gestione del porto: lui è il nostromo principale del porto, colui che ha il rapporto con i clienti per ormeggiare la barca e si occupa dei campi di regata. Con lui c’è Antonio Chang che è il suo secondo. Siamo in tanti, ogni squadra ha due allenatori. Ylena e Nicole Galazzini allenano gli Optimist. Per il Windsurf abbiamo Giorgia Brizio e Federico Benamati. Per la squadra Laser abbiamo invece Valerio Brighenti e Gabriele Ghirotti. Noi lavoriamo sempre con
un rapporto di un istruttore ogni 4/5 bambini. Questo ci aiuta a dividere i bambini in più gruppi a seconda dei livelli ed essere sempre in sicurezza». Parlando di bambini, che numeri fate con la scuola vela? «Numericamente parlando i bambini che a Malcesine fanno vela sono molti. Qui le due realtà maggiori sono la vela e il calcio, poi la pallavolo. Noi facciamo una grande attività giovanile d’estate per la scuola di vela e negli anni abbiamo anche organizzato i camp estivi per il comune. Negli anni abbiamo cercato di implementarci: abbiamo aperto un percorso per la Vela Youth, quindi un programma pomeridiano legato alla
fascia dai 12 ai 15 anni». I vostri istruttori di che qualifica sono in possesso? «I nostri ragazzi sono tutti istruttori federali, o comunque entrati nella filiera federale. Tutto il percorso di scuola di vela e Windsurf viene gestito e curato da ragazzi formati all’interno delle nostre squadre agonistiche». Gli ultimi due anni come sono stati per voi? «Il 2019 è stato un anno molto impegnativo perché abbiamo finito di costruire il secondo molo interno del porto e abbiamo cambiato tutto il parcheggio. Quindi ci sono state
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tante attività collaterali alla struttura, e tante regate organizzate anche a livello di importanza e di impegno. Il 2020 è stato un anno di transizione dove comunque siamo stati invasi dall’attività quando è ripartita. Quest’anno non abbiamo mai avuto un blocco dello staff: abbiamo avuto sempre lo staff a regime completo, dal primo giorno di contratto che dovevano avere. Stiamo lavorando tantissimo perché siamo pieni di allenamenti, anche di stranieri. Da febbraio/marzo nonostante le chiusure (la vela è uno sport non di contatto e all’aria aperta che permette di vivere in sicurezza ai ragazzi una quasi normalità) abbiamo avuto sempre tantissimi atleti che son venuti ad allenarsi». C’è qualche ‘big’ che frequenta la Fraglia Vela Malcesine? «Tra i vari Campioni che frequentano la Fraglia ci sono Robert Scheidt, Fredrik Loof, Russel Coutts, Peter Burling, Torben Grael, Paul Goodison, Santiago Lange, Ben Ainslie e Matteo Celon. Personaggi di spessore ed esperienza internazionale che, con la loro presenza, danno ulteriore lustro alla nostra struttura e creano curiosità ed interesse. Per i più giovani sono inoltre esempi da seguire per essere anche loro un giorno, magari, dei top velisti».
I numeri della Fraglia Vela Malcesine 1947 Fondazione della FVM 3 Ottobre 2020 Elezioni del Consiglio Direttivo 1993 “Gianni” Testa nuovo Presidente della FVM della FVM: rinnovo cariche societarie quadriennio 2003 Inizio lavori della nuova sede di Navene 2021-2024. Giovanni Testa riconfermato Presidente 2006 Il 29 Luglio viene inaugurata la nuova sede della FVM. 2009 Base allenamenti per la squadra nazionale paralimpica 2012 Inizio corsi di Windsurf e nascita squadra agonistica Windsurf Inizio allenamenti della squadra 420 in Fraglia 74 giorni di regate ed eventi durante l’anno 19 regate zonali, nazionali ed internazionali +13’000 presenze totali 4 squadre agonistiche: Optimist, Laser, 49er e Windsurf +50 atleti di Malcesine +10’000 tra atleti, allenatori e familiari età minima 24 anni età massima 230 giorni di allenamento e regate all’anno delle squadre agonistiche FVM
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Foto: Nordic Walking Legnago
I NTERVISTA Maso o c s e c n a r F
A Legnago si cammina… a suon di bastoncini!
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SANDRO COLANGELI
stato inaugurato domenica 5 settembre a Legnago il Nordic Walking Park a cura dell’ASD Nordic Walking Legnago e con il patrocinio e contributo dell’Amministrazione Comunale. Conosciamo un po’ meglio di cosa si tratta e i protagonisti di questo evento. Ne parliamo con Francesco Maso, Maestro della Scuola Italiana Nordic Walking (SINW) e Tecnico 1° livello FIDAL. Francesco, come nasce intanto l’idea di un’associazione a Legnago? Nasce da un’intuizione… era il 2017 quando iniziai a frequentare il primo corso base di Nordic Walking a Rovigo, successivamente mi venne proposto di diventare Istruttore della SINW dopo
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ovviamente un percorso di formazione tecnica. Successivamente ottenni il diploma di Istruttore (adesso si chiama Tecnico sportivo di 1° livello) e mi rimanevano due strade: proseguire a Legnago in modo autonomo oppure costituire un’ASD con l’obiettivo di divulgare questa disciplina sportiva e di trasmettere alle altre persone la tecnica corretta e la stessa passione e le stesse emozioni che provavo io nel praticarla. E così, detto – fatto, ho intrapreso questa strada a giugno 2018 e da allora l’associazione è in continua crescita. L’obiettivo era ed è tuttora quello di diffondere il Nordic Walking secondo le direttive della Scuola Italiana Nordic Walking valorizzando quanto offre di verde e di bello il nostro Comune di Legnago. La risposta dei legnaghesi è stata subito pronta? I legnaghesi e non solo hanno risposto
subito in modo interessato e curioso… camminare coi bastoncini affascina e attira chiunque ma solo dopo aver provato ad usarli le persone si rendono conto che è uno sport e che necessita dell’apprendimento di una tecnica corretta per sfruttare al massimo tutti i benefici che offre. Come dico sempre io ai miei corsisti, il Nordic Walking non è portare a spasso due bastoncini, ma è uno sport che va poi tagliato su misura del corsista ma con una tecnica ben precisa. E così iniziarono i primi corsi e la costituzione di un gruppo che è cresciuto sempre di più e che ad oggi conta circa una settantina di persone. Come mai ha quindi pensato ad un Nordic Walking Park? Ho pensato fin dall’inizio che potesse essere una grande opportunità per tutti i praticanti di questo sport del territorio e
non solo e se c’è un progetto da realizzare va pensato e concretizzato nel migliore dei modi. A noi le cose piacciono fatte bene e di qualità. Cos’è quindi un NWP? E come è stato strutturato e sviluppato? È un insieme di percorsi di varie difficoltà, preferibilmente ad anello, dove è possibile praticare il gesto tecnico del Nordic Walking in modo continuativo. I percorsi al momento presenti sono 3: bassa difficoltà, media difficoltà e alta difficoltà. Tutti i percorsi sono stati certificati dalla Scuola Italiana Nordic Walking (SINW)
e saranno riconosciuti a livello internazionale. Al momento tutti partono dal Parco Comunale di Legnago per poi proseguire sull’Argine del fiume Adige che permette la possibilità rimanere in mezzo al verde e vedere Legnago sotto un’altra prospettiva. È stato impegnativo arrivare alla conclusione di questo progetto? Si, non vi è ombra di dubbio. Tutto è partito nel 2019 e poi la situazione sanitaria che abbiamo e che stiamo affrontando ha sicuramente rallentato la realizzazione… ma ormai ci siamo e non vediamo l’ora di
“tagliare il nastro” assieme a tutti i nostri associati che ci hanno supportato e a tutti gli appassionati di Nordic. Per noi il NWP non è un progetto concluso, ma è un nuovo punto di partenza…stiamo già pensando all’integrazione di nuovi percorsi magari anche a livello intercomunale. Per chi volesse conoscervi, dove vi trova? Ci potete seguire on line, sulla nostra pagina Facebook ASD Nordic Walking Legnago e sul nostro sito internet: www.nordicwalkinglegnago.it
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Foto: Marcello Rigamonti
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Diario di una
PARALIMPIADE
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ALBERTO CRISTANI
state da ricordare per lo sport italiano che, grazie alle performance dei suoi atleti, ha colorato di azzurro l’olimpo dello sport. Senza dubbio le emozioni più forti sono arrivate dalle paralimpiadi di Tokyo dove i nostri campioni hanno dimostrato, ancora una volta, di essere donne e uomini speciali. I XVI Giochi Estivi Paralimpici di Tokyo 2020 hanno portato in Italia 69 medaglie, secondo miglior successo dell’Italia nel medagliere assoluto, a -11 dal record
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di 61 anni fa, di Roma 1960. Una media di più di sei medaglie al giorno in 12 giorni di gara: solo nell’ultima giornata, quella di chiusura del 5 settembre, non c’è stato il tricolore sul podio. Ben 39 i podi dell’Italia del nuoto con la quinta posizione nel medagliere della disciplina con 11 ori, 16 argenti e 12 bronzi. Il nuoto veneto ha fatto la parte del leone, con 21 medaglie così distribuite: 7 per Stefano Raimondi, 5 per Antonio Fantin (con record del mondo nei 100 sl S6), 4 per Xenia Palazzo, 3 per Luigi Beggiato, 2 per Francesco Bettella. Uno degli artefici di questi successi è stato senza dubbio Marcello Rigamonti,
tecnico di grande esperienza in ambito federale e paralimpico (responsabile del Verona Swimming team), che con i ‘suoi’ atleti Stefano Raimondi, Xenia Francesca Palazzo e Misha Palazzo, ha ‘portato a casa’ ottime prestazioni e 11 medaglie. Marcello ha inviato alla redazione di SportdiPiù Magazine, durante la sua permanenza a Tokyo, molti scatti che ritraevano lui e gli atleti nel villaggio paralimpico. Abbiamo perciò deciso di condividere con voi questo album esclusivo, per celebrare i nostri atleti e per ricordare un evento che resterà negli annali dello sport italiano.
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Breaking News
AG EN DA Con VivaVerona card tutti in campo con Verona Volley
L’inizio del primo campionato di SuperLega 2021/2022 è sempre più vicino. Il Verona Volley non vede l’ora di scendere in campo e, per cominciare questa nuova avventura, ha bisogno di tutto il calore e di tutta la passione del pubblico. Per questo la società presieduta da Stefano Fanini ha definito un accordo con TicketOne grazie al quale le persone che negli ultimi anni hanno assistito alle partite di volley all’Agsm Forum, riceveranno via mail l’invito a sottoscrivere gratuitamente la VivaVerona Card. La VivaVerona
Card è il nuovo e indispensabile strumento su cui caricare i titoli di ingresso (abbonamenti e biglietti) all’Agsm Forum, e avrà valore per tre anni, rispondendo alle normative che richiedono un tracciamento dei flussi di pubblico. Ma c’è molto più di questo: sarà uno strumento che aprirà un mondo di vantaggi sempre in evoluzione, grazie a una rete che valorizza le aziende del territorio. Fino al 30 ottobre la sottoscrizione della VivaVerona Card sarà completamente gratuita. In seguito, il valore di acquisto sarà di 25 euro. Per la dirigenza del Verona Volley sarà uno strumento per poter riconoscere ed entrare in contatto con chi segue con
passione il volley da anni. Eventuali titoli in possesso dei tifosi, risalenti agli scorsi anni (BluVolley o NBV), non possono più avere validità, dal momento che Verona Volley si configura come un’entità completamente nuova. Per quanto riguarda la possibilità di accedere all’Agsm Forum e vivere da protagonista, sugli spalti, un nuovo entusiasmante campionato di SuperLega, entro il 30 settembre, il Comitato tecnico Scientifico esprimerà parere sulle misure di distanziamento, capienza e protezione nei luoghi nei quali si svolgono attività culturali, sportive, sociali e ricreative. Al momento (20 settembre 2021 n.d.r.), la capienza disponibile per l’Agsm Forum è del 35.
A Venezia successo per lo Sport City Day 2021
Giusy Versace madrina solidale della 35^ Venicemarathon Anche quest’anno il sorriso e l’allegria di Giusy Versace tornano poi ad illuminare la Laguna. In occasione della 35^ Venicemarathon - che prenderà il via domenica 24 ottobre - l’atleta paralimpica, scrittrice e oggi parlamentare, oltre a rivestire il ruolo di madrina della manifestazione, si unisce per il quarto anno al progetto di raccolta fondi Venicemarathon Charity Program, con la Disabili No Limits. La Onlus da lei fondata 10 anni fa è nata con l’intento di promuovere la pratica sportiva tra persone con disabilità, attraverso la fornitura di protesi e ausili sportivi, ad oggi non previsti dal Sistema Sanitario Nazionale. Oltre all’associazione della Versace, sono ben 15 i progetti e le ONP che compongono quest’anno il Charity Program e che, in pochi giorni dall’apertura del programma, hanno già raccolto complessivamente oltre 10 mila euro. Per info e iscrizioni www.venicemarathon.it
Una giornata dedicata interamente allo sport sostenibile, da praticare all’aria aperta, in aree urbane e spazi verdi accessibili a tutti. È stato questo il senso di Sport City Day, la manifestazione organizzata dalla Fondazione SportCity, con la collaborazione della società sportiva Cus Venezia, che si è svolta questa mattina all’interno della pineta di Sant’Elena, a Venezia, e contemporaneamente in altre 18 città italiane tra le quali Roma, Milano, Torino, Firenze, Bari e Palermo. L’evento ha rappresentato anche l’appuntamento finale della rassegna “Salta, cori, zoga”, che nel corso dei mesi estivi ha portato numerose discipline sportive all’interno di parchi e piastre polivalenti della città. Dodici le società sportive che hanno
partecipato a Sport City Day, dando la possibilità alle oltre trecento persone presenti di cimentarsi in una lunga serie di sport, sia sulla terraferma che in acqua. Tra questi basket, pattinaggio a rotelle, nordic walking, karate, vela e voga. La Fondazione Sport City – indipendente, apartitica e no profit – nasce da un’idea coltivata già da qualche anno che vede lo sport al centro di una rivoluzione socioculturale del nostro paese, con la convinzione che lo sport sia un elemento essenziale per la società e che le città siano il luogo perfetto dove la comunità svolge varie attività fisiche in maniera sicura, libera e accessibile. La Fondazione Sport City, presieduta da Fabio Pagliara, vuole creare un forte network di professionisti e imprese, alleate per integrare lo sport nel contesto urbano. La progettualità concreta per lo sviluppo e la gestione dei luoghi dello sport sarà affiancata dall’implementazione di modelli di studio e ricerca di soluzioni per il benessere dei cittadini e di politiche sociali attraverso lo sport. La Fondazione offre inoltra una serie di servizi per enti e pubbliche amministrazioni per iniziare il processo di “sportivizzazione” delle città italiane: analisi di scenario, project planning, progetti di rigenerazione urbana e studio dell’impiantistica sportiva. A questo aggiungiamo delle attività di formazione dedicate a università, operatori e società sportive Un’attività capillare sul territorio italiano che dopo il successo dello Sport City Day 2021 è destinata ad aumentare, con presenza anche nei paesi di provincia e non solo nei capoluoghi.
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Foto: Comune di Legnago
EVENTO
Coni Verona in festa al Legnago Sport Festival 2021
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ALBERTO CRISTANI
omenica 12 settembre uno splendido sole di fine estate ha illuminato il Parco Comunale di Legnago e gli ospiti presenti in occasione di ‘Coni Verona in Festa – Una parata di stelle dello sport veronese’, manifestazione organizzata dal Coni Provinciale nella figura del Delegato Stefano Gnesato e dedicata ad atleti, dirigenti, tecnici e società sportive che si sono contraddistinti nella
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promozione dell’attività sportiva e sociale sul territorio scaligero. L’evento, presentato dal direttore di SportdiPiù Magazine Alberto Cristani ha visto partecipare, oltre ai premiati, anche un buon numero di sportivi e di cittadini legnaghesi. Hanno presenziato alle premiazioni la Vicepresidente della Regione Veneto Elisa De Berti, il Vicepresidente Regionale Coni Veneto Clara Campese e l’Assessore allo Sport di Legnago Luca Falamischia. “È stata davvero una mattinata speciale”
commenta Stefano Gnesato – “che ci ha permesso di ritrovarci nuovamente insieme per festeggiare lo sport veronese. MI ha fatto piacere vedere così tanta gente, segno che lo sport sta lentamente tornando a riappropriarsi degli spazi e dei luoghi delle nostre città. Ringrazio l’amministrazione comunale di Legnago per l’accoglienza e la disponibilità e mi congratulo per l’ottima riuscita del Legnago Sport Festival. Il Coni Verona è pronto ad affrontare l’autunno e l’inverno 2021 con grande entusiasmo, organizzando
altri eventi che ci piacerà condividere, ancora, con chiunque vorrà promuovere e sostenere”. Questo l’elenco dei premiati: Roberto Danieli, fiduciario Coni nei quadrienni olimpici 2013-2019 (foto 1) Giovanni Battocchio, 20 anni Fiduciario Coni Verona (foto 2) Guglielmo Todeschini, Una vita per lo sport (foto 3) Olindo Filippi, premio per la Promozione Sportiva (foto 4) Premio Coni Verona alla Società Sportive che hanno aderito ai progetti innovativi del Coni Nazionale riguardanti i centri Coni ed Educamp: Aiki Team Isola Rizza (foto 5) Asd Pindemonte Verona (foto 6) Polisportiva Adige Buon Pastore San Giovanni Lupatoto (foto 7) Polisportiva Gemina Zimella (foto 8). Marcello Rigamonti, per l’attenzione alla crescita umana e sportiva degli atleti paralimpici (foto 9) Stefano Burato, per l’attenzione alla crescita umana e sportiva degli atleti (foto 10).
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Foto: Francesca Tibaldi
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L’Empowerment e lo sport: vincere sempre
Francesca Tibaldi
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FRANCESCA TIBALDI
molti sarà capitato durante questo periodo di epidemia da covid 19, post covid 19, olimpiadi e paralimpiadi di sentire almeno una volta la parola Empowerment. La traduzione
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della parola inglese nella nostra lingua risulta ardua impresa. Nel suo significato più letterale dal vocabolario Treccani, l’Empowerment è “accrescimento di potere, miglioramento”. L’Empowerment risulta essere quindi un elemento in divenire, un passaggio da un prima a un dopo di uno stato migliorato di
sé, sia un metodo che un risultato. In un’accezione individuale è la possibilità delle persone di sentirsi responsabili e protagoniste della propria vita; in un’accezione di gruppo è la possibilità di costruirsi più efficaci nel funzionamento e nelle sfide. Il cambiamento in positivo, il miglioramento di un individuo (self-empowerment) o di un gruppo si sviluppa attraverso un graduale processo di trasformazione tra un prima, in cui determinate competenze erano in abbozzo, ad un dopo in cui l’acquisizione completa delle competenze comprende anche il senso generale di autoefficacia, autodeterminazione e autostima. Il suo contrario è un soggetto disempowered, colui al quale va dato il potere di scoprirsi, o riscoprirsi come avviene spesso nei casi di disabilità, in grado di evolversi sfruttando il miglioramento di tutte le competenze psicologiche, fisiche e sociali che è in grado di acquisire. «L’Empowerment è un costrutto multilivello che spinge a pensare in termini di promozione della salute, di auto-aiuto e di definizioni multiple di competenza». (Francescato, 2002). In ambito di Psicologia di Comunità esiste almeno una di definizioni di cui principalmente il denominatore comune è la capacità di raggiungere la consapevolezza di poter accrescere le proprie capacità, ciò
influisce sulla percezione del benessere e di autoefficacia, sulla possibilità di avere controllo della propria vita e delle proprie emozioni. Facendo un passo indietro e cercando di dare una collocazione strutturale all’Empowerment così come descritto pocanzi, non ci può certamente sfuggire il contesto ampio del benessere. L’interesse per il benessere e lo studio dei fattori che influenzano la qualità della vita delle persone non è esclusivo ambito della psicologia, negli ultimi decenni ha coinvolto le scienze sociali, mediche, economiche e persino ambientali. La molla comune è stata l’ambizione di definire, ognuno con i propri strumenti e metodi, le condizioni che consentono il raggiungimento del benessere. Inizialmente si è ritenuto che il benessere coincidesse con il possesso di condizioni di vita sufficientemente agiate e che quindi fosse direttamente correlabile e misurabile con indicatori oggettivi quali lo status sociale, la salute fisica, il reddito, il lavoro. Tuttavia, sebbene determinanti, questi indicatori non riescono comunque a spiegare in modo esauriente il benessere e la soddisfazione personale. Entra in gioco un’interpretazione personale della qualità della vita e ogni individuo elabora,
sulla base delle proprie caratteristiche personali, ciò che nella vita gli si propone. Le strategie di empowerment in ambito sportivo sono volte a creare terreno fertile per migliorare le caratteristiche fondamentali a livello individuale che si riferiscano al senso di realizzazione, alla formazione e al mantenimento della identità, al conseguimento e miglioramento dell’autoefficacia. L’empowerment influisce sull’identità di gruppo, l’efficacia collettiva e il clima motivazionale. Tra i molteplici ambiti di applicazione troviamo lo sport. Lo sport stesso può essere una strategia di empowerment: chiunque attraverso l’attività sportiva può aumentare la competenza percepita come attore sociale, sentirsi agevolato nel raggiungimento degli obiettivi e sentirsi maggiormente integrato nella società. In molti paesi è stato riconosciuto che lo sport può essere una forza per amplificare la voce delle donne e abbattere le barriere di genere e la discriminazione. Le donne nello sport sfidano l’errata percezione di essere deboli o incapaci, dimostrando non solo la forza fisica, ma anche la leadership e il pensiero strategico facendo un passo avanti verso l’uguaglianza di genere.
Vi sono buone prove del fatto che la partecipazione allo sport può aiutare ad abbattere gli stereotipi di genere, migliorare l’autostima delle ragazze e delle donne e contribuire allo sviluppo delle capacità di leadership. Le donne sono molto più visibili negli sport oggi rispetto a qualsiasi momento precedente della storia. Le Paralimpiadi stesse sono un esempio efficace e lampante di quanto il processo di Empowerment nello sport abbatta le barriere, i pregiudizi e gli stereotipi legati a luoghi comuni e concetti erronei di disabilità in qualunque sua manifestazione. Lo sport e l’Empowerment costruiscono il connubio perfetto per la crescita di nuove generazioni più coscienti della propria forza intrinseca sia come individui che come parte di un gruppo e del proprio potere nell’esprimere la determinazione di un’identità acquisita attraverso livelli di autostima e consapevolezza delle competenze fisiche e psicologiche. “Usare” l’Empowerment nello lo sport è un metodo per raggiungere i maggiori livelli di performance durevoli nel tempo e diventare la migliore persona che si possa essere.
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Foto: Martino Barzon
I NTERVISTA arzon B o in t r a M
Slalom d’oro V ANDREA LUZI
erona ancora protagonista nel panorama sportivo mondiale. Nato nella città scaligera e cresciuto nella palestra del fiume Adige tra le fila del Canoa Club Verona, il 17enne Martino Barzon ha conquistato il 9 luglio scorso la medaglia d’oro ai mondiali slalom Juniores C1 disputati in Slovenia. “È una sensazione strana ma sicuramente
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positiva” – spiega Martino – “fisicamente sto molto bene ma credo che il risultato sia dovuto alla mentalità con cui ho affrontato la finale, la stessa della semifinale e delle qualifiche. Ho pensato solo a divertirmi!”. Dichiarazioni che richiamano alla memoria quelle di Federica Pellegrini al termine dell’ultima gara nei 200 metri stile libero alle Olimpiadi di Tokyo, speranza di buon auspicio per futuri successi di Martino. Nella splendida cornice del Bottagisio
Sport Center - sede del Canoa Club Verona - siamo riusciti a fare due parole con questo giovane atleta prima dell’ennesima partenza in giro per l’Italia. Martino, un grande traguardo quello conseguito in Slovenia, sicuramente frutto di tanti sacrifici e rinunce. Vista la tua giovane età, non ti pesa questo stile di vita? «Ad essere sincero per ora no anche se già dall’anno scorso mi alleno tutti i giorni con tanti sacrifici e fine settimana goliardici praticamente inesistenti. Ma
a pieno le potenzialità di una struttura come il Bottagisio Sport Center e avvicinare sempre più persone a questo sport che con il fiume Adige diventa ancora più affasciante. Contesto spettacolare per allenarsi quello del Bottagisio Sport Center, decisamente moderno e diverso dalla storica sede. Com’è allenarsi qui? «A dire la verità mi alleno sia qui che ad Ivrea. Poi chiaramente essendo sempre in giro utilizzo diverse location per gli allenamenti. Comunque è proprio vero. È un fiore all’occhiello e credimi che il campo slalom richiama l’attenzione dei curiosi, dei runner e passanti che transitano nell’altra sponda del fiume».
semplice soprattutto considerando che anche per eventi di questo tipo la Federazione si fa carico solo della trasferta. Senza parlare poi di quanto possa costare una canoa anche se di seconda mano. Mi ritengo fortunato e per questo non smetterò mai di ringraziare la mia famiglia». Secondo te con questo risultato cambierà qualcosa? «Difficile da dire, ma non credo. La speranza però c’è sempre».
d’ora in poi sarà questo lo standard, diviso tra scuola e canoa…ma la cosa non mi pesa assolutamente». Sei giovane ma con già dei grandi risultati. In altri sport forse avresti già avuto un buon ritorno economico. Ti ha già contatto qualcuno o mancano ancora i giusti riflettori su questa disciplina? «Purtroppo nella canoa è ancora tutto sulle tue spalle. Ho la fortuna di avere l’appoggio dei miei genitori, con mio padre sempre presente e pronto ad accompagnarmi. Economicamente non è
Probabilmente già lo sai, ma la notizia ha fatto il giro sui social. Riferendosi al tuo risultato, Zaia - a chiusura gara - ha pubblicato un post con la parola ‘orgoglio veneto’ «Non sono sui social ma ad essere onesto me l’hanno fatto leggere (ride n.d.r.). Non mi interessa la notorietà ma mi ha fatto davvero piacere. Se non altro anche la canoa per un po’ è stata sotto i riflettori!». Immersi in questa splendida location, l’occhio non poteva non cadere sul moderno campo slalom del Club. Ed è proprio qui che salta la scaletta domande. L’intervista prende una piega diversa con l’obiettivo di capire insieme a Martino cosa si possa fare per sfruttare
Nonostante il Trentino e la stessa Verona offrano molte possibilità per questo sport, come mai secondo te è ancora cosi marginale? Cosa si potrebbe fare per avvicinare più persone alla pagaia? «Difficile rispondere. Certo dipende molto anche da come vengono gestite le cose. Non è uno sport che porta un indotto come il calcio ma secondo me se ci fosse più comunicazione e un marketing ben studiato ci sarebbero sicuramente più tecnici a seguire i ragazzi e più persone che si avvicinano, anche solo per provare, a questa attività. Se non sei sostenuto e parti con poco o nulla, crescere è difficile. È un insieme di cose». Ma tu come ti sei avvicinato alla canoa? «È una passione che mi ha trasmesso mio padre. Ho provato anche altri sport ma alla fine il cuore è rimasto nella canoa». Tornassi indietro faresti la stessa scelta? «Sicuramente, per quanto mi piacciano anche altri sport tecnici come il tennis o lo sci: in ogni caso sempre e solo sport per divertimento!». Di Martino - oltre chiaramente alle doti sportive - colpiscono la semplicità e la visione nel ‘fare sport’ raggiungendo comunque importanti risultati. Quello che rammarica è però vedere come ancora oggi il business che ruota attorno ad attività sportive come questa sia ancora lontano da altre discipline sportive. Certo è che senza un’adeguata comunicazione, i giusti investimenti ed iniziative dedicate difficilmente riuscirà a decollare. C’è un potenziale inespresso – soprattutto per una città come Verona che potrebbe prendere esempio dalle vicine realtà trentine dove sport e turismo sportivo fanno ancora da padroni.
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Consigli in... Corso Daniele Corso
TOP Global Family Banker
Blockchain e Bitcoin, questi sconosciuti: cosa sono e come funzionano POSSIBILI APPLICAZIONI DELLA BLOCKCHAIN
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DANIELE CORSO
a Blockchain, letteralmente “catena di blocchi”, è un registro elettronico, sequenziale e distribuito sulla rete internet. In questo registro, come in un libro contabile, sono registrate, una di seguito all’altra, tutte le informazioni scritte sulla blockchain sin dalla sua origine e sono collegate l’una all’altra come gli anelli di una catena. E’ un paradigma tecnologico che permette di sviluppare applicazioni “Cryptocurrency-like” delle quali il Bitcoin rappresenta una delle prime applicazioni concrete. Il nome deriva dalla sua natura distribuita: ogni nodo del network svolge un ruolo nella verifica delle informazioni, inviandole al successivo e fissando le informazioni e transazioni su cui tutti i nodi concordano in una catena composta da blocchi, blockchain appunto, condivisa ed immutabile. Il modello si basa sulla combinazione tra firma digitale e marca temporale (timestamp): la prima garantisce che mittente e destinatario di un qualsiasi tipo di mes-
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saggio (ad esempio una transazione monetaria) siano identificati in modo certo, il secondo permette che un insieme di messaggi, validato con la marca temporale da parte di un nodo scelto casualmente da un robusto modello matematico, venga comunicato e scritto nel registro di tutti gli altri nodi della rete e reso irreversibile. Si tratta di un vero e proprio un registro pubblico e condiviso, un libro contabile che si aggiorna automaticamente ed identicamente su ciascuno dei nodi che partecipano alla rete. Tutte le operazioni effettuate sono confermate dai singoli nodi attraverso software di crittografia che verificano un pacchetto di dati siglati con chiave privata, utilizzato per firmare le transazioni e per poterle controllare in qualsiasi momento. Tutto il sistema garantisce l’identità digitale di chi ha autorizzato gli scambi e la caratteristica principale del processo è che il funzionamento non è garantito da un ente centrale, bensì ogni singola transazione viene validata ed approvata dall’interazione di tutti i nodi. Le transazioni che avvengono all’interno della rete vengono così registrate e validate eliminando in definitiva la necessità di terze parti “fidate”.
La tecnologia blockchain funziona dal 2009 ed è stata ampiamente testata dai Bitcoin. Blockchain è tuttavia un protocollo trasversale: non tocca solo un settore, ma molti ambiti anche molto diversi tra loro. · Settore finanziario. L’ambito finanziario è in generale quello più attivo sul tema blockchain. Le banche e la finanza si basano sullo scambio di valori o titoli attraverso sistemi complessi di regolamentazione per garantire l’autenticità delle transazioni: la tecnologia blockchain offre quindi grandi benefici in termini di semplificazione, sicurezza, abbattimento dei costi, eliminazione di terze parti. · Identità digitale. Una sperimentazione interessante è quella di Bitnation, che mira a riconoscere l’identità e i diritti dei rifugiati a livello transnazionale, fornendo loro atti di proprietà basati sulla tecnologia blockchain. · Transazioni di valori mobiliari e immobiliari attraverso un registro distribuito; · Leasing e compravendita di automobili; · Networking e IoT. IBM e Samsung stanno lavorando su un concetto di rete decentrata, noto come ADEPT, che utilizza una tecnologia simile alle blockchain per gestire la comunicazione tra dispositivi anche senza un sistema di controllo centrale; · Assicurazioni. Attraverso la tecnologia blockchain è possibile sottoscrivere micro-assicurazioni personalizzate su prodotti ad alto valore scambiati tra individui eliminando l’intervento di un’autorità garante nel contratto di assicurazione;
· Sanità. Le blockchain applicate al settore della sanità permettono a ospedali e ad altre strutture sanitarie di condividere l’accesso ai loro network senza compromettere la sicurezza e l’integrità dei dati; · Beneficenza e ONG. L’utilizzo della blockchain permette di monitorare con precisione la tracciabilità dei fondi provenienti dalle donazioni di privati o aziende in modo da ottenere una gestione più efficiente e trasparente del denaro; · Supply Chain Management. Uno degli aspetti più interessanti della tecnologia blockchain è che consente un controllo più sicuro e trasparente delle operazioni nella catena produttivo-logistica. Le catene di approvvigionamento e fornitura sono fondamentalmente una serie
di nodi transazionali che permettono di trasferire e spostare i prodotti dalla fabbrica al punto vendita. Grazie alla blockchain, infatti, le transazioni che intercorrono tra i diversi operatori di una filiera (dalla produzione alla vendita) possono essere documentate in un registro decentralizzato riducendo così i costi di trascrizione, i ritardi e i possibili errori umani; · Legittimazione del voto elettorale. La blockchain può garantire il monitoraggio e il conteggio dei voti, eliminando il rischio di qualsiasi tentativo di frode elettorale, perdita di dati e voti; · Scuola e mondo accademico. L’utilizzo di registri distribuiti permette di assicurare una maggior trasparenza nella gestione dei certificati accademici e nella trascrizione di crediti legittima-
mente guadagnati dagli studenti; · Analisi finanziarie, scommesse sportive e attività di previsione; · Enti governativi e pubblica amministrazione. La Pubblica Amministrazione e in generale la gestione del sistema del welfare sono settori nei quali le blockchain possono contribuire a semplificare le procedure di erogazione degli aiuti e garantire una miglior governance pubblica delle iniziative; · Archiviazione di dati nel cloud. Le soluzioni di cloud storage basate sui distributed ledger abilitano l’archiviazione decentrata e permettono di ridurre l’esposizione del sistema ad attacchi che possono causare danni sistemici, la perdita o la diffusione dei dati immagazzinati.
(chiave pubblica e privata) dove la chiave privata identifica il numero di bitcoin che possediamo. Quindi deve essere tenuta al sicuroa e bisogna adottare le opportune precauzioni (es. backup) affinché non venga smarrita perché senza di questa il nostro denaro è perso per sempre.
Il Bitcoin è una moneta virtuale creata nel 2009 creata da uno o più hacker con lo pseudonimo Satoshi Nakamoto. Diversamente dalle altre valute il Bitcoin non ha dietro una Banca centrale che distribuisce nuova moneta ma si basa fondamentalmente su due principi: un network di nodi, cioè di pc, che la gestiscono in modalità distribuita, peerto-peer; e l›uso di una forte crittografia per validare e rendere sicure le transazioni. Il valore del Bitcoin è passato da 0 (nel 2009) fino a 48000 dollari valore di fine agosto (il picco di 63000 dollari è stato toccato ad aprile di quest’anno). Per poter acquistare Bitcoin è necessario aprire un portafoglio/conto virtuale dopodiché occorre collegarsi ai numerosi siti che offrono la valuta virtuale in cambio di denaro (pagamento attraverso bonifico, carte ricaricabili). I Bitcoin possono essere scambiati o spesi (sono accettati da numerose attività commerciali sia virtuali che fisiche).
PRO E CONTRO I principali vantaggi possono essere ricondotti ad un utilizzo semplice, veloce e con dei costi di transazione bassi. I Bitcoin si possono trasferire da persona a persona attraverso la rete internet, senza passare da una banca o da una camera di compensazione. Per contro i principali svantaggi sono il possibile crollo della valutazione, la scarsa affidabilità di alcuni operatori e la possibilità del furto o dello smarrimento. Essendo un denaro virtuale il Bitcoin può essere rubato (per esempio da un attacco hacker) o perso (malfunzionamento dell’hard disk del pc). Nella vita reale utilizziamo dei portafogli per mantenere del denaro e cerchiamo di tenerlo al più sicuro possibile. Lo stesso vale in Bitcoin. Esiste un portafoglio, chiamato Wallet, che contiene una coppia di chiavi
COSA NE PENSANO I GOVERNI E LE ISTITUZIONI? C’è chi dice no come il governo cinese che ha proibito alle banche di usare Bitcoin per i loro scambi, per prevenire i rischi di riciclaggio di denaro e difendere la stabilità finanziaria. Nessuna restrizione invece per gli scambi tra privati. La Cina è il primo mercato del Bitcoin con il 35% di tutti i traffici mondiali. Dallo scorso ottobre il motore di ricerca baidu. com ha deciso di accettare la moneta virtuale come metodo di pagamento per vari servizi di sicurezza online. L’Unione Europea invece approva con riserva. La Direttiva Ue 2018/843 del Parlamento Europeo ha riconosciuto ufficialmente le Criptovalute, stabilendo però che tutti i provider di servizi di portafoglio digitale dovranno applicare controlli sistematici sulla propria clientela per porre fine al regime di anonimato associato alle valute virtuali. Infine, il presidente della Federal Reserve Americana (Fed), Jerome Powell, pur parlando di opportunità a lungo termine con riferimento a Bitcoin, in particolare per quanto riguarda l’innovazione di un sistema di pagamento più veloce, più efficiente e più sicuro, mette in guardia gli investitori dai possibili rischi derivanti dalla mancanza di un valore intrinseco delle criptovalute.
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Randagio
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ulvio nasce nel febbraio del 1969, lui e il gemello Silvio sono due dei sei figli di una famiglia molto umile che vive in una contrada sperduta sulle montagne veronesi (Lessinia). I primi anni sono segnati da uno stretto rapporto con la natura e da una vita in comune caratterizzata da giochi semplici e molte restrizioni. È con la morte del gemello Silvio, a 15 anni, che Fulvio capisce di volersi dedicare allo sport professionistico, di voler diventare un campione: la sua è una predestinazione e un risarcimento, è lui il sopravvissuto tra loro due, lui che sa di non essere stato il migliore dei due, ed è lui che deve prendere dalla vita quanto più possibile. Da quel momento in poi la sua sarà un’esistenza di grande sacrificio, i mezzi di famiglia sono quelli che sono, lavora la mattina in un macello e svolge allenamenti massacranti il pomeriggio tra le valli che conosce meglio. La sua è una scalata, passo dopo passo, grazie a un talento piegato dalla disciplina e dalla fatica, Fulvio raggiunge i suoi traguardi, il campionato juniores, la chiamata nelle Fiamme Gialle, i campionati italiani, i mondiali e la consacrazione alle Olimpiadi. Ma cosa rimane di uno sportivo quando
Perdi solo quando ti arrendi.
di Fulvio Valbusa, Serena Marchi
smette di essere tale? Diversamente da molti suoi colleghi, dopo il ritiro Fulvio chiude con il mondo dello sport, pur rimanendo uno sportivo, e si dà un nuovo obiettivo nella sua seconda vita: individuare e seguire il ripopolamento della Val Lessinia da parte dei lupi, dopo 150 anni, infatti, una coppia di grandi carnivori prende residenza sui monti veronesi. Fulvio se ne innamora immediatamente, riconosce in quell’animale – da tutti temuto e odiato ma allo stesso tempo invidiato e ammirato – se stesso. Diventa il referente forestale e fa dei lupi la sua nuova ragione di vita. Slavc e Giulietta (la cui storia incredibile è stata riportata dall’Ansa, La Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, Focus, The Guardian, New Scientist) diventano la sua nuova famiglia. Fulvio inizia ad andare a dormire nei boschi, studia e passa giornate intere in appostamento. Installa fototrappole in cui immortala la vita segreta della coppia. Piano piano Fulvio impara anche a ululare e, quando Slavc, il maschio alfa, risponde a un suo richiamo, si sente definitivamente uno di loro. La storia di un grande atleta e di un uomo sempre alla ricerca
di nuove sfide, prima di tutto con se stesso. Fulvio Valbusa è stato uno sciatore italiano di fondo dal 1989 al 2008. Campione olimpico, ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Torino nel 2006, la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Nagano nel 1996. Il suo palmares continua con una medaglia d’argento e quattro medaglie di bronzo in diversi Campionati del mondo, 36 medaglie ai Campionati italiani (venti medaglie d’oro, sette d’argento e nove di bronzo). Oggi è carabiniere forestale e telecronista per l’emittente televisiva EurosportGruppo Discovery Channel. Serena Marchi è una giornalista, ghost writer e autrice veronese. Esordisce nel 2015 con il libro Madri, comunque dove racconta 30 storie vere di 30 modi di essere o non essere madri. Nel 2007 pubblica Mio tuo suo loro e nel 2019 Pink Tank, tutti editi da Fandango Libri. DETTAGLI Editore: Fandango Libri Collana: Fandanglo Libri Pagine: 224 Prezzo: 16,50 Euro
I signori del doping. Il sistema sportivo corrotto contro Alex Schwazer di Sandro Donati
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uonasera professore, oggi con i giornalisti si è parlato di un mio ritorno alle gare. Vorrei fare una cosa mai vista prima a livello di antidoping. E la prima persona che mi viene in mente è lei». A scrivere questo messaggio, nel novembre 2014, è Alex Schwazer, già Oro olimpico nella 50km di marcia a Pechino 2008 e poi squalificato per doping poco prima di Londra 2012. Il destinatario è Alessandro Donati, uno dei migliori allenatori di atletica al mondo ma, ancor di più, simbolo internazionale (scomodo) della battaglia contro l'uso del doping. Lo stesso Donati che, nel 2012, aveva fatto partire la segnalazione in seguito alla quale Schwazer era stato squalificato. Inizia così quella che dovrebbe essere una storia positiva: un atleta che "si redime" e torna a praticare sport pulito,
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e un allenatore integerrimo. Ma non siamo in un mondo ideale. Al contrario, profondamente corrotto, dominato da istituzioni - federazioni sportive e organizzazioni nominalmente preposte all'antidoping - marce in tutti i loro gangli. Sono coloro che Donati definisce "i Signori del doping" perché, operando in condizioni di strapotere e immunità, da anni hanno instaurato un sistema di ricatti e corruttela, anziché svolgere il ruolo a cui sarebbero preposti: garantire lo sport pulito. Così, fin dal principio, il percorso di Schwazer e Donati si trasforma nell'incubo e nella persecuzione che vengono ricostruiti con ricchissima documentazione in questo libro che ha un ritmo serrato da spy-story. È la realtà che supera la fantasia: un vile e sporco agguato che fa saltare ad Alex l'Olimpiade di Rio 2016,
e poi falsificazione di provette, menzogne su menzogne e un intrigo internazionale che porta fino in Russia per un "giro d'affari" stellare. E, alla fine, l'innocenza di Alex viene riconosciuta dalla giustizia ordinaria - la Procura di Bolzano - ma non dalla "giustizia sportiva"! Ma qual è il senso di tutto ciò? Perché distruggere uno degli atleti più promettenti che l'Italia abbia avuto. DETTAGLI Genere: Altri sport Prezzo: € 18,00 Editore: Rizzoli Collana: Varia Data uscita: 20/07/2021 Pagine: 420 Formato: brossura Lingua: Italiano
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