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Uscita Verona Sud Il presidente greco-elvetico con l'accento di Jesolo

L'OPINIONE Uscita Verona Sud

di Daniela Scalia instagram dani_seamer Il presidente TWITTER @DanielaScalia greco-elvetico con l'accento di Jesolo

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Marco Papanastasiu è il presidente del Vikings Hockey Team, un club amatoriale ticinese che è riduttivo definire squadra, visto che spesso mette sul ghiaccio 5-6 squadre intere con riserve e portieri nei campionati ticinesi oltre ad avere altre sezioni sportive dedicate a unihockey, hockey in line e snowboard (fai un giro sul sito www.vikingshockey.ch). Enormi, li ho conosciuti (e mi hanno anche fatta allenare con loro!) perché anni fa Luca Tramontin, come al solito, si era messo in testa di migliorare il suo hockey, fare un salto sul pattinaggio, in pratica di giocare con due club, i soliti grandi storici GGDT (ormai il bambino compie 15 anni di hockey) e, appunto, i Vikings. Ha telefonato al presidente, pronto a spiegare che non si sarebbe offeso di fronte a un no. Euforico, mi ha detto che il Pres. gli aveva dato appuntamento sul ghiaccio, ma anche che gli parlava in dialetto ‘tipo San Donà di Piave’ (classica geografia basata sullo sport). Multiplo bingo quindi: accoglienza, hockey, Veneto. Per i mesi precedenti Sport Crime quindi il pattinaggio deficitario di Luca è stato testato e migliorato con 3 o più allenamenti alla settimana, e con partite a fianco e contro giocatori forti, ma davvero. Le riprese hanno bloccato tutto, ma sai che investimento nella sua testa e nei suoi pattini. Regalargli una Ferrari non vale altrettanto. Restava da scavare sull’accento del basso Piave, pronti e attenti che la storia è curiosa e racconta secondo me cosa sia il Ticino al di là degli stereotipi (spesso vicini al razzista) che sento quasi tutti i giorni. Dimitri e Fotika, i nonni greci di Marco, nato e cresciuto in Ticino, per le vacanze estive facevano sempre la strada tra la Svizzera e la terra d’origine. Un viaggio avventuroso all’epoca, senza aria condizionata, con le taniche di benzina sul tetto dell’auto, valigione e generi di prima necessità, compreso il denaro per “comprarsi” il passaggio nelle zone balcaniche a rischio predoni. Un giorno, sulla via del ritorno, l’auto li lascia a piedi vicino al Cavallino, ma la sfortuna diventa il seme di un’amicizia che radica in sentimenti e accenti che più veneti non si può. Vengono aiutati dai fratelli Ballarin, Artiano, Olindo e Giacinto, la macchia viene aggiustata, ma per fortuna non subito e facilmente. Giacinto ha una pensione per turisti, Dimitri e Fotika possono fermarsi lì, e di soldi neanche a sentirne parlare. Da quel momento Jesolo diventa la meta di tutte le vacanze di famiglia, loro (fino al 2003), dei loro figli e dei loro nipoti. Una tradizione geografica e affettiva. I Ballarin diventano per Marco una specie di nonnizii adottivi, e qui la giovane speranza del nuoto svizzero (ancora l’Hockey non esisteva nella sua testa) si lega alle persone e al territorio. Quando (pensa che storia) entra nel giro della nazionale elvetica va anche ad allenarsi con la squadra di nuoto di Jesolo: ad anni di distanza ne parla esattamente come Luca parla dei Vikings, trattato benissimo anche se temporaneo e “in prest”. Diventato hockeista amatoriale, ottimo portiere, fondatore di club e presidente, si presenta con un cognome ellenico, un passaporto confederato e una sfilza di termini realmente veneti, e a Jesolo ci porta ogni estate anche la moglie Cristina, altra super sportiva, e i suoi 3 gemelli, perché nel frattempo negli anni ‘90 i suoi genitori hanno acquistato un appartamento. In genere quando mi fanno battute stupide in falso veneto mi irrito, perché viene fuori quella specie di falso spagnolo-veneziano imbarazzante che fa perdere punti, ma quando sento un vero greco-svizzero che parla “da Jesolo” mi diverto perché è reale, guadagnato sul campo. E per tutto quello che c’è dietro.

Marco Papanastasiu

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