SportdiPiù magazine Veneto 64_2020

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ANNO 12 - N. 64 - GIUGNO / AGOSTO 2020 - Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008 iBarcoder Trial iBarcoder Trial

Ghedo style

Dopo aver gareggiato su piste innevate e autodromi, Kristian Ghedina oggi si dedica quasi esclusivamente alla sua scuola di sci, sempre con suo inconfondibile style. In attesa di Mondiali e Olimpiadi

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magazine

I KRISTIAN GHEDINA

I STEFANO MAZZI

I SPECIALE HELLAS

I www.sportdipiu.net

# 64

E 5,00

magazine


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L'editoriale

di Alberto Cristani Facebook-Square @albertobrunocristanivr instagram alberto.cristani70

Nonostante tutto siamo (ancora) LIVE Tra i vari aforismi che si sono scritti/pubblicati/pronunciati in questi ultimi mesi, ce n’è uno che tutti dovremmo ripetere almeno una volta al giorno: “Non temete i momenti più difficili. Il meglio viene da lì”. La frase del premio Nobel Rita Levi-Montalcini, non lo nascondo, mi ha accompagnato durante questo periodo di post lockdown, dove di fatto la redazione di SportdiPiù magazine ha dovuto giocoforza reinventarsi, cercando nuove risorse e nuovi obiettivi. Abbiamo fin da subito evitato di affidarci all’hastag #andràtuttobene, rivisitazione in chiave moderna dell’esclamazione augurale usata dai nostri nonni ‘Che Dio ce la mandi buona’. Sperare che tutto si sistemi grazie ad un ‘aiuto dall’alto’ è una scelta rischiosa. Attenzione: quando parlo di ‘aiuto dall’alto’ non mi riferisco al Padreterno (al quale ognuno è libero di credere, rivolgere preghiere, suppliche e richieste) ma alle istituzioni che, ad oggi, sono ancora in stato confusionale e in colpevole ritardo. Come da nostra abitudine abbiamo fatto un bel respiro, ci siamo rimboccati le maniche e siamo andati avanti, senza attendere aiuti da nessuno. La rivista, che fino ad inizio di febbraio stava attraversando un periodo di grandi soddisfazioni e interessanti prospettive, ha subito un brusco stop, dettato dal comprensibile dietrofront di alcuni sponsor. Ciononostante abbiamo deciso di produrre e stampare ugualmente altri due numeri, pagati grazie all’investimento degli sponsor rimasti e, soprattutto, grazie al sacrificio di tutti i collaboratori (giornalisti, grafici, stampatori, distributori) che, insieme al sottoscritto, non vogliono un futuro senza giornale. Inoltre, basandoci sulle nostre competenze e conoscenze, abbiamo deciso di creare un canale digitale e di provare a trasmettere alcune live giornaliere coinvolgendo personaggi del mondo dello sport locale, regionale e nazionale. Abbiamo chiamato questa rubrica SDP Live. Il risultato? Un successo che è andato oltre le nostre aspettative come testimoniano i numeri: - 62 dirette trasmesse dal 7 aprile a 3 luglio - 4000 minuti di diretta - 69661 minuti di visualizzazioni - 58923 visualizzazioni totali - 3415 interazioni (ovvero il numero di persone che hanno commentato i video)

- 24 minuti il tempo medio di visualizzazione di ogni video - 140 ospiti Un altro dato importante sul quale riflettere, anche se non importante come quelli sopra elencati, è la portata organica dei nostri video che rappresenta il numero di persone (*) raggiunte dai singoli post che ha raggiunto la cifra di quasi 200000 (duecentomila) unità. Il 3 di luglio abbiamo staccato la spina per ‘ricaricare le batterie’ e per riordinare le idee. Non vi nascondo che l’obiettivo per la stagione sportiva 2020/2021 è di ritornare a trasmettere nuove live perché ci divertiamo e ci piace e, soprattutto, perché… ce lo chiedono! Le società sportive hanno capito (non avevamo dubbi) il senso della nostra iniziativa volta a promuovere e rilanciare lo sport, ancora sofferente (e in alcuni casi ancora in cerca di risposte) a causa del Covid-19. E la rivista? Beh, ve l’ho scritto qualche riga sopra: noi vogliamo andare avanti. Perchè la carta deve vivere, soprattutto se racconta gli sportivi. Perché al centro di tutto, al di là di risultati, classifiche e successi, ci sono uomini e donne, con i loro talenti e con le loro debolezze. Storie uniche e mai banali che meritano, anzi esigono, di essere raccontate. (*) Per ‘raggiunte’ significa che hanno ‘semplicemente’ visto nello stream della home di Facebook il vostro post senza necessariamente aver interagito con esso

I NUMERI DI SDP Live

62 4000 69661 58923 3415 140

dirette minuti minuti di visualizzazioni visualizzazioni totali interazioni ospiti

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6 numeri

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Sommario

# 64 - GIUGNO/AGOSTO 2020

COVER STO RY

16 Kristian Ghedina

3

Editoriale

8 9 10 11

24

54

Bar Toletti light

26

Sport Life

58

Intervista

Uscita Verona Sud

28

Sport Life

62

SDP Live

Genitorinrete

30

Sport Life

64

Sport life

Nonostante tutto siamo LIVE

La partita del secolo

Power-Lesine e Sporturismo

Fase 2 e paura di uscire di casa

SDP Live

Quale futuro per lo sport italiano? Insieme per ripartire

32

12

Stare Bene

33

14

Intervista

35

16

Cover Story

22 23

Intervista

Intervista

La prova costume dopo il lockdown

Stefano Gnesato (CONI Verona)

Kristian Ghedina (ex campione sci)

Sport Life

Educazione fisica e didattica a distanza, quale futuro?

Evento

Multisport, una raccolta di proposte motorie

44 49 50

Massimiliano Antoniazzi (vela)

Mestre, ci passo...

Tutti in sella con lo spinning

Consigli per il tifo: Primorje Pallanuoto

Stare Bene

La salute e gli adolescenti al tempo del lockdown

SDP Live

Nulla come prima: consigli pratici per dirigenti sportivi e amministratori pubblici

Daniele Franceschini (allenatore Nazionale italiana calcio Under 20) Luca Nizzetto (giocatore Virtus Entella)

C'era una volta la grande scaligera

Stoppati sul piĂš bello

35 Miguel Veloso

Speciale Hellas Verona Intervista

Stefano Mazzi (imprenditore, ex presidente Hellas Verona)

SDP Live

35 anni di scudetto gialloblu

Intervista

Juan Ignacio Gomez Taleb (ex giocatore Hellas Verona)

SPECIALE

Hellas Verona


66

Sportiva-Mente

78

68

Stare Bene

81

70 73 74

Sport e COVID-19: diamo voce ai giovani

Sole si o sole no?

Intervista

Carlotta Zofkova (Nazionale italiana nuoto)

SDP Live

Dynos e Team Verona, tutto pronto per ritornare sul diamante

#ROADTO2026 Andrea Zorzi

82 84

Tdi SPORmagazinePIÙ

Sport Life

College University tennis

SDP Live

Sport USA, modello a cui ispirarsi per far crescere lo sport italiano?

Anno 12 - Numero 64

Stare Bene

GIUGNO / AGOSTO 2020

Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008

Il valore dello sport nelle malattie metaboliche ereditarie

Direttore Responsabile Alberto Cristani

Evento

Giro del Lago di Resia 2020

Vice Direttore Daniela Scalia

86

Breaking news

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SDP Live

Caporedattore Andrea Etrari

89

Intervista

Direttore della fotografia Maurilio Boldrini

91

SPECIALE ESTATE 2020

Niente panico, si continua a correre

Davide Girlanda (ciclismo)

In Redazione Alberto Braioni, Andrea Etrari, Bruno Mostaffi, Daniela Scalia, Giorgio Vincenzi, Marina Soave, Matteo Lerco, Matteo Zanon, Paola Gilberti, Jacopo Pellegrini

PASSO RESIA

Foto SportdiPiù magazine Veneto Maurilio Boldrini, Mirko Barbieri, Paolo Schiesaro, Simone Pizzini

Speciale Resia Estate 2020

SPORTdiPIÙ magazine

Contatti redazione@sportdipiu.com a.cristani@sportdipiu.com www.sportdipiu.com Progetto grafico e impaginazione Francesca Finotti Stampa e distribuzione Mediaprint Srl Sede operativa di San Giovanni L. Via Brenta, 7 - 37057 Verona Cell. 345.5665706 Pubblicità marketing@sportdipiu.com Cell. 348.4425256 Abbonamenti abbonamenti@sportdipiu.com Cell. 345.5665706 Hanno collaborato Alberto Braioni, Andrea Etrari, Arianna Del Sordo, Bruno Mostaffi, Daniela Scalia, Federica Delli Noci, Gian Paolo Zaffani, Giorgio Vincenzi, Jacopo Pellegrini, Marino Bartoletti, Matteo Lerco, Matteo Viscione, Matteo Zanon, Paola Gilberti, Tommaso Franzoso, Ufficio stampa Hellas Verona Foto Archivio SportdiPiù magazine Veneto, BPE agenzia fotografica, Fotolia, crediti singoli articoli, Kristian Ghedina – Giacomo Pompain Miguel Veloso – Maurilio Boldrini

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STO RI ES

Bar Toletti light

di Marino Bartoletti instagram marinobartoletti Facebook-Square Marino Bartoletti

La partita del secolo

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uando Gianni Brera sentiva usare l’espressione “Partita del secolo” a proposito di ItaliaGermania del 1970, prima guardava torvo l’incauto interlocutore, poi lo apostrofava con una frase che più o meno era sempre la stessa: “Prova a parlare di Jahrhundertspiel (“Partita del secolo” appunto) con un tudesc, pirlùn. Vedrai cosa ti risponde!”. Gianni, si sa, era sempre piuttosto estremizzante nei suoi giudizi. Diciamo che al netto del “tudesc” e del “pirlùn” lui sosteneva che quella fosse stata una partita bruttissima, diventata leggendaria per una somma di errori tattici e individuali che generarono (quasi) altrettanti gol e una somma di emozioni indimenticabili. Resta il fatto che a torto o - secondo me - a ragione, se ne parla da cinquant’anni esatti. E chi l’ha vista ne ricorda ancora le sensazioni indelebili: mentre chi non l’ha vista, se non nei filmati, probabilmente ha capito (ma non del tutto) che notte trascorremmo quella notte. Perché Italia-Germania, è giusto rammentarlo, finì alle due abbondantemente passate. Ed è raccapricciante ricordare che, in caso di pareggio sul 3 a 3, si sarebbe tirata la

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monetina. Altro che algoritmi! Fu la partita che ci spalancò le porte della gloria. Ma fu anche la partita che ce le richiuse immediatamente, perché la squadra arrivò stravolta dalla fatica alla finale col Brasile (che vi approdò certamente più fresco) e non potè che resistere un tempo solo davanti al samba indemoniato delle furie oro di Pelè e compagni. A quel match sono stati dati tanti significati. Il più importante, secondo me, al di là del valore sportivo, è che segnò agli occhi del mondo il culmine di un riscatto umano, sociale e persino politico di un Paese che era stato in ginocchio fino a qualche lustro prima e che anche nelle gioie e nella coesione dello sport aveva ritrovato la sua strada. Da Coppi e Bartali, via via fino agli eroi contadini delle prime due Olimpiadi del dopoguerra, poi la bellissima sbornia dei Giochi di Roma, per finire col primo e unico titolo europeo nel calcio nel 1968: quel calcio che a livello di Nazionale ci aveva visto iniziare da campioni del Mondo in carica gli anni 50 e che, per vent’anni, ci aveva riservato solo bastonate. Quei ragazzi che ci fecero sognare in Messico erano tutti "figli della guerra”: dai più vecchi

(Puia e Burgnich del ’38 e del ’39) ai più giovani (Niccolai, Gori, Prati e Furino, tutti del ’46)). Si chiamavo Tarcisio, Comunardo, Angelo, Ugo, Giuseppe, Dino, Giacinto. Venivano da famiglie modestissime: quelle che si erano rimboccate le maniche per dar loro da mangiare e per farli crescere in un Paese migliore. E loro avevano ringraziato così: regalandoci un sorriso e sputando l’anima finchè avevano potuto. Erano anni in cui la maglia azzurra era più importante di tutte le altre maglie messe assieme. Anche se quei ragazzi non cantavano l’inno: anche se non si prendevano per mano. Perché era stato loro insegnato - a torto o a ragione - che l’inno andava ascoltato a testa alta e sull’attenti La partita andò come andò: in un crescendo di emozioni - e qui ha ragione Brera - a cui contribuirono prodezze e svarioni, terzini fuori posto che andarono a far gol e svolazzi difensivi. Eppure alle due di notte di quel mercoledì, ormai giovedì, di un’estate già calda, l’Italia si ritrovò tutta "desta" come da spartito. Il gol decisivo di Rivera (subentrato a Mazzola nella celebre "staffetta") suscitò, dalle finestre spalancate, il primo boato in mondovisione della nostra storia. Si riempirono spontaneamente le piazze: molti tirarono l’alba e andarono direttamente a lavorare. Il resto lo fece la china del tempo: e così quella palla di neve azzurra diventò prima una slavina, poi una valanga e poi un mito. Forse sovradimensionato (in fondo era solo una “semifinale” di un Mondiale, anche se non ci arrivavamo dal 1938), forse preterintenzionale, probabilmente atteso e "necessario". Di certo, indimenticabile Io ero davanti alla tv con mio padre. Ricordo che ci abbracciammo: cosa non usuale per una generazione non esattamente cresciuta a smancerie. Sognavo di fare il giornalista (e qualcosa già facevo a livello locale). Mai avrei potuto immaginare, a vent’anni o giù di lì, che quello sarebbe stato l’ultimo Mondiale che avrei visto in televisione. A tutti gli altri avrei assistito dal vivo. Sì, forse fu davvero la mia partita del secolo.


L'O PI N I O N E

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Uscita Verona Sud

Power-Lesine e Sporturismo

l Polesine è destinato al successo, cosa vuol dire, che non ne ha? Che risulta il fratello povero di altre zone venete? Sì, ho voglia di essere chiara e diretta, purtroppo e ingiustamente è così. Quando abbiamo deciso di filmare un episodio sul Delta del Po ci sono state molte facce strane, qualcuno si è fidato di parlare chiaro (bello o brutto che sia il messaggio io preferisco così) altri hanno fatto facce interrogative: “Perché lì?”. Poi viste le immagini del pre-montato tutto un coro di “Wow, non credevo! Ci vado anch’io, consigliami un posto!”. Te lo consiglio tutto che facciamo prima. Andiamo per piccoli passi, prima i motivi di segno Meno. Meno 1: nel Veneto abbiamo troppe cose per “occuparci” di aree che altrove sarebbero reclamizzate e sfruttate nel senso buono. Meno 2: in effetti è un po’ fuori mano e non ci si passa per andare da altre parti. Meno 3: ha un’immagine triste, paludosa e “alluvionale” che rovina un po’ tutto. Meno 4: la promozione è stata e in parte è ancora scarsa rispetto all’offerta. Adesso i motivi per cui avrà molto successo (segno Più), partendo dal mio preferito e passando a quello che mi fa un po’ arrabbiare ma... ben venga anche quello. Più 1: avrà un episodio intero in una serie internazionale, ma non di sangue e omicidi e ogni tanto un cartello stradale, parlo di minuti e minuti di paesaggio, descrizioni, specchi di acqua dai riflessi violarosso e una umanità locale che da sola vale il viaggio. Tutto serve ad arrivare alla soluzione del caso, non c’è da una parte l’investigazione e dall’altra “la cartolina”, ma quando mai.

Più 2: le restrizioni di soldi e di spostamento “costringeranno” noi veneti viziati (e tra questi mi metto anch’io) a guardare con più attenzione ai luoghi di sport, di natura e di assoluta unicità. Ci conto, peccato debba arrivare una catastrofe per accorgersi che abbiamo un nostro delta del Missisipi a un paio dall’uscita di Verona Sud. Cosa si fa, cosa si trova? È tutto in rete, ma ho l’impressione che non si digiti troppo. Sostanzialmente è il paradiso terrestre dello sportivo. Percorsi ciclabili, canoa, kayak, natura imponente e rilassante al tempo stesso, ittiturismo, osservazioni di animali, gite in barca e passeggiate a cavallo, prezzi bassissimi rispetto al resto della regione, impianti sportivi (per le squadre in ritiro meglio di una base a Porto Barricata non saprei proprio). E se inizio col cibo non finisco più. I due punti forti però fatico a metterli su carta. 1. I paesaggi, le foto che ti porti dietro senza scattare niente, ad esempio, ma è solo uno, la spiaggia delle conchiglie: abbiamo delle scene in questo fondo argentato, con la luce che spara addosso alla telecamera. E la sacca di Scardovari quando sfuma dal rosa all’indaco. 2. Le persone che incontri. È paradossale, ma le terre che hanno offerto le vite più dure e hanno costretto a emigrare più persone scatenano gli attaccamenti più forti. Forse da

di Daniela Scalia instagram dani_seamer TWITTER @DanielaScalia

veronese dovrei imparare dalle province più “dure” del Veneto, Rovigo e Belluno. Proloco, pescatori, politici, barcaioli, sembrano delle guide turistiche. Il nostro “Logistic Manager” (che se lo chiamiamo così si arrabbia) Claudio Pavanati riuscirebbe ad appassionare un marziano a questa terra poverissima di monumenti e con poca architettura (ma mica ci si va per quello). Fa una parte attoriale, che è venuta benissimo: il polesano appassionato alla sua terra e con un senso di amicizia enorme. Episodio - Il giorno prima della serie di riprese è sceso il finimondo dal cielo, distruzioni, danni, baracche di pesca e “semina” di cozze spazzate via. Hanno voluto girare comunque, ci hanno portati in barca, sull’acqua tinta cappuccino a fare tutto quello che volevamo. Le immagini di catastrofe dell’episodio “Porto Tolle” non sono fatte in post-produzione, vengono dal #maimolar delle persone. Autocritica - Torno indietro di qualche riga per specificare che non scrivo dall’alto ma... dal Sud. Anch’io quando passavo da quelle parti per pallavolo mai ho pensato di andare apposta a Scardovari e Porto Tolle. Prima di Sport Crime non sapevo, e non mi rendevo conto, adesso dico alla me-stessa di prima, “Ma svegliarsi?”. Il Polesine

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FO CUS GENITORINRETE

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dr. Michele Dal Bo Psicologo Psicoterapeuta

Fase 2 e paura di uscire di casa: le strategie per muovere i primi passi

a realtà che abbiamo vissuto in questi mesi è una condizione talmente avulsa dalla quotidianità da far crescere in ognuno di noi disagi, paure, presa di coscienza di emozioni o tratti della nostra personalità latenti. Il Covid-19 non è stata solo una pandemia a livello di malattia fisica, ma ha portato, e purtroppo continuerà per alcuni mesi, a una crescita degli effetti nocivi in ordine mentale. Da non sottovalutare l’incremento dell’uso dei canali digitali e delle chat, che ha portato sia a un rinnovato interesse del mondo della rete con accesso a canali prima sconosciuti (come lo smart working, la didattica a distanza o le piattaforme di chat multiple), ma anche a un incremento degli stimolo stressogeni e delle fake news (come i continui riferimenti a morti, alle attese dei decreti e delle novità che non erano mai certe). Che cos’è la paura? Per capire come gli italiani stanno vivendo questo momento di quarantena, l’Eurodap, Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico, ha effettuato un sondaggio: · Il 68% sta vivendo molto male la possibilità di uscire di casa solo per valide ragioni; · Nel 78% dei casi il sentimento dominante è l’ansia e il senso di oppressione; · Il 61% ha timore che la quarantena venga protratta senza un termine definito; · Solo il 23% ha deciso di dedicare il tempo alla crescita personale. Strategie di risoluzione degli stati di paura. I genitori hanno vissuto i mesi di quarantena dovendo gestire i figli, la scuola a distanza e il loro lavoro. La casa è diventata un luogo affollato, che ha messo a dura prova le regole della più civile conviven-

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za. Ora è necessario rimediare. Gli spazi devono essere ridisegnati, ricondivisi e coniugati. Come insegna il Feng Shui, l’armonia della casa porta a un benessere mentale. Ecco tre consigli: 1. Fermatevi. Sedetevi a tavolino e ripensate tutti insieme alla vostra casa. Fate un disegno degli spazi e assegnate il loro uso (personale, comune, specifico, di relax…). 2. Fermatevi. Avete imparato che il tempo è importante. Non dimenticatelo. Definite il tempo per il lavoro, per la casa e per i vostri figli (non sovrapponeteli però!). 3. La paura vi invade ancora. Fermatevi, respirate per 5 minuti ogni giorno davanti ad una finestra aperta, pensate a un’immagine naturale che vi fa battere il cuore, chiudete gli occhi e respirate. Contate fino a 5 inspirando e poi di nuovo fino a 5 espirando. Fatelo ogni giorno. I ragazzi non hanno avuto difficoltà a gestire la tecnologia, ma sono emersi altri problemi. Prima fra tutte le ore di esposizione allo schermo e poi la perdita del

contatto con i propri amici, compagni di classe e con le maestre per i più piccoli. I consigli per i ragazzi sono: 1. Vivete. Date spazio alle vostre emozioni e parlatene con almeno un genitore o un amico. 2. Vivete. Usate il tempo per costruire il vostro futuro. Fate dei progetti, alimentate la voglia di realizzare i vostri sogni. 3. Se avete paura di uscire, fate un passo alla volta. Vivete le preoccupazioni e poi cercate una soluzione, chiedete aiuto e siate coraggiosi. Scrivete, disegnate o cantate le vostre paure, devono uscire fuori di voi per diventare più piccole e più gestibili. Molti adulti e ragazzi hanno trovato anche in questo tempo, lo spazio per aumentare delle proprie skills, competenze, abilità. È la riprova che la nostra mente sa come adattarsi a una crisi. Nella cultura orientale cinese la parola crisi può essere tradotta come “momento cruciale” ovvero quando “inizia o cambia qualcosa”. Viviamo per essere felici. Ricordo con forza!


DIRETTA Facebook-Square @SPORTDIPIUVR | YOUNGCOMOFFICIAL

Quale futuro per lo sport italiano? Insieme per ripartire

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JACOPO PELLEGRINI

na puntata di SDP Live di respiro nazionale quella andata in onda lo scorso 9 giugno con ospiti importanti provenienti da tutta Italia: Giovanni Malagò, presidente CONI, Gianfranco Bardelle, presidente CONI Veneto, Stefano Gnesato, Delegato CONI Verona, Federico Sboarina, sindaco di Verona e Kristian Ghedo Ghedina Ghedo, allenatore di sci alpino ed ex sciatore e pilota automobilistico. Il tema della diretta panoramica di come uscire senza troppi ‘danni’ dal lockdown imposto dal Covid-19. Ha esordito il presidente Malagò: “Siamo acciaccati, feriti, indeboliti e con tantissime problematiche, ogni tipo per lo sport, ma ne stiamo uscendo. In fondo al tunnel si vede la luce. Ci vorrà del tempo, è un dato di fatto, però c’è non solo la consapevolezza, ma anche la volontà assolutamente di ricominciare”. Le opinioni si sono susseguite, come le argomentazioni degli ospiti tutti concordi sul fatto che lo sport, seppur con le dovute precauzioni e attenzioni, deve ripartire al 100%. Stefano Gnesato ha portando alla luce i timori che affliggevano (e che affliggono ahimè tuttora) le società e le famiglie veronesi: “Il periodo dell’epidemia ha portato

tante preoccupazioni. Da parte delle società sportive il timore della perdita degli sponsor, la preoccupazione per pagare le bollette e gli affitti, e per la crisi economica. La crisi economica crea crisi di lavoro e la perdita di lavoro fa si che le famiglie portino lo sport in secondo piano: quanti bambini riprenderanno a fare attività sportiva?”. Come in altre Live, la seconda parte si è strutturata con le risposte alle domande che gli spettatori (presidenti società sportive, sindaci di altri comuni e province, genitori) hanno inviato agli ospiti dalla pagina Facebook. Kristian Ghedina, interpellato sulla situa-

zione a Cortina - dove gestisce una scuola di sci – si è dimostrato ottimista: “Siamo in un periodo un po’ delicato, in una stagione di transizione. La volontà, però, è quella di tenere aperto e, attraverso l’impegno e la determinazione, di portare avanti tutte le attività”. Sono stati poi analizzati i binomi sport-turismo e sport-scuola, situazioni, sinergie da migliorare e ampliare nel prossimo futuro. Il presidente Giovanni Malagò ha definito la sinergia sport-turismo vincente mentre sulla sinergia sport-scuola analisi molto più critica e negativa quella del presidente Coni Veneto Gianfranco Bardelle. “Le palestre” – ha spiegato Bardelle – “sono state ‘trasformate’ in aule molto più spaziose, togliendo lo spazio dedicato all’attività motoria a scuola e, soprattutto, lo spazio per sport pomeridiani come la pallavolo, il basket, il calcio a 5, la ginnastica. Dobbiamo recuperare questi spazi e riconsegnarli allo sport!”. Durante tutta la diretta non sono mancate riflessioni sugli eventi annullati e in programma per il prossimo futuro come i Mondiali di sci a Cortina. La Live completa si può rivedere pagina Facebook SportdiPiù Magazine Veneto nella sezione Video.

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STARE BEN E

A tavola con Federica

Dott.ssa Federica Delli Noci Dietista - Specializzata in Scienze dell’Alimentazione

La prova costume dopo il lockdown

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La prova costume di quest’anno? Probabilmente in molti saremo rimandati alla prossima estate! Ebbene sì, reduci da lunghi mesi di isolamento e inattività fisica, quest’anno per la maggior parte di noi ci sarà qualche esitazione nell’affrontare la ‘prova costume’. I mesi trascorsi in casa hanno favorito un aumento della sedentarietà e una spiccata passione per la cucina, che hanno comportato un notevole aumento del peso corporeo. Chi normalmente iniziava a prepararsi all’estate durante i mesi primaverili, quest’anno si troverà leggermente in ritardo rispetto all’arrivo della bella stagione. Ma ora che le giornate sono più lunghe, il clima è più favorevole e gli impianti sportivi sono ufficialmente riaperti, possiamo ancora far qualcosa! Partiamo dall’alimentazione: cerchiamo di riprendere le buone abitudini consumando tre pasti principali e due spuntini da suddividere a metà mattino e metà pomeriggio; consumiamo frutta e verdura di stagione preparando piatti a base di verdure, come insalatone e piatti freddi con cereali e legumi da consumare a pranzo e cena. Proprio a questo proposito, per chi avesse riscoperto la passione per i fornelli, se siete stati abili nel preparare i legumi

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da consumare nelle zuppe nei mesi più freddi, ora potete consumarli ugualmente all’interno di insalatone o piatti a base di cereali e verdure…hanno un elevato potere saziante e sono molto nutrienti. Abbandoniamo zuppe, minestroni e piatti troppo caldi e fuori stagione per lasciare spazio alle varietà vegetali che la stagione ci offre…insalate, pomodori, cetrioli, rucola e tanta frutta fresca come fragole, pesche, albicocche, meloni e cocomero che sono i protagonisti di questi mesi. Non facciamoci tentare troppo da gelati e ghiaccioli, se pur dissetanti e rinfrescanti, spesso possono racchiudere un’elevata quantità di zuccheri e possono risultare privi di nutrienti fondamentali. Se inseriti nella dieta, alla frutta o allo yogurt, una o due volte a settimana, i gelati rappresentano un piccolo “peccato di gola” da poterci concedere a patto di mantenere uno stile di vita attivo. Mettiamo da parte alimenti confezionati e ricchi di sale come formaggi, insaccati, snacks e prodotti da forno dolci e salati, sostituendoli con cibi freschi e naturali come frutta fresca e secca, yogurt e latticini magri, pesce e uova (da poter consumare anche più volte a settimana!). Quella che si sta aprendo è la stagione dei piatti freschi che ci aiutano a mantenere un buon equilibrio idro salino, che saziano senza appesantirci e che sono veloci da preparare senza costringerci a passare troppo tempo vicini al calore dei fornelli. Un altro aspetto spesso trascurato in questo periodo è proprio quello dell’idratazione…Soprattutto chi pratica sport all’aria aperta, nei prossimi mesi, dovrà incrementare il normale consumo di acqua per fronteggiare l’elevato dispendio di liquidi legato ad una maggiore sudorazione. Quindi mi raccomando: SI’ all’acqua, NO a bevande gassate e/o zuccherate. Vi saluto con qualche spunto per i pranzi sotto l’ombrellone e… buona estate!

INSALATA DI FARRO CON LEGUMI E VERDURE Ingredienti per 2 persone: Farro perlato 160 gr Piselli surgelati 120 gr Una zucchina grande o 2 piccole Olio extra vergine d’oliva 3 cucchiai Sale q.b. Pepe q.b. Sciacquare le verdure sotto acqua fredda corrente e tagliarle a dadini. Cuocere i piselli surgelati in una padella antiaderente con un filo d’olio, per circa 10 minuti; dopo 5 minuti dall’inizio della cottura, aggiungere le zucchine e proseguire la cottura lasciando le zucchine croccanti. Condire il tutto con un pizzico di sale e pepe. In una pentola di acqua bollente salata, cuocere il farro decorticato seguendo i tempi di cottura indicati in confezione. Scolarlo, lasciarlo raffreddare e versarlo nella padella con le zucchine e i piselli. Una variante della ricetta consiste nell’unire successivamente pomodori datterino gialli o rossi (n.10-12). Alla fine condire con un filo d’olio extra vergine d’oliva. E buon appetito!


VERONA STRADA SICURA Educhiamo i conducenti di domani Siamo un’associazione senza scopo di lucro di persone appartenenti al comparto sicurezza e soccorso, all’associazionismo no profit, atleti disabili di handbike e semplici famiglie impegnate nel sociale che fanno del loro lavoro e tempo libero un motivo di sensibilizzazione alla sicurezza stradale in tutta la provincia di Verona

I NOSTRI PARTNER

www.veronastradasicura.org


I NTERVISTA Gnesato o n a f e t S

Lo sport veronese chiama, il CONI risponde Foto: Maurilio Boldrini

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I sindaci e gli assessori allo sport dei Comuni veronese interventuti all'evento organizzato dal CONI Verona

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PAOLA GILBERTI

portdiPiù magazine Veneto ha intervisto il Delegato provinciale CONI Verona Stefano Gnesato in merito alla situazione dello sport veronese e veneto, in un momento assai delicato dove, purtroppo, mancano ancora segnali ed indicazioni chiare per la ripartenza dell’attività sportiva di base. A fine giugno il calcio di serie A e B è ripartito. E lo sport giovanile? «Per lo sport giovanile, se pensiamo ai campionati, probabilmente si ripartirà a settembre, anche se una data precisa non è stata ancora fissata. Settembre è ancora un’ipotesi. Gli sport Camp estivi, che propongono discipline diverse, sono invece ripartiti. A tal proposito ho potuto fare una veloce verifica, grazie anche al supporto degli assessorati allo sport dei Comuni della provincia, e ho constatato che le iniziative sportive estive, compresa la proposta che abbiamo fatto come Coni con i Centri Coni e gli Educamp, sono iniziate o stanno iniziando in una quarantina di Comuni della provincia di Verona. Non dimentichiamo che, oltre ai Camp estivi, ci sono anche i Grest Parrocchiali». Resta comunque un periodo d’incertezza e difficoltà, anche economica. Concretamente il Coni ha messo in atto qualche iniziativa? «Oltre ai Centri Coni ed Educamp, il CONI Veneto e il CONI Verona hanno messo in atto aiuti concreti per le ASD e le SSD tramite assegnazione straordinaria di contributi del Coni Veneto per le società sportive iscritte al Registro Nazionale Coni. Bando pubblicato sul sito del Coni Veneto

ed inviato alle Federazioni Sportive, Discipline Associate ed Enti di Promozione Sportiva martedì 23 giugno che hanno provveduto ad inoltrarlo alle società affiliate. Lunedì 8 giugno è stato inoltre aperto di uno sportello legale/fiscale provinciale a cui stanno arrivando davvero molte domande/ richieste da parte delle società sportive. È stato potenziato lo sportello on line riguardante l’impiantistica sportiva che, presumibilmente da settembre, sarà attivo anche in sede Coni a Verona. È infine proseguita la formazione online gratuita per tutte le società sportive; anche in questo periodo la formazione risulta essere fondamentale anche perché diversi incontri riguardavano la gestione dei centri sportivi in periodo Covid. Che la proposta sia stata molto interessante lo dimostra la partecipazione di 150 persone a lezione».

la vicinanza reciproca, agli atleti, alle famiglie oltre al desiderio di ripartire. All’interno dell’Arena di Verona un rappresentante per ogni gruppo ha proposto una propria riflessione, è stata letta la Carta dei Diritti dei ragazzi allo Sport ed è stato presentato il progetto Croce astile San Giovanni Paolo II°, Papa sportivo. Importante la presenza del direttore dell’ufficio sport della Curia, don Gabriele Vrech. Cerimonia che, nella sua semplicità, ha destato molto interesse, basti pensare alla presenza di ben 46 Comuni». Insomma un segnale forte e chiaro: lo sport veronese vuole ripartire… «Direi che lo sport veronese è già ripartito. Anzi, andrei oltre: lo sport veronese non si è mai fermato. Chiaro, non parlo di campionati, eventi e manifestazioni varie, è evidente. Ma l’attività ‘dietro le quinte’ tra CONI Verona e gli attori sopracitati è proseguita e, addirittura, ha intensificato la cadenza, grazie anche all’attività online. Con questi presupposti dobbiamo gettare le basi per la nuova stagione sportiva che inizierà, mi auguro, a settembre».

Da diciassette anni nella prima domenica di giugno si celebra la Giornata Nazionale dello Sport. Quest’anno non s’è potuto fare nulla, tranne che a Verona… «Con l’epidemia si è rafforzato e intensificato il rapporto e il confronto del CONI Verona con molti Comuni, con le Federazioni Sportive, le Discipline Momento della cerimonia della Giornata Nazionale dello Sport 2020 Associate, gli Enti di Promozione Sportiva e anche con le Società Sportive. A tal proposito sono stati attivati singoli gruppi WhatsApp, realizzate videoconferenze e live. Ho così pensato di organizzare una Cerimonia semplice ma che testimoniasse

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Foto: Pentaphoto, ©Audi

COVER STO RY Ghedina n ia t is r K

Ghedo style

U

ALBERTO CRISTANI - PAOLA GILBERTI

n fiume in piena. O meglio una valanga, restando in tema di neve, l’elemento naturale che più di tutti ha esaltato le sue doti atletiche e caratteriali. E un sorriso spontaneo,

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semplice, che ti contagia sin da subito. Si, perché Kristian (con la K, sia chiaro una volta per tutte…) Ghedina, cinquantanni compiuti il 20 novembre scorso, è fatto così, prendere o lasciare. Può sembrare superficiale, guascone, un eterno Peter

Pan, ma la sua carica e la sua simpatia non ti lasciano scampo. “Dìme pure” – esordisce rispondendo al telefono – “son qua che bevo un aperitivo con gli amici. Analcolico eh, perché sono astemio!”.


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La famosa 'spaccata' di Kristian a Kitzbuehel. Era il 24 gennaio 2004

mi notare al punto che mi hanno selezionato per la Nazionale. Da quel momento ho iniziato a fare sul serio». Fino al tuo esordio in Coppa del Mondo… «La prima gara mondiale l’ho fatta nel gennaio del 1988, (stagione 1987/1988 n.d.r.) ho esordito con il numero 81, eravamo tantissimi,110 concorrenti. Sono arrivato 54esimo. Quell’anno ho corso solo quella. Poi l’anno successivo ho fatto tutte le gare di Coppa Europa e anche le gare di Coppa del Mondo. Mi sono posizionato come terzo in Italia e 24esimo nel ranking mondiale. I risultati mi hanno portato la convocazione nella prima squadra. Nella stagione 1989/90 sono arrivati i primi podi. Il primo in Val Gardena, sono arrivato terzo dietro a due mostri sacri come Pimin Zurbriggen e Franz Heinzer. Da quel momento la

Cortina è casa sua, il suo habitat naturale. All’ombra delle Dolomiri il Ghedo ci è nato, cresciuto e diventato adulto. Una perfect location che lo ha esaltato, protetto e dove oggi vive sereno. Lo sport gli ha dato tanto ma gli ha anche tolto moltissimo. La sua prima maestra di sci fu infatti la mamma (Adriana Dipol n.d.r.), sciatrice coraggiosa e di ottimo livello che morì tragicamente in seguito ad un incidente sugli sci quando aveva soltanto 15 anni. Ciononostante Kristian decise che lo sport, e l’adrenalina, dovevano diventare parte fondamentale della sua vita, sebbene il papà Angelo non fosse così entusiasta della sua scelta di dedicarsi allo sci e, in particolare, alla discesa. Kristian, prima di diventare un campione di sci si narra tu sia stato un buon giocatore di hockey... «Oddio, non esageriamo. Son stato due anni nell’Hockey Club Cortina da ragazzino quasi esclusivamente perché mio papà era presidente nella società. Per i miei genitori era importante che noi figli facessimo sport, come lo era la scuola per la nostra formazione. Ho giocato a hockey tra i 7 e 9 anni. Per me era solo gioco, non l’ho mai considerato uno sport. A un certo punto mi son stancato: mio papà mi accompagnava all’allenamento, ma poi tornavo a piedi e dovevo portarmi dietro tutto il valigione con l’attrezzatura fino a casa. Quando nevicava facevo più allenamento a tornare a casa che in campo! Così ho provato la selezione per entrare nello sci club. Mi hanno preso. Così ho mollato l’hockey».

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Kristian Ghedina posa con Lindsey Vonn

E sei stato subito notato… «No: fino ai 14 anni per me lo sci è stato solo un divertimento. È vero, già me la cavavo, ma non seguivo gare e i risultati. Non avevo idoli. Mi piaceva andare veloce e saltare. Punto. Tra l’altro fisicamente ero basso e non ero così prestante come gli altri miei coetanei. Però mi divertivo tanto, anche quando non mi allenavo. Sciavo tutti i giorni, non vedevo l’ora di indossare gli sci. Poi sai, quando sei giovane, più pratichi e più apprendi». Finché… «Finché tra i 15 e i 16 anni ho fatto il primo salto di qualità, ottenendo dei buoni risultati. Era un periodo difficile: era da poco morta mia mamma, un dramma per me e la mia famiglia. Nonostante il lutto sono riuscito a concentrarmi e far-

stampa ha iniziato a parlare di me. Nella seconda gara sono arrivato secondo dietro a Frank Piccard e davanti a Daniel Mahrer. Avevo solo vent’anni. Da lì è iniziato un gran clamore: la stampa ha iniziato a ‘pompare’ e ho io iniziato a dimostrare di essere una certezza. Nella terza gara… mi sono rotto le costole e ho avuto una commozione celebrale e mi sono dovuto fermare per un po’! Però non mi sono arreso: ho rotto tanto le scatole ai dottori per farmi dare al più presto l’idoneità anche se non ero al 100%. Alla fine, probabilmente per esasperazione, mi hanno dato l’ok a ritornare in pista. Così ho inforcato gli sci, ho fatto allenamento e il 3 febbraio 1990 ho vinto, a Cortina, sulle piste dove aveva perso la vita mia mamma, la mia prima gara in Coppa del Mondo. Poco dopo mi infortunai di


nuovo e rimasi fermo due settimane. Mi rimisi in piedi e vinsi ancora, ad Are in Norvegia…». Inevitabile che questi successi ti abbiano un po’ ‘esaltato’. A vent’anni… «No, ti sbagli! Sono sempre rimasto con i piedi per terra, anche per gli insegnamenti di mio padre. “Prima uomini e poi campioni” mi diceva sempre. Sinceramente l’interesse della stampa mi ha sempre infastidito. I giornalisti ti istigano, ti stuzzicano per farti dire quello che vogliono, per fare notizia. Ti portano su e poi ti buttano giù come niente. Brutta razza i giornalisti! (ride n.d.r.). Al di là delle battute, io ho sempre creduto in me stesso senza farmi condizionare più di Ghedo e Corty, simboli di Cortina 2021

tanto. I risultati sono venuti senza pensarci, guardavo solo quelli davanti a me, mai dietro». Però la bussola l’hai un po’ persa… «Eh, già. L’anno successivo sono andato

‘in giro’ e tralasciando un po’ l’allenamento, convinto di essere forte a prescindere. Così inizia la nuova stagione e la prima gara non va bene. E nemmeno la seconda».

Kristian Ghedina insieme a Sofia Goggia

In quel caso cerchi spiegazioni o alibi? «Alibi mai, ho sempre dato la colpa a me stesso. Facevo un po’ di analisi per capire. Noi non avevamo tutto l’anno un preparatore atletico. D’estate avevamo un programma da seguire, ma trovare gli stimoli da soli era difficile. A 20 anni poi non sei così responsabile: ti senti forte, un campione. Poi però capisci, a tue spese, che serve lavorare per ottenere risultati». E poi è arrivata la svolta? «Non leggevo più giornali, perché quello che scriveva la stampa mi faceva arrabbiare. Ho sempre creduto in me, anche negli allenamenti, era sempre una sfida continua. Ho imparato a scegliere gli eventi giusti a cui partecipare. Nella stagione 1990/91 ho vinto la medaglia d’argento ai Mondiali che mi ha dato fiducia. Però ad aprile ho fatto un incidente in macchina: sono andato in coma. Ero più ‘di là che di qua’. Non mi sono abbattuto e ho reagito: ho sempre voluto dimostrare agli altri che si sbagliavano».

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Tutti hanno detto che avevo un angelo custode che vegliava su di me. In effetti io mi sentivo sempre protetto da lei durante le gare». Adesso ti sei ‘reinventato’ con la tua Scuola Sci M’Over … «A dire il vero non è nata da un’idea mia ma da una proposta che ho accettato. Abbiamo costituito una scuola un po’ diversa, in cui offriamo servizi sportivi a 360 gradi. Quello che va di più è la scuola di sci, ma vogliamo farlo diventare un vero brand in cui una persona entra e prova varie esperienza sportive».

Com’è successo l’incidente? «Era il 7 aprile e stavo andando a fare delle gare di fine stagione. Ero in macchina, sulla Milano-Torino. Mi è scoppiata una gomma mentre andavo veloce. Mi sono capottato e ho fatto parecchi ‘ribaltoni’. Mi sono fatto molto male: la cintura mi ha rotto una clavicola, una scapola e costole. Ho rotto lo zigomo, la testa, i polsi, ho perso un pezzo d’orecchio. Son stato quasi due settimane in rianimazione e poi un mese e mezzo in ospedale. Ho pochi ricordi di quel periodo: dormivo quasi sempre perché ero sedato. Tornato a casa avevo paura di non recuperare, di non tornare come prima. Avevo tante prescrizioni mediche. La voglia di tornare era tanta. Questa voglia è stata la mia forza, volevo dimostrare di potercela fare. Il neurologo mi disse che il mio cervello andava ‘riformattato’, come fosse stato un computer. Mi è caduto il mondo addosso quando ho provato ad andare in bicicletta: non stavo più in equilibrio e son caduto come i bambini quando gli togli le rotelline. Però non ho mollato, ho insistito. C’è voluto tempo ma ce l’ho fatta. Ho impiegato 4 anni per tornare sul podio: quando prendi botte in testa si fa fatica a recuperare. Ah, anche in questo caso la stampa, ci ha ricamato un po’, per creare un caso che non c’era...». I momenti più belli e brutti della tua carriera? «Innanzitutto le sconfitte servono per costruire nuovi successi. Sempre. Nelle difficoltà si vede la vera tempra e il carattere di un atleta. Se ti lasci andare è finita. Per quanto riguarda i momenti più belli direi ovviamente la mia prima vittoria in Coppa del Mondo a Cortina. Ma il successo più grande è stato il riconoscimen-

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to di mio padre. Lui è sempre stato duro con me: la morte di mia mamma per lui è stato un trauma, gli è cascato il mondo addosso. Con lui era scattata una competizione: se lui mi diceva qualcosa io facevo di testa mia, nonostante non fosse d’accordo. Cercavo di farlo ricredere con i fatti. Non mi ha mai fatto complimenti. Una sera a cena però, 5-6 anni dopo che avevo smesso di gareggiare, all’improvviso mi ha guardato e mi ha detto: “Sei stato davvero bravo ma soprattutto sei stato un vero uomo”. Parole che non dimenticherò mai e che conservo gelosamente nel cuore». Immagino tu abbia sciato e gareggiato anche pensando a mamma Adriana. «Assolutamente. E sono convinto che sarebbe stata fiera di me. Lei è stata la prima maestra dello sci club di Cortina. La mia prima vittoria l’ho dedicata a lei.

Turismo sportivo per la zona… «Esatto, non c’era niente di simile a Cortina. Abbiamo sposato la causa, è nata così. I 4 membri d’eccellenza siamo io, Deborah Compagnoni nello sci alpino, Pietro Piller Cottrer nello sci di fondo e Giacomo Kratter per lo snowboard. Compatibilmente con gli impegni di ognuno, si organizzano anche giornate con noi. Certo è che se uno viene a sciare con me deve essere già capace. I praticanti non fanno per me! (ride n.d.r.)». Campioni-avversari che ricordi particolarmente? «Sicuramente Luc Alphand, quello che mi ha ‘fottuto’ due Coppe del Mondo nel 1995 e nel 1997. Nonostante le grandi sfide, siamo rimasti amici e collaboriamo su progetti comuni. Con Patrick Ortlieb, invece, non sono mai andato molto d’accordo; è stato mio avversario agli esordi, era molto arrogante. C’è però da dire che, in generale, nel mondo dello sci, c’è comunque grande rispetto con tutti gli ex avversari. Tra di noi abbiamo gene-


ralmente un bel rapporto, è come essere una grande famiglia. In gara c’è grande competizione ma alla fine è festa tutti insieme, un po’ come capita nel rugby col terzo tempo». Se non avessi sciato? «Sono sempre stato appassionato di motori, di moto e macchine. Perciò credo mi sarei buttato in questo mondo. Non ho mai avuto la moto: la famiglia non me l’ha mai comprata. Quando poi sono arrivati i soldi per arrangiarmi, mio papà non me l’ha fatta prendere perché non si fidava. Quella dei motori è sempre stata una passione. E lo è tuttora». Lo sport è ancora un momento di crescita e di aggregazione per le nuove generazioni o i giovani si stanno allontanando? «Noi adulti dobbiamo insistere e tenere i giovani il più possibile all’interno di contesti sportivi. Bisogna insistere. Lo sport insegna tutto quello che serve nella vita: rispetto per le regole, ti mette in contatto e in confronto con le persone, insegna la disciplina, ti fa divertire. Se poi uno ha un po’ di mordente può puntare a vincere. Così impari a tirar fuori i 'denti'. Dobbiamo cambiare la mentalità sportiva italiana: lo sport va promosso, diffuso e insegnato in abbinata con lo studio perché l’uno non deve precludere

Data di nascita: 20.11.1969 Segno zodiacale: Scorpione Città: Cortina d'Ampezzo, provincia di Belluno, Italia Altezza: 177 cm. Peso: 85 kg Polmoni: 7,2 Litri Polso: 36 battiti al minuto Tempo di resistenza sott’acqua: 3:05 minuti in una scommessa contro Brigitte Nielsen Lingue: ladino (un gruppo di dialetti parlati nell’area dolomitica.), italiano, tedesco (Il “Tedesco-Ghedina” ormai è quasi una lingua per sé). Infatti, ha studiato il tedesco da adolescente in Austria, seguendo il consiglio del Padre), l’inglese lo parla a gesti Soprannomi: ItalJet, Ghedo, Kristian d’Ampezzo Genitori: Padre Angelo, Madre Adriana (scomparsa nel 1984 in un incidente sugli sci); Fratelli: Katia, Sara, Luca

o danneggiare l’altro». Sportivi che ti hanno appassionato al difuori del mondo dello sci? «Ti dico Valentino Rossi perché mi piacciono le moto, anche se, in realtà, ho sempre seguito poco lo sport. A me piace praticarlo perché solo così provo emozioni».

senza sconti. Ma Alex è un uomo speciale, un combattente. Ce la farà anche questa volta, ne sono certo. Gli sono vicino. E lo sono anche alla moglie Daniela e al figlio Nicolò. Ci vorrà un po’ di tempo, ma tornerà. E noi saremo qui ad aspettarlo…».

Sei official ambassador dei Mondiali di sci che si svolgeranno a Cortina. Giusta la decisione di svolgerli regolarmente nel 2021 dopo che si era prospettato un rinvio nel 2022? «Organizzare i Mondiali è sempre difficile. Con il casino creato dal Covid-19, che ha fatto annullare anche le finali dello scorso marzo, oggi è ancora più difficile e complicato capire come muoversi. Tanti paletti, tanti vincoli, tante precauzioni. Tutto assolutamente comprensibile e corretto. Siamo piccoli di fronte a un problema così grande. Quando si era deciso di posticipare nel 2022 ero d’accordo. Ora che si è tornati a febbraio 2021 significa che ci sono le condizioni e le garanzie. L’importante è salvaguardare gli investimenti e la salute delle persone». Infine un pensiero per il tuo amico Alex Zanardi… «La vita continua a metterlo alla prova,

Hobbies: Gare in moto e in auto (ormai diventate una professione), calcio, tennis, cucinare e pulire Stato civile: Fidanzato con Patrizia Auer Trainer: Alberto Ghidoni Coordinatore sportivo: Gustav Thöni Skiman: Leo Mussi Colore preferito: blu Numero preferito: 7 Tempo preferito: cielo azzurro e sole Piatto preferito: Casunziei all’ampezzana di sua nonna Bevanda preferita: succo di lamponi Sogno nella vita: essere felice e divertirsi molto Campione sportivo: Ayrton Senna Squadra del cuore: Juventus Amici sportivi: Valentino Rossi, Deborah Compagnoni, Roberto Baggio, Luc Alphand, Riccardo Patrese, Alex Zanardi, Martina Ertl Cantante preferito: Vasco Rossi

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Educazione fisica e didattica a distanza, quale futuro?

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ANDREA ETRARI

La scuola italiana ha portato regolarmente a termine l’anno scolastico 2019/2020 grazie alla D.A.D. (didattica a distanza) che da fine febbraio ai primi di giugno ha caratterizzato le mattinate (e non solo) di studenti, insegnanti, famiglie, dirigenti scolastici, ecc. Tutti si sono dovuti adattare a questa D.A.D. da quando le scuole hanno chiuso i battenti a causa dell’emergenza Covid 19 e non è stato facile, soprattutto per le materie pratiche come le scienze motorie. L’Ufficio Educazione Fisica dell’U.S.P. di Verona (ex Provveditorato agli Studi), coordinato dal Prof. Dino Mascalzoni, ha pubblicato una rilevazione sulla D.A.D. nell’ambito dell’educazione fisico/motoria dopo aver sottoposto un questionario ai docenti di educazione motoria della scuola primaria e ai docenti di educazione fisica della scuola secondaria di primo e secondo grado. Le domande hanno riguardato il tempo di intervento per classe, la tipologia dello strumento online utilizzato, la tipologia di intervento per classe nell’attività asincrona (in differita), la tipologia di intervento per classe nell’attività sincrona (live online) e la programmazione individualizzata per alunni con bisogni specifici di apprendimento. I risultati del sondaggio, che ha coinvolto 312 insegnanti, sono visibili sul sito dell’Ufficio scolastico per l’educazione fisica e sportiva http://lnx.istruzioneverona.it/educazionefisica/. Ancora più interessante il sondaggio, svolto in ambito regionale, riguardante l’analisi sulla quantità di attività fisica praticata dai ragazzi di tre fasce di età (11, 13 e 15 anni). Se la quantità di attività fisica svolta dai ragazzi risulta essere in linea con gli anni precedenti, durante gli incontri tra i docenti di Educazione Fisi-

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ca del Veneto si è purtroppo evidenziata una costante diminuzione delle capacità motorie degli alunni. Sono state infatti rilevate situazioni di difficoltà di apprendimento per intere classi su livelli di richiesta coordinativa e condizionale nettamente inferiori rispetto agli anni precedenti. Praticamente tutti i docenti hanno constatato che i bambini che arrivano alla scuola secondaria, hanno grandi lacune e sono impreparati ad affrontare un’ora di ed. fisica. Il questionario è stato compilato da quasi 500 insegnanti che hanno di media 200 alunni ciascuno per un totale di 100.000 alunni: un numero sicuramente probante sulla situazione motoria dei nostri ragazzi. Si tratta in definitiva di dati allarmanti, considerando anche le raccomandazioni dell’OMS che richiederebbero qualcosa in più in termini di ore dedicate allo sforzo intenso. E a tutto ciò aggiungiamoci un elemento inquietante e cioè che nel prossimo anno scolastico l’educazione fisica nella scuola è fortemente a rischio: cosa succederà se non ci saranno sostanziali miglioramenti dei protocolli per arginare la pandemia di coronavirus? Verrà sospesa a divinis l’attività sportiva scolastica, che è poi per molte discipline l’unico serbatoio per attirare ragazzi verso il proprio sport? Al di là della palestra, diventerà indispensabile riscoprire il valore e le opportunità che le attività fisiche all’aria aperta possono offrire: paesi del nord Europa insegnano in tal senso. È stato ipotizzato che l’educazione fisica potrebbe svolgersi a distanza, approfondendo ad esempio la storia della materia o di campioni dello sport: si può fare tutto, ma meno lezione a distanza di educazione fisica facciamo e meno danni alla salute dei ragazzi creiamo. Se proprio sarà necessario fare

Dino Mascalzoni

qualche ora di lezione a distanza, meglio farla approfondendo tematiche che abbiano una ricaduta sociale o sportiva importante. Ad esempio: corsi teorici di primo soccorso, corsi teorici per arbitro, corsi teorici per giornalista sportivo, lezioni di inglese applicate allo sport, ecc. “È evidente che una ripartenza dell’educazione fisica a settembre, sia praticata in palestra, sia praticata all’aperto” - sottolinea il prof. Dino Mascalzoni - “dovrà trovarci pronti ad un nuovo modo di pensare la materia e soprattutto non dovranno mancare tutti i presìdi sanitari necessari per la sanificazione e per la protezione individuale da contagio. Ritengo peraltro che sarà necessario una fase di formazione dei docenti e del personale delle palestre per farci trovare preparati a modificare le nostre abitudini a favore della nostra salute e soprattutto per quella dei nostri alunni”.


EVENTO

Multisport, una raccolta di proposte motorie

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ANDREA ETRARI

o sport è di primaria importanza per la crescita dei giovani. Ogni disciplina non solo permette lo sviluppo della motricità, ma contribuisce inoltre alla formazione della personalità e dell’area cognitiva. A partire dall’infanzia, l’attività sportiva stimola e arricchisce chi la pratica. Tutte le attività sportive “giocano” un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella crescita; tuttavia per quanto ciascuna proposta possa essere attrattiva e coinvolgente, non bisogna dimenticare che ogni disciplina possiede elementi differenti di arricchimento motorio. Per questo è bene pensare a una programmazione didattica ed a una strategia di allenamento affinché le discipline sportive possano trovare un punto di intersezione e conseguire finalità omogenee. Il concetto di transfer permette di collegare coerentemente fra loro vari sport per raggiungere obiettivi comuni e trarre benefici reciproci in termini di ricchezza di contenuti e varietà di stimoli. Dal docente di scuola al tecnico di federazione, dall’istruttore all’animatore, chiunque dovrebbe partire proprio da questo assunto per sviluppare e proporre nuove modalità di allenamento capaci di determinare e conseguire molteplici obiettivi. Il titolo Multisport richiama gli specifici contributi che possono essere forniti

dai vari sport alla formazione globale dell’individuo, soprattutto, ma non solo, dal punto di vista fisico-motorio. Una proposta alternativa e nuova pensata per ampliare gli orizzonti delle competenze motorie in un periodo caratterizzato da un severo sedentarismo largamente diffuso tra i giovani. Utilizzando la leva dello sport, il libro fornisce nuove opportunità di sviluppo sociale per consolidare la personalità del singolo e la percezione del sé in un gruppo. Seguendo differenti discipline e le curiosità che ogni sport cela,

i ragazzi/e verranno coinvolti in attività che favoriscono l’integrazione e l’inclusione sociale, garantendo a tutti nuove possibilità di espressione e fornendo nuovi stimoli per la ricerca del proprio talento. Le schede In ambito filosofico e teologico morale è ben conosciuto lo schema degli 8 elementi creato da San Tommaso D’Aquino nella sua opera più famosa, la Summa Theologiae, in cui, alla fine del XII secolo, il teologo individuò gli elementi fondamentali che identificano la struttura dell’azione morale. Lo schema dell’Aquinate si adatta molto bene anche alle nostre esigenze di una rapida e schematica informazione. È facile verificare, attraverso l’uso della simbologia riportata, l’utilità di questo schema per conoscere a grandi linee i vari sport lasciando poi l’approfondimento ai vari siti web. Per problemi di spazio, le schede sono solo 10 per ogni categoria, lasciando al lettore l’approfondimento in quelle mancanti. Le prime sono inerenti a giochi/sport antichi e tradizionali, mentre le altre trattano di sport codificati, l’ultima di sport improbabili o folkloristici. Dal prossimo numero di SportdiPiù magazine Veneto, in concomitanza con la partenza del nuovo anno scolastico, pubblicheremo alcune delle schede pubblicate sul libro.

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I NTERVISTA zi z ia n o t n A o n ia Massimil

Una vita a gonfie vele Foto: Massimiliano Antoniazzi

“T

JACOPO PELLEGRINI

ra una decina di anni piacerebbe regatare in una classe olimpica, magari riuscire ad essere uno tra i migliori al mondo e di poter accedere alle Olimpiadi.” Massimiliano Antoniazzi ha le idee chiare anche se è ancora giovanissimo: classe 2005 ha già vinto tantissimo e fatto parlare di sé altrettanto, in particolare grazie alle sue partecipazioni ai vari Campionati Europei e Mondiali. Massimiliano, perché hai scelto di praticare vela? «Inizialmente non ho scelto io questo

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sport: nell’estate tra la prima e la seconda elementare mio papà mi ha chiesto se volevo provare un corso vela a Trieste. Ho provato, mi è piaciuto e da lì è nata questa passione». La tua famiglia ti ha poi supportato anche gli anni seguenti? «Loro continuano a supportarmi tutti i giorni. In questi anni la vela mi ha portato anche fuori dall’Europa, in tantissimi Stati e in continenti. Loro sono sempre stati presenti». Finalmente sembra che la situazione in Veneto stia tornando alla normalità: a livello personale come hai vissuto questo periodo “particolare”? «Nel periodo del lockdown ho avuto

modo di pensare molto, di capire quali fossero i miei obiettivi e quello che vorrei diventare nella mia vita». Parlando invece di allenamenti, data l’impossibilità in questi mesi ad uscire di casa come hai strutturato la tua preparazione? «Il primo mese e mezzo non mi sono concentrato tanto sulla preparazione fisica: mi allenavo 3-4 volte alla settimana, ma non spingevo tantissimo. Durante la quarantena ho dovuto fare a casa con quello che avevo. Da metà-fine aprile ho cominciato a prepararmi molto meglio allenandomi più duramente. Da qualche settimana, inoltre, hanno riaperto le palestre ed ora mi sto allenando veramente tanto anche perché


dal 14 al 21 agosto ho un Campionato Europeo e quindi sto cercando di premere il più possibile». A quante regate pensi di aver partecipato da quando hai iniziato a praticare questo sport? «Penso dalle 70 alle 90 regate più o meno. Una delle più importanti per me è stato il Campionato Italiano nel 2016 a Trieste (primo classificato, ndr). È una regata che mi porto dentro anche perché era l’ultimo anno nella categoria “Cadetti” ed ero in casa, a Trieste». C’è una regata in particolare che porti nel cuore e che ricordi con piacere? «Un’altra regata che ho nel cuore è quella a Ravenna che mi è servita per qualificarmi al Campionato Mondiale. Dopo la prima selezione a Bari ero nono in classifica. Solo i primi cinque potevano accedere al Campionato Mondiale. Il primo giorno ho iniziato così così, ma nei giorni successivi sono riuscito a classificarmi quarto. È stata una bellissima emozione anche quella». Nel 2017 hai anche partecipato al Campionato Mondiale classe Optimist in Thailandia. Come è stata quell’esperienza? «È stata una bella esperienza, anche se sicuramente avrei potuto fare molto meglio: dalla selezione al Campionato Mondiale sono cresciuto e questo ha influito negativamente sulle mie prestazioni. Mi sono alzato in altezza e avevo messo su qualche chilo, non riuscendo ad esprimere tutto quello che potevo». Quali sono, Covid-19 permettendo, i tuoi obiettivi per il resto dell’anno sportivo? E quali saranno, invece, quelli per il prossimo? «Per me questa stagione non è ancora finita, infatti ho il Campionato Europeo

ad agosto in Portogallo che è l’ultima tappa di quest’anno, visto che hanno annullato il Campionato Mondiale a Riva del Garda. Per quanto riguarda il prossimo, gli obiettivo sono il Campionato Mondiale in Irlanda, ad agosto, e l’Europeo (luogo ancora da decidere, ndr)». Hai un idolo sportivo a cui ti ispiri e che stimi?

«Di velisti che stimo ne ho un po’, ma il mio idolo principale non è appartenente al mondo della vela ma a quello del calcio: Cristiano Ronaldo. È lo sportivo a cui mi ispiro soprattutto come stile di vita, dedizione al lavoro, anche al di fuori del campo». Cosa diresti ai ragazzini che vorrebbero approcciarsi a questo sport? «Direi di iniziare e vedere se questo sport gli piace e li rende felici. Poi, se iniziano a divertirsi e diventa una passione, di impegnarsi sempre e dare il 100% e che se ce la mettono i risultati arriveranno». C‘è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare? «Vorrei ringraziare i miei due principali allenatori di Trieste, Tine Moze e Luka Verzel, per tutto il lavoro che hanno fatto con me in questi anni. Poi il mio club, Yacht Club Adriaco, e il mio allenatore di quest’anno, Damir Nakrst. Infine le persone più importanti, che hanno fatto tanti sacrifici per me: i miei genitori».

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Mestre, ci passo... Foto: ASD Canottieri Mestre

“M DANIELA SCALIA

estre, ci passo” è il ritornello crudelmente ironico che l’uomo copertina dello scorso numero di SportdiPiù magazine (Luca Tramonitin n.d.r.) indirizza ai tanti, anzi purtroppo ai “quasi tutti”, che non hanno idea di cosa ci sia nella città veneta conosciuta solo perchè è attaccata a Venezia. Nemmeno la dignità di un “A Mestre ci passo”, neanche la A iniziale. Via anche quella. Come una forma di sciatteria linguistica per dire quasi che Mestre è una scocciatura, un crocevia non saltabile.

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Disposta a passare da esagerata, e ad ammettere (come per il Polesine) di essere sempre passata oltre, sono contenta di parlare di parchi naturali, di isole, di canali, volpi, rapaci, canoe, vele, di una piazza che meriterebbe il viaggio da sola, e di un club sportivo che (neanche ne avessi visti pochi...) mi ha catturata. Sì, tutto a Mestre. Partiamo dalla ASD Canottieri Mestre con l’aiuto del presidente Augusto Gandini. Anzi, un po’ con lui un po’ senza, per alternare il suo sguardo interno e dedicato al mio più ‘foresto’ e cinematografico, visto che l’autore della frase “Mestre, ci passo” ha voluto e ottenuto la programmazione lì di un bellissimo episodio di

Sport Crime per la stagione 2. Oltre ottocento soci, una splendida sede affacciata sulla laguna di Venezia, in pratica una vasta punta con slargo verde, un delta del fiume che taglia Mestre. 180 posti barca e parco che vede Cannaregio e le isole. Vari piccoli, bellissimo edificio. Brilla l’ex dogana: costruita dagli austriaci a fine 1800, lo so, ma a me ricorda la compagnia delle Indie, l’epoca coloniale. Mezza a riva ma un po’ anche sopra l’acqua lenta, se nessuno parla e do la schiena al ghetto di Venezia mi sembra possano arrivare Sandokan e Brook. Scusate, sono fatta così. Posti barca dicevo, mica barche o posti qualsiasi: voga alla veneta, canoa, canot-


Il presidente della Canottieri Mestre Augusto Gandini

taggio, vela e vela al terzo. Il presidente, autorevole e professionale nel lavoro quanto sportivo e informale al bar gestito con energia e sorrisi da Valerio, che ci ricorda: “Qui ognuno si sceglie l’approccio, vuole fare agonismo, ci siamo, preferisce il sociale e il leggero, abbiamo tutto anche per lui o lei. In termini di club sono uguali, ci servono sia i campioni che i compagnoni e siamo attrezzati in entrambe le direzioni”. Anche per il tennis: quattro campi di terra rossa, una voglia di giocare che non ti dico, tre dei quali coperti d’inverno per giocare tutto l’anno. E pesi, non di quelli ‘per fare i fighi’ ma di quelli che servono agli atleti per battere i

record, con un bel set di remoergometri (per noi si chiamano rematori) che, ancora, hanno due funzioni, forse in metafora della canottieri: allenare i ‘mostri’ fuori dall’acqua, ma anche permettere una passata completa al corpo per chi non ha voglia di prendere troppo freddo o troppo caldo. Sul bar e ristorante non mi dilungo, ma dopo il sopralluogo vi posso dirottare agli autori di Sport Crime, soprattutto a uno, se mai vi servissero dettagli sulle birre. Corsi, preparatori atletici, specialisti, centri estivi per ragazzi a fine scuola, livelli diversi, via libera a chi vuole fare un’esperienza strana in uno sport inusuale e a chi vuole dedicarsi proprio a quello. Taglio corto perché c’è troppa roba. Prendetela bene, ma in un contesto così anche la malattia grave fatica a fare tristezza: il gruppo femminile delle Trifoglio Rosa accoglie tutti e tutte, ma è composto da donne colpite dal tumore al seno che praticano il Dragon Boat, disciplina forte sia a prevenire che a riabilitare. Fanno allegria punto. Le vedrete in Sport Crime. Il comune sta lavorando (e se ho capito bene mette 22 milioni di euro) sulla riqualificazione dell’area di San Giuliano: lo sport e la Canottieri stanno al centro di

tutto questo, con vantaggi e impegni. Bastonata dal Coronavirus, piena di risorse e di casini organizzativi da ristrutturazione, la Canottieri (ovviamente sono di parte) sta intercettando anche le esigenze comunicative del decennio 2020, evitando di cadere ‘a tordo’ nella domandakiller che sta affondando molti altri club a non scopo di lucro: “Ma cosa c’entra Netflix? Io devo ristrutturare il bar!”. “Difficile” – commenta Gandini, avvocato che passa dai pantaloncini corti di un socio qualsiasi alla cravatta del lavoro e delle cose d’affari e che anche da spettatore è appassionato di cinema e serie TV – “che uno capiti per caso in fondo a questo viale alberato e che entri per sbaglio dobbiamo muoverci noi nei canali giusti, quelli che parlano ai giovani per ore e ore. Siamo a pochi minuti dal centro di Mestre e da quello di Venezia, abbiamo facilità di parcheggio, di cibo, alloggio... tutto. Fare una grande comunicazione prima di ristrutturare forse non sarebbe stato perfetto, ma ora che i lavori procedono e il centro diventerà ancora più bello... Ecco, deve essere pieno di soci, adesso dobbiamo far vedere tutto questo patrimonio”. Io ALLA Canottieri ci passo, per lavoro e per divertirmi, sicuramente.

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SPO RT LI FE

Tutti in sella con lo spinning

L

DANIELE POZZA, SILVIA ZAVARISE

o spinning, importato dagli Stati Uniti in Europa negli anni 90, fa parte della categoria “indoor cycling” (ciclismo indoor, o ciclismo al coperto) ed è un’attività estremamente coinvolgente grazie all’utilizzo fondamentale della musica che decide i ritmi della pedalata.

Domenico Pozza Bodyevolution

La pratica dello spinning richiede l’uso di una speciale bicicletta fissa, dotata di una particolare resistenza a volano (scatto fisso). Gli allenamenti di spinning sono finalizzati principalmente ad allenare la resistenza generale ma, basandosi sulle variazioni di ritmo e sulle ripetute, richiedendo quindi un dispendio energetico considerevole. Lo spinning è quindi una disciplina fitness ad alta intensità – High Intensity Training (HIT) – e di tipo intervallato – Interval Training (IT). Se interpretato correttamente il percorso le lezioni di spinning possono essere una vera e propria simulazione di percorsi stradali reali e di gare ciclistiche. Allo stesso tempo però tale disciplina ha delle peculiarità proprie che la rendono unica nel suo genere ed adattabile a tutti (o quasi) i soggetti in età di allenamento. Lo spinning può essere molto utile ed i benefici sono numerosi, anche se non esclusivamente imputabili all’attività specifica. I principali sono: • Riduzione dello stress nervoso • Maggior dispendio energetico, con risvolti positivi sul controllo del peso corporeo • Aumento della capacità circolatoria e respiratoria • Aumento della fitness muscolare, soprattutto degli arti inferiori • Prevenzione di alcune patologie articolari di natura reumatoide • Diminuzione del rischio di contrarre patologie quali l ipercolesterolemia LDL, ipertensione arteriosa primaria,

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diabete mellito tipo 2, ipertrigliceridemia, iperuricemia. Le posizioni dello spinning sono le seguenti: • Seduto in piano (seated flat). Le mani sono nella parte centrale del manubrio. Questa è l’impugnatura numero uno. Tale posizione dev’essere utilizzata solo da seduti, per simulazioni su strada pianeggiante o durante il riscaldamento e il defaticamento. La cadenza è compresa tra 80 e 110 RPM. • In piedi in piano, anche detto “running” (standing flat) o fuori sella. Le mani possono essere leggermente più larghe o posizionate a metà via tra l’impugnatura stretta e quella larga. Questa è

l’impugnatura numero 2 o 2,5. Il corpo è più verticale, staccato dal sellino, con il centro di gravità direttamente sopra la pedivella. Il peso corporeo non deve mai poggiare eccessivamente sul manubrio. Il valore di cadenza è compreso tra 80 e 110 RPM • Salti (jumps). È una combinazione tra posizione seduta e in piedi, con le mani in posizione due, per una durata compresa variabile a seconda della fantasia dell’istruttore. Cadenza tra 80 e 110 RPM • Salita seduti (seated climb). Le mani sono in posizione due, si aumenta la resistenza mentre la cadenza è inferiore, tra 60-80 RPM • Salita in piedi (standing climb). Le mani sono larghe e in avanti, in modo che le estremità dei pollici tocchino la parte più lontana del manubrio (impugnatura 3). Il busto è inclinato leggermente in avanti, in modo da esercitare la massima forza sui pedali, con una resistenza elevata e una cadenza di 60-80 RPM. Questi cinque movimenti lavorano ciascuno in una parte diversa del corpo e si concentrano su diversi distretti muscolari delle gambe. Il ciclista deve sempre mantenere il controllo del volano applicando una resistenza che gli permetta di non oltrepassare i 110 giri / min. e soprattutto considerando che occorre sempre una resistenza minima a simulare la spinta necessaria per effettuare una pedalata in pianura (lo spinning non conosce discesa


in quanto anche su strada in discesa non si pedala!). La pedalata è composta da un giro completo di 360 ° dove i primi 180 devono essere dedicati alla spinta ed i secondi 180 alla trazione, senza soluzione di continuità, andando ad immaginare di disegnare dei cerchi perfetti con la punta dei piedi. L’abbigliamento per lo spinning è molto semplice. Non si richiedono indumenti specifici per la termo stabilità dell’organismo; ergo, non devono fare caldo ne essere idrorepellenti, poiché gli allenamenti si svolgono al coperto. È necessario però che lo stesso abbigliamento abbia delle caratteristiche quali: • Comodità e libertà nei movimenti: meglio se corti, magliette e pantaloncini da spinning non devono impacciare nella pedalata; • Liberazione del sudore: il sudore dev’essere lasciato evaporare e non deve accumularsi, poiché ciò aumenterebbe ulteriormente la sudorazione; • Comfort sulla seduta: parliamo dei pantaloncini, che possono offrire grande comodità solo imbottiti sotto il cavallo – più il soggetto è pesante, più può soffrire la pressione tra il pube e l’ano. Inoltre, sono considerati indumenti / accessori di buona utilità le calzature ad attacco rapido, quelle per il ciclismo. Esse permettono di effettuare correttamente la pedalata sia in spinta, che in trazione posteriore. Il postural spinning Il postural spinning è l’evoluzione dello spinning tradizionale nato dallo studio dei distretti muscolari convolti durante gli esercizi su una bike stazionaria come la spin bike. Lo studio è stato svolto da professionisti posturologi e biomeccanici grazie all’ausilio di termo camera, conta watt e cardio frequenzimetro. L’integrazione di pesi leggeri ed il lavoro di gambe, rende questo allenamento molto utile alla tonificazione di tutto il corpo.

L’intenso allenamento aerobico sviluppa un notevole dispendio calorico. Il lavoro di gruppo, la componente musicale e l’assistenza di un istruttore esperto in postura, rendono il postural spinning una pratica seducente anche per i più pigri. Nel programma postural troviamo: • allenamento aerobico • resistenza generale • stimolazione circolatoria • lavoro in range brucia grassi • fartlek • interval training Posizionamento in bike stazionaria L’importanza del corretto posizionamento su una bike stazionaria non è da sottovalutare non ci troviamo infatti su una bicicletta normale e soprattutto non siamo sulla nostra bicicletta che per i molti amatori è stata regolata da un biomeccanico in base alle proprie caratteristiche fisiche. Normalmente si tende a regolare la SB come la bici personale, ma con tutta franchezza mi sento di dire che l’allenamento sulla SB è un altro sport e quindi le regolazioni della bike devono essere diverse. Il movimento è della comune pedalata, ma si pedala in assenza di attrito dell’aria: non serve essere in posizione aerodinamica al contrario della bici personale, che ha una naturale flessibilità e 2 ruote appoggiate a terra (questo permette a tutte le sollecitazioni di essere scaricate verso il terreno. La bici da strada scarica un po’ di meno della mountain bike per la differenza di pneumatici sia per la larghezza che per le atmosfere con cui sono gonfiate le ruote). Iniziamo con l’alzare il manubrio un po’ sopra dell’altezza sella, dobbiamo essere comodi con la schiena, poi inseriamo il piede nel pedale e mettiamo la pedivella in posizione verticale bassa, la gamba deve essere semi estesa con il piede in orizzontale. Facciamo un quarto di giro in avanti mettendo la pedivella orizzontale, il

nostro ginocchio non deve superare il perno centrale del pedale. A questo punto appoggiamo il gomito sulla punta della sella ed allunghiamo al mano, le nostre dita devo essere appoggiate al manubrio. La posizione ideale delle braccia deve essere: braccia parallele alle spalle semi flesse, spalle morbide ed il peso caricato sui tricipiti. Da questa posizione di partenza possiamo renderci conto che, alzandoci sui pedali in posizione jumping o in uscita posizione da salita, i nostri movimenti risultano più fluidi e meno traumatici per la nostra schiena. In questo modo ci si può allenare nella certezza che durante gli esercizi la parte alta della nostra schiena non soffrirà sollecitazioni gravi, inoltre, cosa poco nota a molti appassionati della SB, si potranno fare allenamenti ad occhi chiusi ed in concentrazione per affinare automatismi che su strada non si potrebbero mai memorizzare. Esempio Economia: intesa come gestione dei vari distretti muscolari in base alla conformazione del terreno su cui si pedala; + WATT: imparare a sfruttare la pedalata a quasi 360 gradi (attualmente la maggior parte di appassionati sprigiona watt solo per il 50% della pedalata, altri per il 70%, solo i più preparati possono superare 30% di zona morta in una pedalata e quindi arrivare a imprimere watt a 340/350 ° nella rotondità di una pedalata. Psicomotricità: giochetti psicomotori e di stabilizzazione che chiamano in causa glia addominali per la stabilità centrale sulla bike. Respirazione: usare il diaframma, tenere l’esofago in linea per non chiudere l’epiglottide portando via aria ai polmoni. Autodiagnosi: il guardarsi allo specchio migliora molto la corretta postura sulla bike.

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Consigli per il tifo: Primorje Pallanuoto Foto: Luca Tramontin

LUCA TRAMONTIN

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a scusa, per una volta che vai in Croazia vai a vedere la pallanuoto? Ma

rilassati”. Sostituisci luogo e sport e poi dimmi un lettore di Sportdipiù magazone che non abbia sentito la solfa della riga sopra. Come se ‘visitare uno sport’ non facesse parte del racconto, del giro, dell’esperienza fisica. Controcorrente: andate a Rijeka, se non c’è una partita (che comunque dura 4 tempi da 8 minuti) andate a una sessione di allenamento del Primorje. Ancora meglio? Andate a vedere le giovanili che giocano nei porticcioli illuminati di Volosko, quattro minuti di auto. Tolgono le barche, mettono le porte (a volte le lasciano), usano il muretto del molo per panca arbitraggio e panchine, i fari al tramonto vengono aiutati dai fanali delle auto dei genitori. Una delle più belle immagini sportive che abbia mai visto, l’unica volta in cui mi è dispiaciuto di non saper fotografare. E poi tornate da chi vi dice che sprecate tempo, mostrate la lingua e esprimetevi in veneto arcaico. Un veneto arcaico che si parla anche in questa terra mista, la cui componente italiana viene evocata solo per luoghi comuni, per lati negativi veri ma amplificati. Se dici Fiume butti da un lato, se dici Rijeka dall’altro. Ma dài, basta, io le dico tutte due, come mi viene e come mi gira al momento, e nessuno mi rompe le scatole. Il contributo italiano al superclub del Primorje è ovviamente solido, e lo straniamento di essere contemporaneamente nel Veneto (non è un errore di battitura), in Croazia e in Jugoslavia (“Jug” vuol dire sud) quindi

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perde ogni senso di contraddizione, si armonizza. Ok, ogni volta che un ebete dice “Italia Mafia” la rete e i social si riempiono, e si capisce. Ma quando ci si siede a Kantrida, in uno stadio futurista che incanta per astrazione dallo spazio, a pochi metri da un porticciolo rimasto quasi uguale dal

secolo scorso, si cambia idea. Tutti i miei amici e tutte le mie amiche hanno detto “Voglio tornare!”. Se si va a cognomi si può avere l’impressione che l’Italia c’entri poco, ma è una trappola. La comunità italiana è spesso rappresentata (anche nel giornalismo, nello spettacolo o nella


politica) da cognomi che italiani non sono. Viceversa (più raro per la mia esperienza) un cognome italiano non garantisce il contrario, magari è di quinta generazione e non se ne ricorda neanche. La cognomastica racconta solo la discendenza paterna, poi ci sono state le slavizzazioni, gli anagrafi bruciati, le parrocchie trasferite, le italianizzazioni. Considera anche che (questa è grossa, lo so) spesso le origini sono una questione identitaria, una scelta, i purissimi sono pochi, e quando si è in bilico si diventa un po quello che si sente di più. Ma il bello, il bellissimo è che nelle

Crime) se vai a vedere il Primorje finisci davvero a mangiare dove vanno i locali e non i turisti. Poi uno alla volta arrivano campioni e avversari: terzo tempo e famiglie, allenatori e DS approfittano per rivedersi, magari hanno giocato insieme nella Jugoslavia. Al ristorante giusto arrivi con indicazioni “digitali” (nel senso veneto de far segno coi det) se proprio la lingua non arriva, perché (altro luogo comune) non è vero che tutti più o meno parlino italiano a Rijeka. E anche qui attento: molti lo parlano perchè è bello, e non sono per forza di origine italiana. Molti locali

Negli episodi fiumani di Sport Crime vedrete palesemente e chiaramente due marchi di birra: la Krinka e la Kantrida. Product placement? Ma dai, nel 2020 nessuno ti distribuisce nel mondo se fai le piccole furbate, e poi non siamo i tipi. Sono marchi “letterari” che abbiamo creato noi, dal logo all’etichetta, dai manifesti alla bottiglia, in modo da essere reali nelle riprese, da non dover sfumare o “sbiancare” in post produzione e poter sostituire i marchi delle vere birre croate al cui fatturato ho contribuito pesantemente. La Krinka (che vuol dire maschera) è una birra giovane, leggera, glam, che strizza l’occhio ai party post match e alle feste universitarie. La Kantrida invece è piantata nelle rocce carsiche, nell’antico, il poster palesa una spiga, del luppolo. Il nostro Pino Fama ha composto una serie di gialli tradizionali che nel nostro inconscio e in quello dello spettatore raccontano una parte di pesca, pallanuoto e dialetti incrociati. Ripeto, queste birre non esistono, anche se noi le sentiamo vere. Se l’esperienza non è abbastanza fisica chiudo con un consiglio da manicomio: la costa è piena di porte da pallanuoto di varie misure, io ogni tanto mando gli

tribune c’è sempre qualcuno contento di spiegarti le regole, la storia, la mitologia di Ivo Jobo Curtini (fai conto il Maci Battaglini del rugby Rovigo), gli episodi e quello che vuoi sapere. In questi anni il “water rugby” ha lasciato spazio ad altri sport, ma Fiume resta comunque una zona di calottine e centri boa. La storia di Kantrida si trova dappertutto, ma molto vive nella tradizione orale, in fondo il “vaterpolo” si è staccato dal suo porticciolo solo per un breve periodo: troppo attaccabile durante la guerra, una misura di sicurezza ha trasferito a Sussak (la parte non italiana che con la schiena al mare si trova sulla destra del fiume) le attività peraltro ridotte al minimo. Troppo indietro nella storia ma molto interessante il periodo della lega Italo-Jugoslava, scava, molti campioni del Viktoria (per farla breve è il vecchio nome del Primorje) sono passati a giocare o allenare in Italia. Nei nostri sport l’ignorante è sacro, se sa di esserlo ovviamente, se è curioso viene accudito e guidato. Non faccio nomi né réclame, ma (chiedi alla troupe di Sport

parlano un bel dialetto triestino-veneto. Ve ne sparo un’altra? Ci sono molti serbi a Rijeka, certo, molti meno dopo la guerra, e molte squadre di vari sport hanno lo straniero serbo. Non credo che passeggiando nel Korzo (che a me piace da matti) si capiscano e si ascoltino così tante cose.

altri al pub, mi butto in acqua e come un somaro mi metto a tirare in rete per qualche minuto, poi esco, raggiungo gli altri senza asciugarmi e bevo le birre che hanno ispirato Krinka e Kantrida. E Sport Crime. E questo articolo.

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STARE BEN E

Obesità infantile

di Angelo Pietrobelli Professore Associato di Pediatria e di Nutrizione Clinica presso l'Università degli Studi di Verona

La salute e gli adolescenti al tempo del lockdown

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a sana nutrizione del bambino ed il corretto stile di vita degli adolescenti sono due fattori che in questi ultimi anni hanno ricevuto molta attenzione essendo entrambi, quando negativi, responsabili di possibili rischi cardiovascolari, sovrappeso ed obesità. Sovrappeso ed obesità infantile sono manifestazioni di una malattia cronica che sta diventando un problema di salute pubblica e che vanno ad interagire con lo stile di vita psicosociale. Va ricordato inoltre che chi è in sovrappeso od obeso in età adolescenziale rischia di rimanere anche in età adulta con tutte le conseguenze negative del caso. Ultime stime europee mostrano che nella Regione Mediterranea, un bambino di età fra i 6 e i 9 anni è obeso e che circa il 40% dei soggetti fra i 6 e i 9 anni presenta un Indice di Massa Corporea (Body Mass Index – BMI: ossia il peso in kg/l’altezza espressa in m2) >85° percentile per età e sesso. Tutto inizia al momento del concepimento, e i “primi mille giorni di vita”, il tempo che va dal concepimento al secondo anno di vita, diventano il periodo più importante dell’intera esistenza. Nel primo anno di vita il bambino triplica il suo peso, aumenta di circa il 50% la sua altezza e del 25% la circonferenza cranica. Quindi la nutrizione diventa fattore determinante a lungo termine della vita di questi soggetti. Le cause del sovrappeso e dell’obesità in età pediatrica sono da ricercare in modo particolare in due specifici ambiti, l’alimentazione scorretta e la sedentarietà. Va ricordato che il tempo trascorso a guardare la televisione, il computer, il tablet con i giochi, il cellulare e avere la televisione nella stanza da letto, sono tutti fattori correlati alla prevalenza di sovrappeso ed obesità nei bambini e negli adolescenti. Quindi importanza fondamentale assumono

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i fattori ambientali che influiscono sulle malattie non trasmissibili, le “non communicable diseases”. Tutte queste abitudini non corrette, magari supportate da una famiglia non attenta ai cibi sani e ad un corretto life style, portano i nostri soggetti a non aver interesse per l’attività fisica, ad avere una dieta scorretta e sbilanciata verso i grassi e le bevande gasate e zuccherate con in ultima analisi una influenza anche sulla qualità del sonno. Non deve essere dimenticate le co-morbilità associate al sovrappeso e all’ obesità già nell’adolescenza, che vanno da quelle cardiovascolari, endocrine, gastrointestinali, ortopediche, renali, polmonari, che insieme ad uno stile di vita non corretto portano i soggetti in sovrappeso ed obesi ad averi ulteriori problemi di disistima e di isolamento sociale. Questi in breve gli spunti che hanno portato alla realizzazione dello studio pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Obesity”, dal titolo “Effects of COVID-19 lockdown on lifestyle behaviors in children with obesity in Verona, Italy: a longitudinal study”. La ricerca è stata coordinata dal Prof. Angelo Pietrobelli, Professore Associato di Pediatria e di Nutrizione Clinica presso il Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Odontostomatologiche e Materno Infantili dell’Università degli Studi di Verona in

collaborazione con il Pennington Biomedical Research Center, Baton Rouge, LA, USA ed il Department of Public Health Sciences, Clemson University, Clemson, SC, USA. Sostanzialmente ci si è chiesto cosa possa essere successo allo stile di vita e alla nutrizione in un gruppo di adolescenti di Verona durante il lockdown di questo periodo legato al COVID-19. Attraverso un questionario a cui hanno risposto i genitori sono state rilevate informazioni legate allo stile di vita, dieta, attività fisica e comportamenti del sonno dopo tre settimane dall’inizio del lockdown e sono stati paragonati a quanto invece questi soggetti adolescenti facevano prima dell’inizio della quarantena. Alcuni risultati sono apparsi veramente sconvolgenti. Escluso il tempo dedicato alle video-lezioni, dallo studio è emerso che il tempo trascorso davanti ad uno schermo, sia esso televisione, computer, tablet, telefonino è aumentato di circa 5 ore al giorno. Di conserva, il tempo dedicato ad attività sportive è diminuito drasticamente di circa 5 ore alla settimana. Altro dato veramente eclatante si è riscontrato che il numero dei pasti consumati nella giornata è aumentato di una unità. Andando più specificatamente, il consumo di patatine fritte e bevande zuccherate è significativamente aumentato durante il lockdown, addirittura raddoppiato. Appare chiaro come questo lockdwn abbia fortemente influito sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari dei soggetti analizzati. Resta da valutare se al ritorno alla vita “normale” queste abitudini rimarranno tali o i nostri soggetti saranno in grado di ritornare allo status pre-lockdown. Il compito fondamentale rimane affidato alla famiglia e ai genitori veri e propri “role model”, al fine che lo stile di vita e l’attività fisica possano ritornare sane e salutari.


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Nulla come prima: consigli pratici per dirigenti sportivi e amministratori pubblici

L’

JACOPO PELLEGRINI

appuntamento con SDP Live del 23 maggio è stato un po’ particolare: orario speciale (la mattina), giorno speciale (sabato) per un argomento speciale dal titolo “Nulla come prima: consigli pratici per dirigenti sportivi e amministratori pubblici”. Alla live, moderata dal nostro direttore Alberto Cristani, hanno partecipato Emanuela Biondani, presidente Young S&C Community, Roberto Ghiretti, docente Master Sport UniParma, Stefano Gnesato, delegato CONI Verona e Lucio Taschin, esperto comunicazione e marketing sport. L’invito a partecipare alla diretta è stato promosso ed esteso anche ad amministratori locali, dirigenti sportivi e ‘semplici sportivi che sono intervenuti numerosi ponendo domande in tempo reale agli esperti. Il tema conduttore, oltre ovviamente allo sport, è stato la ripresa delle attività post Covid-19. Primo a prendere la parola Roberto Ghiretti: “Vedo problemi abnormi a settembre quando tutti vorranno ripartire e in realtà le cose non saranno particolarmente diverse da oggi”. Proseguendo con il discorso, comunque,

Ghiretti ha reso merito alla Regione Veneto per come si è comportata e ha affrontato l’emergenza. Con Lucio Taschin si è poi parlato di tanti argomenti: da alcuni paralleli con la regione Emilia-Romagna alla riapertura dei centri estivi e l’attività sportiva per i giovani. Argomento trattato in seguito anche dalla presidente Emanuela Biondani. Ghiretti ha poi evidenziato come si parli “non tanto di paura, ma di possibilità, economica ed organizzativa”. Gnesato, da parte sua, ha evidenziato la

situazione delle società sportive veronesi, alla luce delle richieste ricevute e alle esperienze vissute quotidianamente. La paura, invece, è il progressivo destrutturarsi dello sport: calo di società federali, calo di tesserati federali e aumento di tesserati degli enti di promozione, ossia coloro che fanno pratica personale (nelle palestre e piscine). La Live è poi proseguita leggendo e rispondendo alle domande che genitori, dirigenti di squadre sportive ed altri spettatori posero ai nostri ospiti. Uno degli argomenti chiave degli ultimi 15 minuti è stata la relazione - sempre più forte ed accelerata dalla situazione che abbiamo vissuto questa primavera e che ancora stiamo vivendo - tra sport e comunicazione. Il consiglio lanciato alle società, soprattutto parlando di social, è stato quello di creare una simbiosi con i ragazzi arrivando così ad un nuovo tipo di comunicazione che già stavamo iniziando a vedere negli ultimi anni. La Live completa si può rivedere pagina Facebook SportdiPiù Magazine Veneto nella sezione Video.

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magazineinserto speciale Speciale realizzato in collaborazione con l'Area Comunicazione Hellas Verona F.C. - Responsabile Andrea Anselmi.

A N O R E V S A L HEL

SERIE A

Miguel Veloso GIOVANILI

La grande occasione WOMEN

Matteo Pachera

r o s s e lE prof l e u g i M SdP / 35


Foto: Francesco Grigolini

Miguel Veloso

Miguel Veloso: il Professore rimane in cattedra 36 / Speciale HELLAS VERONA


C

erco un centro di gravità permanente… L’ha trovato, in questa stagione, il Verona. E lo avrà anche nella prossima. Eh sì, perché Miguel Veloso, 34enne centrocampista portoghese di Coimbra, sarà il faro dell’Hellas Verona anche nella prossima stagione, in Serie A. A fine giugno il rinnovo del contratto per un altro anno. E pochi giorni più tardi, segnatamente l’1 luglio 2020 - in occasione della vittoriosa partita contro il Parma, al Bentegodi, dove i gialloblù hanno di fatto tagliato il traguardo della salvezza – Miguel ha festeggiato la sua 500esima gara da professionista di una carriera che a Verona ha trovato nuovo slancio. Assist, gol (bellissimi quelli contro Bologna e Juventus), continuità di prestazioni e una regìa in mezzo al campo illuminata da piedi raffinati e mente fina. E poi leader. Di quelli silenziosi, che però si fanno sentire quando serve, prerogativa di chi l’autorevolezza la trasmette naturalmente e non ha bisogno di imporla con l’autorità. La seconda giovinezza di Miguel è una questione di stimoli e motivazioni, che sono rimasti altissimi nonostante le cicatrici di mille battaglie e un palmares di tutto rispetto fra Sporting Lisbona, Genoa (cinque stagioni non consecutive), Dinamo Kiev e Nazionale portoghese (57 presenze e 3 gol). Ma quando ha scelto Verona l’ha fatto perché sentiva di avere ancora qualcosa da dimostrare.

determinante a rendere possibile. Non potevano essere allo stadio, ma nella nostra mente e nel nostro cuore erano con noi». Torniamo al tuo proposito di disputare la tua miglior stagione in carriera. La domanda sorge spontanea: avevi ancora qualcosa da dimostrare? «Premesso che si può, si deve provare a crescere sempre, a qualsiasi età, e questo vale per tutti, nel mio caso volevo dimostrare – anzitutto a me stesso ma anche a chi pensava fossi sul viale del tramonto – che Miguel Veloso può essere ancora un calciatore importante. Però, ripeto, sono stato anche facilitato dalla scelta della squadra. Scelta che si è rivelata assolutamente azzeccata. Lo so che può sembrare retorica o una frase fatta, ma in questo Verona la differenza l’ha fatta davvero il gruppo. Un gruppo che il Direttore (Tony D’Amico, ndr) è stato bravissimo ad allestire con un calibrato mix di giovani emergenti e di giocatori esperti. Fasce differenti d’età che si sono amalgamate benissimo e che mister Juric, col suo staff, è stato bravissimo a plasmare. Altro elemento che ha fatto la differenza è stata la ‘fame’: ognuno di noi aveva ambizioni personali fortissime, ma nessuno ha ragionato solo per sé. Abbiamo ‘pensato’ e agito sempre col ‘noi’ e mai con l’‘io’».

Cosa, esattamente, Miguel? «Quando ho scelto l’Hellas avevo una idea e un obiettivo chiarissimi nella mia testa: disputare la mia miglior stagione in Italia. E credo di esserci riuscito. Non solo per merito mio, ovviamente, perché sono stati fondamentali l’ambiente che ho trovato, la straordinaria empatia di squadra che si è creata e… la città». La città? Spiegaci meglio… «Verona è fantastica. Classica città a misura d’uomo, dove tutto viene vissuto con grande serenità e rispetto. Se ne è innamorata anche la mia famiglia. Il valore aggiunto è l’amore della gente per l’Hellas, che è qualcosa di più di una fede. Una vera e propria religione. Insomma, qualcosa di sacro. I tifosi sono stati letteralmente la nostra spinta in più e quando – in emergenza Covid-19 – non sono potuti venire allo stadio, come squadra abbiamo sentito la responsabilità, ma anche l’orgoglio, di completare un’impresa che loro hanno contribuito in maniera

Miguel Veloso riceve dal presidente Setti la maglia commemorativa della 500esima partita da professionista

Speciale HELLAS VERONA / 37


Veloso con la maglia del Portogallo

Ad ogni intervista ti chiedono della tua amicizia con Cristiano Ronaldo e di cosa significhi giocare assieme ad un campionissimo come lui. Ti tocca anche stavolta… «Nessun problema. Cristiano è davvero un amico, nonché un professionista esemplare. Se riesce ancora ad esprimersi a livelli di eccellenza è perché si allena oggi ancora di più e ancora meglio di quanto si allenasse, ed era già tanto, 10-15 anni fa». Ma un difetto lo ha? «E’ un difetto per modo di dire, perché in realtà è un pregio. Cristiano non vuole mai perdere, neanche nelle partitelle in allenamento. È un competitivo di natura». Un altro anno col Verona. Quanto pensi di giocare ancora a calcio? «Fino a quando andare ad allenarmi non mi peserà. Adesso è ancora una grande gioia…». Ma al post carriera hai iniziato a pensare, di tanto in tanto? «Sì, anche se non ancora seriamente. Mi piacerebbe rimanere nel calcio. Magari allenando i bambini per trasmettere loro le esperienze che ho maturato ma soprattutto la mia grande passione per il calcio».

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Foto: Francesco Grigolini

Giovanili Capitan Pazzini 'controlla' nell'ordine Florio, Pierobon, Calabrese e Bracelli

La grande occasione

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n mezzo a tanta incertezza, nel pieno di un periodo difficile per tutti, una bella pagina di sport e di vita. Non potremmodefinirealtrimentilasplendidaoccasioneoffertadallaripartenzadell’HellasVeronaedituttoilcalcio italiano ai giovani provenienti dal Settore Giovanile, che si sono trovati in pochi giorni a passare dal divano ai campi di allenamento della massima serie, in mezzo ai campioni che sperano un giorno di avere come compagni disquadra. Il Verona di Ivan Juric ne ha utilizzati ben 15, nel mese dipreparazione alla ripartenza della Serie A: più di un’intera formazione che si è rivelata fondamentale nel difficile lavoro di ricostruzione della condizione atletica. Proprio per questo si spiega il largo utilizzo di calciatori particolarmente giovani: fibre muscolari ancora in crescita, più pronte ad assorbire l’impatto di una repentina ripresa delle attività. In aggiunta al supporto del responsabiledel Settore Giovanile, Massimo Margiotta, e di quello del mister della Primavera Nicola Corrent. Scopriamoli meglio!

PORTIERI Victor Aznar, brasiliano del 2002, ha solo 17 anni ma un fisico da professionista. Il preparatore dei portieri gialloblù, Massimo Cataldi, lo segue con attenzione da tutta

Victor Aznar

la stagione, durante la quale è cresciuto moltissimo, sia fisicamente che tecnicamente. Insieme al giovanissimo Giacomo Toniolo (2004) ha aiutato a Silvestri, Berardi e Radunovic a completare un reparto per definizione difficile e delicato.

DIFENSORI Qui la faccenda si fa interessante: sono veramente tanti, e di grande qualità. Non scopriamo oggi il 2002 Destiny Udogie, terzino stabilmente convocato nelle Nazionali giovanili dal fisico prorompente e la tecnica in continuo

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Bernardo Calabrese

Andrea Gresele

affinamento: il Verona lo ha già blindato con un contratto da pro.Gli hanno dato man forte, nel medesimo ruolo, Andrea Greselee Darrel Agbugui, giovani ma forti di unconsistente numero di presenze con la Primavera dimister Corrent. Passando ai centrali, troviamo Eugenio Bracelli elementi particolarmente testati da Juric visto il ruolo chiave che ricoprono nel modulo utilizzato dal mister croato, che neprevede ben 3: Eugenio Bracelli e soprattutto Bernardo Calabrese, in questo senso, hanno trascorso molti minuti in campo. Il loro ruolo, poi, è lo stesso di quel ragazzone italo-albanese, Kumbulla, che fa da vero punto di riferimento per tutti i giovani talenti delle giovanili gialloblù.

CENTROCAMPISTI Anche qui, qualità e quantità numerica non mancano. Non si può parlare di vero e proprio prestito dalla PrimaLucas Felippe

vera per Lucas Felippe, Silvio Squarzoni regista brasiliano del 2000 che ha lavorato con Juric fin dal primo giorno di ritiro nell’estate 2019: la sua qualità non è in discussione e, dopo molte convocazioni e panchine, si aspetta il debutto con la maglia del Verona. Un anno in meno per il centrocampista offensivo Bogdan Jocic, che si è fatto apprezzare almeno quanto Mattia Turra, Silvio Squarzoni e il 2002 Christian Pierobon. Menzione a parte merita il più giovane della truppa: Filippo Terracciano, 2003 dal fisico importante e dalle caratteristiche tipiche del centrocampista moderno. Abile in entrambe le fasi di gioco, ha convinto mister Juric a convocarlo per la gara contro il Sassuolo, che ha vissuto dalla panchina indossando la maglia che è stata di suo padre Antonio, giovanissimo scudettato nel 1985.

ATTACCANTI In avanti due elementi molto diversi tra loro, che sono andati ad integrare una rosa della prima squadra ricca di prime punte (Pazzini, Di Carmine, Stepinski e all’occorrenza Salcedo) ma che aveva bisogno di rinforzi sulla trequarti. In questo senso si spiegano e valorizzano gli inserimenti del 2002 Philip Yeboah (33 gol tra Under 17 e Primavera nelle ultime due stagioni) e dell’altro giovanissimo dell’Under 17 Mattia Florio, fantasista dai piedi sopraffini che farà ancora parlare di sé. Philip Yeboah

Mattia Florio

Bogdan Jocic

Una grande occasione, dicevamo, e se è vero che mister Juric ha dimostrato di guardare più alla qualità che alla carta di identità, non saremmo affatto stupiti di veder debuttare, entro il 2 agosto, qualcuno di questi talenti.

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Foto: Riccardo Donatoni

Women

Matteo Pachera: verrà il tempo di chi non ha avuto tempo

S

i dice che il tempo sia galantuomo, ma Matteo Pachera ne ha avuto davvero poco per plasmare il suo Hellas. La promozione sulla panchina della Prima Squadra delle Women, arrivata il 20 gennaio scorso, lo ha messo di fronte a una sfida professionale di rilievo, durata però – suo malgrado – appena un mese. Quattro partite e un solo punto conquistato, quello nello scontro diretto contro la Pink Bari. L’ennesima partita sfortunata contro le pugliesi, di quelle per cui inizi a soffrire subito dopo il triplice fischio perché si è

vista, sul campo, una superiorità. L’esordio è in realtà di una settimana prima, il 26 gennaio al ‘Santa Lucia’ di San Gimignano contro la Florentia. Il Verona colpisce una traversa, poi va sotto di due gol e l’assalto finale non basta: termina 2-1 per le neroverdi. Seguono le pesanti sconfitte contro Roma e Juventus e allora Pachera inizia a tracciare i confini entro cui lavorare: manca convinzione a questa squadra, ne serve di più. Dirà così al Tre Fontane dopo aver perso con le giallorosse.

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Il COVID interrompe il campionato, interrompe gli imminenti scontri diretti contro Tavagnacco e Orobica che avrebbero dato la svolta definitiva alla stagione dell’Hellas Verona. Lockdown. La squadra continua a lavorare, tutte le ragazze seguono il programma delle attività da casa. Non si sa ancora se si riprenderà o meno a giocare. La decisione è infine quella di sospendere definitivamente il campionato 2019/20, con le gialloblù che chiudono dunque al nono posto che vale la permanenza nel massimo campionato. Ritroviamo Pachera il 17 giugno successivo, supervisiona gli allenamenti individuali organizzati dal Club per le calciatrici. Nel tempo trascorso a casa si è dedicato allo studio, l’otium del calcio in attesa di tornare sul rettangolo verde. Lo troviamo con una mascherina che non riesce a nascondere il sorriso: “Mancava questa roba qua” e indica il campo sotto i suoi piedi. Lo ripete ancora. Mancava questa roba qua, mancava il calcio, e anche una semplice sessione di allenamenti individuali diventa il modo perfetto per ricongiungersi con il pallone. Poi aggiunge la solita frase con cui conclude un discorso, con cui forse chiede un cenno di consenso: “Sennò parliamo del nulla”. È mister Matteo Pachera il primo riconfermato dell’Hellas Verona Women per la prossima stagione di Serie A 2020/21. Avrà un’intera preparazione, un periodo ancora più lungo rispetto a quello che ha effettivamente vissuto finora sulla panchina gialloblù. Da quando è arrivato non ha avuto materialmente il tempo per dare la propria impronta alla squadra, ha preso in mano il lavoro svolto adattandolo alla sua idea. “Come avevo già detto” – spiega – “quello che è stato è stato. Non ci sono squadre che non possiamo raggiungere o avversarie contro cui non possiamo vincere. Noi dobbiamo essere consapevoli di ciò che dobbiamo

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fare e delle nostre qualità, dopo le altre possono anche metterci in difficoltà, però noi non dobbiamo mollare mai, mai, mai. L’importante è avere l’atteggiamento giusto: se andiamo a subire allora subiremo, ma se andiamo a giocarcela, ma a giocarcela sul serio, il Verona può farcela”. Questa fu una delle sue prime interviste. Più coraggio, più gioco. Aveva ampiamente dimostrato con la Primavera quale fosse la sua idea di calcio. Palleggio dal basso, ma rapido. Mediano che viene a prendersi il pallone fra i due centrali, sempre interattivi fra loro. Esterni alti, veloci e di qualità se possibile. Una punta. Calcio. Bisogna farlo ad alti ritmi e giocandosela. E verrà dunque il tempo di colui che non ha avuto tempo. Potrà affidarsi anche alle calciatrici della Primavera, che tanto gli avevano dimostrato in stima e fedeltà nel seguire le sue idee. Va ricostruita questa filosofia, riportata alla Prima Squadra. Il tempo è galantuomo, sennò parliamo del nulla.


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I NTERVISTA Mazzi o n a f e t S

Foto: Francesco Grigolini, Stefano Mazzi, SportdiPiù magazine

Per sempre

gialloblu S

ALBERTO CRISTANI

tefano Mazzi, ex presidente e amministratore delegato dell’Hellas Verona, si racconta in esclusiva ai lettori di SportdiPiù magazine Veneto tra aneddoti, ricordi e vicende – alcune clamorose – legate ai colori gialloblu. Una passione tramandatagli dal papà Eros che, nonostante alcune vicende negative, resiste nel tempo. I Mazzi e l’Hellas, un legame che ha origini lontane… «Si, tutto ha origine dall’amore di mio papà Eros per il Verona: per lui è sempre stata una passione vera, cha andava oltre tutto e tutti. Lui è sempre stato vicino alla società fin dai tempi in cui Mondadori era presidente (dal 1953 al 1958 n.d.r.). Dopo quel periodo, durante il quale fu consigliere, investendo anche

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dei quattrini, si allontanò un po’ pur restando sempre molto attento alle vicende del gialloblu. Tutte le domeniche andava allo stadio e, appena poteva, andava in studio da Garonzi a parlare di calcio». Il richiamo dell’Hellas era sempre forte però, tant’è che alla prima occasione ‘interessante’ la famiglia Mazzi non si fece pregare… «Si, in effetti rientrammo in società, a tutti gli effetti, al termine del campionato 1983/84, quello prima dello scudetto. Papà vide che, dopo alcuni campionati ad alto livello, coronati con la partecipazione alla Coppa Uefa, l’Hellas era un po’ in difficoltà economica. C’era il rischio che alcuni top player come Tricella, Fanna e Di Gennaro se ne andassero. Ferdinando Chiampan, che era sponsor


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L'Hellas non è di chi lo gestisce ma della città e dei tifosi: un patrimonio da custodire e tramandare nel tempo con la Canon, aveva a sua volta voglia di rivalsa per il padre che era stato presidente dell'Hellas - non molto amato dai tifosi - dal 1946 al 1953. Chiampan chiese così aiuto ad alcuni amici tra i quali papà, che rispose subito presente. Nacque così il Verona dello scudetto. Aneddoto: nell’estate del 1984 noi Mazzi e la famiglia Chiampan andammo insieme in vacanza al mare insieme. Ricordo come fosse ieri che il giorno della pubblicazione sulla Gazzetta dello sport del calendario della serie A, papà e Chiampan si misero a pronosticare i risultati del Verona. Papà disse: “Esordio al Bentegodi col Napoli? Che problemi gh’è? Se vinse!”. E poi, scorrendo le giornate: “Lì vinsemo per forza… lì anca… e qua no podemo perdar!”. Così Chiampan disse: “Eh, ma allora così vinsemo lo scudetto!”. E papà: “Certo, che problemi gh’è?”. Beh, visto com’è andata, direi che di calcio ne capivano!».

Eros Mazzi

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Già, tutti sappiamo poi come andò a finire. Tu che ricordo hai di quel 19 maggio 1985? «Quella mattina mi ricordo che per Verona c’era un’atmosfera particolare. Mi viene ancora la pelle d’oca a pesarci! Avevamo vinto lo scudetto la settimana prima pareggiando a Bergamo. Ma la festa vera si svolse la domenica successiva in Piazza Bra, dopo la vittoria al Bentegodi contro l’Avellino. Noi dirigenza e la squadra andammo a mangiare in un ristorante dietro la piazza, di nascosto. Nessuno sapeva che eravamo lì. Più passavano le ore più, da dentro il locale, sentivamo che aumentavano i rumori all’esterno. La Bra si stava riempiendo di tifosi. Poi siamo usciti e c'è la Bra piena di gente: non so come abbiamo fatto ad arrivare sul palco! E lì i ragazzi si sono scatenati…». Chi era il giocatore più emozionato quel giorno? «Fanna, senza dubbio. A Piero veniva da piangere: quando eravamo solo noi della società, nel ristorante, i ragazzi continuavano a cantargli il coro dei tifosi ‘Resta con noi Pierino Fanna’. Lui aveva già deciso di andare all’Inter. Non avrebbe voluto andare via da Verona, ma per questioni familiari decise di accettare la proposta dei nerazzurri». Di mister Bagnoli, che da poco ha festeggiato il suo 85esimo compleanno, cosa puoi dirci? «Bagnoli parlava pochissimo: dava le maglie che, lo ricordo per i più giovani, non avevano i nomi ma solo i numeri. Se ti dava il numero 7 sapevi che dovevi fare la fascia destra. Se ti dava il 2 facevi il terzino destro. Poi ti diceva su quale giocatore dovevi stare in marcatura. Fine. Questo era il calcio di quel tempo. Lui non faceva tanti discorsi, però se si accorgeva qualcuno che tirava indietro lo ‘mazziava’. Aveva un forte carisma e sapeva farsi rispettare e voler bene». Osvaldo Bagnoli

Finita la parentesi con Chiampan & C. altra 'pausa' per i Mazzi... «Si, uscimmo nuovamente dalla società perché non c’erano più i presupposti per restare. Non eravamo più in sintonia con glia altri soci. Mettiamola così. Nel campionato 1991/1992 la famiglia Mazzi acquisì l’Hellas e io divenni presidente. Il più giovane della serie A a quei tempi». Come mai la scelta ricadde su di te? «Diciamo che fu quasi naturale perchè ero l’unico che aveva esperienza in quel ruolo. Infatti già durante la presidenza Chiampan fungevo da portavoce del presidente, andando a tutte le riunioni istituzionali e di lega. Chiampan voleva che andassi io perché lui non se la sentiva. Io accettai volentieri e iniziai a conoscere i vari presidenti come Boniperti, Pellegrini, Viola, giusto per fare qualche nome. Devo essere sincero, qualcuno di loro mi prese in simpatia e diventammo anche amici. Quando ritornai nel 1991, da presidente in carica, trovai molti consensi».

1991 - Stefano Mazzi è presidente dell'Hellas Verona

Solo un anno da presidente però… «Si, anche questa fu una scelta presa per garantire il miglior equilibrio in società. Dalla stagione 1992/1993, per tre anni, fu Mario Ferretto presidente. Poi toccò a mio fratello Alberto fino alla cessione a Pastorello (dal 1995 al 1998 n.d.r.)». Perché tuo papà non fece mai il presidente? «Diciamo che non aveva la ‘diplomazia’ per farlo (ride n.d.r.). A parte questo mio papà non ha mai voluto diventare presidente del Verona perché per lui il calcio era solo passione e divertimento; non ne ha mai voluto sapere degli aspetti gestionali e dirigenziali. A lui queste cose non piacevano e non rientravano nel suo concetto di calcio».

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Tuo papà che rapporto aveva con i giocatori? «Papà ha sempre amato un calcio di giovani. Gli è sempre piaciuto veder giocare i giovani, soprattutto crearseli in casa. Qualche nome? Tommasi, Pippo Inzaghi, Pessotto, Ghirardello, Piubelli. La gente poi pensa sempre ai nomi che hanno sfondato, però a lui bastava fossero giovani e che, possibilmente, fossero prodotto del vivaio. Il rapporto che papà aveva con i giocatori era speciale perché li ‘inquadrava’ subito. Per esempio Elkjaer era uno ‘tagliato’ e mio papà l’aveva capito subito. Un esempio: quando giocammo in Grecia, in Coppa Campioni contro il Paok Salonicco (2 ottobre 1985, vittoria per 2-1 con doppietta di Elkjaer n.d.r) mio papà gli promise due Cartier nel caso avesse segnato. Quella sera Preben, dopo aver segnato, andò sotto la tribuna a cercare mio papà toccandosi il polso con l’indice. Era il suo modo per ricordagli la promessa…». Su Elkjaer se ne sono dette tante anche in chiave calcio mercato nonostante lui, in Italia, abbia vestito solo la maglia del Verona… «Ti racconto la storia vera della disputa tra Verona e Roma per l’ingaggio di Elkjaer. Noi lo avevamo già comprato nella stagione precedente a quella del suo arrivo a Verona. Nell’estate del 1984 si giocarono gli Europei a Parigi e Preben ‘esplose’: giocò alla grande e, nonostante l’errore decisivo dal dischetto in semifinale contro la Spagna (Danimarca sconfitta per 5-4 dopo i supplementari e rigori dalla Spagna che, a sua volta, venne battuta 2-0 in finale dalla Francia n.d.r.), molte squadre si mossero per ingaggiarlo. Noi eravamo tranquilli perché avevamo una clausola già definita, con cifra concordata, con il Lokeren, sua squadra di appartenenza. Questa clausola però andava esercitata entro mezzogiorno di un determinato giorno. Liliano Rangogni va a Parigi ma non riesce a mettersi in contatto i dirigenti del Lokeren: spariti. Allora, visto che mancava meno di un’ora alla scadenza della clausola, ebbe un’idea, una vera e propria genialata: andò da un notaio di Parigi e verbalizzò che alle ore 11 di quel giorno l’Hellas voleva esercitare l’opzione di acquisto del giocatore. Così ingaggiamo Elkjaer. Alla faccia del Lokeren che si era defilato solo per accettare la proposta della Roma che offriva il doppio. Questo a Viola non andò mai giù e per anni mi rinfacciato, tra il serio e lo scherzoso, di avergli


‘rubato’ Preben…». Preben Elkjær Larsen

Una trattativa saltata che i Mazzi rimpiangono? «Nel 1956 Pier Umberto Sartori aveva portato all’attenzione di mio papà un ragazzino brasiliano di colore, non ancora maggiorenne, del quale si diceva un gran bene. Si chiamava Edson Arantes do Nascimento ma era conosciuto da tutti come Pelé. In quegli anni tra le società esisteva un accordo non scritto che vietava l’acquisto di giocatori di colore. Mio papà non concepiva questa decisione. Il concetto di razzismo era tanto lontano dalla sua mentalità e non capiva il motivo per il quale un giocatore di colore non potesse giocare in una squadra italiana. Però questo accordo c’era e l’allora presidente Mondadori decise di rispettarlo. Così al posto di Pelè fu ingaggiato Del Vecchio. Mio papà rivide Pelè qualche tempo dopo e lui, con un gran sorriso, gli si fece incontro facendo finta di portare le valige. Questo a conferma di come Pelè, un paio di anni prima, fosse stato pronto a venire a Verona.

Pelé

Stefano, se ti dico Stojković? «Il grande ‘capriccio’ di mio papà. Se ne innamorò subito. Un talento vero, uno dei giocatori più forti di tutti i tempi. Quando capì che c’erano problemi tra Stojković e il Marsiglia disse: “Se compremo el Verona questo l’è el nostro

primo acquisto”. Sembrava una pazzia anche perché non eravamo ancora i proprietari dell’Hellas e perché si parlava di uno dei più forti giocatori del mondo in quel momento. Ma lui non perse tempo e, senza dire niente a nessuno, chiese al DS Franco Landri di mettersi in contatto con i vertici dell’Olympique Marsiglia per capire se la cosa si poteva fare. Ricevemmo la risposta che la trattativa si poteva fare. Volai così a Parigi a casa dal presidente Bernard Tapie uomo ricchissimo, potente, e molto particolare. La sua casa era una reggia lussuosissima con tanto di maggiordomo. Dopo una cena molto particolare, durante la quale Tapie mangiò un’intera insalatiera d’argento piena di fragole, iniziammo la trattativa. Ricordo che ogni dieci minuti papà chiamava al telefono e mi chiedeva “Ghè novità? Avio fato?”. Alla fine trovammo l’accordo: prestito con diritto di riscatto e stipendio del giocatore interamente a carico dell’Hellas (quasi un miliardo e mezzo n.d.r.). Tra le clausole c’era anche quella che prevedeva il ritorno di Stojković all’Olympique Marsiglia a maggio dell’anno successivo nel caso non fossimo rimasti soddisfatti. Purtroppo sappiamo tutti come andò a finire: tra infortuni, la squalifica di cinque giornate dopo un’amichevole precampionato, qualche problema di ambientamento e i problemi della squadra (il Verona retrocesse in B alla fine di quel campionato n.d.r.) Dragan non rese secondo le aspettative e ritornò da Tapie. Un vero peccato perché lui era una bravissima persona, seria, disponibile. Fu sfortunato. E pensare che, se tutto fosse andato come ci auguravamo, c’erano già molti top team pronti a chiedercelo a fine campionato. Avremmo fatto un grande affare. Pensa che quando andammo a Torino per giocare contro la Juve, Dragan non c’era perchè reduce dall’ennesimo infortunio. Prima dell’inizio della partita Gianni Agnelli mi si avvicina e mi dice, con la sua inconfondibile parlata: “Presidente, gioca Stojković?”. Io rispondo: “Eh no Presidente, non c’è oggi, sta ancora recuperando dall’infortunio”. Lui mi disse: “Allora posso tornare a casa”. Questo per farvi capire che razza di giocatore avevamo in casa!». Ti faccio un altro nome: Batistuta… «Il grande rammarico di papà! Sempre per il campionato 1991/1992, saltato Kirsten, ci serviva un centravanti. Papà aveva messo nel mirino un argentino di 22 anni. Si chiamava, come diceva lui, Batissuta. Avevamo già il contratto

firmato praticamente: non ci costava quasi nulla. Fascetti però non voleva: aveva messo il veto sui giocatori sudamericani. Non li voleva allenare perché erano ‘teste calde’. “Di centravanti così, in Italia, ce ne sono centomila”, ci disse. Io avrei voluto ingaggiarlo lo stesso, ma non potevo farlo senza l’ok di tutti i soci. Alla fine Batistuta tornò in Argentina ed esplose a suon di gol. L’estate successiva fu comprato dalla Fiorentina per 11 miliardi! Ricordo che ogni volta che Batigol segnava un gol mio papà diceva: “Mi g’hò da far quel che voi… Non g’ho da ascoltar più nisuni!”. Ah, alla fine quella stagione Fascetti volle e ottenne Raducioiu… (sospira scuotendo la testa n.d.r.)». Restando in Argentina, se ti dico Caniggia? «Se mi dici Caniggia mi morsico la lingua! Lui è stato un problema dal primo all’ultimo minuto. Non vado oltre…».

Gli stranieri del Verona 1991-92 da sinistra Raducioiu, Stojkoviće Prytz

E se ti dico Olanda? «Altra storia. Con l’Hellas partecipammo al quadrangolare di Amsterdam e in quell’occasione facemmo di tutto per portare Cruijff a Verona. Non se ne fece nulla per ‘dettagli’. In quegli anni il calcio olandese era in difficoltà economica e quindi molti giocatori erano pronti a trovare fortuna altrove. Mio papà si era innamorato di Koeman e Rijkaard. Però bisognava mettere sul piatto, subito, una cifra vicina a cento milioni di lire e, fattore non secondario, avevamo già il numero massimo di stranieri. Mio papà pensò a possibili scambi per liberare spazio agli olandesi. Alla fine non se ne fece nulla. Quando poi, qualche tempo dopo, andammo a San Siro per la partita contro il Milan, passò Rijkaard a salutarci. Mio papà si girò verso Berlusconi e gli disse: “Silvio, Rijkaard l’era mio. Te me l’è portà via!”. Tra Berlusconi ed Eros Mazzi c’era simpatia e stima reciproca… «Si, sebbene fossero per certi aspetti diversi, tra loro c’era grande sintonia.

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Rijkaard

Ricordo che nell’ultima partita del campionato 1991/1992 andammo a giocare a San Siro. Il Milan festeggiava lo scudetto, noi eravamo già in B. Quando Ancelotti mise dentro il terzo gol (la partita finì 4-0 n.d.r.) io e papà ci alzammo per andarcene. Quando Berlusconi vide che stavamo uscendo dallo stadio, si alzò e ci venne incontro. Abbracciò papà, gli diede la mano e gli disse: “Ricordati: il Milan è a vostra disposizione. Di qualsiasi cosa avete bisogno chiamate Ariedo (Braida), Adriano (Galliani) o direttamente me. Noi siamo a vostra disposizione”. Questo attestato di stima ci sorprese e allo stesso tempo ci fece molto piacere. Una volta dentro l’ascensore che ci portava al parcheggio sotterraneo di San Siro, mio papà mi disse: “Vedito, i sarà anca dei bauscia, ma i è dei siori. Non come quei de la Juve! (ride n.d.r.)”». Immagino tuo papà avesse il dente avvelenato con la Juventus per la partita di Coppa Campioni a porte chiuse… «Si, l’antipatia verso la Juve si accentuò molto dopo la sfida di Coppa a porte chiuse. Ancora oggi, rivedendo quella partita ti rimane una strana impressione: fischiato contro un fuorigioco inesistente, fischiato contro un rigore dubbio, non fischiato a favore un rigore clamoroso. Era il 6 novembre 1985 e allo stadio Comunale di Torino eravamo presenti solo in pochi addetti ai lavori. Ricordo che alla fine primo tempo un giornalista della Rai scambio mio papà per il presidente del Verona e lo intervistò. “Presidente” - gli chiese “qual è il suo commento dopo questi primi 45’?”. Mio papà sbottò: “Una cosa scandalosa!”. E il giornalista: “Non le sembra di esagerare? Si rende conto che ci sono milioni di persone che stanno vedendo la partita in tv?”. E mio papà: “Milioni di persone stanno vedendo la partita? Meglio! Vuol dire milioni di persone hanno assistito a questo spettacolo scandaloso! Un arbitro dichiara di essere felice di arbitrare questa partita perché ritrova il suo grande amico

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Platini, che non vede da tanto tempo. E poi in campo vedi queste cose…”. A quel punto fermarono l’intervista. Ma la frittata era fatta. Alla società arrivò una multa di alcune decine di milioni di lire che mio papà fu orgoglioso di pagare di tasca sua!"». Ora nomi di due persone che ci hanno lasciato: Roberto Puliero e Mario Corso… «Non voglio dilungarmi troppo perché avrei da raccontare tanto su di loro. Di Roberto ricordo il suo amore per il Verona, un legame viscerale che lo portava anche ad essere anche molto critico. Ma sempre con educazione e rispetto. Mio papà non accettava critiche da nessun giornalista tranne che da Roberto: lo ascoltava, capiva il suo punto di vista e con lui non si arrabbiava mai. Con Roberto ho condiviso tanti viaggi in trasferta. Spesso andavamo allo stadio insieme e, durante il tragitto, parlavamo di tutto tranne che di calcio. Mario Corso invece era un signore, una persona per bene oltre ad essere stato un campione assoluto. Sempre educato, mai una parola fuori posto. Quando esonerammo Fascetti, chiamammo in panchina Nils Liedolhm, unico disponibile in Stefano Mazzi con la maglia dell'Hellas stagione 1991/1992

Eros Mazzi con Mario Corso

quel momento. Aveva già una certa età e a volta aveva difficoltà nel rapportarsi con i giocatori. Per questo decidemmo di affiancargli con Mario Corso che era l’allenatore della squadra Primavera. La stagione terminò con la retrocessione in B, ma Corso si confermò un uomo davvero speciale che fino all’ultimo si diede da fare per il bene della squadra». Stefano, ci sarebbero ancora mille aneddoti da raccontare… «Si, tantissimi. Ci vorrebbero un paio di giornali per raccontarli tutti…». O un libro… «Eh, ci vuole tempo per realizzarlo e io, in questo momento, non ne ho. Però in futuro, chissà. Mai dire mai…».


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35 anni di scudetto gialloblu: curiosità, aneddoti, ricordi della storica impresa dell’Hellas Verona

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JACOPO PELLEGRINI

l 1° maggio su SDP Live si sono ricordati i 35 anni dello scudetto dell’Hellas Verona insieme ad alcuni dei campioni che resero possibile quel sogno. Il direttore Alberto Cristani ha riunito, in esclusiva per i lettori di SportdiPiù magazine, e in generale per tutti gli sportivi, Piero Fanna, Gigi Sacchetti, Giuseppe Nanu Galderisi, Antonio Di Gennaro e Preben Elkjaer. Fin dal primo minuto il clima di questa ‘reunion’ si è dimostrato molto scherzoso e festoso, con gli ex-calciatori che a più riprese, sempre tra sorrisi e risate, con Elkjaer tra i più ‘stuzzicati’ e più presi di mira con battute e aneddoti vari. Non solo di scudetto si è parlato durante la diretta: confronto tra il calcio di ieri e di oggi, ripresa dello sport post quarantena e ricordi, tanti ricordi, anche di amici e compagni che, purtroppo, oggi non sono più con noi. Due su tutti: l’ex-portiere Giuliano Giuliani (che a detta di Di Gennaro fu “tecnicamente tra i più forti”) e Simone Pasinato (nelle giovanili

dell’Hellas nell’anno dello Scudetto e deceduto pochi giorni prima a soli 47 anni. Gli spettatori hanno posto in tempo reale domande agli ospiti, spunti per rivivere e ricordare momenti e sfide epiche, come la vittoria per 5-3 contro l’Udinese definita in seguito da Zico come la sua partita più vissuta e giocata in Italia. Alla domanda di uno spettatore ‘Descrivete con una parola mister Bagnoli’ Nanu Galderisi ha anticipato tutti definendolo unico. Per Elkjaer Bagnoli è semplicemente ‘milanese’ (“Quando si arrabbiava parlava in milanese e io non capivo niente!”) mentre Fanna, tra i più commossi nel parlare di lui, lo considera un papà, artefice principale della conquista dello scudetto. La Live si è chiusa con la domanda ‘Quando vi siete accorti che quel gruppo

aveva un’alchimia speciale?’ alla quale ha risposto, a nome di tutti, Piero Fanna: “Già al primo anno di Serie A, quando noi eravamo considerati gli scarti delle grandi squadre, abbiamo fatto questa promessa: ogni volta che si vinceva o si pareggiava contro una ex squadra chiedevamo al mister se potevamo andare a mangiare in un ristorante qui a Verona. Questo ‘rito’ è poi diventata un’abitudine, a prescindere, tant’è che eravamo sempre a mangiare là! Tornavamo a casa sempre felici e allegri. Con la scusa delle cene il gruppo si rafforzava e si amalgamava sempre di più. Il mister non lo diceva ma era contentissimo che noi avessimo questa abitudine, anche se bevevamo qualche bicchiere di vino…!”

La Live completa si può rivedere pagina Facebook SportdiPiù Magazine Veneto nella sezione Video.

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I NTERVISTA aleb T z e m รณ G io c a Juan Ign

Tanghero gialloblu Foto Juanito Gomez

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La prima cosa che hai visto di Verona ed è stato subito amore... «Certo, per me è stata una grande emozione. Io venivo dalla serie C2. Vedendo il Bentegodi ho realizzato che avrei giocato in una società storica e ricca di tradizione come il Verona. Ho iniziato a ‘farmi dei film’, a fantasticare, a sognare il momento in cui avrei realizzato il primo gol, il tifo… Il primo anno è andato così così. Poi però qualcosa di buono abbiamo fatto (ride n.d.r.)».

Il colpo di testa con il quale Juanito ha segnato il gol del 2-2 contro la Juventus nel campionato 2016/2017

MATTEO VISCIONE

È

l’unico giocatore, ad oggi, ad aver segnato nei tre principali campionati nazionali (serie A, B e C) con la maglia dell’Hellas Verona. Con le sue 225 presenze (13° tra i giocatori di tutti i tempi dell’Hellas Verona) e 46 gol segnati tra campionato e Coppa Italia (9° nella classifica marcatori di tutti i tempi della società scaligera) è uno dei giocatori più amati dalla tifoseria gialloblu. Juan Ignacio Gómez Taleb, per tutti Juanito, classe 1985, è uno dei simboli di un Verona che è passato dal (quasi) dimenticatoio della Lega Pro ai ritrovati fasti della Serie A. Gomez oggi è un giocatore del Gubbio (ritorno alle origini visto che, proprio in Umbria, si affermò definitivamente ad alti livelli) ma fosse dipeso da lui la carriera l’avrebbe chiusa senza dubbio in riva all’Adige.

molto. Purtroppo son cose che capitano nel calcio…». Verona però è casa tua… «Sì, con la famiglia ci siamo stabiliti a Peschiera, abbiamo deciso di fermarci qui. Poi, magari, per lavoro dovrò spostarmi, ma l’intenzione è quella di restare qui: ci siamo innamorati di questo posto. Casa nostra è qui a Peschiera». Ti ricordi il primo giorno che sei venuto a Verona? «Sì, mi ricordo che sono arrivato in treno da Gubbio. La prima cosa che ho visto, dal finestrino, è stato il Bentegodi, così imponente e maestoso. Mi sono venuti i brividi! ».

Sei anche l’unico giocatore che ha segnato nelle tre categorie (C, B e A) dell’Hellas, una bella soddisfazione… «Uno non ci pensa mentre gioca. Poi queste statistiche vengono fuori e, devo essere sincero, fanno piacere. Entrare nella storia dei marcatori più importanti dell’Hellas è davvero una grande soddisfazione e un onore». Sei sempre stato un antidivo, una persona umile… «Mi fa piacere avere la stima della gente e di essere visto così. Sono stato sempre umile e ho fatto al meglio il mio dovere, nel modo più professionae possibile. Aver lasciato un bel ricordo è una ulteriore importante gratificazione». Hai incontrato tantissimi giocatori: chi ti ha più impressionato? «Hai detto bene, ho avuto la fortuna di lavorare con tanti bravi giocatori. Se devo fare dei nomi, non me ne vogliano gli altri, il primo che mi viene in mente è Jorginho: appena arrivò in prima squadra si capì subito che era forte, che

Juanito, che ricordi hai di Verona? «Il ricordo più bello è legato a tutte le promozioni centrate e ai gol messi a segno. Già perché ogni gol per me è stato speciale. Quello alla Juve nel campionato 2014/2015 (gol del 2-2 a pochi secondi dal fischio finale n.d.r.) ha un posto speciale, ovvio, ma ne ricordo con piacere anche tanti altri ‘meno famosi’. Quello più brutto è sicuramente quando sono andato via da Verona, quando ho saputo che non sarei rientrato nei piani dell’Hellas. Pensavo di chiudere la carriera al Bentegodi ma non è stato possibile. E questo mi è dispiaciuto

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Juanito con la compagna Claudia e il figlio Bautista

Juanito si allena con il figlio Bautista durante il lockdown

era molto dotato. Poi aggiungerei Valoti, Rafael, Cacia e Moras. Poi è inevitabile pensare alle persone con cui si è più legato a livello umano». Con chi hai più legato a Verona? «Beh, con quelli che ho elencato sopra sicuramente, ai quali aggiungerei Russo e Rivas (argentino come Juanito n.d.r.) con il quale era bello giocare e allenarsi. A dire il vero però io ho legato con tutti: alla fine eravamo un bel gruppo. Quando vinci e fai un po’ di anni insieme si crea una forte unione». Di allenatori ne hai avuti tanti, con il quale hai legato di più? «Per quanto riguarda l’Hellas senza dubbio Mandorlini: grande tecnico, grande motivatore, non mollava mai un centimetro. Con lui abbiamo fatto divertire e ci siamo divertiti». Di Verona città cosa ti piace? «Verona mi piace tutta: non a caso vi si fermano a vivere tantissimi giocatori. É ben collegata e funziona tutto, è pulita. Mi son fermato sul lago perché mi è piaciuta Peschiera, ma anche Lazise è molto bella. Ogni posto del lago e magnifico. Lo ripeto: qui mi sento a casa». Ora sei tornato a giocare a Gubbio: la serie C ti sta stretta? «Non trovavo squadra dopo la parentesi

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alla Sicula Leonzio. Ho avuto un infortunio e mi stavo curando, ma la gente forse pensava che non riuscissi a riprendermi bene o che fossi stanco. Poi, Mister Torrente è tornato a Gubbio e lui mi ha dato questa possibilità: gli sono molto grato. Io sto bene e ho sempre voglia di giocare. Per quanto riguarda la categoria si vedrà, anche se penso potrei giocare più su…». La prossima stagione, cosa farai? Alla luce anche di quanto è accaduto in questo campionato a causa del Covid-19… «Eh già, stagione giocata a metà quella che si è da poco archiviata, motivo in più per restare volentieri dove sono. A Gubbio sto bene, mi hanno dato l’opportunità di ritornare a buoni livelli. L’unico problema è la lontananza dalla famiglia: mi piacerebbe anche giocare più vicino a loro ma l’importante è giocare». Ti piacerebbe anche giocare all’estero? «Sì, certo, sarebbe un’esperienza che mi piacerebbe fare. Chissà, magari nonostante l’età ce la posso ancora fare! (ride n.d.r.)». Pensa a una cosa che vorresti cambiare della tua carriera a Verona... «Sicuramente la retrocessione dalla A alla B e poi quell’annata (2016/2017 n.d.r.) dove mi son fatto male al braccio

e non sono riuscito a dimostrare alle persone che si sbagliavano su di me. Non siamo riusciti a fare punti». Quando non ti alleni cosa fai? «Dedico del tempo a mio figlio Bautista che ha tre anni e alla mia compagna Claudia. Siamo stati molto tempo lontani e adesso, anche a causa del lockdown, ho potuto dedicare più tempo a loro. Prima della nascita di Bautista mi piaceva giocare a golf: qui a Peschiera ci sono campi bellissimi. Non escludo di poter tornare sul green prossimamente anche per giocare a footgolf, sport che mi incuriosisce e che ho provato qualche settimana fa insieme ai ragazzi del Footgolf Verona». Hai pensato al futuro che ti aspetta quando smetterai di giocare? «Ho fatto il corso di allenatore ma non sono sicuro di volermi sedere in panchina. Vorrei però rimanere nel calcio, magari lavorando con ragazzi giovani, per scoprire nuovi talenti». Giovani talenti come Bautista? «Lui è ancora piccolo: a tre anni deve solo giocare e divertirsi. Se poi se tra qualche anno vorrà imparare io sarò pronto ad aiutarlo. Per adesso però è giusto che pensi solo a giocare, come è giusto che sia alla sua età».


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I NTERVISTA hini c s e c n a r F le ie Dan

Mister da ‘favola’ Foto: Area Comunicazione Federazione Italiana Giuoco Calcio

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GIORGIO VINCENZI

uando si parla della storia calcistica di Daniele Franceschini viene spontaneo associarla a quella del Chievo perché lui la “favola”, anche se è riduttivo chiamarla così, dei gialloblù l’ha vissuta nel ruolo di centro-

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campista nei momenti più alti della squadra clivense: dalla storica promozione del 2001 in Serie A ai piazzamenti da alta classifica dei primi anni nella massima serie alla Coppa Uefa. Con la maglia del Chievo, dal 1998 al 2006, ha disputato, tra Serie A e B, 205 partite realizzando 16 gol. Lasciata Verona, ha giocato altri anni ad alti livelli a Genova, sponda Sampdo-

ria. Nel 2011 la decisione di appendere le scarpe al chiodo e di intraprendere la carriera di allenatore. Ora, a 44 anni, è il commissario tecnico della Nazionale italiana Under-20. Daniele, hai vissuto tanti momenti felici al Chievo. Cosa ti rimane di quel periodo? Chievo e Verona rappresentano tanto


per me. Sono arrivato che avevo 22 anni da Foggia, che era in Serie B, e qui ho vissuto momenti importanti sia a livello di carriera, ma anche di società. Un impatto bello, un po’ all’inglese come mentalità, che mi ha permesso di crescere. Due anni in Serie B e poi grazie a mister Del Neri la grande cavalcata in A con dei campionati favolosi che hanno fatto sognare noi giocatori e i tifosi e non solo di Verona, ma anche quelli di tutta Italia e del mondo visto che poi abbiamo fatto tournée in Giappone e Inghilterra.

potessero migliorare la squadra. Le favole hanno un termine e il Chievo invece ha continuato la scalata raggiungendo traguardi importanti. Il primo anno in A siamo arrivati quinti, il secondo anno, 2002/2003, settimi e nel campionato 2005/2006 di nuovo quinti (poi diventato quarto posto per la squalifica della Juventus, con conseguente partecipazione l’anno successivo ai preliminari di Champions League, ndr). Della prima stagione in Serie A, 2001/2002, che ricordo hai dei derby con l’Hellas? La cosa bella che ci rendeva orgogliosi noi del Chievo nel giocare i derby era il fatto che a Verona finalmente dovevano riconoscere quello che avevamo realizzato (“Quando i mussi i volerà, faremo il derby in serie A”, era scritto su uno striscione esposto dalla curva dell’Hellas quando i clivensi erano ancora in Serie B, ndr). Volevamo dimostrare che non eravamo una meteora, ma che dietro c’erano una società solida e una squadra forte. Sono stati due derby molto combattuti e belli.

Secondo te è ancora giusto chiamarla favola? La favola c’è stata l’anno che siamo passati dalla Serie B alla A. Dopo però è stato un continuo migliorarsi e in questo sono stati bravi i dirigenti e il presidente Campedelli nel fare ogni anno sempre un passo in più per mettere a disposizione dell’allenatore giocatori che

Una partita indimenticabile di quel primo anno in Serie A? Ce ne sono state tante. Sicuramente quelle del derby, la vittoria a San Siro contro l’Inter (2-1, ndr), ma dal punto di vista emotivo direi la prima di campionato vinta a Firenze (2-0, ndr). Ricordo ancora la tensione negli spogliatoi. Sapevamo di essere una buona squadra, ma non conoscevamo sino a che punto potessimo competere con le altre.

Da quella gara è nata la consapevolezza che potevamo giocarcela con tutti. E così è stato! Un gol con la maglia gialloblù che ricordi con affetto? Con affett0 senz’altro il primo gol in Serie A nel campionato 2002/2003 segnato al Bentegodi contro il Modena. Il gol che ricordo più volentieri è quello che ho segnato a Buffon in un ChievoJuventus nel gennaio 2006 con un tiro al volo. Andammo in vantaggio per primi e poi i bianconeri pareggiarono. Era la Juve di Thuram, Cannavaro, Camoranesi, Del Piero, Ibrahimovic, Trezeguet. Sei rimasto a Verona dal 1998 al 2006, nel mezzo, nel gennaio del 2004, sei andato in prestito al Lecce. Come mai questa scelta? È stata dettata dalla voglia di giocare. Dopo anni vissuti alla grande, quella stagione trovavo poco spazio, anche a causa di un infortunio muscolare, così dissi di sì al Lecce anche se era ultimo in classifica in Serie A. Fu una scelta azzeccatissima perché feci un’esperienza meravigliosa. Il Lecce poi si salvò giungendo decimo in campionato. Nessun rimpianto nella tua carriera da calciatore? Rimpianti no. Sono molto contento di quello che ho fatto. Ricordo però un episodio d’inizio carriera che forse avrebbe cambiato il mio destino. Ero da un anno e mezzo in pianta stabile in prima squadra nella Lazio per volontà di Zeman e a gennaio del 1997 il direttore

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sportivo mi chiese di andare a giocare a Castel di Sangro. Accettai. In quella occasione Zeman mi disse “Hai fatto tanto per arrivare in Serie A e adesso vuoi andare in Serie B!”. Se tornassi indietro non so se rifarei la stessa scelta; o forse è stata la cosa migliore per crescere visto che nella Lazio c’erano tanti campioni davanti a me. Dopo il Chievo sei andato alla Sampdoria e come compagno di squadra hai avuto anche Antonio Cassano. Cosa ci racconti di questo grande talento, ma dalla “cassanate” facili? È stato il giocatore più forte con cui ho giocato. Dividerei Cassano in due tratti caratteriali: quello della domenica e quello della settimana. Nelle partite si metteva a disposizione di tutti e faceva vedere la sua classe. Durante gli allenamenti invece era più un “casino” per le sue cassanate. Peccato perché avrebbe potuto fare molto di più se avesse avuto un po’ più di equilibrio. Ora fai il commissario tecnico della Nazionale italiana Under-20, dopo aver allenato anche l’Under 18. Ci sono giovani talenti che presto potrebbero tornare

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utili anche a Mancini? Sicuramente ci sono, mi basta ricordare Zaniolo che è quello più in vista di tutti. Ma ve ne sono anche tanti altri. Come dice giustamente mister Mancini, di giovani bravi e forti noi ne abbiamo e quando ci sarà l’occasione giusta lo sapranno dimostrare.


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Foto: di Virtus Entella - Luca Nizzetto

Nizzetto dieci e lode 58 / SdP


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GIORGIO VINCENZI

n veronese doc a Chiavari. È Luca Nizzetto, 34 anni, che di professione fa il calciatore e che nella cittadina ligure gioca nella Virtus Entella in Serie B. Centrocampista d’esperienza, Nizzetto è nato calcisticamente nelle giovanili dell’Hellas Verona ma, visto che nessuno è mai profeta in patria, ha girovagato tra i campi di Serie C e B vestendo le maglie di Legnano, Cremonese, Modena Trapani. Negli ultimi tre campionati si è accasato alla Virtus Entella - con un contratto che gli scadrà nel giugno del 2021 - divenendone il capitano. Con la squadra biancoceleste l’anno scorso ha vinto il campionato di Serie C e ora l’undici ligure viaggia in acque tranquille in Serie B. Luca, è stato un campionato particolare quello di quest’anno a causa del coronavirus. Cosa rimane dentro di te di questo periodo? «Sono stati mesi surreali, ma che mi hanno consentito di stare in famiglia. In diciassette anni che sono via da Verona non sono mai stato due mesi di fila a casa. Ora è tempo di tornare a giocare».

Prima del blocco della Serie B l’Entella era al decimo posto in classifica: l’obiettivo stagionale qual è? «Di salvarsi il più presto possibile. Siamo una squadra neopromossa e veniamo da un campionato di Serie C strepitoso: siamo partiti da meno 19 punti dalla prima in classifica e all’ultima giornata, all’ultimo minuto, vincendo una partita incredibile contro la Carrarese, siamo arrivati primi, grazie anche alla contemporanea sconfitta del Piacenza a Siena. Quindi l’obiettivo è rimanere in Serie B. Se poi si presenterà l’occasione di giocare i playoff, diventerebbe un campionato splendido». Sei il capitano della squadra e la tua maglia è la numero 10: una doppia responsabilità… «Sin da bambino sognavo di giocare con il dieci sulla maglia, visto che il mio idolo calcistico è sempre stato Roberto Baggio. Questo è successo da professionista e ne sono contento. Un numero così importante e la fascia da capitano sono certamente delle grandi responsabilità, ma ne vado orgoglioso». Com’è il rapporto tra la città di Chiavari e la squadra? «Chiavari è una città piccolina, ma molto bella. Di pubblico non ne abbiamo

tantissimo allo stadio. È troppo vicina Genova con le sue due squadre in Serie A. C’è comunque un gruppo di tifosi che ci sostiene sempre, in casa e fuori, ma non ti fanno pressioni. Questo può essere un bene, ma anche un male. A volte ne servirebbe un po’ per farti restare sempre in tensione». La tua caratteristica migliore? «Io ho sempre fatto l’esterno di sinistra in un centrocampo a quattro. I cross sono le mie specialità. Purtroppo con gli esterni non gioca più nessuno e così sono diventato una mezzala. A Trapani ho giocato anche come play davanti alla difesa». Tra i calciatori ancora in attività che hanno il tuo stesso ruolo, qual è quello a cui ti ispiri o che ti piace per come si muove sul campo? «Da tifoso interista mi piacciono, per come si muovono in campo, Sensi e Brozović. C’è una partita che sogni di giocare nuovamente e perché? «Vorrei rigiocare Pescara-Trapani, la finale di andata dei playoff del campionato 2015/2016 di Serie B. Il mio Trapani perse 2-0 e al ritorno fu 1-1. La sconfitta a Pescara ci aveva imposto un’impresa

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Luca Nizzetto giovanili Hellas

Quali sono i tuoi interessi una volta fuori dal campo di calcio? «Mi piace il basket. A Trapani andavo spesso a vedere le partire». Se dovessi dedicare la tua carriera a qualcuno, chi indicheresti? «I miei genitori che mi hanno sempre seguito sui campi da calcio. Anche adesso quando possono vengono a vedermi giocare. E la stessa cosa succede anche con mio fratello Marco che gioca nella Belfiorese in Eccellenza». Il tuo futuro, una volta smesso di giocare, dove lo vedi? «Mi piacerebbe restare nel mondo del calcio per lavorare con i ragazzini, magari vicino a casa. Oltre alla parte tecnica, il calcio ti può dare anche insegnamenti di vita. Fare il calciatore ti permette di conoscere tante persone di diverse parti del mondo aumentando così il tuo bagaglio culturale. Questo è magnifico».

Luca Nizzetto giovanili Hellas

al ritorno che non si è realizzata: dopo cinque minuti siamo andati in vantaggio, ma dopo 19 minuti è stato espulso un nostro giocatore e all’inizio del secondo tempo il Pescara ha pareggiato. L’andata è comunque la partita che rigiocherei». Un gol che hai fatto e a cui sei particolarmente legato? «È quello che ho segnato con il Trapani contro l’Ascoli nello stesso campionato di cui ti parlavo prima. Con un mio gol a cinque minuti dalla fine abbiamo vinto 4-3». Nel tuo girovagare qual è stata la società, escluso l’Entella, che ti ha dato di più? «Il Trapani del presidente Morace. Ci trattava come dei figli e non come dei dipendenti. Li ho vissuto stagioni bellissime e poi siamo stati a un passo dalla Serie A». L’anno scorso a gennaio, seppur in Coppa Italia, hai provato l’emozione di scendere in campo da capitano all’Olimpico contro la Roma. Che ricordi hai? «Tantissimi bei ricordi a iniziare da quando abbiamo preso il treno per andare a Roma, all’arrivo negli spogliatori dell’Olimpico dove c’erano Totti, De Rossi e Di Francesco che ti saluta, al folto pubblico presente sugli spalti. Insomma una bella emozione, nonostante che dopo un minuto avessimo già preso un gol, ma giocammo un bel primo tempo (la partita finì 4-0, ndr). A fine partita, come ricordo, mi sono portato a casa la maglia di Pastore».

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C’è stato un allenatore che più di altri ha lasciato il segno nella tua carriera di calciatore? «Attilio Lombardo. L’ho avuto come allenatore quando giocavo nel Legnano in Serie C nel campionato 2008/2009. Mi ha dato tanto sia dal punto di vista tecnico, visto che da calciatore era stato un ottimo esterno in squadre come Juve, Sampdoria, Lazio ma anche in Nazionale, che da quello umano grazie a una umiltà incredibile». Che ricordi hai degli anni passati nelle giovanili dell’Hellas Verona? «Belli, molto belli. Il sogno da bambino era di giocare con quella maglia. Mio padre, l’anno dello scudetto, era in curva e quindi a casa sono pieno di ricordi. Quando ero negli allievi alla mattina giocavo e poi il pomeriggio di corsa allo stadio a fare il raccattapalle: era il momento di Prandelli in panchina». Quanto ti manca Verona? «Tanto. L’ho capito in questo periodo di lockdown. Probabilmente è anche l’età».

Che consiglio ti senti di dare ai genitori che seguono i loro ragazzini sui campi da calcio? «È senz’altro bello avere un genitore accanto che ti segue, ma lui deve essere un esempio di come ci si comporta. Tante volte invece è successo che si esageri nei modi di fare e che ci si lasci andare a una parola di troppo. Questo non va bene. Lasciateli giocare senza intromettervi troppo».


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C'era una volta la grande scaligera: i giganti gialloblu si raccontano

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ANDREA ETRARI

ell’ambito di SDP Live, la TV social di SportdiPiù magazine Veneto, il direttore Alberto Cristani e il giornalista Andrea Etrari hanno ospitato nella puntata di inizio giugno alcuni tra i più famosi giocatori della storia della Scaligera Basket Verona. La diretta, dal titolo ‘C’era una volta la grande Scaligera: i giganti gialloblu si raccontano’, ha visto la partecipazione dello storico capitano Roberto Dalla Vecchia, del tedesco Hansi Gnad, del veronese “de San Zen” Matteo Nobile e del veteranissimo Giampiero Savio. Questi quattro uomini sono stati protagonisti dei tre grandi trofei conquistati dalla società di Vicenzi e cioè

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la Coppa Italia del 1991, la Supercoppa del 1996 e la Coppa Korac del 1998. Ovviamente Roby Dalla Vecchia li ha portati a casa tutti questi trofei, Savio ne ha messi in bacheca due (Coppa Italia e Korac), Gnad ha vinto la Coppa Korac e Nobile la Supercoppa. Incalzati dalle domande dei giornalisti, gli ex gialloblu hanno dato vita ad alcuni esilaranti siparietti, conditi da ricordi e aneddoti molto divertenti. Da Savio, insuperabile imitatore di coach Marcelletti a Gnad che, subito dopo la vittoria della Korac a Belgrado contro la Stella Rossa, ha ricordato al coach biancorosso Lucic (che allenava anche la nazionale tedesca) che non era poi cosi vecchio da essere pensionato dalla nazionale teutonica, a Nobile che quando mise piede in campo per la prima volta

in serie A si trovò a marcare Toni Kukoc, a Dalla Vecchia che, quando gli venne ritirata la maglia, fu in occasione di un’amichevole precampionato poco appetibile contro una squadra cinese la quale in seguito aprì un ristorante cinese in Corso Milano (ovviamente è una battuta). In effetti il ritiro della maglia numero 9 di Roby lascia ancora l’amaro in bocca: al più famoso giocatore della storia della Scaligera, primo assoluto nelle presenze, fu riservata una serata non degna della sua carriera con poca gente al PalaOlimpia e, come detto, contro un avversario praticamente sconosciuto. Il capitano ha presentato i suoi ex compagni, partendo da Matteo Nobile che, allora quindicenne, nel giro di un anno crebbe di 10 cm e che da guardia si


Scaligera 1990-91

Scaligera 1992-93

trasformò in lungo, all’amico Hansi Gnad con cui è rimasta una sana amicizia e che in campo era un ‘animale’ dotato di grande tecnica e di ottimi movimenti sotto canestro, a Giampiero Savio che era il “collante” tra squadra e allenatore, oltre ad essere un giocatore di grande esperienza e con una carriera che parla da sola. Ai grandi trionfi conquistati dal sodalizio gialloblù, manca solo lo scudetto che avrebbe potuto arrivare nella stagione 1994/95. “Sono d’accordo” – ha ricordato Teo Nobile – “era l’anno giusto; se non fossero arrivati quegli infortuni a catena, il nostro sogno avrebbe potuto realizzarsi: al termine del girone d’andata eravamo primi assieme alla Stefanel Trieste, poi via via si fecero male Boni, Laezza, Bonora, Gray e il sottoscritto e furono tutti infortuni pesanti, tanto da finire la stagione anzitempo”.

Roberto Dalla Vecchia con la Coppa Korac

Scaligera 1997-98

Secondo Dalla Vecchia: “Il tricolore avrebbe potuto arrivare anche l’anno dopo perché i fatti hanno dimostrato che c’eravamo e in effetti sono arrivate la Supercoppa e la Korac”. Savio invece ha analizzato un altro aspetto: “Giocavamo come un orologio e in quegli anni le avversarie erano Virtus Bologna, Milano, Cantù, Pesaro, Roma e non, con tutto il rispetto, Cremona, Trento o Sassari che hanno vinto i titoli in questi ultimi anni”. Per quanto riguarda gli americani che hanno vestito la canotta gialloblù, tutti

si sono trovati d’accordo nel definire il compianto Henry Williams (avrebbe compiuto 50 anni lo scorso 6 giugno n.d.r.) il numero uno, non solo come giocatore, ma anche come persona. Un ‘folletto’ che fece innamorare il pubblico gialloblu già nella sua prima partita giocata. “A livello di talento” – ha concluso Roby Dalla Vecchia – “Henry non ha rivali. Ovvio che il paragone con Mike Iuzzolino viene spontaneo, ma Hi Fly era un altro giocatore, aveva senza dubbio qualcosa in più».

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Foto: Verona Basket

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Stoppati sul più bello

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ANDREA ETRARI

roprio sul più bello si è interrotta l’annata 2019/2020 di Verona Basket: la società del presidente Fabio Celebrano, come del resto tutto lo sport del nostro Paese, ha chiuso anzitempo la stagione a causa dell’emergenza Covid 19. Dopo i 4 titoli provinciali della stagione 2018/19 (più un secondo posto), cui va aggiunto un titolo regionale e due secondi posti (record totale: 122 partite vinte e 12 perse), la corrente annata è stata caratterizzata, prima dell’interruzione, dall’imbattibilità dei gruppi U13, U14, U15 e U16. Per l’U18 soltanto due sconfitte, per un bilancio complessivo di tutto il settore giovanile di 70 vinte e 2 perse; obiettivo parziale centrato pure per la prima squadra (Campionato di Promozione) che stava veleggiando a metà classifica, rispettando la “consegna” ovvero far giocare con responsabilità gli U20 e gli U18. Ai primi di marzo, come detto, tutto si è fermato. Ha spiegato Celebrano: “Abbiamo dovuto e potuto riflettere un po’ di più sui veri valori. Abbiamo vissuto sì preoccupati per l’oggi e il domani, ma con meno frenesia, dando più importanza a valori come solidarietà, generosità, abbiamo avuto più tempo per stare con i nostri cari. Ora dobbiamo avere fiducia e pensare a cosa abbiamo fatto prima dell’emergenza e cosa dopo”. Insomma, Verona Basket non si ferma, al di là di quando e come inizierà la prossima stagione sportiva che sarà sempre all’insegna di progetti, tradizione, valori, sicurezza e passione. Ma non si può solo

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guardare al campo, e con occhio attento bisogna guardare al back stage, al lavoro encomiabile dello staff dirigenti. Non mancano le idee e i progetti per ripartire, come la risistemazione di un impianto cittadino e successivo studio di progetto di una nuova struttura, un consorzio aperto a partner e sponsor intenzionati ad entrare a sostegno diretto nella Società, un crown founding per potenziare la programmazione tecnica gestionale e una Scuola Basket per tutti coloro che, dopo il minibasket, non possono partecipare al solidificato programma agonistico di tutto il settore giovanile. Non sono mancate, pur in una stagione ‘monca’, le soddisfazioni individuali degli atleti di Verona Basket: Matteo Borciu del 2005 è stato protagonista nella Rappre-

sentativa Veneta al Torneo delle Regioni Fabbri, i 2007 Stocco, Pittana e Fantato hanno fatto parte della squadra provinciale al Trofeo delle Provincie Venete, i 2006 Nobis e Boidispiga sono stati chiamati al raduno regionale di categoria, come pure il 2004 Soave e il già citato 2005 Borciu.


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Sport e COVID-19: diamo voce ai giovani

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a situazione che si è creata negli ultimi mesi ha avuto sviluppi tragici colpendo tutti i settori e nel nostro caso d’interesse, il mondo dello sport. Quello che è partito come un virus che sembrava circoscritto a pochi paesi è divenuto una pandemia che ha sconvolto il mondo e ha cambiato radicalmente le abitudini sociali. L’obbligo di mantenere il distanziamento sociale ha influito notevolmente anche nello sport, senza alcuna distinzione di livello. I media hanno dato molto rilievo a come questa situazione abbia influenzato il mondo dello sport ad altissimi livelli, spesso dimenticandosi che, anche i giovani sportivi di tutte le categorie hanno dovuto affrontare le conseguenze della situazione causata dal virus. A maggior ragione, forse se ne sarebbe dovuto parlare di più dato il valore e il ruolo fondamentale che l’attività sportiva assume per la crescita e la formazione dei ragazzi/ragazze nel loro percorso di vita. I campioni che prendiamo come riferimento ogni giorno, sono stati giovani atleti che hanno avuto la possibilità di formarsi nei settori giovanili di tutto il mondo. Attraverso quest’articolo si vuole dare voce e aprire uno spazio di condivisione e riflessione a come i giovani possano aver affrontato lo stop forzato dall’attività sportiva e come possano immaginare il ritorno alla “normalità” adesso che sembra aprirsi uno spiraglio di luce per lo sport. La comunità scientifica sta evidenziando alcuni possibili rischi nei bambini/e e ragazzi/e come ad esempio la possibilità di sviluppare vari disagi emotivi e relazionali legati all’esperienza della quarantena quali disturbi d’ansia, depressione, fobie, disturbi del sonno, ecc... Nei bambini queste sono reazioni in risposta ad una situazione particolarmente difficile. Sono tanti i fattori che entrano in gioco, dalla vulnerabilità personale al contesto di vita, considerando la realtà vissuta prima e dopo il Covid-19. Per approfondire la questione abbiamo raccolto le esperienze di sette ragazzi tra i nove e i tredici anni che praticano diversi

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sport per capire come hanno affrontato il momento ma, soprattutto per comprendere le loro sensazioni sul ritorno ad una possibile normalità. Ad ognuno abbiamo chiesto che cos’è lo sport per loro, che emozioni hanno provato, cosa hanno fatto durante la quarantena e quanta voglia hanno di ripartire. Matteo T. - 9 anni – tennis Lo sport per me è divertimento e corsa. Quando mi alleno mi sento tranquillo e felice; solo durante le gare a volte sono in ansia perché non conosco gli avversari. All’inizio della quarantena ero dispiaciuto perché mi sono reso conto che non avrei potuto giocare per molto tempo e più passavano i mesi, più mi annoiavo. Durante la quarantena giocavo fuori in giardino. Mio papà, per aiutarmi ad allenarmi a casa, ha preso una pallina e l’ha attaccata a un filo e così ho potuto esercitarmi con la racchetta. Non ho sentito nessuno dei miei compagni, ma l’allenatore è rimasto in contatto con i miei genitori. Ho tanta voglia di ricominciare, anche se sarà un po’ difficile perché è da tanto che non gioco con qualcuno in campo. Finalmente ritroverò i miei compagni d’allenamento, anche se non tutti perché dobbiamo tenere le distanze. Tomas P. - 9 anni basket Lo sport è divertirsi insieme ai miei amici. Sono felice quando mi alleno, ma sono più felice quando gioco le partite. Quando è iniziata la quarantena ero molto triste perché ero costretto a stare a casa. Poi ho avuto anche paura perché non potevo più uscire quando volevo per andare in palestra, a scuola o al campetto. Dopo un

po’di tempo non sapevo cosa fare a casa, mi annoiavo e così giocavo con il tablet o guardavo la TV. I miei genitori giocavano con me quando potevano. Mi manca molto il basket e ho voglia di ricominciare a giocare, perché così posso tornare ad allenarmi e divertirmi con tutti i miei amici. So che giocheremo in maniera diversa, ma spero il prima possibile di tornare a giocare senza distanze e senza mascherine. Riccardo V. - 11 anni – basket Per me lo sport è una passione che mi ha trasmesso la mia famiglia e mi fa provare sia felicità sia rabbia. Quando è iniziata la quarantena mi sembrava impossibile questa situazione. All’inizio ero triste per quello che succedeva, poi ho provato soprattutto rabbia perché non potevo allenarmi, sudare, vincere o perdere insieme ai miei amici. Con i miei compagni abbiamo subito formato un gruppo WhatsApp, dove l’allenatore ci dava degli allenamenti da fare a casa. All’inizio della quarantena mi sono dato un gran da fare, grazie anche al canestro costruito in giardino da mio papà e da mio fratello, ma dopo in po’ mi sentivo meno motivato e ho smesso di allenarmi. Per fortuna abbiamo ripreso a fare qualche allenamento in palestra, ma c’è un regolamento molto duro perché devi rispettare delle indicazioni molto precise se vuoi giocare. Da una parte ho molta voglia di ricominciare lo sport che pratico, ma dall’altra so che per un po’ di tempo bisognerà giocare e allenarsi in maniera diversa rispetto a prima. Davide S. - 13 anni – calcio Lo sport è un passatempo che mi rende felice, mi consente di svagarmi e giocare assieme ai miei


amici. Quando tutto si è fermato, ho provato inizialmente paura, poi dispiacere e tristezza. Senza il calcio mi è venuta a mancare una valvola di sfogo importante e di conseguenza è aumentato il mio nervosismo. Poi ho iniziato a provare un grande senso di noia, e passavo il tempo guardando la TV o giocando ai videogiochi. Mi mancano gli allenamenti e soprattutto le partite, perché mi davano la possibilità di migliorarmi e mettermi alla prova. Ho tantissima voglia di ricominciare, anche se ho ancora un po’ di timore per quello che è successo in questi mesi. Non so quando riprenderanno gli allenamenti, ma penso che all’inizio le cose non saranno come prima. Sarà un divertimento diverso. Lilian F. - 13 anni – judo Lo sport per me occupa un quarto della mia vita, mi diverte e mi rende felice. Quando eravamo entrati in quarantena e saputo che non avrei più potuto allenarmi sono diventato molto triste perché non potevo più svolgere i combattimenti e misurarmi con i miei amici. Durante la quarantena sono riuscito ad allenarmi e a giocare a casa ma purtroppo non ho avuto molti contatti con i miei compagni e il mio allenatore. Del mio sport mi sono mancati il tatami, il judogi e gli allenamenti. Ho moltissima voglia di ricominciare ad allenarmi, non immaginavo che bisognasse mantenere due metri di distanza una volta ripresi gli allenamenti. Martino T. - 13 anni – calcio Per me lo sport è una passione che ti può aiutare nel momenti di difficoltà e che può aiutarti a sentirti felice, le emozioni che provi sono infinite, possono variare da periodo a periodo, ci sono giorni in cui puoi essere felice e altri no, dipende anche da come hai svolto l’allenamento, in base a se lo fai bene o male può dipendere la tua felicità. All’inizio ho provato sollievo per il fatto che potevo stare a casa da scuola e dagli allenamenti, così potevo prendermi un momento di relax, ma dopo poco che ho capito la gravità della situazione. Ho realizzato per quanto non potevo allenarmi è subentrata subito la noia, continuare ad usare dispositivi elettronici come la playstation o il telefono e non poter fare attività fisica mi ha rattristato. Mi mancano il campo, i miei compagni e l’allenatore. All’inizio sono riuscito ad allenarmi un

po’ fuori di casa con mia cugina, ma è durato poco perché poi non si poteva più allontanarsi da casa e quindi ho fatto più fatica ma ci vedevamo quasi tutte le sere in video conferenza con il mister e i miei compagni. Il mio ruolo è il portiere e penso che sia il ruolo più difficile del calcio, mi è mancato molto volare tra i pali, sognare, usare la mia agilità che mi aiuta molto nel mio ruolo. Pietro T. - 13 anni – nuoto Per me lo sport è un momento di sfogo dallo stress della scuola e in più mi piace nuotare perché è uno sport completo che coinvolge tutte le parti del corpo. Quando è iniziata la quarantena, ero convito che dopo poche settimane avrei ripreso, ma più passavano i mesi, più mi rendevo conto che non sarei tornato a nuotare per molto tempo. Ero triste, mi sentivo spento perché era frustrante stare fermi a casa. Ho provato a correre o giocare ad altri sport da solo, ma con il tempo mi stufavo di fare le stesse cose. Ho voglia di tornare in acqua e vedere come reagisco. Sicuramente farò più fatica a riprendere il ritmo e gli allenamenti saranno sicuramente diversi e bisognerà rispettare un regolamento molto serio. Come si può osservare dalle esperienze dei ragazzi, si evidenzia come lo Sport abbia un’importante valenza sociale e relazionale. Infatti, durante l’isolamento a casa, la limitata socializzazione con i coetanei sembra abbia fatto emergere in loro emozioni negative, vissuti di disagio legati alla lontananza dei loro compagni. Ad esempio...quanto fosse difficile non riuscire più a sentire e ad avere il contatto, la vicinanza con l’altro, con il compagno...una fase di adattamento che li poneva a non ritrovarsi in ciò che conoscevano nella quotidianità, nella vita, un mondo nel quale ritrovarsi e ritrovare una nuova dimensione per costruire la loro identità nel mondo. Pertanto, quanto stava accadendo sembra rappresentare un confronto con loro stessi, con le loro possibilità, capacità ma, soprattutto con gli adulti di riferimento (Genitori, Allenatori, Insegnanti, ecc…), che assumevano un ruolo ed un significato importante per essere di esempio e funzionali alla fase di adattamento e accompagnatori di un nuovo cammino per affrontare il momento. La normale routine dei ragazzi è stata stravolta dalla quarantena e ciò ha portato a una ridefinizione dei loro ritmi, ma anche dei loro spazi dedicati alle attività extrascolastiche come gli allenamenti, le partite, gli hobbies, ecc... Questo ha portato ad una maggiore sedentarietà,

ad un frequente stato d’inedia e a un maggiore isolamento sociale. Inoltre si può notare, infatti, una certa paura e una forte irritabilità per un evento che non conoscono e non possono controllare. Nonostante tutto, la situazione sia stata di notevole impatto, hanno dimostrato un grande senso di responsabilità e un ingegno non comune per trovare un modo per continuare a fare attività. Si sono riscoperti ancora più smart con l’utilizzo di mezzi tecnologici per ritrovare i propri amici, hanno compreso più di loro stessi, delle loro emozioni, del loro modo di crescere e di essere. Probabilmente, ciò è stato permesso, per un lavoro fondamentale sia da un punto di vista relazionale che emotivo da parte delle persone adulte che li circondavano. Hanno condiviso le loro paure e questo consente ad ogni ragazzo di potersi esprimere e riconoscere passo dopo passo cosa sta facendo e come lo sta vivendo. Quindi, nel momento della seconda fase i ragazzi intervistati hanno tutti espresso una grande voglia di ricominciare e di ritornare gradualmente alla normalità e con una consapevolezza di quanto il rispetto dei protocolli e delle norme sia fondamentale e ci riporterà sulla strada della normalità che forse, si spera, sapremo apprezzare un po’ di più. In conclusione, questi ragazzi rappresentano una piccola parte dei giovani d’oggi...sono solo uno goccia in un grande mare che, man mano riprenderà la quotidianità, si potrà osservare e comprendere, se saremo in grado di essere lì come adulti, e ritorneremo a vederci e a vederli liberi e felici in un ambiente sportivo. E noi tutti, proviamo a domandarci quanto tutto questo ci abbia fatto parlare con noi stessi, con il nostro essere individui in un mondo che sta cambiando e che cambierà. “Anche se il timore avrà sempre più argomenti, scegli la speranza... (Seneca)...Andrà Tutto Bene…”.

AUTORI: Tommaso Franzoso Dottore, Psicologo, Psicoterapeuta e Psicologo dello Sport del Venezia Football Academy e del Venezia Football Club Alirio Riccardo Bonetti Dottore Psicologo dell’Approccio Cognitivo Applicato Francesco Minio Dottore Psicologo Triennale dello Sviluppo e dell’Educazione, Masterizzando del Master in Psicologia dello Sport dello IUSVE Massimiliano Chimento Dottore Laureando in Psicologia Clinica, Masterizzando del Master in Psicologia dello Sport dello IUSVE Alessandro Pinaffo Laureando in Psicologia Cognitiva Applicata

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STARE BEN E

Dermatologia

del Professor Giampiero Girolomoni, ordinario di Dermatologia presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

Sole si o sole no?

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BRUNO MOSTAFFI

l sole fa bene o fa male? Quali le protezioni solari più adatte? Abbiamo fatto il punto con il Professor Giampiero Girolomoni, ordinario di Dermatologia presso l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona Professore, tutte le estati gli scaffali di supermarket e farmacie si riempiono di flaconi di crema solare. L’acquisto è divenuto un vero e proprio rito pre-vacanza: un viaggio tra decine di prodotti, stereotipi difficili da controllare e metodi più o meno efficaci ed economici non solo per schermarsi dai raggi UV ma per abbronzarsi in fretta. Un posto al sole, è davvero per tutti o alcuni sono esclusi? Il sole è come l’alcol, come il vino: a poche dosi va bene. In generale perché faccia bene ne basta poco. Il problema sostanziale è che l’abbronzatura viene

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proposta quale modello di uno stereotipo estetico positivo e l’essere “molto abbronzati” è divenuto un sinonimo di salute e benessere economico. Un presupposto di questo genere induce molte persone, che non possono permettersi un’esposizione graduale e continuata, a raggiungere l’ambita tintarella con modalità sciagurate. E le conseguenze, quali i rischi di un’eccessiva esposizione ai raggi solari? Fondamentale è evitare la scottatura: perché se reiterata favorisce il melanoma. La proporzione diretta dell’insorgenza del melanoma è infatti legata al numero di scottature. Ed assolutamente da evitare è la scottatura nei bambini. Il melanoma ha una relazione molto lenta e la latenza tra scottature e melanomi è di decenni. Bisogna considerare che come in tutti i tumori non è solo la scottatura la causa – ma solo uno dei fattori riconosciuti essenziali ed evitabile. In Australia, dove l’incidenza del melanoma è molto eleva-

ta, una strategia è stata quella di ridurre specificamente il livello di abbronzatura delle modelle che appaiono nelle riviste e nei manifesti: perché quello è il riferimento culturale. “Se ad un certo punto dicono che è desiderabile una donna con la pelle bianca piano piano la gente si adegua a quel modello”. Perché, chi l’ha detto che è bello essere abbronzati? Quindi la soluzione è nello spalmarsi di creme solari? In effetti un ulteriore aspetto di tutto questo parlare del “sole e non sole” è l’aver enormemente spinto il mercato delle creme antisolari. Una volta era una cosa rara che ci si mettesse le creme, adesso la gente le vuole, le cerca. È un atteggiamento sbagliato applicarsi le creme per star di più al sole. Le persone utilizzano le creme non per scottarsi meno ma per rimanere maggiormente esposti. E siccome vi è la paura di non abbronzarsi ci si mette meno protezione di quanta ne


sarebbe indicata. Perché la crema sia utile deve essere riposizionata spesso (almeno ogni due ore), ancor più spesso se il corpo suda o se si è a contatto con l’acqua. Come si sceglie una crema solare In confezione grande e con etichette ben leggibili, e con fattore protettivo di 30 o 50. E va spalmata nelle quantità giuste (abbondante!), ripetutamente nelle ore di esposizione al sole. Ricordarsi le orecchie e il collo e nei maschi senza capelli il cuoio capelluto. Poco sole, ricordando che l’abbronzatura non è altro che la conseguenza di un meccanismo naturale di difesa della pelle. Quali i trucchi per evitare le scottature ai bambini? Per il bambino deve essere messa una maglietta, protezione fisica non chimica. Una magliettina preferibilmente scura o colorata. Non bianca perché i raggi passano comunque attraverso le sue trame e mettere la “cremina” nei posti scoperti. Ma il sole fa pure bene? Esporsi al sole non solo non fa male, ma addirittura può allungare la vita. Esistono studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche che indicano che evitare troppo il sole fa male. Le donne che si espongono al sole, infatti, hanno un rischio minore di eventi cardiovascolari (infarto, ictus) e sopravvivono più a lungo. Non solo, è emerso che esporsi al sole può compensare persino gli effetti dannosi del fumo di sigaretta. Il motivo principale per cui esporsi al sole fa bene alla salute è che stando alla luce solare il nostro organismo produce una maggiore quantità di vitamina D. Questa sostanza viene sintetizzata infatti a partire da un precursore presente nella pelle, grazie all’azione dei raggi UV. La vitamina D è conosciuta soprattutto per il fatto che facilita l’assorbimento di calcio a livello intestinale, aiutando a prevenire e a combattere l’osteoporosi. Ma questa sostanza non serve solo ad avere ossa più forti: regola la risposta del sistema immunitario riducendo le risposte auto-immunitarie dannose e protegge dalle infezioni. Inoltre, la vitamina D sembra ridurre il rischio cardiovascolare agendo su molteplici aspetti dell’aterosclerosi, anche se i risultati degli studi non sono ancora conclusivi. Ma è vero che la luce solare elimina il coronavirus COVID-19? I raggi ultravioletti efficaci contro il coronavirus sono quelli di tipo C che sono

impiegati come germicidi da decenni per disinfettare e sterilizzare l’aria, l’acqua e varie superfici. Questi raggi UV-C hanno una lunghezza d’onda corta (100-280 nm) e sono dotati di una elevata energia che è tossica per la pelle e gli occhi. Sono prodotti da strumenti appositi. Nello

spettro solare la frazione di UV-C è minima ed è totalmente assorbita. dall’ozono atmosferico, per cui questi raggi non raggiungono fortunatamente la superficie terrestre. Pertanto, l’esposizione al sole di superfici o della pelle non è utile ad eliminare il virus.

6 suggerimenti pratici per prendere il sole in sicurezza 1. Evitare le ore dove c’è la massima irradiazione solare, cioè tra le 11 e le 14. In questi orari si può stare sotto l’ombrellone indossando una maglietta leggera, al bar della spiaggia o in pineta, senza necessariamente tornare a casa. 2. Esporsi al sole in modo graduale, senza pretendere di abbronzarsi nel giro di due giorni. In questo modo si dà tempo alla pelle di abituarsi al sole limitando il rischio di scottature. E i benefici sono garantiti: bastano infatti 20-30 minuti al giorno alla luce per produrre una buona quantità di vitamina D 3. Prima di stare al sole spalmare sempre una crema solare protettiva con un fattore di protezione adeguato al proprio fototipo (si può chiedere consiglio in farmacia). Il fattore di protezione si può ridurre quando la pelle è abbronzata e quindi maggiormente protetta dai raggi UV. 4. Usare comunque fattori di protezione elevati (sopra 30) e rinnovare l’applicazione delle creme solari dopo il bagno o la doccia in spiaggia. 5. Proteggere in particolar modo i bambini perché le ustioni riportate durante l’infanzia sono le più a rischio per lo sviluppo di melanoma in età adulta 6. Parlare con il proprio medico per capire se è il caso di seguire una cura a base di vitamina D nei mesi invernali e autunnali, quando si sta meno alla luce solare.

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I NTERVISTA ofkova Z a t t lo r a C

Foto: Carlotta Zofkova

contessa delle acque La

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Carlotta con il tecnico Matteo Giunta

“L

JACOPO PELLEGRINI

’Acqua è il mio elemento. Ho iniziato a nuotare da piccola, avevo 4 anni e mezzo, e per me è sempre stato un divertimento. L’Acqua in sé mi ha dato e mi sta ancora dando tanto: la considero un po’ come una seconda casa. L’Acqua è il posto dove posso pensare ad altro e stare con me stessa: è parte di me ed è stata molto importante per la mia crescita.” Carlotta Zofkova Costa de Saint Genix de Beauregard è nata a Lugo, in EmiliaRomagna, nel 1993. Fin da subito ha avuto un particolare legame con l’acqua che l’ha portata nell’Autunno del 2012 a trasferirsi a Verona. Specialista del dorso e della staffetta, ha partecipato alle ultime Olimpiadi a Rio nel 2016 e ora punta al Giappone, a Tokyo 2021. Carlotta, la tua storia a Verona inizia 8 anni fa: come è nata l’idea e perché hai scelto questa città? «Eravamo in ritiro all’inizio della stagione con l’Imolanuoto quando il mio vecchio allenatore chiese a me e due miei compagni cosa ne pensavamo di un eventuale trasferimento a Verona. Il motivo era la disponibilità di una piscina da 50m per tutto l’anno e un ottimo Centro Federale. Sono stata molto entusiasta di questa proposta e ho accettato perché era una novità e perché volevo cambiare aria. Poi è nato anche questo progetto con l’obiettivo di Rio 2016: è stata una scelta molto importante per il mio percorso». Strutturare gli allenamenti in tempo “Co-

vid-19” non deve essere stato facile: come sei riuscita a preservare la condizione fisica e recuperare quello che, inevitabilmente, si perde stando fermi? «Durante le prime due settimane non ho fatto molto: diciamo che mi sono data ad altro, come la cucina. Poi ho messo giù uno schema da seguire tutti i giorni: esercizi, circuiti, stretching e allungamenti. Sono stata abbastanza contenta del risultato». Argento agli Europei a Londra nel 2016 nella 4x100m misti: cosa hai provato dopo quel successo? «È stato molto emozionante per la prima volta salire su un podio europeo. Poi in staffetta con altre mie colleghe con cui ci conosciamo molto bene. Mi è piaciuto molto e in vista delle Olimpiadi sono stata molto soddisfatta». Nel 2012 per un centesimo non ti sei qualificata alle Olimpiadi a Londra, mentre nel 2016 hai partecipato a quelle di Rio. Come è stato raggiungere quel traguardo sfiorato 4 anni prima? «Nel 2012 Elena Gemo mi ha battuta per mezzo centesimo alle qualificazioni al Settecolli. Ci sono rimasta male, ma l’hanno presa peggio gli altri rispetto a me: io conosco Elena e, dopo la carriera che ha fatto, lo meritava. Magari lo meritavamo tutte e due (ride, ndr). Nel 2016, quindi, me lo sono imposto: una volta va bene, ma la seconda non volevo perdere questa opportunità. Cercavo di mettere sempre la mano davanti alle altre però hai quella paura costante di non farcela, che arrivi magari qualcun altro all’ultimo momento. Quando mi sono qualificata è stata un’emozione unica!».

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Il tuo allenatore Matteo Giunta ti ha definita un’atleta che difficilmente si demoralizza, reagisce a tutto quello che le capita in maniera positiva e trae dalle difficoltà anche beneficio per poter migliorare”. Ti rivedi in questa descrizione che è stata fatta di te? «Ha perfettamente ragione. Diciamo che se una gara va male cerco sempre di vedere il lato positivo: so quanto posso dare e se vedo che qualcosa non è andata bene so se è perché non ho potuto esprimermi al meglio. Sul momento magari ci sto male, ma dal giorno dopo cerco di dare subito il massimo senza demoralizzarmi». Per quanto riguarda il post carriera hai già pensato a qualcosa? «A dire la verità si: mi piacerebbe magari fare qualche corso durante la settimana, ma non stare tutto il giorno in piscina. Dare qualche lezione di nuoto al pomeriggio, facendo qualche altro lavoro la mattina. Ma ovviamente non si sa mai quello che potrà succedere». Tornando un attimo a quello che ci hai detto ad inizio intervista, durante la quarantena ti sei cimentata anche nel mondo della cucina. Cosa hai cucinato in particolare? «Mi sono messa a fare la pizza, le lasagne e poi da romagnola i tortellini, i ravioli e i tortelli. Ora a mangiare la pizza fuori sento che mi manca la mia». Documentandomi un po’ su di te, inoltre, ho scoperto che sei contessa da parte di tuo padre. Che cosa provi ad avere un titolo così nobiliare? «Mio padre mi ha riconosciuta dal 2015 e da lì mi ha dato il titolo nobiliare. Mi affascina molto ma questo non mi ha

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cambiata, infatti sono sempre quella di prima». Prossimo obiettivo sono i 100 dorso a Tokio 2021? «Si, la gara individuale è quella a cui

punto: l’obiettivo magari sarebbe qualcosa in più ma non dico nulla (ride, ndr). Spero di ripetermi come stavo facendo quest’anno e anche meglio. Speriamo vada tutto bene».


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Dynos e Team Verona, tutto pronto per ritornare sul diamante

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JACOPO PELLEGRINI

Il 3 Luglio sulla pagina Facebook Sportdipiù magazine Veneto si è svolto l’ultima diretta, per questa prima fase, di SDP Live. Il direttore Alberto Cristani e insieme a Daniela Scalia hanno presentato agli spettatori i Dynos Verona, storica società di Baseball di Verona. Ospiti: Stefano Castagna, Presidente Dynos Verona; Giacomo Piccolboni, tecnico e lanciatore Serie A Team Verona (proveniente dal vivaio Dynos) e il fratello Pietro, capitano Dynos Verona Serie B. Argomento cardine di questa live è stato ovviamente il baseball. Ad aprire i dialoghi è stato Stefano Castagna presentando sia la società Dynos che il Baseball e il Softball, parlando anche del vivaio. Hanno poi preso la parola i fratelli Piccolboni, raccontando quando e come si sono approcciati a questo sport. Giacomo e Pietro hanno provato tanti sport prima di scegliere, definitivamente, baseball. “Nel Baseball il 90% è la mentalità, le partite durano tanto e devi sempre rimanere concentrato!”. Questo in sintesi

il concetto espresso da Pietro e Giacomo in risposta alla domanda su quali fossero le caratteristiche che fanno emergere un giocatore nel baseball. Dopo alcuni focus sulle varie strutture fisiche che si possono trovare tra i giocatori di Baseball, Daniela Scalia ha spostato l’attenzione su un fattore fondamentale di questo sport che, però, non è di semplice comprensione: il metodo di conteggio dei punti.

Giacomo, che oltre ad essere giocatore è anche tecnico di una squadra giovanile, attraverso una spiegazione semplice ha cercato di chiarire le regole basilari. Tra gli argomenti che si sono susseguiti durante l’ora di diretta, si è parlato di infortuni, condizioni delle strutture di allenamento/partita e, inevitabilmente, di come i giocatori si sono allenati in tempo di Covid-19. La live si è chiusa con l’invito di Giacomo, Pietro e del presidente Castagna, ad andare a vedere una partita di baseball, evento sportivo ma principalmente momento di aggregazione, festa e allegria. Prendendo spunto dalle tradizioni USA.

La Live completa si può rivedere pagina Facebook SportdiPiù Magazine Veneto nella sezione Video.

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La sfida di Zorro 74 / SdP

Foto: Andrea Zorzi


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Credo sia importante avere una identità principale ben definita...

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DANIELA SCALIA

n Andrea Zorzi diverso. Pallavolo certo, ma è ora di stupirsi con lo Zorro che capisce (molto) di comunicazione e confini tra sport, narrazione e spettacolo. Chiusa relativamente presto la carriera sportiva ti sei scaraventato con felicità in un mondo di tournée, spettacoli teatrali, televisione. Andrea, tentiamo di entrare nel pensiero dello spettatore italiano: come credi che veda un atleta che ha dei talenti e degli interessi completamente distanti dal suo sport? «Credo sia importante avere una identità principale ben definita e a questa collegare le altre sfaccettature. La polivalenza è complicata da leggere e accettare, tanto più in uno sportivo. Questo anche per motivi anagrafici: un atleta spesso sale alla ribalta molto giovane, quando in effetti non ha ancora avuto modo di approfondire la sua formazione. Alla percezione del pubblico ovviamente concorre anche il gioco della comunicazione, che uno sportivo può decidere di cavalcare. Così per esempio Velasco era diventato il grande condottiero, Andrea Lucchetta il personaggio istrionico e io quello dei pensieri più profondi. Poi è chiaro che Lucky non stesse sempre a raccontare barzellette né io a filosofeggiare». Lo sportivo risente anche di una iconografia stereotipica legata al corpo: se è molto alto non è particolarmente sveglio, se è piccolo è furbo e veloce, se è muscoloso di certo non può avere anche un cervello... «Ci sono delle componenti culturali ed

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Atene 1994

Zorzi con la maglia azzurra

evoluzionistiche per cui i luoghi comuni sono delle caratterizzazioni che non mi sento di definire totalmente sbagliate. Certo sono eccessive semplificazioni, e mai, ovviamente, delle verità assolute». Quando i colleghi leggono le schede degli atleti anglosassoni dicono con stupore “…e pensate che poteva diventare professionista anche di cricket” o “Wow, che tipo, da giovane era forte anche nel canottaggio”. Perché il multisportivo colpisce ancora così tanto? Cosa pensi di quel sistema che ti fa passare per molti sport diversi in età scolastica? «Sul piano intellettuale globale sono molto attratto dal concetto di responsabilità individuale tipico della cultura anglosassone, d’altra parte però non sono un sostenitore assoluto del modello anglosassone, perché ritengo possa funzionare solo ancorato al suo substrato sociale e culturale. Forse a noi potrebbe far bene piuttosto essere un po’ più giapponesi, intendendo con ciò più programmatori. Quanto all’attitudine allo sport penso che in Italia lo si scelga e viva ancora più come una passione, un “gioco”, mentre altrove ha quasi la stessa valenza di un’altra formazione professionale. Ricordo a Milano un compagno di squadra americano, non un fenomeno, ma comunque un buon giocatore che poi era andato anche in nazionale. Andava al college con Larry Page e Sergey Brin, i fondatori di Google,

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e quando gli chiesero se volesse entrare in attività con loro rispose di no, che il suo “lavoro” era lo sport. Era ugualmente forte anche a pallanuoto, ma mi raccontò che scelse il volley semplicemente perché guardando sul mappamondo c’erano molti più paesi in cui fosse professionista la pallavolo rispetto alla pallanuoto». In tournée, sul palco ti senti completamente staccato dal pallavolista o c’è una parte di te che si sente ‘in trasferta’? «Mi è successo di recente, non la definirei una rivelazione, ma ci andiamo vicino: come allora con il volley, adesso sul palco mi è successo di sentirmi completamente immerso nel flusso. Un qui e ora in cui è tutto giusto, per il quale ti sei preparato, sul quale sei focalizzato, anche se non lo controlli direttamente. Fai parte di un movimento più ampio e provi un piacere profondo. Questo mi serve anche a tenere a bada il mio cervello che tende sempre a elaborare troppo, anzi direi a sovrastrutturare. Ho sempre bisogno di definire il contesto della mia analisi e mi disturba chi apre continuamente porte e opzioni. Secondo me un grande sportivo è quello che in allenamento prova a immaginare tutte le possibili situazioni, crea dei modelli di partita, ne fa una progettazione accurata, ma poi in partita si “libera” di tutto questo e agisce e reagisce in base al momento. D’altra parte però l’espressione artistica

coinvolge i sentimenti e quando provi a ingabbiare un sentimento fai un errore clamoroso». Qual è stata la cosa più stupida che ti abbiano detto? «Più che altro è stato una sorta di schiaffone che mi ha fatto realizzare che le mie sensazioni, il fatto di fare qualcosa che a me sembrava molto bello e mi rendeva felice poteva essere visto in maniera molto diversa dagli altri. Giocai la mia ultima partita a Macerata nel giugno del 1998, il giorno dopo partii in tournée con i Kataklò, la compagnia di mia moglie Giulia Staccioli. Un mese a Parigi durante il Mondiale di calcio. Ero entusiasta. Dopo la prima, Leo Turrini, giornalista dalla penna felicissima quanto affilata, scrisse “Come si è ridotto male Zorro a stare dietro la consolle a illuminare uno spettacolo a teatro”. Questo non mi ha impedito comunque di continuare a fare con soddisfazione il light designer per altri 7 anni». Chi o cosa ti ha invece sorpreso in positivo? «Non era il mio sogno quello di stare su un palco, ma nel 2012 i nostri vicini di scoglio all’isola d’Elba scoprendo che ero un pallavolista e sentendo la mia storia mi proposero di raccontarla in un reading teatrale. Io non sapevo nemmeno cosa fosse ma loro, Nicola Zavagli, regista e drammaturgo, e Beatrice Visibelli, attrice,


I 'fenomeni' insieme al termine di uno spettacolo di Andrea Zorzi

della compagnia Teatri d’Imbarco, mi proposero di mettere in scena il copione. Ovviamente dovetti imparare la mia parte a memoria, cosa che mi sembrava terribilmente difficile, ma quando credevo che quella rappresentazione sarebbe rimasta unica a sorpresa sono arrivate 300 repliche in giro per tutta l’Italia. A uno degli ultimi spettacoli un ragazzo mi ha detto: “Ma guarda, ti muovi sul palco proprio come ti muovevi in campo”. Muovermi con armonia è una conquista e questa è stata un’involontaria analisi che mi ha fatto molto piacere».

Andrea Zorzi e Andrea Lucchetta festeggiano uno dei tanti successi conquistati con la Nazionale italiana

Da sempre lo sport ha contenuti di epica, di ‘drama’ nell’accezione inglese di qualcosa che sorprende e che è in grado di suscitare forti emozioni, lo stiamo vedendo in questo periodo con il successo di The Last Dance. A differenza di boxe, maratona, rugby, hockey, etc. la pallavolo però non ha un suo film cult. Secondo te perché? «Su The Last Dance posso dirti che senz’altro la scrittura è di altissimo livello, ma soprattutto è eccezionale l’archivio di immagini e Netflix consente un livello di diffusione prima impensabile. Per me Michael Jordan è il simbolo dello sport che diventa business, Nike, Adidas, Coca Cola capiscono che un atleta può diventare un testimonial. Chiaro che la ‘drammatizzazione’ della storia fa parte della scrittura ed è necessaria per coinvolgere lo spettatore. È quello che brutalmente è stato detto anche a me: se raccontiamo solo le tue vittorie non interesserà a nessuno. Il volley però è meno popolare, meno epico di altri sport».

di un film resta un sogno sospeso. Bisognerebbe dare l’opportunità a un bravo autore di scrivere, offrendo sincerità e disponibilità alle necessarie modifiche drammaturgiche. Mi piacerebbe supervisionare, ma non mi piace l’iper personalizzazione dell’atleta negli sport di squadra. Siamo tante facce della stessa esperienza e un film non rende felice tutti i protagonisti. Detto questo servirebbe poi una produzione importante per stare sui livelli di qualità richiesti dal mercato. Sinceramente quando guardo un film sportivo sono in difficoltà perché un gesto tecnico o atletico non è replicabile, si vede che quello non è il gesto della partita. Ci sono tanti espedienti cinematografici, ma il senso di artificialità rimane».

Zorzi sul palco durante uno spettacolo

Oggi però appunto ci sono molte più opportunità di diffusione e molta più richiesta di contenuti. La storia della Nazionale del secolo di sicuro non manca di elementi ‘drama’... «Certo che no e infatti quello di una serie o

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SPO RT LI FE

College University: la vita tra campo e aula delle promesse del tennis veronese Foto: singoli atleti

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MATTEO ZANON

onciliare studio e sport non è mai stato facile. Molti giovani tennisti veronesi infatti, hanno deciso di volare oltre oceano per approfittare delle numerose occasioni che l’esperienza del College americano porta con sé. In esclusiva per SportdiPiù Magazine, alcuni tra i più forti tennisti veronesi di seconda categoria, hanno raccontato la loro esperienza americana confermando che, con organizzazione e unità d’intenti, studiare e fare sport ad alto livello è possibile. Un big del tennis veronese è senza dubbio Davide Tortora (Tc Bolzano), classe 2000 (classifica 2.3) che ha scelto di aumentare il suo bagaglio al College Mississippi State University. “Questa esperienza la considero una tappa importante se non fondamentale nella mia crescita come persona e come giocatore. Ho finito il primo dei quattro anni di università e tra studio e tennis sta andando molto bene. Le giornate sono divise tra ore di lezione in classe ed allenamenti e riesco a organizzarmi al meglio”. Obiettivo? “Essere il miglior giocatore che io possa essere, conoscere i miei limiti mentali e saper gestire le emozioni”. Guardando al futuro, Tortora sa che le strade sono ben delineate: “Il college americano ti dà l’opportunità di poter avere una seconda strada che è quella di un lavoro sicuro nel caso in cui la carriera professionistica non andasse nel verso giusto”. La situazione scatenatasi a causa del virus ha bloccato il percorso dei veronesi che, in maggioranza, hanno dovuto fare le valige e tornare in Italia. Questa sospensio-

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nistico con ottimi risultati sia in singolo che in doppio. Purtroppo quest’anno la pandemia ha limitato un po’ tutto, sia l’università e sia lo sport, ma la voglia di ricominciare ad agosto è sempre più alta”. Ecco infatti la possibilità di usufruire di un anno in più: “Una volta finito questo percorso di quattro anni mi piacerebbe continuare gli studi facendo un master sempre negli Stati Uniti magari utilizzando “l’extra year” che ci hanno messo a disposizione a causa del virus, per continuare a giocare a tennis nella squadra dell’università. Nel frattempo mi piacerebbe anche trovare una posizione all’interno di un’azienda nel settore di busine inaspettata non ostacolerà più di tanto ness”. Classe ’97 è invece Eddy Leardini (sceso il loro cammino verso la laurea, come spiega Francesco Tacconi (At Villafranca), 3.2 causa lontananza dai campi italiani da tre anni), che sta frequentando l’Oral classe 1998 (classifica 2.7): “Sto frequenRoberts University nella città di Tulsa, in tando il terzo anno e dovrei laurearmi Oklahoma (Summit League Conference, l’anno prossimo, a maggio. Questo perDivision I dell’NCAA). La sua voglia di corso sta andando molto bene sia dal cambiare aria e intraprendere una nuova punto di vista scolastico, con una media sfida, unita alla possibilità che gli amerivoti molto alta, sia dal punto di vista tencani offrono agli student-athletes Bompieri Bompieri Paolo gli ha fatto propendere per volare nella terra a stelle e strisce. “Necessitavo di imparare l’inglese e l’unico modo per poterlo fare senza perdere di vista l’attività agonistica era il college americano. E le cose coincidono grandiosamente, Bompieri


Giulia Sophy Stefan

Nicola Buffo

con una organizzazione ottima a cui devi accedere tramite un eccellente “planning” delle tue giornate”. Anche Leardini, a causa del virus, prolungherà di un anno il suo percorso: “Avrei dovuto concludere i miei quattro anni a dicembre. Tuttavia, data la situazione coronavirus ho ricevuto un altro pieno anno di eleggibilità per giocare in college. Ho scelto di stare anche per la primavera 2021, ottenendo extra corsi scolastici coperti dalle borse di studio atletiche e accademiche. Mi laureerò il prossimo maggio”. Non solo studi in chimica biomedica e tennis per il tennista tesserato per il circolo di Bovolone ma anche lavoro, riuscendo così a racimolare qualche spicciolo durante le stagioni estive. “Per ora – conclude - voglio laurearmi con i migliori dei voti e concludere la mia carriera da college player nel migliore dei modi. Riguardo al dopo, ho ancora molte idee per la testa: lavoro, master o dottorati, sia negli Stati Uniti in aree diverse o in Europa. Una cosa che gli States mi ha insegnato è quella di essere aperto e pronto ad ogni esperienza o situazione, conveniente o meno che sia”. Un altro giovane tesserato per un circolo della bassa veronese è Nicola Buffo (Tc Cerea). Il ceretano classe 2000 (classifica 2.7), ha scelto di affinare le sue qualità al Savannah College of Art and Design (Savannah, GA) seguendo un indiFilippo Bigardi rizzo di business/ marketing con focus sui social media. Buffo evidenzia come l’ambiente rispetto all’Italia sia molto diverso: “Nell’università dove sono ho trovato un ambiente molto aperto nel quale il rapporto

alunno-insegnantinua evoluzione e in costantemente te è molto dinami- cambiamento”. co, basato su un Altro millennial (2000) volato negli Stafeedback continuo tes è Camillo Salvi (passato da 2.8 a 3.1 e su grande dispoper la decisione di andare in Usa). Il suo nibilità. Viene College è West Virginia Wesleyan Colledata molta imporge (WVWC) a Buckhannon, WV. e gioca tanza al lavoro in nella Mountain East Conference, MEC Conference. “Ho scelto di andare negli gruppo, che è Stati Uniti – dice Camillo - perché mi afun’altra cosa che fascinava la cultura sportiva americana. apprezzo molto in Sapevo che oltreoceano sport e studio quanto penso sia avrebbero potuto coesistere senza che la chiave in ottica una attività prevalesse su un’altra o la futura visto che escludesse. Quando si è presentata l’occasempre di più dosione, ho accettato”. Anche lui non ci ha vremmo lavorare in team”. Essere in conpensato due volte e ha colto la palla al tatto con persone da tutto il mondo, per balzo. Ha concluso da poco il suo primo Buffo è un valore aggiunto che gli peranno da matricola che lo porterà, un mette di conoscere nuove culture e idee. giorno, a ottenere il diploma in Business Il percorso non è certamente facile ma lo Administration. Le giornate presentano affascina molto: “Ho appena finito un ritmi molto intensi, tra campo e aula: “La primo anno fantastico. Seguo tre corsi a trimestre con frequenza di due volte a mattina alle sei abbiamo allenamento fisico poi scuola, pranzo, allenamento in settimana da due ore e mezza. Siamo liberi dal venerdì alla domenica per Camillo Salvi Camilla Romito lavorare ai nostri progetti e giocare il campionato. Non è sempre facile conciliare lo studio e il tennis ma sia dalla parte del coach che da quella dei professori c’è molta disponibilità”. Il rapporto tra docente e alunno non è di sfida, ma entrambi viaggiamo sulla stessa barca e remano verso lo stesso campo, cena e studio. Nonostante di temobiettivo: incentivare lo studio e lo sport. po libero ce ne sia poco, non è stressante. Il suo sogno? “Mi piacerebbe lavorare Ho imparato a gestire bene il mio tempo, con qualche brand nella creazione di soprattutto quando viaggiamo con la campagne pubblicitarie e provare ad ensquadra. Le trasferte in macchina possotrare nel mondo delle startup, un mondo no essere di un’ora come di dieci ore che mi affascina molto in quanto in conquindi è stato fondamentale imparare ad ottimizzare il tempo”. Tra i veterani del gruppo c’è Filippo BiFrancesco Tacconi gardi, classe ‘97 (classifica 2.7). Anche lui ha intrapreso il percorso di studi in Business & Administration al Goshen College (Indiana) e il prossimo anno vedrà la bandiera a scacchi: “Mi laureo a maggio 2021. È stata un’esperienza bellissima e piena di gratificazione. Grazie alla disponibilità degli insegnanti e del mio coach, riesco a conciliare benissimo studio e tennis”. Il suo percorso di studi non terminerà dopo la laurea ma cambierà solo location: “Voglio proseguire gli studi con un master in un paese europeo”. Idee

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Davide Tortora

chiare e tanta passione non lo fermeranno nella realizzazione dei suoi obiettivi. Carlotta Romito, classe 2000, (classifica 2.5) frequenta la McNeese State University, nella città di Lake Charles, Louisiana (Divisione 1) e spiega così la sua scelta di lasciare l’Italia: “Non esiste una combinazione tra studio e sport in Europa. Non volevo lasciare la scuola, e tantomeno il tennis. Il sistema di studi americano permette a qualsiasi tipo di atleta di continuare il suo percorso sportivo e allo stesso tempo studiare per una laurea”. Alcuni incentivi messi a disposizione per chi vuole volare negli States sembrano invogliare, e non poco, i giovani: “La cosa bella dell’America è che premia i ragazzi che fanno sport ad alto livello, con borse di studio sportive. In Italia invece, chi fa sport ad alto livello non viene aiutato in nessun modo anzi, per la quantità di studio si ritrova spesso a dover abbandonare qualsiasi carriera sportiva”. Insegnanti esigenti e allenatori pressanti, spesso e volentieri non lasciano la possibilità di vivere con serenità questa scelta di studiare e fare sport. Romito, al secondo anno dell’indirizzo Sport Management, è molto soddisfatta della sua scelta: “Il percorso fino adesso è stato incredibile. Ho ottenuto l’opportunità di allenarmi pienamente, di viaggiare e di competere, potendo allo stesso tempo portare avanti i miei studi universitari”. Nella concezione americana, lo studio per gli sportivi di alto livello non deve essere un ostacolo ma un’opportunità: “Non ho mai avuto difficoltà” conferma Romito. “Per noi atleti

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esiste qualsiasi tipo di aiuto: da tutor personali a gruppi di studio o professori che ti danno ripetizioni tra un allenamento e l’altro. Tutto bilanciato alla perfezione”. La veronese, tesserata per il Ct Scaligero, una volta terminati i quattro anni vorrebbe continuare con un master, senza tralasciare però il tennis: “Attorno ai 23 anni avrei una laurea e un master, e allo stesso tempo potrei continuare a giocare liberamente e continuare a competere. Potrei focalizzarmi sul tennis sapendo che in qualsiasi caso ho un fortissimo piano B grazie ai miei studi”. Un’altra lady classe 2003, Giulia Sophy Stefan (classifica 2.8), ha intrapreso il percorso del College presso Inspiring Coaching (Bradenton, FL). “Volevo fare delle nuove esperienze – dice Stefan - e vedere un po’ cosa c’era di diverso dall’Italia ma soprattutto sentivo il bisogno di staccare un po’ la spina e ritrovare me stessa. Posso dire che ha funzionato”. Il virus ha scombussolato un po’ i piani e il futuro non è ancora chiaro: “Sono quasi alla fine del mio primo anno all’estero. Appena riaprono i gates parto per gli ultimi mesi. Probabilmente ci sarà un altro anno ma questo è tutto da decidere”. Per quanto riguardo lo studio, la giovane tesserata per l’At Villafranca, non avendo terminato le scuole superiori porta avanti due percorsi: “Seguo una scuola online americana e una italiana: da agosto fino a maggio faccio la scuola americana e d’estate studio quella italiana per poi fare gli esami. Negli Usa mi allenavo minimo 7 ore al giorno e quando avevo anche una mezz’ora buca mi mettevo a fare i compiti perché preferivo stare al passo. Fortunatamente ho finito tutte le materie in anticipo con dei bei voti e sono soddisfatta, ora speriamo di proseguire positivamente questa in Italia”. Il futuro? “Sto cercando di fare del mio meglio per poter fare dei buoni risultati ITF e iniziare qualche 25k neEddy Leardini

gli States e fare qualche punto Wta andando al college per poi proseguire all’università”. Se dovesse andare male in ambito tennistico, ha pronto il piano B: diventare fisioterapista rimanendo in ambito sportivo. Chiudono il cerchio i fratelli Bompieri, Paolo e Elena. I due giovani di Peschiera sono volati in America, lasciando il circolo di tennis del padre per intraprendere il cammino del college. Paolo, classe ’97 (classifica 2.6) e tesserato per l’At Villafranca, ha scelto il Queens University of Charlotte per studiare e allo stesso tempo allenarsi. Rimasto negli Stati Uniti grazie a permesso speciale, racconta: “Questo “spring semester” sarebbe stato il mio “senior year” e quindi l’ultimo anno. A causa del coronavirus, abbiamo interrotto il campionato a metà – si sono classificati nella top 10 in Divisone 2 senza perdere una partita - e poteva sicuramente essere la nostra stagione migliore. La NCCA (associazione che gestisce i campionati) darà la possibilità a tutti i seniors di giocare un altro anno e quindi potrò allungare i miei studi per giocare il mio ultimo anno”. Intanto un traguardo l’ha raggiunto, come spiega: “Ho completato a maggio una laurea in Business Administration e completerò in inverno la laurea in matematica”. Il suo futuro lo vede a stelle e strisce: “Finito il mio percorso di studi, vorrei rimanere a Charlotte ed iniziare la mia carriera lavorativa qua. Essendo uno dei principali poli finanziari della East Coast, ci sono molte opportunità e vorrei lavorare in finanza”. Elena, un anno più giovane del fratello (classifica 2.6) e tesserata per il Tc Peschiera è anche lei all’ultimo anno del suo percorso alla Wingate university, (North Carolina). “Nonostante non veda l’ora di laurearmi mi mancherà la mia squadra” dice da vera amante dell’atmosfera che si respira nel team. Di questa esperienza una cosa l’ha colpita più di tutte: “Mi piace come danno la possibilità di alternare studio e tennis, soprattutto come i professori vengono incontro agli atleti. Nonostante ci sia tanto lavoro riceviamo tutti gli aiuti adeguati per riuscire a organizzarci al meglio”. Terminato il College, la decisione è continuare gli studi: “Voglio intraprendere un master (grad school) in physical therapy, in particolare nel campo dello sport. Al momento - conclude - devo decidere dove farlo, se in America o se in Europa”. Un’esperienza di crescita, tennistica e umana, che i giovani veronesi cercheranno di sfruttare al meglio per arricchire di nuovi capitoli il libro della loro vita.


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Sport USA, modello a cui ispirarsi per far crescere lo sport italiano?

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GIAN PAOLO ZAFFANI

na lunga chiacchierata quella del 22 giugno, assieme agli amici di Facebook, sullo sport americano. Differenze, ma anche analogie e tanti racconti per capire il senso ed il “potere” dello sport per gli studenti rapportato a quello di casa nostra. Alberto Cristani, Direttore di Sport di Più, e Daniela Scalia, giornalista, hanno perfettamente condotto la live assieme a Richard Collins (CEO inLingua), Andrea Sordelli (direttore marketing e commerciale della Scaligera Basket e fondatore di Basket on the road), Michele De Martin (Co-founder Mastini Verona). A dare le prime nozioni sullo sport a stelle e strisce tra High School e College, è stato proprio Richard Collins e la sua frase di apertura la dice già lunga: “Dal primo anno di liceo lo sport conta come la didattica”. Una frase che fa capire, fin da subito, una grande differenza con il mondo scolastico sportivo di casa nostra. “Negli Usa si va a scuola alla mattina fino alle 15.00 del pomeriggio, poi tutti partecipano ad attività extra che contribuiscono a creare l’identità dei licei – ha proseguito Collins - E’ lo sport che dà alle scuole di diverse città la rivalità; nel football americano, alcuni licei hanno stadi da 20.000 spettatori mentre all’Università si gioca in stadi da 80.000 spettatori. Il mondo sportivo dà impulso economico a tutta la struttura scolastica perché con esso si riesce a reperire le risorse economiche per borse di studio e ricerca. Il football americano è il primo sport americano, seguito dal basket con l’NBA. Il sogno di ogni studente è quello di es-

sere conteso dalle università già dal terzo anno del liceo per assicurarsi una borsa di studio”. La concezione dello sport è quindi diversa, i meccanismi pure. Lo evidenzia anche Andrea Sordelli: “La differenza principale è anche storica, noi siamo strutturati in maniera diversa con i professori che fanno attività di base e nel pomeriggio i ragazzi si iscrivono ad associazioni sportive che si occupano dell’attività pomeridiana. Negli USA, invece, dalle 15.30 si finiscono le lezioni ma si inizia fare sport con la squadra della scuola. Alle 19.00 si va a casa con alle spalle una giornata tra lezioni, sport e compiti già fatti. A livello mentale, però, questo insegna che lo sport può essere uno sbocco professionale, esattamente come altri”. Assieme a Michele De Martin, poi, la puntata ha aperto un’ampia parentesi sul football americano definito, proprio dal presidente dei

Mastini Verona “uno sport di squadra perfetto che ti dà tantissimo. Devi combattere contro te stesso e grazie ai compagni si può fare il proprio compito. Il football è arrivato in Italia grazie alle basi NATO ma in 40 anni non è stato fatto niente per aiutare il movimento, anche con le strutture. È faticoso trovare delle fasce orarie per fare allenare i giovani, per esempio, e questo si paga”. Collins, grande appassionato di football, ha poi aggiunto. “Insegna tantissimo, è uno sport che ti lascia qualcosa dentro. Non c’è una stella, c’è un team e quello che ho imparato da giocatore e da appassionato mi è rimasto dentro”. Tra le tante differenze tra gli USA e l’Italia, c’è anche chi prova ad accorciare queste distanze. È la base del progetto di Andrea Sordelli con Basket On The Road che nell’estate scorsa ha portato dall’Italia fino oltre oceano un gruppo di studenti al camp degli Orlando Magic e dei Miami Heat. “È un’attività che mi dà delle grandi responsabilità, portare un gruppo di minorenni negli Stati Uniti è sicuramente impegnativo. È una vacanza studio dove si mette assieme lo studio della lingua inglese e la pallacanestro. Ho iniziato tre anni fa, partendo da Miami grazie ai contatti di Richard Collins. Poi ho replicato fino ad arrivare al bis dello scorso anno con il doppio turno”. La Live completa si può rivedere pagina Facebook SportdiPiù Magazine Veneto nella sezione Video.

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STARE BEN E

Malattie metaboliche ereditarie

del Dott. Andrea Bordugo (*) UOS malattie Metaboliche Ereditarie, UOC di Pediatria Ospedale della Donna e del Bambino Azienda Ospedaliera Università Integrata Verona

Il valore dello sport nelle malattie metaboliche ereditarie

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a possibilità di muoversi e l’attività sportiva vengono da tutti considerati come un piacere ed anche un obiettivo di salute e prevenzione. Ma non sempre questa possibilità è scontata e rimane un sogno da realizzare o una battaglia per cui combattere. Questo è quello che accade a chi è affetto alcune malattie metaboliche ereditarie, malattie rare. Una malattia si definisce ‘rara’ quando la sua prevalenza, intesa come il numero di casi presenti in una determinata popolazione, non supera una soglia stabilita. In UE la soglia è fissata in 5 casi su 10.000 persone. Il numero di malattie rare conosciute e diagnosticate oscilla tra le 7.000 e le 8.000, ma è una cifra che cresce con l’avanzare delle possibilità diagnostiche e delle conoscenze scientifiche. Non si tratta quindi di pochi malati, ma di milioni di persone in Italia e addirittura decine di milioni in tutta Europa. Secondo la rete Orphanet Italia, nel nostro Paese i malati rari sono circa 2 milioni: nel 70% dei casi si tratta di pazienti

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in età pediatrica. Ogni anno sono circa 19.000 i nuovi casi segnalati dalle oltre 200 strutture sanitarie diffuse in tutta ltalia. Spesso con nomi impronunciabili, poco note anche agli stessi medici. Malattie implacabili ma con cui si può imparare a convivere anche con una buona qualità di vita se presto vengono iniziate diete e terapie farmacologiche. Una delle domande che più spesso i genitori ci pongono è se i loro figli saranno in grado di fare quello che fanno gli altri bambini, come ad esempio correre, giocare o divertirsi. Alcune di queste malattie in effetti colpiscono il metabolismo energetico della cellula e sono ad esempio le malattie mitocondriali o i difetti dell’ossidazione degli acidi grassi. Queste in particolare si rendono evidenti la dove la richiesta energetica è più alta come ad esempio a livello delle cellule muscolari con stanchezza, difficoltà a camminare o crisi di dolore improvvise dopo attività sportiva intensa con rischio di avere danni renali da accumulo di metaboliti tossici. Ancor peggio malattie che colpiscono le cellule cerebrali o delle vie nervose periferiche e costringono i

bambini a dover rimanere fermi perché incapaci di fare il minimo movimento. La scienza medica ha fatto progressi importanti per alcune di queste patologie rendendo possibili cose impensabili fino a pochi anni fa. Questo anche grazie ai fondi raccolti e donati per ricerca da tante Associazioni di volontariato e di genitori. Terapie dietetiche e farmacologiche che hanno consentito e consentono, agendo in anticipo non solo di sopravvivere ma anche di recuperare la forza e la capacità di movimento. Storie bellissime di determinazione e coraggio che chi si occupa di questi ragazzi porta nel proprio cuore ma meritano di essere condivise. Come quella di una ragazza appassionata di sport a livello agonistico che non ha voluto rinunciare al proprio sogno ed è riuscita a realizzarlo grazie all’utilizzo di terapie specifiche che hanno permesso ai suoi muscoli di non soffrire. E per quel sogno sarebbe stata disposta a correre dei rischi importanti ma lo sport per lei aveva un valore che andava oltre la vita stessa e ne dava senso profondo. O quella di un ragazzo affetto da una malattia per la quale si accumulano


delle sostanze che deformano le ossa e ha voluto sottoporsi ad un importante e rischioso intervento chirurgico pur di riuscire a tornare a giocare con i propri amici. Accanto a loro oltre a genitori meravigliosi equipe multidisciplinari in grado di rendere possibili obiettivi agli occhi dei più definiti irrealizzabili. Pediatri, dietisti, genetisti, psicologi, neurologi, ortopedici fisiatri e fisioterapisti. L’attività sportiva per questi bambini e adulti ha non solo un valore preventivo e ludico ma anche un valore psicologico enorme perché afferma la voglia e la possibilità di partecipare alla vita di tutti i giorni e riuscire raggiungere degli obiettivi che li possano rendere felici. Obiettivi per i quali l’Azienda Ospedaliera Integrata Università di Verona è impegnata in prima linea grazie anche al supporto di AISMME (Associazione Italiana Sostegno Malattie Metaboliche Ereditarie). In particolare il team di biologi, biochimici e tecnici coordinato dalla Dott. ssa Marta Camilot del Laboratorio di Screening Neonatale, riesce a diagnosticare precocemente malattie potenzialmente gravi ma che, se trattate con farmaci e diete particolari, possono essere controllate evitando danni permanenti. E nell’Unità Operativa Complessa di Pediatria diretta dal Professor Giorgio Piacentini, presso il nuovissimo Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, è cresciuta l’Unità Operativa Semplice di Malattie Metaboliche Ereditarie coordinata dal Dott. Andrea Bordugo e composta da Giulia Rodella, genetista, Alice Dianin, dietista metabolica, Irene Monge data manager e filosofa della narrazione, Katia Tinazzi e Antonella Descolari, consulenti psicologhe. Gli specializzandi, le infermiere e tutto il team pediatrico (in particolare la dr.ssa Erika Rigotti) danno il loro insostituibile aiuto. Il gruppo Interdisciplinare di Malattie Metaboliche Ereditarie (GIMME) che riunisce sia specialisti pediatri che dell’adulto e il riconoscimento di Verona come Centro Metab ERN, che è la rete europea di centri esperti per le malattie metaboliche rare, sono importanti obiettivi raggiunti. La possibilità di fare attività fisica e sportiva diventa quindi uno spunto di valutazione su quanto siamo stati capaci di fare per migliorare la qualità di vita dei nostri bambini e adulti aiutandoli a realizzare le cose che per i più risultano scontate ma che per molti di loro non lo sono.

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2020

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I.R.


EVENTO

Giro Lago di Resia 2020

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ANDREA ETRARI

a prima corsa su strada in Italia dopo il lockdown da coronavirus che ha fermato tutta l’attività podistica sarà il Giro Lago di Resia e si terrà come da programma sabato 18 luglio 2020. Non sarà una gara virtuale come quelle che si stanno disputando a centinaia in queste settimane, ma sarà una corsa vera, reale e cronometrata, un’edizione straordinaria, ufficialmente una ‘special edition’ quella organizzata dal gruppo sportivo Rennerclub Vinschgau, capitanato da Gerald Burger, l’evento rispetterà in maniera totale le misure preventive di sicurezza sanitaria. Dopo l’edizione del giubileo dell’anno scorso quando si festeggiò la ricorrenza dei 20 anni di gara con una corsa suggestiva ed epica in modalità notturna, con la ciclabile intorno al lago di Resia illuminata solo dalla luna e da centinaia di fiaccole, anche quest’anno, la più grande manifestazione sportiva dell’Alto Adige mette l’accento su un altro evento nel mondo dello sport di questa provincia. RITIRO PETTORALI Sabato 18 luglio si svolgerà così un’edizione speciale con una performance del tutto nuova nel suo genere. La partenza e l’arrivo non saranno come sempre a Curon nelle vicinanze del famoso campanile sommerso, ma presso la stazione a valle del comprensorio sciistico di Belpiano dove vi sarà il ritiro pettorali. Qui infatti si potranno rispettare al meglio le norme per la sicurezza di tutti i partecipanti. Gli atleti potranno raggiungere la zona della partenza e arrivo con la propria automobile, qui ci saranno anche il ristorante, i servizi igienici e tutte le strutture necessarie.

di partenza della gara, sempre di 15,3 km intorno al lago più grande dell’Alto Adige, dalle 7.00 di mattina alle 19.00 in completa autonomia. Al momento dell’iscrizione ogni atleta dovrà comunicare il suo tempo stimato per completare la gara, in modo che tutto possa avvenire nella più assoluta sicurezza. Ogni partecipante insieme al pettorale ufficiale riceverà anche un chip elettronico monouso così che ‘il Giro’ sarà ufficialmente cronometrato e alla fine della giornata verrà stilata una classifica. Sarà una gara comunque emozionante, contro se stessi per battere magari una prestazione fatta sullo stesso percorso negli anni precedenti o per battere ‘a distanza’ qualche avversario o amico che durante le 12 ore di tempo possibili farà anche lui il ‘Giro Lago di Resia Special Edition’. In questa modalità si gareggerà in sicurezza totale rispettando i distanziamenti previsti delle normative. LA PIÙ GRANDE CORSA DELL’ALTO ADIGE Il tradizionale Giro del lago di Resia, non è solo la più grande manifestazione podistica dell’Alto Adige, ma anche una delle più grandi della zona alpina. A nessun altro evento sportivo, nelle più diverse discipline, partecipano così tanti abitanti della provincia come alla corsa nell’Alta

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val Venosta. Normalmente sono più di 2000 gli sportivi della provincia su 4000 partecipanti totali, questi numeri di partecipanti in questa ‘special edition’ con ogni probabilità non saranno raggiunti, ma ciò non sarà determinante. Per l’organizzazione non è importante il numero dei partecipanti, ma l’offerta sportiva e l’aiuto all’economia locale per ripartire. La bellezza di correre in mezzo alla natura intorno al più grande lago dell’Alto Adige – Anche se il Giro del lago di Resia non sarà attorniato dalle consuete manifestazioni di cornice, come la festa all’arrivo, i fuochi d’artificio nella notte e le tante attrazioni sul palco, la possibilità di correre una gara dopo un periodo così difficile può essere vissuto come un momento di ripartenza dopo il coronavirus, di libertà e di riscoperta della natura così splendida come quella che si trova nella zona del più grande lago dell’Alto Adige. Passo Resia è una splendida e importante zona turistica, l’occasione di venire a correre il Giro del Lago è una opportunità da cogliere al volo da tutti gli atleti e dalle atlete insieme alle loro famiglie e amici. Le iscrizioni alla ‘Special Edition Giro Lago di Resia 2020’ apriranno lunedì 15 giugno, tutte le informazioni e le novità sono disponibili sul sito www.girolagodiresia.it

PARTENZA LIBERA Lo scenario della partenza sarà completamente diverso dal solito: ogni partecipante potrà liberamente scegliere l’orario

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Breaking News

AG EN DA

Ciclovia del Garda: presentato il progetto di fattibilità tecnico economica del tratto veneto Da Peschiera a Malcesine, attraversando i centri storici, l’entroterra e le località più suggestive dell’area lacuale: il tratto veneto della Ciclovia del Garda comincia a prendere forma, dopo che oggi, a Torri del Benaco (Vr), l’assessore alle infrastrutture e trasporti della Regione Veneto, Elisa De Berti, ha illustrato ai rappresentanti degli Enti interessati il progetto di fattibilità tecnico economica del tratto veneto: un tracciato di 66 chilometri, sui 140 complessivi, studiato ed elaborato sulla base delle esigenze locali e dei suggerimenti delle amministrazioni territoriali. “La Ciclovia del Garda, un incomparabile anello ciclabile che percorre l’intero perimetro del lago su itinerari panoramici e strade poco trafficate, fa parte del Sistema Nazionale delle Ciclovie Turistiche promosso del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – spiega l’assessore –. L’opera offrirà l’opportunità a turisti, sportivi e viaggiatori di scoprire le bellezze di questi territori e consentirà di implementare i collegamenti ciclabili anche con le regioni contermini, favorendo lo sviluppo di un turismo pulito, slow, verde e di qualità”. “Il tracciato presentato oggi – prosegue De Berti – è il risultato di una stretta collaborazione con gli amministratori locali e Veneto Strade, che si occuperà delle attività di progettazione e realizzazione

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della pista. Completeremo il progetto del tratto veneto entro la fine del 2020 e poi lo presenteremo al Ministero per l’approvazione, coordinandoci con la Regione Lombardia e la Provincia Autonoma di Trento che faranno altrettanto per i tracciati che ricadono nei loro territori”. “La ciclovia – precisa l’assessore – attraverserà il centro di Peschiera per poi spostarsi verso l’entroterra, raggiungendo il Comune di Castelnuovo del Garda. Quindi il percorso toccherà Lazise e Bardolino, per tornare verso le sponde del lago in prossimità di Garda. Da qui, e a

nord fino a Malcesine, la pista si svilupperà quasi interamente sulle sponde del lago, a pochi metri dall’acqua”. “Il costo dell’opera nel tratto veneto è stato stimato, nel 2017, in 55 milioni di euro – conclude De Berti –. Il MIT sino ad ora ha stanziato 16 milioni di euro da ripartire tra Veneto, Lombardia e Trentino, mentre la nostra Regione ha destinato 3,5 milioni di Euro per la realizzazione di un primo lotto funzionale tra Castelnuovo del Garda e Lazise, che garantirà la percorribilità ciclabile in sicurezza lungo la SR 249”.


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Niente panico, si continua a correre

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MATTEO LERCO

a vita non è uno sprint, ma una maratona senza un traguardo finale. Per progredire migliorando la propria performance, lungimiranza e determinazione sono due ingredienti imprescindibili. Il mondo dello sport – ma non solo – post Covid 19 dovrà necessariamente rimodellarsi anche e soprattutto su queste intramontabili prerogative. La corsa in quest’ottica rappresenta l’archetipo più calzante per prevedere ciò che sarà: il buon corridore deve possedere autodisciplina e una spiccata capacità di adattamento agli imprevisti. In tempi non sospetti due infaticabili atleti col vizio del running hanno pubblicato un libro dal titolo – ahinoi – profetico: «Niente panico, si continua a correre». Giovanni Storti e Franz Rossi sul calare del 2018 hanno raccontato le loro avventure di corsa in giro per il pianeta, delineando i contorni di una disciplina che si presta ad accompagnare l’essere umano in ogni fascia d’età. Ciò che colpisce maggiormente è però la dedica che introduce il lettore al racconto: “Nessuno sarà più come prima”. A quasi due anni di distanza, nessuna formula può considerarsi più attuale. “Con il passare del tempo inquadri la corsa in un’ottica diversa” – esordisce Giovanni – “oggi lascio che mi stimoli con le sue emozioni, ma il cronometro lo

lascio a casa. L’avanzare dell’età è nemico solo del running competitivo, perché finché le giunture reggono e la voglia rimane, niente davvero è precluso”. Proprio la corsa si è rivelata l’espediente perfetto per consentire a Franz e Giovanni di incrociare le proprie strade. “Io e Giova ci siamo conosciuti in montagna, grazie a Pietro Trabucchi, un amico in comune” – aggiunge Franz – “Pietro all’epoca aveva scritto il libro Resisto dunque sono che Giovanni aveva letto, interessandosi alla disciplina. Un giorno decisero di venire qui da me in Val D’Aosta e da lì è partita l’amicizia: condividiamo curiosità e passione per le esperienze nuove, quindi abbiamo iniziato a correre

in giro per il mondo!”. L’iniziazione sportiva per lo storico membro del trio più famoso d’Italia è stata però tutt’altro che graduale. “Sì, la mia introduzione alla corsa è stata diametralmente opposta rispetto a quanto si possa immaginare, dato che Trabucchi e Franz correvano in montagna, quindi ho iniziato proprio da lì. Dopo pochi mesi lo stesso Trabucchi e Nico Valsesia mi hanno iscritto al Toubkal Trail con il palese intento di farmi secco: quarantatré chilometri, una fatica immane, ma alla fine sono sopravvissuto”. Se Aldo infine è stato convinto ad indossare gli scarpini, per Giacomino l’amore per la corsa deve ancora sbocciare. “Negli anni sono riuscito a coinvolgere Aldo” – conclude Giovanni – “mentre per Giacomo non c’è proprio niente da fare perché è un grande amante del divano e della tecnologia, ma non delle gambe che si muovono. Devo dire però che anche Aldo da un po'di tempo si è clamorosamente ritirato: gli anni si fanno sentire per tutti”.

La Live completa si può rivedere pagina Facebook SportdiPiù Magazine Veneto nella sezione Video.

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Foto: Davide Girlanda

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From Arco to Capo Nord

MATTEO LERCO

“È

vero che i ricordi più belli ci accarezzano, ma quelli che ci segnano di più sono gli altri, quelli che ci danno la netta sensazione, quasi corporea, di che fatica abbiamo fatto per arrivare fin lì”. Il passato di Davide Girlanda è uno scrigno che custodisce una vicenda singolare. Nel luglio 2018 insieme ad altri tre ragazzi ha deciso di incidere nella storia un’impresa da tramandare ai posteri: percorrere 4300 chilometri

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in bicicletta, da Arco di Trento a Capo Nord, l’estremità più settentrionale del Vecchio Continente. Un’esperienza intensissima, di quelle che oltre che a livello fisico ti temprano in quanto ad attitudine mentale, un viaggio all’interno di sé stessi, prima che nel cuore di 12 Stati europei. “È stata una spedizione che ha travalicato i confini dello sport” – analizza Girlanda – “l’avventura è nata da un’idea della mia vecchia azienda, che aveva come obiettivo quello di pubblicizzare il proprio marchio a livello internazionale, veicolando allo stesso tempo un messaggio particolare. Sono stato così selezionato insieme a Marco

Filisetti, Paolo Esempi e Daniele Rellini per questo progetto in itinere che si è concluso in 12 giorni, 5 ore e 33 minuti. Ho i brividi ancora oggi a ripensarci”. Tra il dire e il fare c’è però di mezzo il pedalare. “La sfida oltre che a livello umano si presentava estremamente impegnativa soprattutto in ambito sportivo” – prosegue – “ci è stata data l’opportunità di misurarci con dei veri ‘ultracycler’, anche se noi, di fatto, non lo eravamo. Abbiamo percorso all’incirca 360 chilometri al giorno, media tra i 242 della tratta più corta e i 580 di quella più dispendiosa, quest’ultima compiuta incredibilmente in 26 ore filate. Il segmento conclusivo di itinerario è


stato probabilmente il più emozionante: sfrecciare nella notte artica mi ha fatto assaporare delle sensazioni difficilmente traducibili in parole”. Perché nello sport è sempre la volontà a muovere tutto. “La difficoltà maggiore è stata quella mentale, non quella fisica” – sottolinea Davide – “è stato sorprendente osservare come il nostro corpo sia in grado di adattarsi agli sforzi che gli richiede il nostro cervello. La forza d’animo rappresenta infatti un serbatoio inesauribile: in un viaggio del genere impari a resistere alle avversità, ascoltando le problematiche del gruppo e condividendo con lo stesso le tue”. Il ciclismo come metafora di vita è un assioma destinato a non sbiadire mai. Girlanda è profondamente convinto dell’impatto sempre maggiore che le due ruote possano garantire a livello sociale. “In bici, nonché nelle nostre quotidianità, ci vogliono intraprendenza e attitudine al cambiamento” – conclude il trentatreenne di Grezzana – “e per come la vedo io la società post Covid-19 dovrà necessariamente far tesoro di queste due grandi virtù. Se guardando all’orizzonte scorgo altre traversate come quella di due anni fa? Diciamo che mi piacerebbe replicare un qualcosa di simile, modellando il tutto però più sull’aspetto del ‘viaggio’ che su quello agonistico. Coniugare la bicicletta con la scoperta di nuovi luoghi e culture è una passione che non abbandonerò mai”.

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Natura e movimento Per convincere la gente, bisogna ispirarla prima! Rallegratevi di avventure sportive transfrontaliere nel pittoresco paesaggio. Iniziate a conoscere attivamente il vostro potenziale di prestazioni – in alta montagna o nelle valli originali, scoprirete nuovi modi e varietà di movimento ... o semplicemente lasciate ciondolare l’anima e allontanatevi dallo stress quotidiano.

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Gustare e degustare Ristoranti e caffè arricchiscono i nostri paesi: offrono specialità locali, piatti casalinghi e raffinatezze mediterranee. Forniscono prelibatezze in un‘atmosfera autentica per sentirsi a proprio agio.

Arte e cultura … … di un’area non si definiscono solo con documenti e monumenti, ma sono nascosti particolarmente nei solchi del paesaggio, nei nomi di luoghi e di campi, nei gesti delle persone e nel loro linguaggio. L’interpretazione è soggetta dell’individuo.

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“Südtirol Transfer” – dalla stazione all’alloggio per le vacanze Chi arriva der inProvinz AltoSüdtirol Adige in auf treno o in bus, può usufruire del servizio capillare “Südtirol Transfer”, il collegamento navetta per Die Landkarte basiert Daten des Landesamtes für überörtliche Raumplanung der autonomen Provinz Bozen. raggiungere il proprio alloggio delle vacanze. Dalle stazioni ferroviarie di Bolzano, Merano, Malles, Bressanone, Brunico, Benutzung auf eigene Gefahr. Landeck e San Candido e dalle fermate dei bus a lunga percorrenza di Bolzano, Chiusa, Varna, Vipiteno e Merano si può Die DieLandkarte Landkarteder derProvinz ProvinzSüdtirol Südtirolbasiert basiertauf aufDaten Datendes desLandesamtes Landesamtesfür fürüberörtliche überörtlicheRaumplanung Raumplanungder derautonomen autonomenProvinz ProvinzBozen. Bozen. raggiungere comodamente l’alloggio prenotato, e una volta finita la vacanza, ritornare alla fermata. Benutzung Benutzungauf aufeigene eigeneGefahr. Gefahr. Sia il transfer collettivo (dalla stazione ferroviaria o dalla fermata dei bus a lunga percorrenza più vicina al proprio alloggio) che quello individuale (da tutti i nodi stradali e ferroviari proposti), sono prenotabili sul sito www.suedtiroltransfer.com/it Die Landkarte der Provinz Südtirol basiert auf Daten des Landesamtes für überörtliche Raumplanung der autonomen Provinz Bozen. Benutzung auf eigene Gefahr. Die Landkarte der Provinz Südtirol basiert auf Daten des Landesamtes für überörtliche Raumplanung der autonomen Provinz Bozen. Die DieLandkarte Landkarte der derProvinz Provinz Südtirol Südtirol basiert basiertauf aufDaten Datendes desLandesamtes Landesamtesfür fürüberörtliche überörtlicheRaumplanung Raumplanungder derautonomen autonomenProvinz ProvinzBozen. Bozen. Benutzung auf eigene Gefahr. Benutzung Benutzungauf aufeigene eigeneGefahr. Gefahr. Die DieLandkarte Landkarteder derProvinz ProvinzSüdtirol Südtirolbasiert basiertauf aufDaten Datendes desLandesamtes Landesamtesfür fürüberörtliche überörtlicheRaumplanung Raumplanungder derautonomen autonomenProvinz ProvinzBozen. Bozen.

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Curon Curon Venosta è conosciuto soprattutto per il suo campanile romanico che emerge dal lago di Resia e tutti quelli che passano di là sono ovviamente curiosi di conoscere la sua storia. Questo campanile dell’anno 1355 è testimonia che qui una volta si trovava un paese.

Da vedere Il campanile nel lago di Resia Il museo Alta Val Venosta ll kite al lago di Resia Il giro in battello

Graun/Curon 1950 Il lago di Resia 1947 incominciarono i lavori per la diga, 1950 distrutte gli edifici, chiuse le cateratte, aumentato di 22 metri il livello dell’acqua, sommerso 677 ettari terra, e a 150 famiglie fu tolto la loro esistenza. Il campanile è l’accusatore muto. Superfice: 10 chilometri quadrati Profondità: 45 m Capienza massima: 116 milione metri cubi Produzione d‘energia elettrica: 250 milioni kw/h nello stabilimento a Sluderno La diga: lunga 470 m, alta 30 m, largo 200 m alla base e 7 m in cima.

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Aktiv- & Wellnesshotel

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Das 4* Hotel Traube Post, direkt am Reschensee, überzeugt nach dem Umbau mit ZF neuen Wellnessbereich und Wohlfühlzimmer und ist zudem idealer Ausgangspunkt für zahlreiche Motorradtouren im Dreiländereck, für Berg- und Biketouren aber auch für HP entspannte Tage am See beim Kiten, Segeln oder Fischen.

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Nostro hotel a 4 *, ristrutturato di recente, sul lago di Resia, offre un‘ampia area benessere e camere per sentirsi subito a casa. Punto di partenza ideale per numerosi giri in moto intorno al triplice confine, escursioni in montagna e giri in mtb, kitesurfing, uscite in barca a vela e pesca.

Claudia Augusta Str. 10 Via Claudia Augusta 10 39027 Graun/Curon Tel. +39 0473 63 31 31 Fax +39 0473 63 33 99 info@traube-post.it www.traube-post.it wanderhotel-reschenpass.com www.motorbike-hotel.net

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A

G2

Appartments in ruhiger und sonniger Lage inmitten von Graun mit Seeblick.

Sonnige ruhige Lage, Aussicht auf Reschensee mit Kirchturm und Bergpanorama.

Appartamenti. Posto tranquillo, soleggiato nel centro con vista sul lago.

Vacanze in Agroturismo. Bella vista sul lago Resia e il campanile sommerso.

Apartments. Quiet and sunny location in the centre with beautiful lake view.

Farm holidays. Sunny area, nice views of the Reschensee with church tower.

4

Appartement

max 6 Pers/App

3

Appartement

2 Pers

50 – 75

2 Pers

47 – 52

+ Pers

10 – 15

+ Pers

10

Heinrich-Natter-Str 3 Via H. Natter 39027 Graun/Curon Tel +39 340 5 60 57 32 Tel +39 340 6 06 10 96 info@appartementscorona.com www.appartementscorona.com www.appartmentscorona.com

max 5 Pers/App

Giern 2 39027 Graun/Curon Tel. +39 340 7 34 91 85 info@langenhof.it www.langenhof.it

Giernhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Graun Curon

Giern 1

+39 0473 42 08 71 +39 340 864 95 33

info@giernhof.it www.giernhof.it

A/G1

Prieth Sabine

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Graun Curon

Josef Duile Straße 10 Via Josef Duile 10

+39 0473 63 32 78

sabine.prieth@bb44.it

B/26

3-Länder Card Grenzenloses Vergnügen: die grenzüberschreitende 3-Länder Card ist Ihr Ticket für einen unbeschwerten und erholsamen Urlaub. Busse, Züge, Bergbahnen, Museen und sogar ein Schiff stehen Ihnen zur Verfügung. Auskünfte und Verkauf im Informationsbüro.

Divertimento senza limiti: la 3-Paesi card permette di viaggiare in autobus, treni, funivie perfino in un battello. Anche l’ingresso nei musei è incluso ... per una vacanza indimenticabile. Informazioni e vendite nell’ufficio informazioni.

Boundless enjoyment: our cross-border 3-Country Card is your ticket for an easygoing and recreative holiday. Buses, trains, cable cars, museum and even a boat are available for you, your family and friends. Information and sales in the information office.

98 / SdP


Resia Resia si trova sul passo, a 1.508 metri, e funge in questo modo da passaggio diretto tra il Tirolo austriaco e l’Alto Adige. Già ai tempi dei romani è stato un importante passaggio sulla via tra nord e sud che passava per le Alpi. Oggi è un centro attivo, situato al confine con Austria e Svizzera. A nord-est del paese sorge il fiume Adige, con i suoi 415 km lunghezza il secondo fiume più lungo d’Italia.

Da vedere La sorgente dell’Adige Il bunker e lo sbarramento La chiesetta San Nicolò a Roja Collegamento sci Malga San Valentino - Belpiano Il porto di vela La malga di Resia L‘Altavia di Roja La cabinovia Belpiano

SdP / 99


SEEHOTEL PANORAMA RELAX

Hotel

A

H19

Highlights: Panorama-Spa-Bereich, Pool mit Liegewiese, Sonnenterrasse, komfortable Zimmer und Suiten sowie Gaumenfreuden bei atemberaubender Aussicht! Highlight: Panorama Spa, piscina con prato esterno, terrazza soleggiata, camere e suite accoglienti, delizie culinarie e una vista mozzafiato! Highlights: Panorama Spa, pool with lawn, sun terrace, comfortable rooms and suites as well as culinary delights – all of this with breathtaking views!

ZF

80 – 180

HP

95 – 192

35

Hotel

Aktiv Hotel

EDELWEISS

Un hotel a conduzione famigliare in mezzo a un paessaggio naturale, culturale, seducente. Con garbo, oltre che con delicatezza, rispetto e tanto calore. Proprio come accolgiamo i nostri cari ospiti. Da oltre 40 anni. Dream holiday in active Hotel Edelweiss for conoisseurs and activ people. Variety sports and theme days in unspoiled nature. ZF

70 – 141

HP

82 – 153

NEU ab Dezember 2019: 4* Hotel Zum Mohren - Natürlicher Genuss HP 60 – 120 Komfortable Naturzimmer, Indoor-Pool mit Saunabereich sowie kulinarische Genusserlebnisse: lokal, saisonal, hausgemacht und mit Produkten vom eigenen Bauernhof. ZF & VP auf Anfrage Idealer Ausgangspunkt für Ihr Urlaubserlebnis im Winter, als auch im Sommer! NOVITÀ da dicembre 2019: 4* Hotel Zum Mohren – Natura e Sapori Confortevoli camere naturali, piscina coperta con reparto sauna e prelibatezze culinarie: locali, stagionali e fatte in casa con prodotti del nostro maso. Il punto di partenza ideale per le Vostre vacanze, sia in inverno che in estate!

100 / SdP

31

Hauptstraße 28 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 42 Fax +39 0473 63 34 42 info@edelweiss-reschen.it www.edelweiss-reschen.it

ZUM MOHREN

NEW from December 2019: 4* Hotel Zum Mohren – Nature & Pleasure Comfortable natural rooms, indoor pool with sauna area and culinary delicacies: local, seasonal and homemade using our own farm products. The ideal starting point for your holiday, whether in winter or in summer!

H28

Ein familiengeführtes Aktivhotel inmitten aufreizender Natur- und Kulturlandschaft. Sanft. Behutsam. Respektvoll. Voller Wärme. So, wie wir unseren Gästen begegnen. Seit über 40 Jahren.

Hauptstraße 19 Via Nazionale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 18 Fax +39 0473 63 34 20 info@seehotel.it www.seehotel.it

Hotel

A

A

29

Hauptstraße 30 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 20 Fax +39 0473 63 35 50 info@mohren.com www.mohren.com

H30


alloggio

Hotel

Resia

Alpin Resort

RESCHNERHOF

A

H47

Hotel

ETSCHQUELLE

N43

A

Verwöhnküche - verschiedene Zimmertypen - WLAN gratis - Sauna – Pizzeria Cucina alpina – diversitá in camere – WIFI gratis – sauna – pizzeria Wholesome kitchen – great room diversity – free WIFI – sauna - pizzeria ZF

50 – 85

HP

65 – 110

20

Hauptstraße 47 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 340 94 652 21 info@reschnerhof.it www.reschnerhof.it

Familienbetrieb im Dorfzentrum, in ruhiger, sonniger Lage mit herrlicher Aussicht auf Reschensee & Ortlergruppe. Wir verwöhnen Sie mit Spezialitäten. Albergo storico di Resia al centro del paese, a gestione familiare, dove giornalmente potete gustare le nostre specialità. Piscina coperta e Sauna e bagno turco. Hotel located in the centre of Resia. A family run business where you can enjoy our culinary speciality and relax in our indoor pool and sauna.

ZF

38 – 80

HP

47 – 92

VP

58 – 100

25

Neudorf 43 Paese nuovo 39027 Reschen/Resia Tel +39 0473 63 31 25 Fax +39 0473 63 30 71 info@hotel-etschquelle.com www.hotel-etschquelle.com www.hotel-reschenpass.net

SdP / 101


alloggio

Hotel

HP

Resia

AM RESCHENSEE

A

H14

SKIHAUS SCHÖNEBEN FRAITEN

1

A

Fam. Hotel, Panoramalage, persönliche Gästebetreuung, gepflegte Küche.

Liegt mitten im Skigebiet, nur Winterbetrieb, Zufahrt über das Rojental.

Familiare, posizione panoramica, svago ospiti personale, cucina eccellente.

Albergo sulla pista, aperto d‘inverno, raggiungibile dalla Val Roia.

Family hotel, panoramic position, personal guests care, refined cuisine.

Inn locatet in the ski resort, open in winter, access along the Val Roia.

16

64 – – 94

Gasthof

HP

22

69 – 82

Hauptstraße 21 a Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel +39 0473 42 15 10 Fax +39 0473 63 24 66 info@skihaus-schoeneben.it www.skihaus-schoeneben.it

Hauptstraße 14 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 17 Fax +39 0473 63 30 99 info@hotel-reschensee.com www.hotel-reschensee.com

Garni

FROY

A

A30

Garni

VILLA CLAUDIA AUGUSTA

A

N5

Ferienidylle mit einmaligem Ausblick. Planen Sie den Tagesablauf in unseren KomfortGemütliches familiär geführtes Haus in sonniger Lage mit Panoramablick. Komfortable zimmern/Ferienwohnungen und erleben Sie Ihre Mußestunden bei uns. Zimmer, Ferienwohnungen, Bibliothek und Physiotherapieangebote. Un posto idillico La invita a trascorrere le Sue ferie nella nostra casa che offre camere Accogliente garni a conduzione familiare in una posizione soleggiata. Camere confortevoli, confortevoli o appartamenti accoglienti. appartamenti, biblioteca, trattamenti di fisioterapia. An idyllic spot, invites you to spend your vacation in our house offering comfortable Pleasant family garni in a sunny location. Comfortable rooms, apartments, library rooms or cozy apartments. and physiotherapy treatments. ZF

6

37 – 40 Appartement 2 Pers

60 – 64

+ Pers

14

max 7 Pers/App

ZF

2

38-48 Appartement

8

2 Pers

74 – 78

+ Pers

7

40

Neudorf 5 Via Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 60 kurt.ziernhoeld@rolmail.net www.ziernhoeld.it

BERGHEIM

A

L9

Garni

CHRISTINE

N47

Herrliche Aussicht, ruhige Lage am Waldrand, großer Parkplatz am Haus.

Camere con vista panoramica, giardino d’inverno e balcone, colazione a buffet.

Camere ampie con bella vista, posto tranquillo al bosco, grande parcheggio.

Quiet location, panoramic views, room with winter garden, rich breakfast.

Beautiful views, quiet location on the edge of the forest, large car park.

35 – 39

ZF

Lorettstr. 9 Via Lorett 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 32 77 Fax +39 0473 63 23 40 info@bergheim.it www.bergheim.it

102 / SdP

A

Ruhige Lage, gemütliche Zimmer mit Panoramablick, Wintergarten und Balkon.

10 ZF

12

60

Altdorfstraße 30 Via paese vecchio 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 33 73 Tel. +39 328 4 53 19 06 info@froy.it www.froy.it Garni

max 5 Pers/App

30 – 40

6 Neudorf 47 via Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 32 41 Fax +39 0473 63 25 36 haus-heidi@rolmail.net www.haus-heidi.it


alloggio

Garni

Resia

HAUS AN DER SCHANZ

A

H48

lake & mountain Residence

Residence

ALPINES

H69

A

Ruhige Lage in Waldnähe, gemütliche Zimmer, große Ferienwohnung. Posizione tranquilla vicino al bosco, camere accoglienti, app. grande.

s

Quiet location near the forest, cozy room, lounge, large apartment. ZF

1

30 – 40 Appartement 2 – 4 Pers

max 5 Pers/App

5

65 – 100

Hauptstraße 48 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 39 garni-schanz@rolmail.net www.garni-schanz.com Garni

SCHÖNEBENBLICK

A

NEU: Stilvolle PANORAMA-Appartements mit INFRAROT Liege, traumhafter Blick auf den Reschensee, RUHIGE LAGE neben SKILIFT und RODELBAHN NUOVO: appartamenti PANORAMICI con lettino a INFRAROSSI, fantastica vista sul lago di Resia, posizione tranquilla vicino alla PISTA SCI.

H32

Gemütliche Zimmer mit Südbalkon. Turmsuite bis 4 Pers. Haltestelle am Haus. Camere con balcone. Suite per 2-4 persone. Fermata skibus a 10 metri.

NEW: stylish PANORAMA-Apartments with INFRAROT lounger, FANTASTIC VIEW of Lake Reschensee, QUIET LOCATION next to SKI LIFT and sledge 6

Appartement 2 Pers

80 – 135

+ Pers

20

max 6 Pers/App

Comfort rooms with balcony. Tower suite 2-4 pers. Ski bus stop at the house. 8 ZF

Hauptstraße 69 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 348 7 63 29 95 Tel. +39 335 6 03 17 45 info@alpines-residence.com www.alpines-residence.com

30 – 38

Hauptstraße 32 Via Nazionale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 32 18 Fax +39 0473 63 32 08 info@schoenebenblick.com www.schoenebenblick.com Residence

ALPENSTERN

A

H65

Residence

RESCHENSEEBLICK

A

A60

Unsere Residence liegt im Naturparadies Reschenpass in direkter Nähe des Reschensees, umgeben von einer einmaligen Bergkulisse.

NEU ERBAUT, RUHIGE LAGE DIREKT AM RESCHENSEE moderne Panoramasuiten, jede mit eigener Infrarotsauna, Panoramafenster, großer Südbalkon mit schönem Ausblick

Il nostro Residence è situato nel paradiso naturale Passo Resia. Si trova in una magnifica posizione, a pochi metri dal lago di Resia circondato da maestose vette.

APPARTAMENTI DI NUOVA COSTRUZIONE, POSIZIONE TRANQUILLA SUL LAGO DI RESIA, confortevole suite con grande finestre panoramiche, ampio balcone e cabina a raggi infrarossi.

Our Residence is located in the natural paradise Reschenpass near the lake Reschen and surrounded by a majestic mountain world. ZF

6

36 – 40 Appartement 2 Pers

80 – 90

+ Pers

20 – 24

max 6 Pers/App

3

Hauptstraße 65 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 21 26 Tel. +39 349 6 19 87 49 info@alpenstern.it www.alpenstern.it

NEW BUILT, QUIET LOCATION AT THE LAKE RESCHENSEE comfortable panoramasuites large south balcony with beautiful view. Own infrared cabin. Appartement

7

2 Pers

90 – 135

+ Pers

20 – 25

max 5 Pers/App

Altdorfstraße 60 Via Paese Vecchio 39027 Reschen /Resia Tel. +39 0473 42 53 23 Tel. +39 335 6 91 74 89 info@reschenseeblick.com www.reschenseeblick.com

SdP / 103


alloggio

Residence

DILITZ

Resia

A

H26

Residence

CRISTALLO

N1

A

Gemütliche, geräumige Ferienwohnungen, sonnig, ruhig und zentral gelegen. Appartamenti accoglienti e spaziosi, zona tranquilla e centrale. We are located in a quiet place in the village, yet central. 5

Appartement 2 Pers

50 – 70

+ Pers

7 – 15

Neudorf 1 Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 42 70 23 Tel. +39 348 3 42 36 91 app.cristallo@rolmail.net www.app-cristallo.com

Wohlfühlen, erholen, genießen ... Nach diesem Motto laden wir Sie ein, Ihren Urlaub in unseren gepflegten Appartements zu verbringen. HGT-Wärmekabine Sentirsi bene, riposarsi, godersi ... All’insegna di questo motto Vi invitiamo a trascorrere le Vostre ferie nei nostri appartamenti accoglienti. Cabina a infrarossi HGT

Residence

Be comfortable, Relax, Enjoy ... That’s our motto. We look forward to welcoming you in our apartments. Infrared cabin HGT 6

Appartement 2 Pers

71 – 99

+ Pers

6 – 21

DANIELA

A

Appartamenti in posizione centrale e tranquilla con un panorama magnifico Spacious apartments in a quiet, central location with magnificent view

Hauptstraße 26 Via Principale 39027 Reschen/Resia Tel. +39 331 6 80 43 19 info@dilitz.it www.dilitz.it

EGART

Appartamento

W44

Geräumige Appartments in ruhiger, zentraler Lage mit herrlichem Ausblick

max 4 Pers/App

10

Appartement

FerienWohnungen

max 8 Pers/App

A

H57

2 Pers

65 – 80

+ Pers

10 – 25

Ferienwoh.

max 5 Pers/App

Waldbodenweg 44 Via Waldboden 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 47 Tel. +39 348 0 06 44 17 info@residence-daniela.com www.residence-daniela.com

Pension

ERNA

A

N2

Erholsame Urlaubstage - gediegenes Ambiente - herrlicher Blick zum Reschensee.

Apartment

Appartamenti. Rilassante vacanze in ambiente accogliente e magnifica vista lago di Resia. Apartments. Relaxing holiday in a cozy atmosphere, magnificent views to the Reschensee. ZF

2 Pers

80 – 150

+ Pers

20 – 30

The house is in a sunny location with view of the lake and the surrounding mountains. Feel at home in our apartments. 4

Appartement 2 Pers

55 – 85

+ Pers

9 – 19

max 9 Pers/App

4 Neudorf 2 Via Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 45 info@cafe-erna.com www.cafe-erna.com

Das Haus befindet sich in sonniger Lage mit Aussicht auf den See und die umliegende Bergwelt. Fühlen Sie sich in unseren Appartements wie zu Hause. Nei nostri appartamenti Vi sentirete come a casa vostra. Tutti gli appartamenti hanno un balcone con una magnifica vista sulle montagne e sul lago.

2

39 – 45 Appartement

Ferienwohn.

Haus

LECHTHALER

A

N13

Südbalkon, ruhige, sonnige, zentr. Lage, herrliche Sicht auf d. Ortler und d. See

max 6 Pers/App

Appartamenti. Balcone, posizione tranquilla, soleggiata con stupenda vista. Apartments. south facing balcony, quiet, sunny position, beautiful view. 4 Altdorf 57 Via Paese Vecchio 39027 Reschen/Resia Tel +39 0473 63 33 00 info@appartement-egart.it www.appartement-egart.it

104 / SdP

max 4 Pers/App

Appartement 2 Pers

69 – 120

+ Pers

10 – 16

Neudorf 13 Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 32 02 info@lechthaler.net www.lechthaler.net


alloggio

Ferienwohn.

PRIETH

A

N25

2 Pers

60 – 80

+ Pers

10 – 20

Haus

HEIDI

Appartamenti. Quiete e recupero in una posizione soleggiata, perché le Sue vacanze sono preziose.

Appartamenti in zona tranquilla e soleggiata con vista panoramica

6

max 7 Pers/App

Neudorf 25 Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 333 9 54 40 13 Fax +39 0473 63 31 50 info@appartement-prieth.com www.appartement-prieth.com

SPIESS

A

W8

Appartement in a silent and sonny location with a panoramic view 4

Appartement 2 Pers

60 – 80

+ Pers

15 – 20

Ferienwohn.

WALDHEIM

Appartamente spaziosi, accoglienti, posizioni tranquilla, soleggiata.

Appartamenti accoglienti con bellissima vista panoramica sul lago di Resia.

Apartments. Spacious, cozy, in a quiet, sunny situated location besides the forest.

Apartments with beautiful panoramic view of the lake Reschensee.

max 6 Pers/App

3

Appartement

67 – 76

2 Pers

50 – 80

18 – 21

+ Pers

15 – 20

Waldbodenweg 8 Via Waldboden 39027 Reschen/Resia Tel. 0473 63 34 06 info@haus-spiess.com www.haus-spiess.com

MONTANA

55 – 80 5 – 25

Urlaub a. d. Bauernhof

Urlaub a. d. Bauernhof

max 6 Pers/App

Neudorf 35 Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 31 14 Tel. +39 340 5 79 59 37 info@reschen-waldheim.it www.reschen-waldheim.it

PICHLHOF

A46

A

Appartments in ruhiger, zentraler Lage mit herrlichem Ausblick

Haus in sonniger, ruhiger Lage, auf Anhöhe mit attraktivem Blick ins Tal.

Appartamenti in posizione centrale e tranquilla con un panorama magnifico

Vacanze in Agriturismo. Posizione soleggiata, tranquilla; stupenda vista.

Spacious apartments in a quiet, central location with magnificent view

Farm holidays. Sunny and quiet location with attractive views of the valley

max 5 Pers/App

A

3

Appartement

Lorettweg 4 Via Lorett 39027 Reschen/Resia Tel +39 0473 63 31 47 Tel +39 348 0 06 44 17 info@residence-montana.net www.residence-montana.net

ROJENHOF

A48

2 Pers

48 – 60

+ Pers

12 – 22

Urlaub a. d. Bauernhof

max 5 Pers/App

Altdorfstraße 46 Via Paese Vecchio 39027 Reschen/Resia Tel +39 0473 42 15 46 Tel +39 335 6 07 16 26 info@pichlhof.it www.pichlhof.it

MÜHLANDER-HOF

A18

A

Bauernhof auf 2000m - eingebettet in ursprünglicher, malerischer Bergwelt.

Ruhige Lage am Waldrand. Wander- & Radwege, Loipe & Rodelbahn ab Haus.

Vacanze in Agriturismo a 2000 m; paesaggio pittoresco e belliss. montagne.

Vacanze in Agriturismo. Posizione tranquilla, possibilità di sport dal maso.

Farm holidays at 2000m - in the middle of majestic, picturesque mountains.

Farm holidays. Quiet location, sports possibilities from the farm.

2

Appartement

L4

A

10

+ Pers

N35

A

Gemütliche Ferienwohnungen mit wunderschönem Panoramablick zum Reschensee.

+ Pers

2 Pers

Neudorf 48 Paese Nuovo 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 33 42 haus-heidi@rolmail.net www.haus-heidi.it

Geräumige, gemütliche Ferienwohnungen, ruhige, sonnige Lage am Waldrand.

2

Appartement

max 4 Pers/App

Haus

2 Pers

Residence

N48

A

Ferienwohnungen in sehr ruhiger und sonniger Lage mit herrlichem Panoramablick

Haus

Appartement

Bed & Breakfast

Ruhe und Erholung in sonniger Lage, weil Ihr Urlaub kostbar ist.

Apartments. Repose and recreation in a sunny location, because your holiday is precious.

Appartement

Ferienwohn.

Resia

max 4 Pers/App

3

Appartement

2 Pers

48 – 66

2 Pers

55 – 70

+ Pers

5 – 14

+ Pers

15

Altdorfstraße 48 Via Paese Vecchio 39027 Reschen/Resia Tel. +39 327 9 53 96 46 info@rojenhof.com www.rojenhof.com

max 6 Pers/App

Altdorfstraße 18 Via Paese Vecchio 39027 Reschen/Resia Tel. +39 0473 63 33 41 Tel. +39 349 1 00 50 36 info@muehlander-hof.it www.muehlander-hof.it

SdP / 105


alloggio

Resia

Hotel Panorama 2000

Hotel

Reschen Resia

Hauptstraße 62 Via Principale

Tel. +39 0473 42 81 81

info@hotelpanorama2000.com www.hotelpanorama2000.com

Schwarzer Adler

Gasthof Albergo Inn

Reschen Resia

Altdorf 1 Paese Vecchio

Tel. +39 0473 63 31 10 Fax +39 0473 63 23 68

info@adler-reschen.it www.adler-reschen.it

A/A1

Rojen

Gasthof Albergo Inn

Reschen Resia

Rojen 35 Roja

Tel. +39 340 5 85 76 12

info@ckllemann@ymail.com

A/35

Wallnöfer

Garni

Reschen Resia

Hauptstraße 12 Via Principale

Tel. +39 0473 63 32 27 Fax +39 0473 63 23 19

info@garniwallnoefer.eu www.garniwallnoefer.eu

A/H12

Haus Regina

Garni

Reschen Resia

Neudorf 30 Via Paese Nuovo

Tel. +39 0473 63 20 70

elisabeth.moriggl@gmail.com www.frosch-ferienhaus.de

A/N30

Reschen Resia

Altdorf Straße 20 Via Paese Vecchio

Tel. +39 0473 63 35 33 Tel. +39 320 3 71 69 30

schloesschen@gmx.net www.schloesschen.net

A/A20

A/H5

Schlösschen am See

A/H62

Lex

Residence

Reschen Resia

Hauptstraße 5 Via Principale

Tel. +39 340 2 74 42 04

www.residence-lex.com info@residence-lex.com

Mein Dörfl

Residence

Reschen Resia

Altdorf Straße 11 Via Paese Vecchio

Tel. +39 0473 63 20 56 Tel. +39 347 7 61 48 42

info@meindoerfl.com www.meindoerfl.com

A/A11

Folie

Residence

Reschen Resia

Hauptstraße 41 Via Principale

Tel. +39 347 5 77 40 27

info@residence-folie.com www.residence-folie.com

A/H41

Vergissmeinnicht

Ferienwohnung Appartamento Apartment

Reschen Resia

Neudorf 18 Via Paese Nuovo

Tel. +39 333 9 54 40 13

info@appartement-prieth.com www.appartement-prieth.com

A/N18

Haus Prenner

Ferienwohnung Appartamento Apartment

Reschen Resia

Neudorf 36 Via Paese Nuovo

Tel. +39 0473 42 08 71 Tel. +39 347 8 83 07 63

info@hausprenner.it www.hausprenner.it

A/N36

Tendershof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Reschen Resia

Altdorf Straße 31 Via Paese Vecchio

Tel. +39 0473 63 20 11 Tel. +39 349 6 50 88 28 Tel. +39 346 9 57 08 55

tendershof@rolmail.net www.tendershof.com

A/A31

Flickerhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Reschen Resia

Hauptstraße 59 Via Principale

Tel. +39 0473 63 35 04

info@flickerhof.it www.flickerhof.it

A/H59

Haus Edith

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Reschen Resia

Hauptstraße 25 Via Principale

Tel. +39 0473 63 32 38 Fax +39 0473 63 32 38

info@haus-edith.it www.haus-edith.it

A/H25

Naglerhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Reschen Resia

Froi 29 Froi

Tel. +39 347 1 84 17 10

alexanderstecher@yahoo.de

A/F29

Nell’anno 2014 in Alto Adige/Südtirol è stata introdotta l’imposta di soggiorno. Le entrate generate dall’imposta di soggiorno verranno impiegate sia per la costruzione ed il mantenimento di infrastrutture e servizi, sia per l’organizzazione di manifestazioni sportive e culturali. L’imposta di soggiorno, determinate per persona e per pernottamento, viene riscossa dalle strutture ricettive. L’ammontare della suddetta imposta viene determinato in base alla categoria di struttura ricettiva. Sono esenti dall’imposta bambini ed adolescenti sotto i 14 anni. L’imposta di soggiorno viene pagata al momento della partenza ed è riportata sulla fattura del soggiorno in struttura, con una voce a sé stante.

106 / SdP


alloggio

Resia

Da vedere Percorso di tiro con l’arco 3D Talai

L’escursione delle malghe: Haideralm - Bruggeralm

Il biotopo lago di San Valentino L‘Altavia panoramica Sentiero d‘avventura nel bosco dei larici Collegamento sci Malga San Valentino Belpiano

Un posto d’incontro per pescatori La cabinovia Malga San Valentino

San Valentino alla Muta Si distende lungo le rive del lago naturale di S. Valentino, che – come il suo fratello grande, il lago di Resia – d’inverno diventa meta per pattinatori e d’estate un paradiso per la pesca. Da qui si ha una vista impressionante sull’imponente massiccio dell’Ortles.

SdP / 107


alloggio

Hotel

Resia

WALDKÖNIGIN

Villa Waldkönigin mit einzigartiger Atmosphäre hält was sie verspricht: Kontraste & mutige Farbspiele, Licht & Schatten, gradliniges Design & eindrucksvolle Details sind mit viel Liebe umgesetzt. Die renovierte Jugendstilvilla bringt Glanz, der Neubau bietet Komfort eines modernen Wellness-Hotels.

C

ZF

79 – 125

3/4 P

99 – 145

W17

28

Villa Waldkönigin Vi dà il benvenuto nel suo rinnovato splendore a 1470 metri. Percepite la piccola, sottile differenza, il fascino della storia della casa d’origine mentre, dal balcone, lasciate perdere lo sguardo verso l’imponente paesaggio montano. Fatevi viziare, godete ogni momento! Villa Waldkönigin welcomes you to enjoy its renewed splendours at 1470m among mountains, woods and meadows. Feel the small, yet noticeable difference, the charm of the history of the main building, while admiring the imposing mountain world from your balconies. Let us spoil you – enjoy the moment!

Waldweg 17 Via Bosco 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 45 59 Fax +39 0473 63 40 79 info@waldkoenigin.com www.waldkoenigin.com

Vital Hotel

Hotel

ORTLERSPITZ

C

s

Unser Hotel, seit über 100 Jahre als Familienbetrieb geführt, bildet den richtigen Rahmen für Familie, Sport, Entspannungs & Wellnessurlaub. Unser Motto „feel mountain“ verbirgt sich Leidenschaft für Berge, kulinarische Gaumenfreuden, Wellness und Erholung. Panoramahallenbad & verschiedene Saunas.

ZF

65 – 82

HP

73 – 100

3/4 P

85 – 110

36

Hotel Ortlerspitz, gestito da più di 100 anni dalla nostra famiglia, è la cornice ideale per vacanza sportiva, con famiglia, tutto relax e wellness. Dietro il motto „feel mountains“ si cela la passione per le montagne, per delizie culinarie, per il benessere. Piscina coperta e saune. Our hotel, already more then 100 years in our family - for family or active holidays but also for wellness & relax. The slogan „feel mountains“ means for us, the warm feelings for our beautiful mountains, the gastronomy, wellness & recuperation in the Indoor panoramic swimmingpool, various saunas.

108 / SdP

Landstraße 15 Via Vittorio Veneto 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 31 Fax +39 0473 63 46 31 info@hotel-ortlerspitz.it www.hotel-ortlerspitz.it

H15


alloggio

Hotel

FERNBLICK

ZF

56 – 70

HP

66 – 83

Hotel

San Valentino alla Muta

C

H14

Hotel

LÄRCHENHAIN

H59

C

Ankommen und glücklich sein in gemütlicher Atmosphäre und guter Küche.

Ruhige Lage am Wald, Familienzimmer und Appartements, familiäre Atmosphäre.

Atmosfera gradevole e delizie culinarie, Camere accoglienti e ambiente confortevole.

Posizione tranquilla al bosco, camere spaziose, atmosfera accogliente.

Cozy atmosphere and culinary delights and comfortable ambience.

Quiet location on the forest, family rooms and suites, friendly atmosphere.

20 Landstraße 14 Via Nazionale 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 16 Fax +39 0473 63 41 00 info@fernblick.it www.fernblick.it

MALL

C

ZF

45 – 55

Appartement

HP

60 – 70

2 Pers + Pers

H39

3

max 4 Pers/App

10

60 – 70 Landstraße 59 Via Principale

10 – 15 39027 St. Valentin auf der Haide

San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 45 01 Fax +39 0473 63 45 69 info@laerchenhain.it www.laerchenhain.it

Hotel

STOCKER

H42

C

Modernes, gediegenes Ambiente, Tiroler Gemütlichkeit für Ihre Urlaubstage. Ambiente moderno e curato e cordialità tirolese per una preziosa vacanza.

s

Modern & dignified atmosphere Tyrolean cosiness for your precious vacation ZF HP

35 – 50 55 – 80

13 Landstraße 39 Via Vittorio Veneto 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 33 Fax +39 0473 63 47 64 info@hotel-mall.it www.hotel-mall.it

Charmante Mischung aus Tradition und Moderne. Idealer Ausgangspunkt. Genießen Sie echte Südtiroler Gastfreundschaft und feine Küche. Affascinante mix tra tradizione e modernità. Punto di partenza ideale. Godetevi la ospitalità altoatesina e la cucina raffinata. Charming mix of tradition and modernity. Ideal starting point for your active holiday. Enjoy genuine South Tyrolean hospitality and fine cuisine. ZF

60 – 110

HP

65 – 120

34

Hauptstraße 42 Via Principale 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 66 Fax. +39 0473 63 46 68 info@hotel-stocker.com www.hotel-stocker.com

SdP / 109


alloggio

Hotel

San Valentino alla Muta

Apart Hotel

MOUNTAIN LIVING

H27

C

Unvergessliche Tage - lassen Sie sich verwöhnen! Herzliche Gastlichkeit, gediegenes Ambiente, persönlicher Service, großzügiges Angebot für Outdoorfans! E-Bike Ladestation!

ZF

42 – 44

Appartement 2 Pers + Pers

Concedetevi giorni indimenticabili e lasciatevi viziare! Ospitalità in ambiente puro, servizi personali, offerte irressistibili per tifosi degli sport!

19

max 7 Pers/App

65 – 72 8 – 19

5

40 – 55

Enjoy unforgettable holidays-let us spoil you! Hospitality meets a pure ambience, personal service comes together. Generous offers for outdoor fans!

spor ts +more

Hauptstraße 27 via Principale 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 47 60 Fax +39 0473 63 47 68 info@mountain-living.eu www.mountain-living.eu

Garni Hotel

ST. VALENTIN

ZF

2 Pers

62 – 100

+ Pers

13 – 15

37 – 45

HP

48 – 55

HAIDER ALM

1

C

La tradizione incontra la modernità. Positionecentrale con ampio parcheggio.

Albergo nel comprensorio sciistico/ escursioni/biker; per gruppi, esclusa cabinovia

Tradition meets modernity. Central location, ideal starting-point, big parking area

Inn. In the ski/hiking/biking area for groups, exclusive cable car.

max 7 Pers/App

11

Landstraße 35 Via Principale 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 26 Tel. +39 335 56 1 44 50 Fax +39 0473 63 43 66 info@hotel-st-valentin.com www.hotel-st-valentin.com

C

ZF

30 – 40

HP

40 – 50

Kirchgasse 28 Via della Chiesa 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 33 33 info@schoeneben.it www.schoeneben.it

K10

Pension

TIROL

C

W7

Ruhige Lage, direkt an den Aufstiegsanlagen und am Radweg Claudia Agusta

Ruhige, sonnige Lage mit Sicht auf See & Ortlermassiv. Familienfreundlich.

Pensione. Ambiente tranquilla,direttamente alla cabinovia ed al percorso ciclabile Via Claudia Agusta

Pensione. Gestione famigliare, posizione soleggiata, bellissimo panorama.

Guesthouse. Quit position. Right next to the ascent facilities and next to the cycle path Via Claudia Agusta

Guesthouse. Family-friendly, sunny beautiful view. ZF

36 – 45

12

10 Kirchgasse 10 Via della Chiesa 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 347 4 48 09 09 info@sprenger.it www.sprenger.it

110 / SdP

Gasthof

Ski-, Wander & Bikegebiet für Gruppen, Preis exklusive Bergbahn.

SPRENGER

ZF

H35

Tradition trifft Moderne. Zentrale Lage, idealer Ausgangspunkt mit großem Parkplatz

3

36 – 50 Appartement

40 – 70

Pension

C

Waldweg 7 Via del bosco 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta +39 0473 63 46 57 info@pension-tirol.it www.pension-tirol.it


alloggio

Garni

ZF

IRENE

Breakfast

ZF

H28

C

4 Pers

90 – 110

+ Pers

12

K6

C

Gestione familiare, vista panoramica, ideale per escursionisti e ciclisti.

Esperienza di vacanza gradevole in ambiente familiare e tranquillo.

Family Garni, unique look to lake & mountain, ideal for walkers and bikers.

Vacation experience in a friendly family atmosphere, quiet location.

max 4 Pers/App

16

ZF

39 – 45

ANNA

C

8

Kirchgasse 6 Via della chiesa 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 01 info@garni-regina.com www.garni-regina.com

Landstraße 28 Via Principale 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 37 info@dietl.it www.dietl.it

W10

Residence

Aktiv- und Familienchalet

HARMONIE

W21

C

Familienfreundlich, ruhige Lage am Waldrand, Blick zum Haidersee und Ortler

Alpine Style Chalet mit 4 Sterne Appartements und harmonischem Flair...

Camere private. Famigliare, tranquilla al bosco, vista stupenda.

Chalet Alpine Style con appartamenti vista lago in posizione tranquilla...

Holiday Rooms. Family friendly, quiet location, views of lake and Ortles.

Alpine style Chalet with beautiful apartments lake view in quiet posit.

6

KATRIN

9

Appartement

Waldweg 10 Via del bosco 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 07 haus.anna@rolmail.net www.hausanna.it

Residence

REGINA

Urlaubserlebnis in freundlicher, familiärer Atmosphäre, ruhige Lage.

Haus

34 – 40

Garni

Familienbetrieb, einmaliges Panorama, ideal für Wanderer und Biker.

2

32 – 50 Appartement

50

Bed &

San Valentino alla Muta

C

2 Pers

70 – 100

+ Pers

15 30 – 40

H57

Ruhige Lage am Wald, gemütliche Pizzeria für Pizza & Nudelspezialitäten.

Ferienwohnung Appartamento

max 6 Pers/App

Waldweg 21 Via del bosco St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 0473 63 45 65 Fax +39 0473 63 43 59 info@residence-harmonie.com www.residence-harmonie.com www.aktivurlaub-suedtirol.info

ERIKA

H43

C

Apartment

Posizione tranquilla al bosco. Pizzeria accogliente, specialità pasta & pizza. Quiet location on the forest. Cozy pizzeria for pizza & pasta specialities. 5

Appartement 2 Pers

48 – 58

+ Pers

10

Ferienwohn.

max 4 Pers/App

Hauptstraße 57 Via Principale St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 0473 63 40 47 Tel. +39 0473 84 09 63 Fax +39 0473 84 09 63 info@residence-katrin.it www.residence-katrin.it

Zentral gelegen, Liegewiese, geräumige Appartements, sonnige Lage, familienfreundlicher Betrieb, idealer Ausgangspunkt zum Wandern und Mountainbiken. Circondato da un prato, appartamenti spaziosi e soleggiati. Adatto per famiglie, ideale per escursioni a piedi e in mountain bike.

B&B Apartments

MONIKA

C

W11

Neu renoviert, ruhige Lage, Blick auf den Haidersee, Frühstück auf Wunsch. Appartamenti. Accoglienti appartamenti, con balcone, grande giardino relax

Centrally located, lawn, spacious apartments, sunny location, family-friendly operation, starting point for hiking and mountain biking. Appartement 2 Pers

50 – 63

+ Pers

10 – 15

4

max 6 Pers/App

Apartments. hiker & bikerfriendly, smart rooms, between lake and forest. ZF

4

35 – 45 Appartement 2 Pers

65 – 84

+ Pers

12 – 15

max 5 Pers/App

Waldweg 11 Via del bosco St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 0473 63 46 98 info@garni-monika.it www.garni-monika.it bike.sanktvalentin.info

Landstraße 43 Via Vittorio Veneto 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Mutta Tel. +39 0473 63 46 30 Cel. +39 349 8 15 10 90 Fax +39 0473 63 46 30 erika@rolmail.net www.app-erika.it

SdP / 111


alloggio

Ferienwohnung

LA VITA

San Valentino alla Muta

C

H40

Ferienwohnung

Appartamento

Appartamento

Apartment

Apartment

Villa

MAYR

K17

C

Unser Ferienhaus befindet sich im Herzen von St.Valentin auf der Haide. Appartamento. La Villa Mayr si trova nel cuore di San Valentino alla Muta. Apartment. Villa Mayr is located in the heart of San Valentino alla Muta. 5

Appartement 2 Pers

60 – 75

+ Pers

10

40 – 50

Zentrale, sonnige Lage, mit viel Grün zum Wohlfühlen. Renovierte, modern und liebevoll eingerichtete Appartements. Aussicht auf Haidersee und Bergwelt. Zona centrale e soleggiata, circondato con grande prato, appartamenti ristrutturati, arredati con buon gusto e amore, vista panoramica.

3

2 Pers

58 – 68

+ Pers

10 – 12

Kirchgasse 17 Via della chiesa St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 349 1 78 47 49 info@villa-mayr.com www.villa-mayr.com

Ferienwohn.

SOLARIS

Central and sunny, with plenty of green space to feel good. Renovated, modern and tastefully furnished apartments. Panoramic view. Appartement

max 8 Pers/App

C

W16

Aussichtsreiche, ruhige Panoramalage über dem Haidersee, direkt am Waldrand.

max 4 Pers/App

Appartamenti. Posizione panoramica, sopra il lago e ai margini del bosco. Apartments. Beautiful, quiet panoramic position above the lake & on the forest. 2

Ferienwohn.

Apartment

WIESENHEIM

C

D4

2 Pers

52 – 67

+ Pers

13

Waldweg 16a Via del bosco St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 0473 42 10 81 Tel. +39 348 7 33 08 00 Fax +39 0473 42 10 81 sonja.theiner@rolmail.net www.haus-solaris.it

Ferienwohn.

SONNENHOF

Appartamenti, ambiente confortevole in zona tranquilla.

Appartamenti. Posto ideale per godersi le vacanze - immerso nel verde.

Apartments, comfortable ambience, beautiful view to lake and Ortler.

Apartments. The ideal place to enjoy a holiday - surrounded by greenery.

max 6 Pers/App

ZF

4

35 Appartement

70 – 90

2 Pers

52 – 65

4 – 6 Pers

105 – 125

+ Pers

8 – 12

Ferienwohn.

15

Dörflstraße 4 – Via Monteplair St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 48 17 mail@wiesenheim.info http://www.wiesenheim.info

Appartements

ELKE

C

max 6 Pers/App

2 Dörfl 42 Monteplair St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 346 6 67 20 92 sonnenhof@libero.it www.apartment-sonnenhof.it

W8

Ferienwohn.

HOCHEGGHOF

C

P10

Die neuen modernen Ferienwohnungen in traumhafter Lage am Haider See.

Sonnige ruhige Lage umgeben von Wiesen & Wäldern mit Blick auf Dorf und See.

Appartamenti, nuovi e moderni con stupenda posizione al lago di San Valentino.

Appartamenti. Nel verde,tranquillo, soleggiato. Vista sul paese.

Apartments. The new modern apartments in dreamlike location near the Haider See .

Apartment. Sunny, quiet location in the green with views of the village.

3

max 4 Pers/App

Appartement

2

max 4 Pers/App

Appartement

2 Pers

68 – 90

2 Pers

70 – 80

+ Pers

15 – 20

+ Pers

10 – 20

112 / SdP

D42

Der ideale Ort um einen Urlaub zu genießen - von Wiesen & Wäldern umgeben.

2 – 4 Pers

+ Pers

C

Gemütliches Ambiente in ruhiger Lage mit herrlichem Panorama.

3

Appartement

max 4 Pers/App

Appartement

Landstraße 40 Via Vittorio Veneto 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 40 12 Fax +39 0473 63 40 12 info@app-lavita.com www.app-lavita.com

Waldweg 8 Via Bosco 39027 St.Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 46 64 info@elke-appartements.it www.elke-appartements.it

Plagött 10 Plagött 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 45 93 Tel. +39 348 0 08 07 60 info@hochegghof.it www.hochegghof.it


alloggio

Urlaub a. d. Bauernhof

ZF

Urlaub a. d. Bauernhof

KASCHONHOF

55 – 105 15 – 18

K18

Urlaub a. d. Bauernhof

STECHERHOF

H82

C

Sonnige Lage am Haidersee & Waldrand, Panoramblick, Fewo mit 3 Schlafzimmer.

Vacanze in Agriturismo. Zona tranquilla, centrale; vista panoramica.

Vacanze in Agriturismo. Posizione al lago, appart. con 3 stanze da letto.

Farm holidays. Quiet and centrally located with panoramic views.

Farm holidays. On the lake, panoramic view, apartment with 3 bedrooms.

4

+ Pers

C

Ruhig und zentral gelegener Hof mit Panoramablick, ideal für Wanderungen.

35 – 40 Appartement 2 Pers

San Valentino alla Muta

max 6 Pers/App

ZF

1 Kaschonstr. 18 Via Cascione St. Valentin a.d.H./S.Valentino a.M. Tel. +39 335 5 94 98 77 Tel. +39 0473 63 46 70 info@kaschonhof.it www.kaschonhof.it

SPINHOF

C

K3B

2

30 – 34 Appartement 2 Pers

58 – 80

+ Pers

12 – 15

max 8 Pers/App

Fischerhäuser 82 Case pescatori 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 349 3 17 83 75 stecherhof@gmx.net www.erlebnisbauernhoefe.com/stecherhof

Ferienhof

Urlaub a. d. Bauernhof

WALDNER

C

R1

Ruhige Lage mit herrlichem Blick auf den Reschensee.

Erholsamer Urlaub in familiärer, kinderfreundlicher Atmosphäre.

Vacanze in Agriturismo. Posizione tranquilla, vista meravigliosa sul lago.

Vacanze in Agriturismo. Vacanza riposante, unica in atmosfera familiare.

Farm holidays. Quiet location in the countryside with great views.

Farm holidays. Relaxing holiday in familiar, family friendly atmosphere.

4

Appartement

3

max 4 Pers/App

max 4 Pers/App

Appartement

2 Pers

40 – 57

+ Pers

7–9

Spin 2 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 0473 63 47 62 spinhof@rolmail.net www.erlebnisbauernhoefe.info/spinhof

2 Pers

40 – 60

+ Pers

10 – 16

Rautweg 1 Via Raut 39027 St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta Tel. +39 348 5 85 35 29 info@ferienhof-waldner.com www.ferienhof-waldner.com

Lamm

Hotel

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Landstraße 67 Via Vittorio Veneto

Tel. +39 0473 63 46 41 Fax +39 0473 63 40 05

info@hotel-lamm.it www.hotel-lamm.it

C/H67

Plagött

Hotel

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Plagött 6

Tel. +39 0473 63 46 63 Fax +39 0473 63 41 35

info@hotel-plagoett.it www.hotel-plagoett.it

C/P6a

Alpenrose

Gasthof Albergo Inn

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Hauptstraße 4 Via Principale

Tel. +39 0473 63 46 39

info@hotel-alpenrose.it www.hotel-alpenrose.it

C/H4

Hofer

Hotel

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Kirchgasse 20 Via Chiasa

Tel. +39 348 7 36 35 18

www.hotelhofer.com info@hotelhofer.com

C/K20

Haideblick

Ferienwohnung Appartamento Apartment

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Landstraße 60 Via Provinciale

Tel. +39 347 8 63 21 95

habicher@hotmail.de bardroff@live.de

C/H60

Habicherhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Rautweg 3 Via Raut

Tel. +39 0473 63 45 51 Tel. +39 0473 63 47 79 Fax +39 0473 63 47 79

habicherhof@dnet.it www.erlebnisbauernhoefe.com/ habicherhof

Sunnleitn

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Plagött 14

Tel. +39 335 5 73 56 00

info@sunnleitn.it www.sunnleitn.it

C/P14

Vernunghof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Dörfl 47 Montepair

Tel. +39 328 4 53 18 09

davidstecher@hotmail.com www.roterhahn.it/de/urlaubauf-dem-bauernhof-in-suedtirol/ ferienwohnungenund-zimmer/ bauernhof-urlaub/vernunghof

C/D47

Kaspermichlhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Waldweg 23 Via bosco

Tel. +39 0473 63 45 70

kaspermichlhof@rolmail.net

C/W23

C/R3

SdP / 113


alloggio

San Valentino alla Muta

Lärchenhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Dörfl 46 Monteplair

Tel. +39 0473 42 11 97

info@apartment-laerchenhof.it www.apartment-laerchenhof.it

C/D46

Plonhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Dörfl 27

Tel. +39 335 6 01 19 59

info@plonhof.it www.plonhof.it

C/D27

Zum See

Camping Campeggio

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Kirchgasse 26 Via chiesa

Tel. +39 0473 63 45 76 Tel. +39 335 7 05 77 32

info@zumsee.it www.zumsee.it

C/K25

Thöni

Camping Campeggio

St. Valentin a.d. Haide San Valentino alla Muta

Hauptstraße 83 Via Principale

Tel. +39 0473 63 40 20

info@camping-thoeni.it www.camping-thoeni.it

C/H83

Vallelunga Da Curon si apre verso oriente la selvaggia valle laterale alpina. Una delle valli più incontaminate di tutto l’arco alpino. Indicato per le vacanze in estate e inverno. La valle è caratterizzata da un paesaggio contadino alpino ancora incontaminato, disseminato di piccoli insediamenti e masi solitari.

Da vedere Il ghiacciao della Palla Bianca Il rifugio Pio XI La malga di Melago Il sentiero didattico sul ghiacciaio L‘Altavia della Vallelunga Baita Maseben

114 / SdP


alloggio

Urlaub a. d. Bauernhof

BEIM GRUBER

Vallelunga

D

85

Weniger Stress damit die Seele ruhig wird. Zeit für mich und meine Lieben. Vacanze in agroturismo. Meno stress per fare rigenerare l‘anima e rilassarsi. Farm holidays Less stress so the soul is calm. Time for me and my loved ones. 3

Appartement 2 Pers

55 – 84

+ Pers

8

max 6 Pers/App

Grub 9 39027 Langtaufers / Vallelunga Tel: +39 348 0 44 83 80 Tel.: +39 0473 63 32 61 info@beimgruber.com www.beimgruber.com

Langtaufererhof

Hotel

Langtaufers Vallelunga

Kappl 3 Cappella

Tel. +39 0473 63 35 51 Fax +39 0473 63 35 65

info@langtaufererhof.it www.hotel-langtaufererhof.it

D/115

Alpenfriede

Hotel

Langtaufers Vallelunga

Gschwell 7

Tel. +39 0473 63 30 91 Fax +39 0473 63 30 97

info@alpenfriede.it www.alpenfriede.it

Berghaus Maseben

Gasthof Albergo Inn

Langtaufers Vallelunga

Kappl

Tel. +39 0473 63 31 06 Tel. +39 347 2 23 70 90

info@maseben.it www.maseben.it

D/1

Alpin

Residence

Langtaufers Vallelunga

Kappl 2 Cappella

Tel. +39 340 4 09 01 45 Tel. +39 340 7 18 34 99

info@alpin.bz.it www.alpin.bz.it

D/93

Haus Andi

Residence

Langtaufers Vallelunga

Grub 7

Tel. +39 348 2 93 99 90

info@haus-andi.it www.haus-andi.it

D/84

Folie Christian

Ferienwohnung Appartamento Apartment

Langtaufers Vallelunga

Kappl 17 Cappella

Tel. +39 0473 63 32 90 Fax +39 0473 63 32 90

residence-ferienheimfolie@rolmail.net www.traum-ferienwohnungen. de/48158html

D/84a

Natürliches Ferienwohnen

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Grub 11A

Tel. +39 347 1 84 29 61

info@fliri.net www.fliri.net

D/85b

Gamsegghof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Melag 11

Tel. +39 0473 63 32 87

info@gamsegghof.it www.gamsegghof.it

D/104

Innerkapron

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Kapron 8

Tel. +39 0473 63 32 93 Tel. +39 340 3 35 73 58

peter_eller@hotmail.com www.innerkapron.it

Melaghof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Melag 9 Melago

Tel. +39 0473 63 35 69

melaghof@rolmail.net www.melaghof.it

D/116

Rieglhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Riegl 4

Tel. +39 0473 63 32 66 Fax +39 0473 63 32 66

patscheider@rieglhof.it www.rieglhof.it

D/44

D/75

D/42

SdP / 115


alloggio

Vallelunga

Haus Larix

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Langtaufers Vallelunga

Zerkaser 2 Casera

Tel. +39 349 0 06 20 74

info@hauslarix.eu www.hauslarix.eu

D/51

Haus Wiesenheim

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Malsau 5

Tel. +39 0473 42 11 83 Tel. +39 348 3 16 99 59

info@haus-wiesenheim.it www.haus-wiesenheim.it

Pratznhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Pratzn 4

Tel +39 348 0 42 72 48

anton.patscheider@hotmail. com

D/76

Zerkaserhof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Zerkaser 3 Casera

Tel. +39 0473 63 31 46

daniel.stecher@rolmail.net

D/53

Mühlgüatl

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Kapron 1 Caprone

Tel. +39 0473 63 32 64

franz.kuppelwieser@bb44.it

D/27

Padöllhof

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Langtaufers Vallelunga

Padöll 3

Tel. +39 340 7 15 01 26

info@padoellhof.it www.padoellhof.it

D/35

Patscheider Reinhard

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Langtaufers Vallelunga

Pratzn 2

Tel. +39 0473 63 33 61

reinhard.patscheider@bb44.it

D/77

Wiartshof

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Kapron 2

Tel. +39 346 6 11 68 87

Haus Fliri

Urlaub a.d. Bauernhof Vacanze in agroturismo Farm holidays

Langtaufers Vallelunga

Grub 6

Tel. +39 346 0 05 10 24

D/2

D/K2

sigmund.fliri@rolmail.net

D/G6

altri alloggi

Hotel Eden

39027 Reschen

Hauptstraße 4

+39 0473 63 31 37

Hotel Alpenjuwel

39027 Langtaufers

Melag 7

+39 0473 63 32 91

Pension Schönblick + Nebenhaus

39027 St. Valentin a.d.H.

Landstrasse 30

+39 0473 63 46 53

Residence Ledi

39027 St. Valentin a.d.H.

Kirchweg 21

+39 0473 63 46 50

Residence Weißkugel

39027 Langtaufers

Kappl 7

+39 0473 63 34 34

App. Brunelle

39027 St. Valentin a.d.H.

Hauptstraße 37

+39 0473 83 19 29

App. Haus Wieshof

39027 Langtaufers

Wies 1

+39 0473 63 30 91

App. Sonnenheim

39027 Langtaufers

Kappl 11

+39 0473 63 33 31

UAB Kapplhof

39027 Langtaufers

Kappl 4

+39 349 7 73 14 40

UAB „Aussere Mühl“

39027 Graun

Langtauferer Straße 18

+39 0473 42 43 41

UAB Teindlhof

39027 Langtaufers

Wies 13

+39 0473 63 33 95

UAB Pleifhof

39027 Langtaufers

Pleif 4

+39 0473 63 33 83

UAB Wieshof

39027 Langtaufers

Wies 4

+39 0473 63 33 95

UAB Staslhof

39027 Langtaufers

Kapron 5

+39 0473 63 32 70

Haus Talblick

39027 Langtaufers

Gschwell 2

+39 348 7 56 06 97

Das Chalet am Reschensee

39027 Graun

Arlund 2

+39 333 253 70 01

116 / SdP


Gastronomia

Ort

Adresse

paese

indirizzo

chiuso

location

adress

closed

Tel +39

geschl.

www. @

Claudia

Kaffee, Bar caffé, bar coffee, bar

Graun Curon

Langtauferer Straße 1 Via Vallelunga

0473 63 32 31

Mi nur Nebensaison mer solo bassa stagione Wed only off-season

Zum Turm

Kaffee, Bar caffè, bar coffee, bar

Graun Curon

Claudia-Augusta-Str. 12 Via Claudia Augusta

0473 63 33 36

Di mar Thue

Traube-Post

Restaurant, Bar, Kaffee, Eisdiele ristorante, bar, caffé, gelateria restaurant, bar, coffee, ice-cream parlor

Graun Curon

Claudia-Augusta-Str. 10 Via Claudia Augusta

0473 63 31 31

Do nur Nebensaison gio solo bassa stagione Thu only off-season

Giernhof

Jausenstation osteria farm bar

Graun Curon

Giern 1

340 8 64 95 33

giernhof.it

Am Reschensee

Restaurant ristorante restaurant

Reschen Resia

Hauptstraße 14 Via principale

0473 63 31 17

info@hotel-reschensee.com

Edelweiss

Restaurant ristorante restaurant

Reschen Resia

Hauptstraße 28 Via principale

0473 63 31 42

info@edelweiss-reschen.it

Elly‘s Bar

Bar bar bar

Reschen Resia

Hauptstraße 28 Via principale

335 7 03 20 67

e.raffeiner@rolmail.net

Motorrad

Kaffee, Bar caffè, bar coffee, bar

Reschen Resia

Hauptstraße 12 Via principale

0473 63 32 27

garniwallnoefer.eu

Luigi

Pizzeria pizzeria pizza house

Reschen Resia

Neudorf 43 Via Paese Nuovo

0473 63 31 25

hotel-etschquelle.com

Mein Dörfl

Restaurant, Bar, Kaffee ristorante, bar, caffè restaurant, bar, coffee

Reschen Resia

Altdorfstraße 11 Via paese vecchio

0473 63 20 56

info@meindoerfl.com

Mohrenstuben

Restaurant, Bar, Kaffee ristorante, bar, caffè restaurant, bar, coffee

Reschen Resia

Hauptstraße 30 Via principale

0473 63 31 20

Reschner Alm

Jausenstation osteria farm bar

Reschen Resia

Rojen

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Reschen Resia

Reschnerhof

Pizzeria, Bar, Imbiss pizzeria, bar, spuntino pizza house, bar, snack

Schwarzer Adler

Seehotel

Mi nur Nebensaison mer solo bassa stagione Wed only off-season

theiner.it

traube-post.it

mohren.com

331 5 28 58 18

reschner.alm@gmail.com

Rojen 35 Roja

340 5 85 76 12

ckllemann@ymail.com

Reschen Resia

Hauptstraße 47 Via principale

0473 63 31 69

Di mar Thue

reschnerhof.it

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Reschen Resia

Altdorf Straße 1 Via paese vecchio

0473 63 31 10

Mo lun Mon

adler-reschen.it

Restaurant, Bar, Kaffee ristorante, bar, caffè restaurant, bar, coffee

Reschen Resia

Hauptstraße 19 Via principale

0473 63 31 18

seehotel.it

SdP / 117


Gastronomia

Ort

Adresse

paese

indirizzo

location

adress

Tel +39

www. @

Skihaus Schöneben-Fraiten

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Reschen Resia

Schöneben Belpiano

0473 63 32 11

Skihütte

Ski-& Wanderhütte

Reschen Resia

Rojen

335 1 30 74 42

Tendershof

Hofschank osteria farm bar

Reschen Resia

Altdorfstraße 31 Via Paese Vecchio

0473 63 20 11

tendershof.com

Alpenrose

Restaurant, Bar, Kaffee ristorante, bar, caffé restaurant, bar, coffee

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 4 Via Principale

0473 63 46 39

info@hotel-alpenrose.it

Dorfcafè

Kaffee, Bar caffè, bar coffee, bar

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 27 Via Principale

0473 63 47 60

mountain-living.eu

Haideralm

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M

Kirchgasse 28 Via della Chiesa

0473 63 33 33

schoeneben.it info@schoeneben.it

Lamm

Restaurant, Pizzeria, Bar ristorante, pizzeria, bar restaurant, pizza-house, bar

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 67 Via Principale

0473 63 46 41

Ortlerspitz

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 15 Via Principale

0473 63 46 31

hotel-ortlerspitz.it

Plagött

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M

Plagött

0473 63 46 63

info@hotel-plagoett.it

Greinhof

Jausenstation osteria farm bar

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Greinhof 1

0473 63 45 74

Katrin

Pizzeria pizzeria pizza-house

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 57 Via Principale

0473 63 40 47

residence-katrin.it

Zum See

Restaurant, Pizzastube, Eisdiele ristorante, pizzeria, gelateria restaurant, pizza-house, ice-cream parlor

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Kirchgasse 26 Via chiesa

0473 63 45 76

zumsee.it

Alpenfriede

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Langtaufers Vallelunga

Gschwell 7

0473 63 30 91

info@alpenfriede.it

Gletscherblick

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Langtaufers Vallelunga

Kappl 1

0473 63 32 55

Langtaufererhof

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Langtaufers Vallelunga

Kappl 3

0473 63 35 51

info@langtaufererhof.it

Berghütte Maseben

Restaurant, Bar ristorante, bar restaurant, bar

Langtaufers Vallelunga

Kappl

0473 63 31 06

maseben.it

Evi’s Hüttl

Jausenstation osteria farm bar

Langtaufers Vallelunga

Melag Melago

0473 63 35 69

Melager Alm

Jausenstation osteria farm bar

Langtaufers Vallelunga

Melag Melago

328 5 38 32 09

Weißkugelhütte

Schutzhütte rifugio alpine hut

Langtaufers Vallelunga

Melag Melago

0473 63 31 91

118 / SdP

skihaus-schoeneben.it

DI nur Nebensaison mer solo bassa stagione Thue only off-season

hotel-lamm.it

weisskugel.it


SdP / 119


Commercianti

Ort

Adresse

paese

indirizzo

location

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Tel +39

Angerer

Bäckerei panificio bakery

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 29 Via principale

0473 63 46 44

Curnis

Lebensmittel Alimentari Market foods

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Landstraße 18 Via principale

0473 63 48 10

Tenne sport&more

Sport, Bike Lebensmittel sport, bike, alimentare sport, bike, market food

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Hauptstraße 21 a Via Principale

0473 63 47 22

Blumen Haide

Gärtner fioricultore gardener

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Rautweg 22 Via Raut

0473 63 40 42

Despar Plangger

Lebensmittel Despar, Weine, Tabak alimentai Despar, vini, tabacco Market food Despar, vine, tobacco

Graun Curon

Langtaufererstraße 2

0473 63 31 61

alimentai Despar, vini, tabacco

Lebensmittel, Weine, Feinkost alimentai, vini, liquori Market food, wines

Graun Curon

Claudia-Augusta Straße 4A Via Claudia Augusta

0473 63 31 59

Market food Despar, vine, tobacco

Bekleidung abbigliamento clothing

Graun Curon

Claudia-Augusta-Straße 6 Via Claudia Augusta

0473 63 32 32

Graun

Lebensmittel, Weine, Feinkost alimentai, vini, liquori Market food, wines

Reschen Resia

Hauptstraße 32 Via Principale

0473 63 32 18

Curon

Lebensmittel Despar, Weine alimentai Despar, vini Market food Despar, wines

Reschen Resia

Hauptstraße 21 a Via Principale

0473 63 32 11

Langtaufererstraße 2 0473 63 31 61

Metzgerei macellaio butchery

Reschen Resia

Hauptstraße 39 Via Principale

0473 63 31 29

Sport Folie KG

Intersport, Zeitungen, Tabak intersport, giornali, tabacco sportshop, newspaper, tobacco

Reschen Resia

Hauptstraße 32 Via Principale

0473 63 31 55

Winkler

Sport und Souvenir negozio sport e souvenir sport and souvenir shop

Reschen Resia

Hauptstraße 24 Via Principale

0473 63 32 26

liberi professionisti

Plangger Josef

Bergführer guida alpina mountain guide

Langtaufers Vallelunga

Melga Melago

349 0 07 57 21

Thöni Karl

Pferdeschlitten slitta da traino horse drawn sleigh

Langtaufers Vallelunga

Wies 97

340 2 96 61 29

Obervinschgau Reisen

Bus pulman bus

Graun Curon

Claudia Augusta Straße 12 Via Claudia Augusta

335 6 58 88 55

PROBOARDER Kitschule Reschensee

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Graun Curon

Bus – Taxi Prenner

Bus, Taxi impresa pulman e taxi bus and taxi

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Kaschonstraße 3 Via Cascione

335 5 43 86 90 0473 63 46 67

Dr. Spitzer

Zahnarzt dentista dentist

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Kirchgasse 19 via Chiesa

0473 63 40 67

120 / SdP

340 1 85 85 82


liberi professionisti

Skischule Reschen

Skischule scuola sci ski school

Reschen Resia

Schöneben Bergstation Belpiano stazione

0473 42 07 51

Vinschgau Touristik

Reisebüro ufficio viaggi Travel agency

Mals Malles

Bahnhofstraße 36c Via Stazione

0473 61 67 42

Imprese artigiane

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Adresse

paese

indirizzo

location

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Tel +39

BauGut

Bauunternehmen impresa edile building company

Reschen Resia

Handwerkerzone 41 Zona artigianale

0473 63 32 06

3e OHG

Elektrotechnik-Elektronik, Entwicklung elettrotecnica, eletronica, sviluppo Electrical engineering, electronics development

Reschen Resia

Hauptstraße Via principale

0473 63 20 83

Folie Metall OHG

Schlosserei fabbroferraio metalworker

Reschen Resia

Handwerkerzone Zona artigianale

0473 63 32 21

Lechthaler

Tischlerei falegnameria joiner‘s workshop

Reschen Resia

Neudorf 13 Via paese nuovo

0473 63 32 02

Schöpf Hans Peter

Maler pittore painter

Reschen Resia

St. Anna Straße 14 a Via Sant‘Anna

338 8 97 26 29

Oberhofer

Geometer geometra geometer

Graun Curon

St. Anna Straße 14 a Via Sant‘Anna

0473 63 34 02

Auto Gerstl

KFZ-Werkstätte officina meccanica car repair

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Landstraße 73b Via nazionale

0473 63 46 00

Auto Werner Malloth

KFZ-werkstätte officina meccanica car repair

St. Valentin auf der Haide San Valentino a. M.

Handwerkerzone Zona artigianale

0473 63 47 80

Electrosat Oberland

Elektrogeräte, SAT-Anlagen Vodafone und Tim Partner Apparecchi elettrici, sistemi SAT Vodafone e Tim Electrical appliances, SAT systems

St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta

Landstraße 43 Via Vittorio Veneto

0473 42 10 11

Habicher Holzbau

Hausbau, Photovoltaik

St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta

Handwerkerzone 85 Zona artigianale

0473 63 46 48

Prenner

Autotransporte & Erdbewegungen Trasporto e movimento terra Transportation & earthmoving

St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta

Handwerkerzone Zona artigianale

0473 63 20 47

Sprenger

Tischlerei falegnameria joiner‘s workshop

St. Valentin auf der Haide San Valentino alla Muta

Handwerkerzone zona artigianale

0473 63 46 47

Folie Ferdinand

Tischlerei falegnameria joiner‘s workshop

Langtaufers Vallelunga

Kappl 91 Capella

0473 63 32 90

Plangger Gabriel

Bildhauer & Maler scultore e pittore sculptor & painter

Langtaufers Vallelunga

Lorett 11

346 4 76 36 06

Joos Erhard

Elektriker elettricista electrician

Langtaufers Vallelunga

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Dopo aver gareggiato su piste innevate e autodromi, Kristian Ghedina oggi si dedica quasi esclusivamente alla sua scuola di sci, sempre con suo inconfondibile style. In attesa di Mondiali e Olimpiadi ISSN """"-"#$%

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- Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008 iBarcoder Trial iBarcoder Trial

ANNO 12 - N. 64 - GIUGNO / AGOSTO 2020

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