SportDi+ 44_2016

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44

8 novembre dicembre 2016

ANNO 8 - N. 44 - NOVEMBRE/DICEMBRE 2016 - Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807 / 2008

anno

Super Pippo Lanza: il capitano di Trento si racconta

»inside

WATCH &FOCUS

UN MONDO OLTRE L’IMMAGINE

ALL’INTERNO

Speciale

UN 2016 A

TUTTO

SPORT Partner ufficiale

UN

Calcio femminile

Intervista a Bebe Vio

Basket



44

Sommario Rubriche

Interviste

07

16 18 22

EDITORIALE Tempus fugit, sport impera!

10 11

IL Il

08

DIOCESI VERONA Città sport

CORNER DI TOMMASI calcio dei ‘piccoli’

A

2016

CONI VENETO Gianfranco Bardelle CALCIO HELLAS VERONA Gennaro Troianiello AGSM VERONA Fabio Venturi

24

CALCIO FEMMINILE FIMAUTO Madison Solow

CANESTRO CON ZANUS Professione o diletto?

28

BASKET TEZENIS VERONA Marco Portannese

Sport Life

34 64 66

32

FOOTBALL AMERICANO Mastini Verona, Diego Gennaro

WEST VERONA Rugby Union

68 72

TAMBURELLO il sogno mondiale di Matteo de Zambotti

36

BASKET ALPO FEMMINILE Sofia Vespigiani

PALLAVOLO Filippo Lanza

12 13 14

CEREA

PARALIMPIADI Bebe Vio

LEGNAGO

SOFTBALL SPECCHIASOL BUSSOLENGO Sabrina Del Mastio

74 76 88 90 41

ARRAMPICATA Giorgia Strazieri ARRAMPICATA

Passione Comune

OPPEANO

InFORMAti

CALCIO 5 MSP Verona IL MUSEO DELLA RADIO

78 94 96

SPORTING CLUB VERONA Le novità del 2017

Eventi

SPECIALE Un 2016 a tutto sport!

OPES VERONA Riforma del terzo settore

33 84

BASKET I 30 di Verona Basket

SICUREZZA STRADALE Una testimonianza che fa riflettere

PODISMO Montefortiana 2017

W AT C H & F O C U S

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98

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44|2016 Anno 8 - Numero 44 NOVEMBRE/DICEMBRE 2016 Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008 DIRETTORE RESPONSABILE Alberto Cristani a.cristani@sportdipiu.com DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA Maurilio Boldrini m.boldrini@sportdipiu.com

CAPOREDATTORE Andrea Etrari IN REDAZIONE Don Andrea Giacomelli, Damiano Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, Marina Soave, Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, Matteo Zanon Foto di: Emanuele Pennacchio, Mirko Barbieri, Simone Pizzini CONTATTI redazione@sportdipiu.com www.sportdipiu.com

COMUNE DI ALBAREDO D’ADIGE

COMUNE DI ARCOLE

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COMUNE DI CAVAION V.SE

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CITTÀ DI OPPEANO

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di Alberto Cristani

editoriale

Tempus fugit,

sport impera!

S

embra ieri e invece è già domani. Proprio così: il 2016 tra pochi giorni se ne va ma sembra davvero sia iniziato da poco. Un anno bello, ricco di impegni, novità, sorprese e sport. Tanto sport, che ha consacrato, se ancora ce ne fosse stato bisogno, Verona e la sua provincia tra le capitali dello sport italiano ed europeo. Elencare tutte le realtà e gli eventi che hanno caratterizzato lo sport scaligero durante questo anno che ci sta salutando sarebbe un lavoro immane. Ci siamo perciò ‘limitati’ a creare uno speciale fotografico che raccoglie alcuni degli scatti più belli e particolari che l’agenzia BPE ha realizzato ad alcune delle nostre formazioni, un tributo a tutti gli atleti e le atlete che ci hanno fatto gioire, arrabbiare, emozionare e trascorrere momenti di grande sport. Per quanto riguarda SportDi+, il 2016 è stato un anno assolutamente positivo, sia dal punto di vista di riscontri da parte dei lettori, sia per quanto riguarda le collaborazioni. Il cambio della grafica e del formato, unite alla vendita in edicola, hanno fatto crescere in modo esponenziale l’attenzione e la visibilità del nostro magazine. Abbiamo avuto l’onore di affiancare, come media partner ufficiale, eventi di grande prestigio come, ultimo in ordine di tempo, il Gran Galà della Ginnastica svoltosi lo scorso 5 novembre. Abbiamo inoltre partecipato ad eventi di grande fascino come Road to Rio 2016, la grande parata degli olimpionici veronesi, svoltasi presso il Pepperone di San Giovanni Lupatoto qualche giorno prima dell’inizio dei giochi olimpici e organizzata in collaborazione con il Coni Verona. A tal proposito colgo l’occasione di ringraziare ancora una volta il Delegato Regionale Coni Veneto Gianfranco Bardelle e il Delegato Provinciale Coni Verona Stefano Gnesato che condividono con la nostra redazione grande attenzione e passione per l’attività sportiva a 360°, sempre con un occhio di riguardo al mondo giovanile. Per il 2017 siamo già media partner ufficiali della 42^ edizione della Montefortiana. Abbiamo inoltre raccolto ulteriori consensi da parte dei Comuni, realtà che credono sempre

più – in modo attivo e propositivo - alla nostra mission: ad oggi sono 38 i patrocini raccolti. E non finisce qui visto che siamo in attesa di confermarne altri con inizio del nuovo anno. Sostegni importanti ci sono stati riconosciuti anche dal Panathlon Verona 1954 presieduto da Federico Loda e dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) del Veneto del presidente Ruggero Vilnai: con loro, e con tutti gli altri enti di promozione, andremo a sviluppare nei prossimi mesi iniziative davvero interessanti. Importantissime sono anche le media partnership, ovvero il riconoscimento ufficiale da parte di alcune società sportive, di SportDi+ come rivista ufficiale tramite la quale diffondere e promuovere la loro attività. Anche questo è un dato che nel 2017 destinato –ne siamo felicissimi – ad aumentare. Ad oggi siamo la rivista ufficiale di: Coni Veneto, Tezenis Scaligera Basket, Pallamano Olimpica Dossobuono, Fimauto Valpolicella Calcio Femmile, West Verona Rugby Union, Mastini Verona Football Americano e VeronaScherma. Siamo anche attivi nel sociale ma, in questi casi, ci piace lavorare in silenzio, in modo discreto. Va da sé che se dovessimo avere bisogno di te, che stai leggendo queste righe, non esiteremo a fartelo sapere! Prosegue, infine, l’attività nelle scuole veronesi: in programma, anche nei prossimi mesi, convegni e incontri con atleti all’interno di alcuni dei licei sportivi di Verona, in collaborazione con le società sportive del territorio. Il 2016 come avrete capito, per SportDi+ è stato un anno di grandi soddisfazioni che abbiamo il piacere e il dovere di condividere con voi, carissime lettrici e carissimi lettori, e con i nostri sponsor, grazie ai quali riusciamo a esistere (e resistere…) da otto anni. Il 2017 siamo convinti di poter (e dover) fare di più perché ci è richiesto, perché ce n’è la possibilità e soprattutto perché, e di questo ne siamo orgogliosamente fieri, non ci accontentiamo mai. È vero, scriviamo e parliamo di sport, ma anche a noi piace ‘giocarÈ. E quando lo facciamo puntiamo a vincere. Auguri a tutti!

SportdipiuVr

@Sdpvr

sdpverona

a.cristani@sportdipiu.com

Un anno assolutamente positivo per la nostra rivista: Il cambio della grafica e del formato, unite alla vendita in edicola, hanno fatto crescere in modo esponenziale l’attenzione e la visibilità del nostro magazine

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diocesi di verona

di Don Andrea Giacomelli

NATALE IN SPORT

A

Città sport C’

Se uno straniero avesse cercato un luogo non avrebbe trovato nomi della storia o della geografia ma colori, emozioni, gesti: Viale Della gioia, Vicolo dell’Adrenalina, Angolo dell’Amicizia; ma anche: Piazza La Palla, Stradone Maifermo, Porta Lastaffetta, Viale della Vittoria, Largo della Sconfitta, Parco Acquatico, Corso Tanto, Piazzale Bene…

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era una volta una città che si chiamava Sport. Parlo di una città speciale. Famosa in tutto il mondo eppure tutta da scoprire. La città era viva e una carica di adrenalina attraversava i suoi abitanti. Non c’era bisogno di cartelli stradali perché ogni borgo si caratterizzava per architetture e strutture, linguaggio, movimenti, ripetuti e simili, differenti per ogni quartiere. Insomma si poteva navigare a vista. La vita lì non era però per tutti una gara di velocità. Per alcuni si trattava di precisione, per altri di coordinazione. In alcuni quartieri vedevi andare e ritornare oggetti che si passavano di mano in mano, in altri di piede in piede. C’era chi rincorreva oggetti o li lanciavano lontano o ad altri. C’era anche chi semplicemente correva e correva. Pochi o tanti metri, ma alcuni anche chilometri. I quartieri si “accendevano” ad orari puntuali e ciascuno sapeva cosa e come fare all’interno di ogni quartiere. Ad orario programmato le luci si spegnevano, ma non tutte insieme e la città si addormentava. Non c’era vita notturna. I fine settimana erano spesso i più intensi. Come tante città che conosciamo invece c’erano quartieri molto affollati, altri più tranquilli e perfino “zone esclusive”. Se uno straniero avesse cercato un luogo non avrebbe trovato nomi della storia o della geografia ma colori, emozioni, gesti: Viale Della gioia, Vicolo dell’Adrenalina, Piazza La Palla, Angolo dell’Amicizia, Stradone Maifermo, Lungolago Dibolina, Porta Lastaffetta, Viale della Vittoria, Largo della Sconfitta, Parco Acquatico, Corso Tanto, Piazzale Bene, Stazione Invernale, … Il corpo era lo “strumento” più esaltato nella città: plasmato, allenato, modellato, corretto, educato. Tutti sapevano della città e il suo pensiero metteva gioia anche a chi non ne aveva cittadinanza. Chi lasciava la città manteneva un legame unico d’affetto con essa e non perdeva occasione di raccontarlo. La nostalgia era sentimento diffuso e talvolta il desiderio di tornare ad abitare la città Sport provava ad emergere. Purtroppo qualcosa “all’interno” o “all’esterno” lo impediva. La città era molto conosciuta e molti scrittori e giornalisti lavoravano raccontando le sue vicende. Qualcuno poteva vivere di questo. Tutte le città del mondo avevano diretta-

mente o indirettamente legami con Sportcity. Senza confini di generazioni o classi sociali, di latitudini o longitudini. Ogni giorno news dalla città alimentavano dibattiti in bar e pub o sui “social” dell’intero Pianeta. Fu così qualche notizia raccolta “lontano” portò qualche preoccupazione. Queste riportavano allarmate: che in alcuni rioni “visitatori” inspiegabilmente violenti avessero acceso contese; di periferie dove c’era più business che gioco; di borghi che avessero perso allegria; perfino di una mamma imbarazzata di fronte al suo bambino di cinque anni non “convocato” alla partita. Erano segnali da monitorare. Fu così che Natalie decise di ritornare a Sportcity, la città che aveva conosciuto da bambina. Sapeva bene che il mondo cambia e che le città possono mutare e crescere differenti da come le ricordavamo, ma c’erano fatti che la interrogavano. Ascoltò chi sosteneva che il mondo fosse cambiato e servisse maggior managerialità. Altri più sicuri dicevano che oggi si fa così e si scatenò un dibattito sul tema. Altri erano ormai rassegnati come se si trattasse di un virus irreversibile. Ma non mancava chi rivendicasse un pensiero differente. Natalie era convinta che quella città avesse le necessarie risorse di vita. Cercò vecchi amici per ritrovare la strada... Ci fu un passaparola. A dicembre sarebbe stato semplice darsi appuntamento vicino all’Albero illuminato sulla piazza. Il giorno dell’appuntamento era arrivato e Natalie cercava un locale per l’attesa. C’era tanta gente in giro che il freddo di stagione spingeva dentro locali caldi. Così lei dovette allontanarsi trovando posto qualche via fuori dal centro. Entrò e ordino una cioccolata. Di tanto in tanto la porta d’entrata cigolava attirando l’attenzione. Un uomo chiese qualcosa al banco. Il suono inconfondibile della voce le fece riconoscere Marco il magazziniere, e i lineamenti dell’altra indicavano Beatrice presidente di lungo corso. Con loro anche Gaspo “vecchio” e saggio mister. Ci furono saluti e strette di mano e arrivarono altri amici di città. Non erano in molti ma accolsero con gioia Natalie e ascoltarono con interesse il motivo della sua venuta. Era ormai mezzanotte. È tempo di ripartire echeggiò una voce. Buon Natale Sport.


AGSM MASTINI


il corner di tommasi

di Damiano Tommasi

Il calcio dei ‘piccoli’

A

Alan Gasperoni ha certificato e ribadito come il più importante fatturato per il mondo dello sport non si misura in euro o dollari o yuan ma si misura in passione

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lan Gasperoni, è il mio presidente de La Fiorita, la squadra di San Marino che mi ha accolto la scorsa stagione e mi ha dato la possibilità di aggiungere al mio palmares europeo 4 presenze e 1 gol nel preliminare di Europa League. Lo scorso 14 novembre, due giorni dopo che l’Italia aveva esordito nello stadio di Vaduz (Liechtestein), dove nell’estate 2015 avevo messo a segno l’unico (fino ad oggi) gol de La Fiorita in campo europeo, il presidente Gasperoni metteva a segno un gol molto simile. Un gol pieno d’orgoglio, di passione e faccia tosta. Thomas Müller attaccante del Bayern Monaco e titolare della Germania campione del mondo aveva indicato la partita appena vinta 8-0 contro S.Marino, valida per le qualificazioni mondiali a Russia 2018, come inutile: “Partite come questa non servono a nulla”. Il tifoso sanmarinese che sta dentro il piccolo involucro di Alan Gasperoni si è fatto allora sentire e il suo post su Facebook, gol da attaccante vero, ha fatto il giro del mondo animando i tanti protagonisti del calcio dei piccoli. La miriade di ‘DavidÈ sparsi in giro per il mondo che con un pallone al piede, come se fosse la propria fionda, sfidano continuamente i tanti Golia che

si presentano sul rettangolo verde. Appassionata, provocatoria e diretta la replica a Mueller contiene un’unica verità che lo sport non si deve mai permettere di tradire, l’opportunità per tutti! Purtroppo l’andazzo è contrario, le grandi vogliono essere sempre più grandi e avere sempre meno piccoli tra i piedi. Super Lega o Champions dei Grandi, Serie A per pochi e Carpi, Frosinone e Crotone che facciano altri campionati. Ovunque serpeggia questa sensazione che piccolo sia fastidioso e zavorra per i grandi fatturati. Alan Gasperoni ha certificato e ribadito, invece, come il più importante fatturato per il mondo dello sport non si misura in euro o dollari o yuan ma si misura in passione. San Marino, La Fiorita, il Cittadella o il Leicester sono il vero motore del grande businness. L’opportunità per tutti è ciò che fa dello sport un grande e democratico evento di socialità. Grazie alla pagina facebook Il calcio dei piccoli sarà ora possibile condividere, tra i tanti Davide sparsi in giro per il mondo, questa voglia di contagiare con la propria passione quanti misurano il proprio attaccamento alla squadra del cuore con il numero dei successi ottenuti. Grazie Pres.


di Cristiano Zanus Fortes

a canestro con zanus

XXXXX

Professione o diletto?

A

vere il privilegio di lavorare nel mondo dello sport dà la possibilità, la maggior parte delle volte, di far coincidere la propria professionalità e la propria passione. OK… Valutiamo però il prezzo di questo privilegio. Il sistema in cui operano le società dilettantistiche (escludiamo solo la serie A di pallacanestro, le prime tre leghe calcistiche, le squadre ciclistiche oltre che tennisti, golfisti, automobilisti e motociclisti), quindi la stragrande maggioranza del movimento sportivo, è un sistema regolato da normative che permettono condizioni particolarmente convenienti dal punto di vista burocratico e fiscale. Questo è stato studiato per permettere al un numero più alto possibile di persone, di accedere all’attività sportiva ad un prezzo contenuto. Questo però ha provocato, siamo in Italia ricordiamocelo, una distorsione: Una cosa sono le persone che vogliono fare attività per diletto o semplicemente perché vogliono mantenersi in forma e una cosa sono gli atleti (e i dirigenti) che fanno di questa attività la loro professione e che sono regolati da queste leggi. Succede quindi , vi faccio un esempio concreto che i cestisti che giocano nella LegaA di basket hanno tutta una serie di tutele, sia previdenziali che sindacali, mentre i loro colleghi di Legadue (professionisti di fatto , ma non per lo stato italiano) siano allo sbaraglio di società che possono operare con ampio margine di discrezionalità. Se sei fortunato, e giochi a Verona per esempio ,ti vedrai accreditato il tuo stipendio tutti i mesi ringraziando di essere pagato puntualmente per il tuo lavoro, senza però un contributo pagato.

Il più delle volte succederà invece che, per vedere onorato il proprio contratto, giocatori e allenatori debbano penare, specie per quanto riguarda gli ultimi emolumenti. Tutta una serie di regole potrebbero essere messe in atto per tutelare le persone che operano nel mondo dilettantistico da parte delle singole federazioni. Ma altrettanto potrebbe essere fatto dallo stato, che dovrebbe riconoscere il carattere assolutamente provvisorio della prestazione sportiva adeguandosi a molte realtà europee, dove in materia fiscale si opera in maniera assolutamente indipendente. Oppure ci affidiamo totalmente al volontariato… Senza la pretesa però che il movimento sportivo possa avere la possibilità di crescere in maniera adeguata! I giovani atleti nascono e crescono in queste realtà e sarà proprio in questo ambiente che dovranno apprendere tecnica e attitudine da professionisti adeguatamente pagati, evitando dopolavorismi che non aiutano il movimento. Allora sì al dilettantismo, che permette ad un grande numero di persone di praticare l’attività sportiva, e sì ad un professionismo (giustamente retribuito e tutelato) che permette a coloro che vogliono elevarsi ed emergere nel mondo dello sport, cosa che richiede il più delle volte un impegno a tempo pieno, di farne una vera e propria professione.

Sì al dilettantismo, che permette ad un grande numero di persone di praticare l’attività sportiva, e sì ad un professionismo giustamente retribuito e tutelato

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passione

COMUNE

CEREA

Con i Brusà Brothers il canestro... unisce!

E

nrico Bersani, Marco Gobbetti, Davide Mutto, Piergiorgio Perazzolo Gallo, e Alberto Santini si trovano con altri amici al campetto di basket parrocchiale.., si fa la conta di chi c’è e di che è in vacanza, la palla sempre un po’ sgonfia, le gambe indolenzite. Accade che un pomeriggio di basket tra amici si trasforma in un piccolo torneo amatoriale di pallacanestro 3 vs 3: tra i troppi tiri sbagliati e quel caldo cocente che rende calda anche l’acqua della fontanella nascono i Brusá Brothers. La prima edizione del torneo nato due anni or sono , fu già un successo. Alcuni dei partecipanti non hanno nemmeno mai giocato a basket, ma ci si diverte un sacco e lo spirito del campetto unisce, è risaputo. Viene a crearsi un gruppo più nutrito, passa l’inverno, qualche coraggiosa partita con il gelo e la nebbia ravviva la fiamma. Si giunge alla seconda edizione: nuovi giocatori, tra cui qualcuno un po’ più attempato che scende in campo per mostrare ai più gio-

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vani “come si gioca”. Il successo del torneo è ancora maggiore, e il gruppo si arricchisce di nuove leve. Quest’anno alla terza edizione le squadre partecipanti raddoppiano e si arriva a sedici teams. Arrivano nuovi giocatori da tutta la provincia e si presenta perfino una squadra da Rimini. Nell’usuale cornice del campetto parrocchiale di Cerea, con il supporto dell’ Assessore allo Sport del Comune Gianluca Possenti, il 4 Settembre scorso si è svolto non solo il terzo torneo Brusá Brothers, ma quella che è diventata una festa di fine estate, che segna in modo simbolico anche il termine della stagione del playground. Ora non resta che aspettare la primavera, rischiando magari qualche malanno sotto la pioggia in autunno o nelle sere fredde di dicembre, augurandosi che lo spirito del campetto coinvolga ancora più persone, con l’obbiettivo di divertirsi e ritrovarsi insieme, una palla a spicchi, un canestro e quel calore serale che si trova solo nei campetti di provincia.


passione

COMUNe

LEGNAGO

Che forza il Kodokan Legnago!

E

ra il 24 aprile 2016 quando, a Bibione, nel corso dello Stage Nazionale C.S.E.N. – Jitakyoei di Judo e Jujitsu, undici atleti dell’Associazione Sportiva Kodokan Legnago hanno brillantemente sostenuto gli esami di passaggio di grado di Judo e di Jujitsu conseguendo pertanto la cintura nera. Il Kodokan, guidato dal Maestro Zanoli Roberto (5° dan di judo e 3° dan di jujitsu), e già in forza degli Istruttori Girardi Giancarlo (3° dan di judo e 1° dan di kendo) e Seghetto Marco (2° dan di judo e 1° dan di jujitsu), si è così arricchito di due neo secondi dan di judo Munari Eugenio e Ferrini Andrea, quattro primi dan di judo Sessa Corrado, Sottovia Giulio, Sulpasso Alessandro, Marletta Erica, cinque primi dan di jujitsu Marchiori Gisella, Rossignoli Alberto, Lora Riccardo, Gatti Veronica e Soave Christian. Predetti atleti, dopo anni di preparazione e allenamento in palestra ed un corso di perfezionamento durato sei mesi, sono stati giudicati idonei all’avanzamento del grado di fronte a quattro commissioni composte da Maestri di judo e jujitsu di alto livello tra cui il Maestro Denis Voltolina, responsabile tecnico nazionale del Jitakyoei, ed il Maestro Giuliano Spadoni responsabile tecnico nazionale C.S.E.N. di Jujitsu. Per meglio valutare la preparazione degli atleti, gli esami erano suddivisi in una prima parte pratica dedicata all’esecuzione delle tecniche di proiezione di judo, che comprendono tecniche con uso di braccia, gambe, anche e tecniche di controllo tramite immobilizzazione, leve e strangolamenti, oltre alle tecniche di caduta. Vi era poi una seconda parte in cui era richiesta l’esecuzione di “Kata”, ossia una serie di tecniche prestabilite in cui due atleti (chiamati “torì” ed “ukè”) sono chiamati ad esprimere i principi su cui si basano le tecniche proiezione ed immobilizzazione. I “Kata” sono un esercizio di grande coordinazione fisica e mentale e quindi richiedono una lunga e costante preparazione, vi è inoltre una parte cerimoniale e spirituale importante. La terza ed ultima parte, prevedeva invece non meno importanti domande teoriche, poiché i principi che risiedono dietro alle tecniche

rivestono un ruolo chiave, ed era fondamentale per gli esaminatori, che ogni atleta, che aspira al titolo di allenatore od istruttore avesse chiari i principi. In questo contesto è assai importante che ogni atleta, dalla più giovane cintura bianca fino ad arrivare ad istruttori, allenatori e maestri, ricordi ed insegni i principi di amicizia, rispetto, disciplina ed umiltà che sono alla base del judo, e che servono, soprattutto ai più piccoli, per poter crescere, imparare e divertirsi in un ambiente sano. Lo stesso Professor Jigorō Kanō (fondatore del Judo) nel definire tale disciplina disse: “Jū è un bellissimo concetto riguardante la logica, la virtù e lo splendore; è la realtà di ciò che è sincero, buono e bello. L’espressione del jūdō è attraverso il waza, che si acquisisce con l’allenamento tecnico basato sullo studio scientifico.” L’ A.S.D. Kodokan Legnago, in particolare, muove i suoi primi passi agli albori degli anni ’80 quando, sotto la guida del Maestro Gianpietro Ravagnani, si ritaglia uno spazio nel panorama sportivo legnaghese sotto il nome di Judo Club Legnago. Sin da subito molti legnaghesi ebbero modo di conoscere, praticare ed amare questa nobile Arte Marziale: Ju Do (via della cedevolezza). Nel giugno del 2002 la direzione del Judo Club Jigoro Kano Legnago passò nelle mani del Maestro Roberto Zanoli. Il 31 agosto 2004, a seguito dell’avvento di nuove normative del C.O.N.I., l’Associazione assunse la nuova e definitiva denominazione di “Associazione Sportiva Dilettantistica Kodokan Legnago”. Da questo momento in avanti l’A.S.D. Kodokan Legnago si prodigò non solo alla divulgazione ed all’insegnamento del judo ma anche di altre arti marziali ed orientali. Il 1° ottobre 2005 l’Associazione spostò la sua attività nell’attuale Sede corrente nello stabile dell’ex mensa Ferroviaria dell’Associazione D.L.F. di Legnago in viale della Stazione n. 1, ove venne realizzato con tutti i crismi previsti dalla Legge e dallo Stile Giapponese un vero e proprio Dojo all’interno del quale attualmente vengono tenuti corsi di Judo, Ju Jitsu, Aikido, Ken Jitsu, Krav Maga, Brasilian Jiu Jitsu, Difesa personale e antistupro

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passione

COMUNE

di Michela Saggioro

OPPEANO

Vallese apre le porte al nuovo palazzetto dello sport

È

È stato inaugurato lo scorso sabato 8 ottobre alle ore 16,00 il Palazzetto dello Sport di Vallese di Oppeano, sito in via della Resurrezione. Alla cerimonia di taglio del nastro hanno partecipato molti cittadini che hanno visto le esibizioni di arti marziali (Aiki Team), Cheerleader (Space Sport) e Basket (Polisportiva). Al termine piccolo buffet conviviale per tutti. “Dopo la sistemazione della zona spogliatoi, il palazzetto dello Sport è stato riqualificato e ristrutturato”, spiega il sindaco di Oppeano Pierluigi Giaretta; “I lavori sono terminati nelle scorse settimane e hanno avuto un costo 278.073,09 euro”. Per tale intervento il Comune ha ottenuto dall’Istituto per il Credito Sportivo, a seguito di un accordo a livello nazionale, un finanziamento a tasso zero per la ristrutturazione di spazi sportivi. “L’attuale progetto di sistemazione dà soluzione definitiva alle problematiche che la struttura presentava da anni, con un intervento radicale di ristrutturazione della palestra”, sottolinea Giaretta; “Sono stati sistemati l’impianto elettrico e quello di aerazione e adeguati il blocco servizi e spogliatoi con la riprogettazione architettonica e la riprogettazione di due blocchi spogliatoi a rotazione che permettono nuovi utilizzi polifunzionali. Sono stati anche sistemati l’infermeria e il ripostiglio e ritinteggiata internamente la palestra”. Nella stessa, oltre al basket e alla pallavolo, si potranno svolgere attività come ginnastica, danza sportiva, arti marziali ma anche attività sociali come la ginnastica per anziani. Inoltre la palestra, opportunamente gestita con vari orari, potrà essere messa a disposizione dei bambini e ragazzi della scuola materna ed elementare della frazione. L’obiettivo dell’intervento è garantire agli sportivi locali migliori, dal punto di vista della fruibilità, e pertanto un ambiente funzionale sia per le scuole che per le associazioni sportive locali, indispensabile soprattutto durante i mesi più freddi.

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di Alberto Cristani

intervista

ANNATA RICCA DI ATTIVITÀ

Il Veneto?

Una regione sportiva da…

podio!

Intervista esclusiva al presidente Coni Veneto Gianfranco Bardelle che, con la fine dell’anno, traccia un bilancio sull’attività sportiva nazionale, regionale e provinciale. Tra medaglie olimpiche, occasioni mancate, progetti ambiziosi e con un occhio di riguardo a SportDi+…

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C

he anno è stato il 2016 per lo sport veneto?

È stata anche questa una stagione di grandi risultati e obiettivi centrati. Alle Olimpiadi, l’evento sportivo più rilevante di quest’anno, la nostra regione ha qualificato circa il dieci per cento della spedizione azzurra; nelle competizioni internazionali abbiamo sempre conquistato medaglie, record italiani o primati personali. Ma la lista è ancora molto lunga: abbiamo vinto il Trofeo Coni, una sorta di “mini olimpiade” giovanile di livello nazionale, a cui hanno partecipato oltre 30 federazioni e atleti provenienti da tutta Italia: nelle prime edizioni abbiamo sempre chiuso al secondo posto, mantenendo la nostra posizione,

e quest’anno ci siamo persino migliorati. Poi non posso non pensare ai bei campionati di squadre come ad esempio il Famila Schio, il Valsugana rugby, la Lantech: formazioni femminili che danno grande lustro allo sport. La lista sarebbe ancora molto lunga.

V

erona come si inserisce in questo panorama?

Mi viene immediatamente in mente l’oro olimpico di Elia Viviani, la prima medaglia del metallo più prezioso che abbiamo vinto a Rio de Janeiro. A parte questo acuto, Verona ha da sempre un movimento sportivo estremamente vivace, con una moltitudine di società sportive ai vertici delle classifiche nelle loro


intervista

CONI VENETO federazioni e con gran bei lavori sulla base. È un movimento che punta molto sulla qualità. Sport e giovani, c’è ancora una “fuga” dallo sport da parte degli adolescenti o questo fenomeno sta regredendo? La “fuga” dallo sport da parte degli adolescenti è un problema che abbiamo identificato qualche anno fa e sul quale continuiamo a insistere affinché le istituzioni ci aiutino ad arginarlo. Mi spiego meglio: fino ai 14 anni registriamo una costante crescita della popolazione giovanile dedita almeno a una disciplina sportiva, segno che non solo lo sport piace, ma ne piacciono diversi. Il crollo dell’innamoramento avviene dopo i 14 anni, per poi rinascere in età adulta, quando i benefici sull’organismo sono stati perduti (e magari si torna a fare sport in seguito a qualche problema di salute per il quale il medico ha consigliato attività fisica). Ecco, se la scuola superiore collaborasse, i ragazzi continuerebbero, ma sono talmente oberati di compiti, che le due ore di educazione fisica alla settimana sembrano più che sufficienti, quando invece sono totalmente inutili. Tutto è lasciato alla coscienza delle famiglie, e sa cosa succede? Che se uno non è un campione, lascia. Il fatto è che ci vuole una cultura sportiva maggiore, sostenuta e incoraggiata dallo Stato.

A

ltro binomio eccellente è sport e alimentazione...

stile di vita sano per i giovani e per gli adulti di oggi e di domani. La collaborazione a livello territoriale con le società sportive e con i responsabili dell’industria alimentare, della distribuzione e dell’agricoltura, diventa così una risorsa preziosa per fare la differenza e dare il contributo a livello economico locale e nazionale: una popolazione più consapevole è più sana, più felice e costa di meno in termini sanitari. Non solo: portare lo sport, piccoli e grandi eventi, nei territori, significa favorire la diffusione della cultura sportiva e aiutare l’economia e il turismo.

U

n giudizio sulla vicenda Roma 2024…

Rinunciando alla candidatura olimpica abbiamo perso un’occasione storica a causa di una vicenda esclusivamente politica che non ha niente a che fare con lo sport. Sono d’accordo sul fatto che ci debbano essere controlli attenti sugli investimenti, ma non è compito del Coni o delle federazioni andare a controllare se gli impianti sono fatti

bene o male. È vero anche che ci sono tanti problemi a Roma, ma lo è pure il fatto che davanti avremmo avuto otto anni per affrontarli e per risolverli. A livello internazionale lo sport italiano è al nono posto: l’Italia meritava a pieno questi Giochi, ancor più perché abbiamo già avuto modo di vedere che dalle Olimpiadi invernali di Torino, il capoluogo piemontese ha avuto e continua a vivere un grande rilancio.

C

he anno sarà il 2017 per lo sport veneto?

Inizia ora il nuovo quadriennio olimpico, in cui bisogna riprogrammare tutta l’attività. Chiediamo pertanto maggiore attenzione da parte della Regione per l’impiantistica sportiva: da troppi anni si investe molto poco. C’è bisogno di sostegno e di dare maggiore attenzione alle società sportive in quanto portatrici di benessere diffuso.

U

na parola infine sulla collaborazione con SportDi+ magazine…

È un bene che esista SportDi+: è grazie a riviste così curate e attente che possiamo contare sulla diffusione non solo dei risultati, ma anche della vita degli sport meno praticati. Una rivista come SportDi+ dovrebbe esserci in tutte le province venete, perché più lo sport è conosciuto, più le persone si appassionano, e più c’è passione, più c’è competizione e pertanto crescita.

‘Sani Sapori’ è stato il tema annuale scelto dal Coni Veneto: sette appuntamenti con la corretta alimentazione, in ogni piazza principale del capoluogo di provincia. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), l’obesità è un’epidemia globale, il fattore di rischio che causa malattie croniche responsabili del 60 per cento dei decessi mondiali. In questo scenario, il Coni si inserisce come ente di riferimento per la pratica sportiva e per uno

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intervista

di Alberto Cristani

L’ATTACCANTE DELL’HELLAS VERONA

‘o scugnizzo GIALLOBLU! A

“Sorrido spesso perché non dimentico mai da dove sono venuto. Sorrido perché mi rendo conto di essere un uomo fortunato e di fare un lavoro bellissimo, in condizioni di privilegio”.

18

pronunciare queste parole è Gennaro Troianiello, calciatore classe 1983, nato a Napoli e cresciuto a Brusciano, comune dell’entroterra napoletano da una famiglia originaria dei quartieri spagnoli. La sua allegria ed espansività molte volte sono state fraintese e viste come atteggiamenti ‘poco rispettosi’ nei confronti di un ambiente – quello del calcio – che esige (a volte) troppa (esagerata) serietà. Un grande comico come Charlie Chaplin diceva: “Un giorno senza sorriso è un giorno perso”. Vivere la vita col sorriso sulle labbra, una grande opportunità che tutti abbiamo ma che solo pochi fortunati riescono a realizzare.

Gennaro è uno di quelli. Il suo sguardo è quello di un vivace ragazzino ‘imprigionato’ nel corpo di un adulto, di un calciatore e, dallo scorso novembre, di un papà. “La nascita di Sofia – racconta – è la cosa più bella che mi poteva capitare. Mi sta cambiando la vita. Non è facile, sarei bugiardo se lo dicessi. Ma, anche nelle difficoltà, è tutto bellissimo. Il fatto poi che mia figlia sia nata a Verona è un segno del destino: la mia carriera si può dire che è iniziata qui. Era il 1999 quando sono arrivato qui. La mia prima esperienza lontano da casa. Ricordo un viaggio di otto ore in macchina con mia papà. Avevo 16 anni. A Verona mi sono sentito subito a mio agio.


intervista

SI RACCONTA

E

d ora sono ancora qui, a distanza di quasi 17 anni. E mi sembra quasi di non essere mai andato via…”. Troianiello è uno di quei giocatori che la gavetta l’ha fatta davvero. Nessuna ‘spinta’, nessuna scorciatoia: allievi regionali a Verona la prima tappa e poi, passo dopo passo, sempre più su. Dal 2004 al 2007 diventa idolo indiscusso alla Nuorese: 46 gol in 84 partite e salto doppio dall’Eccellenza alla Serie C2. Il Frosinone lo nota e lo fa debuttare in serie B. Poi Ternana, Foggia (dove conosce e si fa apprezzare da Fusco e Pecchia) e poi ancora Frosinone dove esplode definitivamente. È il 2010: per lui 39 presenze e 11 reti. Nel mercato estivo viene acquistato dal neoretrocesso Siena. Realizzerà il suo primo gol in maglia bianconera alla 13ª giornata proprio contro la sua ex squadra, il Frosinone. Il Siena verrà promosso in serie A. Ma per lui non c’è spazio. E allora via, destinazione Sassuolo dove vince il campionato di Serie B e conquista la promozione in Serie A con la squadra emiliana guidata da Eusebio Di Francesco. Ma ancora una volta Gennaro, per esordire in serie A, deve aspettare. Arrivano quindi le esperienze a Palermo (con promozione), Bologna (altra promozione), Salerno, Ternana e, finalmente, Verona. “Quando ho saputo che Fusco e Pecchia mi volevano in gialloblu – spiega il centrocampista - non ci ho pensato un attimo e ho detto subito si. In questa società si lavora bene e, dopo la retrocessione dello scorso anno, c’è molta voglia di risalire. Io portafortuna? No, io sono qui per giocare e rendermi utile sul campo. Lasciamo perdere la scaramanzia, va…”. “Verona – prosegue Troianiello – è una città bellissima, magica. Nel tempo libero mi piace passeggiare per le vie del centro, visitare, conoscere gente. Noi napoletani siamo unici sotto questo aspetto e devo dire che questa mia espansività è apprezzata anche qui a Verona. Ho molti amici qui.

19


calcio

Se mi manca la mia terra? Si, specialmente i vicoli con la loro inimitabile atmosfera, e il mare. Ci tornerò un giorno, magari quando smetterò di giocare. Ora però è presto per pensarci”. L’Hellas sta volando e, ad oggi, sembra non conoscere ostacoli. Gennaro

20

però non la pensa così: “Piano con l’entusiasmo. Il campionato di serie B è una brutta bestia, non bisogna mai abbassare la guardia. Noi siamo una buonissima squadra, ricca di talento e che gioca un ottimo calcio. Ma da qui a dire che siamo già in A ce ne passa. Chi mi sta impressionando di più dei miei compagni? Beh, escludendo Pazzini che per la categoria è un lusso, devo dire che i giovani Valoti, Zaccagni e Fossati sono davvero degli ottimi giocatori che sicuramente avranno un futuro importante, se continueranno così. Con chi ho legato di più a livello umano? Con Coppola, senza dubbio. Un esempio di professionalità e una bravissima persona. Lui arriva due ore prima al campo e va via due ore dopo. Un esempio da seguire, per tutti”. I veronesi sono, come da proverbio, tutti matti. Anche Troianiello è ‘tutto matto’? “No – precisa un po’ seccato non lo sono per niente! Il mio scherzare è un modo come un

altro per tenere il gruppo unito, per allentare le tensioni e, quando serve, per sdrammatizzare. Ho fatto tanti sacrifici, ho lottato e sudato per arrivare nel calcio che conta. Se io scherzo e rido non significa che faccio le cose con superficialità, questo voglio che sia chiaro una volta per tutte. Fossi un superficiale non credo sarei ancora qui dopo quasi vent’anni…”. Infine Gennaro lancia uno sguardo al futuro. “Cosa farò alla fine della mia carriera? Non lo so proprio, davvero. Per ora non ci penso, sono abituato a vivere alla giornata. Spero di poter giocare ancora qualche anno e di togliermi delle soddisfazioni. Non vedo l’ora, per esempio, di dedicare il mio primo gol in maglia gialloblu a Sofia e a mia moglie…. Come festeggerò il mio primo gol? In campo non lo so, ma a casa di sicuro con un bel bicchiere di Amarone o Valpolicella: sono due vini che adoro!”. Buona vita guagliò. E non smettere mai di sorridere!



intervista

di Alberto Cristani

AGSM, DI TUTTO E DI PIÙ

Per una Verona al

TOP Il presidente di AGSM Verona S.p.A. Fabio Venturi fa un resoconto dell’attività dell’azienda partecipata per quanto riguarda l’anno 2016 tra nuove iniziative, investimenti per il riammodernamento della città e sostegno all’attività sportiva veronese. Con un sogno old style per il 2017…

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C

he anno è stato il 2016 per Agsm?

È stato un ottimo anno in termini di risultati economico-finanziari. Poi ci sono stati tanti cambiamenti e tante iniziative, da quello a livello estetico con il cambio di immagine e di brand, con nuovi colori e nuovo logo, dalle asfaltature, alla campagna dei Guardacantieri, Ca’ del Bue e tanto altro. Per quanto riguarda, nello specifico, il mondo dello sport abbiamo finanziato il restyling e il riammodernamento dell’ex Palazzetto dello sport, ora Agsm Forum. Quindi nuovo colore alle scalinate, nuove insegne, nuova immagine dei bar e dello shop, sistemato l’ingresso principale, il parterre, la zona vip e le porte di accesso al campo. Per nove anni avrà il nostro nome, Agsm Forum appunto e crediamo sia veramente un bel regalo per tutti gli sportivi ma soprattutto per la nostra città. L’importo complessivo dell’investimento è stato di 2 milioni di euro dei quali però più di un milione e mezzo sono stati investiti nel rifacimento della cabina elettrica dell’anfiteatro Arena e il restante per i lavori all’Agsm Forum. Qui, abbiamo contribuito, assieme al Comune, alla sistemazione del tetto, all’installazione di una rete di Wifi gratuita e posizionato nuovi maxischermi di ultima generazione con i quali ora si possono mandare in onda, durante le partite, immagini interattive, replay e video multimediali oltre al punteggio delle squadre. Devo essere sincero: sono davvero orgoglioso del lavoro che è stato fatto. Il Palazzetto, nonostante abbia 31 anni,


intervista

è ancora uno dei migliori d’Italia: meritava di essere rimesso a nuovo.

A

nche nella comunicazione Agsm ha fatto e sta facendo passi in avanti…

Assolutamente. Purtroppo, senza dare colpe a nessuno, negli anni passati non si è mai dato la giusta visibilità agli interventi e alle iniziative che venivano messe in atto. Credo sia giusto far sapere al cittadino dove finiscono i soldi delle bollette e gratificare il lavoro di chi, quotidianamente, lavora per garantire al cittadino stesso servizi di qualità e interventi il più rapidi possibile. Ecco quindi che social, sito, campagne pubblicitarie mirate e conferenze stampa sono situazioni che stiamo curando con molta attenzione.

E

poi ci sono le sponsorizzazioni: quando si parla di Agsm è quasi automatico parlare di sport… Sì, crediamo moltissimo nello sport come veicolo di valori e di immagine. Sarei ipocrita nel dire che Agsm sponsorizza solamente per ‘fare un piacerÈ alle società sportive. È naturale che con gli investimenti che facciamo vogliamo avere un rientro sia di immagine ma soprattutto di sinergie con altre realtà legate al mondo dello sport e di diffusione dei nostri servizi. Un messaggio su tutti ci preme far passare: ad oggi Agsm offre servizi con tariffe tra le più convenienti e, importantissimo, arriviamo ovunque, non solo in tutta Verona e provincia, ma anche in tutta Italia. Quindi la domanda: “Ma Agsm arriva anche a…” non ha più senso di esistere: arriviamo ovunque! L’investimento che

facciamo sulle società sportive veronesi, dalle serie A alle categorie dilettantistiche sono un modo a nostro avviso intelligente di reinvestire gli utili: pagare la bolletta, si sa, non è una cosa piacevole, ma al cittadino penso faccia piacere sapere che parte dei suoi soldi permette, di fatto, ai giovani e agli sportivi in generale di praticare la disciplina che ama.

F

abio Venturi e lo sport…

Mi piace qualsiasi disciplina, davvero. Mi reputo quindi fortunato e orgoglioso di essere alla presidenza di una partecipata come Agsm che crede fermamente in questo ambito. Io gioco a calcio negli amatori di Parona (portiere n.d.r.) ma se dovessi scegliere un altro sport da praticare – anche se ne ho provati davvero tanti – direi il rugby: mi piace l’atmosfera che si respira durante la partita, la sana e accesa rivalità che nasce e finisce sul campo. Il terzo tempo è un momento bellissimo che dovrebbe essere obbligatorio anche per tutti gli altri sport.

S

port e giovani, un binomio di cui si parla tanto ma che non sempre viene considerato come dovrebbe…

non accade nessun dramma. L’importante, ripeto è stare insieme e divertirsi. Tutto il resto è secondario…

U

n evento sportivo che le piacerebbe vedere, e promuovere, come Agsm a Verona…

Ce ne sarebbero tanti, ma a me piacerebbe vedere una partita di calcio fiorentino in Piazza Erbe o in Arena. Spettacolare: non è solo sport, è un evento storico che sarebbe davvero bello poterlo proporre nel 2018. Chissà…

A

gsm e SportDi+, come giudica questa partnership?

SportDi+ è diventato, negli anni, il giornale dello sport veronese. È un dato di fatto. Un magazine che parla di sport con foto di altissima qualità e di grande impatto. Davvero un giornale ben fatto che racconta in modo attento e diverso lo sport scaligero. Siamo convinti che SportDi+ può ancora crescere e, compatibilmente con le nostre possibilità, faremo in modo di contribuire a questo ulteriore step.

Che lo sport aiuti a crescere in modo corretto e sano i nostri ragazzi credo sia indiscutibile. Purtroppo anche a livello giovanile, soprattutto nell’ultimo decennio, conta sempre più vincere. Credo si dovrebbe fare qualche passo indietro e ritornare a quando eravamo giovani noi, quando l’importante era giocare e stare con gli amici. Attualmente faccio parte di una squadra amatori e lo spirito è rimasto quello di quando eravamo bambini: si gioca, si vuole giustamente vincere, ma se ciò

23


intervista

di Alberto Cristani

OBIETTIVO UNICO: LA SERIE A

FROM CANADA TO BE VALPO! Madison Solow racconta in esclusiva a SportDi+ la sua esperienza italiana con la maglia del Fimauto Valpolicella iniziata lo scorso anno e proseguita, dopo qualche tentennamento, anche quest’anno. Sguardo furbo, sorriso pulito e simpatia contagiosa fanno di ‘Mady’ una delle protagoniste – in campo e fuori – della formazione rossoblu allenata da Diego Zuccher.

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adison, raccontaci un po’ come hai iniziato a giocare a pallone....

M

le in Italia ma voler venire qui mi ha sempre affascinato. Finchè ho deciso e sono partita…

Quando avevo sei anni volevo fare tutto quello che faceva il mio fratello più grande. Lui ha iniziato a giocare a calcio e allora ho iniziato anch’io. Poi però io sono diventata più brava. E lui ha smesso!

C

C

osa ci dici della tua infanzia?

Sono cresciuta a Toronto con i miei genitori, con i miei fratelli più grandi Maxy e Benj e la mia sorella, anche lei più grande, Marissa. Ogni domenica andavamo alla casa della mia nonna con la mia zia e i miei cugini per il Sunday Brunch. Ho bellissimi ricordi della mia infanzia, dei posti dove sono cresciuta e che, un po’ mi mancano…

ome hai conosciuto il Valpolicella?

Beh, innanzitutto ho sempre conosciuto il vino (ride). Ma per il calcio, ho saputo perché ho parlato con Nicola Iachelli che lavora con un ragazzo che conosco. MI sono informata e poi, visto che la società è seria e con persone per bene, ho deciso di sbarcare nel Valpo. Ed eccomi qua!

C

he tipo di calciatrice sei?

Sono una centrocampista, diciamo, di quantità. Mi piace giocare svariando e cambiando spesso posizione. Sono un jolly che fa del dinamismo e della corsa i suoi punti di forza.

P

A

Sono venuta in Italia per fare un’esperienza di vita e per giocare a calcio. Non sapevo molto del calcio femmini-

Sinceramente ero rimasta molto delusa da come era finito il campionato

erchè sei venuta in Italia e soprattutto come mai a Verona?

fine dello scorso campionato sembrava dovessi andare via dal Valpo: cosa ti ha fatto cambiare idea?


intervista

(mancata promozione in A per soli due punti n.d.r.) e più volte ho pensato di ritornare a casa. Poi però, passata la delusione, ho riflettuto a mente serena a mi sono detta che la mia avventura con il Valpo non poteva finire così. Ho deciso quindi di restare, perché so che possiamo fare qualcosa di importante. E io voglio esserci!

C

he differenza c’è tra il calcio femminile italia-

no e quello canadese? Qui in Italia si gioca molto la palla, c’è più tecnica. Il calcio femminile canadese si basa molto di più sulla fisicità.

C

osa ti piace del nostro Paese e cosa ti manca del Canada?

Dell’Italia mi piace in primis il cibo italiano e le bellezze artistiche e paesaggistiche: qui ovunque si va c’è

25


qualcosa di bello e di interessante da vedere. Cosa mi manca della mia terra? Ovviamente la famiglia, il centro di Toronto, dove adoro passeggiare, e… il sushi!

C

osa vorresti fare da ‘grandÈ?

Tra qualche anno vorrei pubblicare un libro mentre per il quanto riguarda sentimenti e famiglia, sinceramente, . non ho ancora ben chiaro cosa voglio. Diciamo che ci penserò…

C

ome definisci gli italiani in generale? E i veronesi?

functio PRO

Ah, gli italiani sono buoni cuochi, autisti pazzi e belle persone. Anche i veronesi hanno queste caratteristiche ma sono meglio, sono – non so si può dire – ‘più speciali’!

Q

ual è il tuo idolo calcistico?

Senza ombra di dubbio Ricardo Izecson dos Santos Leite, al secolo Kakà. Giocatore unico, elegante, intelligente e dalla classe cristallina. Uno spettacolo!

M

adison, quando non giochi a calcio cosa fai?

Se devo essere sincera non faccio grandi cose. Innanzitutto guardo partite di calcio. Poi scrivo. E intanto mangio…

C

he lavoro fai?

Attualmente insegno inglese alla Green School, in zona stadio. Un lavoro che mi piace e che mi aiuta anche a perfezionare il mio italiano.


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di Marina Soave

intervista

GUARDIA

DELLA TEZENIS VERONA

PORTA a PORTA

2007-2008 il debutto in serie A, agli ordini di coach Pianigiani. L’anno dopo Portannese viene ceduto in prestito a Montegranaro, in campo in quattro gare di serie A per poi tornare a Siena e disputare il torneo di DNA con la maglia della Virtus Siena. Dopo le esperienze di Scafati e la Coppa Italia di DNA vinta con la Virtus Siena, nel 2011 si trasferisce alla PMS Torino e quindi all’Orlandina Basket. Portannese inizia la stagione 2014-2015 in Serie A alla Virtus Bologna, prima di passare a Latina dove conclude l’annata con 13.8 punti di media. L’anno

Intervista esclusiva di SportDi+ magazine a Marco Portannese, siciliano doc, che dopo un’ottima stagione a Scafati, da quest’estate difende i colori di Verona.

28

V

scorso Portannese è risultato uno dei

serie C a 17 anni per poi trasferirsi al Don

finale. Portannese si è inoltre più volte

entisette anni compiuti il 29 maggio, nativo di Agrigento, Portannese (per i compagni Porta) ha iniziato la sua carriera

nella Fortitudo Agrigento nel biennio 2004-2006, vincendo il campionato di Bosco Livorno e l’anno successivo alla Mens Sana Siena, con cui ha conquistato il campionato Under 19. Nella stagione

migliori giocatori dell’intero campionato di A2 con Scafati, prima nella regular season nel girone Ovest ed arrivata fino a gara-5 della semifinale playoff persa contro Brescia oltre alla vittoria della Coppa Italia di cui è stato grande protagonista, nominato Mvp della fase vestito d’azzurro, nazionale Under 16, Under 18 dal 2004 al 2007, Under 20, compresa la Nazionale Sperimentale.


intervista

I

nnanzitutto Marco cosa ti ha spinto ad accettare la proposta della Scaligera Basket... La società da vari anni è ambiziosa, la volontà di crescere e andare sempre più avanti mi hanno spinto a scegliere Verona. Perché volevo far parte di questo progetto di crescita e perché dietro ques.-ta società c’è la famiglia Pedrollo, che con la sua passione e serietà ha fatto sì che la Tezenis diventasse una delle società più ambite in Italia per un giocatore.

C

ome hai iniziato a giocare a basket e perchè?

Ho iniziato grazie alla passione della mia famiglia. Mio papà è stato prima giocatore, poi allenatore, quindi dirigente. Mia mamma ho giocato fino in serie B1, mia sorella fino a quando è andata all’università e mio fratello fino allo scorso anno da professionista. E poi con il pallone da pallacanestro mi divertivo un casino fin da piccolo.

S

e non avessi giocato a basket cosa avresti fatto?

Bella domanda. Fin da bambino per la verità per me è esistito solo il basket. Compravo tutte le riviste in circolazione, vedevo almeno una partita al giorno, giocavo e mi allenavo sempre. Non ho mai immaginato la mia vita senza la pallacanestro.

P

ortannese fuori dal campo: passioni, hobbies, interessi...

Mi piace molto leggere, ho appena finito l’ultimo libro di Carmelo Sardo. Mi piace fare qualcosa di diverso, anche con i compagni di squadra. Siamo stati da Escape room, una stanza dove devi risolvere degli indovinelli, appena avremo tempo organizzeremo qualcos’altro e con Boscagin vogliamo andare ad un circolo di burraco.

H

ai qualche rito scaramantico nel pre partita?

Per fortuna no.

Q

ual è stata la partita più esaltante finora giocata? E quale quella che vorresti rigiocare per poter, magari, ribaltare il risultato?

Non mi piace molto parlare delle prestazioni individuali. Fra quele che vorrei rigiocare direi la finale promozione di Legadue contro Trento qualche anno fa quando ero a Capo d’Orlando.

O

ltre al basket segui qualche altro sport? Un giocatore al quale ti sei ispirato?

Mi piacciono il tennis e, da sempre, Kobe Bryant

Q

uando finirai di giocare ti piacerebbe allenare?

29


Non penso di fare l’allenatore. Giro l’Italia da 11 anni e spero di poterlo fare per altri 10. Dopo vorrei fermarmi ed il lavoro del coach non lo permette.

A

proposito di allenatori, qual è quello a cui sei più affezionato?

Marco Sodini che di fatto mi ha cresciuto. E Pozzecco è unico.

Q

ual è il giocatore che ti ha maggiormente impressionato - e perchè - tra quelli che hai incontrato fino ad oggi nella tua carriera?

Anche se era a fine carriera Basile mi ha saputo trasmettere qualcosa che altri non avevano. Nel mio ‘podio’ metto anche la professionalità di un vero esempio come Soragna ed il talento di Terrel McIntyre.

C

he giocatore sei e qual è il complimento che più ti piace ricevere nei dopo partita?

Qualche anno fa ero un realizzatore, ora mi sento più un giocatore al servizio della squadra. Posso aiutare i miei compagni in vari aspetti del gioco, quando loro sono felici lo sono anch’io. Non mi piace molto ricevere complimenti, mi basta vedere il sorriso dei tifosi a fine partita o magari quando mi fermano per scambiare due chiacchiere in giro. Questo sì mi fa davvero piacere.

S

e dico ‘basket’, tu cosa mi rispondi?

30

Grazie di esistere, mi stai cambiando la vita.

I

l tuo rapporto con la Nazionale?

Ho fatto parte delle nazionali giovanili e della nazionale sperimentale. La seguo e faccio il tifo per i ragazzi che ne fanno parte.

S

icilia e Veneto, quasi gli estremi dell’Italia: che differenze hai potuto riscontrare in questi primi mesi da ‘veronesÈ? In Sicilia il ritmo di vita è più lento, c’è più spazio per i rapporti sociali. Qui si lavora di più, ed è un bene, il coach ci fa allenare tanto e magari dopo un allenamento essendo stanco preferisco riposare rimanendo a casa a leggere o guardare la tv. Mi piace molto Verona. Oltre alla città con la sua bellezza ereditata anche dalla sua storia, oltre al fascino romantico che emana non solo per la leggenda di Romeo e Giulietta è chiaro che Verona è una città sopra la media grazie all’adrenalina che trasmette attimo dopo attimo con i suoi tanti eventi. Dalle fiere agli spettacoli all’interno dell’Arena, dalle mostre al senso di cultura che è facile cogliere semplicemente passeggiando nei suoi angoli meno battuti

C

osa ti piace di più di Verona città?

La collina sopra Verona dove si vede tutta la città, l’Arena e la sera tardi quando in via Mazzini ci sei solo tu e poche altre persone. Veramente suggestiva.


N

I

O I Z

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intervista

di Andrea Etrari

ALPO BASKET: VESPIGIANI

L’azzurra alla corte di ‘re’ Soave Sofia Vespignani è il grande colpo dell’Ecodent Point Alpo 2016/17: vent’anni, playmaker, proveniente dall’A1 e grande protagonista con la Nazionale Under 20, è arrivata in biancoblù per far compiere alla società del Presidente Renzo Soave un deciso salto di qualità. Purtroppo però a fine settembre è incorsa in un infortunio che non ci voleva: frattura dello scafoide e inizio di stagione rimandato di un mese.

S

ofia, perché l’Alpo Basket?

«Ho avuto subito la sensazione che l’Alpo fosse una società organizzata e nelle quale si potesse stare bene e questo lo posso confermare adesso che sono passati tre mesi dal mio arrivo a Verona. Inoltre il fatto di conoscere da tempo Laura Reani e Chiara Villarini hanno favorito e agevolato la mia scelta».

U

n inizio di stagione caratterizzato da un brutto infortunio per te: «Sì, mi sono rotta lo scafoide due settimane prima dell’inizio del campionato. Sono stata operata, mi hanno messo una vite per tenere l’osso compatto e sono rientrata in campo prima del previsto. Ovvio che non sto giocando come vorrei, ho cercato di ritornare al meglio il prima possibile facendo tante sedute di fisioterapia».

C

osa ti aspetti da questa tua prima stagione veronese?

«A livello di risultati mi auguro di fare il meglio possibile, anche se nelle prime giornate abbiamo patito qualche battuta d’arresto di troppo. Come obiettivo metterei quello di divertirci e di arrivare ai play off nella miglior posizione possibile».

C

ome valuti il campionato di A2 e in particolare il vostro girone? «Direi di buon livello, molto lungo e per questo penso che sia presto per dire che siano le favorite del nostro girone, anche

32

se Vicenza, Bologna, Ferrara e Marghera hanno iniziato alla grande. Aspetterei la fine del girone d’andata, quando avremo affrontato tutte le avversarie, per sbilanciarmi in previsioni o pronostici». Siete una squadra giovane, il futuro è dalla vostra parte: «Sì, siamo giovani, ben assemblate e con un grande futuro davanti, secondo me. Nonostante l’avvio difficile, sono convinta che cresceremo e ne verremo fuori partita per partita».

P

arliamo della Nazionale e delle tue esperienze in maglia azzurra:

«In Nazionale ho vissuto esperienze bellissime: ho partecipato negli ultimi anni agli Europei Under 16, Under 18 e Under 20: la recente prestazione con l’U20 è finita con un inaspettato argento, però devo dire che ogni anno mi ha arricchito di qualcosa e ho portato a casa un bagaglio importantissimo».

Q

uando hai iniziato a giocare a pallacanestro?

«Ho iniziato nel minibasket a Faenza che ero piccolissima, a sei o sette anni di età: a 15 anni sono andata a Cervia dove ho giocato anche in prima squadra, poi mi sono trasferita alla Libertas Bologna e successivamente a Castel San Pietro dove sono stata due stagioni; l’anno scorso infine ho giocato in A1 a Vigarano».

C

he tipo di giocatrice sei e che effetto fa giocare nel massimo campionato? «Sono un play cui piace difendere e correre: il mio gioco è basato sulla velocità. In A1 ho trovato tanta fisicità in quanto ci sono tante giocatrici che vengono dall’estero e che hanno fisici molto imponenti: l’esperienza al piano di sopra è stata comunque bellissima e spero di ritornarci, magari proprio con l’Alpo Basket!».trari


di Andrea Etrari

basket

VERONA BASKET ‘schiaccia’ i

primi 30 anni

L’

anno sportivo 2016/2017 è il 30esimo dell›attività di Verona Basket. Come dal suo anno di nascita la «mission» di Verona Basket è quella di sviluppare, nel percorso di settore giovanile, la qualificazione di giovani atleti che possano far parte delle propria prima squadra o trovare anche maggiori possibilità in squadre di categoria superiore.

Settore minibasket La mission è quella di creare entusiasmo da trasferire poi nelle “basi” numeriche, fondamentale nel passaggio dal minibasket al basket. Le palestre dei 3 Centri Minibasket (Borgo Roma Giuliari, San Massimo Europa Unita, Centro Ferraris) rimbombano delle urla e del rumore dei palloni dei minicestisti di VB che sotto la qualificata ed esperta mano degli istruttori incominciano ad appassionarsi e a comprendere le prime conoscenze tecniche e motorie, base da cui proseguire l’istruzione specifica negli anni successivi.

settore basket Sono iniziati tutti i campionati giovanili dove VB è impegnata in ogni categoria, dagli Esordienti fino agli U18. Le squadre U18, U16 e U15 sono chiamate a riconfermare gli ottimi risultati dell›annata precedente (U16 e U15 campioni provinciali, U14 4^ classificata) ma anche U13 ed Esordienti devono «scalare» le classifiche dimostrando che con la crescita tecnica possono migliorare i loro risultati.

Il “percorso” Minibasket, Settore Giovanile, Promozione Partendo dal minibasket, passando per il settore giovanile, l’ultimo step di crescita in cui Verona Basket crede moltissimo è l’inserimento e l’impiego effettivo in campo degli under con la prima squadra che milita nel campionato di Promozione. La Promozione è costituita quasi esclusivamente da giocatori “marca VB”. Affiancano il super capitano Andrea Guerra (1978) ed i senior Luca Bertoni (1982), Alessandro Tormene (1987),

Davide Palumbo (1989) e Davide Ederle (1989), gli ormai consolidati Marco Rudari (1993), Matteo Mellone (1995), Lorenzo Bonafè (1996) e il “navigato” Matteo Bianchi del 1999 che gioca da titolare. Ampio minutaggio per i nati nel 2000 Matteo Mazza, Lorenzo Rossi, Francesco Gnesato, Davide Montanari, mentre al più presto debutteranno altri ‘99, 2000 e un paio di nati nel 2001. «Una strada “tracciata con chiarezza” con indicazioni da parte del preparato Staff tecnico e di dirigenti – spiega il presidente di VB Fabio Celebrano – Una strada che richiede impegno, che offre divertimento in funzione della crescita personale, non certo facile ma che per chi vuole impegnarsi per provare a raccogliere soddisfazioni nel tempo».

33


football americano

di Michele De Martin

SFUMATURE AZZURRE: ecco

Diego Gennaro U

È’ ufficiale. Diego Gennaro, capitano del Blue Team, vestirà per le prossime tre stagioni la maglia numero 97 degli Agsm Mastini Verona.

34

n colpo di mercato eccezionale quello messo a segno dalla società scaligera del presidente Simone De Martin, che potrà così schierare tra le sue fila un giocatore di altissimo livello come il defensive lineman vicentino. Quarantacinque anni, un metro e ottantatre centimetri per 115 chilogrammi di peso, Gennaro è già al lavoro con i nuovi compagni per prepararsi al meglio alla prossima stagione con i suoi Mastini. ”Con Diego” - ci dice il presidente gialloblù – “c’è un accordo di collaborazione importante. Lo vedremo in campo in veste di giocatore per rinforzare la nostra difesa, ma allo stesso tempo a fianco del defensive coordinator Gianluca Ottenio in veste di assistant coach, nonchè in prima linea per il progetto Junior Team. Diego è già un punto di riferimento per tutta la squadra per la leadership e l’energia positiva che sa trasmettere ai ragazzi. Devo ringraziare i miei collaboratori per il grande lavoro fatto dietro le quinte. Da tifoso gialloblù, non vedo l’ora di vederlo in campo”. Dal 1999 in maglia azzurra, lo scorso settembre ha avuto la grande soddisfazione di alzare al cielo la coppa per la vittoria del girone B del campionato europeo che proietta così il Blue Team verso il sogno di tornare tra le grandi d’europa. La sfida alla Danimarca è già prevista per il 2017. Vicecampione d’Italia in carica nell’ultima stagione di 1° divisione con i Giants Bolzano, Diego Gennaro ha collezionato un palmares incredibile nella sua lunga carriera. Sei scudetti con le maglie di Lions Bergamo, Giants Bolzano e Panthers Parma, due coppe campioni con i Lions Bergamo e il premio di miglior giocatore nel campionato austriaco

con i Giants Graz. I try out per la NFL Europe poi, parlano da soli, soprattutto per gli addetti ai lavori.

D

iego, cosa ti ha portato a scegliere gli Agsm Mastini Verona:

Sicuramente il progetto ambizioso di voler portare una squadra veneta in prima divisione. Il progetto di tre anni, che saranno per me gli ultimi in veste di giocatore, mi vedrà anche alla ricerca di migliorarmi come allenatore.

Q

uali sono i tuoi obiettivi stagionali, intesi come personali e ovviamente di squadra:

Il campionato di seconda divisione non lo conosco. Ho avuto modo di vedere la finale la scorsa stagione, ma non ho ancora l’idea dei team che andremo ad affrontare. Gli obiettivi sono quelli che condivido con il coaching staff e sono quelli di far crescere la squadra come numero di giocatori e sotto l’aspetto tecnico. Sono già molto contento dei segnali ricevuti da questi primi allenamenti. Si parte da una buona base.

Q

uali momenti della tua carriera consideri i più importanti, i più emozionanti:

Ho avuto la fortuna di giocare con tanti bravi giocatori in questi anni. Ma devo dire che non sono le vittorie che ricordo e considero come più importanti. Il football americano è uno sport che lega molto i componenti della squadra. Le amicizie che nascono anche con giocatori di altre città, i riconoscimenti da parte delle persone che si ricordano di te per quella particolare azione di gioco, ma anche i momenti difficili. Le persone, sicuramente le persone. Non certo le medaglie. Per gli Agsm Mastini un autunno di grande lavoro sul campo ma anche dietro le quinte. Altre acquisizioni importanti sono infatti in via di definizione. Non ci resta che attendere l’ufficializzazion.



intervista

di xxxxx

PALLAVOLO XXXXX

SportDi+ è andato a trovare al PalaTrento Filippo

di Alberto Cristani

Super Pippo il

‘Pippo’ Lanza, capitano del Trentino Volley e vice campione olimpico con

MARTELLO che non perdona!

la Nazionale italiana a Rio 2016. Nato a Zevio il 3 marzo 1991, dopo 10 anni in maglia biancorossa è ormai a tutti gli effetti trentino di adozione. In questa intervista Lanza ci racconta la sua storia

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F

ilippo, questo è il tuo decimo anno qui a Trento; praticamente tu hai cominciato a giocare a pallavolo qui… Sì, ho cominciato qui a 14 anni. Fino ai 13 anni ho giocato a rugby nel Cus Verona. Poi su consiglio di mio papà ho provato la pallavolo e, da allora, non l’ho più lasciata. Successivamente mi sono trasferito da solo a

Trento e sono andato a scuola qui: frequentavo la seconda superiore. Ho finito la scuola a Roma perché ho fatto un paio di anni in quella città. La maggior parte della mia giovane età l’ho passata qui.

T

i senti trentino di adozione…

Una parte sì, qui ho gli amici e ho trovato una società che mi ha trattato benissimo, con i guanti, fino ad oggi e che continua farlo.

C

’è tanta differenza tra i trentini e i veronesi?

Direi di si. L’ambiente, il territorio fanno le persone. Queste montagne che circondano la città segnano anche la mentalità un po’ chiusa dei trentini che fanno fatica a darti confidenza. Però appena si ‘sciolgono’ sono persone squisitissime.


di xxxxx

progetto intervista sport

XXXXX

L

a medaglia d’argento vinta a Rio è stato un successo inaspettato…

Devo fare una premessa. Il sogno è cominciato già un anno fa quando abbiamo giocato la qualificazione. È stato bellissimo giocare e ottenere questa grande qualificazione, non era semplice. Abbiamo giocato 15 partite in 16 giorni. Da lì in poi è stato un percorso più semplice perché siamo arrivati preparati all’Olimpiade. Abbiamo fatto anche la World League per preparare il sestetto. A Rio abbiamo vissuto un mese intenso, dove abbiamo visto passare tanti atleti di tutti gli sport e veder vincere le medaglie è stato emozionante fino all’ultimo giorno perché Italia-Brasile è stata la finale olimpica, meritatissima. Siamo partiti con l’idea di portare a casa qualcosa da questa Olimpiade ed è arrivato l’argento. Sono molto contento.

Q

uesto argento cosa può portare alla pallavolo italiana?

Sicuramente abbiamo acceso una luce che era spenta da un po’ di anni e il mondo della pallavolo ne aveva proprio bisogno per far capire che ci siamo anche noi e che non ci sono solo il calcio o il basket. Spero che con questo grande risultato la gente si riavvicini alla pallavolo e cominci a seguirlo più spesso. La pallavolo è uno sport che da tante emozioni.

Q

uest’anno il campionato è più equilibrato: si sono rinforzata tante squadre e quindi sarà più avvincente. Tu come lo vedi?

Cade proprio nel periodo giusto questa Super Lega. È composta da squadre forti e credo che quest’anno il campionato, più di ogni altro fino d’ora disputato, sia il più equilibrato. Ci sono sei squadre, su quattordici, che potenzialmente possono competere per lo scudetto. Ogni domenica bisogna impegnarsi perché non è più una passeg-

37


progetto sport

di xxxxx

XXXXX

“ Abbiamo acceso una luce che era spenta da un po’ di anni e il mondo della pallavolo ne aveva proprio bisogno per far capire che ci siamo anche noi

38

giata come poteva essere un paio di anni fa e questo aiuta lo spettacolo.

I

P

Non ne ho tantissimo e quello che ho lo uso per sistemare la casa, per fare delle passeggiate, qui in trentino che ci sono dei bellissimi posti. Appena posso torno a casa a Verona dalla mia famiglia.

arliamo un po’ di te. Oltre alla pallavolo hai altre passioni o interessi? Io al di fuori della pallavolo seguo la Casa vacanze che ho aperto con mia mamma in Toscana, che mi occupa la parte estiva, preparandomi così un futuro. Quest’anno ho studiato spagnolo perché mi piacerebbe aprire un chiringuito in una spiaggia. Insomma mi sto portando avanti. (Filippo è fidanzato con Ana, orginaria di Alicante n.d.r.)

Q

uali sport ti piace seguire?

Guardo un po’ tutto, ma non ne seguo uno in particolare anche se l’NBA ha il suo grande fascino…

I

l tuo tempo libero come lo passi?

l legame con Verona è ancora forte?

Il legame è fortissimo perché c’è la mia famiglia e ci torno sempre molto volentieri. Sono sempre ben accetto a Verona e mi piace tornarci.

A

livello culinario tra Trento e Verona cosa ci puoi dire…

Sono due cucine pesanti e impegnative. Io ho sempre preferito quella veronese e dalle mie parti ci sono i “bisi”


intervista

FILIPPO LANZA

buoni da condire con le lasagne o assieme al riso.

E

come vini?

In trentino ci sono vini buoni come il Teroldego e cantine buone come Cavit e Ferrari. Io comunque vado sul sicuro e dico Valpolicella!

U

ltima domanda. Qual è il giocatore che ti ha ispirato

in questi anni? Il brasiliano Giba (Gilberto Amauri de Godoy Filho, n.d.r.), è quello che più sa emozionare a livello di gioco: è un grande e non nascondo spesso ho preso spunto dalle sue giocate per migliorare le mie. Un grandissimo.

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offre la garanzia e la sicurezza di un riso con RintracciabilitĂ di Filiera Certificata. Azienda che detiene in Italia il primo riconoscimento di riso I.G.P. Il riso di qualitĂ negli splendidi sacchetti in Atmosfera Protettiva che ne garantiscono nel tempo la conservazione e le proprietĂ organolettiche.

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UN

2016

A TUTTO

KITESURF

SPORT

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ACCADEMIA PUGILISTICA SCALIGERA

“ 42

L’

Associazione Pugilistica Scaligera nasce nel 2006 da un’intuizione di Francesco Manni e Matteo Bertani, da sempre appassionati di questo sport, a cui hanno immediatamente aderito Luca Mori, Massimo Berti e Said Tadger


“

CHIEVO VERONA

RICCARDO MEGGIORINI

N

ato a Isola della Scala il 4 settembre 1985, Meggiorini gioca nel ChievoVerona dal 2014. Leggendario il suo assisti di tacco a Paloschi in Chievo-Lazio del 30 agosto del 2015

43


HELLAS VERONA

VANGELIS MORAS

“

L’

44

ex difensore gialloblu ha fondato nel settembre del 2015 la fondazione Save Moras in ricordo del fratello Dimistris morto di leucemia


NAZIONALE ITALIANA AMPUTATI

F

ondata l’8 dicembre del 2012, la Nazionale Calcio Amputati ha disputato un’amichevole a Cavaion Veronese nel dicembre del 2015

45


“

femminile

AGSM VERONA CHAMPIONS LEAGUE

46

C

hampions League stregata per Gabbiadini e compagne che, anche nell’edizione 2016-2017, non sono andate oltre ai sedicesimi di finale


FIMAUTO VALPOLICELLA

SORELLE MASCANZONI

femminile

“

D

ebora e Daiana Mascanzoni giocano nel Fimauto Valpolicella ed entrambe hanno un grande sogno: ritornare presto in serie A

47


BMX

“

O

limpico a Pechino 2008, Olimpico a Londra 2012, Vicecampione del mondo cruiser 2008, Campione europeo indoor 2007, Vicecampione europeo indoor 2006 e 31 titoli italiani: questo il curriculum di Manuel De Vecchi

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MANUEL DE VECCHI


ELIA VIVIANI

N

ato a Isola della Scala il 7 febbraio 1989, Viviani ha vinto 5 titoli ai campionati europei su pista Elite, 13 campionati italiani, 2 medaglie d’argento e una di bronzo ai campionati del mondo e la medaglia d’oro nell’omnium alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016

49


AGSM MASTINI

I

Mastini Verona nascono il 13 dicembre 2005 (giorno di Santa Lucia...) dalla ‘pazzia’ di un gruppo di amici e dalla passione della famiglia De Martin

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TIZIANO ROSSI

“P

iù fai piano e più fai forte”. Questa la massima a cui si ispira il Maestro Tiziano Rossi

51


FEDERICO MARCHESINI

I

l ‘kitÈ è uno sport acquatico nato nel 199 come variante del surf; consiste nel farsi trainare da un aquilone che usa il vento come propulsore e che viene manovrato attraverso una barra da sottili cavi

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RALLY DUE VALLI

N

ato nel 1972, il ‘Due Valli’ offre uno spettacolo unico nel Campionato Italiano e nel Campionato Italiano Auto Storiche

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LUCA PIZZINI

N

ato a Verona l’8 aprile 1989, Pizzini ha vinto il 19 maggio del 2016 il bronzo agli Europei di Londra e ad ha partecipato - ad agosto - alle Olimpiadi di Rio

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TEZENIS SCALIGERA BASKET

“

RAYVONTE RICE

R

ayvonte Rice, guardia USA di 193 centimetri, ha giocato nella Scaligera Basket nel corso del campionato 2015-2016.

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femminile

OLIMPICA DOSSOBUONO

“

C

56

avalcata entusiasmante per l’Olimpica Dossobuono che, dopo un solo anno di A2, centra la promozione (vincendo tutte le partite...) nella massima serie


CALZEDONIA BLUVOLLEY

SIMONE ANZANI

N

ato a Como il 24 febbraio 1992, Anzani è uno dei giovani centrali più forti in Italia. Gioca nella BluVolley dal 2013.

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10 KM DI BARDOLINO

1.100 58

è il numero di atleti che ha preso il via all’edizione 2016 de ‘La 10 Km’ di Bardolino


VERONA RUGBY

“

A

nche nel 2016 Verona Rugby e Valpolicella Rugby si sfidano nel derby nel campionato nazionale di serie A di rugby. Spettacolo assicurato!

59


CAVAION MONTE PERONI

D

opo il poker di successi della stagione 2015, il Cavaion Monte quest’anno si è dovuto accontentare ‘solo’ della Coppa Europa

60


ATS VERONA

“

L’

Associazione Tiratori Scaligeri ha una tradizione di quasi 10 anni nella pratica del tiro sportivo e si avvale di uno staff tecnico qualificato

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ISTRUZIONI PER L’USO

SportDi+, una realtà... aumentata!

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rugby

di Bruno Mostaffi

WEST VERONA RUGBY UNION

La carica dei mini ‘Draghi’!

L West Verona Rugby Union è un Club di Rugby fondato nel 2004 che opera principalmente nell’area geografica a ovest della provincia di Verona nei comuni di Sona, in cui ha sede la società e il nuovo centro sportivo inaugurato lo scorso 24 settembre.

64

a società, presieduta da Mario Ramundo, fonda le basi su un progetto strutturato, con prima squadra che partecipa al campionato di serie C, formazioni giovanili Under 18, 16 e 14 e mini rugby. Quest’ultima attività è senza ombra di dubbio quella a cui la società dei ‘Draghi’ ripongono maggiore attenzione in quanto si tratta di un momento di crescita, formazione e promozione della palla ovale nella quale la società. “Con l’attività di mini rugby” - spiega Mauro Olivieri, coordinatore del progetto - “vogliamo dare un’alternativa agli sport ‘classici’ e soprattutto trasmettere ai bambini quei valori sportivi che poi si riscontrano nella vita di tutti giorni ovvero rispetto delle regole, dell’avversario, sacrificio e soprattutto dare loro la possibilità di socializzare e stare insieme semplicemente giocando. Siamo molto soddisfatti del riscontro che la nostra iniziativa sta avendo: a oggi sono oltre 60 i bambini iscritti e i genitori sono molto soddisfatti”. “Quest’anno” - prosegue Olivieri – “partiamo dall’età di quattro anni. Ovviamente non insegnamo loro il rugby ma facciamo in modo che prendano confidenza con il

gioco. Nel fine settimana, non essendoci campionati e classifiche, organizziamo con altre società delle partite - se così si possono chiamare - dove i bambini corrono, saltano e si divertono. Il risultato c’è ma non conta assolutamente nulla non esistendo, come già detto, campionati e classifiche. Voglio infine citare, e ringraziare, le persone che portano avanti con me questa attività: Massimo Forigo, Giorgio Bonato, Jacopo Cavallini e Davide Di Giovine”. “Il rugby” - spiega il presidente Mario Ramundo - “è uno sport di emozioni, di cooperazione, di contatto ed è nostra convinzione che ciò lo renda uno strumento con grandi potenzialità educative e formative. La sinergia scuola - rugby per noi va ricercata e favorita con la consapevolezza che queste due ‘entità’ possono essere estremamente utili l’una per l’altra. La collaborazione dei nostri tecnici con la scuola, nelle figure dei docenti e degli alunni, deve essere finalizzata innanzitutto al raggiungimento degli obiettivi della scuola stessa e, in prima istanza, nel garantire un contributo alla formazione del cittadino, al di la dell’aspetto sportivo”.


rugby

NON SOLO SERIE C

Prosegue Ramundo: “Abbiamo studiato un progetto di educazione sportiva da proporre agli istituti scolastici del territorio che prevede una serie di attività motorie sotto forma ludica di rugby educativo con finalità formative. Ispirato al Progetto scuola della Federazione Italiana Rugby, segue il percorso di collaborazione sviluppato in questi anni tra Federazione, CONI, Ministero della Pubblica

Istruzione e C.S.A. Il progetto è già stato presentato alle scuole elementari e medie di Villafranca, Mozzecane, Povegliano, Sommacampagna e Sona e sarà via via allargato”. “La nostra proposta” – conclude il presidente West – “è riferita ad una versione semplificata del rugby che favorisce l’apprendimento di base e permette l’immediata piena fruibilità degli aspetti del gioco, con grande

attenzione al coinvolgimento di tutti gli studenti (maschi e femmine) partecipanti al progetto ed offrendo a tutti l’opportunità di un’esperienza sportiva ed umana non finalizzata a selezionare talenti, ma promuovere i valori tipici di questo sport. Il rugby educativo è praticabile non solo all’aperto su spazi erbosi ma anche in palestra con immutate valenze educative e sportive”.

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tamburello

di Matteo Zanon

MATTEO

DE ZAMBOTTI

Vi racconto il mio ‘SOGNO’

MONDIALE Stagione da incorniciare per il giocatore di origini trentine che, dopo aver condotto il Sommacampagna ad una meritata salvezza nel campionato di serie A, ha festeggiato la conquista del titolo di campione del mondo di tamburello, battendo in finale i cugini della Francia. Un successo meritato per l’Italia e una gioia indescrivibile per un atleta che, dall’età di sette anni, ha fatto di questo antico sport una vera e propria passione.

66

D

al 26 al 28 agosto scorsi, sui campi di Medole, Castel Goffredo, Castiglione delle Stiviere, Cavriana, Ceresara, Guidizzolo e Solferino si sono svolti i mondiali outdoor di tamburello. La manifestazione è stata organizzata dalla Federazione Italiana Palla Tamburello, su mandato della Federation Internationale de Balle au Tambourin, in collaborazione con la Regione Lombardia, la Provincia di Mantova, il Coni, le Amministrazioni locali e le società che hanno dato la propria disponibilità ad ospitare l’evento. Le nazionali che hanno preso parte all’evento sono state sette: Italia, Francia, Germania, Spagna, Catalogna, Ungheria e Romania. Per l’Italia è stato un vero e proprio successo: dopo essersi sbarazzati facilmente di Romania (13-1), Ungheria (13-0), Spagna (13-1), Catalogna (13-1) in semifinale, in finale gli azzurri hanno avuto la meglio contro i “cugini” francesi per 13-6. Anche in campo femminile si è assistiti al medesimo risultato. Le azzurre hanno battuto

13-7 le francesi ribaltando così il risultato della prima edizione del mondiale che aveva visto trionfare sia nel maschile sia nel femminile la Francia. Una rivincita che riporta nella terra madre di questa disciplina il titolo mondiale. Tra i giocatori azzurri era presente anche Matteo de Zambotti, 30enne militante nella società Sommacampagna e diventato ormai punto fermo della formazione allenata da Gianni Belligoli. Matteo spiega com’è andata quest’esperienza e in particolare le emozioni provate durante la fase finale: “La prima parte è stata una vera e propria passeggiata come dimostrano i risultati contro Romania, Ungheria, Spagna e Catalogna. Il livello di queste nazioni è molto distante dal nostro e solo contro la Francia il livello tecnico si è decisamente alzato”. Entrando nel vivo della finale de Zambotti racconta: “Siamo partiti benissimo e infatti fino a due terzi di gara siamo stati perfetti. Siamo andati 9-0 e seppur la Francia non stesse giocando male il livello tecnico che abbiamo espresso come squadra era nettamente superio-


tamburello

re”. Continua de Zambotti: “Nonostante molti cambi, il risultato non è mai stato in discussione anche se la Francia ha limitato il passivo”. Per Matteo questo risultato ha dimostrato la potenza della nazionale italiana in questo sport: “Come auspicava la federazione italiana si è dimostrato che il paese leader del tamburello è l’Italia”. A livello personale questo mondiale per de Zambotti è stato la realizzazione di un sogno: “Ho iniziato a giocare da ragazzino a 7 anni e con il passare degli anni non avrei mai immaginato di arrivare a giocare una finale mondiale”. Una finale che ‘si è fatta sentirÈ. “In quel momento lì - spiega Matteo - la tensione era alta soprattutto perché la posta in palio lo era ancora di più. È

stata un’enorme soddisfazioni perché è il coronamento di tanti anni di allenamenti e fatiche e aver fatto parte della nazionale ed essere tra i migliori giocatori italiani è qualcosa di unico”. Il giovane trentino ha ben chiaro quale deve essere il compito di un atleta: “Credo che per un’atleta l’obiettivo sia raggiungere il proprio limite. Io che ho un talento inferiore rispetto ad altri atleti, penso che se non l’ho raggiunto quel limite, ci sono andato davvero vicino”. Matteo risponde così a chi gli chiede a chi dedica questo successo: “Dedico questa vittoria a chi ha creduto nelle mie potenzialità, alle squadre in cui ho militato e in particolare alla società del Sommacampagna dove gioco dal 2011”.

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intervista

di Alberto Cristani

OSPITE AL GALÀ DELLA GINNASTICA DI VERONA

È

BEBE , L’

angelo

dello sport B

ebe, dalla Casa Bianca ospite di Obama a Verona…

Già, sono quelle situazioni che ti sembra di essere catapultata in una storia. Obama è un tipo davvero ‘scialla’: andare alla Casa Bianca e rappresentare lo sport italiano e in generale il nostro Paese è stato un grande onore.

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P

rima ancora le Olimpiadi…

Già, le Olimpiadi, il coronamento di un sogno! Un’avventura e un successo che ho condiviso con la mia famiglia e la mia squadra, le persone alle quali voglio più bene. È stato bello vedere che ci hanno seguito durante le nostre gare tanti bambini e che hanno apprezzato il nostro sport.

stato senza dubbio un pomeriggio indimenticabile per i quasi 5000 presenti che, sabato 5 novembre, hanno assiepato le gradinate dell’AGSM Forum in occasione della Yomo Cup di ginnastica artistica. Infatti, oltre ad ammirare le evoluzioni delle campionesse e dei campioni di una delle discipline più eleganti e spettacolari in assoluto, gli spettatori hanno potuto emozionarsi e applaudire una ragazza che di fatto è diventata già un’icona dello sport italiano e mondiale. Bebe Vio, al secolo Beatrice Maria Vio nata a Venezia, 4 marzo 1997, ha letteralmente rubato la scena a tutti, confermando di essere una grande persona. SportDi+ l’ha intervistata in esclusiva. Ecco cosa ci ha raccontato…


T

L

Guarda, io prima di tutto mi diverto. L’ho sempre fatto e per me è naturale vivere facendo sport. La scherma è la cosa più bella che posso fare e che mi fa stare bene. Io non consiglio ai ragazzi di fare sport a tutti i costi ma di fare quello che gli piace: solo così si può vivere bene e serenamente. Un consiglio mi permetto di darlo ai genitori, soprattutto dei bambini che hanno subìto amputazioni: lasciate che i vostri figli escano di casa e facciano sport. Non teneteli troppo ‘controllati’. Permettere loro di esprimere la loro creatività e di soddisfare le loro passioni è un’iniezione di positività che li aiuta a superare al meglio le difficoltà. Non abbiate paura che si facciano male: tutti i bambini, indistintamente, se ne fanno. Fa parte del gioco, fa parte della vita!

Si, si. Ho iniziato a 5 anni …per sbaglio! Ero andata in palestra per giocare a pallavolo. A un certo punto ho deciso che non mi piaceva sono scappata e, nel cercare l’uscita, mi sono ritrovata in un’altra sala dove facevano provare la scherma. È stato amore a prima stoccata. Da allora questa disciplina ha accompagnato in tutte le mie giornate.

i senti un esempio di sport per i giovani?

a scherma nella tua vita c’è sempre stata…

O

ltre a scendere in pedana cosa fai nella vita?

Dopo una settimana di stage mi hanno confermato e andrò a lavorare per un anno per Fabrica, l’agenzia di comunicazione di Benetton creata con Oliviero Toscani. Lavorare nell’ambito della comunicazione sportiva mi piace davvero tanto; conosco il mondo dello sport e penso di poterlo raccontare nel migliore dei modi. Da gennaio andrò a vivere da sola a Treviso e poi, finita questa esperienza di lavoro, andrò all’università.

credit foto Augusto Bizzi

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intervista

E

poi c’è la tua Onlus…

Già, Art4sport ONLUS, un progetto che crede nello sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto. La mission della Onlus è quella di aiutare economicamente e supportare a livello pratico e organizzativo le famiglie di bambini protesizzati per permette-

70

re loro di giocare e divertirsi quotidianamente attraverso l’attività sportiva. Purtroppo lo Stato non ‘passa’ le protesi sportive e quindi con la Art4sport vogliamo sopperire a questa necessità. Era un sogno ma è diventato realtà; speriamo che in tanti ci aiutino a far felice tanti bambini perché tutti devono essere liberi di provare a praticare lo sport che preferisce.


media pa ner

21 GENNAIO 2017 alle ore 20:30 presso il TEATRO ASTRA di SAN GIOVANNI LUPATOTO (VR)

SPETTACOLO BENEFICO DI DANZA

2017

IT’S TIME TO DANCE


softball

di Matteo Lerco

‘SABRO’ DEL MASTIO,

1000… e non più 1000!

E

72

sistono infatti delle anomalie in questo sistema e la culla di queste eccezioni è molto spesso lo sport. Ci sono atleti che sfuggono a questa logica spietata del cambiamento, sportivi che nonostante il passare degli anni, riescono a cavalcare sempre, magnificamente, l’onda del successo. Sabrina Del Mastio è una delle contraddizioni di cui stiamo parlando. Se in un motore di ricerca digitaste “epitome del softball italiano”, molto probabilmente il browser vi rimanderebbe a questo nome. Bolognese, classe 1971, “Sabro” per gli amanti della disciplina, è un’istituzione. Dall’esordio con le Queens di Casalecchio, passando per le Olimpiandi di Atene 2004, sino al recente scudetto conquistato con

Panta rei. Tutto scorre. Scorrono le stagioni che ineluttabilmente scandiscono i momenti delle nostre vite. Cambiano i compagni che camminano al nostro fianco, cambiamo soprattutto noi. Il tempo, nella vita, è un giudice inappellabile. Per tutti, o quasi. Bussolengo, nel giorno della millesima partita in ISL: nel caso in cui voleste spiegare i valori dello sport ai vostri figli, la storia di Sabrina potrebbe essere un buon punto di partenza. Noi di SportDi+ l’abbiamo intervistata, ecco quello che ci ha

raccontato...

S

abrina, hai vinto il sesto scudetto della tua carriera, contro la tua ex squadra, nel giorno in cui hai infranto le 1000 presenze in ISL, cosa chiedere di più dalla vita?

Ho vissuto dei momenti indescrivibili. Già una finale scudetto di per se è molto emozionante, se poi la vinci all’ottavo inning, contro la tua ex squadra (Forlì), nel giorno in cui tagli un traguardo cosi importante, ti domandi se davvero tutto ciò che stai vivendo sia reale. Ad inizio partita il manager Enrico Obletter ed il presidente Giovanni Bombacci mi hanno consegnato un mazzo di fiori ed una targa celebrativa, Bussolengo mi ha regalato degli attimi che mi porterò dentro per tutta la vita. Dedico questo successo a Roberto, mio compagno e mia spalla da 27 anni, col quale ho diviso gioie e sacrifici, un grazie speciale lo devo


softball

sicuramente a lui. Questa vittoria va poi alla mia meravigliosa famiglia e alle tutte le compagne che ho avuto in questi trentatré anni di softball: nel bene o nel male, gran parte del tempo libero l’ho trascorso con loro.

N

I

Io mi ritengo molto fortunata, mi sveglio molto presto dato che alle 7:30 inizio a lavorare, ma questo mi ha permesso di gestire in maniera perfetta gli orari di allenamenti e partite negli anni nei quali ho giocato fuori dalla mia città. Il softball è uno sport povero, non viene trasmesso in televisione e le sponsorizzazioni non sono molte, non lo si può vivere 24 ore su 24 come fanno gli atleti di altre discipline e questo dispiace. Sono indispensabili molti sacrifici, ma vi assicuro, alla fine le soddisfazioni superano di gran lunga le rinunce.

l tuo curriculum è un libro di storia: 6 scudetti, 4 coppe campioni, 3 coppe delle coppe, la Nazionale, i Giochi Olimpici di Atene 2004... Qual è stato il momento o il successo che ricordi con maggiore orgoglio? Ogni periodo ha la sua storia, sicuramente però il 2004 è stato per me un anno speciale. Partecipare alla spedizione azzurra ad Atene fu uno scrigno di emozioni, grazie alla Federazione abbiamo avuto la possibilità di prepararci adeguatamente in Australia, prendendo poi parte alla Japan Cup. Ci classificammo ottave su otto, il risultato finale non scalfì però minimamente la bellezza dei momenti che abbiamo vissuto. Ricordo nitidamente che quando incontrai le sorelle Williams, chiesi loro immediatamente l’autografo, ero emozionantissima, anche se in fondo, partecipando alla stessa manifestazione, eravamo allo stesso livello. È questa la più grande lezione che le Olimpiadi mi hanno consegnato: i loro sacrifici erano e sono gli stessi che faccio io e che fanno moltissime ragazze ogni giorno.

ella vita di tutti i giorni gestisci un banco di biancheria intima, in via Albani, a Bologna, è ed è stato difficile in questi anni conciliare il lavoro con lo sport?

P

arlaci un po’ del softball, uno sport ancora troppo poco conosciuto entro i confini nostrani...

È una disciplina che ti regala emozioni uniche. Come in ogni ambito della vita richiede sacrifico e dedizione, ma se ti ci appassioni, ti cambia la vita. Personalmente mi ha permesso di viaggiare molto, ma soprattutto di creare dei forti legami con le compagne di squadra, delle persone che mi porterò dentro per sempre. Purtroppo come ho già detto è uno sport povero, poco pubblicizzato ed in Italia, essendo esclusivamente

femm i nile è oggettivamente poco seguito. Ora si sta cercando di farlo conoscere nelle scuole, speriamo che nei prossimi anni le politiche federali paghino affinché venga data a sempre più ragazze la possibilità di entrare in contatto con questo fantastico mondo.

P

rima di salutarti, che consiglio ti sentiresti di dare ad una ragazzina che per la prima volta si affaccia a questo sport?

Il mio motto è “volere è potere”. Nello sport, come nella vita, con costanza, sacrificio e determinazione si possono raggiungere traguardi inimmaginabili. Non arrendetevi, mettete sempre tutto voi stessi, qualunque attività stiate svolgendo. Se la mia carriera mi ha lasciato un insegnamento è sicuramente questo: il duro lavoro paga sempre.

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intervista

di Giuditta Casi

GIORGIA STRAZIERI

bronzo mondiale davvero…SPEEDY! Un

Intervista esclusiva a Giorgia Strazieri, giovanissima (quattordici anni compiuti lo scorso luglio) campionessa di arrampicata, che ci racconta come ha iniziato a praticare questo sport e gli obiettivi del 2017, alla luce anche dello splendido terzo posto ai Mondiali Giovanili di arrampicata sportiva, svoltisi a Guangzhou, in Cina

G

iorgia, parlaci un po’ di arrampicata e di come hai iniziato a praticare questo sport…

C

Ho iniziato ad arrampicare 5 anni fa, all’ età di 9 anni, quando per caso con la mia famiglia siamo stati ad Arco di Trento per una giornata dedicata all’arrampicata. Per gioco mi sono iscritta anch’io ad una semplice gara di prova. Allora praticavo nuoto. Ricordo ancora che salii per la prima volta una parete alta circa 15 metri, con la corda che mi teneva in caso di caduta, e quando scesi dissi alla mia famiglia che avevo trovato lo sport della mia vita. Fu amore a prima vista e da quel momento mi alleno ogni giorno con impegno e dedizione. Mi allena mio papà che ha una lunga esperienza come allenatore di calcio e conosce bene ogni tipo di preparazione atletica. Ciò che mi serve e mi aiuta a raggiungere i risultati migliori.

Nelle competizioni agonistiche ci sono tre tipologie di gara: il boulder, dove si arrampica in pareti alte non più di 5 metri con dei materassoni morbidi che riparano in caso di caduta. In questi casi ad ogni gara devi cercare di raggiungere il Top (la presa più in alto) su 7-8- vie tracciate. Poi c’è il Lead, la classica arrampicata con corda e imbrago e qui vince chi arriva più in alto di tutti. Infine c’è lo Speed, dove ci si deve arrampicare il più velocemente possibile su di una parete alta, a seconda dell’età, 10 o 15 metri: qui vince il più veloce. Questa disciplina la preferisco perché unisce strategia tecnica a un alto livello di preparazione fisica; devi essere forte, resistente e velocissima per arrivare a scalare 10 metri in 5” come ho fatto io e ottenendo il miglior risultato mai raggiunto da nessuno in Italia fino ad ora. Una bella soddisfazione!

C

he requisiti occorrono per praticare questo sport?

Non occorrono dei requisiti specifici o dei fisici particolari, possono iniziare ad arrampicare tutti già dai 4-5 anni. Poi però, se vuoi diventare davvero forte, saranno passione e sacrificio a fare la differenza e a portarti lontano.

S

port e studio: sono conciliabili?

Direi di si. Attualmente sto frequentando il Liceo Scentifico Galileo Galilei a indirizzo sportivo e i miei professori sono molto ‘comprensivi’ sullo sport che pratico e sul tempo che impiego ad allenarmi. Trascorro la maggior parte del mio tempo libero ad arrampicare e a curare la preparazione atletica. Questo comporta sacrificio: infatti devo conciliare lo studio, che concentro principalmente alla sera dopo il ritorno dagli allenamenti o dalle gare. Non è facile ma pur di arrampicare sono disposta a tutto anche a studiare di notte! .

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he cos’è l’arrampicata e, in particolare la tua specialità, lo Speed?

Q

uali altri sogni o obiettivi ti sei preposta per il futuro ?

Di sogni a dire il vero ne ho già realizzati molti, come ad esempio entrare a fare parte da quest’ anno della Nazionale Italiana di arrampicata sportiva. Sto girando molto in tutta Europa: sono stata in Francia, Austria e Polonia a disputare la Coppa Europa. Ora sono appena tornata dal Campionato Mondiale Giovanile che si è tenuto a Ghuang Zhou in Cina, dove ho gareggiato per ben 15 giorni tra le atlete migliori al mondo (più di 800 provenienti da tutto il mondo n.d.r.). Mi sono qualificata terza alle spalle di due atlete russe. Sono Campionessa Italiana di Velocità del 2015, Vice campionessa Europea 2016 e vincitrice della Coppa Europa 2016. Ho inoltre realizzato il record Italiano di velocità scalando la parete di velocità in soli 9,15”, un tempo che nessuno in Italia aveva fatto prima di me. L’anno prossimo spero, e non ho dubbi , di migliorare la mia posizione in classifica a livello Mondiale. Insomma, sono soddisfatta di quello che fino ad oggi ho fatto ma…non mi accontento!



arrampicata

di Giovanna Tondini

VERONESE tra i blocchi di roccia

Un

sudafricani

E

nrico Veronese ha trascorso così il suo soggiorno in Sudafrica. A Rocklands, “una delle aree più belle al mondo per il boulder”. Per quel modo di arrampicare, cioè, dove liberi da corde e imbracatura si salgono blocchi di roccia, con pochi pochissimi movimenti, al massimo quattro o cinque.

“Rocklands è unica per la sua roccia rossa, arenaria, e per la concentrazione di sassi che si perdono ovunque”, ci racconta Enrico. Partito a fine luglio con altri cinque ragazzi, provenienti da tutta Italia, tutti del team E9, in loco hanno incontrato tanti arrampicatori, soprattutto americani, tra i più forti del mondo. “Un vero stimolo stare con loro”. La sera poi ci si trovava tutti insieme al Travellers Rest a scambiare qualche chiacchiera. Dopo i primi giorni di ambientamento, con condizioni atmosferiche ideali, è arrivato il caldo, là dove era inverno. Sono arrivati quei 15-20° che non permettevano di scalare bene durante le ore diurne. Così si aspettava il buio, il fresco della notte, per provare i blocchi, sempre accompagnati dalla luce frontale. “Durante il giorno si provavano i movimenti dei vari progetti in cantiere, per poi assemblarli quando fosse arrivato il fresco”. A metà vacanza, dopo un’intera giornata di tentativi, Enrico ha concluso “Witness the Sickness”, un boulder di 8a che gli è riuscito alle nove e mezza della sera. Una grande soddisfazione, pensando che il massimo grado attualmente raggiunto nel boulder è l’8c. E considerando che uno stesso grado nel

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Un mese con il solo pensiero di arrampicare. Di superare un passaggio, poi il successivo, fino al top. Urlare di gioia e abbandonarsi nel vuoto, tra gli applausi degli amici che fino all’ultimo sono rimasti con il fiato sospeso.

bould e r su roccia è più difficile di quello sulle vie in falesia. Il giorno dopo una finestra di freddo gli ha permesso di replicare, portandosi a casa un secondo 8a, “Royksope”. La fine della vacanza ha regalato altre soddisfazioni, anche ai compagni di viaggio. Gabriele Moroni ha salito un blocco molto difficile, “Get Railed”, che vanta pochissime ripetizioni al mondo. E lo stesso Enrico ha collezionato il suo terzo 8a, “Pendragon”. “È stato bello farlo, perché nei vari tentativi della giornata mi ero bucato un dito. Ma all’ultimo tentativo sono riuscito a concludere lo stesso il blocco”. Insomma, tutto il lavoro di un mese, a cui si aggiunge quello di un anno trascorso nella palestra di arrampicata a Verona, ha avuto i suoi frutti. Per Enrico è stata un’esperienza fondamentale, perché “variare l’arrampicata, alternando il boulder con le vie in falesia, è importante per crescere fisicamente e mentalmente”. Gli stimoli sono diversi. E anche il contesto. “Sulle vie sei tu da solo con te stesso, mentre il boulder è un’attività più socievole e di compagnia”. Ora Enrico ha voglia di tornare alla corda, magari in qualche bella falesia in Francia. Per trovare altri stimoli e fare altre esperienze. E magari continuare a raccontarceli.



pubbliredazionale

SPORTING CLUB VERONA

Tante NOVITÀ per un 2017 alla GRANDE! Nuovo ristorante firmato Hospes Hospes nasce nel Veronese nel 1996, dall’idea di un esperto professionista nel settore dei servizi. L’obiettivo di Hospes è proporre approcci innovativi ad un servizio di qualità, per soddisfare le sempre crescenti aspettative del mercato. La qualità, intesa come attenzione e rispetto delle aspettative del Cliente, è il nostro primario obiettivo ed anche il punto di forza della nostra organizzazione. Grande attenzione viene posta alle materie prime, alla corretta gestione delle strutture ed attrezzature impiegate, e costante impegno è dedicato alla ricerca della flessibilità operativa, oggi necessaria per essere competitivi protagonisti del settore. Il tutto trova supporto in una regolare opera di formazione ed informazione dei dipendenti Hospes, con l’obiettivo di portare tutti i collaboratori al coinvolgimento attivo nella gestione del servizio ed alla condivisione delle scelte aziendali. Il valore del nostro impegno è attestato dalla cer ti-

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Anno nuovo, vita nuova per lo Sporting Club Verona che approfitta delle festività natalizie per ‘rifarsi il trucco’ e proporre ai propri tesserati (e a chi volesse diventarlo…) nuove attività e stuzzicanti sorprese… ficazione di cui gode il nostro Sistema di Qualità. E… un nuovo bar! Una grande novità anche la gestione del bar. Lo staff vi accoglierà con un’ ampia scelta di bevande, panini, spuntini, cocktail e vi allieterà con serate a tema, organizzando anche feste per compleanni e molto altro. Tennis, uno sport in grande ascesa È partita alla grande la stagione tennistica 2016/2017 allo Sporting Club Verona. Un gruppo che offre grande professionalità, capitanato dal Maestro Alessandro Tortora, coadiuvato dagli istruttori Mirko Pezzo e Giulia Zambaiti. La scuola tennis offre un’ampia gamma di corsi, cominciando dal propedeutico per i più piccini, a seguire avviamento, preagonistica, per finire poi, con l’agonistica. I nostri ragazzi si allenano dal lunedì al venerdì dalle 14,30 alle 20,00 e anche il sabato mattina. La

scuola tennis dello Sporting Club Verona propone anche corsi collettivi per adulti che da quest’anno, hanno subito un grande incremento. Il corso ha una durata di 10 lezioni, ogni gruppo è composto da 3, massimo 4 allievi. Si può scegliere la soluzione mono-settimanale o bi-settimanale. I corsi possono essere frequentati sia dai soci che dai non soci Sporting. Promo fitness in pausa pranzo Dato il grande successo del settore fitness e corsi, il nostro staff propone per i nostri utenti la promo in pausa pranzo! Un’unica card a prezzo di lancio che permette l’accesso a tutti i corsi della pausa pranzo: da non perdere! Gym tonic, Pancafit, Zumba, Spinning, Fluiball e molto altro…i nostri istruttori vi aspettano per una prova gratuita!! Pilates “Il fitness è primo requisito della felicità”. Così diceva Joseph Pilates, l’individuo che insegnò il vero benessere olistico. Il Pilates sviluppa la forma fisica in ogni suo aspetto: forza, flessibilità, coordinazione, velocità e resistenza. Aiuta a mantenere in ottimo stato sia la struttura ossea che quella muscolare. Corregge la postura, facilita il miglioramento degli organi interni e migliora il controllo del corpo. La nostra insegnante Cristina Castellani, pilates-trainer, vi aiuterà a vedere il Pilates non solo come forma di allenamento, ma anche come stile di vita, al fine di raggiungere un benessere psicofisico.


Fit-boxe: una disciplina che unisce l’utile al dilettevole Unire l’utile al dilettevole…Ecco cosa fa la Fit-boxe! I benefici di questo allenamento, infatti, permettono di bruciare circa 400 calorie sfogando lo stress e scaricando le tensioni. Questo uno dei motivi per il quale moltissime donne e ragazze si stanno sempre di più avvicinando a questa attività. Non si tratta semplicemente di una lezione a corpo libero, la Fit-boxe va oltre, unendo esercizi aerobici alle arti marziali. La differenza di base è che la prima non richiede una preparazione particolare, ma è adatta a tutti. Nella Fit-boxe infatti, ci si sfoga contro un sacco poggiato a terra, a differenza di quello sospeso in area della boxe. Il nostro istruttore Gianluigi Turco vi farà scoprire questo sport di grande successo.

Gli innumerevoli benefici dell’acqua. L’acquafitness rappresenta la trasposizione nell’acqua di quasi tutte le discipline generalmente praticate in palestra. Per lo svolgimento degli esercizi si possono usare diversi accessori: smile, tubi galleggianti, cavigliere, o strumenti più grandi come lo step per l’acquastep o una bici per l’hidrobike. Il fatto di allenarsi nell’acqua piuttosto che in palestra comporta maggiori benefici per numerose ragioni: - si tonifica il corpo in modo uniforme perché il movimento nell’acqua, apparentemente meno faticoso, in realtà consente l’utilizzo tutti i muscoli, rendendo il corpo tonico e armonioso. - si bruciano calorie: l’acqua oppone resistenza ai movimenti, costringendo i muscoli a lavorare di più e l’organismo a spendere più energia. - si migliora la circolazione venosa: la pressione dell’acqua e l’idromassaggio creato dai movimenti stimolano il ritorno del sangue verso il cuore.

- si combatte la cellulite: il massaggio drenante dell’acqua sulle gambe unito al movimento che stimola la circolazione riducono le cellule adipose in maniera efficace. - è rilassante: l’acqua favorisce il rilassamento muscolare e psicologico alleviando rigidità e stress. - si limitano i traumi: in acqua si pesa solo il 15% del proprio peso corporeo, quindi si riduce al massimo il rischio di eventuali contusioni. Presso lo Sporting Club Verona si tengono lezioni di: - hidrobike: si pedala in piscina a ritmo di musica utilizzando bike simili a quelle dello Spinning terrestre e beneficiando del continuo massaggio dell’acqua; la continua pedalata a ritmo di musica degli arti inferiori viene associata ad esercizi di tonificazione per la parte superiore, anche con l’utilizzo di attrezzi, ai fini di garantire un allenamento completo. - acquagym: si alternano movimenti in posizione eretta con sequenze in posizione immersa fino al collo sempre con appoggio al suolo; a ritmo di musica si effettuano movimenti anche con semplici coreografie che rendono divertente lo svolgimento della lezione. Si ottiene sia il potenziamento muscolare effettuando movimenti che puntano a tonificare diverse parti del corpo, con o senza attrezzi, sia il miglioramento dell’apparato cardiorespiratorio allenando il cuore e bruciando calorie. Gli

attrezzi utilizzati sono smile, tondoludi (tubi galleggianti), tavolette, cavigliere oppure lo STEP immerso nell’acqua. - a cquawalking: si alternano i movimenti dell’acquagym camminando a ritmo di musica sul tapisroulant immerso nell’acqua.

SCV sbarca sui social Da pochi giorni abbiamo aperto una nuovissima pagina Facebook Sporting Club Verona dove – mettendo il vostro ‘Mi piacÈ - potrete tenervi aggiornati su tutte le ultime novità del nostro centro. Lo Sporting Club Verona si trova in Via Giordano Corsini, 5 a Verona.


intervista

di Giorgio Vincenzi

MICHELE FERRARIN

Argento Olimpico per un’atleta

d’oro

È

il 10 settembre quando Michele Ferrarin, 45 anni di San Martino Buon Albergo, sale sul secondo gradino più alto del podio delle Paralimpiadi di Rio de Janeiro (Brasile) nella specialità Triathlon PT2, una novità per i Giochi.

L

a medaglia d’argento arriva dopo 1 ora, 12 minuti e 30 secondi di gara suddivisa tra 750 metri di nuoto, 22 km in bicicletta e 5 km di corsa. Davanti a lui soltanto il britannico Andrew Lewis. Una gara superba quella di Ferrarin che lo vede primo dopo le prime due frazioni, si arrende a Lewis solo nell’ultima parte, quella destinata alla corsa. L’atleta veronese era giunto a questo appuntamento come favorito, forte del titolo mondiale vinto a Chicago (Usa) nel 2015. Questo non intacca minimamente la sua grande prestazione di atleta e uomo. Lo abbiamo incontrato e con lui abbiamo parlato delle Paralimpiadi e di quanto lo sport aiuti a superare i momenti difficile che la vita ti può riservare.

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di xxxxx

A

distanza di due mesi, quando pensi alla gara di Triathlon PT2 di Rio de Janeiro cosa ti viene subito alla mente? Quando ci ripenso mi assalgono ancora una montagna di sensazioni non riassumibili in modo specifico, sono talmente tante, ma è tutto pervaso di sorrisi, felicità e soddisfazione. Se invece penso al momento in cui ho tagliato il traguardo mi viene in mente un gran senso di leggerezza e la sensazione del tempo che si ferma, anche se ero morto dalla fatica, come se avessi toccato l’immateriale, un sogno.

S

e potessi tornare indietro, cambieresti qualcosa del tuo atteggiamento in gara? No, non cambierei nulla perché ero molto tranquillo e preparato. È vero che c’era molta aspettativa e la tensione era presente da tempo anche nello staff, però mi sono sentito in dovere di sdrammatizzare il clima in modo da stare tutti più sereni. Sotto sotto era tale la consapevolezza di aver lavorato tanto e bene, e di aver fatto così tanti sacrifici, che qualunque cosa fosse successa in gara per me sarebbe stato comunque motivo di orgoglio solo per il fatto di esserci e di averci provato. Questo atteggiamento mi ha consentito di far emergere, forte, la mia determinazione e mi ha dato la concentrazione giusta per essere sempre lucido nelle scelte e nella gestione delle varie fasi della gara.È stato un continuo dialogo con il mio corpo per capire i ritmi adegua-

ti, le traiettorie da tenere, la gestione delle forze, il posizionamento degli avversari. Non è banale, ma ho avuto anche la lucidità di rendermi conto del momento che stavo vivendo e di fare un cenno alla mia Isa ad ogni giro di bici per farle capire che andava tutto bene.

C

he cosa ha significato per te la medaglia d’argento alla Paralimpiade brasiliana? È stato il coronamento di una vita di sport, quello autentico, limpido, simbolo per antonomasia di un grande impegno per ottenere un grande risultato, cosa che ho sempre inseguito fin da quando ero ragazzino. È il massimo. Il risultato eccellente è comunque frutto del lavoro congiunto e continuo con alcune vere “eccellenze” che hanno creduto in me, in particolare il Direttore Tecnico Simone Biava, il mio tecnico Mattia Cambi e il medico della squadra nazionale Dott. Pietro Picotti (entrambi veronesi). Dei veri numeri uno. È stata poi fondamentale la consolidata collaborazione con CSS SPORT per potermi allenare al meglio nella loro struttura.

A

chi l’hai dedicata?

A me stesso e alla mia famiglia. Noi soli sappiamo cosa e quanto c’è stato veramente dietro a questa medaglia.

T

u hai partecipato anche alla Paralimpiade di Londra nel

81


progetto sport intervista

di xxxxx

XXXXX FERRARIN

2012. Lì com’era andata? In quale disciplina ti eri cimentato? Quella era stata una esperienza che mi ha aperto gli occhi sul mondo dello sport e della disabilità. Sono rimasto folgorato nel vedere cosa potevano fare gli atleti. Mi ero qualificato con la squadra di nuoto ed è andata benissimo perché ho gareggiato nei 100 rana, la mia gara storica di quando ero ragazzo, e nei 100 delfino arrivando in entrambe a un soffio dalla finale, al 10° posto. Nessun rimpianto perché ho dato tutto e ho migliorato notevolmente i miei tempi. Il giorno dopo aver finito le mie gare, avevo la mente già a Rio.

F

acciamo un passo indietro. Lo sport tu l’hai sempre avuto nel sangue. Da normodotato, negli anni Ottanta e Novanta, eri considerato un forte nuotatore, poi la tua vita cambia. Che cosa succede? Succede che a poco a poco il mio corpo cambia e con il braccio sinistro non riesco a fare certi movimenti, anche banali, come ero abituato a fare. Questo deficit di forza si è evidenziato molto lentamente nella sua progression e

fino a rendere praticamente inservibile il braccio. Da lì un sacco di analisi, visite, ipotesi, ma la diagnosi di atrofia muscolare spinale (SMA), una malattia neurologica progressiva, è arrivata ben 10 anni dopo, nel 2009. Nel frattempo, piano piano, ha coinvolto alcuni muscoli della schiena e della gamba destra… Sono consapevole che non è finita, ma spero almeno che progredisca il più lentamente possibile.

L

o sport rimane nella tua vita un punto fermo. Quanto ti ha aiutato a superare quel difficile momento e quanto è ancora importante? Nella mia vita lo sport è sempre stato fondamentale. Innanzitutto mi ha dato la possibilità da ragazzo di crearmi le mie fondamenta di uomo, di credere in me stesso, di avere dei sogni sani, di avere obiettivi da raggiungere. È stato, ed è ancora, fonte di divertimento, un gran bel

modo per assaporare la vita. Nella difficoltà lo sport è stato poi un mezzo di riscatto e di rivincita. Per anni sono dovuto rimanere fermo per lunghi periodi per vedere se ciò influiva sulla progressione della malattia, ma quando ho avuto l’ok dai medici per tornare a fare attività agonistica ecco che progettare addirittura di fare un “ironman”, la gara più lunga e dura del triathlon, sembrava qualcosa di colossale. In questa rinascita è stata fondamentale la presenza costante di mia moglie Isabella. Con lei ho condiviso ogni momento di questi percorsi e da lei ho attinto la forza per preparare e terminare questa pazzia per due volte, nel 2010 e nel 2011.

C

osa pensi si debba fare per far conoscere ai ragazzi quanto lo sport aiuti a superare le difficoltà della vita?

Credo innanzitutto che i bambini e i ragazzi debbano avere la possibilità di vedere da vicino e provare gli sport, qualunque essi siano: la società e la politica devono obbligarsi a compiere questa missione. Poi sarebbe utile per loro vedere immagini/video di quello che tanti atleti disabili, ognuno con la propria storia e le proprie difficoltà, riescono a fare. Questo farebbe bene comunque a tutti, anche a tanti atleti normodotati, ci sarebbero molte meno lamentele e scuse.

L

a tua prossima sfida?

Chissà, devo prima smaltire l’esperienza di Rio, ma in ogni caso non starò fermo e sicuramente continuerò ad allenarmi anche se per ora con meno intensità. Devo dire però che dalle parti di Tokio (sede della prossima Paralimpiade del 2020, n.d.r.) non ci sono mai stato…

82


di xxxxx

progetto evento sport

17.06.2017

www.stelviomarathon.it

15.07.2017

www.reschenseelauf.it

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podistica

21 E 22 GENNAIO 2017

La

Montefortiana: 42 anni tutti di corsa!

Ormai una tradizione per gli oltre 20.000 podisti che arrivano dall’intera provincia di Verona, da tutta Italia e dall’estero, la Montefortiana, organizzata dal GSD Valdalpone De Megni, arriva quest’anno alla sua 42° edizione.

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L’

imperdibile appuntamento sulle colline dell’est veronese, negli anni arricchito di percorsi e eventi, continua a essere una tappa fissa per i podisti che trovano un paesaggio stupendo tra le vigne del Soave e un’accoglienza calorosa: la Montefortiana è infatti molto famosa anche per i suoi gustosi e sostanziosi ristori. Sabato 21 e domenica 22 gennaio sono tanti i percorsi tra cui poter scegliere per soddisfare tutti, competitivi e non, chi cerca lunghe distanze, chi dislivelli per mettersi alla prova o chi semplicemente vuole passare due giorni all’area aperta.

Un po’ di storia L’organizzazione della Montefortiana è affidata al G. P. Valdalpone - De Megni che ha ideato questa gara proponendola nel 1976. Il Gruppo Sportivo Dilettantistico Valdalpone De Megni è nato nel 1973 e in occasione della Montefortiana può contare su 800 collaboratori che, distributi lungo i percorsi e nei punti logistici delle gare, garantiscono il più regolare svolgimento delle stesse creando quel successo che hanno reso questa manifestazione podistica famosa in tutto il mondo. Una manifestazione di così alto rilievo e di struttura così complessa premia certamente il lavoro del G.S.D. Valdalpone De Megni,

ma non sarebbe possibile senza la fedeltà degli sponsor, i vari contributi dei cittadini e la massiccia partecipazione degli ospiti. C’è anche da sottolineare la bellezza del percorso, che dalle dorsali dei colli apre alla vista di panorami d’incanto, ricchi di suggestione. Dal 1989 inoltre la Montefortiana è gemellata con la grande Maratona di New York. Ogni anno questo rende possibile lo scambio di cortesia alla presenza del Console d’Italia e degli organizzatori della maratona della Gande Mela. Siamo perciò sicuri che, anche quest’anno, troverete a Monteforte il calore e la simpatia che hanno caratterizzato le passate edizioni.

Un evento, tanti eventi. Per tutti Il famoso trofeo San Antonio Abate Falconeri, l’evento principe della Montefortiana con 18.000 presenze nelle passate edizioni e per questo annoverato nella classifica delle gare più frequentate al mondo, è la marcia non competitiva sui tre tracciati di 9, 14 e 20 km con otto ristori che propongono prodotti tipici del territorio. Allungando la distanza e passando alle corse competitive, troviamo la Maratonina Falconeri, la ventuno km del Soave, che negli anni ha annoverato presenze


podistica

EVENTO DELL’INVERNO 2017 quali Stefano Sartori, Franca Fiacconi vincitrice a New York, Salvatore Bettiol, Giorgio Calcaterra e molti altri e che, anche quest’anno, assegna il trofeo Sante Ferroli per gli alpini. La Montefortiana negli anni si è arricchita anche di due percorsi collinari “Eco” con l’Ecomaratona Clivus, 44 km con un dislivello di +1.900mt che si snodano tra i luoghi più belli della Val d’Alpone, Val d’Illasi, Montecchia e Soave per una gara tecnica immersa nella natura, e l’Ecorun Collis, dedicata al nuovo vino frizzante di Monteforte, pensata per ripercorrere i luoghi della sorella maggiore ma con un percorso più breve, 26 km, e un dislivello meno impegnativo, +900mt. Chiude il programma competitivo il Gran Premio Pedrollo giovani promesse dedicato ai ragazzi del territorio sul mezzofondo. Già il sabato Monteforte si anima con i ragazzi delle scuole elementari e medie che partecipano alla Marcia per il sorriso dei bimbi, la marcia solidale di 5 km per i ragazzi e 10 km per gli adulti. Al pomeriggio invece, un appuntamento, giunto alla decima edizione, per gli appassionati di storia e vino: la Passi nel tempo è la marcia guidata nel cuore del Soave classico alla scoperta di luoghi storici e delle cantine della zona. Un riconoscimento speciale per i competitivi e i primi 7.000 della marcia non

competitiva a quota intera a cui quest’anno verrà regalata una maglia tecnica invernale a manica lunga marchiata Montefortiana 2017.

Doping e salute globale per la Conferenza ScienzaSaluteSocietà di venerdì 20 La Montefortiana è sport a 360°: proprio in quest’ottica venerdì 20 gennaio, dalle 18.00 alle 20.30, si terrà la 14a Conferenza ScienzaSaluteSocietà presso l’Oratorio San Luigi Gonzaga. Quest’anno il titolo è “Farmaci, doping, sport e salute globale”, un tema sempre molto attuale e che merita un approfondimento. La prima parte del convegno sarà dedicata al doping, trattato sia dal punto di vista legale che etico, e dei nuovi sistemi di controllo per prevenire e reprimere il fenomeno con la testimonianza di Sara Simeoni, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1978, e i contributi di Raniero Guerra, Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute e Ottaviano Iuliano, Maresciallo Esperto della Sezione Atletica del 5º Battaglione carabinieri “Emilia-Romagna” di Bologna. Nella seconda parte Padre

Augusto Chendi, Sotto-Segretario Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari della Santa Sede e Giuseppe Recchia, nel suo ruolo di Consigliere della Fondazione Smith Kline, presenteranno l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU.

Concorso scolastico di disegno In occasione della Montefortiana 2017 gli organizzatori del G.S.D. Valdalpone De Megni ripropongono a scopo benefico, la 21^ edizione della Marcia per il sorriso dei bambini. Continua quindi la bella tradizione, finalizzata ad aiutare le iniziative delle Missioni Camilliane nel mondo. Nell’ambito della manifestazione, con la collaborazione dell’Associazione “Amici di Don Marini”, viene indetto un Concorso scolastico di disegno sul tema: ‘Laudato si’… per Sora nostra Madre Terra… custodiscila e rispettala come un giardino’. La proposta è rivolta a sensibilizzare i ragazzi, e non solo, sul tema della solidarietà. I ragazzi partecipanti al Concorso - esclusivamente a titolo individuale - pos-

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podistica

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sono esprimersi con un disegno eseguito con qualsiasi tecnica, sotto la guida dei loro docenti e facendo riferimento al tema proposto, alla realtà missionaria e solidale e alla ricerca storico-geografica, sociale e sportiva tra le città e tra i Comuni che hanno aderito all’iniziativa. Ai primi alunni classificati e agli insegnanti del primo classificato per ogni ordine di scuola, con il supporto dell’Associazione Amici di Don Marini, verrà offerto un viaggio di tre giorni a Roma durante la Settimana Santa dall’ 11 al 13 Aprile 2017, con la partecipazione all’udienza del Papa del mercoledì Santo. Un premio speciale sarà assegnato a due alunni delle scuole Camilliane che operano nei paesi asiatici. Fino al 20° classificato e ai Dirigenti Scolastici diploma e medaglia ricordo a tutti gli alunni premiati e/o segnalati. Premi speciali, offerti dalla Montefortiana, saranno inviati agli Insegnanti e agli alunni delle scuole che presenteranno elaborati significativi, unitamente al diploma personalizzato e alla medaglia realizzata per l’occasione. Saranno inoltre assegnati altri premi offerti dall’Ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede, dalla Funivia Malcesine-Monte Baldo, dal Ristorante Pepperone e dagli altri Enti patrocinanti l’iniziativa. Il Concorso, oltre alla collaborazione dell’Ufficio Scolastico VII ambito terri-

toriale di Verona e al patrocinio della Provincia, si avvale del supporto dei Camilliani, dell’Ambasciata della Repubblica di Cina presso la Santa Sede, dell’Ufficio per la Pastorale dello Sport della Curia Diocesana di Verona, dell’Associazione Amici Don Marini, della Funivia Malcesine – Monte Baldo e del Centro Pastorale Ragazzi. L’Associazione Amici di Don Marini, promotrice del Concorso, realizzerà un catalogo celebrativo contenente gli elaborati più significativi del Concorso stesso. La Montefortiana è sostenuta da numerose aziende che ogni anno scelgono di entrare a far parte di questo grande evento molto importante per il territorio: prime fra tutte Falconeri, che dà il nome al 42° Trofeo San Antonio Abate e alla Maratonina, e Pedrollo che assegna il Gran premio Pedrollo - Giovani promesse. Come ogni anno riconfermano la loro importante presenza anche il Pastificio Avesani e la Cantina Collis, così come la Cantina di Monteforte, l’Olio Turri, Meggle Italia, Lamberti, Techpa, Cose Buone e il Pepperone. Anche Hawaiki Quargentan, Iperfamila, Ricotteria Elda, Piccinato Sergio, Autosilver e Adacta Sprint danno il loro importante contributo e GI Sport Errea è sponsor tecnico della manifestazione. Infine SportDi+ magazine è il media partner ufficiale. Altre informazioni su www.montefortiana.org. È possibile iscriversi presso il GSD Valdalpone De Megni, telefonando allo 045.9586408, mandando un fax 045.7612003, oppure chiamando Pressi allo 349.0854525 o Pasetto allo 338.2663474, o scrivendo una mail a info@montefortiana.org.


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a

Partner Territoriali Strada REGIONE VENETO

COMUNE DI MONTEFORTE D’ALPONE

COMUNE DI SOAVE

del

SOAVE

COMUNE DI MONTECCHIA DI CR.

21 - 22 Gennaio 2017 M o n t e f o r t e d ’A l p o n e - Ve r o n a …Cor rere tra le v gne e

...per i NON

profum del Soave…

COMPETITIVI...

22a MARCIA PER IL SORRISO DEI BIMBI > Sabato 21 Gennaio dalle ore 10,00

percorso di km 5 per i Ragazzi delle Scuole e di km 10 per gli adulti. Quota di iscrizione € 5,00 con riconoscimento (per i primi 2000 iscritti) € 2,00 senza riconoscimento + € 0,50 per i non tesserati a qualsiasi Federazione oltre anni 16. Per quanto non descritto vigono le norme Fiasp per l’anno in corso.

10a PASSI NEL TEMPO > Sabato 21 Gennaio dalle ore 13,30

percorso di km 10 marcia guidata tra Soave e Monteforte d’Alpone. Quota di iscrizione € 5,00 con bottiglia di Vino Soave e diploma (manifestazione riservata a 120 pre-iscritti con pagamento anticipato - quota ridotta non prevista come da deroga).

42a TROFEO S.ANTONIO ABATE - F A L C O N E R I

Domenica 22 Gennaio dalle ore 8,30 > percorso di km 9 - 14 - 20. Riconoscimento individuale:

una fantastica maglia tecnica invernale a manica lunga della “GiSport”; 1 bottiglia di vino DOC, tre brik di succhi di frutta “Hawaiki”, 1 prodotto caseario della “MEGGLE”, 1 prodotto alimentare “Cose Buone”. (per i primi 7.000 iscritti). CONTRIBUTO ORGANIZZATIVO: Con pacco gara: € 10,00 fino al 20/01/17 • € 12,00 il 21 e 22/01/17. Senza riconoscimento: €2,50. Per i non tesserati Fiasp/UMV ed enti

riconosciuti le quote saranno maggiorate di € 0,50. Chiusura iscrizione Gruppi anche a quota ridotta 16 Gennaio 2017. Per quanto non descritto vigono le norme Fiasp per l’anno in corso.

CONTATTI:

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...Gare

AGONISTICHE...

Domenica 22 Gennaio:

6a ECOMARATONA CLIVUS 2° ECORUN COLLIS 23a MARATONINA F A L C O N E R I 16° TROFEO SANTE FERROLI 9° GRAN PREMIO PROMESSE PEDROLLO

Main Sponsors

Partners

Sponsor Tecnico: S.R.L. SERBATOI - RADIATORI - CASSETTE PER AUTOVEICOLI

DAL 1966

SAN BONIFACIO - COLOGNA VENETA

Media Partner Ufficiale:


calcio5

di Davide Valerio

MSP VERONA CALCIO

1 campionato 3 categorie 92 protagoniste Ha preso il via lo scorso 11 ottobre, il campionato Provinciale MSP di Calcio a 5 giunto alla ventiseiesima edizione. Sono 92 le squadre che quest’anno si sono presentate al nastro di partenza. Corner Bar Team

Trinacria C5

N Corvinul Hunedoara

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Heart Of Verona

uova stagione con tante novità e i vecchi partner, MSP si avvale della collaborazione di Ostilio Mobili a cui è dedicato il Trofeo, di AGSM Verona, Valpolicella Veneto Banca, Kubitek, Carrozzeria Mainenti. Confermato anche il Format televisivo sul campionato ‘MSP: il pianeta del calcio a 5’ che va in onda su EOS Network, Telearena e Telearena Sport. Gli incontri si disputano sui seguenti campi coperti: C.S. Junior Club, C.S. San Floriano, C.S. Tennis Alpo, C.S. De Stefani, C.S. Fumane, Sporting Club Arbizzano, Sporting di Pescantina, Palazzetto dello Sport di Villafranca, Palazzetto dello Sport di Verona e Tensostruttura adiacente. Tutte le squadre sono state omaggiate delle nuove maglie Errea, di 2 palloni Select e dell’almanacco 2016/2017 con uscita a fine gennaio p.v. Le categorie sono tre: A1, A2 e B. Alla prima hanno preso parte 19 squadre divise in 2 gironi: uno da 10 e uno da 9 squadre che si affrontano all’italiana con partite di andata e di ritorno.

In A2 sono iscritte 36 squadre con una formula di 4 gironi da 9 squadre. Alla B infine partecipano 37 squadre divise in3 gironi con 9 squadre ciascuno e uno da 10. Per le prime due categorie dopo la fase eliminatoria sono previsti mini campionati di play off e di play out che decideranno le eventuali promozioni o bocciature. Per l’ultima categoria previsto un mini torneo per determinare la squadra vincente dei gironi di B. Le finali previste per il sabato 13 maggio 2017 presso il Palolimpia di Verona. Come sempre le prime quattro formazioni classificate al XXVI Campionato Provinciale, più la vincente del Trofeo Air Dolominti e la vincente del Torneo di B, parteciperanno di diritto alle finali regionali 2017 che si disputeranno a Rosolina Mare nei giorni dal 2 al 4 giugno 2017. Infine i Campionati Nazionali previsti per la fine giugno che concluderanno questa fantastica stagione



intervista

di Giuditta Casi

LA

ESPOSIZIONE UNICA NEL SUO GENERE

RADIO

unica, magica, immortale e… sportiva!

O

spitato dal maggio del 2001 in alcune sale dell’Istituto tecnico Itis Galileo Ferraris di Verona, il Museo della Radio d’Epoca espone numerosi e interessanti esemplari appartenenti a una preziosa collezione privata. Si tratta di un grande omaggio alla radio, la scoperta che nel secolo scorso ha maggiormente contribuito a cambiare il modo di diffondere le notizie e la cultura nel

90


L

e apparecchiature e i modelli esposti sono stati scelti tra quelli più interessanti della collezione privata di Alberto Chiantera partendo dal telegrafo e dai primi trasmettitori radiotelegrafici, con il loro voluminoso rocchetto di Ruhmkorff, e seguendo le evoluzioni dei ricevitori, inizialmente con i circuiti e le valvole a palloncino, con le cuffie, le batterie e gli altoparlanti esterni. Nel museo sono esposti preziosi esemplari di radio degli anni venti, quando i vari componenti furono chiusi in mobiletti sempre più gradevoli, e degli anni trenta, quando da mezzo esclusivamente ad appannaggio delle classi più agiate diventa un prodotto per tutte le famiglie. Per non dimenticare poi i modelli militari impiegati sui campi di battaglia durante la seconda guerra mondiale, i ricevitori degli anni

cinquanta e anche le prime autoradio dei “ruggenti” anni sessanta. Francesco Chiantera, direttore del Museo, ci spiega come è nato questo progetto e come si è sviluppato.

I

nnanzitutto come nasce, e perché, il Museo della Radio?

Questa grande raccolta di radio è un progetto di famiglia, tramandato dalla passione del nonno a mio padre e, di conseguenza, a me. Attualmente sono io che ricopro il ruolo di direttore mentre mio padre è il presidente. La dicitura corretta della mostra permanente è “Museo della Radio Guglielmo Marconi”. Quando si parla di radio è impossibile non citare Marconi, grande scienziato che ne fu l’inventore, ma soprattutto della tecnologia senza fili Wireless. Il museo è stato fondato nel 2000 ed è unico al mondo per quantità e varietà di pezzi presenti.

91


Q

uante radio sono contenute nel museo e di che tipologia?

A oggi ci sono più di 1.000 i pezzi esposti provenienti da tutte le parti del mondo e che vanno dai primi del Novecento fino ai giorni nostri.

Q

ual è il pezzo più datato e quale il più raro?

Il pezzo più datato e anche quello più raro è l’antenna direzionale di Guglielmo Marconi, presente sul panfilo Elettra, autentificata dalla compagnia navale e dai familiari dello scienziato. L’antenna risale ai primi del Novecento ed è l’unica al mondo. È il grande orgoglio del Museo e della città di Verona.

C

he difficoltà ci sono nel gestire un museo del genere?

Le difficoltà sono tante, ma siamo ben supportati dalla Provincia di Verona che ci ospita, dal Comune di Verona che ci ha inserito da anni nella “Verona card” e ultimamente anche da AGSM e AMIA che credono in una realtà culturale che anno dopo anno tocca quasi 10.000 visitatori. La nostra realtà museale, inoltre, cerca di essere sempre accattivante attuando delle collaborazioni eccellenti con il Pepperone Sport Restaurant, che ospita la radio delle olimpiadi di Berlino del 1936, con eventi Internazionali nell’auditorium Museale Gsm in-

92

terference, organizzato da Polo Marconi, invitando scienziati e tecnici da ogni parte del mondo, realizzando spettacoli teatrali con Roberto Puliero e altro ancora. Quindi non solo museo della radio, ma musica, teatro, sport e comunicazione. Se si resta statici, per un museo è la fine!

C

hi viene a visitare il museo?

È visitato per un buon 80% da stranieri che lo apprezzano molto e riempiono di dediche memorabili il diario che mettiamo a loro disposizione e che presto diventerà un libro. Inoltre, da quando siamo presenti attivamente sui social, in primis Facebook, l’età dei visitatori si è sensibilmente abbassata, non creando così il temutissimo buco generazionale che affonderebbe i musei in nicchia. I visitatori sono comunque gli under 40, coppie e giovanissimi.

S

port e radio, un connubio indissolubile....

Uno crea la storia, l’altra la racconta. Collaboriamo con Pepperone Sport Restaurant, che espone, come ho detto prima, un nostro pezzo unico, la radio delle olimpiadi di Berlino 1936, rarissima, che ha raccontato eventi unici al mondo. Abbiamo anche un corner Ducati che contiene rarissime Radio Ducati e la prima moto Ducati della storia. E poi la radio del campionato mondiale di

calcio 1974 svoltosi in Germania Ovest dal 13 giugno al 7 luglio e tanto, tanto altro.

C

ome e dove avete recuperato, e recuperate, i pezzi che poi vengono esposti?

Mio padre ha cominciato nei mercatini, ora, nonostante l’enorme numero di pezzi che possediamo, cerchiamo sempre di inserire le donazioni che ci vengono fatte e che di conseguenza arricchiscono il museo rendendolo sempre più un orgoglio per la città e i cittadini di Verona.

P

rossimi appuntamenti/eventi presso il museo?

Dal 2 al 20 luglio 2017 celebreremo, con ingresso libero, gli ottanta anni dalla morte di Alessandro Marconi e i 120 di brevetto della. L’evento si terrà in Piazza dei Signori a Verona con una mostra unica al mondo dove verranno esposte delle rarità presenti nel Museo della Radio.

I

giovani e la radio: c’è feeling secondo te?

Secondo me c’ere, c’è e ci sarà sempre: premi un tasto e senti mille vite! La radio, inoltre, è libertà e fantasia. Marconi diceva: “Le mie invenzioni sono per salvare l’umanità, non per distruggerla”. E come non dargli ragione? La radio ci accompagnerà per il resto della nostra storia, ne sono convinto!


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di Alessandro Boggian (Presidente Opes Verona)

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CONSULENZA FISCALE

L

A RIFORMA DEL TERZO SETTORE

Lo scorso 25 maggio la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il disegno di legge per la riforma del “Terzo Settore, dell’impresa sociale e del servizio civile universale”, definito come “il complesso degli enti privati costituiti con finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale che, senza scopo di lucro, promuovono e realizzano attività d’interesse generale, mediante forme di azione volontaria e gratuita o di mutualità o di produzione e scambio di beni e servizi, in coerenza con le finalità stabilite nei rispettivi statuti o atti costitutivi”. Le imprese sociali potranno distribuire gli utili ma dovranno assicurare la loro “prevalente destinazione al conseguimento dell’oggetto sociale” (art.6). Non rientrano associazioni politiche, sindacati e associazioni professionali di categorie economiche. Alle fondazioni bancarie, in quanto enti che concorrono al perseguimento delle finalità della presente legge, non si applicano le disposizioni contenute in essa e nei relativi decreti attuativi

94

D

i quali realtà parliamo? Secondo l’ultimo censimento Istat del 2011, sono 300 mila le organizzazioni in Italia, con 64 miliardi di entrate (4,3% del Pil) e circa 6 milioni di persone coinvolte. Le oltre 100.000 associazioni sportive, per la loro capillarità, sono la risorsa più importante del terzo settore: una rete sociale pilastro portante dei rapporti sociali del nostro paese. Oggi lo sport, a livello economico, genera affari che in Italia lo rendono la quarta maggiore forza, coinvolge il 65% dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni e, se si considera anche il livello amatoriale, si arriva a 34 milioni di italiani coinvolti. Inoltre, stando ai dati del primo rapporto di Sport e Società Istat (2009), in ogni associazione sportiva operano mediamente 10 volontari con 5 ore di lavoro volontario prestate settimanalmente, per un controvalore complessivo di 3,4 miliardi di euro annui. L’obiettivo è una drastica semplificazione delle norme fiscali stratificatesi negli anni e una definizione civilista uniforme. La legge delega, composta da 12 articoli, fissa dei principi base a cui il Governo nei prossimi dodici mesi dovrà attenersi nello scrivere i decreti legislativi. Alla razionalizzazione del procedimento con cui ad associazioni, fondazioni ed

enti vengono riconosciuti a livello giuridico si affianca la previsione delle informazioni obbligatorie da inserire negli atti costitutivi e statuti. Sono fissate regole per la trasparenza e l’informazione; vengono individuate le attività di interesse generale di tali enti il cui svolgimento costituisce un requisito per l’accesso alle agevolazioni previste dalla normativa; si introducono criteri e limiti relativi al rimborso spese per le attività dei volontari. Il Governo riorganizzerà il sistema di registrazione degli enti secondo criteri di semplificazione in un registro unico nazionale del Terzo Settore, suddiviso in specifiche sezioni (artt. 3, 4, 5). Viene rivista la disciplina in materia di servizio civile e istituito un servizio civile universale (art. 8): i giovani dai 18 ai 28 anni potranno partecipare ai progetti, anche se stranieri con regolare permesso di soggiorno e lo Stato avrà la “funzione di programmazione, organizzazione, accreditamento e controllo del servizio civile universale”. Sono anche

Nella foto: Alessandro Boggian - OPES Verona

previste programmazioni triennali del servizio civile che garantiscano sia agli enti che ai volontari una copertura e un’organizzazione delle attività (www.opesitalia. it/servizio-civile). L’articolo 9 introduce agevolazioni fiscali, nuove regole per i finanziamenti e l’assegnazione agli enti di immobili pubblici inutilizzati, con l’obiettivo di creare un sistema unico che premi solamente quelle realtà che effettivamente svolgono attività di utilità sociale. Gli ultimi due articoli parlano delle coperture finanziarie delle organizzazioni del settore e dell’istituzione di un Fondo destinato a sostenere lo svolgimento delle attività di interesse generale proprie degli enti del Terzo settore, attraverso il finanziamento di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni. Annualmente, entro il 30 giugno, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali (che collabora con altri ministeri e con l’Agenzia delle entrate; art. 7) trasmetterà alle Camere una relazione sull›attività di vigilanza, monitoraggio e controllo sugli enti del Terzo settore, nonché sull’attuazione della riorganizzazione del sistema di registrazione degli enti e di tutti gli atti di gestione rilevanti.



guida sicura

di Annalisa Zanchi e Marisa Ruggeri*

TESTIMONIANZA CHE FA RIFLETTERE

NON PUÒ

essere vero… L

“I vostri figli non sono figli vostri: sono i figli e le figlie della forza stessa della vita. Nascono per mezzo di voi ma non da voi. Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono......., (Gibran Kahlil Gibran)

a vita e la morte fanno parte di uno stesso percorso, anche se quando nasce un figlio, il desiderio dei genitori è di vederli crescere, andare nel mondo liberi e responsabili, vederli diventare adulti. Non pensiamo per loro alla morte, nè sopravvivere alla loro morte! Una sera d’estate, senza tanti preavvisi, in seguito ad un grave incidente stradale, Levi, Tobia, Martina, Nicole e Valeria perdono la vita. Avevano dai 16 ai 19 anni. Erano usciti per una serata all’animazione estiva e non sono più “rientrati” nelle loro case. Li abbiamo rivisti nelle celle mortuarie. NON PUO’ ESSERE VERO! NON PUO’ ESSERE MIO FIGLIO! Eravamo annientati dal dolore, incapaci di credere a quanto accaduto. Come poter vivere ancora senza di loro? Come poter rientrare nelle nostre case se loro non c’erano più? Come genitori volevamo capire la causa e la dinamica dell’incidente. Da questo interrogativo nasce la collaborazione con la Polizia Strada e Suem 118, partecipando agli incontri con i ragazzi negli istituti superiori di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale. Dopo alcuni anni si sono uniti al gruppo

anche Annalisa e Alessandro, genitori di Simone, ragazzo di 16 anni che ha perso la vita investito mentre attraversava la strada a Marzana sulle strisce pedonali. Durante gli incontri, il gruppo composto da Polizia Stradale, 118, Vigili del Fuoco, mostra con spot e filmati, quali possono essere le cause e le conseguenze di un incidente stradale. L’ultima parte dell’incontro è dedicata alle testimonianze degli atleti di handbike del GSC GIAMBENINI e di noi mamme e papà raccontando di come l’amore per i nostri figli è la molla che ci ha permesso di trasformare il grande dolore in qualcosa di positivo, guardando ancora verso il futuro con la serenità che loro ci sanno dare. I nostri figli sono insostituibili e per questo è nostro compito continuare a camminare per tenerli in vita, per far crescere il tempo e renderlo eterno. La loro breve vita ha avuto un significato, la loro forza positiva può essere ancora feconda a patto che noi allarghiamo gli orizzonti, che ci apriamo a una vita capace di abbracciare l’infinito.

“Non basta una vita per comprendere che nell’amore tutto è vita, anche la morte”

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(Maria Teresa Abignente)


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angolo fiscale

di Giovanni Magrone

ASPETTI FISCALI E CONTRIBUTIVI

Viaggio alla ‘scoperta’ delle onlus (1ª parte)

C

on il termine “ Onlus” (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale) si intende una categoria fiscale che viene assunta da associazioni o altri enti no profit sulla base delle finalità perseguite.

tela e valorizzazione della natura dell’ambiente, promozione della cultura dell’arte _ in presenza di finanziamenti da parte dell’amministrazione centrale dello Stato -, ricerca scientifica svolta da fondazione o università).

Aprire una onlus significa costituire un’associazione con scopo sociale inerente al D.Lg 1997 n. 460, iscrivere l’associazione all’anagrafe onlus, inviando la domanda alla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate presso la regione ove l’ente avrà la propria sede, . entro 30 giorni dalla sottoscrizione dell’atto costitutivo, allegando l’apposito modello predisposto dal Ministero dell’Economia, copia dello statuto e atto costitutivo, documento del legale rappresentante.

Nel secondo, a solidarietà condizionata, rientrano quelle attività per le quali si realizza il fine di solidarietà sociale solo se le stesse sono dirette ad arrecare beneficio a soggetti in specifiche condizioni di bisogno (condizioni che devono essere verificate) o componenti di collettività estere limitatamente agli aiuti umanitari (assistenza sanitaria, istruzione, formazione, sport dilettantistico, tutela dei diritti civili. In questi casi la onlus dovrà certificare la condizione di svantaggio o di bisogno dei soggetti che beneficiano delle attività svolte.

Il termine ONLUS indica una categoria tributaria valida ai soli fini fiscali (e non un soggetto di diritto), che può essere assunta da associazioni , comitati, fondazioni, società cooperative e altri enti di carattere privato, anche senza personalità giuridica, i cui statuti o atti costitutivi prevedono espressamente una serie di requisiti: devono svolgere, in via esclusiva, attività in uno o più dei seguenti macrosettori: Nel primo, a solidarietà presunta, rientrano quelle attività per le quali si considera, per presunzione assoluta di legge, realizzato il perseguimento di finalità di solidarietà sociale. Per svolgere queste attività non occorre alcuna verifica circa la condizione di bisogno dei destinatari delle attività (assistenza sociale e socio sanitaria, beneficenza, tutela, promozione e valorizzazione delle cose di interesse artistico e storico, tu-

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Oltre alle attività indicate come esclusive, la ONLUS può svolgere attività connesse, individuate come attività a solidarietà condizionata esercitate nei confronti di soggetti non svantaggiati, o come attività accessorie a quelle esclusive in quanto integrative delle stesse. In tal modo l’associazione può avere a disposizione delle fonti di finanziamento. Nel primo caso, potrà offrire le proprie prestazioni (già erogate nei confronti di soggetti svantaggiati) anche persone non in stato di bisogno. Nel secondo caso potrà organizzare alcune attività di sensibilizzazione o la vendita di oggetti di modico valore, per raccogliere dei fondi e sostenere l’attività istituzionale. Lo svolgimento delle attività connesse è comunque soggetto ad alcuni rigorosi limiti.

In ogni caso la ONLUS potrà erogare le proprie prestazioni o servizi sia gratuitamente, ad esempio finanziandosi tramite donazioni o contributi di enti pubblici, ma anche a pagamento. Infatti, se è vero che è proibita la distribuzione di utili, questo non vale per l’onerosità delle prestazioni effettuate, per cui può essere richiesto un corrispettivo. Inoltre, i soggetti che prestano servizio a favore della onlus possono ricevere dei contributi proporzionati al loro impegno e alla loro attività. L’Agenzia delle Entrate ha un potere discrezionale nel decidere l’iscrizione dell’associazione\onlus all’anagrafe e che spesso l’iscrizione viene rifiutata nel caso in cui gli atti non abbiano i requisiti richiesti dal D.Lg 1997 n. 460, prevedano lo svolgimento di altre attività oltre a quelle previste come esclusive dallo stesso decreto o quando l’associazione manchi del requisito della democraticità o di altre caratteristiche di corretta gestione. I corrispettivi ricavati dallo svolgimento di attività di utilità sociale, cioè dell’attività istituzionale della ONLUS, non sono soggetti a tassazione. Infatti, per le organizzazioni non lucrative di utilità sociale (ONLUS) non costituisce esercizio di attività commerciale lo svolgimento delle attività istituzionali nel perseguimento di esclusive finalità di solidarietà sociali. Anche il ricavato delle attività connesse non è soggetto a tassazione. Infatti, i proventi derivanti dall’esercizio di attività direttamente connesse non concorrono alla formazione del reddito imponibile. Seconda parte nel prossimo numero.


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