n.
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maggio/giugno 2017
ANNO 9 - N. 47 - MAGGIO/GIUGNO 2017 - Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/ 2008
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Tifano per lo sport sostenendo pratica Tifano perchi lolosport e chi lo racconta... sostenendo chi lo pratica e chi lo racconta...
45|2017 44|2016 Anno Anno98--Numero Numero4544 GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 NOVEMBRE/DICEMBRE Testata registrata al al Testatagiornalistica giornalistica registrata Tribunale didiVerona Tribunale Verona Anno 9 - Numero 47 n. n.1807/2008 1807/2008
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MAGGIO/GIUGNO 2017 Testata giornalistica registrata al DIRETTORE RESPONSABILE DIRETTORE RESPONSABILE Anno 9Alberto Cristani Anno 8--Numero Numero 44 Tribunale di45 Verona n. 1807/2008 Alberto Cristani GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 a.cristani@sportdipiu.com NOVEMBRE/DICEMBRE a.cristani@sportdipiu.com Testata giornalistica registrata al al Testata giornalistica registrata Direttore responsabile Tribunale di VICE DIRETTORE Tribunale diVerona Verona DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA Alberto Cristani n. Giorgio Vincenzi n.1807/2008 1807/2008 Maurilio Boldrini m.boldrini@sportdipiu.com DIRETTORE RESPONSABILE CAPOREDATTORE DIRETTORE RESPONSABILE Direttore della fotografia Alberto Cristani Andrea Etrari Alberto Cristani Maurilio Boldrini a.cristani@sportdipiu.com g.vincenzi@sportdipiu.com a.cristani@sportdipiu.com Caporedattore VICE DIRETTORE DIRETTORE FOTOGRAFIA DIRETTORE DELLADELLA FOTOGRAFIA CAPOREDATTORE Giorgio Vincenzi Andrea Etrari Maurilio Boldrini Maurilio Boldrini Andrea Etrari m.boldrini@sportdipiu.com m.boldrini@sportdipiu.com CAPOREDATTORE IN REDAZIONE In Redazione AndreaDon Etrari Giacomelli, Damiano GiorgioAndrea Vincenzi, Don Andrea g.vincenzi@sportdipiu.com Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Giacomelli, Damiano Tommasi, Alessia Bottone,
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Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, FOTO Foto Alessia Bottone, CONTATTI IN REDAZIONE Maurilio Boldrini, Vania Albertini, Paolo Bruno Mostaffi, Marina Soave, Maurilio Boldrini, Vania Albertini, redazione@sportdipiu.com Don Andrea Giacomelli, Damiano Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, www.sportdipiu.com Paolo Schiesaro, Mirko Barbieri, Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Matteo Zanon Simone Pizzini Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, Marina CONTATTI Foto di: Emanuele Pennacchio, PROGETTO GRAFICO Soave, Matteo Lerco, Matteo Zanon Mirkoredazione@sportdipiu.com Barbieri, Simone Pizzini Ewww.sportdipiu.com IMPAGINAZIONE Contatti PAST di Fausto Pastorino FOTO CONTATTI redazione@sportdipiu.com Strada delle Trincee, 13M Paolo Maurilio Boldrini, Vania Albertini, PROGETTO GRAFICO redazione@sportdipiu.com Verona www.sportdipiu.com Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini E37135 IMPAGINAZIONE www.sportdipiu.com www.pastweb.net PAST di Fausto Pastorino CONTATTI Strada delle Trincee, 13M Progetto grafico e impaginazione PROGETTO GRAFICO STAMPA redazione@sportdipiu.com 37135 Verona Francesca Finotti E IMPAGINAZIONE Mediaprint Srl www.sportdipiu.com www.pastweb.net
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COMUNE DI SOAVE DI COMUNE SOAVE
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COMUNE DI SOAVE
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COMUNE DI SONA
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COMUNE DI COMUNE DI TREVENZUOLO DI COMUNE TORRI DELDI BENACO COMUNE TREVENZUOLO TORRI DEL BENACO
COMUNE DI TORRI DEL BENACO
COMUNE DI TREVENZUOLO
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COMUNE DI COMUNE DI COMUNEVERONELLA DI COMUNE DIVILLAFRANCA COMUNE DI VERONELLA VIGASIO VILLAFRANCA
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IN COPERTINA Filippo Lanza – ArgentoGargagnago, olimpico Rio Gruppo Podistico Sergio Pellissier - Attaccante Chievo2016 (FOTO MAURILIO BOLDRINI) Bussolengo Softball, Verona (Foto Maurilio Boldrini) Stampata carta ecologica 100%riciclata riciclata Atletico Verona Calcio 5, 100% Stampata susucarta ecologica con inchiostri basevegetale vegetaleprodotta prodotta con inchiostri aabase Ares Calcio Verona. senzauso usodidicloro cloro senza
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FUNIVIA MALCESINE MONTE BALDO CON LE CABINE ROTANTI VERSO PANORAMI MOZZAFIATO
FUNIVIA MALCESINE MONTE BALDO Via Navene Vecchia, 12 - 37018 Malcesine (VR) Tel. +39.045.7400206 - Fax +39.045.7401885 info@funiviedelbaldo.it www.funiviedelbaldo.it
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Comune di Malcesine
Provincia di Verona
SOMMARIO
n. 47 / 2017
In copertina: da sinistra: Sara Capovilla, Federica Chinello, Irene Tombola. Foto Maurilio Boldrini. Location: Villa Balladoro - Povegliano V.se
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Editoriale Verona caput calcis
SPORT LIFE
BREAKING NEWS
Diocesi di Verona Fairplay rovescio
9. 16. 32. 37. 54. 64. 78. 84. 92.
25. 74. 98.
Il corner di Tommasi La disobbedienza A canestro con Zanus #IuzzolinoDay
EVENTO 12. 16. 26. 76. 90.
CONI Verona in festa al Museo Nicolis Tanti auguri "vecchia" e gloriosa Ares! Scaligera High School Cup: ed è ancora show time! Dal Nord al Sud Italia con la Staffetta dell’Amicizia Un Cangrande per il King
INTERVISTA 13. 20. 32. 38. 46. 56. 62. 70. 80.
Calcio 5 - Massimo Mazzoni Nuoto - Xenia Francesca Palazzo Pallamano - Roberto Escanciano Sanchez Calcio femminile - Capovilla, Chinello e Tombola Calcio - Sergio Pellissier e il calcio femminile
Sport a scuola: che numeri a Verona! #IuzzolinoDay - Welcome back paisà! Tutti pazzi per Dznic Mastini Verona football americano
Oppeano in festa con i suoi campioni Magic Summer 3D Sport e Vacanza Lessinia Legend, il 25 giugno al via la 20^ edizione
Run4science 2017 Baseball Verona Nadia Bala, il coraggio di tornare in campo Ritmic Art Verona Un inferno sui pedali per gli atleti Windtex
PASSIONE COMUNE 14. 15.
Legnago, San Giovanni Lupatoto Sona, Verona
FOCUS 88. 94. 96.
Il riscaldamento, ‘scintilla’ per un buon allenamento Tutti in forma con la ‘corda rossa’ Opes Verona
Rugby - Valeria Fedrighi Rugby - Mario Ramundo Softball - Enrico Obletter Pallavolo – Nikola Grbic
LO SCATTO MAGICO
AGGANCIO VOLANTE. Valentina Boni, capitano del Fimauto Valpolicella, un concentrato di tecnica, classesportdipiu.com e fiuto del gol. Per lei un campionato conclusosi con numeri 'mostruosi': 26 partite giocate, 28 reti e, soprattutto, una promozione in serie A
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L’EDITORIALE s i c l a c t u p a c , a n o r Ve
estivo durante attesa del periodo in e, ch se ne ro ve lcio ‘col botto’ per il ca e. Finale di stagione ia le sue eccellenz gg ste enza in serie A fe x, la re to ita er m i garantito la perman rs è de si o, ip tic an il quale go o pi frutto di una oVerona che, con am a mai in discussione zz lve sa a Un ). Partiamo dal Chiev 17 i tim ran, di un gruppo ecutivo (16 negli ul mister Rolando Ma di di rte pa da per il 10 anno cons e, al tim amo l’importanza di una gestione ot ni. E non dimentichi va gio o en m programmazione e e ni a. va a di questa squadr mix di giocatori gio gialloblu, vera anim formato dal giusto re lle ragazze ie de on rte nn pa ca po da ca ta r, ra llissie lmente cent na fi a es pr m capitano Sergio Pe l’i pi re ea Un cam onato Chievo’ da sottolin anni di purgatorio. tre po do A Restando in ‘zona rie se in o vinte 23, icella che tornano 26 partite, ne hann su e, o ch e gn pa del Fimauto Valpol m co e Numeri da capogir per Valentina Boni bendone appena 17. su e ti di re a 96 at pressoché perfetto rn do gio an ma a soltanto una, segn meglio solo all’ulti pareggiate 2 e pers her che ha avuto la cc della diretta Zu .r.) go ie n.d D o gi da ag ta allena lo scorso 14 m 0 5r pe e per la formazione an ec zz idente Flora sul campo del Mo la società della pres r Pe i. nt pu e campionato (vittoria du li so nnuncia un futuro arrivata seconda a esta serie A, si prea qu i st co i tti tu concorrente Inter, a to lu ne da parte del ‘testona’ che ha vo orto e collaborazio pp su re rio te Bonafini, dirigente ul re che potrebbe trova o femminile. di grande interesse rona, dopo un anno e, perché no, Chiev ar nt ve di r pe n merito. L’Hellas Ve a co on ia , gg ste fe ChievoVer ge di unica e, in generale onda calcistica dell’A ia di una tifoseria gio la r pe , ta le Ma anche l’altra sp es na qu zio di - è stato l’artefice ll’elite del calcio na checché se ne dica di serie B, torna ne a hi cc Pe o bi ro illuso. I gialloblu Fa si. verone ime partite avesse pr le e en di tutti gli sportivi bb se , ta uca Pazzini il ente facile e sconta nno trovato in Gianl ha a m a at nza. Ora rn promozione per ni te al e che fatto la differe ato a corrent o) on at pi m on pi ca m un ca l to de ca ni, hanno gio pocannoniere e al fidato Luca To rminale offensivo (ca al DS Filippo Fusco e m rie A. sie se in in e, trascinatore e il te , ch ile tti ib Maurzio Se a lungo poss te ù en pi id il es e pr ar st al re a e ss , ordarlo, mpetere la palla pa rby che, è bene ric ione in grado di co de az l rm de fo a sto un gu il ire e st ar dovrà alle oltre riassapor gare (a pochi metri 17-2018 potremo in io Olivieri di Via So ad St lo al tti Nel campionato 20 fa in ; pracitato Fimauto in chiave femminile ia Gabbiadini e il so an el M di si riproporrà anche na ro Ve fronteranno AGSM dal Bentegodi) si af tti, nessuno può dare’: in Italia, infa an m co a orgoglio Valpolicella. ‘va te en serie. Un vanto e un indiscutibilm a di in sim as qu m se lla ne ro ne , ve cora Il calcio ile e femminile che, purtroppo, an rmazioni, tra masch ro - la nostra città ie rit ve e vantare quattro fo ivo sit po ribalta - in modo a docet… che porteranno alla ente. Verona-Vicenz am st giu in a gn go alla troppe volte messa
di Alberto Cristani
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DIOCESI DI VERONA
di Don Andrea Giacomelli
Fairplay rovescio “Fairplay rovescio” pensa alle situazioni dove la premura, la cortesia, l’attenzione diventa incostanza, abbandono e rinuncia facile
L’
elevat turnover nello sport giovanile, il passare cioè da uno sport ad un’altro con facilità, è fenomeno a duplice lettura. Da una parte, si riconosce al ragazzo/a la possibilità di provare e conoscere differenti discipline, per curiosità, ricerca, tentativo …, incontrando quelle più confacenti e adeguate. Dall’altra un possibile coinvolgimento limitato e condizionato del soggetto, poiché lasciare o cambiare è eventualità già - anche inconsciamente - prevista. Il compito educativo di tecnici e dirigenti non è spesso facile nel ruolo di sostenere, incoraggiare, orientare nella articolata lettura di situazioni ricondotte sovente a pochi e sommari motivi nei quali i ragazzi espongono personali “gusti” e capacità. Nasce anche da qui una riflessione sull’uso e abuso del fairplay nel mondo sportivo. Ci si può chiedere infatti perché questo concetto sia tanto amato e proclamato sui “tavoli dello sport”, e altrettanto invece sospettato nelle menti di chi il gioco lo sta praticando sul campo. Agonismo e competizione, guardano al fairplay spesso come ad una intrigante concettuale elaborazione. Una concessione cortese, per molti forse poco o addirittura anti-sportiva. Una linea, quest’ultima, sicuramente estrema, ma che ci invita ad approfondire. Al fondo di un sottile sospetto ci po-
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trebbe essere la convinzione, non banale, che lo sport produca da sé regole di correttezza non scritta. L’atleta impara regole non sancite praticando con altri, in luoghi dove i contatti non sono solo fisici, ma emozionali e sensoriali “fondendo” spesso vissuti personali, attese, promesse, memorie affettive e fisiche, tecnica e abilità in un solo intenso gesto di agonismo sportivo. Dove chi valica “le regole non scritte” si autoesclude. Ogni sport è intrinsecamente regolato dalla correttezza. Eppure la cronaca sembra riproporci di giorno in giorno il bisogno di educare comportamenti. La domanda è tuttavia come ciò sia possibile? Con insegnamenti estrinseci alla pratica? Il fairplay sono le regole non dette di ogni sport e di ogni vita. Atteggiamenti costanti che “si formano” “dentro” le tante piccole attività e momenti “dietro le quinte” della gara. Un’educazione che si fa nei particolari, nella preparazione. Lo sport conosce buone pratiche dove ragazze/i, giovani e adulti animano di senso e di significato attraverso tanti piccoli gesti e comportamenti che “precedono”. Insegnare la vita con lo Sport è molta pratica e poca “predica”. Talvolta tuttavia è inevitabile e le situazioni lo chiedono. Chiunque però si trovi a intervenire “fermando il gioco”, vive un senso di sconfitta, di incomprensione, di tradimento.
Forse oggi siamo chiamati a sostenere e incoraggiare nuovi e vecchi step sulla via della corresponsabilità. Ci sono “compiti” educativamente importanti da ridistribuire sulla via dell’educazione con gradualità e differenziazione.
Perché sport è sempre a qualsiasi età e livello responsabilità reciproca fra persone. E chi fa sport ha bisogno di essere responsabilizzato alla pratica dello sport, anche nei dettagli, anche nella preparazione. Ogni allenatore conosce che l’organizzazione dello sport è semplice e tuttavia complessa. Per una squadra di volley o di rugby o per una palestra di danza, ci sono mille particolari distribuiti fra vari attori da considerare preparare, predisporre. Quanti di questi toccano direttamente la vita delle ragazze e dei ragazzi delle società sportive? Oppure quanti arrivano solo quando il gioco è pronto in tavola?
In ogni pratica sportiva ci possono essere adeguate e mirate consegne da distribuire e suddividere fra piccoli e grandi atleti che educano e fanno i gruppi e le società, anche per il futuro. Anche ciò potrebbe aiutare a vivere lo sport con intensità e con coinvolgimento generando atteggiamenti educativi dove i concetti del fairplay: agonismo e rispetto, equità, amicizia, lealtà, rivalità, integrità, solidarietà, tolleranza, cura, eccellenza, decisione, affidabilità, carattere, bellezza, siano stati incontrati e sperimentati, con nomi concreti di persone, situazioni, oggetti, prima di essere assunti a lezione etica o teoria.
Preparare l’attrezzatura e gli indumenti sportivi, predisporre un campo di gara, predisporre personalmente indumenti personali e ripristinandoli dopo l’impiego. Fare la propria parte nella gestione emotiva nelle piccole, grandi tensioni “ inevitabili” in contesti umani di tensione agonistica e competizione anche se di sport, di gioco. Dentro e fuori lo spogliatoio di uno sport di squadra, ma altrettanto e in un’altro individuale, non è da stupirci che tensioni e incomprensioni possano generarsi. Allenatore, giocatori, atleti, giudici, responsabili strutture, genitori, amici, pubblico sono soggetti in gioco con differenti motivazioni e obiettivi sullo stesso campo sportivo… La cura dell’emotività nello sport come nella vita non è prima di tutto compito di esperti, ma sta nella responsabilità reciproca delle persone che si educano nell’esperienza. Nella memoria di chi ha fatto sport ci sono tanti ricordi di avvenimenti e fatti marginali all’evento sportivo, ma radicati nella propria formazione di persone.
SPORT LIFE - SCUOLA
di Andrea Etrari
Sport a scuola: che numeri a Verona!
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ta volgendo al termine per il corrente anno scolastico l’attività del-l’Ufficio Scolastico provinciale per l’educazione fisica e sportiva. Un’annata decisamente ricca di impegni, in cui i campionati studenteschi hanno rappresentato soltanto la punta dell’iceberg, come ci conferma la responsabile dell’Ufficio, la professoressa Angela Capuzzo: “Compito fondamentale dell’Ufficio Educazione Fisica è proprio quello di coordinare una serie di servizi che vanno dalla promozione della salute, al benessere, ai corretti stili di vita, fino a spaziare in altri ambiti come accaduto ad esempio durante le operazioni del Concorso Nazionale: il Veneto ha visto ben due coordinatori provinciali di Educazione Fisica coinvolti”. Andiamo con ordine, partendo dagli studenti più giovani, quelli della scuola primaria. “Ancora una volta” – evidenzia Angela Capuzzo – “nelle scuole veronesi è stato promosso e realizzato anche quest’anno il progetto ‘Sport di Classe’, alla luce delle indicazioni contenute nel protocollo d’intesa MIUR-CONI; alcuni altri progetti sono stati proposti da federazioni e/o società sportive, quali ad esempio il progetto Hellas, il progetto Chievo, Minibaseball, Binbimbici, ‘In acqua per
crescere’, la ‘Marcia per il sorriso dei bimbi’ durante la Montefortiana, SportExpo interamente dedicato ai giochi e ai percorsi attività promozionale di Scacchi. Sono inoltre stati organizzati numerosi corsi di aggiornamento e servizi di consulenza per le maestre: la formazione è stata il nostro fiore all’occhiello con ben 17 corsi avviati e aperti ai docenti di ogni ordine e grado: ultimate frisbee, giochi della tradizione, baskin, badminton-shuttle time, tango, danze ebraiche, vela, feldenkrais, brain gym, stacking e double dutch, tamburello, cip-disabilità intellettivo-relazionale, sport acquatici - fraglia vela Malcesine alla scoperta dell’ambiente mare. Sempre per quanto riguarda la scuola primaria in alcune istituzioni scolastiche, grazie anche alla sensibilità di dirigenti scolastici particolarmente attenti alla formazione in ambito motorio e sportivo, si è fatta la scelta di utilizzare le risorse umane legate al potenziamento della nostra materia nella scuola primaria (e talvolta anche in quella dell’Infanzia), promuovendo la figura del docente: una realtà d’eccellenza”. E passiamo alla scuola secondaria di primo e secondo grado. “I campionati studenteschi - prosegue la professoressa Capuzzo - rappresentano la parte più vi-
sibile ed hanno l’obiettivo di promuovere l’attività sportiva scolastica. Le attività proposte durante le manifestazioni dei campionati Studenteschi riguardano le discipline sportive classiche, individuali e di squadra; ad esse si affiancano altre manifestazioni di tipo promozionale come il Trofeo Adige-Guà, il Trofeo Città di Legnago, il Trofeo “Giochiamo a fare sport” e il Trofeo Baldo-Garda. E poi ci sono le attività legate allo sportnatura-ambiente, di attività svolte in ambienti naturali come il Parco Natura Viva, lo Zoo Safari, Bosco Park e, uscendo dalla nostra provincia, il Campeggio di Zoldo e l’iniziativa ‘Alla Scoperta dell’ambiente mare’ a Cesenatico”. Insomma l’elenco è lunghissimo: “Esatto” – conclude la professoressa Capuzzo – “e non dimentichiamo il progetto del Comune di Verona ‘In acqua per crescere’ nelle 7 piscine comunali, il progetto ‘Integralmente sport e cultura’ dedicato alla conoscenza e alla pratica di attività per l’ inclusione e agli sport paralimpici e l’educazione stradale con handbike e alcuni concorsi per le scuole realizzati in collaborazione con l’associazione Verona Strada Sicura”.
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IL CORNER DI TOMMASI di Damiano Tommasi
La disobbedienza
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ulley Muntari a Cagliari mi ha riportato alla mente don Lorenzo Milani e la sua ‘Lettera ai giudici’ del 18 ottobre 1965.
“Dovevo ben insegnare come il cittadino reagisce all’ ingiustizia. […] È l’arte delicata di condurre i ragazzi su un filo di rasoio: da un lato formare in loro il senso di legalità (e in questo somiglia alla vostra funzione), dall’altro la volontà di leggi migliori cioè di senso politico (e in questo si differenzia dalla vostra funzione). […] In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo di amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservare quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando non sanzionano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate. […] E quando è l’ora non c’è scuola più grande che pagare di persona un’obiezione di coscienza. Cioè violare la legge di cui si ha coscienza che è cattiva e accettare la pena che essa prevede. […] Non meravigliatevi, dunque, se ancora non possiamo obbedire tutte le leggi degli uomini. Miglioriamole ancora e un giorno le obbediremo tutte.” Discutere dal campo con i tifosi non va fatto, se si sta rispondendo ad un insulto a sfondo razziale è però un dovere. Protestare platealmente contro l’arbitro mettendo le mani sulle braccia va sanzionato, se lo si fa per far capire che gli insulti razzisti
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vanno fermati sul nascere deve essere un’esimente. Se si lascia il campo anzitempo senza il permesso dell’arbitro ci deve essere l’ammonizione, se lo si fa per non peggiorare la situazione e per dare un segnale di condanna ad insulti razzisti non si può essere sanzionati.
Un giudice, anche e soprattutto sportivo, non può non tenerne conto e quanti possono intervenire non si devono fermare alla condanna mediatica della sanzione o ad un progetto contro ogni forma di razzismo: interveniamo sull’interpretazione delle norme!
A CANESTRO CON ZANUS di Cristiano Zanus Fortes
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ominciamo con il descrivere gli sguardi della gente che usciva dal palazzetto dello sport in una domenica dove la squadra usciva sconfitta dal big match con la prima della lega Treviso. Sguardi compiaciuti per aver assistito a qualcosa di unico… Perchè la Verona del basket, nei pochi minuti che permettono alle squadre in campo di rifiatare, ha voluto rendere omaggio ad un piccolo di statura grande uomo…ad un piccolo grande giocatore! La cerimonia del ritiro della maglia di Mike comincia in pieno stile americano, con luci che improvvisamente si spengono e lui che spunta fuori dal tunnel con tanto di occhio
#IUZZOLINODAY di bue e fumo per rendere l’atmosfera ancora più magica. All’ improvviso un faro illumina la tribuna e una maglia incorniciata sembra volteggiare tra gli spalti sostenuta solo dall’entusiasmo di un pala AGSM in piena trepidazione. E invece sono i vecchi compagni di Mike che con una staffetta in pieno stile olimpico che la fanno arrivare fino in campo dove viene consegnata dal terzetto composto dal Presidente Pedrollo, il Presidente onorario Vicenzi e Michael Iuzzolino JR che indossa proprio la maglia numero 8 della attuale divisa. E poi ci sono solo lacrime, brividi ed emozioni traboccanti… Viviamo in un mondo dove abbiamo bisogno di eroi, piccoli o grandi che siano e Mike
Iuzzolino qui a Verona lo è stato davvero, portando non solo successi sul campo ma anche dimostrando che con impegno e dedizione tutto è possibile, scodellando magie contro giganti che in ogni modo tentavano di arginarlo senza riuscirci. Da questo momento in poi la maglia numero 8 di Verona sarà appesa ogni partita per ricordare a tutti le sue magie. L’ immagine che vorrei ricordare è quella dove lui, che a riflettori spenti, si ferma a firmare autografi per quasi un’ora dopo la fine della partita dichiarando poi: “ho voluto onorare ogni persona che è venuta qui per me oggi”! Chapeau Mr Mike
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EVENTO
di Giulietta Casi
CONI Verona in festa al Museo Nicolis Una mattinata dedicata alle eccellenze dello sport veronesi che si sono distinte nell’anno 2016
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na giornata di grande festa quella svoltasi presso il Museo Nicolis di Villafranca sabato 29 aprile scorso nell’ambito delle iniziative organizzate dal Coni Provinciale di Verona in collaborazione con SportDi+ magazine. Sono stati consegnati, alla presenza del Delegato provinciale Coni Stefano Gnesato i premi relativi all’attività dell’anno 2016 a società, dirigenti e atleti che si sono distinti per risultati ottenuti ma anche per l’attività promozionale sul territorio veronese con particolare attenzione al mondo giovanile. “E’ stata davvero una mattinata gradevole e di grande partecipazione – spiega Gnesato – dove i protagonisti, come da consuetudine, sono stati gli sportivi. Come Coni Verona ci teniamo particolarmente a dare visibilità e soprattutto premiare chi, quasi esclusivamente in modo volontario, si prodiga e si sacrifica affinchè l’attività sportiva, qualunque essa sia, abbia modo di crescere e svilupparsi in modo strutturato e continuativo. Eventi come questi sono momenti di festa ma, soprattutto, di confronto e crescita perché, al di la delle singole discipline, l’ importante è che i nostri giovani trovino nello sport un momento importante di crescita ma soprattutto di divertimen8
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to. Se poi, un giorno, magari qualcuno diventerà un campione, beh, allora la soddisfazione sarà doppia!”. Madrina della festa è stata la bravissima giornalista veronese Daniela Scalia (ex conduttrice di Sportitalia, attualmente autrice e attrice della fiction Sport Crime n.d.r.) che, con grande professionalità, ha presentato i premiati di giornata. “Un grazie – conclude il delegato Coni Verona – va a Silvia Nicolis e Sara Cordioli del Museo Nicolis per la disponibilità e per la collaborazione: una location così prestigiosa ed elegante ha dato alla festa un tocco di classe e di eleganza davvero unici. Spero si tratti dell’inizio di una collaborazione e di una sinergia tra Coni e Museo Nicolis che dureranno nel tempo”. 4
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I PREMIATI CONI ANNO 2016 MATTIA PETRUCCI – Giovane promessa ciclismo (foto 1) GIORGIO COMPAROTTO – Giovane promessa scherma (foto 2) GIANFRANCO BALDINI – Una vita per lo sport calcio (foto 3) TIZIANO BEGAL – Una vita per lo sport pesca sportiva (foto 4) FILIPPO LANZA – Atleta dell’anno pallavolo (foto 5) XENIA FRANCESCA PALAZZO – Atleta dell’anno nuoto (foto 6) ASD POLISPORTIVA QUADERNI – Promozione sportiva (foto 7) POLISPORTIVA GEMINA – Promozione sportiva (foto 8) WEST VERONA RUGBY UNION – Promozione sportiva (foto 9) PALLAMANO OLIMPICA DOSSOBUONO – Squadra dell’anno 2016 (foto 10) ALESSANDRO DE PIETRO – Premio “Adriano Paganella” giornalista sportivo (foto 11) MUSEO NICOLIS DI VERONA – riconoscimento (foto 12)
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LEGNAGO
Griffon Volley Legnago promosso in serie C rie di promozioni che l’hanno portata in pochi anni dalla Seconda divisione, appunto, alla serie C. Questo successo è entrato di diritto nella storia sportiva della Città di Legnago, poiché la serie C non era mai stata raggiunta in campo femminile. Artefice dell’impresa, sapientemente guidato dai coach Davide Gioachini e Michele Fontana, è stato un gruppo di giocatrici che ha fatto del sacrificio e della dedizione le "armi" principali per sconfiggere le avversarie.
Doveva essere l’anno della conferma e consolidamento della presenza nella serie D ma le ragazze della Griffon Volley Legnago hanno raggiunto una sorprendente promozione in serie C. L’ultima partita della stagione, a promozione matematicamente già raggiunta, ha visto le ragazze della Griffon affrontare le avversarie dell’Aduna Volley Padova nella palestra San Davide di Porto di Legnago, gremita di tifosi festanti che hanno sostenuto le nostre ragazze nell’incontro, pas-
serella finale del campionato. l’obiettivo è stato raggiunto dopo un campionato di vertice che ha visto la formazione di Legnago lottare fin dall’inizio per i due posti al sole per la promozione diretta, questo nonostante alcuni seri infortuni che hanno creato qualche inevitabile e comprensibile problema. La conquista della serie C è frutto sicuramente del lavoro svolto negli ultimi anni, anche a livello dirigenziale, che ha visto la società legnaghese conseguire una se-
SAN GIOVANNI LUPATOTO
Gemini Campione d’Italia di Cheerleading e Cheerdance La Gemini di San Giovanni Lupatoto si è laureata campione d’Italia ai nazionali assoluti cheerleading e cheerdance che si sono svolti lo scorso a Biella il 25 e 26 Marzo 2017. La società lupatotina, che può contare su 50 atleti tra peewee (scuole elementari), junior (scuole medie) senior (dalla prima superiore), ha conquistato lo scudetto tricolore grazie ai risultati eccezionali ottenuti gareggiando in sei diverse categorie con tutte le squadre (peewee, junior e senior) riuscendo in un’ impresa considerata storica, con un totale di tre primi posti, conseguendo il titolo di Campioni D’Italia FICEC nella categoria più ambita, due secondi posti ed un terzo. Emozioni a non finire sono
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arrivate in particolare dalla prestazione dalle ragazzine, alcune delle quali alla loro prima gara, dei team peewee e junior. Molti applausi sono stati quindi tributati al team Senior COED, squadra mista di 22 atleti composta da ragazzi e ragazze di età compresa tra i 16 e 28 anni. Hanno presentato una coreografia caratterizzata da sin-
Questi i nomi delle atlete: Sarti Eleonora, Quaglia Francesca, Ferrari Jessica (centrali), Cazzola Lara, Campo Alessandra (opposti), Dall’Agnello Anna, Bonaldo Alessandra, Baldoni Giulia, Ventura Ilaria (laterali), Zanetti Eleonora, Marini Benedetta (palleggiatori), Garzotto Silvia (libero) e, dulcis in fundo, il capitano Fava Linda Ambra (attaccante jolly). Ulteriore motivo di orgoglio per la società è la presenza nell’organico della squadra e quindi in campo, di diverse atlete provenienti dal settore giovanile della società, che hanno contribuito alla grande alla promozione. Ora però la mente e l'attenzione va già al prossimo campionato, con la speranza di poter giocare in un impianto sportivo adeguato alla categoria, quale il palazzetto dello sport, che possa fungere anche da immagine per la Città di Legnago.
cronia, pulizia degli elementi e stabilità guadagnandosi il primo posto della categoria di più elevata difficoltà. Posizione in classifica questa che permetterà al team di San Giovanni Lupatoto di partecipare il prossimo 24 e 25 giugno 2017 ai campionati Europei ECU (European Cheer Union) che si terranno a Praga. “Inutile dire – commenta soddisfatta l’allenatrice Elisabetta Marchesini – che questo risultato mi rende pienamente orgogliosa. E’ stato un fine settimana ricco di successi frutto di un duro lavoro dal momento ci siamo preparati in vista di questo obbiettivo appena terminati i nazionali dello scorso anno. Un segnale che il progetto sviluppato da Gemini e il lavoro della società sta andando nella giusta direzione”. “Sono ancora emozionata – spiega la presidentessa Monica Parisato – e non mi rendo conto del risultato ottenuto. Eravamo convinti di raccogliere un risultato positivo fra qualche anno e invece eccoci qua! La soddisfazione è piena, è natural, ma ora dobbiamo pensare al mantenimento del livello acquisito e accettare nuove sfide. Un grazie a dirigenti e genitori Gemini: i loro sacrifice hanno portato ad ottenere insieme questi risultati“. Junior Gemini
Senior Gemini
VERONA
All'AGSM Forum inaugurato il Must È stato presentato lo scorso 5 maggio, presso l’AGSM Forum di Verona “Must” museo della tecnica comunicativa vera e propria costola del più famoso Museo della Radio di Verona. A tenere il battesimo all’evento l’assessore allo sport del Comune di Verona, artefice principale di questa esposizione unica per genere e location. Successo di visite e di critica per questo curioso corner, manifesto e perché no ‘preview’ di un possibile museo della comuni-
SONA
Sport e sicurezza con il Nippon Club Molte le Società Sportive presenti sul territorio di Sona e ricco il panorama di opportunità di scelta di uno sport per i nostri ragazzi. Una realtà sportiva affermata e vivace è rappresentata dalla A.S.D. Nippon Club. Sotto la guida del Maestro Roberto Pimazzoni, cintura nera 6° DAN di Karate, la Società ha preso vita intorno alla fine degli anni Ottanta ed ha iniziato la propria attività presso la Palestra della Scuola Primaria di Palazzolo di Sona, per poi spostarsi presso gli Impianti della Polisportiva Palazzolo intorno ai primi anni Novanta. Nel 1992 le è stata conferita da parte del C.O.N.I. la qualifica di Centri di Avviamento allo Sport ed attualmente è affiliata alla FIJLKAM (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali). La Scuola di Karate con sede a Palazzolo di Sona prevede corsi di karate rivolti a bambini, ragazzi, adulti, principianti ed agonisti, e persino un corso di avviamento al karate per bambini a partire dai 4-5 anni di età. Sempre a Palazzolo, recentemente la Società ha iniziato ad offrire ai ragazzi un’ulteriore attività, il Parkour. Da alcuni anni, in collaborazione con la Direzione Didattica dell’Istituto Comprensivo di Sona, la società è impegnata anche in alcuni progetti educativi sportivi: Karate a scuola, che coinvolge i bambini della Scuola Primaria ed i ragazzi di Prima e Seconda (Scuola Secondaria), e Ragazzi in sicurezza, un percorso di lezioni specifiche di comportamenti preventivi e corretti da adottare per evitare situazioni a rischio, che è invece dedicato ai ragazzi di Terza (Scuola Secondaria). In linea con quest’ultimo progetto, la primavera dello scorso anno l’A.S.D. Nippon Club ha organizzato a Palazzolo un Corso di Difesa Personale per Donne, che ha cazione che la città di Verona meriterebbe e, senza dubbio, saprebbe valorizzare al meglio. Ricordiamo che il Museo della Radio Guglielmo Marconi è ospitato in varie sale dell’istituto tecnico Itis Galileo Ferraris di Verona; espone numerosi e interessanti esemplari appartenenti alla collezione privata della famiglia Chiantera. E sempre in ottica di promozione e diffusione delle origini della comunicazione si colloca il libro evento del design radiofonico del Museo della radio che verrà presentato ufficialmente il 2 luglio 2017 in occasione della mostra evento organizzata dal Museo in piazza dei Signori dal 2 al 20 luglio. Il libro completamente dedicato alla radio come
ottenuto un notevole riscontro: incontri teorico-pratici relativi all’autodifesa reale da strada in caso di aggressione, in cui si è lavorato sull’atteggiamento mentale e sulla reazione richiesta nelle situazioni di pericolo e soprattutto si è parlato di prevenzione, dei comportamenti e degli accorgimenti da adottare per la propria sicurezza personale. Grandi le soddisfazioni anche a livello associativo: infatti, contando le sedi di Palazzolo, Sant’Ambrogio di Valpolicella e Pescantina, l’A.S.D. Nippon Club conta circa 200 iscritti e risulta essere tra le più grandi realtà del Karate nel Veneto, tanto che, nelle sue molteplici attività, il Maestro è necessariamente supportato da altri cinque Allenatori di Karate e tre istruttori di Difesa Personale. In vista delle vacanze scolastiche estive la Nippon sta organizzando il Multisport che si terrà presso gli Impianti della Polisportiva Palazzolo, e sarà rivolto a bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni: si tratterà di tre settimane (dal 12 al 30 giugno) in cui si potranno sperimentare vari sport e discipline, quali arti marziali, pallavolo, basket, calcio, tennis, tamburello, beach-volley, rugby, parkour, hip-hop, baseball, scherma, bike e persino scacchi. Sicuramente una bella opportunità per i giovani del nostro territorio. Ilenia Bertolazzi oggetto di design estetico. Sviluppato su scatti visivamente di effetto e completamente social che collegano al mondo della rete: un libro da guardare con occhio proiettato al futuro.
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EVENTO
di Bruno Mostaffi
Tanti auguri "vecchia" e gloriosa Ares! «LA STORICA SOCIETÀ
DI BORGO SANTA CROCE COMPIE I SUI PRIMI 40 ANNI. TRA SUCCESSI, DIFFICOLTÀ E GRANDI PROGETTI L’ARES CALCIO È STATA, ED È TUTTORA, UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL CALCIO DELL’EST VERONESE. OBIETTIVO FUTURO? SENZA DUBBIO METTERE ‘AL CENTRO’ I BAMBINI…»
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ono gli Anni Sessanta a tenere il battesimo di un nuovo borgo all’estrema periferia di Verona: Santa Croce. Tra i nuovi arrivati risulta subito dirompente il desiderio di socializzazione, di aggregazione, di fare sport. Piazza Zagata, luogo d’incontro e di filotto, fulcro dell’attività sociale, diventa area di sport. Lo spazio, destinato ai futuri giardini pubblici, è la prima palestra, campo di calcio, pista di atletica del rione. Se lo disputano decine di ragazzi. Questi movimenti spontanei vengono ben presto organizzati e nasce l’US Santa Croce. I negozianti della zona, con il testa il sig. Gastaldo che assume la carica di presidente, contribuiscono alle spese di gestione. L’anima, il cuore pulsante di questa nuova realtà, è il compianto Emilio Zonzini, simpaticamente noto con il nomignolo di “canela”. Tutta l’organizzazione ruota attorno alla sua persona. Da un cugino di Zonzini, emigrato in Brasile, arrivano le prime maglie del Santa Croce. Sono simili alle casacche della nazionale carioca, con gli inconfondibili colori giallo-verdi. Vestono gli atleti e colorano la bandiera del quartiere. Nella primavera del 1963 inizia l’attività ufficiale. Si gioca a sette in piazza Zagata. Lo spogliato-
io è la strada. Dopo circa un anno, frutto di notevoli sacrifici, viene inaugurato un vero pionieristico campo di calcio, dove sorge attualmente la chiesa di Santa Croce. Parlare di impianto sportivo era decisamente fuori luogo. Si trattava di un terreno rubato all’agricoltura, sistemato per la nuova destinazione d’uso. Venne inoltre costruita una baracca con assi di legno ed adibita a spogliatoio. Singolare, ed ingegnoso, l’impianto idrico. Una canna di gomma, superando il progno, collega un rubinetto di via Zagata a due barili. Riempiti d’acqua, fungono da doccia. Nel 1968 iniziano i lavori per la costruzione della chiesa e i calciatori vengono sfrattati. L’attività calcistica si trasferisce sull’attuale rettangolo di gioco (approntato a tempo di record ma costruito a regola d’arte!). L’US Santa Croce ebbe una parabola veloce che la portò ad iscrivere squadre al campionato Juniores e Terza Categoria, con risultati apprezzabili. Purtroppo la fine degli anni Sessanta coincide con l’inizio dei guai in casa US Santa Croce: contrasti tra dirigenza e parrocchia portano alla “chiusura” del campo e alla morte della società. Ma nonostante tutto il campo di via Pergolesi viene invaso ogni giorno da decine di “butèi” vogliosi di calcio: si organizzano tornei, sfide, partite memorabili: il calcio manca a Santa Croce! I tempi per fondare una nuova società sono maturi e l’avvento dei Padri Salesiani ed altri importanti eventi fanno sì che
nel 1977 venga fondata la nuova società sportiva denominata A.R.E.S. (Attività Ricreativa e Sportiva) calcio. I primi vagiti dell’Ares sono quindi datati 1977 e, grazie alla buona volontà e perseveranza di alcuni giovani desiderosi di ‘fare calcio’, raggiunse il suo massimo sviluppo nella seconda metà degli anni Ottanta. Solo negli anni Novanta, con il nuovo riassetto societario, è stata migliorata l’organizzazione tecnica e amministrativa della società e soprattutto garantiti ai soci servici più efficienti. Oggi l’Ares Calcio è una consolidata realtà sportiva di circa 250 atleti e 35 fra dirigenti e allenatori, al servizio sia del proprio quartiere che della città e delle zone contigue. I nuovi progetti vogliono partire proprio consolidata tradizione Ares: più coinvolgimento e disponibilità, per far crescere ancora la società al servizio dei giovani calciatori. In questo contesto si colloca il progetto educativo ‘Bambini al Centro’, “Bambini al centro” – spiega il dirigente Marco Ragno – “è il titolo che abbiamo voluto dare al nostro progetto educativo. Bambini al centro come metafora del centro del campo, ma soprattutto come
bambini al centro dei nostri obiettivi e del nostro lavoro. Con questo progetto desideriamo che i bambini diventino il ‘centro’ di un circolo virtuoso che comprende la società, gli allenatori ed i genitori.
Come società ed allenatori ci siamo impegnati a fare gruppo tra di noi e tra i bambini, il nostro desiderio ed auspicio è che lo stesso spirito di gruppo si instauri anche tra i genitori e tra i genitori e la società. Per il successo del progetto è auspicabile che le tre entità lavorino in sintonia, di comune accordo. Un esempio: come società Ares ci im-
pegniamo ad insegnare a giocare a calcio, chiediamo agli allenatori di essere degli educatori e degli esempi positivi da seguire, mente ai bambini chiediamo esclusivamente di divertirsi”. Conclude Ragno: “Da poco abbiamo definito l’affiliazione con l’Hellas Verona e questo garantirà un continuo aggiornamento dei nostri allenatori al fine di poter garantire una qualità di allenamenti sempre più elevata. Tutto questo percorso non è facile, viste le difficoltà economiche, ma è doveroso: noi ci crediamo!”.
Marco Ragno
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INTERVISTA
di Matteo Zanon
L’Atletico Verona… va al Max!
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assimo Mazzoni, 47 anni, dopo tanti anni a difendere i pali della porta e a parare palloni, nel 2010 ha iniziato la sua avventura di allenatore che attualmente, lo vede alla guida della compagine dell’Atletico Verona, formazione ricca di giovani e pronta al salto in C2. SportDi+ magazine è andato alla scoperta dei segreti di mister Max, del suo gruppo che, nonostante un finale di stagione con qualche passaggio o vuoto, ha vissuto una stagione ad altissimi livelli. Max, come ti sei avvicinato al mondo del calcetto? Dopo una vita a parare palloni, togliendomi anche delle soddisfazioni, nel 2010 ho cominciato ad allenare in C2 a Dossobuono, chiamato dal presidente Carusi, subentrando a stagione in corso e portando la squadra a una tranquilla salvezza. L’anno dopo comincia la mia storia con l’Hellas Verona 1903 del presidente Stefano Bovo, portando la squadra nei primi tre anni ai play-off promozione e solo al terzo anno raggiungendo il traguardo ambito della C2. Purtroppo anche le storie d’amore finiscono e l’anno seguente, dopo una amarissima retrocessione, le nostre strade si sono divise. Nell’estate del 2015, causa un mio infortunio e conseguente operazione, non ho allenato fino a dicembre, quando sono stato chiamato dal Verona C5 per allenare i ragazzi della Under 21 nazionale, dove ho conosciuto molte persone importanti che in questo momento hanno scelto con me la strada che porta all’Atletico Verona.
Cosa ti ha convinto ad accettare di accasarti all’Atletico Verona? Quando l’anno scorso ho dato una mano ad amici, aiutandoli a portare avanti il progetto di partecipare ad un campionato di CSI, ho avuto la fortuna di conoscere delle persone che con il passare dei mesi, si sono rilavate importanti per la mia scelta. Sto parlando del presidente e del vice di Atletico Verona, Martina Poletti e Simone Borin, che con altri componenti della società, mi hanno voluto al loro fianco per intraprendere questa nuova esperienza. Sono stato colpito dal loro entusiasmo e non ci ho pensato minimamente a scegliere questa nuova avventura. Ci puoi raccontare com’è composta la ‘giovane creatura’ che hai deciso di guidare? I ragazzi in rosa, sono un mix di esperienza e di giovani che si affacciano per la prima volta sul palcoscenico del calcio a 5, un po’ perché qualcuno arriva dal calcio a 11 o altri da campionati minori. Alcuni di loro ho avuto la fortuna di allenare nelle stagioni passate, mentre il restante dei giocatori, sono stati scelti da me personalmente dopo averli valutati attentamente durante il periodo estivo. Il fatto di avere avuto carta bianca dalla società per formare la rosa iniziale è stato un bene perché così ho avuto la possibilità di avere fin da subito tutti i giocatori e di cominciare ad allenarci tutti assieme per preparare al meglio l’inizio di stagione. Da ricordare anche, che tutto lo staff è stato scelto da me personalmente in pieno accordo con il presidente e il direttore sportivo e da queste righe lo vorrei ringraziare per il lavoro che stanno svolgendo: dall’allenatore in seconda Alderucci Fabrizio, ai dirigenti accompagnatori Sergio Dal Prete e Stefano Danese, all’allenatore della squadra CSI Lorenzo Tacinelli e il suo fido Antonio Scalera fino al preparatore atletico Eugenio Turri. Siete partiti con il piede giusto e avete continuato a fare bene, chiudendo il campionato al secondo posto e con il miglior
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attacco. Ci puoi raccontare, in poche parole, che stagione è stata sino ad oggi? Essendo una società nata quest’anno, siamo partiti senza obiettivi ben precisi ma con la voglia di far bene e di far crescere questo gruppo giovane, composto da ragazzi che si affacciavano per la prima volta nel calcio a 5 della federazione. Posso dire che è stata una stagione esaltante. Il girone d’andata è andato benissimo e l’abbiamo chiuso senza sconfitte. Abbiamo perso la prima partita solamente due mesi fa. Una sconfitta che ci è costata cara perché abbiamo perso per infortunio tre pedine importanti che nel proseguo del campionato si sono fatte sentire. Al di là di questo da allenatore devo dire che non mi aspettavo che il gruppo recepisse tutto subito quello che chiedevo. Ora vi aspetta il clou della stagione: finalfour di Coppa Veneto e finale promozione. Come vi state preparando? Avendo chiuso il campionato con sette punti sulla terza e non otto, non siamo passati direttamente in C2 ma dobbiamo giocarci la finale promozione. Prima però, dobbiamo affrontare le final-four di Coppa Veneto. È un’occasione importante perché vincendo la Coppa passeremmo direttamente in C2 senza giocarci la finale promozione. Abbiamo cominciato a riallenarci come ad inizio stagione. Ripartiamo da zero per sfruttare nel miglior modo possibile questa occasione. Ho chiesto ai ragazzi un sacrificio maggiore perché abbiamo bisogno di allenarci e quindi sfrutteremo al massimo questo periodo preparatorio. Occorre stare uniti cercando di giocare al meglio le nostre carte. Siamo arrivati sino qui e non vogliamo sciupare tutto. Da allenatore conosci bene i tuoi ragazzi e credi siano pronti al salto in C2? Secondo me, ad esser sincero sì. Bisogne-
rà sicuramente inserire quattro-cinque elementi di esperienza perché la C2 presenta una differenza di ritmo più che di gioco rispetto alla serie D. Occorrono giocatori di esperienza che sappiano toccare la palla velocemente e far correre l’azione. Abbiamo già individuato qualche giocatore che è disposto a venire da noi. Il resto della rosa se la può giocare benissimo anche l’anno prossimo. Il sogno promozione è vivo? Siamo consapevoli del nostro potenziale e ci crediamo. Abbiamo perso solo due partite quest’anno e in molte occasioni eravamo un rullo compressore: vincevamo facilmente e sino al momento della fatidica partite con i tre infortuni non abbiamo avuto grosse difficoltà. Ora dobbiamo recuperare le forze per l’ultimo sprint. Purtroppo a oggi (15 maggio n.d.r.) non siamo riusciti a sfruttare le due occasioni per il salto di categoria. Dopo aver perso la finale promozione 4-3 contro la formazione Valli Calcio a 5, siamo andato ko anche in finale di coppa Veneto per 6-4 dall’Atletico Nervesa di Treviso dopo aver rifilato, in semifinale, un pokerissimo (5-0) alla Piombese di Venezia. C’è ancora uno spiraglio che potrebbe valere il salto in C2, visto che la vincente della Coppa ha vinto anche il suo campionato. Sembra quindi che per noi, che siamo arrivati secondi, si possa aprire uno spiraglio per essere ugualmente promossi. Non c’è ancora nulla di scritto però: dobbiamo aspettare il comunicato ufficiale. Speriamo quindi che, all’uscita di questo articolo, i ragazzi di Max Mazzoni stiano festeggiando: sarebbe il meritato epilogo di una stagione che ha visto l’Atletico Verona protagonista.
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INTERVISTA
di Giorgio Vincenzi
Xenia,
la regina delle acque
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Dolce e tenace, simpatica e determinata. Questa è Xenia Francesca Palazzo per chi ha avuto modo di conoscerla o per chi, come il sottoscritto, ha avuto il piacere di intervistarla
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ata a Palermo, ma residente a Verona dal 2008, diciannove anni compiuti il 29 aprile, ha preso parte nel settembre scorso alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro (Brasile), la più giovane atleta della spedizione azzurra, ottenendo degli ottimi risultati nel nuoto. È arrivata alle Paralimpiadi forte di molti successi conseguiti in Italia e all’estero nelle discipline stile libero, dorso, rana e misti nella classe sportiva Fisdir (Federazione italiana sport disabilità intellettiva e relazionale)/Finp (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico). Da inizio anno è anche capitana della squadra di nuoto della società Rari Nantes Verona. Per lei la piscina è importante. “Il nuoto” - racconta Xenia - “mi fa provare delle sensazioni speciali che non ho fuori dall’acqua. È anche il mio rifugio dove posso esprimermi al meglio in tutte le mie capacità. Mi sento libera e come tutti”. Proprio dall’acqua è iniziata sin da piccolissima, e grazie all’impegno di mamma Nadia, ex pallanuotista della nazionale russa e campionessa italiana della stessa specialità, la sua lotta contro le conseguenze di un danno cerebrale subito al momento della nascita. Tutta la famiglia si è stretta al suo fianco aiutandola in tutti questi anni: da papà Giovanni ai fratelli Sasha, Misha e Masha, anche loro nuotatori. Xenia, oltre a praticare il nuoto, frequenta l’ultimo anno dell’Istituto tecnico Marco Polo di Verona (Amministrazione finanza e marketing - relazioni internazionali per il marketing - turismo) e parla quattro lingue (italiano, russo, tedesco e inglese).
sia per sapere se ero giunta nelle prime otto. Poi quando ho ricevuto la notizia che ero arrivata ottava ho provato una grande emozione: ero entrata in finale. Il mio primo sogno lo avevo realizzato. Poi nella finale ho provato a dare ancora un po’ di più e sono riuscita ad abbassare il record italiano. Questo mi ha ripagato di tanti sacrifici fatti per prepararmi bene alle Paralimpiadi. Tanti sacrifici fatti negli anni precedenti che hanno dato dei risultati importanti. Vuoi ricordarceli? Nel 2014 ho gareggiato in due europei raggiungendo tre finali in quelli di Eindhoven (Olanda) e portando a casa sei oro, tre argento e un bronzo in quelli di Liberec (Repubblica Ceca). In precedenza, nel 2013, sono arrivata settima nei 200 stile libero ai mondiali che si erano tenuti a Montreal in Canada. Dopo le Paralimpiadi non ti sei fermata e già a inizio aprile di quest’anno hai colto nuovi successi agli XI Campionati italiani assoluti invernali in vasca corta categoria Fisdir a Portici (Napoli). Ci racconti com’è andata? Nei 100 dorso, durante le qualificazioni, ho abbassato il precedente record italiano S14 di oltre un secondo e nella fi-
nale open, che ho disputato dopo circa 20 minuti, l’ho migliorato di altri quattro centesimi. Non mi sarei mai aspettata di ottenere un altro grande risultato perché, purtroppo, per le mie difficoltà fisiche è quasi impossibile nuotare due gare ravvicinate ad altissimi livelli. Un mese prima in un altro campionato italiano a Fabriano (Ancona) ho vinto tre titoli su tre gare disputate realizzando anche un record italiano sui 50 metri dorso. In tutti questi risultati, quanto è importante il tuo allenatore Marcello Rigamonti? Lavoro con lui tutti i giorni in acqua per due ore. C’è un grande feeling e una sintonia unica. È molto bravo e poi mi supporta in ogni difficoltà e mi sprona. Lui mi segue da tanto tempo e condividiamo ogni cosa, sacrificio e sogno. Ci racconti che cosa ti è successo da piccola? Alla nascita ho avuto un’emorragia cerebrale incompatibile con la vita dovuta a una CID (coagulazione intravasale disseminata). Secondo il parere dei medici la mia vita sarebbe stata come quella di un vegetale, senza aspettative e sogni. Poi a tre mesi i miei genitori mi hanno
Xenia, lo scorso settembre, a solo 18 anni, hai partecipato alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro (Brasile) dove sei arrivata sesta nei 200 stile libero, ottava nei 100 dorso realizzando anche il nuovo record italiano. Che ricordi hai di quei momenti? Ho ricordi bellissimi, specie nei 100 dorso dove ho ottenuto una qualificazione inaspettata visto che le mie avversarie erano molto forti. A fine gara, guardando il tabellone, ho visto che avevo fatto un bel tempo, ma subito non sapevo in che posizione ero arrivata e perciò ero in an-
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Mandiamola a Tokio!!! Xenia ha un grande sogno, lo ha sottolineato anche in questa bella intervista. Grande sacrifico, allenamento e volontà sono le armi che l’atleta veronese (di adozione) mette in vasca ogni giorno. Però anche noi possiamo aiutarla. Sul sito buonacausa.org è stata aperta una sottoscrizione che permette di donare a Xania un contributo per sostenere le spese per coronare questo nuovo grande obiettivo. BuonaCausa.org è una community dedicata alle buone cause, ovvero ai progetti che richiedono sostegno. La piattaforma offre strumenti di crowdfunding (raccolta fondi online), personal fundraising e raccolta firme consentendo ad associazioni, testimonial, aziende, donatori e attivisti di collaborare su progetti di valore sociale. Il tutto è totalmente gratuito e gestito in massima trasparenza dall’Associazione Treeware. Che ne dite, ci attiviamo? Dai, andiamo tutti al link https://buonacausa.org/cause/aiutiamo-xenia Obiettivo? MANDIAMOLA A TOKYO!!!!
portato in piscina e anche grazie a delle terapie sono riuscita a sopravvivere e ora sono qui. L’acqua mi ha aiutato tantissimo. Ho però ancora tante difficoltà fisiche che mi causano affaticamento, dolori neuropatici intensi e duraturi e questo mi condiziona anche negli spostamenti in auto e soprattutto anche in una banale passeggiata. Quando non studi o nuoti, come passi il tuo tempo libero? Ascolto musica varia, ma la cosa che preferisco di più è stare con la mia famiglia anche semplicemente seduta sul divano a parlare e a condividere le nostre cose. Mi piace viaggiare. Vedere nuovi Paesi e conoscere nuove culture. Mi piacerebbe poter ritornare a fare quelle lunghe camminate che facevo alcuni anni fa con mio papà, senza nessun problema. Com’è una tua giornata tipo? La mattina vado a scuola. Terminata la scuola pranzo, dopodiché vado in vasca a effettuare lo stretching e poi mi alleno in acqua per oltre due ore. Devo seguire anche delle terapie, quasi giornalmente. Ritornata a casa mi dedico allo studio fino a tarda sera. I tuoi prossimi impegni sportivi? Il 20 e 21 maggio ho partecipato ai campionati italiani per società a Lignano
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Sabbiadoro (Udine). Poi speriamo di partecipare ai mondiali in Messico in programma dal 30 settembre al 6 ottobre di quest’anno. Le Paralimpiadi di Tokyo 2020 rimangono il tuo principale obiettivo? Ti stai già preparando, visto che quella potrebbe essere la tua olimpiade? Tutto il lavoro che facciamo è di avvicinamento a Tokyo. Speriamo di poter partecipare ancora una volta a questa grande manifestazione che ti lascia tante emozioni nel cuore che ti porti per tutta la
vita. Non si può dimenticare. È il sogno di qualsiasi atleta! Noi crediamo che a Tokyo 2020 ci andrai sicuramente: questo è l’augurio di tutti i lettori di SportDi+. Prima di salutarti hai un messaggio che vorresti lanciare ai tuoi coetanei per invogliarli a fare dello sport? Fare sport, in maniera agonistica come me, è sì fatica, ma nel contempo ci si diverte e si fanno tante amicizie. Ti crei dei sogni, ti poni degli obiettivi e lotti per essi. Spero che tanti ragazzi pratichino lo sport perché porta a credere in se stessi.
PODISMO
Palio del Drappo verde È stata presentata lo scorso 22 aprile presso la Cantina Valpantena di Quinto (VR) la 600esima edizione del Palio del Drappo Verde, la più antica manifestazione podistica al mondo, risalente al 1208 che, dopo uno stop di oltre 200 anni, è stata riesumata nel 2008 dal gruppo sportivo dilettantistico Mombocar. La corsa del Palio, che si terrà il 4 giugno con partenza alle ore 8,45 dalla frazione di Santa Maria in Stelle, prevede sia un percorso non competitivo di 10 km, sia due competitivi di 10 e 21 km, che si snodano sulle verdi colline della Valpantena. All’interno della manifestazione, molti altri gli eventi sportivi e ludici che per due weekend animeranno le vie della città e dintorni: il 4 giugno, oltre al Palio, partiranno sempre da Santa Maria in Stelle il Valpantena trail (non competitivo di 13 km e competitivo di 13 o 26 km) e il Valpantena nordic walking (non competitivo di 9 km), mentre il giorno precedente, il 3 giugno, si scenderà nelle strade del centro storico con la Saturday run mattutina di circa 6 km e la passeggiata pomeridiana A spasso con Dante, una visita di monumenti e luoghi veronesi con il supporto di alcune guide turistiche dell’Associazione Ippogriffo. Il 10 e l'11 giugno la Compagnia del Gardello presenterà una rievocazione storica nel Bastione Santo Spirito di Verona, con una riproduzione della vita, dei mestieri e dei tornei dell’epoca medievale.
Assessorato allo Sport
Poi si rivolse e parve di coloro che corrono a Verona il drappo verde per la campagna. E parve di costoro quelli che vince non colui che perde Divina Commedia, Inferno, canto XV, versi 121-124
Alla cerimonia di presentazione dell’evento, come di consueto, sono stati consegnati i premi Drappo D’oro alla Carriera 2017, assegnati a Luca Mazzara nella categoria giornalisti, a Gianluigi Pasetto nella categoria dirigenti e a Francesco Fiori nella categoria atleti. A seguire la consegna del Lupetto d’oro aggiudicatosi da Antonino Caponetto e, infine, la premiazione dei grandi personaggi del podismo veronese.
ATLETICA
Oppeano in festa con i suoi campioni L’Amministrazione comunale di Oppeano ha organizzato il 22 aprile scorso la cerimonia delle ‘Eccellenze sportive 2016’ del territorio comunale di Oppeano. All’evento hanno partecipato undici atleti oppeanesi che si sono distinti nel corso 2016 in varie discipline sportive ai quali è stata conferita una targa celebrativa per elogiarli dei successi ottenuti. Si tratta di: - Emanuele Benati: dell’Olympic Basket Verona, 22 anni, ha ottenuto grandi successi con squadra veronese di basket in carrozzina, superando nel 2016 l’Unipolsai Cantù - Alberto Boraso: vallesano classe ’62 dello Shooting Team Scaligero di Isola della Scala si è distinto nella disciplina
di tiro a volo SKEET nella 3^ categoria, ottenendo il 1° posto al Campionato Regionale Invernale individuale e il 1° posto al Campionato Regionale Estivo individuale - Davide Cerchier: dello Shooting Team Scaligero, l’anno scorso è passato in categoria eccellenza alla fossa universale. Ad oggi è tra i migliori tiratori della Provincia di Verona. - Lodovico Ceschi: 39 anni, ha ottenuto il 3° posto alle finali nazionali della disciplina Strongman nella categoria Rookies - Thomas Fabricci: classe 1997, è campione italiano juniores
del lancio del giavellotto. Il giovane cadioppino della Fondazione Bentegodi ha scagliato il suo giavellotto a 62,66 metri - Jordan Zinelli: atleta vallesano coetaneo di Thomas Fabricci, ai campionati italiani categoria Allievi di Rieti ha vinto con un primato personale di 67.42 metri - Luciano Nizzetto: arti marziali con Aiki Team, associazione di Professional Martial Arts attiva a Oppeano tramite la Polisportiva. Luciano è il braccio destro del maestro Massimo Rebonato - Davide Sona: Ironman oppeanese, in Austria, a Klagenfurt, il 26 giugno 2016, a 40 anni, ha eseguito la gara in 14 ore (tempo limite 17). - Alexandra Stalder: giovane campionessa di vela, ha partecipato all’International Youth Cup 2016 per under 19 svoltosi in giugno a San Pietroburgo, conquistando un brillante 2° posto. E’ stata anche selezionata per i Campionati del mondo a Sanremo - Sergio Valente: 76enne oppeanese, lo scorso anno, alla 32^ edizione dei campionati italiani master indoor di Ancona, ha conquistato 2 titoli italiani nella categoria SM75 - Elia Viviani: atleta vallesano, vincitore dell’oro a Rio de Janiero 2016 nell’Omnium maschile. “Per il nostro Comune” - commenta il Sindaco rag. Pietro Luigi Giaretta – “la premiazione è stata l’occasione per far conoscere l’impegno e la passione dei nostri atleti. Una parola in più la merita doverosamente Elia Viviani che il 15 agosto 2016 ci ha reso tutti orgoglisi e fieri di lui. Con il fan club, gli amici, i residenti, Elia è stato festeggiato a Vallese al suo rientro da Rio, facendogli sentire con entusiasmo e gioia la vicinanza di tutti”.
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EVENTO
di Alessandro De Pietro - Foto di Massimo De Marco e Maurilio Boldrini
Scaligera High School Cup: ed è ancora show time!
Scaligera High School Cup è stato ancora una volta uno splendido manifesto di promozione della pallacanestro 26 sportdipiu.com
V
ittoria all’ultimo possesso. Così è stato un anno fa, col successo del Messedaglia e l’invenzione di Davide Canton, terzo tempo perfetto nella finalissima col Fracastoro quando il 53-53 pareva dovesse resistere fino ai supplementari. Così è stato anche il 22 aprile, giorno di Tezenis-Jesi ultima della stagione regolare di Serie A2, col cronometro che correva velocemente verso lo zero Francesco Oboe da sei metri ha deciso che il Guarino doveva entrare nella storia della Scaligera High School Cup perché il 42-42 stampato sul tabellone dell’Agsm Forum doveva essere ritoccato con la pennellata risolutrice e rimandare i sogni di gloria del Copernico magari all’edizione del 2018. Lampi conclusivi di quattro mesi pieni di adrenalina, in cui 16 istituti di Verona e provincia hanno duellato per prendersi una coppa sempre più ambita che ha coinvolto non solo i ragazzi scesi in campo ma le intere scuole.
Tutti partecipi, tutti protagonisti con varie competenze proprio come in una normale società di pallacanestro. L’incastro è riuscito alla perfezione, grazie alla regia della Scaligera Basket e del Magic Summer 3D che ha concentrato le gare tutte fra Coni ed Agsm Forum, rendendo più intrigante anche lo scenario rispetto alle palestre dei vari istituti. Combattutissima la finalissima, molto avvincente anche il resto del torneo. Scaligera High School Cup è stato ancora una volta uno splendido manifesto di promozione della pallacanestro, momento destinato a dilatarsi a macchia d’olio come dimostrano le sei partecipazioni in più rispetto alla prima edizione e il peso specifico di una manifestazione diventata già un punto fermo nel calendario dei giovani cestisti veronesi ma anche da istituti sempre più conquistati da un torneo che mette alla prova gli studenti non solo sul parquet. Così Lisa Formenti, del liceo Montanari, s’è portata a casa il premio di miglior
addetto stampa, premio consegnato da Giorgio Vincenzi, giornalista di SportDi+ magazine) in una corsa che ha visto anche tanti altri ragazzi dalla penna leggera e con l’attenzione anche per i dettagli. Davide Veronesi, della scuola Seghetti, ha alzato la coppa del fair play, Fabio Castaneda del Galilei quella del miglior team manager. Francesco Pasti del Messedaglia ha vinto la palma di miglior allenatore. E l’mvp? Francesco Oboe del Guarino, uno di quelli che col canestro ha un feeling particolare avvallato da un talento certo. Ci ha pensato lui con quei due punti, nell’ultimo minuto della finale, a portare il titolo verso San Bonifacio. E ad archiviare nel migliore dei modi la puntata numero due di Scaligera High School Cup.
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di Andrea Etrari
Foto di Fabio Romani e Paolo Schiesaro
Welcome back paisà! ICONA DI UN’INTERA GENERAZIONE DI APPASSIONATI, MIKE IUZZOLINO È TORNATO A VERONA, 18 ANNI DOPO AVER CHIUSO LA SUA CARRIERA IN MAGLIA GLIALLOBLU. UN RITORNO AL PASSATO TRA RICORDI, ANEDDOTI E TANTA EMOZIONE. ECCO COM’È ANDATA… sportdipiu.com 29
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tregati da Mike Iuzzolino: ex compagni di squadra, ex allenatori, giornalisti, pubblico dell’Agsm Forum, semplici appassionati della palla a spicchi hanno ancora vivo il ricordo dello ‘Iuzzolino Day’ che si è celebrato lo scorso 9 aprile. A dire il vero la cerimonia del ritiro della maglia – svoltasi nell’intervallo di Tezenis-De Longhi – è stato solo la degna conclusione di una quattro giorni durante la quale Mike e la sua famiglia hanno riabbracciato la nostra città. Un vero e proprio ritorno al passato; ma se ventanni fa il paisà sembrava un uomo freddo e poco affabile fuori dal campo,
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oggi a 49 anni, ha dimostrato di essere una persona straordinaria, molto socievole con tutti e sensibile al punto di non trattenere le lacrime allorquando il figlio Michael gli ha consegnato la maglia numero 8 nell’ovazione dell’Agsm Forum. Insomma, non poteva riuscire meglio questo evento, ideato e organizzato da Andrea Sordelli, direttore dell’area organizzativa della Scaligera Basket. Ma torniamo a parlare di Iuzzolino e a spiegare perché questo personaggio è ancora tanto amato a distanza di lustri. Mike arrivò a Verona nel 1995/96, a stagione iniziata, per sostituire Ryan Lorthridge che fu tagliato dopo essersi ferito in un incidente stradale. Nativo di Altoona in Pennsylvania, fu scopetto da Andrea Fadini che lo mise a disposizione di coach Franco Marcelletti. All’inizio lo scetticismo regnava sovrano in quanto Iuzzolino era dotato di un fisico più da ‘ragioniere’ che da giocatore di basket e ci mise qualche partita per ingranare. Ma quando il play statunitense si fece conoscere con le sue penetrazioni chiuse con l’arcobaleno (tiro a parabola che divento il suo marchio di fabbrica n.d.r.), con i suoi assist e con micidiali tiri da tre punti, lo scetticismo lasciò il posto all’entusiasmo, anzi per meglio dire il pubblico gialloblu cominciò a impazzire per lui. Guarda a caso, l’arrivo di Iuzzolino coincise con la conquista dei successi più eclatanti della storia della Scaligera Basket (tranne la Coppa Italia del 1991): già al primo anno a Verona, Mike trascinò la Mash alle final four di Coppa Italia in cui vinse la semifinale con Pesaro e perse in finale con Milano guadagnandosi il posto in Saporta Cup. La stagione successiva (1996/97) per la Mash iniziò con la conquista della Supercoppa italiana, guidata in panchina da Phil Melillo e in campo da Mike Iuzzolino: singolare il fatto che il trofeo fu vinto contro l’Olimpia Milano, sul suo campo, allenata dall’ex Franco Marcelletti. La stagione europea andò a gonfie vele, tanto che Mike condusse la Mash sino alla finalissima di Coppa Saporta in cui perse a Cipro contro il Real Madrid di Obradovic. In campionato i giganti gialloblu arrivarono addirittura alla seconda semifinale scudetto della storia: dopo aver eliminato Milano nei quarti, Mike vinse praticamente da solo gara-1 di semifinale a Treviso, ma la Benetton si dimostrò più forte e vinse la serie 3-1. La stagione 1997/98 fu quella dello storico trionfo a Belgrado, dove la Mash arrivò all’apice della sua storia conquistando la Coppa Korac. Iuzzolino fu l’artefice principale di quell’irripetibile impresa che
però non valse la conferma in Europa l’anno dopo, l’ultimo di Iuzzolino a Verona (1998/99), chiuso con la conquista dei play off nei quali Mike non giocò perché infortunato. Per lui in totale 106 presenze in gialloblù, 2330 punti messi a segno con circa 22 di media a partita. Chapeau! “Con la società e soprattutto con Andrea Sordelli” – ha raccontato Mike alla conferenza stampa di presentazione dello Iuzzolino Day – “sono in continuo contatto. Seguo la squadra regolarmente. La passione forte per Verona non è mai venuta meno”. Quando tornò a Verona dopo l’infortunio i tifosi lo accolsero col famoso striscione ‘The king is back’ e anche stavolta Verona l’ha riabbracciata con tanto entusiasmo. Analogie? Iuzzolino non ha dubbi: “Ora è tutto diverso. La prima volta la mia era una missione per arrivare a vincere il campionato. Questa è una visita più spirituale, adesso torno semplicemente in una città che amo”. “Il primo ricordo che ho di Verona” – ha proseguito Mike – “è quello di essere arrivato giovedì e di aver giocato già domenica: non andò bene… (ride ndr). Quel che mi ha colpito fin da subito è stato il calore dei tifosi. Ho capito quasi immediatamente di voler far parte di quel progetto. L’apice di quell’esperienza fu naturalmente la vittoria della Coppa Korac con grandi giocatori come Boni, Dalla Vecchia, Keys e tutti gli altri”. Alla domanda perché sia stato così amato dai veronesi, Iuzzolino risponde: “Non ho mai visto la mia permanenza a Verona esclusivamente come un modo di prendere lo stipendio. Mi sono sentito subito come in una famiglia. Dall’abbraccio dei tifosi alla mia casa, fino al gusto di prendere un caffè con gli amici. Al di là di tutto per me quel che conta è essere
una persona buona. Senza quello tutto il resto non conta”. Il calore di Verona, il ritiro della maglia, i fans che non l’hanno dimenticata… “Un momento molto emozionante” – sottolinea l’ex play gialloblu – “ di grande intensità. Ringrazio la società e tutto lo staff della Scaligera. Sono io che voglio onorare quella maglia, non è di Mike Iuzzolino la maglia. Non sono sicuro di meritarmi tutto questo. Mi sono sempre definito una persona normale che fa un lavoro straordinario. E Verona è stata il punto più alto della mia carriera”. Dopo i ringraziamenti, spazio ai ricordi. Come fu la finale di ritorno di Korac con la Stella Rossa? “L’ambiente era parecchio tosto a Belgrado. Quando vinci è sempre bello. Avevamo perso la prima in casa, dovevamo rimontare quei punti e ci riuscimmo. Fu un momento altissimo della mia carriera ed una grande gioia”. Le tre partite con la Scaligera che non dimenticherà? “Quella dei 41 punti con Pesaro, una grande vittoria a Verona con la Kinder Bologna. Per la società fu un successo importantissimo. La terza? Ce ne sono tante di partite belle. Compresa quella volta che raggiungemmo la final fuor di Coppa Italia”. Con quale compagno a Verona era bello confrontarsi in allenamento? “Più che ai compagni penso a quanto ci facevano lavorare gli allenatori. Come Marcelletti, come Mazzon, come Melillo. Quel modo duro di allenarsi spingeva molto la competizione”. A casa sua in America conserva qualcosa di Verona? “Certo che sì. Ho le coppe ma anche una targa che mi diede il Comune di Verona. Più un portachiavi”. Un posto particolare in cui amava rifugiarsi a Verona? “Nei primi tempi in cui ero in città non conoscevo nessuno. Così spesso andavo a Castelvecchio, restavo anche ore sul fiume ad ascoltare l’acqua. Dove trovavo molta pace”. Il legame con la Scaligera come si è ricreato? “Quattro anni fa ho cominciato a comunicare con Andrea Sordelli. Lui ha dato l’anima perché io tornassi
#iuzzolinoday #iuzzolinoday a Verona. È stato lui il fautore di questa iniziativa”. I ragazzi di allora imitavano Mike Iuzzolino, specialmente in due movenze, ovvero l’arcobaleno e la sua ‘classica’ finta con la quale faceva saltare il suo marcatore e gli permetteva di tirare o di andare in penetrazione. Come sono nati questi gesti tecnici? “Per me” - racconta il paisà - “non era facile giocare in NBA. Penetrare a quei livelli significava andare contro Pat Ewing, David Robinson, Shaquille O’Neal. Essendo un giocatore piccolo non era facile farsi spazio. Quei movimenti nacquero proprio da quella necessità. Lo stesso motivo per cui ho imparato a tirare ben oltre dalla linea dei tre punti. Io ero un giocatore fisicamente normale che si misurava in uno sport di gente molto più grande di me. Quindi la mia soluzione era lavoro e poi ancora lavoro. Nella vita non si nasce cestisti”. Mike fa poi una riflessione sui giovani: ”I ragazzi di oggi sono giocatori diversi da quelli della mia generazione: non vedono un progetto a lungo termine. Vale per lo sport così come per la normale vita lavorativa. Difficile quindi applicare l’etica che avevo io non quella dei giovani di quest’epoca”. Infine Mike, oggi coach, ci svela un suo ‘segreto’: “Io alleno come giocavo. Mettendoci tanto lavoro e tanto amore per
questo gioco. Giocare nell’Nba, in Europa così come in Italia è difficile se non hai dentro una grande carica. Come quella che io ho ancora”. E, aggiungiamo noi, come quella che trasmette a chiunque si rapporti con lui. Bentornato paisà. Anche se, a dire il vero, da Verona non te ne sei mai andato…
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SPORT LIFE
di Andrea Etrari
Tutti pazzi per
Dznic
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a poche settimane si è conclusa la seconda stagione di Marina Dznic all’Ecodent Point Alpo: un campionato di alto livello per la bosniaca, che ha migliorato tutte le sue statistiche rispetto alla scorsa stagione. Grazie alle sue prestazioni davvero importanti, per la prima (e unica) straniera della storia dell’Alpo Basket, si prospetta un’estate contraddistinta da sicure (e diverse…) richieste da società da tutta Italia. Una cosa è certa: per il presidente Soave non sarà facile trattenerla in maglia biancoblu. L’Ecodent Point ha chiuso il girone B della seria A2 al settimo posto ed è stata eliminata in due partite al primo turno dei play off a opera della Velcofin Vicenza. “E’ stata una stagione - racconta Marina - caratterizzata da troppi alti e bassi. Abbiamo giocato una buona pallacanestro talvolta, ma abbiamo avuto periodi in cui non abbiamo giocato così bene. C’è da dire che il nostro girone era molto equilibrato e si poteva vincere o perdere con tutti. Senza dubbio il rammarico più grande è quello che avremmo potuto fare di più”. “Purtroppo – prosegue Dznic – non siamo riuscite a fare il salto di qualità. Fino
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alla fine ci abbiamo sperato, ma è stata una stagione così Marina Dznic, il “pezzo pregiato” dell’Alpo così per noi. In alcune gare Basket, analizza il campionato appena non siamo state nemmeno concluso, caratterizzato da luci e ombre. fortunate e abbiamo perso Per l’ala/pivot bosniaca una stagione molto di pochi punti, soprattutto sul campo delle big. In altre positiva che la farà senza dubbio diventare non abbiamo avuto una reaprotagonista anche del mercato estivo. zione che ci avrebbe potuto Sempre che non decida di restare in maglia permettere di vincere”. biancoblu… “Per quanto mi riguarda – prosegue Marina – sono soddisfatta del mio campionato che con- Al termine di gara-2 con Vicenza, che ha sidero davvero positivo. Cerco sempre di sancito la fine della stagione, Dznic è fare del mio meglio per la squadra. Ma- scoppiata in lacrime, un’immagine che gari non sempre ci sono riuscita, però non è passata inosservata. “Sì - conclude devo dire che al secondo anno ad Alpo il numero 12 dell’Alpo - la nostra stagione è stato più facile per me giocare: ho pre- si è conclusa con tanto amaro in bocca: so confidenza con il gioco italiano e per abbiamo giocato bene gara-2 e abbiamo questo ho disputato una stagione miglio- dato tutto quello che avevamo. Speravare rispetto a quella scorsa”. mo di pareggiare la serie e regalare una La domanda è d’obbligo: Marina Dznic re- vittoria ai nostri sostenitori, ma alla fine sterà all’Alpo anche l’anno prossimo? La non ce l’abbiamo fatta. E’ stato duro per risposta non fuga i dubbi: “L’Alpo Basket è noi finire la stagione in questo modo, ma stata la mia prima squadra in Italia e sono nello sport e nella vita bisogna sempre molto legata a questa società, dato che guardare avanti”. ho giocato qui due anni. Al momento non Ora per l’Alpo è il momento di rifiatare, in saprei dire cosa farò nella prossima sta- vista della nuova stagione. Sperando angione: adesso torno a casa per riposarmi e cora nel segno di Marina Dzinc: sarebbe poi penserò a cosa farò l’anno prossimo”. un ottimo punto di partenza.
Sponsor ufficiale Pallamano Olimpica Dossobuono serie A femminile 2016-2017
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INTERVISTA
di Marina Soave - Foto di Maurilio Boldrini
EL SERGENT DE HIER
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TO ERRO
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ono già trascorsi sei anni, da quando Roberto Escanciano Sanchez ha fatto il suo ingresso nella società Olimpica Dossobuono. Sei anni di fatica e duro lavoro, ma anche di tante soddisfazioni. Molti sono gli obiettivi già raggiunti, come il ritorno della squadra nella massima serie e la qualificazione alle Final Eight di Coppa Italia. L’allenatore spagnolo fa un riassunto di questa sua esperienza in maglia giallorossa, in attesa di decidere il suo futuro... Roberto, si è appena concluso il tuo sesto anno da allenatore a Dossobuono. Com'è iniziata questa avventura? Al mio arrivo, nella stagione 2011-2012, la squadra stava vivendo un momento difficile, una retrocessione in serie B a causa di alcuni problemi extra sportivi. Il gruppo comunque non si è perso d'animo, anzi, si è impegnato da subito per reagire e fare un ottimo campionato, anche grazie al supporto dell'ex allenatrice Renèe Lepoglavec, diventata poi mio secondo e mia grande amica. La presenza di Renèe è stata fondamentale, specialmente nella fase iniziale, mi ha infatti aiutato a conoscere meglio tutti i componenti del team e tutti i membri della società. Ci siamo imposti come primo obiettivo la promozione in A2, per questo abbiamo cercato di creare sin da subito una squadra unita e omogenea, dove tutti gli elementi si amalgamassero al meglio. Per raggiungere il nostro scopo ho voluto puntare anche su atlete più giovani, provenienti dalla categoria under 16 di cui ero sempre io allenatore, giocatrici ovviamente inesperte, ma già molto promettenti e adatte ad affrontare anche un campionato più impegnativo. Come avete impostato il piano di preparazione tecnicotattica e fisica delle giocatrici? Per prima cosa abbiamo aumentato la quantità degli allenamenti settimanali, dedicando un'attenzione particolare alla preparazione fisica delle atlete, lavorando sulla forza e sulla velocità, aspetti su cui eravamo un po' carenti. L'impegno e la determinazione di tutta la squadra sono stati notevoli e ampiamente ricompensati: abbiamo collezionato una serie di vittore, raggiungendo l’ambita promozione in A2 per la stagione 2012-2013. Anno in cui avete sfiorato la promozione nella massima serie… Già, anche se la promozione non era il nostro obiettivo principale. Puntavamo soprattutto a mantenere la stessa continuità dell'anno precedente, con lo stesso gruppo affiatato e ci siamo riusciti, dato che ci siamo classificati al secondo posto. Credo che la partita più bella sia stata proprio la finale vinta contro la capolista, il Cassano, una prova delle nostre capacità e del nostro miglioramento. L’anno successivo ci siamo rimessi a lavorare sodo. Abbiamo fatto qualche viaggio all’estero, per osservare da vicino le dinamiche del gioco al di fuori del nostro Paese
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e per imparare qualcosa di nuovo da portare con noi al rientro. I ritmi degli allenamenti si sono fatti sempre più alti e intensi e questo, purtroppo, ha portato alcune giocatrici ad abbandonare il team. La maggior parte delle atlete è comunque rimasta a bordo, comprese le “piccole” dell’under 16 e under 18, piene di grinta e di voglia di mettersi in gioco, ormai componenti integranti della prima squadra. Il risultato dell’impegno e della dedizione di tutte le mie ragazze è stata una serie di incredibili vittoria, che ci hanno aperto le porte della serie A. Una stagione, quella del 2014-2015, che si è rivelata particolarmente impegnativa. Come avete vissuto quell’anno? Sicuramente è stato un anno molto sofferto, non solo a livello sportivo, ma anche a livello mentale. Pur impegnandoci al massimo abbiamo subito una serie di sconfitte e que-
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sto non ha giovato all’umore delle giocatrici. Abbiamo sicuramente pagato il prezzo della nostra giovane età e della mancanza di esperienza, cosa di cui tutte le altre squadre erano invece dotate. L'anno si è concluso con la retrocessione in A2, ma abbiamo comunque portato con noi un grande bagaglio di esperienze e tanta voglia di ripartire. Tutto il gruppo è rimasto unito e fiducioso, nessuna delle ragazze ha abbandonato la società nonostante molte offerte da altri team, tutte sono rimaste, allenandosi e giocando con passione e coraggio. La stagione seguente è stata eccezionale, con una finale giocata alla grande. E ora siamo di nuovo qui, in serie A. La stagione 2016-2017 si è conclusa da pochi giorni: soddisfatto? Beh, direi proprio di sì! Abbiamo raggiunto con relativa tranquillità una meritatissima salvezza e poi siamo entrati alle Final Eight di Coppa Italia. La nostra esperienza in Coppa Italia è stata senza dubbio positiva, anche se abbiamo purtroppo risentito del fatto che ci mancavano diverse giocatrici. Abbiamo comunque ricevuto molti complimenti dagli spettatori e questo ci ha dato molta soddisfazione. Ci siamo divertiti molto; speriamo di poterci essere ancora anche il prossimo anno per poter dire la nostra nel migliore dei modi. E' andato tutto molto bene, sia come organizzazione sia a livello mediatico (diretta della finale su SportItalia, dirette in streaming e visibilità anche sulla Gazzetta dello sport n.d.r.) ma se devo trovare un lato negativo credo si possa individuare nella gestione degli scontri. Un calendario così (prima squadra contro l'ottava e seconda contro la settima) non favorisce molto la competizione. Sarebbe meglio fare un sorteggio
puro, magari includendo anche delle squadre di seconda divisione, invece di seguire questa modalità. Ma questa è un mio punto di vista, sia chiaro”. Prospettive per l’Olimpica e per Roberto Escanciano? Ora è arrivato il momento di riposarci un po' anche se le ragazze abbiano ancora tanta voglia di giocare. Hanno dato tanto, anzi tutto, quello che avevano ed è giusto che ora stacchino la spina. E' stata una stagione impegnativa sia fisicamente che mentalmente, tenendo anche conto dei numerosi e continui infortuni che ci hanno 'martellato' continuamente. Il mio futuro? Gli anni trascorsi in questa squadra significano molto per me, le ragazze sono cresciute molto, non solo sportivamente, ma anche mentalmente, si sono sempre impegnate tantissimo e non hanno mai mollato, anche nei momenti più difficili, mantenendo sempre una mentalità fortemente competitiva. Fondamentale il supporto del presidente Marco Beghini, che ha creduto in me e nelle capacità della squadra sin dall'inizio. Credo però sia doveroso ringraziare tutta la società per il sostegno dimostrato e che continua a dimostrare. Sono molto legato a questi colori (il prossimo sarà il settimo campionato con l’Olimpica n.d.r.) e qui sto bene. Quindi, sebbene abbia ricevuto alcune offerte molto interessanti, ho deciso che non era arrivato il momento di andarmene. Sono convinto che c’è ancora tanto da fare qui e che, probabilmente, non abbiamo ancora visto l’effettivo potenziale di questa squadra. La voglia di dare sempre di più sarà la nostra filosofia anche per la prossima stagione e sono convinto che nel prossimo campionato potremo migliorare ancora. Dove possiamo arrivare? Io un’idea ce l’ho, ma la tengo per me…”.
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di Michele De Martin - Foto Mastini Verona
Con Alessio Antolini in arrivo la settima maglia azzurra per i gialloblù del football americano
Un cucciolo di mastino si veste d’azzurro
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o avevamo già visto lo scorso anno indossare la maglia azzurra non ancora diciottenne. E questa nuova convocazione conferma ciò che era stato detto con grande entusiasmo dalla società del presidente Simone De Martin. Dietro ad un ragazzo di 195 centimetri per 120 chilogrammi di peso c’è molto di più. C’è dedizione, talento, spirito di sacrificio. C’è la spinta di una squadra, di un gruppo di allenatori, dei dirigenti, che si sono presi a cuore ancora nel lontano 2013 un quindicenne in versione “maxi’ arrivato al campo di allenamento. Alessio Antolini è la settima maglia azzurra nella collezione degli Agsm Mastini Verona. Una maglia che indosserà nuovamente nella gara amichevole contro la selezione statunitense USA AFW ELITE, ma che lo indosserà soprattutto nella fase finale delle qualificazioni al campionato europeo under 19 che si terrà a Belgrado. Ci è piaciuta l’idea di sentire il ragazzo, di chiedere direttamente a lui le sensazioni di questa nuova maglia azzurra, di quello che è per lui il football. Ma abbiamo voluto sentire anche chi lo segue da vicino. Sul campo. ALESSIO ANTOLINI, offensive tackle Agsm Mastini Verona "Dopo la prima convocazione dello scorso anno contro la selezione americana e contro la nazionale spagnola hanno riconvocato i ragazzi per il Blue Team Junior che quest’anno andrà ad affrontare le qualificazioni per gli europei. Sono molto contento di essere stato rincovocato perché soprattutto lo considero un traguardo
personale, ma anche una soddisfazione per la famiglia. È un traguardo che ricompensa tutti i sacrifici fatti. Continuare ad allenarsi, ad insistere. Nel mio caso ad esempio, ho iniziato a giocare grazie a mio fratello Stefano che mi ha fatto conoscere questo splendido sport. Pur avendo un’età che non mi permetteva ancora di giocare in serie A2, ho continuato ad allenarmi per due anni grazie anche all’insistenza di Roberto de Martin (presidente onorario dei Mastini n.d.r.) che continuava a dirmi di non mollare, di continuare. E cosi ho fatto. In questi anni sono migliorato molto, cercando di impegnarmi sempre di più, ogni allenamento, ogni partita. Da quest’ultima convocazione in nazionale mi aspetto una grande esperienza ricca di emozioni, con la soddisfazione di poter portare i colori dei Mastini Verona nel Blue Team".
UMBERTO MAGGINI, head coach - Agsm Mastini Verona "Alessio è un atleta molto “allenabile” perché è sempre molto avido di imparare nuove tecniche e strategie di gioco. La sua umiltà e la sua attitudine lo rendono sicuramente un candidato ideale ad avere una brillante carriera". SERGIO ROCCATI, offensive line coach Agsm Mastini Verona "Alessio è il classico “gigante buono“. Un ragazzo dotato di mezzi fisici ottimi per il ruolo di offensive lineman. La sua forza è quella di ascoltare e capire il più possibile per metterlo in pratica sul campo. Da allenatore della linea di attacco dei Mastini sono molto soddisfatto della sua
crescita, anche se è giusto dire che per diventare un “big” la strada è lunga e difficile. Tradotto nel motto che usiamo in campo “testa bassa e lavorare” ".
ROBERTO DE MARTIN, presidente onorario - Agsm Mastini Verona Sono nel mondo del football americano a Verona da 30 anni e seguendo i miei figli ho avuto modo di vedere moltissimi ragazzi avvicinarsi a questo sport. Alessio è stato bravo a credere nelle sue potenzialità, impegnandosi per uno sport che sa dare molto ai giovani. Sono molto contento per lui e per la nostra società. Una maglia azzurra è motivo di grande soddisfazione. Spero che la sua bella storia possa essere stimolante per tantissimi ragazzi che si stanno avvicinando al football americano. L’impegno e la dedizione pagano sempre. Partono gli allenamenti della giovanile under 19 dei Mastini E con l’occasione come non ricordare l’inizio degli allenamenti per la squadra under 19 degli Agsm Mastini Verona, dopo il grande lavoro fatto nelle scuole dal gruppo di lavoro dei gialloblù capitanato da Stefano Simeoni. Dal 3 maggio infatti, ogni lunedì e mercoledì, dalle ore 20 alle 22, il coaching staff gialloblù attende tutti i ragazzi dai 16 ai 19 anni per poter entrare a far parte della squadra che nell’autunno prossimo parteciperà al campionato nazionale di categoria. L’appuntamento è presso il campo in erba sintetica di Via Monti Lessini, 1 a Pescantina, Verona. Per info: 346 6348062 - mastiniverona@hotmail.it
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di Alberto Cristani - Foto di Maurilio Boldrini e Andrea Giachi
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Federica Chine Chinello, Irene Ire Tombola e Sara Capo Capovilla (rigorosamente in ordine alfabetico per nome‌), sono tre calciatrici ma soprattutto tre amiche
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a passione per il pallone le ha fatte conoscere e le ha fatte diventare inseparabili sia in campo che nella vita di tutti i giorni. Due padovane (Irene e Federica) e una veneziana (Sara) che dopo aver militato nel Venezia in serie A, hanno deciso di sposare nel 2013 il progetto del Fimauto Valpolicella; una scelta che si è rivelata vincente, al di la del fattore sportivo. Da quest’anno Federica ha appeso le scarpe al chiodo, passando dal campo alla stanza dei bottoni, diventando dirigente e consigliere della presidentessa Flora Bonafini. In questa intervista ‘tripla’ abbiamo voluto raccontare la loro storia, la loro amicizia, la loro vita fuori dal campo di gioco e far conoscere un po’ di più il calcio femminile che sembra, finalmente, essere uscito dall’anonimato. Iniziamo con la domanda probabilmente più banale ma doverosa: quando e perchè hai iniziato a giocare a calcio? FEDERICA Sono cresciuta in una famiglia dove tutti amavano e amano il calcio. Andavo spesso al campo sportivo del paese assieme a mio papà e così, un giorno, gli chiesi se potevo giocare anch’io. Avevo 6 anni e mi sembrava la cosa più naturale del mondo. IRENE Ho iniziato a giocare a calcio all’età di 8 anni con i maschietti. Prima facevo ginnastica artistica e mia mamma era contentissima perché l’insegnante le aveva detto che ero molto portata. Poi, per il mio ottavo compleanno, ho chiesto come regalo la possibilità di poter giocare a calcio; i miei genitori, che ringrazio davvero tanto, hanno assecondato la mia passione ed eccomi qua! SARA Fin da piccola giocavo sotto casa, in fondamenta, in campo, in patronato, a ricreazione a scuola, nel salotto di casa: insomma ovunque ci fosse uno spazio e un pallone. In una squadra organizzata invece ho iniziato a 13 anni, ovvero quando ho scoperto che esisteva un squadra femminile di calcio, giocava una mia amica. Il perché? Semplicemente perché mi veniva naturale, mi piaceva più di qualsiasi altro sport o gioco. Il contatto e lo scontro sono situazioni tipicamente maschili, almeno nell’immaginario collettivo. E’ stato difficile per te affrontare il dolore fisico o è stata una naturale conseguenza del giocare a calcio?
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FEDERICA Ricordo benissimo il mio primo allenamento: sei anni, mercoledì pomeriggio, tanta pioggia e scarpe da ginnastica. Presi una forte pallonata in faccia dopo pochi minuti. Fu la prima di tante botte ma la voglia era tanta e non ho mai pensato il dolore fisico potesse fermare questa passione. IRENE Quello del dolore e dello scontro fisico è per me un tema quasi all’ordine del giorno. Infatti, oltre ad occupare una posizione in campo che si presta al contrasto, sono di indole molto irruenta ed esco dalle partite quasi sempre acciaccata. Le mie compagne di squadra ormai mi prendono in giro per i lividi e hanno dato anche un soprannome alle fasciature delle mie caviglie, che ormai fanno parte del mio abbigliamento domenicale. Il soprannome però non te lo dico perché non è proprio carino... SARA E’ una naturale conseguenza a cui non pensi, nemmeno quando inizi a tirare i primi calci al pallone. Col tempo capisci quali sono i rischi ma non importa: mentre giochi l’adrenalina è talmente alta che lo scontro fisico non fa male. Quasi, dai… Qual è il momento o la situazione che ti ha maggiormente colpito, in positivo o in negativo, in campo? FEDERICA Senza dubbio la promozione in serie A con il Venezia è stato il momento più emozionante della mia carriera. Ho raggiunto due promozioni in A anche con il Valpo ma a Venezia è stata inaspettata. Non eravamo le favorite e non eravamo potenzialmente attrezzate per vincere il campionato. Il momento più difficile invece la retrocessione del Valpo al termine del campionato 2013-2014, dopo aver perso lo spareggio: ancora oggi se ripenso a quei momenti mi chiedo come sia stato possibile… IRENE Se devo rispondere così, al volo, il momento più emozionante l’ho vissuto quest’anno, quando abbiamo segnato il gol vittoria contro l’Orobica al 95’! Personalmente non mi era mai capitata una situazione del genere. Quel gol lo ricorderò sempre perché non è stato un
colpo di fortuna - come in molti pensano ma frutto della volontà e della caparbietà della squadra: ci abbiamo creduto fino all’ultimo e siamo state premiate. SARA Sinceramente non saprei cosa rispondere. Visto che la mia memoria a breve termine è più forte di quella a lungo termine, ricordo anch’io con molta amarezza la retrocessione del Valpo . Avevamo fatto un buon campionato da neo-promosse ed eravamo arrivate al decimo posto su sedici squadre. Quell’anno però c’erano per la prima volta i playout, per cui oltre alle ultime 4 dirette retrocedevano altre 2 squadre. Abbiamo perso la gara secca e siamo retrocesse, al pari di squadre che avevano 20 punti in meno di noi! Assurdo. Calcio femminile e mondo maschile: pregiudizi, superficialità o semplicemente poca attenzione? Sta cambiando veramente qualcosa? FEDERICA Le cose stanno cambiando molto lentamente rispetto agli altri paesi, ma negli ultimi 3-4 anni si sono fatti passi importanti e soprattutto concreti: partite trasmesse in TV, articoli su giornali, collaborazioni con le società maschili, sponsor per le miglior giocatrici. Insomma i segnali, finalmente, sembrano portare a qualcosa di buono. IRENE Direi che ad oggi nei confronti del calcio femminile c’è ancora mancanza di informazione e conoscenza. Mi è capitato proprio recentemente di raccontare il nostro calcio ad alcuni giocatori professio-nisti. Per esempio sul fatto che siamo dilettanti e non professioniste, sono rimasti molto colpiti, quasi non ci credevano. Se loro che vivono di calcio sanno poco niente delle loro ‘colleghe’, figuriamoci nella società quanto poco è conosciuto questo sport. Comunque, rispetto al passato, il movimento sta facendo enormi passi avanti. Credo che qualcosa stia cambiando, molto lentamente ma soprattutto grazie al sacrificio e al lavoro delle persone che dall’interno vivono da vicino ogni giorno le nostre difficoltà e le nostre imprese. Le ragazzine che si affacciano adesso al mondo del calcio
sono davvero fortunate perchè hanno più opportunità di noi ‘veterane’. SARA I pregiudizi ci sono e credo ci vorrà ancora molto tempo perché la situazione cambi. Però un po’ alla volta si migliora leggermente. Il mondo maschile comincia a conoscere anche il calcio giocato dalle donne, anche se non se ne interessa particolarmente. Per lo meno comincia a essere un po’ meno sorpreso nel vedere una ragazza che gioca a pallone. Piccoli passi contro i pregiudizi… I vostri ‘colleghi’ maschi possono aiutarvi a far crescere il calcio in rosa o sono due mondi completamente diversi? Per il Valpolicella quanto è stata importante la sinergia con il ChievoVerona? FEDERICA Il calcio maschile può e deve aiutare quello femminile. In molti paesi europei e del Nord America queste collaborazioni sono attive già da molti anni e stanno sempre più diffondendosi. La sinergia tra Valpolicella e ChievoVerona è un progetto
iniziato da poco ma c’è sicuramente feeling: parliamo la stessa lingua in termini di stile di società. Questo ci permette di ottenere sempre più consensi, visibilità e interesse. Vero. IRENE La diversità può essere sempre fonte di arricchimento quindi assolutamente si,il calcio maschile può aiutare il calcio femminile a crescere, attraverso la collaborazione, il confronto e la condivisione di saperi e pratiche. La nostra collaborazione con la società di Luca Campedelli è sempre più strutturata; ci alleniamo delle strutture del Chievo, scendiamo in campo con le loro maglie e partecipiamo a numerosi eventi che ci garantiscono una visibilità che fa bene a noi e a tutto il movimento. SARA Il calcio maschile può sicuramente aiutare quello femminile. Ha un seguito enorme e può fungere da traino per quello femminile. Sono però due mondi completamente diversi soprattutto per la situazione economica. Però sempre di calcio stiamo parlando: i due mondi si possono avvicinare tantissimo. Per l’immagine di una società è un grande salto di qualità avere oltre, alla prima squadra maschile, anche quella femminile,
le formazioni Primavera maschile e femminile, la Scuola calcio bambini e bambine. Quanto è stato bello vedere le ragazze del Bayern Monaco festeggiare insieme ai colleghi maschi la vittoria del campionato? Se i due mondi si livellassero un po’ anche a livello economico la cosa diventerebbe molto più interessante. Calcio femminile e omosessualità è ancora un binomio che è nell’immaginario collettivo? FEDERICA C’è una frase della scrittrice francese Simone de Beauvoir Che mi ha sempre affascinata: “Donna non si nasce, lo si diventa”. Perciò, chi ha deciso che una scarpa da calcio sia ‘più gay’ di un tutù da ballerina ? IRENE Gli stereoptipi sullomosessuolitá nel mondo del calcio femminile, in modo lento e graduale, stanno scemando. Da un lato la società si sta aprendo e non è (quasi…) più uno scandalo vedere due ragazze o due ragazzi fare coppia. Dall’altro le ragazze che giocano a calcio oggi non sono più mascoline come una volta, anzi ci tengono molto alla loro femminilità. Nell’ambiente del calcio, così come in tutti gli sport di squadra, è più facile che si creino dinamiche e legami di questo tipo perché si è a contatto quotidianamente, si condividono tanti momenti e tante emozioni. Ma non è per forza così. In una squadra, come in tutto il mondo, ogni persona è libera di avere i propri gusti. SARA Penso che calcio femminile e omosessualità sia un binomio dell’immaginario collettivo che esiste solo in Italia. Questo perché il numero di ragazze che pratica questo sport è ancora veramente basso rispetto agli standard Nordeuropei e americani. Associando il calcio al mondo maschile per antonomasia, si tende a giungere a deduzioni equivoche, e a fare di tutta l’erba un fascio. Il fatto che il calcio sia considerato uno sport per soli maschi ha creato in Italia un ambiente chiuso, con cui il calcio
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femminile faticava ad entrare in contatto, specialmente in passato. Se il calcio femminile diventasse uno sport ‘normale’ per le ragazzine, e il numero di calciatrici aumentasse proporzionalmente a quello dei maschi, non se ne parlerebbe più. E’ per questo motivo che nel resto d’Europa o negli USA il binomio women’s soccer/ omosessualità non esiste. Ci sono tanti ragazzi con esperienze omosessuali negli spogliatoi di chissà quanti sport, e purtroppo ci sono anche tanti padri di famiglia che hanno rapporti extraconiugali omosessuali clandestini ogni giorno. L’omosessualità al giorno d’oggi è ovunque, ma si continua ad immaginare che sia solo in certi ambienti. Come già detto: se il movimento femminile continuerà a crescere, un giorno il calcio in rosa riuscirà anche a scrollarsi di dosso questo fastidioso preconcetto.
abbigliamento che sta iniziando a darci molte soddisfazioni. Inoltre sono anche photo editor e creatrice di un magazine fotografico indipendente sulla cultura dello sport di cui vado molto fiera. Si chiama Athleta e è appena uscito il primo numero… IRENE Nella vita mi divido tra mondo dei piccoli e campo da calcio! Al momento lavoro tutti i giorni come baby-sitter, tre giorni a settimana sono impegnata come allenatrice delle bambine esordienti del Chievo e da un paio di mesi ho iniziato una nuova attività in palestra sempre con bambini dai 2 ai 10 anni. Poi, giusto per non farmi mancare niente, a fine maggio concluderò il corso speciale Uefa B per ottenere la qualifica di allenatore. SARA Il mio lavoro è quello della fotografa. Il calcio arriva solo a fine giornata…
Ti piacerebbe avere figli? FEDERICA Se ci rpenso questo pensiero mi rende molto felice. Quindi si, mi piacerebbe molto diventare mamma. Qualche anno fa non avrei risposto cosi: ogni donna sente quando può essere il momento giusto. IRENE Eh si, mi piacerebbe molto avere dei figli, adoro i bambini e ci vado molto d’accordo. Con i propri figli è tutto più difficile, senza dubbio, ma spero arrivi presto il momento di diventare mamma! SARA Certo che mi piacerebbe avere figli. E di sicuro gli insegnerei a tifare Valpo!
Nel tempo libero hai hobbies particolari? FEDERICA Senza dubbio viaggiare: città , mare o montagna non fa differenza. Adoro vedere posti nuovi, scoprire culture diverse e mangiare i cibi locali. Passo ore su Google Earth a curiosare e a scoprire paradisi del mondo, fantasticando su possibili viaggi. IRENE Di tempo libero me ne resta ben poco e quello che ho lo uso principalmente per ritrovare le energie e per andare a trovare famiglia e amici a Padova, la mia città natale. Terminati gli impegni attuali mi piacerebbe fare un bel viaggio. Prima o poi ce la farò… SARA Mi piace passare il tempo libero con gli amici o in famiglia. Mi piacciono i pranzi e le cene in compagnia, giocare con i miei nipoti, fare lunghi aperitivi al bar. E poi adoro le gite in montagna e i luoghi di mare. Mi piace anche stare da sola lontano dal caos, mi piace la pace di Venezia, la mia città, i libri i film i concerti. Ma più di tutto mi piace viaggiare, anche se purtroppo è un hobby molto dispendioso: vorrei andare ovunque pere poi tornare a casa.
Cosa fai nella vita? Visto che solo con il calcio non ci vivi… FEDERICA Lavoro per una società di rilevamento che controlla i prezzi nei supermercati. Il mio sogno, che è diventato realtà, però è un altro: da due anni, assieme ad un gruppo di amiche ho creato un brand di
In anni di calcio giocato hai mai pensato di smettere perchè non ti sentivi tutelata come atleta e come donna? FEDERICA Si, ci sono stati momenti di sconforto dove mi sono detta: basta smetto. Ma ho amato troppo il calcio da prendere seriamente in considerazione questa forzatura. Avrei
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smesso, come è accaduto, per una mia mancanza e non per una negligenza degli altri. IRENE Non ho mai pensato di smettere perché la passione per questo sport è troppo grande, ma purtroppo ho spesso pensato di aver sbagliato sport o paese… SARA No, mai pensato di smettere perché purtroppo - o per fortuna - ho sempre giocato per passione, per motivazioni personali e per divertirmi, mai perché mi sentissi un’atleta donna tutelata da qualcuno o qualcosa. Il tuo rapporto con le mode, l’abbigliamento e il fashion in generale... FEDERICA Un rapporto molto forte che ho creato un marchio di abbigliamento (Raissa Chineo n.d.r.). Amo tutto quello che riguarda la parte creativa dell’abbigliamento. Con il tempo ho imparato che molti cercano di seguire la moda, ma avere stile è un’ altra cosa e significa non farsi scegliere dalle tendenze. IRENE Il mio rapporto con la moda
e in particolare con l’armadio è molto difficile: ci metto ore a decidere come vestirmi! In generale ci tengo al mio abbigliamento anche se non seguo le mode ma il mio umore: ci sono giorni in cui resterei in tuta mentre in altri mi piace avere un look più ricercato e curato. SARA Ho imparato a spendere pochi soldi in vestiti, perché preferisco tenerli per viaggiare. Un po’ di stile e di occhio alle mode, comunque, ci vuole sempre anche se non posso permettermi di indossare un Dior (ride n.d.r.). Come te la cavi ai fornelli? Hai un piatto o una ricetta preferita? FEDERICA Sono sempre stata zero in cucina ma da qualche anno a questa parte ho iniziato ad appassionarmi. Non posso dire di esser già diventata brava, ma ho imparato a preparare qualche bel piatto. Però una cosa è certa: non potrei stare senza le pennette al salmone che cucina mia mamma: insuperabili! IRENE Mi piace molto cucinare, peccato che il tempo sia sempre poco. Non sono proprio
una cuoca modello ma diciamo che me la cavo. Di tanto in tanto io, Capo e Chine ci dilettiamo insieme ai fornelli e ‘creiamo’. Il mio cavallo di battaglia? Senza dubbio il tiramisù: è speciale! SARA Direi che me la cavo abbastanza bene. Mi piace cucinare piatti orientali e provare nuove spezie, nuovi gusti. E comunque sono più forte sui primi piatti che sui secondi. Quando non cucino io invece
mangio di tutto: dal thailandese all’etiope! Hai una canzone o una playlist che ascolti prima di scendere in campo? FEDERICA Una playlist no, ma diciamo che ho delle preferenze come Queen, The Killers , Coldplay e Madonna: queste note sono state molto presenti nei miei pre partita. IRENE Non ascolto canzoni particolari prima della partita; le cuffiette nelle orecchie non mi aiutano a concentrarmi. Preferisco ascoltare quello che mi accade tutto intorno e sentire il clima pre partita. La playlist la scelgono le mie compagne di squadra in spogliatoio… SARA Non ho una playlist particolare, dipende dal periodo e dalla giornata. Potrei sentirmi più rock o malinconica,
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elettronica o reggae, hip hop o commerciale. Quindi, in base a come mi sento, decido cosa ascoltare. Hai un rito scaramantico prima di iniziare a giocare? FEDERICA Può sembrare strano ma non ho mai avuto un rito scaramantico. Ho sempre pensato a prepararmi al meglio alla partita e basta. IRENE No, non ho riti scaramantici ma prima della partita faccio sempre le stesse cose e nello stesso ordine come fasciarmi le caviglie, pettinarmi prima di uscire dallo spogliatoio, tirare fuori la maglia dai pantaloncini e sistemarmi i parastinchi prima del fischio di inizio. SARA Nemmeno io ho riti scaramantici particolari, anche se, a dire il vero, ogni domenica compio sempre alcune e azioni come bere il caffè, ascoltare la musica, indossare la divisa con un certo ordine, ‘dare i 5’ alti e abbracciare le compagne. Scarpe da calcio: colorata o classica? FEDERICA Ho giocato quasi tutta la mia carriera con scarpe nere, pensando che fossero le ‘vere’ scarpe da calcio. Poi però, negli ultimi anni, mi sono un po’ fatta attrarre dalle scarpe fluo... IRENE Scarpa rigorosamente bianca. SARA Assolutamente la classica scarpa nera. Anche se faccio sempre più fatica a trovarle… Se non avessi giocato a calcio che sport ti sarebbe piaciuto praticare? FEDERICA A 14 anni ho dovuto scegliere tra calcio e atletica leggera (Federica correva i 100 metri n.d.r); ero impegnata tutti i pomeriggi e non riuscivo più a conciliare sport e scuola. Ad un certo punto il cuore ha detto calcio: e calcio è stato! Se non avessi amato così tanto questo sport probabilmente avrei continuato con l’atletica. IRENE Se non avessi iniziato a giocare a calcio penso che avrei proseguito con la ginnastica artistica e magari avrei aspirato ad entrare a far parte di una compagnia di danza hip hop. SARA Mah, davvero non saprei. Probabilmente avrei praticato un altro sport di squadra o comunque uno sport all’aria aperta. Appese le scarpe al chiodo pensi di restare ancora nel mondo del calcio? FEDERICA Io le scarpe le ho appese alla fine della scorsa stagione e sono rimasta nel Valpo
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perché quello che si sente dire è vero: questa è molto più che una società di calcio, è una vera e grande famiglia dove si lavora con grande serietà. E io qui mi trovo benissimo! IRENE Quando smetterò di giocare spero innanzitutto di continuare ad allenare nel settore giovanile femminile. Sicuramente resterò legata a questa maglia e a questa società, perché è qualcosa che va oltre a una ‘semplice’ squadra. Sono pronta, quindi, a dare il mio contributo anche fuori dal campo. SARA Non credo mi rimarrò nel mondo del calcio in modo attivo. Di sicuro rimarrò legata a questo sport perché dopo tanti anni è difficile allontanarsi. Diciamo che, idealmente, potrei rimanere legata al mondo Valpo...
A chi dedichi questa promozione in serie A? FEDERICA Questa promozione la dedico alla Flo (Flora Bonafini), molto più che un presidentessa. E’ la mente, il cuore e l’anima di questa società. Adesso che siamo in A sono convinta che sarà più facile convincere giocatrici di categoria a vestire la maglia del Valpo. La base è già buona e credo cche con qualche innesto di qualità si potrà ben figurare anche in A. Inevitabilmente tutto questo porterà più visibilità e più sponsor. IRENE Sicuramente con il salto di categoria il Valpo può fare anche un ulteriore salto di qualità; di anno in anno siamo migliorate e abbiamo alzato, come si suol dire, l’asticella. Questa promozione la dedico proprio a noi, al Valpo e a tutte quelle persone, giocatrici dirigenti genitori e tifosi, che hanno vissuto questa avventura con noi, con tutte le emozioni belle e
brutte di questi quattro fantastici anni che ho avuto la fortuna di passare qui. Voglio infine ringraziare le mie due più importanti compagne di avventura Chine e Capo: senza di loro non sarei qui! SARA Senza dubbio la promozione la dedico alla mia famiglia è in particolare al mio papà. E poi lo dedico a tutti noi della grande famiglia del Valpo, la mia seconda famiglia. Infine… me la dedico! Quest’anno ho fatto un po’ di fatica ma con sacrificio, impegno e passione sono riuscita a dare il mio contributo per arrivare, anzi per ritornare, finalmente in serie A!
gels con Le Valpo's An lo sport al re l'assesso Guadagnini di Povegliano
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INTERVISTA
di Giorgio Vincenzi
Sergio Pellissier, ‘sponsor ufficiale’ del calcio in rosa
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l calcio femminile ha sempre più spettatori ed estimatori. Tra quest’ultimi anche Sergio Pellissier, capitano e attaccante del ChievoVerona, che quando può segue le ragazze della Fimauto Valpolicella. Il bomber gialloblu ci racconta in questa intervista le sue impressioni sul calcio ‘in rosa’ e da dove nasce il suo interesse tifo per le ragazze del Fimauto Valpolicella, squadra ‘gemellata’ alla società presieduta da Luca Campedelli. Sergio, vai spesso allo stadio Olivieri a veder giocare le ragazze della Fimauto Valpolicella? Spesso no, perché purtroppo anche loro
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giocano talvolta di domenica. Quando posso però passo volentieri a vederle. Come sei arrivato a seguire il calcio femminile? C’è stato qualcosa o qualcuno che ti ha invogliato? No, a me piace il calcio in generale. Ho guardato alla televisione, dopo aver conosciuto qualche ragazza della Fimauto Valpolicella, qualche partita e ho seguito i mondiali. Il modo di giocare, tra quello maschile e femminile, si assomiglia parecchio e questo vuol dire che si sono migliorate tanto. Indubbiamente la differenza ci sarà sempre, ma è divertente vederle giocare.
C’è qualcosa in particolare che ti colpisce di più del calcio femminile? Quello che mi stupisce è che non credevo che fossero così brave. L’ultima volta che sono andato allo stadio Olivieri ho visto un gol fatto dalla Boni: stop e calcio immediato. A fine partita le ho detto che io l’avrei stoppata, portata ancora più avanti e avrei calciato. Invece lei ha fatto una cosa ancora più difficile e molto bella. Ha rischiato di sbagliare ma gli è venuta talmente bene e ha fatto un grandissimo gol. Questo a dimostrazione che anche loro hanno tanta qualità. Parliamo ancora per un attimo di Valentina Boni che è il capitano e capocanno-
niere di questa squadra. Da attaccante ad attaccante, che consiglio ti senti di dare? Calcisticamente parlando, anche lei, come me, comincia ad avere la sua età e quindi ha molta esperienza. Ne ha passate tante ed è cresciuta con l’esperienza e quindi non credo abbia bisogno dei miei consigli anche perché quando l’ho vista giocare ha sempre fatto molto bene. Tutte in generale stanno giocando al meglio e quest’anno sono anche più concrete. E quest'anno il Valpo è ritornato in serie A... Si, finalmente! L’anno scorso hanno perso la promozione per aver sbagliato una partita nelle ultime giornate e quindi credo che abbiano imparato la lezione. Quest’anno sono andate molto bene e hanno centrato la promozione, sebbene all'ultima giornata, con grande merito. Che cosa ti piacerebbe trasferire dal calcio femminile a quello maschile?
Nel calcio femminile, pur essendo delle dilettanti, non fanno solo quello di professione, hanno le nostre stesse tensioni. Se non vincono però le vivono in modo diverso, sono sempre una famiglia, si vogliono bene più che nel nostro calcio. Amano questo sport e lo fanno ancora per divertimento mentre nel nostro calcio, essendo una professione e dove conta talmente tanto il risultato, la tensione è molto alta. Secondo te, visto che hai seguito anche i campionati mondiali, che cosa serve per far crescere ulteriormente il calcio femminile Italia? Purtroppo nel calcio non stiamo andando benissimo, siamo molto inferiori ad altre nazioni che si stanno sviluppando meglio: dal settore giovanile allo stadio di proprietà. Io credo che si debbano cambiare tante cose nel calcio partendo da quello maschile ai più alti livelli e poi nel resto. Anzi negli ultimi anni il calcio femmini-
le è cambiato di più di quello maschile e quindi proporzionalmente hanno già fatto un bellissimo passo in avanti. Adesso anche la Fimauto Valpolicella ha nel settore giovanile molte giocatrici e questa è la dimostrazione che le ragazze ci sono e che bisogna solo aver “voglia” di farle crescere. Purtroppo in Italia ci sono solo poche società che hanno a disposizione un centro e la “voglia” di far crescere i ragazzi dando loro la possibilità di giocare. Questo è il grosso rammarico. La Fimauto Valpolicella può a tuo avviso ripercorrere la stessa storia del tuo Chievo nella massima serie? C’è una struttura che gli permette tutto questo? Io conosco chi ci lavora dietro la Fimauto Valpolicella e chi assieme alle ragazze sta facendo molto per questa società. Tutti hanno tantissimo entusiasmo e voglia di ottenere grandi risultati. Si meriterebbero di restarci il più a lungo possibile.
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SPORT LIFE
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di Paola Giberti
un4science, organizzata dal dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento di Scienze motorie di Verona, è nata nel 2014 dalla volontà di Federico Schena, presidente del collegio didattico dell’Ateneo e responsabile scientifico dell’iniziativa, grazie al supporto di Cantor Tarperi, responsabile del Centro per la preparazione alla Maratona e di altri ricercatori universitari, con il patrocinio della Federazione italiana di atletica leggera e Verona Marathon. Nell’ambito della ricerca scientifica, preziosa è la collaborazione con diverse Università italiane e straniere: il dipartimento di Scienze cliniche e sperimentali di Brescia, quello di Scienze biomediche e per la salute di Milano, l’area di Ingegneria industriale di Padova, l’Università degli studi di Roma Foro Italico, la sezione di Scienze mediche di Torino, il gruppo di ricerca sull’endurance di Kent, l’Università di Jyväskylä e l’Aspire academy del Qatar con il dipartimento di Fisiologia dello sport. Tema di questa edizione, ‘La corsa non ha età' che, come afferma Schena, “… si inserisce nella linea di ricerca dell’invecchiamento in salute portata avanti anche dal centro Healthy aging dell’Università di Verona”. I 150 partecipanti, con un'età compresa tra i 20 e i 90 anni, hanno corso lungo un percorso con partenza dalla sede di Scienze Motorie sino alla frazione di Montorio e ritorno, con la possibilità di scegliere tra una mezza o una maratona, rispettivamente 21 e 42 km. Una dimostrazione che nello sport, se ben allenati e in salute anche i 'non più
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Run4science: giovani e anziani DI CORSA per sostenere la ricerca
SI È SVOLTA LO SCORSO 2 APRILE LA QUARTA EDIZIONE DI RUN4SCIENCE: CORRI PER LA SCIENZA, LA PIÙ IMPORTANTE MANIFESTAZIONE SPORTIVA FINALIZZATA ALLA RACCOLTA DI DATI SCIENTIFICI NELL’AMBITO DELLA CORSA
giovani' ce la possono fare, l’ha fornita il 94enne veronese Walter Fagnani, che ha concluso la mezza maratona in tre ore. Tutti gli atleti si sono sottoposti a varie misurazioni pre e post gara declinate in 10 protocolli di studio sinergici, con valutazioni sulla presenza di acido biliare nel sangue, sull’efficienza muscolare e cognitiva, la percezione dello sforzo, il precondizionamento ischemico, la fatica mentale, il metabolismo basale e di corsa e le cellule staminali del sistema osteoarticolare. Un’analisi è stata interamente dedicata al diabete, vista la partecipazione, come lo scorso anno, di podisti con diabete mellito di tipo I alla mezza maratona. Inoltre, sempre nel percorso di 21 km, si è vista anche la presenza di corridori affetti dal morbo di Parkinson. “Questo dimostra” - afferma Schena – “che correre non solo non ha età, ma nemmeno
limiti di condizione». I dati raccolti costituiscono il punto di partenza per importanti ricerche, i cui risultati saranno poi pubblicati e divulgati su riviste scientifiche”. Novità di quest'anno, l'allestimento di un Village di intrattenimento all'interno del palazzetto Gavagnin, dove si sono svolte numerose attività per grandi e piccini e dove il testimonial dell'evento, il cantante e musicista Raphael Gualazzi, ha raccontato ai presenti la sua esperienza e il suo trascorso sportivo, oltre a esibirsi al pianoforte. L’evento si è concluso con le premiazioni alla presenza di Andrea Sbarbati, direttore del dipartimento di Neuroscienze, biomedicina e movimento e l’assessore allo sport Alberto Bozza. Sponsor di questa edizione Mysdam, Fidia farmaceutici, PhytoGarda, Cosmed e Tupperware che hanno sostenuto e creduto nella qualità del progetto.
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INTERVISTA
Matteo Zanon - Foto Maurilio Boldrini
«SE IL RUGBY È IL TUO SPORT SARÀ LUI A SCEGLIERE TE, BASTERANNO DUE ALLENAMENTI E NON POTRAI PIÙ FARNE A MENO. ALMENO, QUESTO È QUELLO CHE È SUCCESSO A ME»
The pink
rugby 56 sportdipiu.com
Valeria Fedrighi racconta in esclusiva ai lettori di SportDi+ la sua passione per la palla ovale e le emozioni che in questi mesi gli hanno riempito il cuore
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CHI L’HA DETTO CHE PER GIOCARE A RUGBY BISOGNA ESSERE GROSSI, CATTIVI E SOPRATTUTTO UOMINI?
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aleria Fedrighi, giovane giocatrice di rugby, dopo aver iniziato quasi per caso a entrare nel mondo della palla ovale, ora ne è follemente innamorata. Nel rugby Valpolicella, dove attualmente milita, ha mosso i primi passi ed ha messo in mostra le sue doti. Qualità che sono giunte agli occhi del C.t. della nazionale Andrea Di Giandomenico che ha convocato l’atleta veronese al raduno pre Sei Nazioni, portandola successivamente a esordire nel medesimo torneo. Quando e come ti sei avvicinata al rugby? Cosa ti ha fatto innamorare di questo sport “poco femminile”? Ho iniziato a giocare a 19 anni, avevo appena finito il liceo, dovevo traferirmi a
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Padova per l’Università e non avevo più molta voglia di continuare con la pallavolo, che ho praticato da quando avevo 11 anni. Conoscevo bene l’ambiente del Rugby Club Valpolicella e proprio quell’anno è stata creata una piccola squadra femminile dove ho cominciato a giocare. Da allora non ho più smesso nonostante i miei dubbi iniziali. Non lo trovo uno sport poco femminile anche se, certamente, il fatto che vi sia molto contatto fisico aumenta i pregiudizi. Il rugby è un ottimo momento di ‘sfogo’, non mi spaventa fare fatica e il gioco di squadra mi è sempre piaciuto, anche se le difficoltà all’interno di un gruppo così numeroso non mancano. Comunque vivo nell’ambiente del rugby da quando avevo circa 14 anni e i motivi (o valori) che mi
hanno fatto innamorare di questo sport sono molti, vari e probabilmente sono gli stessi che hanno portato il rugby all’attuale e meritata notorietà. Nonostante il mondo dello sport femminile in questi anni sia cresciuto, credi ci siano ancora pregiudizi nei vostri confronti? Trovo che lo sport al femminile abbia delle difficoltà in più rispetto a quello al maschile: essere un’atleta professionista e competitiva richiede molti sforzi, sia fisici che mentali, e per una donna intervengono inevitabilmente fattori esterni allo sport che rendono tutto più difficile (penso alla famiglia o al lavoro). Sicuramente queste difficoltà dipendono molto dallo sport che si pratica e quan-
to questo sia popolare e conosciuto. Noi del mondo del rugby non siamo atlete professioniste quindi le difficoltà aumentano, ma credo che le cose stiano migliorando moltissimo negli ultimi anni: ad esempio a Verona, città in cui mi alleno da sempre, ho sempre avuto il sostegno di tante persone che mi hanno permesso di raggiungere i miei obbiettivi. Cosa manca, secondo te, al rugby femminile per affermarsi e acquisire maggior popolarità? La gente, probabilmente, pensa che sia più noioso per la minore fisicità e velocità rispetto alla più famosa versione maschile, ma noi dovremmo far capire agli spettatori che meno fisico vuol dire anche più tecnico e che le nostre partite hanno meno impatti duri ma più fantasia e movimento. Inoltre il clima che si respira in tribuna è stupendo, è sempre una grande festa. Il rugby femminile è uno sport non professionistico portato al suo massimo livello. Uno spettacolo unico! Il rugby come sappiamo è uno sport molto fisico e il rischio infortuni è alto. Non ti ha mai spaventata o ti spaventa questo aspetto? Pochissimi infortuni mi hanno impressionata e quasi tutti li ho visti accadere nell’alto livello del rugby maschile, dove gli impatti sono veramente molto forti. Per il resto credo che la maggior parte degli infortuni sono facilmente risolvibili e le possibilità di farsi male in modo grav e sono le stesse di molti altri sport. In gennaio hai avuto il privilegio di essere convocata in nazionale per il raduno in preparazione al sei nazioni. Cos’hai provato al momento della chiamata? Devo ammettere che alla convocazione al raduno pre sei nazioni ero preparata: Andrea Di Giandomenico, allenatore della nazionale, mi aveva già avvisata qualche tempo prima che aveva in-
tenzione di convocarmi per vedere come me la cavavo. La vera emozione è stata quando ho ricevuto la convocazione per la partita contro l’Inghilterra, dove ho effettivamente esordito. Non me la sarei mai aspettata ed è stato davvero fantastico. Ricordo che quando l’ho saputo ero al lavoro e ho dovuto prendere una pausa per realizzare quanto era successo! Soprattutto non vedevo l’ora di partire, nonostante fossi molto agitata. Da esordiente che effetto ti ha fatto scendere in campo con i colori azzurri e allenarti e competere con le migliori giocatrici italiane e del mondo? L’esordio è davvero molto emozionante. L’agitazione e l’adrenalina sono altissime già durante il riscaldamento. Inoltre era la partita contro le campionesse del mondo, l’Inghilterra, a Londra nello stadio di Twickenham Stoop, chiunque sarebbe stato agitato. Tutti i momenti che portano alla partita sono speciali, dal riscaldamento, al momento di indossare la maglia azzurra, fino al momento di cantare l’inno. Ho giocato solo cinque minuti, ma sono stati cinque minuti indimenticabili. Cosa ti sei portata a casa da questa esperienza? Ho imparato tantissimo, sia sul piano rugbistico che umano. Il livello di gioco è altissimo e ho potuto capire al meglio su cosa devo allenarmi e migliorare. È un’esperienza unica che spero di poter ripetere in futuro, ma la considero un punto di partenza e non uno di arrivo. Dopo aver raggiunto la convocazione in nazionale, hai qualche altro sogno sportivo nel cassetto che vorresti realizzare? Sicuramente sarebbe molto bello andare a giocare il mondiale di rugby che si terrà quest’anno in Irlanda, ma so che la competizione per un posto in squadra sarà molto alta, visto che il gruppo sta la-
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vorando per questo obbiettivo da diversi anni. Io come esordiente tutto quello che posso e devo fare è lavorare ed allenarmi il più possibile per migliorare i miei punti deboli. Per staccare da questa disciplina impegnativa sia dal punto di vista fisico che mentale, pratichi o hai qualche hobby?
Tra gli allenamenti e il lavoro non mi rimane molto tempo libero, ma in quelle rare giornate mi piace andare a camminare in montagna e, se il tempo è ancora meno, leggere un bel libro. Se ti chiedessi di provare a convincere qualche giovane ragazza a intraprendere la strada del rugby, che parole useresti? Innanzitutto le direi di fare uno sport, qualunque esso sia. Ho la sensazione che a Verona troppe ragazze non co-
noscano come lo sport a livello agonistico sia molto positivo per vari ambiti della propria vita: ti rafforza e ti apre a uno stile di vita diverso che, secondo me, ogni ragazza dovrebbe provare. Tra tutti perché non il rugby? È uno sport unico, in cui si è sempre messi alla prova con i propri limiti e costretti a tirare fuori il meglio di se stessi, senza contare il fatto di essere parte di una famiglia, la tua squadra, che è sempre lì per aiutarti e sostenerti in ogni momento di questa tua sfida con l’avversario e te stessa. In ogni caso credo che se il rugby è il tuo sport sarà lui a scegliere te, basteranno due allenamenti e non potrai più farne a meno. Almeno, questo è quello che è successo a me.
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INTERVISTA
di Paola Giberti
Alla conquista del
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i chiude anche questa stagione per il West Verona Rugby. Tante le soddisfazioni, ma ancora un po’ di strada da fare, come sottolinea il presidente della società Mario Ramundo che, in questa partita, ci parla dell’andamento delle squadre, degli obiettivi raggiunti e da raggiungere. Presidente, ci fa un bilancio generale della stagione? Diciamo che non c’è stata una grossa differenza rispetto all’anno passato dal punto di vista dei risultati. La prima squadra si è classificata quinta: lottava per il terzo posto, ma a causa della sconfitta contro la Scaligera Valeggio nell’ultima di campionato, è scesa di due posizioni. È stato un vero peccato, anche perché in passato abbiamo sempre avuto risultati positivi contro il Valeggio, ma quest’anno è andata così, anche se il nostro team ha fatto davvero un’ottima prestazione. Cosa ci dice invece a proposito del settore giovanile? Sono molto soddisfatto dei nostri ragazzi, che stanno crescendo non solo numericamente, ma anche dal punto di vista qualitativo. Viviamo di sogni, passione e duro lavoro, che hanno come unico scopo quello di far crescere il nostro club e, soprattutto, i nostri giovani, cercando di formarli non solo come sportivi, ma anche come persone che sappiano impegnarsi nello studio e nella vita in genere. Purtroppo però ogni progetto ha un costo e, nonostante un buon aiuto ricevuto da chi ha creduto in noi dandoci fiducia, siamo sempre alla costante ricerca di aziende che abbiano voglia di sostenerci.
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A proposito di progetti, di particolare importanza è quello che ha visto unire le vostre forze con quelle del Valpolicella rugby, nella creazione di una nuova società per formare i giovani del vivaio… Sì, il Valpolicella West Verona rugby, che coinvolge le categorie dell’under 16 e 18. Questa nuova franchigia, presentata ufficialmente lo scorso settembre con una durata di tre anni, ha come obiettivo la crescita tecnica degli atleti juniores e dello staff tecnico. È un’idea che avevamo in cantiere già prima che la Federazione italiana rugby (Fir) ufficializzasse questa possibilità, perché crediamo fortemente che sia possibile unire le forze e le competenze senza far venir meno lo spirito di appartenenza al proprio club. Nonostante questo sia il primo anno e
nonostante ci sia qualcosa da migliorare, il risultato è stato ritenuto più che positivo da entrambe le società. Ci sono o ci sono state altre iniziative in corso? Per il terzo anno consecutivo, insieme ai club del Valpolicella e di Trento, abbiamo promosso e aderito al programma “Valli dell’Adige” che mira a formare e potenziare le categorie giovanili, dedicato alle nostre under 16 e 18. Si parte con una serie di allenamenti congiunti finalizzati alla selezione di una rosa di 30 giocatori per ciascuno dei due gruppi; questi continuano poi ad allenarsi in previsione di successivi momenti di confronto sul campo, sia in amichevole che in tornei, come il triangolare che si è svolto a L’Aquila,
con le squadre locali dell’Aquila Rugby e del Rugby Paganiga, dove abbiamo dimostrato la nostra solidarietà dopo i tragici eventi del terremoto. Cerchiamo anche di esaltare il concetto di sport negli istituti scolastici: nella scuola media di Sona abbiamo organizzato alcuni incontri, conclusi poi con un torneo interclasse che si è svolto sul nostro campo il 2 maggio.
West Verona protagonista a La Grande Sfida 2017
Previsioni e speranze per la prossima stagione? In primis direi mantenere il trend positivo di crescita delle giovanili. Per quanto riguarda la prima squadra, ci sono molte cose su cui lavorare e nuovi obiettivi da raggiungere, specialmente nel breve termine, grazie al supporto della dirigenza e del nuovo Direttore Sportivo Stefano Marrella. In più, dato che siamo maggiormente attrezzati anche dal punto di vista degli impianti, vorremmo partire con le femminili, viste le costanti richieste in merito. Concludendo, cosa serve in concreto per crescere nel mondo del rugby? Per quanto riguarda la nostra società occorre lavorare parecchio, sia sulle giovanili che sulle squadre seniores, cercando di innalzare il livello tecnico generale. Abbiamo visto che migliorare è sempre possibile, come ha dimostrato anche il progetto franchigia giovanile, perciò dobbiamo continuare su questa via e guardare sempre avanti.
Sabato 6 maggio una rappresentativa del West Verona Rugby Union ha partecipato alla tappa di Villafranca de ‘La Grande Sfida’, evento organizzato dal CSI Verona, giunto quest’anno alla sua ventiduesima edizione. I ‘draghetti’ hanno giocato in piazza
con gruppi di ragazzi diversamente abili provenienti da tutta la provincia. Un’esperienza di grande impatto emotivo di coinvolgimento, importante tappa di crescita per i giovani della società presieduta da Mario Ramundo ‘La Grande Sfida’ è nata nel 1996, all’interno del progetto “Handicap e Sport” del CSI, che coinvolge ogni settimana oltre 500 persone con disabilità, dal desiderio di scambiare esperienze di sport e gioco con i CSI di Ferrara, Tortona e Brescia. Nel corso degli anni ha coinvolto oltre un centinaio di realtà nazionali e internazionali. Il progetto ha toccato fino ad oggi circa 70 Comuni della Provincia di Verona. Ogni anno gli operatori del progetto lavorano in rete con oltre 20 Istituti Superiori e 20 Istituti Comprensivi e Scuole per l’Infanzia con percorsi tematici. Sono state coinvolte oltre 315 realtà. Collaborano attivamente al progetto centinaia di volontari. In ogni paese vengono coinvolte almeno 25-30 realtà associative. Sono circa 50 i Centri Diurni che aderiscono.
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di Matteo Lerco - Foto di Maurilio Boldrini - in foto Riccardo Capobianco
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a nuova stagione in casa Verona Baseball sarà una culla per delle grandi ambizioni. Giovani promesse hanno preso il posto di vecchie glorie, un trasloco generazionale inevitabile, che sicuramente muterà diversi equilibri all'interno della squadra. Allo stesso tempo però rappresenta un'audace scommessa che se vinta, certificherebbe il successo del Farm System, la sinergia tra le tre società veronesi di baseball volta alla crescita dei giovani autoctoni. La nuova formula della serie A contribuirà inoltre sensibilmente ad inasprire ogni singolo incontro: solamente alle prime di ogni girone verrà garantito l'accesso alle semifinali di settembre, mentre la quarta partecipante alle Final Four uscirà da una selezione tra le seconde classificate. Si restringe molto dunque la forbice play-off, che contempleranno ora solo quattro formazioni e non più otto come lo scorso anno. Una potatura consistente che trae origine in un motivo ben specifico: alla vincitrice del titolo verrà garantito il pass per partecipare alla prossima IBL. “Il nuovo sistema di promozioni in IBL” - commenta il presidente del Baseball Team Verona, William Manzotti – “riduce considerevolmente ogni margine di errore. La scorsa stagione era indubbiamente più facile partecipare alla fase finale, in quanto erano garantiti otto posti, invece dei quattro di quest'anno. Il nostro obiettivo è quello di disputare un buon campionato, affronteremo delle squadre molto
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organizzate come Imola, Modena e Ronchi dei Legionari, tutte compagini con almeno tre o quattro stranieri in rosa e dunque attrezzate per arrivare fino in fondo”. “Abbiamo dato il via” – prosegue Manzotti – “a un ambizioso ricambio generazionale, promuovendo dal Farm System quattro ragazzi molto promettenti che già in queste prime giornate hanno dimostrato possedere dei considerevoli margini di miglioramento. Crediamo dunque nelle potenzialità del nostro territorio e prova ne è il fatto che l'unico giocatore straniero del roaster, Rudy Van Heydoorn, ricevitore antillano-olandese, lo abbiamo acquistato solo in seguito ad un infortunio occorso ad un altro nostro atleta. Sarà una stagione intensa e appassionate: ci sono gli ingredienti giusti per fare molto bene”. Dello stesso avviso è il manager John Cortese, grande conoscitore della disciplina e da quest'anno allenatore della Nazionale under 18, un importante riconoscimento che incensa la sua enorme professionalità. “E' una chiamata che mi riempie d'orgoglio spiega il manager veronese - sono certo che ci siano grandi possibilità di crescita, e spero di ripagare col tempo tutta la fiducia che mi hanno attribuito, conferendomi questo mandato. Nei prossimi mesi organizzeremo dei raduni che mi permetteranno di conoscere tutti i ragazzi ed inizieremo quindi a prepararci al meglio per i Mondiali che avranno luogo in Canada ad inizio settembre”. “Tornando al Verona” - evidenzia Manzotti - “navighiamo in un girone equilibrato, tutte le squadre sono tra loro simili e per questo alla fine prevarrà quella che sciorerà il gioco migliore. Abbiamo allestito una squadra con un buon mix tra giovani e veterani, dobbiamo continuare a battere sempre meglio e limare qualche errore in difesa, ma per quanto visto finora mi ritengo fiducioso in vista del proseguo della stagione”. “Un giudizio sulla nuova formula play-off?” – conclude Manzotti – “La mia visione rispetto agli scorsi anni non cambia: a mio avviso gio-
chiamo troppo poco affinché in campionato riescano ad emergere effettivamente i valori delle varie compagini. Per definire delle gerarchie veritiere si dovrebbero giocare molte più partite come accade in Major League, da noi invece si giocano solo ventotto incontri, un ventaglio di gare troppo ristretto per decretare le squadre realmente più forti. Ad ogni modo il format della serie A è questo: lotteremo quindi con abnegazione per dimostrare tutto il nostro valore”.
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TEAM VERONA A.S.D. BASEBALL GI LE RONE B A FEDERA
ORI ELENCO GIOCAT P
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COGNOME E NOME ALDEGHERI MATTIA
NC 38
LANCIA/BATTE
ASI
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19
BENETTI DIEGO
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2
BERTAGNA DAVIDE
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5
BOTTARO GIOVANNI
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BRIGGI GIULIO
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3
BRIGGI PIETRO
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33
BURATO FABIO
ASI
D/S
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CASTAGNA ALBERTO
ASI
D/D
8
DE BONI FILIPPO
ASI
D/D
14
GUARDA DARIO
ASI
D/D
10
MAGRI ANTONIO
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D/D
23
MAROGNA ANDREA
ASI
D/D
45
MELIORI DAVIDE
ASI
D/D
12
MONDO MARCO
ASI
D/D
44
PICCOLI CESARE
ASI
D/D
13
RAMPO ELIA
ASI
D/D
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VAN HEYDOORN RUDY EDWARD
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ZAMBELLAN MIRCO ZUMERLE DANIEL
D/D ASI
D/D
ASI
D/D
2017
SERIE
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INTERVISTA
di Matteo Lerco - Foto di Salvatore Di Giangi
Softball Bussolengo, voglia di stupire. Ancora...
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uova stagione, solito Bussolengo. Gli auspici per la nuova annata in casa Specchiasol si racchiudono tutti in questo mantra. Dopo un biennio colmo di successi, la squadra del manager Enrico Obletter si appresta ad una nuova, travolgente cavalcata, con il petto gonfio di nuove ambizioni. La storia è una bestia insaziabile: per continuare a nutrirla quest'anno servirà ancora molto sacrificio, lavoro, passione, tutti ingredienti grazie ai quali Bussolengo, negli ultimi tempi, è riuscito ad imbastire molti gustosi successi. Il recente secondo posto in Coppa Italia restituisce delle sensazioni positive, la strada intrapresa continua ad essere quella giusta, ora bisogna perseguirla con ancora più determinazione e consapevolezza nei propri mezzi. Coach Obletter ne è certo: anche se qualche interprete è cambiato, la struttura dello spartito rimane inalterata. Obletter, comincia una stagione nella quale il suo Bussolengo dovrà riconfermarsi dopo i fasti degli ultimi anni, quali sono le sue sensazioni in vista di questa nuova avventura? Ripartiamo con una squadra nuova, giovane e sempre estremamente competitiva. Stiamo ancora affinando schemi e meccanismi, la Coppa Italia ha testimoniato che il rodaggio è già ad un buon punto e mi ritengo quindi fiducioso in vista dell'inizio del campionato. Sarà come sempre una stagione impegnativa, la squadra da tenere d'occhio sarà Forlì, nostra storica rivale, poi vedo bene Bollate, un collettivo che dispone di ottime straniere. Sarà la Coppa Campioni, la bilancia sopra la quale pensare la vostra consistenza? E' indubbiamente il torneo più difficile del continente, è normale quindi per noi
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focalizzarci su di esso con particolare concentrazione. Avrà luogo in Olanda dal 21 al 26 agosto, si articolerà in dieci partite e partecipandovi tutte squadre di alta caratura, non saranno contemplati passi falsi o cali di concentrazione. E' la competizione più complicata d'Europa proprio perchè ci si ritrova a disputare due partite al giorno e per questo motivo molti fattori giocheranno un ruolo nevralgico, uno su tutti la condizione fisica e mentale con la quale le giocatrici arriveranno all'appuntamento. Sarà un'annata che la vedrà protagonista anche nelle vesti di manager della nazionale italiana, un ruolo che lei tra l'altro conosce molto bene. Quali saranno gli obiettivi del suo corso? Per me non sarà un'esperienza nuova, dato che sono stato già allenatore della nazionale dal 1990 al 2000. E' una sfida interessante, riprendo le redini di una squadra alla fine di un ciclo e per questo motivo è normale che cambierà qualcosa rispetto alla precedente gestione. Un discutibile regolamento federale vieterà di utilizzare oriunde, una novità che inevitabilmente ci penalizzerà in quanto i buoni risultati che abbiamo conseguito alle Olimpiadi di Sydney 2000 ed Atene 2004, siamo riusciti a raggiungerli anche grazie al contributo di ragazze straniere naturalizzate italiane. Sarà in questo senso quindi fondamentale portare a termine un processo di ricambio generazionale, creando il giusto mix tra giovani e veterane. L'Euopeo di quest'anno a Bollate sarà un buon banco di prova, ma il vero torneo da non sbagliare sarà quello di Qualificazione Olimpica nel 2019, in quanto solo alla vincente di tale manifestazione sarà garantito il pass per Tokyo 2020.
COACH ENRICO OBLETTER È PRONTO PER RIPARTIRE CON UNA SQUADRA NUOVA, GIOVANE E SEMPRE ESTREMAMENTE COMPETITIVA PER PUNTARE AD OBIETTIVI SEMPRE PIÙ PRESTIGIOSI sportdipiu.com 71
Per continuare questo processo di crescita, quale modello secondo lei bisogna prendere come riferimento? Indubbiamente quello olandese. Non possiamo assolutamente copiare politiche come quelle intraprese da USA o Giappone, perchè sono Stati che possono disporre di un bacino all'interno del quale pescare giocatrici, che a noi per forza di cose è precluso. In Olanda, paese tra l'altro molto piu piccolo del nostro a livello geografico e che dispone di mezzi inferiori rispetto ai nostri, hanno investito moltissimo nel campionato juniores, ultimando un ricambio generazionale davvero spaventoso: dal mondiale 2014 a quello del 2016 sono riusciti ad inserire in rosa ben dieci giocatrici, passando dal sesto al quarto posto nella classifica finale. Perseguendo un sistema simile potremo raggiungere davvero dei grandi risultati.
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BOSCO CHIESANUOVA - VR Un intero week end di eventi ed iniziative per grandi e piccini, sportivi e non, in grado di trasformare una semplice giornata di sport in Lessinia in una vera e propria esperienza diversa ed indimenticabile.
Il tema principale del Lessinia Bike Festival, essendo "costruito" attorno alla Lessinia Legend (manifestazione long distance conosciuta in tutta Italia), sarà la mountain bike in tutte le sue salse e
Iconnotazioni, ma non solo. Verranno infatti allestite un'area expo dedicata ai prodotti tipici locali, la seconda edizione del Verona Outdoor Expo e tanto altro ancora.
Per info e modalità di partecipazione ai singoli eventi visitare la pagina www.lessinialegend.it/collaterals
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LESSINIA LEGEND BY GIST
SABATO 24
LESSINIA GRAVITY LEGEND
VENERDI 23, SABATO 24, DOMENICA 25
DISEGNI IN MOSTRA
SABATO 24, DOMENICA 25
FUNKY DAY
La Lessinia Legend, grazie al suo percorso "extreme" da 125 km, è una di quelle gare di lunga distanza divenute ormai simboli di un epico insieme di sport, fatica e scenari naturali di indimenticabile bellezza. Tre i percorsi tutti da vivere in sella alla propria mountain bike: 39, 60 e 125 chilometri. Iscrizioni disponibili fino ad esaurimento.
Escursioni ogni due ore durante tutto il sabato nel "parco giochi delle discipline gravity" che i pazzi scatenati delle Teste di Marmo hanno disegnato, costruito e maniacalmente curato. La discesa terminerà a Lugo e il ritorno a Bosco Chiesanuova avverrà tramite l'utilizzo di furgoni.
Un concorso di disegno dedicato agli alunni delle scuole secondarie dell’istituto comprensivo di Bosco Chiesanuova. Gli elaborati verranno esposti presso il Teatro Comunale Vittoria. Tutti i piccoli artisti verranno premiati sabato 24 giugno 2017 alle ore 15:00 sul palco allestito in Piazza della Chiesa. Entrata libera.
Il famoso raduno promosso dalla testata giornalistica 365 Mountain Bike Magazine nel 2017 sbarcherà in Lessinia. Escursioni guidate, corsi gravity, test bike su percorsi dedicati e tanto altro ancora sono gli ingredienti vincenti di questo evento "cult" per tutta la parte più scanzonata dell'eterogeneo movimento off road.
Organizzazione tecnica: Lessinia Sport Eventi Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
Organizzazione tecnica: Teste di Marmo Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
Organizzazione tecnica: Lessinia Sport Eventi posti limitati: No Prenotazione obbligatoria: No
Organizzazione tecnica: 365 Mountain Bike magazine Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
DOMENICA 25
E-LEGEND
SABATO 24
RIDE LIKE A GIRL
SABATO 24
LEGEND KIDS
SABATO 24, DOMENICA 25
RADUNO E TEST FAT BIKE
Una pedalata dedicata ai possessori di una E-BIKE o meglio conosciuta come mountain bike a pedalata assistita. Il percorso proposto sarà lo stesso della Lessinia Legend Classic. Unico vincolo, per aggiungere un pelo di avventura nella conquista della leggenda, l'obbligo di terminare il percorso con un'unica batteria.
Un evento dedicato al mondo femminile. Il percorso e l'organizzazione è curata dal gruppo Ride Like A Girl Project, che tenendo conto del livello di allenamento di ogni partecipante proporrà a tutte le presenti una spensierata pedalata in compagnia alla scoperta della Lessinia. Durata complessiva di circa 2 ore e mezza.
Un evento per i più piccoli nel centro di Bosco Chiesanuova, con un divertente percorso da fare in bicicletta, proprio come dei veri bikers. Il percorso sarà disegnato con l'obiettivo di far divertire le giovani leve in tutta sicurezza in sella alla loro bici. Genitori, amici e simpatizzanti potranno applaudirli ed incitarli.
Le fat bike sono un’evoluzione delle tradizionali MTB, pensate per chi ha dentro un vero e proprio spirito d'avventura. Sabato 24/6 Fat Bike Verona proporrà un vero e proprio raduno fino a 1700 metri di quota (possibilità di noleggio fat bike). Domenica 25/6 Fat Bike Test gratuito su percorso ad ostacoli.
Organizzazione tecnica: Lessinia Sport Eventi Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
Organizzazione tecnica: Ride Like a Girl Project Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
Organizzazione tecnica: Lessinia Sport Eventi Posti limitati: No Prenotazione obbligatoria: No
Organizzazione tecnica: Fat Bike Verona Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
VENERDI 23
SERATA CULTURALE
SABATO 24, DOMENICA 25
VERONA OUTDOOR EXPO
DOMENICA 25
ASSAPORA LA LESSINIA
SABATO 24
FUNKY NIGHT PARTY
C'è chi ha realizzato un sogno: visitare i luoghi dove, nei primi anni 70, videro la luce le prime MTB della storia. E ce lo racconteranno. La serata, dal titolo "Marin County e la California del Nord", si svolgerà nella sala Olimpica del Teatro Vittoria di Bosco Chiesanuova e sarà ad ingresso gratuito. Appuntamento ore 20.30
Per il secondo anno consecutivo torna il Verona Outdoor Expo, appuntamento espositivo dedicato allo sport all'aria aperta. Nell'accogliente area, sarà possibile conoscere le proposte sportive della montagna veronese e toccare con mano le ultime novità dei marchi outdoor “indigeni” e non solo. Entrata gratuita.
La Lessinia si contraddistingue anche per la sua ricchezza enogastronomica, legata a piatti e prodotti tipici, quali gli "gnochi de malga", i funghi, le castagne, il formaggio, l'olio e i celebri vini della zona pedemontana. Presso gli stand di "Assapora la Lessinia" potrai gustare, conoscere ed apprezzare la Lessinia e i suoi sapori unici.
Serata presso la tensostruttura allestita in piazza del mercato di Bosco Chiesanuova. Musica con dj, birra e prelibatezze gastronomiche per una festa aperta a cittadinanza, turisti e a chiunque abbia voglia di divertirsi in compagnia. Prevendita obbligatoria presso aderenti dell'associazione commercianti AssoBosco.
Organizzazione tecnica: Raccoon Riders Posti limitati: No Prenotazione obbligatoria: No
Organizzazione tecnica: Mediaevent Posti limitati: No Prenotazione obbligatoria: No
Organizzazione tecnica: Lessiniafood Posti limitati: No Prenotazione obbligatoria: No
Organizzazione tecnica: Lessinia Sport Eventi Posti limitati: Si Prenotazione obbligatoria: Si
3DSPORT
Magic Summer 3D Sport e Vacanza Presentato presso l’azienda vinicola Sartori di S. Maria di Negrar il Magic Summer 3D Sport e Vacanza, il camp organizzato e diretto da Roberto Dalla Vecchia e dalla moglie Luisa. La vacanza sportiva è rivolta a ragazzi e ragazze dagli 8 ai 18 anni e sarà ospitata dalla Casa Vacanze Vittorio Veneto di Caorle (VE). Due i turni previsti: 1^ settimana dal 2 al 8 luglio e 2^ settimana dal 9 al 15 luglio. Queste le attività proposte: basket, il cui responsabile è naturalmente Roby Dalla Vecchia, beachvolley curato da Gabriele Perego, allenatore e selezionatore regionale della Lombardia, danza moderna e hip hop coordinate da Katia Tubini della scuola Les Petits Pas (modern) e dal maestro Omar Vanzo (hip hop) e yoga in spiaggia al tramonto con il maestro Cristiano Zanus Fortes. In via di definizione anche il basket in carrozzina, dato che la struttura alberghiera di Caorle è attrezzata per i disabili, essendo priva di barriere architettoniche. Come ogni anno, anche per la presentazione del Magic Summer 2017 Luisa e Roberto Dalla Vecchia hanno scelto una location davvero speciale: dopo il terrazzo dell’Hotel Due Torri del 2015, il terrazzo con vista su piazza Bra del 2016, quest’anno la scelta è ricaduta sulla Villa delle Cantine Sartori in Valpolicella. La presentazione delle loro attività è l’occasione per ringraziare pubblicamente tutte le persone che nel corso degli anni hanno contribuito alla realizzazione dei loro progetti sportivi e i numerosi ospiti sono stati davvero di altissimo livello. Infatti fra gli altri hanno accolto l’invito l’assessore allo sport Alberto Bozza, in rappresentanza di AMIA e AGSM il dottor Edoardo Nestori, il direttore di Veronamercato dott. Paolo Merci, il fiduciario
del CONI Verona dell’ultimo quadriennio dott. Federico Sboarina. Dopo la presentazione nel meraviglioso parco di Villa Sartori, la comitiva si è divisa in due gruppi per effettuare una visita guidata alle cantine, per poi concludere con un aperitivo presso il nuovissimo Wine Shop Sartori di Pedemonte. Da oltre 20 anni Luisa e Roberto con la loro associazione sportiva si occupano con grandissima passione di giovani e sport, con l’ambizione di avvicinare quanti più ragazzi possibile a una vita sana. Per questo, nel corso degli anni sono nati progetti come la Magic Night di Veronamercato, il torneo in notturna di basket e volley, e il Didact, un piano di uscite per gli studenti delle scuole superiori che abbina allo sport anche la conoscenza del territorio. Infine, in collaborazione con la Scaligera Basket, è nata la High School Cup, il torneo fra gli istituti superiori di Verona che quest’anno ha visto la partecipazione di 16 istituti e che a fine di questa settimana ospiterà, come l’anno scorso, una squadra di High School in arrivo da Miami. Il progetto presentato mercoledì 3 maggio però, è il Magic Summer 3D Sport e Vacanza. Nato 22 anni fa come classico camp, ora è diventato una vera e propria vacanza sportiva, aperta a tutti i giovani, per avvicinare allo sport anche tutti quei ragazzi che normalmente non praticano attività. Ragazzi e ragazze dagli 8 ai 18 anni hanno l’occasione di trascorrere una o due settimane nella prima metà di luglio in una località di mare, in una bellissima struttura completamente rinnovata immersa in una pineta e affacciata
sulla spiaggia di Caorle e praticando attività sportiva: in modo più tecnico e approfondito per chi ha questa esigenza, più ludico per chi intende solo approcciarsi alla disciplina. Gli sport proposti sono basket, volley e hip hop, coadiuvati da innumerevoli altre attività fra cui la difesa personale e l’animazione in lingua inglese. Un desiderio sarebbe quello di coinvolgere anche i ragazzi che praticano il basket in carrozzina, anche perché la struttura si presta molto, essendo completamente priva di barriere architettoniche, ma al momento sono arrivate alcune richieste, ma non ancora abbastanza per poter creare almeno due squadre. Una vacanza al Magic Summer: significa una sana e divertente settimana al mare, significa una opportunità di crescita non solo sportiva per i partecipanti, significa un soggiorno in sicurezza dove i ragazzi non saranno mai persi di vista, significa una settimana di tranquillità per i genitori, significa una super vacanza sportiva all inclusive ad un prezzo davvero accessibile. Felici gli organizzatori della serata per aver unito così tante persone all’insegna dello sport e dei giovani.
PODISMO
Camminata Gialloblù 2017: la carica dei 4000 Sono stati 4124 i partecipanti che hanno indossato le magliette autografate da Osvaldo Bagnoli e hanno partecipato alla prime edizione della Camminiata Gialloblù, svoltasi domenica 30 aprile. Un successo di partecipazione e di aggregazione che ha colorato di giallo e di blu le strade di Verona. Due percorsi che i partecipanti potevano scegliere, da 5 e 10 chilometri, entrambi con partenza (e arrivo) dallo stadio Bentegodi. L’allegro serpentone ha pacificamente invaso il centro storico di Verona, location sempre bellissima e di impareggiabile fascino.
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I partecipanti, una volta ritornati in zona stadio, hanno potuto assistere all’allenamento di rifinitura dell’Hellas, alla vigilia del derby, portando di fatto fortuna a Pazzini e compagni. Protagoniste assolute della Camminata Gialloblù sono state le famiglie, accorse numerose (oltre 200 bambini iscritti), che sono state accompagnate dai grandi ex dell’Hellas come Nico Penzo, Piero Fanna e Gigi Sacchetti. Insomma una vera e propria festa dello sport, che ci si augura possa ripetersi anche il prossimo anno. Media partner dell’evento è stato SportDi+ magazine che, insieme a Mediaprint e LC pubbli-
cità, hanno realizzato e offerto a tutti i partecipanti un magazine dedicato, un vero e proprio ‘album di emozioni’, nel quale sono stati raccontati alcuni dei protagonisti della storia ultracentenaria dell’Hellas Verona.
17.06.2017
www.stelviomarathon.it
15.07.2017
www.reschenseelauf.it
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EVENTO
È
di Paola Giberti
Dal Nord al Sud Italia con la Staffetta dell’Amicizia
giunta alla quarta edizione la Staffetta dell’Amicizia del Gruppo Podistico di Gargagnago, che si svolgerà dal 30 giugno al 4 luglio con destinazione Giovinazzo, in provincia di Bari. “È un progetto nato nel 2011” - spiega Renato Zanotti, past president del gruppo – “da un'idea di Nazareno Zandonà, anima del nostro gruppo, prematuramente scomparso nel 2012. Inizialmente sembrava una sfida troppo grande per noi, ma ci siamo dati da fare, investendo le nostre energie e la prima corsa, con arrivo al paese gemellato di Gundelsheim, in Germania, è stata un successo'. Anche dopo la morte di Zandonà questa iniziativa continua, con una dedica speciale alla sua memora, grazie al supporto di tutti gli amici podisti: “La seconda staffetta, nel 2013, ci ha portato sempre in Germania, a Oppenheim, dove abbiamo stretto forti legami con gli atleti tedeschi, che l’anno successivo ci hanno invitato a trascorrere un soggiorno a Berlino per partecipare alla Maratona cittadina. Nello stesso anno abbiamo cominciato a svolgere attività di beneficienza, devolvendo parte del nostro ricavato all’Associazione Ants-Onlus per l’autismo”. “Con lo stesso spirito” – racconta Renato – “nel 2015 si riparte da Gargagnago con la terza edizione per arrivare ad Assisi, passando per Medolla in provincia di Modena, città originaria di alcuni amici, che nel 2012 era stata colpita dal terremoto”. E giungiamo infine al 2017, con un percorso più lungo, ma con gli stessi obiettivi di solidarietà come sottolinea Zanotti: “Quest'anno si correrà per circa 1100 chilometri, portando il testimone attraverso i paesi terremotati di Visso, Preti, Amatrice, Norcia e altri. Vogliamo portare una ventata di allegria in queste zone, sostenendo le attività locali che stanno cercando di rimettersi in moto dopo i disastri subiti. Ci ha fatto immensamente piacere la risposta di un ostello di Norcia che ci ha ringraziato per la prenotazione, poiché dalla data del sisma non aveva più avuti ospiti. L'arrivo, come detto, sarà a Giovinazzo, in provincia di Bari, paese
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natale del nostro runner Abele marcotrigiano”. Circa 65 gli iscritti che, divisi in ‘gruppi di lavoro’, si sposteranno su dei mini-bus per alternarsi nella corsa, condividendo stanchezza e fatica, ma anche emozioni e tante risate, in un percorso tra i Borghi più belli d'Italia, come testimonia il patrocinio dell'omonima associazione. Quarta edizione anche per la Valporun, trofeo dell'amicizia Nazareno Zandonà, la prima gara podistica competitiva della Valpolicella, che avrà luogo il 28 maggio con partenza da Terre di Fumane. “Anche questa era un’idea di Nazareno, che desiderava organizzare anche una corsa agonistica. Il logo rappresenta infatti Nazareno con il testimone, all’arrivo della prima staffetta” sottolinea Zanotti. Valporun, oltre ai podisti di Gargagnano, si avvale di diverse collaborazioni: il Gruppo Marciatori Fumane, Banchette runner, Polisportiva fumane, Memorial Jacopo Oliosi di Sant’Ambrogio di Valpolicella e il gruppo “Il Grappolo” di San Pietro in Cariano. Nella stessa giornata, oltre alla manifestazione competitiva di circa 10 chilometri, si terranno anche una corsa per ragazzi dai 6 ai 14 anni, la Valpojunior e una non competitiva cronometrata.
SPORT LIFE
di Bruno Mostaffi - Foto Michele Benda
Nadia Bala, il coraggio di tornare in campo
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pochi chilometri da Verona, e precisamente in provincia di Rovigo, vive Nadia Bala, ventinovenne giocatrice di pallavolo che proprio grazie a questo sport è riuscita di riprendere in mano la sua vita. Andiamo a conoscerla… Nadia Bala, rodigina di 29 anni, è diventata suo malgrado protagonista di una storia che, sicuramente, avrebbe preferito non dover vivere. Il filo conduttore di questa vicenda è la pallavolo, sport
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che Nadia pratica fin da bambina. Una passione, una gioia ma soprattutto un divertimento. La sua è una vita normale, tranquilla. Quattro anni fa, però, improvvisamente un evento la travolge. “Ricordo bene quel giorno” afferma Nadia “era il 1 maggio del 2013. Prima di allora mai nessun sintomo, nessun campanello d’allarme… È cominciato tutto con delle forti crisi epilettiche, causate da una malformazione artero-venosa. Quell’episodio è stato l’inizio di un vero e proprio calva-
rio: ospedali, ricoveri, medici, ambulanze. Purtroppo il danno era già irreversibile. Le conseguenze, una paraparesi e un’epilessia farmaco-resistente, mi hanno costretto a utilizzare una carrozzina”. Per Nadia è un colpo durissimo: “Ho dovuto rinunciare al mio mondo, a tutto ciò in cui credevo e al mio sport del cuore, la pallavolo. Mi sembrava impossibile stesse succedendo tutto questo a me. Ricordo di aver passato i primi mesi chiusa in casa, senza alcuna voglia di re-
agire, senza la forza di accettare ciò che mi era successo”. Poi però, piano piano, il suo carattere forte e determinato - da vera sportiva - la spinge a guardare con lucidità la situazione e a reagire: “Ad un certo punto, mi sono detta ‘Basta piangere, basta lamentarti: devi superare questo momento, devi andare avanti!’. E così ho ricomincio a uscire, specialmente per assistere nuovamente a partite di pallavolo. Mentre osservavo gli atleti giocare, pensavo che non avrei mai potuto abbandonare quel mondo. Volevo tornare in campo, a qualsiasi costo e volevo fare qualcosa per tutte le persone costrette a lasciare lo sport a causa di disabilità. Così mi sono chiesta: ‘Perché non entrare nel mondo del sitting volley’. E così, grazie al supporto di amici e contatti del mondo sportivo, il 1 maggio 2014, esattamente un anno dopo la scoperta della mia malattia, ho fondato la mia associazione, Vinci l’Epilessia e solo qualche mese dopo è nata la prima squadra di sitting volley del Veneto, la Futursittingvolley Rovigo, dove gioco tutt’ora”.
stare completamente le mie capacità, ma piano piano, con tanta forza e determinazione, ce l’ho fatta ed è bello accorgersi di essere spesso alla pari di compagni o avversari senza disabilità. Questo sport mi ha dato tante opportunità, in tutti i sensi, mi ha restituito ciò che la malattia mi aveva tolto. Non riuscirei a immaginare la mia vita senza il sitting volley e senza la mia squadra”. Il 2014 è un anno importante, un anno di svolta per Nadia, che viene anche nominata commissario provinciale del sitting volley per la provincia di Rovigo dalla Federazione Italiana Pallavolo (Fipav). Ma la soddisfazione più grande arriva il 17 aprile del 2015, quando riceve la convocazione per il primo raduno della nazionale femminile. “È stato totalmente inaspettato” - racconta Nadia – “se qualche anno prima mi avessero detto che avrei fatto parte della Nazionale italiana non ci avrei mai creduto. E solamente un anno dopo, con le mie compagne, ho partecipato al torneo di qualificazione paralimpica in Cina, realizzando una fantastica vittoria. È stata la prima vittoria italiana del sitting volley. La porterò sempre nel cuore. Ora la nostra testa è agli Europei, che si disputeranno a Porec, in Croazia, dal 6 all’11 novembre”. Nel frattempo la giovane campionessa continua ad allenarsi e a giocare con il suo team: “Con la Futursittingvolley stiamo partecipando a un torneo interregionale. Qui le partite si giocano al meglio dei tre per fare in modo che non siano troppo lunghe. È un compromesso rag-
giunto per non rientrare a casa troppo tardi, dato che le squadre sono spesso lontane tra loro”. Per quanto riguarda l’Italia, la diffusione del sitting volley è ancora a macchia di leopardo. “La diffusione di questa disciplina” - evidenzia Nadia - “non è la stessa in tutte le regioni, ma la nostra associazione è molto attiva in questo senso. Ha contribuito nella creazione di una squadra a Treviso e ora sta dando il proprio supporto ad altre società di Vicenza, Verona, Padova e Venezia, così da dare il via a un campionato regionale». Infine Nadia ci dà appuntamento per quest’estate al Mizuno Beach Volley Marathon: “Quest’anno anche il sitting volley è entrato a far parte di questo importante evento. È la dimostrazione che i nostri sforzi non sono stati vani e che si continua a crescere. Sarà un importante momento di socializzazione e condivisione, dove le persone non si limiteranno solo a guardare, ma potranno anche provare questo sport meraviglioso, che mi ha ridato la gioia di vivere”.
L’associazione e la squadra, supportate dalla polisportiva Qui Trecenta Sport, nascono con l’obiettivo di favorire la pratica sportiva anche per le persone con disabilita. “Credo sia comunque uno sport che tutti dovrebbero provare; in Olanda viene usato persino come tecnica riabilitativa dopo un grave infortunio”. Nadia ammette però che, nonostante l’entusiasmo e la voglia di rimettersi in gioco, rientrare in campo non è stato per niente facile: «A causa dei miei problemi di salute avevo perso alcune competenze, palleggiare mi risultava faticoso e non riuscivo a spostare il mio corpo. Ci è voluto un po’ di tempo per riacqui-
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INTERVISTA
di Matteo Sambugaro - Foto Simone Pizzini
GRBIC
l'uomo , del BV20
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iunto a Verona per sostituire il dimissionario Giani, Nikola Gribic ha avuto il merito di motivare un gruppo in grande difficoltà e di portarlo a lottare per obiettivi importanti, sfumati purtroppo all’ultimo. Il tecnico serbo ha già ben chiaro come affrontare il prossimo triennio, durante il quale sarà il punto fermo di un progetto di crescita della società di Piazza Cittadella. Con obiettivi sempre più importanti. Ecco cosa ci ha raccontato in questa intervista. Nikola, non possiamo che non iniziare dalla fine. Cosa ti resta di questa prima stagione a Verona conclusasi, ahimè, con la sconfitta ai playoff Challenge? Mi dispiace che la stagione si sia conclusa in questo modo e che l’ultima immagine che i tifosi e il pubblico hanno di questa squadra sia quella della sconfitta alla Final Four Challenge contro Ravenna. Penso che tutti i ragazzi e tutti noi abbiamo lavorato al meglio per arrivare nel migliore dei modi alla Final Four.
Non so cosa sia successo, forse dopo Modena abbiamo spento il cervello dissipando le energie emotive. E’ giorni che ci penso e che non riesco a togliermi questa brutta sensazione. Abbiamo veramente lavorato tantissimo ma purtroppo non siamo riusciti a trasmettere ai ragazzi quella gioia di giocare e di mettersi in gioco che ho trovato e visto nei miei atleti il primo giorno che sono arrivato qui a Verona. Questo è il mio più grosso rammarico -e l’ho detto ai ragazzi subito dopo la partita- ovvero non è essere riusciti a mantenere acceso quel fuoco e quell’energia emotiva che probabilmente dopo Modena sono andate a spegnersi. Un progetto, quello di BluVolley, che riparte da te. Hai firmato per le prossime tre stagioni, che idea ti sei fatto in questi mesi della città e della società? Non sono certamente io a far scoprire quanto questa città sia bella e accogliente. Dal punto di vista logistico, Verona ha un grandissimo pregio perché dovendo giocare una volta a settimana, abbiamo
molte squadre qui vicine come Modena, Milano, Monza, Piacenza e Trento. Questo ci consente quindi di avere e di poter fare delle trasferte molto agevoli. Ho sposato il progetto BluVolley perché è una realtà ambiziosa. La società è giovane ma ha già tutte le carte in regola per costruire un bel progetto e una bella squadra. Verona, a mio parere, rappresenta una piazza molto importante dove tanti giocatori vorrebbero venire a giocare”. Conclusi i giochi, a mente fredda, che voto diamo a questa stagione da 1 a 10? E’ una domanda difficile, nel senso che è stata una stagione molto travagliata. La squadra era stata costruita, forse, in un modo non così voluto fino in fondo. Io sono arrivato in un momento di difficoltà, però ti dico che fin da subito ho trovato una grande disponibilità da parte dei ragazzi e da parte di tutti c’è stata dall’inizio la voglia di cambiare marcia e provare a fare un salto di qualità. E così è stato, perché dopo già un paio di allenamenti avevo visto che tutti andava-
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Nonostante tutto, hai sempre avuto e mantenuto esternamente un atteggiamento sicuro e fiducioso nei confronti dei tuoi ragazzi, è così? Assolutamente sì anche perché in una serie di playoff il risultato non è mai scontato ed ogni anno infatti si vedono delle sorprese. La bravura è dimenticare subito quanto successo e pesare subito alla partita dopo. Non è sempre facile ma la bravura, nei singoli giocatori, sta anche nel saper resettare e ripartire. Che squadra ti immagini per il prossimo anno, hai già dei nomi in testa? Ovviamente adesso fare il mercato è difficile, nel senso che alcuni giocatori sono sotto contratto, altri vorresti prenderli ma poi potrebbero condizionare il proseguo del mercato. E’ difficile ora fare dei nomi. Quello di cui sono sicuro è che Frigoni sta facendo un ottimo lavoro per trovare le soluzioni migliori e insieme riusciremo a rinforzare la squadra rendendola più forte di quest’anno.
no a mille cercando di dimostrare il loro vero valore. La disponibilità è stata sempre massimale, da quando sono arrivato fino all’ultima partita. Ai ragazzi non posso dire nulla, per quello che riguarda la loro disponibilità, la loro voglia di fare, il loro appoggio, e la voglia di mettersi in gioco fino alla serie con Modena. Lì purtroppo, anche se abbiamo lavorato per un mese e mezzo per arrivare pronti, non è andata bene. Non siamo riusciti a vincerla e abbiamo dovuto fare i conti con gli infortuni. Randazzo non abbiamo potuto averlo appieno, almeno con la testa (tranquillo e sereno) in gara 2 e poi in gara 3 ci è mancato un grande trascinatore come Mitar. Perderlo nel riscaldamento di una partita così importante mette le cose tutte in salita. Parlavi adesso della serie playoff contro Modena, secondo te avere perso in quel modo il primo set in gara 2 può essere stato il punto di svolta della stagione? E’ stato decisivo nell’epilogo finale? Secondo me se riuscivamo a sfruttare meglio il primo set contro Modena in casa forse avremo potuto avere più chance, anche se loro tecnicamente sono una grande squadra e hanno delle indi-
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vidualità che riescono a risolvere delle situazioni difficili. Vedi Ngapeth in gara 2, che è riuscito a trascinare da solo i propri i compagni e a vincere la partita. Ribadisco però che per noi sono stati fondamentali gli infortuni a Gigi e soprattutto a Mitar.
Intanto è arrivato lo schiacciatore Thomas Jaeschke, che diciamo di lui? E’ un giocatore giovane, molto tecnico, nazionale statunitense e accanto a lui puoi affiancare qualsiasi giocatore. E’ un giocatore più portato per la ricezione che non per l’attacco e con lui credo che abbiamo fatto un buon acquisto e potrà darci una grossa mano. Adesso sarai impegnato con la Serbia, c’è qualche giocatore della tua nazionale che vorresti a Verona? Ce ne sono diversi però è chiaro, come dicevo, che è presto adesso…
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SPORT LIFE
di Paola Giberti - Foto Simone Pizzini
Ritmic Art la parten UNA GRANDE PASSIONE E TANTA DETERMINAZIONE. QUESTE SONO LE CARATTERISTICHE CHE HANNO PERMESSO A MARTINA DE MARZI E OLENA SAMOYLENKO DI APRIRE UN’ASSOCIAZIONE SPORTIVA DILETTANTISTICA DI GINNASTICA RITMICA, RITMIC ART
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nza è quella giusta!
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lena e Martina sono due ragazze, rispettivamente di 26 e 33 anni, con un passato da ginnaste professioniste. La prima, di origine ucraina, si allena dall'età cinque anni, entrando anche a far parte della squadra nazionale; la seconda ha cominciato invece a otto anni e ha partecipato a vari campionati regionali e nazionali. Quello che però le accomuna, al di la delle loro singole esperienze, è la passione e l'amore per questa disciplina. Una passione che le ha fatte incontrare e conoscere qualche anno fa. La loro avventura insieme è iniziata alla Fondazione Marcantonio Bentegodi di Verona, dove entrambe hanno lavorato come insegnanti. “Siamo rimaste alla Fondazione per quattro anni” - racconta Olena – “ed è stata un'esperienza importante, abbiamo stretto forti legami con le nostre piccole atlete e le loro famiglie, che ci hanno ampiamente sostenuto nella realizzazione del nostro ambizioso progetto”. La società sportiva ha aperto i battenti a settembre dello scorso anno, con alcune lezioni di prova gratuite, come spiega Martina: “L'affluenza è stata si da subito numerosa: si sono presentate 70 ragazzine da tutta la provincia, anche senza esperienza in questo sport. E questo successo ci ha dato carica per proseguire ancor più determinate'. L’associazione è stata poi presentata ufficialmente durante una conferenza stampa lo
scorso novembre, dove le due insegnanti hanno introdotto il primo circuito gare di ginnastica ritmica sul territorio veronese e gli allenamenti collegiali di approfondimento, aperti a tutte le associazioni sportive. La società, che ha ottenuto il patrocinio del Comune di Verona, conta ora 50
iscritte, con un'età compresa fra i quattro e i 18 anni, che si allenano e gareggiano all' interno del circuito gare UsAcli. “Stiamo raggiungendo risultati davvero importanti” - spiega Martina - "e un riscontro tangibile ci è arrivato durante i campionati regionali di Padova dell’11 e 12 febbraio, dove due nostre piccole atlete, Elena Grigolo e Gaia Saroni, si sono classificate al primo posto in due diverse categorie”. Ritmic Art, ha creato anche un programma di attività aggiuntive, non solo per le proprie atlete, ma anche per coinvolgere le famiglie. “Prima di Natale” - ricorda Olena - “abbiamo organizzato un allenamento per le mamme delle nostre ragazze. All’ inizio erano tutte intimidite e molto a disagio, ma poi si sono lasciate andare e si sono divertite. È stato molto utile anche perché hanno potuto sperimentare dal vivo la difficoltà di questa disciplina”. Inoltre, il 18 e il 19 marzo l’associazione ha partecipato alla fiera dello sport di Verona, con uno stage collegiale e svariate esibizioni sia individuali che di gruppo che hanno riscosso parecchio entusiasmo da parte di tutti i presenti. Un altro appuntamento importante è stato quello del 29 e 30 aprile: Ritmic Art ha infatti organizzato un seminario pratico che ha avuto come protagonista e insegnante la ginnasta ucraina Hanna Ritzadinova, terza classificata alle olimpiadi di Rio 2016. Un grande onore quindi, soprattutto per Olena: “Conosco bene lei e la sua famiglia dato che sua madre era la mia allenatrice e mi sono davvero commossa quando l’ho vista a Rio. Una stella di questo calibro ha richiamato atlete da tutto il nord Italia e per noi è stato un grande onore poterci avvalere della sua esperienza e del suo carisma per il nostro
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stage»”. Nonostante i successi raggiunti finora, le due giovani insegnanti hanno ancora un sogno: “Ci piacerebbe aprire un centro sportivo vero e proprio – spiega Martina – “con una grande palestra tutta nostra, dove poter ospitare un numero sempre maggiore di bambine e ragazze e dove organizzare numerose attività". Al momento, infatti, le lezioni di ginnastica si tengono in due strutture comunali: il martedì e il giovedì pomeriggio tutte le atlete si allenano nella palestra del Liceo Galileo Galilei in via San Giacomo, mentre il venerdì pomeriggio il gruppo avanzato frequenta un allenamento 'extra' nella palestra della sede distaccata dell’ istituto Michele Sanmicheli in via Selinunte. In più, una volta a settimana è previsto un allenamento di danza, sia classica che moderna, che rappresenta la vera e propria base di questo sport. “Comunque una cosa alla volta” – conclude Martina – “abbiamo ancora tempo per ingrandi-
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re la società, intanto ci concentriamo sul presente. In questa disciplina, come in ogni sport, servono impegno e costanza.
Mai abbattersi o rinunciare alla prima difficoltà, perché la tenacia viene sempre premiata!”.
sabato 27 maggio 10.00-12.00
Perfetto equilibrio tra prestazioni, salute e forma fisica attraverso una corretta alimentazione modera l’incontro Alberto Cristani giornalista e direttore della rivista SportDi+ Magazine
relatore: Dott. Orazio Ragusa biologo nutrizionista L’incontro si svolgerà presso: Istituto Professionale Per i Servizi Socio Sanitari “Sacra Famiglia” via Giuseppe Nascimbeni, 10 - Verona
Per info e contatti visita la nostra pagina Facebook o scrivici a progettoscuola@ecornaturasi.it
FOCUS
di Alessandro Contadin
Il riscaldamento, ‘scintilla’ per un buon allenamento
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l riscaldamento, anche detto anche ‘warm up’, è una pratica preliminare a una prestazione fisica ed è da riferirsi all’aumento della temperatura corporea di uno o due gradi. Molte volte viene tralasciato per motivi di tempo o perché non gli si dà la giusta importanza, quando invece l’attivazione iniziale di ogni allenamento, sia in sala pesi che prima di un allenamento tecnico è di fondamentale importanza per far iniziare l’attività con la giusta progressione. Il riscaldamento ha una triplice finalità: - riscaldare Fisiologicamente - riscaldare Tecnicamente - riscaldare Psicologicamente Possiamo quindi affermare che i tre punti possono definirsi i tre obiettivi principali del riscaldamento; più questi punti sono programmati e approfonditi, più il riscaldamento risulterà specifico e speciale per la disciplina della pallavolo. Infatti il riscaldamento oltre ad avere un ruolo sull’apparato muscolo scheletrico, ha una importante attività sugli aspetti motivazionali dell’allenamento, e quindi
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di conseguenza sulla concentrazione di cui l’atleta necessità durante l’attività tecnico-tattica gestita dal primo allenatore. Essendo la fase di attivazione il riscaldamento non deve durare più di 30’, e deve riuscire, tramite esercizi generali, specifici e speciali ad attivare i diversi segmenti corporei che saranno altamente sollecitati durante gli esercizi sul campo. Possiamo perciò suddividere il riscaldamento passivo e attivo. RISCALDAMENTO PASSIVO. Durante questo momento avviene l’aumento della temperatura corporea che è determinato dal passaggio di calore (per conduzione, convezione etc.) dall’esterno del corpo al suo interno. Ci si propone di aumentare la temperatura corporea senza far compiere all’atleta alcun esercizio fisico e si ottiene riscaldando dall’esterno il corpo con bagni, massaggi, diatermia e docce calde. RISCALDAMENTO ATTIVO. In questo caso l’aumento della temperatura corporea è determinato da un aumento del metabolismo. Il calore è gene-
rato dall’attivazione muscolo scheletrica. Il riscaldamento attivo si suddivide ulteriormente in: 1) generale: che consiste in movimenti non specifici che non coinvolgono necessariamente parti corporee che andranno poi ad essere utilizzate nell’esercizio vero e proprio che si andrà a svolgere. Il suo scopo è quello di favorire un incremento della temperatura corporea eseguendo movimenti che richiedono l’uso di grandi gruppi muscolari (utilizzo della ginnastica, corsa o macchinari cardiovascolari). La pratica del riscaldamento generale è consigliata a tutti gli atleti proprio per i benefici sopra riportati. Le modalità del suo svolgimento, l’intensità e la durata dovranno essere commisurate alle condizioni fisiche del soggetto, al suo livello di allenamento e al tipo di attività che andrà a svolgere. La fase di riscaldamento non dovrebbe durare meno di 10-15 minuti per chi non svolge spesso attività sportiva, ma dovrebbe essere più lunga per gli sportivi allenati che impiegano più tempo per attivare l’organismo. Deve inoltre tenere conto delle condizioni climatiche ed essere
più lunga quando si affronta un’attività in luoghi freddi in quanto la bassa temperatura ambientale rende più lento il riscaldamento del corpo. Si definisce generale un riscaldamento nel quale il preparatore non ha riferimenti tecnici sulle esercitazioni che si svolgeranno successivamente sul campo. Questo può essere l’esempio dove il preparatore non conosce i dettagli delle esercitazioni che l’allenatore affronterà sul campo nella prime esercitazioni (battuta e ricezione, difesa, attacco, muro) quindi esegue un riscaldamento generale sia per quanto riguarda l’intensità e la quantità di esercizi proposti. 2) specifico: si ha un incremento della temperatura corporea eseguendo movimenti che implicano l’uso delle stesse parti del corpo
che saranno utilizzate nella successiva e più intensa attività sportiva. Stimola il muscolo in modo settoriale ed è costituito da una progressione di esercizi completamente equiparabili per intensità cinematica e dinamica al gesto tecnico. Nel riscaldamento specifico il preparatore ha ben chiaro che tipologia di allenamento verrà svolto dall’allenatore nella seduta sul campo, e quindi programmerà in modo più specifico le attività di WarmUp. Nel caso in cui l’allenatore svolgerà un allenamento improntato sul miglioramento dei gesti tecnici della difesa, il preparatore dovrà concentrare il suo riscaldamento principalmente sulla prevenzione e attivazione degli arti inferiori, senza però tralasciare l’articolazione delle spalle, altamente sollecitata in fase di tuffo o rullata. 3) speciale: è la fase di riscaldamento dove verranno introdotti i gesto tecnici che si andranno ad effettuare con l’allenatore in campo, ad una velocità controlla incrementale. Il tecnico responsabile di questa parte dell’allenamento, sia esso un preparatore o un allenatore, dovrà creare una vera e propria progressione che trasforma in modo costante l’allenamento da generale a speciale. Infine un cenno al riscaldamento come attività di prevenzione nelle squadre giovanili. Nelle squadre di un settore giovanile molto spesso si cerca, da parte dell’alle-
natore, di imitare il riscaldamento della prima squadra o a volte quello visto la domenica dalla serie A. Non è un corretto soprattutto al fine metodologico in quanto le attività giovanili non hanno lo stesso tempo da poter dedicare al riscaldamento, ma soprattutto gli atleti hanno richieste psico-fisiche differenti. Sarà invece opportuno rendere questo tempo utile alle attività di prevenzione delle articolazioni maggiormente sollecitate come caviglie, ginocchia, zona lombare e spalle.
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EVENTO
di Arianna Del Sordo
Un Cangrande per il
KING R
icevere un premio, si sa, è sempre una grande soddisfazione. E’ un riconoscimento che gratifica gli sforzi, l’impegno, la dedizione, la forza di volontà di tutti noi: allenatori, istruttori, ragazzi, fino ai genitori stessi, primi dispensatori di fiducia dei loro piccoli arrampicatori. Ogni allenamento è un’occasione di incontro dove mettersi in gioco, imparare nuovi schemi motori, potenziare attitudini e sviluppare talenti. Ma soprattutto, imparare a vivere la comunità, a respirare un clima di coesione e solidarietà che, se non ci fosse, difficilmente renderebbe sana e positiva la trepidante attesa di una gara. I ragazzi si fanno sicura tra di loro, si confrontano sulle vie da fare, provano e riprovano i blocchi, si sostengono vicendevolmente sulle prove speed, quasi come se gli incoraggiamenti fossero sufficienti a macinare secondi, a chiudere un boulder duro e ad arrivare in catena. E spesso è proprio così: basta un coro di voci che ci credono, per fare una grande prestazione ed arrivare sul podio. Tutto questo si chiama squadra, un’unione di forze, di voci e di caratteri che si stringono intorno ad un obiettivo comune: vivere l’arrampicata con entusiasmo e con lo spirito di gruppo. Ogni giorno gli allenatori del King Rock lavorano intensamente affinché i ragazzi crescano con la consapevolezza di essere squadra, prima ancora che individui. Perché la forza di un gruppo travolge le incertezze e le trasforma in perseveranza, supera le paure e le converte in determinazione, abbatte le diffidenze iniziali per affidarsi alla complice lealtà dei compagni. Ecco: in questo modo la squadra del King Rock si sente di aver già vinto tutto quello che poteva vincere e questo premio ne è la conferma. Questo inverno è stato connotato da weekend di trasferte e gare in casa, accompagnate da tantissimi podi e primi posti. Gli allenatori, gli istruttori e
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tutto il King Rock sono orgogliosi di questa squadra di piccoli e grandi campioni, che cresce sempre più determinata ed affiatata. Ora comincia il countdown per le finali di campionato. La consapevolezza di avvicinarsi alla fase “calda” delle competizioni sembra essere stata ben assorbita dai ragazzi in questi mesi di in-
tenso lavoro. Infatti, tutti hanno saputo reggere bene la tensione delle gare restando concentrati e sostenendo le loro prestazioni con determinazione. Ma soprattutto, facendo squadra tra di loro. Ma una vera squadra, affiatata e complice, è già una grande vittoria. In bocca al lupo!
SPORT LIFE
di Emanuele Pezzo
Un inferno sui pedali per gli atleti Windtex
LA SQUADRA FORMATA DA XAMO, MOTALLI, CAMBI E GALLI È REDUCE DA VENTO, PIOGGIA E PAVÉ CARATTERISTICI DELLE CLASSICHE DEL CICLISMO IN BELGIO e gli allenamenti si sono svolti su asfalti e tratti in pavé percorsi ogni anno dai migliori atleti del mondo. Una sorta di “all star” di percorsi di gara, cambiando ogni giorno: dalla Freccia Vallone al Giro delle Fiandre, dall’Amstel Gold Race alla LiegiBastogne-Liegi, per 510 km totali sui pedali, con oltre 5800 m di dislivello e spingendo per più di 18 ore con sole, pioggia, vento e pure con la neve che, però, non ha fermato gli atleti della squadra. «Con le condizioni atmosferiche trovate – le parole di Matteo Xamo, atleta e responsabile del progetto – i materiali ci hanno letteralmente salvato . I capi utilizzati si sono rivelati incredibilmente performanti e abbiamo potuto correre in qualsiasi situazione senza problemi». Tutto questo vivendo un’atmosfera intri-
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pesso gli atleti, intervistati, rivelano un preciso sogno da realizzare. Si tratta di un desiderio comune a tutti, ma allo stesso tempo diverso per ognuno: poter praticare la propria disciplina su uno dei palcoscenici che hanno fatto la storia del proprio sport. Può essere che tale scenario sia una strada o, ancor meglio, una rude distesa di cubetti di porfido, spesso bagnata d’acqua e sudore, magari infangata. Dolore (e amore) su due ruote. È quello su cui ha puntato il gruppo che ha ideato e realizzato il Windtex Tour, progetto ciclistico decisamente originale, tanto da venire targato dall’omonima azienda produttrice di tessuti tecnici a membrana. L’edizione 2017 dell’iniziativa, la terza, ha puntato come scenario sul Belgio, una
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terra dove il ciclismo è quasi una religione e dove si corrono alcune tra le più amate delle “Classiche del Nord”. La squadra Windtex formata da Matteo Xamo e Fabio Motalli, accompagnati dal coach Mattia Cambi e con il supporto logistico di Alessandro Galli, dopo un inverno di allenamenti e preparativi si è trasferita dal 17 al 24 aprile in quello che è stato ribattezzato “Inferno del Nord”. L’obiettivo era allenarsi sulle strade che hanno fatto la storia del ciclismo, tuffandosi nella volubilità meteorologica tipica della zona per testare gli innovativi materiali prodotti dall’azienda veronese. Con il Belgio, e qualche sconfinamento nei Paesi Bassi, il progetto ha voluto cambiare totalmente atmosfera dopo le precedenti edizioni. L’intenzione era proprio di entrare direttamente nel mito delle due ruote
sa di amore per la bicicletta, come conferma Fabio Motalli: «Abbiamo faticato veramente tanto. È stata un’esperienza unica, perché ogni strada percorsa mi faceva ricordare scenari di gara che conosco fin da bambino. Inoltre è stato interessante mettersi alla prova, utilizzando l’applicazione Strava e confrontando i nostri tempi con i professionisti che
proprio in quella settimana, prima della “Liegi” per professionisti, si allenavano in quella zona». Un progetto interessante sotto ogni aspetto che dunque, dopo le soddisfacenti prime due edizioni (Dolomiti 2015, Teide 2016), è giunto al suo apice. Ma che non chiude la porta ad iniziative future per gli amanti della bicicletta.
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FOCUS
di Marco Guerra
Tutti in forma con la ‘corda rossa’
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olte volte si associa l’allenamento e il potenziamento muscolare ai ‘classici’ esercizi con pesi, bilancieri e macchinari vari. Questo può andar bene per i muscoli ‘che si vedono’ ma per i muscoli ‘che si non vedono’ esistono metodi più specifici. Uno di questi è il sistema redcord, un versatile strumento di allenamento per un training globale che sfrutta l’instabilità delle corde rosse e l’uso del proprio peso corporeo come resistenza. Redcord nasce agli inizi degli anni Novanta in Norvegia da un gruppo di fisioterapisti e medici per migliorare la funzionalità fisica e la qualità della vita. Il metodo redcord si basa sul concetto NEURAC (NEURomuscular ACtivation), cioè di riattivazione neuromuscolare attraverso una serie di funi e corde rigide o elastiche per la risoluzione dei problemi muscoloscheletrici. Vari studi hanno dimostrato che i muscoli stabilizzatori locali profondi tendono a ‘disattivarsi’ a causa di dolore o atrofia da inutilizzo, provocando una asimmetria dei movimenti e riducendo la forza e la capacità di controllo. Neurac mira a stimolare questi muscoli disattivati o deboli, ripristinando le normali funzionalità ed evitando così carichi eccessivi sul resto della muscolatura. Questi muscoli stabilizzatori si dividono in due gruppi: quelli globali come il retto addominale, l’erettore spinale, gli addominali obliqui e il quadrato dei lombi; e quelli locali profondi: trasverso dell’addome, multifido, poas, ileocostale e lunghissimo del dorso. Il principio fondamentale dell’esercizio con record è che l’attivazione muscolare viene ottenuta tramite una serie di esercizi in catena cinetica chiusa (no sovraccarichi articolari, maggiore stimolazione dei recettori muscolari, azione dei muscoli agonisti-antagonisti e sinergisti) in condizioni di instabilità e di movimento su tre piani dimensionali. Particolare importanza viene data alla stabilizzazione, al rafforzamento della muscolatura pro-
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fonda del tronco (core-stability) e all’allenamento delle intere catene miofasciali del corpo. Il trattamento consiste in una serie di esercizi personalizzati, anche previo facili test di resistenza, che assicurano rapidi e duraturi benefici nell’arco completo dell’intervento riabilitativo per tutti i distretti del corpo umano. Il metodo Redcord ben si adatta a tutte quelle problematiche legate alla colonna vertebrale come: lombalgie (acute e croniche), sciatalgie, cervicalgie; problemi legati alla spalla (tendiniti, artrosi, periartriti), o al ginocchio ( sindrome femoro-rotulea, distorsioni) e in tutti i casi
post- chirurgici o pre- operatori. Gli esercizi e i concetti fondamentali utilizzati in campo medico sono alla base anche delle applicazioni della strumentazione Redcord in ambito sportivo e nel fitness. La conoscenza di alcuni principi biomeccanici e di progressione di carico consente infatti di utilizzare il Redcord Trainer per eseguire esercizi a qualsiasi livello di impegno e difficoltà, adattabili pertanto alle esigenze e agli obbiettivi sia dello sportivo professionista, che dell’anziano che desidera mantenersi attivo, per migliorare la performance atletica e la prevenzione degli infortuni.
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FOCUS
TUTTI
di Alessandro Boggian - Presidente OPES Verona
Sport di sport per
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a sempre OPES ritiene che il ruolo fondamentale dello sport sia quello di trasmettere sani valori e di rappresentare una palestra di vita che insegni a socializzare, crescere, impegnarsi per raggiungere un obiettivo, confrontarsi con i compagni e gli avversari, rispettandoli; sport come risposta al disagio dei giovani che spesso non trovano modelli giusti o punti di riferimento in una società sempre più frenetica. Prime due date importanti da segnale sul calendario sono il 3 ed il 4 giugno 2017. Il maestro Alexis Melendez Rodriguez, presidente della Federazione Europa del JKB (judokickbox) organizza il 3° seminario internazionale JKB. L’evento, aperto a tutti, praticanti e non, si svolgerà a Vigasio (Vr) in Viale del Lavoro 13 e saranno presenti maestri provenienti anche dalla Spagna e dall’Austria. Nelle due giornate verranno insegnate varie discipline, tra cui MMA, Judo, jiu jitsu, difesa personale e le regole dell’arbitraggio del JKB. Ma soprattutto, con il ricavato dei due giorni, verrà acquistato del materiale scolastico da donare
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ai bambini orfani della federazione JKB dell’Uganda (Africa). Altri tre importanti eventi di sano sport e convivialità vedranno una stretta collaborazione tra OPES Verona e la società sportiva “Atletica U.S. Pindemonte”. Nello specifico risulta fondamentale l’esperienza di Ernesto Paiola, Tecnico-Allenatore dell’U.S. Pindemonte, da sempre impegnato attivamente nel campo del Sociale e dello Sport. Basti pensare, ad esempio, al rapporto di cooperazione che Paiola ha avviato con l’Ospedale di Villa Santa Giuliana per progetti di recupero ed inclusione soprattutto dei giovani, e ad importanti progetti che ha realizzato nel territorio cittadino, quali la chiusura al traffico del Lungadige Attiraglio, la pista ciclabile che collega Avesa ai Quartieri Pindemonte e Ponte Crencano, il progetto culturalesportivo “Conosci e Vivi” i sentieri della 2^ Circoscrizione, le Olimpiadi tra Quartieri e il Trittico ciclistico dell’Adige. Il 2 giugno, a Verona, presso il Polisportivo Avesani di Via Santini, si svolgerà il 37° “Trofeo Pindemonte”, a cui OPES Verona parteciperà per la prima volta come spon-
sor: dalle ore 14 alle ore 19, circa 400 atleti si sfideranno in gare di lungo, giavellotto e disco. Il secondo progetto, come spiega Paiola, “consiste nel far conoscere a tutti i veronesi – e soprattutto agli studenti – l’attuale ambiente collinare che abbraccia la città, i tanti sentieri che, con quelli della dorsale Giuliani e i suoi allacciamenti, rappresentano un patrimonio di rara bellezza floreale e faunistica da rispettare e preservare”. Il terzo evento, in fase di progettazione, il cui nome si svelerà prossimamente, vorrebbe vedere sfidarsi per un mese le 8 Circoscrizioni della città di Verona in tornei di pallavolo, bocce, calcetto, nuoto, pallacanestro, atletica e triathlon. Un sogno, per OPES Verona, ambizioso, che aspira a coinvolgere le istituzioni pubbliche sia nell’ammodernamento delle strutture sportive già esistenti sia nel creare, in spazi verdi esistenti, strutture minimali quali aree Polivalenti con accesso gratuito e libero a tutti. È possibile rimanere sempre aggiornati sugli eventi in programma targati OPES Verona consultando la pagina www.facebook.com/opesverona.
di Giovanni Magrone
CRONISTI
LE ONLUS
Torneo Giovani Cronisti: vittorie per Aleardo Aleardi e Don Allegri
CICLISMO
A San Giovanni Lupatoto 200 Mini Ciclisti al Via per ABEO
seconda parte
Entusiasmo, gol e fairplay hanno contraddistinto il 1° torneo Giovani Cronisti, che si è svolto ieri pomeriggio al Bottagisio Sport Center. In campo si sono affrontate le cinque migliori squadre in rappresentanza delle scuole del territorio veronese che si sono qualificate alla fase finale: la scuola “Don Allegri” di Villafranca e quella veronese “Aleardo Aleardi”. I ragazzi della 1^ Media della scuola di Villafranca hanno sconfitto i pari età dell’Istituto veronese in una finale che ha previsto una gara di andata e una di ritorno per decretare la squadra vincitrice. Le altre tre squadre, formate da ragazzi di 2^ e 3^ Media sempre di queste due scuole, si sono affrontate in un mini
torneo a 3 squadre. A trionfare è stata la rappresentativa dell’istituto “Aleardo Aleardi”. “Come prima edizione non poteva andare meglio - commenta Patrizio Binazzi, responsabile del Progetto Giovani Cronisti - i ragazzi si sono divertiti e si sono affrontati all’insegna del rispetto reciproco, cercando di superarsi con lealtà. Questo è l’aspetto che ci è piaciuto di più, che ci incoraggia a ripetere il torneo anche la prossima stagiome”. Dopo una stagione di interviste ai protagonisti della Prima squadra, della Primavera e della Fimauto Valpolicella, anche agli alunni del Progetto Giovani Cronisti sono scesi in campo cercando di emulare i gesti tecnici dei loro idoli gialloblù.
CICLISMO
Lessinia Legend, il 25 giugno al via la 20^ edizione La Lessinia, la montagna incontaminata a nord di Verona, diventa teatro di una manifestazione di mountain bike veramente speciale in cui la fatica e la lunga permanenza in sella non saranno le uniche emozioni che il biker avrà l’occasione di provare. Perché? Perché Lessinia Legend sarà un’esperienza straordinaria, immersi in un Parco Naturale unico al mondo incastonato tra la città di Verona, il Trentino e il Lago di Garda. Giunta alla sua edizione numero 20, è conosciuta, grazie al suo percorso Extreme da 125 km, come la marathon più lunga d’Italia. Completano il quadro i piu’ abbordabili, ma non per questo meno affascinanti, percorsi marathon da 60 km e classic da 40.
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Tre percorsi dunque, che fanno entrare di diritto la Legend tra le gare più belle d’Europa. Un mix tra performance agonistica, fatica, panorami straordinari e passione sportiva che cattura ogni biker desideroso di poter raccontare di essere diventato, almeno una volta nella vita, “una leggenda”.
Grande successo al primo Trofeo Lupatotina Gas e Luce in collaborazione con Albertz Cycling Team. Un grande sussesso la prima edizione del trofeo Lupatotina Gas e Luce, decimo memorial Armando Bampa svoltosi domenica 14 maggio in via Marinai D’Italia a San Giovanni Lupatoto. Oltre 200 mini ciclisti provenienti anche dal Trentino e dall’Emilia Romanga hanno preso il via a questa manifestazione organizzata dal Gs Luc Bovolone in collaborazione con Albertz CYCLING Team di San Giovanni Lupatoto il gruppo ciclistico amatoriale intitolato ad Alberto Mantovanelli. La giornata è stata un’esempio di sport e solidarietà: sono stati raccolti infatti 1250€ destinati ad Abeo. Alle premiazioni dei giovani ciclisti è intervenuto il Sindaco Attilio Gastaldello il quale ha sottolineato l’importanza dell’educazione sportiva per i giovani ragazzi e di come la bicicletta sia sempre più un mezzo di trasporto per il futuro. Enrico Mantovanelli in rappresentanza della Albertz Cyclcing Team e Luc Scapin del Gs Luc Bovolone hanno invece evidenziato come la giornata sia stata estremamente positiva per la location, il percorso e per lo straordinario ricavato devoluto ad Abeo. Gli organizzatori hanno quindi ringraziato tutti i volontari, la polizia municipale, l’amministrazione e gli sponsor, un grande grazie a tutti quindi per una giornata di sport con la S maiuscola.
La gara che si svolgerà domenica 25 giugno 2017 con partenza e arrivo a Bosco Chiesanuova, non sarà altro che l’apice di tre giorni di manifestazioni che prevedono tutta una serie di eventi per gli amanti delle mountain bike, ma non solo, e che viene racchiusa sotto il nome di Lessinia Bike Festival.
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