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45
9 gennaio febbraio 2017
ANNO 9 - N. 45 - GENNAIO/FEBBRAIO 2017 - Periodico
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807 / 2008
anno
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WATCH &FOCUS
the
UN MONDO OLTRE L’IMMAGINE
KING
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of GOL
basket
“ “ Alla scoperta di Mr. FRAZIER
football americano Mastini Verona
45
Sommario
2017
Rubriche
07 08 9 22
EDITORIALE Lo sport è adulto
Interviste
IL CORNER DI TOMMASI Cina ...$condono qualcosa?
28 36 40 56 60 64
A CANESTRO CON ZANUS Mondo social DIOCESI VERONA Un Natale sportivamente insieme
Passione Comune
BASKET Michael Frazier CALCIO FEMMINILE Flora Bonafini CALCIO Sergio Pellissier
10 12 13 14 20
RONCO ALL’ADIGE Natale intercomunale
CAVAION
W AT C H & F O C U S
PALLAMANO Marco Beghini RUGBY Mario Ramundo
PATTINAGGIO Polisportiva Adige Buon Pastore
OPPEANO POVEGLIANO VERONA Premio Cangrande
70 74 92
PODISMO Nicolò Olivo
Sport Life
16 26 32 33 54 76
CONI Benemerenze sportive 2015-2016 BASKET Alpo Basket presenta Marta Granzotto
BASKET Scaligera High School Cup BASKET Pallacanestro Lugagnano FOOTBALL AMERICANO Mastini Verona
PODISMO Da meno 50 a più 50 gradi per il dono del sangue
80
MOTORI Scandola-Fossà alla Dakar
2017
82 88Fatevi sentire ARRAMPICATA King Rock in Slovenia
PESCA SPORTIVA Silvina Turrina
94
045 500296
CALCIO maurizio e fausto Scuola calcio disabili ChievoVerona
PODISMO Edoardo Romano SCI Marco Ballini
Eventi
InFORMAti
34
SPORTING CLUB VERONA Un 2017 a tutto sport
68 32
78
78 86
84 96
BASKET Magic Summer
pions
CALCIO FEMMINILE AGSM Verona in Cham-
MUSEO NICOLIS La mitica Vespa! PALLAMANO resentazione ufficiale Olimpica P Dossobuono
INIZIATIVA AGSM presenta Verona Smart City CHIROPRATICA Studio La Rocca
VERONA STRADA SICURA Bilancio 2016
98
ANGOLO FISCALE Le Onlus (2^ parte)
Sponsor ufficiale Pallamano Olimpica Dossobuono serie A femminile 2016-2017
»
Tifano per lo sport sostenendo chi lo pratica e chi lo racconta...
45|2017 44|2016 Anno Anno98--Numero Numero4544 GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 NOVEMBRE/DICEMBRE Testata registrata al al Testatagiornalistica giornalistica registrata Tribunale TribunaledidiVerona Verona n. n.1807/2008 1807/2008 DIRETTORE DIRETTORERESPONSABILE RESPONSABILE Alberto AlbertoCristani Cristani a.cristani@sportdipiu.com a.cristani@sportdipiu.com VICE DIRETTORE DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA Giorgio Vincenzi Maurilio Boldrini g.vincenzi@sportdipiu.com m.boldrini@sportdipiu.com CAPOREDATTORE Andrea Etrari DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA CAPOREDATTORE Maurilio Boldrini Andrea Etrari m.boldrini@sportdipiu.com
IN REDAZIONE Don Andrea Giacomelli, Damiano Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Alessia Bottone, IN REDAZIONE Bruno Mostaffi, Marina Soave, Don Andrea Giacomelli, Damiano Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Matteo Zanon Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, Foto di: Emanuele Pennacchio,Marina Soave, Lerco, Matteo Zanon Mirko Matteo Barbieri, Simone Pizzini FOTO CONTATTI Maurilio Boldrini, Vania Albertini, Paolo redazione@sportdipiu.com Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini www.sportdipiu.com CONTATTI PROGETTO GRAFICO redazione@sportdipiu.com E IMPAGINAZIONE www.sportdipiu.com
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IN COPERTINA
IN COPERTINA Filippo Lanza – Argento olimpico Rio Sergio Pellissier - Attaccante Chievo2016 (Foto Maurilio Boldrini) Verona (Foto Maurilio Boldrini)
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di Alberto Cristani
editoriale
LO SPORT É
ADULTO I
l 2016 per lo sport veronese è stato un anno davvero intenso, ricco di spunti, di eventi e di risultati importanti. Quando parlo di risultati non intendo classifiche e vittorie bensì di quella serie di componenti che permettono ad una disciplina - o più in generale a tutto un movimento - di crescere a livello di visibilità e di praticanti. In questa direzione vanno senz’altro gli eventi organizzati da Coni Verona e Ufficio sport e tempo libero della Curia di Verona: Natale dello sportivo e Natale intercomunale di Ronco all’Adige sono stati due momenti di grande unità sia dal punto di vista spirituale che sotto il profilo sportivo. Società, campioni, dirigenti, giovani atleti, istituzioni insieme per lanciare un unico importante messaggio: lo sport unisce e diverte. Niente campanilismi (sebbene ognuno, giustamente, rivendichi la propria identità con i suoi simboli e colori) e niente individualità; una unica grande squadra dove ognuno ci mette del suo per elevare ai massimi livelli i valori trasmessi dalla pratica sportiva. Ecco, io partirei proprio da questi due eventi per programmare il 2017 sportivo di SportDi+, o meglio confermare la linea editoriale del nostro giornale che entra (mamma mia come vola il tempo…) nel suo 9° anno di vita. Anche per quest’anno le nostre pagine sono a disposizione di tutti, ma proprio tutti, coloro che vivono lo sport. Ma cosa significa vivere lo sport? In questi anni ho/abbiamo avuto la fortuna di entrare e conoscere da vicino tante realtà ma soprattutto di scoprire come il mondo dello sport sia un riferimento importante per la società e per le singole comunità. Si parla spesso, correttamente, di aiutare i nostri bambini a praticare sport, perché ‘ti fa bene’ e perché ‘ti fa stare con gli amici’. E fin qui nulla da dire. Ma poi subentrano gli adulti, e queste belle parole – come per magia – si trasformano in ‘devi vincere’ e ‘devi diventare il più bravo’. E qui mi fermo. Perché tanti hanno detto tanto su questo tema (sport e giovani) e quindi, ulteriori parole, po-
trebbero essere solo retorica. Faccio però un salto in avanti, generazionalmente parlando, e sposto l’obiettivo sullo sport degli over quella categoria di atleti che decidono di uscire dal torpore e dallo stress della vita quotidiana ritagliandosi uno spazio tutto loro per dedicarsi al loro ben-essere. Calcetto, corsetta, bicicletta, palestra, tennis; tante sono le situazioni che garantiscono agli ‘enta’ e agli ‘anta’ di ritrovare dinamismo e freschezza fisica e mentale. Molte volte, poi, per quanto riguarda gli sport di squadra, il tutto termina con una bella pizzetta-birretta in allegria. Allora mi chiedo: perché l’adulto non trasmette ai più piccoli questi valori (birretta esclusa, per quella c’è tempo…) invece di scaricare su di loro tensioni inutili legate principalmente alla ‘necessità’ di vincere e di eccellere? Cosa scatta nella testa di certi genitori, gli stessi che magari la domenica mattina vanno a correre per il gusto di muoversi, senza la pretesa di arrivare primi? Essere competitivi è una condizione sine qua non nella pratica sportiva, è fuori discussione, ma esserlo non significa essere sempre i migliori. Ecco perché sono sempre più convinto che il ‘vero’ sport non sia quello dei bambini e dei giovani bensì quello praticato dagli adulti, magari quelli un po’ sovrappeso e con la pancetta, che lo fanno quasi esclusivamente per stare in forma. Il giovane invece fa sport, si perché gli piace, ma anche perché spinto dall’adulto ad entrare in un contesto dove, sempre lo stesso adulto, gli insegna che ciò che conta è la vittoria. Convenite con me che c’è qualcosa che non torna? Non credo ci sia altro da aggiungere. Non ho una risposta sul come cambiare questa situazione ne tantomeno ho una soluzione ‘last minute’. Credo però sia importante che l’adulto continui ad essere sportivo e che si ricordi, quando si trova difronte a un ragazzino, di trasmettergli in primis le sensazioni positive che prova quando, la domenica, a mente libera e con il sorriso sulle labbra, si trova a giocare/correre con i suoi amici. Già questo sarebbe un grande passo in avanti…
SportdipiuVr
@Sdpvr
sdpverona
a.cristani@sportdipiu.com
“
In questi anni abbiamo avuto il modo di scoprire come il mondo dello sport sia un riferimento importante per la società e per le singole comunità
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il corner di tommasi
di Damiano Tommasi
Cina ...$condono qualcosa?
“S
“
Fino a quando i cinesi ‘drogheranno’ il mercato, le scelte televisive e addirittura le scelte istituzionali su format e Paesi ospitanti le grandi competizioni?
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e vuoi far sorridere Dio raccontaGli i tuoi programmi futuri”.
Strano che questo proverbio sia di origine cinese vista l’ormai tradizionale abitudine orientale a programmare per quinquenni. Xi Jinping l’aveva detto fin dall’inizio che il calcio sarebbe stato valorizzato sotto la sua presidenza. Ma forse non immaginava di arrivare a tanto. Il Guangzhou (Canton) era stato il primo a prenderlo in parola investendo in mister Lippi. Era il 2011 e sembrava passata una vita dalla mia esperienza al Tianjin Teda del 2009. 6 campionati di seguito fino ad arrivare alla vittoria della Champions asiatica per ben due volte, 2013 e 2015, anni luce da quando nessuna squadra cinese riusciva a superare il primo turno, il 2009 appunto. La vera crescita che i cinesi sanno alimentare meglio è senz’altro quella economica. Decine di milioni di euro di ingaggio per campioni europei e sudamericani ma anche centinaia di milioni investiti in club delle Leghe più prestigiose. La domanda è, appunto, cosa nasconde tutto questo? Davvero il calcio ha questo valore? Obbiettivo dichiarato è diventare una potenza calcistica con i risultati sul campo e negli uffici finanziari. Ma la strada è quella migliore? O stanno rien-
trando dalla porta soldi usciti dalla finestra? Per ora i risultati della Nazionale, con mister Lippi, non sono quelli attesi ma ha già vinto in ambito di politica sportiva. La fase finale del mondiale a 48 è un assist proprio per quelle nazioni che vedono come un miraggio entrare nelle 32. Non è un caso che la Cina abbia partecipato all’unica edizione disputata in Asia dove i posti riservati ai Paesi asiatici erano di più . Sono convinto che la tradizione calcistica, l’interesse e la passione non si misurano ed alimentano a suon di Yuan o di euro. Certamente il calcio fa parlare e la sua popolarità tra i giovani cinesi cresce anno dopo anno, altrettanto sicuro è che la velocità di crescita non è la stessa con la quale si aggiungono gli zeri ad ingaggi e cartellini. Fino a quando i cinesi ‘drogheranno’ il mercato, le scelte televisive e addirittura le scelte istituzionali su format e Paesi ospitanti le grandi competizioni? Per non far sorridere Dio non voglio far pronostici ma in questo periodo di ‘attacco figurinÈ fatico a pensare un calcio importante senza un nonno che racconta le gesta dei campioni in bianco e nero a un nipotino dipendente dai videogiochi ma affascinato dalle scarpe tutte nere.
di Cristiano Zanus Fortes
a canestro con zanus
Mondo
social E
bbene si… Anche io faccio parte del mondo social!
C’è che lo evita come la peste, chi ci vive immerso completamente dentro e chi lo usa abilmente a proprio vantaggio per vendere i suoi prodotti. Impossibile ignorarlo! Negli ultimi anni è dilagato nel web l’uso dei social, proprio perché da la possibilità di dare forza al proprio pensiero e di comunicarlo al mondo. Un pallido inizio di “cinguettii e stati” dove si iniziava a comunicare le proprie emozioni al mondo virtuale a cui si era connessi, poi, come sempre accade, si è preso dimestichezza con uno strumento che può diventare davvero potente. E come tutte le cose potenti, pericoloso. Rimaniamo nell’ambito sportivo per non divagare troppo e proviamo ad analizzare l’uso che ne fa il tifoso comune. I social potrebbero essere un fantastico veicolo per facilitare la comunicazione e per organizzare, ad esempio, eventi come trasferte o la scelta di scenografie da sfoggiare al palazzetto o allo stadio.
E
invece… E invece mi capita sempre più spesso di leggere valanghe di sproloqui!
Ettolitri di bile riversati nei gruppi che si prefiggono di sostenere le squadre, senza un minimo di cognizione di quello di cui si sta parlando. In una telefonata avuta poco tempo fa con “la mosca atomica” Gianmarco Pozzecco, che ha scelto di andare all’estero per proseguire la sua carriera da allenatore, parlavamo di come le sue esperienze al di fuori dal bel paese gli avessero fatto godere la parte più gioiosa dello sport, sia da giocatore che da allenatore, come momento di aggregazione, confronto e perché no, battaglia!
“
Ettolitri di bile riversati nei gruppi che si prefiggono di sostenere le squadre, senza un minimo di cognizione di quello di cui si sta parlando.
Ma finiva li! Magari con una bicchierata in pieno stile rugbistico dove prima “te le dai” e poi ci ridi sopra. E allora cari “leoni da tastiera”, uscite dal virtuale… venite al palazzetto! E se avete qualcosa da dire ai giocatori o alla società fatevi avanti, perché le persone che mettono la propria vita a disposizione dello sport sono sempre aperte ad un confronto. Un confronto costruttivo che mira a far crescere la realtà che paventate tanto di amare.
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passione
COMUNE
di Marina Soave
NATALE INTERCOMUNALE DI RONCO ALL’ADIGE
Tutti in festa
nel nome dello sport Il Natale Intercomunale dello sport di Ronco all’Adige, svoltosi il 16 dicembre scorso, è stata una bellissima occasione che ha riunito giocatori, dirigenti, allenatori ma anche amici non sportivi, e ha coinvolto i rappresentanti dei 12 comuni che fanno parte del Coordinamento Intercomunale dello Sport.
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L’
evento, organizzato dal Comune di Ronco all’Adige in collaborazione con il Coni Verona, l’Ufficio sport e tempo libero della Cura di Verona e con il patrocinio di SportDi+ magazine, si è svolto presso il palazzetto dello sport, in un clima di grande partecipazione e coinvolgimento. Dopo la presentazione delle società, dei dirigenti e delle attività svolte durante il 2016, è stata celebrata dal Vescovo di Verona Mons. Zenti, una messa dedicata a tutti gli sportivi presenti; un momento di riflessione e preghiera durante il quale sono state ricordare anche le popolazioni del Centro Italia colpite dal terremo “Il 2016” – ha evidenziato nel suo intervento l’assessore allo sport di
Ronco all’Adige Diana Morandi – “è stato l’anno dei Giochi Olimpici. Un grande palcoscenico dove gli atleti si hanno mostrato le loro abilità tecniche e le loro qualità umane, mettendo in campo capacità acquisite con l’impegno e con il rigore nella preparazione, con la costanza nell’allenamento e con la consapevolezza dei propri limiti. La pratica sportiva stimola a un sano superamento di sè stessi e dei propri egoismi, allena allo spirito di sacrificio e, se ben impostato, favorisce la lealtà nei rapporti interpersonali, l’amicizia e il rispetto delle regole”. “È importante che quanti si occupano di sport, a vari livelli” – ha proseguito l’assessore – “promuovano quei valori che stanno alla base di una società
passione
COMUNE
RONCO ALL’ADIGE
più giusta e solidale. Questo è possibile perché quello sportivo è un linguaggio universale, che supera confini razze lingue religioni e ideologie; possiede la capacità di unire le persone, favorendo il dialogo e l’accoglienza. Lo sport è una risorsa molto preziosa! Agli allenatori, ai dirigenti, ai genitori, agli insegnanti e agli educatori spetta il compito di trasmettere tutto questo, sottolineando che attraverso i valori della solidarietà, del rispetto degli altri, della partecipazione e del fair play si promuove l’accettazione e il rispetto della diversità, e lo sport può fornire un importante contributo a comprendere meglio le diverse culture”. “Lo sport” – ha concluso Diana Morandi – “può anche migliorare la qualità della vita e favorire l’indipendenza dei giovani con disabilità, superando anche i pregiudizi sociali e ponendo ancora in evidenza la necessità di rimuovere gli ostacoli che impediscono l’accesso allo sport. Avere a cuore il destino dei ragazzi è la preoccupazione di ogni genitore, di ogni educatore. Questa è la ragione ultima dell’educazione allo sport: offrire ai ragazzi la possibilità di migliorarsi, di vivere la vita con senso, dignità e passione.
E’ importante educare anche al sogno, inteso come il pensiero più bello: non come l’impossibile, ma come strumento attraverso cui tutti possiamo realizzarci, credendoci e impegnandoci con passione e sacrifici”. Erano presenti all’evento il Presidente della Provincia Antonio Pastorello, il Sindaco di Oppeano Pierluigi Giaretta, Sindaco di Ronco all’Adige Moreno Boninsegna, Sindaco di Roverchiara Loreta Isolani, ViceSindaco Albaredo d’Adige Oliva Trentin, Vice sindaco Zimella Vincenzo Bonato, Assessore allo Sport di Ronco all’Adige Diana Morandi, Assessore allo Sport Isola Rizza Miriana Mioni, Assessore allo Sport di Minerbe Evelyn Chinaglia, Assessore allo Sport Veronella Alberto Caloini, Consigliere con delega allo Sport Albaredo d’Adige Francesca Rossi, Consigliere con delega allo Sport Luca Giaccarello, Consigliere con delega allo Sport Isola Rizza Riccardo Boninsegna, Consigliere con delega allo Sport Pressana Mauro Lancerotto, Consigliere con delega allo Sport Roveredo di Guà Simone Cesaretto e Consigliere Comunale Paola Conti. Presente inoltre il delegato provinciale Coni Verona Stefano Gnesato.
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passione
COMUNE
di Enrico Gastaldelli
CAVAION
Un settebello di campioni
C
avaion premia i suoi sportivi e lo fa in una sala attenta e partecipe. Oltre 120 persone hanno infatti applaudito i selezionati dell’amministrazione, pescando tra volley, basket, calcio, tamburello, ciclismo, calcio a 5 ed automobilismo. Padroni di casa l’assessore allo Sport Angleo Indelicato e la sindaca Sabrina Tramonte, orgogliiosi di bissare il gradimento della prima edizione di questo evento che vuole diventare un appuntamento fisso del cartellone cavaionese, paese che si nutre di sport e passione a vari livelli e con risultati che meritano una vetrina importante. Sette targhe e sette pergamene consegnate ad altrettante squadre o singoli atleti per sottolineare impegno e meriti sportivi di chi, portando in giro il nome di Cavaion, s’impegna a livello agonistico e amatoriale. E proprio del tutto amatoriale è l’im-
Seconda edizione per la rassegna di riconoscimenti dedicata agli sportivi che si sono distinti nel 2016
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presa di Enrico Peroni, falegname per necessità e ciclista per passione, che a scorsa estate si è messo in testa un’idea meravigliosa: partire da casa e arrivare a Roma in sella al suo ‘ferro’ a due ruote, attraversando pancia a terra 600 e passa chilometri di Stivale. Detto e fatto. Fatto e premiato (a lui come per tutti anche una bottiglia di Olio del Garda DOP ottenuto dagli oliveti comunali). Cinque invece le squadre a cui è andato il riconoscimento: partiamo dal Tamburello Cavaion Peroni, confermatasi campione d’Europa (premio Cavaion nel Mondo 2016) e proseguiamo con la Prima Divisione maschile del Tobia Basket Cavaion, prima classificata al campionato provinciale (Premio Top Team 2016). Dalla rete del canestro a quella da pallavolo: ecco il Premio Promozione Volley Redskins Cavaion, con la serie D maschile capace di raggiungere la storica avanzata in C. Palloni a terra, e passiamo quindi al doppio riconoscimento di stampo calcistico: Premio Campioni Regionali al Noi Team Sega di calcio a 5 vincitori del campionato MSP, mentre il folto gruppo dei giovanissimi dell’AC Cavaion, guidati dal capitano Filippo Torresendi, è andato il Premio Settore giovanile 2016 grazie al titolo di vicecampioni guadagnato sul prestigioso campo dello
Stadio Bentegodi di Verona. Infine, alla famiglia Scandola è andato il Premio DInastia da Corsa: Graziano e Michelangelo corrono nei raid con i quad, Giuliano, Riccardo e Umberto hanno attraversato varie epoche del rallysmo nazionale e non solo. Proprio Umberto Scandola, già Campione Italiano Rally 2014 e pilota ufficiale Skoda, si è fatto portavoce per un messaggio dedicato ai ragazzi presenti in sala Turri: “Seguite i vostri sogni sportivi, impegnatevi e date il meglio. Ma se il vostro desiderio è l’automobilismo, attenti: le nostre evoluzioni nei rally avvengono con il controllo del mezzo e la consapevolezza del rischio, non imitateci mai sulle strade di tutti i giorni”. Lo zio Graziano ha invece presentato la sua partecipazione alla Dakar, che il 14 gennaio seguente ha concuso, come promesso alla sindaca Tramonte, recando sulle fiancate del Ford Raptor Pick Up l’adesivo con il marchio della ‘Fogassa de Cavaion’: possiamo così dire che grazie alla corsa più dura del mondo u pezzetto di Cavaion è arrivato fino in Sudamerica! L’appuntamento è per la fine del 2017, quando ci saranno nuovi sportivi da applaudire con quel calore e quella partecipazione capaci di ricambiare il sudore e gli sforzi profusi durante l’anno.
di Michela Saggioro
passione
COMUNE
OPPEANO BIKE
Giro delle Fiandre 2016 con M ichele e
Giovanni Feroni
O
ttimi risultati per la squadra di ciclisti Oppeano Bike, di recente istituzione nel nostro Comune: al Giro delle Fiandre (Ronde Van Vlaanderen) 2016 tenutosi lo scorso 2 aprile, Michele Feroni dell’OppeanoBike, assieme al fratello Giovanni della società ciclistica SC Lupatotina, hanno affrontato insieme per la prima volta questa magnifica impresa. “Siamo partiti da Bruges alle 07.30 con l’adrenalina a livelli stellari” - spiega Michele – “consapevoli di affrontare una sfida di grande spessore. I primi 100 chilometri sono di trasferimento verso il campo di Battaglia i muri in pavè. Vi sono tratti brevi ma incredibilmente faticosi ma entusiasmanti da affrontare. Via via che si prende confidenza con questi muri in pavè si capisce quanto i corridori professionisti siano delle persone decise, forti e potenti nel superare come minimo al doppio della nostra velocità questi affascinanti ostacoli”. Il Giro delle Fiandre è un grande classico per i ciclisti che vogliono sfidare i propri limiti: gli elementi che rendono particolare questa corsa sono i ‘mur’”, cioè i tratti di salita brevi ma molto ripidi che hanno impresso Michele e Giovanni, spesso pavimentati in pavè.
Il percorso del fiandre si svolge sulla distanza di circa 220-250 chilometri e attraversa anche per più di una volta durante la stessa gara circa 15-18 muri. “In una giornata un po’ grigia e fresca” - sottolinea Giovanni - “si è svolta la nostra piccola ma allo stesso tempo grande sfida contro la fatica e continua sollecitazione dei nostri fisici e delle bici in questi tratti sconnessi dove hanno scritto la storia del ciclismo tutti in più grandi campioni. Finalmente dopo otto ore di pedalata nell’incantata zona delle fiandre portiamo a termine il nostro obiettivo. Subito dopo essere passati sotto lo striscione dell’arrivo ci rendiamo conto dell’impresa superata arrivando in centro a Odenarde, invasa da musica persone in festa e profumi di prelibatezze che arrivano da ogni parte ci rendiamo conto di quanto sia importante per il popolo fiammingo questo sport”. Uno sport che anche Oppeano ha iniziato da qualche tempo a conoscere da vicino, grazie al nostro Oro olimpico a Rio de Janeiro, Elia Viviani. Un in bocca ala lupo ad Oppeano Bike, che a breve sfoggerà la nuova divisa dell’associazione ciclistica, iscritta nel registro comunale di Oppeano, per alte ottime imprese sportive. Per chi volesse maggiori info: Feroni Michele Tel: 0456970100.
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passione
COMUNE
di Matteo Zanon
POVEGLIANO
Il «golden boy» del mondo degli scacchi
B Il giovane Marco Zenari, quindicenne di Povegliano, è tra i maggiori prospetti a livello internazionale. Il suo futuro? Bicolore!
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obby Fischer - scacchista americano che iniziò a spostare le pedine sulla scacchiera bicolore a 6 anni e a 16 smise di andare a scuola per continuare a tempo pieno questa sua passione - nel 1972 diventò campione del mondo. In una sua frase celebre disse a proposito di questa disciplina: “Puoi diventare bravo a scacchi soltanto se ami il gioco”. Gioco di cui Marco Zenari, 15 anni, si è innamorato sin da subito, sin dalle prime mosse. “In quinta elementare” - spiega il giovane di Povegliano Veronese – “ho provato a giocare così, per curiosità. Per alcuni anni ho preso parte a dei corsi che venivano organizzati nella scuola di Valeggio. Poi ho cominciato a frequentare i corsi della società di cui ancora oggi faccio parte, la Valpolicella scacchi, prima e storica società di scacchi (nata nel 1998, ndr) del Veneto”. Da cosa nasce cosa e la passione è diventata sempre più forte. Continua Zenari: “Mi sono appassionato sempre di più ed è diventato il mio sport, anche se non è l’unico che pratico perché gioco anche a tennis nel circolo del mio paese”. Dopo aver preso confidenza con le pedine, Zenari inizia a dilettarsi in vari tornei: “I pri-
mi tornei giovanili li ho svolti sin dal primo anno in cui ho iniziato a giocare. La prima vittoria di un torneo è arrivata quando ero in seconda media. Nello stesso anno tra la seconda e la terza media ho partecipato al campionato italiano under 14, dove mi sono classificato trentesimo. Da quel momento ho cominciato a giocare i tornei con gli adulti”. Le sue doti non hanno prevalso solamente con i giovani ma anche nelle categorie Senior non ha smesso di lasciare il segno. “Lo scorso anno” - prosegue Zenari - “ho conquistato il titolo di vice campione provinciale assoluto e sono arrivato quinto ai regionali assoluti”. Lo scorso novembre Marco ha ottenuto un ulteriore successo: “Si, il 2016 si è chiuso alla grande visto che sono riuscito a vincere il torneo di Bussolengo. Il 24° Open della Valpolicella ha visto la partecipazione di ben 74 giocatori suddivisi nelle varie categorie. Io ero il più giovane…” Un successo ottenuto, nonostante la giovane età, da vero e proprio veterano, visto che l’esperienza maturata gli ha consentito di superare, vittoria dopo vittoria, molte categorie. “Nel mondo degli scacchi” evidenzia Marco - “ci sono varie categorie di cui noi
scacchisti facciamo parte. Io sono nella seconda categoria, denominata Candidato Maestro. In Italia sopra a questa c’è solo la categoria Maestro, mentre poi si passa alle categorie internazionali”. Tra tutte le vittorie sin qui raggiunte nella sua florida carriera di scacchista, Marco ad una tiene particolarmente: “La vittoria che più mi rende felice è il quinto posto che ho raggiunto ai regionali assoluti di maggio che mi ha dato la possibilità di entrare nella categoria candidato Maestro. Ho però un sogno nel cassetto: mi piacerebbe partecipare a un campionato europeo o mondiale. Sarebbe sicuramente una bella esperienza”. Si dice spesso che ‘chi ben comincia è a metà dell’opera’ e certamente se le premesse sono queste, la carriera agonistica nel mondo degli scacchi per Marco non potrà che essere sfavillante e piena di successi. Infine Marco - che frequenta la seconda classe del liceo internazionale delle scienze applicate all’istituto Carlo Anti di Villafranca - guardando al futuro dice: “Non ho ancora un’idea precisa su cosa farò dopo il liceo. Credo proseguirò gli studi, magari frequentando una facoltà universitaria scientifica. Una cosa però è certa: non lascerò gli scacchi!”
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BENEMERENZE 2015
Ecco i
premiati del CONI Verona
S Come ogni anno, prima di Natale, il CONI premia atleti, dirigenti e società che si sono messe in luce, non solo per i risultati acquisiti. Un evento che a Verona riscuote sempre molto successo e partecipazione
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i è svolta sabato scorso, 26 novembre, alla Loggia di Frà Giocondo in Piazza dei Signori a Verona, la cerimonia di consegna delle Benemerenze sportive Coni Verona per l’anno 2015. Presenti alla cerimonia, tra gli altri, il presidente Coni Veneto Gianfranco Bardelle, il delegato provinciale Coni Stefano Gnesato, il presidente della Provincia Antonio Pastorello, l’assessore allo sport del Comune di Verona Alberto Bozza e l’assessore del Comune di Villafranca Roberto Dall’Oca. Sala gremita di ospiti e autorità che hanno festeggiate le eccellenze sportive scaligere, atleti e società, che durante l’anno scorso si sono messe in evidenza.
“Questa Cerimonia” - spiega il delegato provinciale Coni Stefano Gnesato – “non è solo celebrativa ma “racconta” grandi esperienze sportive fatte di traguardi importanti raggiunti con impegno e sacrificio da parte degli atleti. Per questo è doveroso condividere questo momento di festa con i Presidenti e Delegati Provinciali delle Federazioni Sportive, con i Sindaci e Assessori allo Sport dei Comuni di residenza degli atleti, dirigenti e allenatori premiati”. “Lo sport” – conclude Gnesato – “può essere un mezzo efficace per la crescita dei nostri ragazzi: è un messaggio che arriva anche attraverso la consegna di queste medaglie”.
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Elenco società e atleti premiati ATLETA
DISCIPLINA
ASD LA VANGADINA
PATTINAGGIO CORSA
LOMBARDO JENNIFER
SOFTBALL
GORGONI GIULIA
SOFTBALL
PARPAJOLA ALICE
SOFTBALL
REFRONTOLOTTO SILVIA
SOFTBALL
SCARTEZZINI MICHELE
CICLISMO
GIORDANI MATILDE
CICLISMO
ZAMBONIN CLAUDIO
TIRO DINAMICO
INDIZIO DAVIDE
TIRO DINAMICO
HOOPER GLORIA
ATLETICA LEGGERA
BERTOLINI MICHELE?
CANOA KAYAK
BERTONCELLI MICHELE
CANOA KAYAK
FERRARI NICCOLÒ
CANOA KAYAK
TACCONI PAOLO
CANOA KAYAK
BIONDANI GIORGIA
NUOTO
LUCA PIZZINI
NUOTO
BOTTURA CLAUDIO
PESCA SPORTIVA
DONATELLI FIORENZO
PESCA SPORTIVA
FILIPPI DANIELE
PESCA SPORTIVA
BRUNELLI CARLOTTA
SOLLEVAMENTO PESI
FRANCESCHINI BEATRICE
SOLLEVAMENTO PESI
GAINELLI ALBERTO
ARTI MARZIALI
TOMMASI DIEGO
ARTI MARZIALI
CROSARA FEDERICO
TENNISTAVOLO
FALCO FEDERICO
TENNISTAVOLO
FLORIDIA JOYCE
VELA
RIO KEVIN
VELA
BISSARO VITTORIO
VELA
ISALBERTI FLAVIO
PALLATAMBURELLO
LEDRI MICHELA
CALCI
MARCONI DESIRÈ
CALCIO
SALVAI CECILIA
CALCIO
SQUIZZATO CLAUDIA
CALCIO
FUSELLI SILVIA
CALCIO
GELMETTI MARTINA
CALCIO
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CALCIO
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Foto Liborio per Coni Verona
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passione Comune
di Bruno Mostaffi
CON IL CANGRANDE VERONA PREMIA LE SUE L’Assessore allo sport del comune di Verona Alberto Bozza presenta l’evento durante il quale verranno premiati gli esponenti dello sport scaligero che si sono messi in evidenza durante lo scorso anno
Si scrive Cangrande, si legge
OSCAR I
l premio Cangrande, giunto alla 21ª edizione e promosso dall’Amministrazione comunale, è assegnato ogni anno ad atleti e personaggi del modo sportivo che, grazie ai risultati raggiunti, hanno contribuito a rendere grande lo sport veronese e la città di Verona nel mondo.
A
ssessore Bozza, cos’è il premio Cangrande?
Si tratta di un premio che viene assegnato agli atleti e agli sportivi veronesi che hanno conseguito risultati di prestigio nella precedente stagione agonistica o nel corso delle loro carriere. E’ stato istituito nel 1995, quale tributo e dimostrazione di sensibilità da parte dell’Amministrazione Comunale nei
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confronti degli sportivi veronesi che, operando al massimo livello, hanno contribuito e contribuiscono all’elevazione dell’intero movimento sportivo veronese. Si può quindi considerare a tutti gli effetti l’Oscar degli Sportivi veronesi. Quest’anno le premiazioni avverranno presso l’auditorium della Gran Guardia lunedì 27 febbraio alle ore 17.30. L’ingresso è libero.
C
hi è coinvolto nella proposta e valutazione delle nomination?
I premi vengono decisi da una commissione apposita che dispone delle informazioni e delle competenze per procedere direttamente all’individuazione tra tutti i candidati segnalati dalle realtà del mondo sportivo veronese
(enti, federazioni,…). I componenti della commissione sono l’assessore allo sport di Verona, il delegato allo sport della provincia di Verona, Delegato Coni provinciale, Direttore della Fondazione Bentegodi, presidente Unione Stampa Sportiva Italiana di Verona e il presidente della commissione consigliare sport del comune di Verona.
Q
uali categorie verranno premiate?
In base alle candidature ricevute dalle federazioni, dagli enti di promozione sportiva e dall’ufficio scolastico provinciale di Verona, la commissione ha già individuato chi sarà premiato nelle varie categorie. Ovviamente non posso anticipare i nomi. Posso solo
passione
COMUNE
ECCELLENZE
dire che verrà assegnato il premio Cangrande d’oro e poi un riconoscimento per le categoria specialità, allenatore sportivo, squadra, dirigente sportivo, sponsor, carriera sportiva, giornalista sportivo, scuola e sociale nello sport
C
’è un campione del passato che le piacerebbe premiare o che meriterebbe, secondo lei, un premio speciale?
Senza dubbio Damiano Cunego; nel 2004 vinse il Giro d’Italia all’età di 22 anni e non venne premiato nel 2005. Un grosso errore…
U
n 2016 che si è chiuso alla grande per lo sport veronese. Che anno sarà invece il 2017? Ci può dare qualche anticipazione su progetti o manifestazioni che verrà realizzate?
Intanto entro febbraio termineremo i lavori di riqualificazione del palazzetto dello sport, oggi AGSM Forum, che nell’anno del suo 30° compleanno è stato riconsegnato ai veronesi con un aspetto interno ed esterno nuovo. Un impianto simbolo dello sport della città di Verona insieme allo stadio Bentegodi. Per quanto riguarda le anticipazioni per il 2017 da citare senza dubbio Sport
Expo, la fiera dello sport giovanile, che si terrà dal 18 al 20 marzo presso la fiera di Verona e che ha ottenuto anche quest’anno il patrocinio del Coni nazionale. Un evento ormai entrato a far parte della tradizione veronese, che lo scorso anno ha visto la presenza di oltre 60.000 visitatori in soli 3 giorni. Verona è inoltre candidata per l’ultima tappa del Giro d’Italia di handbike prevista per l’8 ottobre, ospiterà in maggio una tappa delle Mille Miglia e sarà uno dei circuiti degli europei di bmx che si svolgeranno all’Olympic Arena, in zona stadio. Si procederà infine alla riqualificazione della pista di atletica del Centro Consolini di Basso Acquar che, finalmente, permetterà alla struttura di diventare il centro d’eccellenza per l’atletica leggera veronese e veneta.
A
ssessore, infine: un sogno nel cassetto per il 2017?
Si, ne ho due a dire il vero: poter ospitare e organizzare grandi eventi sportivi nazionali e internazionali all’interno dell’Arena e poter dare nuovi impianti alle associazioni e società dilettantistiche per permettere uno sviluppo ed un’espansione adeguata del più bel progetto sociale sul quale poterci tutti impegnare,
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diocesi di verona
di D on Andrea Giacomelli
APPUNTAMENTO TRADIZIONALE
Natale sportivamente insieme Un
L’evento, organizzato dall’Ufficio sport della Curia di Verona e dal Coni provinciale, si è svolto presso l’Istituto Salesiano di Via Provolo
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ennaio non è solo ripresa o pausa di calendari sportivi. La giornata di dialogo ebraico-cristiano (17/1), la settimana ecumenica (dialogo fra confessioni cristiane 18-25 gennaio), la giornata della memoria (27/1) richiamano a tutti i valori dell’unità nella pluralità e dell’inclusione. Valori idealmente compresi nel Natale dello Sportivo svoltosi giovedì 15 dicembre 2016 nella Palestra
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dell’Istituto Salesiano di via Provolo a Verona. Grazie alla sensibilità dei dirigenti delle società sportive e alla collaborazione fra rappresentanti del Coni provinciale - e regionale - e la Diocesi di Verona, da molti anni prende forma il Natale dello Sportivo. Il tradizionale appuntamento raduna insieme atleti, dirigenti, tecnici, amministratori ed enti di promozione sportiva. Il saluto inviato dal Presidente del Coni Giovanni Malagò
diocesi di verona
conferma il rilievo nazionale e l’apprezzamento di tale incontro. La presenza del Vescovo Mons Zenti e il messaggio augurale richiama a tutti ad uno spirito di comune umanità oltre le diversità caratterizzate da appartenenze, fedi, culture filosofie di vita, che atleti sempre più “mondiali” esprimono. Alice Biondani (ASD Pallamano Dossobuono) a nome di tutti gli atleti ha espresso al vescovo un benvenuto. “Siamo atleti che impegnano la loro vita con passione e professionalità nei campi di gioco, nelle palestre, nelle piscine, sulle strade, nei fiu-
mi e laghi del territorio veronese. Per una o molte stagioni della nostra vita vestiamo i colori delle società sportive che sono vive nel cuore di tanti, condividendo piccoli e grandi sogni di successo. L’intensità e la concentrazione richiesta nel nostro impegno, non ci impedisce tuttavia di far crescere, ogni giorno, progetti personali, familiari e sociali, secondo sensibilità, sentimenti e aspirazioni, che attendono anche sostegno e accompagnamento. Esprimiamo a lei è ai presenti un augurio di pace e futuro da coltivare insieme, se pur in tanti differenti
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luoghi dello sport e della vita”. L’incontro ha visto la partecipazione di alcune squadre giovanili in rappresentanza di una realtà ampia di ragazzi e giovani che guardano con interesse e ammirazione ai campioni dello sport. Tante le federazioni presenti, le polisportive e gli enti di promozione che, attraverso i loro rappresentanti, descrivono una realtà territoriale ricca da riconoscere e sostenere. Assume quindi particolare significato la presenza di sindaci ed assessori che hanno accolto l’invito esaltando il valore sociale e collettivo che la pratica sportiva può costi-
tuire a vantaggio di tutti. Alberto Cristani e Gigi Vesentini hanno condotto il breve ma intenso incontro, sospendendo il servizio per un momento quando con gli altri giornalisti e fotografi presenti sono stati convocati per una foto con il vescovo a riconoscimento di un mondo che ci raggiunge e si esalta anche attraverso racconti e immagini miste di professione e passione opera di persone e gruppi. Il vescovo ha sottolineato a tutti il valore e la potenzialità dello sport fatto an…si pardi che di fatica e raggiungimento teobiettivi, invitando a farne tesoro per altre sfide della vita.
basket
di Andrea Etrari
ALPO: ECCO MARTA GRANZOTTO
La specialista in promozioni Il nuovo anno si è aperto con una grossa novità per la società biancoblu il presidente Renzo Soave ha messo sotto contratto la guardia Marta Granzotto, proveniente dalla serie A1 di Vigarano.
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N
uovo arrivo in casa Ecodent Point Alpo. Il presidentissimo Renzo Soave è andato infatti a ‘pescare’ nella massima serie un elemento di grande spessore. Stiamo parlando di Marta Granzotto, guardia proveniente dal Vigarano. Si tratta di un grande colpo di mercato che dimostra le ambizioni della società biancoblu che non vuole lasciare nulla di intentato nella sua terza stagione di A2. Nata a Venezia il 31 marzo 1992, Marta esordisce in Serie A2 a soli 16 anni con la Sernavimar Marghera. Con la squadra lagunare resterà ben sei stagioni. Granzotto può ricoprire entrambe le posizioni sul perimetro, è dotata di un buon tiro e da sempre ha un fiuto incredibile per i recuperi, grazie a processi di anticipazione sopra media e istinto sulla palla. Alta 174cm, ha fisicità e intensità per tenere i contatti e difendere forte.
Nel 2012/2013 si trasferisce a San Martino di Lupari dove rimane per due stagioni. Nel 2014/2015 passa Ceprini Costruzioni Orvieto con cui disputa un’ottima annata ed è tra le protagonista della cavalcata promozione. Nella stagione 2015/16 scende in A2 con il Carispezia La Spezia, con cui disputa un’ottima annata ed è tra le protagonista della cavalcata promozione del team di coach Corsolini. Questa stagion – è storia recentissima - inizia nella Pallacanestro Vigarano, poi, a dicemnre il passaggio all’Alpo. Marta spiega così il suo arrivo in biancoblu: “Mi avevano parlato molto bene di questa società spiega il neo acquisto dell’Alpo Basket - che lavora seriamente e serenamente. Sono qui da fine dicembre e posso già confermarlo.
basket
Mi hanno subito a messo a mio agio; ne avevo bisogno”. Per Granzotto si tratta di una scelta di vita prima che di una scelta di campo: “A Vigarano non stavo bene, avevo bisogno di serenità. Non vivendo bene fuori dal campo, ciò si rifletteva anche sul parquet. Non mi sento tuttavia di dare colpe a nessuno, era una situazione difficile per me, soprattutto a livello mentale”. Attiva così l’ipotesi Alpo. “Mi stavo guardando intorno” – spiega il numero 20 dell’Alpo Basket – “e il mio procuratore mi ha proposto l’Alpo Basket . L’idea mi è piaciuta un sacco. Avevo proprio bisogno di cambiare aria, qui mi hanno accolto col sorriso in un ambiente disponibile e tranquillo. Qui ho ritrovato due compagne di squadra che sono più amiche; non sempre le ex compagne di squadra lo sono! Con Roberta di Gregorio ho giocato in A1 ad Orvieto, mentre con Laura Reani lo scorso anno eravamo a La Spezia dove abbiamo conquistato la promozione in A1”. “Il mio ruolo” – prosegue Marta – “è principalmente la guardia: ho giocato anche da play, ma preferisco fare la guardia dove posso creare vantaggi, giocare in uno contro uno, tirare e difendere, naturalmente.” “Ho accettato di scendere in A2 – conclude Granzotto - perché per me la categoria non è un problema, non lo è mai stato. L’importante è trovare l’ambiente giusto e questo mi sembra che lo sia”. Per Marta due promozioni in A1: non c’è due senza tre? “Se questo dovesse essere un auspicio” – esclama Granzotto - “ben venga!”.
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basket
di Alberto Cristani in collaborazione con l’ufficio stampa Scaligera Basket
LA ‘MANO CALDA’ CHE BRUCIA I CANESTRI
Michael Frazier Ventiduenne esterno americano, Fraizer è uscito al terzo anno da Florida prima di firmare, l’estate scorsa, un contratto parzialmente garantito con i Los Angeles Lakers con cui ha giocato quattro gare di preseason per poi essere rilasciato e proseguire la stagione in D-League.
M
icheal si è laureato campione del mondo nel 2013 a Praga con la Nazionale Under 19 degli Stati Uniti battendo in finale la Serbia, in campo 16.7 minuti con 6.7 punti di media con 15 punti realizzati contro la Cina, 12 con la Russia e nei quarti col Canada, 9 in semifinale con la Lituania. Nato l’8 marzo del 1994 a Gainesville, in Florida, Frazier è uscito dall’università di Florida al terzo anno con 12 punti di media, il 48.7% al tiro da due, il 38.2% da tre e l’87% ai liberi per poi prendere parte alla Summer League di Las Vegas coi Golden State Warriors. Nel 2014, nell’anno da sophomore, terminato con 12.4 punti ed il 44.7% al tiro da tre, Frazier ha stabilito il record di triple realizzate da un giocatore
basket
nella storia di Florida con 11/18 nella partita vinta sul campo di South Carolina per un totale di 37 punti personali. In questa intervista scopriamo i suoi ‘segreti’…
M
icheal, come hai iniziato a giocare a basket? E dove?
Ho iniziato a giocare grazie a mio padre: è stato a ‘spingermi’ sotto canestro! Ho iniziato ad Ormond Beach, in Florida.
Q
uand’è stata la prima volta che hai capito che la pallacanestro sarebbe stata tuo lavoro?
avanti la trattativa per me; insieme a offerte di altre squadre è arrivata quella della Scaligera. Abbiamo deciso che quella di Verona era la migliore situazione e opportunità per me. Ed eccomi qua…
C
osa ti piace della nostra città? Quali sono le principali differenze tra Verona e il tuo paese?
Verona è stupenda, ne sono innamorato! Mi piace la storia della città, le tradizioni e il cibo Sono riuscito ad andare a vedere uno spettacolo all’interno dell’Arena e appena si è dentro si percepisce e si sente la storia. Sensazioni davvero uniche.
C
he tipo di giocatore sei?
A circa 15 anni ho capito che avevo la possibilità di diventare un giocatore professionista.
La mia migliore abilità sta nel tiro, ma penso di essere un giocatore a tutto tondo perché faccio tutto ciò di cui la mia squadra ha bisogno per cercare di vincere.
R
Q
il
accontaci della tua famiglia…
Sono nato a Gainesville in Florida, ma da quando sono nato la mia famiglia si è spostata tanto. Ora vivono a Clearwater in Florida. Ho 5 fratelli più piccoli che si chiamano Zipporah, Darnell, Noah, Eve, Elijah. Una famiglia numerosa, nella quale ho sempre trovato affetto e protezione.
C
ome è nato il contatto con la Scaligera Basket e perché hai accettato la proposta?
Questa estate mio agente ha portato
uale giocatore ti ha ispirato?
Sono due: Michael Jordan e Kobe Bryant Quando ero giovane mio padre mi ha comprato il set di DVD di Michael Jordan dal titolo ‘Come Fly With Me’, che contiene tutte le migliori partite di MJ. Non avrei mai smesso di gurdare quei video! Kobe invece era il Michael Jordan del mio tempo, potevo guardare le sue partite in diretta crescendo e poi ho avuto anche l’opportunità di giocare con lui.
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basket
L
a più grande differenza tra il basket americano e italiano? Ci sono più giochi e meno pratica nel basket americano e più scouting nel basket italiano. In Italia si è in grado di studiare meglio l’avversario e avere più tempo per preparare la partita.
C
he persone sono i veronesi?
Persone tranquille: sembra che qui siano sempre tutti rilassati e tranquilli. I veronesi non sembrano mai di corsa...
L
a tua musica preferita? Hip hop e RnB
C
osa fai quando non giochi?
Mi piace uscire ed esplorare Verona. Mi piace andare in centro e camminare o andare fuori città e provare nuovi ristoranti con scenari diversi.
I
l tuo cibo preferito, italiano e americano?
Il mio cibo preferito in Italia è la
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pizza, la migliore che abbia mai mangiato. E poi c’è la pasta: unica e inimitabile! Il mio cibo americano preferito è invece il cheeseburger.
Q
uali altri sport ti piacciono?
Mi piace il calcio: ci ho giocato per un anno, quando ero giovane, prima di iniziare a giocare a basket.
Q
ual è la partita che non dimenticherai mai?
Al mio secondo anno di college, un ‘conference game’ ho messo dentro 113 punti. E’ stato un record per la mia scuola e per la conference!
I
l tuo sogno più grande?
Beh, sarà scontato ma è quello di giocare in NBA!
H
ai qualche rito prima di giocare?
Amo fare sessione di tiro per prendere confidenza col pallone e prepararmi alla partita. Entrare in ‘sintonia’ con il canestro e con la palla è fondamentale per fare una grande partita. O almeno cercare di farla…
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di Alessandro De Pietro
SCHOOL CUP
Le scuole tornano... a canestro!
Quattro istituti in più rispetto alla prima edizione. Tutti i giovani di Verona a canestro. Scaligera High School Cup ha riacceso la voglia di pallacanestro nelle scuole superiori di città e provincia.
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L
e scuole si sono confrontate fra il 15 febbraio ed il 22 aprile in una competizione che l’anno scorso ha riscosso un successo assoluto sotto ogni profilo ed esteso i propri confini anche alla formazione e non soltanto al campo. Attraverso incontri periodici che hanno permesso agli studenti di apprendere direttamente dai professionisti della Tezenis Verona vari ruoli ed in generale tutto quanto ruota attorno ad una partita. Sedici gli istituti che prenderanno parte alla seconda edizione, rispetto ai 12 della prima. Al debutto gli istituti Agli Angeli, Cangrande, Calabrese-Levi di San Pietro in Cariano, Guarino Veronese di San Bonifacio, Seghetti e Salesiano San Zeno oltre alle conferme di Galilei, Einaudi, Copernico, Marconi, Pasoli, Messedaglia, Montanari, Alle Stimate, Fracastoro e Marco Polo già protagoniste nella passata stagione. Oltre quattrocento gli studenti, in una competizione articolata lungo quattro mesi intensi che vivranno il punto più alto nelle due finali del 22 aprile all’Agsm Forum prima di Tezenis-Aurora Jesi, ultima gara di regular season di Serie A2, più la partita delle
stelle in cui i migliori giocatori del torneo giocheranno con l’High School americana della Mater Academy di Miami, a Verona anche quest’anno grazie alla collaborazione con l’istituto Inlingua. La Tezenis Verona sarà affiancata nell’organizzazione ancora una volta da Magic Summer 3D Sport e Vacanza di Luisa Crestani e Roberto Dalla Vecchia. Quattro i gironi eliminatori. Nel gruppo A sono stati inseriti i campioni uscenti del Messedaglia, Cangrande, Calabrese-Levi e Stimate nel girone A; nel gruppo B Copernico, Marconi, Montanari ed Einaudi; nel gruppo C Fracastoro, Seghetti, Guarino Veronese e Pasoli; nel gruppo D Galilei, Agli Angeli, Salesiano-San Zeno e Marco Polo. Ogni squadra sarà composta da un massimo di 20 giocatori, di cui 10 a referto con l’obbligo di avere anche un team manager ed un addetto stampa, le cui funzioni sono state illustrate lo scorso 5 dicembre in un primo incontro con le scuole svolto nella sala convegni dell’Agsm alla presenza del direttore sportivo Daniele Della Fiori, del responsabile dell’area organizzativa Andrea Sordelli, del responsabile del settore giovanile Franco Marcelletti, del responsabile marketing e comunicazione Raffaele Ferraro e di Luisa Crestani nella prima vera presentazione di High School Cup 2017. Le gare di qualificazione si giocheranno al Coni, mentre la fase finale all’Agsm Forum. Il 15 febbraio la prima palla a due. Verona non vede l’ora.
di Andrea Etrari
basket
PALLACANESTRO LUGAGNANO
Al via il nuovo corso!
I
l Presidente Gianni Giardini, uno dei fondatori della società nel 1994, ha chiamato ad allenare a Lugagnano ‘vecchie volpi’ del basket veronese che rispondono ai nomi di Ricky Calza, Mario Reali, Andro Etrari e Davide Caldelli che sono arrivati per affiancare gli ‘storici’ Roberto Preosti e Simone Giardini, quest’ultimo tornato in panchina all’inizio di questa stagione. Nella corrente annata 2016/17 l’A.S.D. Pallacanestro Lugagnano partecipa ai campionati FIP di Prima Divisione e di Under 18 e ai tornei CSI con le categorie Allievi, Ragazzi ed Esordienti. Nutrito pure il settore minibasket che arriva sino ai nati nel 2010. Più di 90 i tesserati di tutto il settore giovanile gialloblu, il cui responsabile tecnico è Ricky Calza. “Abbiamo iniziato l’estate scorsa un programma triennale che prevede innanzitutto di far giocare a basket i giovani di Lugagnano e Sona” – spiega Calza – “la risposta è stata al di sopra delle attese,
in quanto sono arrivati da noi ragazzi provenienti da zone limitrofe, come Caselle e San Massimo. La nostra idea è quella di collaborare con altre società del nostro territorio, che è molto fertile, in quanto molto popoloso”. Prosegue Calza: “Le nostre squadre si allenano nel Palazzetto di Lugagnano la Prima Divisione e l’Under18, mentre le altre categorie nella palestra delle Scuole Medie ‘Anna Frank’, ma prevediamo l’anno prossimo di avere spazio anche a Sona. I nostri numeri del resto sono in continuo aumento”. “La nostra crescita” – conclude Calza –“ è merito della vostra dirigenza, un gruppo di dirigenti coeso e affiatato: oltre al presidente Gianni Giardini, vorrei menzionare Domenico Tosi, Mirko Amali, Simone Giardini, Matteo Tosi, Francesco Tosi e Antonio Padovani, quest’ultimo rientrato nel giro e che ci darà una grande mano soprattutto per quanto riguarda gli sponsor”.
Tante novità per la Pallacanestro Lugagnano che la scorsa estate ha voluto dare un giro di vite allo staff tecnico, rinnovandolo e puntando decisamente sul settore giovanile.
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pubbliredazionale
IL CENTRO POLISPORTIVO PIU ’ COMPLETO DI VERONA
SPORTING CLUB VERONA Un nuovo ristorante firmato hospes
H
ospes nasce nel Veronese nel 1996, dall’idea di un esperto professionista nel settore dei servizi. L’obiettivo di Hospes è proporre approcci innovativi ad un servizio di qualità, per soddisfare le sempre crescenti aspettative del mercato. La qualità, intesa come attenzione e rispetto delle aspettative del Cliente, è il nostro primario obiettivo ed anche il punto di forza della nostra organizzazione. Grande attenzione viene posta alle materie prime, alla corretta gestione delle strutture ed attrezzature impiegate, e costante impegno è dedicato alla ricerca della flessibilità operativa, oggi necessaria per essere competitivi protagonisti del settore. Il tutto trova supporto in una regolare opera di formazione ed informazione dei dipendenti Hospes, con l’obiettivo di portare tutti i collaboratori al coinvolgimento attivo nella gestione del servizio ed alla condivisione delle scelte aziendali. Il valore del nostro impegno è attestato dalla certificazione di cui gode il nostro Sistema di Qualità.
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…E un nuovo bar
U
na grande novità anche la gestione del bar. Lo staff vi accoglierà con un’ ampia scelta di bevande, panini, spuntini, cocktail e vi allieterà con serate a tema, organizzando anche feste per compleanni e molto altro.
Tennis, uno sport in grande ascesa
È
partita alla grande la stagione tennistica 2016/2017 allo Sporting Club Verona. Un gruppo che offre grande professionalità, capitanato dal Maestro Alessandro Tortora, coadiuvato dagli istruttori Mirko Pezzo e Giulia Zambaiti. La scuola tennis offre un’ampia gamma di corsi, cominciando dal propedeutico per i più piccini, a seguire avviamento, preagonistica, per finire poi, con l’agonistica. I nostri ragazzi si allenano dal lunedì al venerdì dalle 14,30 alle 20,00 e anche il sabato mattina. La scuola tennis dello Sporting Club Verona propone anche corsi collettivi per adulti che da quest’anno, hanno subito un grande incremento. Il corso ha una durata di 10 lezioni, ogni gruppo è composto da 3, massimo 4 allievi. Si può scegliere la soluzione monosettimanale o bi-settimanale. Ricordiamo che i corsi possono essere frequentati sia dai soci che dai non soci Sporting.
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Promo fitness pausa pranzo
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ato il grande successo del settore fitness e corsi, il nostro staff propone per i nostri utenti la PROMO PAUSA PRANZO! Un’unica card a prezzo di lancio che permette l’accesso a tutti i corsi della pausa pranzo…che aspettate….affrettatevi!!! Gym tonic, Pancafit, Zumba, Spinning, Fluiball e molto altro…i nostri istruttori vi aspettano per una prova gratuita!!
Gli innumerevoli benefici dell’acqua. scopriamoli insieme ad Elisa
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ACQUAFITNESS rappresenta la trasposizione nell’acqua di quasi tutte le discipline generalmente praticate in palestra. Per lo svolgimento degli esercizi si possono usare diversi accessori: smile, tubi galleggianti, cavigliere, o strumenti più grandi come lo step per l’acquastep o una bici per l’hidrobike. Il fatto di allenarsi nell’acqua piuttosto che in palestra comporta maggiori benefici per numerose ragioni: -Si tonifica il corpo in modo uniforme perché il movimento nell’acqua, apparentemente meno faticoso, in realtà consente l’utilizzo tutti i muscoli, rendendo il corpo tonico e armonioso. -Si bruciano calorie: l’acqua op-
pone resistenza ai movimenti, costringendo i muscoli a lavorare di più e l’organismo a spendere più energia. -Si migliora la circolazione venosa: la pressione dell’acqua e l’idromassaggio creato dai movimenti stimolano il ritorno del sangue verso il cuore. -Si combatte la cellulite: il massaggio drenante dell’acqua sulle gambe unito al movimento che stimola la circolazione riducono le cellule adipose in maniera efficace. -È rilassante: l’acqua favorisce il rilassamento muscolare e psicologico alleviando rigidità e stress. -Si limitano i traumi: in acqua si pesa solo il 15% del proprio peso corporeo, quindi si riduce al massimo il rischio di eventuali contusioni. Presso lo SPORTING CLUB VERONA si tengono lezioni di: HIDROBIKE: si pedala in piscina a ritmo di musica utilizzando bike simili a quelle dello Spinning terrestre e beneficiando del continuo massaggio dell’acqua; la continua pedalata a ritmo di musica degli arti inferiori viene associata ad esercizi di tonificazione per la parte superiore, anche con l’utilizzo di attrezzi, ai fini di garantire un allenamento completo. ACQUAGYM: si alternano movimenti in posizione eretta con sequenze in posizione immersa fino al collo sempre con appoggio al suolo; a ritmo di musica si effettuano movimenti anche con semplici coreografie che rendo-
no divertente lo svolgimento della lezione. Si ottiene sia il potenziamento muscolare effettuando movimenti che puntano a tonificare diverse parti del corpo, con o senza attrezzi, sia il miglioramento dell’apparato cardiorespiratorio allenando il cuore e bruciando calorie. Gli attrezzi utilizzati sono Smile, tondoludi (tubi galleggianti), tavolette, cavigliere oppure lo STEP immerso nell’acqua. ACQUAWALKING: si alternano i movimenti dell’acquagym camminando a ritmo di musica sul tapis-roulant immerso nell’acqua.
Sporting e marketing Da pochi giorni abbiamo aperto una nuovissima pagina Facebook “SPORTING CLUB VERONA” dove potrete tenervi aggiornati su tutte le ultime novità del nostro centro… mettete MI PIACE sulla nostra pagina SPORTING CLUB VERONA!!! Vi aspettiamo in via Giordano Corsini 5, 37132 Verona.
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calcio femminile
di Alberto Cristani
VALPO FEMMINILE
È ora di
prendere il volo!
Una grande festa presso il Pepperone Restaurant di San Giovanni Lupatoto ha radunato prima di Natale oltre cento tesserati del Fimauto Valpolicella calcio femminile. Giocatrici, staff tecnico, dirigenti e sponsor hanno così potuto scambiarsi gli auguri di buone feste e di salutare il 2016, dodici mesi ricchi di emozioni ed eventi, che hanno segnato un’altra tappa importante per la crescita della società rossoblu.
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calcio femminile
SERIE B
È
stata l’occasione per la presidentessa Flora Bonafini di analizzare quanto fatto nei mesi scorsi e, soprattutto, inquadrare al meglio gli obiettivi del 2017, anno che, in base alla programmazione, dovrebbe essere quello della definitiva consacrazione. “Come è accaduto negli ultimi anni” – spiega la presidente rossoblu – “anche il 2016 appena conclusosi è stato un anno di crescita per la nostra società; stiamo accumulando sempre più esperienza
e ci stiamo strutturando in modo più specifico, con l’inserimento di nuove figure tecniche e dirigenziali. Queste novità ci permettono di fare scelte con coscienza e senza tralasciare nessun aspetto”. “Gli obiettivi fino ad oggi ottenuti” – prosegue Bonafini – “sono il risultato di un lavoro di gruppo fra società, staff e ragazze, anno dopo anno, stagione dopo stagione. Durante gli allenamenti settimanali si prepara al meglio quello che la domenica si mette in campo. Sinceramente mi ritengo abbastanza sod-
disfatta anche se, obbiettivamente, dobbiamo e possiamo fare di più”. Tornando al 2016 appena archiviato, la presidentessa Bonafini ripercorre le varie tappe, tra momenti belli e meno belli: “Di momenti esaltanti ce ne sono stati tanti, dalla conferma di alcune ragazze, all’unione sempre più forte che abbiamo noi in società, dalla conferma del mister e dello staff, dai buoni risultati che sta ottenendo la squadra Primavera solo al secondo anno di attività.
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calcio femminile
SportDi+, una realtà... aumentata! E poi ultimamente abbiamo vinto il derby contro la capolista San Bonifacio, squadra cinica ed equilibrata; quella giornata, sicuramente anche per il risultato, è stata una grande giornata di sport per noi ma per tutto lo sport veronese. I momenti brutti? Diciamo che li abbiamo archiviati anche se non li abbiamo assolutamente dimenticati perchè è anche sulle sconfitte che si costruisce un futuro vincente”. Alla domanda su cosa cambierebbe del 2016, la numero uno del ‘Valpo’ risponde senza tentennamenti: «La domanda è difficile ma la risposta semplicissima: niente, rifarei tutto uguale. Gli obiettivi per il 2017 sono chiari a tutti e a noi piace essere ambiziosi per cui puntiamo a vincere il campionato come squadra e come società. A livello visibilità, poi, mi ritengo soddisfatta, sia per l’interesse sempre maggiore da parte delle istituzioni, sia per l’attenzione importante da parte dei nostri partner e sponsor che ci accompagnano in questo nostro cammino in modo tangibile: senza il loro aiuto sarebbe impossibile andare avanti. Unica nota parzialmente negativa è la presenza del pubblico alle nostre partite: mi piacerebbe che ci fosse più pubblico sugli spalti. Su questo stiamo lavorandoci tutti insieme e credo avremo dei riscontri già dalle prossime partite casalinghe allo Stadio Olivieri di Verona dove abbiamo anche la nostra sede operativa”.
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“Mi chiedono spesso” – evidenzia Bonafini – “se ho un songo nel cassetto. Direi che ne ho più di uno. Se parliamo di Fimauto calcio femminile il mio sogno nel breve è quello di arrivare all’obiettivo prefissato a fine campionato. A più lungo termine, mi auguro che il sentire e il senso di appartenenza a questa realtà venga portato avanti come tutti stiamo facendo ora sempre. Noi vogliamo essere una realtà che si distingue. In tutto”. In occasione della cena il Valpolicella Fimauto ha presentato il nuovo calendario, che come da tradizione si rinnova ogni anno ed è arrivato alla quinta edizione. Per il 2017 è stato scelto come soggetto il cinema. Ecco quindi che Valentina Boni e compagne sono diventate le protagoniste delle locandine di famosissimi film. Anche lo staff tecnico e dirigenziale e i più stretti sostenitori hanno preso parte al calendario, dando vita ad una carrellata di foto belle e spassose. Gli scatti, studiati con grande attenzione da Irene Tombola e Sara Capovilla e realizzati da quest’ultima, sono delle fedelissime riproduzioni di locandine di veri proprio cult movie come Pulp fiction, Pirati dei Caraibi, Matrix e molti altri. Il calendario, in formato A3, è un vero e proprio must, ovviamente in puro stile #bevalpo. Per richiedere il calendario o per ulteriori info scrivere un messaggio privato alla pagina ufficiale Facebook Asd Fimauto Valpolicella.
calcio
di Alberto Cristani - Giorgio Vincenzi
TRAGUARDO STORICO
Il 40
CAPITANO centenario
“
C
orrere, sudare, lottare, giocare. Verbi all’infinito che mi hanno accompagnato da quando tiro calci ad un pallone. Infinito come il mio amore per il calcio e per il lavoro che faccio. Ogni domenica scendo in campo sapendo di voler dare il massimo per me stesso, per la maglia con cui gioco, per i miei compagni, per i tifosi e per i miei familiari che insieme ai miei amici mi sono sempre stati vicino nei momenti belli ma, soprattutto, in quelli brutti.
Sergio Pellissier
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calcio
PELLISSIER
È
il 4’ del secondo tempo della partita Palermo-Chievo quando Sergio Pellissier, approfittando dell’errore della difesa avversaria, mette dentro il gol numero 100 in Serie A, tutti con la maglia gialloblù. Ad applaudirlo tutto lo stadio Barbera, un segno di rispetto e ammirazione per una delle ultime bandiere del calcio. Sono ormai pochi i campioni che rimangono attaccati ai colori di una squadra per tutta la carriera. Pellissier è uno di questi assieme a Totti. Sergio Pellissier, nato ad Aosta il 12 aprile 1979, è una persona caparbia e tenace, lo capisci anche da come ti guarda e dalla grinta che mette ogni domenica in campo, ma è anche una persona semplice che ti fa sentire sempre a tuo agio. È l’anima del Chievo e i suoi tifosi lo sanno e non smettono una domenica di cantare ‘Sergio, uno di noi’. Gli vogliono bene e anche quando nell’estate del 2014 vi è stato un momento di difficoltà – sembrava che qualcosa si fosse inceppato tra il capitano clivense e l’allenatore di allora, Corini – hanno voluto manifestare sotto casa sua la loro stima e convincerlo a rimanere in gialloblù. Cento gol in Serie A in 14 anni di carriera nel Chievo, in mezzo 22 gol in Serie B. Dietro di lui, tra i goleador clivensi, Alberto Paloschi (42), Federico Cossato (29) e Cyril Théréau (27). Il primo gol di Pellissier è datato novembre 2002. Siamo a Parma quando Del Neri lo fa entrare in campo a metà del secondo tempo al posto di Luigi Beghetto. Sergio si fa trovare pronto e al 94’ realizza il suo primo gol in Serie A e regala al Chievo una importante vittoria. Da allora di strada ne ha fatta tanta e anche tante reti nelle varie categorie e coppe, ma una rimarrà per sempre nel suo cuore: quella con la maglia della nazionale. È il 6 giugno del 2009 quando viene chiamato da Marcello Lippi a vestire la maglia azzurra nell’incontro amichevole contro l’Irlanda del Nord. Al 62’ del secondo tempo subentra a Giampaolo Pazzini e al 72’ segna il terzo e ultimo gol dell’Italia. Quella rimarrà la sua unica presenza in nazionale, ma il giusto riconoscimento a una grande carriera che è ancora lontana dall’essere alla fine.
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W AT C H & F O C U S
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calcio
S
ergio, quando fai gol le sensazioni che provi sono sempre uguali? Molto dipende anche dal risultato finale della partita, contro chi giochi, come sei messo in campionato. Ma comunque sia il gol è il gol...
C
ento gol con la maglia del Chievo hanno un altro valore rispetto ai gol segnati da altri bomber ‘centenari’ con maglie di quadre più prestigiose? Giocando sempre nella stessa squadra e 90 minuti tutte le partite hai più occasioni per fare gol. Però te li sei anche guadagnati, molto del merito è tuo. Perciò direi che i gol fatti con la maglia del Chievo sono gol importanti, veri, ‘pesanti’. A me piacciono i gol stilisticamente ben fatti, quelli belli da vedere, per intenderci quelli alla Montella o alla Batistuta. Io sono una via di mezzo
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tra questi due bomber. Io faccio gol calciando al volo, di destro e di sinistro ma anche approfittando degli errori dei difensori come è successo a Palermo in occasione del centesimo.
Q
uante volte ti sei detto ‘la metto là’ mentre calciavi la palla e ci sei riuscito e quante volte invece hai tirato senza pensare dove sarebbe andata a finire e hai fatto gol?
Direi il 50%, anzi la maggior parte delle volte di quando decidi di metterla in un posto prefissato non sempre ci riesci perché sei in corsa, c’è il difensore che ti pressa o il portiere che ti chiude lo specchio della porta. Ci sono una marea di situazioni in cui devi capire in pochi secondi qual è la cosa migliore da fare. L’attaccante fa gol perché è istintivo, sa cosa deve fare. Tante volte la porta non la guardo; so già
dov’è e quindi calcio come capita. A volte va bene, altre no. Altre volte invece colpire bene la palla non bene ti aiuta a fare gol, perché toglie il tempo al portiere. Al contrario se la prendi bene il portiere può essere avvantaggiato.
Q
ual è il tuo gol preferito, tra i tanti che hai fatto?
Ho avuto la fortuna di fare gol in tutte le maniere: mezza rovesciata, al volo, di testa, di tacco, su rigore, in rovesciata. Ogni gol è una bella emozione quindi direi che uno in particolare non c’è. Anche perché alla fine, nelle statistiche, conta fare gol, non come lo fai.
Q
uali giovani attaccanti vedi per il futuro dell’Ita-
lia?
Immobile e Belotti. Loro sono il prototipo dell’attaccante e, non a
fonte: sito ChievoVerona
caso, sono i titolari della Nazionale. Oggi è un po’ scomparso l’attaccante vero, non ci sono più gli attaccanti completi. Quando ero giovane io c’erano più attaccanti di qualità e soprattutto che sapevano adattarsi, all’occorrenza, a fare la prima o la seconda punta. Oggi è difficile trovare questa adattabilità.
U
n attaccante del passato che ti ha ispirato?
Come già detto io amo i gol belli e quei calciatori che si li creano. Quindi gli attaccanti come Van Basten, Batistuta e Del Piero hanno senz’altro un posto importante nella mia personalissima classifica di gradimento.
calcio
Qualche anno fa ce n’erano davvero tanti, e di campioni, soprattutto quando giocavi contro le grandi squadre: Nesta, Cannavaro, Thiago Silva. Adesso ci si basa molto di più sulla corsa, sulla forza e sulla tattica.
F
inito di giocare come vedi il tuo futuro?
Non lo so, per adesso penso ancora al calcio giocato. Vedremo…
N
ella tua carriera quali sono stati i difensori che ti hanno reso la vita difficile?
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calcio
T
i ha dato fastidio che qualcuno qualche anno fa ti avesse già ‘rottamato’? Certo che sì. Comunque, anche dalle situazioni negative una persona intelligente riesce a prendere le cose positive. Per quanto mi riguarda ho pensato che forse mi ero adagiato troppo ritenendomi titolare inamovibile a prescindere. Perciò mi sono rimboccato le maniche. Ho ricominciato da capo dimostrando che si sbagliavano. Mi sono impegnato di più, ho lavorato sodo, stando zitto e continuando a migliorarmi. Ho raggiunto un traguardo importante anche a 30 e passa anni, malgrado tre anni fa molti, non solo l’allenatore o i dirigenti, ma tutto l’ambiente, pensavano che io fossi finito.
A
chi hai dedicato il centesimo gol in Serie A?
Alla mia famiglia a mia moglie e ai miei figli - che mi ha supportato e hanno subito quello che ho sofferto. Le persone che ti stanno intorno sono i primi a subire. Anche questo mi ha dato la carica per dimostrare agli altri chi sono.
T
ra gli attaccanti che hanno giocato con te con quali ti sei trovato bene? Il Chievo ha sempre preso ragazzi intelligenti che lavoravano per la squadra. L’anno che abbiamo fatto i preliminari di Champions league (era il 9 agosto del 2006, n.d.r.) ci siamo trovati tutti molto bene. C’erano Tiribocchi, Amauri e Obinna.
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Ma direi che in generale ho sempre avuto un buon feeling con i compagni d’attacco.
P
erché il numero 31 sulla maglia?
L’anno che son ritornato al Chievo (2002, n.d.r.) dopo essere stato alla Spal, volevo il numero 11. Ma erano in tanti a volerlo e quindi, ho evitato di partecipare all’asta, e ho scelto il 21. Poi però è arrivato Oliver Bierhoff che me lo ha chiesto; aveva vinto l’Europeo, segnando una doppietta, con quel numero. Gliel’ho lasciato volentieri. Sono andato quindi sul 31. Fatalità quell’anno mia moglie compiva proprio 31 anni e quindi l’ho visto anche come un segno del destino. Da allora non ho più cambiato, anche perché sono un abitudinario. E, visto com’è andata, direi che ho fatto proprio una buona scelta!
T
e lo ricordi ancora bene il tuo esordio con la maglia del Chievo e il primo gol in Serie A? Ricordo tutta la settimana di quell’esordio. Mister Del Neri mi aveva fatto esordire contro il Brescia a settembre del 2002 come esterno, che però non era il mio ruolo, e non avevo fatto bene. Poi mi aveva fatto fare qualche partita, anche in Coppa Uefa contro la Stella Rossa (sconfitta per 2-0, n.d.r.), ma non ho fatto grandi prestazioni e quindi mi aveva messo in tribuna anche perché ero il quinto attaccante di quella rosa. Poi è arrivata la settimana della sfida col Parma, caratterizzata da parecchi infortuni e squalifiche, che di fatto mi hanno permesso di andare in panchina. Ricordo che nei giorni che hanno preceduto quella partita mi sono allenato con ancor più intensità e attenzione sapendo che poteva esserci una possibilità di giocare. E così è stato. Sullo 0-0 il mister mi ha fatto entrare negli ultimi 15’ del secondo tempo. Non credo di aver toccato nemmeno un pallone. Poi è arrivato quel lancio, sul cross mi sono buttato sul primo palo e… gol! Abbiamo vinto 1-0. Da allora mister Del Neri mi ha dato fiducia e mi ha sempre fatto giocare, partendo da titolare o dalla panchina. E per me è cambiato tutto.
calcio
Q
ual è stato il tuo rapporto con i vari allenatori che hai avuto? Con Del Neri ho avuto alti e bassi. Quando non giocavo qualche battibecco l’abbiamo avuto, sempre però con rispetto reciproco, ma niente di che. È una bravissima persona. Ci sono stati tanti allenatori che hanno creduto in me, come Iachini, che mi ha fatto capitano, Pioli, con il quale mi sento ancora adesso, Di Carlo, Beretta, Pillon. Con tutti ho avuto un buon rapporto. Io ovviamente volevo sempre giocare. Ma si deve anche avere l’intelligenza di capire che il mister mette al primo posto il bene della squadra. Capito questo, e constatando che comunque il mister crede e ha piena fiducia in te, tutto fila liscio.
T
i manca il derby?
Beh, il derby è una partita speciale che manca a tutta la città di Verona non solo a me. Sono sicuro che non passerà tanto tempo per rivedere un derby in A tra ChievoVerona ed Hellas. Giocare queste sfide è bellissimo, esaltante. Sono momenti unici, di grande emozione. Sebbene la storia del derby veronese sia abbastanza giovane, credo sia già entrata nel cuore dei veronesi. Nel mio senza dubbio visto che ne ho vissuti e giocati parecchi. Ho anche dei buoni ricordi visto che, tutto sommato, se restiamo in tema di gol, qualcuno ne ho fatto anche all’Hellas.
CARRIERA DI SERGIO PELLISSIER STAGIONE
SQUADRA
CATEGORIA
PRESENZE
GOL
1996/1997 1997/1998 1998/1999 1999/2000 2000/2001 gen. 2001 2001/2002 2002/2003 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010 2010/2011 2011/2012 2012/2013 2013/2014 2014/2015 2015/2016 2016/2017 (*)
Torino Torino Varese Varese ChievoVerona Spal Spal ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona ChievoVerona
B B C1 C1 B C1 C1 A A A A A B A A A A A A A A A
1 0 27 28 0 14 30 25 27 34 34 35 37 38 35 35 35 24 23 27 19 16
0 0 4 5 0 3 14 5 3 7 13 9 22 13 11 11 8 5 1 7 5 4
(*) Dati aggiornati alla prima
giornata del girone di ritorno.
Alla chiusura di questa intervista i gol di Sergio Pellissier in serie A sono già 103. Infatti dopo quello messo a segno al Palermo sono arrivati quelli a Sampdoria, Atalanta e Inter. Non ci stupiremmo se, al momento dell’uscita di questo numero di SportDi+ fossero già 104. O 105. Già, perché il lupo perde il ‘Pelo’ ma non il vizio (del gol)…
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TINT, E PORT NT, L
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football americano
di Michele De Martin
AGSM MASTINI
2017 AMBIZIOSO
UN
Squadra rinforzata e grandi obiettivi per i gialloblù del football americano
A
poche settimane dall’ottava stagione consecutiva in serie A2, gli AGSM Mastini Verona presentano nuovi colpi di mercato, da aggiungere all’eccezionale acquisizione del capitano della nazionale italiana Diego Gennaro. Per il reparto difensivo arriva dai Panthers Parma il veronese Marco Dalla Bernardina, linebacker di grande esperienza. Il trentaduenne arriva da 5 anni di campionati in massima divisione, dove ha potuto raccogliere il titolo di MVP Defense con gli Hogs Reggio Emilia, un titolo di vicecampione d’Italia con i Panthers
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DONEGÀ
TOMELLERI
BRUNELLI
PETRIGNANI
VIVIANI
SOAGNOLO
QUARELLA F.
BOZZINI
PERINA
SEBASTIANI A.
football americano
e la maglia azzurra indossata in occasione del torneo “4 Helmets”. Ai Mastini affiancherà in veste di giocatore-allenatore coach Gianluca Ottenio, seguendo la crescita del reparto linebackers. Da Parma in arrivo anche il tackle offensivo Cristian Mattarei, pronto a seguire l’amico Dalla Bernardina in un ritorno a casa (ambedue i giocatori sono veronesi) che sa di desiderio di portare il football scaligero nell’elite made in Italy. Mattarei arriva dai Panthers Parma con i quali ha giocato tre Superbowl, vincendo quello del 2013 contro i Seamen Milano. Un curriculum importante per l’ex pantera nel quale compaiono Coppe Campioni e maglie azzurre. Dai Lions Bergamo, in arrivo il cornerback Simone Brega, pronto a dar man forte alla secondaria difensiva gialloblù capitanata da Filippo Mutascio. L’ex Lions, arriva da ben undici anni di gioco, con alle spalle campionati italiani vinti sia nel settore giovanile che nel campionato di serie A2. Sempre da Bergamo in arrivo il quarterback Carlo Carminati. Un colpo di mercato importantissimo per le ambizioni del team di coach Umberto Mag-
gini. Carminati, rientrato dopo l’esperienza spagnola con i Barcelona Drags che lo ha visto protagonista sino alla finale, è un giocatore di grande leadership, un atleta che potrà diventare il punto di riferimento offensivo per le giocate aeree e per la gestione dell’attacco scaligero. Acquisti importanti che aggiunti al rientro in squadra di ben dodici ex gialloblù, inalzano notevolmente il livello tecnico del team. Abbiamo lavorato molto bene in questa off season - ci dice il presidente Simone De Martin - e per questo devo ringraziare tutti i miei collaboratori e i nostri sponsor. Abbiamo strutturato un ottimo roster, e il coaching staff sta lavorando molto bene. Il campionato è alle porte e saremo pronti a puntare in alto.
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pallamano
di Marina Soave
IL 2017 DELL’OLIMPICA DOSSOBUONO
I
ntervista al presidente giallorosso Marco Beghini che ci spiega quali sono gli obiettivi per il nuovo anno tra serie A, giovanili e progetti scolastici. Per far crescere la società e, soprattutto, per far decollare la pallamano
P
residente Beghini, che anno è stato il 2016 per l’Olimpica Dossobuono?
Pronti a
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STU PI RE
Il 2016 è stato sinceramente un buon anno caratterizzato dall’arrivo in società di nuovi sponsor che hanno dato una ventata di serenità della quale tutto l’ambiente ne ha beneficiato. AGSM, Tricobiotos, Dmedia Group con la testata giornalistica Villafranca Week, oltre alle conferme di Venplast, Avelia, Maxima e di altri partner nuovi che da sempre sono vicini a noi, ci hanno consentito di migliorare l’assetto societario e trovare mezzi nuovi per promuovere il nostro sport. La trionfale cavalcata e la promozione dalla serie A2 alla massima serie è stata la ciliegina sulla torta di un percorso iniziato qualche anno fa. Da sottolineare anche gli ottimi risultati centrati delle formazioni giovanili. Il consolidamento del settore maschile e l’iscrizione di una giovane squadra al campionato di serie B è l’inizio del percorso che abbiamo deciso di intraprendere anche con i ragazzi, nella di poter arrivare, senza fretta, ai livelli della serie A femminile. Il tutto - e questo ci tengo a sottolinearlo - con spirito e risultati ben diversi alla precedente esperienza.
Q
ual è stato il momento più esaltante e quello meno piacevole
pallamano
dello scorso anno? Di momenti belli nel 2016 ce ne sono stati tanti ma è evidente che l’apice è stata la promozione in serie A dopo le esaltanti Final Four di Chieti. Sinceramente di momenti spiacevoli non ne ricordo, forse perché è più facile ricordare quelli belli..
S
e potesse cambiare qualcosa dell’anno appena conclusosi, cosa cancellerebbe? Non vorrei cambiare nulla perché sono dell’idea che nella vita così come nello sport, bisogna sempre guardare avanti e mai rinnegare o rimpiangere ciò che si è fatto.
vorare nelle scuole e nella crescita umana e sportiva dei nostri atleti più giovani; ogni annata che passa è esperienza in più che accumuliamo tutti insieme.
A
livello visibilità, siete soddisfatti di come Verona vede e considera il lavoro che state facendo o vi aspettate maggiore considerazione?
Il nostro lavoro, specialmente quest’anno, è stato rivolto soprattutto ad aumentare la visibilità della nostra società e dello sport della pallamano. Con i mezzi, limitati ma buoni, che abbiamo siamo riusciti a essere costantemente presenti sulla stampa locale, sul web e non per ultimo abbiam iniziato un percorso che ci permetterà di trasmettere le dirette delle nostre gare casalinghe, e non, in streaming. Competere con altri sport e altre realtà sportive veronesi di ben altro spessore, è una sfida importante che ci stimola, ci onora e che ci spinge a migliorarci sempre di più.
C
he prospettive e obiettivi vi ponete come società e come squadra per il 2017?
Gli obiettivi sportivi sono quelli di riuscire a salvarsi tranquillamente e, perchè no, arrivare tra le prime otto per poter disputare la Coppa Italia. Poi una buona stagione con la serie B maschile che ci possa consentire di far fare esperienza ai ragazzi per poter nei prossimi anni a puntare a qualcosa di più. Inoltre continuare incessantemente a la-
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pallamano
U
n
sogno nel cassetto?
Sono realista e non un sognatore, cerco di stare con i piedi per terra, ma sognare non costa nulla. Fare sport significa anche cercare di ottenere risultati migliori e perché allo-
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ra non sperare di raggiung e r e l’apice nel nostro sport con ragazze e ragazzi che hai visto giocare e crescere fin da piccoli? Ebbene con orgoglio posso dire che quel cassetto un po’ l’abbiamo già aperto.
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rugby
di Alberto Cristani
MARIO RAMUNDO
Ecco come
farò VOLARE
il West Verona Rugby Il rugby non è solo uno sport ma uno stile di vita, un momento di crescita fisica, psicologica e umana, nel rispetto delle regole e dell’avversario. Un percorso che inizia per gioco con il ‘mini’ per poi proseguire e diventare motivo di appartenenza e orgoglio quando si arriva alla prima squadra. Di questo e molto altro ha parlato in questa intervista Mario Ramundo, patron del West Verona Rugby Union.
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“L
o scorso anno” – spiega il presidente del West – “è stato ricco di soddisfazioni: chiudiamo il campionato SS 2015/2016 della squadra senior al terzo posto, il miglior risultato di sempre e questo non può che renderci felici. Inoltre: abbiamo inaugurato il nuovo centro sportivo a Sona, lo abbiamo fatto con le autorità locali rappresentate dall’assessore allo sport del comune di Sona Arch. Dalla Valentina, padrini due giocatori di alto livello della Benetton Treviso Federico Zani e Luca Morisi (quest’ultimo con più di un cap nella Nazionale maggiore) e, soprattutto, con molti atleti, familiari, amici e simpatizzanti. Abbiamo dato vita con il Valpolicella Rugby ad un progetto di
rugby
franchigia giovanile che ha lo scopo di far crescere tecnicamente le squadre juniores che vanno dalla under 14 alla under 18 con un occhio anche alla crescita dei tecnici/educatori. Siamo cresciuti come numero ed abbiamo allargando la nostra attività anche a territori come il Comune di Vigasio che, grazie all’inaspettato entusiasmo dei nostri educatori e dei genitori sta dando ottimi risultati. Voglio inoltre segnalare il passaggio alla prima squadra del Valpolicella del nostro giocatore Leonardo Vidali che ha esordito nel ruolo di pilone nel campionato di serie A. Mi fermo qui, ma molte altre attività hanno avuto compimento con esito positivo o comunque sono iniziate con i
migliori auspici”. “A livello risultati” – prosegue Ramundo – “direi che possiamo ritenerci soddisfatti. Infatti, oltre all’ottimo piazzamento conquistato nel campionato di serie C2, vale la pena segnalare le buone prestazioni da parte dei giocatori U18 del nostro vivaio, i risultati positivi nelle categorie giovanili under 16 e under 14 e la grande crescita quantitativa e qualitativa del settore minirugby che con i bambini U6, U8, U10 e U12 hanno ben figurato nei raggruppamenti federali e nei tornei a cui hanno partecipato. Oggi possiamo dire che ci siamo scrollati di dosso la fama di squadra cuscinetto relegata al fondo delle classifiche e le nostre squadre riescono ora a
competere nei vari campionati con enormi soddisfazioni. Dobbiamo ancora crescere e siamo solo all’inizio del cammino, ne siamo coscienti, ma la strada è stata imboccata e sono certo che avremo delle belle soddisfazioni. “Per il 2017” – evidenzia il numero uno del West Verona Rugby” - abbiamo degli obiettivi ambiziosi, nel giro di pochi anni vogliamo diventare il ter-
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rugby
zo polo del rugby veronese e vogliamo guadagnarci in campo il rispetto delle squadre Venete e per arrivare a questi risultati dobbiamo continuare a costruire delle solidi fondamenta per un Club che - ripeto - vuole essere un riferimento nel nostro territorio. Le fondamenta le stiamo costruendo sia con i numeri, in costante aumento nel minirugby e giovanili, sia come qualità di gioco espresso in campo di tutte le squadre, dal minirugby alla prima squadra. Siamo inoltre entrati a far parte di un team di squadre di altissimo livello, molte dell’eccellenza e della serie A, che hanno come obiettivo la realizzazione di progetti volti a far crescere il movimento rugbystico italiano e questo può solo aiutarci nella crescita”. Nota ‘dolente’ la limitata attenzione nei confronti del rugby da parte. Ramundo non polemizza ma dalle sue parole traspare una certa delusione: “Purtroppo, nonostante gli sforzi che facciamo non siamo considertati come meriteremo. Vogliamo maggiore considerazione. Non solo come Club ma anche come disciplina sportiva. Cerchiamo di trasmettere tutti i giorni ai nostri ragazzi principi che fino a poco tempo fa
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erano alla base della nostra società: disciplina, rispetto, divertimento, etc. e lo facciamo tramite uno sport, il rugby, che ha nel proprio dna tutti questi valori. E’ per questo che come Club ci impegniamo in attività di propaganda che hanno il solo scopo di promuovere il movimento rugbystico in genere, anche se a trarne vantaggio non siamo direttamente noi ma anche nostre società competitor del territorio. Infine, da buon presidente, Mario Ramundo ‘svela’ il suo sogno nel cassetto: “Ne ho tanti a dire il vero, ma ad uno in particolare tengo maggiormente: vorrei riuscire a trasmettere un senso di appartenenza al proprio Club che va al di là delle singole soddisfazioni personali. Appartenere vuol dire avere voglia di dedicare ogni ora libera al proprio Club, essere felici di andare lì per gioire con gli amici o aiutarli a fare qualche lavoro, a realizzare qualcosa (che poi è la stessa cosa). Vuol dire crescere e far crescere i propri figli con sani principi morali, come dico sempre non dobbiamo far crescere campioni ma buoni e sani ragazzi che sappiano un giorno essere una componente fondamentale della nostra società. Tra tanti buoni ragazzi è probabile far crescere dei campioni”.
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intervista
di Alessia Bottone
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cuori nel...
PATTINAGGIO
Alessandra, Greta, Silvia ed Eleonora, quattro giovani leve del pattinaggio della Polisportiva Adige Buon Pastore. Specialiste del Quartetto raccontano per i lettori di Sport D+ le gioie e i dolori dello sport che le ha stregate.
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B
eh, ragazze, raccontatevi un po’....
Ale: Sono Alessandra Pecunioso, ho quasi 20 anni e frequento il secondo anno di Psicologia sociale e del lavoro all’università di Padova. Pratico pattinaggio da ormai 15 anni. Non è stato sempre facile conciliare l’attività sportiva con altri impegni scolastici e non solo; sicuramente fare pattinaggio a livello agonistico richiede molti sacrifici, ma sono ben superiori le soddisfazioni che questo dà in cambio. Gre: Sono Greta Santellani e ho 18 anni. Pratico il pattinaggio artistico da dieci anni a livello agonistico. In questi anni di attività ho partecipato a gare sia singolarmente sia in gruppo, ho avuto molte soddisfazioni ma i traguardi migliori li ho ottenuti gareggiando nella categoria quartetti arrivando a livelli nazionali e internazionali. Sil: Sono Silvia Bragantini, ho diciotto anni, abito a San Giovanni Lupatoto in provincia di Verona e sono all’ultimo anno dell’istituto tecnico economico “L. Einaudi” della mia città. La mia vita sportiva è iniziata all’età di sei anni con la ginnastica
ritmica, che ho praticato per quattro anni, ma, poi, nell’aprile 2007, la mia strada è cambiata: ho scoperto il pattinaggio artistico a rotelle; era un’attività diversa dai soliti sport: attratta e incuriosita mi sono iscritta alla società del paese. Ele: Sono Eleonora Perrone, ho 18 anni e pattino da quando ne avevo 8. Non ero certamente una bambina troppo dotata ma mi piaceva pattinare e ho deciso di continuare e i successi, seppur in piccolo, non sono tardati ad arrivare.
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erché hai scelto questo sport?
Ale: Inizialmente ho seguito le orme di mia sorella maggiore che già lo praticava. Con gli anni, poi, ho scoperto il piacere e le particolarità di questo sport. Il pattinaggio mi permette di vivere forti emozioni. Non è sempre facile entrare in pista e dare il proprio meglio con la consapevolezza di essere giudicata e anche osservata da centinaia di persone ed è proprio in questi momenti che bisogna avere i nervi saldi senza lasciare che la paura prenda il sopravvento. Ciò che mi affascina di ogni nostra
intervista
PATTINAGGIO
gara sono i momenti immediatamente precedenti alla nostra esibizione, prima che venga accesa la musica: l’emozione è fortissima, un misto tra paura di sbagliare e voglia di dimostrare il meglio; ognuno sa ciò che provano le compagne e questo ci dà ancora più forza e carica. Inoltre l’attività agonistica mi ha permesso di partecipare a gare di livello nazionale ed internazionale e questo è sicuramente fonte di orgoglio personale. Gre: Non c’è un motivo preciso. Mi hanno incuriosita e affascinata le ragazzine che facevano allenamento al parco dove andavo a giocare anni fa. Successivamente con l’incoraggiamento di mamma ho partecipato alle prove gratuite organizzate dalla mia scuola di pattinaggio e, da quel giorno, mi sono innamorata di questo sport e ad oggi
ELEONORA PERRONE
lo consiglio a tutti perché è veramente uno sport completo. Sil: Ho scelto questo sport perché abitavo, e abito tuttora, davanti ad una pista di pattinaggio all’aperto ed, a quel tempo, dal balcone di casa, guardavo incantata le ragazzine che si allenavano e passavo i pomeriggi ad imitarle provando a fare come loro. Fin da subito ho
capito che sarebbe stato il tipo di sport che faceva per me. Dal momento in cui mi sono iscritta ed ho iniziato la nuova avventura ho sempre avuto la voglia di migliorare le mie prestazioni ad ogni allenamento e, fino ad ora, il mio percorso è stato tutto in crescendo. Ho avuto tantissime soddisfazioni accompagnate da altrettante emozioni e l’ambiente sportivo in cui mi sono inserita ha sempre saputo mettermi a mio agio. Ele: ho scelto questo sport dopo aver visto un saggio di mia cugina, i pattini mi hanno affascinato e ho deciso di provare.
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ttualmente cosa stai facendo?
ALESSANDRA PECUNIOSO
GRETA SANTELLANI
Ale: In passato ho praticato tre specialità livello agonistico, due delle quali, libero e obbligatori, che sono individuali; la terza è di squadra e si tratta
SILVIA BRAGANTINI
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intervista
PATTINAGGIO
giovane praticare una disciplina?
della specialità ‘Quartetti’. Recentemente, essendomi trasferita a Padova, ho deciso di dedicarmi solo a quest’ultima. Gre: Attualmente sto finendo la scuola superiore per diventare estetista, nella mia vita sportiva invece, mi sono dedicata alla categoria quartetto. Questa specialità la pratico ormai da otto anni. Sil: Attualmente, sportivamente parlando, mi dedico alla specialità “quartetto” gareggiando, quindi, in una squadra formata da quattro atlete. Il mio quartetto ha il nome di “Parva Vis”, dal latino “Piccola Forza” e le mie compagne sono Alessandra (1996), Eleonora (1997) e Greta (1998). Con loro ho instaurato da subito un grande rapporto, siamo legate da molti anni e la maggior parte delle emozioni che ho vissuto per questo sport sono state condivise con loro. Ele: Tra pochi giorni inizierò l’università a Bologna, studierò tecniche ortopediche, dopo aver terminato quest’estate il liceo scientifico. Per problemi legati alla mancanza di tempo sono stata costretta a lasciare la specialità del singolo nel pattinaggio per dedicarmi a tempo pieno al quartetto.
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a famiglia quanto è stata importante nella tua vita di sportivo?
Ale: Il sostegno della famiglia è fondamentale per un atleta, poiché lo sport, oltre a richiedere energie fisiche, necessita anche di un impegno in termini di tempo e denaro che solo con l’aiuto della famiglia risulta gestibile. Mia mamma, ad esempio, mi ha sempre sostenuto. Il suo supporto è stato fondamentale nel motivarmi nei momenti di maggiore difficoltà e pressione, ma soprattutto è
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stata parte attiva nel gioire dei miei e nostri, successi. Da non dimenticare tutti i sacrifici che ha fatto per me come portarmi ogni volta a fare gli allenamenti e le gare in trasferta o passare le notti a decorare gli abiti da gara, in compagnia delle altre mamme. Gre: La famiglia nel mio percorso sportivo è stata molto importante, mi ha sempre sostenuto nei successi e nelle sconfitte, è stata ed è il mio punto fermo; so che loro ci saranno sempre, potrò in ogni momento contare sul loro aiuto. I miei familiari mi danno consigli indispensabili, so che avrò sempre qualcuno con cui sfogarmi e parlare liberamente. Sil: La mia famiglia è stata ed è importante tuttora, sicuramente. È il sostegno indispensabile per qualsiasi momento, facile o difficile che sia e, fortunatamente, la mia non è mai mancata. Entrambi i miei genitori sono molto legati e coinvolti da questo sport, mi hanno sempre fatto sentire la loro presenza e il loro appoggio in ogni occasione. Ele: La mia famiglia mi ha aiutato molto nella mia vita sportiva, sopratutto in termini economici perché questo sport non è certo uno sport low cost, ma, hanno fatto dei sacrifici per permettermi di continuare. Inoltre non hanno mai rinunciato a portarmi avanti e indietro dalla pista a casa, non potevo arrangiarmi perché non era molto vicina. Eppure, i miei genitori sono sempre stati al di fuori dell’aspetto tecnico, secondo me giustamente in quanto questo spetta all’allenatore, aiutandomi invece nell’aspetto morale, sostenendomi indipendentemente dalla classifica finale.
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osa significa “fare sport” e quanto è importante per un
Ale: Penso che per ogni bambino/a e ragazzo/a sia fondamentale praticare sport per diversi motivi. Oltre a portare benefici a livello fisico e di salute, lo sport aiuta a crescere, dà disciplina e permette di formare una propria identità. Il pattinaggio mi ha trasmesso molti valori e mi ha insegnato molte cose: a imparare dagli errori, a non abbattersi dopo una caduta o un insuccesso, a saper affrontare i miei limiti per migliorare e ad avere sempre in mente un obiettivo a cui mirare. Grazie al pattinaggio ho anche imparato ad organizzarmi e ad ottimizzare il tempo. In generale, gli sport di squadra insegnano a cooperare con altre persone per raggiungere un obiettivo comune, a sapersi confrontare, trovare compromessi e a fidarsi degli altri. Nel pattinaggio questo è possibile nelle specialità di gruppo e quartetto dove diventa fondamentale sviluppare una profonda fiducia e intesa reciproca tra i vari componenti. Infatti, in pista il movimento di ognuna di noi deve essere assolutamente coordinato e sincronizzato con quello delle altre fino al punto di diventare un’unica persona. Gre: Per un giovane lo sport è importantissimo e praticarlo fa bene alla salute e anche alla mente. Facendo sport si vivono nuove esperienze, si crea un legame con le tue compagne, si impara a lavorare in squadra a collaborare ed aiutarsi a
vicenda costruendo una vera e propria squadra. Vincere e perdere fanno parte del percorso, cadere per poi rialzarsi e tornare magari più forti di prima. Gareggiando, inoltre ci si confronta con altre persone ed altre realtà che ti migliorano sia come persona sia come atleta. Sil: Secondo me “fare sport” ha svariati significati: vuol dire tenere preservare la salute, muovere il proprio corpo, porsi degli obiettivi, impegnarsi, fare sacrifici, rispettare gli avversari, credere in noi stessi e tanti altri. Penso che per un giovane praticare una disciplina sia importante, perché oltre ad essere salutare e necessario per ottenere una buona struttura fisica, è una distrazione positiva dalla routine quotidiana e, se ci si appassiona, può dare tante soddisfazioni ed emozioni uniche. Inoltre, come nella vita, l’impegno costante ed il sacrificio, portano comunque ai risultati. Ele: Fare sport significa non solo fare movimento fisico per il benessere del corpo ma imparare una certa disciplina ed educazione che un bambino a casa con i soli genitori non può apprendere; significa imparare a socializzare ancor di più che a scuola e, sopratutto il pattinaggio, aiuta ad affrontare l’ansia, la paura o l’agitazione che può scaturire nel momento prima di una gara ma che può esserci anche in altre situazioni non sportive.
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e non avessi scelto questa disciplina quale sport avresti praticato? Ale: Dal momento che ho iniziato questo sport fin da piccola e il pattinaggio è sempre stato parte della mia vita, mi è difficile immaginare il mio impegno in un altro sport. Gre: Nella mia vita ho provato molti sport come la danza, il nuoto, la ginnastica ritmica probabilmente penso che qualsiasi sport avessi scelto non lo avrei continuato fino a questi livelli. Magari lo avrei abbandonato inizio superiori come fanno tanti perché è il periodo più difficile per continuare. Sono molto contenta di avere intrapreso questo percorso e sceglierei questo sport altre mille Sil: Non saprei, probabilmente avrei continuato con la ginnastica ritmica. Ele: Se non avessi scelto il pattinaggio avrei fatto ginnastica artistica, sport che ho scoperto poco tempo fa e che mi affascina molto. Dopotutto non è così diverso dal pattinaggio ma, a differenza di esso, mette più in luce gli aspetti acrobatici quali possono essere i salti. Ma l’aspetto artistico che i pattini regalano è tutta un’altra musica.
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egui altri sport?
Ale: Non seguo altri sport a livello agonistico ma, occasionalmente pratico anche lo sci. Gre: No, non seguo altri sport. Sil: Mi piacciono quasi tutti gli sport ma non ne seguo uno in particolare. Quest’estate ho seguito molto le olimpiadi e resto sempre incredula e dispiaciuta che il pattinaggio artistico a rotelle non faccia parte delle discipline olimpiche, speriamo non rimanga un’illusione e che presto ne entri a far parte. Ele: Seguo volentieri gli altri sport, sopratutto quelli che non sono molto ‘famosi’ e non riesco a capire perché, pur essendo affascinanti, non hanno il diritto allo spazio che viene invece dato agli altri sport maggiori. Seguo anche il calcio, sopratutto la nazionale, ma davvero non riesco a capire perché debba occupare
così tanto spazio all’interno dei programmi televisivi.
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osa ti piace del mondo dello sport e cosa invece cambieresti?
Ale: Ciò che mi piace dello sport è che è una palestra di vita; è innegabile però che ci sono alcuni aspetti che potrebbero essere migliorati come il fatto che gli sport ‘tipici’ vengono facilitati dalle istituzioni a discapito di altre discipline che invece avrebbero bisogno di risorse. Tali sport ‘minori’ dovrebbero essere incentivati in modo da poter garantire a tutti l’opportunità di svolgere con le stesse possibilità il proprio sport preferito. Ci sono alcuni sport che, essendo riconosciuti a livello culturale, danno la possibilità a chi lo pratica, di farne anche la propria professione. Il pattinaggio a rotelle, oltre a non essere uno sport olimpico, non permette agli atleti di essere retribuiti e quindi non può essere inteso come un investimento per il proprio futuro. Mi piacerebbe che un giorno il pattinaggio possa ottenere la stessa considerazione. Gre: Il mondo dello sport è un bel mondo, possono nascere delle piccole ostilità tra le varie società perché gareggiando contro è normale che si creino, nel complesso è un mondo con molta sportività. Non c’è una cosa in particolare che cambierei. Sil: Mi affascina molto come il mondo sia pieno di sport e discipline diverse tra loro, ognuna con i propri obiettivi, caratteristiche, particolarità e modi di giudicare le competizioni. Se dovessi cambiare qualcosa toglierei sicuramente il doping perché non è corretto accrescere in maniera artificiale il proprio
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intervista
rendimento fisico per salire di classifica. Penso non ci sia niente di più bello e soddisfacente che vincere, o anche solo partecipare alle gare sportive, grazie unicamente all’impegno, alla fatica ed ai sacrifici, senza il bisogno di somministrare certe sostanze, tra l’altro proibite. Ele: Del mondo dello sport amo l’adrenalina che trasmette, lo spettacolo che può diventare qualunque sport, ognuno a modo suo. Vorrei che non esistesse, però, la rivalità, al di là della competizione, che si insinua tra le diverse squadre o società sportive, perché porta solo rancori e alimenta i sotterfugi.
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resenta un po’ la società e il tuo ruolo in essa
Ale: La polisportiva Adige Buon Pastore offre la possibilità di praticare il pattinaggio artistico a rotelle ma anche altre discipline come l’atletica, la ginnastica per adulti ed anziani, lo yoga e molte altre. Cerca anche di avere un ruolo nel sociale organizzando il centro estivo. Per quanto riguarda il pattinaggio, la società si distingue non solo a livello provinciale ma anche regionale e nazionale. Il nostro quartetto Parva Vis ha rappresentato la società anche alla coppa delle Nazioni tenutosi nel 2015 in Spagna a Lleida. Per quanto riguarda il mio ruolo nella società, spero di essere un esempio per le bambine più piccole che si sono affacciate dopo di me a questo sport. Gre: La mia società, la polisportiva Adige Buon Pa s t o r e non si o c cupa solo d e l pattinaggio artistico ma anche di altre discipli-
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ne. Il mio ruolo nella società è quello di atleta e, facendo quartetto, penso di essere, assieme alle mie compagne, un punto di riferimento, un obiettivo e un esempio da seguire per le bambine più piccole. Sil: La mia società è nata nel 1987 a San Giovanni Lupatoto (VR) fondata da Silvia De Carli, da sempre la nostra allenatrice più vicina. Oltre al pattinaggio comprende anche l’atletica e diverse attività motorie per adulti. Il mio ruolo in essa, oggi come oggi, è sicuramente l’atleta e, da poco, anche “l’aiuto allenatrice”, quindi mi occupo dei nuovi iscritti che sono soprattutto i bambini dell’asilo e della scuola materna che iniziano a pattinare. Ele: La mia società proprio quest’anno compirà 30 anni, un grande traguardo. Ha avuto i suoi alti e bassi ma ora ci troviamo in una situazione difficile perché le ore che le piste mettono a disposizione sono sempre meno mentre gli iscritti sempre di più! Da quest’anno e un po’ anche l’anno scorso, inizierò a dare una mano in qualità di allenatrice, a partire dai principianti. Spero di essere d’aiuto e di essere stata d’esempio per i più piccoli.
C
om’è allenare i giovani e quali sono le maggiori difficoltà?
Ale: Ho allenato poche volte ma ho potuto rendermi conto che non sempre è facile motivare le bambine e renderle consapevoli delle loro potenzialità. Inoltre, spesso, non sono consce dei loro obiettivi e questo non permette loro di sfruttare al meglio le loro abilita`. Sono questi alcuni degli aspetti più difficoltosi per un allenatore da curare. Gre: Io non mi occupo dell’allenamento dei giovani ma aiuto quando c’è bisogno. La difficoltà maggiore è quella di spiegare anche più volte, farsi ascoltare e soprattutto mantenere sempre la pazienza facendo diventare la lezione divertente ed invogliando i bambini a ritornare anche la volta successiva Sil: Allenare i giovani è sicuramente un
incarico importante perché i ragazzini ti considerano come punto di riferimento e prendono l’esempio che dai; bisogna, quindi, saper sempre trasmettere loro il messaggio giusto. La maggiore difficoltà è forse il saper farsi ascoltare, anche se mi rivedo spesso in loro quando anch’io avevo quell’età in cui l’allenatrice non si ascoltava, si faceva di testa propria e si chiacchierava con le amiche distraendosi con poco. L’importante è riuscire a produrre qualcosa di positivo, che vada a migliorare le prestazioni di ognuno di loro, senza dimenticare di comunicare ogni volta i valori base della condivisione, rispetto e correttezza, fin da giovanissimi. Anche se la mia esperienza da allenatrice è ancora poca devo dire però che le soddisfazioni che i più piccoli regalano sono davvero uniche e più si sta con loro più ci si arricchisce di emozioni. Ele: Allenare i giovani è veramente illuminante perché ci si rende conto di quanto possa essere stato difficile per i gli allenatori allenare me, quando ti rivedi in una bambina che non sta ferma un attimo, che non ascolta o che piange per niente. Eppure anche questo fa parte del mestiere ed è forse la parte migliore, accettare ogni bambino per come è, aiutandolo nel frattempo a capire la disciplina non solo sportiva ma anche morale da mantenere quando si è in pista. Una delle difficoltà che incontra un allenatore che, secondo me, qualche anno fa si riscontrava meno, è quella dei genitori insistenti. Genitori che si preoccupano solo del loro bambino e che, pur non sapendo nulla o poco di pattinaggio, insistono nel voler dimostrare che il loro bambino è il più bravo, addossandogli inutili pressioni. Questa questione, secondo me, deve essere affrontata solo dagli allenatori e i genitori hanno il compito, forse più difficile, di sostenere sempre e comunque il loro figlio, perché ogni allenatore fa delle scelte solo per il bene di ogni suo atleta e per farlo crescere nel migliore dei modi.
ISTRUZIONI PER L’USO
SportDi+, una realtà... aumentata!
di Giorgio Vincenzi
intervista
UNA VITA IN VELOCITÀ
Corri Nicolò,
Corri! E
lui, Nicolò Olivo, è sempre pronto a mettere in pratica questa passione per la corsa: dalla terra battuta delle piste di atletica, alle strade asfaltate per le mezze maratone sino a quelle di campagna con le campestri.
I
l “Forrest Gump” di Povegliano Veronese, 22 anni, studia ingegneria energetica all’Università di Padova e fa parte della società Atletica Insieme New Foods Verona. Una “vita di corsa” che lo accomuna in famiglia alla passione di papà Stefano per la maratona. Il 2016 per Nicolò Olivo è stato un buon anno che lo ha visto primeggiare, tra l’altro, nella mezza maratona di Verona e in pista cogliere il titolo di campione italiano nella staffetta 4 x 800.
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icolò, in quali categorie ti cimenti?
Corro un po’ tutte le gare del mezzofondo. In pista mi cimento dagli 800 ai 5.000 metri e in particolare nei 3.000 siepi che è la mia gara preferita e dove riesco ad esprimermi meglio. Mi piace anche correre su strada come per esempio nei 10 km e nella mezza maratona. Qualche volta mi sono cimentato in gare di corsa campestre.
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intervista
MARATONA
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uali sono state le tue vittorie più prestigiose?
La prima, in ordine cronologico, è del 2013 con la vittoria del titolo regionale nei 5.000 metri juniores. Nel 2015 e nel 2016 ho vinto il titolo regionale sui 1.500 metri in pista. Nell’aprile del 2016 sono diventato campione italiano nella staffetta 4 x 800 metri assieme ad altri atleti veronesi: Alessandro Dal Ben, Leonardo Tesini, Francesco Montagna. A ottobre del 2016 ho vinto l’11ma edizione della 10 Miglia Lupatotine (16 km), mentre a novembre sono arrivato primo alla Cangrande Half Marathon, la mezza maratona, di Verona. Vorrei ricordare anche il terzo posto nei 3.000 siepi ai campionati italiani universitari che si sono tenuti a Modena nel giugno scorso. Inoltre, da cinque anni consecutivi mi qualifico per i campionati italiani, tra juniores e under 23, nei 3.000 metri siepi e nel 2016 anche nei 1.500 metri.
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arliamo della mezza maratona, specialità che ti ha visto vincere a Verona. Quando hai iniziato a praticarla?
Ho iniziato nel 2014 quasi per caso. Il mio preparatore mi aveva dato come allenamento una corsa di fondo di un’ora, io invece gli ho proposto di sostituirlo con una mezza maratona ed è andata abbastanza bene. Poi l’ho fatta più seriamente nel 2015 e nel 2016 vincendo quella di Verona.
A
cosa pensi quando fai i 21 km della mezza marato-
na?
Nella prima parte devi trovare il giusto passo per non affaticarti troppo. Dopo metà corsa studi l’avversario e cerchi di capire se è stanco. Negli ultimi 4-5 km la testa conta più delle gambe e devi darti le motivazioni giuste per non sentire la fatica.
F
acciamo un passo indietro. Perché hai scelto di corre-
re?
Tutto è iniziato alle scuole medie quando mi sono accorto che alle corse campestri di istituto andavo forte e vincevo sempre. In quel periodo però giocavo a calcio. Poi in prima superiore mi sono stufato del calcio e volevo cambiare sport. Visto i pre-
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Nella pagina a fianco Una fase di una corsa campestre (foto di Roberto Passerini) In alto Il momento della vittoria all’ultima edizione della Cangrande Half Marathon, la mezza maratona, di Verona del novembre scorso (foto di Francesca Soli) Qui sopra Un momento dei 1.500 metri ai campionati regionali 2016 dove Nicolò Olivo ha vinto il titolo regionale assoluto (foto di Roberto Passerini) Nella pagina successiva sopra: La staffetta vincitrice dei 4 x 800 ai campionati nazionali. Nicolò Olivo è il secondo da sinistra (foto di Giacomo Bellazzi) sotto: Una fase della gara dei 3.000 siepi, la specialità di Nicolò Olivo (foto di Roberto Passerini)
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progetto sport intervista
di xxxxx
XXXXX OLIVO NICOLÒ
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he gare importanti ti aspettano nel 2017?
cedenti delle corse campestri e delle soddisfazioni avute mi sono buttato sull’atletica.
T
rovare in un paese un campo da calcio e una squadra è facile, ma fare atletica e po’ più complicato. Dove hai trovato una pista? Nel gruppo della parrocchia del mio paese c’erano tre animatori che facevano atletica a Villafranca e quindi grazie a loro ho avuto le dritte giuste. Sono andato a Villafranca e ho chiesto informazioni a un allenatore, che è tuttora il mio preparatore, Daniele Aloe. In questa società, Atletica Insieme che ha la sede principale a Bussolengo, ho iniziato a muovere i primi passi. Ora mi alleno tra Villafranca e Bussolengo e Padova quando sono all’università.
Q
uante ore al giorno ti alleni?
Mi alleno tutti giorni per circa un’ora mezza indipendentemente se sono a casa o all’università. Quando sono a Padova seguo la tabella che mi ha dato l’allenatore e poi ho la fortuna di allenarmi con altri due ragazzi veronesi della stessa mia società che
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studiano con me.
A
quale atleta ti ispiri? Chi è il tuo modello?
A livello italiano il mio idolo è Stefano Mei (medaglia d’oro ai campionati europei del 1986 a Stoccarda, Germania, nei 10.000 metri, n.d.r.). A livello mondiale mi piace molto Mo Farah (atleta britannico, n.d.r.) che è stato campione olimpico dei 5.000 metri e dei 10.000 metri a Londra nel 2012 e Rio de Janeiro nel 2016 nonché cinque volte campione del mondo. Mi piacciano molto anche gli etiopi Haile Gebrselassie e Kenenisa Bekele che dagli inizi degli anni Duemila hanno vinto tutto quello che c’era da vincere passando dalla pista alla maratona.
A gennaio e febbraio mi dedicherò a gare indoor poi ad aprile vorrei vincere nuovamente il titolo italiano nella staffetta 4 x 800 metri e provare a correre la 4 x 1.500 metri, sempre al nazionale. Il mio obiettivo principale per il 2017 è quello di qualificarmi per i campionati italiani assoluti sui 3.000 metri siepi che si terranno a luglio.
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er le specialità che tu pratichi: a 22 anni si è ancora troppo giovani?
Per i velocisti e i saltatori l’età migliore è quella dei 24-25 anni, mentre per i mezzofondisti, quindi il mio caso, potrebbe essere più avanti. Inoltre, con distanze più lunghe ci sono atleti che vanno forte a 30-35 anni.
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uindi devi ancora esprimere il tuo potenziale tecnico? Per certi aspetti sì, poi però in certe gare mi trovo dei fenomeni più giovani di me che mi superano. In particolare mi ricordo di una gara di qualche anno fa dove un ragazzo di trequattro anni meno di me che a metà percorso ha iniziato ad allungare e non l’ho più ripreso. Due anni dopo è diventato campione europeo juniores dei 10.000 metri e ora è un professionista: era Pietro Riva.
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l tuo sogno nel cassetto?
Diventare un professionista.
corsa
di Bruno Mostaffi
TUTTI POSSONO CORRERE DIVERTENDOSI Dall’esperienza del podista veronese Edoardo Romano nasce un gruppo amatoriale che si prefigge come obiettivo quello di correre in modo corretto, coordinato e soprattutto divertente. Perché si può puntare a migliorarsi senza per forza esasperarsi. In questa intervista ecco spiegato il progetto
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do’s Team
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doardo, spiegaci cos’è l’EDO’S TEAM BentegodiAmatori?
Farei una premessa dicendo che, la corsa, tra tutti gli sport, è sicuramente quello alla portata di tutti: non necessita di particolari strutture sportive né attrezzature, bastano solo abbigliamento adatto, un paio di scarpe da running, un cronometro e il gioco è fatto ma, proprio per questo aspetto pratico, chi inizia a correre spesso e volentieri lo fa in totale autonomia. Ed è qui che sorgono i primi problemi. Sottoporre il fisico ad un allenamento sbagliato, prima o poi, causerà delle conseguenze: posture errate, infortuni da sovrallenamento con relativo ristagno delle prestazioni, solo per citare alcuni esempi. Per questi motivi è fondamentale e importante la figura dell’allenatore. Abituare il proprio fisico sin dall’inizio a mantenere la corretta postura durante la corsa, eseguire correttamente lo stretching, imparare ad impostare le sedute di allenamento, comprendere gli obbiettivi da perseguire in base alle proprie caratteristiche e qualità, sono solo alcuni degli aspetti fondamentali per un runner ed ecco che l’EDO’S TEAM Bentegodi-Amatori nasce per rispondere a tutte queste richieste, fornendo un esperto del settore a tutte quelle persone che
oltre al desiderio di tenersi in forma, vogliono migliorare le proprie performance, abbandonando il fai da te.
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erché un runner dovrebbe decidere di farsi seguire da un professionista come te? (Edoardo è un maratoneta che ha coperto la distanza in 2h13’ n.d.r.)
Allenare è una scienza e, come tale, deve essere conosciuta da chi come me sceglie di fare il Coach. Un runner che decide di farsi seguire da un professionista effettua una scelta che gli garantisce prima di tutto un benessere psicofisico e gli consente il miglioramento della prestazione. Inoltre è fondamentale ricordare che l’allenamento è un processo individuale e che deve essere studiato per ogni singolo soggetto, per cui il professionista deve innanzitutto conoscere il soggetto da allenare tramite allenamenti quotidiani dove l’aspetto umano e conoscitivo diviene l’elemento vincente del nostro Team. Ogni appartenente al EDO’S TEAM BentegodiAmatori è seguito personalmente da me sotto ogni punto di vista come se fosse un atleta di vertice nei due allenamenti settimanali del lunedì e mercoledì che teniamo al CONI di Via Basso Acquar dalle 18.30 alle 20.00 con un eventuale terzo allenamento il venerdì; mentre la domenica partecipiamo a “marce non competitive” o competizioni asseconda dei programmi di ogni uno.
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pallamano
Un allenatore è qualcuno che ti dice quello che non vuoi sentire, ti fa vedere quello che non vuoi vedere, in modo che tu possa essere quello che hai sempre saputo di poter diventare Tom Landry
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ei un allenatore FIDAL e preparatore esperto e hai esperienza sia nel settore dell’allenamento di atleti di vertice come coach di amatori e preparatore atletico nel calcio. Nel pianificare un programma di allenamento annuale quali credi siano le fasi più delicate dal punto di vista mentale per un atleta? Allenamenti, pre-gara, gara, postgara, gestione di una sconfitta, di una vittoria… Un momento estremamente delicato riguarda l’inizio dell’anno agonistico, quando, nel periodo autunnale, ci si siede a tavolino e si scelgono gli obiettivi della stagione futura. Secondo me la scelta delle gare “obiettivo” è il momento più delicato per un atleta quanto per un amatore. Le gare-obiettivi devono essere stimolanti, da un lato, ma raggiungibili, dall’altro. Solo se una gara è sufficientemente motivante dal punto di vista emo-
zionale, può permetterti di costruire il percorso mentale che ti aiuta a sopportare i vari carichi di lavoro, in grado, poi, di permetterti di raggiungere il tuo obiettivo. Dall’altro lato, se la gara obiettivo è troppo elevata, o proibitiva, in confronto ai tuoi obiettivi, l’atleta di élite, come l’amatore, finirà poi per sperimentare una forte frustrazione. Perciò saper scegliere con competenza le gare è un momento delicato, che influenza il futuro per quella stagione. Un’altra fase delicata è il periodo del Tapering, il momento in cui la gara si avvicina. Parliamo delle ultime due settimane prima di una competizione. Questo è un momento delicatissimo dal punto di vista psicofisico, perchè si sommano una molteplicità di dubbi e ansie senza distinzioni di categorie di atleti, calciatori e Runner. Questa fase proprio perchè molto delicata richiede un ottimo livello di feeling tra allenatore ed atleta.
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oi arriviamo alla gestione dell’insuccesso…
L’insuccesso va sempre analizzato dal coach assieme all’atleta con razionalità, calma e auto-critica. L’insuccesso, se analizzato proficuamente, può esser la chiave di volta per far nascere una volontà di rivincita e di reazione da parte dell’atleta. Se non affrontato adeguatamente può invece portare ad una fase di disaffezione, portando in down psico-fisico l’atleta.
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ra atleti di vertice e normali amatori, nella tua esperienza, esistono differenze unicamente sotto il profilo atle-
tico o anche di natura mentale? Un aspetto nel quale non ci sono dubbi è che esistono differenze di motore, tra atleti di vertice e amatori. Se non hai il motore non puoi essere un atleta top, perchè il motore è il motore! Oltre a questo credo non esistano importanti differenze sotto il profilo mentale. Allenando anche atleti di livello nazionale, mi accorgo che questi possono fare un salto di qualità semplicemente prendendo consapevolezza che quello raggiunto fino a quel momento non è il loro massimo, ma è solo il 70% del loro potenziale. Spesso atleti di medio o basso livello non hanno la capacità di sapersi spremere al massimo. Ecco che un allenatore capace può e deve far fare il salto di qualità.
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triathlon
di Adriana Vallisari
IMPRESA SOLIDALE
Da +50 a -50
per la donazione del sangue Da meno 50 a più 50 gradi per il dono del sangue: questa è l’impresa sportiva e solidale che vedrà protagonista Marco Mazzi, ultramaratoneta e donatore di sangue Fidas Verona - Sezione Agsm.
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l prossimo 30 gennaio, l’atleta di Valeggio sul Mincio parteciperà per la prima volta all’impegnativa “Arrowhead 135 mile Winter Ultramarathon” in Minnesota (Usa): 220 chilometri di corsa a meno 50 gradi centigradi. Quest’estate, invece, toccherà l’estremo opposto: più 50 gradi sotto il sole californiano, per la “Badwater Ultramarathon”, nella Death Valley, corsa che aveva già sperimentato nel 2012 e nel 2013. Non solo: a marzo, condizioni fisiche permettendo, affronterà i 280 chilometri della Milano-Sanremo e, il 21 maggio, la sua settima Nove Colli running (202 chilometri). Tra il 28 e il 29 settembre, invece, percorrerà i 246 chilometri di distanza tra Sparta e Atene (“Spartathlon”, già rodata quattro volte); li calche-
rà di nuovo, sia in andata che al ritorno, a fine novembre (“Asa Atene-Sparta-Atene”, 492 chilometri). Tutte queste iniziative hanno un obiettivo: sensibilizzare la donazione di sangue attraverso lo sport. Per l’impresa di fine mese si è mobilitata l’intera Fidas Verona, che con i suoi quasi 12mila donatori seguirà passo dopo passo le gesta di Mazzi, insieme alla moglie Maddalena e ai figli Niccolò e Martina. Agsm Verona e Canadiens sono i due sponsor che hanno reso possibile quest’avventura: i loro loghi sono stati stampati sull’abbigliamento tecnico e sulla slitta trainata dal corridore. “Non è la prima volta che partecipo a ultramaratone” – dice l’atleta, che è pure presidente della sezione Fidas Verona Agsm, azienda in cui lavora – ”ma se riuscirò a completarle tutte nel 2017 sarò il primo al mondo a raggiungere questo record: non è un’impresa impossibile, così come non lo è donare il sangue . L’idea di scegliere delle corse che ruotano attorno al numero 50 è legata alla mia età: il 27 giugno compirò 50 anni e ho deciso di celebrarli con un’iniziativa che parli a tutti”. Marco Mazzi corre da molto, ma ha
iniziato solo nel 2007 a gareggiare, spingendo il limite sempre più in là. Oltre a mettersi in competizione con sé stesso (si allena almeno cento chilometri a settimana), è impegnato nel mondo del volontariato. Donatore di sangue dal 2002, è pure autista di ambulanze per Sos Valeggio. “L’ostacolo più grande” - spiega Marco - “in Minnesota sarà il freddo: per arrivare in fondo impiegherò circa 50 ore”. Per superare i momenti difficili è necessario avere una grande motivazione interiore: la Fidas mi aiuterà a continuare a correre e a mettermi in gioco». “L’impresa di Marco – dichiara il presidente di Fidas Verona, Massimiliano Bonifacio –. racchiude tanti significati in comune con la donazione di sangue: la passione, la tenacia, gli sani stili di vita che consentono di stare bene e di fare del bene agli altri Con la stessa passione nel 2016 i nostri donatori hanno teso il braccio 21.949 volte, con un aumento di quasi l’1% rispetto all’anno precedente. Noi tutti faremo il tifo per Marco e gli auguriamo fin d’ora di portare a termine con successo questa bellissima sfida, che non a caso è l’anagramma di Fidas”.
17.06.2017
www.stelviomarathon.it
15.07.2017
www.reschenseelauf.it
iniziativa
di Alberto Cristani
COSTRUIAMO INSIEME UN NUOVO
MODELLO
Il progetto promosso da AGSM mira a coinvolgere gli attori del tessuto cittadino e del territorio veronese, per immaginare un modello di città che risponda alle esigenze del nostro tempo
A
G S M Verona non si ferma. Anzi. Dopo le numerose iniziative del 2016 (una su tutte la riqualificazione dell’ex PalaOlimpia oggi AGSM Forum) e gli importanti investimenti a sostegno dello sport veronese, l’azienda partecipata presieduta da Fabio Ventura punta ancora su rendere Verona più fruibile per veronesi. Da qui il progetto
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Verona Smart city. Spiega Venturi: “In realtà è un progetto che la città sta già realizzando in questi anni. Un progetto che bisogna implementare con il consenso di tutti e con il contributo specifico di tutte le forze attive della città. L’obiettivo è far nascere, anzi crescere, nuovo tipo di città che crediamo potrà svilupparsi nei prossimi 30-50 anni. Città quindi sempre più moderne, semplici per i cittadini, per i turisti, per gli utenti in generale, per chi lavora. Sfruttare quindi la tecnologia e le infrastrutture per rendere la vita più facile. Non solo: si dovrà migliorare l’ambiente nel senso ampio del concetto, ovvero non solo attenzione all’inquinamento ma al territorio in termini di servizi e ordine. Per un benessere psicofisico, per essere e vi-
iniziativa
DI CITTÀ vere più rilassati. Il concetto ‘smart’ è proprio quello di renderti la vita più facile e di rendere più accessibile tutto. Noi abbiamo la fortuna di avere una città che ha tantissimi servizi, tantissime risorse, spesso slegate tra loro e che vanno solamente messe in rete“. “Con il progetto Verona Smart City” – prosegue il presidente di AGSM Verona – “ci proponiamo di fare da capofila. In termini sportivi AGSM fa da commissario tecnico e dirama le convocazioni. Il nostro obbiettivo è di proporre il progetto e di coordinarlo. Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole: non abbiamo l’arroganza di imporre la Smart City. Noi semplicemente proponiamo di mettiamoci insieme per il bene di Verona. Poi ognuno continua a fare la sua strada”. “Le fasi della Smart City” – prosegue Venturi – “sono prima di tutto il Wi-Fi gratuito; da febbraio ne esisterà un unico chiamato FREEWIFI@VR che andrà a sostituire Guglielmo e FREEWIFI@AGSM. Sarà un Wi-Fi pubblico a 500 Mbit/s rispetto all’attuale Guglielmo che è 60/70. Sarà presente non solo in centro ma anche nei quartiere e frazioni. Gli hotspot saranno identificabili dal colore
AGSM VERONA
blu, come i lampioni di piazza Bra. Ne posizioneremo altri 30, almeno per questa prima fare. Oltre al Wi-Fi gratuito abbiamo creato un’ app chiamata Verona Smart App all’interno della quale indicheremo tutto ciò che è ‘smart’ come punti Wi-Fi, mercatini, orari ATV, bike sharing, e tanto altro. L’app è ovviamente gratuita, di servizio non è commerciale. Con il servizio di geolocalizzazione sarà possibile vedere tutto ciò che è nelle tue vicinanze e scegliere ciò che ti interessa tramite dei filtri. Verona Smart App coordinerà di fatto i servizi smart della città: con un’unica app hai tutto ciò che ti serve e con un unico user e password puoi passare da un servizio all’altro”. “Con l’app inoltre” – prosegue Venturi – “il cittadino potrà in futuro segnalare disservizi come cestini dei rifiuti pieni, tombini intasati, mal posizionamento dei cassonetti, illuminazione pubblica spenta. Verranno
anche pubblicati sondaggi per i cittadini, ai quali verrà chiesto, per esempio, dove vorrebbero posizionati i punti Wi-Fi o le colonnine per la ricarica dell’auto elettrica. Verona smart city è un’occasione di innovazione a disposizione per chi ha idee, specialmente nel mondo giovanile. Si potranno anche creare, perché no, nuovi posti di lavoro. Verona è una città unica dal punto di vista storico, culturale, ambientale però non possiamo vivere di rendita; negli anni dobbiamo rinnovarla è renderla sempre più appetibile”. “Il nostro sogno” – conclude il numero uno di AGSM Verona – “è dare anche informazioni turistiche, commerciali, sportive. L’importante è che si parta dal concetto che tutti mettano in rete i dati e che tutti sappiano tutto. Lo sport in questo senso diventa un veicolo molto importante. Smart è sinonimo di benessere e lo sport è benessere. Se noi legassimo lo sport a una città smart sarebbe perfetto: sapere quali sono i percorsi della salute, gli impianti sportivi, le piscine e, non ultimo, quando e dove si svolgono eventi sportivi. Sarà sicuramente un progetto molto lungo da organizzare e sviluppare ma, una volta terminato, credo potrà durare per sempre”.
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motori
di Bruno Mostaffi
GRAZIANO SCANDOLA E GIAMMARCO FOSSÀ
Che ‘storia’ la DAKAR 2017! I portacolori di Daytona Race e Car Racing a bordo di un Ford Raptor SVT T2 preparato da RTeam, alla loro prima esperienza concludono il rallyraid più duro al mondo arrivando al traguardo dopo due settimane al limite per uomini e mezzi.
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bbiettivo raggiunto! Quando dal parco partenza di Asuncion anche il solo pensiero di arrivare era un qualcosa da dire solo sottovoce e con molto rispetto ora finalmente si è materializzato in una splendida realtà: arrivati e classificati in 57^ posizione assoluta. Per Graziano Scandola e Giammarco Fossà la Dakar era un sogno che finalmente il due di gennaio si realizzava mentre scendevano con il loro Ford Raptor SVT dal palco della capitale del Paraguay, un sogno però fino a quel momento che si concretizzava solo a metà, perché per fregiarsi del titolo di “Dakariano” quell’impresa bisognava portarla a termine. Davanti a loro l’equipaggio veneto aveva quella che era stata definita la Dakar più dura da quando il rallyraid più famoso e difficile al mondo si era spostato dall’Africa al Sud
America. E le promesse non sono state disattese anzi, l’inclemenza del tempo ha ingigantito ancor di più le difficoltà di un percorso a dir poco estremo. Più di novemila chilometri da percorrere in poco meno di tredici giorni, con tappe anche di quasi mille chilometri al giorno in condizioni climatiche che nel giro di pochi giorni, se non di ore, sono andate dagli oltre quaranta gradi a sottozero, con una settimana di gara costantemente sopra i tremila metri di altitudine con punte sopra i quattromila. A questo vanno aggiunte le piogge torrenziali che hanno colpito la Bolivia portando gli organizzatori a sospendere una tappa per soccorrere le sfortunate popolazioni colpite. In mezzo a tutto questo c’era la competizione automobilistica, una tabella di marcia da rispettare, ed un unico obbiettivo: andare avanti.
motori
Fin dal secondo di gara Scandola e Fossà hanno sofferto di malanni “tipici” – ma no solo – che un mezzo, seppur preparato (anche se derivato dalla serie) può arrivare a denunciare, e così hanno iniziato con l’esplosione della batteria a causa delle elevate temperature, arrivando al problema principale che li ha afflitti e purtroppo anche spesso rallentati durante la gara, un intasamento del radiatore a causa del fango nei primi giorni ha portato alla parziale rottura della guarnizione della testata, costringendoli nei giorni successivi a continue soste per raffreddare il motore. A questo va poi aggiunto anche in una tappa la rottura dello stelo di un ammortizzatore. Questi inconvenienti hanno portato più volte l’equipaggio veneto a partire per una tappa ed arrivare solo la mattina successiva, portandoli a guidare per quasi 24 ore consecutive, arrivare a fine prova, riposarsi solo un paio d’ore per poi ripartire su un di un percorso di gara limite
della percorribilità, ogni giorno diverso: sabbia, dune, fango, foresta, guadi e passaggi trialistici il tutto magari concentrato nella stessa giornata. Una competizione che però ha regalato paesaggi splendidi, una natura incontaminata, selvaggia e meravigliosa come solo certi posti non a caso negli angoli più sperduti della Terra sanno esserlo, ma soprattutto popolazioni che hanno accolto la carovana della Dakar a braccia aperte, donando tutto il loro affetto a questi “matti” pronti a sfidare prima di tutto loro stessi in quella che senza ombra di smentita si può ancora chiamare Avventura. Per questo e
per molti altri motivi per Graziano Scandola e Giammarco Fossà l’essere arrivati al termine di questo raid motoristico ha il sapore di una vittoria che va anche ben oltre l’aspetto sportivo: ricordi, persone e paesaggi che ora e per sempre resteranno indelebili e che forse spiegano il sogno di diventare “Dakariani”.
Dakar 2017 Scandola-Fossà www.facebook.com/equipaggio368/
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arrampicata
di Roberto Frazioni, Enrico Veronese
GRUPPO AGONISTICO KING ROCK
OSP,
che trasferta in
Slovenia C
ome ogni nuovo anno, anche un anno “arrampicatorio” che si rispetti deve cominciare all’insegna dei buoni propositi. Così è per il gruppo agonistico del King Rock , che si prepara ad un anno pieno di obiettivi e di progetti in cantiere. Noi crediamo che un modo davvero efficace per dedicarsi agli impegni dei prossimi mesi sia, oltre ad allenarsi, stare insieme, con l’intento di conoscersi meglio, al fine di creare complicità ed affiatamento rafforzando, così, lo spirito di squadra. Per questo abbiamo deciso di inaugurare il 2017 con 5 giorni in “trasferta”, per raccogliere concentrazione e nuove energie e, perchè no, fare anche una meritata vacanza insieme dopo questi primi tre mesi di gare con bei risultati (e in vista delle prossime!). Siamo partiti il 2 gennaio, direzione Slovenia: un gruppo composto da 12 agonisti, accompagnati da noi allenatori e dalla guida alpina Nicola Sartori. Destinazione Osp, un paesino vicino al confine italiano, dove si trovano falesie che variano dalle vie di placca a quelle appoggiate e strapiombanti. Data la sua esposizione al sole, la falesia di Osp (e falesie limitrofe, quali Misja Pec e Crni Kal), sono adatte per scalare nel periodo invernale. Il primo giorno abbiamo rotto il ghiaccio proprio alla falesia di Osp: un bellissimo palcoscenico intera-
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mente esposto al sole e situato sopra il caratteristico paese. Il tempo incerto e le basse temperature ci hanno indotto a passare il giorno successivo nella palestra di arrampicata di Sezana. Una tappa prevista in ogni caso, poiché ci eravamo precedentemente accordati per incontrare la squadra slovena con l’allenatore Luka Fonda e la campionessa Mina Markovic (Coppa del Mondo 2011/2012). I nostri atleti hanno effettuato delle sessioni di allenamento boulder con la presenza dell’allenatore Luka Fonda: ne è nato un confronto positivo ed entusiasmante tra le due squadre, da cui sono emersi molti punti in comune. Abbiamo voluto combinare questo incontro perchè riteniamo che il confronto sia la strada migliore per crescere, per abituarsi ad una competizione sana, ma anche per rapportarsi serenamente con gli altri, al fine di dedicarsi alle gare (e all’arrampicata in generale) in modo positivo, senza stress e ansia. Non solo: misurarsi con l’esterno contribuisce a cementare il legame all’interno della squadra e con gli allenatori, creando un rapporto sempre più solido, dove il dialogo e lo spirito di squadra si sommano alla capacità di supportarsi reciprocamente. Per noi questa è la competizione più ambita e vogliamo vincerla. Ma ora al lavoro: ci attendono 6 mesi di gare!
publiredazionale
COS’È LA CHIROPRATICA
“L
a Chiropratica è una professione che si basa sulla diagnosi, il trattamento e la prevenzione di problemi meccanici del sistema muscoloscheletrico, e gli effetti che questi disordini creano sulla normale funzione del sistema nervoso e della salute in generale.”
World Federation of Chiropractic 1999 (Federazione Mondiale di Chiropratica).
Tutto ciò si concretizza con un trattamento manuale basato principalmente sulla manipolazione vertebrale. Recuperando la normale funzionalità del sistema muscoloscheletrico il chiropratico allevia o risolve vari problemi legati a • Stress & Tensione • Una Scorretta Postura • Affaticamento quotidiano • Postumi da Traumi (stradali, sportivi, infortuni) Nello specifico tratta: • La colonna vertebrale: dal collo al coccige • Problemi muscolari e legati alle articolazioni di tutto il corpo come spalle, anche, gomiti • Problemi neuromuscolari quali sciatalgie, brachiaglie, emicranie, ecc..
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publiredazionale
Cosa accade durante la visita? Normalmente la prima visita dura circa 40 minuti. Inizialmente il chiropratico stila un’anamnesi completa del problema del paziente tramite una serie di domande specifiche riguardanti anche altri problemi, traumi e malattie precedenti. Successivamente il chiropratico esegue una visita approfondita sul sistema neuromuscolo-scheletrico usando test specifici per il problema presente. . Il Trattamento Il trattamento chiropratico consiste principalmente in manipolazioni specifiche e sicure per “sbloccare” quelle articolazioni della colonna vertebrale o del corpo che non si muovono correttamente o sono rigide. Queste manipolazioni possono essere accompagnate da un “click” e talvolta da un istantaneo sollievo dei sintomi. Il chiropratico usa inoltre un’ampia varietà di tecniche, dalla digitopressione ad esercizi di stretching. Quando necessario introduce esercizi di
riabilitazione o correzioni posturali fondamentali per un recupero funzionale più completo e duraturo. Il trattamento è doloroso? No. La manipolazione chiropratica non è solitamente dolorosa, a meno che un’area non sia particolarmente infiammata. Il trattamento dei tessuti connettivo e muscolare potrà quasi sicuramente risultare fastidioso, ma mai essere troppo doloroso. È molto importante che parliate con il vostro chiropratico durante o dopo il trattamento se avete dubbi o perplessità. Ci sono rischi? La Chiropratica utilizza tecniche a basso rischio e la possibilità di effetti collaterali o in desiderati è molto remota.
“L
a Chiropratica può aiutare persone di ogni età, dai neonati a donne in gravidanza, dagli atleti agli anziani”
Infine il chiropratico spiega chiaramente il problema di cui il paziente soffre, cosa si può fare al riguardo e come avviene il trattamento. Nel caso in cui il problema non sia di pertinenza del chiropratico, egli saprà suggerire lo specialista adatto al problema previa approvazione del vostro medico di base.
www.studio-chiropratico.com VIA IX MAGGIO 38 • Pradelle di Nogarole Rocca, VR TEL: 045 6395118
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redazionale
IL TEAM DELLO STUDIO CHIROPRATICO LA ROCCA
DOTT TELLINI ALESSIO:
DOTT TISO FEDERICO:
GUERRA MARCO
Laurea specialistica in chiropratica (Master of Chiropractic - Anglo European College of Chiropractic, Portsmouth University- Inghilterra)
Laurea specialistica in chiropratica con lode (Master of Chiropractic - Anglo European College of Chiropractic, Bournemouth University- Inghilterra) Laura in Fisioterapia presso Università di Padova.
Laureato ISEF università di Verona e Massofisioterapia presso istituto E. Fermi di Perugia Area di specializzazione: Certificato Redcord, Certificato FMS Telefono:3491933062 Email: marco@studio-chiropratico.com
Ambiti di specializzazione: Colonna lombo-sacrale (S. McGill), Certificato FMS e SFMA, Certificato ART - full spine, Kinesio Taping, Disturbi dell’Articolazione Temporo-mandibolare (ATM) (J.W. George) Telefono: 3460160170 Email: alessio@studi-chiropratico.com
Area di specializzazione: Cefalea e Vertigine di origine Cervicale (docente a invito presso Università di Padova), Colonna lombo-sacrale (A. Vleeeming, C. Liebenson, S. McGill), Disturbi dell’articolazione Temporo-mandibolare (ATM) (J.P.Meersseman, J.W.George), Gait analysis - analisi della deambulazione, Biomeccanica del gesto atletico Telefono: 3453885246 Email: federico@studio-chiropratico.com
GASPARINI LEONARDO Laureato ISEF Università di Verona, Diploma Personal Trainer FIPE Area di specializzazione: Preparatore Fisico di Pallacanestro, Certificato FMS, Certificato Redcord Active intro Telefono: 3391824938 Email: leonardo@studio-chiropratico.com
DOTTSSA HAWKES SARAH:
LAGNI FRANCESCA:
Laurea specialistica in chiropratica (Master of Chiropractic - Anglo European College of Chiropractic, Portsmouth University- Inghilterra)
Laureata in Scienze Motorie Università di Verona e Massofisioterapia presso istituto E. Fermi di Perugia Area di specializzazione: Pancafit, Certificata FMS, Certificata Redcord Active intro Telefono: 3494434460 Email: francesca@studio-chiropratico.com
Ambiti di specializzazione: Pediatric Chiropractic Certification Telefono: 3495431334 Email: sarah@studio-chiropradico.com
BOLCATO GIACOMO Laureato ISEF Università di Verona, Diploma Personal Trainer FIPE Area di specializzazione: Certificato FMS, Crossfit Level 1 Telefono: 3472311447 Email: info@studio-chiropratico.com
pesca sportiva
“
di Matteo Zanon
SILVINA TURRINI
Che grande gioia l’ORO
MONDIALE
L
o scrittore Harry Middleton in una sua celebre citazione sulla pesca disse: “Pescare non è una fuga dalla vita, ma spesso è una più profonda immersione in essa”.
S
ilvina Turrini, da quando ha conosciuto questa disciplina se ne è innamorata follemente e non ha smesso di arricchirsi, di scoprire e scoprirsi, nel profondo. Silvina, racconta com’è nato l’avvicinamento e la conoscenza di questo mondo: “La mia passione è iniziata molti anni fa, all’inizio degli anni novanta, seguendo il mio compagno Roberto De Angelis - figlio d’arte del grande campione Veronese Pino De Angelis -, che all’epoca faceva gare di pesca ed io lo seguivo. Fu in occasione di una pescata di prova che mi venne istintivo chiedere se potessi cimentarmi con una canna da pesca. Da quel momento fu amore, una passione irrefrenabile e la voglia di imparare
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pesca sportiva
mi spinse a partecipare alle prime gare di pesca al colpo”. L’inizio dell’attività agonistica l’ha immersa ulteriormente nella routine di questo sport, portandola a conoscerlo sempre di più: “Ho iniziato a costruirmi le lenze, preparare i materiali, le esche e pasture e terre, ad imparare le varie tecniche di pesca sempre con l’aiuto e la consulenza di Roberto”. Le sfide portano ad un lavoro continuo e maniacale per non lasciare nulla al caso, facendosi sempre trovare preparati. Dice Silvina: “Entrare nel mondo dell’agonismo, come credo per qualsiasi sport, implica applicazione, impegno, preparazione, allenamento, ma anche grande attenzione, voglia di imparare di confrontarsi con altri atleti più bravi e tutto questo deve essere unito ad una grande passione e da un grande rispetto per la natura e le specie ittiche”. In questo campo, dove spesso non si guarda in faccia a nessuno, Silvina sottolinea quello che per lei è l’aspetto positivo: “La cosa più bella è essere sempre a contatto con la natura, conoscere luoghi affascinanti, nuovi campi gara, nuove tecniche e soprattutto conoscere e tante persone che come me amano questo sport”. In questi ultimi anni per Silvina gli impegni e le competizioni non sono mancate, come i sacrifici: “Dalle prime pescate,
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tanta acqua è passata sotto i ponti. Tante gare, anche a livello nazionale, compreso i campionati Italiani femminili, oltre alle partecipazioni nella nazionale azzurra femminile in giro per il mondo sempre e costantemente seguita da Roberto e negli ultimi anni, supportata dallo sponsor Colmic e dagli amici della mia società GATTO AZZURRO COLMIC di Reggio Emilia - ha militato precedentemente anche nelle società APS Arilicense di Peschera del Garda, APS Il Delfino di Brescia, Drean Team di Ostiglia e APS TEAM 2000 di Mantova -, dove siamo tutt’ora”. Immagazzinando gare ed esperienza, le capacità di Silvina sono aumentate notevolmente e dall’amore si è passati ad un concentrato di soddisfazioni
crescenti e sempre più di spessore. Tra le varie gare e competizioni in cui ha gareggiato, Silvina prova a raccontare quelle che le hanno lasciato qualcosa di indelebile dentro: “Tra i molti campionati del mondo femminili - sono 13 con l’ultimo nel 2016 -, un ricordo meraviglioso è la prima medaglia d’oro a squadre nel conquistata nel 2007 a Toledo in Spagna, con il Ct Gianpiero Barbetta, icona della pesca sportiva, purtroppo scomparso un paio di anni fa. Poi ancora le altre medaglie d’oro a squadre, nel 2011 in Italia a Firenze sul fiume Arno, e nel 2014 in Portogallo a Coruche, dove ho conquistato anche la mia prima medaglia di Bronzo individuale”. Una conquista tira l’altra e lo scorso agosto, Silvina riesce a coronare il traguardo più grande: “In Spagna al 23esimo campionato del mondo femminile a Merida, ridente cittadina della regione dell’Estremadura, oltre a conquistare il Bronzo a squadre, salgo sul gradino più alto nell’individuale “LA MEDAGLIA D’ORO””. Emozioni e sensazioni incredibili che, per quanto possibile, Silvina prova a raccontare: “tantissima gioia, stupore, al momento non ci si rende conto di avere toccato il cielo con un dito, e quando sali su quel podio e senti suonare il nostro inno, è incredibile, vieni preso da una immensa commozione, ti guardi intorno dove tutti ti festeggiano ma non ti rendi completa-
pesca sportiva
IL RACCONTO
I mente conto di cosa hai fatto”. Prosegue la campionessa iridata: “A me sembra di non aver fatto nulla di più di quello che faccio di solito, ma stavolta la medaglia d’oro è arrivata. Quando parti per un mondiale ci speri sempre di portartela a casa; fai mente locale e ti immagini che sei sul podio e ti dici: si, si, mi ci vedo benissimo! Vengo però da tredici anni di gavetta e di speranze e, nei fatti, l’oro individuale non era mai arrivato. Ora è una grandissima soddisfazione”. Un traguardo che come lei stessa spiega la fa entrare nella storia di questo sport: “È un traguardo raggiunto solamente da tre italiane nella storia dei campionati mondiali femminili di pesca al colpo: Simona Pollastri (Modena), Franca Tagliaferri (Roma) e ora tocca a me”. Raggiunto questo grande risultato, Silvina non vuole adagiarsi sugli allori ma, con grande passione, vuole continuare a divertirsi con canna e amo. Guardando avanti, la campionessa di San Giorgio in Salici
precisa: “La prima cosa è essere consapevoli dell’amore che si ha per questo meraviglioso sport e di poterlo praticare continuando a fare gare, cercando di dare sempre il meglio di me stessa. quello che voglio dire è che può capitare di vincere, ma il difficile è riconfermarsi, rimanere sempre nelle prime posizioni, essere sempre ad altissimo livello e salire ancore sul podio. il mio sogno poi è di poter continuare ad andare a pescare con il mio compagno Roberto e con i tanti amici con i quali spesso ci troviamo sui vari campi gara”. Questi anni l’hanno portata a crescere, sportivamente ma soprattutto umanamente. Guardandosi dentro, dice di sé: “Sono, una persona semplice, forte, umile che ha sempre voglia di imparare, capace di mettersi ogni volta in discussione per potersi esprimere al meglio delle proprie possibilità. Per il futuro voglio impegnarmi al massimo per poter dare il meglio di me in quello che è il meraviglioso mondo della pesca al colpo”.
del mondiale
l compagno di vita oltre che di sport, Roberto De Angelis, racconta come si è svolto il mondiale di agosto: “sabato 27 e domenica 28 agosto si sono svolti i Campionati Mondiali Femminili sul fiume Rio Guadiana a Merida, ridente cittadina spagnola nella regione dell’Estremadura, al confine con il Portogallo. La formazione dell’Italia era composta da: Simona Pollastri, Silvina Turrini, Claudia Marchiodi Valentina Borsari, Federica Brilli e Anna Sgobbo, guidate dal CT Maurizio Teodoro e dal vice CT Stefano Defendi (Staff Tecnico: Paolo Bettella e Modesto Nicolai, delegato FIPSAS Fausto Bonazzi)”. Continua De Angelis: “Giornate molto calde hanno accompagnato le ragazze nelle prove sulle sponde del bellissimo campo di gara e la pesca durante la settimana si è svolta principalmente con la canna roubaisienne sia a 11,50 (misura consentita per le donne) sia a 4-5 pezzi e con cannine fisse, con i primi giorni ad insidiare le alborelle che poi hanno lasciato il posto a carassetti e carpette insidiati nel sottoriva con qualche barbo di buone dimensioni insidiati con la roubasienne alla massima lunghezza. Il giorno della prima manche la pesca vincente è stata a carassi e carpette insidiati con canne fisse corte (3,5-4 mt) o con la punta della roubasienne, con eventuale alternativa nelle ultime due ore di gara, del pesce di taglia con la roubaisienne alla massima lunghezza. Al sabato – racconta De Angelis - la nostra nazionale si è piazzata al 4° posto assoluto con i seguenti piazzamenti: seconda Silvina Turrini, terze Valentina Borsari e Simona Pollastri, sesta Federica Brilli e dodicesima Anna Sgobbo. Italia quarta con 26 penalità dietro a Spagna, Polonia e Rep. Ceca, davanti ad Inghilterra e Francia. La domenica pesca Claudia Marchiodi al posto di Anna Sgobbo e la nostra Nazionale termina con 13 penalità grazie ad i seguenti piazzamenti: prime Silvina Turrini e Simona Pollastri, terze Federica Brilli e Valentina Borsari e quinta Claudia Marchiodi. L’Italia si è piazzata seconda alle spalle della Polonia con 11 e davanti alla Spagna con 15. Nella classifica generale vince la Polonia davanti alle padrone di casa della Spagna, mentre un’ottima Italia porta a casa una medaglia di bronzo chiudendo al terzo posto. Per i nostri colori grande soddisfazione anche a livello individuale con la medaglia d’oro conquistata da Silvina Turrini con un numero di pesci notevole, 986 per un peso complessivo delle due prove di kg 36674”.
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di Matteo Lerco
sci
EDELWEISS
È LA PASSIONE che fa la differenza Nel lavoro, nello sport e più in generale nella vita. È l’amore che dedichiamo a ciò che facciamo, molto spesso il fattore discriminante tra successi e fallimenti.
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essantaquattro anni di attività, legati insieme dal filo rosso della passione viscerale verso lo sci: la lunga storia della scuola veronese Edelweiss può essere condensata così. La chiusura di tutte le località sciistiche del territorio non ha diminuito la portata delle ambizioni di una delle realtà sportive più consolidate della provincia, ma che anzi, anno dopo anno, continua incessantemente quel processo di crescita che l’ha portata a diventare un punto di riferimento nel settore. Noi di SportDi+, abbiamo consegnato al dirigente responsabile Marco Ballini, la nostra macchina fotografica e lo scatto che ci ha restituito è un ampia panoramica sullo sci veronese e non. Ecco quello che ci ha raccontato...
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arco, la tua scuola dal 1953 è una stella polare per il movimento sciistico veronese, come si articola la vostra offerta didattica?
Lo scopo della nostra scuola è quello dell’avviamento allo sci alpino per i bambini di età compresa tra i quattro e i diciotto anni, accompagnando ogni nostro allievo in un percorso che ha come traguardo ideale quello dell’approdo nelle squadre agonistiche. Offriamo quindi ai nostri iscritti la possibilità di vivere un sereno cammino di crescita personale all’interno del mondo dello sci, dedicando ai più motivati, la facoltà di entrare in contatto con il settore agonistico. I nostri corsi hanno luogo a Folgaria o a Polsa e sono tutti modulati a seconda delle esigenze scolastiche e orarie dei ragazzi, coinvolgendo all’incirca 450 allievi.
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oncentrandoci invece sul settore agonistico, quali sono le novità più importanti per questa nuova stagione? Sicuramente l’apertura al circuito trentino. Fino a due mesi fa il percorso agonistico dei nostri allievi si sviluppava in Veneto, in quanto le finali delle varie specialità avevano luogo in località della nostra regione, ora invece abbiamo in tal senso allargato i nostri confini, aprendo le porte a questo nuovo circuito. Per quanto concerne tale settore, annoveriamo 120 iscritti, una metà provenienti dal Veneto, l’altra metà invece composta da ragazzi trentini.
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eniamo ora al tema “scidisabilità”, un connubio che da sempre vi sta molto a cuore...
sci
Relativamente a tale ambito promuoviamo due iniziative alle quali siamo particolarmente legati. La prima è una sinergia con la scuola “Scie di Passione”, che ha sede a Passo Coe, in Folgaria: si tratta di un attività sciistica rivolta ai disabili cognitivi e/o fisici, ai quali viene data la facoltà di sciare grazie all’ausilio di speciali carrozzine. In secondo luogo sposiamo il progetto “Emma”, in collaborazione con l’Ulss 22 di Bussolengo, un’ iniziativa che ha come scopo quello di estendere la possibilità di sperimentare l’attività motoria attraverso l’uso degli sci a quattordici bambini affetti da disabilità cognitive, tramite un percorso educativo che favorisca la crescita e la maturazione individuale di ognuno di loro. Il progetto si svolge in stretta cooperazione con la scuola e coi relativi maestri di sostegno e si sviluppa tutto intorno all’idea dello sci come strumento terapeutico.
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oncludiamo infine parlando del nostro territorio: è difficile organizzare sci a Verona?
A Verona siamo rimasti davvero in pochi ad essere organizzati in quanto hanno chiuso tutte le località del territorio, tra cui gli storici impianti di San Giorgio. È rimasto qualcosa a Novezza, dove mio padre cura i primi passi, ma per il resto la situazione veronese è davvero desolante.
Con la chiusura di tutti gli impianti, abbiamo preso quindi l’inevitabile decisione di trasferirci totalmente in Trentino. Da diversi anni collaboriamo con diverse realtà scolastiche tra le quali la scuola primaria Segala e l’istituto superiore Aleardo Aleardi, i numeri degli iscritti sono in costante aumento e con essi l’amore che nutriamo da sempre nei confronti di questo meraviglioso sport: la nostra passione sarà sempre al servizio dello sci.
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di Dino Guerrini
iniziativa
SCUOLA CALCIO DISABILI CHIEVOVERONA
#Iovogliogiocareacalcio: e il pallone torna a
sorridere!
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dirigenti del Bottagisio Sport Center hanno deciso di intraprendere un percorso formativo per disabili sfruttando una struttura di eccellenza come quella del Bottagisio e le conoscenze professionali dei tecnici del ChievoVerona. L’intento, con il supporto del ChievoVerona, è quello di creare una “squadra disabili” ed essere, così, i pionieri della “Quarta serie”, nuova frontiera del calcio italiano. La Scuola Calcio disabili ha l’obiettivo di far sentire ogni ragazzo disabile un vero calciatore, perseguendo un programma sportivo settimanale specifico. Al fine di raggiungere questo obiettivo i ragazzi saranno guidati da allenatori qualificati ed e s e g u i ra n n o esercizi specifici del programma didattico del Settore Giovanile ChievoVerona. Il progetto coinvolge le cooperative veronesi dalle quali provengono i ragazzi, che si confronteranno tutte le settimane con i dirigenti e tecnici della Bottagisio Sport Center sui progressi del progetto attuato. Il progetto, iniziato pochi giorni fa, terminerà il 31 Dicembre 2017 e i ragazzi si alleneranno sui campi del Bottagisio Sport Center due volte alla settimana. “Per noi” - ha detto il presidente del ChievoVerona Luca Campedelli -”que-
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sta è una giornata molto importante. L’avevo già detto in sede di inaugurazione del Bottagisio Sport Center che questo Centro non deve essere considerato solo la base del Settore Giovanile del ChievoVerona ma un riferimento per tutti i cittadini veronesi. Ringrazio Amia perché senza il loro prezioso aiuto questa attività sarebbe stata molto difficile da avviare. Non appena gli abbiamo presentato il progetto, non ci hanno pensato più di tanto e hanno deciso di scendere subito in campo al nostro fianco. La città di Verona ha dato tanto a me personalmente e al Chievo in questi anni, ed è giusto che adesso il Chievo restituisca, nelle sue possibilità, qualcosa alla città anche attraverso questo tipo di iniziative. “Amia” - ha annunciato il pesidente Andrea Miglioranzi -”partecipa con molto entusiasmo a questa splendida iniziativa del ChievoVerona, che apporta un valore aggiunto alla nostra mission, in quanto ci permette di lanciare messaggi virtuosi sull’ambiente e di affermare e sostenere la prevenzione allo svantaggio sociale, creando attraverso lo sport momenti di aggregazione e
Giovedì mattina 19 gennaio al Bottagisio Sport Center il ChievoVerona ha presentato la Scuola Calcio Disabili. Un progetto innovativo reso possibile anche grazie al supporto di Amia, sponsor del progetto. Alla conferenza stampa hanno partecipato il Presidente del ChievoVerona Luca Campedelli, il Presidente di Amia Andrea Miglioranzi, il Direttore del Bottagisio Sport Center Corrado Di Taranto e l’Assessore allo Sport Alberto Bozza. confronto per indirizzare i giovani e le famiglie verso uno stile di vita sano. Mi congratulo con il ChievoVerona e con i suoi tecnici che seguiranno passo dopo passo i ragazzi che parteciperanno a questo programma calcistico”. Info per l’iscrizione: 393/8020006. Segui anche tu la Scuola Calcio Disabili con l’hashtag #Iovogliogiocareacalcio!
guida sicura
STRADA SICURA
Guidare NON È UNO SPORT
Si è appena concluso il 2016 e possiamo iniziare a verificare se il trend negativo della mortalità del primo semestre trova ulteriori conferme anche nel secondo semestre appena concluso. Iniziamo con il precisare che questa analisi riguarda gli incidenti accaduti su tutto il territorio provinciale ma sono esclusi i dati relativi ai decessi dei veronesi in altre province oppure all’estero.
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l 2016 si chiude con il decesso di 69 persone a fronte dei 67 incidenti mortali accaduti. L’andamento della sinistrosità si conferma pertanto in ripresa, sebbene non con la drammatica escalation del primo semestre ma comunque con l’aumento di circa il 15% rispetto al 2015, quando i decessi si sono attestati a 59. Va detto che il 2016 non ha raggiunto il picco di mortalità del 2014, anno in cui si è registrata la perdita di ben 73 persone, molti dei quali motociclisti. L’andamento dell’ultimo triennio presenta pertanto luci ed ombre. Nel 2016 la tipologia d’incidenti avvenuti con maggiore frequenza sono stati quelli autovetturaautonomo (16 casi) e autovetturabicicletta (9 casi). Questo significa che gli automobilisti sono oltremodo distratti e provocano incidenti autonomi (senza coinvolgere altri veicoli o persone), mentre il rapporto tra automobilisti e ciclisti presenta molteplici spunti d’analisi su cui poter riflettere a 360°, senza attestarsi su posizioni di comodo, sintomatiche di una infruttuosa pregiudiziale ad un dialogo costruttivo. Gli automobilisti sono stati la categoria maggiormente toccata con 26 decessi (28 nel 2015 e 23 nel 2014), seguiti poi da 12 motociclisti, 11 ciclisti e 9 pedoni. Confermata anche nel 2016 la maggiore pericolosità delle strade extraurbane, dovuta principalmente alla velocità mediamente superiore
a quella registrata nei centri urbani. L’autostrada si conferma ancora mediamente più sicura con un limitato tasso di mortalità (6 decessi come nel 2015). I mesi che hanno registrato il numero maggiore di decessi sono aprile e ottobre, con ben 10 morti ciascuno. Il giorno più pericoloso è risultato essere la domenica, con 14 decessi, mentre la fascia oraria più a rischio è stata quella compresa tra le 10:00 e le 18:00 (26 decessi). Passando alla disamina dell’età dei deceduti, nel 2016 si registra un picco tra i 30 e 39 anni (17 morti), seguita dalla fascia 40 e 49 anni (16 morti). La fascia giovanile dai 18 ai 29 anni lascia sulla strada 7 giovani vite, raggiunta dalla fascia dai 70 ai 79 anni con 7 anziani deceduti. Per quanto concerne il sesso, l’uomo è di gran lunga il più colpito dalla mortalità con ben 55 decessi. I conducenti stranieri coinvolti a vario titolo negli incidenti stradali mortali nel 2016 sono stati 21 contro i 9 del 2015 e i 17 del 2014. Per quanto attiene al coinvolgimento dei veicoli superiori ai 35 quintali, nel 2016 si sono registrati 10 incidenti a fronte degli 8 del 2015. La forza di polizia che ha rilevato il numero maggiore di incidenti mortali è la Polizia Stradale che è intervenuta in 26 casi, seguita in quasi egual misura dall’Arma dei Carabinieri (25 casi) e poi dalle varie polizie locali (16 casi).
La comunicazione è come il caffè Se non è buona nessuno se la beve
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angolo fiscale
di Giovanni Magrone
ASPETTI FISCALI E CONTRIBUTIVI
LE ONLUS
seconda parte
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iprendiamo ad analizzare il mondo delle Onlus dopo il primo step pubblicato su SportDi+ n.44 (novembre/dicembre 2016). Con questo articolo parliamo di agevolazioni fiscali. Le agevolazioni fiscali previste per chi effettua erogazioni liberali a favore delle ONLUS, si distinguono a seconda di chi le ha effettuate (persona fisica o impresa) e in base alla natura della donazione che può riguardare denaro, beni o costi di personale per servizi. I contribuenti sia persone fisiche che enti soggetti all’imposta sul reddito delle società che intendono effettuare erogazioni liberali nei confronti delle ONLUS potranno scegliere alternativamente tra le due agevolazioni. Persone fisiche, imprenditori individuali, lavoratori autonomi e soci delle società di persone (società semplici, in nome collettivo, in accomandita semplice e società di fatto ad esse equiparate dalla lettera b) del comma 3 dell’art. 5 del t.u.i.r.) possono optare alternativamente tra: -la deducibilità, per le liberalità in denaro o in natura, nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 € annui (art. 14 comma 1 D.L. n. 35/2005 e successive modificazioni (L. n. 80/2005). Nel calcolo del reddito complessivo dichiarato sono compresi anche i redditi da fabbricati assoggettati a cedolare secca. -la detrazione dall’Irpef del 26% calcolata sul limite massimo di 30.000 euro per un risparmio fino a 7.800 euro (fino al 2014 il limite era di 2.065,83 euro). Nel calcolo dei 30.000 euro sono compresi anche gli importi per le erogazioni liberali in denaro, a favore delle popolazioni colpite da calamità pubbliche o da altri eventi straordinari, da indicare nel quadro degli oneri con il codice spesa “20”. In entrambi i casi la condizione ne-
cessaria per accedere all’agevolazione è che il versamento sia eseguito tramite banca o ufficio postale ovvero mediante assegni bancari e circolari. Per le erogazioni effettuate con carta di credito è sufficiente la tenuta e l’esibizione, in caso di eventuale richiesta dell’amministrazione finanziaria, dell’estratto conto della società che gestisce la carta. Imprese (società di capitali o cooperative o consorzi od enti di diverso tipo, pubblico o privato, che abbiano per oggetto esclusivo o principale l’esercizio di attività commerciali) possono optare alternativamente tra: -la deducibilità, per le liberalità in denaro o in natura, nel limite del 10% del reddito complessivo dichiarato, e comunque nella misura massima di 70.000 € annui (art. 14 comma 1 D.L. n. 35/2005 e successive modificazioni (L. n. 80/2005). -la deduzione dal reddito imponibile Ires del 2% del reddito d’impresa dichiarato per un importo massimo di 30.000 euro (comma 2 lettera h, art 100 tuir). Sono inoltre deducibili dal reddito imponibile Ires le “spese relative all’impiego di lavoratori dipendenti, assunti a tempo indeterminato, utilizzati per prestazioni di servizi erogate a favore di Onlus nel limite del cinque per mille dell’ammontare complessivo delle spese per prestazioni di lavoro dipendente (cioè del costo del lavoro), così come risultano dalla dichiarazione dei redditi”. Queste norme, riportate nelle lettere h) ed i) del comma 2 dell’art. 100 del t.u.i.r., non sono state modificate dalla legge n. 96/2012. Anche esse furono introdotte dal comma 1 dell’art. 13 del d.lgs. n. 460/1997. Le “cessioni gratuite di merce” che le Onlus possono ricevere dalle imprese di produzione o di vendita di beni (non di servizi) e per le quali è
previsto un regime fiscale agevolato dai commi 2, 3 e 4 dell’art. 13 del d.lgs. n. 460/1997 (ad es.: le derrate alimentari e i prodotti farmaceutici alla cui produzione od al cui scambio è diretta l’attività dell’impresa, che, in alternativa alla usuale eliminazione dal circuito commerciale, vengono ceduti gratuitamente alle Onlus non si considerano destinati a finalità estranee all’esercizio dell’impresa ai sensi del comma 2 dell’art. 85 del t.u.i.r. e, pertanto, tali cessioni gratuite non sono considerate ai fini del calcolo del reddito d’impresa tassato con l’Ires o con l’Irpef. Lo stesso discorso vale per i beni non di lusso oggetto di attività d’impresa che presentano vizi e imperfezioni che non ne consentono la vendita qualora il costo specifico complessivo non superi il 5% del reddito d’impresa dichiarato. Ai fini Iva queste cessioni rappresentano operazioni esenti dall’imposta, ai sensi del numero 12 dell’art. 10 del d.P.R. 633/1972. Ciò vale se i beni ceduti non hanno un costo unitario superiore a 50.00 euro (fino al 2014 erano 25,82 euro) oppure se per essi non è stata operata, all’atto dell’acquisto o dell’importazione del bene ceduto, la detrazione dell’Iva relativa al prezzo di esso, ai sensi dell’art. 19 del d.P.R. 633/1972. La legge di stabilità 2016 ha innalzato a 15.000 euro (in precedenza era 5.164,57 euro) il limite del costo dei beni gratuitamente ceduti oltre il quale è obbligatorio inviare la comunicazione di cui all’art. 10, comma 1, n. 12), DPR n. 633/72. Tale comunicazione riguarda la cessione gratuita di beni a enti, associazioni o fondazioni aventi esclusivamente finalità di assistenza, beneficenza, educazione, istruzione, studio o ricerca scientifica e alle ONLUS e va effettuata dal cedente al competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate e alla GdF.
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