SportDi+ 49_2017

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settembre/ottobre 2017

Euro 2,50 ANNO 9 - N. 49 - SETTEMBRE/OTTOBRE 2017 - Periodico Testata giornalistica registrata al Tribunale di Verona n. 1807/2008

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45|2017 44|2016 Anno Anno98--Numero Numero4544 GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 NOVEMBRE/DICEMBRE Testata registrata al al Testatagiornalistica giornalistica registrata Tribunale didiVerona Tribunale Verona Anno 9 - Numero 49 n. n.1807/2008 1807/2008

45|2017 44|2016

SETTEMBRE/OTTOBRE 2017 Testata giornalistica registrata al DIRETTORE RESPONSABILE DIRETTORE RESPONSABILE Anno 9Alberto Cristani Anno 8--Numero Numero 44 Tribunale di45 Verona n. 1807/2008 Alberto Cristani GENNAIO/FEBBRAIO 2017 2016 a.cristani@sportdipiu.com NOVEMBRE/DICEMBRE a.cristani@sportdipiu.com Testata giornalistica registrata al al Testata giornalistica registrata Direttore responsabile Tribunale di VICE DIRETTORE Tribunale diVerona Verona DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA Alberto Cristani n. Giorgio Vincenzi n.1807/2008 1807/2008 Maurilio Boldrini m.boldrini@sportdipiu.com DIRETTORE RESPONSABILE CAPOREDATTORE DIRETTORE RESPONSABILE Direttore della fotografia Alberto Cristani Andrea Etrari Alberto Cristani Maurilio Boldrini a.cristani@sportdipiu.com g.vincenzi@sportdipiu.com a.cristani@sportdipiu.com Caporedattore VICE DIRETTORE DIRETTORE FOTOGRAFIA DIRETTORE DELLADELLA FOTOGRAFIA CAPOREDATTORE Giorgio Vincenzi Andrea Etrari Maurilio Boldrini Maurilio Boldrini Andrea Etrari m.boldrini@sportdipiu.com m.boldrini@sportdipiu.com CAPOREDATTORE IN REDAZIONE In Redazione AndreaDon Etrari Giacomelli, Damiano GiorgioAndrea Vincenzi, Don Andrea g.vincenzi@sportdipiu.com Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Giacomelli, Damiano Tommasi, Alessia Bottone,

DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA IN REDAZIONE Cristiano Zanus Fortes, CAPOREDATTORE Bruno Mostaffi, Marina Soave, Maurilio Boldrini Don Andrea Giacomelli, Damiano Andrea Etrari Bruno Mostaffi, Marina Soave, Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, m.boldrini@sportdipiu.com Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Matteo Zanon Matteo Lerco, Paola Giberti Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, IN REDAZIONE Foto di: Emanuele Pennacchio,Marina Soave, Lerco, Matteo Zanon Don Andrea Giacomelli, Damiano Mirko Matteo Barbieri, Simone Pizzini

COMUNE DI ALBAREDO D’ADIGE

COMUNE DI ARCOLE

COMUNE DI BARDOLINO

COMUNE DI BONAVIGO

COMUNE DI BOVOLONE

COMUNE DI COMUNE DI BUTTAPIETRA COMUNE DI BOSCOCHIESANUOVA BUTTAPIETRA

COMUNE DI CALDIERO

COMUNE DI CASTELNUOVO D/G

COMUNE DI CASTEL D’AZZANO

COMUNE DI BUTTAPIETRA

COMUNE DI CAVAION V.SE

COMUNE DI CEREA

COMUNE DI LEGNAGO

COMUNE DI LAZISE

COMUNE DI MINERBE COMUNE DI MINERBE

COMUNE DI MARANO DI VALPOLICELLA

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COMUNE DI ISOLA RIZZA

COMUNE DI MONTECCHIA DI CROSARA

COMUNE DI SAN BONIFACIO

COMUNE DI SANGUINETTO

COMUNE DI SAN GIOVANNI LUPATOTO

COMUNE DI ZEVIO COMUNE DI ZEVIO

COMUNE DI ZIMELLA COMUNE DI ZIMELLA

COMUNE DI MINERBE

COMUNE DI MONTEFORTE D’ALPONE

CITTÀ DI OPPEANO

COMUNE DI SAN MARTINO COMUNE DIB/A SAN MARTINO B/A

COMUNE DI SOAVE DI COMUNE SOAVE

COMUNE DI SAN MARTINO B/A

COMUNE DI SOAVE

COMUNE DI PESCHIERA DEL GARDA

COMUNE DI SONA DI COMUNE SONA

COMUNE DI SONA

COMUNE DI POVEGLIANO V.SE

CITTÀ DI RONCO ALL’ADIGE

COMUNE DI COMUNE DI TREVENZUOLO DI COMUNE TORRI DELDI BENACO COMUNE TREVENZUOLO TORRI DEL BENACO

COMUNE DI TORRI DEL BENACO

COMUNE DI TREVENZUOLO

COMUNE DI ROVERCHIARA

COMUNE DI COMUNE DI COMUNEVERONELLA DI COMUNE DIVILLAFRANCA COMUNE DI VERONELLA VIGASIO VILLAFRANCA

COMUNE DI VERONELLA

COMUNE DI VILLAFRANCA

COMUNE DI ZEVIO

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Foto Cristiano Zanus Fortes, Tommasi, FOTO Maurilio Boldrini, Vania Albertini, Alessia Bottone, CONTATTI IN REDAZIONE Maurilio Boldrini, Vania Albertini, Paolo Bruno Mostaffi, Marina Soave, Paolo Schiesaro, Mirko Barbieri, redazione@sportdipiu.com Don Andrea Giacomelli, Damiano Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini Giorgio Vincenzi, Matteo Lerco, www.sportdipiu.com Simone Pizzini Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Matteo Zanon Alessia Bottone, Bruno Mostaffi, Marina CONTATTI Foto di: Emanuele Pennacchio, PROGETTO GRAFICO Soave, Matteo Lerco, Matteo Zanon redazione@sportdipiu.com Contatti Mirko Barbieri, Simone Pizzini Ewww.sportdipiu.com IMPAGINAZIONE redazione@sportdipiu.com PAST di Fausto Pastorino FOTO CONTATTI www.sportdipiu.com Strada delle Trincee, 13M Paolo Maurilio Boldrini, Vania Albertini, PROGETTO GRAFICO redazione@sportdipiu.com Verona Schiesaro, Mirko Barbieri, Simone Pizzini E37135 IMPAGINAZIONE www.sportdipiu.com www.pastweb.net Progetto grafico e impaginazione PAST di Fausto Pastorino CONTATTI Strada delle Trincee, 13M Francesca Finotti PROGETTO GRAFICO STAMPA redazione@sportdipiu.com 37135 Verona E IMPAGINAZIONE Mediaprint Srl www.sportdipiu.com www.pastweb.net PAST di Fausto Pastorino Stampa e distribuzione Sede operativa Strada Trincee, didelle San Giovanni Lupatoto Mediaprint Srl 13M PROGETTO GRAFICO STAMPA Verona Via Brenta,Srl 7 - 37057 Sede operativa di SanVerona Giovanni L. 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Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, info@sportdipiu.com HANNO COLLABORATO Soave, Bruno ViaMarina Edison Tommaso Alva, Mostaffi, 47Bottone, Alessia AMarina QUESTOSoave, NUMERO 37136 Verona Matteo Zanon, Matteo Lerco, Giorgio Vincenzi, Alessandro DISTRIBUZIONE Don Andrea Giacomelli, Damiano Boggian, Andrea Etrari, Monica Rebecchi S.r.l. Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Marina Paola Gilberti, Alessandro Contadin, HANNO COLLABORATO Candeloro, ViaFrancesco Edison Tommaso Alva,Michela 47 GiorgioToninel, Soave, Alessia Bottone, Vincenzi, Barana, A QUESTO NUMERO MatteoEtrari, Zanon, Matteo Lerco, 37136 Verona Andrea Monica Candeloro,Matteo Arianna Del Sordo, Alberto Braioni, Don Andrea Giacomelli, Michela Saggioro, Giovanna Tondini, Zanon, Matteo Lerco,Damiano Michela Saggioro, Cesare Monetti, Giuditta Casi, Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, HANNOGiovanna COLLABORATO Andrea Scamperle, Annalisa Zanchi, Tondini, Andrea Scamperle, Marina Soave, Alessia Bottone, Anna Rodighiero, Massimiliano Maculan A QUESTO NUMERO Marisa Ruggeri, Michele De Martin,Giuditta GiovanniCasi, Magrone, Giorgio Vincenzi, Alessandro Don Andrea Giacomelli, Damiano Michele De Martin, Davide Valerio, Enrico Gastaldelli, Alessandro De Pietro, Boggian, Andrea Etrari, Monica Tommasi, Cristiano Zanus Fortes, Marina EmaRoberto Frazioni, Enrico Veronese, Giovanni Magrone Foto Candeloro, Soave, Alessia Bottone, Giorgio Vincenzi, nuele Pezzo, Massimiliano Maculan Archivio SportDi+, Matteo Zanon, Matteo Lerco, AndreaFOTO Etrari, Monica Candeloro,Matteo BPE agenzia fotografica, Michela Saggioro, Giovanna Tondini, Zanon, Matteo Lerco, Michela FOTO Archivio SportDi+, BPESaggioro, agenzia Andrea Scamperle, Annalisa Zanchi, Giovanna Tondini, Andrea Scamperle, Archivio Uffici stampa Comuni Archivio SportDi+, BPE agenzia fotofotografica, Marisa Ruggeri, Giuditta Casi, Michele De Martin, Giovanni Magrone, grafica, Archivio Uffici stampa Comuni Archivio Uffici stampa Comuni patrocinanti, Fotolia, Michele De Martin, Davide Valerio, Enrico Gastaldelli, Alessandro De Pietro, patrocinanti, Alpo Basket, patrocinanti, Fotolia, MSP Verona, Opes Verona, Fotolia, Ufficio Scolastico Roberto Frazioni, Enrico Veronese, Giovanni Magrone Verona Strada Sicura, MastiniEmaVerona, Opes Verona, Alpo Provinciale Verona, Mastini Verona, nuele Pezzo, Massimiliano Maculan Roberto Passerini, Giacomo Bellazzi, Basket Facoltà di Scienze Motorie Verona, Francesca Soli, FOTO FOTO Archivio SportDi+,Alessandra BPE agenziaCampedelli, Alpo Basket, IN COPERTINA Archivio SportDi+, BPE– Argento agenzia fotoIN COPERTINA fotografica, Filippo Lanza olimpico Alessandro Princic, Anna Sandri, Rio grafica, Archivio Uffici Comuni Sergio Pellissier -stampa Attaccante ChievoArchivio Uffici stampa Comuni 2016 (FOTO MAURILIO BOLDRINI) King Rock, Fidal Colombo, patrocinanti, Alpo Basket, Verona Fotolia, patrocinanti, Fotolia, MSP Verona, 118(Foto Verona Verona Strada Sicura, Mastini Verona, Maurilio Opes Verona, Alpo Boldrini) Maurilio Boldrini) Roberto Passerini, Giacomo Bellazzi, Basket(Foto Francesca Soli,

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Comune di Malcesine

Provincia di Verona


SOMMARIO 7. 8. 10. 11. 12.

n. 49 / 2017 In copertina: Softball Specchiasol Bussolengo - Foto: Alessandro Princic

Editoriale Siamo ancora qua

SPORT LIFE

80.

Diocesi di Verona Scegliere per vivere

14. 20. 24. 28. 30. 32. 46. 56. 62. 68.

82.

Il corner di Tommasi Liberatemi dal vicolo sportivo A canestro con Zanus Il Gallo ruspante Sport & Scuola Ciao Tiziano!

EVENTO 48-55. Calendari serie A 70. Liberi di muoversi, di sognare, di vivere 88. Di corsa verso l’Agsm Veronamarathon 94. La Grande Sfida: sempre più in alto con la Funivia di Malcesine

INTERVISTA 9. 16. 34. 38. 42. 76.

Educhiamo i giovani allo sport Rando, il nuovo timoniere dello sport scaligero Olimpionici – Alessandra Galiotto Calcio – Preben Elkjaer Calcio – Giorgio Peretti Salto in alto – Elisa Molinarolo

84. 92.

A Povegliano una (calda) estate sportiva Inno alla perfezione Sussurro d’argento Dual FresKo Volley, no limits! The young power Aria nuova in casa AlpoBasket Chievo’s Girls Vento in poppa per la XIV Zona Francesco Brolis avanti senza paura L’arrampicata per i bambini: toccasana per corpo e mente

84. 90. 98.

Simo&Fede la "strana coppia" dell’Academic Coach Total Football Academy: e il calcio torna semplice! 6 regole d’oro per ritrovare la forma Fare sport? Ci vuole occhio! Sicurezza stradale a Verona? Si può fare di più

BREAKING NEWS 96.

Cosmo Bike Show, Trofeo Carli Rugby

A scuola di football con la Mastini Academy Volere e potere… anche nello sport!

PASSIONE COMUNE 18. 19.

Verona, San Giovanni Lupatoto Oppeano, Minerbe

FOCUS 60. 64.

Aria nuova per la Mountain Bike

72. 74.

Olimpica, l’outsider che guarda in alto

Come risparmiare le energie per tagliare il traguardo Con Arenbì Onlus le ‘bluse’ fanno la differenza!

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L’EDITORIALE a u q a r o c n a Siamo

nono anno ggia di fatto il suo ste fe e in az ag m i+ 018 SportD o scolastico 2017-2 Con l’inizio dell’ann tanto, tantissimo esto cammino con qu e ar izi di attività. in di o m quando decidem Sembra (quasi) ieri t veronese, ilità a tutto lo spor ttanta emozione. ib tre vis al e n ce co vo e o re da sm : entusia ne discipline al n chiaro che privilegia alcu iettivo fu unico e be a, at ob id ro ol st ns no co il po to bi Da su ta ma purtrop gerarchia non scrit invertendo quella i ve lo fa fare?” e ci dicevano “Ma ch ch i . nt ta discapito di altre. di si rri so teressa a nessuno” scetticismo e i ort veronese non in sp stra di no e Siamo partiti tra lo la in r az pe ag ti m an o andati av di tempo: un m ita sia rd e pe o a rd un ua ’ sg “E lo re oppu abbassato orecchie, abbiamo Ci siamo tappati le to diretto con di entrare in contat ise rm pe ci e ch . ne strada o, operazio realizzazione del sit Il primo step fu la asi 40mila copie l territorio. ero; 36 pagine e qu m de e nu o tiv im or pr sp il tà o m cie le so i luoghi dove ampam le veronesi e in tutti di qualche mese st uo za sc an lle st di ne a , e ito in gu ch Di se stre mac ttamente - con le no che portammo dire ti e di cercare di lo sport. forza di andare avan la e ed di c’era interesse per gli sportivi ci to es qu cia nell’ interesse de no positivi e ec ro br fu ti tto en fa m a m ev co av i e I prim rivista ch dopo numero, una migliorare, numero messo in dubbio il che spesso hanno ni di itu (e non) veronesi. iss vic e os tarvi le numer Non sto qui a raccon erimento per me periodico di rif stro cammino. co no l ità de m ni to na en m l’u ui al eg pros onosciuto partenza. po 49 numeri, è ric un nuovo punto di e o gli ort nel Ad oggi, SportDi+, do go or Un . cia di eccezionale: lo sp na e provin lla ro nu Ve è di n t no or ni sp an lo ti O TUTT in ques ed era perciò che abbiamo fatto e a trovare altrove lo sc el rie qu si ci te ar en ns m pe cil n A be si dedicano alla che diffi ssione, ogni giorno rtanza e un valore pa po e ’im cio un ifi cr ha sa se de ne vero con gran ’ a tutti coloro che, doveroso dare ‘voce o un solo nessere. be al a, sportivi i quali hann conseguenz gli di de e, o a izi tiv rv or se sp a è ica e prat mento ch sempre, è uno stru SportDi+, lo ripeto e sudano, ello di cercarci. qu ro ronti, ovve e, ovvero coloro ch nf tiv co or ri st sp e no i lin ne ip sc igo di obbl i delle potremo ne dei protagonist onsor possiamo e io sp nz e ni tte l’a zio e itu to ist iu di l’a fece Con supporto bbraio del 2018, ci sul campo, e con il lo stesso che nel fe o, sm vincono e perdono sia tu en de n il solito gran guardare avanti co iamolo!”. cc esclamare: “Ok, fa

di Alberto Cristani

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DIOCESI DI VERONA

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ell’intenso e affascinante mondo sportivo ci sono regole e abitudini che non sempre si adattano alla particolarità dei protagonisti. E non è sempre facile il coraggio di scelte originali, capaci di reinterpretare percorsi apparentemente “obbligati”. Un’attività può scorrere per molto/qualche tempo anche per inerzia, ma arriva il momento delle scelte non facili o scontate. Lo spunto della riflessione si è proposto in una distensiva camminata estiva. Capita che ci si possa trovare attardati o più avanti nel gruppo, scambiando qualche parola oltre l’immediato con chi al momento ha lo stesso passo. Così è successo su un sentiero d’agosto parlando con Michele, sposo, papà, ingegnere, cantore, allenatore di calcio a Desenzano del Garda. Come ti e “capitato” di fare l’allenatore? Un amico allenatore mi ha chiesto di aiutarlo sul campo della parrocchia del Duomo di Desenzano. La stessa frequentata da Sara la mia futura sposa. Così tra cuore e curiosità mi son lasciato coinvolgere. Cosa ti ha fatto rimanere? Le persone e l’ambiente che ho scoperto. Perché anche fra varie difficoltà e precarietà si liberavano e favorivano relazioni e qualità umane di ragazzi, allenatori, dirigenti, genitori, catechisti. Ricordo un “luogo” “complessivamente” positivo. La domenica pomeriggio il campo del Duomo, diventava spazio di aggregazione e di amicizia con partite di calcio che abbracciavano una socialità più ampia dello sport. Quanto conta la cronaca sportiva? Il fascino delle “grandi” squadre è sempre presente. Giocatori sulla breccia, le loro vicende, gli sfottò, anche le rivalità sono un “vuoto” gioco simpatico, ma possono diventare occasione, pretesto,

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di Don Andrea Giacomelli

Scegliere per

vivere

per un dialogo educativo che sappia andare oltre. Offrendo altri punti di vista e misure di valutazione. CSI e oratorio a Brescia quali evoluzioni e trasformazioni? È un legame diffuso e quasi normale nel territorio bresciano. Uno spazio dove lo sport è parte di un ambiente di aggregazione ed educazione più ampio. Nella continuità ci sono anche trasformazioni, con riferimento alle guide e alle presenze di adulti e giovani. Nel passato c’era un prete/curato stabile e dedicato alle attività giovanili che serviva da riferimento per tutti. Oggi il modello dell’oratorio richiede nuovi compiti per dirigenti, allenatori, animatori: persone e gruppi “che si cerchino per fare rete”, formando comunità educative anche per il territorio di appartenenza.

plessità ora posso raccontare di un anno speciale nel quale, pur senza impegno agonistico ufficiale, i ragazzi hanno praticato con entusiasmo partecipando oltre le aspettative ad allenamenti autunnali ed invernali e a simpatiche amichevoli. Mi ha stupito la presenza di una ventina di dodicenni costanti ed entusiasti di fare sport e calcio per il semplice fatto per il piacere di praticarlo. Cosa rimane della tua esperienza? Il piacere di aver reso possibile il sogno di ragazzi che volevano fare sport.

Ripensando ora, all’inizio di una nuova intensa stagione sportiva, le parole scambiate con Michele, in modo improvvisato casuale, riconosco il calcio come un laboratorio complesso di socialità, educazione, sport. Con differente e somiglianze, è tuttavia di ogni sport e discipliCalcio e oratorio nella tua esperienza? Ho visto diminuire l’interesse intorno a na la possibilità - non voluta o cercata - noi, mentre lo spirito degli operatori è di situazioni pressanti e potenzialmente rimasto vivo e combattivo. A Desenzano destabilizzanti. Attese individuali, famiora non abbiamo più un campo parroc- liari e societarie, organizzazione, struttuchiale, ma l’attività continua nei cam- re, federazioni, condizioni sociali e altro, pi di “Oratori prossimi” con ragazzi che sono componenti non sempre armoniche si riconoscono nello spirito oratoriale o integrate. Competenza e predisposiziodell’U.S.O. (Unione Sportiva Oratorio) ne sono invece le competenze importanDuomo di Desenzano. ti per ogni responsabilità nell’ambiente sportivo. Per esse non sarebbero mai Come è andata l’annata sportiva? sufficienti preparazione e dedizione, fatÈ stato un anno speciale. Non abbia- ta di ascolto, di approfondimento e di mo iscritto la squadra al campionato confronto fra operatori di sport e di edu CSI. Non per punizione o per mancanza cazione. di numero minimo di ragazzi oppure per Nelle pieghe di questa breve intervista sfiducia nell’organizzazione, ma piutto- ritrovo tuttavia fiducia e gratitudine sosto per una scelta, meditata e valutata in ciale rispetto ad una realtà sportiva viva fine, opportuna nello sguardo educativo e da apprezzare, formata da tantissimi più generale, in riferimento al “nostro” allenatori - educatori - responsabili delgruppo di ragazzi. Una squadra che nel lo sport giovanile. Persone che, con le campionato scorso aveva giocato con necessarie sinergie, invece di subire pasentusiasmo e passione, ma raccogliendo sivamente situazioni sfavorevoli, sanno purtroppo, con poche eccezioni e celate positivamente ri-orientare programmafrustrazioni, tante sconfitte e subendo zioni e obiettivi anche parziali, attraverso scelte e azioni che favoriscano la crescita gol con ampia generosità. Anche se all’inizio c’è stata qualche per- umana e sociale di atleti e dirigenti.


INTERVISTA

di Paola Gilberti

Educhiamo i giovani allo sport

U

n percorso lungo quarant’anni quello di Paolo Barbieri, all’interno del Coni. Giunto all’età 64 anni e alla meritata pensione, l’ex segretario regionale del Veneto condivide con Sportdipiù i ricordi della sua avventura e le speranze per il futuro. Prima fra tutte tornare a valorizzare l’attività sportiva giovanile. Ha fatto il suo ingresso nel Coni a soli 22 anni. Cosa ricorda di quel periodo? Ricordo l’entusiasmo, la voglia di mettermi in gioco e di crescere. Il primo incarico l’ho ottenuto alla fine degli anni settanta, quando la Federazione italiana sport invernali mi scelse come preparatore atletico della nazionale di slittini. Gli atleti erano tutti di Trento o Bolzano, così, per comodità, decisi di lasciare la mia città d’origine (Modena, ndr) e chiedere il trasferimento nella sede libera più vicina, che in quel momento ero Verona e da qui non mi sono più spostato. Sono stato nominato prima segretario provinciale e successivamente segretario regionale. Nel 2013, a causa dei troppi impegni, ho rinunciato a questo ruolo, ma ho continuato a collaborare come referente provinciale fino allo scorso luglio. Com’è cambiato il lavoro del Coni in tutti questi anni? Beh, il Coni è cambiato a 360 gradi. O meglio, è cambiato il rapporto tra la direzione Coni e le federazioni… In che senso? Ora queste sono più indipendenti nelle loro attività, lavorano in autonomia. Inizialmente, invece, il Coni aveva maggior voce in capitolo e puntava ad avviare progetti che coinvolgessero buona parte delle federazioni sportive, a livello nazionale. E soprattutto, a mio avviso, si investiva molto di più sulle attività giovanili. Penso ai Centri di avviamento allo sport, nati negli anni ottanta per merito di un grande dirigente, Massimo Di Marzio, scomparso alcuni anni fa: un progetto che coinvolgeva tutti i maestri italiani di sport e aiutava bambini e ragazzi a inserirsi in questo mondo e a coltivare il

loro talento. L’obiettivo era loro quello di fornire un vero e quello proprio percorso formativo proprio uniforme, tenendo conto delle uniforme, varie tappe evolutive e delle esigenze di tutti. Ma questo progetto non ha avuto seguito? Per quale ragione? Immagino che chi sia subentrato successivamente nel direttivo Coni non abbia avuto interesse a mantenerlo, o forse anche per mancanza di fondi. Come spiegavo ora sono le singole federazioni a decidere se investire o meno in iniziative di questo tipo, ma senza una linea comune è ovvio che qualcuno decida di portarle avanti mentre qualcun altro preferisca privilegiare altre attività. Comunque credo che l’errore più grande sia quello di favorire solamente gli atleti di spicco: certo, è grazie a loro se conquistiamo medaglie, ma ricordiamo che alla fine della loro carriera sarà fondamentale avere pronte delle giovani promesse.

Un suo suggerimento? Continuo a sperare in una vera collaborazione con le scuole, tentata più volte, ma mai andata davvero a buon fine. È un vero peccato perché operare con questa istituzione sarebbe il modo più semplice, più diretto ed efficace per avvicinare bambini e adolescenti allo sport e finora si è fatto poco. Come mai questa collaborazione è così difficile? Le ragioni sono tante, ma forse il problema principale è che nelle scuole italiane lo sport non viene ancora davvero valorizzato. E, a dire il vero, spesso anche le famiglie non hanno interesse a fornire ai figli una vera e propria educazione sportiva. Io continuo ad augurarmi che l’importanza dello sport venga davvero compresa, da insegnanti e genitori. Lo sport quello vero però, dove oltre alla competizione ci sono anche disciplina, divertimento, rispetto e umiltà. Sono questi i primi valori da trasmettere ai nostri giovani, valori non solo sul campo o in palestra, ma prima di tutto nella vita.

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IL CORNER DI TOMMASI di Damiano Tommasi

È

l'inizio di una nuova stagione sportiva e, da genitore, mi pongo la domanda: quale attività sportiva vorranno fare i miei figli? Spesso non c'è bisogno di ‘fasciarsi la testa’ e la vera scelta da fare è in quale società sportiva far praticare la disciplina che, di fatto, è stata decisa già da qualche anno. Le strutture, l'allenatore, i compagni, il materiale e la distanza da casa sono tutti elementi fondamentali per decidere la società alla quale affidare i propri figli. C’è però un aspetto che raramente si tiene in considerazione e che, alla lunga, può diventare l'elemento che determina la prosecuzione o meno dell'attività sportiva dei nostri figli ovvero ‘cosa si firma’. A fine giugno è nata una pagina Facebook ‘Liberatemi dal vincolo sportivo’, un movimento social che conta già quasi 3000 iscritti e che ha l'obbiettivo di condividere le esperienze legate al vincolo sportivo. Ogni disciplina ha una normativa differente ma in troppe discipline la durata del tess e ra m e n to f i r m a t o dai genitori è una trappola che può

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Liberatemi dal vincolo sportivo diventare sportivamente letale. Da anni come Associazione Calciatori ci battiamo per modificare le norme sul vincolo sportivo nel calcio. Si era arrivati a togliere il vincolo a vita in vigore prima del 2004 e ci si era lasciati, con l'attuale presidente federale Tavecchio allora presidente della Lega dilettanti, con l'impegno di proseguire l'adeguamento della durata del vincolo (oggi dai 14/16 anni fini ai 25) con le norme in vigore in quasi tutti i Paesi europei. Nulla è stato a oggi previsto e ci fa piacere salire finalmente sul carro di altre discipline forse meno visibili ma senz'altro vissute dalle famiglie alla stessa stregua del più mediatico dello sport. Pallanuoto, pallavolo, ginnastica e tanti altri sport hanno la difficoltà di far modificare, come il calcio, le norme legate al tesseramento. I social sono da prendere sempre con le dovute precauzioni ma se il movimento riesce ad informare il più alto numero

di famiglie possibili si potrebbe arrivare ad una rivoluzione dal basso. I genitori devono sempre avere la consapevolezza di quello che stanno firmando in termini di tesseramento dei propri figli. Nel calcio, per esempio, a 14 o a 16 anni si è chiamati a firmare il vincolo dei nostri figli fino a 25 (nemmeno dopo la maggiore età possono cambiare!) ed è per questo che bisogna condividere il più possibile le storture e le anomalie che incontriamo. Esiste una modalità nel calcio per non firmare il vincolo decennale ed è il rilascio (e deposito in FIGC) da parte della società del modulo 108. Non sempre lo danno e non sempre lo depositano, per evitare sorprese quando si sceglie la disciplina, la società, la squadra. Non dimentichiamoci di scegliere bene le persone che ci informano su ciò che firmiamo e soprattutto ci mettono nelle condizioni di poter cambiare idea: sono fondamentali! Attraverso i social, quindi, mi auguro che si arrivi a far cambiare idea agli over 25 (e più..) che attorno al tavolo del CONI evitano addirittura di parlare del tema vincolo rimanendo, ancora una volta, lontani dalla realtà delle 'loro' famiglie. Come spesso purtroppo accade tra palazzo e campo sportivo…


A CANESTRO CON ZANUS

Il Gallo ruspante

T

ra le immagini più virali di quest’estate, in ambito sportivo, ci sono sicuramente quelle di Danilo Gallinari, che nel bel mezzo di uno degli incontri preparatori all’europeo 2017, sferra un bel cazzotto al suo avversario. Già avrebbe fatto discutere il fatto in se stesso se in questa concitata azione Danilo non si fosse fratturato il metacarpo della mano pregiudicando la sua presenza alla competizione ufficiale. Questo episodio ha scatenato una bufera mediatica aprendo i cancelli agli opinionisti da tastiera che si sono sentiti (come in molti altri episodi) liberi cominciare il loro personale processo. Le parole del coach Messina al riguardo sono state spietate condannando l’episodio come gravissimo ed ingiustuficabile. Ragionando però lucidamente su quello che rappresenta lo sport in ogni sua manifestazione (specialmente una partita di uno sport di squadra) forse qualche attenuante a Danilo la possiamo dare. Si è sbandierato ai quattro venti come per merito del suo contratto firmato con i Los Angeles Clippers, il nostro Gallo combattente, guadagni una cifra spropositata di soldi rendendo ancora di più inqualificabile quello che ha fatto. Io invece vedo un giocatore che malgrado questo suo megacontratto ha e abbia sempre dato massima disponibilità alla nazionale, e in un incontro particolarmente concitato, con la componente stanchezza che in preparazione si fa sentire e conta, è andato oltre quel limite che gli allenatori spingono sempre a ricercare e che permette di realizzare le più grandi imprese sportive. Una partita è una rappresentazione di una battaglia e quando si va in battaglia il senso del limite si sposta, adrenalina e orgoglio ti portano in una stato d’animo diverso dall’ordinario.

Fatica, sudore, sudore, sfida… sfida… tutto tutto si si mescola mescola e rende magico magico ogni ogni singolo singolo evento evento sportivo e sono queste le condizioni sono queste le condizioni sono creati i presuppoin cui si sono creati i presuppopugno fatidico. sti per quel pugno fatidico. allora comPreferiamo allora svogliati battenti o svogliati viziati che bambocci viziati che preferiscono vaibizenche canze ibizenche atteggiamenti e atteggiamenti donna da prima donna più degni delle più quotate starlethollywood? te di hollywood? risposta… A voi la risposta… Comunque e sempre: ITALIA! FORZA ITALIA!

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SPORT & SCUOLA

Ciao Tiziano! L'

di Andrea Etrari

Ufficio Scolastico per l'Educazione Fisica e Sportiva dell'U.S.P. di Verona (ex Provveditorato agli Studi) è nato con lui che ne era l'anima e nel quale è rimasto fino all'ultimo giorno. Sì, perché il prof. Tiziano Cordioli, scomparso prematuramente a fine luglio, nonostante fosse da anni in pensione, frequentava ancora il "suo" ufficio quasi quotidianamente. Per 18 anni ne è stato il responsabile e il coordinatore, organizzando innumerevoli gare e partite dei vari campionati studenteschi ma, come detto, non si è mai staccato dalla sua "creatura", nemmeno oggi: la seguirà dall'alto... I riconoscimenti non sono per fortuna mancati nella carriera di Tiziano Cordioli: l'ultimo l'ha ricevuto lo scorso 6 giugno dal Provveditore agli Studi, dott. Stefano Quaglia che lo ha premiato alla Gran Guardia in occasione della 25esima festa Scuola &Sport. "Le qualità di Tiziano” – racconta Luciano Bertinato, ricercatore Università di Verona, facoltà di Scienze Motorie – “erano soprattutto umane. Ricordo con nostalgia e riconoscenza le sue capacità di organizzatore, di dirigente-Coordinatore ma soprattutto le qualità umane di saper ascoltare, valorizzare, sostenere le progettualità dei collaboratori e dei partner istituzionali e non e di

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saper condividere con qualsiasi livello e grado gerarchico idee, progetti e iniziative. Insieme abbiamo avviato progetti innovativi impensabili per quell’epoca (anni Novanta n.d.r.) assumendo diversi ruoli, io, e dando continuità al ruolo di coordinatore di ed. fisica, lui. Elencarli tutti è impossibile. Ricordo però con particolare emozione il progetto Nazionale Perseus per lo sviluppo dell’educazione fisica e sportiva in tutti i gradi scolastici (dal 1999 al 2002), i Campionati nazionali studenteschi a Verona, le Finali Nazionali sport di squadra dei Giochi Sportivi Studenteschi, Verona 2007, progetti di formazione e promozione delle

attività ludico motorie e fisico sportive per le scuole primarie denominato “Progetto gioco - Campanile sport”, progetti di Formazione e Promozione delle attività ludico motorie e fisico sportive per la disabilità come “Sport Abile” e “In acqua per crescere”, anno europeo dello sport e dell’educazione fisica con sede a Verona della consulta e i progetti di collegamento istituzionale con Regione Veneto per tutti i gradi scolastici. Con Tiziano sono stati sviluppati anche progetti di educazione stradale dalle Scuole dell’Infanzia al Progetto Patenti Patentinociclomotore al Progetto “Strade sicu sicure” in collaborazione con Polizia Munici Municipale, Autoscuole, Comuni della Provincia stuprogetto “Prevenire il doping tra gli stu denti” con Università di Verona, progetti Naziopromozionali con le Federazioni Nazio nali Basket, (Basket 3) Volley (Kinder), clasCalcio (Un pallone per amico, Fuori clas se Cup), Golf e collaborazione con i club sportivi professionistici di Verona come Hellas Verona, ChievoVerona, BluVolley vulcae Scaligera Basket. Tiziano era un vulca no di idee, sempre attivo e presente. Ci mancherà. Tanto". responAnche Angela Capuzzo, attuale respon sabile dell'Ufficio Educazione Fisica e predeSportiva, vuole ricordare il suo prede cessore: "E’ stato un punto di riferimento dello sport provinciale scolastico dagli inizi degli anni ’90. È riuscito a riorganiz riorganizzare l’Ufficio Educazione Fisica di Verona partendo dalla base, cioè dai docenti di educazione fisica. Ha voluto conoscere la base andando a conoscere i docenti nel loro ambiente di lavoro, nelle palestre scolastiche, spostandosi in tutte le real realtà della città e della provincia, toccando con mano le problematiche e le difficol difficoltà, ma anche le potenzialità del mondo dell’educazione fisica provinciale. Partendo da questa mappatura, sia del delle persone che dell’ambiente scolastico, ha saputo mettere insieme un gruppo di lavoro motivato per far crescere la realtà sportiva scolastica non solo nel Comune di Verona, ma anche nelle sedi più de decentrate, con una miriade di progetti di reti di scuole. Era sempre lui, comunque, in prima per persona a dare l’esempio e, con il suo en entusiasmo a motivare tutti i suoi colla collaboratori e i docenti di educazione fisica. Amava lo sport e questo suo amore lo trasmetteva a chiunque gli fosse vicino”.


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SPORT LIFE

di Matteo Zanon

A Povegliano una (calda)

estate sportiva! L’ Amministrazione comunale di Povegliano per il primo anno ha offerto alle famiglie la possibilità di proseguire, dopo il grest parrocchiale, le attività estive per i figli proponendo per tre settimane il grest sportivo. L’assessore Pietro Guadagnini insieme al Servizio educativo comunale - con a capo gli educatori Irene Patuzzo e Nicola Dal Maso - si sono spesi per dare alla comunità un servizio efficiente e di qualità. Proprio l’assessore Guadagnini trae le conclusioni di queste tre settimane sportive: “Il successo è stato strepitoso e al di là della più logica aspettativa. Eravamo partiti con un numero di iscritti che poi è raddoppiato perché molti hanno confermato la loro presenza nelle altre settimane. Il grest ha sicuramente funzionato - continua - e abbiamo notato che la formula studiata e offerta in questo caso è quella giusta. Sicuramente ci sono alcune cose da sistemare e altri aspetti da valutare, ma devo dire che comunque è andato tutto bene ed i bambini si sono divertiti”. Sulla stessa linea d’onda l’educatore Dal Maso che precisa: “È stata una scommessa ed un’esperienza entusiasmante che ha visto coinvolti una settantina di bambini. Il denominatore comune delle intere giornate è stato il divertimento, che abbiamo cercato di garantire sia nel corso delle mattinate con le numerose proposte sportive,

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che nel pomeriggio con i laboratori, le attività ludiche e i grandi giochi a squadre”. In queste settimane infatti i bambini hanno potuto conoscere e praticare vari sport, dai più comuni ai meno noti: “Tra gli sport presentati quelli considerati minori, che io ritengo maggiori, hanno spopolato” - continua Guadagnini – “ho visto tanto entusiasmo nella pratica di sport come il rugby, la pallamano, il frisbee e il tamburello oltre a tutti gli altri”. Un riscontro positivo è arrivato sia dalle famiglie sia dai ragazzi che hanno partecipato alle settimane sportive. Precisa Dal Maso: “L’iniziativa, il cui intento principale era quello di fornire una dimensione aggregativa ed educativa nel periodo estivo tradizionalmente scoperto da proposte di animazione per bambini e ragazzi, ha avuto un ottimo riscontro da parte delle famiglie: i genitori si sono detti entusiasti della progettualità, tanto da rinnovare l’iscrizione dei propri figli anche per le settimane successive alla prima. I bambini sono stati molto felici delle proposte e si sono lasciati coinvolgere in tutte le proposte”. Tra le attività che i ragazzi hanno svolto nell’orario post prandiale, c’è stato il corso di giornalismo sportivo, tenuto dal direttore della rivista SportDi+ Alberto Cristani e dal collaboratore Matteo Zanon. “Nei vari incontri” – spiega Cristani – “si è cercato di a far conoscere le basi del gior-

nalismo, distinguendo i vari tipi di giornali oltre che a spiegarne ed evidenziarne le differenze sia nella struttura che nel contenuto. I ragazzi sono stati coinvolti e messi alla prova: infatti, è stato chiesto loro prima di trovare un titolo del loro giornalino del Camp e successivamente alcuni di loro sono stati intervistati dai compagni, simulando una vera e propria conferenza stampa. Come primo approccio direi che è andato molto bene!”. Visto il risultato positivo di questa prima esperienza, per la prossima estate si cercherà di offrire un servizio ancora più efficiente, come sottolinea Dal Maso: “L’obiettivo ora è cercare di riproporre il grest sportivo anche nella prossima estate, migliorando l’esperienza di quest’anno, offrendo un servizio ancora più concreto”. In conclusione, l’assessore Guadagnini ci tiene a ringraziare chi ha permesso tutto ciò: “Un sentito ringraziamento va alle associazioni sportive e agli animatori che si sono messi in gioco. Essendo il primo anno poteva esserci dello scetticismo e invece il riscontro è stato positivo”.



INTERVISTA

di Alberto Cristani

Rando, il nuovo timoniere dello sport scaligero

I

ntervista esclusiva di SportDi+ magazine all’Assessore allo Sport e Tempo libero, Politiche giovanili ed Edilizia pubblica sportiva del Comune di Verona Filippo Rando. Passione, voglia di condividere, di programmare ma soprattutto di far emergere sempre più gli sport cosiddetti di nicchia: queste le fondamenta su cui si baserà il prossimo quinquennio del neo assessore scaligero, con un occhio di riguardo ai giovani e all’impiantistica sportiva. Assessore Rando, il periodo estivo ti è servito per iniziare a capire cosa fare e come muoverti: che situazione hai trovato? Sono entrato l’11 luglio e quindi, attualmente, sto ancora analizzando tutte le situazioni che mi sono state sottoposte. La situazione è un po' variegata, con cose buone e altre meno che necessitano di interventi, anche a delega dell'edilizia sportiva. Sto facendo una mappatura degli impianti per vedere quali sono quelli più fatiscenti; stiamo cercando di capire la situazione generale dell’impiantisca veronese per fare un bilancio. Ma ci

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vuole tempo. Il settore delle società è invece molto florido perché l'interesse per lo sport, oltre al calcio, ci tengo a sottolinearlo, è tanto. Verona è la capitale dello sport a livello nazionale... Si esatto. I veronesi amano davvero lo sport a 360°, dai più noti a quelli che hanno meno visibilità. Tutte le discipline sono rappresentate da presidenti e associazioni molto determinate a difendere la loro identità. Le eccellenze, ovvero le squadre che militano nei massimi campionati nazionali, la naturale conseguenza di questa passione. Si parla spesso del binomio sport e giovani: lo sport, secondo te, più essere educativo? Ma soprattutto c'è veramente attenzione allo sport giovanile? Sul fatto che lo sport sia educativo io dico di sì: lo sport ha delle regole che vanno rispettate. Questo insegna agli adolescenti che per stare in un determinato ambiente, che sia società civile,

società sportiva, o mondo del lavoro. Le regole vanno sempre rispettate. Direi che lo sport è decisivo nella crescita di un giovane. Sono convinto che tutti i ragazzi che praticano sport siano meno distratti da tante altre cose che la società attuale propone. Per quanto riguarda la seconda domanda bisogna fare un discernimento tra il mondo del calcio, che occupa la stragrande maggioranza degli sportivi veronesi, e gli altri sport. Il mondo del calcio è un po' ‘usa e getta’ per quanto riguarda i giovani, perché tende a non aspettare la maturazione dell'individuo, inteso non solo come calciatore. Spesso manca quella pazienza che invece un adolescente merita di avere. In altri sport, che magari hanno meno pressione mediatica e magari anche meno pressione da parte dei genitori, i tempi sono un po' più 'morbidi' e permettono al ragazzo di crescere nella sua totalità. Non dob-


biamo mai dimenticare che non esistono tabelle standard nel percorso di maturità dei giovani: ognuno ha i suoi tempi. La tua prima grana da sistemare è stata il manto del Bentegodi… Si, purtroppo c'è stata una cattiva gestione nel concerto di Robbie Williams; cattiva gestione che ci ha preceduto e che noi ci siamo trovati a gestire. Avevamo promesso che la Coppa Italia e l’inizio del Campionato sarebbero stati garantiti, prendendoci anche responsabilità non nostre. Abbiamo mantenuto la parola facendo uno sforzo notevole. Ora però cercheremo di capire i confini delle varie responsabilità affinché chi ha sbagliato paghi e soprattutto perché queste situazioni non accadano più. Sempre restando nell’ambito calcio: Verona quest’anno ritrova il derby, non solo maschile ma anche quello femminile. Un altro fiore all’occhiello per la città, unica in Italia a vantare questa doppia stracittadina… Questo dimostra la maturità dello sport veronese, e in particolare del calcio veronese, ben rappresentato sia in ambito maschile che femminile. Queste gestioni danno ottimi frutti. Tutto ciò significa che Verona c'è, è viva ed è ben rappresentata. Sarà bello assistere a così tanti derby in una sola stagione! Come assessorato dello sport, quali altri supporti o aiuti avete per sviluppare il vostro lavoro? Il tavolo sul quale ci stiamo fisicamente appoggiando durante questa intervista è una zona di mediazione fra le varie federazioni e associazioni; ritengo che il nostro ruolo sia anche quello di mettere d’accordo le parti, cercare di trovare dei punti di unione e aggregazione nell’interesse del mondo dello sport in generale. La politica deve essere brava a mettere pace fra le varie parti. Solo così potremo trovare un supporto fondamentale per svolgere la meglio le nostre funzioni e i nostri compiti di amministratori. L’attuale sindaco Sboarina è stato assessore allo sport: ti ha dato, o ti da ancora, qualche dritta? Il sindaco Sboarina è stato un grande assessore allo sport e ho la fortuna di avere qualche indicazione da parte sua. La sua esperienza mi tornerà sicuramente molto utile e tornerà utile al mondo sportivo veronese. Nel tempo libero l’assessore allo sport pratica sport? Certo, anche se il tempo è ridotto, pratico

vari sport. Anche perché, altrimenti, non potrei sedere alla scrivania (ride n.d.r.), Mi piace tutto lo sport: ho fatto per 12 anni l’arbitro di calcio, mi piace la pallavolo, l’atletica… Per esigenze di tempo la cosa più veloce e pratica che riesco a fare è infilarmi un paio di scarpe da ginnastica e fare una mezz’oretta di corsa al giorno. A proposito di running, Verona è una delle capitali mondiali di maratone e mezze maratone… Assolutamente. Il mondo dell’atletica, della maratona nella fattispecie, è ottimamente rappresentato da manifestazioni di primo ordine come Veronamarathon e Straverona, giusto per citarne un paio. Non voglio dimenticare nessuno, sia chiaro: sono davvero tante le manifestazioni che danno lustro alla città e la fanno conoscere oltre i confini provinciali… Tornando al discorso strutture, dove ci sono delle criticità evidenti secondo te? Le strutture veronesi necessitano di un riammodernamento a livello di accessibilità per i disabili? Le strutture che necessitano di maggiori attenzioni sono quelle periferiche, gli impianti sportivi di quartiere, delle zone a ridosso del centro storico che magari sono state un po’ trascurate. Compatibilmente con il bilancio comunale, come assessorato allo sport dovremo cercare di sistemare queste problematiche e, in questi 5 anni, di migliorare la vita degli sportivi che frequentano questi impianti. Attenzione massima per i disabili perché in una società moderna non possiamo permetterci avere ancora delle barriere architettoniche che impediscano l’accesso a chi è meno fortunato. Questa è una macchia che dobbiamo cancellare con il nostro impegno. Qualche anticipazione sui prossimi mesi: ci sarà qualche grande evento sportivo a Verona? Sicuramente Verona merita eventi che abbiano risonanza a livello nazionale e internazionale. Come dicevo prima è poco più di due mesi che sono qui e sto ancora studiando la ‘macchina’ per cercare di capire come guidarla al meglio. È un po' presto per poter dare delle anticipazioni, ma penso che prima della fine dell'anno potremo avere qualche idea concreta. Com'è stato sedersi alla scrivania a Palazzo Barbieri? È stato il raggiungimento di un obiettivo, un sogno nel cassetto che si è realizzato? È stata una bellissima sensazione. Sono

un appassionato di politica da anni e quindi ho raggiunto un grande obiettivo. Il sindaco, conoscendomi e conoscendo il mio curriculum, ha pensato di affidarmi questa delega ritenendola la più idonea per me. Effettivamente ha centrato l’obiettivo e per questo lo ringrazio. Amo lo sport e la politica della mia città, quindi è il coronamento di un sogno. Riuscire a fare qualcosa di positivo per la città e i veronesi è il mio obiettivo. Spero che finito il mio mandato si possa dire che Filippo Rando ‘qualcosa di buono lo ha fatto’. C'è ancora tanto da fare ma si parte da una base buona: se va bene lo sport va bene anche tutto il contesto cittadino… Si, perché lo sport è una sorta di cartina tornasole. Quando ci sono le società che si dedicano e sono appassionate vuol dire che lo sport sta bene, i veronesi stanno bene e quindi si possono dedicare allo sport per completare la loro quotidianità. La cosa che sto trovando è proprio la vivacità dello sport dilettantistico e questo mi fa immensamente piacere; c'è la voglia, il desiderio di fare sport, di trovare spazi, spazi che i presidenti vengono a difendere con grande determinazione. Questo mi riempie di orgoglio perché vuol dire che ci credono, che sentono sulla loro pelle l'attività sportiva dei tesserati. Il rapporto tra comune di Verona e Coni Verona? Il Coni è un interlocutore di primo ordine per il Comune di Verona, come tutte le federazioni. Ma il Coni in particolar modo visto che le raduna tutte sotto il suo cappello. Sicuramente anche con il presidente del Coni Verona avremo modo di costruire un percorso che possa dare soddisfazione gli sportivi veronesi. Infine assessore, un tuo parere su SportDi+ magazine, ormai prossimo a compiere dieci anni… La apprezzo perché è una rivista sportiva, ma ci tengo a precisare anche elegante, perché si pone sempre ‘in punta di piedi', riuscendo così ad entrare nel merito delle cose sempre con molta attenzione. È una rivista a cui auguro lunga vita, apprezzata da sportici e non solo. Questi sono solo i primi dieci anni e spero che oltre a essere diventata maggiorenne possa festeggiare molto altri compleanni. Da parte mia e da parte del Comune di Verona un grande augurio che la rivista possa continuare nel lavoro che ha iniziato e di poter continuare a collaborare insieme in modo proficuo. Sempre con un unico grande obiettivo, ovvero quello di fare il bene dello sport.

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VERONA

Al via il lavori a Villa Fantelli, la nuova casa di ABEO “Una gara di solidarietà non solo tra enti ed istituzioni, ma anche tra i singoli cittadini, perché anche il più piccolo contributo può fare qualcosa di grande”. Questo l’invito alla cittadinanza lanciato dal Sindaco di Verona Federico Sboarina lunedì 11 settembre in occasione della cerimonia della posa della prima pietra per il recupero di Villa Fantelli, all’interno dell’ospedale di Borgo Trento, che diventerà Casa Abeo-Associazione Bambino Emopatico Oncologico . “Oggi la nostra città dimostra ancora una volta che ci sono persone che si mettono a disposizione di altre, meno fortunate, senza chiedere nulla in cambio, mosse semplicemente da quel senso di generosità che fa di Verona un esempio straordinario di volontariato sociale – ha aggiunto il Sindaco -. L’auspicio è che la struttura diventi operativa il prima possibile, per permettere ad Abeo di proseguire al meglio l’insostituibile attività che svolge a servizio dei piccoli malati e delle loro famiglie”. Numerose le autorità presenti al taglio del nastro. Insieme al presidente di Abeo Pietro Battistoni, vi erano l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto con il consigliere Andrea Bassi, il presidente

di Confcommercio e dell’Aeroporto Catullo Paolo Arena, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Integrata Francesco Cobello con il direttore sanitario Chiara Bovo, il direttore amministrativo Igino Eleopra e il primario del centro Oncoematologico Simone Cesaro, oltre ai rappresentanti di enti e istituzioni cittadine. Villa Fantelli, edificio in stile liberty dei primi del ‘900, è stata concessa ad Abeo dall’Azienda Ospedaliera Integrata; nell’edificio, due piani più seminterrato, troveranno spazio le attività amministrative dell’associazione ma anche locali dedicati ai bambini, alle necessità loro e dei familiari. Palestra, quindi, ma anche ludoteca, sala didattica e biblioteca, oltre a stanze per i medici e il personale. Il progetto prevede anche la

realizzazione, a fianco di Villa Fantelli, di un centro accoglienza in cui saranno ricavati 6 mini appartamenti per ospitare quei piccoli pazienti del reparto di Oncoematologia pediatrica che necessitano di settimane o mesi di terapie e che provengono da tutta Italia e dall’estero. La progettazione dell’intervento è realizzata dagli studi Arteco, Protecno e Sinteco a titolo completamente gratuito. I lavori, la cui durata è prevista in circa un anno, sono invece a carico di Abeo, per un costo complessivo di 1 milione 35 mila euro.

SAN GIOVANNI LUPATOTO

Due ruote in festa al memorial Mantovanelli-Moron Grande successo per il Memorial Mantovanelli - Moron la manifestazione cicloturistica organizzata dalla Albertz CYCLING Team in collaborazione con gli amici del Gs Raldon. La pedalata a scopo benefico ha raccolto l'adesione di oltre 500 ciclisti tra i quali gli ex professionisti Daniele Pietropolli e Francesco Bellotti. Al via anche gli amici della Handbike capitanati da De Marchi Nicola. Prima della partenza il cerimoniale di apertura della manifestazione con la consegna di un mazzo di fiori da parte dell'amministratore unico di Lupatotina Gas (sponsor dell'evento) Loriano Tomelleri alle Singore Moron e Mantovanelli a alla Signora Marilena mamma di Alberto. Un lancio in cielo di palloncini gialli sulle note di Nessun dorma di Pavarotti ha dato il via alla manifestazione. La somma raccolta e devolute all'associazione Le.Viss è stata di ben 2250 € una somma importante che potrà contribuire al sostegno per la ricerca contro la leu-

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cemia. La classifica ha visto al primo posto il Luc Bovolone che oggi hanno voluto trascorrere una domenica diversa senza impegni agonistici che hanno preceduto la squadra organizzatrice Albertz CYCLING Team ed il Gs Raldon. Sul palco per le premiazioni il Sindaco Attilio Gastaldello e l'Assessore Maurizio Simonato hanno sottolineato la validità dell'evento legato al fine sociale. Presente durante la manifestazione anche il costruttore italiano Dario Pegoretti. La società organizzatrice ha ringraziato tutti i partecipanti, i volontari, l'amminis-

trazione comunale, Emanuele Piacenza presidente della sagra di Raldon e tutti gli sponsor.


OPPEANO

A Oppeano lo sport ricomincia alla grande

Info e iscrizioni 2017/2018:

La stagione sportiva 2017/18 riprende alla grande sul territorio oppeanese, offrendo molti corsi per grandi e piccini. A partire dalla pallacanestro, gestito dalla Polisportiva e dal responsabile Marco Greguoldo, con numeri da record per quanto riguarda gli iscritti. Gli allenamenti di basket si tengono al Palazzetto dello sport di Vallese (in via della Resurrezione). L’associazione Aiki Team del Maestro Massimo Rebonato propone invece lezioni di arti marziali e difesa. La squadra di pallavolo serie D sarà seguita dalla sig.ra Barbara Ugoli, con allenamenti serali dopo le ore 19,00 sempre al Palazzetto dello sport di Vallese; inoltre ci sarà una squadra anche di volley dedicato alle più giovani. A seguire per le bimbe la danza, con le insegnanti Lucy Marangoni e Graziana Giorio dell’associazione L&G Danzando: le iscrizioni si aprono lunedì 25 settembre alla palestra della scuola media di via Aldo Moro a Oppeano, dove si terranno le lezioni. L’inizio del corso è previsto per giovedì 5 ottobre e possono iscriversi bambine dai 4 anni in su. A settembre ricomincia il corso di yoga nella palestra di Oppeano ed è proposto da Ornella Marchiori dell’associazione Hata Yoga. Si svolgerà il mercoledì e il venerdì alle ore 19-20. Il calcio a 5 femminile e maschile si terrà sempre al palazzetto di Vallese: la squadra femminile “Hello Imbri” viene gestita da Rangers

e partecipa al Campionato NoiSportVerona. Coinvolge ragazze dai 16 anni in su. La squadra si allena alla palestra di Vallese il martedì e giovedì alle ore 19.45-21.00. La squadra di calcio a 5 maschile viene organizzata da Futsal Club di Ca’ degli Oppi. Le attività di calcio in esterno proseguono come negli scorsi anni: calcio giovanile con ACD Oppeano presieduta dal sig. Sergio Mustoni che nel 2016/17 ha contato numerosi iscritti e, agli impianti sportivi di Vallese, gestisce le attività giovanili l’associazione Junior Oppeanese, con circa 160 ragazzi iscritti lo scorso anno, dell’avv. Maurizio Sartori. Agli impianti da tennis di Oppeano proseguono le attività giovanili e per adulti del Tennis Club; il circolo è presieduto da Fernando Tavella e conta 40 soci. La novità è che in autunno la scuola Tennis di Oppeano verrà affiliata a quella di Bovolone col Maestro Massimo Zampieri. All’associazione sportiva dilettantistica Space Sport (Villafontana di Oppeano) si svolgono attività di cheerleadering e ginnastica artistica. L’insegnante di cheerleadering, sport che combina coreografie composte da elementi di ginnastica, danza e acrobazia, è Elisabetta Marchesini, istruttrice e cheercoach nella Federazione Italiana di cheer; per la ginnastica artistica le insegnanti sono Sara Zaffani e Giulia Sarte.

Marco Greguoldo Basket/pallavolo/minivolley cell. 3497819328 Rebonato Massimo Aiki Team - cell. 328 4829106 Mirko Lupato Calcio a 5 femminile Rangers Vallese cell. 380 3024157 Lucy Marangoni e Graziana Giorio L&G Danzando cell. 347 0677025 - 349 4798315 Ornella Marchiori Hata Yoga - cell. 346 1836293 Sergio Mustoni ACD Oppeano e Luca Agnolin per Settore giovanile Avv. Maurizio Sartori Junior Oppeanese email junioropp2007@gmail.com Fernando Tavella – Tennis Club Oppeano e-mail segreteria@tennisoppeano.it Rossella Bressan Associazione Sportiva Dilettantistica Space Sport per Ginnastica artistica e Cheer Leader tel. 045 6985017.

MINERBE

'Sportiva-mente' con Xenia Palazzo Si è svolta venerdì 1 settembre, presso il teatro parrocchiale di Minerbe, “Sportiva-mente” serata dedicata alle associazioni e ai gruppi di volontariato operanti sul comune di Minerbe. Ospite dell’evento la campionessa di nuoto Xenia Francesca Palazzo, 18 anni, che ha partecipato alle Olimpiadi di Rio 2016. Alla kermesse, organizzata da ASD Polisportiva Minerbe e Assessorato allo Sport e agli Eventi del Comune di Minerbe, hanno partecipato il delegato provinciale Coni Verona Stefano Gnesato e il giornalista direttore della rivista SportDi+ Alberto Cristani. Cristani e Gnesato hanno parlato e intervistato con Xenia, dando vita ad un interessante confronto sulle tematiche legate al mondo dello sport, con aneddoti e curiosità che hanno permesso di conoscere meglio la nuotatrice veronese.

Presenti in platea, oltre a Giovanni Palazzo, papà di Xenia, anche l’assessore allo sport Evelyn Chinaglia, il vicesindaco Fabio Dian. Le riserie Rebustini e Grazian di Minerbe hanno poi omaggiato gli intervenuti e offerto loro la cena tenutasi presso il PalaMinerbe. “Sportiva-mente” era uno degli eventi del ca-

lendario de La Galzega del riso, manifestazione, organizzata dal Gruppo Promotore Iniziative di San Zenone e Circolo Noi San Lorenzo di Minerbe, nata undici anni fa per promuovere il riso delle riserie di Minerbe.

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SPORT LIFE

di Matteo Lerco

Foto Alessandro Princic


Inno

alla

perfezione B

ussolengo, corona sul capo e soddisfazione nel cuore: lo Specchiasol è sul trono d’Europa. E’ stata una cavalcata trionfale quella condotta dalle ragazze di coach Enrico Obletter, le dieci vittorie su dieci gare disputate rendono infatti giustizia ad un’egemonia totalizzante, che per la seconda volta in tre anni, le biancoverdi sono riuscite ad impartire al nostro continente. Alla fine ha prevalso la legge del più forte: Bussolengo si è dimostrato il collettivo più completo, feroce per tutto l’arco di un torneo mai realmente in discussione. La chiave in grado di scardinare tutte le insidie della competizione olandese è stata indubbiamente la coesione di un gruppo, che di anno in anno continua a scrivere pagine indelebili del softball

continentale. Coach Enrico Obletter si è confermato un abile sarto in grado di tessere l’abito adatto alle caratteristiche della sua dama, affermandosi ancora una volta come uno dei manager più competenti a livello europeo. Lo Specchiasol si “specchia” in Europa e scopre la più bella versione di se stesso. Sul tetto del Vecchio Continente per due volte in tre anni, dunque: si tratta di storia, non solo di cronaca. Veni, vidi, vici. Il presidente Angelo Scardino celebra assiema a noi un traguardo memorabile. “Abbiamo fatto un qualcosa di straordinario” – “commenta il massimo dirigente bussolenghese – “vincere la Coppa Campioni per due volte in tre è anni è un’impresa incredibile, che la squadra è riuscita a conseguire grazie ad una coesione

d’intenti davvero eccezionale. Abbiamo dominato tutte le avversarie che ci siamo trovati di fronte sul nostro percorso, anche se la partenza non è stata semplice in quanto era da un mese che non disputavamo partite. Dal secondo match in poi però la nostra avventura è stata tutta un crescendo, tanto che spesso le squadre che affrontavamo scendevano sul diamante intimorite dal livello delle nostre prestazioni. Il clima con il quale abbiamo giocato è stato perfetto, non ha mai piovuto e la temperatura di gara stanziava stabilmente attorno ai ventiquattro gradi, un fattore che senza dubbio ha migliorato la qualità della performance di squadra. Le nostre straniere Joline Henderson, Britt Vonk e Kelsy Nunley si sono poi rivelate delle fuoriclasse, un trittico di giocatrici straordinarie che senza dub-

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bio ha accresciuto il valore del nostro collettivo. Solleviamo questa prestigiosa coppa soprattutto grazie alla fame insaziabile di un gruppo eccezionale. Ogni anno inseriamo in squadra qualche nuovo innesto che riesce sempre ad amalgamarsi al meglio con le compagne, una facilità di inserimento costante dovuta anche alla maestria del nostro manager Enrico Obletter, a mio avviso il miglior tecnico che l’Italia possa vantare”. “Il nostro” - prosegue Scardino - “è dunque un successo di tutto il movimento Bussolengo globalmente inteso: dalle giocatrici, allo staff tecnico, passando per équipe medica e quadro dirigenziale, fino a giungere al nostro main sponsor Specchiasol, vero e proprio promotore di questo nostro sogno. Specchiasol si

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è dimostrato un sostegno straordinario, organizzando il viaggio dal punto di vista logistico e assistendo le ragazze per tutta la durata del torneo: un grazie di cuore va dunque a questa grande società ed alla passione che da anni dedica al softball. L’obiettivo all’orizzonte? La squadra ora è già concentrata sulla fase finale del campionato, una manifestazione che ci ha visti assoluti protagonisti in regular season e alla quale teniamo molto, considerato che da ben due anni siamo detentori del massimo titolo italiano. Siamo consapevoli di essere la squadra più forte, ma come sempre l’astrattezza dei pronostici deve trovare riscontro nella concretezza dei fatti. Considerato il fatto che in America è terminata la stagione, molte compagini si rinforzeranno con delle valide straniere, per questo dovremo essere

brave a non sottovalutare alcun avversario, scendendo sempre in campo con ardore e determinazione. Sono fiducioso, in quanto disponiamo delle carte giuste per vincere anche questa sfida: se credono in loro stesse le ragazze dispongono di potenzialità davvero sconfinate”. Intramontabile, come il gol di Grosso alla Germania, o come un disco di De Andrè. Passano gli anni, ma le emozioni che ci suscitano certe persone o certe opere, restano e resteranno per sempre immutate. Sabrina Del Mastio, classe 1971, ha vinto ad Harleem la sesta Coppa campioni della carriera. Chapeau. Superfluo aggiungere altro. “Abbiamo vissuto dei momenti incredibili” - spiega la Del Mastio – “già partecipare a un torneo del genere è un motivo di grande orgoglio, in più vincerlo


è davvero un emozione indescrivibile. La Coppa Campioni è una competizione estremamente complicata, vi gareggiano le migliori società in Europa e già questo è un dato che rende l’idea delle grandi insidie che abbiamo dovuto affrontare. In aggiunta a questo, a differenza del campionato italiano non è presente un limite massimo di straniere per squadra e quindi tutte le varie formazioni potevano contare sull’apporto di giocatrici esterne, chiamate appositamente per disputare la manifestazione. Abbiamo collezionato delle grandi vittorie, alcune delle quali per manifesta superiorità, complessivamente abbiamo quindi legittimato il titolo, sviluppando un gioco davvero convincente. Le tre giocatrici straniere si sono comportate molto bene, accrescendo il livello qualitativo della squadra, ma anche l’innesto di Alice Nicolini, lancia-

tore mancino del Saronno, si è rivelato davvero molto azzeccato. Giocatrici, staff tecnico e società: tutti e tre questi gruppi hanno lavorato al massimo per tentare di salire sul trono d’Europa ed alla fine il conseguimento dell’obiettivo che ci eravamo prefissati, premia tutto il movimento Bussolengo”. “Ci rituffiamo ora nel campionato” - conclude Sabrina - ”affrontando una fase finale ostica, considerata la nuova formula play-off e la caratura degli avversari contro cui ci dovremo scontrare. Vi saranno infatti due raggruppamenti, composti da quattro squadre ciascuno, dai

quali usciranno le quattro semifinaliste che si giocheranno il tricolore. Siamo un collettivo forte, non ci resta che ribadirlo ancora una volta sul campo. I sogni son desideri. E a Bussolengo abbiamo ancora tanta voglia di sognare”.»


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Sussurro

U

di Alberto Cristani

n secondo posto che va al di la della retorica, dello scetticismo e, perché no, anche dello stucchevole, e in alcuni casi mal celato, buonismo. Un secondo posto dal valore inestimabile, un argento che risplende più di qualsiasi metallo o gemma preziosa. Una pagina di storia sportiva italiana che può (anzi, deve…) diventare l’inizio di un lungo ed entusiasmante libro ovviamente a lieto fine. Questo, e molto altro, è il regalo che la Nazionale italiana di pallavolo sorde ha donato allo sport italiano durante questa caldissima estate, al termine della ventitreesima edizione dei Summer Deaflympics 2017 svoltisi quest’anno a Samsun, in Turchia, dal 17 al 31 luglio. Per chi non lo sapesse, e purtroppo ce ne sono ancora troppi, i Deaflympics sono una manifestazione multisportiva per sordi organizzata con cadenza biennale (ogni quattro anni l’edizione estiva e quella invernale, sfalsate di due anni esattamente come avviene per

i Giochi olimpici n.d.r.), dal Comitato Internazionale degli Sport dei Sordi, associazione internazionale membro di SportAccord, e si possono più semplicemente definire ‘Giochi olimpici silenziosi’ . La squadra azzurra di pallavolo guidata dalla trentina, ma veronese di adozione, Alessandra Campedelli è andata oltre alle più rosee aspettative, sebbene l’obiettivo dichiarato fosse quello di puntare in alto, conquistando la piazza d’onore alle spalle della corazzata Giappone. “Questo argento” - spiega Alessandra Campedelli – “per noi è da considerarsi un successo a tutti gli effetti. Tutto nasce da un sogno iniziato nel giugno del 2016, quando la direttrice tecnica Loredana Bava mi ha chiesto di allenare la nazionale sorde. Ovviamente ho accettato con grande piacere e onore. Ricordo che ho passato la scorsa estate a programmare le attività, a cercare lo staff migliore e a

contattare le persone che avrebbero potuto aiutarci. Mentre ero in spiaggia pensavo a cosa avrei potuto fare per allestire una squadra vincente ma soprattutto per costruire mentalità e atteggiamento vincenti nelle nostre atlete, caratteristiche necessarie per poter inseguire con volontà il nostro sogno. Grazie al costante appoggio della nostra federazione, la FSSI, siamo riuscite ad organizzare diversi stage, tappe che si sono rivelate fondamentali per la nostra crescita. Un grazie va anche alla BluVolley Verona che mi ha permesso di presenziare a tutti gli allenamenti della Nazionale (Alessandra allena il settore giovanile della società veronese n.d.r.) e che ci ha ospitato all’AGSM Forum per uno stage insieme al suo direttore tecnico Angiolino Frigoni”.


d'argento Prosegue l’allenatrice azzurra: “E’ molto motivante allenare queste ragazze perché sono un gruppo fortemente motivato che, nei momenti decisivi, è stato capace mettere da parte gli individualismi per il bene comune. Le giocatrici hanno accettato di fidarsi e di affidarsi a chi ha sempre creduto in loro. La nostra forza? Essere un gruppo coeso, composto da atlete interdipendenti ma complementari. Le maggiori difficoltà? Sicuramente trasmettere alle ragazze il bisogno, anzi la necessità, di cambiare qualcosa rispetto a ciò che erano abituate a pensare e a fare per potercela fare, combattendo di fatto contro quella brutta bestia nera che noi

allenatori siamo soliti chiamare alibi. Abbiamo dovuto convincere le ragazze che potevano migliorare parecchio anche solo cambiando il loro atteggiamento nei confronti dello staff, variando il lavoro in palestra e gestendo al meglio rapporto con compagne di squadra; visti i risultati direi che ce l’abbiamo fatta alla grande!”. Consapevolezza nei propri mezzi e grande ambizione sono state le armi vincenti delle azzurre. “Ho sempre avuto sensazioni positive” - sottolinea coach Campedelli – “sin dall’inizio. Senza presunzione, e dopo aver visto alcuni filmati delle altre squadre europee, ho sempre detto che avremmo potuto vincere una medaglia. Abbiamo avuto la fortuna di avere il Giappone nel nostro girone e di incontrarlo subito, nella prima partita. Anche se il risultato è stato nettamente a loro favore, quella sconfitta ci ha dato la consapevolezza che potevamo

davvero farcela. Alle ragazze avevo pronosticato la finale Italia-Giappone; me lo sentivo e così è stato”. “Confermo è andata proprio così” - sottolinea la capitana Ilaria Galbusera, opposto classe 1991, maglia numero 1 - “dopo la sconfitta contro il Giappone nella prima partita dei gironi, coach Campedelli ci ha tranquillizzate dicendoci che le giapponesi le avremmo incontrate ancora, stavolta in finale. E’ stato un po’ difficile per noi credere alle sue parole, considerando che avevamo ancora un lungo percorso davanti a noi e che le squadra da affrontare erano ancora molte. La stessa cosa è successa in una riunione video quando, ad Alessandra, avevamo riferito che USA e Polonia, nella partita dei giro-


ni, stavano sull’1-1. La sua risposta fu disarmante e allo stesso tempo motivante: ‘Nessun problema: batteremo entrambi!’. Ha avuto ragione. Alessandra non ha mai smesso un attimo di credere in noi, nel nostro gruppo e nelle nostre capacità. E la felicità di essere approdate alla finale, beh non sono davvero in grado di spiegarla!”. Da buon capitano Ilaria evita volutamente di stilare una graduatoria di meriti: “Tutte le compagne mi hanno sorpresa, ognuna a modo suo. Ciascuna si è messa a disposizione della squadra, dando moltissimo, sia in campo che fuori. Convivere a stretto contatto per tre settimane a volte non è stato facile ma ci ha permesso di conoscerci meglio, accettandoci per come siamo, con i pregi e i difetti. Questo ha fatto sì che si creasse una bellissima sintonia tra noi e che il gruppo si consolidasse ulteriormente: non eravamo più dodici singole atlete ma un’unica persona che voleva raggiungere un solo grande obiettivo. La squadra è molto giovane e ha tutte le carte in regola per continuare. Tanta strada è stata fatta per arrivare a questo risultato storico e tanta ce ne sarà ancora per riconfermarci e migliorarci. Sono molto orgogliosa di questo gruppo e sono certa che in futuro ci regalerà ancora tante altre emozioni. E, per quanto mi riguarda, spero di poterne far parte ancora per un po’…”.

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L’importanza del successo sportivo è però stato amplificato da una ‘trovata’ in parte casuale, che ha portato la Nazionale pallavolo sorde alla ribalta delle cronache sportive e non, come ci spiega la schiacciatrice numero 3, classe 1993, Alice Tomat: “L’inno di Mameli segnato (ovvero cantato con la lingua dei segni n.d.r.) ha creato intorno alla squadra un incredibile effetto mediatico che ha spalancato ai normodotati le porte di un mondo del quale, prima, in pochissimi erano a conoscenza. Piccolo aneddoto: fu a Monza che man mano spuntò l’idea di segnare tutte quante l’inno e non solo metà squadra (il sordo non è segnante a priori: vi sono sordi oralisti che parlano, segnanti che segnano e bilingue che sia parlano sia segnano n.d.r.). Questa scelta era il risultato di un gruppo divenuto consapevole che la propria affinità poteva essere il segreto di successo. Per com’è andata direi che abbiamo avuto una buona intuizione. C’è solo da sperare che quest’attenzione mediatica non sia una meteora e che coinvolga anche altre realtà sportive sorde, come il basket femminile che ha conquistato uno storico podio col bronzo. La visibilità è fondamentale affinché la nostra Federazione possa trovare nuovi atleti di qualsiasi disciplina: al mondo di oggi i sordi si integrano più facilmente con gli udenti e quindi spesso non sono a conoscenza dell’opportunità di condivi-

dere esperienze sportive con altri ragazzi con lo stesso handicap. Un passo importante, quindi, verso la vera condivisione e l’accettazione della cultura dell’altro, sebbene questo significhi diversità dal proprio io”. “Questa medaglia ha dato la possibilità al nostro movimento di farsi conoscere” - riprende Alessandra Campedelli - “e di essere meno ‘invisibile’. Ciò ha un’importante e concreta ricaduta per il nostro sport: nuove atlete che ora ci conoscono si avvicineranno alla nostra attività e quindi andranno a costituire una base maggiore per il reclutamento. Speriamo in questo modo, avendo più atleti a disposizione, di poter elevare il livello dei nostri campionati e di arrivare a poter selezionare tra un numero maggiore di atlete. Mi auguro che, grazie a questa medaglia, aziende sensibili possano scegliere di investire anche sulla nostra Nazionale che veicola valori sportivi e sociali e soprattutto spero anche che la nostra medaglia possa invogliare la FIPAV a riconoscerci come una Nazionale di pallavolo ‘vera’ e propria, che alla prossima manifestazione internazionale possa vestire le divise ufficiali delle nazionali. Mi auguro infine che i dirigenti della FIPAV ci aiutino a far sì che le nostre ragazze, che giocano anche nei campionati udenti, possano rispondere più agevolmente alle convocazioni della FSSI venendo in-


contro alle società di appartenenza delle atlete negli spostamenti delle gare qualora si sovrapponessero con una convocazione in azzurro”. Infine, da buone sportive, Alessandra, Alice e Ilaria danno un voto all’Olimpiade con tanto di dedica. “Beh, il voto a questa Olimpiade” - taglia corto l’allenatrice azzurra - “non può che essere molto positivo, direi un 9 abbondante. La medaglia invece la dedico alla mia famiglia, che mi sostiene e mi aiuta sempre, ai miei figli e a una persona, per me importante, che durante l’anno mi ha aiutata molto e che poi però sul più bello ha deciso di farsi da parte e non mi ha accompagnata in questo sogno!”.

“Per quanto mi riguarda” - evidenzia invece Alice Tomat – “è stata un’Olimpiade davvero perfetta e si merita un bel 10. Personalmente do un 9 alla mia prestazione; non il massimo in quanto posso ancora migliorarmi. Dedico questa medaglia a chi mi ha sostenuta da vicino in questi ultimi mesi, aiutandomi nel percorso che mi ha condotta a questa olimpiade: devo ringraziare loro se vi son arrivata con la giusta consapevolezza ad un appuntamento così importante!”. Più pragmatica la capitana Galbusera: “Sicuramente è stata un’Olimpiade positiva e l’argento è il giusto piazzamen-

to per la Nazionale Italiana. La dedica però vorrei farla, oltre alle persone a me più care, anche alle istituzioni affinchè ci diano la possibilità di vederci riconosciute come atlete facenti parti di una nazionale azzurra. Punto. Facciamo molti sacrifici per ritrovarci ai raduni e per giocare campionati internazionali utilizziamo permessi scolastici e ferie lavorative. Speriamo che questo argento possa far capire, una volta per tutte, che anche noi esistiamo e non siamo atlete di serie B”. Un messaggio, quest’ultimo, chiaro e forte. Perché non sempre per farsi capire e apprezzare è indispensabile alzare la voce...


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di Bruno Mostaffi - Foto di Anna Sandri

Dual FresKo Volley,

no limits! L

a rosa del Dual FresKo Volley per la Stagione 2017/2018 è pronta. A partire da lunedì 21 agosto, agli ordini di coach Claudio Ambrosi, la squadra si è radunata a Dossobuono per iniziare la preparazione non solo per l’inizio del Campionato regionale maschile di serie C (solitamente intorno al 15 ottobre), ma anche per disputare la Coppa Veneto. Confermati i due main sponsor stagionali, New Central Group Srl e M.G.R., aziende del territorio che hanno sposato l’impo-

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stante progetto che Dual Volley e Fresko Volley hanno messo in piedi sia sulla prima squadra che su tutto il settore giovanile maschile. In tal senso, il Dual Fresko Volley dichiara di voler mettere in piedi un network, in modo che gli sponsor collaborino tra loro e, se possibile, allargarlo anche alle altre realtà sportive presenti sul territorio, in primis la pallamano femminile, con cui è in piedi dalla scorsa stagione un importante gemellaggio. Raggiungerà i suoi nuovi compagni al PalaDosso anche Dawid Modniki, l’ultimo

colpo di una scoppiettante campagna acquisti condotta dal team manager Nicola Filippini. Stimolante anche la scommessa fatta sul giovanissimo Francesco Tubini, classe 1998, che andrà ad occupare il posto di secondo alzatore, liberato da De Togni Nicola, il quale si fermerà un anno per i troppi impegni di lavoro. Talento giovane e promessa per il futuro, questo palleggiatore arriva dalla prima divisione del Dual Volley, dove si è giocato il posto da titolare con interessanti prestazioni. “Abbiamo operato molto bene sul merca-


to - spiega Pozzani, prima presidente del Fresko Volley e ora responsabile eventi del Dual Volley - rafforzandoci rispetto allo scorso anno, anche se non siamo riusciti a ringiovanire il roster come avremmo voluto. Obiettivi? Anche le nostre avversarie si sono rafforzate, ma noi vogliamo almeno raggiungere la finale playoff promozione, oltre a puntare alla finale di coppa”. «Sulla campagna di rafforzamento non posso che essere soddisfatto - ha dichiarato il T.M. Filippini - visto che i giocatori che avevo richiesto sono arrivati Abbiamo programmato il mercato per fare il salto di qualità puntando anche su giovani di buone speranze come Tubini e Dalzovo. Speringo, Veronese e Bernabé oltre al bagaglio tecnico portano tanta esperienza. Modniki e Castagna fanno al caso nostro. Obiettivi? Lascio le dichiarazioni ai Presidenti, Mauro e Francesco”. Sono stati confermati dallo staff manageriale quei giocatori che hanno dato sicurezza e equilibrio lo scorso anno: Tosadori, Olivieri, Alloro, Cavalieri e Fiorio. Una scommessa è stata fatta anche su Caiola, imponente centrale proveniente da Asola, che coach Ambrosi e il suo staff dovranno far crescere in questa stagione, soprattutto nel suo fondamentale chiave, vale a dire il muro. E a proposito di staff, confermati i dirigenti Dalzovo e Faggionato, il fisioterapista Zanotti e il preparatore atletico Zenato, mentre la new entry sono Francesco Pigozzi come Assistant Coach e Andrea Zanotti come aiuto allenatore e scoutman. Il Dual Fresko Volley quest’anno metterà in piedi un progetto B2B come fanno le

società più blasonate e importanti, volendo così creare un importante network professionale tra i vari partner commerciali. Anche la prossima stagione conti-

nuerà il gemellaggio tra il Dual Fresko Volley e la Pallamano Olimpica Dossobuono serie A femminile.

La Rosa Dual stagione 2017/18 Palleggiatori: Alberto Bernabé, Francesco Tubini Schiacciatori: Nicolò Veronese, Mirko Castagna, Nicola Tosadori, Carlo Alberto Cavalieri Centrali: Francesco Olivieri, Dawid Modnicki, Matteo Caiola Opposti: Stefano Speringo, Alessio Fiorio Liberi: Emmanuele Alloro, Filippo Dalzovo Allenatore: Claudio Ambrosi - Assistant Coach: Francesco Pigozzi Scoutman: Andrea Zanotti Fisioterapista: Michele Zanotti - Preparatore Atletico: Marzo Zenato Team Manager: Nicola Filippini - Dirigente Accompagnatore: Luca Dalzovo Segnapunti: Laura Faggionato

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SPORT LIFE

di Giorgio Vincenzi

The young power

R

ivoluzione in casa Tezenis Scaligera Basket. È una squadra quasi totalmente rinnovata per essere protagonista nel prossimo campionati di Serie A2 quella che si è radunata il 16 agosto scorso all’AGSM Forum di Verona davanti a tantissimi tifosi. Dei giocatori dello scorso campionato ne rimangono solo due. Il compito di portare in alto questo gruppo e il nome di Verona è del riconfermato coach Luca Dalmonte, mente e cuore dell’esaltante stagione scorsa. Qual è dunque l’obiettivo per il prossimo campionato di A2? “È di essere i più competitivi possibile – racconta Dalmonte a Sportdi+ – il che significa centrare i playoff. Però c’è anche un altro obiettivo – continua Dalmonte – che ritengo altrettanto importante per il futuro che è quello di avere un gruppo che migliori singolarmente e come squadra, questo ci servirà come trampolino per la stagione successiva a quella che sta per iniziare, dove avremo un obiettivo più alto”. Questa, quindi, sarà una stagione di preparazione alla prossima (2018-2019) nella quale si punterà alla Serie A. Degli atleti convocati per il raduno precampionato, solo due sono i confermati della passata stagione: Andrea Amato (playmaker) e Leonardo Totè (ala), protagonista quest’estate dei campionati Europei Under 20 a Creta (Grecia). A loro si aggiungono: Omar Dieng (ala, Barcellona-Spagna), Phil Greene IV (guardia, Derthona Basket-A2), Jamal Jones (ala, Lapuan Korikobrat, Finlandia), Iris Ikangi (ala, Cestistica Città di San Severo-B), Curtis Nwohuocha (centro, Blu Basket Treviglio-A2), Francesco Oboe (playmaker, Pall. Vicenza-B), Marco Maganza (centro, Aurora Basket Jesi-A2), Matteo Palermo (playmaker, Legnano Basket Knights-A2), Mattia Udom (ala, Pallacanestro BiellaA2) e Riccardo Visconti (guardia, Umana Reyer Venezia-A). Sono stati aggregati alla prima squadra anche Davide Guglielmi (2001), Mirco Cacciatori (2000) e Leonardo Ruffo (2001), del settore giovanile della Scaligera. Presentazione ufficiale La stagione sportiva 2017-2018 si è aperta ufficialmente lo scorso 15 settembre a Giardino Giusti, teatro affascinante per il il vernissage gialloblu. Federica Lodi,

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giornalista di Sky Sport, ha condotto la serata con la progettualità del club di via Cristofoli a fare da filo conduttore durante l’evento. “Abbiamo messo in atto una rivoluzione importante durante l’estate – ha commentato il Presidente Gianluigi Pedrollo – abbiamo dato spazio ai giovani con una squadra praticamente tutta nuova, speriamo di divertirci. Dobbiamo ringraziare anche gli sponsor, importanti per la nostra attività, e il pubblico di Verona che ci sta regalando belle soddisfazioni con un aumento di abbonamenti sottoscritti del 12%”. Giorgio Pedrollo, responsabile area tecnica della Scaligera Basket, ha evidenziato: “Questa Tezenis è stata costruita in controcorrente rispetto a tante altre squadre, con vantaggi e svantaggi del caso. Dobbiamo lavorare, ma sappiamo che abbiamo una squadra con grande futuro. Il tempo ci dirà se siamo stati lungimiranti ma siamo fiduciosi”. Infine il General Manager, Daniele Della Fiori: “Abbiamo strutturato questa squadra con un progetto ben preciso che ci consente di guardare non solo alla prossima stagione, ma anche a quelle successive. Il nostro segreto può essere il coraggio, anche nel non aver paura di sbagliare”. Il campionato di Serie A2. La Tezenis disputerà la prima gara della stagione 2017-2018 a Jesi (Ancona), il 1° ottobre, contro l’Aurora Basket e l’ultima, il 22 aprile, in casa contro i Roseto Sharks. La prima partita in casa, all’AGSM Forum, sarà per l’8 ottobre con Casalpusterlengo. Poi, due trasferte il 15 e il 22 ottobre rispettivamente contro Bergamo Basket e Poderosa Montegranaro. Il 29 ottobre sarà di scena in casa contro la Pallacanestro Mantovana, il 5 novembre in trasferta a Bologna contro la Fortitudo, il 12 novembre in casa contro la Pallacanestro Udinese e il 19 novembre ci sarà la trasferta di Treviso. Il 26 novembre all’AGSM forum sarà la volta Imola, mentre il 3 dicembre la Tezenis sarà a Ravenna contra la Manetti. Poi il 10 dicembre ospiterà Ferrara e il 17 dicembre Trieste. Il 23 dicembre la Tezenis sarà in trasferta a Orzinuovi e il 29 dicembre impegno casalingo con Forlì. Infine, il 7 gennaio ultima giornata del

girone di andata, sarà a Roseto degli Abruzzi (Teramo). L’inizio del girone di ritorno è per il 14 gennaio.


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CAMPAGNA ABBONAMENTI 2017/18 DOVE

Gli abbonamenti saranno in vendita c/o la sede della Scaligera Basket in via Cristofoli, 48 - Verona o su www.vivaticket.it.

QUANDO

Da lunedì 21 agosto a domenica 27 agosto, prelazione ONLINE per i vecchi abbonati (tramite bonifico bancario o su www.vivaticket.it). Da lunedì 28 agosto a sabato 2 settembre prelazione per i vecchi abbonati sia in sede sia online. Da lunedì 4 settembre vendita libera.

SETTORE

PARTERRE

Biglietti INTERO RIDOTTO € 35 € 50

€ 20 € 30

Abbonamenti INTERO

RIDOTTO*

FAMIGLIA**

€ 300 € 500

€ 200 € 250

€ 700 € 1.000

€ 1.000

€ 500

+ parcheggio + hospitality

+ parcheggio

€ 2.000

+ hospitality

TRIB. NUM. OVEST

€ 20 € 24

€ 15 € 18

€ 230 € 200

€ 170 € 150

€ 570 € 500

TRIB. NUM. EST

€ 15 € 18

€ 10 € 12

€ 170 € 150

€ 115 € 100

€ 410 € 350

NON NUMERATO

€ 10 € 12

€5 €8

€ 115 € 100

€ 60 € 50

€ 260 € 225

*Under 16 e Over 65 | **2 Adulti + Under 16

INFORMAZIONI tel. 045 8101644 | www.scaligerabasket.it | social

#IOTIFOSCALIGERA ORARI da lunedì a venerdì 10:00-12:30 / 15:00-18:00 e sabato mattina 10:00-12:00 LE NOVITÀ

1. Prezzo BLOCCATO per i tifosi che rinnovano entro il 2 settembre 2. Diversificazione dei prezzi dei biglietti su due fasce, una più alta che contiene 5 TOP MATCH (Treviso, Bologna, Trieste, Mantova e Forlì), e una più bassa (le restanti 10 partite) 3. L’abbonamento PARTERRE prevede 2 ulteriori benefit a seconda della fascia di prezzo prescelta, il parcheggio e/o l’hospitality


SPORT LIFE

di Andrea Etrari

Aria nuova in casa

Alpo Basket L

a formazione del Presidente Renzo Soave si appresta ad affrontare il suo quarto campionato di A2 consecutivo e la scelta è stata quella di operare un deciso restyling. L’obiettivo, naturalmente, è quello di migliorare quanto fatto nella scorsa stagione: troppi alti e bassi per le biancoblù, le “big” Dzinic, Di Gregorio, Granzotto e Reani (oltre a Borsetto, Villarini e Bottazzi) hanno cambiato aria, mentre sono state confermate Vespignani, Toffali, Zanella e Zanardelli (più le giovani Pusceddu e Viviani). Le new entries sono giocatrici di spessore e che possono fare differenza in questo campionato di A2: innanzitutto si è deciso di non prendere (per il momento...) la straniera e di puntare tutto sulle “nuove” Veronica Dell’Olio, Marta Scarsi, Arianna Zampieri, Elena Giovanna Ramò ed Elisa Mancinelli. Tutte e cinque in passato avevano già avuto contatti con la società veronese e quindi il loro arrivo in biancoblù era scritto: «Ho scelto l’Alpo Basket perché è una società che

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mi cercava da tempo e quindi prima o poi dovevo arrivare qui» ha dichiarato il centro Dall›Olio al suo arrivo a Verona; «Lo scorso anno ero propensa ad accettare la proposta dell’Alpo Basket, poi è arrivata quella di Umbertide e ho preferito la A1. A fine stagione ho ricevuto altre proposte, ma ho scelto Alpo perché qualcosa mi diceva che dovevo venire qui» ha ammesso la guardia Mancinelli. Insomma, all›Ecodent Point le giocatrici vengono volentieri: «Questa è una bella soddisfazione per noi - ha commentato il confermato allenatore Nicola Soave - Significa che abbiamo lavorato bene in questi anni e ci siamo fatti un buon nome: speriamo che le nostre scelte si rivelino azzeccate, ma non abbiamo dubbi sulla qualità e sulla professionalità delle neo arrivate». Avete optato per rinunciare alla straniera: «Abbiamo fatto questa scelta in quanto la squadra ci sembra a posto così, ma non è detto che, se nel corso della stagione ci si presentasse l’occasione, non potremmo fare questa aggiunta». In definitiva, puntate in alto: «Puntiamo a

far bene: la formula prevista quest’anno premia soltanto la prima classificata di ogni girone che sarà direttamente promossa in A1. Per chi arriva dalla seconda alla nona posizione ci sono i play off, il cui vincitore dovrà scontrarsi con la decima di A1: chiunque ci arrivi, sarà atteso ad uno scontro impari, in quanto in A1 ci sono tre americane per squadra. Comunque sia, noi dobbiamo fare il massimo e alla fine vedremo cosa saremo riusciti a raccogliere».


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INTERVISTA

di Giorgio Vincenzi

Alessandra Galiotto e la new

K Generation 34 sportdipiu.com


C

i sono degli avvenimenti che a primo avviso possono sembrare di poco conto, ma che con il passare del tempo possono segnare in positivo la vita futura di una bambina. Questo è il caso di Alessandra Galiotto, ora trentaquatrenne, campionessa di canoa. A dieci anni si trasferisce con i genitori da Arzignano a Bardolino sul Lago di Garda nella casa dei nonni, dopo la loro morte. Un giorno passando davanti alla Canottieri Bardolino osserva un corso di canoa e, attratta, s’iscrive. Da quel momento la passione per questo sport crescerà sempre più fino ad arrivare a far parte del Progetto Olimpico 2008 della Federazione italiana canoa kayak che la porterà a gareggiare ai Giochi di Pechino partecipando alla finale del k4 500 metri, giungendo ottava. Nel mezzo tanti risultati importanti tra i quali segnaliamo quelli internazionali: terzo posto agli Europei del 2006 nel k2 500 e del 2007 nel k4 1000; primo posto nella Coppa del mondo in Polonia nel 2008 e in Germania nel k4 1000 metri. Nel dopo Pechino arrivano altri risultati: nel 2010 il 3° posto nella maratona Descenso de Sella (Spagna) nel k2 e nella maratona veronese Terra dei Forti nel k1. Tutto ciò accompagnato, nei vari livelli di crescita, da titoli nazionali e regionali, oltre a tantissime medaglie d’oro, d’argento e bronzo. “E come per ogni sportivo di professione” - racconta Alessandra – “la nostra vita sportiva a questi livelli a un certo punto termina, per lasciare il posto ad altre cose ugualmente importanti”. E così nel 2015, all’età di 32 anni, smette di gareggiare, ma rimane nella Mari-

na Militare nel Collegio navale Francesco Morosini di Venezia in qualità di istruttore marinaresco di educazione fisica con l’obiettivo principale di trasmettere ai giovani i valori dello sport. Nel 2014, però, inizia una nuova avventura, quella di allenatrice della squadra agonistica giovanile del Centro nautico di Bardolino. Alessandra, dopo anni passati in canoa a raccogliere successi come atleta, come ti trovi ora nella veste di allenatrice di ragazzi? È stato inaspettato, il mio obiettivo non era di diventare subito allenatore. È una fatalità. Andando al Centro nautico di Bardolino vedevo i bambini che frequentavano i centri estivi di avviamento allo sport e da lì è nata la voglia di fare qualcosa. Assieme a Stefano Consolini e Gregorio Arietti abbiamo cominciato con due tre ragazzini e oggi abbiamo una nostra squadra. Una cosa però ci tengo a precisare. Noi non dobbiamo essere solo degli allenatori e loro degli atleti, ma anche amici e fare tante cose assieme a loro, come per esempio andare in piscina. Così mi è possibile trasmettere quello che mi ha insegnato la canoa e lo sport in generale. Per questo voglio allenare un numero di ragazzi che mi permetta di interagire con loro: massimo 14. Se il numero, invece, è elevato questo non è più possibile e a quel punto puoi fare solo l’allenatore e questo a me non piace. Per me occorre far comprendere ai ragazzi che crescere in un gruppo vuol dire aiutarsi l’uno con l’altro e alle volte anche confrontarsi con idee diverse. Questo è lo spirito giusto per imparare e preparare

i giovani ad affrontare il mondo che gli aspetta senza ansie e paure, ma con le giuste armi per difendersi in modo leale! La gara quindi che sapore deve avere per i ragazzi? Noi lavoriamo con i ragazzi della prima fascia quelli dagli 8 ai 13 anni che sono all’inizio dell’attività agonistica e i cui risultati non sono paragonabili a quelli di ragazzi di 17-18 anni. A me interessa che i giovani in gara diano il massimo come fanno in allenamento, ma con quel pizzico in più di grinta e di voglia di arrivare in fondo. Se arrivano primi, secondi, terzi o ultimi non ci sono problemi, fondamentale è aver dato tutto quello che era nelle proprie possibilità. L’importante, ricordo sempre a loro, non è vincere, ma essere vincenti. Lo so benissimo che vogliono sempre arrivare primi e quest’anno hanno vinto tanto, ma se domani dovesse arrivare una sconfitta bisogna fargli capire che è da lì che si cresce, trovando gli errori commessi o ammettendo che ci sono altri atleti più forti. Quali risultati hanno raggiunto? L’anno scorso ci siamo classificati al venticinquesimo posto su 108 società italiane e al secondo posto come società venete. Quest’anno abbiamo ottenuto diversi risultati tra i quali cinque titoli regionali con Frederick Alessandrini, Gregorio Alberti, Andrea Morando, Pietro Zanetti, Luca Morbioli, Lavinia Sinico e Elisa Gaspari. E per quanto riguarda gli impegni agonistici per i tuoi giovani atleti? L’ultimo è stato a Caldonazzo, Trento,

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dall’1 al 3 settembre scorsi, con il gran finale canoa giovani con società provenienti da tutta Italia e con il meeting delle regioni. Erano le gare più importanti dell’anno. Dei cinquanta ragazzi selezionati per far parte della squadra del Veneto al meeting delle regioni ben sette sono del Centro nautico Bardolino. Purtroppo la pioggia non ha favorito le gare. Si sono disputate solo un terzo delle gare in programma. Ci siamo difesi molto bene: su 9 gare fatte abbiamo conquistato tre ori, tre argenti e due bronzi e un quarto posto. Il bronzo conquistato dal k4 allievi con Gregorio Alberti, Andrea Morando, Pietro Zanetti e Luca Morbioli ha un valore importante poiché rappresentavano il Veneto e quindi si sono scontrati con tutte le altre regioni. Una stagione agonistica conclusa quindi a testa alta e piena di soddisfazioni; l’impegno, la costanza la determinazione dei nostri ragazzi hanno riempito i nostri cuori e la nostra bacheca di medaglie. Siamo pronti a ripartire da ottobre con gli allenamenti invernali in vista degli impegni del 2018. Perché un ragazzo dovrebbe avvicinarsi alla canoa? Quali sono le motivazioni che ti senti di dare? La prima motivazione è che con la canoa si possono unire due tipologie di sport: quello individuale, quando gareggi da solo, e quello di gruppo, quando si è in due o in quattro (K2 o K4) su una canoa

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condividendo quindi con altri allenamenti, gare e delusioni. C’è poi la motivazione legata al contatto con la natura e al fatto che si è all’aperto con i pro e i contro che questo comporta come per esempio il fatto che i piccoli soffrono a uscire d’inverno in canoa con 4 o 5 gradi, ma è sempre un’esperienza utile, oppure gareggiare sotto la pioggia. Come ultima motivazione la possibilità di imparare a stare insieme agli altri e creare una piccola comunità. Questo ci è dato dalle trasferte per le gare che ci tengono fuori casa per due o tre giorni. Da fine gennaio sei anche consigliere del Comitato regionale Veneto della Federazione italiana canoa e kayak. Quali sono gli obiettivi che ti prefiggi con questo incarico? Mi sono candidata e sono entrata nel consiglio per occuparmi principalmente dei ragazzi perché ci sono delle cose che vanno sistemate: occorre farli crescere giocando. Come vedi il futuro di questo sport anche in previsione delle prossime Olimpiadi di Tokyo del 2020? Qui tocchiamo un tasto dolente. Io ho fatto sette-otto anni di intensa attività internazionale con la nazionale italiana con in mezzo un momento di passaggio di allenatore. I primi sei anni li ho trascorsi con Oreste Perri che è stato il grande CT

della nazionale e che ha portato Antonio Rossi a vincere le medaglie d’oro e noi donne a una finale di k4 alle olimpiadi, cosa mai riuscita in passato. Poi quando ha lasciato c’è stata la fase calante e di declino in cui la federazione, e qui mi ci metto anch’io, non è riuscita a trovare un sostituto all’altezza di Perri. Io mi auguro che dal basso si risalga presto anche se non vedo molto all’orizzonte in questo momento, ma è anche vero che serve del tempo. Io spero che il nuovo presidente della federazione riesca a trovare le persone giuste per preparare la nazionale al meglio in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020. Con l’entrata, poi, di Sandro Barison di Venezia nel consiglio federale mi metto a disposizione per dare consigli nel settore donne della nazionale. Quanto ti mancano le gare e il sapore della compitazione? Pensa che non riesco a non fare almeno un allenamento al giorno perché questo è stato il mio pane per tantissimi anni. La competizione non mi manca perché sto assaporando la tranquillità di stare con la famiglia, ma penso che sia solo una questione di tempo perché avendo voglia di allenarmi mi tornerà anche la voglia di rimettermi in gioco. Comunque mi mancano tutte le esperienze che ho fatto; è stata una parentesi della mia vita molto bella. Allenare i bambini mi fa ricordare quello che facevo io.



INTERVISTA

di Francesco Barana - Tggialloblu.it

Happy birthday Mr. Preben! 38 sportdipiu.com


C

enerentolo la scarpa l’ha persa per sempre: “Chissà dov’è finita, quel giorno con la Juve non pensavo che sarei entrato nella storia, altrimenti l’avrei conservata“. Eppure Preben Larsen Elkjaer alle collezioni uniche ci è affezionato: “Sono nato Larsen, decisi di chiamarmi Elkjaer, il nome di mia madre, nel 1977, quando entrai in nazionale. In Danimarca di Larsen ce n’erano troppi, mentre io sono unico”. Elkjaer se la ride dall’altro capo del filo dalla sua casa di Copenaghen. La solita risata sorniona, furba, ironica. Preben ne ha fatti 60 lunedì 11 settembre e se Cenerentolo è rimasto a piede scalzo, Cavallo Pazzo è diventato un uomo mansueto: “Ho festeggiato pochissimo, sono stato a casa con la mia famiglia, ho fatto una grande festa per i 50 anni. A 60, che vuoi, ci si mette tranquilli”. Le turbolenze sono una foto ingiallita dal tempo: “Ero un adolescente insofferente alle regole, irrequieto a casa, scapestrato in giro per Copenaghen, ma a quell’età, si sa, si è ribelli per forza. Sono andato via da casa a 19 anni, nel ‘76, mi ingaggiò il Colonia, uno squadrone all’epoca, pieno di campioni del mondo del ‘74 - Bernhard Cullmann, Wolfgang Overath, Heinz Flohe - e grandi giocatori come il portiere Harald Schumacher e Dieter Muller, capocannoniere agli europei di quell’anno.

Vinsi campionato e coppa nazionale, ma giocai poco e soffrivo di solitudine. Colonia era una grande città, ero giovanissimo, arrivai con una fidanzata che se ne andò dopo tre mesi...”. Per l’allenatore Helles Weisweller si consolava pure troppo. Gli riferirono di una sua scorribanda al night con una ballerina... Erano due le ballerine (risata), diciamo che mi sono divertito. La verità è che pagai il salto nei professionisti. Al Vanlose in Danimarca eravamo dilettanti, ci si allenava due volte a settimana, al Colonia invece due volte al giorno. Non sapevo cosa significasse essere professionista, ero giovane e stupido. E’ diventato Elkjaer al Lokeren, in Belgio. Grande squadra quella, in sei anni ho fatto più di cento gol. A quell’epoca il campionato belga era di grande livello, le squadre belghe arrivavano nelle finali di Coppa e il Belgio nel 1980 disputò la finale dell’Europeo. Il presidente Etienne Rogiers mi adottò, mi regalava i cavalli, che a me non interessavano - non ci sono mai andato a cavallo! -, ma piacevano a mia moglie. Lì ho giocato con Wlodzimierz Lubanski, polacco, il più grande giocatore dell’est che ci sia mai stato. Era come Maradona o Platini. Da lui ho imparato molto, forse è stato il compagno più im-

portante per me. Probabilmente non me ne sarei mai andato via da Lokeren, ma Rogiers morì e il club perse forza economica e dovette cedermi per monetizzare. A me la cosa andava bene, perché volevo confrontarmi con campionati ancora più importanti e l’Italia e la serie A in quel periodo erano il massimo. E’ il 1984, il Verona l’acquista per 2,5 miliardi di lire, ma nel mezzo c’è l’Europeo in Francia. La grande Danimarca di Elkjaer, Allan Simonsen - Pallone d’Oro nel ‘77 - e un giovanissimo Michael Laudrup... Una squadra fortissima, più forte anche di quella che nel 1992 avrebbe vinto l’Europeo. Arrivammo in semifinale contro la Spagna perdendo solo ai rigori, era la prima volta che la Danimarca partecipava all’Europeo e ci mancò un po’ di esperienza, ma la squadra c’era e avrebbe potuto vincere. Ha un conto in sospeso anche con il Pallone d’Oro... Sono arrivato terzo nel 1984, secondo nel 1985 e quarto nel 1986. Ma è nel 1985 che lo avrei meritato, quell’anno ero il più forte, avevo vinto lo scudetto con il Verona e fatto otto gol con la Danimarca nelle qualificazioni del mondiale. Ma io sono contento, l’argento è bello sai? (ride). Detesta di più Platini che l’ha preceduta

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o i francesi di France Football? E’ chiaro che per i francesi doveva vincerlo Platini. Ma io sono felice perché ho giocato a Verona. Rangogni la soffiò al Barcellona. Oggi sarebbe impossibile per una provinciale di lusso com’era il Verona in quel periodo prendere un Elkiaer. Sì, oggi la forbice economica tra i club si è allargata troppo e poi con le tv e i social si sa subito tutto di tutti in ogni angolo del mondo. All’epoca invece chi sapeva di calcio girava in silenzio e sapeva dove andare, così gli riusciva pure l’affare. Il Verona mi seguiva da prima dell’Europeo, mi era venuto a vedere in Belgio. Oggi se vuoi un Elkjaer devi sperare che non sia ancora conosciuto ed affermato, ma sei poi questo Elkjaer ti fa un Europeo come il mio allora te lo scordi. Il resto lo fece la mia volontà, volevo il Verona perché volevo l’Italia. La serie A era il top mondiale. Si ambientò subito... Merito dei compagni, con i quali trovai subito simpatia e feeling. Volpati, con cui dividevo la camera, mi aiutò molto, sapeva appena tre parole d’inglese, ma su quelle tre parole nacque subito una grande amicizia che dura tutt’ora. Poi sento Briegel, Fanna, Tricella e Galderisi, in realtà sento un po’ tutti. Appena arrivato fui bravo a cambiare il mio modo di giocare, ad adattarmi alla marcatura a uomo. In Belgio non c’era e avevo più spazio e più tempo di giocata, in Italia invece ogni domenica c’era un marcatore che mi rompeva le palle. Soffrivo Brio e Vierchowod. Bagnoli? Quando s’incazzava parlava milanese e

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metteva soggezione, diventava giustamente “cattivo”, ma sapeva proteggerci. L’anno dello scudetto ogni giorno c’erano almeno cinquanta giornalisti ad aspettarci fuori e a parlarci di scudetto. Era facile perdere la testa in una città come Verona non abituata alle pressioni, ma Bagnoli ci faceva scudo, ci calmava. Poi sapeva metterci in campo, aveva capito come ognuno di noi doveva giocare. Ci schieravamo con il 3-5-2, Tricella usciva con la palla ed era il primo regista, Fanna correva sull’ala, Marangon saliva sulla fascia, Galderisi mi apriva spazi ed io sapevo ad occhi chiusi cosa avrebbero fatto. Bagnoli in panchina non aveva bisogno di dirci più niente, giocavamo a memoria. Donne, sigarette e alcol. Si riconosce? Non a Verona, a Verona non bevevo nemmeno ed ero molto serio e professionale, se non lo fossi stato in quella serie A non avrei sfondato. I giornalisti scrivevano seguendo le storie della mia gioventù. Elkjaer e Zigoni, i due idoli dei tifosi. Zigoni dice che era più forte lui... Questa è una vecchia storia, Zigoni non l’ho mai visto giocare, mi hanno raccontato che era un giocatore fantastico e un tipo un po’ strano... Ma ero più forte io, ovvio (risata). Ma è vero che Briegel aveva paura di salire in macchina con lei? (risata). Lui aveva paura con chi guidava veloce, ma io sono un grande ferrarista, ho fatto il corso “Pilota Ferrari” e sono un grande pilota. Piuttosto c’era da aver paura se guidava veloce Briegel (risata). I leader di quel Verona? Volpati e Tricella.

Il ricordo da cancellare, Wurz o Brema? L’arbitro Wurz e la Coppa Campioni sono la pagina più brutta, certo, ma anche Brema dove non c’ero per squalifica. Poi il Verona non ha più giocato in Europa e sono passati quasi 30 anni. Ma c’è un’altra cosa che ancora oggi non mi va giù... Quale? Non aver vinto anche la Coppa Italia l’anno dello scudetto. Ci eliminò l’Inter ai quarti, all’andata avevamo in casa 3-0, a Milano perdemmo 5-1. Lo so che in Italia la coppa nazionale non è mai contata molto, ma per me era importantissima, perché sono cresciuto guardando le partite del calcio inglese dove la coppa è fondamentale. E anche al Colonia quando nel ‘78 facemmo il double fu un traguardo sentito. Lei negli anni ‘80 è stato uno dei più grandi calciatori del mondo eppure, a parte in Danimarca e a Verona dove lei è un idolo, viene menzionato poco dai media... E’ vero ed è ingiusto, anche perché la gente invece si ricorda. L’anno scorso ero a Napoli per commentare una partita per la tv danese e al ristorante una persona mi si è avvicinata: “Ma lei è Elkjaer!”. Incredibile. Qualche anno fa ero a Los Angeles e un cameriere messicano mi ha indicato: “C’è Elkjaer, il calciatore”. I media invece la snobbano. Sarà perché ha giocato nel Verona e nella Danimarca e non, per dire, nella Juventus o nella Germania? Sì, è senz’altro per quello. Il Verona di oggi. La sua opinione? Ho visto la partita di Crotone. Sarà un


anno difficile, ci sarà da soffrire, ma va bene così, vorrà dire che soffriremo. La Guardia di Finanza crede che il vero proprietario del Verona non sia Setti, ma Volpi. Ho letto e sentito, ma non conosco le cose e non posso esprimere un’opinione. Chi le piace dei giocatori del Verona? Conosco solo Pazzini, ma a Crotone era in panchina. Lui non è finito, l’anno scorso ha fatto tanti gol, può farli anche quest’anno. I tifosi sono rimasti un po’ delusi dal mercato... Eh ma i calciatori al giorno d’oggi costano un sacco di soldi e non so quanti ne ha il Verona. Non era facile. L’ultima partita del Verona in Europa risale al 1988 e ci giocava ancora lei. Poi il declino fino alla serie C, oggi un’affannosa altalena. Come mai? Il calcio è cambiato, certo trovo strano anch’io che il Verona continui a fare fatica. Verona è città di calcio, ci sarebbe tutto per fare una buona squadra: non dico vincere un altro scudetto, ma restare stabilmente in A, quello sì, quello deve essere possibile. Ma io sarò sempre tifoso del Verona, in A, in B e in C e se non posso vedere le partite prendo il giornale e leggo del Verona. 11 maggio 2015, lei dichiara a Repubblica: “E’ stata una bella avventura. Qualche volta alla sera, quando chiudo gli occhi, vedo Verona”. Sono fortunato, ho ancora la casa a Bardolino e quando sono giù io e la mia famiglia scendiamo a Verona. Da voi siamo felici, siamo a casa.

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INTERVISTA

di Giorgio Vincenzi - Foto Giorgio Peretti

Il guardiano dell'

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a piccoli calcando i campetti di calcio della provincia si sogna un giorno di diventare un giocatore di Serie A. C’è invece chi partendo da calciatore a sedici anni decide di diventare arbitro per poi calpestare i campi della Serie A come assistente all’arbitro; e in futuro, forse non molto lontano, frequentare con assiduità anche gli stadi europei. Stiamo parlando di Giorgio Peretti, 36 anni, di Verona, gestore di un centro revisioni e cambio gomme per auto, che nel fine settimana gira gli stadi del massimo campionato italiano. Della sezione di Verona dell’Associazione italiana arbitri è il solo a essere a livelli così alti. Quest’anno ha cominciato il suo terzo campionato di Serie A facendo l’assistente all’arbitro Piero Giacomelli nella partita di cartello Atalanta-Roma. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare la sua storia, le sensazioni che vive in campo e come vede l’utilizzo del Var (Video assistant referee/Video assistenza arbitrale) nel campionato di Serie A, che assieme alla Bundesliga tedesca e alla Primeira Liga portoghese sono gli unici a farne impiego in Europa. Si sente sminuito quando la chiamano guardalinee? Diciamo che si è rimasti indietro come definizione. Un tempo c’era il guardalinee che interveniva durante la partita

solo quando il pallone usciva dal campo o per segnalare il fuorigioco di un calciatore. Ora l’assistente all’arbitro, il nome giusto, segnala al direttore di gara anche eventuali falli e interagisce con lui attraverso l’auricolare per dargli dei “consigli” sull’andamento della gara. Da quanti anni è assistente all’arbitro in Serie A? Questo che è appena iniziato è il terzo campionato di Serie A. Prima ho fatto tre anni in B con quattro presenze in Serie A. In totale una quarantina di partite nella massima divisione italiana. Come vive la pressione di ogni gara? La pressione la senti se sbagli a segnalare qualche intervento, magari decisivo. Io in genere sono tranquillo. Un po’ d’ansia la sento al momento delle designazioni, cioè nell’attendere in quale stadio sarò. Prima della partita sono tranquillo, quando esco dal tunnel degli spogliatoi ed entro sul rettangolo di gioco la senti, ma al fischio dell’arbitro tutto svanisce perché ci si concentra su quello che accade in campo. Fondamentale è comunque la concentrazione che mi permette di isolarmi dall’ambiente che mi circonda. Qual è stata la prima partita di Serie A che ha fatto da assistente all’arbitro? Catania-Udinese del 16 marzo 2013. Finì 3-1 per il Catania.

Com’è andata? Bene, una partita tranquilla. Dentro di sé come si sentiva? Ero molto felice perché avevo raggiunto il sogno di una vita. Ha avuto anche esperienze internazionali? Sì. L’anno scorso a luglio sono stato assistente all’arbitro Paolo Valeri nei preliminari di Champions League in Islanda nell’incontro Hafnarfiorour-Dundalk. Nel marzo di quest’anno in una amichevole under 17 tra Italia e Germania e nel febbraio 2016 a Madrid negli ottavi di finale Primavera Youth League, la Champions League dei giovani, nella partita Real Madrid-Manchester City. Il tutto però inizia come arbitro. A quale età? A dire il vero tutto inizia come calciatore. Fino a 16 anni sono stato un’ala sinistra delle squadre giovanili del Villafranca, il mio paese di origine, anche abbastanza rompiscatole con gli arbitri e simulatore. Poi ho litigato con la società e ho abbandonato il ruolo di calciatore per intraprendere quello di arbitro. Mi sono iscritto a un corso tenuto dalla sezione arbitri di Verona e ho fatto tutta la trafila nelle varie categorie: provinciali, regionali, Serie D, Lega Pro. Poi, nel 2012 ho fatto un corso di abilitazione come assistente all’arbitro e ho iniziato con il campionato

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SportDi+, una realtà... aumentata!

2012/2013 in Serie B e dopo tre anni sono passato in A.

A che età arriva il momento di appendere le scarpe e la bandierina al chiodo? Dopo 8 anni di assistente all’arbitro in Serie A. Quindi io a 41 anni, fra cinque anni. Se, invece, si diventa “internazionale” si smette a 45 anni. Lei ha qualche possibilità di diventarlo? È il mio nuovo obiettivo. Spero che quest’anno, o il prossimo, l’Associazione arbitri italiani (Aia) mi proponga all’Uefa.

Quante ore alla settimana dedica all’allenamento? Mi alleno tre volte alla settimana per un’ora al Coni di Verona. Durante gli allenamenti mi avvalgo dell’aiuto di un preparatore atletico messo a disposizione dall’Associazione italiana arbitri. Come riesce a coniugare allenamenti, trasferte, partite e lavoro? Occorre organizzarsi, ma sotto c’è la grande passione per quello che si fa e il gusto del divertimento. Tanto sacrificio e amore per il calcio e poi alla domenica per un fuorigioco dato o non dato o altro arrivano anche gli insulti dei tifosi. Che cos’è che glielo fa fare?

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Quando sei in campo, come dicevo prima, non senti le grida dei tifosi. Sei troppo concentrato nel guardare quello che succede. Per fischiare un fuori gioco devi avere un occhio che guarda chi calcia e un altro la linea dei difensori. In un orecchio poi ho l’auricolare dove sento gli altri componenti arbitrali, quindi… tutto rimane sugli spalti. Quest’anno con l’introduzione nel campionato di Serie A del Var le cose dovrebbero migliorare e se c’è qualche dubbio poterlo dirimere subito. Cosa ne pensa di questa novità? È come avere un paracadute, nel senso paracadute, nel senso che agevola molto l’arbitro l’arbitro nel nel prendere le decisioni, specie in partite difficili, nello stabilire la stabilire la regolarità di un gol, nel decidecidere se espellere un giocatore o dare un rigore o per correggere l’ammonizione o l’espulsione del giocatore sbagliato. Anche noi assistenti possiamo chiedere al Var di controllare un fuorigioco, poi sarà sempre l’arbitro a decidere. A oggi gli addetti al Var sono arbitri di Serie A, ma

forse sarà estesa questa prerogativa anche gli assistenti degli arbitri come AVar (assistenti del Var).

Quindi il Var è una tecnologia amica da sfruttare in molte occasioni… Per me, invece, diventa una sfida contro la tecnologia, nel senso che l’obiettivo è quello di non trovarmi mai nelle condizioni di chiedere l’aiuto del Var. Per fare questo occorre massima concentrazione e fare tesoro di quanto accade sul campo ed è per questo che durante la settimana riguardo alla televisione gli episodi che mi hanno visto protagonista.



SPORT LIFE

T Chievo's di Bruno Mostaffi - Foto di Vania Albertini

Girls

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utto pronto in casa Fimauto Valpolicella in vista della nuova stagione sportiva 2017-2018 che vedrà capitan Valentina Boni e compagne protagoniste nel campionato di serie A. Un ritorno nella massima serie, da parte della società presieduta da Flora Bonafini, che arriva dopo la clamorosa quanto inin giusta retrocessione maturata al termine dei play out 2013-2014. Da allora in casa rossoblu l’unico pensiero è stato quello di gettare le basi per la rearea


lizzazione di un progetto serio e strutturato finalizzato al ritorno nell’élite del calcio femminile italiano. Il salto di categoria si è materializzato, finalmente, alla fine della stagione scorsa, dopo un lungo e impegnativo testa a testa contro l’Inter, avversaria che fino all’ultima giornata ha conteso il primo posto in classifica nel girone C del campionato cadetto. Alla festa promozione ha fatto seguito un’estate di programmazione e organizzazione da parte della dirigenza rossoblu

che ha operato, durante il calciomercato, con grande attenzione e oculatezza, inserendo in un gruppo già rodato e affidabile, nuovi innesti di esperienza e qualità. “Sono molto soddisfatta della rosa che abbiamo messo a disposizione a mister Zuccher - spiega la presidentessa Flora Bonafini - un giusto mix di giocatrici giovani ed esperte. Abbiamo ingaggiato atlete che conoscono bene la serie A e ci garantiranno qualità e l’esperienza che ci servirà per puntare alla salvezza. Credo, anzi ne sono convinta, che la squadra ha le carte in regola per giocarsela fino in fondo contro tutte le avversarie. Voglio a tal proposito ringraziare pubblicamente Antonella Formisano e Daniele Signori per l’ottimo lavoro svolto in fase di calcio mercato. E’ inutile infine sottolineare quanto per noi sia importante quest’anno rimanere in serie A; riuscirci potrebbe significare gettare le basi per aprire un ciclo”. Il progetto del Fimauto Valpolicella, da sempre supportato dal ChievoVerona, ha trovato la sua definitiva ‘consacrazione’ lo scorso 31 luglio quando, presso il Bottagisio Sport Center di Via Perloso i presidenti delle due società hanno ufficializzato un’importante novità. “Sebbene collaborassimo da tre stagioni - spiega Flora Bonafini - con il ChievoVerona, grazie all’acquisizione di una parte delle quote della nostra società da parte della società di Luca Campedelli, la sinergia è diventata ancora più solida; abbiamo così fatto un ulteriore passo in avanti a livello di solidità e prestigio”. “Siamo felici di questo nuovo percorso insieme - sottolinea Luca Campedelli - dopo un periodo molto positivo durante al quale ci siamo conosciuti e apprezzati. Ora dobbiamo continuare su questa strada. La gestione del calcio femminile, che di fatto diventa un nuovo settore del ChievoVerona, rimarrà comunque di Flora e del suo staff. Dobbiamo farci un in bocca al lupo a vicenda per la nuova stagione che andremo ad affrontare”. Ma che campionato sarà quello che il Fimauto Valpolicella andrà ad affrontare? “Senza dubbio sarà molto equilibrato e omogeneo – spiega il tecnico rossoblu Diego Zuccher - visto che tutte le formazioni bene o male si sono rinforzate o hanno trovato il giusto assetto, almeno sulla carta. Non potremo quindi mai distrarci un attimo e dovremo dare sempre il massimo: solo così, alla fine, potremo festeggiare la permanenza in A. ”. “Rispetto alla scorsa stagione – prosegue Zuccher – ho a disposizione una rosa più ampia, con valide alternative in ogni ruolo. Siamo cresciuti molto a livello tecnico e questo ci permetterà di mettere in campo una formazione sempre competitiva. La società ha fatto grandi sforzi allestire

un gruppo di giocatrici di qualità, il giusto mix tra giovani con ottime prospettive ed esperte che conoscono bene la serie A. Ci sarà tanto da lavorare ma ho molta fiducia. Non vedo l’ora di giocare le prime partite per capire e testare il nuovo potenziale. Dovremo soffrire ogni domenica ma possiamo giocarcela con tutte, eccezion fatta per quelle 2-3 formazioni obiettivamente superiori che punteranno allo scudetto”. Il Fimauto Valpolicella giocherà anche quest’anno le sue partite casalinghe, al sabato pomeriggio, allo Stadio Olivieri di Via Sogare, a pochi metri dallo Stadio Bentegodi. Sullo stesso terreno giocherà anche il AGSM Verona Femminile, formazione ormai da anni stabilmente nelle zone alte della classifica di serie A. Si prospetta quindi un altro derby per il calcio veronese; infatti dopo ChievoVerona-Hellas si potrà assistere a Fimauto Valpolicella- AGSM Verona (Verona è l’unica città in Italia che può vantare una doppia stracittadina). Sarà anche questo un motivo in più per tifare e assistere alle partite del Fimauto Valpolicella. La rosa completa del Fimauto Valpolicella 2017-2018 Portieri: Gritti Alessia, Meleddu Giulia, Visentini Ramona Difensori: Bissoli Nene, Faccioli Lisa, Gori Olga, Salamon Eleonora, Varriale Marta, Zamarra Sofia Centrocampisti: Benincaso Alexa, Carradore Emanuela, Mascanzoni Debora, Riboldi Penelope, Sardu Rossella, Solow Madison, Tombola Irene Attaccanti: Boni Valentina, Coppola Katia, Fuselli Silvia, Marchiori Giorgia, Mascanzoni Daiana, Mason Marta, Montecucco Arianna Staff tecnico Allenatore: Zuccher Diego Collaboratori tecnici: Pasotto Mattia, Pignatelli Manuel Preparatore portieri: Bittante Luca Staff medico Bighellini Massimiliano, Pietropoli Andrea, Telluri Emilio

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CALCIO SERIE A MASCHILE 2017-2018

Chievo Verona Foto Renzo Udali - ChievoVerona

6a giornata (a. 24/09/17 - r. 18/02/18) Cagliari - Chievo Verona Hellas Verona - Lazio 7a giornata (a. 01/10/17 - r. 25/02/18) Chievo Verona - Fiorentina Torino - Hellas Verona 1a giornata (a. 20/08/17 - r. 07/01/18) Hellas Verona - Napoli Udinese - Chievo Verona

8a giornata (a. 15/10/17 - r. 04/03/18) Hellas Verona - Benevento Sassuolo - Chievo Verona 9a giornata (a. 22/10/17 - r. 11/03/18)

14a giornata (a. 26/11/17 - r. 18/04/18) Chievo Verona - Spal Sassuolo - Hellas Verona

2a giornata (a. 27/08/17 - r. 21/01/18)

Chievo Verona - Hellas Verona

15a giornata (a. 03/12/17 - r. 22/04/18)

Chievo Verona - Lazio Crotone - Hellas Verona

10a giornata (a. 25/10/17 - r. 18/03/18)

Hellas Verona - Genoa Inter - Chievo Verona

3a giornata (a. 10/09/17 - r. 28/01/18)

Atalanta - Hellas Verona Chievo Verona - Milan

16a giornata (a. 10/12/17 - r. 29/04/18)

Hellas Verona - Fiorentina Juventus - Chievo Verona

11a giornata (a. 29/10/17 - r. 31/03/18)

Chievo Verona - Roma Spal - Hellas Verona

4a giornata (a. 17/09/17 - r. 04/02/18)

Hellas Verona - Inter Sampdoria - Chievo Verona

17a giornata (a. 17/12/17 - r. 06/05/18)

Chievo Verona - Atalanta Roma - Hellas Verona

12a giornata (a. 05/11/17 - r. 08/04/18)

Crotone - Chievo Verona Hellas Verona - Milan

5a giornata (a. 20/09/17 - r. 11/02/18)

Cagliari - Hellas Verona Chievo Verona - Napoli

18a giornata (a. 23/12/17 - r. 13/05/18)

Genoa - Chievo Verona Hellas Verona - Sampdoria

13a giornata (a. 19/11/17 - r. 15/04/18)

Chievo Verona - Bologna Udinese - Hellas Verona

Hellas Verona - Bologna Torino - Chievo Verona

19a giornata (a. 30/12/17 - r. 20/05/18) Benevento - Chievo Verona Hellas Verona - Juventus

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Hellas Verona


CALCIO SERIE A FEMMINILE 2017-2018

Fimauto Valpolicella 1a giornata (a. 30/9/2017 - r. 3/2/2018) Agsm Verona - Fiorentina Res Roma - Fimauto Valpolicella 2a giornata (a. 7/10 - r. 10/2) Fimauto Valpolicella - Empoli Ravenna Woman - Agsm Verona 3a giornata (a. 28/10 - r. 17/2/2018) Agsm Verona - Fimauto Valpolicella 4a giornata (a. 4/11 - r. 10/3/2018)

8a giornata (a. 30/12/2017 - r. 21/4/2018)

Fimauto Valpolicella - Bari Juventus - Agsm Verona

Fimauto Valpolicella -Ravenna Woman Tavagnacco - Agsm Verona

5a giornata (a. 11/11/2017 - r. 17/3/2018) Agsm Verona - Mozzanica Sassuolo - Fimauto Valpolicella 6a giornata (a. 18/11/2017 - r. 24/3/2018)

9a giornata (a. 6/1/2018 - r. 28/4/2018) Fimauto Valpolicella - Tavagnacco Bari - Agsm Verona 10a giornata (a. 13/1/2018 - r. 5/5/2018)

Fimauto Valpolicella - Brescia Res Roma - Agsm Verona

Agsm Verona - Sassuolo Juventus - Fimauto Valpolicella

7a giornata (a. 2/12/2017 - r. 14/4/2018)

11a giornata (a. 27/1/2018 - r. 12/5/2018)

Agsm Verona - Empoli Fiorentina - Fimauto Valpolicella

Brescia - Agsm Verona Fimauto Valpolicella - Mozzanica

Agsm Verona

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PALLACANESTRO SERIE A2 MASCHILE 2017-2018

Tezenis Scaligera Basket 6a giornata (a. 05/11/2017 18:00 - r. 11/02/2018 18:00) Fortitudo Pallacanestro Bologna 103 Scaligera Basket Verona

7a giornata (a. 12/11/2017 18:00 - r. 18/02/2018 18:00) Scaligera Basket Verona Amici Pallacanestro Udinese Udine 8a giornata (a. 19/11/2017 18:00 - r. 25/02/2018 18:00) Universo Treviso Basket Scaligera Basket Verona 9a giornata (a. 26/11/2017 18:00 - r. 11/03/2018 18:00) Scaligera Basket Verona Andrea Costa Imola Basket 10a giornata (a. 03/12/2017 18:00 - r. 18/03/2018 18:00) 1a giornata (a. 01/10/2017 18:00 - r. 14/01/2018 18:00) Aurora Basket Jesi Scaligera Basket Verona 2a giornata (a. 08/10/2017 18:00 - r. 21/01/2018 18:00) Scaligera Basket Verona U.C.C. Piacenza 3a giornata (a. 14/10/2017 20:30 - r. 28/01/2018 18:00) Bergamo Basket 2014 Scaligera Basket Verona 4a giornata (a. 22/10/2017 18:00 - r. 04/02/2018 18:00) Poderosa Pallacanestro Montegranaro Scaligera Basket Verona 5a giornata (a. 29/10/2017 18:00 - r. 07/02/2018 20:30) Scaligera Basket Verona Pallacanestro Mantovana Mantova

Basket Ravenna Piero Manetti Scaligera Basket Verona 11a giornata (a. 10/12/2017 18:00 - r. 24/03/2018 20:30) Scaligera Basket Verona Kleb Basket Ferrara 12a giornata (a. 17/12/2017 18:00 - r. 31/03/2018 20:30) Scaligera Basket Verona Pallacanestro Trieste 2004 13a giornata (a. 23/12/2017 20:30 - r. 08/04/2018 18:00) Pallacanestro Orzinuovi Scaligera Basket Verona 14a giornata (a. 29/12/2017 20:30 - r. 15/04/2018 18:00) Scaligera Basket Verona Pallacanestro ForlĂŹ 2.015 15a giornata (a. 07/01/2018 18:00 - r. 22/04/2018 18:00) Roseto Sharks Scaligera Basket Verona


PALLACANESTRO SERIE A2 FEMMINILE 2017-2018

Ecodent Point Alpo 6a giornata (a. 4/11/2017 - r. 3/03/2018) Alpo Basket Carugate 7a giornata (a. 11/11/2017 - r. 10/03/2018) Cus Cagliari Alpo Basket 8a giornata (a. 18/11/2017 - r. 17/03/2018) Alpo Basket San Martino di Lupari 9a giornata (a. 25/12/2017 - r. 24/03/2018) Castelnuovo Scrivia Alpo Basket 10a giornata (a. 2/12/2017 - r. 2/04/2018) 1a giornata (a. 30/9/2017 - r. 20/01/2018) Costa Masnaga Alpo Basket 2a giornata (a. 7/10/2017 - 27/01/2018 Alpo Basket Selargius 3a giornata (a. 14/10/2017 - 3/02/2018 Bolzano Alpo Basket 4a giornata (a. 21/10/2017 - 11/02/2018 Alpo Basket Vicenza 5a giornata (a. 28/10/2017 - 17/02/2018 Udine Alpo Basket

Alpo Basket Marghera 11a giornata (a. 9/12/2017 - r. 7/04/20118) Pordenone Alpo Basket 12a giornata (a. 17/12/2017 - r. 14/04/2018) Albino Alpo Basket 13a giornata (a. 23/12/2017 - r. 18/04/2018) Alpo Basket Geas 14a giornata (a. 6/1/2018 - r. 21/04/2018) Sanga Milano Alpo Basket 15a giornata (a. 13/1/2018 - r. 28/04/2018) Alpo Basket Crema

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PALLAMANO SERIE A FEMMINILE 2017-2018

Venplast Dossobuono 1a giornata (a. 07/10/17 - r. 13/01/18) Cassano Magnago Olimpica Dossobuono 2a giornata (a. 14/10/17 - r. 20/01/18) Olimpica Dossobuono Brixen 3a giornata (a. 21/10/17 - r. 27/01/18) Olimpica Dossobuono Ariosto Ferrara 4a giornata (a. 28/10/17 - r. 10/02/18) Leonessa Brescia Olimpica Dossobuono 5a giornata (a. 1/11/17 - r. 17/02/18) Olimpica Dossobuono Mechanic System-Wurbs Oderzo 6a giornata (a. 4/11/17 - r. 24/02/18)

8a giornata (a. 18/11/17 - r. 10/03/18)

10a giornata (a. 9/12/17 - r. 14/04/18)

Olimpica Dossobuono Salerno

Teramo Olimpica Dossobuono

Indeco Conversano Olimpica Dossobuono

7a giornata (a. 11/11/17 - r. 3/03/18)

9a giornata (a. 2/12/17 - r. 7/04/18)

11a giornata (a. 16/12/17 - r. 21/04/18)

Casalgrande Padana Olimpica Dossobuono

Olimpica Dossobuono Estense

Olimpica Dossobuono Flavioni


PALLAMANO SERIE A2 MASCHILE 2017-2018

Pallamano Vigasio

1a giornata (a. 07/10/17 - r. 21/01/18) Vigasio - Malo 2a giornata (a. 14/10/17 - r. 21/01/18) riposo Vigasio 3a giornata (a. 21/10/17 - r. 3/02/18) Vigasio - Estense 4a giornata (a. 28/10/17 - r. 10/02/18)

6a giornata (a. 12/11/17 - r. 3/03/18)

9a giornata (a. 2/12/17 - r. 25/03/18)

Brixen - Vigasio

San Vito Marano - Vigasio

Vigasio - Ferrara United

5 giornata (a. 4/11/17 - r. 25/02/18)

7 giornata (a. 18/11/17 - r. 10/03/18)

10a giornata (a. 9/12/17 - r. 14/04/18)

Vigasio - Emmeti Group

Vigasio - Oderzo

Taufers - Vigasio

8 giornata (a. 25/11/17 - r. 17/03/18)

11a giornata (a. 16/12/17 - r. 21/04/18)

Opicina - Vigasio

Vigasio - Rovereto Vallagarina

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PALLAVOLO SERIE A MASCHILE 2017-2018

Calzedonia Verona

1a giornata (a. 15/10/17 - r. 30/12/17) Taiwan Excellence Latina Calzedonia Verona 2a giornata (a. 22/10/17 - r. 4/01/18) Calzedonia Verona Sir Safety Conad Perugia 3a giornata (a. 25/10/17 - r. 7/01/18)

10a giornata (a. 3/12/17 - r. 18/02/18)

BCC Castellana Grotte Calzedonia Verona

Calzedonia Verona Cucine Lube Civitanova

4a giornata (a. 29/10/17 - r. 10/01/18)

7a giornata (a. 12/11/17 - r. 4/02/18)

11a giornata (a. 10/12/17 - r. 21/02/18)

Kioene Padova Calzedonia Verona

Calzedonia Verona Bunge Ravenna

Revivre Milano Calzedonia Verona

5a giornata (a. 1/11/17 - r. 14/01/18)

8a giornata (a. 19/11/17 - r. 7/02/18)

12a giornata (a. 17/12/17 - r. 25/02/18)

Calzedonia Verona Azimut Modena

BiosĂŹ Sora Calzedonia Verona

Calzedonia Verona Tonno Callipo Calabria Vibo Valentia

6a giornata (a. 5/11/17 - r. 21/01/18)

9a giornata (a. 26/11/17 - r. 11/02/18)

13a giornata (a. 26/12/17 - r. 4/03/18)

Diatec Trentino Calzedonia Verona

Calzedonia Verona Gi Group Monza

LPR Piacenza Calzedonia Verona

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RUGBY SERIE A MASCHILE 2017-2018

Rugby Valpolicella

1a giornata (a. 1/10/17 - r. 5/11/17) Ruggers Tarvisium Asd Valpolicella R.1974 Asd 2a giornata (a. 8/10/17 - r. 3/12/17) Valpolicella R.1974 Asd Rugby Petrarca Srl S.d. 3a giornata (a. 15/10/17 - r. 10/12/17) R. Udine Union F.v.g. Srl Valpolicella R.1974 Asd 4a giornata (a. 22/10/17 - r. 17/12/17) 1a giornata (a. 1/10/17 - r. 5/11/17) Verona Rugby Srl Ssd Junior Rugby Brescia Asd 2a giornata (a. 8/10/17 - r. 3/12/17)

Valsugana Rugby Padova Asd Valpolicella R.1974 Asd 5a giornata (a. 29/10/17 - r. 14/01/18) Valpolicella R.1974 Asd Rugby Vicenza Asd

R.noceto Fc Soc.coop. S.d. Verona Rugby Srl Ssd 3a giornata (a. 15/10/17 - r. 10/12/17) Asd Rugby Milano Verona Rugby Srl Ssd 4a giornata (a. 22/10/17 - r. 17/12/17) Verona Rugby Srl Ssd Rugby Parabiago Ssd Srl 5a giornata (a. 29/10/17 - r. 14/01/18) Rugby Colorno 1975 Srl Ssd Verona Rugby Srl Ssd

Verona Rugby sportdipiu.com 55


SPORT LIFE

di Alberto Cristani - Foto di XIV Zona

Vento in poppa I

l Lago di Garda, non è una novità, è considerata un delle migliori aree, non solo italiane, per la vela. La conformazione dell’area, i venti e le caratteristiche morfologiche permettono agli appassionati di questo sport di navigare trovando le condizioni ideali. Molti sono i circoli velici che hanno sede sulle rive del Garda e in uno di questi, il Centro Nautico Bardolino, si trova la sede operativa della Federazione Italiana Vela Comitato XIV Zona. La XIV Zona è costituita in deroga alla suddivisione territoriale su base regionale del territorio italiano stabilita dal CONI per le Federazioni Sportive Nazionali allo scopo di mantenere un unico coordinamento ed indirizzo sul Lago di Garda, altrimenti soggetto a tre organismi territoriali diversi. Essa comprende le Province di Bolzano, Trento, Mantova, Verona e

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Brescia, da cui è però esclusa la competenza sul Lago d’Iseo. Tuttavia, la Federazione ha deciso di privilegiare il concetto dell’area di attività velica prevalente rispetto all’appartenenza territoriale delle associazioni affiliate non direttamente rivierasche , così alcune associazioni territorialmente estranee risultano comunque aggregate alla Zona in quanto svolgono la loro attività principalmente sul Lago di Garda. Gli specchi acquei su cui si svolge regolarmente dell’attività velica sono i laghi di Caldaro, di Caldonazzo, di Garda, d’Idro e di Ledro, mentre attività occasionale viene svolta sui laghi di Mantova, di Molveno e di Toblino. “La federazione vela” - spiega il presi-

dente XIV zona Rodolfo Bergamaschi divide le aree di appartenenza non per regioni ma per bacini acquiferi. Infatti la nostra Zona Trentino Alto Adige e Lago di Garda è una delle eccezioni. Le aree di competenza sono Alto Adige con il lago di Caldaro, Trentino con tutti i suoi laghi da Caldonazzo, Molveno e Ledro fino a tutta la parte Nord del Garda, tutta la parte Veronese da Malcesine a Peschiera e la parte bresciana da Limone a Sirmione, da qui si aggiungono i laghetti di Mantova del Mincio”. Come si può ben capire la XIV Zona sovraintende a un’area molto vasta. Per questo motivo per governarla al meglio, e per i vari circoli nautici, il comitato coordinatore è composto dal presidente,


per la XIV Zona Rodolfo Bergamaschi, e sei consiglieri: Ruggero Pozzani Vice Presidente, il quale ha l’incarico della vela d’altura e delle finanze della zona Coni Verona, Filippo Traversa per l’area formazione istruttori e ufficiali di regata e carte federali affiliazioni CONI Parma, Enrico Perbellini responsabile dell’attività giovanile Under 16, Oscar Tonoli attività under 23 e programma speciale per i ragazzi ‘Non perdiamoli ma imbarchiamoli’ e Coni Brescia e Mario Folgheraiter segretario di zona delegato zona Coni Trento “I circoli presenti nella XIV° Zona” – pro-

segue Bergamaschi –“sono 54 divisi sulle aree Bolzano- Trento- Verona e Brescia. Il tesseramento globale della zona sono circa 9500 iscritti nell’anno. Uno dei nostri fiori all’occhiello è il progetto VelaScuola FIV-MIUR con 3500 iscritti provenienti dalle nostre scuole secondarie di primo e secondo grado. Sono invece 280 le manifestazioni-regate organizzate, con durata di 5 giorni e superando quindi i 365 giorni totali di regata”. I numeri dell’indotto superano le decine di migliaia di atleti e accompagnatori. Basta pensare alla regata organizzata dalla fraglia vela Riva con più di 1000 imbarcazioni alla quale devo essere aggiunti coach e genitori dei ragazzi, il Garda è il posto dove prima o poi un velista deve

regatare e questo è acclamato in tutto il mondo. L’attività svolta dal comitato di zona è quella di fornire supporto a tutti i circoli fornendo ufficiali di gara ad ogni manifestazione, promuovere manifestazioni ed eventi particolari di promozione, formazione di nuovi tecnici e aggiornamento degli stessi, formazione di ufficiali di regata giudici di gara, organizzare raduni per atleti di tutte le età, far provare nuove imbarcazioni e nuove discipline quali windsurfing e Kiteboard. “Ogni anno” – conclude il presidente della XIV – “circa 6000 ragazzi provano una nuova esperienza nella la vela , nuove esperienze in Italia ed estero, nuove imbarcazioni sempre più performanti e nuove strategie di gara. Nuovo slancio lo stiamo dando alla disciplina del kiteboard la quale ha un grande potenziale per il futuro come per tutte le nuove barche con i foil meglio dette barche volanti. Siamo i primi come risultati agonistici

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nazionali nella vela giovanile nelle classi doppio e singolo Titoli mondiali e titoli europei, ma anche nelle classi maggiori e popolari come Melges atleti della nostra

I circoli della XIV

zona hanno conquistato il nuovo titolo mondiale. Insomma, la XIV zona è in piena e continua evoluzione sia dal punto di vista formativo che agonistico e anche

Adrenalina Südtirol Kite Associazione Vela Lago Di Caldaro Associazione Vela Lago Di Ledro Associazione Velica Trentina C.U.S. Parma C.U.S. Trento Centro Kite Marniga Centro Nautico Bardolino Circolo Nautico Ander Circolo Nautico Brenzone Circolo Nautico Portese Circolo Surf Torbole Circolo Vela Arco Circolo Vela Cremona Circolo Vela Eridio Circolo Vela Gargnano Circolo Vela Torbole Circolo Vela Toscolano Maderno Club Nautico Diavoli Rossi Compagnia Delle Derive Fitzcarraldo Fraglia Della Vela Di Malcesine Fraglia Della Vela Peschiera Del Garda Fraglia Vela Desenzano Fraglia Vela Gabriele D’annunzio Fraglia Vela Riva Gruppo Nautico Dielleffe Homerus Il Paterazzo Gruppo Velico Verona Kalterer Sportverein Windsurfing Amateursport Kite School Navene Kitecampione Maselli Kite School Mks Nauticlub Moniga Palladio Sailing Polisportiva Fior D’olivo Acquafresca Riders Pro Kite Segelverein Reschensee

Società Canottieri Garda Salò Società Canottieri Mincio Tender Team School Univela Sailing Vela Club Campione Del Garda Vela Club Desenzano Vela Club Manerba Vela Crema Vela L.N.I. Brescia - Desenzano Vela L.N.I. Garda Vela L.N.I. Riva Del Garda Xkite Yacht Club Bergamo Città Dei Mille Yacht Club Bolzano Amateursportverein Yacht Club Parma Yacht Club Verona Yachting Club Torri

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per il 2018 molte sono le novità in arrivo per i soci e per tutti coloro che volessero provare l’ebrezza della vela”.


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FOCUS

di Michela Toninel

Aria nuova per la Mountain Bike

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arà l’impulso dato da questa calda e frizzante estate o forse sarà la brezza dei venti gardesani, dell’Ora e del Peler, che tutto regolano e tanto muovono sul lago di Garda! Sta di fatto che qualcosa di nuovo si sta movendo sulle sponde del lago di Garda Veronese. Qualcosa legato al mondo delle due ruote e alle iniziative per chi vuole andare in biciletta per turismo, allenamento o semplice passatempo. Il ciclo turismo si sta sempre più diffondendo nelle aree veronesi e la vacanza su due ruote stà divenendo una concreta proposta di vacanza sia per gli italiani che per gli stranieri che scelgono di passare le proprie ferie sulle rive del lago veronese. L’area veneta del Garda-Baldo, cioè la striscia di terre che si trovano tra il Lago di Garda e il Monte Baldo (da cui si è preso spunto per il nome dell’associazione GARBA), offre varie possibilità di fare sport outdoor, con un’ampia scelta tra discipline che sono praticabili su terra, acqua o aria. In questo contesto di sport all’aria aperta la bicicletta e le attività pensate per le due ruote stanno prendendo sempre più piede. Girovagando per le strade bianche e i sentieri non battuti o meno trafficati si possono

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Al via la pulizia dei sentieri con i volontari dell’associazione Garba Mountainbike vedere appassionati della bici, che pedalano da soli o in gruppo, per le strade provinciali, tra i vigenti e gli olivi, che vanno dalle ciclabili del lungolago fino in montagna alle pendici del monte Baldo. Ma chi pensa alla pulizia dei sentieri e alla loro manutenzione? Come e cosa si deve fare per avere percorsi ben segnalati e adatti alle bici? Chi si preoccupa dello sfoltimento della vegetazione, della cura della segnaletica e della sistemazione del fondo del sentiero? Queste domande se le sono poste i volontari dell’associazione no-profit GARBA Mountainbike che hanno dato vita ad un progetto che si presenta come innovativo e unico rispetto al panorama nazionale. I volontari si sono proposti per dare risposte con azioni concrete di manutenzione e pulizia dei sentie-

ri per fare in modo che gli appassionati che scelgono di pedalare nei comuni del lago di Garda veneto trovino dei sentieri ordinati e ben percorribili. L’associazione è stata creata da volontari appassionati della mountainbike, sia praticanti che professionali, e hanno sottoscritto un protocollo di intesa con ben 18 comuni allo scopo di organizzare i lavori sui sentieri delle terre gardesane. La novità sta nel fatto che i volontari GARBA, dopo essere stati formati con un apposito corso sulla manutenzione dei sentieri e le normative di sicurezza, stanno lavorando in collaborazione con i Comuni e il Consorzio di Promozione Turistica Garda Veneto per elaborare progetti dedicati alla pratica del mountain-biking di carattere sentieristico, turistico, didattico e informativo. La pianificazione degli interventi viene organizzata tenendo conto che l’associazione conta sul contributo volontario dei suoi iscritti ed è effettuata sui tracciati per mountainbike e cicloescursionismo che la stessa associazione GARBA Mountainbike seleziona e propone ai comuni. GARBA inoltre collaborazione anche, su richiesta specifica, con Enti e associazioni di categoria per migliorare e valorizzare il progetto d’insieme che


coinvolge tutto il territorio. A partire dal mese di giugno di quest’anno la manutenzione è iniziata con la pulizia dei tracciati proposti da Federalberghi Garda-Veneto denominati “BikeTrekking Riviera Degli Ulivi”. Dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, i volontari, hanno completato la manutenzione circuito J-Val Longa che passa dai comuni di Costermano sul Garda e Torri del Benaco per poi occuparsi del tratto “Spighetta” di San Zeno di Montagna. Il lavoro di manutenzione garantisce l’ottima percorribilità della via da Garda a San Zeno di Montagna, la più percorsa e conosciuta dai bikers di ogni livello. Per motivi e normative di sicurezza agli interventi di manutenzione e taglio partecipano i volontari di GARBA qualificati dal “Corso Manutenzione Sentieri”, realizzato in collaborazione con i Servizi Forestali Regionali e certificato dall’ente paritetico ESEV-CPT. Chiunque può iscri-

versi, proporsi e partecipare alla pulizia e al ripristino basico del sentiero, basta essere equipaggiati con una minima dotazione di sicurezza personale: casco, occhiali, guanti e scarpe adeguate. “Nessuno può negare che anche il passaggio delle mountainbike contribuisce all’usura del terreno e dei sentieri” spiega il presidente di GARBA Tiziano Cristofaletti “pertanto ogni vero appassionato biker, che ama il territorio e responsabilmente cerca di non arrecare danno, si dovrebbe preoccupare di manutentare e ripristinare i percorsi. Solo così tutti possiamo godere di quello che offre il nostro bellissimo territorio e possiamo contribuire a rendere la rete dei sentieri organizzata e sicura. L’associazione GARBA Mountainbike si pone come riferimento per raccogliere, coordinare e formare i volontari e come interlocutore con gli enti amministrativi e turistici competenti”. Centrale per l’associazione Garba è

il progetto globale denominato “Garda Baldo Bike Paradise” che mette assieme un percorso di oltre 500 km di sentieri fuoristrada nel territorio veronese del Lago di Garda e del Monte Baldo. La proposta è al vaglio dei Comuni per le necessarie autorizzazioni al fine di utilizzare quanto già presente e, dove necessario, tracciare nuove vie per migliorare la fruibilità, la sicurezza e la qualità. Il progetto tiene anche conto dell'importanza di una segnaletica univoca, funzionale e assidua, conforme alla normativa regionale e sarà presentato presso lo stand alla fiera della bicicletta “CosmoBike Show” che si terrà in fiera a Verona dal 15 al 18 settembre. Chi volesse partecipare alle attività o diventare sostenitore dell’associazione può inviare un messaggio al numero +39.333.9482400 o trovare info sula pagina Facebook Garbamountainbike e sul sitowww.garbamountainbike.org

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SPORT LIFE

di Paola Giberti

Alla conquista del

Francesco Brolis avanti senza paura

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rancesco Brolis, è oggi il responsabile tecnico della prima squadra e della cadetta del West Verona Rugby, che militano rispettivamente nei campionati C1 e C2. Ma per capire quanto ami la palla ovale e quanta strada abbia percorso fino a qui dobbiamo fare un passo indietro, quando tutto è cominciato. «Avevo 12 anni la prima volta che vidi un campo da rugby, a una partita di mio fratello», racconta Francesco, «Quello sport mi appassionò subito, così chiesi ai miei genitori di farmi provare un paio di allenamenti. Fu amore a prima vista». Francesco comincia quindi giovanissimo la sua carriera, collezionando molti suc-

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cessi: qualche presenza nella Nazionale giovanile, uno scudetto italiano col Petrarca Rugby under 23 e una promozione con il Valsugana Rugby Padova. All'età di 26 anni i molti impegni lavorativi lo mettono di fronte a una scelta e, seppur a malincuore, decide di abbandonare il professionismo per dedicarsi al lavoro. «Iniziai a lavorare come preparatore atletico, restando quindi nel mondo dello sport», spiega il tecnico milanese, «Un giorno arrivò per me un'opportunità da cogliere il volo: il mio vecchio allenatore del Petrarca Antonello Catarinicchia cominciò ad allenare il Cus Verona Rugby e mi chiese di affiancarlo come preparatore. Per me fu un sogno! Non ci pensai due volte e lo raggiunsi». E lì Francesco resta per sei anni, guadagnando anche due promozioni, in serie A e A1, eppure sente che ancora manca qualcosa per essere davvero completo: «Nel rugby non mi bastava essere un trainer, volevo qualcosa di nuovo, più stimoli, più adrenalina, più responsabilità. Volevo cominciare ad allenare e così feci. La mia prima esperienza fu con la Scaligera Rugby Verona, squadra di C2 amatoriale e anche qui rimasi per sei anni». E arriviamo a quest’anno, alla proposta da parte delle due società West Verona Rugby e Rugby Club Valpolicella di allenare la prima squadra in C1 e supervi-

sionare la cadetta: «Proposta difficile da rifiutare», sostiene ridendo, «In quanto trovo il progetto sviluppato dai due Club, e per il quale il Rugby Club Valpolicella ha ceduto il titolo, davvero vincente. In primis per le persone che hanno sostenuto l’iniziativa: i due presidenti Ramundo e Ruzzenente, i membri della dirigenza, gli atleti... Tutti sono pieni di entusiasmo, di grinta e voglia di fare. Non potevo non entrarne a far parte». Gli allenamenti del team sono cominciati martedì 22 agosto, in previsione di un settembre ricco di appuntamenti e amichevoli: per primo, sabato 2 settembre, un allenamento pilotato con il Valsugana Rugby, che sarà anche un avversario nel campionato; nel weekend successivo, un ritiro di tre giorni in Trentino con il quadrangolare con l’Asd Rugby Trento e il Sirena Rugby Oltrefersina; il 16 settembre il torneo “Rugby for emergency” a Brescia e, a chiudere, l’amichevole contro il Valpolicella serie A sabato 23 settembre, primo rugby-day con tutte le categorie presenti all’interno dell’impianto sportivo di Sona. Tutto in preparazione del campionato, al via il primo ottobre. Ed è di casa la prima squadra contro cui il West Verona Rugby dovrà battersi: «Una squadra molto forte», sottolinea il coach, «il Verona Rugby. Non penso molto al risultato, vorrei che


più che altro che si sentisse l’energia del progetto e delle persone che lo compongono. Il campionato non sarà facile, la nostra è una squadra neopromossa che si scontrerà con team consolidati di gran livello tecnico. Il nostro obiettivo è ovviamente quello di mantenere la categoria e fare una bella figura anche con la seconda squadra, che competerà nel campionato C2. Su questo ho pochi dubbi, conosco bene i miei ragazzi, vedo e sento la loro energia, la loro carica, il loro coinvolgimento. Ovviamente ci sono molte cose sui cui lavorare e alcune incognite da scoprire, ma è tutto molto stimolante; gli ingredienti sono buoni, ora vediamo quanto saremo bravi ad amalgamarli dato che il rugby è uno sport collettivo, dove ciò che conta è lo spirito del gruppo, dentro e fuori dal campo. Ho anche la fortuna di avere due grandi assistenti

con me, sia dal punto di vista professionale che umano: Ivan Guariso, che si occupa della parte atletica e Giacomo Sanfilippo, per la mischia, che seguirà inoltre la seconda squadra nelle partite». Proprio perché il West Verona Rugby è un neopromosso in C1, viene spontaneo chiedere di eventuali timori, ma su questo Francesco è molto chiaro: «È difficile avere paura di qualcosa quando hai una dirigenza pronta a sostenerti, dei fantastici collaboratori e giocatori pieni di talento. Questo progetto è così perfetto, così ben pensato e strutturato in collaborazione con il Rugby Club Valpolicella che solo noi possiamo rovinarlo se non ci crediamo abbastanza; le difficoltà sono ovunque, ma è l’atteggiamento nell’affrontarle che fa la differenza. Sento spesso molte persone usare degli alibi per scusare una situazione ostica, anche nel

rugby: la palla ha rimbalzato male, il passaggio era difficile, il campo… Ma io sono sempre stato contrario a questo: cercare delle finte giustificazioni ai problemi non porta da nessuna parte, i problemi vanno visti come circostanze da affrontare e risolvere. Per questo non possiamo e non dobbiamo avere paura. Il giorno del primo allenamento ho condiviso con i ragazzi una frase di Henry Ford che mi piace molto: “Il meglio che possiamo fare è cogliere l'opportunità che ci è capitata, calcolarne i rischi connessi, stimare le nostre abilità nel gestirli e fare i nostri progetti con fiducia”. Ecco, questa affermazione sintetizza al meglio il mio spirito e spero di averlo trasmesso a tutto il team. E se ci ricorderemo queste parole, se avremo fiducia in noi e non smetteremo di lottare, i nostri obiettivi saranno a portata di mano».


FOCUS

di Paola Gilberti in collaborazione con il dipartimento di Scienze Motorie Verona

&

Scienze motorie

SPORT

Come risparmiare le energie per tagliare il traguardo

I

l giorno della gara è il giorno atteso da ogni podista, professionista o amatoriale che sia. Gli atleti si presentano alla partenza carichi di adrenalina, si guardano intorno studiandosi l’un l’altro, emozionati per il pubblico numeroso accorso per sostenerli. E poi tutti in posizione: pronti, ai posti e via. E scattano, fieri, sicuri, veloci… Spesso anche troppo per le loro possibilità, troppo perché riescano a mantenere il ritmo fino alla fine, forse persino troppo per arrivare a tagliare il traguardo. Errore che accomuna moltissimi runner: una partenza rapida rispetto alla propria andatura ideale che li affatica precocemente, impedendogli di essere attivi nel finale di gara. E se proseguire diventa difficile in una competizione di una decina di chilometri, pensiamo a quanto possa diventare complicato portare a termine una mezza maratona, senza parlare di una maratona.

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Le ragioni per cui tanti sportivi decidono di utilizzare questa strategia, velocità elevata per i primi chilometri e rallentamento conclusivo, sono diverse: allo start si percepisce meno la fatica e si viene trascinati dal gruppo e dai più rapidi. Inoltre partire “in quinta” sembra rassicurare l’atleta: il pensiero comune è accumulare un “vantaggio” nella fase iniziale quando si è ancora freschi e riposati, coprendo il maggior numero di chilometri fintanto che il fisico regge, un credito da poter spendere quando la stanchezza si farà sentire. Niente di più sbagliato. Il nostro corpo, infatti, è una macchina complessa, programmata per gestire gli sforzi in modo ingegnoso: comincerà a svuotare prevalentemente le riserve di glicogeno (gli zuccheri) e quando queste saranno esaurite, dovrà sfruttare i grassi. Per poter svolgere correttamente il gesto tecnico della corsa è necessaria tuttavia la colla-

borazione sinergica di diverse fonti energetiche. Ecco perché lo sforzo in conclusione di gara risulterà così impegnativo e in alcuni casi costringe al ritiro. La spossatezza porterà poi a modificare la tecnica di corsa e questo potrebbe anche favorire degli infortuni. Quindi, come imparare a dosare correttamente le energie? Conoscendo i propri limiti, con una prima frazione di gara affrontata intelligentemente e se possibile con una leggera progressione di velocità lungo il percorso. Questa strategia è chiamata negative split, e consiste appunto nello 'splittare' la gara in due o più parti, in modo da imparare a dosare bene il proprio carburante e non rimanere a secco. Lo studio Una dimostrazione dell’efficacia dello split negativo viene fornita da un articolo pubblicato sull’International Journal of


sports physiology and performance nel 2013 a cura di Brian Hanley, dal titolo An analysis of Pacing Profiles of word-class racewalkers. L'analisi è stata condotta per valutare il pacing, ovvero l'andatura di marciatori professionisti durante i sette International association of athletics federations World Championships, che si sono svolti tra il 1999 e il 2011. Tre le categorie selezionate: 225 uomini che hanno corso nelle gare di 20 chilometri, 214 donne per la medesima distanza e altri 232 uomini nei 50 chilometri, di cui 49 si sono ritirati. Ogni categoria è stata poi divisa in quattro gruppi in base al livello atletico, a partire dai corridori che hanno conquistato una medaglia fino ad arrivare ai più lenti. Hanley ha misurato il tempo di ciascun gruppo in split da cinque chilometri e il risultato finale, per le classi di uomini e donne nei 20 chilometri, mostra che una partenza a velocità inferiore rispetto al proprio personal best, permette di distribuire più uniformemente le energie disponibili, in modo da avere una buona scorta per tutta la competizione e poterne usufruire nella fase finale, quando

anche la mente comincia a perdere concentrazione. Sono infatti coloro che hanno usato questa tattica ad aver raggiunto il podio grazie a uno sprint conclusivo, mentre i più lenti sono partiti troppo rapidamente rispetto al loro miglior tempo, registrato in gare precedenti. Per quanto riguarda la competizione di 50 chilometri si evidenzia un leggero rallentamento finale anche negli atleti più forti, che hanno comunque mantenuto un'andatura uniforme. Del resto, la lunga distanza rende difficili chiudere in velocità. Dalla teoria alla pratica La tattica dello split negativo non è però così semplice da applicare. Non si tratta semplicemente di partire lentamente e poi accelerare, ma si tratta di sapere esattamente quanto veloce si può partire, quando si può cominciare ad aumentare e di quanto. Ecco perché è fondamentale un'ottima conoscenza di sé, del proprio corpo, dei propri limiti e delle proprie capacità. Per arrivare consapevoli a una gara serve quindi avere un buon piano di allenamento alle spalle, che permetta di valutare il

proprio pacing, ovvero la propria andatura ideale. Come? Il supporto di un buon coach che imposti un training personalizzato è senza dubbio la scelta migliore. In questo modo ci si potrà preparare senza fretta, in modo graduale e con maggiore consapevolezza. E con meno probabilità di gettare la spugna alla prima difficoltà o di provocarsi traumi da sforzo. Assolutamente da evitare l’improvvisazione e gli sforzi repentini solo per star dietro ad atleti più esperti. Anche Hanley, in uno studio più recente1, sottolinea questo aspetto: pur riconoscendo il fatto che affiancarsi a un gruppo durante la corsa possa rappresentare una scelta vantaggiosa, raccomanda di scegliere con cura gli avversari da seguire. Se la velocità imposta è superiore a quella che si è in grado di mantenere, sarà impossibile proseguire, ci si affaticherà presto, a discapito della propria performance. Al contrario, avvicinarsi a corridori con capacità affini aiuta a conservare la concentrazione, a non perdere il ritmo di gara e a mantenere il giusto spirito competitivo, indispensabile per chiudere la prova al meglio.

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Dall'Università di Verona Sport e ricerca scientifica. Su questo binomio si basa il progetto di cui fa parte Luca Festa, dottorando del dipartimento di Scienze motorie e trainer del Centro Maratona dell'Università di Verona: una collaborazione come preparatore atletico del team di ciclismo professionistico americano Novo Nordisk, che ha sede ad Atlanta. “Un team speciale” - spiega Luca – “in cui tutti gli atleti soffrono di diabete di tipo 1. Questa avventura è cominciata lo scorso anno, grazie al collega e amico Federico Fontana: era lui, infatti, ad avere contatti con la squadra. Abbiamo presentato una proposta di gestione degli allenamenti che poi è stata accettata, ed eccoci qui. Lavoriamo a distanza, redigendo piani di allenamento settimanali, controllando i valori dei nostri ragazzi (potenza, frequenza cardiaca), inseriti in piattaforme di condivisione e restando a disposizione per ogni dubbio. Abbiamo poi modo di osservare gli atleti da vicino durante i camp, veri e propri ritiri in cui assistiamo direttamente alla preparazione”. E recentemente è giunta dalla sede la conferma per il prossimo anno, precisamente fino a dicembre 2018. “Stiamo già lavorando su una novità in collaborazione con il dipartimen-

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to di scienze motorie” - continua Luca - “un’applicazione che permetta di monitorare i ciclisti in telemetria: mentre corrono potremo vedere direttamente sul nostro cellulare o tablet il loro livello di glicemia. Il passo successivo sarà quello di integrare anche tutti gli altri dati, come la frequenza cardiaca, la potenza e la temperatura e inserire dei markers che segnalino eventuali integrazioni di zuccheri, in modo da capire

il perché di eventuali picchi glicemici”. Le ultime parole di Luca sono di ringraziamento: “In primis devo dire grazie al dipartimento di Science motorie, a Federico Schena, presidente del Collegio didattico dell’Ateneo e a Cantor Tarperi, responsabile del Centro Maratona che, nonostante il dottorato ancora in corso, mi hanno permesso di percorrere questa strada. E poi, ovviamente, un grazie a Federico, senza di lui non avrei cominciato”.



SPORT LIFE

di Arianna Del Sordo

L’arrampicata per i bambini: toccasana per corpo e mente

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icevere un premio, si sa, è Arrampicare, per i più piccoli, è un gesto innato. Dai primi e buffi tentativi di tenersi sulle gambe e provare a muovere i primi passi alle prime ardite scalate su mobili, staccionate ed alberi, il mondo verticale è un richiamo istintivo ed irresistibile per tutti i bambini. Queste esplorazioni entusiasmano i genitori, perchè vedono i loro figli crescere all’insegna della scoperta di se stessi e di ciò che li circonda, ma allo stesso tempo suscitano preoccupazione per il rischio di incidenti e cadute. Tuttavia, il bambino ha una grandissima confidenza con il gesto dell’arrampicata: gli viene naturale, lo diverte, lo incuriosisce, è un continuo stimolo verso “il nuovo”. Allora, perchè non assecondarlo? E’ proprio questa la scelta che hanno fatto tutti i genitori che hanno deciso di iscrivere i loro figli al King Rock, tra i quali ci sono bambini anche molto piccoli: i corsi Baby, infatti, accolgono bambini dai 4 anni in

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su. Fin da subito i benefici scaturiti dalla pratica di questa disciplina sono visibili: una migliore percezione del proprio corpo, un migliore coordinamento dei movimenti, un migliore contatto con la propria interiorità. E ancora: maggiore determinazione, maggiore tenacia, sempre più voglia di confrontarsi ed arrampicare insieme agli altri, sempre più voglia di stare insieme. L’arrampicata è uno sport davvero completo e costruttivo: migliora la concentrazione, aumenta l’autostima ma, soprattuto, migliora il rapporto con se stessi, attraverso la focalizzazione di obiettivi via via sempre più ambiziosi. Ma non finisce qui! Oltre all’indoor, c’è un mondo fantastico che aspetta di essere esplorato: è l’outdoor, il contatto con la natura e con la roccia vera! Nel corso di questa primavera, numerose sono state le attività di Arrampicata in Natura, una serie di uscite pensate per i più piccoli i quali, accompagnati dalle guide alpine

e dagli istruttori, hanno esplorato i dintorni di Avesa e Marciaga, cimentandosi su facili vie, discese in teleferiche ed esplorazioni di grotte ed anfratti. In tutte le occasioni hanno dimostrato tenacia, coraggio, determinazione e l’entusiasmo ha sempre avuto la meglio sul timore di queste inedite esperienze all’aperto. Al King Rock abbiamo a cuore un percorso che sappia donare a bambini e ragazzi il migliore modo possibile di vivere l’arrampicata. Se un giorno diventeranno atleti, alpinisti o arrampicatori per hobby, poco importa: avranno sempre dentro di sé la magia della scoperta della vita verticale, a stretto contatto con la natura. Per informazioni sui corsi in partenza da settembre 2017 per il nuovo anno 20172018, contattare la segreteria chiamando il numero 045 582569 oppure scrivendo all’indirizzo info@kingrock.it.



liberi

EVENTO

di Paola Gilberti

di muoversi, di sognare, di vivere

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T

alento, entusiasmo e tanta determinazione. Questa è la ricetta che ha permesso alla giovane giornalista, scrittrice e blogger veronese Alessia Bottone di realizzare un video documentario sul tema della disabilità, dal titolo Vorrei ma non posso: quando le barriere architettoniche limitano i sogni. E il primo grande sogno per tutte le persone con disabilità è proprio quello di avere una vita normale, alla pari. Il progetto, che ha ottenuto il patrocinio dell'Ordine dei giornalisti del Veneto e del Comune di Verona, è stato finanziato con il contributo del Premio per giovani giornalisti in memoria di Massimiliano Goattin e verrà ufficialmente presentato durante un incontro previsto mercoledì 27 settembre nel Palazzo della Gran Guardia. Alessia, cosa ti ha spinto ad affrontare il tema della disabilità? Per me il giornalismo non deve semplicemente limitarsi a raccontare storie, ma deve prima di tutto essere qualcosa di socialmente utile. Sono partita pensando a me, al mio essere estremamente libera di muovermi, di viaggiare, di lavorare, libertà forse scontate, ma non per le persone in carrozzina, spesso limitate a causa delle tante barriere architettoniche. Il progetto nasce con un intento preciso: contribuire alla sensibilizzazione della comunità su questo argomento e fare qualcosa di concreto per migliorare la situazione. Il documentario, oltre a te, ha come protagonista un’altra giornalista e scrittrice veronese, Valentina Bazzani, sulla sedia a rotelle dall'età di 12 anni a causa di una malattia neuromuscolare. Com'è nata la vostra collaborazione? È cominciato tutto un po' per caso. Lo scorso gennaio, mentre stavo scrivendo il progetto per partecipare al Premio Goattin ho notato su Facebook un post di Valentina, anzi, un vero e proprio sfogo sulle difficoltà che ogni giorno affronta una persona con disabilità. L’ho contattata immediatamente per presentarle la mia iniziativa e chiederle se le andava di partecipare. Ha accettato senza esitare. Nel team si è poi aggiunta Elettra Bertucco, la videomaker che ha curato le riprese e il montaggio delle varie interviste. È stato un lavoro davvero intenso: per due giorni io e Valentina abbiamo girato per Verona, cercando di capire se il fatto di avere un accompagnatore permetta a un disabile di superare le eventuali barriere. E qual è stato il verdetto finale? Per il momento non anticipo nulla, il ver-

detto lo riveleremo il 27 settembre (ride, ndr). Intanto dico solo che dalle nostre ricerche è emerso che la situazione veronese è migliore rispetto a quella di molte altre città. Sono rimasta anche davvero colpita dalla solidarietà di molte persone che, vedendomi spingere una carrozzina, si sono avvicinate per chiedermi se avessi bisogno di aiuto. Questo è indubbiamente un segnale positivo, ma la verità è che c'è ancora molto da fare per sensibilizzare maggiormente la comunità su questo tema e per eliminare le barriere presenti e non crearne di nuove. Una barriera evidente? La sede delle Pari Opportunità: l'ingresso ha uno scalino piuttosto alto, per cui l'accesso è impossibile per chi si muove da solo su una carrozzina elettrica ed è comunque difficile per un modello normale. Non si tiene conto del fatto che una sedia a rotelle ha un peso notevole e spesso anche un accompagnatore può incontrare grosse difficoltà a sollevarla, ci vuole molta forza e non tutti sono giovani e prestanti. Basti pensare alle badanti o alle coppie di anziani. Questo è solo un esempio, ma posso assicurare che muovendomi a piedi per la città e parlando con persone che si trovano costrette a vivere quotidianamente problemi di questo tipo, mi sono resa conto di quanti limiti siano presenti sul nostro territorio, spesso anche difficilmente individuabili. Non ci resta quindi che attendere per scoprire il resto. Prima hai parlato anche di alcune interviste… Esatto, nel documentario saranno presenti anche l’assessore all’urbanistica con delega alle barriere architettoniche

Ilaria Segala, già particolarmente attiva sul tema, il presidente dell’Associazione nazionale mutilati invalidi civili (Anmic) di Verona Mario Benati, Nicoletta Ferrari di Dismappa, che, con tanto di metro alla mano, ha 'mappato' la città, valutando quali luoghi sono oggettivamente accessibili e quali no, Michele Franz, responsabile organizzativo del Centro regionale di informazione sulle barriere architettoniche del Friuli Venezia Giulia (Criba FVG), nonché l'assessore ai servizi sociali della Regione Veneto Manuela Lanzarin. Gli intervistati parteciperanno come relatori al congresso del 27 settembre, insieme a me, Valentina, l’assessore alla cultura e pari opportunità Francesca Briani e il giornalista Lucio Bussi che farà da moderatore. Ovviamente mi auguro di vedere molte persone ma soprattutto molti rappresentanti delle associazioni locali, poiché sarà un bel momento di scambio e confronto su tematiche importanti, dove potrebbero emergere proposte interessanti ed eventuali iniziative future. E a proposito di futuro, so che non ti piace stare ferma a lungo. Hai già in mente qualcosa? Le idee ci sono, vediamo se avremo modo di concretizzarle. Già in questa prima fase mi sarebbe piaciuto spingermi un po' più in là, fino alla provincia, dove la situazione è più critica, ma per questioni di tempo e di budget non è stato possibile. Se l'iniziativa avrà successo continueremo sicuramente le nostre ricerche anche fuori Verona. Nel frattempo abbiamo creato un blog omonimo, una sorta di contenitore in cui condivideremo le varie tappe di questa avventura, le novità, e le informazioni relative allo sviluppo del progetto.


FOCUS

di Alberto Braioni

Olimpica, l’outsider che guarda in alto

È

stata presentata ufficialmente sabato 16 settembre, presso l’Agriturismo “Le Case di Campagna” di Verona, la Venplast Olimpica Dossobuono, formazione che anche quest’anno parteciperà al campionato nazionale di pallamano femminile di serie A. “L’anno scorso” - ha esordito il presidente Marco Beghini - “la stagione è stata ampiamente soddisfacente; l’obiettivo prefissato è stato raggiunto con largo anticipo e la squadra si è spinta ulteriormente in alto. Quest’anno ripartiremo con una squadra giovanissima, con un’età media di 22 anni e mezzo, e con nuovi innesti che ci auguriamo possano aiutarci a fare un ulteriore salto di qualità. Dietro a tutto questo c’è una grande organizzazione, composta da persone appartenenti alla società, ma soprattutto di sponsor e genitori, che non mancano con il loro apporto economico e umano. Speriamo di andare avanti su questa linea anche per il futuro”. “Questa squadra” - ha spiegato l’allenatore Roberto Escanciano Sanchez - “ha grandissimi margini di miglioramento, vista la giovane età. La stagione sarà più difficile di quella dello scorso anno, sono cresciute le altre squadre, ma sono convinto che siamo cresciuti anche noi. Manca poco all’inizio del campionato, continuiamo per questa strada con il massimo impegno. Ce la giocheremo in ogni palazzetto anche contro le corazzate, che avranno certamente una marcia in più rispetto a noi. Sicuramente non proporremo un atteggiamento remissivo”. Continuerà anche per la stagione 20172018 il già avviato gemellaggio con la Dual Fresko Volley, oltre alla collaborazione con la Fimauto Valpolicella Calcio per la promozione dello sport femminile. Sempre in ambito comunicazione prosegue la collaborazione con l’agenzia fotografica BPE di Verona di Maurilio Boldrini. Novità invece per quanto riguarda l’ufficio stampa che verrà seguito da Alberto Braioni. “Stiamo bene - ha successivamente sottolineato capitan Alice Biondani - ma soprattutto c’è voglia di fare bene. Il campionato sarà equilibratissimo, dunque ci sarà da sudare parecchio per conquistare punti in classifica. Dovrà esserci maggior voglia dell’anno scorso”.

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Infine un saluto e un in bocca al lupo anche da parte di Don Andrea Giacomelli, responsabile dell’Ufficio sport della Curia di Verona: “Ho notato che questa squadra rappresenta ormai non solamente Villafranca ma tutta la provincia di Verona. I messaggi che si intravedono sui giornali e sui vari mezzi di comunicazione, lanciano un segnale positivo sia a livello umano, ma anche per la salute collegata ad un sano modo di interpretare lo sport. Onore all’organizzazione che sta alle spalle di tutto questo”. Hanno partecipato alla presentazione anche l’assessore allo sport del Comune

di Villafranca Roberto Dall’Oca, il delegato provinciale CONI Verona Stefano Gnesato e Denis Piccoli, titolare di Venplast, nuovo title sponsor della squadra.


Sponsor ufficiale Pallamano Olimpica Dossobuono serie A femminile 2017-2018

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FOCUS

di Marina Soave

Con Arenbì Onlus le ‘bluse’ fanno la differenza!

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on si ferma, e anzi si sviluppa sempre di più, l’attività di Arenbì Onlus, un’associazione no profit con scopi benefici, nata nel novembre del 2012 per volontà di Giulia Tagliapietra, medico e appassionata collezionista di maglie da gara, di unire sport, collezionismo e beneficenza. L’attività di beneficenza di ArenBì Onlus si svolge attraverso il conseguimento di progetti di supporto, rivolti ad esseri viventi in difficoltà, riassunti nella vision #FWCL4, rispettivamente: iFeed (nutrire), iWarm (scaldare), iCare (curare), iLearn (imparare), 4-Legged (aiuto ad animali a 4 zampe). Perché il nome aRenBì? Spiega la presidente Tagliapietra: “Perchè richiama Rn’B (Rhythm & Blues) e noi facciamo beneficenza a Ritmo di ‘bluse’, dove le ‘bluse’ sono le maglie che i nostri amici e testimonial ci regalano per le aste di beneficenza. I nostri testimonial? Tanti, sempre di più. Qualche nome? Dario Dainelli del ChievoVerona, Alessandro Lucarelli del Parma, Francesco Magnanelli, Nicola Sansone e Paolo Cannavaro del Sassuolo, Nicolás Andrés Burdisso del Torino, Emiliano Viviano della Sampdoria, Mattia Perin del Genoa. Loro sono i nostri ‘ganci’ per ottenere dei veri e propri cimeli che poi noi provvediamo a mettere in vendita su www.charitystars. com e www.ebay.it Tra i progetti che l’associazione – con sede a Montichiari (BS) – sostiene c’è anche quello dedicato alle popolazioni terremotate; Arenbi infatti in 4 mesi (da novembre 2016 a febbraio 2017) il ricavato delle aste è andato tutto a sostegno dei nostri connazionali colpiti dai terremoti di agosto e settembre 2016. “Permettiamo” – prosegue Giulia – “che il nostro supporto non si esaurisce qui, stiamo organizzando ancora qualcosa

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per Settembre/Ottobre 2017, speriando di riuscire ad aiutare ancora queste popolazioni purtroppo abbandonate dall’opinione pubblica e non solo. Per ora, nel nostro piccolo, abbiamo cercato di darci da fare in tempi previ, donando quanto più possibile (donati più 40.000 euro in 4 mesi n.d.r.)”.

Questa la storyline: - 12 e 13 Novembre 2016: una comitiva di 9 persone (tra cui il portiere della Sampdoria Emiliano Viviano e la moglie Manuela Tosini partiva in direzione amatrice carichissima di aiuti di vario genere (stufette elettriche, fornelli da campo, torce, cuscini, cibo di vario genere, giacconi invernali, coperte etc), raccolti grazie alle donazioni di privati, ma anche di società quali U.C. Sampdoria e Macron (grazie al contatto con la giocatrice Francesca Ferretti) per un valore totale stimato ben oltre gli 8.000 euro. In quella stessa occasione, i coniugi Viviano offrono la cena a tutta la squadra dell’Amatrice calcio. - 8 Dicembre 2016:grazie al supporto del U.S. Sassuolo e del KRC Genk official donato alla scuola calcio del comune di Ar-

quata del Tronto un pulmino a 9 posti, serigrafato, comprensivo di 1 anno di RC con una donazione complessiva di 29.000 euro - 22 Febbraio 2017: donati alla La Via del Sale Onlus 5.000 euro per la realizzazione di una casa per Aurora, un’abitazione in legno con i minimi confort necessari per una bimba disabile, costretta in Roulotte dal terremoto. “Speriamo” – conclude la presidente Arenbì – “di riuscire a fare ancora qualcosa nel mese di ottobre. Abbiamo bisogno di tutti. Vi chiediamo solamente di stare connessi su www.arenbionlus.it e sulla nostra pagina Facebook ARenBiOnlus: anche i lettori di SportDi+ possono diventare una grande fonte di sostegno per le nostre attività. Seguiteci e… partecipate alle nostre aste!”



INTERVISTA

di Matteo Lerco Foto: Fidal - Colombo

Quattro metri in mezzo al cielo

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a vita di uno sportivo è un ascensore: salita verso la gloria, discesa verso lo sconforto. Una commistione imprescindibile di gioie e di dolori. La sconfitta è dunque una componente fondamentale di qualsiasi disciplina sportiva. E’ dalle cadute infatti che si trova molto spesso la forza e il coraggio per spiccare il volo verso mete apparentemente irraggiungibili. Nessun successo dunque senza sacrificio, e la storia di Elisa Molinarolo è un monito per tutti coloro che pensano di cedere al disagio delle difficoltà: chi la dura la vince. Elisa il 3 luglio scorso si è laureata campionessa italiana di salto con l’asta, superando la misura di 4,25 metri. Quattro metri in mezzo al cielo. Ecco la sua storia. Elisa, nella tua vita hai praticato una grande varietà di sport: dalla ginnastica artistica, al salto con l'asta, passando per il basket acrobatico, intervallando anche l’attività di allenatrice di pattinaggio sul ghiaccio. Quali sono state le motivazioni alla base di questo eclettismo? A fondamento di tutto c’è il grande amore che nutro per lo sport in generale. Ho

cominciato a praticare ginnastica artistica a Monteforte d’Alpone all’età di quattro anni, seguendo la passione di mia sorella, ginnasta già da diversi anni. A dodici anni mi sono trasferita a Padova, dov’è presente il Centro Tecnico Regionale, una struttura che mi ha permesso di allenarmi con sempre più intensità e consapevolezza nei miei mezzi. Nel 2008 però in un collegiale con la nazionale ho subito un grave infortunio alla spalla che mi ha costretto ad interrompere l’attività sportiva per addirittura un anno. E’ stata una brutta tegola, soprattutto perchè i medici non riuscivano a trovare una cura adatta a guarire il mio infortunio e per questo i tempi di recupero continuavano a posticiparsi. Rimessami completamente in sesto, ho capito subito che il mio corpo era cambiato, mi ero alzata di diversi centimetri, un fattore, l’altezza, che difficilmente va a braccetto con la ginnastica artistica. Decisi allora di dedicarmi anche al salto con l’asta, in quanto la palestra era molto vicina sia al campo d’atletica, sia al Liceo scientifico sportivo che all’epoca frequentavo. All’inizio portavo avanti entrambi gli sport in parallelo, ma successivamente presi la decisione di

accantonare la ginnastica per un duplice ordine di motivi. In primis la durata degli allenamenti: da ginnasta mi allenavo anche sette ore al giorno, mentre il quantitativo orario da dedicare all’atletica era decisamente inferiore. In secondo luogo perché il salto con l’asta è uno sport oggettivo: è l’asticella a parlare e non i giudizi talvolta soggettivi dei giudici. Una scelta che col senno di poi, possiamo definire più che azzeccata… Decisamente, in quanto subito dopo sei mesi, venni convocata dalla nazionale per disputare un triangolare. Tutto andava per il meglio, ma nei successivi due anni mi arenai sempre sulle stesse misure. Non riuscivo ad alzare l’asticella e non lo nego, ho meditato anche di mollare tutto e di cominciare a intraprendere uno stile di vita da ragazza “comune”. “È troppo presto per mollare, devo provarci ancora”, ripetevo continuamente a me stessa e in effetti da lì a poco i risultati iniziarono ad arrivare. Ho iniziato a lavorare duramente con il mio allenatore sulla tecnica del salto e finalmente a maggio 2016 sono riuscita a superare il muro dei 4 metri. E qui poi arriviamo al 3 luglio di quest’anno, una giornata incredibile, nella quale hai ritoccato il tuo record personale superando i 4,25 metri. Che emozioni associ a questi campionati italiani? Indiscutibilmente tanta felicità e senso di rivincita. Non partivo da favorita, in quanto mi ero qualificata con la quarta misura di presentazione, ma ero convinta di potercela fare, dato che da molto tempo lavoravo bene. A gara conclusa mi hanno avvicinata diversi giornalisti e membri della Federazione, complimentandosi con me e descrivendomi come il “volto nuovo del salto con l’asta”, noncuranti del fatto che io ci fossi sempre stata. Nei campionati giovanili ho mancato il podio solamente due volte in cinque

anni, per questo affermo che su di me in realtà ci sia sempre stata una scarsa considerazione. La Federazione non mi aveva mai considerato e chiaramente il risultato di Trieste è stato una grande rivincita personale in questo senso. Quali sono infine gli obiettivi che Elisa Molinarolo si pone per il futuro prossimo? Mi piacerebbe moltissimo entrare nel

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gruppo sportivo militare, così da potermi dedicare totalmente allo sport che amo, dato che al momento parallelamente all’attività atletica, lavoro come insegnante di ginnastica artistica. Il sogno di ogni sportivo poi è inutile nasconderlo: rappresentare il proprio paese, partecipando alle Olimpiadi. Citando degli obiettivi più imminenti mi piacerebbe molto essere convocata in nazionale e partecipare agli europei in programma il prossimo anno.» Gli obiettivi all’orizzonte per Elisa sono molti e densi d’importanza. Di una cosa però siamo certi: riuscirà sempre ad alzare l’asticella delle proprie ambizioni. In tutti i sensi.

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FOCUS

di Alberto Cristani

Fede&Simo la "strana coppia" dell’Academic Coach

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Università di Verona da tempo si pone l'obiettivo di strutturarsi come una 'Student-Athlete Friendly University', ovvero come ateneo sensibile e attento a sostenere il diritto allo studio e la conciliazione di questo impegno con lo sport, anche di alto livello, degli studenti. È questo l'obiettivo del progetto Academic Coach, ideato e promosso dal Comitato sport di ateneo e dall'Esu di Verona in collaborazione con il Cus. Il progetto è stato presentato martedì 29 agosto, in sala Barbieri di Palazzo Giuliari, alla presenza del rettore, Nicola Sartor, del presidente del Comitato Sport di ateneo, Federico Schena, del direttore dell'Esu, Gabriele Verza. Testi-

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monial dell'iniziativa sono i giocatori di pallavolo e BluVolley Verona Simone Anzani (oggi in forza a Perugia) e Federico Centomo (oggi solo studente) e Laura Letrari, nuotatrice di livello internazionale, entrambi iscritti all'università scaligera. Il progetto, già iniziato durante il secondo semestre dello scorso anno accademico nella sua fase pilota, mira a sostenere il diritto allo studio e il diritto alla pratica sportiva degli studenti-atleti veronesi che stanno intraprendendo una doppia carriera, universitaria e sportiva. Inoltre si valorizza la peer tutorship, ovvero il supporto fra pari, offerto da uno studente ad un altro studente-atleta. Gli atleti di élite, professionisti o impegnati nella massima serie o in competizioni internazionali, fronteggiano infatti molteplici sfide per conciliare gli impegni sportivi con quelli accademici o lavorativi. Il modo in cui gli atleti riescono a conciliare la carriera educativa con quella sportiva influenza non solo il proprio percorso accademico. 'Academic Coach' - spiega Simone Anzani - 'è il frutto del grande lavoro di molte persone che hanno preso a cuore questa iniziativa. Senza il contributo dell’Università di Verona in particolar modo del Professor Schena, delle Professoresse Vitali e Tabarini, Dell’Esu e del Cus Verona forse non avremmo raggiunto questo, per me, grande risultato. Vorrei aggiungere un’altra persona che per me è stata fondamentale, ovvero Federico Centomo che, avendo anche lui vissuto la doppia carriera studente-atleta, conosce le difficoltà che si hanno nell’affrontare questo percorso. Lui ha lavorato 'dietro le quinte' per cercare di trovare appoggi e consensi nello sviluppo di questa idea. Voglio subito chiarire un aspetto importante: il progetto non vuole facilitare il superamento degli esami o creare una corsia preferenziale, ma si pone come obiettivo quello di supporto organizzativo e strategico per lo studio. Lo studente-atleta viene infatti affiancato un tutor - neolaureato o studente di Laurea Magistrale' che avrà il compito, tra gli altri, di programmare gli esami in modo

efficace e di reperire, insieme al suo assistito, appunti da altri studenti. Questo permetterà di ottimizzare il tempo da dedicare allo studio'. 'Con Simone' - replica Federico Centomo - 'c'è una grande amicizia, nata nel corso degli anni; ci siamo conosciuti e ho capito, strada facendo, quanto sia una persona vera. Tra noi c'è un rapporto, come posso dire, privilegiato: mi piace avere molti amici ma solo con alcuni c'è davvero un rapporto profondo. Ci siamo confrontati su molti argomenti, fra cui il binomio sport ad alto livello e Università e parallelamente è nato questo progetto. Sono andato da alcuni professori a spiegare la situazione, sostenendo che qualcosa doveva cambiare. Anche lui ha fatto lo stesso percorso, parlando alle stesse persone e da lì è partito un confronto con l'Università e gli addetti ai lavori'. Studente e giocatore, un binomio che non sempre si concretizza al meglio: Federico e Simone ne sono l'esempio. Spiega Centomo, ex libero della BluVolley Verona: 'La vita da studente-giocatore io l'ho fatta per tre anni ed è stata dura. Ad un certo punto ho dovuto fare delle scelte: ho lasciato lo sport e ho deciso di continuare con l'Università, sebbene non fossi messo benissimo. Da parte della società (BluVolley) c'è sempre stata molta disponibilità a supportarmi in questo doppio impegno. Per quanto riguarda l'Università, invece, non posso dire lo stesso: le mie esigenze non venivano capite e a volte mi sembrava di chiedere favori personali. Purtroppo con il sistema italiano non è fattibile coniugare le due cose. Ho cominciato a fare fatica di testa, non potevo andare avanti così, avrei fatto male entrambe le cose senza ottenere niente. Ora che è partita l'Academic coach, ho qualche piccolo rimorso, ma le scelte le avrei comunque fatte in ogni caso'. 'Le grosse problematiche che uno studente atleta può incontrare lungo il suo percorso' - conferma Anzani - 'sono per prima cosa la mancanza di tempo per frequentare le lezioni a causa delle due sedute di allenamento al giorno. Spesso mi

sento dire di essere un privilegiato, perché ci sono studenti che lavorano anche di sera, però magari di giorno riescono a essere presenti e hanno un indirizzo guida a studiare la materia. Questo progetto serve anche per indirizzare lo studente atleta nella direzione giusta per studiare la materia. Un altro problema è la mancanza di tempo per sostenere gli esami: gli altri hanno, quando ero in nazionale purtroppo a giugno non avevo modo di fare gli esami nelle sessioni stabilite'. Academic coach è il punto di partenza per una serie di iniziative ed idee che in un futuro, non troppo lontano, potrebbero svilupparsi. Lo conferma Federico Centomo: 'Ci sono tante idee per il futuro che però tengo nascoste. L'ambiente sportivo ce l'ho nel sangue, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche tutto quello che ci sta attorno, dal marketing e commerciale, alle attività promozionali. Tanti spunti. Ci sono anche aspetti legali per l'Università. Saprai tutto al momento giusto. Mi manca la serie A, è stato un capitolo incredibile della mia vita, vissuto con tante persone, ma ho fatto quello che potevo nel tempo giusto. Mi son spremuto e ho dato tutto. Quello ero io. Ma vediamo in futuro, magari non come atleta ma sento di poter dare qualcosa, fuori Verona o Verona, chissà'. Simone Anzani, ora atleta di Perugia, è ancora molto legato a Verona: 'Con Verona ci sarà sempre un legame perché comunque ho vissuto quattro anni bellissimi; con l'inizio di questo progetto sarò spesso in riva all'Adige. Verona resta sempre nel mio cuore. Per quanto mi riguarda, al termine della carriera pallavolistica non so ancora cosa farò. Ho molte idee e progetti anche con degli amici, come Pesaresi che è tornato a Verona a giocare. Stiamo cercando di inventarci il nostro futuro. Adesso ancora non ci penso completamente perché, ad essere sincero, mi fa un po' mi fa paura anche se, allo stesso tempo, sono cosciente che sarà un grande futuro grazie anche al mio percorso universitario che, ne sono convinto, mi darà la possibilità e gli strumenti per dare il mio meglio anche fuori dai palazzetti'.

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FOCUS

di Giuditta Casi

Total Football Academy: e il calcio torna semplice!

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uattro ex compagni di squadra, Quattro amici nella vita, Quattro allenatori con requisiti ed esperienze complementari, con il desiderio di offrire un’esperienza didattica a 360°. Insieme a loro, un nutrito e selezionato staff di collaboratori con competenze funzionali alla crescita dei giovani giocatori, dentro e fuori il rettangolo di gioco. Questo e molto altro è Total Football Academy, che vuole fare del calcio, sport più praticato per eccellenza, un’esperienza unica. L’Academy ha l’obiettivo di coniugare più aspetti del calcio, con grande essenzialità ma estrema professionalità. Il calcio, in fondo, è semplice, pura emozione alla base, su cui, in seguito, diventa importante aggiungere le ‘dosi’ corrette di aspetti tecnici e tattici. Il tutto nei tempi e nei modi adeguati. “Proponiamo” - spiega Nicola Lonzar, uno dei quattro amici-soci-ideatori del progetto - “un percorso didattico che tenga conto di tutte le componenti fondamentali e soprattutto rispetti le naturali

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fasi evolutive dei giovani calciatori, con esercitazioni e strumenti che andranno a toccare tutti gli aspetti di tecnica individuale e tattica individuale, sul campo e non solo”. Qualcosa più di una scuola calcio individuale quindi. Ma come viene realizzato questo progetto? “Per spiegarlo” - prosegue Lonzar - “è necessario fare qualche passo indietro, perché prima bisogna fare un po’ di ordine nell’infinità di informazioni che ruotano intorno al gioco più praticato e chiacchierato del mondo, tanto che oramai basta digitare la parola ricercata sul web che come d’incanto si aprono una marea di esercitazioni, video, siti e quant’altro, a disposizione di chiunque voglia conoscerne di più. Tuttavia, esiste ancora una bella differenza tra il fare l’allenatore ed essere un allenatore, tra allenare e insegnare, tanto più se si parla di settore giovanile o scuola calcio. Ed è esattamente qui, in questo margine all’apparenza virtuale, che noi di Total Football vogliamo inserirci. Perché, credeteci, di apparente non c’è proprio un bel niente”.

L’accademia ha l’obiettivo di coniugare più aspetti del calcio, con grande essenzialità ed estrema professionalità, andando a togliere il superfluo da questa marea di nozioni e termini tecnici che molto spesso non fanno altro che annebbiare e appesantire la mente. Il calcio, in fondo, è semplice, è pura emozione alla base. Su cui, dopo, diventa importante aggiungere le dosi corrette di aspetti tecnici e tattici. Nei tempi e nei modi adeguati. “Con Total Football Academy” – prosegue Lonzar – “proponiamo un percorso didattico che tenga conto di tutte queste componenti e soprattutto rispetti le naturali fasi di apprendimento tecniche, tattiche, fisiche e psicologiche dei giovani calciatori, con il risultato di offrire allenamenti personalizzati e mirati al miglioramento individuale di ogni iscritto, attraverso una metodologia studiata nei minimi dettagli e derivante dalla grande esperienza e competenza del nostro staff, dapprima come giocatori e poi come allenatori, preparatori atletici e mental coach. Il giovane calciatore che vorrà en-


trare a far parte del nostro team verrà quindi proiettato in un ambiente creato su misura per lui e il suo apprendimento, con esercitazioni che andranno a toccare tutti gli aspetti di tecnica individuale e tattica individuale, sul campo e non solo. Perché a rafforzare il suo percorso potrà avvalersi anche di dvd, foto, schede valutative e video analisi personalizzati. Più qualche consiglio da chi ha sperimentato tutto ciò prima di lui”. Il tutto usando una comunicazione efficace, positiva e motivante, con un linguaggio riadattato per l’occasione grazie a corsi e studi specializzati sullo Sport Coaching. “Un doveroso accenno” - prosegue Lonzar - “va fatto a quella componente aggiuntiva ma basilare del calcio e di ogni sport in generale, ovvero la propria funzione di aggregazione sociale. Perché anche per Total Football Academy, seppure una accademia di calcio individuale, sarà di fondamentale ispirazione. Da qui una particolare attenzione al mondo dei Social Media, del Web e a tutto quello che i giovani di oggi prediligono, con uno sguardo tuttavia a tutto quello che del passato potrebbero invece essersi per-

si. Finora. E che noi, e voi genitori, non ci siamo dimenticati…”. Conclude Lonzar: “Siamo una scuola di calcio individuale, è vero, ma non per forza questo deve significare che non possiamo considerarci una squadra pure noi. E soprattutto che i nostri ragazzi non abbiano un obiettivo comune da condividere. Certo, non si tratterà della partita del weekend, ma di un progetto ancora più grande in cui sentirsi coinvolti e partecipi della sua nascita, crescita ed evoluzione. E dove sentirsi protagonisti! I nostri iscritti potranno quindi scegliere

il numero preferito da mettere dietro la maglia da allenamento, insieme al loro nome o soprannome, o nickname per dirla nel linguaggio web. Perché poi oltre che in campo, in questa sezione del sito troveranno un luogo ideale dove scambiare impressioni, creare amicizie ed esprimere la propria opinione anche nel nostro sito con varie pagine a loro dedicate. Senza dimenticare i social media dell’accademia, nei quali foto, video e storie saranno all’ordine del giorno dei nostri e vostri interessi settimanali”.

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6 FOCUS

L

di Alessandro Contadin

regole d’oro per ritrovare la forma

a fine dell’estate è arrivata e con essa l’inizio dell’attività per le squadre e quindi per gli atleti. Valutiamo insieme quelle che possono essere definite le 6 regole d’oro per farsi trovar in forma nel momento del primo allenamento. Precisiamo che farsi trovare in forma non vuol dire essere nel massimo livello di prestazione fisica. Infatti nella fase di ‘riposo’ dal campo, l’atleta deve aver l’obiettivo di poter lavorare in completa serenità per il raggiungimento di uno stato di forma idoneo ai primi allenamenti. Si sa, presentarsi a inizio stagione con problematiche fisiche importanti potrebbe essere molto pericoloso, o meglio inserendo anche un alto volume di lavoro con palla, i danni fisici non possono che peggiorare. REGOLA 1. MAI FERMARSI Molto spesso, sia atletiche e allenatori, individuano questo periodo di inattività per rilassarsi e diminuire il carico di lavoro in modo drastico. Una pausa così lunga non è mai consigliata. L’inattività totale porta velocemente a una diminuzione dei livelli di forza difficili da ‘riconquistare’ ma fondamentali per evitare infortuni da sovraccarico. REGOLA 2. CONOSCERE LA DATA DEL PRIMO ALLENAMENTO. E’ consigliabile sapere il prima possibile

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la data di convocazione al primo allenamento, proprio per poter programmare al meglio la stagione estiva. Se non è possibile sapere la data esatta almeno sapere la settimana in cui iniziano nuovamente le attività. REGOLA 3. ALLENARSI CON PICCOLI ATTREZZI. Se non ci si vuole chiudere in palestra, se non si ha la possibilità di svolgere un programma mirato in una sala pesi, utilizzare piccoli attrezzi per continuare ad allenarsi. REGOLA 4. PROGRAMMARE CON IL COACH QUESTO PERIODO. Non improvvisate e non fate improvvisare i vostri atleti laureati in ‘tuttologia’ a programmi inventati all’ultima moda. Per gli atleti sarà opportuno concordare con il coach gli allenamenti e l’intensità da sviluppare durante l’estate. Se il coach non si sente pronto a dare del lavoro base sarà opportuno rivolgersi ad uno specialista della preparazione fisica. REGOLA 5. PUNTARE PRIMA DI TUTTO SULLA PREVENZIONE. È il momento ideale per lavorare su quelli che sono stati i dolori della scorsa stagione. Un programma attento da ripetere 3/4 volte a settimana vi permetterà di farvi trovare pronto al primo giorno di ritiro. Definite con il vostro staff quale

sarà la priorità , concentratevi su di essa e mantenete allenato anche il resto del vostro corpo. REGOLA 6. NON INVENTARSI NULLA. Spesso durante la fase di stop si possono trovare due tipologie di atleti, quelli da letargo estivo, insomma quelli che non fanno nulla oppure è altrettanto facile trovare atleti che si improvvisano preparatori e consigliati da vecchie metodologie svolgono programmi di allenamento inventati sul momento. Se sei un atleta e leggi questo articolo sotto l’ombrellone ti sentirai parecchio chiamato in causa, non reagire in modo impulsivo ma entra in contatto con il tuo coach e chiedi consigli su come svolgere questo ultimo mese di avvicinamento al primo giorno di allenamento. Non esserti allenato fino ad oggi, non vuol dire aspettare la prossima estate per farlo. Aver fatto un programma alla Rambo, non vuol dire aver fatto la cosa più giusta per il proseguo della stagione. Per tutti gli allenatori delle categorie giovanili e regionali è invece opportuno contattare i vostri atleti, renderli partecipare che questo periodo dell’anno è fondamentale per loro e per le prestazioni della prossima stagione sportiva. Un programma dettagliato delle settimane di avvicinamento al primo allenamento, vi permetterà di avere a vostra disposizioni atleti in perfetta forma per il primo allenamento.



SPORT LIFE

di Michele De Martin

A scuola di football con la

Mastini Academy

L'

ultima stagione sportiva ha lasciato il segno per i cagnacci gialloblù. La strada intrapresa dai Mastini del football americano è davvero quella giusta. Se analizziamo a distanza di un anno l'ultima stagione sportiva, vien da dire che la ristrutturazione dirigenziale dell'autunno 2016 è risultata fondamentale. La tenacia, l'esperienza e la passione, unite in un nuovo gruppo di lavoro, hanno permesso di costruire una squadra pronta a puntare davvero in alto. Non potevano che essere buone le premesse dopo la scelta di un coaching staff qualificato e gli inserimenti di molti atleti importanti. Giocatori di esperienza che hanno fatto crescere la squadra, l'af-

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fiatamento di tutto il team, il desiderio di arrivare in alto di dirigenti e tifosi. I Mastini sono arrivati ad un passo dalla finale, sconfitti in semifinale proprio contro chi si è meritatamente guadagnato il titolo di campione della serie A2. Un terzo posto quindi che regala il miglior piazzamento nella storia dei Mastini e che li spinge a fare meglio, a ripartire con il vento in poppa. Una stagione 2018 che si presenta ricca di grandi obiettivi quindi. Non solo legati alla squadra senior, ma focalizzati anche all'ampliamento del numero di squadre che scenderanno in campo. Si, perchè l'obiettivo della dirigenza scaligera è di strutturare un settore giovanile che possa dare nuova linfa, ma che a sua volta pos-

sa guadagnarsi soddisfazioni sportive nei tornei nazionali di categoria. Si parte nuovamente dal progetto scuole come abbiamo già fatto in questi anni - ci dice il presidente Simone De Martin - per trasmettere ai ragazzi i valori del nostro sport e la filosofia sportiva dei Mastini. Una filosofia fatta di amicizia, di educazione allo sport, di insegnamenti che diventano utili poi per la vita. Un reclutamento importante che confluirà nel progetto Mastini Academy che nasce proprio con questi intenti. Una squadra gialloblù di giovani, pronti a mettersi in mostra e fare esperienza in un campionato 'entry level'. I Mastini credono in questo progetto - ci dice il responsabile dell'Academy gialloblù Sergio Roccati - per poter avvicinare


al football tutti i ragazzi che si stanno appassionando a questo sport indipendentemente dall'età. C'era bisogno di un progetto come questo. Per rendere più morbido il passaggio verso il senior team. Con la Mastini Academy si parte dai fondamentali di gioco, dalle basi di questo sport, per divertirsi e crescere insieme. Ad accompagnarmi in questa mia nuova avventura - conclude Roccati - ci saranno Flavio Albertini, Filippo Pivetta ed Andrea Arduini uniti all'esperienza del capitano gialloblù e della nazionale italiana Diego Gennaro. Lo possiamo dire? Ragazzi, con la 'Mastini Academy' siete in buone mani.

L'APPUNTAMENTO? OGNI LUNEDÌ E MERCOLEDÌ DALLE ORE 20,30. PERCHÉ? CI SI DIVERTE, SI GIOCA A FOOTBALL! IL CAMPO? È QUELLO IN ERBA SINTETICA DI VIA MONTI LESSINI, 1A PESCANTINA. VUOI SAPERNE DI PIÙ? INFOLINE E WHATSAPP 346 6348062

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EVENTO

Di corsa verso l’Agsm di Cesare Monetti

Veronamarathon

B

oom di iscrizioni per la Agsm Veronamarathon che si correrà domenica 19 novembre 2017. Si tratta di una vera e propria corsa al pettorale per l’evento scaligero che quest’anno compie sedici anni e sarà la maratona più importante dell’anno in Italia perché assegnerà il titolo tricolore ai vincitori. Infatti, come già annunciato, la gara organizzata da G.A.A.C. 2007 Veronamarathon ASD e Veronamarathon Eventi, in collaborazione con il Comune di Verona, sarà Campionato Italiano Assoluto e Master di Maratona. Maratona che negli ultimi anni è stato affiancata dalla Cangrande Half Marathon

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e dalla Last 10km Marathon che si svolgeranno in contemporanea e che a loro volta stanno riscuotendo un importante successo numerico e che consentono a tutti, anche i meno allenati o i non competitivi, di correre per le strade della nostra città. I dati al 31 agosto, quando mancano 80 giorni alla gara, parlano chiaro: sia i partecipanti italiani che quelli stranieri sono in netto aumento. Il totale iscritti con il contatore visibile a tutti sul sito ufficiale della maratona da 42km a fine agosto annunciava 1850 persone, mentre per la sorella minore Cangrande Half Marathon contava 850 iscritti. Per la maratona si calcola un incremento dei partecipanti

italiani sempre a pari data (settimana 35 dell’anno per la precisione) del 50% di italiani e del 39% sugli stranieri. Continuando con questo trend sembra davvero a portata di mano battere il totale arrivati del 2016 che furono 2135. Stranieri. Nel 2016 il totale di partecipanti stranieri alla maratona furono 403, mentre a oggi sono già iscritti 322 atleti. Andando nello specifico ad analizzare i dati si nota con entusiasmo l’incremento del 309% di partecipanti provenienti dalla Svizzera che sempre a fine agosto risultano essere 45 rispetto agli 11 del 2016, oppure il 267% in più degli olandesi che passano


da 9 a 33, ancora gli inglesi con un 109% di aumento passando da 20 a 58 runner così come infine il raddoppio dei tedeschi che passano da 22 a 41. L’elenco potrebbe continuare, quel che serve ancora dire che sono circa 30 le Nazioni di provenienza di atleti esteri. Nella più chiara limpidezza dei dati il totale esteri è di 322 atleti rispetto ai 232 del 2016 (+39%) e ai 120 del 2015 (+170%) sempre al 31 agosto. Italiani. Grandi notizie anche sul fronte italiano dove in totale al via nel 2016 furono in 2225. Al 31 agosto in ben 1507 hanno già scelto di correre a Verona, alla medesima data dell’anno passato lo fecero in 1002 podisti, dunque

l’incremento è del 50%. Anche in questo caso da un’analisi approfondita sulle regioni e città di provenienza dei corridori si nota il +57% dalla Lombardia che vede ad oggi 418 iscritti rispetto ai 265 del 2016, oppure ancora lo straordinario +129% dalla Campania che conta 124 iscritti ben più dei 54 del novembre scorso. Come non parlare della Puglia con il +304% con 97 iscritti rispetto ai 24 precedenti o del +350% della Sardegna con 54 atleti. Ancora non si può non menzionare la Sicilia con un + 226% con 49 atleti al posto di 15. Dal Veneto, regione della Veronamarathon, ad oggi c’è un +19% con un forte incremento da Padova e da Tre-

viso. I veronesi confermano di amare la loro maratona e sono il 10% in più, ben 182. In generale si evidenzia un forte aumento dalle regioni più lontane, un sicuro effetto della volontà di partecipare al Campionato Italiano indetto dalla Fidal da parte di tanti podisti e società sportive, ma sicuro anche la voglia di correre una tra le maratone più importanti d’Italia. Per informazioni: www.veronamarathon.it

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FOCUS

di Anna Rodighiero

Fare sport? Ci vuole occhio!

T

utto è pronto: allenatore, palestra, preparazione atletica, abbigliamento… cosa manca ancora, cosa possiamo considerare in questa stagione sportiva che non avevamo considerato nelle precedenti? La risposta è semplice, il sistema visivo. Siamo sicuri che anche il sistema visivo dell’atleta sia pronto per affrontare con successo questa nuova stagione? Vista e sport è un binomio ovviamente imprescindibile e raramente viene considerato con testing e training specifici. “Considerate” - spiega Peloso Fabio, esperto optometrista veronese che si occupa di visione nello sport - “che la visione ha un ruolo importante nell’atleta. Di solito si pensa che basti avere occhi sani e vedere 10/10 e allenarsi con cura e attenzione per essere competitivi, ma non è così. Tutti sappiamo che per essere efficienti nello sport bisogna generare una performance elevata e costante, meno noto è che questo requisito si raggiunga integrando il gesto atletico sportivo con la funzione visiva.” Grazie alla sua competenza Peloso Fa-

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bio da quest’anno sarà, con Ipervista Vision Lab, partner ufficiale della Pallamano Olimpica Dossobuono, formazione che si presta ad affrontare il campionato di serie A femminile. Fabio si occuperà della componente visiva proponendo un particolare testing e un percorso personalizzato di training alle giocatrici della squadra. In cosa consistono e che obiettivo hanno i test che Peloso e il suo staff sottopongono alle giocatrici? I test a cui sono sottoposte le atlete consentono di misurare e quantificare le loro abilità visive relativamente, per citarne alcune, la consapevolezza periferica, la percezione visuo-spaziale, la coordinazione occhio-mano-corpo, la memoria visuo-spaziale e l’anticipazione visiva. Andiamo più nel dettaglio anche se, è bene sottolinearlo, il concetto è molto più complesso. Prendiamo per esempio la consapevolezza periferica: la giocatrice è veloce, scatta, cambia direzione, ascolta e, grazie alla sua consapevolezza periferica, ha la consapevolezza di sè in relazione al suo movimento, alle giocatrici e alla palla, percepisce il movimento delle avversarie e la loro localizzazione, quindi sa dove è posizionata l’avversaria e dove è posizionata la compagna di squadra riuscendo a visualizzare il movimento/ azione più efficace da compiere grazie al gesto motorio (sportivo). Quantificare questa abilità dell’atleta e contestualizzarla nel tipo di prestazione specifica per il suo sport e per il suo ruolo, consente di migliorarla. Sono state fatte le valutazioni da neutro in studio di tutte le giocatrici e verranno poi eseguite le valutazioni sotto stress,

in allenamento. “Tengo a precisare” - prosegue il titolare di Ipervista - “che oltre alle abilità visive di base per lo sportivo e per ogni specifico sport possono essere richieste abilità visive differenti che devono essere valutate sul singolo atleta. Ho predisposto il protocollo di testing specifico per le giocatrici della Pallamano Dossobuono dopo essermi documentato anche guardando ore di filmati di partite di pallamano”. L’obiettivo di questi test è quello di disporre di un report documentato, anche ad uso dell’allenatore, prendere atto di quali abilità visive attualmente le atlete dispongono (base-line), quindi predisporre un programma mirato ad ottimizzare il gesto sportivo e ridurre la suscettibilità alla fatica, intervenendo sia su aree di interesse individuali che sulle aree che con il mister si riterranno di interesse comune a tutta la squadra. “Per un atleta” - conclude Peloso - “è più facile essere efficace nel proprio sport e generare una performance elevata e costante quando raggiunge un’ottima integrazione del gesto sportivo con il sistema visivo che è l’organizzatore privilegiato del movimento. L’occhio è infatti legato tramite circuiti neurologici alla muscolatura cervicale coordinando il posizionamento del capo e la visione, ecco perchè le problematiche del sistema visivo, seppur minime, possono compromettere la muscolatura di collo, spalle, braccia e bocca costringendo il soggetto ad assumere posizioni errate, causa di irrigidimenti e tensioni muscolari. Asimmetrie posturali possono compromettere a loro volta le performance visive diminuendo abilità quali: accomodazione, convergenza, binocularità e movimenti oculari”. L’obiettivo di Ipervista è quello di portare ad alto livello l’efficienza sportiva dell’atleta attraverso tecniche di integrazione visuo-percettiva e visuo-motoria specifiche. È importante per ogni atleta avere un sistema visivo efficiente su cui poter contare per tutta la durata della prestazione sportiva.



SPORT LIFE

di Matteo Lerco

Volere e potere… anche nello sport!

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a cura del benessere. Sport e salute, il legame è viscerale. Un assunto sottovalutato, molto spesso dimenticato, sul quale però il fisioterapista e osteopata Eugenio Portelli ha costruito la quotidianità della sua vita. Eugenio è riuscito infatti a far combaciare la sua attività lavorativa in ambito medico, con una sconfinata passione che abbraccia lo sport in senso lato. Il messaggio che Portelli lancia è chiaro: investire nell’attività fisica, significa investire in se stessi. Il triathlon nella distanza Ironman e l’Ultra trail sono le due discipline che ha deciso di approfondire, coltivandole con profonda passione e dedicando molto tempo agli allenamenti necessari per affinare il livello di preparazione fisica. Lo sport dunque come mezzo per trovare un equilibrio interiore ed esteriore. L’invito è semplice, ma possiede una portata smisurata. “In veste di fisioterapista e osteopata, oltre che in qualità di sportivo” - spiega Portelli – “ci tengo ad enfatizzare il valore che l’attività fisica dovrebbe assumere all’interno della nostra società viviamo in un mondo frenetico, nel quale impegni e lavoro assorbono una grande percentuale della nostre energie, allo stesso tempo però sono convinto che con determinazione e forza di volontà, ognuno di noi può ritagliarsi il tempo utile alla cura

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del proprio corpo. Il tempo libero che possediamo è uno scrigno di opportunità positive per noi stessi, una ricchezza che almeno in una minima parte personalmente ritengo sia doveroso investire in un qualcosa che ci faccia stare bene, sia a livello mentale, sia per quanto riguarda la nostra componente fisica. Sfatiamo un falso mito popolare: correre in molti casi non è controindicato per chi soffre di dolore alla schiena, ma può assumere un valore propedeutico alla guarigione dal male stesso. Se si pratica questo tipo di attività fisica, utilizzando una corretta postura del piede e del corpo, si attua una maggior vascolarizzazione dei dischi vertebrali, un esercizio che in tanti casi porta a dei significativi miglioramenti fisici”. Volere è potere. Portelli considera la ‘volontà’ come il centro di rotazione dell’universo sportivo. Anche per quanto concerne il triathlon e il trail running, la tesi non cambia: se ci si allena con costanza e determinazione, l’età diventa solo un numero. “Nella vita mi piace praticare molti sport” - spiega Eugenio - “per questo motivo amo il triathlon, una disciplina che consente di alternare fasi di nuoto, a chilometri in bici e infine ore di corsa. Mi alleno ogni giorno per gareggiare nella distanza Ironman, una gara estrema, ca-

ratterizzata da tre frazioni: 3,8 km a nuoto, 180 km in bicicletta ed infine 42 km di corsa. Partecipo anche a competizioni di ‘mezzo ironman’, nelle quali le distanze che percorriamo noi atleti sono dimezzate rispetto alla disciplina classica che prima vi ho descritto. Una gara entusiasmante alla quale recentemente ho partecipato? Sicuramente la Trans d’Havet, una corsa a piedi che il 23 luglio scorso si è articolata sulle Piccole Dolomiti Trentine, lunga 83 km e contraddistinta da ben 5500 metri di dislivello positivo (la somma dei metri in salita che caratterizzano un percorso). Il messaggio che con la mia esperienza mi piace trasmettere alle persone è dunque questo: con una proficua gestione del tempo e grazie a volontà e determinazione, possiamo raggiungere obiettivi sportivi all’apparenza irraggiungibili. Se vogliamo, possiamo. Tutte le nostre aspirazioni devono basarsi su questa grande convinzione”.


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EVENTO

Foto di Maurilio Boldrini

La Grande Sfida: sem

Funivia di

A

nche quest’anno i ragazzi de La Grande Sfida, il progetto di sport e handicap del Csi, sono tornati sul Baldo. Il gruppo di 60 persone guidati dal responsabile Roberto Nicolis ha soggiornato a San Zeno di Montagna, dove per una settimana hanno svolto attività sportive negli impianti dell’hotel Sporting. L’escursione sul Baldo, con l’esperienza in montagna è il naturale completamento delle attività estive. Per questo, la Funivia di Malcesine, sostenitrice della “Grande sfida”, insieme al Csi ha organizzato l’autobus per il trasporto, l’accoglienza e il trasporto in quota. Per molti dei partecipanti è stata la prima volta in funivia con vista meravigliosa, dall’alto, del lago dall’alto. Per alcuni è stata anche la vittoria su una paura che l’anno scorso ha impedito loro di salire. Alcuni ragazzi hanno partecipato alla visita al castello di Malcesine. “Il tema de La Grande sfida di quest’anno” - spiega il responsabile Roberto Nicolis “è ‘abitare il limite’, che significa vivere e misurarsi con le proprie paure e cercare di superarle insieme con gli altri. Per questo obiettivo, la montagna è utilissima perché insegna molto. Per i nostri ragazzi l’esperienza sul Baldo è stata molto educativa, per chi è salito la prima volta ma soprattutto per quei giovani che

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l’anno scorso non ce l’avevano fatta. Una volta arrivati in alto abbiamo anche fatto un’escursione fino al punto panoramico. Ci siamo fermati solo quando qualcuno del gruppo non ce la faceva; il messaggio dell’inclusione è che gli ostacoli si superano insieme sostenendosi. Se non si riesce, ci si ferma tutti. Cerchiamo attraverso il gioco, lo sport, la natura e la dimensione spirituale di sviluppare la cultura dell’inclusione e dell’accoglienza. Ringrazio per l’aiuto, oltre alla Funivia anche i Comuni di Malcesine e di San Zeno”. “Il Baldo” - evidenzia il presidente delle Funivie di Malcesine Daniele Polato “è il paradiso per molti sportivi e noi vogliamo che lo sia per tutti. Anche per chi è meno fortunato e soffre di qualche disabilità. Per questo sosteniamo e favoriamo l’escursione in funivia per i ragazzi seguiti dal Csi, che hanno goduto del panorama e dei percorsi in quota. La natura e lo sport rappresentano un connubio di grande aiuto nelle difficoltà e sono contento che il gruppo guidato da Roberto Nicolis abbia potuto trarre vantaggio da questa esperienza”.


pre piĂš in alto con la

Malcesine!

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BIKE

In sessantamila al Cosmo Bike 2017 Confermate le attese: la terza edizione di CosmoBike Show ha chiuso ieri alla Fiera di Verona raggiungendo quota 60mila visitatori in quattro giornate. Un risultato che ribadisce il ruolo della manifestazione quale appuntamento di riferimento in Italia per il settore della bicicletta. Laboratorio di sviluppo per la bike economy, faro sull’innovazione tecnica e sugli ultimi trend come l’e-bike, piazza di business che incrocia la passione per le due ruote a pedali, sono i componenti di una fiera che ha riunito a Verona gli stati generali del cicloturismo e della mobilità urbana, oltre a 350 espositori e operatori esteri provenienti da 25 Paesi, grazie anche alla collaborazione con Ice-Agenzia. Più di 40 gli appuntamenti tra convegni e spettacoli e oltre 11mila bike test svolti testimoniano l’apprezzamento del pubblico verso la formula dinamica di CosmoBike Show, con 21mila metri quadrati di area demo e prova, una pista di 400 metri quadrati e più di 30mila metri quadrati di esposizione coperta. Al via ora la “fase 2” sullo sviluppo del format, ad iniziare dalla veste e dalla data della prossima edizione: tre giorni di fiera, dall’8 al 10 settembre 2018, preceduti, il 7 settembre, da una giornata interamente dedicata ai bike test. “CosmoBike” - ha spiegato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –“ha consolidato il proprio posizionamento nel panorama fieristico nazionale ora serve lavorare sulla fase 2, che prevede un’accelera-

zione delle attività sia dal punto di vista del coinvolgimento del territorio, attraverso eventi in grado di attrarre aziende e appassionati, sia dell’internazionalizzazione. Il made in Italy legato alla bicicletta sta infatti vivendo una nuova spinta data da piccole imprese artigiane il cui valore aggiunto è quello della manifattura di pregio. Un tratto distintivo tipico della qualità italiana che deve trovare maggiori sbocchi presso i mercati internazionali”. “I risultati di quest’anno e le evoluzioni del calendario degli eventi” mercato - evidenzia Paolo Coin, project manager della manifestazione – “rappresentano le basi per un progetto che nel 2018 farà di CosmoBike Show e di Verona un appuntamento fieristico integrato con test, spettacoli e manifestazioni sul territorio che diffonderanno la cultura della bici, creando le condizioni per una reale crescita dell’uso e quindi del È un obiettivo importante ed ambizioso e CosmoBike Show è ma-

turo per giocare quella sfida originale ed internazionale di cui la bici ha bisogno in Italia. Nel 2018 Verona sarà il momento fieristico di riferimento in Europa nel mese di settembre, periodo che anche in presenza di alcune trasformazioni resta un momento chiave per la promozione del settore”.

RUGBY

Verona Rugby non molla: la Carli Cup è sempre sua La Carli Cup rimane nelle mani del Verona Rugby. Come sempre accaduto dalla fondazione nel 2007 del Trofeo nato per onorare attraverso la sfida del derby la memoria di Carlo ‘Carli’ Ranzato – già Provveditore agli Studi di Verona, grande educatore ed amico di tutto il rugby veronese – l’ambita Coppa è stata vinta dalla formazione scaligera. In questa edizione giocata sui prati di via della Diga lo scorso 17 settembre, nonostante la generosità e il grande impegno dei giallorossi del Valpolicella, l’affermazione del Verona è stata netta ed indiscutibile, sancita da un eloquente 38-14 finale. “Il derby” – ha commentato a fine gara il coach del Verona Rugby Antonio Zanichelli – “è sempre una partita unica nel suo genere. Abbiamo giocato una gara dai due volti perché nel primo tempo abbiamo giocato molto bene

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senza dare spazio all’avversario, mentre nel secondo la disciplina è venuta meno e il nostro gioco è stato meno continuo ed efficace. Come va con i nuovi arrivati?

Direi molto bene. Sono partiti quasi tutti dal primo minuto e il parziale al termine del primo tempo era di 26-0 per noi, quindi credo che tutto stia procedendo per il meglio”.


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FOCUS

di Massimiliano Maculan

Sicurezza stradale a Verona? Si può fare di più.

N

el primo semestre 2017 nella provincia scaligera sono avvenuti 4.350 incidenti con feriti, in pratica ogni 2 ore almeno una persona è ricorsa alle cure di un pronto soccorso per le lesioni subite in uno scontro stradale. Il dato è in sensibile aumento rispetto al medesimo periodo del 2016, quando gli incidenti con feriti si sono attestati a 3.802, uno ogni 2 ore e 40 minuti, 40’ che nel 2017 abbiamo ben pensato di sottrarre alla sicurezza e che probabilmente sono stati impiegati in qualche WhatsAppata alla guida. Ma il 2017 allora è iniziato così male? Sembrerebbe proprio così, anche perché non possiamo dimenticare il tragico schianto dell’autobus ungherese che il 20 gennaio, lungo l’A4, provocò la morte di ben 17 passeggeri del mezzo avvolto dalle fiamme. L’incidente, nella sua tragica straordinarietà, sembra confermare un andamento a tinte fosche della sinistrosità locale, ma la circostanza in realtà è assolutamente priva di fondamento, almeno per il numero dei morti, perché il primo semestre del 2017 registra una notevole flessione dei decessi stradali che si fermano ad un to-

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tale di 15 morti sull’intero territorio della provincia di Verona (a cui vanno aggiunti i 17 decessi del bus), dato perciò più che dimezzato rispetto ai 37 decessi del primo semestre 2016 e ai 25 del 2015. Un fatto altrettanto favorevole e per certi aspetti sorprendente è che nessuna di queste 15 persone ha perso la vita entro i confini del trafficato comune capoluogo. Nel 2017 gli scontri avvenuti con maggiore frequenza sono stati autovettura autonomo (4) ossia lo stesso automobilista ha provocato l’incidente senza coinvolgere altri veicoli e autovettura-moto (3). I motociclisti sono stati la categoria maggiormente toccata dal lutto con 8 decessi, seguiti poi da 3 automobilisti, 2 camionisti, 1 pedone ed 1 passeggero (bus escluso). Positiva poi la mancanza di ciclisti coinvolti in eventi mortali, anche se gli incidenti gravi li toccano ancora in maniera sensibile. Analizzando le strade più a rischio, quelle extraurbane si confermano le più pericolose. In questo primo semestre i mesi che hanno registrato il numero maggiore di decessi sono marzo e maggio con 4 morti ciascuno. I giorni più pericolosi sono risultati essere il martedì e il venerdì, con 4 decessi cia-

scuno, mentre la fascia oraria più a rischio è quella compresa tra le 18:00 e le 22:00 (5 decessi). Passando alla disamina dell’età dei deceduti, nel 2017 si registra il picco tra i 40 e 59 anni (12 morti). Per quanto concerne il sesso, l’uomo rimane di gran lunga il più colpito dalla mortalità con ben 24 decessi (compreso bus). I conducenti stranieri a vario titolo coinvolti negli incidenti stradali mortali 2017 sono stati 4 contro i 14 del primo semestre 2016. La Forza di polizia che ha rilevato il numero maggiore di incidenti mortali è la Polizia Stradale che è intervenuta in 8 casi seguita dall’Arma dei Carabinieri (7 casi). Le prime valutazioni sull’andamento della mortalità sulle strade veronesi non possono che essere positive, almeno sotto il profilo della mortalità, ma pensiamo sia prematuro avanzare ipotesi non corroborate da una flessione statisticamente consolidata nel tempo. Attendiamo allora la fine di questo 2017 con l’auspicio di recuperare anche quei 40’ passati davanti allo schermo di uno smartphone.


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