Giornata digitale 2018

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LA RIVISTA DELLA 2A GIORNATA DIGITALE SVIZZERA 25 OTTOBRE 2018

AR Fate prendere vita alla rivista: scaricate l’app DigitalDayAR, scansionate le pagine e sperimentate la realtà aumentata.

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Settimanale di attualità, politica, sport e cultura


LA POSTA C’È. PER TUTTI. Anche per l’ambiente. L’addetto al recapito Pierre-André Chevalley è orgoglioso del fatto che i 6000 scooter della Posta siano alimentati tutti con energia ecologica. posta.ch/pierre-andre


Pensare digitale Care lettrici, cari lettori

Foto: Shane Wilkinson

Quando 10 anni fa ho iniziato la professione di giornalista era chiaro che il futuro era online. Qualche anno dopo è seguita la pre­ cisazione: il futuro è mobile. E oggi? Avete tra le mani una rivista stampata che è al tempo stesso digitale. La realtà aumentata equipaggiata per trasformare queste sfide collega i due mondi, trasforma le immagini in opportunità, grazie alle sue scuole uni­ in video e i testi in articoli multimediali. In versitarie, alla sua fiorente economia e al breve, l’AR dà vita ai contenuti (vedi le istru­ suo sistema politico che garantisce stabi­ zioni nella prossima pagina). È il futuro? lità e al tempo stesso lascia spazio agli Ovviamente. Almeno per qualche anno. approcci creativi. Questo esempio mostra che la digitaliz­ La digitalizzazione tocca tutti noi. La zazione è da tempo parte del nostro 2a Giornata digitale svizzera, il progetto quotidiano e fa girare il mondo sempre più faro di digitalswitzerland del 25 ottobre, si rapidamente. Gli scenari futuri vengono occuperà del dialogo tra ricerca, economia, costantemente superati dalla realtà, si politica e popolazione. Infatti, la società aprono nuove opportunità e sfide a folle nella sua totalità deve partecipare attiva­ velocità. Per provare l’AR di questa rivista mente alla Svizzera 4.0. Il cervello umano dovete scaricare un’app, incluse le dispo­ non è mai stato così importante come in sizioni in materia di protezione dei dati che questo mondo altamente tecnologico. non leggerete. Così come le informazioni sui cookie per la visita di una homepage, Fabian Zürcher, Direzione Redazionale che chiudiamo distrattamente, a volte perfino scocciati, nonostante lo scandalo dei dati di Facebook. Complicate, troppo per il mondo analogico. La quarta rivoluzione industriale non ci porta soltanto strumenti tecnici che ci sem­ plificano la vita. Ci obbliga anche a ripen­ sare le cose: che si tratti di protezione dei Scansionate la pagina dati o di ricollocazione lavorativa a causa e scoprite la realtà AR dell’automatizzazione. La Svizzera è bene aumentata.

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Istruzioni: quando vedete questo triangolo, c’è un contenuto AR che vi aspetta.

Scaricate l’app AR

Sommario 06

L’augmented reality (AR) amplia il prodotto cartaceo con contenuti digitali. Sperimentate come questa rivista prende vita grazie all’app DigitalDayAR. Scoprite video, grafici e oggetti 3D. Ecco come funziona: 1. Scaricate l’app gratuita DigitalDayAR nell’App Store o tramite Google Play.

È il Consigliere federale più attivo sui social media. Intervista con il Presidente della Confederazione Alain Berset su Instagram, sulle sfide sociali e sulle prospettive future per la Svizzera.

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3. Puntate la camera del vostro iPhone o tablet sulla pagina dove compare il triangolo (vedi sopra) e scansionatela.

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Editore: Ringier AG, Brühlstrasse 5, 4800 Zofingen Redazione: Brand Studio Direzione: Fabian Zürcher Produzione: Alice Massen Grafica: Dominique Signer Picture editor: Christof Kalt Augmented Reality: Jasmine Rüegg Commercializzazione/Chief Revenue Officer: Thomas Passen Commercializzazione: Admeira SA Stampa: Swissprinters AG, 4800 Zofingen Indicazione di partecipazioni rilevanti di Ringier AG ai sensi dell’art. 322 cpv. 2 del Codice penale svizzero: cash zweiplus ag, DeinDeal AG, Energy Schweiz Holding AG, Energy Bern AG, Energy Zürich AG, Geschenkidee.ch GmbH, Infront Ringier Sports & Entertainment Switzerland AG, JobCloud AG, JRP Ringier Kunstverlag AG, MSF Moon and Stars Festivals SA, Ringier Africa AG, Ringier Axel Springer Media AG, Ringier Digital AG, Ringier Digital Ventures AG, SMD Schweizer Mediendatenbank AG, The Classical Company AG, Ticketcorner Holding AG, Ringier France SA (Francia), Geschenkidee D&A GmbH (Germania), Ringier (Paesi Bassi) B.V. (Olanda), Ringier Pacific Limited (Hong Kong), Ringier China (Cina), Ringier Vietnam Company Limited (Vietnam), IM Ringier Co., Ltd. (Myanmar)

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In rete È un giovane del tutto normale che trascorre sei ore al giorno sui social media. Robin (15) ci parla di streak e vacanze senza WLAN.

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Più apparenza che sostanza I like e le condivisioni fanno bene all’ego, e al conto in banca. I trucchi con cui gli influencer fanno lievitare le loro entrate sui social media.

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Niente bisturi Computer invece di scalpello. All’Istituto di medicina legale dell’Uni di Zurigo nuove tecnologie rivelano la storia dei cadaveri.

Sigla editoriale L’inserto della seconda Giornata digitale svizzera viene pubblicato come supplemento a SonntagsBlick, Schweizer Illustrierte, Handelszeitung, Il Caffè e Le Temps.

Più grande di internet Si dice che il blockchain sia la prossima grande invenzione. Come le aziende svizzere si adoperano in prima linea in questa tecnologia.

Ritorno al futuro Possibile grazie alla digitalizzazione e all’automatizzazione: la produzione torna in Svizzera e rende il Paese di nuovo un sito industriale attrattivo.

Da non mancare Il 25 ottobre si tiene la seconda Giornata digitale svizzera. Gli highlight in tutto il Paese, le personalità, la panoramica.

Il mostro Come Facebook si è trasformato in una macchina di dati. E perché uno specialista svizzero della protezione dei dati non lo trova per niente negativo.

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Altre domande? Quando le macchine saranno più intelligenti delle persone? Quale potenza mondiale ha le carte migliori? Di quanta energia ha bisogno il bitcoin? Rispondiamo a 55 domande sulla digitalizzazione.

2. Selezionate la pubblicazione «Rivista Giornata digitale».

L’esperienza AR è stata sviluppata da Ringier Brand Studio in collaborazione con la start up Augmara. Augmara ha sviluppato una tecnologia incentrata su un Content Management System (CMS) proprietario, che permette di creare e pubblicare esperienze AR, senza particolari conoscenze. «Con la nostra soluzione la realtà aumentata è facile da usare e offre ai lettori un vero e proprio valore aggiunto», afferma Dominik Schmid, CEO di Augmara. Buon divertimento con la nuova gene­razione di prodotti stampati!

Alain CyBerset

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Cosa ci aspetta Quando circolerà la prima auto autonoma? Quando combatteremo la prima guerra cibernetica? Quando non ci sarà più povertà? Azzardiamo una previsione.

Foto: Matthew Shave for Stylist Magazine, KellenbergerKaminski (2), Ruben Wyttenbach/13 Photo, Nicholas Hunt, Justin Sullivan/Getty Images

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Foto: Matthew Shave for Stylist Magazine, KellenbergerKaminski (2), Ruben Wyttenbach/13 Photo, Nicholas Hunt, Justin Sullivan/Getty Images

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«Dobbiamo trovare delle soluzioni» Il Presidente della Confederazione Alain Berset sulle opportunità e sui rischi della digitalizzazione, nonché sull’espressione del suo lato giocoso sui social media. Sermîn Faki

Cosa significa? La digitalizzazione ci mette davanti alla domanda: cosa vogliamo mantenere e cosa dobbiamo cambiare? Vogliamo mantenere la nostra sicurezza sociale. Infatti, una Svizzera digitale non apre solo immense opportunità, ma porta anche molta insicurezza. Dobbiamo prendere questo sul serio e trovare delle soluzioni; prima è, meglio è. La Svizzera è ben equipaggiata per questa rivoluzione? Sì, molto, grazie alla buona formazione,

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alle ottime infrastrutture e a un’economia efficiente. Inoltre le vie sono brevi: ci si conosce e ciò semplifica molte cose. Tuttavia, affinché il maggior numero possibile di persone possa approfittare della digitalizzazione, è necessario rafforzare in particolare la formazione e il perfezionamento.

Quali temi devono essere trattati con urgenza? Più temi contemporaneamente: dovremmo aprire basi di dati adatti come open data, ad esempio per rendere la mobilità più efficiente e più orientata ai clienti. Nell’e-government faremo un balzo in avanti quando verrà introdotta l’eID. Nel settore sanitario abbiamo un grande potenziale con la cartella informatizzata del paziente. In che misura? Può aiutarci a migliorare la qualità delle cure, la sicurezza dei pazienti e l’efficienza del sistema sanitario. Importante è però incrementare la protezione dei dati. Ed è proprio quello che sta facendo il Parlamento. Dove risiedono le maggiori opportunità per la Svizzera? Nello stretto collegamento delle nostre buone scuole universitarie con l’industria innovativa. Questa collaborazione, tradi­zionalmente stretta, tra scienza ed economia ha fatto sì che siamo leader

«Il Consiglio federale ha già esaminato due volte la base giuridica per i social media»: Alain Berset, Presidente della Confederazione

nel settore dei droni. E nel federalismo, che è anche una gara delle idee. Cantoni come Ginevra e Zugo raccolgono esperienze, di cui possono approfittare anche gli altri.

La programmazione deve diventare una materia scolastica? Innanzitutto, la scuola dell’obbligo è di competenza dei cantoni. A me non sembra necessario che tutti i bambini e ragazzi sappiano programmare. L’insegnamento delle competenze digitali fa però parte della formazione. È importante

Utilizza regolarmente Instagram: selfie in una scuola di lottatori di sumo a Tokio.

Foto: Kurt Reichenbach/Schweizer Illustrierte, instagram/alain.berset

Onorevole Presidente della Confederazione, sembra che negli ultimi mesi il tema della digitalizzazione sia finalmente arrivato anche a Palazzo federale: gli interventi parlamentari si moltiplicano, anche il Consiglio federale e l’amministrazione fanno passi avanti. Perché solo ora? Alain Berset: Devo contraddirla subito. Il Consiglio federale ha approvato una prima strategia «Svizzera digitale» già nel 2016. C’è bisogno di un certo lasso di tempo affinché sviluppi complessi come la digitalizzazione vengano individuati dal radar politico e attuati in progetti concreti. Inoltre, anche tanti altri attori si occupano del tema. Per fortuna! Infatti, per una Svizzera digitale di successo c’è bisogno della forza innovativa di tutti noi, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche sociale.


Foto: Kurt Reichenbach/Schweizer Illustrierte, instagram/alain.berset

Il Consiglio federale non ha voluto fissarlo in una legge. Come mai? È molto semplice: a differenza di altri Paesi, finora non abbiamo avuto alcun blocco o rallentamento della trasmissione dei dati. Il Consiglio federale non vuole regolamentare in anticipo. Veniamo a lei: qual è il principale vantaggio della digitalizzazione secondo lei? Ho sempre con me una fotocamera, che utilizzo spesso e volentieri. Inoltre, posso lavorare mentre viaggio con tutti i vantaggi e gli svantaggi. E il rischio più grande? Il fatto che la digitalizzazione acceleri la tendenza alla divisione sociale. Qui dobbiamo prestare attenzione. Sono convinto che i temi sociali come salari equi, una buona previdenza per la vecchiaia e la protezione contro la disoccupazione diventeranno ancora più importanti in futuro.

«In futuro i temi sociali diventeranno ancora più importanti.» che gli allievi capiscano i nuovi media, sappiano usarli in modo mirato e ne conoscano i rischi.

I giganti di internet come Google e Facebook sono diventati troppo potenti? C’è urgente bisogno di nuove leggi? Si tratta pur sempre di dati personali e rischi di manipolazione. Osserviamo attentamente questi sviluppi. Il Consiglio federale ha già esaminato due volte la base giuridica per i social media. C’è però una certa riluttanza nell’intervenire. Per sperare di avere successo, le misure che concernono le multinazionali digitali devono essere stabilite a livello internazionale.

In Svizzera un tema caldo è il voto elettronico. La Confederazione vuole procedere in questo senso, ma un’iniziativa popolare sta lottando per un divieto. È sorpreso? Le nuove tecnologie hanno bisogno di tempo per essere accettate. È normale. Il diritto di voto è un bene prezioso. La legittimazione degli scrutini si basa sul fatto che i cittadini hanno fiducia nella validità dei risultati. Non dobbiamo dimenticare che molti svizzeri vivono all’estero. Vogliamo che rimangano legati alla loro nazione, anche dal punto di vista politico. Per questo il voto elettronico è importante. Da che parte sta? Sono convinto che il voto elettronico è un vantaggio per la nostra democrazia diretta. Ma come detto: deve essere assolutamente sicuro. Il tema della neutralità della rete, cioè il principio che tutti i dati in internet vengano trattati allo stesso modo, riscuote ancora poco interesse pubblico.

Lei è il Consigliere federale più attivo sui social media: ha infatti sia un account Twitter che un profilo Instagram di successo. Quali contenuti posta davvero lei? La mia pagina Facebook viene gestita dal servizio di comunicazione del dipartimento, di Twitter e Instagram me ne occupo personalmente. Che cosa l’affascina? Lì posso far emergere il mio lato giocoso. I social media offrono possibilità di informazione e scambio molto diverse. Chi sa usarle aumenta la sua chance di essere ascoltato e capito. Quanto tempo permette ai suoi figli di trascorrere sui social media e su internet? Per i giovani i social media sono centrali. Un utilizzo sicuro e sano è quindi davvero importante. E questo è sicuramente un argomento di discussione in tutte le famiglie. Da un lato è necessario sapere come funzionano i social media e dove sono i rischi, ad esempio nel cybermobbing. Dall’altro c’è bisogno di chiare regole e di un equilibrio tra attività online e offline. Ma anche per noi adulti è così ...

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Sempre online, sempre pronti per un selfie: concerto dei Massive Attack a Pula in Croazia. Foto: Jelena Jankovic

55 domande digitalizzazio n Peter Hossli

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sulla o ne

Tutte le persone sono online? No, con il 54,5 percento un po’ più della metà. Dei 7,64 miliardi circa di abitanti della terra, 4,16 miliardi hanno accesso a internet. In Nord America, con il 95 percento, la quota è la più alta, mentre in Africa, con il 35,2 percento, la più bassa. In Europa si attesta all’85 percento, in Asia al 48,1 percento.

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Primo robot IA con passaporto: Sophia è stata sviluppata ad Honk Kong ed è di nazionalità saudita.

Quanti svizzeri sono online? Secondo l’Ufficio federale di statistica, il 91 percento di tutti gli svizzeri utilizza internet almeno una volta alla settimana. La Svizzera si posiziona così dietro al leader (Norvegia, 96 percento), ma davanti all’Italia (69 percento).

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La nostra impronta digitale è permanente? Sì, perché costa meno salvare qualcosa in modo permanente che cancellarlo in seguito. I nostri movimenti digitali vengono conservati. Quanta corrente consuma la vita digitale? La University of Berkeley stima il consumo energetico degli americani per l’utilizzo di internet a 70 miliardi di chilowattora all’anno. Sono necessarie otto centrali nucleari o il doppio dei pannelli solari attualmente esistenti negli USA. Nel 2025 la digitalizzazione dovrebbe consumare un quinto della corrente mondiale.

A un certo punto la lingua parlata sostituirà la tastiera e il touchscreen? Sì, e rapidamente. Nel 2017 il numero di ricerche tramite comando vocale è aumentato del 60 percento. Nel 2020 la metà di tutte le richieste dovrebbero essere orali. Già il 55 percento di tutti i teenager utilizza ogni giorno il comando vocale, tra gli adulti già il 44 percento. I bot – programmi del computer – sono una concorrenza per il compagno di vita? L’azienda di analisi Gartner stima che nel 2020 la maggior parte delle persone parlerà di più con i bot che con il proprio partner.

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Quando le persone miglioreranno se stesse con l’intelligenza artificiale? I futurologi parlano di singolarità tecnologica per indicare il punto in cui il computer imparerà dai computer. Il termine è stato coniato nel 1958. L’anno in cui si verificherà la singolarità tecnologica è tuttavia sempre stato posticipato. Sondaggi del 2012 e 2013 hanno evidenziato che gli scienziati si aspettano questo punto tra il 2040 e il 2050. Altri credono che si presenterà all’improvviso e non sia prevedibile. Quanti membri conta il club sociale dei miliardari? Tre. Facebook ha 2,23 miliardi di utenti attivi, YouTube 1,9 miliardi e Instagram, l’affiliata di Facebook, un miliardo.

Grazie all’iPhone Apple ha realizzato una capitalizzazione in borsa per oltre un bilione di dollari. L’azienda può ancora crescere? Per gli smartphone e i computer si dovrebbe aver raggiunto una certa saturazione. L’Apple Watch non ha lo stesso potenziale dell’iPhone. Esiste tuttavia un prodotto, perfettamente adeguato alla filosofia di Apple: l’auto intelligente. Se Apple riuscirà a lanciare al momento giusto un’accattivante auto elettrica autonoma, il gruppo varrà ben presto due bilioni di dollari. A marzo un donna è morta in Arizona dopo un incidente con un’auto autonoma. È la

Foto: Matthew Shave for Stylist Magazine

Perché Google è così potente? Il 93 percento del traffico di internet viene oggi generato dai motori di ricerca. Il 96 percento di tutte le ricerche sugli apparecchi mobili viene effettuato tramite Google. In media Google registra 63 000 richieste al secondo.


Foto: Matthew Shave for Stylist Magazine

senza indicare una data. Le case automobilistiche prevedono che tra il 2020 e il 2030 arriverà il momento in cui venderanno più auto elettriche.

Perché l’augmented reality è più di una trovata pubblicitaria? Gartner stima che nel 2020 già 100 milioni di persone acquisteranno in un mondo di realtà aumentata. Un anno dopo un miliardo di persone trascorrerà regolarmente del tempo sulle piattaforme di AR. Già oggi l’AR è un successo. Il videogame di AR Pokémon Go è stato scaricato 500 milioni di volte in soli due mesi e ha raggiunto un fatturato di 600 milioni di dollari in 90 giorni.

L’intelligenza artificiale è superiore a quella umana? Il sistema DeepMind di Google, che si basa sull’intelligenza artificiale, ha guardato la tv per 5000 ore e in seguito era il 34 percento più preciso di un professionista nel leggere il labiale.

fine di questa tecnologia? Assolutamente no. Le auto autonome hanno il potenziale di proteggere la vita a milioni di persone. Ogni anno muoiono 1,25 milioni di persone sulle strade, mentre 50 milioni si feriscono. Nel 95 percento dei casi si tratta di un errore umano. Le auto autonome non causano quasi alcun incidente ed evitano le colonne. Qual è il requisito più importante per le auto autonome? Il 5G! Per preparare l’infrastruttura per la 5a generazione della tecnologia di trasmissione senza fili, nei prossimi anni occorrerà investire 225 mi-

liardi di dollari; è quanto hanno calcolato gli analisti di Morgan Stanley. Il 5G può trasmettere i dati mobili a una velocità 1000 volte superiore a quella attuale. Non ne approfitteranno soltanto le auto autonome: sarà anche possibile la trasmissione mobile di immensi pacchetti di dati e quindi l’internet delle cose.

Quando il numero di auto elettriche vendute supererà quello delle macchine a benzina? Dal 2040 sulle strade francesi e britanniche potranno circolare solo auto elettriche. La Cina, con un terzo di tutte le auto, ha comunicato lo scorso anno di voler puntare totalmente sulle auto elettriche, tuttavia

Quale Paese avrà il primato nell’internet mobile? Chiaramente la Cina. Nel 2020 il 70 percento di tutti gli acquisti in internet in Cina verranno fatti tramite il cellulare. La cifra è più alta che in qualsiasi altro Paese: seguono gli USA con il 46 percento, la Gran Bretagna e il Giappone con il 40 percento e l’India con il 30 percento. La digitalizzazione fa ammalare le persone? Nel giugno 2018 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha ufficialmente riconosciuto la dipendenza da gioco come una malattia. Si stima che in Svizzera ci siano 70 000 dipendenti da internet, mentre in Germania circa mezzo milione. Cos’è la dipendenza da internet? Questa malattia è paragonabile alla dipendenza da gioco. Chi ne è colpito perde l’autocontrollo. Ne risentono la vita sociale e lo stato mentale. Le conseguenze sono isolamento, difficoltà di concentrazione e percezione distorta della realtà. Le conseguenze fisiche possono essere sovrappeso, disturbi della vista e costante mal di testa.

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Siamo dipendenti dal cellulare? Le persone sotto i 30 anni passano in media quattro ore al giorno al cellulare. Molti non possono im­ maginarsi una vita senza e mostrano sin­ tomi di astinenza quando lo perdono. Le aziende dalla Silicon Valley vogliono renderci dipendenti? «Brain hacking» è l’espressione che circola tra i critici della digitalizzazione. Viene in­ teso «il tentativo di influenzare il cervello tramite interventi psicologici o anche inter­ venti tecnici diretti», spiega l’esperta di co­ municazione Miriam Meckel, che ha scritto un libro su questo argomento. Gli svilup­ patori programmerebbero le app in modo tale da non riuscire più a farne a meno. La tecnologia può entrare nel nostro cervello e modificare i nostri pensieri.

Di chi è il futuro? Acquisti in tutto il mondo, intrattenimento e informazione: queste cose vengono sempre più fatte online. Due aziende in particolare sod­ disfano queste esigenze: Amazon e Facebook.

65 percento degli allievi delle elementari di oggi farà un lavoro che attualmente non esiste ancora.

dollari per l’IT, quest’anno dovrebbero già essere stati spesi 3,7 bilioni, cioè 3700 miliardi di dollari.

Che importanza ha internet nella decisione degli acquisti? Il 92 percento di tutti i clienti si fida dei consigli personali, il 70 percento ascolta le critiche in internet.

Chi sono i più potenti attori digitali? Le sei maggiori aziende al mondo – Apple, Amazon, Alphabet (Google), Microsoft, Facebook e Alibaba – sono gruppi che guadagnano denaro soprattutto nel settore digitale. Dieci anni fa la lista era guidata da gruppi petroliferi.

Come cambierà la digitalizzazione il mondo del lavoro in futuro? Il Forum economico mondiale stima che il

Quanto si spende all’anno per l’IT? Nel 2017 aziende e Stati di tutto il mondo hanno speso 3,5 bilioni di

Chi è in testa, Amazon o Facebook? Gli analisti di borsa prefe­ riscono Face­ book. Chi tuttavia ha un orizzonte un po’ più lungo punta piuttosto su Amazon. Soprat­ tutto perché il gigante della vendita si sta spingendo in altri rami ed è forte nei settori intrattenimento, pubblicità IA e news.

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I boss digitali sono i nuovi petrolieri? Da tempo con l’informatica

Foto: Ben Roberts/PANOS

In futuro potremo sporgere denuncia per la dipendenza da internet? Le aziende come Apple, Facebook e Twitter iniziano a ren­ dere attenti i propri clienti sui pericoli della dipendenza da internet, così come devono farlo i produttori di sigarette dopo elevati risarcimenti. Nei sistemi operativi Android e iOS vengono inseriti strumenti che per­ mettono di controllare il comportamento dell’utente. Instagram sta pianificando qualcosa di simile. Le aziende vogliono così evitare che la responsabilità per il distacca­ mento dalla realtà della società venga attri­ buita a loro.


Foto: Ben Roberts/PANOS

Grande quanto nove campi da calcio: una parte del centro di logistica di Amazon a Rugeley (GB).

Quanto è popolare il blockchain? La tecnologia si trova grosso modo allo stesso punto in cui era internet venti anni fa. Meno dell’uno percento della popolazione mondiale utilizza il blockchain, mentre il 55 percento usa internet. Si stima che entro il 2024 il fatturato globale dei blockchain aumenterà a 20 miliardi. Quali sono i CEO più amati del settore tecnologico? L’azienda di risorse umane Glassdoor ha intervistato il personale di 100 aziende tecnologiche in merito al loro CEO. Il CEO di Apple Tim Cook ha rag­ giunto soltanto la 25a posizione, mentre Sundar Pichai di Goole il 18° posto. In testa si trova Eric S. Yuan della ditta per le vide­ oconferenze Zoom, seguito da Daniel Springer, CEO dell’azienda per la firma elet­ tronica Docusign. Il terzo CEO più amato è Jeff Weiner di Linkedin. Quali professioni e perché sono a rischio a causa della digitalizzazione? I droni sostituiscono i postini, i robot puli­ scono le finestre, i chatbot rispondo alle richieste nei call center al posto delle per­ sone, i computer svolgono il lavoro degli impiegati di commercio e le casse robot hanno sostituito le cassiere.

si guadagna di più che con il petrolio. Delle dieci persone più ricche, sei sono attive nel settore tecnologico. Con un patrimo­ nio di 155 miliardi di dollari il fondatore di Amazon Jeff Bezos è di gran lunga la persona più ricca del mondo, seguito dal fondatore di Microsoft Bill Gates con 97 miliardi di dollari.

In quali Paesi le persone trascorrono più tempo sui social media? Da tre anni in testa ci sono le Filippine, dove un utente trascorre in media quattro ore al giorno sui social media, seguite dal Brasile. Indonesia e Thailandia occupano il 3° e il 4° posto.

Quando i media digitali supereranno la televisione? Lo hanno già fatto lo scorso anno. Per la prima volta i tedeschi hanno trascorso mediamente più tempo con i media digitali (226 minuti al giorno) che davanti al televisore (223 minuti).

Quali sono i mestieri del futuro? Da uno studio della Oxford University emerge che la razionalizzazione introdotta con i computer non dovrebbe toc­ care le professioni altamente qualificate e creative. Subirà una forte crescita il seg­ mento del ramo IT; la richiesta nelle pro­ fessioni infermieristiche e nel settore della protezione dell’ambiente rimarrà alta.

I bitcoin sono divoratori di energia? L’esperto di blockchain Alex de Vries afferma che i sistemi bitcoin hanno un fabbisogno energetico superiore a molti Stati. Si attesta infatti a 67 terawat­ tora all’anno. A titolo di confronto: nel 2017 il consumo energetico annuo della Svizzera si attestava a 58,5 terawattora.

Quanto è digitale il denaro svizzero? In Svizzera circolano circa 17 milioni di carte di credito e di debito. Con esse gli svizzeri acquistano per oltre un mi­ liardo di volte all’anno. Secondo un sondag­ gio di Comparis, soltanto il 3 percento utilizza il cellulare per pagare. Solo l’1 percento cita le app come mezzo di pagamento preferito.

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Quanto è digitale la gestione del patrimonio? I cosiddetti RoboAdvisor costano poco e sono altrettanto bravi dei normali consulenti per i clienti. Secondo «Cash» gli offerenti svizzeri leader True Wealth e Swissquote gestiscono soltanto 100 rispettivamente 200 milioni (fine 2017) tramite questo sistema. Un’inezia rispetto agli oltre 6650 miliardi che gestiscono le banche svizzere. Che cos’è una CIP? La cartella informatizzata del paziente (CIP) salva tutti i dati rilevanti ai fini della cura sullo stato di salute di un paziente: reperti, risultati di laboratorio, vaccinazioni, ricette. L’accesso rapido permette diagnosi sicure e può salvare la vita in caso d’emergenza. La CIP fa risparmiare costi perché gli esami non devono essere ripetuti.

Cosa si aspetta la medicina dai big data? Gli algoritmi sono in grado di analizzare rapidamente i dati genomici. I biomedici si aspettano che la rilevazione dei dati genomici possa far fare un passo avanti alla medicina perché il sequenziamento del DNA fornisce informazioni precise sul patrimonio genetico. Come si differenziano gli uomini e le donne nel dating online? Il 30 percento delle donne chiede aiuto alle amiche per allestire il proprio profilo, contro il 16 percento degli uomini. Su 100 persone che cercano l’amore online o tramite app, il 52,4 percento sono uomini e il 47,6 percento donne.

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Quando circoleranno le prime auto autonome sulle nostre strade? Prima di quanto crediamo. General Motors vuole mettere sul mercato un’auto autonoma nel 2019. Mobileye, affiliata di Intel, prevede di farlo nel 2021. Googles Waymo vuole trasportare passeggeri con la guida autonoma già a fine 2018. Audi e Volvo nel 2020.

Quanto è digitale la vita sessuale? Molti cercano il loro partner online. Le app per il dating come Tinder, Lovoo e Badoo hanno oltre 200 utenti in tutto il mondo. Con Tinder si fa scorrere 1,4 miliardi di volte al giorno il dito sul display. Quanto è grande il mercato pornografico digitale? I siti porno hanno più utenti di Netflix, Amazon e Twitter insieme. Il 35 percento dei download e il 30 percento dei dati trasmessi è pornografia. Il 12 percento di tutti i contenuti internet sono pornografici. Nel 2016 in internet sono stati guardati quasi 92 miliardi di video porno, cioè 12 video per ogni abitante della terra.

Quanto fatturato si realizza con la pornografia in internet? Si stima circa 100 miliardi di dollari all’anno. Cos’è il voto elettronico? Il voto elettronico ci permetterà di votare ed eleggere tramite internet. Sarà possibile una votazione indipendente dal luogo e dal tempo. Quando la Svizzera potrà votare con il voto elettronico? Il voto elettronico è contestato. I sostenitori affermano che più persone parteciperebbero al processo politico.

Foto: plainpicture/cgimanufaktur

Quando verrà introdotta la CIP in Svizzera? Nel 2015 il Consiglio federale aveva deciso l’introduzione della CIP tramite legge federale, entrata in vigore nel 2017. Oggi solo gli ospedali di Ginevra e Basilea offrono la CIP. Entro il 2020 tutti gli ospedali in Svizzera dovranno dotarsi di tale cartella.


Foto: plainpicture/cgimanufaktur

Ecco come ci si immaginava un tempo le auto del futuro: per il momento non fluttueranno ancora, ma saranno sempre più spesso autonome.

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nella cyber-difesa era attivo un milione di persone, nel 2021 dovrebbero già essere 3,5 milioni.

La Svizzera è ben equipaggiata per la digitalizzazione? Il Consiglio federale ha tentato di rispondere a questa domanda in un rapporto pubblicato nel 2017 riguardante l’economia digitale. Conclusione: «L’evoluzione in atto rappresenta innanzitutto un’opportunità per la piazza economica svizzera.» Infatti: «Secondo diversi indicatori, in molti settori la Svizzera dimostra di saper tenere il passo con la crescente digitalizzazione dell’economia.»

Gli oppositori sostengono che aprirebbe le porte alla manipolazione. Decidesse il Consiglio federale, entro il 2019 una maggioranza dei cantoni potrebbe esprimere il proprio voto elettronicamente.

Quanti danni causa la cybercriminalità? Secondo la società di consulenza Cyber-security Ventures, i danni mondiali passeranno dai tre bilioni di dollari nel 2015 a sei bilioni entro il 2021. In questo modo la cyber-criminalità è più redditizia dell’intero traffico di droga. Quanto viene speso contro la cyber-criminalità?

Secondo l’azienda di analisi Gartner, solo quest’anno le aziende e i governi spenderanno 93 miliardi di dollari in tutto il mondo per la lotta contro gli attacchi online.

Quali delitti vengono commessi più spesso dai cyber-criminali? Il delitto più in voga è l’estorsione. Ogni 40 secondi viene attaccato un sistema aziendale. L’attacco viene terminato in cambio di un riscatto. La cyber-criminalità ha degli aspetti positivi? Crea posti di lavoro. Se nel 2014

Dove sono necessarie modifiche legali in seguito alla digitalizzazione? Il Consiglio federale consiglia di esaminare ad esempio il diritto di locazione in seguito alla sharing economy, di rivedere le norme per il trasporto di persone in seguito ad aziende come Uber, di riflettere sull’introduzione di nuovi sistemi di mobilità, di facilitare l’accesso al mercato alle aziende di Fintech, di eventualmente allentare la legislazione in caso di fusioni, affinché le giovani ditte operanti in internet possano avanzare più rapidamente, di verificare la possibilità di promozione della digitalizzazione nelle scuole universitarie e di osservare gli sviluppi mondiali. Quale Consigliere federale svizzero ha il numero maggiore di follower su Twitter? Alain Berset (99 000), seguito da Johann Schneider-Ammann (23 200) e Ignazio Cassis (8234). Gli altri twittano sui profili dei loro dipartimenti. Quale svizzero ha più follower? Il tennista Roger Federer. Lo seguono 5,2 milioni su Instagram, 12,3 milioni su Twitter e 14,5 su Facebook.

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Battuta d’arresto

Dopo lo scandalo dell’abuso di dati, dopo le notizie false e le teorie del complotto, la reputazione di Facebook è compromessa. Il social media deve ora affrontare un banco di prova. Adrian Meyer

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Foto: Ruaridh Stewart/ZUMA/Dukas


I dati erano e sono la benzina che fa funzionare la macchina.

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onosci Facebook?», chiese prima di andarsene. Non ci saremmo mai più visti dopo quella divertente serata in un bar di Barcellona. Lei era una backpacker americana, io viaggiavo in treno attraverso la Spagna. Pronunciò quindi questa frase. Io non avevo alcuna idea di cosa fosse Facebook. Era il 2007 e soltanto i nerd informatici conoscevano già i social media. Allora mi mandò un invito. Attratto dalla curiosità mi iscrissi. E iniziai a collegarmi con persone, di cui avevo solo l’indirizzo e-mail e ricordi di bei momenti, ma con cui non avevo contatto. Improvvisamente potevo guardare il loro quotidiano tramite una finestra digitale: scrivevano delle loro preoccupazioni, dei loro desideri, a volte con una foto, perlopiù mossa. L’HD non esisteva ancora. Presto si iscrissero sempre più amici, ci scrivevamo delle scemenze e le novità sulla timeline, che allora si chiamava ancora bacheca. Nello stato parlavamo ancora in terza persona di noi. «Adrian è malato» oppure «Adrian non vede l’ora del weekend a Londra». Erano perlopiù annunci banali nel diario digitale. Mostrano l’ingenuità iniziale, l’utilizzo spensierato di Facebook, a cui si affidava il proprio privato senza pensare all’abuso di dati, alla sfera privata, alle fake news o alle teorie del complotto. Sembra essere passata un’eternità. Eppure Facebook non ha nemmeno 15 anni. Inizialmente pensato come annuario digitale per gli studenti di Harvard, ha subito una rapida crescita, diventando il maggiore social media con oltre due miliardi di utenti attivi in tutto il mondo. Cifre impressionanti. La rapida crescita è sempre stata la base del modello commerciale di Facebook, all’insegna del motto iniziale dell’azienda «Move fast and break things». Dalla sua entrata in borsa nel 2012, il numero di utenti è passato da uno a 2,2 miliardi e il giro d’affari da cinque a 40 miliardi di dollari. Concorrenti come il social network della fotografia Instagram, il servizio di mes-

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AR Video: Ecco come si è difeso Mark Zuckerberg davanti al Senato americano.

saggistica Whatsapp e il produttore di occhiali per la realtà virtuale Oculus VR sono stati acquistati da Facebook. Il corso delle azioni è passato da 38 dollari al livello massimo di 210 dollari a luglio di quest’anno, quando il valore di Facebook in borsa era di 630 miliardi di dollari. Per molto tempo la strategia di crescita è stata vincente. Tuttavia, nella gara per accaparrarsi nuovi utenti la piattaforma è inciampata. Il network per le amicizie è diventato una centrifuga di notizie false e di teorie del complotto, un luogo per l’incitamento all’odio e la rappresentazione della violenza.

Il CEO Mark Zuckerberg tollerava perfino il negazionismo dell’Olocausto. In una recente intervista ha sostenuto che si può affermare il falso, a condizione che non lo si faccia intenzionalmente o non si inneggi alla violenza. La presunta neutralità politica e l’appello alla libertà di parola sono calcolati: anche con le notizie false e la diffamazione si guadagnano soldi grazie alla pubblicità. I critici hanno rinfacciato a Zuckerberg opportunismo morale e vigliaccheria di fronte agli azionisti, che vogliono solo una cosa: che il network continui a crescere. I dati degli utenti erano la benzina che faceva funzionare la macchina. Accumulare il maggior numero possibile di

informazioni sul maggior numero di utenti, per proporre loro pubblicità in modo mirato: è questa l’essenza dell’attività di Facebook. Proteggere i dati era secondario. Per scoprire cosa Facebook sa realmente di me, richiedo le mie informazioni al social media. Ricevo una cartella di 340 megabyte con circa 3000 file, dove sono raccolti tutti i like che ho messo negli ultimi undici anni, tutti i commenti che ho scritto e tutte le foto che ho postato. Mentre faccio passare i vecchi messaggi e i vecchi stati, mi assale un sentimento strano. Non mi fa tanto paura la gran quantità di dati raccolti. Non ero così ingenuo da pensare che Facebook dimenticasse i miei dati. Ho sempre saputo che, se qualcosa è gratuito, il prodotto sei tu. No, ciò che mi risulta sgrade-

vole è ritrovare l’io del passato. Riguardo con imbarazzo le mie preoccupazioni passate, i post senza commenti nel nirvana digitale, lo slang giovanile da tempo non più utilizzato. Li leggo come un diario dell’adolescenza dimenticato da tempo. Ero davvero io? Con curiosità clicco sulla cartella «Informazioni su di te». Mi aspetto un’analisi dettagliata su come mi valuta Facebook, quale pubblicità è adatta a me e che tipo di personalità mi attri-


prattutto in Europa, dove le preoccupazioni sulla protezione dei dati sono maggiori. Facebook cita come motivo del calo di utenti anche il nuovo regolamento generale dell’UE sulla protezione dei dati, in vigore da maggio. Il calo di interesse verso Facebook era evidente da tempo. Quasi più nessuno scriveva qualcosa di personale; sulla timeline si trovavano soltanto persone con la mania costante di apparire. Per di più soltanto video di siti di notizie, di vip o di aziende a cui si è messo mi piace. La maggior parte degli amici era muta e invisibile. Il social network tergiversava. Era ormai chiaro che Facebook si occupava solo di aziende e operatori pubblicitari e meno degli utenti. All’entrata in borsa di sei anni fa Mark

buisce. E invece trovo solo: «Vita adulta affermata». Sono sicuro che Facebook sa di me più cose di quanto vuole farmi credere. Infatti, è stato proprio un immenso abuso di dati a mettere in difficoltà l’efficiente macchina di dati: nel mese di marzo si è saputo che la società di analisi dei dati Cambridge Analytica ha utilizzato i dati personali di circa 87 milioni di profili di Facebook, senza il consenso degli utenti, per influenzare l’opinione

taggio di massa. Zuckerberg ha dovuto presentarsi personalmente davanti al congresso americano: si è mostrato pentito, si è scusato e ha promesso un miglioramento nella protezione dei dati. Inizialmente sembrava che lo scandalo non potesse nuocere all’attività di Facebook: le azioni si sono riprese rapidamente raggiungendo il valore record. La macchina continuava a funzionare. La bomba è scoppiata quattro mesi dopo, a luglio. Facebook ha presentato i suoi dati trimestrali e di colpo ha perso 150 milioni di dollari in borsa. Le azioni hanno perso un quarto del loro valore. È stato il più grande crollo delle quotazioni della storia. E questo nonostante Facebook avesse realizzato un utile di cinque miliardi di dollari. Il problema: non soltanto il fatturato, ma anche il numero di utenti attivi è rimasto per la prima volta stabile. In Europa è perfino diminuito: tre milioni di utenti attivi giornalmente hanno abbandonato Facebook. Le cifre mostrano un disagio sempre più grande nei confronti del social network. So-

Facebook si preoccupa dei clienti pubblicitari, non dei suoi utenti. Foto: Imago/Xinhua

pubblica durante le elezioni presidenziali americane e la votazione sulla Brexit con pubblicità non autorizzata. Facebook ne era a conoscenza dal 2015, ma non ha informato gli utenti. In seguito a queste rivelazioni Facebook ha perso 50 miliardi di dollari in borsa. Con il movimento

#deletefacebook gli utenti invitavano al boicot-

Zuckerberg scriveva in una lettera pubblica che con Facebook voleva «rendere il mondo più aperto e collegato». La fede ottimistica per un miglioramento del mondo non gli ha permesso di vedere che il social network è diventato un mostro difficilmente domabile. Invece di rendere il mondo più aperto, sono state create bolle di filtraggio, le dittature utilizzano il social media per la propaganda e i governi stranieri cercano di influenzare le elezioni. Invece di collegare le persone, si incita all’odio, che ha portato a violenza reale ad esempio in Myanmar. Lì su Facebook viene da anni fomentato l’odio contro la minoranza islamica, senza che Facebook intervenga. Uno studio ha mostrato che anche in Germania le notizie false su Facebook hanno portato ad attacchi contro i rifugiati. Finora Zuckerberg se l’è cavata affermando di essere soltanto una piattaforma non responsabile dei contenuti. Ha potuto così continuare a perseguire, senza rispetto, l’enorme ritmo di crescita. Durante l’audizione al Senato americano è poi passato a «Siamo responsabili del contenuto, ma non creiamo il contenuto». La pressione su Facebook di prendere finalmente sul serio le esigenze dei propri utenti è cresciuta in modo esponenziale dallo scandalo dei dati. Zuckerberg ha promesso di investire sulla protezione dei dati e di impedire le manipolazioni. Vuole lottare maggiormente contro l’incitamento all’odio e le fake news. Inoltre, l’attenzione deve tornare sugli utenti: più foto personali di amici, meno notizie, più foto di gatti, meno video. Un ritorno alle radici quindi. Da luglio Facebook è impegnato in una campagna di immagine su ampia scala per un «Facebook migliore e più avanzato». Il social network si è scusato con i soliti toni 

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 ampollosi, ha ammesso gli errori e ha promesso un miglioramento nella gestione dei dati. I critici descrivono queste scuse come pura cosmesi e come un’azione di puro marketing. Già a inizio anno, prima dello scandalo dei dati, Mark Zuckerberg aveva promesso di «riparare» Facebook. Tuttavia, una tale ristrutturazione richiede molto denaro. Zuckerberg vuole investire fino al 60 percento in più nella sicurezza dei dati, nel marketing e nei contenuti. Tuttavia, questo intento fa arrabbiare gli azionisti, che vogliono alti rendimenti e una rapida crescita. Per Facebook il 2018 si è rivelato l’anno più difficile della sua storia. L’azienda si trova a un bivio: se fa ordine, deve dire addio alla politica della rapida crescita. Se continua come finora, sempre più utenti abbandoneranno la piattaforma. Negli scorsi mesi l’immagine di Facebook ha sofferto profondamente. Soprattutto per gli utenti giovani il principale social media è out. Ad esempio in Svizzera Facebook ha perso un quarto dei suoi utenti U20 in un anno. La maggior

parte è passata ad altre piattaforme. I messaggi personali vengono scritti su Whatsapp e le foto pubblicate su Instagram. Lì si ha l’impressione di essere tra amici. Per il momento. Visto che gli anni di abbondanza della crescita sono per Facebook passati, l’azienda si concentra sempre più sulle società affiliate, che presentano un grande potenziale per gli investimenti pubblicitari. Inoltre Facebook continua a crescere in Asia e nel Pacifico. Il social network non scomparirà tanto in fretta: è troppo grande e il suo potere pubblicitario immenso. Nemmeno io ho ancora abbandonato Facebook. Sebbene sia diventato muto e non acceda più ogni giorno, non voglio ancora dirgli addio. Chissà che non torni ad essere utile?

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L’esperto tech del BLICK Lorenz Keller spiega: ecco come proteggere in tutta facilità i vostri dati.

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«Non mo r Facebook? Google? Non sono poi così male. Lo specialista di dati Florent Thouvenin invita a un cambiamento di mentalità nella protezione dei dati. Sermîn Faki

Signor Thouvenin, i nostri dati sono troppo protetti. La maggior parte delle persone non sarebbe d’accordo con questa affermazione. Non si tratta di troppa protezione dei dati, ma di quella fatta in modo sbagliato. La tutela dei dati si basa sull’idea che è pericoloso se lo Stato o le aziende usano i nostri dati. Perciò il processo di elaborazione viene regolamentato; dal momento in cui i dati sono registrati fino a quando sono cancellati. Questo approccio è sbagliato. Perché? I miei dati appartengono a me ... No, dal punto di vista legale i dati non sono suoi. Ma dovrebbe essere così! Al contrario, sarebbe pericoloso. Scusi? Se lei fosse il proprietario dei suoi dati, li potrebbe anche vendere. E l’acquirente potrebbe utilizzare liberamente i dati, anche contro di lei. Capisce, il fatto che i dati non appartengano a lei le fornisce una certa protezione. E la legge sulla protezione dei dati no? Il concetto dell’attuale protezione dei dati risale agli anni Settanta. Nel frattempo il mondo è però cambiato sensibilmente. E anche ciò che intendiamo con sfera privata. La sfera privata è sicuramente importante nei confronti delle persone che conosciamo, ma se la cronologia delle mie ricerche su Google è salvata su qualche server, è per me –

e molte altre persone – poco rilevante. Perlomeno finché nessuno che mi conosce può accedervi.

È pero seccante che mostri di dati come Google, Facebook, Amazon, ecc. sappiano così tanto di me ... Non necessariamente. Non mordono. Non si tratta infatti di ciò che è salvato su un server qualsiasi, ma quali sono per me le conseguenze: sono discriminato oppure non posso entrare in un Paese a causa dei miei dati? Questo sarebbe un problema. Invece di regolamentare il processo dell’elaborazione dei dati, la protezione dei dati dovrebbe essere applicata in questi casi. Ma io non so cosa fa un’azienda con i miei dati. Perché devono salvarli? Perché ha dato il consenso e perché è utile anche a lei. Ad esempio i risultati di ricerca sono così buoni proprio perché Google ha tutti questi dati. È però vero che sappiamo troppo poco di quello che viene fatto con i nostri dati. Sebbene la legge sulla protezione dei dati richieda trasparenza, questo obiettivo non è ancora raggiunto. Lo ha mostrato lo scandalo di Facebook. Sì, tutti questi scandali hanno molto a che fare con il fatto che alle persone si dice solo in un secondo momento cosa accade ai loro dati. Tuttavia, tra due o tre mesi questo non interesserà più nessuno. Scusi? È l’errore dell’attuale protezione dei dati.


o rdono!» Essa parte dal presupposto che sia importante poter controllare cosa succede con i nostri dati. Ma non abbiamo questo controllo nemmeno nei rapporti interpersonali. Lei non sa cosa io faccio con i dati che il mio cervello raccoglie su di lei.

Obiezione: ho il controllo su cosa le dico. È vero, ma non può controllare cosa faccio di queste informazioni. Generalmente la legge interviene solo quando viene a crearsi un danno per lei. La situazione è però diversa per il diritto in materia di protezione dei dati. Non si parte da un problema concreto, ma si disciplina il processo pensando così di minimizzare il rischio di uno svantaggio o il danno. Senza sapere cosa potrebbe essere esattamente questo svantaggio.

Una nicchia per le persone che hanno pochi soldi e acquistano poi per i ricchi! I sistemi si accorgerebbero che il pensionato o lo studente non acquista per sé. Una domanda centrale è se è giusto richiedere prezzi diversi a persone con redditi diversi. La legge sulla protezione dei dati non prende assolutamente in considerazione ciò. Questo approccio annulla molto il potenziale della digitalizzazione.

Foto: Anja Wurm

Quali problemi concreti? Ad esempio la questione dei prezzi personalizzati. Conosciamo tutti i prezzi dei voli che continuano a cambiare. Probabilmente perché il sito capisce che sto cercando per la terza volta un volo per Madrid. E quindi l’algoritmo fa aumentare il prezzo. Non è giusto. Esatto. Per la maggioranza delle persone è una discriminazione. Perciò nessuna azienda ammette di farlo. Lo si può vedere anche sotto un’altra prospettiva: mentre io posso pagare 200 franchi

per un volo, un altro non può. Può magari pagarne solo 120. Questa disparità di trattamento è ingiusta o corretta? Lo ammetto, sarà la musica del futuro. Ma potrebbe anche succedere che ben presto i supermercati fissino il prezzo di un prodotto in modo individuale per ogni cliente.

Florent Thouvenin Florent Thouvenin è uno specialista della protezione dei dati. Lo zurighese di 42 anni è dal 2016 professore di diritto in materia di informazione e comunicazione presso l’Università di Zurigo, dove si dedica soprattutto alla tutela della sfera privata della società digitale.

Ad esempio? Nella medicina. Ciò che prescrive oggi il medico aiuta la maggior parte. Quale dose di quale medicinale aiuta però lei? Quanto vino rosso è giusto per lei? Qui c’è un enorme potenziale, sulla base dei nostri dati. Ma non lo sfruttiamo abbastanza. Il diritto in materia di protezione dei dati annienta molto opportunità solo per prevenire rischi che non conosciamo nemmeno. Ci sono però anche rischi di abuso. Naturalmente. La legge ci dovrebbe proteggere da tali rischi. C’è bisogno di trasparenza e sicurezza che i dati non finiscano nelle mani sbagliate. Finora questi due aspetti sono regolamentati nella legge sulla protezione dei dati, ma vengono attuati in modo insufficiente.

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Video: ecco come gestisce Ringier i vostri dati.

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In cooperazione con ABB

Un caso per YuMi

La Hawa Sliding Solutions AG ha un nuovo colla­ boratore. Il robot a due braccia YuMi, unico nel suo genere, assembla elementi di porte per l’azienda con sede a Sirnach (TG). Un collega con potenziale. Max Fischer

Y

uMi è il sogno di tutti i capi: non fa mai errori, non è mai malato, è instancabile ed è pure simpatico. Peter Möller ha YuMi nel suo team. Il responsabile del settore gestione e logistica di Hawa Sliding Solutions afferma: «Insieme ad ABB abbiamo valutato in quali settori della produzione ha senso passare a un’automatizzazione». L’obiettivo era aumentare la produzione e liberare delle risorse. Gli esperti hanno trovato ben presto la risposta: il montaggio semplice degli elementi di blocco per le porte scorrevoli. Uno

sguardo nei capannoni mostra che la fase di montaggio sembra monotona. Prendere un pezzo con la mano sinistra, sovrapporre il contropezzo con quella destra, poi introdurli nei due sistemi di avvitamento antistanti. «Un caso per YuMi», afferma Möller. «Il robot a due braccia con la portata massima di 500 grammi è l’ideale per questi pezzi molto leggeri». YuMi è stato lanciato tre anni fa da ABB, la multinazionale elettrotecnica leader a livello mondiale. È stato progettato soprattutto per il montaggio di minuteria nell’in-

dustria elettronica, ad esempio per orologi, tablet e cellulari. Ma anche nella produzione, come per l’assemblaggio di piccole parti per porte scorrevoli di mobili presso l’Hawa Sliding Solutions. La particolarità: i collabo-

La Svizzera torna a essere un sito indu s L’automatizzazione lo rende possibile! La produzione viene portata in Svizzera. Un esempio di Wander. 22 www.giornatadigitale.swiss

T

utti i bambini conoscono l’Ovo. La ditta Wander, che produce il marchio cult Ovomaltine, ha trasferito nel Canton Berna la produzione di uno dei suoi prodotti più importanti. Da fine 2016 la crema spalmabile Ovomaltine Crunchy Cream viene prodotta a Neuenegg. Il prodotto lanciato circa dieci anni fa veniva precedentemente realizzato in Belgio. Tuttavia, la polvere di Ovomaltine doveva essere trasportata appositamente in Belgio dalla Svizzera. Questo richiedeva tempo ed era costoso.

Un sistema di gestione dei processi totalmente automatizzato e un robot di ABB hanno fatto sì che la produzione tornasse in Svizzera. Anche l’elemento centrale dell’impianto, l’ultramoderno mulino a biglie, viene azionato da un motore elettrico di 100 kilowatt di ABB. Wander ha investito oltre 10 milioni di franchi nel nuovo impianto, che produce ogni giorno 50  000 barattoli. Per il suo comando sono sufficienti tre persone per turno. Tutto personale specializzato di massimo


Efficiente, sicuro, versatile: YuMi di ABB è stato creato per l’assemblaggio di piccoli pezzi.

ratori di Hawa programmano personalmente il robot. «Abbiamo formato un team per l’automatizzazione che ha appreso il know-how necessario durante formazioni presso ABB», afferma Henri Schildknecht,

responsabile del team produzione di utensili. E c’è anche un’altra peculiarità: nelle mani del robot è possibile integrare delle telecamere. Grazie all’elaborazione delle immagini YuMi può anche «vedere». Presso la Hawa

Sliding Solutions le telecamere vengono inoltre utilizzate per il controllo della qualità: «YuMi confronta le parti fabbricate con immagini di riferimento, precedentemente salvate, di elementi montati in modo corretto». In 

Foto: ABB

u striale grazie alla digitalizzazione livello e di lunga data, formato da Wander. L’esempio mostra che l’automatizzazione permette alle aziende di tornare a produrre in modo più economico in Svizzera. Sebbene abbiano bisogno di meno impiegati, le aziende acquistano qui l’infrastruttura e i mezzi di esercizio. Inoltre, comperano in Svizzera i loro consumi intermedi e le prestazioni di servizio. Ciò crea posti di lavoro e garantisce un valore aggiunto per terzi. «Con le soluzioni automatizzate di ABB abbiamo già fatto buone esperienze nei normali impianti di

produzione a Neuenegg», afferma Xavier Ducousso, capo produzione di Wander. La chicca: con i dati raccolti dal sistema i responsabili possono seguire e adeguare in qualsiasi momento in maniera dettagliata tutti i flussi di materiale, ad esempio la velocità del mescolatore nel mixer. L’esattezza delle procedure in tutti i dettagli è decisiva affinché la qualità, la consistenza e il gusto di Ovomaltine Crunchy Cream siano sempre uguali. Un aspetto importante per l’azienda. Stefan Pfister, responsabile

della società di revisione e consulenza KPMG, prevede che in futuro il costo del lavoro «digitale» ammonterà a un terzo di quello che costa oggi il lavoro nei Paesi con manodopera a buon mercato. Nel recente sondaggio condotto da KPMG a livello mondiale tra i CEO, il 62 percento dei manager crede perfino che, in contrasto con l’opinione comune, l’integrazione avanzata dell’intelligenza artificiale creerà più nuovi lavori rispetto alle attività tradizionali che eliminerà.

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In cooperazione con ABB

YuMi al lavoro: alla Hawa Sliding Solutions AG il robot intelligente assembla elementi di porte.

 caso di differenza mette il pezzo tra gli scarti. Particolarmente apprezzato da Hawa è il fatto che YuMi è estremamente flessibile. In pochi minuti è possibile spostarlo dal suo posto di lavoro: il robot pesa infatti solo 38 chili. Möller pensa in grande per il piccolo robot: «In una prossima fase programmeremo Yumi per l’impiego in altre stazioni. Così potremo ampliare il suo campo di utilizzo». A seconda dell’attività è anche pensabile una collaborazione diretta con il collaboratore umano. L’aspetto positivo: YuMi è pensato per una collaborazione sicura. È quindi il primo robot a due braccia realmente collaborativo di tutto il mondo. Se registra un contatto inatteso, si ferma nel giro di millisecondi. Non è tutto: l’imbottitura morbida è stata creata in modo da escludere la possibilità che parti del corpo rimangano incastrate. Perciò Yumi lavora senza sensori o barriere protettive, di solito usati per i robot industriali. Per Möller vale la pena ricorrere a YuMi: «Grazie a soluzioni di automatizzazione intelligenti possiamo rafforzare la nostra posizione di mercato e potenziare le nostre due filiali in Svizzera», afferma. «L’integrazione del robot è un passo importante in questa direzione. Siamo contenti del nostro YuMi!». L’esempio del Canton Turgovia mostra che la collaborazione con robot collaborativi porta a un accelerazione del processo lavorativo, rende i prodotti migliori e il posto di lavoro più sicuro. E anche più interessante. Infatti, per i lavori monotoni c’è YuMi.

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Appartamento a di cellulare per i L’abitazione intelligente ha davvero senso e diverte solo nella terza età. Sistemi moderni di gestione della casa semplificano l’indipendenza alle persone anziane. Max Fischer

S

icuramente vi sarete già stizziti per l’invito di ritiro giallo della posta. Non succederà più. Quando il postino suona il vostro campanello e voi non siete a casa, squilla il vostro cellulare. Sullo schermo vi appare l’impiegato della posta. Tramite telefono aprite la porta del garage e il postino può lasciare lì il pacco. Dall’ufficio o dalla spiaggia richiudete la porta con un clic.

«Possiamo gestire tutto dal divano. È geniale.»

Sembra fantascienza, ma è già oggi realtà. I sistemi di gestione della casa di ABB semplificano la vita ai giovani e permettono agli anziani di mantenere la loro indipendenza.

Ne sono un esempio Daniel Berner e Marianne Oesch Berner. Entrambi pensionati, si sono trasferiti nella loro nuova abitazione a fine 2017. E non è una casa per anziani. Al contrario, la loro nuova casa è l’ultramoderno complesso connesso in rete bonacasa smart home a Utzensdorf (BE). Bonacasa è leader svizzero nel settore dell’abitare con impiantistica connessa, servizi abitativi individuali e architettura sostenibile. «Stiamo benissimo al momento, siamo autonomi e non abbiamo bisogno di alcun aiuto. Tuttavia quando magari non riusciremo più a gestire la casa da soli», spiega Marianne Oesch Berner, «saremo felici di poter contare su questo sostegno». Ha ragione. Gli abitanti di un appartamento bonacasa possono richiedere un ser-

vizio di maggiordomo come in albergo. Il telefono di servizio organizza ad esempio una donna delle pulizie, un artigiano o chiama un taxi sulla porta di casa. E il concierge dà da mangiare al gatto e arieggia l’appartamento durante le vacanze. Anche pratico: per gli abitanti più anziani si occupa dello smaltimento delle pesanti pile di giornale. Per le emergenze la centrale d’allarme è disponibile 24/7. I Berner ordinano il


o a portata i Berner riamo avere una temperatura di uno-due gradi inferiore a quella del salotto». Estremamente comodo: tramite trasmissione video sullo schermo del cellulare è possibile sorvegliare l’ingresso e aprire le porte di casa con un clic. Se con l’età si diventa un po’ smemorati, non c’è ragione di preoccuparsi molto con bonacasa: la funzione Goodbye spegne automaticamente il ferro da stiro o il forno. Un’ulteriore sicurezza è garantita dal rilevatore di fumo e di acqua. La giusta atmosfera azionando un pulsante: a seconda della necessità, le soluzioni smart home accendono la luce adeguata per lavorare o per rilassarsi davanti alla TV. L’assistente vocale Alexa non soltanto capisce «Spegnere tutte le luci», ma risponde perfino «Ok. Tutte le luci sono spente». Il rilevatore di movimento accende e spegne da solo la luce non appena registra un movimento. Non ha senso riscaldare completamente la casa quando nessuno è presente. Gli abitanti possono definire il proprio profilo di riscaldamento a seconda della propria routine quotidiana e questo in modo individuale per ogni stanza.

Illustrazione: Shutterstock

pranzo tramite app. Una comodità per giovani e anziani: tutti gli appartamenti sono costruiti senza barriere architettoniche. È un vantaggio enorme per gli anziani, le persone con handicap, ma anche per le famiglie con bambini.

Ciò che più appassiona attualmente Daniel Berner è il moderno sistema di gestione della casa di ABB free@home. «Mi permette di configurare le luci, le tapparelle

e il riscaldamento in tutto l’appartamento», afferma l’ingegnere pensionato. Ecco come funziona: tramite smartphone accende comodamente la luce e abbassa le tapparelle, senza alzarsi dal divano. Cervello invece di muscoli? «Ma no, la configurazione non è stata poi così difficile», afferma Berner con modestia. Il pezzo forte: «Possiamo controllare ogni stanza singolarmente», racconta entusiasta. «Nella camera da letto prefe-

Daniel Berner è convinto che con l’avanzare dell’età la tecnica sarà un aiuto sempre maggiore. Prima doveva alzare con molta fatica la pesante tenda da sole. «Ora tocco lo schermo del cellulare». Molti dei suoi amici temono la tecnica. «Ma la configurazione non è stata così difficile», afferma. È convinto: «Gli apparecchi e gli impianti connessi in rete prolungano il tempo in cui una persona può vivere autonomamente nel proprio appartamento». E soprattutto gioiscono borsellino e ambiente: il sistema di gestione della casa sviluppato dalla multinazionale elettronica leader a livello mondiale ABB riduce sensibilmente il consumo energetico.

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In cooperazione con ABB

«Ci aspetta un futuro migliore» Ulrich Spiesshofer, CEO di ABB, sulle conseguenze e sulle opportunità della digitalizzazione nella nostra società.

Ora anche nel settore manifatturiero parliamo di una rivoluzione digitale, della quarta rivoluzione industriale. Per l’industria, soprattutto in un Paese con la manodopera ad alto costo come la Svizzera, la rivoluzione digitale rappre­ senta una grande chance per garantire a lungo termine la competitività. Può essere vista come la più importante condizione di base, per conservare l’attuale compe­ titività e per sfruttare nuovi modelli e opportunità commerciali. Siamo nel bel mezzo di una rivoluzione industriale che avanza in modo più rapido e radicale di tutte quelle precedenti. Dobbiamo quindi agire rapidamente e con responsabilità. Dobbiamo sfruttare le opportunità della digitalizzazione per garantire il futuro.

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Può citare degli esempi di questo valore aggiunto digitale? Con la nostra straordinaria gamma di soluzioni digitali, ABB Ability, portiamo le opportunità della digitalizzazione nelle fabbriche e nei processi dei nostri clienti. Ciò permette di pianificare in modo più rapido e migliore, di far funzionare più velocemente gli impianti e di aumentare sensibilmente la produttività. Al tempo stesso creiamo nuove professioni, sia nel sistema duale con il tirocinio, sia ad esempio nel ramo dell’ingegneria. Un buon esempio è il sensore intelligente sviluppato insieme al Gruppo Swatch per i motori elettrici industriali e la relativa soluzione digitale di manutenzione remota. Con questa soluzione riduciamo di oltre la metà le pause d’esercizio aumentando l’efficienza energetica e l’aspettativa di vita dei motori. Ciò è positivo per i nostri clienti, per l’ambiente e per la sicurezza dell’occupazione. Un altro esempio è la nostra leadership tecnologica nelle soluzioni robotiche. Grazie all’utilizzo mirato della simula­ zione 3D nella pianificazione e dell’intelli­ genza artificiale, nonché della manuten­ zione remota, anche in questo caso possiamo aumentare la competitività dei nostri clienti e diminuire sensibilmente gli ostacoli all’utilizzo di soluzioni robotiche soprattutto per le piccole e medie aziende, molto presenti in Sviz­

«Per l’industria la rivoluzione digitale rappresenta una grande chance per garantire a lungo termine la competitività»

zera. Con la collaborazione tra uomo e robot creiamo quindi competitività, crescita e occupazione.

A breve non avremo più bisogno di operai specializzati perché svolgeranno il lavoro sempre più robot? Capisco che molte persone sono preoccu­ pate al riguardo. In realtà però sono i Paesi con la maggiore densità di robot ad avere il minor tasso di disoccupazione. Con questa consapevolezza dobbiamo creare attivamente il futuro. Avremo sempre bisogno di forza lavoro ben for­mata, soprattutto anche apprendisti e operai

Foto: ABB

Quest’anno la Giornata Digitale si occupa della domanda se e in che modo la digitalizzazione cambierà il mondo. Come vive questa trasformazione? Ulrich Spiesshofer: Siamo nel bel mezzo del cambiamento del mondo. La digitalizzazione ci accompagna già oggi in molte situazioni. In modo del tutto naturale svolgiamo già il nostro lavoro su smartphone, tablet e PC sincronizzati, guardiamo il nostro film preferito ogni qualvolta vogliamo su un servizio di streaming ed effettuiamo online le nostre operazioni bancarie. Tutti noi viviamo sulla nostra pelle la trasformazione digitale e i molti vantaggi connessi.


Foto: ABB

questo caso un contributo alla riduzione dell’impatto ambientale, siccome vengono trasportati meno prodotti su navi attraverso gli oceani. E c’è anche un altro effetto: gli esperti prevedono fino a 890 milioni di nuovi lavori creati dalle nuove tecnologie, da progettisti di siti web e analisti di big data fino ai giornalisti sui social media.

Ogni operaio di fabbrica deve quindi diventare un digital immigrant? No, perché come ho già detto, i Paesi con la più alta densità di robot sono tra le nazioni con il minor tasso di disoccupazione: ad esempio la Germania, ma anche la Corea del Sud e il Giappone. Negli USA, dove negli ultimi cinque anni sono stati installati circa 100 000 nuovi robot, nello stesso periodo sono stati creati 270 000 nuovi posti di lavoro nella produzione. Quindi più di due posti per ogni robot.

specializzati. Naturalmente i profili cambiano, come è già successo in passato. E qui, in qualità di aziende responsabili, dobbiamo avere un ruolo attivo anche in futuro con gli istituti di formazione. Quando mi trovo nel centro di formazione per gli apprendisti, sono sempre felice di vedere come i formatori riescano già oggi a entusiasmare i giovani, ma anche i collaboratori che frequentano corsi di perfezionamento.

Gli studi mostrano però che l’automatizzazione causa la perdita di posti di lavoro. Nel corso della storia industriale le attività

lavorative hanno sempre vissuto dei cambiamenti e continueranno a farlo. Dobbiamo creare attivamente le professioni future. Un esempio: dalla combi­ nazione tra robotica e automazione da un lato e persone ben formate dall’altro nascono anche opportunità. Recentemente abbiamo ad esempio riportato in Svizzera dalla Cina la produzione per una piccola azienda, visto che la nuova formula «uomo e robot» offriva la possibilità di sviluppare una produzione interessante nel nostro Paese a costi concorrenziali. Questo «re-shoring» crea nuovi posti di lavoro e fornisce anche in

Le nostre società sono sufficientemente pronte per questi cambiamenti a lungo termine? Qui fa riferimento a un importante compito di tutte le persone con responsabilità nella politica, nell’industria e nella formazione. Continuerò ad adoperarmi con fermezza, affinché tutti noi insieme possiamo rivedere e sviluppare ulteriormente i sistemi di formazione e perfezionamento. Dobbiamo ascoltare le persone, informarle e portarle con noi nel viaggio verso il futuro. Il mondo del lavoro cambia in modo così repentino che tutti devono avere accesso all’apprendimento continuo. Le offerte e i percorsi formativi devono basarsi sulla digitalizzazione e favorire le competenze digitali. Con il suo esemplare sistema di formazione duale e con il mercato del lavoro flessibile, la Svizzera ha buone carte in mano nel confronto con la concorrenza internazionale. Se le giochiamo con intelligenza e utilizziamo la nuova tecnologia in modo responsabile, creiamo anche in futuro una Svizzera, dove la competitività assicura un nuovo tipo di benessere e occupazione.

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In cooperazione con ABB

Tigre elettrica nella cisterna

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Innovazione e sostenibilità: per ABB la Formula E è una vetrina perfetta per dimostrare il suo ruolo di spicco nella mobilità elettrica.

l campionato ABB FIA Formula E è in grado di combinare hightech, sport e consapevolezza ambientale. Per il CEO di ABB Ulrich Spiesshofer è chiaro: «La mobilità elettrica si affermerà anche nelle automobili». Con i suoi sistemi di ricarica rapida, ABB è un’importante forza trainante. Nell’area di servizio autostradale di Neuenkirch (LU) questa estate è entrata in servizio, prima volta in Svizzera, la stazione di ricarica più rapida al mondo. Poco dopo anche l’autogrill Gotthard a Erstfeld è stato dotato di quattro Terra HP Fast Charger ultraveloci di ABB per ogni direzione di marcia. HP significa high power. Il concentrato di potenza offre una prestazione di 350 kilowatt. Otto minuti di ricarica permettono di percorrere 200 chilometri con l’auto elettrica, è quasi come fare benzina con un’auto normale. La potente stazione è la risposta di ABB a tutti quelli che pensano che i veicoli elettrici abbiano bisogno di un tempo di carica maggiore rispetto a quello che possono stare in giro. ABB ha già installato circa 8000 colonnine di ricarica rapida in 70 Paesi. Sempre più stazioni di ricarica e sempre più performanti. Un trend positivo per la sostenibilità. Tuttavia, bisogna anche considerare di non sovraccari-

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care a livello locale le attuali reti di distribuzione elettriche quando si ricaricano contemporaneamente più auto elettriche. A questo scopo le colonnine di ricarica devono comunicare tra di loro e con la gestione della rete. Ciò è reso possibile dall’ampia connessione digitale; soluzioni digitali raggruppate nel portafoglio «ABB Ability». ABB offre però soluzioni innovative anche per l’elettrificazione di bus, treni, funivie e navi: ad esempio il bus elettrico Tosa, in uso a Ginevra. Il più veloce sistema di ricarica al mondo necessita meno di un secondo per collegare il bus alla stazione di ricarica. In seguito, mentre i passeggeri salgono e scendono, il bus viene caricato per 15 secondi con una potenza di 600 kilowatt. In totale sono state installate 13 stazioni di ricarica rapida in fermate normali lungo il tragitto. Rispetto ai veicoli diesel utilizzati in precedenza, Ginevra evita l’emissione di anidride carbonica fino a 1000 tonnellate all’anno. ABB produce inoltre il sistema di propulsione per navi più efficiente al mondo, utilizzato in tutti i mari. Esso ha permesso una riduzione fino al 25 percento del consumo energetico e dei gas serra di circa cento rompighiaccio, navi da ricerca e traghetti.

8 minuti, 200 chilometri: Terra HP è la stazione di ricarica più rapida al mondo.

Parsimoniosi: grazie ai bus elettrici Tosa Ginevra evita annualmente 1000 tonnellate di diossido di carbonio.


— Pioniere dell’automazione industriale con efficiente tecnologia digitale per l’industria svizzera. Ora nel comune bernese di Neuenegg anziché all’estero. La produzione di Ovomaltine Crunchy Cream è rientrata in Svizzera: la ricetta di successo dell’azienda Wander S.A. ora viene realizzata in impianti di produzione automatizzati di ABB. Così il know-how in campo digitale incentiva l’industria locale. Il tutto grazie ad ABB Ability ™, l’innovativa piattaforma tecnologica di ABB. Let’s write the future. Together.


«EY» indica Ernst & Young SA, Basilea, compagnia membro di Ernst & Young Global Limited, Londra, una società a responsabilità limitata di diritto inglese. ED None. MUK 1809-173

Si profilano nuove prospettive se i mercati attraversano una fase di transizione?

ey.com/betterworkingworld #BetterQuestions


«Ho molta più paura delle conseguenze intenzionali o accidentali delle persone dietro alla tecnologia che del fatto che la tecnologia potrebbe perseguire i propri obiettivi.» Kate Darling, specialista di etica dei robot presso il MIT

Foto: Joyelle West, Fabrice Coffrini/AFP, Tom Dymond/REX/Dukas

Intelligenza artificiale Maledizione o benedizione?

«Individualmente e uniti, dobbiamo esprimere le riflessioni morali ed etiche, che nascono in seguito a innovazioni come l’intelligenza artificiale e la biotecnologia.» Klaus Schwab, fondatore del WEF

«Lo sviluppo di una vera intelligenza artificiale potrebbe significare la fine dell’umanità. Si svilupperebbe sempre più velocemente da sola. L’umanità, che è legata al ritmo dell’evoluzione, non riuscirebbe a tenere il passo.» Stephen Hawking, astrofisico

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«La competizione per la supremazia nell’IA a livello nazionale sarà, secondo me, il fattore scatenante più probabile della Terza Guerra Mondiale.» Elon Musk, fondatore Tesla

«La vera domanda non è se le macchine possono pensare, ma se lo fanno le persone.» B.F. Skinner, psicologo americano

«L’intelligenza artificiale è evidentemente un’intelligen­ za trasmessa da soggetti coscienti, un’intelligenza deposta in apparecchiature. Ha un’origine chiara, appun­ to, nell’intelligenza dei crea­ tori umani di tali apparati.» Papa Benedetto XVI

«Non fa una grande differenza se ci ba­ siamo sul carbonio o sul silicio. Dovremmo essere tutti trattati con rispetto.» Arthur C. Clarke, fisico e autore di fantascienza

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«Si tratta nientedimeno che dell’umanizazzione della tecnologia. L’intelli­ genza artificiale deve essere civilizzata!» Philipp Thesen, professore per l’interazione uomomacchina

«Chi ha un approccio inno­ vativo verso il tema dell’intelligenza artificiale conqui­ sta una dominanza innanzitutto a livello economico, poi politico e infine geostrategico.» Mathias Döpfner, amministratore delegato di Axel Springer

Foto: Krisztian Bocsi, Rolf Schulten, David Paul Morris/Bloomberg via Getty Images, Bachrach/Getty, Imago, Ben Baker/Redux/laif, Luis Enrique Ascui/Getty, Marina Rosa Weigl, Kim Kulish/Corbis via Getty Images, Andreas Pein/laif, Alexandra Wey/Keystone

«Viene chiamata intelligenza artificiale, ma la verità è che questa tecnologia ci farà progredire. Invece dell’intelligenza artificiale svilupperemo la nostra intelligenza.» Ginni Rometty, CEO IBM


«Molto probabil­ mente l’intelli­ genza artificiale porterà alla fine del mondo. Ma ci saranno aziende stupende.» Sam Altman, imprenditore e sviluppatore IA

«L’umanità non morirà a causa dell’IA. Solo non sarà più così importante.» Jürgen Schmidhuber, direttore del laboratorio svizzero di AI IDSIA

«Il prossimo livello può naturalmente essere qualcosa che unisce noi o il nostro corpo alla tecnologia, i nostri pensieri con il software.» Miriam Meckel, pubblicista

© UBS 2018. Tutti i diritti riservati.

Luis Enrique Ascui/Getty, Marina Rosa Weigl, Kim Kulish/Corbis via Getty Images, Andreas Pein/laif, Alexandra Wey/Keystone

«Se aveste tutte le informazioni del mondo diretta­ mente collegate al cervello o in un cervello artificia­ le, più intelligente del vostro, sareste avvantaggiati.» Sergey Brin, co-fondatore di Google

Bloccare o consentire pagamenti online per singoli paesi. Con le impostazioni di sicurezza personali.

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Noi siamo

digitalswitzerland

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Le tre domande di Davos AR

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Foto: Gian Marco Castelberg

L’

avventura è iniziata in una Davos Tornammo a casa e iniziammo subito a innevata. Era il 2015, la terza settilavorare a digitalswitzerland. Oggi, oltre tre mana di gennaio. Ai piccoli tavoli per anni dopo, questa meravigliosa iniziativa le pause dell’annuale Forum economico conta 130 membri. È presente la maggior mondiale WEF avevo preparato tre domande parte delle maggiori aziende svizzere. E anper i CEO di UBS, Swisscom, FFS, La Posta, che istituzioni per la formazione e la ricerca EY, Google, Migros ed ETH. come l’ETH e l’EPFL, nonché l’organizzaMarc Walder, fondatore di digitalswitzerland Numero uno: la digitalizzazione cambierà zione mantello dell’economia economiee CEO di Ringier AG. l’azienda che tu dirigi? suisse e sette cantoni. Numero due: è importante che la Svizzera La sede amministrativa conta ora 14 colrimanga una piazza economica leader? laboratori e ha gli uffici a Zurigo e Losanna. Numero tre: aderiresti a un’iniziativa che Ci impegniamo senza sosta per il nostro desidera rendere la Svizzera un Paese leader obiettivo comune: trasformare la Svizzera in in tutti i settori della digitalizzazione? una piazza digitale leader a livello mondiale. Promozione Formazione e Tutti gli otto CEO risposero tre volte sì. Lavoriamo ai seguenti temi: formazione delle start up: talenti: aumento Abbiamo quindi dato vita a questo progetto. e ricerca, promozione di start up, contesto finanziamento di dell’offerta e della Quasi in un piccolo club. economico e politico, trasformazione dei innovazione ed qualità della forLa seduta costitutiva dell’associazione grandi datori di lavoro, visibilità internazioeconomia mazione digitale si tenne qualche mese dopo nel municipio nale, connettività e dialogo con la popoladi Zurigo. Il sindaco Corine Mauch zione. Ed è proprio questo dialogo ad si dichiarò subito disposta a esessere al centro della seconda Promozione delle Connessione sere la madrina dell’iniziativa. Giornata digitale della Svizzera, aziende: progetti internazionale: Allora ci chiamavamo Digitalche si terrà il 25 ottobre. pionieristici miglioramento delZurich2025. I miei ringraziamenti vanno intersettoriali la visibilità e della Un anno dopo incontrammo a tutti i membri di digitalswitcollaborazione sul Lago Lemano Daniel Borel, zerland e ai loro team operativi, il leggendario fondatore di Loginonché a Birgit Pestalozzi che tech, produttore di periferiche per dirige il progetto Giornata digitale Condizioni quadro Dialogo pubblico: computer. Logitech ha avuto successo con 2018. È straordinario quanto abbiamo ragpolitiche: creazione incremento della i mouse per computer. Borel ci disse senza giunto in tre anni! di un contesto giuriconsapevolezza tanti giri di parole: «Dovete trasformare P.S.: nel «World Digital Competitiveness dico sostenibile pubblica DigitalZurich2025 in un’iniziativa nazioRanking» di IMD la Svizzera si trova ora al nale! E cosa significa la cifra 2025? Segna la 5° posto! A titolo di confronto: la Germania fine della vostra missione?». occupa la 18a posizione.

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Highlight della Giornata digitale Cosa ci porta la digitalizzazione? Cosa ci ha già portato? Queste domande troveranno risposta il 25 ottobre in tutto il Paese e a Vaduz. Entrata libera. Coira

Alexanderplatz, ore 8-19 Imparare, sperimentare e sviluppare nei Grigioni: distribuzione del cibo per il gatto tramite smartphone, viaggio nel simulatore di treno, cartella elet­ tronica dei pazienti o programmazio­ ne di bot e robot; qui conoscete il futuro digitale.

Ginevra

Stazione Cornavin, ore 9-20 Pepper è un robot umanoide con intel­ ligenza artificiale. Nonostante il suo nome è gentile e riceve i pazienti all’ospedale. Fatevi accogliere da lui e scoprite quanto è intelligente. Oppure scoprite altre chicche sul posto: a Ginevra sono previste molte attività.

Lugano

stazione e Piazza Riforma, ore 10-20 Lifestyle in Ticino! Infilatevi virtual­ mente i capi di moda più recenti e scoprite l’intero processo di vendita virtuale. Dove e quando si terrà esattamente il fashion mob sta a voi scoprirlo.

Münchenstein BL

Fachhochschule Nordwestschweiz, ore 10-18 Oltre al collegamento internazionale, Basilea Campagna mostra anche la digitalizzazione nel contesto locale.

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Le aziende e le scuole universitarie organizzano workshop e presentano innovazioni digitali.

San Gallo

Diverse ubicazioni, ore 9-17 San Gallo diventa una Smart City. Scoprite in diverse ubicazioni in tutta la città quali soluzioni digitali possono semplificare la convivenza di tutti e partecipate alla creazione della città del futuro.

San Gallo

Fiera Olma, ore 17 Anche lo sport diventa digitale! Il primo congresso svizzero di sport elet­ tronici avrà luogo durante la Giornata digitale al padiglione 2.1 dell’Olma. Al termine potrete incontrare i parteci­ panti e i gamer durante partite di esibizione e il poetry slam.

Sion

Stazione, ore 8-18 Anche la salute e la previdenza approfittano della digitalizzazione. Abiti intelligenti sorvegliano il vostro corpo, lo smartphone misura la pres­ sione sanguigna e nella formazione la realtà virtuale apre nuove opportunità. Oppure fatevi togliere subito il vizio del fumo dal chatbot. Potrete imparare tutto questo e molto altro alla stazione di Sion.

Yverdon-les-Bains

Vaduz (FL)

Städtle, ore 9-21 Relazioni, discussioni, azioni artis­ tiche: tutto ruota attorno al tema dell’innovazione, dall’aula digitale fino al museo del futuro. E pres­ so la posta del Liechtenstein potete creare un franco­ bollo con il vostro selfie.

Yverdon-les-Bains

20.10.

Losanna

Ginevra

Stazione, ore 13-19 La digitalizzazione non comprende solo opportunità, ma anche rischi. Qui scoprirete che il comportamento cor­ retto in questo ambito, la protezione del vostro smartphone, tablet e com­ puter, ma anche della vostra identità digitale non sono poi così difficili.

Berna

Postparc, Bogenschützenstr. 9b, ore 7:30-21 La Posta si appresta ad affrontare il futuro con soluzioni personalizzabili e digitali. La comunicazione diventa sempre più mobile. Sperimentate un incontro digitale presso il Postparc di Berna o in altre 22 filiali in tutta la Svizzera.

Losanna

EPFL, ore 10-20:15 Un’esposizione interattiva mostra cosa porterà la digitalizzazione nel

sistema di formazione. Da Mooc (Massive Online Open Course) all’uti­ lizzo dei nostri dati fino ad elementi ludici come per Robopoly.

Lucerna

Forum Messe, ore 18-20 I turisti si recheranno ancora a Lucer­ na se con la realtà virtuale possono visitare dal loro divano il Kapell­ brücke? Discutete come in un bar dei vostri desideri e speranze durante questo evento di economiesuisse. È richiesta l’iscrizione.

Zurigo

ZHdK, Toni-Areal, 25-27.10 (3 giorni!) La Zürcher Hochschule der Künste (ZHdK) spiega il tema delle creatives machines tramite esposizio­ ni interattive e una conferenza. Non perdetevi la performance artistica nel programma dal vivo alla stazione centrale di Zurigo: Zürich meets Hongkong!


Treno digitale FFS Già una settimana prima della Giornata digitale (dal 18 ottobre) il treno digitale delle FFS attraverserà tutta la Svizzera. Salite a bordo per ricevere tanti consigli sulla mobilità digitale.

Basilea 22.10.

Zurigo

24.10.

San Gallo

18.10.

Münchenstein

Vaduz 25.10.

Berna

Lucerna

19.10.

Coira

23.10.

Locarno Sion

21.10.

Lugano

Start-up-Pitch

Zurigo

ETH, ore 8:30-17 Al workshop dell’ETH di Zurigo in 6 città gli scolari scopriranno quanto può essere divertente la programmazione .

Illustrazione: Shutterstock

Consiglieri federali alla Giornata digitale

Zurigo, Bienne, Losanna Già prima di aprire ufficialmente la Giornata digitale, il Presidente della Confederazione Alain Berset risponderà a domande sul treno digitale da Berna a Zurigo. Si potrà vedere il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann in un collegamento da Bienne (BE), dove il robot Thymio aiuta gli allievi (ore 11:15). In serata sarà inoltre ospite presso l’EPFL. Come terzo Consigliere federale interverrà anche Ignazio Cassis (ore 17:45).

Stazione centrale, dalle ore 10 Designate, insieme a una giuria di specialisti, il miglior progetto di start up! Sul palco le aziende si presentano al pubblico in modo creativo e divertente.

Live talk

Stazione centrale, dalle ore 9:40 Venite a vedere come i relatori dell’Uni di Zurigo non annoiano il loro pubblico nonostante le presentazioni Powerpoint! Il titolo «Big Data – cosa hanno in comune le galassie, i maiali e i telespettatori» promette bene. Altri relatori: ore 14:00, 15:30, 16:45, 18:30.

Celebrity talk e discussioni da bar

Stazione centrale, dalle ore 9 Cosa pensa Anatole Taubman delle fake news? Alain Berset riesce a immaginarsi una vita senza cellulare? Nella BLICK-Arena politici e VIP rispon-

dono a domande riguardanti la digitalizzazione. E gli esperti discutono davanti al pubblico come se fossero al bar.

Sperimentate, mera­ vigliatevi e vincete 10 000 franchi!

Stazione centrale Presentate le vostre idee e con un pizzico di fortuna vincete 10 000 franchi, sperimentate da vicino la realtà virtuale e il vertical farming, provate un simulatore di e-race, assumete la prospettiva di un uccello sulla torre delle esperienze oppure percorrete un sentiero della salute del tutto particolare. C’è tanto da scoprire negli oltre 35 stand della stazione centrale di Zurigo. Tutte le informazioni: www.giornatadigitale.swiss

Scansionate la pagina e scoprite la stazione di Zurigo con una mappa 3D.

AR

11 ore LIVE

Stazione centrale Livestream su Youtube Programma ininterrotto con collegamenti in tutta la Svizzera e conversazioni sui sette mondi tematici (mobilità, formazione, salute, lavoro 4.0, i miei dati, media/news e lifestyle) sul grande palco nella stazione centrale di Zurigo e come livestream su Youtube. Sono tutti presenti: dalle start up agli scolari e professori fino ai Consiglieri federali. A fornire ulteriore intrattenimento ci pensano i Schwiizergoofe e Crimer. Tutto questo e molto altro su www.giornatadigitale.swiss

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Dig itali zza mo zione p ndo e mig r un lior e?

di gi ta le ?

Ch ea sp et to ha il f ut ur o

C

turo u f l i erà m s pla

gia o l o tecn ne? e l a Qu l’iPho o dop Cosa dovrà sempre rimanere analogico? I rob ot d om iner ann o il mo ndo ?

? tà al re rà te en iv sd ar W ti ar tua St ffet no e do rran e? an n i ve Qu vor zzazio li la li Qua digita a dall

o l mi e d ? a lcos igitale a u d q o care ament fi i d mo mport o v co De

Big Data o Small Data?

I contanti spariranno?

Che p digi roble m taliz Co zaz i pone ione la sa ? so fa re m eg lio di un ro bo t?

Cos’è una fuga di dati?

mo ere i? n nich mu e an ? e co inqu le Com tra c ta gi di ro ve av ad fic ni sig sa Co

Qua li ca pac ità d ave igitali d re o gni ovrebb per son e a?

Dite la vostra!

ome comunicheremo tra cinque anni? Quali lavori verranno eseguiti dai robot in futuro? Come posso davvero proteggere i miei dati? La Giornata digitale del 25 ottobre mira a offrire alla popolazione l’opportunità di porre proprio queste domande e di avviare un dialogo con la scienza, la politica e l’economia. Durante la Giornata digitale oltre 100 esperti (tra cui numerosi professori dell’ETH come Effy Vayana dell’Health Ethics e Policy Lab o Andreas Kraus dell’Istituto per l’apprendimento meccanico) saranno a disposizione per colloqui in tutta la Svizzera. In aggiunta,

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la piattaforma www.digitaldaybrain.ch offre una risposta a qualsiasi domanda riguardante la digitalizzazione. Basta porre la domanda online per ricevere una risposta fondata dall’esperto più adatto. Oppure preferite prendere voi stessi la parola e partecipare al dialogo pubblico con una dichiarazione video. Potete farlo su www.digitaltag.swiss/it/dialogo. Inoltre, tra tutti i video ricevuti verrà sorteggiato un premio. Per chi vuole porre domande in modo analogico, le piattaforme ideale sono il «Daten Café» o le quattro discussioni da bar. Discutete davanti a una tazza di caffè con esperti

di dati e illustri specialisti sulla piazza della stazione centrale di Zurigo. Verranno trattati temi come l’intelligenza artificiale, la guida autonoma, il futuro del lavoro e la salute. E ci sarà anche spazio per il dialogo. Con l’app ufficiale Tribo della Giornata digitale potete partecipare alla discussione e sapere cosa succede nelle varie città, chi in­contra quale persona e di cosa si parla. Chi lo desidera può inoltre allestire in tutta semplicità il suo programma personale per la Giornata digitale aggiungendo le attività a una lista. Disponibile per iOS e Android nell’App Store o tramite Google Play.

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«Le donne sono più sincere» Due idee, due storie di successo. Le fondatrici Lea von Bidder e Anna Alex ci parlano delle donne nel mondo delle start-up. Stefan Mair e Andreas Güntert

Anna Alex, Lea von Bidder, vi eravate già conosciute di persona? Anna Alex: La scena delle start-up è molto grande. Tuttavia, di fondatrici donne ce ne sono poche. Ho già sentito parlare di Lea, ma non ci eravamo ancora incontrate. Lea von Bidder: Naturalmente conosco Outfittery, ma questo è il nostro primo incontro. Magnifico. Abbiamo organizzato questo meeting al femminile perché tra i fondatori di aziende il numero di esempi di donne è estremamente basso. Quante fondatrici del settore tecnologico conoscete? Von Bidder: Agli eventi che frequento, dove vengono raccolti fondi e vinti premi, sono forse dieci. Al massimo. A Berlino, nella mecca delle start-up, il numero sarà sicuramente maggiore. Alex: Sbagliato. Direi che non sono più di venti. E nella Silicon Valley la situazione non è migliore. Recentemente ho letto in uno studio quanto capitale di rischio viene investito in ditte guidate da donne negli USA.

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Lea von Bidder Funzione: Presidente Ava Science Età: 28 Carriera: studi a San Gallo. Fondazione di una ditta di produzione di cioccolato in India a 22 anni. A 24 anni lancio di Ava. Fa la spola tra Zurigo e San Francisco. L›azienda Ava produce un bracciale con sensore che aiuta le donne a determinare il proprio ciclo. L’analisi dei dati aiuta le clienti a determinare il momento giusto per rimanere incinta.


idea imprenditoriale può diventare un business case e se possono trovare investitori. Una domanda che mi sorprende.

Come risponde? Alex: Non esistono prodotti o modelli commerciali che sono di per sé business case. Ciò che più conta è l’ambizione e quanto vuoi rendere grande il progetto. Se parliamo con investitori di start-up, la maggior parte ci presenta tre tesi per la bassa quota rosa. Possiamo illustrarvele? Alex: Prego.

Anna Alex Funzione: co-fondatrice Outfittery Età: 33 Carriera: studio a Friburgo e Parigi. Ha iniziato la sua carriera presso Rocket Internet a Berlino. Prima di lanciare Outfittery, Alex ha diretto il settore IT di un’azienda online svizzera. L›azienda Outfittery è stata fondata nel 2012 ed è presente in otto Paesi. Il gruppo target è uomini tra 25 e 5 0 anni. Uno stilista personale compone un box di vestiti e la spedisce a casa. Von Bidder: 1 percento? Alex: Un po’ di più: 2. Ma indipendente-

Foto: Florian Kalotay/13 Photo

mente dalle cifre, è sempre troppo poco.

Da alcuni anni entrambe vi muovete in questo mondo. In questo periodo come è cambiata la quota rosa per quanto riguarda le fondatrici? Alex: È leggermente migliorata. Vengo spesso contattata da donne che desiderano fondare un’azienda, ma sono ancora nella fase delle idee. È magnifico. Ma naturalmente tutto è ancora troppo lento.

E quali consigli le chiedono? Von Bidder: Sento relativamente spesso donne che non trovano un co-fondatore. Inoltre, c’è il tema della stabilità. Molte donne che mi scrivono vorrebbero avere figli tra qualche anno. Mi chiedono: «Adesso potrei fondare un’azienda, ma cosa succede se va male?». Alex: Poiché, come noto, con Outfittery abbiamo raccolto 50 milioni di euro di capitale durante tutto il periodo iniziale, mi arrivano spesso domande da donne in questo senso. Vogliono sapere se la loro

Tesi uno: se un giovane, ad esempio appena uscito dall’università, fonda un’azienda, deve dedicare la maggior parte della sua vita a questo tema. Il suo tempo viene completamente consacrato all’azienda e per tutta la vita avrà una visione unilaterale. La tesi 1 afferma che questo non si addice alle donne perché desiderano di più dalla vita. Alex: Chi lo dice? I venture capitalist, che di solito sono uomini. Alex: Non vedo l’ora di sentire il seguito. Per la tesi 1: è fortunato che questa fesseria non è farina del suo sacco. Von Bidder: Non è una tesi, è un’offesa. Ciò che in realtà vuole dire questa affermazione è questo: le donne vogliono avere figli. Un riferimento mal celato che mira a ricordare alle donne che il loro orologio biologico corre. Attenzione, arriva la tesi numero due: chi fonda un’azienda e cerca denaro, deve lottare per la sua idea. E dire costantemente quanto è bravo. Intendere la vita come una costante promozione è qualcosa che gli uomini fanno meglio rispetto alle donne. Così dicono i venture capitalist. Anche questa è un’offesa? Alex: C’è di più. Laddove gli uomini si fanno passare per i tipi più cool con il miglior business del mondo presentando il loro forecast in modo molto positivo, le donne tendono a mostrare cifre reali. Senza raddoppiarle per la presentazione. Per i venture capitalist questo è forse deludente, ma le donne sono semplice- 

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«Sento spesso donne che non trovano un co-fondatore.»

prima che venga trattato anche dal grande pubblico, affinché tra venti anni il numero di fondatrici possa essere maggiore. Nell’educazione i ragazzi e le ragazze sono stati trattati seguendo stereotipi per troppo tempo. Qui abbiamo davvero sbagliato negli ultimi anni come società. Von Bidder: Si inizia davvero molto presto. Ho un’amica con una figlia piccola. Le viene costantemente detto quanto sia bella. Io dico: il suo aspetto non è assolutamente rilevante. In seguito si aggiunge un altro importante tema. In qualità di fondatore devi avere un’enorme fiducia in te stesso ed essere molto resiliente. È una

Lea von Bidder

Ti interessa ancora più potere femminile? Scansiona la pagina.

AR

«I ragazzi e le ragazze sono stati trattati seguendo stereotipi per troppo tempo.» Anna Alex

Come si può imparare a promuoversi in modo corretto? Alex: Non darei alcun corso dicendo alle donne di moltiplicare le loro cifre del business plan alla prossima presentazione. Sono piuttosto gli investitori a dovere cambiare qualcosa. Devono capire che ci sono delle differenze. In secondo luogo, dobbiamo discutere maggiormente il tema. Dobbiamo quindi parlare di sana sicurezza in se stessi e del motivo per cui è diversa nelle donne e negli uomini.

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Von Bidder: Al momento non esiste una

soluzione rapida. Non posso che ringraziare l’ambiente in cui sono cresciuta. Penso in particolare al fatto di essere ben presto stata incoraggiata a imparare a presentarmi.

L’educazione quale campo di preparazione? Alex: Qualcosa in questo senso. Al momento non ci sono soluzioni a breve termine. Il primo libro che ho acquistato per mia figlia è stato «Storie della buonanotte per bambine ribelli», dove vengono presentate centinaia di donne del passato, da Coco Chanel a Marie Curie. È la seed phase. Alex: Esattamente. Ho iscritto mia nipote, che ha nove anni, a un corso di robotica. Sono curiosa di vedere quanti ragazzi e quante ragazze ci saranno. Il tema necessita di attenzione e ci vorrà tempo

caratteristiche che non viene sempre ben vista nelle donne. Esistono innumerevoli studi al riguardo. Di un uomo di carattere si dice che è affidabile e forte, mentre di una donna che è cattiva e dispotica. Dobbiamo allontanarci da questa idea. Tutti noi.

Abbiamo ancora la terza tesi: le donne sono meno propense al rischio rispetto agli uomini perché pianificano la loro vita a fasi di cinque e dieci anni. C’è quindi poco spazio per fondare un’azienda perché è qualcosa di troppo poco sicuro. Alex: Non posso confermare questa affermazione per me. Credo che si stia di nuovo parlando di avere figli. Collegato a questo tema, c’è però un aspetto importante. Per le donne che vogliono fondare un’azienda può avere senso cercare un compagno che sia aperto a nuovi modelli. La scelta del partner è quindi un criterio di successo.

Foto: Florian Kalotay/13 Photo

 mente più realistiche e più oneste. Se gli investitori non riescono a convivere con questo e trovano che le donne siano troppo poco ambiziose, la colpa è loro. Perché questo non ha a che fare con la performance reale. Von Bidder: Non si tratta di lottare o meno, ma di come si viene percepiti. Molte donne credono che verrebbero viste meglio, se fossero più discrete.


Foto: Florian Kalotay/13 Photo

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Verso l’oro grazie ai dati

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AR

Per lo sciatore Niels Hintermann (23) la misurazione fa parte dello sport. Gli permette di preparare in maniera ottimale il suo allenamento.

P

er Niels Hintermann il laptop fa parte dell’equipaggiamento sportivo alla stregua di sci e bastoni: lì tiene il suo diario digitale d’allenamento. Sebbene lo sciatore zurighese indossi un cardiofrequenzimetro con fascia durante gli allenamenti di resistenza, registra in Excel diversi valori di ogni unità di training della forza con gli attrezzi o della condizione: dalla velocità

ai chilometri percorsi fino alla frequenza del battito. E non solo. Inserisce anche dati come le ore di sonno, la qualità del sonno, informazioni sui tempi di recupero e sulla sua salute generale.

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Una volta alla settimana invia tutti i dati al suo preparatore fisico, il quale li valuta e consiglia, a seconda del quadro generale, delle modifiche all’allenamento. «Può ad esempio essere il mantenimento di un’altra cardiofrequenza nell’allenamento di resistenza», afferma Niels Hintermann, «a seconda dell’intensità con cui mi sono allenato in precedenza e come questo ha influito sulla mia prestazione». I dati non incidono quindi solo sugli allenamenti futuri, servono all’allenatore anche come feedback per capire l’efficacia delle unità passate. Una cattiva qualità del

sonno per un lungo periodo può ad esempio indicare che si è in sovrallenamento o in una sua fase precedente. Tuttavia, non bisogna generalizzare. Si tratta piuttosto di analisi costanti, valutazioni, modifiche e di nuovo analisi, spiega Hintermann. Nella preparazione alla stagione agonistica Hintermann fa tappa almeno una volta in un settore totalmente high tech: nel canale a vento della Ruag a Emmen viene testata l’aerodinamicità delle tute da gara. Il test si svolge a tre livelli di velocità: 80, 100 e 120 km/h. «Alcuni materiali funzionano ad alta velocità, ma hanno dei deficit quando si

Foto: Benjamin Soland, Jean-Christophe Bott/Keystone (2)

Mirjam Oertli e Marcel W. Perren


Sorpresa al Lauberhorn: lo scorso anno Niels Hintermann ha vinto la combinata dopo un 23° posto nello slalom.

viaggia a velocità media». Il compito principale dell’assistente di Hintermann consiste quindi nel determinare al computer il migliore valore medio della tuta. Di grande importanza per il vincitore a sorpresa della combinata del Lauberhorn del 2017 è anche la tecnologia video, che permette di analizzare sequenza per sequenza e con grande precisione le discese. È anche possibile confrontare due discese, riprodu-

cendole una accanto all’altra. «In questo modo si vede esattamente dove e perché è stato perso ogni centesimo di secondo e si può lavorare in modo mirato sulla tecnica». Hintermann crede che più nessuna federazione al mondo lavori senza questi strumenti digitali.

Per uno sciatore ancora così giovane la misurazione digitale nel suo sport è normale. Non si impegna ad avere uno stile di vita

disciplinato solo per i dati. «Vado automaticamente a letto verso le 22 e mi alzo tra le 6 e le 7». Tuttavia, anche se a volte ciò non è il caso: «Non ci sono dati buoni o cattivi, ci sono semplicemente dati», afferma il 23enne. «Sebbene non si dovrebbe dimenticare di ascoltare il proprio corpo nonostante le tabelle e gli schermi, le possibilità odierne mi aiutano a trovare il meglio per la mia prestazione».

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LA POSTA C’È. PER TUTTI. Anche a notte inoltrata. La sera, quando la Svizzera si infila sotto le coperte, ha inizio la giornata di lavoro vera e propria per l’addetto alla logistica Pierre-Alain Auberson. posta.ch/pierre-alain


Block Party

L’euforia attorno al blockchain è inarrestabile. Questa tecnologia potrebbe infatti rivoluzionare non soltanto il settore finanziario. Adrian Meyer

C

hi sa da dove arriva veramente il pomodoro sul proprio piatto? E come è stato coltivato? Il consumatore si fida del supermercato, che si fida del rivenditore, che si fida del contadino che ha prodotto i pomodori secondo la qualità indicata sulla confezione. Il consumatore non può verificarlo in modo rapido e semplice. Una tecnologia che negli ultimi mesi è stata al centro dell’attenzione promette di cambiare questa situazione: il blockchain. La start-up statunitense «Ripe.io» vuole ad esempio rendere trasparente e tracciabile la catena alimentare tramite il blockchain e l’internet delle cose. Il piano: i sensori sorvegliano la crescita dei pomodori, memorizzano automaticamente su un blockchain i dati relativi alla temperatura e all’irrigazione, alla maturazione e al contenuto di zucchero. Lo stesso avviene per lo stoccaggio e il trasporto fino alla consegna. I dati vengono costantemente registrati. Sono accessibili a tutti e, grazie alla tecnologia blockchain, non possono essere manipolati. Invece di fidarsi alla cieca dei rivenditori, il consumatore ha il controllo totale.

Blockchain e pomodori: al momento sembra una strana accoppiata. Tuttavia, mostra in quali settori la tecnologia blockchain sta

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già prendendo piede. Non è considerata soltanto la base delle criptovalute come i bitcoin, ma promette una rivoluzione in innumerevoli settori economici. La Svizzera è presente in prima fila. Nell’autodefinita Crypto Valley tra Baar e Zugo si sono già insediate decine di start-up

che si dedicano alla tecnologia blockchain. Sul sito internet Cryptovalley Directory sono registrate ben oltre 500 start-up, organizzazioni e fornitori di servizi svizzeri, che lavorano con soluzioni blockchain. Le applicazioni vanno dalle nuove criptovalute alle piattaforme commerciali nell’industria finanziaria, dai dossier per auto d’occasione al controllo del trasporto di medicinali e di container intelligenti fino ad arrivare a nuove soluzioni per le donazioni e l’e-voting (vedi pagina 50). Secondo un sondaggio di IBM, circa il 70 percento di tutte le

aziende svizzere vede il potenziale della tecnologia blockchain. Ma che cosa diavolo è un blockchain? Di principio il blockchain descrive una banca dati decentralizzata. I dati non vengono salvati su un computer, ma distribuiti su molti terminali. La banca dati funziona

come una lista in continua crescita, di cui ogni utente possiede una copia esatta. I nuovi dati ven-

gono uniti in record (cosiddetti block). Questi blocchi vengono collegati (cosiddetti chain) tra loro mediante l’uso della crittografia e vengono regolarmente inviati ai computer in rete. Sebbene i singoli dati del blockchain siano di principio visibili a tutti, l’autore rimane anonimo grazie alla crittografia. È il caso di un blockchain pubblico, come quello utilizzato dal bitcoin. Le aziende utilizzano però maggiormente blockchain privati, dove solo le persone autorizzate possono accedere ai dati (i cosiddetti permissioned blockchain, vedi illustrazione a pagina 51). Caratteristica comune a entrambi: ciò che viene salvato sul blockchain non può essere alterato. Cancellare o manipolare i dati è praticamente impossibile perché ogni modifica verrebbe scoperta. Infatti, ogni blocco ha una propria


impronta codificata: il cosiddetto valore di hash, un termine che proviene dalla critto­ grafia. Il blocco successivo deve avere una copia di questa impronta, in aggiunta alla propria. Solo in questo modo può colle­ garsi al blocco precedente. Il terzo blocco ha a sua volta una copia dell’impronta del secondo e la propria, e così via. Così ogni blocco si basa su quello precedente. Chi manipola successiva­ mente un dato in un blocco mo­ difica in automatico l’impronta di questo blocco. Il blocco suc­ cessivo non è più in grado di leggere questa nuova impronta, visto che ha solo una copia dell’impronta originale. La ma­ nipolazione spezza quindi la catena e tutti i blocchi successivi non sono validi. Visto che ogni utente in rete possiede una copia del blockchain ori­ ginale, si accorge subito se qualcosa non va. Un blockchain è quindi paragonabile a un archivio vir­ tuale, trasparente, non manipo­ labile e decentrale, che non viene sorvegliato da un’istanza, bensì dalla rete. Per le transazioni la tecnolo­ gia promette la fine di tutti gli intermediari che garantiscono il rapporto di fiducia. Così in futuro si potrebbero stipulare o disdire automaticamente contratti senza l’intervento di un avvocato.

Oppure trasferire denaro senza una banca centrale, come succede per i bitcoin. Il bitcoin si basa sulla blockchain più vecchia attual­ mente esistente. È stata creata nel 2008 da Satoshi Nakamoto, lo pseudonimo di una persona ancora sconosciuta. Gli scienziati hanno studiato e descritto la relativa tecnolo­ gia già all’inizio degli anni Novanta. Con il bitcoin le transazioni ef­ fettuate in rete vengono unite in un blocco ogni dieci minuti e aggiunte a un blockchain. L’intero blockchain di bitcoin è salvato su milioni di compu­ ter ed è aggiornato costante­ mente. A inizio anno aveva

già raggiunto una dimensione di circa 180 gi­ gabyte. I nuovi blocchi vengono verificati e confer­ mati ogni dieci minuti dai cosid­ detti «miner» (mina­ tori). Chi convalida per primo un blocco riceve come ricompensa una determinata quantità di nuovi bitcoin. Così i miner creano in modo decentralizzato nuovo denaro digitale. Attualmente i miner ricevono per ogni blocco convalidato 12,5 bit­coin, che al corso attuale corrispondono a circa 75 000 franchi svizzeri. Ogni giorno

vengono creati 1800 nuovi bitcoin. Sembra facile, ma in realtà è incredibil­ mente difficile. Infatti, per convalidare un nuovo blocco devono essere risolti complicati calcoli matematici. Maggiore è la capacità di calcolo di un miner, maggiore è la possibi­ lità di risolvere questi problemi. Si aggiudica quindi i bitcoin chi possiede il computer più potente. Il mining funziona quindi come una lotteria: chi compra più biglietti aumenta le sue probabilità di vittoria. Per questo motivo il mining viene effet­ tuato industrialmente solo in giganteschi centri di calcolo, con un consumo energetico incredibilmente elevato. Visto che sempre più persone vogliono ottenere bitcoin con processori sempre più performanti, i calcoli da risolvere sono sempre più difficili. Solo in questo modo la creazione di nuovi blocchi viene mantenuta costante ed è possibile evi­ tare manipolazioni. Inoltre, il numero totale di bitcoin è limitato a 21 milioni. Attualmente è già stato estratto l’80 percento di tutti i bitcoin. Di conseguenza sem­

pre più miner si contendono con computer sempre più potenti risorse sempre minori. Ci possiamo imma­ ginare questa situazione pensando a cercatori d’oro in una miniera, dove le pepite più grandi non ci sono più da tempo. Solo chi lavora con la dina­ mite e gigantesche ruspe ha ancora possibilità di successo.

Questa competizione attorno alle capacità di calcolo ha gravi conseguenze per l’ambiente. Se­ condo il «Bitcoin Energy Index», attualmente i computer per il mi­ ning nella rete bitcoin consumano circa 73 terawattora di corrente all’anno. Ciò corrisponde al con­ sumo energetico di tutta l’Austria e circa allo 0,33 percento di quello mondiale. Una singola transazione nella rete bitcoin neces­ sita della stessa energia di circa 30 economie domestiche americane in un giorno. Il bitcoin è quindi un’enorme macchina inquinante. La maggior parte dei centri di calcolo si trova in Cina, dove vengono alimentati dall’eco­ nomica energia prodotta dal carbone. Un enorme consumo di risorse. In seguito a tutti i suoi difetti si può con­ siderare il bitcoin un blockchain 1.0: poco pratico, oldschool, lento. Tuttavia, rappre­ senta un’idea di base pionieristica che viene costantemente sviluppata. Infatti, gli sviluppatori di software di tutto il mondo la­ vorano a soluzioni per rendere la tecnologia blockchain più ecologica, efficiente e rapida. E per applicarla a settori economici comple­ tamente nuovi. Il blockchain modificherà il mondo tanto quanto internet: era questo il pensiero alla base dell’impennata del corso del bitcoin a fine 2017. In quell’occasione il corso era salito a quasi 20 000 franchi svizzeri in poche settimane, per poi crollare altrettanto rapidamente. Attualmente si atte­ sta a circa 6509 franchi. L’eco mediatico attorno al bitcoin ha dato il via a una gigantesca ondata innovativa. Vengono fondate centinaia di start-up per sviluppare ulteriormente la tecnologia 

AR Video: ecco come funzionano i bitcoin e la tecnologia blockchain.

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 blockchain e per introdurla in applicazioni completamente nuove. Queste aziende hanno raccolto miliardi di investimenti in poco tempo. L’euforia ha sorpreso anche i ricercatori che da molto si occupano della tecnologia blockchain. «Non riesco davvero a spiegarmi questo hype attorno al blockchain» afferma ad esempio Roger Wattenhofer (48), professore di sistemi distribuiti presso l’ETH di Zurigo, «perché la tecnologia risale in realtà a decenni fa». Wattenhofer crede che l’euforia iniziale si placherà tra poco. «La domanda è», afferma Wattenhofer, «se c’è sempre bisogno di un blockchain o le altre soluzioni non sono meglio». Infatti, già ora i dati

vengono salvati in modo affidabile in sistemi distribuiti. E-mail, conti bancari, dati dei clienti: «sarebbe molto sorprendente se tali dati venissero ancora memorizzati centralmente», afferma. Wattenhofer è convinto che il blockchain è ora perlopiù un termine di marketing e una soluzione tra tante nella digitalizzazione dell’economia. «Non credo che la tecnologia blockchain travolgerà il mondo così come tanti dicono», aggiunge. «La digitalizzazione nella sua totalità è molto più ampia». Il blockchain è solo una parte.

«Tuttavia, al momento vedo tantissime buone idee per la tecnologia». La grande ricerca dei blockchain è appena iniziata.

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La Svizzera e il blockchain La tecnologia blockchain prende sempre più piede nel quotidiano. Anche la scena delle start-up svizzere vuole utilizzare nei modi più disparati la tecnologia. Sei esempi. Adrian Meyer (Testo), Mathias Bader (Infografica)

1. Sorveglianza dei medicinali

La start-up zurighese Modum sviluppa sensori che monitorano costantemente la temperatura durante il trasporto di medicinali e salvano i dati in un blockchain. In seguito alle severe norme nell’UE e in Svizzera, è infatti necessaria una documentazione perfetta sulla temperatura durante il trasporto. Al fine di garantire tali prescrizioni, attualmente molti medicinali vengono refrigerati, sebbene non sia per forza necessario. Ciò fa aumentare inutilmente i costi di trasporto. La Posta Svizzera ha già costituito un partenariato con Modum.

2. Container intelligenti

Il gruppo svizzero Smart Containers sta lavorando al primo container a temperatura controllata completamente autonomo per il trasporto di medicinali che si basa sulla tecnologia blockchain. I container sono riutilizzabili, sanno quando finisce un contratto di fornitura e a chi devono spedire la fattura. L’azienda mira quindi a eliminare una gran quantità di documenti di spedizione. La compagnia aerea Emirates è già salita a bordo.

3. Voto elettronico

A metà giugno la Città di Zugo ha testato per la prima volta una votazione tramite smartphone, con un’app che si basa su blockchain. Hanno potuto partecipare gli abitanti di Zugo con un’ID digitale, che a sua volta è testata da alcuni mesi in città. Tema in votazione era l’utilità dei fuochi d’artificio durante la Zuger Seefest.

4. Carta d’identità digitale

La start-up zurighese Procivis sviluppa carte digitali basate su blockchain. Il Canton Sciaffusa è stato il primo a introdurre regolarmente una cosiddetta «eID+». Con il proprio smartphone gli abitanti possono creare un’identità elettronica. Con l’app possono accedere a servizi pubblici e salvare documenti.

5. Controllo delle donazioni

Il WWF Svizzera vuole semplificare il monitoraggio delle donazioni con la start-up blockchain di Zugo Proxeus. Questo progetto mira a permettere ai donatori di verificare se il loro denaro viene impiegato laddove desiderato. Così si potrebbe ad esempio utilizzare in modo mirato anche le microdonazioni; attualmente non vale la pena a causa degli alti costi di transazione.


Single Point of Truth

Concessionario

Ogni partecipante possiede una versione costantemente sincronizzata del dossier auto. In questo modo si crea uno stato dei dati universalmente valido. In gergo tecnico si parla di «Single Point of Truth», l’unico punto della verità.

• Dati sull’importazione • Data di vendita • Prezzo di listino

Ufficio della circolazione

Record di dati

• Numero di targa • Ultimo collaudo del veicolo

Blockchain / Dossier auto Dati verificati

Produttore auto • Tipo e dotazione • Data di produzione • Stabilimento

Single Point of Truth

Piattaforma occasioni

Proprietario dell’auto

• Km percorsi • Sinistri • Ogni servizio

Informazione diretta Con l’app di una piattaforma di auto d’occasione è possibile consultare, tramite il codice QR, dati selezionati del dossier auto. Altre possibili applicazioni Giro di prova immediato Per un giro di prova verrebbe richiesto immediatamente l’attestato di assicurazione dell’interessato tramite blockchain. In caso di autorizzazione, l’auto verrebbe resa accessibile tramite l’app. Smart contract In caso di cambio del proprietario di un veicolo, grazie ai dati convergenti del blockchain, l’acquisto, il pagamento e la modifica dell’assicurazione verranno effettuati in modo totalmente automatizzato.

• I dati del computer di bordo vengono rilevati costantemente • Licenza di circolazione

Garage

Assicuratore

• Riparazioni • Ogni servizio • Modifiche

• Attestato di assicurazione • Polizze assicurative • Sinistri

6. Auto d’occasione

La ditta svizzera AdNovum testa un cosiddetto dossier auto usate insieme all’Università di Zurigo, alla Scuola universitaria di Lucerna, all’importatore di auto Amag, all’assicurazione AXA, all’ufficio della circolazione di Argovia e all’offerente di car sharing Mobility. Una specie di curriculum vitae di un’auto con dati su incidenti, chilometri percorsi e servizi effettuati. Tutti questi dati vengono costantemente salvati in un blockchain. Gli utenti di questo blockchain registrano insieme la storia di un’auto con i loro dati specifici. Tali dati sono salvati in

modo decentralizzato, visto che ogni utente possiede una versione esatta, sempre sincronizzata del blockchain. Poiché in questo modo i record sono identici per tutti, si parla di «Single Point of Truth». Visto che si tratta di dati personalizzati, la relativa richiesta deve essere autorizzata dal creatore (permissioned blockchain). Dovrebbero così essere evitati imbrogli nelle auto d’occasione. Il dossier auto verrà attivato nel 2020 con queste funzionalità di base. È in corso la pianificazione di altre applicazioni (vedi riquadro). www.cardossier.ch

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In cooperazione con UBS

Grandi cose per le piccole imprese Oggi tutto deve essere veloce, semplice e anche sicuro. UBS lancia ora un pacchetto bancario per piccole aziende.

N

e saranno felici i responsabili delle PMI: con UBS Digital Business avranno ora accesso al moderno mondo della digitalizzazione e potranno approfittare di soluzioni intelligenti in grado di semplificare il lavoro quotidiano in ambiti come traffico dei pagamenti, e-banking o gestione della liquidità. Ne è un esempio la contabilità debitori che solitamente richiede molto tempo. Finora numerose piccole aziende dovevano sollecitare i pagamenti in arretrato, manualmente e con grande dispen-

dio di tempo. Un’operazione che ora può invece essere effettuata automaticamente, collegando in modo appropriato il software di contabilità all’e-banking. Grazie al nuovo pacchetto le PMI risparmiano tempo, che possono dedicare ai loro clienti. Alain Conte, responsabile Corporate & Institutional Client Segments: «Con la nostra offerta vogliamo semplificare il lavoro quotidiano delle 520 000 piccole imprese della Svizzera». Le nuove soluzioni innovative sono centrali per le PMI, perché anche i

clienti evolvono. Ciò detto, il contatto diretto con le aziende è e rimane un importante fattore di successo. «Miglioriamo costantemente i nostri servizi e prodotti, al fine di offrire ai nostri clienti una combinazione di prim’ordine tra tecnologia all’avanguardia e consulenza individuale», spiega Conte. Innovazione a parte, uno dei temi di grande importanza per le PMI è la sicurezza informatica, nel presente e nel futuro. Le impostazioni individuali di sicurezza permettono di aumentare ulteriormente la sicu-

I piccoli aiutano i grandi La collaborazione con start-up di fintech aiuta una grande banca come UBS a consolidare la sua posizione di leader nel settore digital banking. Max Fischer

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ria. In modo particolare, idee che contribuiscono a rendere il banking ogni giorno un po’ più semplice e comodo per i clienti. Ciò ha portato UBS a essere la prima banca in Svizzera a introdurre la firma elettronica legalmente riconosciuta. Kubli constata che le richieste di innovazione non provengono tanto dal mondo bancario, bensì direttamente dai clienti. «Le esperienze incontrate con aziende di altri

Esempio di successo: SumUp.

settori sono la principale forza trainante per le innovazioni. Anche per quelle che non ci si aspetterebbe necessariamente da una banca». Ad esempio con l’UBS Immo-Check,

Foto: Getty Images, SumUp

Q

uando delle start up collaborano con grandi aziende come UBS, si crea spesso una situazione win-win», afferma Andreas Kubli, responsabile Multichannel Management & Digitalizzazione, UBS Switzerland SA. In fatto di cooperazioni gli interessano soprattutto buone idee provenienti da ambiti che non hanno a che fare con le competenze chiave della banca e che portano nuove tecnologie nell’attività banca-


Foto: Getty Images, SumUp

«Vogliamo semplificare il lavoro quotidiano delle piccole imprese.» Digital Business Tools per PMI – E-mobile banking rapido e di facile consultazione – Soluzioni intelligenti per il traffico dei pagamenti giornaliero – Gestione della liquidità per evitare impasse finanziarie Pochi clic, sicurezza assoluta: l’offerta è appositamente pensata per piccole imprese.

rezza nell’e-banking, ad esempio bloccando i pagamenti in singoli Paesi o intere regioni. Conclusione: UBS desidera essere l’interlocutore privilegiato delle piccole aziende in

tutto il Paese. Così le PMI potranno beneficiare dell’ampio know-how e della vasta esperienza di una banca universale leader di mercato.

chi è interessato a un immobile riceve una valutazione dell’oggetto desiderato direttamente sui portali di ricerca ImmoScout24 o Homegate. Kubli e il suo team osservano ogni giorno i nuovi sviluppi in tutto il mondo. La loro strategia: guardare cosa piace ai clienti nei mercati internazionali e trasformarlo in una soluzione adatta alla Svizzera. Così UBS è al passo con i tempi. Un esempio riuscito di collaborazione è la gestione della liquidità per PMI e microimprese con il Liquidity Cockpit. «In questo caso lavoriamo direttamente con lo sviluppatore di software Bexio», racconta Kubli. Questo tool intelligente tiene automaticamente conto, oltre che dell’attuale stato del conto, anche di tutte le fatture dei clienti in sospeso e di tutte le fatture dei fornitori arretrate. Tiene inoltre nota degli investimenti necessari ad esempio per nuovi macchinari o per l’aumento delle scorte in magazzino. Ciò consente di pianificare la liquidità per mesi. E non è tutto: con il consenso del

cliente, Bexio può riprendere giornalmente i dati bancari di UBS, consentendogli di vedere automaticamente lo stato aggiornato quando effettua il login nell’e-banking. Perché UBS fa ricorso a un partner? «Non dobbiamo fare da soli tutto ciò che offriamo ai nostri clienti», afferma Kubli. Una risposta convincente: grazie alla loro struttura organizzativa, le start-up sono molto più agili. Inoltre, possono ridurre sensibilmente il tempo che intercorre tra la nascita di un’idea e la sua entrata sul mercato. Di questo non approfitta solo UBS: le start up sono felici di poter partire subito con una piattaforma valida e un ampio portafoglio clienti. A ciò si aggiunge che una grande banca affermata offre ai newcomer sicurezza, know-how e un’ampia rete di contatti. Un altro vantaggio: «Negli ultimi anni abbiamo raccolto molte esperienze collaborando con le start up», spiega Kubli. È stata così trovata una buona via per non «soffo-

– Migliore garanzia di sicurezza possibile – Informazione in tempo reale con notifiche push – Consulenza competente e reperibilità in caso di domande Estratto dall’UBS Offering per PMI

care» le start up con la complessità dei processi e delle strutture di una multinazionale. Una serie di storie di successo dà ragione a UBS, come ad esempio SumUP. Il terminale per carte senza cavo e senza contatto trasforma ogni smartphone in una cassa. Pizze a domicilio, bancarelle o piccoli negozi: i clienti possono ora pagare con la carta in tutta semplicità. In questo modo UBS amplia l’ecosistema digitale per i suoi clienti commerciali. Utilizzato con successo è anche IDnow. Questa piattaforma verifica subito i documenti d’identità di 7 miliardi di persone e fa sì che da USB si possa diventare clienti senza dover mettere piede in filiale. L’esperto in digitalizzazione Andreas Kubli è convinto: «Affinché UBS possa ampliare il suo ruolo di banca leader, la tecnologia è decisiva». Ha quindi senso «avere il know-how e l’esperienza nel proprio settore IT e collaborare con partner esterni per soluzioni specifiche».

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Robin (15) e lo stress sociale Almeno 80 messaggi al giorno e fino a sei ore in rete. A Robin piace condividere la sua vita con gli amici. Ma ci sono anche lati negativi. Gabi Schwegler

I

l mio cellulare è la mia sveglia, ovviamente. Appena apro gli occhi controllo chi mi ha scritto di notte. Poi invio uno snap di buongiorno alla mia streak. Alla maggior parte degli adulti queste parole non diranno niente. Si riceve una streak quando ci si scambia uno snap per tre giorni di fila. Accanto al nome appare quindi un piccolo fuoco. Per mantenerlo bisogna inviarsi reciprocamente un messaggio ogni giorno. Accanto al nome viene visualizzato il numero di giorni da cui si è in contatto. Con una mia amica ho già 430 streak. Ci siamo quindi

inviati almeno uno snap reciproco ogni giorno per più di un anno. Al momento ho

circa 40 streak con amici e conoscenti. Il mio snap del mattino è di solito solo la parola «Buongiorno», lo invio a tutte queste persone. Se i miei genitori e le mie sorelle più piccole non sono a casa e io faccio colazione da solo, faccio scorrere il feed di Instagram. È però un passatempo, perché non posto molto lì. Facebook è ormai out visto che nessuno della mia età è veramente attivo su questo social. Dopo la scuola professionale o la mattinata in ufficio, la prima cosa che faccio è guardare chi mi ha scritto. Apro innanzitutto l’app con il maggior numero di messaggi non letti. Poi con i miei amici decido perlopiù via Whatsapp cosa fare la sera. Scriviamo

Riesce difficilmente ad immaginarsi una vita senza social media: «In vacanza non c’era la WLAN. Era terribile».

«I genitori devono controllare» Otto Bandli (58), docente presso l’Alta scuola pedagogica di Zurigo, sull’importanza dell’empatia e del comportamento attento di genitori e insegnanti. 54 www.giornatadigitale.swiss

Robin afferma che si immagina la vita senza internet molto più semplice. È sorpreso? No, perché anche noi adulti soffriamo di questa costante disponibilità e ci stressiamo da soli inutilmente. Mi preoccupa di più il fatto che finora si prevedono poche controtendenze.

Quale cambiamento nella vita dei giovani portano principalmente i social media? I giovani curano e vivono lì le loro amicizie. Di conseguenza, i comportamenti aggressivi e l’emarginazione si riscontrano sempre più nei social media. Questo spazio virtuale richiede un’altra capacità di affrontare i conflitti, che i giovani devono apprendere il più rapidamente possibile.


soprattutto in chat di gruppi, di dialoghi ne faccio pochi. Penso spesso che un mondo senza internet sarebbe molto più semplice. Sarei meno stressato e si deciderebbe cosa fare in modo vincolante. Lo so che mi creo da solo la pressione, ma è bello essere in così stretto contatto con gli amici. Ci inviamo

messaggi per dirci che non ci dimentichiamo dell’altro. Mi piace. Se mia mamma ha cucinato qualcosa di davvero buono o mangio in un luogo par­ ticolare, ad esempio su una barca durante le vacanze, snappo una foto del pranzo. Quando la invio, non mi aspetto necessariamente una risposta. Gli snap servono soprattutto a divertire gli altri e a condividere esperienze

AR

In che misura è diverso? L’empatia, la capacità quindi di imme­ desimazione, è la parola chiave. È più semplice immedesimarsi in qualcuno seduto davanti a noi, di cui percepiamo i segni non verbali come la mimica e la gestualità. Poiché nei media elettronici questo non succede, aumenta il rischio di scegliere le parole sbagliate. L’offesa ha quindi grandi conseguenze. Come si impara l’empatia? Nessuno viene al mondo con la compe­ tenza sociale. È perciò importante che i giovani imparino a parlare dei propri

Foto: KellenbergerKaminski

«Penso spesso che un mondo senza internet sarebbe molto più semplice.»

sentimenti, nonché a riconoscere e capire le emozioni degli altri. Dovrebbero farlo soprattutto a scuola, perché è possibile imparare un comportamento sociale rispettoso solo in un contesto sociale. Nel piccolo contesto familiare è possibile solo limitatamente.

Qual è il compito degli insegnanti? Devono assumersi la responsabilità del comportamento sociale in classe. Vale a dire far capire ai giovani che nel mondo digitale valgono le stesse regole di quello analogico e che devono esigere

divertenti. Spesso è una specie di prova che si è realmente in un posto: ad esempio a un bel concerto o su una barca con 200 CV. Se per la sera non ho programmi, guardo spesso serie su Netflix. A volte gioco a «For­ tnite». Ma poi mi agito troppo e perciò le 

e praticare rispetto reciproco, tolleranza e coraggio civile. E gli insegnanti devono controllare. Il mobbing ci mette un certo periodo a insinuarsi nei due mondi. Non è qualcosa di improvviso.

Che cosa intende con controllare? È importante che gli insegnanti si informino costantemente e percepiscano i segnali se un ragazzo non si sente a suo agio in classe. Il lavoro relazionale degli insegnanti è decisivo. Poi è richiesto un intervento rapido e coerente. In caso di violenza e mobbing vale il concetto 

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«Trovo imbarazzante quando i genitori seguono i figli sui social.»  serie sono più rilassanti. Spesso chatto anche un po’ oppure studio per la scuola. Trovo tra l’altro imbarazzante quando i genitori seguono i loro DOMANDE figli sui social media. E bloccare i conti non porta alcun risultato. Troviamo sempre un modo per accedere. Parlo in modo molto

aperto con i miei genitori dei social media e alle media ho ad esempio fatto una presentazione, durante una serata per i genitori, su Instagram e Snapchat. È incredibile quanto poco ne sappiano gli adulti. Forse è per questo che si preoccupano così tanto. Quando eravamo in vacanza, non avevamo la WLAN nell’appartamento. Era terribile. Mi inner-

FLASH

App preferita?? Snapchat. Ore al giorno in internet? Troppe. Da tre a quattro ore, in vacanza da sei a otto. Parola preferita? Lit e fix. Numero di messaggi al giorno? Almeno 80 nelle mie streak.

vosisce non poter avere contatti e ho paura di perdermi qualcosa. Perciò dopo cena sono sempre Facebook? Out. andato al bar della spiaggia dove c’era la WiFi. Se accanto a uno streak appare l’emoji della clessidra, si hanno ancora quattro ore per scriversi, altrimenti si perde il fuoco. Perciò prima di addormentarmi scrivo ancora a tutti «notte».

AR

Clic, like, post: succede in 60 secondi in internet.

 di zero tolleranza. Non bisogna assolutamente guardare da un’altra parte per paura di non riuscire a reagire in modo corretto.

media si parlava del suicidio di una ragazza vittima di cybermobbing. Non è poi così difficile, ma i genitori devono prendersi tempo per i loro figli.

Ciò significa che i genitori possono tranquillamente lasciare la responsa-­­­­ bilità alla scuola? Assolutamente no. L’obbligo di controllare vale anche per i genitori. Devono interessarsi del mondo dei loro figli, essere curiosi e mostrare loro di essere sempre aperti al dialogo. Ciò significa non discutere di un tema difficile solo quando, come lo scorso anno, nei

A proposito di tempo: è disponibile un valore indicativo di quante ore i giovani dovrebbero trascorrere con il cellulare? Più utile di un valore indicativo è per me un rapporto equilibrato tra un’organizzazione della vita mediale e non mediale. Consiglio ai genitori di incentivare i loro figli a svolgere attività come incontrare gli amici, praticare sport e a volte non fare niente.

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I genitori dovrebbero seguire i figli su social media come Instagram o Snapchat? No, lo sconsiglio. I giovani non vogliono essere spiati dai loro genitori. I genitori dovrebbero però chiedere ogni tanto cosa succede in rete e farsi spiegare i social media e i nuovi trend. E la cosa più importante: sono dei modelli, sia per quanto riguarda il comportamento sociale che nell’utilizzo dei media elettronici. Maggiori informazioni e link importanti: www.giovaniemedia.ch; www.feel-ok.ch; www.safersurfing.ch


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Buongiorno bambini! Il quotidiano è altamente digitale, mentre le scuole e gli asili non lo sono. Il robot Thymio mira a cambiare questa situazione. Iris Kuhn-Spogat

V

i meravigliate che i vostri figli imparino grosso modo le stesse nozioni e in linea di massima nella stessa maniera in cui avete imparato voi? Benvenuti nel club. La digitalizzazione ha cambiato diverse cose: in molte industrie e Paesi si cerca disperatamente personale per lavori che cinque anni fa nemmeno esistevano.

Foto: Thymio

Il 65 percento degli attuali allievi delle scuole elementari svolgerà una professione che al momento non esiste ancora.

Nel Piano di studio 21, «Media e informatica» formano un unico modulo. Tuttavia, quanto in là bisogna spingersi? Alcuni politici e numerosi capitani d’industria richiedono da tempo che i bambini conoscano la programmazione così come conoscono l’alfabeto. Al WEF Martin Vetterli, presidente del Politecnico di Losanna (EPFL), ha dato il via al progetto digitalswitzerland durante una pausa caffè al centro dei congressi di Davos insieme a Marc Walder. In occasione della 2a Giornata digitale svizzera del 25 ottobre Marc Walder, padre di due figlie, CEO di Ringier e forza trainante del progetto, annuncerà: «Il maggior numero possibile di bambini nel maggior numero possibile di classi dovrà

poter imparare in modo ludico con Thymo come funzionano i computer». Thymo è un piccolo robot. L’hardware è stato sviluppato dal Gruppo Mobot dell’EPFL e dalla scuola d’arte di Losanna ECAL. Il software è stato creato in cooperazione con l’Autonomous Systems Lab dell’ETH di Zurigo. In Thymio c’è così tanto brain power che il robot è semplice da programmare. Già i bambini dell’asilo possono utilizzarlo. «I ragazzi devono imparare a strutturare in maniera metodica i problemi, in modo che determinati compiti formali possano essere risolti anche con un computer», afferma Vetterli. All’EPFL la materia si chiama computational thinking, Vetterli desidera una sua variante già nella formazione di base. «Le macchine come Thymio preparano i bambini alla digitalizzazione».

Oggi è ancora una questione di fortuna se un bambino impara a scuola a utilizzare la tecnologia. Chi vuole lavorare con Thymio può seguire una formazione. Finora hanno frequentato questo corso 1000 insegnanti delle scuole elementari; sono in uso circa 5000 robot. «Vogliamo far crescere notevolmente tale cifra», afferma Walder.

«Le macchine come Thymio preparano i bambini alla digitalizzazione.» Martin Vetterli, presidente EPFL

Per la formazione, gli strumenti didattici e simili è necessario un milione di franchi. Questo budget è stato approvato dal consiglio del Politecnico federale sotto la guida di Fritz Schiesser, Lino Guzzella e Martin Vetterli. Una volta conclusa la prima fase, i robot Thymio verranno acquistati e distribuiti. Si inizia con il «progetto delle Alpi». Infatti, i primi cantoni a essere «thymiotizzati» sono montagnosi: Uri, Svitto, Lucerna, Ticino e Vallese. Se le aspettative saranno rispettate, Thymio rivoluzionerà le lezioni, in tutto il Paese.

AR

Volete vedere Thymio in azione? Scansionate la pagina e fate partire il video.

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Like me!

I like sui social media: status symbol e modello commerciale. Perciò spesso si bara. A volte con molta sfrontatezza. Benjamin Rüegg*

1. Gruppi Whatsapp L’algoritmo di Instagram premia i post che ricevono tanti like e commenti nei primi 30-60 secondi. Per questo motivo esistono i cosiddetti gruppi «Engagement» su Whatsapp e Telegram. C’è un gruppo per qualsiasi tema (fashion, fitness, auto, ecc.). Spesso tali gruppi contano centinaia di partecipanti. Quando qualcuno pubblica un nuovo contenuto su Instagram, posta immediatamente il link nel relativo gruppo e tutti devono mette un like al post o commentarlo, anche se non ci si conosce (regola di ammissione a questi gruppi, vedi riquadro). Il servizio russo di messaggistica «Telegram» è ancora più amato di Whatsapp: i gruppi di Whatsapp possono avere «solo» 256 partecipanti, mentre quelli di Telegram fino a 30 000. Esistono gruppi «engagement» su Telegram con oltre 8000 partecipanti. 2. Power Like I Power Like sono like provenienti da grandi account reali. Gli offerenti di Power Like hanno decine di grandi profili Instagram con numerose centinaia di milioni di fol-

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Regole di un gruppo Whatsapp 1. Non chiacchierate, condivi­ dete solo i link di Instagram. 2. Mettete like e commentate il post il più velocemente possi­ bile (entro 20 minuti). 3. Postate solo tra le 19:30 e le 20:30, al fine di limitare l’onere per tutti. 4. Utilizzate hashtag rilevanti nei vostri post. 5. Commentate con almeno 3 parole e con gli emoji adeguati. 6. Il sistema funziona solo se tutti sono attivi. Chi non è atti­ vo viene eliminato dal gruppo. 7. Più persone ci sono nel gruppo, più è efficace.

lower. Se si acquista un Power Like, si ricevono like da questi account. Ciò ha un effetto positivo sull’algoritmo e sulla portata.

3. Unfollow bot Molto amati sono i cosiddetti follow/unfollow bot. Questi bot seguono in automatico giorno e notte qualsiasi profilo per poi smettere di seguirlo dopo qualche giorno. È una specie di rete di cattura virtuale: gli utenti ignari ricambiamo il «segui» e non notano che lo stesso profilo li defollowa dopo qualche giorno. Con questo trucco questi bot rac-

colgono molti nuovi follower in pochi giorni. Poiché con Instagram si possono seguire solo 7500 profili, questi account devono mantenere costantemente l’equilibrio e smettere di seguire i profili prima o poi. Gli unfollow bot vengono spesso utilizzati dai marchi o dagli influencer perché sono molto efficaci per un breve periodo. A lungo termine però non lo sono. Chi disdice i bot, perde più follower di quanti ne guadagna. Un circolo vizioso.

4. Comperare i follower Il metodo più economico e veloce: comperare i follower. Tuttavia, oggi non lo fa quasi più nessuno, anche se succede ancora. 500, 5000 o 50 000 follower: chi paga può acquistare il numero di follower che desidera. Per circa 9 dollari si ottengono 1000 follower sul proprio profilo, 10 000 costano circa 65 dollari. Come previsto, la qualità dei follower è pessima, visto che nella maggior parte dei casi non si tratta di account «reali»: i nuovi follower non interagiscono con i nuovi post e poco a poco scompaiono dal profilo perché Instagram riconosce e cancella costantemente questi profili. Efficace non lo è, ma a prima vista fa sembrare buono il numero di follower. Le aziende si fanno ancora abbagliare dal numero di follower. Tuttavia, risulta molto più importante quanti follower interagiscono davvero con i contenuti, ovvero mettono un like o commentano il post (engagement). 5. Comperare l’engagement Invece di comperare semplicemente 50 000 follower, si può anche optare per la variante più «lenta»: i nuovi follower non vengono

Foto: iHeart

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rima di essere rilevato da Facebook, Instagram non aveva algoritmi. Sono stati introdotti ad agosto 2016. Da allora il feed non viene più visualizzato in ordine cronologico, ma è Instagram a porre le priorità per gli utenti. Prima si poteva postare una foto alle 17 ed essere sicuri che avrebbe ottenuto molti like e commenti visto che a quell’ora le persone stanno rientrando a casa. Ora decide Instagram quali foto appaiono per prime nel feed. Ciò porta a metodi sempre nuovi per ingannare l’algoritmo.


Foto: iHeart

aggiunti al profilo in una volta, ma a distanza regolare, ad esempio 50 al giorno. Chi è disposto a spendere di più può inoltre comperare l’engagement falso: i follower acquistati scrivono commenti e mettono like a tutti i nuovi post. A prima vista sembra tutto molto vero. Se però si guardano più attentamente ad esempio i commenti, si vede che tanti contengono solo emoji e che non hanno alcuna relazione con la foto.

6. Comperare i profili sul mercato nero Sebbene le CGC di Instagram lo vietino espressamente, sul mercato nero si trovano in vendita grandi profili di Instagram. Visto che gli offerenti vogliono rimanere anonimi, di solito si paga in bitcoin. Chi vende un profilo Instagram sul mercato nero vede la sua portata ampliata come per magia: gli account hanno migliaia di follower e gli offerenti promettono di solito quanti like per post ci si può attendere. 7. Comperare gli shout out Spesso i grandi account vendono anche «shout out» ai piccoli profili. Un influencer o un grande account posta su Instagram una foto di un altro account e linka o tagga il relativo profilo, regalando così a quest’ultimo qualche nuovo follower. I marketplace creati a questo scopo (ad es. www.shoutcart.com) fanno da mediatori per i grandi account e guadagno fino a 3000 dollari per shout out. *Benjamin Rüegg è sviluppatore web e fondatore del tool di analisi degli influencer www.likeometer.ch

Richiesta digitale d’amore: questa opera di street art a Vancouver ha ricevuto 45 000 like nella prima ora.

Scansionate e cliccate: ecco i principali influencer svizzeri.

AR

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Scalpello e sega sono ormai acqua passata. Il medico legale Michael Thali punta sulle tecnologie digitali e crede che tra pochi decenni non sarà più necessario incidere i corpi durante l’autopsia. Gabi Schwegler (Testo), KellenbergerKaminski (Foto)

CSI: Irchel N

on è un posto ordinario: tre parcheggi per i medici di turno, uno per la polizia e due per i visitatori. È un posto dove in questa mattinata ventosa il carro funebre si è già fermato tre volte. All’Istituto di medicina legale (IRM) dell’Università di Zurigo a Irchel vengono esaminate in media dieci persone decedute alla settimana, provenienti dal Canton Zurigo e dai cantoni limitrofi, la cui morte è stata improvvisa e inaspettata ed esiste il sospetto che sia stata causata da un atto di violenza. Nelle serie poliziesche televisive l’autopsia viene effettuata con scalpello, sega e iniezioni. La realtà del medico legale Michael Thali (50), che dirige l’istituto zurighese dal 2011, è diversa. 20 anni fa, in una baracca provvisoria dell’Istituto di medicina legale dell’Università di Berna, ha sviluppato insieme al suo team la virtopsy, l’autopsia virtuale senza scalpello. «Allora era una rivoluzione ed era molto contestata soprattutto nella cerchia di esperti di lingua tedesca» afferma Thali, che con una punta di orgoglio nomina en passant il suo soprannome «Digithali». Oggi il metodo si è da tempo affermato in tutto il mondo e viene utilizzato dai principali centri di medicina legale della Svizzera. «Con l’aiuto dei dati rilevati in modo digitale possiamo rispondere a circa l’80 percento delle domande forensi. Per i

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casi non problematici, la documentazione risulta perfino di qualità superiore». Questa scoperta è valsa a Thali e al suo team lo Swiss ITC Award nel 2015, con il quale vengono premiati «digitalizzatori» innovativi in Svizzera. Il fattore che ha dato il via alla ricerca di questi nuovi metodi è stato l’omicidio di Kehrsatz nel 1985, ancora oggi irrisolto anche

perché non era possibile rispondere in modo inequivocabile alla questione riguardante l’arma del delitto. Con una virtopsia viene creata una tomografia computerizzata del corpo. In aggiunta il virtobot (un robot adattato che viene ad esempio utilizzato nell’industria automobilistica per la garanzia della qualità) svolge una scansione superficiale del corpo. Inoltre, il robot effettua fotografie del tes­suto del corpo, che possono poi essere applicate sulla salma in 3D. I processi risultano quindi più rapidi e i corpi possono essere restituiti più velocemente alle famiglie. «L’aspetto più importante è però che il corpo rimane intatto. Ciò è di conforto ai familiari, soprattutto quando si tratta di bambini deceduti in maniera improvvisa», afferma Michael Thali. «Inoltre la tridimensionalità del corpo rimane memorizzata per sempre. Ciò semplifica il lavoro investigativo della polizia e del ministero pubblico e aumenta notevol- 


Autopsia tramite tomografia compu­ terizzata: grazie alla virtopsia il corpo rimane perlopiÚ intatto.

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Il medico legale e ideatore della virtopsia: Michael Thali, soprannominato «Digithali».

Reperti più rapidi ed esatti: al computer vengono valutate le scansioni.

mente le possibilità di ricostruzione». Il numero di esami forensi, nei quali è stata effettuata solo una virtopsia e non un’autopsia classica, è passato da 30 casi nel 2015 a circa 200 nel 2017. Ma si percepisce subito quando lo si incontra che Thali è un uomo impegnato e un medico che non vuole sedersi sugli allori. La sua visione è più ampia. «Stiamo lavo-

che viene decomposto durante il consumo di alcol, è una molecola grande. «Penso che potremo utilizzare regolarmente questo metodo tra meno di dieci anni», afferma Thali. Il rilevamento di droghe e medicinali è ancora una sfida a lungo termine a causa della bassa concentrazione. «E potremo individuare il filamento dei geni con questo metodo solo tra circa 50 anni». Sulla base delle informazioni dei geni è ad esempio possibile creare precisi identikit per la ricerca di criminali. Poco prima di mezzogiorno, sul materasso a depressione si trova già il terzo cadavere davanti al tunnel di scansione. Sul corpo senza vita sono stati applicati diversi contrassegni adesivi, che fungono da referenza per la successiva costruzione del modello in 3D. Dietro a un vetro siede Lars Ebert (41), che insieme a Thali è arrivato all’IRM di Zurigo da Berna ed attualmente lavora all’ulteriore sviluppo della procedura per la virtopsia. Studia insieme al suo team i metodi di deep learning che mirano a semplificare il lavoro dei medici legali. «Una tomografia compu-

rando a una diagnostica per immagini, che ci permette in un solo colpo di dimostrare la presenza di alcol, droghe e medicinali nel corpo, senza doverlo incidere. E a lungo ter-

mine sarà anche possibile ricavare il filamento dei geni». All’IRM si sta quindi studiando, in prima mondiale, un nuovo metodo per individuare con la risonanza magnetica tomografica la concentrazione alcolica nel corpo. Si tratta della parte più facilmente realizzabile della visione di Thali perché l’etanolo,

terizzata può avere fino a 10’000 singole immagini, la cui analisi da parte di un radiologo può richiedere ben otto ore», afferma Ebert.

Vista la sua elevata densità, il proiettile (in chiaro sulla foto) è ben riconoscibile nella tomografia computerizzata.

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Un sistema automatizzato in grado d’imparare dovrebbe poter riconoscere in futuro le fratture, misurare l’urina nella vescica e individuare il peso del cuore. «In questo modo, nella valutazione il medico legale potrebbe concentrarsi sulle particolarità registrate dal sistema». In Svizzera, dove ci sono tra gli 80 e i 100 omicidi all’anno, è meno decisivo rispetto ad altri Paesi dove i casi sono maggiori come il Sudafrica, gli USA e il Messico. «La nostra ricerca potrebbe servire ai colleghi di questi Paesi perché attualmente, per

motivi di tempo, non riescono a rispettare tutti gli standard qualitativi per le autopsie», afferma Ebert. Una seconda priorità di ricerca è la ricostruzione di luoghi del delitto con l’aiuto della realtà virtuale (VR). Insieme al centro di competenza per il 3D dell’Istituto forense della polizia cantonale zurighese, vengono ricostruiti e resi accessibili con gli occhiali VR i luoghi del delitto. «In questo modo possiamo riportare i reo confessi o i presunti colpevoli sulla scena del crimine originale e ottenere risposte più affidabili alle domande ancora in sospeso sullo svolgimento dei fatti», afferma Ebert. Quando ne parla il responsabile dell’istituto Thali, il suo entusiasmo è tangibile. «Dobbiamo rendere disponibili questi nuovi metodi ai ministeri pubblici e agli inquirenti della polizia e convincerli dell’effi-

cacia di queste possibilità digitali. Così come lo abbiamo fatto con la virtopsia», afferma e varca la porta di vetro abbandonando lo scantinato con la grande scritta Virtopsy.


Interessati alla scienza forense? Scansionate la pagina per scoprire maggiori dettagli.

AR

Foro del proiettile ben visibile La virtopsy permette di riconoscere chiaramente la traiettoria del proiettile nella testa della vittima. Il foro del proiettile è ben visibile: il punto d’entrata nell’occipite, i frammenti di ossa staccati e la frattura sulla volta cranica (in alto), causati dal rimbalzo del proiettile.

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L’algoritmo per l’orario perfetto

Molti treni e una rete limitata di binari: i cambiamenti di orario sono per le FFS una grande sfida. Un sistema informatico mira a cambiare questa situazione.

L

a rete ferroviaria svizzera è una delle maggiormente trafficate al mondo. Affinché i treni non si scontrino, è necessaria una pianificazione precisa. Ciò che oggi avviene con un oneroso lavoro manuale dovrebbe venire progressivamente automatizzato dal 2020. Le FFS stanno

Foto: Márton Botond

sviluppando un algoritmo che allestisce l’orario perfetto. «Il nuovo sistema mira a garantire che i treni viaggino nel modo più armonico possibile», afferma Julian Jordi,

membro del team dell’algoritmo delle FFS. «Idealmente in futuro i macchinisti incontreranno solo semafori verdi». Ciò permetterà di utilizzare in modo ottimale la rete di binari. Anche in futuro saranno gli umani a stabilire le condizioni per l’orario. Jordi: «Le aziende dei trasporti indicano ad esempio quando al più tardi un treno deve la-

Claudia Mascherin

sciare la stazione o quanto può durare al massimo un viaggio». Il computer raccoglie poi tutte le richieste e compone l’orario ottimale. Qui potrebbe succedere che anche l’intelligenza artificiale raggiunga i suoi limiti. «La rete di binari è limitata, ci possono sempre essere conflitti di occupazione», spiega Jordi. «L’importante è che il sistema mostri rapidamente altre varianti». Questo dovrebbe essere il caso anche quando ad esempio un treno viene cancellato o quando, come quest’estate, ci sono importanti cambiamenti di orari a causa di grandi cantieri. «Finora in questi casi i pianificatori erano molto sollecitati», afferma Jordi. «In futuro questo sistema permetterà di allestire in tempi brevi un orario affidabile che tenga conto delle esigenze dei clienti.». In queste situazioni i pianificatori e i disponenti si

trasformeranno in una sorta di direttori d’orchestra e dalle proposte generate dal computer sceglieranno solo la variante più confortevole per i passeggeri. Attualmente gli sviluppatori interni delle FFS stanno effettuando diversi test, di successo, con prototipi e vengono aiutati da diverse scuole universitarie. Inoltre, in un concorso internazionale, le FFS invitano i programmatori a partecipare attivamente. Questi possono inoltrare le loro idee tramite la piattaforma «CrowdAl». Finora sono

già pervenute 50 proposte, afferma Jordi che ripone grandi speranze in queste proposte. «Spesso succede che il miglior spunto di riflessione provenga proprio da chi non è del settore». Se tutto va secondo i piani, dal 2025 i computer allestiranno gli orari per tutta la Svizzera.

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Cercasi cyber-eroi

La Svizzera deve dotarsi di una Miss o un Mister Cyber. Su questo concordano tutti. Il pericolo che i sistemi vengano hackerati cresce di giorno in giorno. Tuttavia, non si procede alla velocitĂ auspicata. Andrea Willimann

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«La creazione di una cyber-difesa è troppo lenta»

D

opo gli attacchi alla Ruag, ditta attiva nel settore dell’armamento, e a diversi uffici della Confederazione, anche il Consiglio federale ha capito che in futuro la Svizzera deve potersi proteggere meglio dagli attacchi informatici. Tuttavia, Berna non si lascia stressare: i dipartimenti competenti della difesa (cyberdefence), della giustizia (perseguimento penale dei crimini informatici), nonché delle finanze e dell’economia (protezione delle infrastrutture critiche, sicurezza informatica) possono prendersi il loro tempo. A luglio il Consiglio federale ha comunicato di voler creare un centro di competenze e assumere un Mister o una Miss Cyber. Ma solo nel corso del prossimo anno! Entrambi verranno inglobati nel Dipartimento delle finanze. Nomen est omen: le finanze federali non possono prendere una brutta piega. Non tutti sono disposti ad accettare questo ritmo pacato. Ad agosto la Commissione della politica di sicurezza (CPS) del Consiglio nazionale ha deciso all’unanimità, cosa rara, di scrivere una lettera al Consiglio federale. «Invitiamo il Governo a proseguire con la difesa contro le minacce elettroniche e a predisporre anche con urgenza l’assunzione del Mister o della Miss Cyber», afferma il presidente della CPS Werner Salzmann (55). Infatti, il Consiglio federale ha previsto solo «autorizzazioni a emanare istruzioni».

Illustrazione: Shutterstock

«Si procede con troppa lentezza», critica Salzmann. Sebbene si parli sempre molto della creazione di una difesa informatica, di concreto c’è poco. «La Svizzera non può però

permettersi di rinviare i lavori necessari». L’attuale Centrale d’annuncio e d’analisi per la sicurezza informatica (Melani) deve quindi ricevere tempestivamente più soldi e personale. «È inoltre necessario migliorare immediatamente la tutela delle infrastrutture critiche e rendere attenta l’economia ai

possibili pericoli». È quanto richiesto al Consiglio federale anche dall’organizzazione mantello ICT Switzerland, che desidera una campagna di prevenzione per i rischi informatici, analoga a quella Stop Aids. Anche qui la Confederazione è ai primi stadi. A fine agosto l’Ufficio federale per l’approvvigionamento economico del Paese (UFAE) ha presentato il tanto atteso standard mi-

Israele e gli USA ai primi posti Altri Paesi sono molto più avanti della Svizzera. Gli Stati Uniti, ad esempio, prestano particolare attenzione alla guerra in rete già da anni. Di grande esempio per la Svizzera è però Israele che può vantare esperti per i migliori hacker informatici. La sua unità informatica, la Unit 8200, è diventata la più grande associazione dell’esercito israeliano. E si dice sia più che efficace: si pensa che la Unit 8200 sia stata il produttore del virus informatico Stuxnet che nel 2010 sabotò i sistemi di gestione degli impianti iraniani dell’uranio arricchito. L’unità informatica è molto amata dai giovani israeliani. Il reclutamento inizia a scuola, dove vengono selezionati gli allievi particolarmente dotati. In programmi speciali i 14enni imparano già una combinazione tra scienze informatiche e cyber-lotta. Dopo il loro periodo di servizio di tre anni molti soldati dell’unità sono passati all’economia privata e con le loro aziende non solo hanno avuto successo, ma sono diventati ricchissimi.

nimo per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC), che invita le aziende a proteggersi da attacchi hacker e da altri rischi informatici. Nell’ambito dei cyber-rischi anche tutti gli altri dipartimenti sono nel pieno dei lavori: l’attiva strategia del Consiglio federale «Svizzera digitale» dà molto da fare nel 2018. In prima fila figurano il Dipartimento della difesa e il Dipartimento degli affari esteri, che curano anche cooperazioni internazionali nel settore della sicurezza informatica. Quest’estate hanno iniziato la loro formazione nell’esercito le prime 25 cyber-reclute. Un corso pilota per il quale la ricerca dei partecipanti è stata onerosa. L’esercito desidera avere almeno 100 specialisti informatici. Sarà però costoso trattenere nell’esercito e nel DDPS i giovani qualificati, ha ammesso

recentemente il Ministro della difesa Guy Parmelin (58). Anche l’attuazione delle ulteriori misure nell’ambito della Strategia nazionale per la protezione della Svizzera contro i cyberrischi (SNPC 2.0) richiede molto lavoro. In Germania sono ad esempio molto più avanti: lì l’unità informatica dello Stato conta già circa 15 000 collaboratori, esistono cicli di studio di cibernetica e un cyber-hub controlla permanentemente l’economia per esaminare i prodotti informatici di difesa. «La cibernetica è un tema vastissimo del presente e del futuro», ha affermato la ministra tedesca della difesa Ursula von der Leyen (59) a fine agosto ai margini di un incontro con il Consigliere federale Parmelin a Berna, il quale ha annuito aggiungendo: «Nessuno può gestire le minacce attuali da solo». Ad esempio la manipolazione dei segnali GPS, strumento della guerra digitale. Gli specialisti temono che si possa arrivare a una collisione tra gli aerei commerciali e quelli da combattimento. La Svizzera collabora in prima fila alla febbrile ricerca di più sicurezza per la tecnologia GPS. Un’innovazione è matura. La Open-

Sky Network è un’associazione di pubblica utilità con sede in Svizzera. Il sistema CrowdGPS-Sec calcola dai dati del traffico aereo nel giro di pochi secondi se ci sono divergenze tra i segnali corretti e quelli eventualmente falsati. È possibile scoprire immediatamente i segnali GPS falsi e localizzare, entro 15 minuti, la posizione dell’hacker informatico con una precisione di 150 metri.

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Adesso l’online shop è ancora più semplice!

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Video: Scopri un nuovo shopping online.


«Sesso?» L’app per incontri Tinder digitalizza la ricerca dell’amore della vita. Questo è stupendo e promettente. Tuttavia, il sentimento più bello di tutti è analogico. Per sempre. Désirée Schweizer (Testo), Priska Wallimann (Infografica)

Percentuale secondo i sessi degli utenti svizzeri di siti di dating Frauen Donne

27 % 73 %

Männer Uomini

Ripartizione secondo la classe d’età (in percento) 19,9

18-24 25-34 35-44

I

l mio tram per la stazione parte tra tre minuti. Apro Tinder. Sono in bagno. Apro Tinder. Sono a letto stanca. Apro Tinder. Quando apro l’app per il dating, si apre il mondo digitale pieno di uomini che cercano una compagna. Secondo il portale per la statistica Statista, a inizio anno avevo a portata di clic 3,4 milioni di utenti. Il numero di per-

sone che cercano l’amore nel cosmo digitale è quindi quadruplicato rispetto a soli due anni fa. Ora posso cercare un compagno in qualsiasi momento e nei posti più strani e mi sor-

45-54 55+ 0,5

8,3 35,5

12,8

13,1 4,5 4,4 0,1

0,9

prende il fatto che a volte qualcosa di così romantico possa trasformarsi in un passatempo così assurdo. Quando due anni fa mi sono lasciata con il mio ex ragazzo, ho tentennato. Non volevo essere una di quelle donne che non riescono più a trovare un appuntamento nella vita reale, ma che ce

la fanno soltanto dalla fermata del tram, dal bagno e dal letto. Ero dell’avviso che solo le persone asociali o altri nerd cercavano l’amore online. E non volevo essere una di loro. Tuttavia, quando sempre più amiche e amici 

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Quante immagini di profilo caricano gli utenti svizzeri di siti di dating. N° di foto < 10

8,5 %

0,6 %

temporale/ pioggia

0,5 %

30,1 %

alba o tramonto

14,3 % 6–9

27,5 %

sole

25,2 % Chi mostra foto di gruppo

4–5

39,6 %

38,3 %

17,8 % notte

46,6 %

29,3 % neve

53,4 % 13,5 % altro

8,3 % 3

15,6 %

2

9%

1

7,7 %

30,5 %

spiaggia

Città, campagna, spiaggia? I soggetti più amati per le foto

casa

14,5 %

Romantico o tempestoso? La meteo sulle foto di profilo

10,9 % città

Top 5 degli interessi e delle attività del tempo libero

11,2 % 16 %

10,3 %

fiori/piante Fonte: zu-zweit.ch (studio sulla foto di profilo 2018/2019)

 della mia cerchia di conoscenti hanno iniziato relazioni felici grazie a Tinder, volevo almeno provarci. E così ho iniziato la mia ricerca digitale del sentimento più analogico della terra: l’amore. A mia mamma ho spiegato Tinder così: definisco la fascia di età e la distanza massima. Sulla base di queste impostazioni mi vengono proposti profili di uomini. Vengono quindi visualizzate immagini con nome ed età, a volte anche con una breve descrizione, la canzone preferita su Spotify o gli ultimi post su Instagram. Se scorro il profilo verso sinistra, dico «Nope», mentre se lo scorro verso destra, dico «Like». Se entrambi ci mettiamo un like, c’è un «Match» e possiamo chattare insieme. E qui arrivo già al primo grande ostacolo di Tinder: il primo messaggio. Come inizio una conversazione con una persona, che conosco solo tramite qualche foto? In modo divertente, ironico, filosofico, romantico? Quali sono le parole giuste per non spaventarlo, ma per rendermi interessante? O viceversa: quali parole non mi fanno addormentare?

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20,8 %

montagna

Ho smesso di contare quanto volte ho letto «Ciao, passato un bel weekend?». Se uno scrive solo «Ciao», cancello il match. Di un tipo che mi scrive «Hai delle belle labbra» non so cosa farmene. A un tipo che mi ha scritto solo «Sesso», ho risposto in modo ironico.

Ha cancellato il match. Quando ricevo messaggi del tipo «Ciao. La tua prima foto mi

Foto in palestra, auto vistose, foto con animali? No, grazie! piace molto. Hai qualcosa di asiatico. Sono un fan dell’Asia. Ascolto volentieri Jpop. Anche Kpop può andare. Anche tu?», mi chiedo dove sia finita e quali foto abbia visto questo uomo. La pazienza non è una virtù di tutti: «Mi dai il tuo numero di telefono?». Un’ora dopo: «Sono così curioso». Il giorno dopo: « Sì o no?». E poi: «Ci sei?». Sì, ci sono. Tu sei confuso.

1. Viaggi

Naturalmente non l’ho scritto, ma ho cancellato il match e ho continuato a scorrere nel mondo degli uomini. Il modello mi è diventato subito chiaro: selfie in bagno, moto e auto vistose, duck face, foto in palestra e con animali domestici sono «Nope». Come pure gli uomini che baciano i delfini, posano accanto a tigri sedate o postano immagini dell’ultima sbornia. Non basta avere una foto di un tramonto o peggio ancora un motto come «Non sognare la tua vita, vivi i tuoi sogni». E no, grazie, surf e immersioni non sono hobby per chi non vive al mare. Prima di incontrare qualcuno, preferisco scrivere per un po’, perché non sopporto gli appuntamenti al buio. Non voglio sprecare il mio tempo, nonostante la ricerca ottimizzata del partner via app. Tuttavia, a un certo punto

bisogna uscire dal guscio digitale e buttarsi nel mondo reale. In caso di dubbio meglio prima che dopo, perché altrimenti si creano castelli di sogni basati sul fondamento, davvero poco affidabile, dei messaggi tramite chat. Allora ci si butta: si esce e si incontra. Ho incontrato il mio primo appuntamento nel


Top 5 delle attrazioni per turisti sulle foto di profilo

3. Grand Canyon

1. Torre Eiffel 2. Golden Gate Bridge

4. Duomo di Milano

5. Big Ben

8,3 % altro

4%

16,7 %

cocktail

14,8 % vino

snack/ dolci

36,7 %

46,3 %

birra

cibo sano

Cosa si beve...

... e si mangia nelle foto 37 %

fast food

36,2 %

2. Famiglia/ amici

super alcolici

4. Arte/ cultura

mio bar preferito. Gli avevo già scritto che non potevo restare troppo a lungo. Quasi quale scappatoia. Era gentile, ma niente di più. Alle 20:30 me ne sono andata. Per il mio secondo date ho proposto un luogo ironico, un bar che altrimenti non frequenterei mai. Ed è stato fantastico. L’ambiente rude con drink colorati, le persone dei sobborghi e la pessima musica hanno offerto così tanti argomenti di conversazione, che non c’è mai stato un silenzio imbarazzante. Questo uomo è stato per me la prova che su Tinder ci sono persone stupende. Per gli appuntamenti successivi sono rimasta fedele alle location divertenti: mercatini natalizi, locali periferici con tavolo da biliardo e freccette, shopping in aeroporto. Così non c’è mai stato un vero e proprio disa-

L’amore non può essere addomesticato dalla digitalizzazione.

5. Vita notturna/ party

stro. Soltanto con un sociologo ho avuto l’impressione di sprecare tempo prezioso. L’uomo scriveva messaggi intelligenti, era interessante e divertente. Fin qui tutto bene. Quando poi l’ho visto in stazione, volevo scappare. Nella vita analogica ho subito capito che non poteva funzionare. A pelle. Ma mi ero ripromessa di non lasciare mai qualcuno ad aspettarmi inutilmente. Per rispetto. Siamo quindi andati in un bar e questa persona ribatteva a qualsiasi piccolezza con «evidenze scientifiche». Mangiavo le noccioline al Wasabi,

teneva una relazione sugli esami dei batteri negli snack dei bar. Ordinavo un Pisco Sour, mi spiegava il rischio per la salute delle uova crude nei drink. Alle 20 mi è improvvisamente venuto in mente che dovevo ancora preparare il regalo di compleanno di mio fratello. Uscita di scena. Non so più quanti uomini ho conosciuto tramite Tinder, ma so che sono entrati a far parte della mia vita così tante belle persone, che altrimenti non avrei conosciuto. Mi sono innamorata più volte. Altri si sono innamorati di me. Il fatto che finora non ho ancora

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Video: La sessuologa e psicologa del Blick Caroline Fux spiega come creare il profilo perfetto per Tinder.

Foto: Maurice Haas

3. Sport

trovato l’uomo della mia vita non dipende da Tinder, ma dal fatto che nella vita analogica non è scattato il colpo di fulmine. L’amore non può essere addomesticato dalla digitalizzazione, i sentimenti reali non seguono algoritmi. E così continuo a scorrere a sinistra e a volte a destra, nella speranza di non eliminare quello giusto, ma di incontrarlo prima o poi. Nella vita. In modo non digitale.

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Dipl. arch. Robot A Dübendorf, Canton Zurigo, sta nascendo la casa del futuro: programmata al computer tramite algoritmi e costruita con robot. Adrian Meyer e Gabi Schwegler

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a gru solleva il modulo composto da tra­ vature in legno. Lentamente sale fino al cantiere che si trova al terzo piano di questa casa modulare dalla forma strana: l’edificio per la ricerca e l’innovazione NEST sull’area del Laboratorio federale di prova dei materiali e di ricerca (Empa) a Dübendorf (ZH). L’architetto e capoprogetto Konrad Graser osserva con soddisfazione come gli operai edili fissano il modulo in legno. «An­ che se non si direbbe a prima vista, dietro a questa procedura c’è molta hightech e inno­ vazione», afferma. «Ne vado molto fiero». In realtà il processo sembra poco spetta­ colare; fino a quando si scopre quali capo­ lavori tecnici lo fanno funzionare. Infatti, il modulo in legno, per l’esattezza l’intero appartamento costruito quest’estate nell’edi­ ficio NEST, è unico al mondo In totale sono stati progettati al computer tre piani tramite algoritmi e fabbricati con robot e stampanti 3D: essi costituiscono la cosiddetta DFAB House, che è stata costruita

da ricercatori dell’ETH di Zurigo insieme a par­ tner dell’industria con un budget di 2,4 milioni di franchi. «DFAB» significa «fabbricazione digitale» – una priorità di ricerca del Fondo na­ zionale svizzero che si occupa della questione di come costruire le case in futuro. Un algoritmo ha calcolato l’inclinazione delle travature in legno e due robot le hanno tagliate e posizionate in uno spazio libero di

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un laboratorio hightech dell’ETH di Zurigo. Gli umani osservavano il processo e avvita­ vano insieme le travature, in collaborazione con i robot. Alla fine sei di questi moduli in legno costituiscono un appartamento di due piani. La cassaforma del soffitto a volta, su cui appoggia l’appartamento, è stata pro­ dotta dalla stampante 3D. La parete, che sorregge il soffitto e i due piani in legno, è stata costruita da un robot direttamente sul cantiere. Si inserisce nella

stanza con spettacolare armonia, come un’onda in calcestruzzo dipinta. Sebbene ab­ bia uno spessore di soli dodici centimetri, porta il peso delle circa 100 tonnellate dell’ap­ partamento (per il 99 percento da sola). «Con questa casa vogliamo mostrare cosa la digitalizzazione rende possibile nell’edili­ zia», afferma Graser, responsabile del pro­ getto. «E già oggi». La DFAB House mira a essere uno spunto di riflessione per il settore edile. Partecipano a questo progetto otto cattedre che per la prima volta applicano alla costruzione cinque nuovissime tecnologie digitali per la fabbricazione (vedi riqua­ dro). Un progetto imponente, a cui prendono parte oltre 40 ricer­ catori e oltre quaranta partner dell’industria. E il trasferimento sembra funzionare: i partner dell’industria vogliono sviluppare 

AR

Volete vedere un robot in azione? Scansionate la pagina e seguite la costruzione.


Calcolata e costruita dal computer: la visualizzazione dell’appartamento.

5 innovazioni digitali del settore edile della DFAB House 1 In situ Fabricator Un robot da costruzione mobile assemblea da solo una struttura d’acciaio a doppia curvatu­ ra e tridimensionale che funge da armatura per la parete portante in calcestruzzo. 2 Tecnologia Mesh Mould La struttura reticolare fabbricata dal robot funge sia da cassaforma che da armatura della parete in calcestruzzo. Le maglie della rete sono così strette da bloccare il calce­ struzzo al loro interno permettendo di dargli forma. Sono così possibili complesse geome­ trie, senza costi elevati e grandi rifiuti edili. Per costruire la struttura d’acciaio lunga dodici metri a forma ondulata, il robot ha impiegato circa 120 ore di «lavoro». 3 Smart Slab La cassaforma e il lato inferiore del soffitto a volta in calcestruzzo di 80 metri quadrati sono stati realizzati esclusivamente utilizzan­ do una stampante 3D. Essa offre nuove libertà per quanto riguarda le geometrie e permette di risparmiare materiale e tempo.

Foto: NFS Digitale Fabrikation

4 Smart Dynamic Casting Questa procedura arma e riempie auto­ maticamente il calcestruzzo dei pilastri con diverse sezioni. La cassaforma si adegua sempre da sola. 5 Spatial Timber Assembly Un sistema multi robot afferra, taglia e colloca autonomamente le travature in legno nello spazio. I robot fanno perfino i buchi per le viti. L’ordine delle travature viene pre­ cedentemente calcolato da un algoritmo.

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Foto: KellenbergerKaminski

Le menti dietro alla DFAB House: Thomas Wehrle (s.) e Matthias Kohler.

È interessante notare che inizialmente i ricercatori non sapevano quale aspetto esatto avrebbe avuto la DFAB House Come prima cosa hanno inserito nei programmi soltanto le planimetrie, le dimensioni dei locali, le varie norme e i carichi. Poi i computer hanno calcolato da soli la geometria ottimale della costruzione. Sulla base di questo modello si

è poi passati alla costruzione. Perciò sul cantiere a Dübendorf a qualcuno potrebbe venire un po’ di ansia a camminare sui moduli di legno sapendo che qui tutto viene sostenuto soltanto da una parete in calcestruzzo larga quanto una mano. Perfino tutte le travature in legno dei moduli sono statici. Ciò significa che nessun pezzo di legno ha una funzione ornamentale, sono tutti portanti. Le travature sono disposte in modo tale da costituire una facciata inclinata, che si sporge un po’ verso l’interno e un po’ verso l’esterno. I robot le hanno avvitate con un’angolatura che metterebbe gli umani in grande difficoltà. Avrebbero bisogno di innumerevoli strumenti e dovrebbero continuare a misurare. I ricercatori affermano che la paura che i robot da costruzione e la digitalizzazione producano case sul nastro trasportatore è ingiustificata. La DFAB House lo dimostra:

«In futuro potremo lasciare i noiosi lavori di routine agli algoritmi.»

 ulteriormente alcune di queste innovazioni per applicarle a livello commerciale. La ricerca e l’industria si erano già riunite nel laboratorio dell’ETH di Zurigo. Matthias Kohler, professore di architettura e fabbricazione digitale presso l’ETH, e Thomas Wehrle, membro di direzione della ERNE AG Holzbau a Laufenburg (AG), volevano imparare l’uno dall’altro come costruire con successo in modo digitale in futuro. I moduli in legno abitabili della DFAB House rappresentano ora il passo compiuto per passare dal laboratorio al reale progetto di costruzione. «Testiamo la ricerca dal vivo in scala 1:1», afferma il professore Kohler.

«Collocare le estremità di una travatura in legno lunga tre metri nella posizione corretta non è qualcosa di facile nemmeno per un robot», spiega. «Soprattutto per una materia naturale come il legno, che raramente è diritto al cento percento». L’assemblaggio delle travature in legno per mezzo dei robot è stato quindi costantemente sorvegliato dai ricercatori dell’ETH di Zurigo e dai collaboratori della ERNE AG Holzbau. Controllavano che i robot non si danneggiassero o che non rovinassero la struttura e avvitavano a mano le travature. «Avvitando le viti l’umano dà una specie di conferma al robot che le travature sono state posizionate correttamente e che i vettoriali generati dagli algoritmi hanno funzionato»,

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afferma il partner industriale Thoma Wehrle. Per lui proprio questo è il simbolo di come l’industria del legno dovrà lavorare in futuro. Wehrle discute spesso con i collaboratori di ERNE che hanno paura di perdere il loro lavoro a causa della digitalizzazione. «Chiedo loro se vogliono davvero passare tutto il tempo a disegnare al computer casette in legno e a posare pannelli. Possiamo lasciare agli algoritmi questo noioso lavoro di routine e concentrarci invece sulla creazione e sull’esecuzione». Continueranno a essere decisivi gli specialisti formati che hanno imparato il mestiere dalla gavetta, afferma Wehrle. «È la condizione per poter manovrare i robot».

Anche per gli architetti ci sono stati grandi cambiamenti. Finora la progettazione e l’esecuzione sono processi separati: l’architetto progetta e l’industria effettua il lavoro. Le modifiche successive sono onerose. La novità prevede che i piani non vengano più disegnanti, bensì programmati, afferma il professore Kohler. «Già al momento della progettazione dobbiamo sapere come qualcosa viene costruito. Ad esempio, in che successione vengono realizzati gli elementi». Una volta che è disponibile il progetto finale, si passa alla produzione.

il risultato è proprio il contrario di uniforme e totalmente automatizzato. Le nuove tecnologie permettono un’estetica completamente nuova. Grazie a loro in futuro sarà

possibile costruire, a basso costo, anche forme complicate e stravaganti, come quelle del famoso architetto Antoni Gaudí (18521926). «La digitalizzazione consente che moduli sempre diversi», afferma Thomas Wehrle della ERNE Holzbau. «Abbiamo libertà di progettazione e ciononostante disponiamo di un assemblaggio, che per noi committenti è molto interessante». Anche il responsabile del progetto Konrad Graser è entusiasta delle nuove possibilità sul cantiere. Crede che assisteremo a un cambiamento radicale della modalità di costruzione nei prossimi dieci anni. E afferma: «Vogliamo mostrare che nella costruzione l’uomo e la macchina possono collaborare in modo eccellente». Il nuovo collaboratore sul cantiere sarà presto un robot.


«Meglio una sola password buona che tante scadenti» Mira a diventare la nuova identità digitale degli svizzeri: SwissID permette di utilizzare in modo più sicuro e pratico i servizi online. Claudia Mascherin

Signor Naef, dopo lo scandalo di Facebook qual è la situazione riguardo la fiducia verso SwissID? Visto che SwissID, diversamente dai social Markus Naef, CEO media, non tratta SwissSign esplicitamente i dati dei clienti e i dati vengono salvati in Svizzera, sentiamo che la fiducia è perfino in crescita. La sicurezza e la minimizzazione dei dati hanno per SwissID la massima priorità. Non valutate quindi i dati degli utenti? No, non trasmettiamo i dati dei clienti e non li utilizziamo a scopo commerciale. Il nostro servizio consiste nel confermare l’identità dell’utente (se necessario e richiesto) nel modo più conciso possibile e nel modo più dettagliato necessario. Il cliente può decidere l’estensione di SwissID. Ha in qualsiasi momento la sovranità e il controllo illimitati.

Quali sono gli attuali vantaggi dei clienti che si registrano su SwissID? Attualmente SwissID permette di utilizzare in modo semplice e sicuro i servizi online che si basano su nome utente e password, in particolare le offerte della Posta e di un grande gruppo mediatico. A breve verranno attivati altri servizi. Nell’immediato futuro si potranno espletare formalità con le autorità ed effettuare acquisti online, nonché stipulare assicurazioni. Un login per diversi servizi online: la maggior parte di chi utilizza più volte la stessa password ha un cattiva coscienza. Perché spingete in questa direzione? Decisivo per la sicurezza è l’utilizzo delle password. Gli studi confermano regolarmente che gli utenti sottovalutano il tema della sicurezza delle password. Chi ne possiede tante diverse finisce per attaccarle sotto la tastiera su un post-it o le registra senza precauzioni nel cellulare. Se viene impiegata un’unica password

molto sicura per molti servizi, si riducono notevolmente i rischi.

Le password apparterranno presto al passato? Si constata una tendenza verso altri metodi come le app, le impronte, FaceID, ecc. SwissID offre già oggi alcuni di questi metodi o li sta valutando. Attualmente quanti utenti conta il vostro servizio? Allo stato odierno oltre mezzo milione di clienti hanno optato per SwissID. Intendiamo acquisire oltre 4 milioni di utenti nei prossimi anni e permettere loro di accedere a centinaia di servizi. SwissID sostituirà il passaporto tradizionale? No. SwissID è pensato come identità digitale che semplifica i processi online. Per i viaggia sarà necessario un documento d’identità anche in futuro. Tuttavia, «mai dire mai».

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La digitalizzazione crea più posti di lavoro di quanti ne elimini, è quanto emerge da un nuovo studio. Ma non in tutti i settori. Le aziende, i lavoratori e la politica devono cambiare ulteriormente mentalità. Claudia Mascherin

Siete dalla parte A

uto autonome, cibo dalla stampante 3D, strumenti di comunicazione che leggono i nostri pensieri: la fantascienza diventa sempre più reale. Il potenziale delle nuove tecnologie è immenso. È quindi sempre più importante non sottovalutare le relative conseguenze sulla nostra società. Nello studio «What if employment as we know it today disappears tomorrow?», l’organizzazione di revisione e consulenza Ernst & Young affronta la questione relativa a come la digitalizzazione modificherà il mondo del lavoro entro il 2030. Iniziamo con gli aspetti positivi: la Svizzera sembra essere pronta per gli imminenti cambiamenti. Nelle tecnologie dell’informa-

zione e della comunicazione è battuta soltanto dagli scandinavi. La Svizzera è particolarmente forte nell’integrazione delle nuove tecnologie. Lo fa in modo più veloce di tutti gli altri Paesi europei. Ma le macchine rube-

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ranno il lavoro agli umani? Ni. Sebbene con le procedure automatizzate di produzione si perdano molti impieghi nelle fabbriche, lo studio prevede che la digitalizzazione crei più posti di lavoro di quanti ne elimini. Questa trasformazione pone tuttavia il mondo del lavoro nazionale di fronte a grandi sfide. Economia, politica e società civile sono chiamate in causa in egual misura. Le cifre dimostrano che la Svizzera ha molta forza lavoro ben formata. Più della metà (52 %) dei lavoratori locali è attiva in lavori specialistici. Per rapporto al capitale umano digitale, il Paese è ben preparato. Inoltre, la Svizzera è da tempo una destinazione ambita dagli immigranti altamente qualificati. Tuttavia, potrebbero trovare difficoltà i lavoratori mediamente qualificati. I compiti predefiniti e ripetitivi possono essere effettuati in modo più rapido ed economico dalle macchine. Anche il numero dei lavori a tempo parziale calerà.

I lavoratori di domani devono essere pronti in qualsiasi momento a cambiare strada. «Siamo nel bel mezzo di una trasformazione basilare. Perciò dobbiamo reinventarci costantemente, imparare ed essere aperti verso nuovi compiti, settori e aziende. L’apprendimento continuo, un atteggiamento proattivo positivo e una cultura incentrata sulle persone sono la chiave; per le aziende e per ognuno di noi», afferma

Marcel Stalder, CEO EY Svizzera. In questo senso sono decisive le qualità che non possiedono i robot o l’intelligenza artificiale quali il modo di pensare sistemico, l’empatia e la creatività. L’industria svizzera è particolarmente attiva nell’utilizzo delle tecnologie digitali per aumentare l’efficienza produttiva. Lo studio prevede che in futuro le grandi aziende spenderanno di più, rispetto alle PMI, per i miglioramenti tecnologici perché possono permetterselo e perché approfit-


Un’unica formazione prima dell’entrata nel mondo del lavoro non è più sufficiente.

dei vincenti? tano maggiormente dei cambiamenti. Per contro, le PMI possono introdurre più velocemente le nuove tecnologie visto che hanno minori ostacoli strutturali. Per stare al passo con la concorrenza, le aziende devono tuttavia reagire rapidamente e staccarsi dalle vecchie strutture.

Devono inoltre investire maggiormente nel perfezionamento dei loro collaboratori, affinché questi siano sempre aggiornati sulle ultime tecnologie. Gerard Osei-Bonsu, responsabile di People Advisory Services EY Svizzera: «La nostra esperienza mostra che non esiste un futuro del lavoro, ma che

il futuro del lavoro cambia costantemente e la digitalizzazione richiede e rende possibili diversi modelli di collaborazione». Gli esperti di EY prevedono che entro il 2030 verranno creati 317 000 nuovi posti di lavoro. La maggior parte sarà nelle banche e nel settore life sciences. L’industria auto- 

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Settori vincenti: industria chimica, finanze, salute, ramo immobiliare, IT, life sciences

 mobilistica e del trasporto deve invece prevedere un calo del 70 %. La perdita dei posti di lavoro toccherà anche la produzione e il commercio al dettaglio. Attualmente il governo svizzero ha messo a disposizione le fonti di finanziamento per le tecnologie dell’industria 4.0, ma non ha ancora radunato gli attori del settore pubblico e privato per discutere sulle adeguate reazioni politiche. Al fine di mantenere il vantaggio del Paese, si dovrebbe fare di più per avere un dialogo costante su queste questioni. Per quanto riguarda la disoccupazione e la sicurezza sociale deve essere chiamata in causa la politica. Bisogna riqualificare le persone interessate, affinché dispongano di nuovi titoli. Formazione sco-

*Per lo studio sono stati esaminati fattori come la quota di prodotto interno lordo dei settori selezionati, il reddito pro capite, l’esportazione e la disponibilità delle risorse naturali.

Ecco cosa pensa la Svizzera Lo studio EY prevede la creazione di oltre 300 000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. Ciò dovrebbe essere incoraggiante. Ma qual è lo stato d’animo della popolazione? Un sondaggio rappresentativo di YouGov in Svizzera fornisce una panoramica.

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Settori perdenti: industria automobilistica e del trasporto, commercio al dettaglio, stabilimenti produttivi

L’86 percento è (piuttosto) soddisfatto del suo attuale lavoro. Il 77 percento ritiene il proprio lavoro sicuro a lungo termine. Il 63 percento crede che in futuro ci saranno meno posti di lavoro. Il 49 percento si sente ben preparato per il futuro del mondo del lavoro. Soprattutto le donne, i non accademici e chi guadagna poco si sentono poco preparati per il mondo del lavoro del futuro. Percepiscono pressio-

ne e insicurezza e credono che in futuro il loro lavoro sarà meno interessante. Per contro, gli uomini, gli accademici e chi ha un buon salario vedono la trasformazione come un’opportunità. Sfide: l’automatizzazione e il cambiamento demografico della società vengono visti come i principali temi. Opportunità: la flessibilizzazione e la sharing economy lasciano sperare in cambiamenti positivi del nostro modo di lavorare futuro.

Conclusione: la maggior parte degli intervistati crede che il proprio lavoro sarà più interessante in futuro. Al tempo stesso si presuppone che la vita lavorativa diventerà più rapida e stressante con richieste più elevate riguardanti le prestazioni e le conoscenze. Molti temono una scissione tra giovani e anziani. Per lavori sicuri in ottica futura la responsabilità è dei datori di lavoro, dello Stato e anche dei lavoratori (in questo ordine).

Foto: Shutterstock, Getty Images

lastica e professionale, nonché perfezionamento devono essere ripensati. La registrazione dei dati è essenziale per il successo economico, ma al tempo stesso i dati personali devono essere sufficientemente protetti. Sono necessarie nuove norme.


Foto: Shutterstock, Getty Images

Grazie per la fiducia Sebbene l’utilizzo dei media sia in trasformazione, in alcuni settori i media classici sono in netto vantaggio. Elefteria Xekalakis Matthys

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a digitalizzazione accelera sensibilmente lo sviluppo di singoli media e le loro opportunità. In questa trasformazione, nell’ambito dell’utilizzo dei media, la televisione rimane un importante mezzo per i live e gli eventi. Uno studio di Admeria, «Medien der Zukunft 2022», mostra infatti che la TV rimane il mezzo di intrattenimento e informazione più importante per gli svizzeri. Guardare la TV insieme ad amici e famiglia è per noi un rituale importante, anche per i gruppi target più giovani. Anche gli organi di stampa, cartacei o digitali, continuano ad avere un ruolo importante. I giornali e le riviste godono di un’ampia fiducia tra i consumatori. Qui il contenuto di lettura preparato da giornalisti si distingue per una credibilità particolarmente alta. Alla domanda quale fonte sia la più affidabile per informazioni corrette in caso di un evento importante, il 44 percento

Dove leggi? L’utilizzo dei media diventa indipendente da luogo, orario e apparecchio.

dei consumatori indica la carta stampata rispettivamente lo stesso marchio editoriale nel settore digitale. La digitalizzazione modifica e moltiplica il nostro utilizzo dei media: consumiamo i contenuti indipendentemente da luogo e orario su praticamente qualsiasi apparecchio. Il 42 percento degli intervistati desidera più flessibilità dai media, in modo da poter scegliere liberamente quando e dove consumare quali contenuti. Si presuppone che nei prossimi cinque anni l’uso dei media diventi più digitale e più mobile. Un’importante

forza trainante di questo sviluppo è l’immagine in movimento: lo streaming di video

gode di una forte richiesta e acquisirà importanza anche in futuro. Viene così a crearsi un’abbondanza quasi incontrollabile di informazioni.

In questo flusso di informazioni sono evidentemente importanti anche i punti di riferimento che ordinano i contenuti. Più della metà dei consumatori tra i 15 e i 59 anni cerca quindi informazioni nell’immensa offerta mediale, concentrandosi su marchi editoriali affidabili.

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btov riceve ogni anno tra i 3000 e i 5000 business plan, di cui 200 passano alla selezione ristretta. L’azienda investe poi in una decina. «Non conta la quantità, bensì

la qualità», afferma Schweitzer, che è allenato ad avere pazienza. «A volte ci vogliono dieci anni fino a quando una start up raggiunge il successo». Le persone straordinarie portano successo. Spesso sono loro a trovare btov senza che l’azienda le cerchi. «I fondatori straordinari di aziende conoscono la strada per arrivare a un nostro super angelo», un investitore che sale subito a bordo. A volte gli basta una pagina, dove un team forte ha schizzato un’idea affascinante. Ciò succede una volta all’anno, nel migliore dei casi cinque. Investire più avanti è più sicuro, ma meno entusiasmante. «Voglio incontrare più fondatori capaci», afferma. Come categoria più importante cita il timing. Cinque anni fa guardava prima il team e poi l’idea. «Oggi è il timing a essere centrale, poi il team e da ultimo l’idea». Sul mercato non ha alcuna chance chi arriva troppo presto o troppo tardi. Un buon team può fare qualcosa di buono anche con un’idea mediocre. Raramente il business plan originale coincide con la storia di successo. «Se un team è mediocre, si arenano anche le idee migliori». La società di e-commerce Zalando dimostra quanto sia centrale il timing. Nel 2000 sono stati investiti oltre 200 milioni di franchi in circa 100 negozi online. Nessuno è sopravvissuto. Zalando è arrivato nel 2008, quando il mercato era maturo. Oggi l’azienda vale più di otto miliardi di franchi.

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«I figli di immigrati son o migliori» La cultura svizzera delle start up non è sufficientemente buona, afferma Florian Schweitzer, fornitore di capitale di rischio. Auspica più politici coraggiosi. Peter Hossli

E la cultura svizzera delle start up? «Non è sufficientemente buona», sentenzia l’imprenditore. Sono passati vent’anni dall’entrata in borsa di Logitech. Da allora nel settore IT non c’è più stato niente. «Un Paese come Israele fa nascere un Logitech all’anno», afferma. Sono necessari «più politici coraggiosi come il ministro dell’economia Johann Schneider-Ammann», che ha recentemente dichiarato la Svizzera una cripto-nazione, cioè un Paese che mira a sviluppare la tecnologia blockchain. E la cultura delle start up dell’ETH di Zurigo spesso lodata? «È come nel calcio, davvero buone sono spesso le start up dei figli di immigrati». Le persone con passato migratorio hanno più ambizione, più coraggio e una volontà più marcata di raggiungere qualcosa di straordinario. Come nella Silicon

Valley, dove il padre di Steve Jobs è emigrato in America dalla Syria, mentre il fondatore di Intel Andrew Grove dall’Ungheria. Schweitzer è ginevrino. Per capire come

si muove il mondo, frequentò il tirocinio di specialista in spedizioni a Ginevra. Nel 1995 lesse nella rivista «L’Hebdo» un articolo riguardante internet e ne rimase affascinato. Formulò le idee per la spedizione del futuro e le mostrò alla sua capa, che le rifiutò. Da lì in poi diventò chiaro: «Voglio essere il capo di me stesso». Si iscrisse all’Università di San Gallo; lì fece esperienze simili quando si informò dove avrebbe potuto imparare qualcosa su start up e capitale di rischio. I professori ribattevano dicendogli di calmarsi. Prevedevano per lui un grande ufficio presso un’azienda come Roche o Novartis. Schweitzer non si calmò. All’università poté godere dello spazio di manovra necessario. Trovò amici che pensavano come lui e che sapevano chi aveva buone idee. Quando sempre più investitori si rivolsero a loro per informazioni su start up promettenti, fondarono la loro ditta. Andarono in tre per cinque giorni in montagna e svilupparono l’idea di una piat-

Photo: KellenbergerKaminski

a targhetta accanto al campanello è un po’ ingiallita, l’entrata si trova nel cortile interno. A pianterreno c’è uno studio dentistico. «Qui posso riflettere bene, è così tranquillo», afferma Florian Schweitzer (44), CEO di una delle più antiche e più grandi aziende di capitali di rischio europee. In una villa di San Gallo in stile Art Nouveau dirige btov. L’abbreviazione significa «brains to ventures». Le idee trovano capitale. Attualmente il fondo ha investimenti per 375 milioni di euro, soprattutto in start up in Svizzera, Germania e Austria. Schweitzer – alto, magro e agile – ci fa strada verso la sala riunioni, allestita con mobili di design americani ed europei. Un locale discreto e invitante. «Trascorriamo molto tempo qui, deve essere bello».


Photo: KellenbergerKaminski

«Oggi centrale è il timing, poi il team e da ultimo l’idea.» i due fattori che ci tengono uniti». Entra nel circolo chi viene proposto da un altro e può spiegare con convinzione perché ne vuole far parte. Ogni membro ha diritto di veto. Chi non si comporta in modo adeguato viene escluso. È già successo tre volte. Paragona i venture capitalist ai reporter. «Entrambi cercano di intuire lo spirito del tempo e di trovare le persone che vogliono segnarlo». Il rapporto tra una start up e un venture capitalist è «un po’ come un matrimonio», spiega. «Restiamo uniti nella buona e nella cattiva sorte». Avete un’idea per una start up? Allora aprite l’AR.

Non può decidere molto. Fa domande, ascolta. E aiuta: a trovare collaboratori, procurare altro denaro, assistere il fondatore in caso di divisione. L’obiettivo è entrare in

AR

taforma, dove potevano incontrarsi start up e investitori. Trasmisero su N-TV uno show dedicato alle start up. Ogni settimana ricevevano circa 30 business plan, ottenendo così una panoramica della scena europea delle start up. Quando nell’aprile 2001 scoppiò la bolla delle dot-com e fallì una ditta dopo l’altra, i fondatori ristrutturarono btov. Vendettero la

piattaforma online e si concentrarono sul capitale di rischio. Circa 300 business angel investirono denaro. Cinque erano investitori professionisti che portavano le loro idee. Da cinque si formò un circolo ristretto di 55 investitori. «Un gruppo molto unito», afferma Schweitzer. «Ci fidiamo l’uno dell’altro». Il denaro non è decisivo. «Tempo e fiducia sono

borsa. «Allora un’azienda può svilupparsi meglio rispetto a quando viene venduta». Ai giovani imprenditori europei sconsiglia di andare nella Silicon Valley. «Lì lottano con Facebook, Uber e Google per accaparrarsi i migliori ingegneri». È molto più rapido se un venture capitalist americano aiuta ad accedere al mercato US. «Può essere leader a livello mondiale solo chi è leader negli USA». Per il denaro non è però necessario andare in America. «In Europa c’è abbastanza capitale».

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In cooperazione con Google

Account Google

Trasparenza e controllo in un unico posto Stephan Micklitz, esperto di protezione dei dati di Google, sviluppa strumenti, con cui gli utenti possono decidere quali informazioni cedere a Google e quali no.

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«Il servizio è più intuitivo e personale» il quale dal 2013 tutti possono gestire il proprio lascito digitale da Google, il controllo sicurezza nel 2014 e il controllo privacy nel 2015 che permette agli utenti di modificare le impostazioni sulla protezione dei dati e sulla sicurezza. Nello stesso anno è seguita un’applicazione unica, che riunisce tutti questi strumenti: Il mio account. Gli utenti avevano per la prima volta un servizio con cui verificare quali informazioni vengono salvate da Google e decidere se desiderano cancellare le

«Vedo subito come migliorare la mia sicurezza»

informazioni personali raccolte e disattivare la registrazione di questi dati. Inoltre, chi non desidera vedere la pubblicità personalizzata può controllarla tramite questo tool. Dalla sua introduzione, Il mio account è stato costantemente migliorato e ampliato. Soltanto nel 2017 ha registrato quasi 2 miliardi di utenti in tutto il mondo. Di questi, 40 milioni hanno effettuato il controllo privacy integrato e ben

«Ognuno deve poter decidere quali informazioni condividere» 300 milioni il controllo sicurezza. A giugno 2018 il servizio è stato sottoposto a un sostanziale rinnovamento: da Il mio account si è passati ad Account Google. Micklitz presenta il nuovo design sul suo cellulare. «Volevamo rendere il servizio più intuitivo e personale,

Foto: Google

A

volte quando Stephan Micklitz incontra gente nuova a un compleanno o a una festa, vede la riservatezza con cui reagiscono al suo datore di lavoro. «Quando racconto che lavoro da Google, mi viene spesso rinfacciato che salviamo troppi dati degli utenti», afferma Micklitz nel suo ufficio a Monaco, non lontano dalla stazione centrale. «Rispondo che è possibile disattivare la registrazione dei dati. Ma la maggior parte mi crede solo dopo averlo provato». Stephan Micklitz lavora per Google dal 2007. È stato uno dei primi collaboratori della sede di Monaco e ben presto si è occupato dei temi della sicurezza online e della protezione dei dati. Dal 2010 Micklitz dirige lo sviluppo a livello mondiale degli prodotti essenziali di Google per la sicurezza e la protezione dei dati. Una parte del team di Stephan lavora nel settore protezione infrastruttura dati da Google a Zurigo. Già nel 2009 Google ha pubblicato il suo primo strumento per la protezione dei dati, Google Dashboard. Negli anni seguenti si sono aggiunte altre funzioni: ad esempio la gestione account inattivo con


Foto: Google

Consigli sulla sicurezza dall’esperto 1. Effettuate un controllo privacy e sicurezza nel vostro Account Google

Da Google sono in pochi a conoscere la sicurezza dei dati meglio di lui: Stephan Micklitz lavora alla sede di Monaco di Google dal 2007.

soprattutto per gli apparecchi mobili con gli schermi piccoli», spiega guardando il display. «Se avvio il servizio, ora il software mi offre ad esempio l’opzione per effettuare un controllo sicurezza», continua lo sviluppatore. «Vedo quindi subito se Google ha proposte su come migliorare la mia sicurezza». L’analisi della navigazione permette di migliorare i servizi. Questo piace a molti utenti. «Alcuni trovano pratico che lo smartphone dica loro quando arriva il momento di andare all’aeroporto. Altri apprezzano la funzione autocomplete del motore di ricerca, cioè il completamento automatico di un termine. Altri ancora sono positivamente sorpresi se Youtube consiglia loro un video che rispecchia fedelmente il loro gusto personale». Stephan Micklitz aggiunge che soprattutto nella sfera privata non esiste però un’unica soluzione, tanto più che le esigenze degli utenti cambiano anche con il tempo. «Per noi è importante che ognuno possa decidere per sé quali informazioni trasmettere a Google. Così sviluppiamo i nostri tool di conseguenza».

Google Svizzera alla Giornata digitale 2018 Alla Giornata digitale 2018 Google Svizzera si concentra sul tema della sicurezza. Agli stand delle stazioni di Zurigo e Ginevra i visitatori potranno scoprire quali sono le caratteristiche di una password efficace, come proteggersi meglio con la verifica in due passaggi e come gestire correttamente il proprio Account Google. I collaboratori di Google Svizzera spiegheranno ai visitatori come effettuare un controllo privacy e sicurezza con l’Account Google. Negli uffici dell’edificio Sihlpost, Google offrirà agli imprenditori corsi nei settori «Sicurezza in internet» e «Analisi del web con Analytics». I corsi sono gratuiti e non è necessario iscriversi. Per maggiori informazioni sul programma: www.digitaltag.swiss/it/partner-18/google

Nell’Account Google i nostri utenti possono adeguare individualmente le impostazioni sulla privacy e sulla sicurezza in qualsiasi momento. Desidero quindi invitarli a dare un’occhiata al loro account personale e a effettuare un controllo privacy e sicurezza. In questo modo ogni utente può impostare se Google può ad es. salvare le indicazioni stradali o se deve cancellare la cronologia di ricerca. 2. Proteggetevi dal phishing con la verifica in due passaggi

L’autenticazione a 2 fattori vi permette di proteggervi dal phishing. Forse molti utenti conoscono questo sistema dal conto online della loro banca. Se volete versare del denaro, dovete ad esempio inserire un codice SMS oltre alla password. La verifica in due passaggi con l’SMS è un buon metodo. Ancora più sicura è l’autentificazione tramite le chiavi di sicurezza fisiche, come un trasmettitore bluetooth o uno stick USB. 3. Password, aggiornamenti & co.

Non utilizzate la stessa password per servizi diversi, installate gli aggiornamenti di sicurezza ed evitate software sospetti. Fornite il vostro numero di telefono o un indirizzo e-mail alternativo, in modo da poter essere raggiunti in altri modi. Attivate inoltre il blocco schermo del vostro smartphone, al fine di rendere più difficile l’accesso. Trovate ulteriori informazioni su Account Google e nel centro di sicurezza Google al sito account.google.com

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«Grazie alla tecnica possiamo essere più umani» Il professore dell’ETH Robert Riener crede che in futuro le persone e le macchine si fonderanno. Perciò ha creato il Cybathlon: una competizione per atleti con protesi robotiche. Adrian Meyer

Signor Riener, qual è il suo supereroe preferito di sempre? Spiderman. La trilogia di film è stata molto divertente. Lei studia i superuomini del futuro. Presso l’ETH sviluppa robot indossabili, i cosiddetti esoscheletri che permettono alle persone paralizzate di camminare. Sembra fantascienza. Gli attuali esoscheletri sono in grado di fare ancora poco. Hanno articolazioni del ginocchio e dell’anca, a volte è possibile girare lateralmente le anche. Le persone paralizzate possono quindi camminare solo su suolo piano. Gli apparecchi sono molto primitivi e rozzi, le batterie non durano molto e i piedi non possono essere mossi. In caso di pendenza un esoscheletro si ribalta. E senza stampelle non funziona affatto. Ciononostante le persone paralizzate possono di nuovo camminare. Come reagiscono? Ciò che preferiscono è la possibilità di poter stare in piedi di nuovo, di guardare qualcuno negli occhi, di prendere da soli qualcosa da uno scaffale. Già questo è per loro così bello da essere entusiasti.

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I robot indossabili come quelli visti in Iron Man sono un sogno? Hollywood ci fa credere a cose sbagliate. Le persone pensano che la scienza stia già sviluppando un Iron Man o un Terminator, nonché super abiti militari che permettono al soldato di trasportare più peso. Naturalmente si effettuano ricerche in questo senso, conosco tutti i progetti, ma non funzionano ancora. Perché? Perché non si riesce a costruire un robot indossabile che capisca subito cosa vuole una persona e metta rapidamente in pratica l’intenzione. Nell’interfaccia tra apparecchio e persona ci sono i primi successi, ma sono ancora inaffidabili. Sono un po’ deluso: c’è sempre molta attesa attorno alle protesi robotiche! Ci troviamo a un punto di svolta. Si stanno scoprendo nuove tecnologie per le interfacce, materiali migliori, design più belli e anche batterie ottimizzate. Tutto questo non è però ancora stato implementato negli apparecchi attuali. E la tecnica non è ancora abbastanza solida. Due anni fa a Kloten ha organizzato per la prima volta un Cybathlon, dove hanno

gareggiato tra loro persone con protesi robotiche. Perché? A questa prima mondiale hanno partecipato persone con disabilità sottoponendo le protesi robotiche a un test difficile. Volevo dare slancio alla tecnica. Non volevamo mostrare solo ciò che funziona, ma anche ciò che non funziona. Lo scopo finale sono apparecchi utili per il quotidiano. Per questo è necessaria più competizione. L’obiettivo sono protesi di massa, che hanno un funzionamento altrettanto vario degli smartphone. Siamo però ancora molto lontani da questo. Perciò meno della metà delle persone che hanno subito l’amputazione di un braccio indossa le protesi. Cosa disturba? Per quanto riguarda le protesi del braccio il fissaggio al moncone. Se la persona suda molto, la protesi inizia a traballare. Così è impossibile trasportare casse pesanti. Ha affermato che i preparativi per il Cybatlon le hanno aperto gli occhi per quanto riguarda i bisogni delle persone con limiti fisici. In che misura? Molti apparecchi hanno un aspetto magnifico e sono ottimi dal punto di 


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Foto: Gerry Nitsch

Il signore dei cyborg: Robert Riener Il professore Robert Riener (50) fa ricerche da 15 anni presso il Politecnico federale di Zurigo, dove dirige l’istituto per sistemi sensomotori. L’ingegnere meccanico studia tecnologie che semplificano la vita alle persone con disabilità. Tra le altre cose il suo team sviluppa esoscheletri che aiutano le persone paralizzate a camminare. Nel 2016 Riener ha creato il primo Cybathlon a livello mondiale.

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«Ci saranno esoscheletri con i quali potrò andare al lavoro così velocemente da non avere più bisogno di un’auto.» vista robotico. Esistono protesi che permettono di muovere ogni dito. Tuttavia, per chi li indossa il vantaggio è minimo, perché gestisce la maggior parte delle attività con la mano sana. Se invece ha bisogno di due mani, ad esempio per alzare una cassa, non può farlo con la protesi visto che le dita si spezzano o la protesi scivola. Ho notato inoltre tutte le barriere esistenti tra persone con disabilità e quelle senza: tutte le paure e tutti i tabù.

Il Cybathlon viene chiamato le «Olimpiadi degli atleti bionici». Ciò non abbatte necessariamente le paure. Sebbene possa convivere con questo titolo, in realtà sminuisce l’umanità. Non vogliamo fare un freak show. Vogliamo offrire agli interessati un’opportunità per contribuire a sviluppare le tecnologie. Ingegneri, medici, pazienti devono avere un maggiore dialogo. Solo se i ricercatori conoscono i bisogni reali, possono sviluppare apparecchi funzionali. Il Cybathlon ha già avuto un influsso sulla ricerca? Sì, l’effetto è gigantesco! I miei colleghi sono entusiasti. I primi team sono stati formati già due anni prima della gara. Hanno reclutato i piloti e sviluppato gli apparecchi. Ciò è sensato perché al Cybathlon vanno svolti compiti quotidiani. I piloti con protesi alle gambe devono ad esempio apparecchiare il più velocemente possibile una tavola per la colazione. Le protesi hanno il senso del tatto? Ci sono i primi successi con i sensori tattili, che permettono alle persone di

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sentire come si comporta la macchina. Ma questa tecnica è molto onerosa, non ancora del tutto sviluppata ed estremamente cara. Per molto tempo ci si è concentrati solo su come il cervello possa inviare segnali alla protesi. Tuttavia, affinché il movimento funzioni, abbiamo bisogno che la nostra mano o il nostro piede invii feedback al cervello. Le protesi hanno quindi bisogno di segnali in entrambe le direzione.

Chi le indossa non corre il rischio di una crisi d’identità, visto che una macchina diventa parte del loro corpo? Se si attacca qualcosa al corpo e lo si indossa costantemente, a un certo punto diventa parte del nostro corpo. Per chi lavora a lungo con la pinzetta quest’ultima diventa una nuova punta delle dita. La tecnica viene integrata nel modello del corpo anche se rimane sorda e non permette di sentire direttamente.


Le persone interessate vedono gli apparecchi hightech come protesi normali? Sì, soprattutto i bambini e i giovani. Esistono protesi che possono essere modellate individualmente con una stampante 3D. Possono perfino essere richieste braccia come Iron Man. Altri desiderano invece protesi il più naturali possibile con pori, peli e vasi sanguigni. Altri ancora il più discrete possibile. Per lei dove finisce l’umanità e dove inizia la tecnica? Grazie alla tecnica possiamo essere più umani. Se si possono avere più esperienze nella vita quotidiana, si è maggiormente integrati nella società. Finché la mente e la volontà rimangono libere, siamo sufficientemente umani. Il fatto che si utilizzi la tecnica nel quotidiano è totalmente normale. Per molti lo smar­ tphone è diventato parte della propria identità. Se non lo portano con loro, sono persi.

Cybathlon È richiesto doping tecnico: il 2 e 3 maggio 2020 presso la Swiss-Arena di Kloten, il Politecnico di Zurigo organizza per la seconda volta il Cybathlon. La prima mondiale si è tenuta due anni fa. Le persone con disabilità si misurano in sei diverse discipline, con l’ausilio di protesi robotiche di ultima generazione. Nella corsa in bicicletta si confrontano con l’elettrostimolazione muscolare, nella corsa virtuale con il controllo dei pensieri, nel percorso di abilità con le protesi intelligenti del braccio e nel percorso a ostacoli con protesi attive delle gambe, esoscheletri robotici e sedie a rotelle motorizzate. I percorsi sono strutturati in modo tale da presentare situazioni quotidiane. Al primo Cybathlon hanno preso parte 73 piloti provenienti da 25 Paesi. La Svizzera era rappresentata da sei team, di cui due del Politecnico di Zurigo. www.cybathlon.com

Grafica: Ringier Brand Studio; Foto: ETH

Si lascerebbe impiantare un apparecchio per essere più efficiente? Sì, se fossi più efficiente sul lavoro e la mia salute non fosse a rischio. Le protesi potrebbero diventare un prodotto lifestyle. Se la tecnica è sicura, non vedo alcun problema. In futuro le persone si faranno amputare un braccio per avere una protesi robotica? È una domanda da prendere sul serio. Girano voci secondo cui in Asia alcuni sportivi ci abbiano davvero pensato, perché credevano di essere più perfor­ manti con la protesi. Tuttavia, ignorano gli svantaggi nella vita quotidiana, il dolore fantasma e le complicazioni mediche. No, questi scenari non sono davvero consigliabili. La filosofia del transumanesimo pensa che a un certo punto l’uomo dominerà il proprio corpo con tutti i suoi limiti grazie alla tecnologia. Ogni essere umano ha bisogno di un corpo. Come è composto, se con una o due gambe è secondario. Tuttavia, abbiamo bisogno di un’interazione corporale con l’ambiente. Solo così il nostro cervello può imparare. Quando le scimmie hanno imparato a muoversi su due gambe, improvvisamente avevano le mani libere. Questa opportunità ha fatto crescere la loro funzione cerebrale.

Le protesi hightech sono il nuovo livello evolutivo dell’umanità? Direi piuttosto che l’evoluzione tecnica si fonde con l’umanità con in modalità vantaggiosa per la società. Unire finalmente le persone alla tecnica è una grande sfida, sia a livello tecnologico che mentale. Cosa succede se le persone con protesi robotiche diventano più performanti di quelle senza? Va bene, a condizione che sia garantita la sicurezza delle protesi. E a condizione che le persone non vengano obbligate ad adottare la tecnica o che non si creino ingiustizie sociali. La discussione riguardante l’equità è difficile. Infatti, chi è benestante può probabilmente permettersi un appa­ recchio del genere, mentre i poveri sono svantaggiati. Tuttavia, sono convinto che prima o poi la tecnica renderà gli uomini più efficienti e più forti. Un giorno esisteranno esoscheletri che

nessuno mi obbliga, sicuramente. A un certo punto della storia le persone in bici erano più veloci di quelle senza. E nessuno ha qualcosa da ridire.

Video: prima mondiale del Cybathlon a Kloten (ZH).

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potranno essere indossati come un vestito. Grazie a essi potrò andare al lavoro così velocemente da non avere più bisogno di un’auto.

Indosserebbe un vestito del genere? Se è sicuro, me lo posso permette e

Cosa succede se qualcuno fa trapiantare il suo cervello in un robot? Se fosse possibile collegare il cervello con la robotica, avremmo di nuovo un’interazione fisica. In teoria potrebbe funzionare. Non posso però dire se poi sarà una persona o un robot. Per lei che cosa caratterizza l’essere umano? Avere una propria volontà. Voglio essere autonomo ed essere accettato. E non avere sempre paura di essere ferito.

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Il mondo di domani

Nessuno sa cosa ci aspetta. L’unica cosa sicura è che la digitalizzazione rivoluziona rapidamente il quotidiano. Possiamo attenderci queste dieci pietre miliari. Peter Hossli

Microchip sottocutaneo Sebbene sembri futuristico, esiste già: nel 2017 migliaia di svedesi si sono fatti impiantare sotto la pelle della mano un microchip grande come un chicco di riso. Sostituisce la tessera magnetica per aprire le porte. Sono possibili il pagamento senza contatto e la localizzazione costante.

Mondiali di calcio in Qatar totalmente in VR Ai Mondiali in Russia ci sono stati i primi tentativi di trasmettere le partite in virtual reality. Tra quattro anni, grazie agli occhiali virtual reality, milioni di persone vivranno ogni match come se fossero a bordo campo. Nonostante il divieto di consumo di alcol in Qatar, ci si potrà gustare una birra.

Internet delle cose Affinché il frigorifero sappia quando ordinare latte e birra, sarà collegato a internet con sensori. I contadini e i birrai sapranno sempre la quantità che devono fornire. Nel 2023 70 miliardi di oggetti saranno collegati a internet, nel 2030 200 miliardi.

Apprendimento e insegnamento globale I programmi formativi intelligenti stabiliranno chi studia cosa con quale ritmo. Il contatto tra l’insegnante e gli allievi diminuirà.

Illustrazione: Shutterstock

Batteria batte benzina Meno povertà

Malumori

La digitalizzazione raggiungerà il sud del mondo. Entro il 2035 la quota di persone in condizioni di estrema povertà diminuirà dall’attuale 30 a meno del 10 percento.

Secondo la CIA la trasformazione digitale metterà a dura prova le persone e la politica del nord. Attorno al 2036 molti si sentiranno messi ai margini della società dall’IA e dalla biogenetica.

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La densità energetica dei combustibili fossili è estremamente alta. Nel 2039 le batterie dovrebbero per la prima volta avere una densità maggiore della benzina. La corrente sarà il principale vettore energetico.

Guerra cibernetica In futuro sarà l’intelligenza artificiale a decidere le guerre. I robot autonomi controlleranno il campo di battaglia. Dal 2040 i soldati US daranno soltanto compiti ai robot, che decideranno come eseguirli. Già oggi i piloti militari sono aiutati dall’IA.

Droni autonomi Nel 2033 sulla terra ci saranno 8,7 miliardi di persone, che acquisteranno 15,1 milioni di auto elettriche, molte con guida autonoma. Nello stesso anno i droni autonomi trasporteranno i primi passeggeri nelle grandi città. La professione di tassista sparirà.

Guida autonoma Tranne che nelle regioni discoste il piacere di guida spetterà ai robot. Il 90 percento di tutte le auto si sposterà in modo autonomo. Gli incidenti saranno rari. Nel 2050 il numero delle auto elettriche raggiungerà i 23,4 milioni.

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