Squame fanzine #1

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CAILLES SQUAME/É erso

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papageno u lucho



blanca u maya mihindou


skarla u hellofreaks


black lagoon u hellofreaks


Forse a Gennaio, forse Aprile. Forse Dicembre, forse … Appena sette parole fa , senza spezzarsi le dita più agilità, ho un senso respirazione. Oggi oscillo, tra che é piuma senz’aria. come tanti altri e come In alcuni giorni delle volte , in preda barriera, fortezza, rocca, vibrazione insostenibile, E’ passato di tutto, Correndo tra le mani proteggendo, amando Il freddo no, avrebbe vissuto di un altro. Non lei. parole, con cui vestire, perché forse si . Erano strati possibili, una ruga. Un lunedì e un lunedì settembre poi lo scricchiolio un altro, Enfin.

Have you got a story for me? Have you got a story for me?


a Marzo. Forse a Settembre. Forse a

riusciva ad avanzare ma pensava : ora con sentimentale della

la notte, la pelle e Parigi, Piuma. Lei era, un animale nessuno mai. accartocciata, il più dell’aria, in alcuni giorni diamante… in altri, una insostenibile. ricordo, di tutto. del tempo, amando, il rosso, il bianco, il blu. nel giardino e dentro i respiri Aveva scelto con cura, le assorbire tutto, non si può

ruga, sovrapposta a un’altra ancora, un settembre e un di un parquet, un nome, poi

Have you got a story for me? ana M. Ghisalberti


big bang revisited u synthview


banlieu u synthview


pale mountains u enrica casentini


warriors u enrica casentini



jawjaw u meme zabratta


DESDEUX

BOUTS GALAXIE DE LA

Ma chère Reptili, J’en ai marre. Les hommes sont sans pitié. Hier, shooting pour la dernière campagne AIGLE. Chez BETC Euro RSCG, ils avaient l’air tellement contents de leurs « repérages » que je m’attendais à un joli endroit. Tu parles ! J’ai passé la journée sur la plage la plus moche du cosmos : que des pierres noires et des galets. Interdiction d’aller dans l’eau. En plus, il faisait gris. (Moi qui voulais voir du pays, j’estime que je ne suis pas très bien servi…) Toujours est-il que ça a duré des heures. Sur les ordres du DA, John a enlevé ses tennis, relevé son pantalon jusqu’au genou, puis il s’est à moitié allongé par terre. On m’a fourré un journal dans la gueule, et j’ai dû m’approcher. Le DA a demandé à John d’incliner la tête et de tendre la main vers moi. La mitraille a commencé. « Plus à droite, Croco ! Plus à gauche ! Baisse la tête ! Relève la tête ! Avance ! Recule ! » Les humains ne savent vraiment pas ce qu’ils veulent, ils me fatiguent. Non seulement je dois faire le toutou, mais on me traite pire qu’un chien : figure-toi qu’ils avaient oublié mon casse-croûte et que je n’ai rien pu manger avant minuit. Et tout ça pourquoi ? Pour une photo. Un arrêt sur image qui va être reproduit dans les pages de leurs magazines et sur leurs grands sacs en papier. Pauvre de moi ! Je regrette le temps où nous allions tous les deux nager dans la rivière, et je me demande bien pourquoi j’ai voulu te quitter et parcourir la Terre. Tu m’aurais vu, ventre à terre, ou presque, avec entre mes dents bien acérées le foutu papelard dans lequel ils cherchent les « informations » … Ils sont pathétiques, ces humains. Et maintenant, j’ai mal aux yeux, à cause du flash, et j’ai pris froid. « Comme chez soi dans la nature » dit leur slogan. que des bêtises ! Ils n’ont rien compris, rien de rien. J’espère que tout cela va bientôt cesser, et que je pourrai vite te revoir ! Tu me manques férocement, ma douce Reptili aux écailles dorées comme le soleil… croco u Epistolière (humaine)


Mon Croco bien-aimé, J’ai bien reçu ta missive et je m’inquiète pour toi. Tant de lamentations, tant de colère, d’agacement ! Je ne te reconnais pas. Si tu ne le fais pas pour toi, s’il te plaît par égard pour moi : garde ton sang froid. Les hommes sont ce qu’ils sont, et tu le savais pertinemment quand tu as accepté la mission. Toi qui as choisi, délibérément choisi de venir sur Terre, tu pleures sur le passé, tu pleures sur le présent, comme si tes larmes allaient changer le futur. Mais enfin, as-tu oublié qui tu es ? Tu n’es pas le crocodile du coin du Nil... Tu as servi le temple et les prêtresses. Sur notre planète, tu pouvais aller en mer et communiquer avec toutes les entités marines et fluviales. As-tu effacé tout cela de ta mémoire ? Je vais te dire quelque chose : il fut un temps où les hommes nous recherchaient pour nous tuer. quand je suis venue sur Terre, il y a de cela quelques décennies, ils ont voulu mon cuir. Mon grain de peau leur plaisait pour faire des sacs à main et des souliers. Tu te rends compte ? Nous, des sacs à main et des souliers ? Et toi, tu fais le mannequin, sous les projecteurs, et tu te plains ? Ah non, Croco, il faut savoir s’arrêter. Retrouve tes esprits. Fais honneur à ton espèce. Parle, agis et vis comme le Crocodile Sacré que tu es. Avec le pouvoir, la sagesse et l’amour qui te caractérisent. Mes pensées t’accompagnent à chaque instant. Courage ! Reptili

sarah vergez-seija



bambi kramer



edoardo de falchi



esmeralda villa lobos


A fondo Pare che siano tornati i salmoni.

C‘è qualcosa di sinistro nell’entusiasmo con il quale i biologi hanno dato la notizia, ci penso ogni volta che mi tuffo per raggiungere un corpo incastrato dietro un pilone, fra i mulinelli di alghe. La dinamica non finisce di stupirmi, anche dopo tanti anni. Decidere di dimenticare come si sta a galla. Di dimenticare di avere braccia e gambe che tirano verso la superficie. Di dimenticare i polmoni che cercano aria e il cuore che batte impazzito fino al punto di non ritorno, quello oltre il quale l’eco delle sue contrazioni si perderà nel nero del fondale. Cercare di fondersi con il rombo dei barconi per turisti, infinite repliche della stessa carena tozza e vetrate illuminate, che traghettano da est a ovest e ritorno un carico di noia e disinteresse sempre uguale a se stesso. Una voce piatta salmodia il nome dei ponti : Royal, des Arts, Neuf, de la Concorde, des Invalides. Ne hanno dovuti costruire trentasette per provare a suturare la ferita mai rimarginata e unire l’inconciliabile, ma la Senna ha vinto e resta la frontiera fra la città che gode a bocca aperta e quella che si nasconde dietro i portoni laccati e le pagine di Derrida. Anche stavolta mi ritrovo in mano solo i ciccioli della lana di scarsa qualità. qualche centesimo. Un biglietto della metropolitana sul quale non riesco a leggere l'ora, né il giorno, né se sia stato utilizzato, né se sia veramente un biglietto della metropolitana. Un nastrino di raso rosso che mi sforzo di non immaginare legato a un pacchetto regalo. Ho imparato a non allontanarmi mai dai fatti: cosa abbia portato un nastrino di raso rosso nei jeans di qualcuno che ha messo fine ai suoi giorni non mi interessa, rimane un semplice nastrino di raso rosso. Piccolo. Sfilacciato. Un oggetto come un altro. E’ l’unica protezione mentale che mi permette di dormire la notte, non posso più permettermi di percorrere la distanza fra la realtà di un suicidio e la tentazione di volerlo spiegare.


quando mi hanno assegnato alla Senna, per un po’ ho avuto bisogno di bilanciare l’orrore cercando il sacro Graal che avrebbe reso tutto logico, il messaggio ai posteri che avrebbe cambiato la mia visione del mondo, che mi avrebbe reso più saggio. A furia di ficcare le mani nel fondo di tasche fradicie tirandone fuori solo un pugnetto di indizi silenti, ho capito che non c’è risposta ai volti straziati di chi urla che non è possibile, non lui, non ora, avrei potuto salvarlo se solo avessi immaginato. O forse no. Forse no. Le lacrime di addio di chi rimane alimentano lo Stige che attraversa la città. C’è sempre qualcuno pronto a piangere questi corpi alla deriva, giovani ma non troppo, magri ma non troppo, disperati ma non troppo. Perché ho imparato anche questo, che è nella zona di mezzo che nascono le decisioni più radicali. I veri disperati si accontentano di bere del vino tossico e si lasciano calpestare dai topi che infestano le rive. Stavolta sembra che sia diverso, i suoi amici erano sul pontile quando è successo e sono pronti a giurare che si tratti di una scommessa finita male. Voleva solo attraversare la Senna a nuoto per raggiungere l’altra sponda e nessuno l’ha fermato dicendogli l’unica verità che bisogna conoscere su queste acque capricciose: non portano da nessuna parte. Sono il semplice lo scolo per i detriti di una città che non ha più niente da dire. E così è partito alla conquista di una meta che non avrebbe mai potuto raggiungere, un paio di birre in corpo e la voglia improvvisa di risalire la corrente. Di sfidare i salmoni, gli stessi che oggi hanno ripopolato le acque dell’oblio. Mi mordo una guancia per smettere di pensare che la cosa rappresenti un segno. Sono tornati i salmoni. Un nastro rosso in tasca.

Semplici fatti. benedetta blancato



so[co]


pistrix u alberto corradi


basiliscus u alberto corradi


marinaio u studio arturo


sirene u studio arturo



Émilie Boudet


Le

noeud

murène

de la

Mes morsures d’eau entreront dans tes songes. Pas de flots pour moi. Je suis la houleuse, Salomé marine rivée à ta tête. J’ondule au fond de cette géométrie cristalline et crépusculaire que tu appelles Mer Rouge. Et c’est là que ton sang ne fait qu’un tour : tu me crains sans savoir pourquoi. Tout le jour tu m’as épiée. Dans les distances mensongères, les loupes marines, tu as contemplé mes soeurs derrière leurs rochers, le rouge sanguin du corail, tu l’as associé à leur gueule lancinante. Leurs petites dents pointues claquaient devant ta face, et tu frissonnais dans l’absolue chaleur d’Egypte. Prise entre ces draps liquides et transparents, tu croyais que la mort pouvait venir de ma morsure, pourtant tu n’osais pas sortir ton crâne à la lumière. Elle tombait directement sur nos têtes, car toi aussi, tu es ma soeur.

Je t’ai connue au temps des écailles.


A présent le pêcheur m’a eue. Je suis sortie trop tôt de mes gangues de pierre. J’ondule au fond d’une cage, et tu me vois entière. Tu ne bougeras pas. Je te fascine. Mes yeux ont rapetissé, pépites d’enfer, je suis noire à ta mémoire, et toute tachetée. J’ondule et ma gueule s’ouvre puis se referme. Je danse nue comme une femme qui veut ta peau. Car je n’ai pas d’écailles, moi.

Mais je sais les tiennes. Je contemple au fond de ton être ce que, depuis la nuit des temps, tu n’as pas su ôter, ô serpente humaine aux jambes séparées. Tu as rampé jusqu’à moi pour l’apprendre. Lors mon silence claquant te le dit, te le redit : je reconnais tes mues jusqu’à la dernière.

Ce soir, ta peau tombera à tes pieds. Va t’en renaître.

andréa taos



il pistrice



sirene u kloe


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g sp ot.c o m m o g sp ot.c o

lu ch to ri q ues. bl LUCHO u rp s- pr eh is d ou u c o m o .c Maya Mihin fr ea ks ks u he llo Hellofrea alberti Ana M. Ghis ie w.c o m ot.c o m u sy nt hv ti ni .b lo g sp Synthview ri ca -cas en en u i n ti n se io.o rg Enrica Ca br at tast ud at ta u za Meme Zabr m gez-Seija o g sp ot.c o Sarah Ver er bi rd s. bl er u bo rd m ra K bi m m o Ba 1n d 3x .c sp ot.c o m e Falchi u uto li .b lo g Ed oard o D u latr am s bo Lo Villa Esmeralda Bl ancato ta et ed ar t Ben c o m /S o.c o. om face bo o k. u ] o [c .b lo g sp ot.c so i u o ss ar io d a rr o c Alberto ro.c o m st ud ioar tu om ARTURO u ie bo ud et.c det u em il Émilie Bou OS m AndrÊa TA -b o o k.c o o e7 9.u lt ra kl Kloe u ce .c o m u il pi st ri il Pistrice 9-10-91331-00-5 /2013- isbn 97 03 in d te in pr re e Sq uame #1 ect u il Pi st ric / graphic proj k or tw ar r ve co

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MERCI / graz



cato, det ta bl an e n e b , O R U A RT det, enrica Émilie Bou rradi, Alberto co casentini, a m. e falchi, an d o d r a o d e ks, Hellofrea i, t r e b l a is am e r , gh e , Ba m b i K r o l k , e ic r t ilpis Mihind ou, lucho, Maya [co], AndrÊa , so Synthview seija, h vergeza r a s , s o ta s, Vill a Lobo Esmeralda at ta. m e m e zab r SQUAME

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