Stadium n. 1-2/2009

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• Allenarsi alla legalità fiscale • Il Signore scia con voi • VolkswagenJunior Masters • Master dei presidenti

Il magazine di chi ama lo sport pulito

Fondato nel 1906 - N. 1/2 gennaio/febbraio 2009

LA CLERICUS PROFUMA DI CHAMPIONS Pancalli: AVANTI CON IL CSI IL NUOVO VOLTO DEL DISAGIO GIOVANILE

OCCORRE CAMBIARE. PAROLA DI CENSIS La pratica sportiva non può più essere considerata solo un fatto agonisti co, costituendo piuttosto un fenomeno sociale rilevante, con forti ricadu te sul piano educativo e sanitario. Lo afferma il Censis nel suo 42° Rapporto, chiedendo un deciso cambiamento di logica nelle politiche pub bliche dello sport.


PAROLA DI PRESIDENTE

Massimo Achini Presidente nazionale CSI

Un vuoto da riempire

Su questo stesso numero di Stadium viene proposto un articolo sul tempo libero dei giovani, che rischia di diventare sempre più un "vuoto a perdere", uno spazio di vita distruttivo invece che costruttivo.

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È questa una delle molte facce con cui si presenta oggi l'emergenza educativa, un malanno sociale che sta diventando davvero preoccupante. Quando la punta dell'iceberg affiora dalle cronache, più che mettere in croce la famiglia e la scuola in genere non si fa. Qualche proposta concreta arriva invece dall'Europa comunitaria. Ai primi di marzo, in occasione della inaugurazione dell'anno di "Milano capitale europea dello sport", è stato utile riascoltare in tavola rotonda il grande valore che il "Libro bianco dello sport", varato dalla U.E. nel 2007, attribuisce allo sport educativo per promuovere tra la gioventù, oltre la salute, l'integrazione, la formazione, il volontariato, la solidarietà, l'inclusione sociale. Quei valori positivi, in definitiva, che costruiscono lo scheletro di una società civile pacifica, laboriosa, accogliente. E le istituzioni europee ne sono così convinte da essersi dotate, con il nuovo Trattato europeo ed altri atti, degli strumenti per promuovere lo sport educativo. Per noi del CSI - che queste cose le abbiamo sempre pensate, dette e messe in pratica - è certamente una bella soddisfazione sapere che il lavoro che svolgiamo quotidianamente nelle nostre 13.000 società sportive rappresenta un pilastro nella costruzione di quella Europa dei popoli che prima o poi dovrà succedere all'Europa della moneta unica. Certo la soddisfazione sarebbe anche maggiore se allo stesso modo, circa il valore aggiunto dell'educazione attraverso lo sport, la pensassero anche le nostre istituzioni e i nostri media, che pure si lamentano delle "maleducazioni" giovanili. C'è una battaglia culturale da vincere, un "vuoto" da riempire: con le istituzioni, perché capiscano l'importanza e l'urgenza di investire sulla moltiplicazione di spazi conviviali a forte socializzazione per i giovani, dove essi possano crescere "sicuri" fuori dalla scuola o dalla famiglia; con il mondo dello sport, perché cominci a rendersi conto di quanto sarebbe bello se la sua costellazione di circa 95.000 società sportive si trasformasse in una formidabile rete educativa; con noi stessi, per avere il coraggio di avventurarci oltre, moltiplicando i luoghi e le occasioni educative, affinando e differenziando le strategie, andando a cercare i giovani lì dove attendono di essere trovati.


ANGELI & DEMONI

mons. Claudio Paganini Consulente Ecclesiastico Nazionale CSI

Il fascino dell'essere e dell'apparire "Ma tu sei un vero o sei un finto Padre Georg? Se sei vero dimmi l'Ave Maria… Non la conosci? Ed allora il Padre nostro… neppure quello? Allora ti aspetto a catechismo". Sono alcune battute, riprese dalle telecamere ma non trasmesse dal programma Striscia la Notizia, che ho scambiato col finto Padre Georg (quello che imita sciando il segretario particolare di Papa Benedetto XVI) durante la Gara nazionale di Sci per sacerdoti.

Una manifestazione ormai giunta alla decima edizione per una felice intuizione di don Aronne Magni, consulente ecclesiastico regionale dell'Emilia Romagna. L'intento? Unire i sacerdoti, far trascorrere loro un giorno sereno sulla neve con un tempo congruo per stare insieme e scambiarsi situazioni e contesti pastorali Quest'anno, di fronte all'intervento dell'équipe di Striscia, va detto che anche i sacerdoti non hanno saputo resistere al fascino delle telecamere, allettati da una apparizione televisiva popolare capace di alzare l'indice di gradimento presso i propri parrocchiani. E sì che avevo avvertito tutti di non farsi strumentalizzare dai media ma di utilizzarli come mezzi per far passare i "nostri" messaggi… Ma l'occhio della telecamere strega ed affascina come un vero demone! Apparire seduce più dell'essere. "Ma tu sei un vero o finto sportivo?". Vorrei fare questa stessa domanda ai tanti giovani che frequentano le nostre società sportive. È solo voglia di corporeità, di muscoli, di apparire belli e piacenti o si può sperare in una proposta sportiva fatta da un progetto che coinvolge la persona, corpo ed anima, il rapporto con gli altri, con le regole, con la trascendenza? Legare la pratica sportiva soltanto a ciò che appare è oltremodo

limitativo e frustrante. La vera essenza va oltre. E ben lo sanno i campioni: quando parlano hanno anche una testa e non solo un corpo. "Ma tu sei un vero o finto cristiano?". È un'altra domanda che vorrei porre a chi pratica lo sport nella nostra associazione. Che cosa ci caratterizza? Cosa vuol dire essere veri cristiani nel CSI? Se ripenso agli incontri fatti con campioni sportivi di altre religioni non posso che riconoscere la nostra scarsità di coerenza e pratica religiosa. Roberto Baggio ha sempre pregato tre volte al giorno durante gli allenamenti senza paura d'essere deriso. Ed è stata la fede - ha spesso dichiarato - a guarirlo e risollevarlo dopo ogni fallimento. I mussulmani sono poi quanto mai "osservanti" del Ramadan anche a rischio di compromettere le prestazioni sportive. E Kakà e Legrottaglie, testimoni sui mass media con la maglietta "Io appartengo a Gesù", sono evangelici, non cattolici! E nel CSI quale orgoglio esiste per la propria maglia associativa e religiosa? Il fascino dell'essere e dell'apparire tornano a contrapporsi. Gli angeli ed i demoni hanno sempre molte facce per lottare.

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SOMMARIO

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Mensile del Centro Sportivo Italiano www.csi-net.it Autorizzazione del Tribunale Civile di Roma n. 423 del 15/12/2008 Direttore responsabile Claudio Paganini claudio.paganini@csi-net.it Hanno collaborato a questo numero Massimo Achini. Felice Alborghetti, Andrea De Pascalis, Claudio Paganini, Mauro Stefani,

25 2 PAROLA DI PRESIDENTE Un vuoto da riempire

14 APPUNTAMENTI APPUNTAMENTI Tutta Italia é scesa in campo

3 E Il e

16 VITACSI VITACSI In fondo alla leggenda

ANGELI DEMONI fascino dell'essere dell'apparire

5 PRIMO PIANO Occorre cambiare. Parola di CENSIS 8 EVENTI La Clericus ‘09 profuma di Champions 12 ZOOM Violenti, senza storia e senza futuro

18 ALCHIMIE PASTORALI PASTORALI "Affinché siano una cosa sola" 19 EVENTI Scorciatoie? No, grazie! 20 FILO DIRETTO Pancalli: "Avanti con il CSI"

Redazione: stampa@csi-net.it Tel. 06 68404592/93 Fax 06 68802940

22 CHIESA E SPORT SPORT Il Signore scia con noi e "striscia" con P. Gorge

30 VITACSI VITACSI Tutti i record di Matusalesto! del successo

24 VITACSI VITACSI A Coverciano la Nazionale CSI

34 VITACSI VITACSI Felici di fare educazione

25 VITACSI VITACSI È Seven show!

36 VITACSI E le stelle non stanno a guardare

26 VITACSI VITACSI Pozz contro Ricky: è Basket City anche con noi 28 VITACSI VITACSI Pedalando sull'appennino

37 FISCALE Allenarsi alla legalità fiscale: uno sport possibile


PRIMO PIANO

Politica Sportiva

Occorre cambiare. Parola di CENSIS La pratica sportiva non può più essere considerata solo un fatto agonistico, costituendo piuttosto un fenomeno sociale rilevante, con forti ricadute sul piano educativo e sanitario. Lo afferma il Censis nel suo 42° Rapporto, chiedendo un deciso cambiamento di logica nelle politiche pubbliche dello sport. di Andrea De Pascalis

Ora lo dice anche il Censis: "Malgrado presenti molteplici riverberi sociali, soprattutto sul versante educativo e della salute, quella sportiva rimane una dimensione ancora in larga parte trascurata dalla politica nazionale". L'osservazione fa parte del capitolo che l'istituto di ricerca dedica al fenomeno sportivo all'interno del 42° Rapporto sulla situazione sociale del paese, presentato il 5 dicembre scorso. C'è - fa notare il Censis numeri alla mano - un progressivo allargamento della forbice tra la spesa per la pratica sportiva, che resta ancora in larghissima parte (si stima il 70%) in capo alle famiglie e le risorse erogate dal sistema pubblico nel complesso, che anziché crescere si stanno progressivamente riducendo. I finanziamenti nazionali ammontano a meno dell'1% del Pil, e risiedono quasi esclusivamente nella quota (450 milioni di euro) assegnata annualmente al CONI, fatti salvi sporadici stanziamenti per supportare grandi eventi internazionali, come le Olimpiadi o i campionati mondiali di questo o quello sport. Non bastasse,negli ultimi anni la spesa pubblica per lo sport a livello locale, che raccoglie il grosso delle risorse, si è ridotta sempre più, in quanto: • le Regioni hanno diminuito del 3,3% i loro stanziamenti, passati dai 180 milio-

Il concetto di sport è sempre più legato a quello di benessere, da cui l'idea che l'accesso allo sport debba essere considerato un diritto che rientra nella sfera del nuovo Welfare.

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ni euro del 2006 ai 174 del 2007; • le Province hanno fatto segnare una contrazione del 13%, dai 103 milioni stanziati per lo sport nel 2004 agli 89 milioni del 2005; • i Comuni hanno ridotto la spesa sportiva dell'7,6%, contraendola dai 1700 milioni del 2004 ai 1570 del 2005. La contrazione riguarda anche gli investimenti del settore: l'ammontare dei

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mutui concessi dall'Istituto per il Credito Sportivo per la costruzione di impianti si è quasi dimezzato nel quadriennio 2003-2006, passando da 300 milioni a 189 milioni. Per quanto si tratti dati parziali e non aggiornatissimi - conclude il Censis essi indicano comunque una tendenza che si può sanare solo con interventi di emergenza.

Ciò avviene nel momento in cui la pratica sportiva sta mutando il suo significato "ponendo l'accento, prima ancora che sul valore dello sport - in termini simbolici, culturali, identitari, educativi sulla sua funzione, legata sempre più al conseguimento del benessere fisico, ma ancora più psichico, dell'individuo, nelle sue tante sfaccettature". Il concetto di sport è sempre più legato a quello di benessere, da cui l'idea che l'accesso allo sport debba essere considerato un diritto che rientra nella sfera del nuovo Welfare. Lo stereotipo dello sport come pratica esclusivamente agonistica - è ancora il Censis ad affermarlo - è superato, come dimostra il sempre più largo afflusso nelle file degli sportivi di fasce anagrafiche che certo non pretendono di fare agonismo. E questo sport così concepito può rappresentare un volano straordinario per ottenere risultati in termini di politiche educative e di tutela della salute. Le stesse visite medico-sportive, che sono circa 3 milioni l'anno, rappresentano l'unico momento di verifica sanitaria di massa oggi presente in Italia, dopo l'abolizione della visita di leva e l'assenza di medicina scolastica. Per affidare davvero allo sport queste funzioni sociosanitarie - è la conclusione del Censis - sarebbe però necessario avviare finalmente un cambiamento di logica nelle politiche sportive, varandone di nuove in grado di: • promuovere strategie di intervento generali, che guardino allo sport oltre i suoi meri contenuti agonistici, con un'attenzione dedicata ai riverberi sociali che lo sport produce e ai molti modi in cui la pratica sportiva si connette alle dimensioni della vita quotidiana; • accompagnare la nuova domanda di sport, facendola lievitare stimolando ulteriormente la partecipazione degli italiani, poiché la pratica sportiva si presenta oggi come "uno dei più potenti motori di crescita del livello di benessere sociale ed individuale". È quanto il CSI afferma da anni. Ed è confortante che oggi lo sostenga anche una fonte autorevole come il nostro più affermato istituto di ricerca sociale.



EVENTI

CALCIO

CHIESA E SPORT

È partita la terza edizione del mondiale di calcio d'Oltretevere, promosso dal CSI. In campo 386 tra preti e seminaristi provenienti da 69 diverse nazioni di ogni continente.

La Clericus 2009 profuma di Champions Dopo l'open match del torneo tenutosi allo Stadio dei Marmi a metà febbraio, il traguardo è quello della finale di sabato 23 maggio, a ridosso della sfida che il 27, sempre a Roma, assegnerà la Champions League. A metà marzo, dopo tre turni, solo due squadre a punteggio pieno: i bianco gialli vaticanisti del Collegio Urbano ed il Collegio San Paolo, l'apostolo nominato patrono di questa edizione. di Felice Alborghetti Foto: Catholic Press Photo er il terzo anno consecutivo è tornata la Clericus Cup, la "Champions League" dei sacerdoti e seminaristi, che, messi da parte temporaneamente clergy, tonaca e breviario, ogni week end, eccetto la settimana santa di Pasqua, indossano scarpini e divisa da calcio. Il Mondiale d'Oltretevere, promosso dal Csi, con il patrocinio del Coni, della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport e del Pontificio Consiglio per i Laici, mette alla prova sedici formazioni con 386 atleti di 69 nazionalità, in vista della finale che si

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Il sabato su Sat2000 Anche in questa edizione della Clericus Cup la tv della Chiesa, Sat 2000, infatti, dedicherà al torneo di sacerdoti e seminaristi uno speciale di mezz'ora ogni sabato nel corso della trasmissione Sport2000 con immagini, interviste, classifiche e le anticipazioni sulle partite ancora da disputare. In studio con Giampiero Spirito, a partire dalle ore 16, i protagonisti del torneo, assieme agli organizzatori, raccontano l'andamento del torneo, assieme agli episodi e agli aneddoti più significativi delle giornate. 8


giocherà nella capitale il 23 maggio, a pochi giorni dall'attesissima finale di Champions League allo stadio Olimpico di Roma. All'ombra del cupolone, si gioca sui campi della Petriana, è partita la nuova caccia alla conquista della Coppa con il Saturno. La marcia di avvicinamento alla finale del 23 maggio prevede una regular season che si concluderà il 5 aprile. Accederanno ai quarti di finale del 25 aprile le prime quattro squadre del girone. Le semifinali ci saranno il 16 maggio. Rispetto agli anni scorsi nel 2009 c'è grande equilibrio, poche squadre materasso; finora solo due squadre a punteggio pieno, il Collegio Urbano, a due passi da Piazza San Pietro, ed il Collegio San Paolo, per qualcuno favorito dall'anno paolino. Entrambe le due formazioni sono allenate dai vicerettori del collegio, il camerunense don Emile Dibongue, un veterano della panchina bianco gialla, e il coreano Don Simone Kim, al suo primo anno da tecnico, dopo una stagione disputata con alti e bassi da parte dei paolini, all'interno del rettangolo di gioco. Oltre al 4-4-2 dei

Ecco don Michel, da Camerun U21 a parrocchia Ex giocatore professionista, nel torneo pontificio con i polacchi Si chiama Michel Abè, nato nel Camerun nel giugno 1972 ma ora in forza, come 'oriundo', alla formazione dell'Istituto Polacco. Abè è un ex giocatore della serie A del Camerun e ha fatto parte anche della nazionale under 21 del suo paese. Dopo il triplice fischio che ha sancito la vittoria della sua squadra sul Pontificio Seminario Gallico (per 3-2) l'ex calciatore professionista ha raccontato la propria storia: "Intorno ai primi anni '90 ho militato due stagioni con la Dynamo Douala, squadra di serie A del mio paese. Giocavo soprattutto in difesa, ma l'allenatore mi utilizzava anche in altre zone del campo. Sono stato convocato nella nazionale Under 21 del Camerun". Ma qualche anno dopo gli è arrivata un'altra convocazione, quella che lui stesso ha definito "dall'Alto, e alla quale non si può dire di no". "Nel 1996 - ha aggiunto Abè - ho ricevuto la vocazione, il Signore mi ha chiamato e allora ho lasciato il calcio e sono entrato nel Seminario gestito dai Pallottini a Yaoundè. Attualmente sono sacerdote presso la parrocchia Santa Maria Madre di Misericordia al Prenestino-Labicano, quartiere nella zona orientale di Roma".

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EVENTI

CHIESA E SPORT

7 marzo: arbitra Angelica

rispettivi moduli, ad accomunare entrambi è la fiducia in uno sport (il calcio in questo caso) capace di essere significativo strumento pastorale. L'Ibrahimovic della Clericus ad oggi si chiama Synabyoje, è ruandese e per i suoi colori paolini ha già messo a segno 7 reti. In evidenza anche il portiere del Collegio brasiliano Marialdo, il solito Daniel Tumiel, 4 gol per il capitano dell'Istituto Polacco, abile procuratore di sé stesso (tre Clericus con tre maglie diverse, dopo un 2007 giocato con la Lateranense, il 2008 con il Divino Amore) ed il micidiale tridente latinoamericano dei campioni del Mater Ecclesiae: Botero-Pineda-Laime, un colombiano, un salvadoregno ed un boliviano che tra loro e con il pallone dialogano a meraviglia. A calamitare l'attenzione mediatica in questa prima parte del torneo è stata la novità 2009, promossa su proposta degli stessi seminaristi e non dettata da regolamento. Per una Clericus Cup all'insegna del fair play: infatti, alla fine di ogni gara i giocatori hanno voluto un momento per loro, uno speciale "terzo tempo", dove oltre alle strette di mano ed agli abbracci di rito, è inclusa una preghiera guidata da uno di protagonisti, per accomunare le squadre in nome della cristianità universale. Avversari in campo, fratelli al fischio finale. 10

E' festa della donna anche alla Clericus Cup. Alla vigilia dell'ottomarzo sul campo A del Pontificio Oratorio di San Pietro, per la terza giornata della stagione regolare c'é una grande novità: per la prima volta è un arbitro donna a dirigere i ventidue seminaristi in campo, e non poteva che essere....Angelica. Si chiama infatti Angelica Panainte la prima arbitra del torneo pontificio, un omaggio all'8 marzo che si festeggia domani, ma anche una presenza che vuole essere un segnale di distensione dopo alcuni fatti recenti accaduti a Roma e dintorni. Infatti Angelica è romena, e si tratta di una scelta fatta non a caso. Biondissima e 'single', la Panainte viene da Iasi, ha 38 anni ed arbitra da 13. "Ma seguo il calcio da bambina, da quando in Romania brillava la stella del mio idolo Hagi - spiega al termine della partita che ha diretto -. Giocavo nel mio paesino nel Centro Sportivo Femminile. Poi dopo la caduta di Ceausescu, ho potuto iniziare ad arbitrare. Nel mio paese sono arrivata a dirigere la serie A femminile e la B maschile. Ricordo in un torneo incrociai un adolescente Adrian Mutu, era un fenomeno già allora". Angelica, che da sette anni vive ai Castelli, fa la parrucchiera a Rocca di Papa, da tre anni arbitra nel Centro Sportivo Italiano di Roma e chi la conosce bene la etichetta come "sergente di ferro", una che si fa rispettare. Nel match diretto oggi, quello tra i campioni in carica del Mater Ecclesiae e gli statunitensi del North American Martyrs non ha estratto alcun cartellino e l'unico sorriso verso i giocatori è arrivato solo dopo il triplice fischio finale con un "in bocca al lupo" per le due squadre ormai ai rigori (nella Clericus Cup non è ammesso il pareggio). "Ottima partita, ben giocata, ma sono tutti bravi ragazzi - dice Angelica - anche se devo dire c'é molta foga e agonismo in campo. Sono rimasta sorpresa dal gesto del terzo tempo con la preghiera finale, non mi avevano avvertita. E poi non me lo aspettavo perché nonostante in campo ci fossero dei seminaristi fra loro c'é stata tanta battaglia". La partita è vinta ai rigori dagli americani , finisce 5-3 , unico errore per i mariani scudettati è di Villagomes, mentre per l'istituto dei sacerdoti americani decisivo dal dischetto lo 'straniero', ovvero il portiere australiano Gannon Jones, detto 'Gannonball'. A fine gara i giocatori interpellati sulla bontà dell'arbitro si trincerano dietro un simpatico e salomonico "no comment", poi però si sciolgono al termine della preghiera postpenalty ed il giudizio sull'operato del fischietto 'rosa' è positivo. Con qualche statunitense che si lascia scappare anche un "more women in the Clericus Cup". Angelica sorride soddisfatta. "Oggi in Italia 'romeno'' viene usato spesso come aggettivo sprezzante e mi dispiace molto - dice -. Ci sono tanti connazionali bravi, come ad esempio quel sacerdote, numero 4, (Nicodim Nicolaisen della Gregoriana n.d.r.) che ho incontrato in campo, incredulo, assai sorpreso della mia presenza qui. Il calcio ha un linguaggio universale, qui in campo ho sentito molte lingue ma con il fischietto sanno tutti cosa voglio dire". In ultimo un pensiero alla festa delle donne. "Lo sport è salute, benessere, divertimento - dice l'arbitra del campionato vaticano -. Credo che tutte le donne debbano fare sport, qualsiasi, per stare meglio".


Squadre e Classifiche GIRONE A Collegio S. Paolo Mater Ecclesiae Istituto Polacco North American Martyrs Pontificia Università Gregoriana Collegio Sant'Anselmo Collegio Brasiliano Orionino Pontificio Seminario Gallico

Punti 9 7 6 5 3 2 1 0

GIRONE B Pontificio Collegio Urbano Guanelliani Internazionale Collegio Messicano Sedes Sapientiae Istituto Patristico Augustinianum Seminario Romano Maggiore Almo Pio Redemptoris Mater

Punti 9 6 6 5 3 3 2 2

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ZOOM

Il nuovo volto del disagio giovanile

Violenti, senza storia e senza futuro Picchiano, rapinano, distruggono, talvolta uccidono. Per noia, per "fare uno scherzo", per vedere "l'effetto che fa". Sono ragazzi in apparenza "normali" a generare da qualche tempo inquietanti notizie di cronaca. Perché? Cosa fare? Può lo sport contribuire alla soluzione del problema?

di Andrea De Pascalis "Torino. Giovani rapinatori armati, per noia avevano formato una baby gang e derubavano i coetanei minacciandoli con un coltello". "Varese. Violenza per noia. Picchiano e rapinano coetaneo". "Genazzano (Roma). Giovani aspiranti bombaroli fabbricavano molotov per noia…Le indagini erano scattate, appunto, dopo una serie di episodi di vandalismo…sorprendente la "giustifificazione", o meglio il movente, che i giovani hanno addotto per spiegare il loro tentativo di fabbricare molotov: al momento del fermo gli adolescenti hanno detto che avevano preparato l'ordigno per divertirsi, perchè si stavano annoiando". "Nettuno. L'abbiamo bruciato per noia. I carabinieri non volevano credere alla confessione dei tre ragazzi "di buona famiglia", di Nettuno, uno di 16 anni, che la scorsa notte in questa località del litorale romano, hanno prima picchiato e poi cosparso di benzina un immigrato indiano di 35 anni riducendolo in fin di vita. Ma prima, come ennesimo sfregio, il branco ha "dipinto" di grigio il volto e il collo dell'immigrato. "Cercavamo un barbone a cui fare uno scherzo, uno che dorme in strada, non per forza un romeno, un ragazzo di colore, solo uno a cui dare una lezione. Volevamo fare un gesto eclatante, provare una forte emozione per finire la serata". Queste le parole agghiaccianti pronunciate dal più pic12

colo dei tre". Di titoli così i giornali ne propongono sempre più spesso. Episodi così sconcertanti nelle loro motivazioni, da fare mettere al centro dell'attenzione le diagnosi della noia giovanile come matrice di devianza. Ma stupirsi non è poi così giusto, qualcosa del genere lo si prospettava da tempo, in assenza di politiche giovanili serie. Scriveva nel 1997 la psicologa Anna Oliverio Ferraris: "Il cambiamento [più tempo libero] riguardera' la maggior parte dei bambini attuali e di quanti devono ancora nascere. Ci sara' molto tempo libero. Ma sara' veramente tale soltanto per chi sapra' sfuggire alla noia: saranno "liberi" soltanto coloro che svolgeranno attivita' interessanti, significative, piacevoli anche al di fuori del lavoro…E' importante che gli adulti forniscano ai giovani dei punti di riferimento e creino le condizioni affinche' questi possano man mano sviluppare in armonia con le loro caratteristiche e i loro ritmi - interessi e "competenze" da cui, anche in seguito potranno trarre piacere…Il guardare a diversi aspetti della vita rappresenta la grande novita' dell'educazione di oggi. Bisogna che siano gli educatori a indicare le diverse vie che possono portare all'autorealizzazione: c'e' il pericolo che siano solo le mode o la noia a sospingere i ragazzi". Ed ora ci siamo, affiorano comportamenti e stili di vita che sfiorano la patolo-

gia: "Questi adolescenti senza storia e senza futuro si riducono a vivere alla giornata in un tempo soggettivo senza progettualità e senza nessuna evoluzione verso una completa maturazione sociale. La propensione all'aggressività, l'incapacità di gestire i propri impulsi, il vuoto esistenziale, l'incapacità a stabilire e mantenere relazioni affettive stabili, i disturbi ideativi e di rapporto con la realtà, presenti in molti giovani, risultano spesso indistinguibili dai segni e dai sintomi clinici propri o prodromici allo sviluppo di gravi psicopatologie, dai disturbi di personalità alle psicosi schizofreniche, dai disturbi d'ansia alle più gravi distimie". Ridurre tutto al radicarsi di nuove forme di criminalità è fuorviante: "Perché - si chiede la sociologa Diana Stanzani - gli adolescenti, o meglio una parte di essi si comportano in questo modo? Rubano per divertimento, seviziano per noia, terrorizzano per ingannare il tempo e una società moderna come la nostra, altamente tecnologizzata e all'avanguardia, dove sempre più spesso si riscoprono anche i valori positivi della vita, non riesce a porre un freno alla violenza giovanile. Eppure questi ragazzi non sono criminali di professione". Taluni ricercano radici biologiche o chimiche (droga, alcool) al comportamento deviante, ma "è proprio il fattore ambien-


tale/culturale - afferma Stanzani - ad influenzare maggiormente i comportamenti che potremmo definire devianti. Un rapporto deteriorato tra l'adolescente e la famiglia e tra l'adolescente e le agenzie di socializzazione, determina una mancata acquisizione delle norme culturali di convivenza... Da ciò scaturisce una individualità fragile, frammentata, disorientata e insicura che assume la violenza come mezzo di comunicazione… L'azione di violenza come normalità, come mezzo di risoluzione ai propri problemi e alle difficoltà scaturisce dalla mancanza del valore normativo, come già detto, ed anche dalla sua continua rappresentazione mediatica che proprio perché incessante rende assuefatti e quindi insensibili ad essa e alle vittime della violenza. Per questo è tradotta come usuale e quindi utilizzabile. Per questo si ricorre ad essa per rimuovere qualunque ostacolo. Con ciò non si vuole affermare che vi sia una diretta discendenza causa-effetto, vedo-violenza agisco-violenza, ma è chiaro che nei soggetti particolarmente sensibili e suggestionabili l'esposizione continua ad input di tipo volgare, violento, maleducato, produce inevitabilmente degli effetti". Il contesto, oggi, rende più difficile la missione educativa e, strano a dirsi, è più facile curare il disagio nei giovani della marginalità dichiarata che in quelli ammantati da "normalità" sociale, assicura Stanzani: "Ma non è facile [rimuovere la propensione alla violenza] quando i messaggi che passano in continuazione sono di morte o di sopraffazione, modello di vita molto diffuso. L'esaltazione della forza, fisica e materiale è estesa praticamente ovunque: dai videogiochi al lavoro; dalle fiction allo sport. Il proibito, il non-regolare ha molto più appeal che il suo contrario, ma non tutti hanno la forza di sottrarsi a questi giochi quando sono ancora in tempo. Bisognerebbe allora prevenire e agire specialmente presso coloro che sono a rischio, che danno da subito una maggiore dimostrazione dell'essere borderline; per quelli che invece covano la crudeltà all'ombra della sicurezza e della normalità familiare, è chiaro che è più difficile se non impossibile. La destrezza di chi opera nel sociale è la capacità di comprendere il disagio, di saperlo leggere e

interpretarlo senza falsi pudori e finte morali e quindi di prevenire quella che si potrebbe definire: la patologia sociale". Sbloccare il black-out di relazioni significative tra giovani e adulti diventa la cura primaria, partendo dall'assunzione di responsabilità degli adulti: "Si tratta - è scritto nelle conclusioni della Ricerca Soliditas su giovani e disagio - di capovolgere il punto di osservazione della riflessione sugli adolescenti, mettendoli al centro dell'attenzione non più come "responsabili" di atteggiamenti distorti, ma come "vittime" della mancanza di dialogo, attenzione, ascolto ed empatia da parte di noi adulti. In particolare sono stati individuati tre "territori" dove più frequentemente i giovani entrano in contatto con gli adulti: la scuola, il lavoro e lo sport amatoriale. Per ognuna di queste aree si stanno sviluppando interventi mirati e concreti per migliorare lo sviluppo di una relazione interpersonale tra giovani e adulti". Arriviamo così su un terreno molto familiare al CSI: lo sport come strumento di educazione giovanile, e in questo caso come mezzo per affrancare dalla noia il tempo libero dei giovani e farne tempo di costruzione di una personalità equilibrata. Per incidere davvero nel costume, però, lo sport educativo dovrebbe essere assunto come risorsa dalle pubbliche istituzioni, mentre così non è. Il recente

Rapporto "Sport & società" di Censis Servizi ha giustamente ricordato che il sistema sportivo, con i suoi 80.000 e più punti di contatto (le società sportive) costituisce la più consistente e ramificata rete di servizi presente sul territorio nazionale. Quanta parte di questa rete avverta la sua responsabilità educativa è un'altra faccenda. Occorre una politica sportiva centralizzata che "premi" la tensione educativa nei progetti e nelle attività dei vari segmenti dell'associazionismo di settore, così come occorre un sforzo delle società sportive per essere realmente luoghi di umanità attraverso lo sport. C'è bisogno, puntualizza il sociologo Roberto Cipriani, di nuovi luoghi educativi, nuovi perché pensati in funzione di chi ne deve fare uso e della missione che si propone, perché modulati per portare avanti una concezione dinamica, e non statica, della dimensione educativa. Ma questo è un argomento da approfondire in altra occasione.

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APPUNTAMENTI

VOLKSWAGEN JUNIOR MASTERS

Al via le fasi preliminari alle 8 interregionali del Volkswagen Junior Master 2009

Tutta Italia é scesa in campo Tremila giovani calciatori sognano la finale del 19 aprile a Coverciano

di Giulj Picciolo Stanno tornando in campo, in queste settimane, i circa 3.000 giovani calciatori di Volkswagen Junior Masters, torneo internazionale di calcio ai 11 dedicato ai ragazzi nati negli anni 19961997 e organizzato dalla casa tedesca in collaborazione con il Centro Sportivo Italiano. Giunto alla quarta edizione con alcune novità, il torneo 2009 è caratterizzato da 13 fasi cittadine di preselezione e da 8 fasi interregionali nelle città di Milano, Torino, Firenze, Verona, Napoli, Rimini, Bergamo e Catania. La vincitrice della finale, prevista per il 18-19 Aprile al Centro Tecnico di Coverciano, sui mitici campi degli Azzurri Campioni del Mondo, sarà qualificata per la fase finale internazionale, che si svolgerà nel 2010 in Sud Africa in occasione dei Mondiali. Oltre alla novità delle preselezioni, Volkswagen Junior Masters prevede, inoltre, per quest'anno, i Volkswagen Junior Day, piccole feste che si stanno tenendo presso le 42 Concessionarie aderenti al progetto. Nel corso di questi mini eventi, agli atleti partecipanti, oltre al pallone ufficiale della manifestazione, viene consegnato il "Codice Etico", un documento comportamentale che illustra ed insegna il valore del rispetto di sé stessi, degli avversari e delle regole, ai loro genitori una lettera di presenta14


zione e di ringraziamento ed agli allenatori il patto associativo del CSI, la carta di riferimento culturale ed educativo di tutta l'associazione. Quest'ultima iniziativa mette ancora più in evidenza l'obiettivo principale del progetto, quello di promuovere l'aggregazione, la crescita e le emozioni sane del calcio e di incoraggiare i giovani a tenere, in campo e fuori, comportamenti positivi: da sempre, infatti, CSI e Volkswagen fondano le proprie attività su un terreno comune, caratterizzato dalla preminenza dei valori e dell'etica su ogni altro obiettivo, ben lontani dalla

volontà di perseguire i risultati "ad ogni costo". Accanto al CSI e a Studio Ghiretti, società specializzata nella consulenza in ambito sportivo, Volkswagen ha accolto i consensi di A-Line e Nutella che hanno scelto di sostenere l'iniziativa. In particolare, Nutella, per incoraggiare i valori di rispetto dell'avversario e la sana competizione, al termine di ogni fase interregionale, assegnerà il premio "Fair Play" alla squadra che, secondo una giuria appositamente deputata, avrà dimostrato di saper vivere la com-

petizione nel rispetto di tutti i giocatori, premiando così anche quei valori che stanno alla base di un corretto comportamento anche fuori dal rettangolo di gioco. Negli scorsi week end si sono tenute le fasi di preselezione delle città di Udine, Desenzano, Città della Pieve, Firenze, Bergamo, Lodi, Monza, Senigallia, Bari e la tappa regionale di Catania, che ha decretato la prima finalista nazionale, assegnando il visto per Coverciano alla squadra cittadina della Despar San Pio X (nella foto in basso).

LE

DATE

15 Marzo 2009 Fasi di Preselezione: Alessandria, Cantù (CO), Sesto San Giovanni (MI) e Figline Valdarno (FI) 22 Marzo 2009 Fasi Interregionali: Verona e Firenze 29 Marzo 2009 Fasi Interregionali: Torino, Milano, Bergamo, Rimini e Napoli 18 - 19 Aprile 2009 Finale Nazionale: Centro Tecnico di Coverciano

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VITACSI

LAURINO 2009 Grandissima partecipazione alla 49ma edizione della classica di sci nordico trentino

In fondo alla leggenda Erano 588 il partecipanti al Trofeo Laurino, la gara vera e propria riservata alle categorie giovanili, e 104 partenti alla gara del Laurino Revival, riservata alle categorie assolute. In quest'ultima, alla 18. edizione e con partecipazione sempre più qualificata, vittoria a Nicola Morandini davanti a Giuliano Braus. Tra le società il Laurino va al GS Marzola davanti al Carisolo. Dopo, altre 29 società di Elena Franchi I piccoli. La gara, ormai alla sua 49. edizione, è un fiore all'occhiello dello sci trentino e non solo e una perla tra le manifestazioni del CSI. Un cielo azzurro e un sole raggiante incorniciano tanta partecipazione e un' indimenticabile giornata per tutti i mini-atleti che si sono cimentati nella gara intitolata al leggendario re del giardino delle rose. Come ricorda Mario Vanzetta, tra gli organizzatori e fac totum della società organizzatrice (US Lavaze e GS Laurino), "La gara si ispira fin dalle origini ai principi del Centro Sportivo, cioè in primis alla promozione dello sport a tutti i livelli come momento privilegiato di formazione e di educazione, e solo in secondo luogo all'aspetto agonistico. Certo è vero che da questi contesti emergono poi anche i campioni". L'ambitissimo Trofeo Laurino a squadre finisce nella bacheca del GS Marzola, che mette in fila il Carisolo, e tutte le altre 29 società iscritte. Alta la partecipazione nonostante l'assenza dell'US Primiero San Martino, di solito sempre presente, ma quest'anno bloccato dalla chiusura del Passo Rolle. Laurino Revival. Soddisfattissimo il vincitore della gara assoluta, Nicola Morandini della Fiamme Gialle: "Il percorso è fantastico, spettacolare, la giornata splendida. È la mia prima partecipazione da adulto, ma ho partecipato 16


molte volte da giovane, è qui che ho iniziato la mia carriera." Secondo Giuliano Braus (Cornacci), terzo Alex Vanzetta (Fiamme Gialle). A metà gara sono ancora tutti assieme, con loro anche Calliari, Larger e Pallaver, ma a giocarsela per la vittoria sono alla fine dei 10 km appunto Morandini, Braus e Vanzetta. Tra le donne, vittoria a Daniela Iellici, in testa fin dal principio. Fucina di campioni e promozione sportiva. Come mette in rilievo l'organizzatore Ferruccio Degasperi, "Il Laurino è stato il primo importante passo della storia sportiva di tanti campioni arrivati ai massimi allori olimpici e mondiali. Bastano per tutti i nomi di Franco Nones, Giorgio Vanzetta e non ultimo Cristian Zorzi." Ma il Laurino non è solo storia di campioni. E' sport in tutte le forme, promozione sportiva a tutti i livelli, con uno sguardo speciale alla solidarietà: l'adozione a distanza, "finanziata" con i proventi della manifestazione.

I campioni del 2009 Baby (1999-2000) 2 km F Vanzetta Arianna ASD Carisolo M Conci Matteo GS Costalta Cuccioli (1997-1998) 2 km F Broll Veronica Castello di Fiemme M Anesi Stefano GS Costalta

Perché Trofeo Laurino Ragazzi (1995-1996) 3 km F Dellasega Angelica US Dolomitica M Maffei Edoardo US Carisolo Allievi (1994-1993) 3 km F Luise Elisa Cermis Cristellon Alessandro Gronlait Aspiranti (1992-1991) 5 km Caresani Patrizia GS Marzola Tomio Roberto US Dolomitica Juniores (1989-1999) 5 km Pilati Valentina Brentonico Serafini Marco Marzola

Dalla celeberrima pista da fondo di passo Lavazé si possono ammirare molte cime, tra queste quella suggestiva del Catinaccio, sul quale è ambientata la saga di re Laurino. Narra la leggenda che sul Catinaccio si adagiava il giardino delle rose di Re Laurino, che regnava su di un popolo di nani e possedeva anche due armi magiche: una cintura che gli dava la forza uguale a quella di dodici uomini ed una cappa che lo rendeva invisibile. Quando il re dell'Alto Adige decise di sposare la figlia Similde, invitò tutti i nobili della zona ad una gita di maggio, tranne Re Laurino. Questi decise allora di partecipare comunque, ma come ospite invisibile, per poi rapire Similde. I combattenti si lanciarono immediatamente all'inseguimento per riportare indietro Similde, catturarono Laurino, tagliarono la cintura magica e lo imprigionarono. Indispettito per l'accaduto, Laurino si girò verso il Catinaccio, dal quale si sentiva tradito, e gli lanciò una maledizione: alcun occhio umano avrebbe più potuto ammirarlo, né di giorno, né di notte. Laurino però dimenticò il tramonto e così da allora accade che il Catinaccio, sia al tramonto sia all'alba, si colori di rosa come un giardino di rose di ineguagliabile bellezza.

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ALCHIMIE PASTORALI

Lettera aperta

"Affinché siano una cosa sola" Carissimo, nei giorni scorsi il Consiglio Permanente della CEI mi ha confermato nel ruolo di consulente ecclesiastico nazionale del Centro Sportivo Italiano, per un ulteriore mandato di servizio pastorale presso l'Associazione. Sono estremamente grato ai Vescovi per aver voluto ancora una volta "investire" nel mondo dello sport, mettendo un sacerdote a disposizione di questa realtà. E sono altresì grato al CSI che mi consente la possibilità di sperimentare, soprattutto a contatto con i giovani, laboratori permanenti di educazione ed evangelizzazione attraverso il linguaggio sportivo. Ho avuto modo di raccogliere da S. E. mons. Mariano Crociata (nuovo Segretario Generale della CEI), nonché da don Mario Lusek (direttore Ufficio Nazionale Sport e Tempo Libero) e don Nicolò Anselmi (direttore Servizio Nazionale Pastorale Giovanile) - coi quali collaboro per garantire una pastorale organica e coordinata - interessanti indicazioni sui percorsi futuri. Prioritario è mettere al centro di ogni azione l'interesse ed il rispetto per i giovani affidati dalle famiglie all'Associazione, affinché vivano una significativa esperienza di sport, di umanità e di fede. Non dimentichiamoci mai che il CSI nasce dal volere della Chiesa di partecipare al mondo dello sport offrendo tutta la propria esperienza e tradizione millenaria in campo educativo e formativo. Mettere i ragazzi al centro significa anzitutto garantire educatori e collaboratori ben formati, nonché vivere con fedeltà il "Progetto culturale sportivo" che ispira la storia associativa del CSI. Altro tema di fondamentale importanza in questo tempo è tendere all'unità dei cristiani impegnati nel mondo sportivo. Un'unità da ritrovare, legandola non ad un orizzonte di fusione delle sigle quanto alla condivisione di valori e progetti comuni. Non sono certamente edificanti le tensioni che nascono talvolta sul territorio per tentativi, ad opera di questo o di quello, di "catturare" qualche società sportiva o tesserato in più a favore della propria realtà. San Paolo, di cui ricorre l'anno giubilare per il bimillenario della nascita, ci ricorda con insistenza di lavorare e pregare per l'unità di tutti i cristiani. "Ciascuno di voi dice: "Io sono di Paolo", "Io invece sono di Apollo", "E io di Cefa", "E io di Cristo!". Cristo è stato forse diviso?" (I Cor 1,12). Ed il mondo sportivo cattolico? Cento anni fa esisteva una sola realtà in Italia, la FASCI, voluta da Papa Pio X per stimolare i cristiani ad essere presenti nel mondo sportivo portando in dote la ricchezza dei propri valori. Oggi, oltre ai molti cristiani che testimoniano personalmente la propria fede nello sport, si contano molteplici associazioni di ispirazione cristiana. Nella Consulta sportiva della CEI sono presenti, oltre al CSI, la PGS, l'ANSPI sport, la Libertas, l'US ACLI! Cattolici che professano la stessa fede ma divisi nell'identità, nei percorsi formativi, nella testimonianza dei valori, nelle modalità di partecipazione e servizio educativo ai più giovani. Forse divisi anche nel modo di appartenenza alla Chiesa e di fedeltà al Vangelo. Questa diversità è un bene o un limite all'essere lievito nel mondo sportivo? Cosa impedisce a queste associazioni d'essere una cosa sola? Di lavorare insieme contro le ingiustizie ed i falsi valori? Di testimoniare che la fede conduce all'unità? Di promuovere concordemente tra i giovani iniziative sui comportamenti, sull'etica, sulla moralità. Lo sport è neutro, ma chi lo promuove educa intere generazioni! Auspico di cuore che questo Anno Paolino porti in dono tavoli di confronto e dialogo sullo sport promosso dalle Associazioni di ispirazione cristiana. L'obiettivo non cambia: affinché, anche gli sportivi, siano una cosa. don Claudio Paganini 18


EVENTI

SCORCIATOIE? No, grazie! Può uno sport che voglia dirsi educativo trascurare di promuovere l'etica, ispirandovi regole e comportamenti? Se ne è parlato a Genova, in un convegno organizzato dalla Provincia e dal CSI. di Mauro Stefani "Non solo parole ma qualcosa di concreto" è stato il commento più diffuso, sia tra i relatori sia tra il pubblico, al termine del convegno su "Etica e sport", organizzato a Genova dalla Provincia (Assessorato alla Promozione Sociale, Sport e Tempo Libero) e dal Centro Sportivo Italiano. Numerosi gli interventi di ospiti illustri, a conferma dell'attualità del tema, che non si ferma certo alla questione del fair-play. Lo ha confermato nel suo saluto il cardinale Angelo Bagnasco, per il quale anche nello sport "senza una dimensione etica non vi è vita umana. Fuori da un sistema di regole troviamo la prigionia del soggetto". Hanno fatto seguito il benvenuto del Presidente della Provincia, Alessandro Repetto, e l'intervento dell'assessore allo Sport Angelo Giulio Torti, che ha consegnato il premio "Amici dello Sport" a personalità del mondo sportivo che si sono adoperate per promuovere uno sport etico come strumento di educazione e formazione, specie tra i più giovani e meno fortunati. Sono stati assegnati premi a: Riccardo Garrone, presidente della Sampdoria, per l'impegno nel progetto di integrazione giovanile MUSE; al professor Franco Henriquet, promotore della realizzazione di un hospice per i malati di SLA; agli ex giocatori Marco

Nappi e Domenico Arnuzzo, impegnati in iniziative di solidarietà, proprio sulla SLA: la voce storica della RAI Alfredo Provenzali, che non ha mancato di scaldare la sala introducendo l'amico Alfredo Martini, presidente onorario della Federciclismo, indicandolo come "indiscusso esempio di correttezza e serietà nel panorama dello sport italiano" ("Cosa dico ai ragazzi? - le parole di Martini - Non cercate scorciatoie, non portano da nessuna parte"); Pierluigi Vinai, Vicepresidente della Fondazione Carige, che nel ritirare il premio lo ha dedicato all'Associazione Diver-Time, che promuove attività a favore di sportivi diversamente abili. Presente il CT della under 21 di calcio, Pierluigi Casiraghi, che ha voluto portare la testimonianza dei suoi primi calci al pallone, proprio nel CSI, e della trasferta olimpionica in Cina: "Ho iniziato anche io rincorrendo il pallone da mattina a sera all'oratorio. Da allenatore ho splendidi ricordi delle Olimpiadi di Pechino: dall'esordio, in cui abbiamo prestato all'Honduras le scarpe con i tacchetti, alla serata con Rocchi alla chitarra, il portiere Viviano al microfono e un calciatore cinese alle tastiere". Ma, ha sottolineato il tecnico, lo sport deve essere soprattutto uno strumento di divertimento, cosa che oggi si tende troppo

spesso a dimenticare: "Al Chelsea, prima della partita, il massaggiatore ci diceva "Enjoy", divertitevi. Un invito che dice tutto ma raramente viene ascoltato". Pensiero condiviso anche da Bruno Pizzul, storico telecronista della Nazionale di calcio: "C'è una percentuale troppo alta di ragazzi che abbandonano precocemente lo sport. Forse non si divertono più. C'è bisogno di una figura nuova, un allenatore che sia prima di tutto educatore". Carlo Antonio Nicali, presidente del CONI Genova, ha dato un grande spunto per gli interventi successivi con il suo grido d'allarme: "I bambini nascono innocenti: siamo noi a doverli guidare nella giusta direzione". D'accordo con lui il vicepresidente nazionale del CSI, Vittorio Bosio, che ha sottolineato come la ricerca di un percorso etico nello sport debba riguardare tutti gli attori dell'attività e non solo chi scende in campo: dagli allenatori agli arbitri, dai genitori del ragazzi agli spettatori. In videomessaggio ha parlato Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico e vicepresidente del CONI: "E' fondamentale, all'indomani dei Giochi Paralimpici, interrogarsi su sport ed etica. Se lo sport è uno strumento pedagogico ed educativo, allora il mondo della disabilità ne è la migliore sintesi". 19


FILO DIRETTO

FEDERAZIONI

Pancalli: "Avanti con il CSI" Il presidente del CIP si è detto pronto a firmare un'intesa per il prossimo quadriennio. "Ci siamo sempre riconosciuti sugli stessi valori. A breve firmeremo per un percorso duraturo insieme". L'ex commissario della FIGC torna poi su Calciopoli e commenta la vicenda Pistorius e quella Kakà di Felice Alborghetti resto il Comitato Paralimpico e il Centro Sportivo Italiano, che nel quadriennio di presidenza Achini intende dedicare un'intera stagione al mondo della disabilità, firmeranno un protocollo d'intesa per rafforzare l'accordo di partnership già vigente. Ad annunciarlo è Luca Pancalli, presidente del CIP, che spiega: "Oggi i diversamente abili incontrano grande difficoltà non solo nell'accedere all'impiantistica sportiva, ma nel trovare "accoglienza" nelle società sportive, le quali devono essere preparate ai problemi della disabilità e devono saper dare accoglienza umana. La stragrande maggioranza dei disabili fa attività per benessere fisico e non per ambizioni agonistiche. Proprio per questo riconosco nel Csi il soggetto per un'azione sinergica. Col Csi ci siamo sempre riconosciuti sul sistema dei valori prima ancora che sul percorso. Partendo da questa condivisione è più semplice rafforzare le alleanze".

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A proposito di sinergie: ritiene possibile che, a fini promozionali, un testimonial del CIP presenzi ai grandi eventi giovanili del CSI? "Non ci sono problemi. Noi siamo il CONI delle persone disabili, e siamo pronti a costruire col Csi un testo condiviso, considerati i valori che ci acco20


munano e l'attenzione che il Csi riserva ai giovani". Le statistiche sportive evidenziano praticanti in diminuzione e aumento della sedentarietà. Il Censis ritiene indispensabile un cambio di politiche sportive. Cosa ne pensa? "Nel nostro paese manca un sistema di governo delle politiche sportive, in particolar modo per quanto riguarda le politiche sportive sul territorio, la cui importanza si recepisce con difficoltà. Mi pare inoltre ci sia una visione fuorviante dello sport. Sembra che ci siano solo lo sport di vertice e quello propedeutico alla ricerca del risultato agonistico. Sicuramente lo sport è anche questo, ma é la punta dell'iceberg. Deve maturare la convinzione che lo sport sia anche uno strumento strategico per favorire il benessere della collettività. La promozione di una cultura sportiva che suggerisca modi più sani di vivere il tempo libero farebbe bene anche alle casse di un paese come il nostro, perché alla lunga avremmo uno scarico dei costi del servizio sanitario nazionale. Poi si dovrebbe cambiare il sistema scolastico. Sento riparlare di educazione motoria nella scuola, e di quantità delle ore, ma mai della loro qualità. Mi accontenterei che si restasse con le poche ore che ci sono, purché fatte bene. Vorrei si desse dignità alle ore di educazione motoria, per l'importanza che lo sport assume all'interno dei processi di crescita umana. Lo sport non è fare il tempo più basso, la misura più lunga o il risultato migliore. Lo sport è spogliatoio, condivisione, integrazione di persone di altro sesso, cultura, razza, religione". La vicenda Pistorius, uomo simbolo. Perché tante resistenze? "Le titubanze sono state dettate più dalla paura del fatto nuovo che dalla difficoltà di risolvere il problema. È mancata la capacità di capire che dentro la richiesta di Pistorius c'era la normalissima voglia di un ragazzo di confrontarsi con i suoi limiti, che si erano spostati talmente in alto da potersi confrontare con i "normali". Non si è capito che la

protesi in fondo compensa qualcosa che non si ha , e non aggiunge nulla alla forza propulsiva esistente. Il caso andava affrontato in maniera diversa, con più elasticità mentale. Una cosa comunque é certa, l'ha insegnata Pechino: i confini stanno cadendo, vedi la nuotatrice sudafricana che ha gareggiato priva di un arto, (ma senza protesi ndr) sia nelle Olimpiadi sia nelle Parolimpiadi. O la polacca di tennistavolo che ha una disabilità piuttosto profonda ad un arto, ha gareggiato non essendoci utilizzo di un mezzo. Il mondo sta cambiando grazie anche allo sport". E sulla recente telenovela Kakà? "Si deve tornare a parlare di etica. Il giorno in cui non ci sforzeremo più di parlarne, volendo rilanciare un sistema cambiato intorno a noi, in un settore dove governano le logiche del mercato, non dovremo troppo demonizzarlo. Se nella vicenda del'asso brasiliano tutto è andato come ci è stato raccontato, senza dietrologie, penso abbia vinto Kakà, che, sia pure essendo un giocatore molto pagato, ha saputo dir di no ad un offerta più interessante. Di sicuro penso abbia vinto il Milan perché è rimasto in rossonero e in ultimo hanno vinto anche i tifosi che possono vantare l'illusione che Kakà non sia stato venduto grazie a loro". La sua ricetta quando era commissario della FIGC aveva due grandi ingredienti:la sostituzione dei vecchi stadi e il dialogo tra le tifoserie organizzate. Sul secondo non ci siamo proprio… "Sono convinto, magari passerò per un sognatore, che i processi di crescita culturale necessitano di tempo. Non si fanno con le rivoluzioni, ma attraverso percorsi lenti, che sono quelli che portano ad un risultato più duraturo poiché inderogabile . Si possono realizzare molte cose per garantire la sicurezza negli stadi ma l'una lascia il tempo all'effimero del tempo. Pur necessaria, la misura repressiva non costruisce una generazione nuova basata sulla tolleranza. Perciò ritengo che di fronte ai delinquenti, che non hanno a che spar-

tire con i tifosi, ci debba essere un percorso di dialogo. Sono del parere chiamatemi sempre sognatore o illuso che sul sistema del dialogo si possa costruire il futuro del mondo, perché attraverso le parole, posso capire le ragioni dell'altro e mettere in discussione le mie ragioni. E' indispensabile per la costruzione di un modo nuovo di far vivere la passione sportiva nella maniera più serena possibile, con le famiglie, il divertimento e la consapevolezza di non essere sempre e soltanto sportivi davanti alla tv. Il processo a Gea e Moggi rinviate. Quale il suo parere? "La giustizia ordinaria fa il suo corso. Quella sportiva ha fatto il proprio. Quando ci fu la sentenza per Moggi e la Gea ero commissario FIGC. Professionalmente (Pancalli è avvocato ndr) non commento oggi, prima di avere le motivazioni dei giudici. La giustizia sportiva ha altre regole rispetto alla ordinaria: qui conta il principio di lealtà e correttezza, probità che ogni uomo di sport dovrebbe tenere quando si verificano certi episodi. Sono principi oramai desueti nella società civile, ed è irresponsabile chi parla di scudetti da riconsegnare. Capisco i tifosi ma altri... Ho vissuto quel periodo difficile per il calcio. Ricordo però la compostezza con cui allora, l'attuale dirigenza della Juventus (Blanc - Cobolli Gigli ), in un momento assai non semplice per la società torinese, accettò l'arbitrato del Coni. Gliene bisogna dare merito. Si sono assunti una responsabilità enorm, assai diversa da chi parla di scudetti nei salotti televisivi. Devo riconoscere un grande apprezzamento per il comportamento della Juve e di altre squadre all'epoca. Ebbero la consapevolezza e la responsabilità condivisa - merito nel grande casino - di lavorare per voler superare quel casino tutti insieme. Non ho mai parlato tanto e dialogato con tutte le componenti del calcio e con le squadre come in quei giorni. Ho sempre gestito ricercando dialogo e concertazione perché le decisioni prese insieme sono quelle più solide. Per quello siamo usciti dalla crisi".

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CHIESA E SPORT

Festeggia dieci anni la rassegna dei sacerdoti sulla neve a Sestola

Il Signore scia con noi e "striscia" con P. George Tra i preti della neve, ospite d'eccezione, il Padre George inviato di Striscia la Notizia. Fuori dalle classifiche ufficiali a lui è però andato il premio simpatia

di Manuela Boselli ulle piste del Cimone si sono presentati cinquantadue sacerdoti per partecipare alla Clericus Cup Sci che quest'anno ha celebrato il decennale: il gruppo più folto era quello "di casa", ma, assieme ai modenesi, non sono mancati allo speciale appuntamento anche sacerdoti da Bologna, Como, Genova, Firenze, Brescia, Trento, Torino, Rimini e addirittura da Roma e Salerno. Le novità per la due giorni '09, organizzata dal comitato regionale del Centro Sportivo Italiano in collaborazione con la Scuola Nazionale Mestri di Sci Sestola, non sono mancate: dalla ciaspolada alla mostra che racchiude dieci anni di storia della Clericus Cup Sci, oltre all'immancabile gara sulla pista della Beccadella, la numero 11 nella mappa del Cimone, omologata per lo slalom gigante a livello nazionale. Il primo giorno i vari concorrenti si sono allenati sotto il sole che ha illuminato l'inizio della manifestazione: dei partecipanti alla ciaspolada ha vinto Don Franco Torresani, trentino di 47 anni e campione europeo di Corsa in Montagna, che ha doppiato gli avversari completando per ben due volte l'anello di fondo di 2,5 Km al Lago della Ninfa. Il giorno seguente la manifestazione si spostata, come detto, sulla pista del

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Passo del Lupo. I 52 preti sciatori si sono svegliati sotto il cielo nuvoloso che poi si è sfogato in una bufera di neve mettendo a dura prova tutto lo staff. "Pensavo di dare il via solo al primo match, viste le condizioni meteo sfavorevoli, ma abbassando il punto di partenza di 150 m e portandolo a 170 m di dislivello, abbiamo potuto svolgere

entrambe le discese" - ha commentato Rolando Furlotti, responsabile nazionale della commissione sci - "poi basterà calcolare la somma dei due tempi per decretare i vincitori". Sacerdoti vestiti con tuta da sci e frati con indosso saio e scarponi, dai più giovani fino al più anziano, Don Paolo Ghidi dalla Diocesi di Modena nato nel


'29 (che è arrivato secondo nella sua cetegoria), sono scesi dalla pista Beccadella: 32 porte per 950 metri di lunghezza. Il più veloce è stato Don Stefano Bianchi che ha tagliato i due traguardi in minuto e ventinove secondi in totale per la categoria Under 45, seguito da Don Gian Luca Dei Cas, primo degli Under 35 con un minuto e trentadue secondi. "Ho promesso che se avessi vinto questa gara avrei dedicato la vittoria ai bambini sordomuti del Camerun che aiutiamo con la missione diocesana di Maroua Mokolo" ha dichiarato Don Bianchi che, come Don Dei Cas, è giunto a Sestola da Como. "In questo periodo difficile per la Chiesa messa all'angolo - ha aggiunto il parroco della diocesi di Como - la nostra partecipazione a questa gara è per dire che ci siamo e che vogliamo dimostrare il nostro entusiasmo". A pochi centesimi di secondo è salito in vetta nella categoria Under 60 Don Nicolò Anselmi seguito da Padre Ezio Contini che ha sbaragliato la concorrenza degli Over 60 collezionando la somma delle due discese in un minuto e quarantuno secondi. "Questi sono momenti importanti di fraternità" - ha commentato Don Anselmi, responsabile nazionale della Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale

Italiana - "Lo sci, come anche gli altri sport, devono essere il tramite per avvicinare i giovani ai valori di pace e benessere che non bisogna perdere. Inoltre c'è molta tristezza per la morte di Eluana che non è più con noi, ma nella mani di Dio Padre". Ha partecipato, ottenendo un risultato migliore degli anni scorsi, anche Mons. Claudio Paganini, consulente ecclesiastico nazionale del CSI: "essermi classificato al 6° posto anziché al 10° è già un gran successo - sorride - se il mio tempo è migliorato allora vuol dire che c'è speranza per tutti. Trovo che alla base di questa manifestazione ci sia la sapienza di dare ai sacerdoti uno spazio per lo svago che ci gratifica molto". E considerato il successo confermato anche quest'anno, crescono le aspettative del Comitato regionale del CSI per le prossime edizioni: "Il bilancio è positivo nonostante il maltempo: ora l'ambizioso obiettivo dell'organizzazione dell'evento è di raddoppiare il numero dei partecipanti entro tre anni" è intervenuto Lamberto Menozzi, presidente comitato regionale CSI. In questa edizione nemmeno le sorprese si sono fatte attendere: in chiusura della gara è sceso Padre George, un' "intrusione" targata Striscia la Notizia che ha portato sulla neve assieme ai parroci anche Karlheinz Dejori come

inviato di Greggio e della Hunzicker che si è aggiudicato il Premio alla simpatia da parte di Mons. Claudio Paganini che ha aggiunto "l'ironia appartiene alla vita e Padre George, con la sua presenza, ci ha comunicato che un abito da monsignore porta allegria e serenità". Durante le premiazioni, che hanno avuto luogo in rifugio, il finto Padre George ha espresso la sua soddisfazione: "ho visto grande entusiasmo da parte dei sacerdoti che hanno accettato le mie battute e la mia presenza". Karlheinz, che nella realtà di mestiere fa il maestro di sci e gestisce un albergo in Val Gardena, dunque con la neve ha confidenza, è stato il più "fantasioso" dei parroci con gli sci ai piedi. "Al mio arrivo i miei "colleghi" mi hanno accolto con un caloroso applauso". Da Mediaset con Striscia la Notizia a Rai Tre, da Sat 2000 alle Tv locali i media hanno seguito l'evento aiutando il CSI a lanciare il messaggio de "il Signore s(c)ia con voi!". 23


VITACSI

MASTER DEI PRESIDENTI

IN RITIRO

A Coverciano la Nazionale CSI Achini: “Per giocare queste partite, noi presidenti dobbiamo imparare a giocare insieme, da squadra”. di Andrea De Pascalis

"In un posto come questo si va in ritiro se c'è in ballo qualcosa di importante, e noi siamo qui per parlare di come produrre un grande sviluppo in un tempo che pure è di crisi". Così il presidente del CSI, Massimo Achini, ha aperto il Master per dirigenti organizzato a febbraio dall'associazione presso il Centro Tecnico di Coverciano, dove si prepara la nazionale azzurra di calcio. Circa 100 i presidenti provinciali e regionali presenti, molti dei quali freschi di carica, eletti nella tornata elettorale che ha prodotto il congresso nazionale di fine giugno 2008. A "vecchi" e "nuovi" Achini ha prospettato l'orizzonte di una crisi valoriale e sociale, oltre che economica, che investe in Italia anche il mondo dello sport di base, alle prese con problemi quali i ritardi nell'impiantistica, l'eccesso di burocrazia, la crisi del volontariato. La campagna per incrementare il numero delle società sportive sta dando i suoi frutti - ha detto il presidente - ma ci sono da sviluppare anche cose meno misurabili come la passione educativa, la partecipazione, la condivisione, la competenza organizzativa, la qualità tecnica delle proposte. Le difficoltà si superano con le grandi idee anticipatrici, lavorando tutti insieme per elaborarle e affermarle. Gli obiettivi generali: fare crescere l'associazione in tempo reale, 24

sul piano quantitativo e qualitativo; evangelizzare le società sportive e il mondo dello sport; premere per l'approvazione di una legge-quadro dello sport; incrementare la coesione associativa. "Per giocare queste partite l'appello di Achini - noi presidenti dobbiamo imparare a giocare insieme, da squadra, anzi da nazionale del CSI". La giornata ha visto quindi susseguirsi alcuni interventi di formazione: della motivazione ha parlato Roberto Mauri, del Comitato tecnico scientifico del CSI; il tema della progettazione socio-educativa è stato sviluppato da Michele Marchetti, direttore dell'Area formativa

nazionale del Csi; ed infine Roberto Ghiretti ha spiegato gli schemi del fare comunicazione. Ampio spazio è stato poi dedicato al dibattito, con gli interventi dei presidenti territoriali che hanno mostrato una totale condivisione della linea espressa dal presidente nazionale. Giornata domenicale all'insegna dello sport giocato: dopo la visita al Museo del Calcio, alcuni presidenti territoriali, suddivisi fra comitati dell'est e comitati dell'ovest, con l'arbitro più "centrale" possibile: il perugino Alessandro Rossi, si sono sfidati in una partita di calcio a 7, finita ai rigori con un 4-3 per gli occidentali.


Csi Est Picciolo, De Marcellis, Monteamaro, Babini, Zappini, Destino, Gurioli, Mariani, Illotti Maizza. All. Paoletti

CALCIO A 7

È Seven show! Amichevole d’allenamento per provare gli schemi. La "squadra" c'é. CSI Ovest batte CSI Est 5-4 ai rigori, dopo l'1-1 dei regolamentari epilogo dal dischetto. Csi Ovest Nardella, De Santis, Achini, Bottini Piatti, Pilati, Ciccolella, Del Santo Credendino, Colella. All. Barni

margine del master dei presidenti si è svolta come da programma, la partita di calcio tra presidenti. Tanta era l'attesa sia per sperimentare nel concreto gli impianti sportivi di Coverciano, sia per mettere in campo quella Nazionale del CSI che il presidente Nazionale più volte aveva sottolineato nel suo intervento. Dopo aver ragionato sul metodo da applicare per la composizione delle squadre, visto gli iscritti, LA SCELTA è caduta per una ripartizione degli organici tra comitati dell'est e dell'ovest d'Italia, con una linea immaginaria che tagliava in due la penisola. E che con un immaginario goniometro "sorteggiava" l'arbitro più neutrale o meglio centrale possibile: il presidente del Csi Perugia, Alessandro Rossi, guarda caso il presidente della commissione nazionale arbitri Csi. Scelti i due padroni di casa come allenatori, da una parte, il presidente regionale toscano Barni, con l'ovest, in casacca nero azzurra; nell'altra panchina, si contrapponeva l'altro padrone di casa Paoletti, pres. di Prato, con l'est (date le sue origini ravennate) con casacca granata. Già dal fischio d'inizio la gara è entrata nel vivo. Subito l'ovest dimostrava di

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aver assimilato bene gli schemi e pressava gli avversari nella propria metà campo; solo due magistrali interventi dell'estremo granata, quel Renato Picciolo, capace di coprire un'area di porta estesa dalla Valcamonica alla Trinacria, mantenevano il risultato in parità . La netta supremazia a centrocampo dell'ovest non si concretizzava in attacco, dove gli attaccanti Credendino e Pilati non riuscivano a concretizzare la mole di lavoro dei compagni di proposta. Su uno dei pochi capovolgimenti di fronte, con un'azione di alleggerimento l'est colpiva un palo su conclusione di Babini deviata da Achini. Ci voleva un calcio di punizione dal limite dell'area al 19' a sbloccare il risultato con Colella che trovava impreparato il n° 1 orientale Picciolo. Nella ripresa era ancora l'ovest a guidare il gioco , a cercare di chiudere il risultato, ma dopo aver reclamato un goal al 5' del 2° tempo convinti che la palla su conclusione di Credendino avesse varcato la linea, con l'Arbitro Rossi ben piazzato celere ad indicare di proseguire il gioco perdeva il suo slancio iniziale permettendo ad un "Csi-est", finalmente capace di imbastire trame di gioco, di pareggiare al 13' con un tiro da circa 30

metri del padovano Illotti che trovava Nardella colpevolmente fuori dai pali. Nei minuti finali l'ovest cercava di fare propria la gara ma per ben due volte Pilati si faceva anticipare dall'attento portiere dell'est. I calci di rigore, giusto epilogo ,come da regolamento CSI hanno sorriso in ultimo (risultato finale 5 - 4) i presidenti dell'ovest come i valori in campo avevano testimoniato, ma sicuramente i presidenti dell'est hanno ben figurato. Certamente un bel momento vissuto in campo e anche fuori dal campo da tutti i presenti al Master che hanno tifato per le rispettive rappresentative. Arrivederci per la rivincita.

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BOLOGNA

Due giganti sotto le due torri

PROTAGONISTI

Pozz contro Ricky: è Basket City anche con noi Derby azzurro: Gianmarco Pozzecco e Riccardo Morandotti segnano nel CSI.

di Matteo Fogacci he Bologna sia la capitale del basket non lo dicono solo gli scudetti della Virtus e le ottime prestazione della Fortitudo dell'ultimo decennio, ma pure i grandi progressi dei campionati del CSI, cresciuti non solo numericamente, ma pure tecnicamente. Ben 72 squadre maschili e otto femminili, senza contare le società impegnate nel settore giovanile. E quest'anno a onorare l'impegno del coordinatore dei campionati Francesco Nanni, del presidente della Commissione Mario Nasci, e di Stefano Lorenzini, entrato anche nello staff nazionale e di tutti coloro che regalano al CSI il loro tempo e la loro competenza, sono arrivati due grandi campioni di basket city: uno è Gianmarco Pozzecco, la "mosca atomica" che ha esordito proprio al termine dello scorso anno con gli amici del Medusa, mentre dall'altra parte quel difensore dalle lunghe leve di una Virtus super vincente che sulla maglia ha scritto Morandotti, per tutti Ricky, che a Bologna abita e lavora, avendo cominciato a collaborare con la stessa Virtus. Il lavoro di Pozzecco, ora uomo immagine dell'Armani e presentatore dei programmi Sky, difficilmente gli permetterà di poter aiutare con costanza i suoi amici del quintetto bolognese, mentre più costante è la presenza di Morandotti: "Io gioco a Pesaro in un

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buon campionato FIP, ma ciò che mi diverte di più è giocare qui a Bologna. Sai, all'inizio per uno come me non è stato facile. Sono uno sempre un po' agitato, lo sono sempre stato, fa parte del mio carattere. Se non mi arrabbio non mi diverto. Quindi all'inizio quando mi hanno detto, se giochi però, niente parolacce e niente bestemmie, mi è sembrato che volessero tarparmi le ali. Poi ho capito che ci si può divertire anche portando rispetto per le idee altrui e ci si può scaricare anche diversamente da come facevo prima". Il pia-

cere è comunque, soprattutto quello dell'incontro con gli amici: "E' chiaro che il mondo CSI bolognese è molto da pizza e birra, non per l'organizzazione, sempre eccellente, ma perché ci si conosce un po' tutti, sia tra compagni sia con gli avversari e gli arbitri e dunque pur con lo spirito agonistico che mi contraddistingue, si gioca un po' come ai campetti con gli amici". E se dovessi incontrare Pozz? "Che domanda, io sono più grosso, lo eliminerei fisicamente…" chiude ridendo.


L'esordio del Pozz Lo scorso 4 dicembre Gianmarco Pozzecco ha esordito con la maglia numero 5 nei campionati del CSI di Bologna nelle file del Medusa - Galletti Circolo Tennis Bologna (Eccellenza "A"). Playmaker amatissimo dal pubblico per i suoi passaggi geniali e le sue giocate fantasiose. Prima della palla a 2, il presidente del Csi, Andrea De David, Mario Nasci e Francesco Nanni hanno premiato l'ex giocatore della Fortitudo e della nazionale (argento olimpico ad Atene) con una maglia ed un gagliardetto del Csi Bologna. Così nel "TROFEO

ALLIANZ BANK", Pozzecco si presenta subito con un assist, il suo compagno Blondi, ringrazia, e realizza i primi 2 punti della partita. All'intervallo il Medusa Galletti conduce già di 20 punti (42-22) e Pozzecco è a quota 9 punti,mentre gli assist non si contano più ! Nel terzo quarto Gianmarco Pozzecco realizza altri 13 punti ed il Medusa Galletti vola a + 24 (68-44) sulla Pizzeria Scalinatella Wild Ducks. Nell'ultimo quarto c'è la reazione del Wild Ducks che accorcia il disavanzo a 12 punti (82-70). Comunque una festa per tutti ed una serata da ricordare.

E gli arbitri ringraziano Un po' di stupore lo hanno avuto anche loro. Trovarsi di fronte il Pozz ad una partita del CSI. E così il giorno al designatore cestistico via mail arriva una lettera da parte degli arbitri: Ciao Mirko, Ieri sera grande sorpresa quella di Pozzecco, ancora non ci credo,appena arrivo in palestra trovo Nanni che mi dice: Donato sai chi c'è oggi, c'è Pozzecco. Io ero incredulo poi lo vedo e dico:NOOOO!!!! Il mio mito da ragazzino non posso crederci.....è stato davvero bello vedere da vicino ed arbitrarlo un campione come lui, ha veramente un altro passo......comunque ringrazio tutti voi per la possibilità concessa e spero di esserci anche la prossima volta. Mitico Pozzecco Mitico il CSI con le sue sorprese

Al via dopo due anni il campionato femminile La prima palla a due è stata alzata lo scorso 23 febbraio. Otto le squadre al via con la prima fase che terminerà domenica 5 aprile. Dal 20 aprile scatterà la seconda fase che si chiuderà con la disputa delle final four in campo neutro il 23 e 24 maggio. In palio per la squadra vincitrice, oltre al prestigioso titolo di campione provinciale, una muta di maglie offerta da Legea Bologna. Proprio nello spirito che anima il CSI, per cui il divertimento sta alla base del-

l'offerta sportiva, sono stati organizzati due gironi nei quali le partecipanti potranno confrontarsi tra squadre di valore simile, in modo che fin dalla prima fase possa esserci maggior equilibrio possibile. Nel girone A parteciperanno "liberi e forti", Libertas Basket Bologna, Polisportiva G. Masi, B.S.L. San Lazzaro. Nel girone B saranno presenti, invece, Santa Maria di Fossolo, Sport Insieme Bologna, Orizon e Tema Basket. 27


VITACSI

GEMELLAGGI

Un progetto pilota nato dal gemellaggio tra i due Comitati, pensato per cambiare gli stili di vita giovanili.

Pedalando sull'appennino Duecento chilometri in sella alla bicicletta da Modena a Pistoia, a fine luglio, per assaggiare la pratica sportiva non competitiva. di Mauro Stefani a si potrebbe definire una prova di...tandem. La cooperazione da gemellaggio in corso tra i comitati di Modena e Pistoia, che rientra nel programma di gemellaggi lanciato qualche mese fa dalla Presidenza Nazionale, ha fruttato il progetto di "Pedalanatura biciesseì", pedalata di gruppo, non competitiva, da Modena a Pistoia.

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L'evento, messo in calendario per l'esta-

"La Pedalanatura è il primo frutto del gemellaggio tra il comitato di Pistoia e il comitato di Modena, due realtà profondamente diverse per percorsi, storia e dimensioni, che hanno comunque saputo trovare un terreno comune. Nell'aggregazione giovanile, nel turismo sostenibile, nello sport, nel sociale si concretizza questa manifestazione alla quale stiamo lavorando e che auspichiamo possa realizzarsi per la fine di luglio, offrendo l'opportunità ad una ventina di ragazzi di vivere in modo diverso il territorio che unisce Modena e Pistoia". Stefano Gobbi - presidente Csi Modena 28

te prossima, è aperto a giovani di ambo i sessi, di età compresa tra i 15 e i 25 anni. Ma non sarà proprio una…passeggiata: il percorso si allunga per circa 200 km, attraversando le zone collinari e appenniniche modenesi e pistoiesi. Per chi se la sentirà di affrontare l'impresa ci sarà però il valore aggiunto di un tracciato concepito in modo da offrire ai partecipanti un'occasione irripetibile di educazione alla pratica sportiva non compe-

titiva; turismo accessibile; attuazione di comportamenti eco-compatibili, valorizzando la bicicletta come mezzo di trasporto e occasione di socializzazione; valorizzazione delle peculiarità naturalistiche, storiche e culturali della dorsale tosco-emiliana; educazione alla scoperta delle potenzialità relazionali, culturali e ludiche del territorio in cui si abita. Il progetto "Pedalanatura biciesseì" si

"Ringrazio la nuova Presidenza Nazionale per quest'opportunità presentataci. Questa felice intuizione rappresenta sicuramente un arricchimento ed uno stimolo per tutti, ma in particolare per una struttura piccola come il nostro comitato. Sarà un'occasione di educazione alla pratica sportiva non competitiva, turismo accessibile, attuazione di comportamenti eco-compatibili, valorizzando la bicicletta come mezzo di trasporto e occasione di socializzazione. Saranno così valorizzate le peculiarità naturalistiche, storiche e culturali della dorsale tosco-emiliana" Silvia Noci - presidente Csi Pistoia


Gemellaggi: Da Coverciano ad Alleghe, ogni occasione è buona per conoscere i fratelli di CSI

propone come progetto-pilota nella realizzazione di interventi sul territorio, rivolti a un target giovanile, capaci di stimolare cambiamenti nello stile di vita attraverso la pratica sportiva non competitiva. Come tale è stato sottoposto, per la stipula di accordi, alle amministrazioni comunali attraversate dall'itinerario, e in particolare con: Modena, San Cesario sul Panaro, Pavullo nel Frignano, Montese, Fanano (per la provincia di Modena); San Marcello Pistoiese e Pistoia (per la provincia di Pistoia). Se ci saranno i consensi auspicabili, il progetto sarà avviato di qui a giugno, per essere realizzato nella settimana dal 23 al 28 luglio.

Dopo il battesimo di Assisi, dove sono stati ufficializzati i gemellaggi tra comitati, gli appuntamenti di Trevi, il Master di Coverciano e le imminenti finali di sci ad Alleghe sono tutte occasioni per consolidare i rapporti tra comitati gemelli. Così l'album del 2009 ci racconta del pulmino che da Pordenone ha raggiunto la città bianca di Ostuni, trovando piena ospitalità dalle simpatiche ragazze del Csi della Città bianca. I dirigenti del Csi friulano ai saluti finali han lasciato loro un biglietto di andata e ritorno Ostuni-Pordenone-Ostuni con data primo maggio. Primi incontri caratterizzati dalla fantasia. Così nel corso del raduno tecnico di Coverciano, alla coppia Mantova-Ravenna si è aggiunta Palermo (foto in basso), per un patto fraterno fra i tre presidenti, benedetto dal presidente nazionale Massimo Achini. Grazie al presidente fiorentino Piero Tarchiani al centro tecnico federale si è potuto inoltre consolidare il legame di parentela fra Csi di Arezzo, Faenza e Firenze (foto in alto). Pisa e Salerno si sono invece date appuntamento a breve, mentre Caltagirone e Padova hanno trovato l' accordo per un futuro insieme. Verbania e Napoli hanno ulteriormente verificato le iniziative da intraprendere, mentre La Spezia e Parma si sono incontrate per la festività di S. Giuseppe dando vita ufficialmente al gemellaggio che li affianca uniti e motivati. Infine, l'11° GP Nazionale di SCI ad Alleghe, vedrà in gara atleti di alcuni dei comitati gemellati e sarà questo un particolare confronto, dato che oltre ai dirigenti si incontrano anche i protagonisti dello sport nel CSI. In Veneto di fronte saranno Vallecamonica e Udine, Reggio Emilia e Massa Carrara, Venezia e Gubbio. Per mettere in rete le notizie, inviare foto e avere informazioni utili ai gemellaggi scrivete a gem@csi-net.it

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Corre nel Csi, maglia Romatletica, uno dei più grandi campioni dell'atletica italiana di oggi

PROTAGONISTI

Tutti i record di Matusalesto! Lo chiamano così. Ugo Sansonetti, ha compiuto a gennaio 90 anni, gli ultimi 15 dedicati interamente all'atletica, disciplina in cui detiene un'infinità di primati. Incredibile il suo record nei 200: un 34"21 ottenuto all'età di 87 anni. Elisir di lunga vita? Superman? Nelle sue ferme parole, piuttosto un uomo che crede negli uomini e in Dio. “Perché faccio atletica? Per riconoscenza alla Provvidenza, per ringraziare Dio per il dono di questo mio corpo”. di Felice Alborghetti go Sansonetti è nato il 10 gennaio 1919. Le sue imprese sul tartan sono da Guinness dei primati. Dal 1994 ad oggi ha gareggiato in 78 gare, vincendo 78 medaglie: 42 d'oro, 22 d'argento e 14 di bronzo. Sono 18 i campionati internazionali da lui conquistati nelle categorie M75, M80, M85, 11 gli Europei (4 indoor) e 7 Mondiali (2 indoor). Ma il suo libro (la sua vita) è un altro. Non solo numeri. S'intitola: "Non fermarsi mai! per conservare la giovinezza fino agli 85 anni e oltre". E nella copia regalata al CSI già è perfezionata la correzione, che precisa tempestivamente il sottotitolo in "fino ai 90".

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"Certo! - afferma con voce decisa - Una delle belle cose più dell'atletica a livello agonistico è che nella categoria master si gareggia dai cinque in su. Ora finalmente mi sento ringiovanito con i miei 90 anni, perché sono il più giovane della categoria. Da M85 nessuno ha fatto quello che ho fatto io. Ora, dal mio compleanno, ho già preso la tabella dei record M90, quelli insomma che posso battere da oggi. I primi tentativi a fine 30


febbraio nei titoli italiani ad Ancona". Nel capoluogo dorico per Ugo ariveranno ben tre ori con un record mondiale nei 200 M 90 con un fantastico 41’’22 e un primato europeo (4’ 55’’ 53 negli 800 M 90). Fisico atletico, rughe, impressioni di una vita, iniziata a Mottola, nelle Murge tarantine, cresciuto tra la guerra e gli sport: "Ho fatto tennis, surf, ginnastica, nuoto, tuffi, sci e tanto altro" afferma con voce ferma e decisa. Parole mai scontate quelle affidate a Stadium. Entrando nel suo studio, ci sono quadri, immagini, istanti d'altri tempi. Un tempo che sembra non passare mai, se non per la grande ricchezza umana che oltrepassa il tesoro posseduto in casa Sansonetti. "Vede quelle là? Sono più di 70 medaglie d'oro, quelle internazionali. Delle altre nazionali, ne ho pieni i cassetti". Afferma con affiorante orgoglio cui fa seguito una sentenza. "E' vero che mi gratificano tutte queste vittorie ma dico subito che non corro per le medaglie. Cioè viva le medaglie, ma se dovete parlare solamente delle mie gambe nell'intervista io smetto subito" Perché? "Dovete fare un cenno a quello che ho fatto nella vita, come uomo, fuori dalla pista. Sono orgoglioso delle vittorie, ma sono altre le mie imprese. Due in particolare. La prima è aver diretto per un decennio la colonizzazione del sud della Costarica. Dieci anni tra gli animali selvatici, quelle bravissime persone che sono gli animali, nelle foreste incontaminate. Arrivai dopo diciotto tentativi tutti falliti. Alla fine mi hanno dato la cittadinanza onoraria del Costarica. E poi in Italia il titolo di maestro del lavoro". E l'altra? "Risollevai nei primi anni '70 un'impresa di surgelati, nuovi prodotti per l'Italia, che non si vendevano. Era una fabbrica che oggi si chiama Findus. Dico questo perché in entrambe le circostanze sono riuscito a realizzarle, usando la stessa

"Non sopporto chi si lascia andare via. Se oggi gareggiassi con i più grandi campioni di trenta anni fa, appesantiti e non allenati, ebbene sono sicuro che li batterei tutti nello sprint."

strategia. Il mio credo era "La fabbrica è una comunità di uomini, se la tratti per questo ottieni risultati." Valorizzando l'uomo si vince, insomma. Molti in Italia la ricordano invece per una famosa partecipazione a Scommettiamo che… "E' vero, da Frizzi, 15 milioni di spettatori per vedere me ed altri tre atleti con 80 anni di media, correre la 4x100 in meno di un minuto. Fu la risposta alla Fidal, che stava proponendo l'abolizione delle gare agonistiche per gli over 70. Ci riuscimmo per pochi centesimi" Cosa può insegnare l'atletica? Moltissimo. In Costarica riflettevo su come a livello genetico il corpo che noi abbiamo, tranne piccole differenze trascurabili, è lo stesso che avevamo migliaia di anni fa quando il nostro vivere e il nostro sopravvivere erano garantite da questo semplice e splendido corpo: la capacità di correre, saltare sugli alberi e tendere imboscate per non essere prede ma predatori. Il corpo è stato costruito per non essere dietro una scrivania ma per correre, arrampicarsi, muoversi, fare degli scatti. E dunque? "Facendo sport il risultato è che tutte le funzioni del corpo, incluso quelle cerebrali, stanno meglio. E dunque devo mantenere il corpo in esercizio. Devo farlo essere efficiente. Non posso permettermi il lusso di non mantenerlo al meglio. Se fossi nato 2000 anni lo avrei dovuto fare per vivere. Oggi devo farlo lo stesso. Sono discorsi che ho fatti anche davanti ad una donna più grande di me in tutti i sensi. E' prossima centenaria: Rita Levi Montalcini che, in un programma tv, condivideva in pieno la mia tesi, perché a suo dire l'esercizio fisico aiuta tutti gli apparati ed anche il cervello" Ringrazia mai il Signore. Crede in Dio? "Sono credente. Non faccio che ringra31


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"la colazione che è la stessa di sempre, da quando avevo sette anni: un rosso d'uovo battuto con lo zucchero, in aggiunta ad un etto di pane con marmellata. Poi mezzo litro di latte intero, senza scaldarlo e quando posso appena munto" ziare Dio. Nei mesi scorsi ero ad un convegno con due olimpionici di Pechino. Mi chiesero ad un certo punto: Perché fa atletica? Risposi : Potrei darvi tanti motivi ovvi, come conservare la salute, perché fa bene, ecc, però ve ne do uno meno ovvio: pratico la regina degli sport per riconoscenza. La provvidenza senza alcun mio merito particolare mi ha dato una sana costituzione ed una buona salute. La prima cosa è conservare questo dono. Io faccio atletica per ringraziare Dio". Perché ha iniziato a correre solo a 75 anni? Ho cominciato a fare atletica nel '94. Per caso. Mi ruppi il tendine in uno smash giocando a tennis. Allora passai al calcetto dove a fine gara, correvo sempre più degli altri. Un amico mi chiese di accompagnarlo a correre e, dopo un anno, ero già campione del mondo in due o tre specialità. Quali sono le sue preferite? I 200 su tutti e gli ostacoli, dove ho il ricordo più bello. Ero ai campionati mondiali in pista, a San Sebastian in Spagna. Toccava alla gara degli ostacoli, per gli anziani ci sono i 300 mt hs. Nel correre la gara iridata sono inciampato, al penultimo ostacolo, sono caduto, ho fatto una capriola, e con un colpo di reni sono tornato a correre, tra l'applauso fragoroso del pubblico per 32

la sveltezza dimostrata. Termino la gara: medaglia d'oro e record del mondo! Non è finita. Mi stavo disinfettando la ferita e subito l'altoparlante annunciava "Sansonetti alla partenza dei 100". Dopo ventuno minuti ho corso anche i 100 metri: Oro! Ma quanto si allena? Oggi tre volte a settimana, alle Terme di Caracalla, anche se poi la mattina faccio spesso esercizi a corpo libero. Non ho mai avuto un allenatore fisso, ma tanti istruttori che mi hanno dato consigli. E cosa mangia? La gente si meraviglia del poco che mangio. Il pasto principale è per me la colazione che è la stessa di sempre, da quando avevo sette anni: un rosso d'uovo battuto con lo zucchero, in aggiunta ad un etto di pane con marmellata. Poi mezzo litro di latte intero, senza scaldarlo e quando posso appena munto. Poi a pranzo un primo piatto (80 grammi di pasta o riso) con ver-

dura e frutta; e la sera, carne o pesce (80 grammi) con verdure. Il rapporto con i medici. Come va? Sono io che li prego di essere minuziosi perché a volte non lo sono. Vorrei fare due check up completi all'anno. Anche se mi accontento delle accurate visite mediche sportive, indispensabili per poter correre Novanta anni: quali paure? "Nessuna, se non quella di farmi male in pista. Quando uno ha vissuto tutto quello che ho fatto io... (sorride dandosi piccoli pugni agli addominali) Ce ne stanno di muscoli qua….Li ho allenati. Se oggi gareggiassi con i campioni di trenta anni fa, che hanno la pancia e si sono lasciati andare anche loro, ebbene vincerei io nello sprint." Anche con Mennea? Non lo so, in ogni caso vincerebbe un pugliese.



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A Varese interessante tavola rotonda dal tema "Lo sport fa bene se…"

Felici di fare educazione Ospiti della serata, don Mazzi, Fabio Pizzul, Roberto Bof, reduce da Pechino, oltre al consulente nazionale, Mons. Claudio Paganini ed al vicario Vittorio Bosio. di Moreno Gussoni ienamente riuscita la tavola rotonda del Csi Varese "Lo sport fa bene se…" venerdì 30 gennaio a Masnago di Varese. La sala della "cripta" era gremita di sportivi, di società e anche di rappresentanti di altri comitati del Csi. A moderare gli interventi il giornalista e amico del Csi Fabio Pizzul, direttore di Radio Marconi. Ha introdotto la serata il presidente del Csi provinciale, Redento Colletto, che ha ricordato il cammino del Comitato in questi primi quarant'anni di attività e le attività che il Csi Varese porta avanti. "Il nostro lavoro - ha detto Redento Colletto - si basa molto sul volontariato e ha, come protagonisti dei nostri progetti, i ragazzi cui vogliamo offrire un'educazione attraverso la pratica dello sport. Per questo sono particolarmente felice di avere qui con noi il Consulente ecclesiastico regionale don Basilio Mascetti e quello del Comitato, don Giuseppe Bai, che garantiscono il forte legame tra il Comitato e le parrocchie e gli oratori del territorio". Colletto ha ricordato inoltre alcune figure storiche del Comitato, a cominciare da Attilio Mentasti e rammentato il concorso per il logo del 40°, opera della calciatrice azzatese Marta Fantoni. Al tavolo dei relatori Vittorio Bosio, vice presidente vicario nazionale, il consulente ecclesiastico nazionale mons. Claudio Paganini, don Antonio Mazzi e

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l'atleta Roberto Bof andato come giornalista a Pechino oltre, naturalmente, a Colletto. Vittorio Bosio ha sottolineato come "il tagliare le classifiche dei campionati giovanili è stata una scommessa vinta che valorizza di più l'aspetto educativo della pratica sportiva". Gli ha fatto eco mons. Paganini: "I nostri ragazzi cercano felicità e noi gliela possiamo dare offrendo un modo vero, bello e pulito di fare sport. Ci sono campioni che pregano o che rimarcano il loro credere in Dio: prendiamoli come esempi". Pizzul, a questo punto, ha stuzzicato don Mazzi. "Esiste - ha chiesto - un modo per tirare fuori ai ragazzi le cose migliori facendo sport?". Il fondatore di Exodus è partito dalla sfida del Csi: rendere lo sport educativo. "Io credo che lo sport aiuti a mostrare il meglio - ha risposto - perché il gioco è il terzo tempo dell'educazione. Ritengo però che il gioco possa assumere il grande valore educativo se noi, come cattolici, impareremo a considerare meglio il nostro corpo come oò compagno di vita più autentico che abbiamo e a ricordarci che il tempo del corpo, non in forma narcisistica, è il tempo per Dio". Don Mazzi ha quindi invitato il Csi a "non puntare alla separazione di mele marce e mele buone, ma a credere che entrambe abbiano la stessa potenzialità. In questo modo faremo vera prevenzione e, con gli adolescenti, è questa la

prima cosa da curare. Fare sport e curare il proprio corpo per far bene sport aiuta a fare gruppo e così si cresce come uomini e donne". La cura del corpo ha offerto a Pizzul lo spunto per parlare della piaga del doping come eccesso. Da qui, passando per un ricordo del grande Giacinto Facchetti, si è passati al ruolo dei media con la testimonianza di Roberto Bof. "Io credo che i giornalisti e i media in generale - ha detto Roberto Bof - possano raccontare lo sport e farlo bene, ma oggi troppe trasmissioni dovrebbero parlare di calcio ma, in realtà, parlano dei torti arbitrali e lasciano la pratica sportiva ai margini. Alle Paralimpiadi di Pechino ho visto atleti grandi, che mi hanno umanamente insegnato molto, come spesso accade con lo sport dei diversamente abili". In chiusura del dibattito, l'ultima domanda di Pizzul: vale la pena promuovere lo sport? Un sì unanime dal tavolo dei relatori a cominciare da Bosio, per seguire con mons. Paganini, don Mazzi e Roberto Bof. "Siamo impegnati per promuovere lo sport - hanno detto tutti - e lo facciamo perché è bello farlo e perché crediamo nel valore educativo della pratica sportiva. Se così non fosse - ha aggiunto Bosio - perderemmo tempo, ma il Csi offre il suo tempo al servizio dei giovani e continuerà a farlo per tanti anni".

Ben due "discoboli d'oro" sono stati consegnati nel corso della tavola rotonda, da Vittorio Bosio, ovvero il presidente della commissione di assegnazione del "discobolo d'oro". Varese ha festeggiato il suo "discobolo" nella persona di Ferdinando Rimoldi, vice presidente di Varese e del Csi Lombardia. Con lui, però, ha gioito anche il moderatore della serata, il giornalista Fabio Pizzul, direttore della radio Circuito Marconi, pure lui insignito, su proposta del Csi Milano, della massima onorificenza assegnata in ambito Csi. Inoltre, il Comitato di Varese ha regalato a don Antonio Mazzi, proseguendo il "lavoro" pro Exodus avviato dal Csi nazionale ad Assisi, un tandem per il suo progetto di recupero dei carcerati partito in giro per l'Italia e ora destinato a percorrere le vie dell'Europa.

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Modena, una città sotto rete: Panini-Maxicono vent'anni dopo fa ancora il pieno

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E le stelle non stanno a guardare In campo i campioni protagonisti delle accesissime sfide scudetto. Vince la solidarietà Il CSI Modena ha raccolto con l'incasso 50.000 euro per un'associazione di disabili

di Marco Costanzini hi non ha almeno un sogno che vorrebbe vedere realizzato nella propria vita? Per tutti gli sportivi modenesi questo miracolo si è avverato giovedì 22 gennaio: al Palazzo dello Sport intitolato a Giuseppe Panini, infatti, "per magia o per incanto" tutti sono ringiovaniti di vent'anni ritrovandosi in un "piccolo mondo antico" che Modena custodisce gelosamente nel proprio cuore. Panini-Maxicono, o meglio, Modena-Parma è stata la finale scudetto per eccellenza della pallavolo italiana, quella che ha accompagnato la città geminiana nel mondo delle favole del volley. E allora, per una sera soltanto, tutti gli appassionati di volley hanno potuto riaprire gli occhi per vedere chi già aveva un posto fisso nel cuore di tutti: Quiroga, Vullo, Lucchetta, Bertoli, Martinez, Bernardi, Cantagalli, Partie, solo per citare i più importanti, hanno rivestito per una sera la maglia di un tempo, quella della Panini. Un'emozione unica, resa ancor più grande vedendo dall'altra parte della rete, i cari "nemici" Giani, Bracci, Dvorak, Galli, Dal Zotto e Zorzi. In panchina Julio Velasco, uomo dei 4 scudetti Panini, e Vladimir Jankovic, l'uomo

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della prima Coppa dei Campioni di Modena. Il merito di questa iniziativa è di un'organizzazione che ha visto coinvolti in prima persona tutti i soggetti sportivi della provincia di Modena, a partire dall'assessorato allo sport del Comune fino ad arrivare al Coni e agli enti di promozione sportiva tra cui, appunto, il Csi. Il Comitato di Modena ha aiutato prima di tutto nella promozione di questa grande manifestazione, con la distribuzione dei biglietti in prevendita, anche presso la nuova sede

provinciale del Comitato. Ma il Csi ha soprattutto voluto dare una dimostrazione di quanto la pallavolo racchiuda un ruolo fondamentale all'interno dell'attività di promozione sportiva da sempre portata avanti. Per questo motivo diverse società che partecipano ai campionati del Csi (le squadre, in tutto, sono più di trecento) sono state invitate a gremire il PalaPanini e hanno colorato con le proprie divise sociali e con le tute del Csi tutto il Palazzo dello Sport. Tra i protagonisti in campo, poi, non si può dimenticare come Andrea Zorzi rappresentasse anche il Csi: l'ex campione, infatti, ha già partecipato a diverse edizioni della Maratona della Pace Betlemme-Gerusalemme, tanto partecipata dai modenesi, diventandone una sorta di testimonial sportivo. Ad arricchire di significato una serata memorabile si è aggiunto anche il nobile motivo per il quale questa è stata organizzata: il ricavato (10 euro a biglietto per un totale di oltre 5mila tagliandi staccati) è stato infatti interamente devoluto all'associazione "La Lanterna di Diogene", che si occupa dell'assistenza a bambini e ragazzi disabili, inserendoli anche nel mondo del lavoro.


FISCALE Nuove esenzioni per lo sport dilettantistico

ALLENARSI alla legalità fiscale: uno sport possibile Dispensate dalla comunicazione telematica le ASD iscritte al registro del CONI

di Francesco Tramaglino entre sto scrivendo, apprendo con soddisfazione che la legge n. 2 del 2009, con la quale è stato convertito il DL 185 del 2008, ha dispensato, seppure a determinate condizioni, il mondo delle associazioni sportive dilettantistiche iscritte nel registro CONI dall'onere della comunicazione telematica preventiva all'Agenzia delle Entrate.

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Breve riassunto delle puntate precedenti: Con il decreto 185 di fine novembre 2008, si era stabilito che tutte le associazioni - ivi comprese quelle del comparto dilettantistico e le stesse società sportive di capitale - dovessero provvedere all'invio di una preventiva comunicazione telematica all'agenzia delle entrate per poter beneficiare della detassazione delle entrate istituzionali (es. abbonamenti di palestre e piscine, quote allievi delle scuole calcio, ecc.). Nella sua primigenia versione il decreto prevedeva un potere di valutazione in capo all'Agenzia delle Entrate circa la sussistenza o meno dei requisiti qualificanti per godere del beneficio qui discusso; inoltre il provvedimento era

esteso a tutte, ma proprio tutte le associazioni a prescindere o meno dallo svolgimento di attività commerciali o dall'iscrizione nel registro CONI. E' notizia recente che, in sede di conversione del decreto, il Parlamento ha aggiustato il tiro apportando almeno tre fondamentali variazioni alla manovra in questione e più precisamente: 1) riservando l'onere della comunicazione telematica alle sole ASD che svolgono attività commerciale; 2) escludendo dall'obbligo le ASD che svolgono solo attività istituzionale e sono iscritte nel registro CONI; 3) stabilendo che la misura ha solo finalità di controllo (costituzione di un database) venendo pertanto meno la possibilità - dapprima accordata all'Agenzia delle Entrate - di negare i benefici fiscali ai sodalizi che fanno richiesta sulla base del monitoraggio dei soli dati telematici. Salvaguardare le peculiarità fiscali del mondo sportivo dilettantistico ed esentare da incombenze amministrative le associazioni che non svolgono attività commerciali è stato un segno di sensibilità nei confronti dello sport più auten-

tico. Quello dei gruppi spontanei, delle piccole associazioni di quartiere o di paese che consentono a bambini, giovani, anziani, malati, di praticare uno sport che è una necessità fisiologica e spirituale di ordine collettivo (leggasi "bene pubblico") prima ancora che un fatto di diritti individuali. Perseverare in una logica di stampo vetero-burocratico con queste realtà volontaristiche del fenomeno sportivo avrebbe significato infatti spegnerne l'entusiasmo e alla lunga soffocarle. Per le associazioni che svolgono anche attività commerciale, l'onere di comunicazione invece sussiste e dunque l'adempimento andrà svolto a pena di non ottenere più il diritto alla detassazione delle entrate istituzionali. Detto così, prima facie, la manovra sembrerebbe tradursi in un invito a non aprire le partita iva ma un'analisi più approfondita può evidenziare che non è certo questo l'intento del legislatore. Da opinionista che coltiva la studio di questa materia immagino, invece, che il proposito sia esattamente l'opposto: ossia si tratti proprio di un invito rivolto agli operatori più organizzati (palestre, impianti, club, scuole sportive, ecc.) e di 37


maggiori dimensioni a far rientrare nell'attività commerciale anche quelle attività "istituzionali" svolte nei confronti dei soci e quindi finora non assoggettate a tassazione. Le chiavi di lettura di questa interpretazione sono contenute nel combinato disposto tra l'art. 30 della Legge 2 del 2009 e l'art. 90 della Legge 289 del 2002, non trascurando infine la ben nota legge 389 del 1991 (regime forfettario per le ASD). Combinando insieme queste disposizioni emerge chiaramente quanto segue: 1) le ASD che svolgono attività commerciale sono tenute a dichiarare, per fini di controllo, previamente all'Agenzia delle Entrate la detassazione delle entrate istituzionali nonché il possesso dei requisiti qualificanti di legge a tal fine necessari. Chi detassa, dunque, entra in un elenco di soggetti potenzialmente soggetto a controlli; 2) le ASD però possono anche fare a meno di detassare alcunché: l'art. 90 della legge 289 del 2002 consente loro, purchè iscritte nel registro CONI, di svolgere tutta l'attività anche in regime commerciale senza che da ciò consegua la perdita della qualifica di ente non profit.; 3) un'opzione tutto sommato nemmeno tanto costosa se si osserva che la legge 389 del 1991 consente di gestire la tassazione complessiva della ASD con un aliquota dell'11% (10% ai fini iva 1% ai fini IRES) sul fatturato, senza applicazione degli studi di settore e con un plafond annuale di 250.000 euro di ricavi commerciali. Ciò che intendo dire è che per molte realtà genuinamente associative ma anche strutturalmente complesse, l'opzione per l'assoggettamento a imposte anche delle attività "istituzionali" svolte nei confronti dei soci o tesserati può costituire una valida soluzione di "fiscal compliance" tramite le quali risolvere alla radice il rapporto con l'Erario. Il mio pensiero va, infatti, alle realtà dotate di un numero medio-alto di soci e bassi livelli di partecipazione e fidelizzazione per le quali spesso l'organizzazione di 38

un'assemblea è davvero un'impresa! Penso ancora alle realtà, che necessitano di operatori retribuiti in quanto la mole di lavoro sportivo reso sul campo non è compatibile con il più generoso slancio volontaristico. Ovviamente nulla vieta al sodalizio in perfetta buona fede e che ottempera agli adempimenti previsti per l'attività istituzionale di comunicare telematicamente all'agenzia l'intenzione e il diritto a godere della detassazione degli

incassi istituzionali: si tratta in definitiva di scegliere con coscienza e opportunità la soluzione legale più conforme alla propria situazione. Con l'avvertimento però che anche la legalità fiscale, come una qualsiasi disciplina sportiva, richiede conoscenza, impegno e allenamento. E alfine, come una buona specialità ginnica, restituisce equilibrio, serenità e salute fisica e spirituale.





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