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Vittorio Bosio Presidente nazionale CSI
I MERITI DI QUESTO NUMERO SPECIALE DI STADIUM VANNO AL DI LÀ DI QUANTO SI POSSA PERCEPIRE AD UNA
PRIMA SOMMARIA LETTURA, PERCHÉ ASSOMMANO IL COMPITO DI UN “RACCONTO STORICO” A QUELLO DELLE NUMEROSE ANALISI E DELLE ALTRETTANTO NUMEROSE RIFLESSIONI CHE ACCOMPAGNANO LA PRESENTAZIONE DEGLI ARTICOLI
Ci siamo trovati spesso a ricordare che, in realtà, l’Associazione è nata prima, nel 1906, come FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), per iniziativa della Gioventù Cattolica Italiana, quindi per iniziativa della Chiesa Cattolica Italiana. Questa prima esperienza era stata interrotta dal 1927, soppressa dal regime fascista, e poi ripresa, nel 1944, su iniziativa del prof. Luigi Gedda e della Gioventù di Azione Cattolica, fortemente voluta dal Pontefice Pio XII.
Questo speciale di Stadium è uno strumento utile per ripercorrere la nostra storia, segnata da ideali vissuti con entusiasmo e tanta capacità di guardare al futuro operando però, nel contempo, nella realtà con efficacia e capacità di incidere.
Il CSI ha determinato alcune scelte epocali nella società italiana, facendo aprire le porte della scuola, lavorando per la formazione dei dirigenti, chiamando lo Stato all’approvazione di una legge per la costituzione degli Assessorati allo Sport in ogni Comune. Tutto questo e molto altro, senza mai derogare ai valori primari: sport a misura di persona, attenti a non trascurare nessuno, vicino ai giovani impegnati nello sport, alle loro famiglie, ai dirigenti delle società sportive. Siamo nati per fare attività sportiva e continueremo a farla, ma siamo molto diversi dalle origini, perché nel tempo la società è radicalmente cambiata. Ci siamo fortemente impegnati nella formazione dei dirigenti dell’Associazione e abbiamo continuamente aggiornato la nostra proposta
sportiva, dando la giusta importanza a tutti i livelli di attività. Sono importanti i tornei come i campionati, purché sempre pensati e gestiti nella logica dell’Associazione: continuare ad essere a servizio del bene delle ragazze e dei ragazzi. Abbiamo attraversato gli anni della contestazione, del riassetto sociale, delle crisi economiche e della pandemia. Ad un certo punto abbiamo temuto di non riuscire più ad andare avanti. Invece, grazie ad una struttura solida, alla presenza di tanti dirigenti di qualità e di buona volontà, al supporto di tanti volontari, non solo abbiamo evitato il naufragio, ma ci siamo addirittura rafforzati. Oggi possiamo constatare che nelle attività e nei numeri abbiamo riconquistato i livelli del pre-Covid e addirittura li abbiamo superati.
Negli ultimi anni il quadro di riferimento è molto cambiato: basti pensare alle nuove normative sullo sport e sul lavoro sportivo o alla riforma del Terzo Settore. Mentre continuiamo il prezioso dialogo con il CONI, più recentemente è stato istituito il Ministero per lo Sport e i Giovani, mentre è diventata operativa la società Sport e Salute Spa. Abbiamo vissuto anni di vera rivoluzione.
Il futuro ci vedrà ancora più impegnati nella promozione dell’attività sportiva giovanile, nostro fiore all’occhiello, di quella femminile, per le persone con disabilità, per le persone fragili e anziane. Lo faremo, come da tradizione del CSI, unendo progettualità e concretezza. Il nostro gruppo dirigente si arricchirà infatti di queste specifiche competenze affinché a tutti i livelli, iniziando da quello nazionale, non manchi mai l’attenzione verso chi più ha bisogno.
CSI: radici solide verso il futuro 1
Il CSI nella storia e nella realtà sportiva italiana 3
1906 - Nasce la FASCI 4
1910 - Un'esperienza vertiginosa 7
1916 - Un'Associazione da reinventare 9
1921 - Un periodo difficile 11
1925 - La fine di un'esperienza 13
1944 - La nascita del CSI 15
Focus - Luigi Gedda in campo una nuova visione di sport 17
1947 - Alla ricerca di un difficile equilibrio 21
Focus - Bartali e Coppi amici del CSI 23
1951 - Gli anni del consolidamento 25
1955 - La svolta del decennale 27
1959 - Tra olimpiadi e politica sportiva
- Lo sport al servizio della società
1968 - Uomini (e donne) nuovi per tempi nuovi
- L'itinerario sportivo-educativo 35
- Sognando un nuovo modello sportivo 37 Focus - Sport e Chiesa: perdita di tempo o tempo da non perdere? 39
- Un progetto: cultura e educazione
1985: Lo sport educativo negli anni del riflusso
EDITORE E REDAZIONE
Centro Sportivo Italiano
Via della Conciliazione, 1 - 00193 Roma www.centrosportivoitaliano.it
Mail di redazione: stadium@csi-net.it
PERIODICITÀ
Trimestrale
DIRETTORE RESPONSABILE
Leonio Callioni
DIRETTORE EDITORIALE
Vittorio Bosio
FOTO
Archivio fotografico CSI
GRAFICA
Loretta Pizzinga
- Sport chiama donna
- Sport, educazione, solidarietà
1993 - Dal Patto Associativo alla nuova progettualità
- Il Patto Associativo
- Verso il nuovo millennio
- Tra tradizione e innovazione
- I Papi e lo sport
- Un CSI in continua evoluzione
Un
Numero speciale redatto in occasione dell'80° anniversario del Centro Sportivo Italiano
TESTI E ADATTAMENTO
Alberto Greganti, Andrea De Pascalis, Laura Sanvito, Alessio Franchina
Si ringrazia l'Area Comunicazione e Innovazione Tecnologica della Presidenza nazionale per il lavoro di revisione svolto.
Stadium è iscritto presso il Tribunale di Roma - Sezione Stampa al n. 158/2021 del 5/10/2021
Stampato da Varigrafica Alto Lazio, Zona Ind.le Settevene - 01036 Nepi (VT) Italia - su carta Fedrigoni Arena White Smooth da 140 gr. biodegradabile e riciclabile
IL CENTRO SPORTIVO
ITALIANO SI È SEMPRE
COLLOCATO NELLA
REALTÀ SPORTIVA CON UNA CONVINZIONE:
PROMUOVERE L’ATTIVITÀ SPORTIVA CON FINALITÀ
EDUCATIVE PER IL
MAGGIOR NUMERO
POSSIBILE DI PERSONE.
CIÒ VUOL DIRE NON ACCONTENTARSI
DI UNA PRESENZA
CASUALE NÉ SUBIRE
PASSIVAMENTE LA CULTURA DOMINANTE
NELLO SPORT. IL CSI HA FATTO SEMPRE UNA
PROPRIA LETTURA DEL FENOMENO SPORTIVO ARTICOLANDO
PROPOSTE ED ESPERIENZE IN BASE
ALLE PROPRIE IDEE
La FASCI (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), antesignana del CSI, fu costituita nel 1906 dalla Gioventù Cattolica come reazione all’organizzazione sportiva dell’epoca, imperniata attorno alla Federazione Ginnastica, che monopolizzava l’organizzazione e la cultura sportiva nazionale improntandole a laicismo e anticlericalismo, osteggiando l’associazionismo sportivo cattolico. In sostanza, la costituzione della FASCI volle rivendicare uno spazio di libertà dei cattolici anche nell’esperienza sportiva, affermando il diritto dei cittadini di assegnare alla pratica sportiva significati e valori di proprio gradimento.
Un'Associazione cattolica per i cattolici
L’intento della FASCI era anche quello di garantire una condotta sportiva conforme alla morale cattolica. La FASCI, infatti, non si rivolgeva a tutti, ma soltanto ai cattolici, come appariva chiaro dalla sua stessa
denominazione. Si può dire che la FASCI fu un’organizzazione sportiva “per Cristiani“ o “di Cristiani“, che però non per questo propugnava uno sport “cristiano“, bensì una pratica sportiva che fosse rispettosa della morale cristiana, anche se la tentazione di affermare un certo qual Cristianesimo dello sport era forte e, in certe occasioni, la FASCI probabilmente vi cedette.
Nel 1927 la FASCI dovette sospendere le sue attività ed autosciogliersi per imposizione del regime fascista.
Nel 1944 la FASCI rinasce, sempre ad opera della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, ma cambiando nome e precisando le sue finalità in senso culturale, sociale, morale e educativo.
C’era in quegli anni il desiderio di portare avanti l'idea di costruire l’Italia del dopo-fascismo, e l’Azione Cattolica promuoveva tutta una serie di “opere”, progettando che si dovesse realizzare una nuova presenza dei cattolici nel sociale, terminata la guerra.
CONVIVONO DUE FORME DI ASSOCIAZIONISMO SPORTIVO: QUELLA “LAICA”, LIBERALE, CHE SI PROCLAMA “A-RELIGIOSA”, E QUELLA DI IMPRONTA CATTOLICA, EREDE DELLE ESPERIENZE LUDICHE E GINNICHE CONDOTTE NELLE SCUOLE, NEI COLLEGI E NEGLI ORATORI RELIGIOSI
Diverse sono le finalità fondamentali: l’associazionismo di stampo liberale vede nella ginnastica e nello sport uno strumento di pre-formazione ai compiti militari quello di ispirazione cattolica lo ritiene un mezzo per raggiungere finalità morali, educando i giovani, tenendoli lontani dalla strada e coltivando in loro valori cristiani. La differenza tra le due mission e l’ostracismo crescente decretato dallo sport laico a quello cattolico convincono quest’ultimo a costituirsi come realtà autonoma, configurando una propria rete associazionistica. La frattura si allarga allorché, nel 1905, in Vaticano si svolge un concorso nazionale delle società sportive cattoliche, ricevute in udienza da Pio X. L’adunanza romana spinge la Federazione Ginnastica su posizioni di maggiore intransigenza, impermeabili ad ogni tentativo di mediazione. Il 23 agosto 1906, ad Oropa, in provincia di Biella, un gruppo di 16 società sportive cattoliche fonda la FASCI, Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane, il cui organo informativo ufficiale è Stadium. Nei mesi successivi arrivano altre adesioni: nel dicembre 1907 le società affiliate sono 40, nel dicembre 1908 sono 103. È cominciata la corsa al sorpasso della Federazione Ginnastica che, pur essendo molto più antica, di società ne conta meno di 200. La crescita numerica è anche crescita organizzativa, che si esprime compiutamente nell’inequivocabile successo del Concorso Internazionale Cattolico di Ginnastica e Sport, organizzato a Roma dalla FASCI il 23-29 settembre 1908, con la partecipazione di società sportive giunte da tutta Europa e perfino dal Canada.
Il primo Congresso Ginnastico nazionale delle Associazioni Cattoliche Sportive Italiane
5-8 ottobre 1905 – Il primo Congresso Ginnastico nazionale delle Associazioni Cattoliche Sportive Italiane, indetto dal Consiglio Superiore della Gioventù Cattolica Italiana nel Cortile di San Damaso in Vaticano, alla presenza di SS. Pio X (dalla Domenica del Corriere n. 43 del 22 ottobre 1905).
Lettera autografa inviata da SS. Pio X alla FASCI
«Ai diletti figli della Federazione delle Società sportive cattoliche italiane, col voto che gli esercizi del corpo contribuiscano a mantener sempre operosi in tutti quelli dello spirito, e le gare ginnastiche siano di reciproco eccitamento per emulare le virtù dei migliori, impartiamo con effusione di cuore l’Apostolica Benedizione. Dal Vaticano li 8 ottobre 1907 - Pius PP.X»
Su Stadium il verbale della fondazione della FASCI
Due mesi dopo la riunione che portò 16 società sportive cattoliche a fondare la FASCI il 23 agosto 1906 ad Oropa, Stadium propose il verbale di quello storico evento, essenziale per comprenderne lo spirito. La Federazione veniva istituita come centro organizzativo dello sport cattolico e tuttavia indipendente dalla Gioventù Cattolica Italiana, che conservava però il diritto di nominare 9 dei 18 membri del Consiglio direttivo della neonata associazione. Le società fondatrici erano: Excelsior di Biella, Robur in Fide di Roma, Salus di Cambiano, San Filippo Neri di Albenga, Robur di Macerata, Enotria di Roma, Iuventus di Biella, Fides di Roma, Pro Carroccio di Legnanello, Virtus di Crusinallo, Vigor di Vercelli, Ricreatorio Jacobini di Roma, Excelsior di Torino, Fert di Faenza, Ricreatorio Cattolico di Velletri, Ricreatorio Trastevere di Roma.
1909: la Società sportiva Excelsior di Catania
La Società sportiva Excelsior di Catania.
La stessa Società sportiva Excelsior di Catania in una curiosa esibizione.
23-28 settembre 1908: saggio di ginnastica
23-28 settembre 1908, saggio di ginnastica alla presenza di Pio X nel Concorso internazionale indetto dalla FASCI nel Cortile del Belvedere in Vaticano.
LE NOSTRE SOCIETÀ COLPITE
DAL TERREMOTO DEL 28 DICEMBRE 1908
(da Stadium n. 1, gennaio 1909)
Nella notte tra il 27 e il 28 dicembre 1908, un boato scuote la terra con violenza inaudita. Uno dei più tremendi terremoti della storia italiana si abbatte su Messina e Reggio Calabria; entrambe sono rase al suolo. Le vittime furono circa 80.000 soltanto a Messina su 150.000 abitanti del giorno prima. «La fierissima calamità, che ha straziato il cuore di ogni italiano, di ogni cristiano, di ogni essere civile nel mondo intiero, colpì, fra tante vittime, la bella gioventù di Sicilia e Calabria, ha martirizzato nella morte e tortura nella vita moltissimi, che, come federati, facevano e fanno parte della nostra diletta famiglia. Tanti, che, un mese fa, erano l'immagine della salute, del vigore, nella primavera della vita o nella maturità degli anni, giacciono ora, schiacciati cadaveri, con le carni lacere, le ossa infrante, nella immensa, disordinata, mostruosa tomba che si estende per miglia e miglia, intorno allo stretto di Messina. Quattro
15-19 maggio 1908: le squadre partecipanti al Concorso ginnastico regionale siculo
A sinistra, al primo posto la Vigor di Messina, seguita dalla Fortitudo di Reggio e dalla Pro Zancla di Messina, alcuni mesi prima di essere distrutte dal terremoto.
nostre fiorenti istituzioni: la Pro Zancla, la Vigor, la Cassibile Scoppa di Messina, la Fortitudo di Reggio, sono annientate; il terremoto le ha decimate, dimezzate, polverizzate nei loro valorosi ginnasti, nei loro istruttori, istitutori, patroni. Una ecatombe! Un sentimento solo domina la situazione: la nostra miseria, la nostra impotenza, la nostra nullità di fronte agli incommensurabili effetti della onnipotenza divina, agli imperscrutabili decreti della sua volontà. Ed abbiamo - unico mezzo e conforto sicuro - implorato pace e gioia celeste ai nostri martiri. Raccogliete, instancabilmente, soccorsi pei superstiti, ed inviateli con rapidità ed accortezza. Pregate, pregate per le nostre vittime; pregate anche per quelle della Società Operaia e della Garibaldi di Messina, sodalizi ginnastici anch'essi, che, se non facevano parte della nostra federazione, erano pur nostri ed amati fratelli».
NEL 1910, QUATTRO ANNI DOPO LA FONDAZIONE, LA FASCI HA GIÀ RADUNATO SOTTO LE SUE BANDIERE 204
SOCIETÀ DI TUTTA ITALIA E CIRCA 10.000 TESSERATI, NUMERI CHE LA RENDONO L’ORGANIZZAZIONE SPORTIVA
PIÙ DIFFUSA A LIVELLO NAZIONALE
Lo sviluppo porta con sé la necessità di fare scelte fondamentali. È vivo ovunque nel Paese il dibattito se, a livello giovanile, sia meglio promuovere la ginnastica o i giochi sportivi, come quel football che sta facendo impazzire tutti i ragazzi. Molti pedagogisti laici apprezzano solo l’educazione fisica, perché la ritengono l’attività più adatta per preparare alle fatiche della vita militare. Anche molti cattolici diffidano degli sport, di cui non piacciono le origini protestanti.
Pur conservando ai concorsi ginnici grande spazio, la FASCI alla fine sceglie lo sport, ritenendo che abbia più chance di radicarsi nelle masse, diventando per il popolo fattore di educazione e di corretta fruizione del tempo libero, e quindi strumento per “rendere l’uomo migliore” e formare giovani cristiani, devoti e forti nello spirito come nel corpo.
Stadium dell'8 maggio 1913
Stadium dedica la prima pagina alla corsa ciclistica della FASCI svoltasi nel Lazio su un percorso di 100 km.
Resta fuori dalla visione della FASCI lo sport al femminile, attività giudicata inadatta alle fanciulle. Un buon numero delle società della FASCI intendeva il proprio ruolo come un servizio a tutto campo da rendere ai ragazzi: le attività ginnico-sportive erano affiancate da doposcuola, biblioteca, apprendistato di qualche mestiere. Risale al 1908 il dibattito generale sulla necessità di assicurare i tesserati per tutelarli in caso di infortunio. In quello stesso anno il terremoto di Messina mette in luce l’altro valore promosso e condiviso: la solidarietà. La diffusione dell’attività sportiva è sostenuta dalla popolarità che circonda grandi manifestazioni come le Olimpiadi, il Giro d’Italia di ciclismo, i primi incontri della nazionale di calcio: l’ascesa dello sport spettacolo e del professionismo sportivo è il segnale che l’epoca del pionierismo sta per finire. Il cambiamento sarà evidente all’indomani della Grande Guerra, che è alle porte.
La Fortitudo di Roma
La squadra della società Fortitudo di Roma, vincitrice del campionato regionale di calcio della FASCI, nel 1912.
La FASCI e la grande guerra
Come tutte le componenti dell’area cattolica, la FASCI è contraria ai venti di guerra che stanno investendo l’Europa. E quando il conflitto scoppia in Francia, anche se l’Italia per il momento è neutrale, l’Associazione sospende le attività in segno di lutto. Anche il giornale della FASCI, Stadium, sospende le pubblicazioni perché «parlare di sport mentre la gioventù italiana è alle frontiere, è una follia».
L’Unione Europea Sportiva Cattolica
L’internazionalismo olimpico trova il suo contraltare in campo cattolico con la fondazione della UIOCEP (1911), Union Internationale des Oeuvres Catholiques d’Education Physique, cui aderiscono le Federazioni sportive cattoliche di Alsazia, Belgio, Canada, Francia, Irlanda, Italia e Svizzera, che insieme rappresentano una rete di 2.000 società e 150.000 tesserati.
A sinistra – Immagini del Concorso internazionale indetto nel 1913 a Roma dall’UIOCEP.
LA SOSPENSIONE DELLE ATTIVITÀ GINNICO-SPORTIVE DURANTE GLI ANNI DELLA GRANDE GUERRA NON IMPEDISCE CHE I VERTICI ASSOCIATIVI, IN TESTA IL PRESIDENTE CONTE MARIO DI CARPEGNA E IL SEGRETARIO CESARE OSSICINI, SI PONGANO IL PROBLEMA DI COME AGGIORNARE REGOLAMENTI E PROGRAMMI QUANDO LE ARMI TACERANNO
SSi è consapevoli che il conflitto genererà una società diversa, che la ginnastica è destinata ad un declino di popolarità a favore degli sport, che bisogna aprire alle novità, tra cui figura lo scautismo.
Dopo Vittorio Veneto la situazione sarà anche peggiore del previsto: al numero enorme di soldati italiani morti (650.000), di mutilati e dispersi, bisogna sommare i danni demografici causati dall’epidemia “spagnola”, con 350.000 vittime soltanto tra la fine del 1918 e la primavera del 1919. Alla riapertura ufficiale delle attività, le società sportive anteguerra che si presentano alle porte della FASCI sono appena 7. C’è da ricostruire l’intero tessuto associativo, e per farlo bisogna vincere la concorrenza delle Federazioni sportive, che sono diventate numerose e “adulte”, e sfidare la stessa Gioventù Cattolica, che propone circoli in cui lo sport si affianca a tante altre attività.
La formula dei concorsi ginnici e delle medaglie non ha più appeal. O ci si omologa, con scarse prospettive, allo sport delle Federazioni, o si trova una propria specificità, elaborando una pedagogia sportiva nuova, in cui esercizio fisico, formazione morale e utilità sociale si mescolino. L’ìdea, propugnata da Carpegna e Ossicini, è quella giusta. Purtroppo non sono giusti i tempi.
Enrico Toti, il bersagliere eroe
«Tutti conoscono in Italia Enrico Toti, il bersagliere eroico che è morto sulle contese trincee carsiche, a quota 121, sopra Monfalcone. Il gesto dell’umile soldato che getta contro il nemico in fuga la sua stampella di legno mentre cade colpito a morte, è così grande, è così epico che resterà nella storia d’Italia. Toti è forse la figura più bella e significativa della Grande Guerra quando gli eroi dell’ultima giornata s’imboscavano nelle retrovie senza coraggio e senza fede. Ebbene Enrico Toti ha fatto parte della FASCI come socio attivo d’una società sportiva romana che ha segnato pagine indimenticabili nel campo del movimento sportivo cattolico, la Tiberis». (da Stadium n. 10, 1927).
CONTE MARIO GABRIELLI DI
Assieme a fratel Biagio delle Scuole Cristiane, promosse nel 1906 la fondazione della FASCI, della quale fu nominato presidente mantenendone la carica sino al 1922, quando si dimise per motivi di salute. Nel 1911 viene eletto Presidente dell’UIOCEP. Per volontà della Gioventù Cattolica; nel 1916 fu fondatore dell’ASCI, Associazione Scautistica Cattolica Italiana.
L'APPELLO DELLA FASCI
«La cessazione dello stato di guerra, la conclusione ormai in vista della tanto sospirata pace ed il conseguente graduale ritorno alle loro antiche abitudini dei Dirigenti e dei migliori elementi delle nostre Società Ginnastiche e Sportive, ci consigliano di non indugiare più oltre per la ripresa delle antiche opere salutari, pel ritorno alle tanto utili e necessarie cure in pro’ della educazione fisica della gioventù cattolica italiana. È vivo desiderio di tutti che la nostra Federazione torni a raggruppare le sue valorose antiche Associazioni, a formarne di nuove, per riprendere, dopo la lunga penosissima sosta, la sua marcia progressiva». (da Stadium n. 1, 1919)
GLI ANNI VENTI SI APRONO CON UN’ITALIA AGITATA DA CRISI ECONOMICA, SCIOPERI, SCONTRI DI PIAZZA, TIMORI DI RIVOLUZIONI “BOLSCEVICHE”. OLTRE CHE CON UNA “CRISI DI IDENTITÀ”, E CON I DIFFICILI RAPPORTI CON LA GIOVENTÙ DI AZIONE CATTOLICA, LA FASCI DEVE FARE I CONTI CON ALCUNE NOVITÀ DI NON POCO CONTO
Grazie anche al contributo dei soldati alleati dislocati sul fronte italiano, che hanno portato con sé i loro giochi sportivi, si è allargato il ventaglio degli sport praticati, delle Federazioni che li rappresentano (la Federazione Italiana Pallacanestro è fondata nel 1921), del numero dei praticanti: la cattolica FASCI non ha più la rilevanza, anche numerica, raggiunta prima della guerra. Ci sono poi le società operaie e i circoli socialisti, che anche stanno aprendo allo sport.
Per rompere l’isolamento la FASCI chiede di entrare a far parte del CONI, ma non c’è nulla da fare, anche per l’opposizione della Federginnastica. L’ostacolo insormontabile, però, arriva dall’orizzonte politico, con la nascita e l’ascesa al potere, nell’autunno del 1922, del Partito Nazionale Fascista, che mostra subito di non voler lasciare ad altri lo sport e l’edu-
cazione giovanile. Già nell’estate del 1922 arrivano alla presidenza della FASCI le denunce di violenze a danno delle società cattoliche. «...martedì sera, festa dell’Assunta, alle ore 19 circa, una squadra fascista... con la violenza abbatteva le porte della nostra valorosa e fiorente squadra ginnastica Fortior, gittava tutto il mobilio e arredamento nella pubblica via dandolo alle fiamme...» - (Il Presidente della Società sportiva Fortior di Montecassiano - Macerata).
La FASCI segue con attenzione disperata l’escalation del fascismo verso il monopolio dell’associazionismo giovanile, senza trovare appoggio nelle gerarchie ecclesiastiche. «Dal 1923 la storia della FASCI – scriverà 50 anni dopo Felice Fabrizio – diviene la storia di una élite dirigenziale che affronta una disperata lotta per la sopravvivenza con il coraggio e la spregiudicatezza di chi, isolato e inerme, non ha più nulla da perdere».
1921 – Squadra ginnasticoescursionistica Fulgar degli orfani di guerra di Martina Franca (Taranto).
Le donne furono ammesse alle Olimpiadi a partire dalla seconda edizione, nel 1900. In Italia la partecipazione femminile a concorsi ginnici federali avvenne abbastanza presto. La FASCI, invece, era e rimase un’organizzazione maschile inizialmente contraria del tutto allo sport femminile, poi aperta all’attività femminile solo se in un contesto separato per evitare ogni “promiscuità”.
La separazione tra organizzazioni maschili e femminili doveva essere totale “per necessità educative, e per necessità morali e religiose”. La scuola promiscua in Italia non prende nessuno sviluppo, tutti sentono che un metodo che volesse educare la gioventù dei due sessi senza tenere conto delle esigenze particolarissime di ciascuno farebbe molto danno e creerebbe spiacevoli sorprese. Perciò giustamente nell’Azione Cattolica a ciascuno è assegnato “il suo posto”.
Il posto per lo sport femminile si chiamava “Forza e Grazia”, Associazione fondata nel 1923 per iniziativa del Consiglio Superiore della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, come Associazione nazionale ginnico-sportiva femminile, con un proprio statuto e un proprio regolamento, fissandone la sede a Roma e il segretariato a Milano.
All’inizio di “Forza e Grazia” facevano parte unicamente sezioni ginnico-sportive la cui conduzione tecnica era affidata ad insegnanti diplomate nominate a seguito di concorso. Scopo delle sezioni era quello di preparare le allieve agli esami ginnico-sportivi di Stato che i programmi scolastici richiedevano a seguito della “Riforma
Gentile”. Successivamente furono ammesse anche sezioni sportive sorte nei Circoli della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, ma «...non accettando tutti gli sport, ma solo quelli che non siano dannosi all’organismo fisico e morale della fanciulla, evitando tutto ciò che in ogni modo può aprire la via alla violenza, alla sfrontatezza, alla mondanità».
La creazione dell’Ente Nazionale Educazione Fisica
La creazione, nel 1923, dell’Ente Nazionale Educazione Fisica, un ente privato a cui il fascismo vuole affidare la cura dell’educazione fisica di tutta la gioventù italiana, sottraendola anche alla scuola, è subito denunciata dalla FASCI per quello che è: una manovra del Governo per imporre il monopolio del regime sull’educazione giovanile, schiacciando la libertà di associazionismo.
IL DESTINO DEL LIBERO ASSOCIAZIONISMO E DELLO SPORT GIOVANILE È SEGNATO
Il regime ripropone l’attività fisico-sportiva giovanile nel quadro dell’istruzione pre-militare e ne assume l’esclusiva, affidandola prima alla Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale e poi (1927) all’Opera Nazionale Balilla “per l’assistenza e l’educazione fisica e morale della gioventù”.
L’assalto allo sport investe il CONI. Nel 1925 le elezioni per il rinnovo delle cariche del Comitato Olimpico vedono solo candidati proposti dal Partito Nazionale Fascista, con la nomina a Presidente di Lando Ferretti, uomo di fiducia del regime. Di lì in poi il nuovo Statuto dell’Ente prevede che il
suo Presidente sia nominato dal Duce su proposta del segretario del Partito. Mentre gli spazi si restringono, la FASCI combatte ancora. Nel 1926 bandisce un Concorso ginnastico internazionale, e le sue società sportive si sforzano di proseguire l’attività nonostante subiscano pressioni e provocazioni. Lo scontro non assume contorni tragici unicamente perché si aprono le trattative tra Stato e Santa Sede per arrivare al Concordato, e il fascismo preferisce che l’associazionismo giovanile cattolico sembri chiudere per decisione autonoma e non forzata.
La Robur di Macerata
La più antica società sportiva delle Marche, la Robur di Macerata, in una foto del 1925, suo ventesimo anno di fondazione.
Alla fine l’obiettivo del regime è raggiunto. Per la FASCI non c’è via di uscita. «Farsi soverchie illusioni – scrive Stadium –non è ormai più possibile. Modificare le leggi anche meno». Il 12 aprile 1927 l’atto definitivo: il segretario del PNF, Augusto Turati, conferma la volontà del Governo di non tollerare eccezioni al monopolio dell’Opera Balilla.
Il 24 aprile il Consiglio Direttivo della FASCI, riunito in seduta straordinaria sotto la presidenza dell’avv. Pericoli, Pre-
sidente onorario, presenti i delegati della Sardegna, delle Marche, della Toscana, della Romagna, del Lazio, del Veneto, approvava all’unanimità un ordine del giorno che dichiarava disciolta la Federazione, lasciava libere le società federate di iscriversi alle Federazioni Nazionali, previ accordi con le autorità ecclesiastiche diocesane, e deliberava la consegna della bandiera al Consiglio Superiore della Gioventù Cattolica. Con il n. 16 del 24 aprile 1927, l’organo ufficiale della FASCI,
1925 – Esercizi di allievi della Società Vigor di Fano. La Vigor di Fano
Stadium, cessa le pubblicazioni. In quel momento, secondo un’indagine governativa, i giovani inquadrati nelle società sportive cattoliche erano circa 27.000. Un anno dopo, nel 1928, viene sciolta anche "Forza e Grazia".
Per qualche tempo lo sport cattolico continua a vivere in semiclandestinità all’interno della Gioventù Cattolica, finché nel 1931, con un accordo tra Stato e Chiesa, i circoli cattolici si impegnano ad astenersi da qualsiasi attività ginnico-sportiva.
Nel 1926 la FASCI vuole celebrare il suo ventennio, indicendo un Concorso Ginnastico Internazionale. La celebrazione cade in un momento particolarmente difficile per l’associazionismo cattolico, nei confronti del quale i fascisti hanno adottato la tattica dell’ossessivo logoramento.
Le ripetute e spesso gravissime provocazioni poste in atto lungo tutto il corso del 1926 ai danni delle istituzioni cattoliche indurranno le autorità ecclesiastiche, poco disposte a correre il rischio di incidenti di rilevanza internazionale, a revocare il Concorso pochi giorni prima della sua effettuazione.
IL PROPOSITO DI RICOSTITUIRE IL MOVIMENTO SPORTIVO CATTOLICO PRENDE FORMA NEL SETTEMBRE 1943, QUANDO, CADUTO MUSSOLINI E FIRMATO L’ARMISTIZIO DI CASSIBILE, APPARE CHIARO CHE PRESTO CI SARÀ DA RICOSTRUIRE L’ITALIA. A FARSI ALFIERE DEL PROGETTO È LUIGI GEDDA, PRESIDENTE DELLA GIOVENTÙ ITALIANA DI AZIONE CATTOLICA 1944
a nuova Associazione viene fondata ufficialmente nel giugno 1944, all’indomani della liberazione di Roma. Il vecchio nome FASCI viene abbandonato, e non solo per l’assonanza con “fascismo”. Sono cambiati i tempi, l’intento non è riunire le società cattoliche per farne il contraltare dello sport “laico”, tenendole separate da questo. Si vuole
piuttosto proporre il modello di uno sport cristianamente ispirato che “contagi” ed evangelizzi ogni settore dello sport nazionale. Il nome prescelto è Centro Sportivo Italiano.
Si comincia subito tra mille difficoltà: impianti distrutti, attrezzature mancanti, difficoltà di collegamenti. Le prime società sportive fioriscono a latere di uffici dio-
cesani, parrocchie, oratori, collegi religiosi. La nuova Associazione elabora subito un proprio programma, confortata dalle note di indirizzo fornite da Pio XII in occasione della Pentecoste 1945.
Negli stessi anni nasce il nuovo CONI. Il Commissario governativo che dovrebbe scioglierlo, Giulio Onesti, decide e ottiene di tenerlo in vita, democratizzandone la struttura ma conservandogli il ruolo di Federazione delle Federazioni e motore dell’intero sport nazionale.
L’associazionismo sportivo cattolico si ritrova dunque
Dal primo congresso nazionale del CSI svoltosi a Roma nel novembre del 1946, emerge una proposta di "Carta dello sport italiano" suddivisa in tre distinti progetti di legge: il primo è relativo all’inquadramento del CONI; il secondo riguarda la disciplina delle attività sportive non olimpiche; il terzo disciplina le attività fisico-educative e ricreative. Nell’insieme si tratta di un’autentica proposta di sistemazione dell’intero assetto dello sport italiano.
nella stessa situazione di inizio secolo: fuori dal sistema sportivo ufficiale, anche se da questo riconosciuto. Il rapporto tra CSI e CONI è destinato ad incepparsi subito: quando il CONI chiede di essere per legge l’ente monopolista dello sport, al di fuori del quale non si può fare attività, il CSI ribatte con un suo progetto di legge, racchiuso nella “Carta dello sport”, che difende il diritto al libero associazionismo sportivo e lascia al CONI solo la disciplina delle attività olimpiche.
Pentecoste 1945, 20 maggio
Il CSI, ai suoi albori, chiama a raccolta le forze sportive di Roma e diecimila atleti, campioni e dirigenti rispondono all’appello recandosi in Vaticano in udienza dal Santo Padre Pio XII, per ascoltare il discorso che venne accolto come il “Codice morale e spirituale dello sport”. Luigi Gedda lo definì prontamente come il “battesimo dello sport”, giacché «...la Suprema Autorità Spirituale non aveva mai prima d’ora tracciato un quadro dottrinario così completo e preciso attorno al significato che lo sport assume di fronte al pensiero cristiano».
LUIGI GEDDA (1902-2000) HA ATTRAVERSATO
TUTTO IL NOVECENTO, SCEGLIENDO CON PASSIONE L’APOSTOLATO LAICALE VISSUTO NELLA
CHIESA ATTRAVERSO L’ASSOCIAZIONISMO.
LA SUA VITA E LA SUA INTENSA ATTIVITÀ HANNO TOCCATO I MOMENTI PIÙ DELICATI DELLA STORIA DEL SECOLO, CONFIGURANDOSI COME UNA SPLENDIDA AVVENTURA. IN UN LIBRETTO A CUI ERA RIMASTO NEL TEMPO SINGOLARMENTE AFFEZIONATO, "ADDIO GIOVENTÙ" (AVE, ROMA 1947), E IN CUI PRENDEVA COMMIATO DALLA GIOVENTÙ CATTOLICA, GEDDA STESSO RACCONTA QUELLA CHE ERA STATA LA SUA “AVVENTURA”: L’INCONTRO CON L’AZIONE CATTOLICA (AC), L'IMPEGNO PER L’APOSTOLATO.
TUTTA LA SUA VITA DIVENTERÀ UNA MILITANZA, UN IMPEGNO COSTANTE E CREATIVO. DOTATO DEL GENIO DELL’ORGANIZZAZIONE, NON SOLO RICOPRIRÀ NUMEROSI INCARICHI, MA SARÀ UN INFATICABILE REALIZZATORE DI OPERE, DIVENENDO PERALTRO FIGURA CONTROVERSA E PIÙ VOLTE OGGETTO DI ATTACCHI E CRITICHE PROVENIENTI ANCHE DALL’INTERNO DEL MONDO CATTOLICO
Gedda nasce a Venezia nel 1902 e segue la famiglia in varie città dove il padre si trasferisce per lavoro.
Dinamico Presidente dei Giovani cattolici a Casale Corte Cerro (Novara), realizzerà, in seguito, in questa località, una casa per gli esercizi spirituali e momenti di formazione: il Getsemani. È Presidente diocesano della Gioventù di AC prima nella diocesi di Novara, poi a Torino (1931-1933). Nel frattempo a Milano, dove il padre viene trasferito nel 1918, si segnala come brillante conferenziere tra i “propagandisti” della Gioventù Cattolica animati da don Francesco Olgiati e don Giovanni Rossi. Del periodo milanese saranno importanti i contatti con l’ambiente gemelliano, in particolare con il nascente sodalizio della Regalità fondato dal francescano e di cui Gedda, insieme ad altri giovani amici come Carretto, entra a far parte. Negli anni ’30 sarà a Roma ai vertici dell’Ac nazionale. Angelo Raffaele Jervolino nel 1934 gli affida la vicepresidenza della Gioventù Italiana di AC (GIAC).
Nello stesso anno, Pio XI lo nomina Presidente. Lo sarà ininterrottamente sino al 1946, quando diviene Presidente centrale degli Uomini di AC (dal 1946 ai 1949). È nominato poi vicepresidente generale dell’intera Associazione dal 1949 al 1952 e, infine. presidente generale dell’ACI dal 1952 al 1959.
Un lungo percorso che attraversa due pontificati e un periodo travagliato della storia nazionale e mondiale. Gedda offre all’associazionismo un impulso di novità. Negli anni in cui è ai vertici dell’AC, Gedda dà vita ad una famiglia spirituale, la Società Operaia (1942), e a numerose forme associative tra cui l’Associazione dei medici cattolici (1944); tra queste hanno un posto di rilievo una serie di Opere collegate allo sviluppo dell’AC dopo il fascismo, tra cui il Centro Sportivo Italiano (CSI) e il Centro Turistico Giovanile (CTG), sorti all’interno della Gioventù Cattolica e che in seguito diventeranno autonomi negli anni del rinnovamento dell’ACI. Nei primi anni dopo la guerra, Gedda si fa promotore
L'incontro con Pio XII
Incontro di Pio XII con il Presidente del CSI, Luigi Gedda in occasione delle celebrazioni per il Decennio del CSI (1955).
anche di alcuni organismi internazionali per l’apostolato laicale, tra questi l’Unum Omnes, la Federazione Internazionale Uomini Cattolici (1948).
Notevole è l’impulso che dà, inoltre, alle opere di cui è quasi sempre anche tra i fondatori. Tra queste, l’Ente dello spettacolo (con i settori Centro cattolico cinematografico, Centro cattolico teatrale, Centro cattolico radiotelevisivo). Continua anche la sua intensa attività scientifica: docente universitario di genetica umana, fonderà nel 1945 la “Società italiana gemelli” e nel 1953 l’istituto Mendel per lo studio dei problemi di genetica e di gemellologia, di cui resterà a lungo Presidente. Nel 1948, a due mesi dalle elezioni del 18 aprile, dà vita
ai Comitati Civici cui la storiografia ha dedicato grande attenzione per l’indubbia rilevanza che avranno nel rapporto cattolici-politica e anche nella relazione con il partito della Democrazia Cristiana con cui non mancheranno tensioni. Un capitolo importante dell’impegno svolto da Gedda nella sua lunga vita su cui la storiografia dovrà tornare, ma che non può oscurare gli altri aspetti di una multiforme attività.
Lasciato, nel 1959, il vertice dell’Azione Cattolica, quando il Concilio è stato indetto e se ne attende la celebrazione, sarà chiamato a parteciparvi come uditore laico; sarà inoltre membro della consulta per la Città del Vaticano e del Consilium dei laici.
Gedda continua la sua attività nelle opere e associazioni da lui fondate e in altre in cui si impegna ex novo, come il settore televisivo. Continua soprattutto l’attività come Presidente dei Comitati Civici, anche se stava cambiando il panorama politico e da più parti si chiedeva di porre fine a questa esperienza. Darà vita in questi anni ai Circoli "Mario Fani” e alla “Gioventù anno 2000” (GIAD), presentata durante il Congresso eucaristico di Udine (1972), che nell’acronimo richiamava quello della GIAC e voleva essere un tentativo di tornare a organizzare i giovani negli anni in cui l’AC vive, nella prima stagione di ricezione del
Concilio, una fase di crisi. Queste realtà non riescono, tuttavia, a radicarsi come avrebbe voluto e rimangono più una nostalgia della stagione gloriosa che si cercava di far rivivere.
Il sensus ecclesiae lo accompagna e anima in lui una nuova stagione, ormai lontano dai riflettori della prima fila, una stagione di partecipazione ancora attiva al nuovo cammino della Chiesa. Gedda percorre l’ultimo tratto del suo percorso di laico impegnato.
Si riconosce con difficoltà nel cammino post-conciliare dell’Azione Cattolica, ma non formulerà mai pubbliche critiche. La rivista "Tabor", da lui fondata e diretta per lunghi anni (1947-1982), rivela la tenacia di un’attenzione costante alla spiritualità laicale anche con articoli e firme che potrebbero stupire quanti considerano Gedda fuori dalla nuova stagione.
La fede e le opere
La cifra vera della sua vita va cercata sul terreno della fede vissuta in prima persona, secondo un percorso esigente di spiritualità laicale. Importante quel suo riferirsi alla spiritualità getsemanica, sulla quale promuove e tiene in prima persona centinaia di incontri di preghiera e di adorazione da parte dei suoi “Operai”, ma anche di amici dell’Azione Cattolica. Quando le altre opere rallentano l’attività o cessano di esistere, la spiritualità rima -
ne per Gedda un punto fermo. Per un incontro spirituale convoca, anche negli ultimi anni, un gruppo di amici nella pace del Getsemani di Casale Corte Cerro o a Paestum dove esiste una struttura analoga, oppure in quella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo al Celio, a Roma, dove la Società Operaia era stata avviata nel 1942. Gedda – ormai fuori dalla struttura organizzativa dell’Associazione – si confronta con la stagione conciliare dentro una fedeltà all’intuizione di fondo dell’AC, che per lui è stata segnata da forme in sintonia con la visione ecclesiologica degli anni di Pio XI e Pio XII. In lui è presente un’attenzione costante alla prima esperienza ecclesiale, a quel laicato, attivo fin da allora, nel faticare accanto agli apostoli per l’annuncio del Vangelo. Sulle pagine della rivista "Tabor" e negli articoli scritti in quegli anni, peraltro è possibile seguire la sua personale ricezione del Concilio.
Lo sport e il CSI
In Gedda vi era la coscienza che – come scriveva nei primi anni del XX secolo una dirigente della Gioventù Cattolica, rivolgendosi ai giovani della Società – vi sono in Italia migliaia di giovani sui quali è impossibile agire «per mezzo di scritti, di conferenze, di esempi», ma che è possibile trasformare in “apostoli” attraverso altri canali. Lo sport era senz’altro uno di questi.
17-19 marzo 1951
Premiazione effettuata dal Presidente nazionale CSI, prof. Gedda, del Campionato nazionale di Tennistavolo del CSI svoltosi a Roma.
Lo sport assume con il XX secolo una importanza nuova anche per la Chiesa e il cattolicesimo organizzato proprio in considerazione di un nuovo rapporto con la modernità. In definitiva, come noterà Luigi Gedda in un volumetto pubblicato dall’editrice dell’Università Cattolica ("Lo sport", Vita e Pensiero, Milano 1931), già sul principio degli anni Trenta «il fenomeno sport non è isolato, ma intimamente commisto alle svariate manifestazioni della vita moderna», tanto che «non si può capire lo sport né influire su di esso prescindendo dalla psicologia dello sport», concludendo, a conferma dell’importanza dello sport, che «non c’è Stato che non si occupi direttamente o indirettamente di competizioni sportive, con provvedimenti favorevoli o restrittivi, ma sempre testimoni autorevoli di quanto valga lo sport». Gedda è in quegli anni a contatto con padre Gemelli, con cui condivide l’intuizione di una nuova visione del laicato e anche la visione e l’approccio scientifico, in particolare medico e psicologico, della persona umana. Il volumetto di Gedda usciva, allora, nella collana I Quaderni del cattolicesimo contemporaneo con una significativa avvertenza al lettore da parte di padre
Agostino Gemelli. Vi si sosteneva che lo sport è una delle attività nuove che non possono essere estranee al «Cattolicesimo» perché questo «non è un complesso di credenze, ma è della vita una concezione».
Il CSI, quando nasce nel 1944, supera la visione della FASCI (la Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane, nata il 23 agosto 1906 avendo per organo informativo “Stadium”), che considerava lo sport cattolico come un mondo a sé stante, separato dall’altro sport. Gedda, al contrario, intendeva contagiare l’intero mondo dello sport con i valori cristiani per mezzo dell’opera della nuova Associazione, al centro del cui progetto sta la persona umana. Si usciva da un ventennio in cui il modello sportivo era imposto dall’alto e occorreva sostituirlo con un altro fondato sul libero associazionismo e improntato a regole di vita democratiche. Gedda credeva inoltre nel contributo che la scienza poteva dare allo sport. Essa era chiamata a fissare i paletti su ciò che fa bene e ciò che fa male all’organismo umano, sui limiti che non si devono superare, sugli eccessi che devono essere
cancellati. Inoltre lo sport, essendo fattore di educazione, si trasforma in strumento di crescita civile, aperto a tutti i cittadini senza confini di censo, in massima parte rivolto ai bambini e ai giovani come supporto alla loro crescita personale. È l’idea dello sport sociale, il cui fine principale non è primariamente il conseguimento di record o prestazioni, ma la promozione della persona umana. Lo sport inoltre veniva promosso all'ombra dei campanili ma non era solo un'occasione di raccolta dei ragazzi e dei giovani bensì veniva proposto anche per i valori formativi che conteneva in sé.
Da quella prima partenza il CSI ha fatto un lungo cammino che Gedda ha seguito, da distante, con interesse, partecipando ai momenti ufficiali cui era invitato. Parlando al V Congresso del Centro Sportivo Italiano, nel maggio 1956 Gedda afferma che lo sport è «fenomeno sociale del nostro secolo, e cammina a gonfie vele con il vento dell’entusiasmo giovanile e del fascino che esercita sulla massa». Parole che sintetizzano un convincimento e una passione.
1940
Appena sposatosi, il popolare campione di ciclismo, Gino Bartali, fu ricevuto in udienza privata dal Santo Padre Pio XII. Ad accompagnarlo, Luigi Gedda.
MENTRE NEL PAESE COMINCIA LA RICOSTRUZIONE
POST-BELLICA, IL CSI LAVORA AL POTENZIAMENTO
DELLA SUA RETE ASSOCIATIVA E AD UNA ORDINATA
STRUTTURAZIONE DELLE ATTIVITÀ
Grande attenzione è rivolta alla questione dello sport scolastico, che il CSI vorrebbe presente nei programmi didattici in luogo della sola educazione fisica, ripetitiva e noiosa. Lo slogan è: “Che lo sport entri nella scuola, o la scuola esca nello sport”.
La prima possibilità è di difficile attuazione. Non essendo mai entrato lo sport nelle scuole, né in epoca pre-fascista né in quella fascista, mancano tradizione, programmi, docenti. Più semplice da concretizzare la seconda possibilità, e il CSI se ne fa carico. Su mandato del
Primo Concorso ginnastico nazionale
Immagine del primo Concorso ginnastico nazionale del CSI nella cornice di Piazza di Siena in Roma in occasione dei festeggiamenti per l'80° della GIAC (10-11 settembre 1948).
Ministero della Pubblica Istruzione, che invita i Provveditorati a collaborare, il CSI lancia i “Campionati studenteschi”, con cui l’Associazione propone agli studenti dai 13 anni in su tornei di calcio, ciclismo, ginnastica, pallacanestro, poi anche pattinaggio, pallavolo, rugby, tennis, scherma e sport invernali, oltre a manifestazioni di atletica leggera. L’iniziativa sarà rinnova-
ta anno per anno, anche con il nome di “Criterium studenteschi” fino alla metà degli anni Sessanta. Nel segno della normalizzazione, il CSI firma convenzioni con le Federazioni sportive nazionali e ne ricerca la collaborazione anche per i Campionati e Criterium studenteschi. Nel 1950 viene ratificata una Convenzione con il CONI nella quale viene riconosciuta
Campionati studenteschi
Giulio Onesti consegna il Trofeo CONI al rappresentante della Scuola Pontificia Pio IX di Roma, vincitrice nel 1947 dei Campionati studenteschi.
la funzione educativo-propagandistica del CSI. Ben diverso dall’esperienza della FASCI è l’approccio del CSI allo sport di élite. Anche in questo ambito si ricerca una situazione di equilibrio: se è vero che il CSI è interessato allo sport giovanile e non professionistico, è anche vero che la sua missione è evangelizzare il mondo sportivo, anche attraverso i suoi campioni.
La Convenzione con il CONI per il riconoscimento del ruolo educativo svolto dal CSI
La pubblicazione su Stadium del testo della Convenzione con il CONI nella quale viene riconosciuta la funzione educativopropagandistica del CSI.
Luigi Gedda e i campioni del motore
Luigi Gedda consegna la tessera CSI ai campioni del motore Venturi, Bernabei, Francisci, Rossetti.
IL CSI ANNOVERAVA FRA I SUOI AMICI
ANCHE BARTALI E COPPI. PER ESSI IL CENTRO SPORTIVO ITALIANO ORGANIZZÒ A ROMA DAL 15 AL 17 NOVEMBRE 1947 UNA "TRE GIORNI" DI FESTEGGIAMENTI IN OCCASIONE DELLA PROCLAMAZIONE DEI VINCITORI DEI CAMPIONATI STUDENTESCHI DI QUELL'ANNO
Ifesteggiamenti iniziarono la sera del 15 cnovembre con una riunione conviviale presso il Collegio San Giuseppe dei Fratelli delle Scuole Cristiane, durante la quale ebbe luogo la consegna della Croce di Cavaliere dell'Ordine di San Silvestro Papa a Gino Bartali, alla presenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio on. Andreotti, del Sindaco di Roma ing. Rebechini, del Presidente dell'Azione Cattolica avv. Veronese, del Presidente del CONI avv. Onesti, altre autorità sportive e religiose, nonché dei direttori del "Corriere dello Sport"
e della "Gazzetta dello Sport".
A Coppi venne consegnata dal Presidente del CSI, prof. Gedda, una medaglia d'argento del pontificato, altri doni anche agli altri ciclisti intervenuti: Magni, Leoni, Ronconi. La mattina del 16, presso il Collegio Pio IX si svolse la solenne premiazione dei Campionati nazionali studenteschi 1947. Erano presenti i corridori con tutte le autorità scolastiche e sportive romane. I due primi Istituti classificati, Pio IX di Roma e N. Tommaseo di Brindisi, ricevettero il Trofeo e la Coppa dall'avv. Onesti e dal prof. Gedda.
Il campione d’Italia, Fausto Coppi, stringe la mano al neocavaliere Gino Bartali. COPPI E BARTALI
Nel pomeriggio, annunciata dal la ncio di manifestini dall'aereo che sorvolava Roma per tutta la mattinata, si svolse una grande riunione ciclistica al Velodromo Appio, alla presenza di oltre diecimila persone. Dopo alcune prove dei ciclisti di lettanti, il piatto forte della giornata è stata la gara a squadre dei campioni: Coppi, Leoni, Toccaceli e Bresci contro
La notizia su Stadium
Bartali, Bini, Ricci e Fiorenzo Magni. Nella prova di velocità a due vinsero Bresci, Toccaceli, Leoni e Coppi rispettivamente su Bini, Magni, Ricci e Bartali. Anche la prova ad inseguimento è stata appannaggio della squadra di Coppi. A chiusura della giornata si disputava l'individuale in cui Coppi e Bartali hanno però corso con poco impegno (ricevendo qualche
«Seduti l'uno a fianco dell'altro, al centro della grande tavola a ferro di cavallo nella immensa sala da pranzo del Collegio San Giuseppe, Bartali e Coppi sembravano estranei a tutto ciò che avveniva loro intorno. Dimenticava Coppi d'avere alla sua sinistra persino un membro del governo e Bartali alla sua destra un alto prelato dell'Anticamera Pontificia. Nel salone vi erano dirigenti, sportivi, campioni, autorità: tutta gente invitata dal CSI per far festa ai due maggiori assi del ciclismo italiano. Questi invece se ne stavano quasi appartati a raccontarsi chissà quali episodi e certo di grande interesse, forse non solo sportivo, se Bartali non s'azzittiva un minuto e Coppi dava la sensazione di non perdere una sola battuta del suo grande avversario e amico».
Stadium n. 1, gennaio 1948
17 novembre 1947
Gino Bartali viene insignito della croce di cavaliere da mons. Callori, maestro di Camera di Pio XII. Fra i due, Luigi Gedda, Presidente nazionale del CSI.
fischio), facilitando non poco il compito di Bruno Pontisso, che si aggiudicava il primo posto.
La "tre-giorni" d'onore per i campioni Bartali e Coppi si concluse il 17 con un'udienza del Santo Padre a Castelgandolfo, alla quale era presente anche la carovana dei corridori ciclisti che intraprendevano il Giro del Meridione.
16 novembre 1947
Gino Bartali, accompagnato dal dott. Torriani in visita all’Istituto De Merode di Roma in occasione della “Tre giorni” indetta dal CSI in onore di Bartali e Coppi.
AL III CONGRESSO NAZIONALE, DICEMBRE 1951, IL CSI PRESENTA UN PRIMO BILANCIO DELLA “RICOSTRUZIONE”. I COMITATI PROVINCIALI SONO 79, I COMITATI ZONALI SONO 55, STANDO A SIGNIFICARE CHE LA GRAN PARTE DEL TERRITORIO NAZIONALE È GIÀ COPERTA DALLA RETE ASSOCIATIVA. LE SOCIETÀ
SPORTIVE AFFILIATE SONO 1.476, E 31.432 SONO I GIOVANI TESSERATI
L'attività sportiva conta su formule tradizionali – campionati provinciali, regionali e nazionali – ma comincia a presentare anche esperienze innovative e consolidate, frutto della volontà di fare promozione sportiva tra chi è restio ad impegnarsi nello sport. Le novità sono numerose: nel 1946 si è sperimentato, in collaborazione con gli Alpini, il Trofeo della Montagna, destinato a “militari, valligiani e cittadini”; nel 1949 sono nati i Campanili Alpini, che mirano a diffondere gli sport invernali in ogni Comune montano, e i Campanili Marini, che promuovono le specialità natatorie nei Comuni di mare; Jusport fa promozione tra i ragazzi di 10-14 anni; Olimpiadi Sport Vitt (nome ispirato dal diffusissimo giornale per mezzo della GIAC “Il Vittorioso”) e Sport Vitt, per giovani di 16-20 anni. Prende il via anche il progetto della Presi-
denza nazionale di dotare ogni parrocchia di una minima attrezzatura sportiva. Presto si percepisce che le attività sportive del CSI, avendo finalità peculiare rispetto all’attività agonistica pura e semplice, cioè l’educazione e l’affinamento di qualità morali, richiedono tecnici e dirigenti in linea con tali finalità. Se non ci sono, bisogna formarli. Nel 1953 si tiene al Passo della Mendola il primo Corso nazionale per dirigenti sportivi CSI; seguono corsi per tecnici. Il termine “sport per tutti” non è ancora nato, ma il concetto che ispira l’azione promozionale del CSI è quello di uno sport che davvero non esclude alcuno,
Una delle prime edizioni del “Trofeo della Montagna” che il CSI ha organizzato ad Aosta per vari anni. Il Trofeo della Montagna
che ha una sua proposta per ogni categoria. Questo approccio genera, nel 1954, la Convenzione firmata con l’Ente Nazionale Sordomuti per diffondere la pratica sportiva tra questa categoria di portatori di handicap, ed è davvero una cosa senza precedenti.
Inaugurazione della sede nazionale CSI
Ottobre 1951: inaugurazione della sede nazionale del CSI in via della Conciliazione n. 1.
Nella foto il Cardinale Clemente Micara, Lorenzo Borghi, Luigi Gedda, Carlo Carretto.
Campanili Alpini a Bardonecchia
Un momento della manifestazione “Campanili Alpini” di sci svoltasi a Bardonecchia dal 28 febbraio al 3 marzo 1952.
Ottobre 1951: inaugurazione del campo "Francesco Pacelli"
Con il card. Micara, inaugurazione del Campo “Francesco Pacelli” alla periferia di Roma, nell’ambito del progetto del CSI di dotare ogni parrocchia di una minima attrezzatura sportiva. Tra il 1951 e il 1952 sono stati tredici i campi di calcio, nove di pallacanestro e dodici di pallavolo realizzati a Roma nell’ambito del progetto.
ESAURITO IL PRIMO DECENNIO DI VITA, IL CSI È PRONTO A METTERE IN VETRINA, DI FRONTE AL PAESE INTERO, IL PROPRIO PROGETTO E IL PROPRIO PESO SPECIFICO. NASCE COSÌ L’IDEA DI FESTEGGIARE IL DECENNALE STRINGENDOSI IN PIAZZA SAN PIETRO A PIO XII, IL PONTEFICE CHE HA SEGUITO CON ATTENZIONE E SIMPATIA I SUOI PRIMI PASSI
L'evento slitta di un anno per motivi di salute del Papa, ed ha luogo nell’ottobre 1955. In quella data l’Associazione vanta 17 Comitati regionali, 92 Comitati provinciali e 60 zonali, 3.000 società sportive e circa 80.000 tesserati. Ben 50.000 di loro si mettono in viaggio verso Roma, con treni, pullman, motociclette e qualche... bici. Nella capitale danno vita ad alcune gare sportive, poi, il 9 ottobre, sfilano per le vie della città confluendo in Piazza San Pietro, dove li attende il “Papa dello sport”.
Saggio ginnico nella Piazza San Pietro. Il decennio del Centro Sportivo Italiano
Nell’occasione Papa Pacelli pronuncia un lungo discorso destinato a lasciare il segno nella vita del CSI, mettendo a fuoco i modi di essere e gli obiettivi di uno sport cristianamente inteso: lo sport non è un fine ma un mezzo; quale fonte di beni fisici ed etici va proposto a tutti i giovani, anche ai più disagiati; è dovere e responsabilità degli operatori dotarsi delle competenze necessarie rifuggendo l’empirismo; il tecnicismo non deve prevalere sugli aspetti umani e spirituali; scopo del CSI è portare un influsso cristiano nel mondo sportivo, preparando atleti in grado di costituire un esempio di virtù morali.
Il decennio del Centro Sportivo Italiano
La locandina dell'evento.
Le raccomandazioni del Papa sono raccolte immediatamente dall’Associazione, che l’anno dopo pone all’ordine del giorno del IX Congresso nazionale il tema “La diffusione del sano sport tra la gioventù meno abbiente”. Nel 1957 sono i Consulenti ecclesiastici, riuniti per il loro Convegno nazionale, a lavorare sui canoni di realizzazione di uno sport educativo. Comincia un lungo cammino di riflessione che sospinge il CSI a gettare piano piano, e quasi senza esserne consapevole, le fondamenta di quello che di lì a qualche anno sarà definito da altri “sport per tutti”.
Il decennio del Centro Sportivo Italiano
Partita di pallacanestro alla presenza di Pio XII in piazza San Pietro.
Celebrazioni per il decennio CSI
La sfilata per le vie di Roma verso piazza San Pietro per l'udienza del Santo Padre.
NEL 1958 L’ISTAT FA IL PRIMO CENSIMENTO RIGOROSO
SULLA PRATICA SPORTIVA IN ITALIA. I RISULTATI, RESI
NOTI L’ANNO DOPO, SONO DELUDENTI: COLORO CHE
POSSONO DIRSI SUL SERIO PRATICANTI SPORTIVI
SONO POCO PIÙ DI 1,3 MILIONI, PARI AL 2,6% DELLA
POPOLAZIONE. I GIOVANI SEDENTARI SONO OLTRE 7 MILIONI
Siamo alla vigilia delle Olimpiadi di Roma, dalle quali ci si attende una grande spinta promozionale, ma neanche l’organizzazione dei Giochi ha acceso nelle istituzioni la volontà di sviluppare un'autentica politica sportiva giovanile.
Per il CSI le Olimpiadi rappresentano il momento giusto per gettare l’argomento sul tavolo. Dal 22 al 25 aprile è del CSI il Convegno “Sport e Comune”, per chiedere che ogni Comune abbia un assessorato allo sport con relativo bilancio, cosa non prevista dalle leggi vigenti.
Il Convegno è l’apice di una serrata campagna di opinione che coglie nel segno: in tempi brevi la legge sui Comuni viene modificata e le richieste del CSI sono accolte.
Come previsto le Olimpiadi romane, con le molte medaglie azzurre, accendono la passione per gli sport. Il CSI è coinvolto direttamente nello sforzo organizzativo con il suo Presidente, Luigi Gedda, che viene messo a capo della Commissione scientifica per le Olimpiadi.
Il momento è favorevole alla promozione sportiva. Nel 1962 il CSI lancia “Arcobaleno Sport”, una grande proposta rivolta ai ragazzi italiani perché si cimentino in sette discipline sportive, oltre che in quel calcio che li sta monopolizzando. I sette sport, ciascuno dei quali è abbinato ad un colore dell’iride, sono: tennistavolo, pallavolo, atletica leggera, pallacanestro, rugby educativo, pattinaggio, nuoto.
Stadium
Pagina di Stadium dedicata all'udienza di Pio XII agli atleti presenti a Roma per le Olimpiadi.
Tra gli effetti delle Olimpiadi, per la prima volta trasmesse ovunque dalla RAI, c’è anche lo spostamento dell’attenzione sullo sport spettacolo, lo sport votato a fabbricare risultati e campioni. Proseguendo nell’impegno di “Sport e Comune”, il VII Congresso nazionale del CSI mette all’ordine del giorno il tema “Una politica sportiva per l’educazione della gioventù”. Si vuole sottolineare che le politiche pubbliche per lo sport giovanile, se mai saranno realtà, dovranno indirizzarsi verso lo sviluppo dei contenuti educativi.
Stadium
Pagina di Stadium dedicata ad “Arcobaleno Sport”.
Convegno "Sport e Comune" (1960)
La locandina dell'evento.
VII Congresso nazionale CSI (1962)
Immagine del VII Congresso nazionale del CSI dal tema "Una politica sportiva per l'educazione della gioventù".
L’ITALIA VIVE IL MOMENTO MAGICO DEL BOOM ECONOMICO, COMINCIATO ALLA FINE DEGLI ANNI CINQUANTA. LA BOLLA SI SGONFIERÀ PRESTO, MA NESSUNO LO IMMAGINA: SI CREDE CHE LO SVILUPPO POSSA CONTINUARE PER SEMPRE ALLO STESSO RITMO, MIGLIORANDO ANCORA IL TENORE E GLI STILI DI VITA DEI CITTADINI. TRA LE UTOPIE C’È LA RIDUZIONE PROGRESSIVA DELLE ORE LAVORATIVE E L’AUMENTO CONTINUO DEL TEMPO LIBERO
Tra le numerose indicazioni che emergono dal Concilio Vaticano, ci sono la valorizzazione del tempo libero come tempo della comunità familiare e l’impegno dei laici a testimoniare la fede nelle realtà temporali. Tutto richiama ad un ripensamento della mission associativa, che faccia dello sport uno strumento al servizio del rinnovamento della società.
Per il CSI si apre un periodo molto fecondo sul piano della riflessione circa lo sport, i suoi strumenti, le sue finalità, un periodo che si estenderà fino agli anni Settanta ed oltre. Si comincia nel 1964 con un grande Convegno dedicato a “Il CSI a servizio della famiglia”. Nel 1965 l’VIII Congresso nazionale prova ad immaginare il futuro dibattendo “Venti anni di sport per una società nuova”. Un altro Convegno mette a fuoco “I problemi del tempo
VIII Congresso nazionale CSI
Al Congresso nazionale CSI del 1965, il Ministro Emilio Colombo annuncia l’approvazione della "legge fifty-fifty". Gli sono accanto: Paolo De Sandre, Presidente nazionale del CSI; Vittorio Bachelet, Presidente dell’Azione Cattolica; Giulio Onesti, Presidente del CONI.
libero in una società in sviluppo”. Si alza il livello della critica su certe derive dello sport, dall’agonismo precoce all’eccessiva commercializzazione. Tutte le piste di studio convergono su un nuovo modo di essere della società sportiva, che viva intensamente il proprio ruolo di
comunità educante, al servizio della comunità cristiana e dell'intera collettività, dentro e anche oltre lo sport. Sta maturando, forse in modo inconsapevole, l’dea dello sport come servizio sociale, un servizio però che, per essere organizzato, ha bisogno di fondi adeguati. L’impegno
sociale diventa impegno politico e, nel 1964, il CSI si schiera al fianco del CONI perché sia approvata la “Legge fifty-fifty”, che ripartisce al 50% tra Stato e CONI gli utili del Totocalcio. La campagna è così pressante da rendere possibile l’approvazione della legge nel 1965.
Campionati nazionali di Corsa Campestre
La locandina dell'evento.
Il CSI mette al centro la pratica sportiva per la famiglia.
19 novembre 1965: celebrazione del ventennio CSI
Da sinistra: Giulio Andreotti, Aldo Moro, il card. Dante Emilio Colombo e Giulio Onesti.
QUALE CHE SIA IL GIUDIZIO CHE
OGGI SI VOGLIA DARE DI QUEL PARTICOLARISSIMO ANNO CHE FU IL 1968, CON LE SUE TANTE ISTANZE SOSPESE TRA UTOPIA E FURIA DISGREGATRICE, È CERTO CHE ESSO SEGNÒ UN PUNTO DI SVOLTA IN MOLTI ASPETTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ. GENUINO FU IL DESIDERIO DI TANTI GIOVANI DI AVERE VOCE, DI ESSERE PROTAGONISTI DELLE SCELTE E DEI CAMBIAMENTI. IL CSI COMPRESE DI DOVERSI METTERE IN UNA POSIZIONE DI ASCOLTO E NON DI RIFIUTO
Il IX Congresso nazionale, che si svolge in quell’anno, apre la questione interrogandosi su “L’Ente di propaganda, una realtà al servizio dei giovani e dello sport”. Autentica pietra miliare è il Convegno nazionale dirigenti “Uomini nuovi per tempi nuovi” che si svolge a Sorrento dal 31 ottobre al 4 novembre 1969. Sfilano sul palco degli interventi, portando il loro contributo di idee, tanti giovani quadri associativi, volti e nomi sconosciuti destinati ad avere ruoli di rilievo nei due o tre decenni successivi. Dal Convegno emerge la volontà dell’Associazione di proporre ai giovani nuovi
spazi, nuove regole interne, nuovi metodi adeguati ai tempi, fondati sulla possibilità che i giovani, maturati e responsabilizzati nelle società sportive, dove avranno appreso le regole della democrazia e della partecipazione, diventino protagonisti delle strategie societarie.
Per favorire la partecipazione giovanile si avvia la riforma dello Statuto, mentre una novità ancora più grande va maturando: la fusione con l’Associazione femminile “gemella”: la FARI. Il processo di convergenza tra le due associazioni dura un paio di anni ed ha il suo punto di
IX Congresso Nazionale CSI
L’on. Aldo Moro, intervenuto al IX Congresso nazionale CSI del 1968, con alcuni congressisti.
approdo a Pesaro, dal 20 al 23 maggio 1971, dove i Congressi straordinari CSI e FARI si svolgono in seduta congiunta e procedono all’unificazione. Ma l’orizzonte del rinnovamento
Sorrento, 31 ottobre-4 novembre 1969, “Uomini nuovi per tempi nuovi”. L’intervento di Paolo Valenti; al suo fianco Aldo Notario, Presidente nazionale del CSI, e il Consulente Ecclesiastico nazionale, don Claudio Bucciarelli.
giovanile non è dimenticato: la stesura del nuovo Statuto unitario avviene sotto lo slogan: “Uno Statuto nuovo per un’Associazione aperta ai giovani".
Stadium
Il numero di Stadium di novembre 1969, dedicato al Convegno nazionale di Sorrento.
Primo Congresso nazionale CSI-FARI unificati
Roma, giugno 1972 primo Congresso nazionale CSI-FARI unificati. L’intervento di Grazia Fuccaro, già Presidente della FARI e copresidente del CSI, con Aldo Notario nel primo anno dell’unificazione.
NEL GENNAIO 1970 L’ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO D’EUROPA LANCIA UN APPELLO PER LO SVILUPPO DELLO “SPORT PER TUTTI”. LA PRATICA SPORTIVA – SOSTIENE IL DOCUMENTO – VA MESSA A DISPOSIZIONE DEI CITTADINI PER DUE SUE FUNZIONI: BIOLOGICA, PER IL MANTENIMENTO DELLA SALUTE NELLA SOCIETÀ DELLA SEDENTARIETÀ; SO CIO CULTURALE, COME FAT TORE DI EDUCAZIONE PERMANENTE. QUESTO CONCETTO VA OLTRE QUELLO INDIFFERENZIATO DELLA MASSIMA DIFFUSIONE DI QUALSIVOGLIA FORMA DI SPORT, COME VIENE RECEPITO SPESSO, E IDENTIFICA UNO SPORT DAI PARTICOLARI COMPITI SOCIALI. È UN CONCETTO CHE SEMMAI RICHIAMA IL MONITO LANCIATO DA PIO XII NEL 1955 A NON PRIVARE ALCUN GIOVANE DEL BENE DELLO SPORT EDUCATIVO
Nel marzo 1975 i ministri dello sport del Consiglio d’Europa approvano una “Carta europea dello sport per tutti”, e di lì fino ad oggi le istituzioni comunitarie continuano ad offrire l’idea dello sport sociale, o di sport per tutti, che deve affermarsi in Europa. È una novità che non può non toccare il CSI, che insieme ad alcuni Enti di Promozione si impegna in una battaglia promozionale e politica per affermare i diritti di un diverso
modello di sport. Nello stesso 1970 con AICS (Associazione Italiana Cultura e Sport) e Libertas elabora un documento su “Lo sport come servizio sociale”.
Nel 1972 il Congresso nazionale CSI-FARI mette al centro dei lavori il ruolo sociale dell’offerta sportiva, concludendo che, per poter essere servizio sociale, lo sport deve avere un orientamento diverso rispetto a quello di selezione e di
Il Presidente del CSI, Aldo Notario, consegna a Paolo VI una medaglia ricordo del trentennio.
prestazione. Nel 1976 il Congresso nazionale propone il tema “L’associazionismo sportivo in una società che cambia”. Non è pura teoria. Al termine di un lungo lavoro di ricerca, nel 1976 viene presentato “L’itinerario sportivo-educativo”, una “carta” di riferimento che contiene idee, criteri e indicazioni fondamentali per impostare e realizzare un’attività sportiva a misura della
persona umana e a servizio di tutti. Si parla di itinerario in quanto si ipotizza un’attività non sporadica, tale da accompagnare in maniera graduale l’individuo attraverso le varie età della vita. Il termine “sportivo-educativo” afferma l’idea di un'attività sportiva che acquista valore in quanto finalizzata all’educazione integrale dell’individuo.
Novembre 1975:
“L’esperienza di ieri per uno sport nuovo in una società che cambia”, il tema delle celebrazioni per il trentennio del CSI.
“L’associazionismo sportivo in una società che cambia”, il tema del Congresso nazionale CSI-FARI unificati.
L’inizio di un nuovo ciclo per l’attività dell’Associazione: dal “progetto” alla “realizzazione”.
ANCHE SE SONO GLI ANNI DI PIOMBO E C’È ALTRO A CUI PENSARE, ALLA METÀ DEGLI ANNI SETTANTA SI ACCENDE UN FORTE DIBATTITO SULLA POLITICA SPORTIVA. ALL’ORIZZONTE CI SONO TRE NOVITÀ: NEL MARZO 1975 I MINISTRI DELLO SPORT DEL CONSIGLIO D’EUROPA HANNO APPROVATO UNA “CARTA EUROPEA DELLO SPORT PER TUTTI”, CHE RACCOMANDA AI GOVERNI LO SVILUPPO DELLO SPORT PER TUTTI; IN PARLAMENTO VENGONO PRESENTATE, UN PO’ DA OGNI PARTITO, DIVERSE PROPOSTE DI LEGGE-QUADRO SULLO SPORT; CON L’INTRODUZIONE DELLE AUTONOMIE REGIONALI, LE REGIONI RIVENDICANO LA COMPETENZA IN MATERIA SPORTIVA, CHE VIENE LORO CONCESSA DAL DPR 616 DEL 1977
Il CSI non sta a guardare, e non perde occasione per rappresentare le sue convinzioni e le sue proposte, dialogando con le forze politiche, il CONI, gli altri Enti di Promozione, le istituzioni territoriali. Lo sport come servizio di promozione umana e sociale e il ruolo delle autonomie locali sono i due punti cardine del rinnovato sistema sportivo che il CSI auspica.
Ne sono testimonianza: il documento del Consiglio nazionale “Una politica per lo sport nella società italiana”, che appunto insiste sul ruolo sociale dello sport e sul bisogno di una specifica politica sportiva; l’assemblea dei Presidenti territoriali, che nel 1978 lancia il tema “Sport e promozione
umana: la proposta del CSI per uno sport al servizio dell’uomo nella società italiana”; il XII Congresso nazionale, che nel 1980 lancia come impegno per la nuova decade il tema “Associazionismo, sport e territorio”.
Nel 1977, insieme con il CONI, gli altri Enti di Promozione Sportiva e i sindacati, il CSI dà vita al Comitato per lo Sviluppo dello Sport (CSS), per dare un seguito alle prospettive disegnate dalla “Carta” del Consiglio d’Europa. Nel 1981, dopo quattro anni, il CSS lancerà la “Campagna nazionale sport per tutti”, che si rivelerà un fiasco per via di una generale mancanza di convinzione.
Difficile capire quanto su tutto questo incida il cambio della guardia al vertice del
CONI, con Giulio Onesti costretto alle dimissioni nel luglio 1978 da una sentenza del tribunale amministrativo che lo giudica non più rieleggibile. Confortata dal riconoscimento ottenuto dallo Stato nel 1979 di Ente con finalità assistenziali, e sempre alla ricerca di un nuovo modello sportivo, nel 1980, al termine di una sperimentazione pluriennale, l’Associazione rivede il suo sistema di attività alla luce dei contenuti dell’Itinerario Sportivo
Dai Campionati alle Feste nazionali
Educativo: viene abbandonata la formula dei campionati, ritenuta troppo selettiva (avanzano nella partecipazione solo i migliori) e poco rispondente all’idea di sport per tutti, e si lancia quella delle “Feste dello sport”.
Nella nuova formula l’incontro sportivo è concepito come un programma complesso, al cui interno trovano spazio e si conciliano l’evento sportivo (gare), un
La locandina della festa nazionale di corsa campestre del 1980.
Assemblea nazionale
Rimini, ottobre 1978, “Sport e promozione umana. La proposta del CSI per uno sport a servizio dell'uomo nella società italiana”, il tema dell'Assemblea nazionale del CSI.
momento ricreativo (feste di piazza, concerti...), un momento culturale (mostre, convegni, riscoperta del territorio...), un momento di preghiera. L’idea è giusta, ma la sua applicazione, soprattutto a livello locale, presenta un lato debole: privilegiando l’inclusione (l’accesso in base al desiderio di partecipazione) sulla selezione (l’accesso in base ai risultati ottenuti), si provoca un forte rischio di attenuazione dei contenuti tecnici.
Congresso nazionale CSI
“Associazionismo, sport e territorio”, il tema del XII Congresso nazionale svoltosi a Rimini dal 30 maggio al 1° giugno 1980.
don Alessio Albertini
Assistente Ecclesiastico nazionale CSI dal 2012 al 2023
Un noto imprenditore che produceva scarpe aveva due figli. Un giorno decise di mandarli in Africa a fare una vacanza e per cercare anche delle nuove opportunità di business per far crescere la loro azienda. I figli passarono più di un mese in giro per il continente africano e poi tornarono a casa. Il padre convocò il primo figlio chiedendogli come fosse andata la vacanza e se avesse trovato delle opportunità di business. Egli rispose: «Padre, è impossibile provare a vendere scarpe in Africa, nessuno le comprerebbe perché sono abituati ad andare in giro scalzi». Il padre ci rimase un po' male, ma diede ragione al primo figlio. Successivamente convocò anche il secondo figlio e gli pose la stessa domanda. Questi rispose: «Padre, vendere scarpe in Africa sarà facilissimo. Pensa che vanno tutti in giro scalzi, quindi potremo vendere le nostre scarpe a tutti!». In entrambi i casi ciò che ha determinato la scelta è stata l’interpretazione della realtà: “non ne vale la pena” o “grande opportunità”. Questo dilemma mi ha sempre accompagnato nel mio ministero, fin dai primi anni di giovane sacerdote in oratorio, ma
ancor di più negli 11 anni che ho trascorso, come Consulente prima e poi Assistente Ecclesiastico nazionale, nella grande famiglia del Centro Sportivo Italiano. Lo sport per la Chiesa è una perdita di tempo o un tempo da non perdere?
Lo sport è di casa nella Chiesa
L’inizio del mio servizio nel CSI è coinciso con l’arrivo di Papa Francesco, che fin dagli esordi del suo pontificato ha invitato a valutare la salute di una parrocchia non semplicemente contando il numero di quelli che la frequentano ma dalla sua disponibilità ad uscire e incamminarsi incontro alla gente per portare il Vangelo, la buona notizia, la potenza di Dio, perché «la gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno… Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo». Missione, apertura, accoglienza sono stati temi ricorrenti nella pastorale recente. Disponibilità ad andare verso le “periferie esistenziali”, un impegno che ha smosso tutti quanti, soprattutto le aggregazioni giovanili nelle forme più svariate, “associazioni e movimenti”, che hanno trasformato quest’ansia missionaria in scelte concrete. Tra queste, non dob -
biamo trascurare le associazioni sportive impegnate a promuovere l’attività sportiva, soprattutto in parrocchia, dove i ragazzi vivono le prime tensioni sportive ma anche dove è offerta un’opportunità di incontro e formazione per atleti, dirigenti, allenatori e arbitri. Per questa ragione, Papa Francesco ha voluto affermare che «lo sport è di casa nella Chiesa» e ribadire davanti all’intero popolo del CSI radunato in Piazza San Pietro per celebrare i suoi 70 anni di vita: «È bello quando in parrocchia c’è il gruppo sportivo, e, se non c’è un gruppo sportivo, in parrocchia manca qualcosa».
Un sano realismo
Bisogna riconoscere che oggi molte parrocchie sono più propense ad ospitare nei loro ambienti l’attività sportiva piuttosto che a promuoverla. Non essendo una diretta proposta di fede, quella sportiva viene vista da qualcuno come una semplice proposta “ricreativa” che intervalla le proposte serie della vita parrocchiale. È tollerata purché non
abbia la pretesa di diventare un’attività pastorale.
Di conseguenza molte società sportive, aumentate di numero e rinchiuse nel loro recinto di allenamenti e partite, si sono avventurate in solitudine su un sentiero che era buono da principio ma che ora porta ad una certa autoreferenzialità, sottomettendosi alle leggi del mercato dello sport, smarrendo l’ideale educativo dell’ambiente in cui abita. Per l’attrattiva che esercita sui ragazzi, per gli spazi e i tempi che occupa, in più di un’occasione l’attività sportiva apre un confronto impari con le altre proposte parrocchiali. Al di là di uno scontro aperto tra società sportiva e parrocchia, il rischio è anche quello di vivere da separati in casa, ignorandosi reciprocamente o riconoscendosi come una “palla al piede” piuttosto che una risorsa. Due mondi distinti che non comunicano se non per lamentarsi: o perché lasciati soli e non sostenuti nella propria attività sportiva; o rimproverati di pensare solo all’attività sportiva distraendo i ragazzi dalle attività della parrocchia.
Per una vera scelta pastorale
Insieme alle fatiche ed alcuni conflitti, ogni momento critico porta insieme anche delle opportunità. Non esistono ricette preconfezionate per risolvere il problema, ma uomini e donne che possono ritrovarsi per prendere piena coscienza che non basta promuovere o sospendere l’attività sportiva per avere la soluzione. È necessario ripensare quale rapporto specifico sussiste tra la proposta della nostra società sportiva e l’attività della parrocchia.
Per fare questo è fondamentale, anzitutto, sgomberare la mente dal credere che è possibile gestire in parrocchia lo sport di oggi come quarant’anni fa. È cambiata la parrocchia, è cambiato lo sport, è cambiata la società, sono cambiate le famiglie, sono cambiati i ragazzi e i loro bisogni.
Allo stesso modo, però, è necessario riconoscere che non perché un’attività sportiva è proposta negli ambienti parrocchiali allora di per sé è educativa. È indispensabile anche un gruppo di persone che abbia la volontà di educare. Il rapporto parrocchia-sport richiede il coraggio di superare un certo pregiudizio per riflettere insieme e sentirsi corresponsabili della costituzione di un gruppo sportivo in parrocchia.
Esplicitare l’implicito
Nella mia esperienza ho trovato coraggiose due domande. La prima è “perché facciamo sport in parrocchia?”. Spesso la programmazione delle attività sportive si riduce a questioni organizzative (cosa? come?) dimenticando la domanda sulla finalità: perché?
Nelle società sportive come in parrocchia si è lentamente insinuata una trasposizione di mete: proprio la gestione delle cose da fare ha inglobato, disinnescandola, l’attenzione ai valori finali. Si stabilisce che bisogna proporre un’attività sportiva, ma sul perché lo facciamo, sullo stile e sul metodo si dice pochissimo. Lo si dà per scontato, rimane implicito.
È importante, secondo una bella espressione del Cardinal Martini, “esplicitare l’implicito”, cioè riscoprire i motivi profondi del nostro agire educativo. E poi una seconda domanda: “chi propone l’attività sportiva in parrocchia?”. Anche qui sembra scontata la risposta: la società sportiva.
In questo modo però potrebbe essere vista come un’attività attuabile da chiunque e da qualsiasi agenzia formativa senza il bisogno della parrocchia. Il valore della proposta sportiva, invece, deve stare nel fatto di essere pensata, voluta e desiderata dalla parrocchia come espressione del suo interesse per i ragazzi e la loro crescita. L’attuazione di questa vicinanza è affidata alla società sportiva, che si trova allora ad essere al servizio dei ragazzi per un preciso mandato della comunità parrocchiale. Di conseguenza questo comporta per la società sportiva una fedeltà allo sport: per svolgerlo con competenza, preparazione, consapevolezza e passione e per offrire una proposta valida e qualificata. La proposta sportiva, anche in parrocchia, per essere fatta bene deve essere fedele agli obiettivi, alle regole, ai tempi propri dello sport. Però è richiesta anche una fedeltà alla parrocchia: ai suoi valori, alla sua visione dell’uomo e del mondo per contribuire a far crescere un ragazzo. Una fedeltà che non può essere data solo dalle circostanze o dall’interesse, ma da un’autentica convinzione personale.
Persona al centro, vittoria assicurata
Assistente Ecclesiastico
Nazionale CSI dal 2012 al 2023. Don Alessio Albertini
Le società sportive che si sono sentite a casa nella Chiesa sono quelle che hanno raccolto questa sfida e hanno cercato di trasformare la semplice affermazione “lo sport è educativo” in occasione reale per far crescere una persona e prepararla alla vita. Anzitutto chiedendo allo sport di scendere dal piedistallo dell’autoreferenzialità, che lo porta a considerarsi un idolo, una ragione di vita, per offrirsi invece come promotore della totalità dell’esistenza. Lo stesso impegno che spinge a lottare nello sport deve essere d’aiuto per la vita personale, per la fatica quotidiana. Quando l’attività sportiva si presenta come l’assoluto, i rischi sono sempre in agguato, soprattutto quello di ridurre l’atleta, ma anche l’appassionato, ad un semplice ingranaggio del meccanismo, disumanizzandolo e perdendo così il valore educativo che porta con sé, cioè quello di umanizzare o, per usare le parole di Papa Francesco, «rendere la persona migliore». Da sempre il CSI crede che «lo sport è per l’uomo e non l’uomo per lo sport»: deve servire al suo sviluppo. Il risultato, la vittoria, il prestigio della società, la gratificazione personale vengono dopo. Lo sport è al servizio della persona e non viceversa.
L’INSISTENZA DEL CSI PER LA REALIZZAZIONE DI UNO SPORT PER TUTTI E DI TUTTI TROVA CONFORTO IN UNA INDAGINE ISTAT SULLO SPORT DEL 1982: SOLO IL 21,5% DEGLI ITALIANI E IL 9,5% DELLE ITALIANE PRATICA LO SPORT. MENTRE
SUL VERSANTE ASSOCIATIVO INTERNO LO SFORZO PROGETTUALE
DEGLI ANNI SETTANTA LASCIA IL POSTO AD UNA RIDEFINIZIONE DI SINTESI, SUL VERSANTE ESTERNO OGNI TENSIONE È INDIRIZZATA ANCORA AD OTTENERE UNA POLITICA SPORTIVA PUBBLICA FAVOREVOLE ALLO SPORT DI SERVIZIO SOCIALE
La richiesta di una legge-quadro che riformi il sistema è al centro della posizione espressa dal CSI alla Prima Conferenza nazionale dello sport, indetta a Roma nel novembre 1982 dal Ministro del Turismo e Spettacolo, Nicola Signorello. Nel quadro della possibile riforma, gli Enti di Promozione concordano nel chiedere pari dignità e pari diritti rispetto alle Federazioni, e ciò basta affinché si parli di “assalto alla diligenza” da parte degli Enti che vorrebbero “rapinare” il CONI di potere e finanziamenti. Nonostante le deficitarie conclusioni
della Conferenza, il CSI prosegue sulla strada dell’approfondimento culturale. Il Consiglio nazionale prepara una bozza di “Progetto associativo”, che poi viene sottoposta ad un grande Convegno nazionale sul tema “Cultura e educazione nel Progetto associativo del Centro Sportivo Italiano”, cui partecipano circa 350 dirigenti.
La bozza è ulteriormente sottoposta a teologi, pedagogisti, esperti di sport e all’assistente centrale dell’Azione Cattolica, mons. Tagliaferri. Con il Progetto, presentato infine nel 1984 al XIII Congresso nazionale, si ridefinisce il CSI
Prima Conferenza nazionale dello sport
Alla Conferenza del 1982, convocata dal Governo, presero parte CONI, Federazioni, Sindacati, Scuola, Regioni ed Enti locali, forze politiche, mondo della cultura e mass-media
come movimento educativo e culturale, votato a contribuire a far uscire dalla sua crisi la società del tempo.
Molti sforzi sono indirizzati anche a ridisegnare l’attività proposta ai preadolescenti (11-13 anni), la fascia d'età che oscilla pericolosamente tra abbandono
Il quarantennio del CSI
precoce e specializzazione precoce. Una fascia di età che è, contemporaneamente, la più adatta per attuare la finalità educativa.
Il CSI è attore di spicco allorché, nell’ambito del Giubileo straordinario del 1984, viene deciso di organizzare il primo “Giu-
Locandina del Congresso nazionale del quarantennio dal tema "Associazione di promozione umana nello sport".
Stadium, Giugno 1984
Il numero di Stadium dedicato al 40° Congresso nazionale CSI. In tale occasione, Papa Giovanni Paolo II ha concesso un'udienza particolare agli intervenuti al Congresso.
bileo degli Sportivi”. Grande è anche il contributo dell’Associazione alla stesura del “Manifesto dello sport” – dichiarazione sui principi etici dello sport – che il movimento sportivo internazionale, con il Presidente del CIO Juan Antonio Samaranch, presenta a Giovanni Paolo II.
1984 – Giubileo degli sportivi
Giovanni Paolo II durante il Giubileo degli Sportivi del 1984 allo Stadio Olimpico.
NEGLI ANNI OTTANTA L’ONDATA LUNGA DEL '68, MATRICE DI UN IMPEGNO GIOVANILE SOCIOPOLITICO
FORTE ANCHE SE ESPRESSO IN MODO ECCESSIVO E SBAGLIATO, SI ESAURISCE E SI COMINCIA A PARLARE DI RIFLUSSO, DI UNA TENDENZA GIOVANILE AL DISIMPEGNO, AL CONFORMISMO, ALL’EDONISMO
La domanda di senso che si coagulava nella protesta diventa scoraggiamento, mancanza di ideali e di speranza. La nuova situazione impegna il CSI a chiedersi se e come la proposta sportiva, con la sua valenza educativa, può contrastare il pericolo dell’alienazione giovanile.
Al Convegno “Educare oggi attraverso lo sport” (Sorrento, 7-9 dicembre 1984) fa seguito la Conferenza dei Presidenti delle società sportive su “Sport e condizione giovanile” (Rimini, 1-3 novembre 1985).
La risposta è univoca: la possibilità di vincere la scommessa educativa passa attraverso la società sportiva, non fabbrica di campioni ma servizio reso a ciascuno, in un concetto di sport diritto di tutti e strumento di formazione continua. È una mission che va comunicata e diffusa, anche per contrastare un modello che, basato sulla competizione esasperata, aumenta il rischio di alienazione invece di ridurlo.
“Promuovere l’associazione per lo sport, per la società civile, per la comunità cristiana” diventa il tema dell’Assemblea dei Presidenti provinciali del 1986. Nella stessa Assemblea debutta... Pinocchio. Il burattino di Collodi è il simbolo di una nuova attività per ragazzi: Giocasport. Si colma la vecchia lacuna dell’anello mancante tra l’attività ludico-motoria dell’infanzia e l’attività sportiva degli adolescenti. Giocasport,
La Conferenza nazionale dei Presidenti delle società sportive svoltasi a Rimini nel novembre del 1985. L'intervento di Paolo Borghi in rappresentanza del CONI.
rivolto ai ragazzi di 9-14 anni, porta in uno speciale zainetto decine e decine di giochi di movimento, giochi sportivi, giochi di animazione, grandi giochi. L’animatore di Giocasport ha così la possibilità, scegliendo e intrecciando le proposte in un percorso consequenziale, di costruire l'iter pedagocico che ritiene più adatto. Attraverso esperienze di gioco sportivo,
il ragazzo impara a concepire negli anni a venire lo sport come gioco. Per un’attività nuova di zecca che entra in circuito, ce ne sono altre che hanno bisogno di essere rivitalizzate, perché in crisi di partecipazione.
Nascono così le “campagne nazionali di promozione sportiva” del CSI, ciascuna
delle quali impegna l’intera rete associativa a riproporre all’attenzione generale, e per un periodo di almeno un anno, una certa disciplina.
La prima Campagna di promozione è “Correre CSI” dedicata alla più semplice delle attività sportive: correre, appunto. Segue la Campagna “Sport chiama donna”.
NUOVA ATTIVITÀ PER I PREADOLESCENTI: "GIOCASPORT"
In occasione dell'Assemblea nazionale del 1986, viene presentata all'Associazione una nuova proposta di attività per i ragazzi: Giocasport, un servizio promosso dal Centro Sportivo Italiano con l'Azione Cattolica dei Ragazzi, gli oratori e le parrocchie. Giocasport significa riscoperta del senso ludico nello sport, una esperienza di “gioco-sportivo” per prepararsi ad affrontare lo “sport come gioco”. Con Giocasport il CSI intende contribuire a determinare il valore formativo e umano di una fase delicata e fondamentale della vita e dell’esperienza sportiva, fissando alcuni criteri metodologici ed alcune forme di attività accessibili e praticabili da tutti i ragazzi. Giocasport è sinonimo di attività per tutti, per chi non ha niente rappresenta uno spazio nuovo, per chi fa altre cose è uno spazio in più, per chi pratica lo sport tradizionale è uno spazio diverso. Per questo le proposte di attività hanno diverse caratteristiche tecniche, metodologiche ed organizzative; infatti possono essere organizzate sia occasionalmente (la domenica in piazza con gruppi eterogenei di ragazzi), sia come attività continuative con specifiche finalità educative. Per lanciare l'attività Giocasport, il CSI ha scelto l'immagine di Pinocchio,
in una moderna visione grafica, come elemento per rendere visibile, riconoscibile e unitaria la proposta, ovunque e da chiunque attuata. Pinocchio non è soltanto un burattino caro a tutti i ragazzi; è il simbolo della stessa condizione preadolescenziale. In lui ogni ragazzo può riconoscere simpaticamente se stesso. Infatti, la favola di Pinocchio rispecchia l'avventura di ogni ragazzo che dall'infanzia si sforza di affacciarsi alle soglie della giovinezza, verso la maturità. Le avventure di Pinocchio offrono spunti ricchissimi per fare dello sport un'esperienza educativa divertente e di grande interesse. Giocasport offre indicazioni anche a questo riguardo, per trarre dalla favola di Pinocchio elementi di riflessione sullo sport e sulla vita. Dal punto di vista tecnico, Giocasport abbina l'elemento gioco e l'elemento sport in un'attività originale e unitaria, cioè veramente ludica e nello stesso tempo veramente sportiva. Dal punto di vista organizzativo, la qualità preminente e caratteristica di Giocasport è la duttilità, la sua totale adattabilità alle esigenze e situazioni più varie, senza per questo perdere di identità e di valore.
UNA SPECIALE CAMPAGNA VIENE LANCIATA NEL 1987, "SPORT CHIAMA
DONNA", ALLO SCOPO DI FAVORIRE L'ESPANDERSI E IL CONSOLIDAMENTO
DELLA PRESENZA FEMMINILE SIA NELLA PRATICA SPORTIVA, SIA NELL'AZIONE ASSOCIATIVA E POLITICA
"Sport chiama donna" ha vissuto il suo momento di ufficialità con la presentazione della Campagna a Fiuggi in occasione della Festa nazionale di pallavolo del CSI, seguita dal trasferimento di tutti i partecipanti alla Festa nazionale nel cuore di Roma, a Piazza Navona, dove si sono svolte alcune gare di pallavolo femminile seguite da un folto pubblico. Un gesto provocatorio che ha voluto rendere le donne veramente protagoniste di un grande avvenimento di sport.
La filosofia di fondo di tale Campagna era chiaramente quella indicata nel Progetto associativo del CSI, di considerare lo sport femminile non come un fenomeno separato, ma come un elemento fondante sia dello sport in quanto tale sia dell'Associazione nel suo complesso. Non si trattava quindi di propagandare "lo sport delle donne", ma di ricercare, rivendicare e promuovere le motivazioni della presenza e responsabilità femminile nella pratica sportiva e nei meccanismi della vita associativa. L'obiettivo è stato raggiunto attraverso: la riflessione, insieme alle società
sportive, sull'effettiva presenza femminile nelle attività sportive e associative, valutando motivazioni, difficoltà, ostacoli e proposte; l'analisi dei cammini della presenza femminile nelle singole realtà, individuando le occasioni più significative e le esperienze più valide, per una proposta di rinnovata presenza femminile nel CSI e nello sport; il confronto con altre realtà associative, circa la condizione femminile sul territorio e i collegamenti fra tale condizione e la pratica sportiva in generale e nello specifico associativo; la promozione di iniziative pubbliche che, a partire dall'esperienza vissuta dal CSI, hanno fatto conoscere i temi connessi con la pratica sportiva delle donne e con il suo valore sociale e culturale; il favorire un'adesione più massiccia delle donne dentro l'Associazione, assicurando un'effettiva pari dignità di presenza, a tutti i livelli, tra uomini e donne.
Una tappa della Campagna "Sport chiama donna" è stata il Seminario nazionale sulla presenza femminile nello sport, svoltosi a Roma nel 1987. Il Seminario, riservato a duecento donne impegnate ai vari livelli dell'Associazione, posto al giro di boa della
"Sport chiama donna"
In occasione della campagna nazionale "Sport chiama donna", esibizione di pallavolo CSI in Piazza Navona a Roma.
Campagna, era finalizzato al passaggio dalla fase di riflessione a quella della diffusione e delle realizzazioni concrete.
Si trattava di creare, inventare, cercare le strade concrete perché la presenza delle donne nelle società sportive e negli organi territoriali acquistasse spessore e significato preciso sul piano dell'identità e dell'autonomia.
La situazione della donna, al momento, presentava segni positivi, anche se incerti, di evoluzione per una maggiore considerazione del suo ruolo nella società, nella famiglia e nello sport. Nello sport, nonostante il perdurare di pregiudizi maschilisti, si assisteva all'esplodere della domanda di espressione da parte delle donne: vissuta come liberazione del corpo.
"Donna, sport, Europa. Il Centro Sportivo Italiano dall'esperienza alla proposta": all'insegna di questa impegnativa tematica e con il patrocinio dell'UNESCO, il CSI ha proposto a Roma, nel 1989, un Seminario internazionale quale degna conclusione alla Campagna "Sport chiama donna".
Tante le donne, anche di Paesi diversi, che hanno contribuito al dibattito, arricchendolo con la loro esperienza e creando un clima di generosa disponibilità. Il problema emerso è stato quello di rendere evidenti i disagi, le domande, le urgenze sociali "all'altra metà" del mondo, che ha impostato regole cui le donne mal si adattano. Questa situazione, comune
in molti Paesi, è aggravata soprattutto in quelli del Terzo Mondo dove esistono primarie urgenze di pane e lavoro.
Dagli interventi nel Seminario, veniva comunque rilevata una nuova visione della pratica sociale che sembrava delinearsi: quella di donne capaci di un atteggiamento attivo e non passivo verso il loro ambiente, capaci di prendere in mano la propria evoluzione, rispettando se stesse e gli altri. Attorno al valore guida parità di opportunità e di dignità tra uomini e donne anche nello sport, come progetto educativo aperto a tutti, si articola la "Carta sportiva delle donne: l'altra metà dello sport", proclamata al termine del Seminario. La "Carta sportiva delle donne" è stato il risultato di un momento di ampio confronto internazionale sui problemi che nascono dal rapporto tra lo sport e il mondo femminile nella unificazione europea. Il principio base della "Carta" è costituito dall'affermazione che le donne hanno diritto di partecipare alle attività sportive e alla gestione dello sport in condizioni di pari dignità e pari opportunità rispetto agli uomini. Per realizzare questa parità di diritti è necessaria la diffusione di una cultura sportiva aperta, diversa, che si faccia promotrice di maggiori contenuti etici e che interpreti lo sport come momento di comprensione, di occasione, di solidarietà e di impegno finalizzato al miglioramento della società.
Lo sport, dunque, per salvaguardare le sue qualità autentiche e per sviluppare positivi processi umani, culturali e sociali ha bisogno della presenza autonoma, creativa e corresponsabile del mondo femminile. Per raggiungere questi obiettivi risulta fondamentale il contributo di tutti, a cominciare dai massmedia, che possono farsi portatori di una corretta informazione sulle problematiche femminili legate al mondo dello sport, come hanno sottolineato le giornaliste Angela Buttiglione, Carmen La Sorella e Mariolina Sattanino, che hanno coordinato i contributi forniti nel Seminario.
I partecipanti al Seminario internazionale si sono impegnati a diffondere la "Carta sportiva delle donne" e ad operare per la piena attuazione dei suoi contenuti e dei suoi obiettivi, sul piano nazionale e internazionale. Si sono impegnati altresì a mantenere fra loro rapporti per un collegamento e una collaborazione sul piano informativo e per ogni possibile scambio di aiuti e strumenti operativi. È stato anche auspicato un particolare collegamento a livello europeo per un progetto di "Forum Europeo di Sport Femminile", che da un lato svolga opera di sensibilizzazione e proposta presso le istituzioni comunitarie, dall'altro promuova iniziative atte a rappresentare e divulgare uno sport per tutti in cui il ruolo delle donne sia paritario, creativo e corresponsabile.
ULTIMI ANNI OTTANTA: L’ATTENZIO -
NE DEL MONDO SPORTIVO E DEI
MEDIA ITALIANI È TUTTA PUNTATA SULL’ORGANIZZAZIONE DEI MONDIALI DI CALCIO DI ITALIA '90, CHE METTE IN MOTO LA MACCHINA DEI FINANZIAMENTI PUBBLICI – E NON SOLO PER I NUOVI STADI – TRA MOLTA ENFASI E ALTRETTANTI SPRECHI
Il CSI è dalla parte di chi protesta, denunciando la bolla speculativa e chiedendo che almeno si faccia qualcosa anche per l’impiantistica di base. Non è un caso, forse, che la Conferenza Episcopale Italiana promuova un Convegno su “Sport, etica e fede per lo sviluppo della società italiana” (25 novembre 1989), arricchito da un intervento di Giovanni Paolo II che mette in guardia contro il rischio di uno sport asservito alla dinamica del profitto. L’attenzione al Magistero della Chiesa ispira il XIV Congresso nazionale del
1988, che deve preparare il cammino degli anni Novanta, ed ha come tema “Sport, educazione, solidarietà”: è la risposta del CSI all’appello dell’enciclica “Sollecitudo rei socialis” di Giovanni Paolo II (30 dicembre 1987).
L’assemblea sottoscrive l’impegno a intensificare o ravvivare i tre perni dell’impegno associativo: l’identità del CSI come Associazione sportiva di promozione umana e di animazione cristiana; la tensione educativa; la solidarietà sociale come meta etica cui tendere attraverso il servizio sportivo. Ma anche il CSI è destinato a soffrire del clima di appagato rilassamento che in quegli anni investe l’associazionismo di promozione sportiva in Italia. Il Totocalcio è al suo apice, finanziando generosamente l’intero comparto sportivo, i tesserati affluiscono nelle società sportive quasi da soli, ad alcuni sembra non ci sia più nulla da inventare, ma si debba badare solo ad amministrare l’esistente.
Una forte scossa, però, è alle porte. A conferma che sport e società sono destinati a suggestionarsi reciproca-
Locandina del convegno CSI a Sessa Aurunca nel settembre 1989. Campagna nazionale di promozione sportiva "La bicicletta"
mente, alla vigilia di Tangentopoli la questione morale scoppia nell’Associazione. Se ne esce soltanto nel dicembre 1991, quando, a Montesilvano, il XV Congresso nazionale decreta un forte processo di rinnovamento interno, in termini di uomini, di metodi, di proposte.
Tra le cose da cambiare ci sono lo Statuto e l’Itinerario sportivo-educativo. Ringiovanire è l’altra parola d’ordine. Un anno dopo, ad Assisi, il Convegno “Sport, società e nuova partecipazione” vede affluire 400 giovani quadri dirigenti desiderosi di confrontarsi sul futuro dell’Associazione.
“Sport, società e nuova partecipazione”
Convegno nazionale, Assisi 5-7 dicembre 1992.
13-15 dicembre 1991: XV Congresso nazionale CSI di Montesilvano
Con il XV Congresso nazionale, "La qualità dello sport per una migliore qualità della vita", l'Associazione si impegna a studiare nuovi percorsi di partecipazione, di democrazia, di libertà, di carità, di riconcializione.
DOPO GIOCASPORT, ARRIVA UN’ALTRA PROPOSTA DI ATTIVITÀ PEDAGOGICAMENTE INNOVATIVA: SI CHIAMA FANTATHLON, HA IL SIGILLO DI GARANZIA DI TELEFONO AZZURRO, È DEDICATA AI BAMBINI E ALLE BAMBINE DI PRIMA FASCIA, DAI 3 AI 10 ANNI
Fantathlon è un programma complesso, in cui si mescolano proposte di gioco, di educazione corporea, di vita di relazione e di festa: un insieme creato pensando ai troppi bambini intrappolati davanti alle TV, in case minuscole, in quartieri senza zone verdi di spazi sicuri. Ed è anche la risposta che il CSI dà alla ratifica italiana della “Carta dei diritti dell’infanzia” appena lanciata dall’ONU, che prevede il diritto al gioco e al movimento.
Fantathlon non è solo per il CSI: è messo a disposizione di scuole, associazioni, operatori sociali, famiglie. Nonostante ciò, rimane un’invenzione di élite, poiché richiede spazi e operatori specifici.
Nel 1994 si conclude, dopo 13 anni, il lungo lavoro del CSI per darsi un nuovo Statuto e un nuovo Regolamento organico. Oltre che a tenere conto delle novità intervenute sugli scenari
Un nuovo programma per giovanissimi: Fantathlon
Nel 1993 prende il via la nuova attività di Fantathlon promossa dal CSI in collaborazione con Telefono Azzurro.
sportivi e civili, e in primis l’avvento delle Regioni, le innovazioni sono tutte dirette ad assicurare democrazia e trasparenza maggiori, come del resto richiede un clima nazionale che respira Tangentopoli.
Il 1994 è anche anno di Congresso nazionale, che coincide con il cinquantesimo di fondazione del CSI. A sorpresa si presentano sul palco tre testimoni che hanno scritto episodi fondamentali della storia associativa: il fondatore Luigi Gedda, 92 anni, che racconta le tensioni ideali e politiche che condussero alla nascita della nuova Associazione nel 1944, in un’Italia ancora attraversata dalla guerra; mons. Nicola Pavoni, Consulente Ecclesiastico nazionale negli anni Cinquanta e autore con Gedda di quella “avventura d’amore”, come la definisce, che fece nascere dal nulla ed espandere rapidamente il CSI; Grazia Fuccaro, protagonista della fusione tra CSI e FARI nei primi anni Settanta. La festa ufficiale del cinquantesimo ha luogo qualche mese dopo, ma è questo il momento in cui la riscoperta delle radici diventa motivo su cui pensare il futuro.
Sono per il CSI anni ricchi di una creatività che produce tante iniziative: la Conferenza organizzativa “Time out. Associazione o impresa?”, a Loreto nel giugno 1995; l’apporto all'organizzazione dell’incontro-pellegrinaggio “Lo sport va a Loreto”, promosso dalla CEI (giugno 1995); il Seminario nazionale “Oltre la siepe: handicap e sport”, a Roma nel dicembre 1995; il lancio delle “Olimpiadi Giocasport”(aprile 1996); la nascita del “Forum nazionale giovani”, aprile 1996, con l’incontro “Giovani al tiebreak”. Anche la CEI fornisce un importante contributo di pensiero sullo sport, presentando (maggio 1995) la nota pastorale “Sport e vita cristiana”. Le due novità più rilevanti hanno come scenario il XVI Congresso, “Verso il Duemila dello Sport e della Società” (Assisi, 31 maggio-2 giugno 1996), dove viene presentato e firmato da tutti i delegati il “Patto Associativo”, carta di riferimento dei principi guida dell’Associazione, e viene lanciata la “Nuova progettualità”, una filosofia e una metodologia che permette a Comitati e società sportive di creare progetti sportivo-educativi ad alto profilo sociale e umano, rispondenti ai bisogni e alle risorse del territorio.
Cinquantennio del Centro Sportivo Italiano
Testimoni della storia del CSI: mons. Nicola Pavoni, Luigi Gedda, Grazia Fuccaro.
Cinquantennio del Centro Sportivo Italiano
Il saluto del Presidente CSI, Donato Renato Mosella, al Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, nell’udienza al CSI per il cinquantennio dell’Associazione.
IL CENTRO SPORTIVO ITALIANO È
UN’ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE
UMANA ATTRAVERSO LO SPORT: NASCE ALL’INTERNO DELLA CHIESA, È DA
ESSA PROMOSSA E ISPIRA LA SUA VI -
SIONE AD UNA CONCEZIONE CRISTIA-
NA DELLA PERSONA E DELLA STORIA, CHE ILLUMINA IL CONCETTO DI SPORT
NEI SUOI SIGNIFICATI PIÙ PROFONDI E AUTENTICI, NE ESALTA I CONTENUTI IDEALI E LA FUNZIONE CULTURALE ED ETICA NELLA VITA INDIVIDUALE E SOCIALE. È QUESTA ANCHE LA CONCEZIONE DELLO SPORT A CUI SI ISPIRAVA LA FARI – FEDERAZIONE ATTIVITÀ RICREATIVE ITALIANE –, LA CUI SPECIFICA ESPERIENZA IN AMBITO SPORTIVO FEMMINILE È CONFLUITA NEL CSI. RIVISITARE QUESTE RADICI STORICHE E, A PARTIRE DA ESSE, RIDEFINIRE L’IDENTITÀ ORIGINARIA DELL’ASSOCIAZIONE IN QUESTO NOSTRO TEMPO DI GRANDI TRAVAGLI SOCIALI E POLITICI, DI FORTE TRANSIZIONE, PUÒ COSTITUIRE UN SERVIZIO UTILE NON SOLO ALL’ASSOCIAZIONE STESSA, MA ANCHE ALLA PROMOZIONE CULTURALE DI TUTTO LO SPORT ITALIANO
1. Il CSI è un'Associazione di persone, uomini e donne insieme, che promuovono attività sportive condividendo la medesima concezione dell'uomo e dello sport. La dimensione associativa – democratica, partecipata e solidaristica –è essenziale al raggiungimento delle finalità educative dell'Associazione e a garantire una significativa presenza nel mondo dello sport e, più in generale, nella società.
Cellula di base del CSI e luogo più qualificato per l'esperienza associativa dei praticanti è la società sportiva. L'Associazione intende assicurare il compimento di esperienze di associazionismo sportivo nelle forme aggregative più diverse, attraverso l'impegno volontaristico dei suoi operatori.
2. La persona umana è il soggetto e il fine dell'attività del Centro Sportivo Ita liano.
L'Associazione pone a base della propria azione la dignità della persona umana fatta a immagine di Dio, il suo primato di fronte a interessi di qualsiasi natura, il suo diritto a svilupparsi pienamente anche attraverso l'attività sportiva. Le attività dell'Associazione sono
pertanto sempre orientate allo sviluppo integrale delle persone, a favorire la varietà dei modi di essere più idonei e congeniali a ciascuna di esse, a promuovere relazioni, scambi e collaborazioni.
3. La dimensione ecclesiale del CSI si attualizza nel riferimento costante all'esperienza viva della Chiesa italiana.
L'Associazione condivide l'impegno pastorale della Chiesa e, in collaborazione con le altre aggregazioni ecclesiali, opera attraverso lo sport percorrendo strade di promozione umana e di evangelizzazione, con un'attenzione particolare al mondo giovanile.
4. L'impegno sul territorio attiva vive correnti di partecipazione e di solidarietà per una vita sociale più umana.
Il tradizionale impegno dell'Associazione in favore dello "sport per tutti" trova concreta e puntuale attuazione rivolgendosi alle componenti più deboli ed emarginate della società e impegnandosi nella valorizzazione dello sport come prevenzione del disagio giovanile, recupero della devianza e come strumento per la
16° Congresso nazionale di Assisi
I dirigenti del CSI intervenuti al 16° Congresso nazionale di Assisi firmano la pergamena del Patto Associativo.
riabilitazione e l'integrazione dei disabili.
5. Il gioco e la festa sono caratteri essenziali e qualificanti di tutte le attività associative.
Dei tre elementi costitutivi dello sport –movimento, gioco, agonismo – il gioco deve costantemente riempire di sé, in forma piena e genuina, ogni espressione motoria e sportiva dell'Associazione. Lo sport è un ambito privilegiato della ludicità e, quando libero da vincoli o interessi estranei, è espressione di libertà e creatività, di gioiosa realizzazione di se stessi in armonia con gli altri e con la natura.
Solo nel gioco e nella "festa" lo sport sviluppa appieno le sue grandi possibilità educative, di maturazione personale e di solidarietà sociale.
6. Sono le età, le condizioni, i bisogni e le aspirazioni delle persone a determinare nell'As so ciazione le diverse forme di attività sportiva. Tutte le forme di attività – ludico-motorie, di educazione allo sport, sportive, di servizio – fan no parte della vita associativa. In questa linea vanno tenuti pre senti i valori fondamentali della persona e della vita sociale, quali ad esempio la salute, il gioco, la tecnica, le regole, l'agonismo, la
collaborazione, l'amicizia, la solidarietà, l'incontro con la natura e l'ambiente so cia le.
Per questo il CSI, nelle sue diverse realtà associative territoriali, elabora progetti di attività attenti alle situazioni e alle possibilità.
7. L'intenzionalità educativa promuove e sostiene l'azione associativa in ogni settore.
Nell'Associazione ciascuno è non tanto destinatario di un servizio, ma soggetto creativo e responsabile di un progetto educativo culturale. Qualsiasi progetto, anche il più semplice, è valido se ispirato da una intenzionalità educativa che attinge alle motivazioni di fondo dell'Associazione e prende forza dalla coerente testimonianza che ne danno i responsabili ad ogni livello.
8. Il servizio sportivo-educativo del CSI presenta un forte radicamento etico.
La vita e il modello organizzativo dell'Associazione, fortemente segnati dalla solidarietà, fanno riferimento alle regole statutarie rigorosamente improntate a criteri etici di trasparenza, correttezza e competenza.
9. Il CSI partecipa alla storia del proprio tempo in maniera attiva e responsabile.
L'Associazione promuove un'azione sportiva non in uno spazio separato dal mondo, ma integrata in esso, per favorirne la crescita.
10. Il CSI rivendica un ruolo sociale nello sport e nella società. L'Associazione, a base volontaristica, rappresenta un'occasione di valorizzazione della libera iniziativa e costituisce luogo di formazione e di esperienza sociale.
Il “Patto Associativo”, che oggi viene rinnovato, è la carta di riferimento culturale e educativa di tutti gli operatori del Centro Sportivo Italiano. Con la sua accettazione viene sancita l’appartenenza associativa e delineato il modello dell’organizzazione, della vita e delle attività dell’Associazione. Gli operatori e le strutture vi aderiscono e s’impegnano per la sua fedele attuazione.
IL PROBLEMA ALL’ORDINE DEL GIORNO È RIDISEGNARE IL CIRCUITO DELLE ATTIVITÀ SPORTIVE, POTENZIANDONE CONTINUITÀ, NONCHÉ QUALITÀ TECNICA E EDUCATIVA: È UN PARZIALE RIPENSAMENTO DELLA FORMULA DI “LO SPORT È FESTA”, CHE NELLA RIVALUTAZIONE DELL’ELEMENTO LUDICO HA PRODOTTO UN CERTO ALLENTAMENTO DEI CONTENUTI TECNICI. CONTEMPORANEAMENTE SI PRENDE ATTO CHE C’È ANCORA BISOGNO DI FARE PROMOZIONE SPORTIVA, DI PORTARE LO SPORT AI RAGAZZI SENZA STARE FERMI AD ATTENDERE CHE ESSI SI ACCOSTINO ALLO SPORT. LA SOCIETÀ SPORTIVA NON SOLO APRE I CANCELLI, MA LI VARCA PER INCONTRARE LA COMUNITÀ E FARSI CONOSCERE
Alla luce della “Nuova Progettualità”, appena introdotta, nasce nel 1997 l’iniziativa
“Stadium: lo sport incontra la piazza”, a significare l’incontro tra lo stadio, luogo deputato dello sport, e la piazza, luogo in cui la comunità vive, si incontra, dibatte. La formula presenta due fasi: la prima, itinerante, che mobilita le piazze da un angolo all’altro d’Italia; la seconda, a carattere nazionale e con ricadute di carattere culturale, con mostre, convegni, seminari.
Nel 1998 viene lanciata un‘altra iniziativa, la “Joy Cup”, 150.000 partecipanti alla prima edizione, che diventa l’attività istituzionale per eccellenza dell’Associazione, con le fasi locali, regionali e nazionale. Contemporaneamente nascono altre Campagne di promozione sportiva, si affermano gli sport di strada e gli sport di spiaggia, si lancia il “Trofeo polisportivo giovanile”. Da non dimenticare la puntuale partecipazione del CSI alle Giornate Mondiali della Gioventù.
Stadium, maggio/giugno 1997
La finale di Perugia di "Stadium: lo sport incontra la piazza" in copertina nel numero di Stadium.
Un altro grande sforzo promozionale si indirizza alla riproposta di un vecchio cavallo di battaglia del CSI: lo sport nella scuola. Rispetto al passato sono cambiate le condizioni: la legge che ha introdotto l’autonomia scolastica (L. 57/1977) schiude la possibilità di intese tra scuola e organizzazioni sportive. Il CSI arriva a firmare un protocollo con il Ministero, ma non si riesce ad andare oltre sporadiche iniziative sul territorio: ancora una volta la scuola non è pronta. Un altro impegno si apre
sul fronte ecclesiale: la CEI apre nel 1997, con un documento specifico, il tavolo di lavoro su il “Progetto culturale orientato in senso cristiano”. Il CSI risponde impostando l’Assemblea di verifica del 1998 sul tema “Essere Associazione sportiva nella realtà italiana. Il progetto culturale del CSI”. Segno di rinnovamento è il nuovo ruolo attribuito alla società sportiva da una modifica dello Statuto (1999): la qualifica di socio non spetta più ai singoli individui tesserati ma alla società sportiva.
Con la reintroduzione di veri Campionati nazionali, che sostituiscono le più informali “Feste dello Sport”, torna nel CSI un circuito agonistico più strutturato, concluso da regolari premiazioni, come testimoniato dalla Coppa della Gioia (o Joy Cup).
Roma, 11-13 dicembre 1998
Assemblea nazionale CSI di verifica “Essere Associazione sportiva nella realtà italiana. Il progetto culturale del CSI”.
IL PERIODO 2000-2007 SI CONTRADDISTINGUE PER UNA COSTANTE ATTENZIONE AI VALORI EDUCATIVI DELLO SPORT, PER UNA SEMPRE PIÙ STRETTA COLLABORAZIONE CON LE ISTITUZIONI E PER UN’APERTURA VERSO L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA, GARANTENDO AL CSI
UNA PRESENZA EFFICACE NEL NUOVO MILLENNIO
Il Centro Sportivo Italiano affronta nuove sfide, riaffermando il proprio ruolo nel panorama sportivo nazionale e internazionale e impegnandosi a fondo per rinnovare la propria identità, rafforzare il legame con il territorio e promuovere lo sport come strumento di educazione, inclusione e solidarietà.
L'Assemblea nazionale di Fiuggi, tenutasi dall'11 al 14 maggio 2000, rappresenta un momento cruciale di confronto e definizione delle strategie per il futuro dell'Associazione. L'Assemblea, conclusasi con l'elezione a Presidente di Edio Costantini, che ha come tema "CSI 2000: Il volto e l’anima. Percorsi possibili da un secolo all’altro”, affronta il passaggio nel nuovo millennio, cercando di coniugare l’innovazione organizzativa con i valori fondanti. In un contesto di crisi
Stadium
Un numero speciale di Stadium (aprile 2000) dedicato all'Assemblea nazionale di Fiuggi.
finanziaria del CONI, il CSI si propone come mediatore tra le diverse componenti dello sport italiano, promuovendo l'unitarietà del sistema e rilanciando la dimensione etica dello sport. Nell'ottobre del 2000, il CSI partecipa con entusiasmo al Giubileo degli Sportivi, organizzando una settimana di eventi sportivi, prevalentemente destinati a ragazzi e
Assemblea nazionale
"CSI 2000: il volto e l'anima. Percorsi possibili da un secolo all'altro"
2000 – In occasione
dell’Assemblea nazionale, il 12 maggio a Fiuggi si è svolta la Tavola Rotonda “Senza campioni a rischio il CONI?”.
ragazze delle scuole cattoliche di Roma. Questo evento rappresenta un'occasione per celebrare i valori dello sport in una prospettiva cristiana, sottolineando il ruolo dello sport come strumento di crescita umana e spirituale. In occasione del Giubileo, viene presentato a Giovanni Paolo II un "Manifesto dello sport", a nome dello sport mondiale. Il convegno
Nella foto, da sinistra: Raffaele Pagnozzi, Segretario generale del CONI; Donato Renato Mosella, Presidente nazionale uscente del CSI; Gianni Petrucci, Presidente del CONI; Edio Costantini, Vicepresidente del CSI e che nella stessa Assemblea viene eletto quale successore di Mosella alla presidenza del CSI.
2000: Giubileo degli Sportivi
Consegna a Giovanni Paolo II del ”Manifesto dello sport” in occasione del Giubileo degli Sportivi del 2000.
"Nel tempo del Giubileo, il volto e l’anima dello sport" ha visto la partecipazione di migliaia di sportivi. Il Giubileo degli Sportivi ha rappresentato un momento di riflessione sul significato dello sport e sul suo potenziale educativo e sociale, in linea con i valori promossi dal CSI.
Nel 2001, il CSI lancia il progetto "Cir-
colo Culturale Sportivo in Parrocchia", con l'obiettivo di favorire una migliore aggregazione delle persone attraverso proposte sportive, ludiche e di animazione. La campagna ottiene anche il contributo della Conferenza Episcopale Italiana. Il progetto mira a promuovere lo sport come strumento di educazione, inclusione e socializzazione all'interno
delle parrocchie, offrendo un'ampia gamma di attività culturali e sportive. L'iniziativa si propone di valorizzare il ruolo della parrocchia come luogo di incontro e di crescita per la comunità, offrendo ai giovani e agli adulti opportunità di svago, formazione e impegno sociale. Il CSI offre alle parrocchie un "pacchetto" di strumenti e servizi, tra
Convegno “Nel tempo del Giubileo, il volto e l’anima dello sport”
Ottobre 2000 – Un momento del Convegno “Nel tempo del Giubileo, il volto e l’anima dello sport” nell’Aula Paolo VI in Vaticano, alla presenza di Giovanni Paolo II.
Stadium speciale | 80 anni di CSI
cui itinerari formativi, attività sportive e culturali, consulenza fiscale e legislativa, procedure burocratiche semplificate.
Nel 2002, il CSI ottiene un riconoscimento significativo con l'iscrizione nel Registro Nazionale delle Associazioni di Promozione Sociale, rafforzando il proprio impegno nel promuovere lo sport
Villaggio dello Sport a Roma
Un’immagine del “Villaggio dello Sport” del CSI nel 2000 a Castel Sant’Angelo in Roma.
Circolo Culturale Sportivo in Parrocchia
Il "Circolo Culturale
Sportivo in Parrocchia", è un progetto di attività sportive e culturali che l'Associazione mirava a promuovere all'interno delle parrocchie, alla luce dei valori cristiani della condivisione, dell'aggregazione e della crescita sia individuale sia di gruppo.
come strumento educativo e di inclusione. Questo riconoscimento attesta il valore sociale dell'attività svolta dal CSI e ne consolida il ruolo nel panorama del Terzo settore.
Il sessantennio del CSI, celebrato nel 2004, rappresenta un'occasione di bilancio e rilancio. La celebrazione culmina in un'udienza con Giovanni Paolo II, durante la quale il Sommo Pontefice sottolinea il valore dello sport come strumento di crescita umana e sociale. L'evento rappresenta un momento di riconoscimento per l'impegno del CSI nella promozione dello sport e dei suoi valori, e un'occasione per rinnovare l'impegno dell'Associazione nel servizio alla comunità. In occasione del sessantennio, viene sottolineata l'importanza di "reimparare ad esserci sul territorio",
individuando cinque grandi temi per il quadriennio successivo: politica sportiva, politica formativa, politiche sociali e del lavoro, politica internazionale, politica della comunicazione.
Nel 2006, il CSI celebra il centenario dello sport cattolico, ricordando la fondazione della FASCI (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane) nel 1906 e riaffermando il proprio ruolo di promotore di uno sport inclusivo e educativo. Questo evento rappresenta un'occasione per ripercorrere la storia dello sport cattolico in Italia, valorizzando l'impegno di quanti hanno contribuito a diffondere i valori cristiani attraverso la pratica sportiva. La celebrazione del centenario è un momento di riflessione sul ruolo dello sport nella società contemporanea e di rilancio dell'impegno
Su Stadium, l'incontro con Giovanni Paolo II avvenuto il 26 giugno 2004 nell’Aula Paolo VI in Vaticano. Stadium, luglio 2004
del CSI nel promuovere uno sport che sia accessibile a tutti, rispettoso delle regole e orientato alla crescita integrale della persona.
Nel 2007, il CSI promuove la nascita della Clericus Cup, il torneo calcistico riservato a seminaristi e sacerdoti delle università pontificie di Roma, che diventa simbolo dello sport come strumento di fraternità e dialogo. Questa iniziativa, unica nel suo genere, si propone di coniugare la passione per il calcio con i valori della fede, offrendo ai partecipanti un'occasione di incontro, svago e formazione.
In sintesi, il periodo 2000-2007 è per il CSI una fase di intensa attività e di profondo rinnovamento, caratterizzata dalla volontà di coniugare i valori fondanti con le sfide del nuovo millennio.
Un momento della “Clericus Cup”, campionato di calcio per seminaristi e sacerdoti. Clericus Cup
Antonella Stelitano
Membro della Società Italiana di Storia dello Sport, dell'Accademia Olimpica Nazionale Italiana e Consigliere Nazionale del Comitato Italiano Fair Play
Quando, in occasione del 75° anniversario dalla fondazione, papa Francesco ha accolto una delegazione del CSI, ha descritto lo sport come un’attività connotata da immensa fantasia e al tempo stesso concreta al punto di essere una grande scuola che migliora le persone e può favorire una cultura del dialogo e dell’incontro rispettoso. Uno sport che accende un faro di speranza. È la sintesi perfetta di quello che lo sport è e può. Nella misura in cui lo sport, ispirato a un corredo di virtù e qualità che lo rendano degno di essere vissuto, è in grado di migliorare ogni singola persona, questo lo rende infatti idoneo a cambiare
il mondo con quella immensa fantasia che ci introduce al tema della libertà, della mancanza di coercizione nel rispetto di regole condivise e accettate da tutti come necessarie. È lo sport che apre il suo sguardo oltre i confini, oltre i limiti come solo la fantasia può fare. È uno sport che si eleva a modello di convivenza civile. Ed è questo che sorregge l’ideale che possa essere uno strumento di pace, di inclusione, di non discriminazione. Un modello di convivenza basato sul riconoscimento della dignità della persona, di tutte le persone.
Rivolgere uno sguardo verso il mondo dello sport è una costante da Pio X in poi. Se andiamo a contare quanti messaggi,
Papa Pio XII
Pio XII, nel decennale del CSI, Roma 9 ottobre 1955.
saluti, interventi, discorsi sono stati rivolti al mondo dello sport dai pontefici, scopriamo che essi superano ormai il migliaio. Ogni papa ha portato un suo contributo, sottolineando le virtù che lo sport aiuta a coltivare, definendone pericoli e limiti, esortando a buone pratiche. La Chiesa si è occupata di sport perché innanzitutto, tutto ciò che è umano non le è estraneo e, dunque, anche lo sport ha bisogno, come tutte le attività, di essere ben indirizzato affinché alla base vi sia un nucleo di valori forti, che rendano questa esperienza un’esperienza in grado di educare e innalzare la persona: un contenitore e un moltiplicatore di buone pratiche che insegni a mettere a frutto, lealmente, quei talenti che il Signore dispensa, spingendo a voler migliorare sempre. Uno sport che non si limita a prendersi cura del solo corpo, perché ciò che rende tale un campione è anche un corredo di buone qualità, un codice etico di comportamento che lo qualifica e che disciplina il suo stare insieme agli altri. Tale attività non ha a che fare solo con la dimensione del “Me”, ma anche del “Noi”, un luogo d’incontro che va oltre le nazioni e le differenze. Non è facile condensare in poche righe l’apporto che ogni pontefice ha portato alla pastorale sportiva, ma certamente ciascuno ha caratterizzato a suo modo lo sguardo verso lo sport.
Pio X, nel 1903, attua una vera e propria rivoluzione tra le mura Vaticane: spalanca le porte per accogliere i saggi ginnici
dei ragazzi degli oratori romani e tra loro anche dei giovani con disabilità, sordi e ciechi, dando da subito un esempio di sport inclusivo. Uno sport che supera i confini vaticani, geografici ma non solo. Dai primi discorsi e incontri, rivolti ai gruppi sportivi cattolici, si è passati via via all’incontro con la comunità sportiva internazionale, allargando anche la lista degli argomenti che vengono toccati: educazione, salute, ambiente, medicina, fratellanza universale, pace. E si allargano anche i confini, perché dopo un secolo, si passa dal Cortile della Pigna e dal Cortile del Belvedere agli stadi: non è più lo sport che va dal papa, ma il papa che è accolto nei luoghi di sport. Una metafora del cambiamento.
Pio X fu straordinariamente intuitivo sulle potenzialità dello sport, che allora era un’attività ancora modestamente diffusa. Ne comprese subito, oltre alle potenzialità legate all’educazione del singolo, anche quelle funzionali al raggiungimento di obiettivi che avevano a che fare con una dimensione transnazio-
Papa Paolo VI
Paolo VI, al Trentennio del CSI, 8 novembre 1975.
Papa Giovanni XXIII
Giovanni XXIII, ai partecipanti al VI Congresso nazionale CSI, 26 aprile 1959.
nale, come Pierre de Coubertin, ricevuto in Vaticano nel febbraio 1905, auspicava. Una difesa dello sport senza eccessi e senza trasgressioni è quella portata avanti da Pio XI, il papa provetto alpinista, già direttore del CAI (Club Alpino Italiano) di Milano, che impiega sovente la metafora dell’ascensione morale e spirituale per esortare i giovani alla speranza negli anni delle limitazioni imposte dal regime fascista anche alle organizzazioni sportive cattoliche.
Con Pio XII lo sport gira pagina dopo la Seconda Guerra mondiale. Dopo le strumentalizzazioni dello sport a fini nazionalistici, a Pio XII va riconosciuto il merito di aver gettato le basi per una ricostruzione morale dello sport non disgiunta dal riconoscimento del prezioso contributo che può dare anche per la pacifica convivenza. Lo sport e quel senso di universalità fra differenti popoli che aiuta a promuovere sono importanti in questo momento storico.
La vocazione ad alimentare uno spirito di fratellanza universale trova terreno
fertile anche in Giovanni XXIII. Il peggioramento delle relazioni internazionali di questi anni, legato al clima della Guerra Fredda, rende ancora più necessario attingere a ogni possibile forza per sollecitare iniziative che favoriscano un clima di distensione, fratellanza e pace. E Giovanni XXIII, nel 1960, ha l’occasione di rivolgersi a una platea internazionale davvero speciale, perché accoglie gli atleti di tutto il mondo che convergono a Roma per i Giochi Olimpici. E a loro si rivolge così: «Tutti voi, che pure appartenete a nazioni diverse, siate fraternamente legati secondo lo spirito dei Giochi», quello spirito che unisce e rende tutti fratelli.
Dopo di lui Paolo VI, nell’affrontare i temi dello sport, ci regala pagine bellissime. Sarà lui a riconoscere il ruolo importante del Comitato Olimpico Internazionale e, soprattutto, a sottolineare la necessità di diffondere i valori autentici dello sport come educazione fisica, come educazione morale e sociale, come educazione internazionale. Agli atleti
Papa Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II durante i festeggiamenti del 60° anniversario del CSI (2004) in Aula Paolo VI –Città del Vaticano.
che partecipano ai Giochi Olimpici di Città del Messico dice: «Provenite da tanti Paesi, rappresentate tanti ambienti e culture diverse, ma vi unisce un medesimo ideale: unire tutti gli uomini con l’amicizia, la comprensione e la stima reciproca. Questo dimostra che la vostra meta finale è qualcosa di più elevato: la Pace Universale». È uno sport che in questi anni si propone anche come strumento di solidarietà e catalizzatore di fondi da destinare a chi ne ha più bisogno. Uno sport che non si isola, non si gira dall’altra parte.
Con Giovanni Paolo II conosciamo “l’atleta di Dio”, il papa che chiede ai vescovi polacchi di ricordarlo anche come il papa che sciava e andava in canoa. Un papa “polisportivo”, che ci lascia oltre 300 tra discorsi, messaggi, saluti e interventi. La sua visione dello sport è di strumento messaggero di pace, tanto che le parole più ricorrenti nei suoi discorsi rivolti agli sportivi sono: pace, fratellanza, pacifica coesistenza, collaborazione senza frontiere. Le manifestazioni sportive sono per Giovanni Paolo II «una pedagogia che crea una cultura di pace» e, in qualche modo, anche la «vita cristiana appare dunque come uno sport assai impegnativo». I suoi messaggi toccano nel profondo il mondo dello sport, che non resta indifferente. Uno dei segnali dell’affetto chelo sport gli tributa è accoglierlo nei propri luoghi: il papa chiamato a celebrare le messe in tutti i più importanti stadi del mondo. I luoghi dello sport diventano nuove cattedrali in cui accogliere folle di giovani.
I valori dell’olimpismo, che mettono in risalto il rispetto della persona umana, il principio di non discriminazione e la promozione della pace, trovano anche in Benedetto XVI un sensibile sostenitore. Egli pone l’attenzione anche sui temi ecologici, sulla custodia del Creato sul rispetto dell’ambiente come valore da tenere sempre pre -
sente da chi pratica uno sport e da chi costruisce impianti. Gli stessi rischi di un uso-abuso riguardano anche il corpo umano. Benedetto XVI ci ricorda i pericoli del doping legati all’abuso o all’uso scorretto dei mezzi di cui la medicina moderna dispone ed esorta a non imboccare scorciatoie. Per questo papa lo sport è un evento di pace, è un mattone prezioso su cui edificare pace e amicizia fra popoli e nazioni, ed è anche un moderno cortile dei gentili, cioè un’opportunità di incontro aperta a tutti, credenti e non credenti, dove sperimentare la gioia e anche la fatica di confrontarsi con persone diverse per cultura, lingua e orientamento religioso.
E infine giungiamo a oggi. Papa Francesco si presenta come il papa tifoso, che vive lo sport e non disdegna anche nel suo linguaggio abituale l’uso frequente di metafore sportive. Ai giovani che affollano piazza S. Pietro, in occasione delle celebrazioni del 70° anniversario del CSI, dice che «lo sport è una strada educativa» come lo sono educazione e lavoro. Chiede loro di fare sempre del proprio meglio, di mettersi in gioco nella vita come nello sport, di perseguire il fine del proprio perfezionamento, di: «non accontentarsi di un “pareggio” mediocre, [di] dare il meglio di sé stessi, spendendo la vita per ciò che davvero vale e che dura per sempre». Per papa Francesco lo sport che «ha favorito un universalismo caratterizzato da fraternità e amicizia tra i popoli, concordia e pace tra le nazioni» riesce a essere «tramite di una forza ideale capace di aprire vie nuove, a volte insperate, nel superamento di conflitti causati dalla violazione dei diritti umani». Ecco dunque che lo sport, attività naturalmente umana, si eleva da attività che riguarda solo la sfera individuale per essere strumento di promozione e tutela di quei diritti che dal singolo si estendono a diritti dei popoli tutti.
Papa Francesco
Papa Francesco, in occasione del 70° anniversario del CSI, in piazza San Pietro (7 giugno 2014).
DURANTE QUESTO PERIODO, IL CSI SI AFFERMA SEMPRE PIÙ COME PUNTO DI RIFERIMENTO PER UNO SPORT ACCESSIBILE E INCLUSIVO, MANTENENDO SALDO IL PRINCIPIO DI “EDUCARE ATTRAVERSO LO SPORT”, ABBRACCIANDO NUOVE SFIDE CON UNA VISIONE MODERNA E PARTECIPATIVA
Gli anni tra il 2008 e il 2016 rappresentano per il Centro Sportivo Italiano un periodo di consolidamento e innovazione. Nel 2008, l'elezione di Massimo Achini come Presidente nazionale segna l'inizio di una nuova fase di sviluppo, con una maggiore attenzione alla digitalizzazione e alla promozione dei valori associativi attraverso strumenti moderni . Il 2009 è un anno segnato da importanti iniziative a carattere solidale e internazionale.
Il 6 aprile 2009 una forte scossa di magnitudo 6.3 ha devastato la provincia de L'Aquila, in Abruzzo, provocando 309 vittime, oltre 1.500 feriti e lasciando
circa 80.000 persone senza casa. La tragedia ha causato danni enormi non solo alle strutture pubbliche e private, ma anche al patrimonio artistico e culturale della regione. Di fronte a una catastrofe di tale portata, il Centro Sportivo Italiano ha subito attivato una risposta concreta e solidale con l’iniziativa "In campo per l’Abruzzo", un progetto pensato per offrire ai giovani sfollati spazi sicuri in cui praticare sport e ritrovare un senso di normalità. Il CSI ha allestito campi sportivi temporanei e organizzato eventi che hanno permesso ai ragazzi di riprendere le attività sportive, di socializzare e di ritrovare, attraverso il gioco e il movimento, un momento di serenità.
Gran successo della maratona Gerusalemme-Betlemme: israeliani, palestinesi e italiani, uniti nello sport. La Maratona della Pace
Accanto a questa iniziativa, il CSI ha promosso una serie di gemellaggi tra le società sportive di diverse regioni italiane e quelle abruzzesi, creando una rete di sostegno che ha permesso di raccogliere fondi, donare attrezzature sportive e organizzare eventi congiunti. L’adesione è stata straordinaria: quasi 100 volontari del CSI hanno offerto il proprio tempo per aiutare le comunità colpite, mentre 80 Comitati CSI – oltre a quelli già presenti in Abruzzo – hanno partecipato ai gemellaggi con L’Aquila. Sempre nell’aprile 2009, il CSI ha organizzato la sesta edizione della Maratona della Pace Giovanni Paolo II, un evento simbolico che ha unito sport e diplomazia per favorire il dialogo tra israeliani e palestinesi. La corsa, che si è svolta su un percorso di 10 km, ha avuto un valore altamente simbolico: è partita da Piazza della Natività a Betlemme per arrivare fino al cuore di Gerusalemme, tracciando un "varco di pace" attraverso il muro di separazione.
Questa edizione della maratona ha avuto un significato ancora più forte perché si è svolta poche settimane prima della visita di Papa Benedetto XVI
in Terra Santa. Un evento sportivo che è diventato un messaggio di fratellanza, speranza e dialogo interculturale, dimostrando ancora una volta come lo sport possa abbattere barriere e costruire ponti tra persone di culture e religioni diverse. Inoltre, nel 2009, il CSI ha promosso l'iniziativa "Correre sulle orme di San Paolo", una staffetta multidisciplinare che ha percorso oltre 1.300 chilometri attraverso i luoghi significativi della predicazione dell'Apostolo delle Genti, culminando in Piazza San Pietro a Roma. Questa maratona ha toccato città come Kavala, Filippi, Salonicco, Atene e Corinto, e ha incluso tappe in Malta, Sicilia e Calabria, con l'obiettivo di celebrare il bimillenario della nascita di San Paolo e promuovere un messaggio di unità e fede.
Nel 2010, il CSI lancia l'iniziativa "Sport e Oratori", con l'obiettivo di rafforzare la presenza dello sport all'interno delle parrocchie e promuovere la partecipazione dei giovani in ambienti sani e formativi. Questa iniziativa mirava a creare una sinergia tra la Chiesa e lo
Un'azione di gioco della nazionale
amputati in una partita contro la Francia tenutasi a Cremona nel 2013.
sport, offrendo ai ragazzi opportunità educative che andassero oltre la semplice pratica sportiva. La proposta ha trovato terreno fertile in diverse regioni italiane e diversi sono stati i progetti promossi, come ad esempio "Vivi l'oratorio" che sottolineava l'importanza di una legge regionale sugli oratori come strumento efficace per contrastare la devianza giovanile e prponeva gli oratori come centrali luoghi di aggregazione e crescita per i giovani; e l'"Oratorio Cup", un torneo che coinvolge numerose squadre giovanili in diverse discipline sportive. Collaborando strettamente con la Conferenza Episcopale Italiana, il CSI ha potuto ampliare la portata del progetto "Sport e Oratori", coinvolgendo centinaia di parrocchie e oratori in tutta Italia e offrendo ai giovani opportunità di crescita personale e comunitaria. Il 2012 segna un passo decisivo per l’inclusione sportiva in Italia grazie all’impegno del CSI nella promozione del calcio per amputati. Il progetto nasce dall’incredibile determinazione di Francesco Messori, un giovane nato senza la gamba destra ma con una
Correre sulle Orme di San Paolo
L'arrivo a Roma dell'iniziativa "Correre sulle orme di San Paolo" dopo aver percorso oltre 1.300 chilometri.
passione inesauribile per il calcio. Francesco non si è lasciato fermare dalla sua disabilità: ha utilizzato i social media per cercare altri ragazzi nella sua stessa situazione ed è riuscito a riunire un gruppo di atleti amputati desiderosi di giocare a calcio. Il CSI ha creduto nel suo sogno e, nel dicembre 2012, sotto la sua egida, è nata la Nazionale Italiana Calcio Amputati. Messori è stato nominato capitano della squadra, diventando simbolo di coraggio e resilienza.
La presentazione ufficiale della squadra si è svolta durante un evento significativo ad Assisi, una scelta non casuale, visto il forte valore simbolico e spirituale di questa città. Il calcio per amputati si è rivelato un potente strumento di inclusione e di abbattimento delle barriere.
Da quel momento, la Nazionale Italiana Calcio Amputati ha iniziato a partecipare a competizioni internazionali, dimostrando che passione e dedizione possono superare qualsiasi ostacolo e il CSI ha accompagnato questa crescita, supportando il progetto e contribuendo a diffondere una nuova visione dello sport paralimpico in Italia.
Nel 2013, grazie alla collaborazione
con TIM e Lega Serie A, il CSI ha dato vita alla Junior TIM Cup, un torneo di calcio a 7 riservato ai ragazzi under 14 degli oratori italiani. L’iniziativa nasce con l’obiettivo di educare attraverso il calcio, trasmettendo valori fondamentali come il fair play, il rispetto e l’amicizia.
Sin dalla prima edizione e fino al 2024, la Junior TIM Cup ha ottenuto una partecipazione straordinaria:
- Oltre 96.500 ragazzi coinvolti - Più di 7.250 oratori partecipanti
- Circa 38.000 partite disputate Uno degli aspetti più emozionanti del torneo è la possibilità di giocare negli stadi della Serie A, vivendo il sogno di scendere in campo accanto ai grandi campioni del calcio italiano. Negli anni, il torneo ha sposato importanti campagne di sensibilizzazione, come "Keep Racism Out",promossa da Lega Serie A in collaborazione con l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per contrastare ogni forma di discriminazione nel mondo del calcio.
Le fasi iniziali del torneo si svolgono negli oratori a livello locale, con un percorso che porta poi alla finale
La finale della Junior TIM Cup all'Olimpico di Roma nel giugno 2013. La Junior TIM Cup
nazionale, disputate negli anni nelle location sportive più prestigiose d’Italia, come lo Stadio Olimpico di Roma, regalando ai giovani un’esperienza unica e formativa. Il progetto sportivo-educativo prosegue anche nella stagione 2024/2025 con un nuovo title sponsor, Philadelphia, marchio del Gruppo Mondelēz International. La Philadelphia Junior Cup continua infatti ad unire il calcio degli Oratori con quello del mondo professionistico, attraverso incontri formativi, partite e walk about negli stadi del massimo campionato calcistico italiano.
Il 7 giugno 2014, il CSI ha celebrato i suoi 70 anni di storia con un evento straordinario: un’udienza speciale con Papa Francesco in Piazza San Pietro. All’appuntamento hanno partecipato oltre 80.000 sportivi e appassionati, un’intera comunità riunita per festeggiare insieme il grande traguardo dell’Associazione. Durante il suo discorso, Papa Francesco ha rivolto parole significative ai presenti, sottolineando il valore educativo dello sport e incoraggiando i giovani a "mettersi in gioco" non solo nello sport, ma anche nella vita. Il Pontefice ha parlato dell’importanza di mantenere lo sport
un gioco che fa bene al corpo e allo spirito, invitando a garantire a tutti –specialmente ai più svantaggiati – la possibilità di partecipare alle attività sportive. L’evento ha visto la partecipazione di grandi personalità del mondo dello sport, tra cui: Giovanni Trapattoni, Dino Meneghin, Igor Cassina, Vanessa Ferrari e le "farfalle" della nazionale italiana di ginnastica ritmica. Questo incontro ha rappresentato un momento di riflessione sull'impegno del CSI nel promuovere uno sport che vada oltre la competizione, focalizzandosi sui valori umani e cristiani, e ribadendo la missione dell'Associazione nel contribuire alla crescita integrale della persona attraverso lo sport.
Il 6 maggio 2016, in occasione del 110° anniversario della FASCI (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), il CSI ha celebrato la sua storia con un’iniziativa speciale: l’emissione di un francobollo commemorativo, autorizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico e stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. Il francobollo, distribuito in 500 uffici postali in tutta Italia, raffigura un gruppo di ragazzi impegnati in una staffetta con partenza dalla Basilica di San Pietro, un’immagine altamente simbolica che esprime il legame tra sport, educazione e valori cristiani.
La presentazione ufficiale si è svolta presso la sede nazionale del CSI a
Francobollo commemorativo per il 110° anniversario della FASCI
In occasione del 110° anniversario della FASCI (Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane), il 6 maggio 2016, il CSI ha celebrato la sua storia con l’emissione di un francobollo commemorativo.
Roma, alla presenza di: Luisa Todini, Presidente di Poste Italiane, Vito Cozzoli, Capo Gabinetto del Ministero dello Sviluppo Economico, Mons. Josef Clemens, Pontificio Consiglio per i Laici e Massimo Achini, Presidente del CSI.
Come gesto simbolico, una lettera affrancata con il francobollo del CSI è stata inviata a Papa Francesco, al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al CIO (Comitato Olimpico Internazionale), a testimonianza dell’impegno costante del CSI nel promuovere i valori dello sport come strumento di inclusione e crescita personale.
70° anniversario del CSI
Papa Francesco, in occasione del 70° anniversario del CSI, in piazza San Pietro (7 giugno 2014).
A sinistra del Pontefice, il Presidente nazionale CSI, Massimo Achini, e a destra, don Alessio Albertini, Consulente Ecclesiastico nazionale CSI.
DECENNI DI SPORT CHE NON FOSSE SOLO AGONISTICO, MA ANCHE SOCIALE E EDUCATIVO, COSTRUENDO UNA COMUNITÀ E UN MODELLO CHE NON LASCIA INDIETRO NESSUNO
Claudio Arrigoni Giornalista sportivo
BANDIERA DI CHI HA FAVORITO NEL TEMPO LA PARTECIPAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, CON EVENTI INTEGRATI, ED IL COSTANTE IMPEGNO AL FIANCO DEL MONDO PARALIMPICO. E POI LA PERLA DELLA NAZIONALE DI CALCIO AMPUTATI
C’è qualcosa che rende speciale il Centro
Sportivo Italiano e tutto quello che vi ruota intorno. È impalpabile e forse anche difficile da spiegare, ma comprensibile per chi ha vissuto anche per solo pochi momenti l’aria fresca di campi e palestre, palazzetti e piste, stadi e spogliatoi.
C’è quella capacità di empatia e attenzione alla persona, in ogni condizione e possibilità, che sa mostrare anche la strada per una società migliore, meno escludente e più inclusiva. Lo sport è uno dei luoghi dove le discri-
minazioni e gli stereotipi sono più facili da trovare. Per questo è importante il contesto, che diventa anche educativo e formativo. Altrimenti ci sono altre possibilità e organizzazioni. Vale in tanti ambiti. Anche in quello che riguarda la disabilità, che poi è stata la vera grande rivoluzione che lo sport ha vissuto dagli ultimi oltre venti anni della fine del secolo scorso.
Sono stato parte integrante del Centro Sportivo Italiano, nella sua incarnazione milanese e lombarda, partendo da quasi cinquanta anni fa, prima come atleta, poi come giovanissimo dirigente e poi come militante, anche solo dando un
Campionato nazionale CSI di Sci
Un atleta con disabilità impegnato in una gara di sci alpino.
contributo esterno. Come tanti, quasi tutti, sono partito da incontri belli: preti e suore, dirigenti e allenatori, volontari e volontarie. Sempre, anche nelle piccole cose, si costruiva educazione, anche alla cittadinanza responsabile. E accadeva in particolare sul rispetto della persona e della condizione, specie se questa era di disabilità. Accadeva ancora prima che cambiasse il concetto di disabilità: nel secolo scorso ricadeva infatti sulla persona (sono amputato: ho una disabilità; sono cieco: ho una disabilità; sono paraplegico: ho una disabilità), in questo nuovo secolo dipende dall’ambiente e da come è costruita la società. La disabilità, come spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è niente altro che il rapporto che esiste fra la condizione di salute di una persona e l’ambiente –architettonico, urbanistico, culturale, sociale – con il quale questa persona interagisce. Una grande rivoluzione che è partita anche dallo sport, insieme all’arte. Due settori che sanno mostrare le abilità della persona, in qualunque condizione sia. Per chi ha frequentato oratori e organizzazioni cattoliche, forse quel criterio di inclusività o, meglio, di non esclusione nasceva già da lì. Dai campetti magari
in terra battuta o in cemento di fianco alle chiese, dove si giocava tutti e tutte, la condizione interessava poco o nulla. Magari giusto per il ruolo, se c’era una partita di calcio: portiere, difensore, anche centrocampo non è male o in attacco e non è che tutti tornano indietro. Ecco l’attenzione a non escludere, anche in una condizione di disabilità, nasce proprio da lì, quelle partite o sfide in oratorio, dove le regole si facevano andando spesso anche oltre le regole. Ognuno può trovare fra i suoi ricordi e le sue esperienze tante situazioni così. E questo rende il CSI unico e capace di segnare la strada per altre Organizzazioni ed Enti che poi hanno saputo seguirla, anche bene. Ma senza quei momenti, forse, non sarebbe successo.
Il Centro Sportivo Italiano è sempre stato e non smetterà di essere una realtà di grande rilievo nel panorama non solo sportivo, ma anche e soprattutto sociale, italiano. I principi di inclusività, educazione e promozione della cultura sportiva sono base della tradizione che ne ha fatto l’Ente di Promozione Sportiva più importante e frequentato. Da sempre è impegnato in un'ampia varietà di attività sportive e culturali, promuovendo valori fondamentali come la solidarietà e la partecipazione attraverso non solo l’inclusione, ma in particolare la non esclusione. E certamente uno degli aspetti più significativi del suo impegno riguarda l'integrazione della disabilità nel contesto sportivo, e quindi sociale, creando opportunità per tutti e tutte, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche o intellettive, di praticare sport e di vivere esperienze formative.
L’inclusività è stato uno dei principi fondanti, fin dalla nascita ancora prima che si concludesse la guerra, nel secolo scorso, con la missione di promuovere l’attività sportiva non solo come momento di svago, ma come strumento educativo per formare cittadini e cittadine responsabili e solidali. Questo grazie anche al fatto che l’attività si è orientata verso un concetto di sport che non fosse solo agonistico, ma anche sociale e educativo. Questo approccio ha facilitato la naturale evoluzione verso l'inclusività, un tema che, soprattutto negli ultimi decenni, è divenuto sempre più centrale nelle politiche sociali e sportive. Nel corso degli anni, ecco dunque l’intenso lavoro e impegno per abbattere le barriere culturali, sociali e
fisiche, che limitano la partecipazione delle persone con disabilità. Proprio perché è attraverso l’inclusione che si è costruito un modello di sport che non lascia indietro nessuno e nessuna. Le attività sportive offerte sono quindi state pensate per non escludere, in ogni condizione: disabilità fisiche, intellettive e sensoriali.
Gli esempi potrebbero essere molti. Ne ricordo uno, che riguarda la nascita di una realtà che ha anche saputo prendere il volo: la Nazionale di Calcio Amputati. Tutto nasce dalla voglia di Francesco Messori, detto Messi, 22 anni, una gamba che manca dalla nascita, tanta voglia di fare sport e il calcio in testa. Anche se è disarticolato: nessun appiglio per la protesi tranne il busto. “Meglio le stampelle”.
La Nazionale di Calcio Amputati, della quale è capitano oltre che fondatore, deve tutto a lui. E anche in buona parte al CSI. Perché è nata grazie a quel suo sogno, che sembrava folle, ma se anche lo fosse stato era fatto pure di lucidità, visto come è andata a finire, ma è stato fondamentale l’aiuto del Centro Sportivo Italiano. L’allora Presidente, Massimo Achini, cambiò le regole per farlo giocare nei tornei insieme a chi non aveva disabilità. Lo fece perché le regole devono andare incontro alla persona. Da quella possibilità, giungendo anche altri atleti amputati, si formò una squadra, che divenne anche la squadra simbolo del CSI, e oggi vi è un campionato. Quanta bellezza in questa storia, esempio fra tante altre che si potrebbero raccontare, in tante parti d’Italia, e non solo (grazie a CSI per il Mondo). Il CSI ha infatti attuato numerose iniziative volte a incentivare la partecipazione delle persone con disabilità. Tra queste, molti progetti mirano a favorire l’integrazione degli atleti con disabilità nei contesti sportivi locali, valorizzando la diversità come elemento di crescita collettiva e individuale. Queste attività non sono rivolte solo alla pratica sportiva in senso stretto, ma anche a momenti di aggregazione e socializzazione, che permettono alle persone con disabilità di essere parte attiva delle comunità in cui vivono. Eventi sportivi per persone con disabilità, come tornei, gare e manifestazioni che hanno l’obiettivo di dare visibilità agli atleti paralimpici e di sensibilizzare il pubblico rispetto ai temi della non esclusione sono fondamentali per un
Francesco Messori, 2014, in un'azione di gioco durante i Mondiali di Calcio amputati in Messico.
cambiamento di prospettiva. Così come gli eventi integrati, fra chi ha disabilità e chi non vive questa condizione. Non sono solo occasioni di divertimento e sport, ma anche momenti di riflessione sul valore dell’integrazione e sulla necessità di costruire una società più equa.
Il Centro Sportivo Italiano, dunque, con la sua lunga esperienza e il suo impegno costante, ha dimostrato che lo sport può essere uno strumento di cambiamento sociale e di crescita per tutte le persone, comprese quelle con disabilità. Attraverso la promozione dell’inclusività, l’educazione sportiva e la creazione di opportunità per tutti, il CSI continua a contribuire alla costruzione di una società più equa e solidale, mostrando come lo sport non sia solo un mezzo per migliorare la propria condizione fisica, ma diventi anche risorsa fondamentale per avere belle relazioni, abbattere pregiudizi e costruire una comunità che accolga e valorizzi le diversità.
NEGLI ULTIMI ANNI, IL CENTRO SPORTIVO ITALIANO HA AFFRONTATO IMPORTANTI TRASFORMAZIONI, CONSOLIDANDO IL PROPRIO RUOLO DI PROMOTORE DELLO SPORT COME STRUMENTO EDUCATIVO E SOCIALE. DALLA MODERNIZZAZIONE ORGANIZZATIVA ALL’ESPANSIONE DELLE ATTIVITÀ GIOVANILI, FINO AL CRESCENTE IMPEGNO NEL TERZO SETTORE, IL CSI HA SAPUTO ADATTARSI ALLE SFIDE DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA.
NEL SUO PERCORSO, HA RAFFORZATO LA PRESENZA NELLE SCUOLE PER FAVORIRE INCLUSIONE E FORMAZIONE, PROMOSSO LO SPORT NELLE CARCERI COME STRUMENTO DI RIEDUCAZIONE E AVVIATO IL PROGRAMMA "CSI PER IL MONDO", ESTENDENDO LA SUA AZIONE OLTRE I CONFINI NAZIONALI CON MISSIONI DI VOLONTARIATO SPORTIVO.
UN TRAGUARDO FONDAMENTALE È STATO IL RICONOSCIMENTO DELLO SPORT COME DIRITTO COSTITUZIONALE, CHE SANCISCE LA SUA IMPORTANZA PER IL BENESSERE COLLETTIVO. OGGI IL CSI GUARDA AL FUTURO CON DETERMINAZIONE, CONSAPEVOLE DEL RUOLO CENTRALE DELLO SPORT NEL PROMUOVERE INCLUSIONE, CRESCITA E INNOVAZIONE
Il 2016 rappresenta un momento di svolta per il CSI con l’elezione di Vittorio Bosio alla presidenza nazionale. Con la sua guida, l’Associazione avvia un rinnovamento mirato a rendere lo sport un diritto accessibile a tutti, con particolare attenzione alle realtà più fragili e alla partecipazione attiva della base associativa.
Si rafforza la convinzione che lo sport debba generare valore sociale e culturale. Il CSI consolida la propria presenza nelle scuole, negli oratori e nelle comunità locali, promuovendo iniziative che coinvolgono giovani di ogni livello e abilità, favorendo un accesso inclusivo alla pratica sportiva.
Nel 2016 il CSI rilancia con forza il concetto di polisportività come metodo educativo. Questo approccio, volto a contrastare la specializzazione precoce, propone un percorso formativo basato sulla varietà delle discipline sportive. L’obiettivo è sviluppare nei giovani una preparazione motoria completa, migliorare le capacità atletiche e promuovere un’educazione sportiva più equilibrata e inclusiva.
Un momento significativo del 2016 è la campagna "Un Gol per Ripartire", lanciata dal CSI in risposta al terremoto che ha colpito il Centro Italia. Supportata da atleti di rilievo come Niccolò Campriani, l'iniziativa ha raccolto fondi per la ricostruzione di impianti sportivi e il rilancio delle attività giovanili nelle aree colpite. Il CSI ha dimostrato ancora una volta il valore dello sport come strumento di solidarietà e rinascita per le comunità in difficoltà.
Il 2017 è proclamato "Anno dell’Attività Giovanile", rafforzando l’impegno del CSI verso i più giovani. L’obiettivo è chiaro: contrastare la dispersione scolastica, l’isolamento e le difficoltà sociali attraverso lo sport, offrendo a ogni ragazza e ragazzo
S-Factor, il progetto CSI per promuovere lo sport come strumento di contrasto alla sedentarietà viene presentato alla sala della Lupa della Camera dei Deputati.
spazi di crescita e inclusione. In questo contesto, tornei come la Gazzetta Cup (iniziata nel 2009) e la Junior TIM Cup acquisiscono maggiore rilevanza, coinvolgendo migliaia di giovani in un’esperienza che va oltre il gioco, insegnando rispetto, lealtà e collaborazione. Il progetto Bergamondo, dedicato all’integrazione di giovani di diversa nazionalità attraverso il calcio, si consolida come modello di inclusione sociale.
Sempre nel corso del 2017, il CSI e la FIGC avviano un’importante collaborazione per la Quarta Categoria, il primo campionato di calcio a 7 dedicato agli atleti con disabilità intellettivo-relazionali. Realizzato con il Comitato Paralimpico Italiano, il progetto garantisce a tutti il diritto di praticare il calcio in un ambiente regolamentato e inclusivo, favorendo la crescita personale attraverso lo sport. E ancora, il CSI lancia “S Factor”, un’iniziativa per promuovere lo sport come strumento educativo e di contrasto alla sedentarietà. Il progetto comprende il Servizio Civile Sportivo, con il coinvolgimento di giovani volontari nell’animazione sportiva per bambini e ragazzi, seminari e convegni, oltre a un'azione di valorizzazione di luoghi educativi attraverso lo sport. Particolarmente significativa è la presentazione del progetto alla Sala della Lupa della Camera dei Deputati, dove il CSI ha avviato un dialogo con il Governo e la Chiesa per rafforzare il ruolo dello sport nella crescita dei giovani e nella coesione sociale.
Dopo il successo iniziale della campagna di fundraising del 2016, il CSI rilancia “Un Gol per Ripartire” con un format rinnovato e una partnership d’eccezione con il Football Club Internazionale Milano (Inter). L’iniziativa sostiene la ripresa sociale delle comunità colpite dal terremoto, utilizzando il calcio come
Gazzetta Cup
Gazzetta Cup, un'azione di gioco del torneo di calcio giovanile per atleti dai 9 ai 12 anni. Due le categorie da regolamento: gli Junior nel calcio a 5 e gli Young impegnati in gare di calcio a 7.
strumento di aggregazione e speranza. Attraverso eventi sportivi, tornei e attività educative, il progetto non solo contribuisce alla ricostruzione degli impianti sportivi, ma rafforza anche il senso di comunità e fiducia nel futuro.
Tra il 2018 e il 2019, il CSI avvia una fase di modernizzazione e inclusione, rafforzando il proprio impegno verso giovani, persone con disabilità e categorie fragili. L’innovazione è al centro di questa trasformazione, con nuove modalità di coinvolgimento e un maggiore impegno nella formazione sportiva e valoriale. Il 10 gennaio 2019 nasce Sport e Salute S.p.A., società pubblica che sostituisce CONI Servizi S.p.A. nella gestione delle risorse per lo sport in Italia. Questa riorganizzazione introduce nuovi equilibri nel sistema sportivo e modifica le modalità di finanziamento, creando difficoltà burocratiche per molte realtà di base. Il CSI si distingue per il suo impegno nella tutela delle associazioni sportive minori, confrontandosi con le istituzioni per sostenere lo sport di base.
Nel marzo 2019, il CSI organizza il convegno "Sport o Chiesa?", un momento di riflessione sul ruolo dello sport nel contesto ecclesiale. L’evento rafforza il legame tra CSI e Chiesa, sottolineando il valore dello sport nella costruzione di comunità inclusive e nella promozione dei valori cristiani.
Nel corso dell’anno, il CSI lancia una campagna contro la discriminazione e la violenza nello sport, promuovendo il tifo corretto. Un'iniziativa chiave porta 4.000 ragazzi allo stadio dopo gli episodi di razzismo contro Kalidou Koulibaly, riaffermando l’impegno per un ambiente sportivo sano e rispettoso. A coronare questo biennio di trasformazione, nel 75° anniver-
sario del CSI, si svolgono celebrazioni nazionali, culminate con l’udienza di Papa Francesco. Il Santo Padre riconosce il valore dello sport come strumento educativo e di inclusione sociale. L’anniversario include incontri istituzionali e un convegno sulla storia e l’evoluzione del CSI, coinvolgendo figure chiave del mondo sportivo e delle istituzioni.
Il tradizionale appuntamento associativo ad Assisi, dedicato a tutti i dirigenti dell’Associazione, ha segnato anche gli anni prima e dopo il Covid. Ritrovarsi a Santa Maria degli Angeli, affidando l’Associazione a Maria e ispirandosi alla testimonianza di San Francesco, ha rappresentato un’occasione di incontro e di confronto. Particolarmente rilevante è stato l’appuntamento dall’8 al 10 dicembre 2017, incontro nazionale dedicato ai dirigenti dell’Associazione. L’iniziativa ha ribadito l'importanza di un impegno collettivo per costruire uno sport accessibile e inclusivo, valorizzando il CSI come motore di crescita sociale.
Eco rilevante ha avuto la tavola rotonda "Sfactor: alla ricerca dello sport possibile tra territorio, istituzioni e promozione sociale", con la partecipazione di esponenti politici di diversi schieramenti, tra cui Filippo Fossati (MDP), Giancarlo Giorgetti (Lega Nord, poi sottosegretario con competenza sullo sport nel governo giallo-verde), Daniela Sbrollini (PD), Simone Valente (M5S), Bruno Molea (vicepresidente Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera) e Roberto Pella (vicepresidente vicario ANCI). La pausa determinata dal Covid ha indicato anche un’esigenza di rinnovamento del Meeting assisano. E l’appuntamento assembleare del 2025, proprio a Santa Maria degli Angeli, si inquadra come una conferma della vocazione di tutto il CSI a camminare nel servizio ai più piccoli e ai più fragili.
Il 2020 rappresenta una sfida senza precedenti per il CSI e per tutto il mondo dello sport. La pandemia di COVID-19 impone la sospensione delle attività, mettendo in crisi il modello
"Un
Gol per Ripartire": inaugurato il Centro polisportivo di Tolentino
Taglio del nastro per il centro polisportivo di via Vittorio Veneto di Tolentino. Il sogno di "Un Gol per Ripartire" si è concretizzato quando gli ex campioni dell'Inter, con Javier Zanetti in prima linea, hanno inaugurato la struttura, realizzata grazie alle donazioni raccolte con il progetto voluto da FC Internazionale Milano e CSI.
Convegno "Sport o Chiesa?"
Il 15 e 16 marzo 2019 a Roma il Convegno "Sport o Chiesa?" per comprendere i confini e le opportunità del servizio sportivo nell’ambito ecclesiale.
Il progetto "TuttInGioco"
Nel 2023 e nel 2024 il CSI ha realizzato con Fondazione Conad ETS il progetto di sport e inclusione dedicato ai centri estivi.
tradizionale di sport associativo. Tuttavia, il CSI reagisce con determinazione, reinventandosi attraverso strumenti digitali per mantenere viva la comunità sportiva, promuovendo incontri online, corsi di formazione e iniziative di supporto alle società in difficoltà.
Per garantire una ripresa sicura dello sport, il CSI lancia Safe Sport, in collaborazione con la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e J-Medical. Questo progetto promuove attività sportive e motorie sicure, adattabili agli spazi e al distanziamento sociale, coinvolgendo tutte le fasce d’età a partire dagli 8 anni.
La chiusura degli impianti e la cancellazione di eventi hanno reso evidente la fragilità dello sport di base. Per contrastare questa crisi, il CSI ha adottato misure concrete:
- Piano di rilancio "RiSportiamo": stanziati 2 milioni di euro per sostenere le società sportive, agevolando affiliazioni e tesseramenti under 16, investendo nella digitalizzazione e nel
75° anniversario CSI: udienza di Papa Francesco
Sabato 11 maggio 2019, Papa Francesco riceve in udienza nella Sala Clementina i membri del CSI, per i 75 anni di fondazione.
Nella foto: Papa Francesco e il Presidente nazionale CSI, Vittorio Bosio.
supporto impiantistico.
- Ripartenza graduale e sicura: implementati protocolli sanitari rigorosi per consentire la ripresa delle attività, con particolare attenzione agli sport giovanili e di squadra.
- Nuovi modelli di gestione sportiva: sviluppate strategie più flessibili per permettere alle società sportive di adattarsi rapidamente alle emergenze, favorendo alternative di allenamento e competizione.
Viene inoltre lanciata una campagna nazionale di solidarietà per sostenere le società sportive più colpite dalla crisi. L’iniziativa coinvolge atleti, sponsor e cittadini, dimostrando ancora una volta come lo sport possa unire e rafforzare le comunità anche nei momenti più difficili.
Con la chiusura degli impianti sportivi, il CSI investe nella formazione online, offrendo corsi per dirigenti, allenatori e arbitri. Webinar, incontri virtuali e aggiornamenti tecnici permettono di mantenere vivo il legame con il mondo sportivo. Nasce così
Stadium
Nel dicembre del 2021, Stadium riprende la sua pubblicazione dopo una sospensione di 6 anni.
Meeting di Assisi
Il tradizionale appuntamento rivolto ai dirigenti del CSI nella splendida cornice di Assisi.
CSI Academy, la prima piattaforma di e-learning per lo sport di base, che diventa un punto di riferimento per tutta l'Associazione e oltre.
Nonostante le restrizioni sanitarie, il CSI porta avanti il progetto Sport e Carceri, utilizzando l’attività sportiva come strumento di rieducazione e reinserimento sociale per i detenuti. Questo programma garantisce momenti di socialità e benessere all’interno degli istituti penitenziari, offrendo opportunità di crescita e inclusione anche nelle situazioni più complesse. Il 2020 segna così un anno di difficoltà, ma anche di innovazione e resilienza, con il CSI impegnato a garantire la continuità dello sport e il suo ruolo sociale e educativo.
Nel 2021, il CSI aggiorna il proprio statuto per conformarsi al Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS). Questo passaggio apre nuove opportunità di finanziamento e consolida l’impegno del CSI nel volontariato sportivo.
Nello stesso anno, il CSI rilancia Stadium, la sua storica rivista ufficiale fondata nel 1906. La ripresa della pubblicazione, avvenuta in occasione del meeting dei dirigenti ad Assisi nel dicembre 2021, segna un nuovo capitolo per la testata, che continua a raccontare lo sport italiano. La rivista affronta temi centrali come la legge quadro sullo sport e il ruolo della gioventù nello sport, rendendo tutti i numeri disponibili gratuitamente online per una più ampia diffusione delle informazioni.
Nel gennaio 2022, il Ministero del Lavoro riconosce il CSI come rete nazionale del Terzo Settore, rafforzandone il ruolo nel panorama sportivo e sociale. Questo status consente di sostenere le società affiliate nel percorso di registrazione al RUNTS, migliorando l’accesso ai fondi pubblici e garantendo una maggiore tutela alle realtà sportive di base.
Nel 2023, il CSI ha stretto una partnership con Fondazione Conad ETS per il progetto "TuttInGioco", dedicato ai centri estivi e all’organizzazione del primo torneo nazionale estivo degli oratori. L’iniziativa, presentata il 19 aprile 2023 presso la Presidenza Nazionale CSI a Roma, è nata dall’affinità valoriale tra le due realtà, con l’obiettivo di rendere lo sport accessibile a tutti, con particolare attenzione ai giovani in difficoltà economica. La collaborazione tra CSI e Fondazione Conad ETS prosegue tutt’ora, con l'obiettivo di sostenere la pratica sportiva come strumento di inclusione sociale e crescita educativa. Grazie a questa sinergia, l’impegno nel favorire l’accessibilità allo sport continua a espandersi, coinvolgendo sempre più giovani e comunità locali.
Nel maggio 2023, l’Emilia-Romagna è colpita da una devastante alluvione, causando gravi danni alle infrastrutture sportive. Il CSI interviene subito, promuovendo raccolte fondi e organizzando eventi di solidarietà per supportare le società locali. Questo impegno conferma il ruolo dell’Associazione come punto di riferimento nei momenti di crisi, dimostrando come lo sport possa essere uno strumento di ricostruzione e speranza. Negli ultimi anni, il sistema sportivo italiano è stato interessato da una profonda riforma normativa, con l’obiettivo di regolamentare meglio il settore e garantire maggiori tutele agli operatori sportivi. Tuttavia il CSI, in occasione del Meeting dirigenti del 2023, esprime le sue preoccupazioni, in merito ad alcune criticità della Riforma dello Sport, alle maggiori cariche dello
sport italiano presenti all’evento: Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani; Giovanni Malagò, Presidente del CONI; e Vito Cozzoli, Presidente di Sport e Salute Spa. In particolare per le difficoltà burocratiche e i costi che rischiano di penalizzare le società di base e il volontariato sportivo. L’Associazione si batte per un quadro normativo che tuteli il mondo dello sport dilettantistico, garantendo la sostenibilità delle attività e il valore sociale dello sport. Il 20 settembre 2023, il riconoscimento dello sport come diritto costituzionale segna un traguardo storico, sancendo l’impegno dello Stato nella promozione dell’attività sportiva come elemento essenziale per il benessere e la coesione sociale.
Il 5 gennaio 2024, il Centro Sportivo Italiano ha celebrato ottant’anni di attività, riaffermando il principio cardine di "Educare attraverso lo sport". Fondato nel 1944 da Luigi Gedda, il CSI è nato in un’Italia da ricostruire dopo la guerra e oggi continua il suo percorso in un Paese che si rialza dalla stagione della pandemia, restando sempre fedele alla sua missione. Le celebrazioni dell’80° anniversario hanno coinvolto eventi nazionali e momenti di riflessione e condivisione che hanno riaffermato il valore dello sport come strumento di crescita personale, inclusione sociale e formazione. Questo traguardo rappresenta una tappa significativa nella storia dell’Associazione, che guarda al futuro con rinnovato impegno e responsabilità nel promuovere lo sport per tutti.
Nel 2025, in occasione del Giubileo della Speranza, indetto da Papa Francesco, l’Associazione è ancora una volta protagonista, prendendo parte alla Sottocommissione Vaticana responsabile dell’organizzazione degli eventi giubilari del 14 e 15 giugno 2025, che si terranno in Piazza del Popolo e Piazza San Pietro in occasione del Giubileo dello Sport. Numerose sono le iniziative promosse sul territorio, coinvolgendo parrocchie, oratori e società sportive, in preparazione a questo importante appuntamento.
Dal 2016 al 2024, il CSI ha attraversato una fase di trasformazione, affrontando sfide significative come la pandemia, le riforme normative e i cambiamenti nel mondo dello sport. Ogni difficoltà è stata colta come un’opportunità per innovare e rafforzare l’impegno verso atleti, volontari e comunità. In questi anni, l’Associazione ha investito nella promozione dell'attività giovanile e nell’innovazione digitale, ampliando la formazione online e migliorando la gestione delle attività associative. Il volontariato sportivo resta il cuore pulsante dell’azione del CSI, garantendo opportunità a giovani e adulti, anche in contesti difficili. Particolare attenzione è stata dedicata a progetti inclusivi per persone con disabilità, minori a rischio e over 65. Questi anni sono stati segnati da una costante vicinanza al territorio: complessivamente, attraverso le diverse iniziative di sostegno, sono stati erogati o valorizzati oltre 23 milioni di euro. Con lo sguardo rivolto al futuro, il CSI prosegue il suo cammino con l’obiettivo di essere un punto di riferimento per chi vede nello sport non solo una competizione, ma anche un'opportunità di crescita personale e di cambiamento sociale.
attraverso lo SPORT da più di 80 ANNI
Con oltre 129 discipline e 13.000 società sportive, il Centro Sportivo Italiano offre a bambini, ragazzi, giovani e adulti la possibilità di vivere uno sport su misura. A ciascuno il suo sport, con il CSI
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