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1977 SOGNANDO UN NUOVO MODELLO SPORTIVO
from Stadium n. 13/2025
by Stadium
ANCHE SE SONO GLI ANNI DI PIOMBO E C’È ALTRO A CUI PENSARE, ALLA METÀ DEGLI ANNI SETTANTA SI ACCENDE UN FORTE DIBATTITO SULLA POLITICA SPORTIVA. ALL’ORIZZONTE CI SONO TRE NOVITÀ: NEL MARZO 1975 I MINISTRI DELLO SPORT DEL CONSIGLIO D’EUROPA HANNO APPROVATO UNA “CARTA EUROPEA DELLO SPORT PER TUTTI”, CHE RACCOMANDA AI GOVERNI LO SVILUPPO DELLO SPORT PER TUTTI; IN PARLAMENTO VENGONO PRESENTATE, UN PO’ DA OGNI PARTITO, DIVERSE PROPOSTE DI LEGGE-QUADRO SULLO SPORT; CON L’INTRODUZIONE DELLE AUTONOMIE REGIONALI, LE REGIONI RIVENDICANO LA COMPETENZA IN MATERIA SPORTIVA, CHE VIENE LORO CONCESSA DAL DPR 616 DEL 1977
Il CSI non sta a guardare, e non perde occasione per rappresentare le sue convinzioni e le sue proposte, dialogando con le forze politiche, il CONI, gli altri Enti di Promozione, le istituzioni territoriali. Lo sport come servizio di promozione umana e sociale e il ruolo delle autonomie locali sono i due punti cardine del rinnovato sistema sportivo che il CSI auspica.
Ne sono testimonianza: il documento del Consiglio nazionale “Una politica per lo sport nella società italiana”, che appunto insiste sul ruolo sociale dello sport e sul bisogno di una specifica politica sportiva; l’assemblea dei Presidenti territoriali, che nel 1978 lancia il tema “Sport e promozione umana: la proposta del CSI per uno sport al servizio dell’uomo nella società italiana”; il XII Congresso nazionale, che nel 1980 lancia come impegno per la nuova decade il tema “Associazionismo, sport e territorio”.
Nel 1977, insieme con il CONI, gli altri Enti di Promozione Sportiva e i sindacati, il CSI dà vita al Comitato per lo Sviluppo dello Sport (CSS), per dare un seguito alle prospettive disegnate dalla “Carta” del Consiglio d’Europa. Nel 1981, dopo quattro anni, il CSS lancerà la “Campagna nazionale sport per tutti”, che si rivelerà un fiasco per via di una generale mancanza di convinzione.
Difficile capire quanto su tutto questo incida il cambio della guardia al vertice del CONI, con Giulio Onesti costretto alle dimissioni nel luglio 1978 da una sentenza del tribunale amministrativo che lo giudica non più rieleggibile. Confortata dal riconoscimento ottenuto dallo Stato nel 1979 di Ente con finalità assistenziali, e sempre alla ricerca di un nuovo modello sportivo, nel 1980, al termine di una sperimentazione pluriennale, l’Associazione rivede il suo sistema di attività alla luce dei contenuti dell’Itinerario Sportivo Educativo: viene abbandonata la formula dei campionati, ritenuta troppo selettiva (avanzano nella partecipazione solo i migliori) e poco rispondente all’idea di sport per tutti, e si lancia quella delle “Feste dello sport”.
Nella nuova formula l’incontro sportivo è concepito come un programma complesso, al cui interno trovano spazio e si conciliano l’evento sportivo (gare), un momento ricreativo (feste di piazza, concerti...), un momento culturale (mostre, convegni, riscoperta del territorio...), un momento di preghiera. L’idea è giusta, ma la sua applicazione, soprattutto a livello locale, presenta un lato debole: privilegiando l’inclusione (l’accesso in base al desiderio di partecipazione) sulla selezione (l’accesso in base ai risultati ottenuti), si provoca un forte rischio di attenuazione dei contenuti tecnici.
Dai Campionati alle Feste nazionali
La locandina della festa nazionale di corsa campestre del 1980.

Congresso nazionale CSI
“Associazionismo, sport e territorio”, il tema del XII Congresso nazionale svoltosi a Rimini dal 30 maggio al 1° giugno 1980.

Assemblea nazionale
Rimini, ottobre 1978, “Sport e promozione umana. La proposta del CSI per uno sport a servizio dell'uomo nella società italiana”, il tema dell'Assemblea nazionale del CSI.
