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UN CSI CHE ABBATTE LE BARRIERE
from Stadium n. 13/2025
by Stadium
Claudio Arrigoni Giornalista sportivo
BANDIERA DI CHI HA FAVORITO NEL TEMPO LA PARTECIPAZIONE DELLE PERSONE CON DISABILITÀ, CON EVENTI INTEGRATI, ED IL COSTANTE IMPEGNO AL FIANCO DEL MONDO PARALIMPICO. E POI LA PERLA DELLA NAZIONALE DI CALCIO AMPUTATI
C’è qualcosa che rende speciale il Centro Sportivo Italiano e tutto quello che vi ruota intorno. È impalpabile e forse anche difficile da spiegare, ma comprensibile per chi ha vissuto anche per solo pochi momenti l’aria fresca di campi e palestre, palazzetti e piste, stadi e spogliatoi.
C’è quella capacità di empatia e attenzione alla persona, in ogni condizione e possibilità, che sa mostrare anche la strada per una società migliore, meno escludente e più inclusiva. Lo sport è uno dei luoghi dove le discriminazioni e gli stereotipi sono più facili da trovare. Per questo è importante il contesto, che diventa anche educativo e formativo. Altrimenti ci sono altre possibilità e organizzazioni. Vale in tanti ambiti. Anche in quello che riguarda la disabilità, che poi è stata la vera grande rivoluzione che lo sport ha vissuto dagli ultimi oltre venti anni della fine del secolo scorso.
Sono stato parte integrante del Centro Sportivo Italiano, nella sua incarnazione milanese e lombarda, partendo da quasi cinquanta anni fa, prima come atleta, poi come giovanissimo dirigente e poi come militante, anche solo dando un
contributo esterno. Come tanti, quasi tutti, sono partito da incontri belli: preti e suore, dirigenti e allenatori, volontari e volontarie. Sempre, anche nelle piccole cose, si costruiva educazione, anche alla cittadinanza responsabile. E accadeva in particolare sul rispetto della persona e della condizione, specie se questa era di disabilità. Accadeva ancora prima che cambiasse il concetto di disabilità: nel secolo scorso ricadeva infatti sulla persona (sono amputato: ho una disabilità; sono cieco: ho una disabilità; sono paraplegico: ho una disabilità), in questo nuovo secolo dipende dall’ambiente e da come è costruita la società. La disabilità, come spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, non è niente altro che il rapporto che esiste fra la condizione di salute di una persona e l’ambiente –architettonico, urbanistico, culturale, sociale – con il quale questa persona interagisce. Una grande rivoluzione che è partita anche dallo sport, insieme all’arte. Due settori che sanno mostrare le abilità della persona, in qualunque condizione sia. Per chi ha frequentato oratori e organizzazioni cattoliche, forse quel criterio di inclusività o, meglio, di non esclusione nasceva già da lì. Dai campetti magari in terra battuta o in cemento di fianco alle chiese, dove si giocava tutti e tutte, la condizione interessava poco o nulla. Magari giusto per il ruolo, se c’era una partita di calcio: portiere, difensore, anche centrocampo non è male o in attacco e non è che tutti tornano indietro. Ecco l’attenzione a non escludere, anche in una condizione di disabilità, nasce proprio da lì, quelle partite o sfide in oratorio, dove le regole si facevano andando spesso anche oltre le regole. Ognuno può trovare fra i suoi ricordi e le sue esperienze tante situazioni così. E questo rende il CSI unico e capace di segnare la strada per altre Organizzazioni ed Enti che poi hanno saputo seguirla, anche bene. Ma senza quei momenti, forse, non sarebbe successo.
Il Centro Sportivo Italiano è sempre stato e non smetterà di essere una realtà di grande rilievo nel panorama non solo sportivo, ma anche e soprattutto sociale, italiano. I principi di inclusività, educazione e promozione della cultura sportiva sono base della tradizione che ne ha fatto l’Ente di Promozione Sportiva più importante e frequentato. Da sempre è impegnato in un'ampia varietà di attività sportive e culturali, promuovendo valori fondamentali come la solidarietà e la partecipazione attraverso non solo l’inclusione, ma in particolare la non esclusione. E certamente uno degli aspetti più significativi del suo impegno riguarda l'integrazione della disabilità nel contesto sportivo, e quindi sociale, creando opportunità per tutti e tutte, indipendentemente dalle loro condizioni fisiche o intellettive, di praticare sport e di vivere esperienze formative.
L’inclusività è stato uno dei principi fondanti, fin dalla nascita ancora prima che si concludesse la guerra, nel secolo scorso, con la missione di promuovere l’attività sportiva non solo come momento di svago, ma come strumento educativo per formare cittadini e cittadine responsabili e solidali. Questo grazie anche al fatto che l’attività si è orientata verso un concetto di sport che non fosse solo agonistico, ma anche sociale e educativo. Questo approccio ha facilitato la naturale evoluzione verso l'inclusività, un tema che, soprattutto negli ultimi decenni, è divenuto sempre più centrale nelle politiche sociali e sportive. Nel corso degli anni, ecco dunque l’intenso lavoro e impegno per abbattere le barriere culturali, sociali e fisiche, che limitano la partecipazione delle persone con disabilità. Proprio perché è attraverso l’inclusione che si è costruito un modello di sport che non lascia indietro nessuno e nessuna. Le attività sportive offerte sono quindi state pensate per non escludere, in ogni condizione: disabilità fisiche, intellettive e sensoriali.
Gli esempi potrebbero essere molti. Ne ricordo uno, che riguarda la nascita di una realtà che ha anche saputo prendere il volo: la Nazionale di Calcio Amputati. Tutto nasce dalla voglia di Francesco Messori, detto Messi, 22 anni, una gamba che manca dalla nascita, tanta voglia di fare sport e il calcio in testa. Anche se è disarticolato: nessun appiglio per la protesi tranne il busto. “Meglio le stampelle”.
La Nazionale di Calcio Amputati, della quale è capitano oltre che fondatore, deve tutto a lui. E anche in buona parte al CSI. Perché è nata grazie a quel suo sogno, che sembrava folle, ma se anche lo fosse stato era fatto pure di lucidità, visto come è andata a finire, ma è stato fondamentale l’aiuto del Centro Sportivo Italiano. L’allora Presidente, Massimo Achini, cambiò le regole per farlo giocare nei tornei insieme a chi non aveva disabilità. Lo fece perché le regole devono andare incontro alla persona. Da quella possibilità, giungendo anche altri atleti amputati, si formò una squadra, che divenne anche la squadra simbolo del CSI, e oggi vi è un campionato. Quanta bellezza in questa storia, esempio fra tante altre che si potrebbero raccontare, in tante parti d’Italia, e non solo (grazie a CSI per il Mondo). Il CSI ha infatti attuato numerose iniziative volte a incentivare la partecipazione delle persone con disabilità. Tra queste, molti progetti mirano a favorire l’integrazione degli atleti con disabilità nei contesti sportivi locali, valorizzando la diversità come elemento di crescita collettiva e individuale. Queste attività non sono rivolte solo alla pratica sportiva in senso stretto, ma anche a momenti di aggregazione e socializzazione, che permettono alle persone con disabilità di essere parte attiva delle comunità in cui vivono. Eventi sportivi per persone con disabilità, come tornei, gare e manifestazioni che hanno l’obiettivo di dare visibilità agli atleti paralimpici e di sensibilizzare il pubblico rispetto ai temi della non esclusione sono fondamentali per un cambiamento di prospettiva. Così come gli eventi integrati, fra chi ha disabilità e chi non vive questa condizione. Non sono solo occasioni di divertimento e sport, ma anche momenti di riflessione sul valore dell’integrazione e sulla necessità di costruire una società più equa.
Il Centro Sportivo Italiano, dunque, con la sua lunga esperienza e il suo impegno costante, ha dimostrato che lo sport può essere uno strumento di cambiamento sociale e di crescita per tutte le persone, comprese quelle con disabilità. Attraverso la promozione dell’inclusività, l’educazione sportiva e la creazione di opportunità per tutti, il CSI continua a contribuire alla costruzione di una società più equa e solidale, mostrando come lo sport non sia solo un mezzo per migliorare la propria condizione fisica, ma diventi anche risorsa fondamentale per avere belle relazioni, abbattere pregiudizi e costruire una comunità che accolga e valorizzi le diversità.
Campionato nazionale CSI di Sci

Un atleta con disabilità impegnato in una gara di sci alpino.
Nazionale di Calcio Amputati

Francesco Messori, 2014, in un'azione di gioco durante i Mondiali di Calcio amputati in Messico.