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Rassegna mensile illustrata di tutti gli sport Anno Roma.
IV ■ N. 12 - Roma - Dicembre 1949 — Direzione e Amministrazione : Via Conciliazione 1. — Tel. 5Ó1 .735 - 561.064 • 554.952 50 .'020 Comitato di Direzione LUIGI GEDDA Direttore — SISTO FAVRE Condirettore CARLO CARRETTO — GIULIO ONESTI — LEOPOLDO SALETTI ERNESTO TALENTINO — BRUNO ZAULI
SOMMARIO BRUNO ROGHI Il silenzio del Congresso . Pag. LANDÒ FERRETTI Dopo Londra . SISTO FAVRE Giovanissimi atleti della Fe de e dello Sport in gara nell’Anno Santo ....
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LEOPOLDO SALETTI Alpinismo invernale - Sport di élite ed alpinismo da pio nieri . ... ELIO CIAMMARONI Lo Sport e la Scuola .
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NABER Discesisti rica
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NÀTALE BERTOCCO Orientamenti ciclistici .
VITTORIO SPOSITI La scuola del ciclismo il lustrata da Alfredo Binda .
GIUSEPPE LA CAVA In materia di boxe cono scere i pericoli significa pre venirli
MARCO ANGELINI Interessi del motociclismo .
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PAOLO AGOSTEO Nel " sistema ■■ non tutti parliamo lo stesso linguag gio pag. 21 4 MARIO CIRIACHI I giovani nell’atletica . 23 LUIGI FERRA RIO Ora che è chiusa la stagio 7 , ne atletica occorre provve dere alla futura attività . 24 GUGLIELMO CERONI Gli sports dell’antica Roma IO erano spettacoli di massa . 26 LIVIO LUIGI TEDESCHI 12 Cinema e Sport . 28 ALFONSO CASTELLI M L’atletica pesante in Italia 29 13 ; NICO TALET Primo Camera lottatore . 30 LUIGI STIATT1 La beccacia CHIRONE I La posta di Chitone' . ’ 34 16 I In tribuna 37 33 Da tutto il mondo In copertina: 18 I campioni della «e discesa » tornano a sfrecciare sulle nevi im20 macolate.
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ABBONAMENTI Annuale L. 1100 • Semestrale L 600 • Benemerito L. 5.000 - Un numero costa L 123
Distribuzione.- S. E. S. S.
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urente l’ultimo Congresso Nazionale del C.O. V.I. s’è potuto notare, ancora una volta, che la maggior parte dei presenti fanno tappezzeria. Parodiando il famoso trittico di Cesare alcuni di essi, accorrendo nelle braccia delle spose e dei figli che li attendono retour de Rome, possono escla mare, non senza una punta di finta modestia: mi sedetti, tacqui e votai. Infatti i taciturni votano quasi sempre ” conformista „ socchiudendo le lab bra soltanto per prendere l’imbecr.uta di un mono sillabo, sì o no, a seconda degli itinerari delle al trui discussioni. Altri invece, si farebbero strappare l’unghia del dito indice — l’indice di fra’ Cristoforo nella scena con Don Rodrigo — piuttosto che disertare il tema di un discorso, piuttosto che lasciar trascor rere dieci minuti senza domandare la parola al dii attore dei coniferi lavori. I loquaci si dividono in tre categorie: i disquisitori, gli incontinenti e gli interruttori. Disquisitore, per esempio, è Mairano, che ha per slogan dialettico il seguente: un « progetto » per ogni com ma dell’ordine del giorno. Incontinente, ma simpa ticone per il resto, è Olivetti che vede in ogni di scussione un tramvai da aspettare alla fermata fis sa o facoltativa per salirci, invariabilmente, su. Quanto agli interruttori, variano e s’alternano, ma sono pochissimi perchè la buona regola della crean za sconsiglia i presidenti delle Federazioni, membri del Consiglio Nazionale, di ferirsi reciprocamente col temperino o con lo spillo delle battutte improv vise ed impreviste, che sono il sale dei dibattiti vivaci. Ho notato un’altra cosa. Il Consiglio Nazionale è molto serio. Non ne ho perduto uno, dal dopo guerra in poi, e non ricordo un discorso allegro, una risata cordiale. Lo sport lascia la sua spensieratez za, non dico la sua gioventù, fuor dalla porta. For se dipende dall’ambiente: infatti quei corridoi, quel le anticamere, quegli uffici dello Stadio Nazionale, negati alla luce del sole, suggeriscono l’immagine sconsolata di un intestino torto e ritorto (sì che un arioso Palazzo dello Sport è nei voti di tutti gli sportivi, per quando ci saranno i soldi necessari per costruirlo). Torniamo ai congressisti taciturni. Sono quelli ai quali spetta il maggior numero di sedie lungo i lati del parlamentare quadrato sportivo, i presiden ti a destra e a sinistra, i capi di fronte, i banchi dei giornalisti dirimpetto alla cattedra dei capi. Se gli sguardi fossero lana, alla fine d’ogni seduta una spesso tessuto si stenderebbe dagli occhi di Onesti e Zauli agli occhi di noi giornalisti: attenzione, cu riosità, sospetto e malizia tessono e ricamano que sta invisibile tela. Per consuetudine e deferenza ai
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cerimoniale il rappresentante del C.I.O., o il Bonacossa o il Thaon, seggono alla destra di Onesti, il presidente. L’ultima volta c’era il Thaon: il si lenzio fu suo, un compatto silenzio signorile. Non si può muovere appunto ai taciturni per il loro urbanissimo contegno visto che anche negli al ti consessi politici la regola del « chi tace accon sente » è largamente in uso. Senza contare che il silenzio non è uniforme come si potrebbe credere, ma, screziandosi e spezzettandosi in tanti atteggia menti sottilmente diversi e mutevoli, ha anche lui, vorremmo dire, la sua voce: una voce che soltanto gli esperti di assemblee sono in grado di percepi re con le loro antenne delicatissime. C’è il silenzio allo stato brado: l’onesto silen zio sferico di chi non ha niente da dire. C’è il si lenzio di chi passa il pomeriggio pigliando appunti i quali, dimenticati sul tavolo, rivelano la loro so miglianza con le figurine della geometria elemen tare. C’è il silenzio meteorologico del dirigente, na to con l’anima del marinaio, che fiuta il vento della discussione per orientarsi circa la migliore disposi zione della vela del voto. C’è il silenzio del con gressista che, cognito di letture dannunziane, fa il tifo per il pastore Aligi, quel tale che aveva dor mito per settecento anni. Nella categoria dei silenzi quello di Zauli, il segretario generale, ha un ruolo particolare, È il silenzio all’agguato. Succede quando un presidente qualunque di Federazione, in fregola di frondismo compito, s’alza per muovere ai capi qualche osser vazione la cui apparente ingenuità è una trappoletta dissimulata nell’erba delle parole cortesi. Il volto di Zauli ha i trapassi di certe miscele chimi che: modula dal grigio al giallo, dal verde al pao nazzo. Se in quei momenti accosti l’orecchio al pet to di Zauli chiudendo gli occhi, hai la sensazione d’averlo accostato ad un palo telegrafico: le parole, ancora allo stato di silenzio, fanno tremito e bru
sìo. L’altro tace, tutti guardano Zauli, Zauli parla. 1 suoi periodi calmi e filati sembrano uscire da un gomitolo di spago: se l’oratore precedente non sta in guardia c’è caso che, avviluppato da quei periodi sornioni si ritrovi alla fine, quando Zauli s’è seduto, legato come un salame. Anche i silenzi di Onesti hanno un loro carat tere. Sono le tregue e gli ornamenti del parlatore fecondo che sta zitto per civetteria professionale, alla guisa del pianista che tiene le mani in tasca fi no al momento in cui la gente, con insistenza, l’in vita a suonare. Allora Onesti arpeggia per trastul lo, senza impegnarsi a fondo perchè ancora non sa quale pezzo sarà gradito all’uditorio, se la rapsodia di uno spericolato rabbuffo, o l’elegìa d’un compli mento al Congresso, o la barcarola d’un mellifluo adescamento di consensi. Una volta il presidente fu così bravo in quest’arte ch’io, dall’altra parte del l’aula, non potei sottrarmi alla tentazione di scoc cargli un bacetto aereo, e lui ne sorrise, modesto e appagato. Questa è la vita d’un Congresso del C.O.N.I., vista dall'angolo dei suoi silenzi. In tempo di guar nigione avevo un generale che andava matto per gli aforismi, forse perchè credeva di trovare in essi le tessere per entrare gratuitamente nel Palazzo della Storia. Ne ricordo uno ch’egli soleva ripetere ogni qualvolta schierava le truppe davanti a sè, mute e sull’attenti. Diceva: « La moltitudine che tace fa paura ». Ho ripensato a questo motto durante l’ul timo Congresso del C.O.N.I., numerando ed osser vando i congressisti tenacemente silenziosi. Non mi facevano patera, ecco, ma poi ho pensato che forse tacevano pensando al modo migliore di propiziarsi le simpatie del Totocalcio, dispensatore avaro di sussidi, e nemico delle agitate discussioni. Sul fron tale del Totocalcio sta scritto: « Il silenzio è d’o ro », e molti congressisti hanno preso alla lettera l’epigramma faceto.
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DOPO LONDRA
risultato è stato quello che ""è stato: con i numeri non si discute. Ma, questa volta, cercare le attenuanti della sconfitta, di mostrare che essa è dovuta più al la sfortuna che ad inferiorità su terreno di giuoco, non significa, come in tanti altri casi, mendica re scuse: sibbene rimanere nel campo della realtà.
EQUIVALENZA TECNICA Schapman, Allah del « sistema » ha in Winterbotton il suo profe ta: l’interpretazione tecnica, data dal primo, delle regole del calcio per aumentare al tempo stessa la pericolosità dell’attacco e la soli dità della difesa, ha convinto da tempo gli inglesi; e conquistato, poco a poco, il favore di quasi tut to il mondo calcistico, Winterbot ton, col lavoro sapiente e paziente di lima, ha fatto della « naziona le » inglese la più formidabile — e, vorremmo dire artistica — espressione vivente del « sistema ». Consapevole dello sforzo com piuto e dei risultati raggiunti (13 goal segnati contro due subiti nei recentissimi confronti con Scozia e Irlanda) ben poteva l’allenatore — e, in certo senso, creatore — dello squadrone bianco asserire che sul terreno di quel « sistema » la sua creatura era imbattibile. Si fossero sforzati gli Italiani, di adottare ed imporre un altro me todo di giuoco .perché qualora avessero presentato una squadra si stemista, la loro sconfitta sarebbe stata inevitabile. Lo stimatissimo scrittore londinese di cose calci stiche, Ivan Sharpe, condividendo la idea di Winterbotton, della cri tica e dell’opinione pubblica bri tannica, scriveva la mattina stes sa del 30 novembre: « L’Inghil terra dovrebbe segnare oggi otto (sic) reti! ». Ora, il fatto sensazionale che supera di gran lunga il risultato matematico dell’incontro, è que sto: che contro l’opinione di tutti gli Inglesi, e della maggior parte degli Italiani, gli Azzurri hanno giocato col sistema a Londra con tro la migliore, in senso assoluto, squadra di professionisti inglesi, e ^hanno, tecnicamente, uguagliata. Fo-’o perchè possiamo dire onesta mente che, oltre e più del vantag gio del campo (clima fisico - favo revole, senza contare quello mora le). l’elemento imponderabile, co stituito dal caso, ha deciso quale delle due squadre in campo doves se vincere.
SUPERIORI IN DIFESA
Amedei scende in arca inglese e nello scatto ha superato il suo " guardianoma questi Io aggancia „ m modo da fargli perdere il controllo della palla,
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Col « sistema » è difficile stabilire una netta demarcazione fra difesa ed attacco: il giuoco non si svolge, infatti, per linee successi-
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ve, in modo da creare tra l’una e l’altra un distacco; ma in profon dità, chiamando, volta a volta, ben sette dei dieci uomini in campo (quando non li chiama tutti e die ci!) a insidiare la rete avversaria o a dfendere la propria. Leggete la cronaca del 30 novembre: Wil liams ha dovuto fortunosamente parare un tiro di Bertuccelli (non su tiro piazzato, ma in azione) e Rowley, il centro-attacco, ha evi tato un nostro gol sicuro, allonta nando la palla dalla linea fatale, a portiere inglese battuto. Di regola, però, si può scindere il comportamento della squadra, agli effetti d’un giudizio per set tori, in tre diversi aspetti: quello difensivo dei due terzini e del cen tro-mediano; quello offensive-di fensivo dei due laterali e delle due mezze ali; e quello offensivo delle due ali e del centro-avanti. Ebbene: la difesa italiana è sta ta nettamente superiore a quella inglese, allineando in Parola il mi glior uomo in campo che non si è limitato a rendere quasi nullo Rowley (il quale si è giuocato, a quanto pare, sul campo del Tottenham, il posto in nazionale) ma è stato onnipotente nell’intercettare i passaggi delle mezze ali e, talvolta, è intervenuto persino contro le ali. Quando Parola ha commesso un errore è venuto il gol di Rowley: e l’Italia ha per duto. Ma di errori ( intervento ri tardato) come quello di Parola, la difesa britannica ne ha compiuti almeno otto, sicché i nostri attac canti per almeno otto volte han no potuto tirare liberamente a re te. e non sono riusciti a segnare: e l’Inghilterra... non ha perduto. Degli altri due esterni difensori, Giovannini si dice abbia meno brillato; ma egli aveva di fronte un fuori classe come Finney affian cato. nientemeno, da Mortensen: ebbene, nè l’uno nè l’altro hanno potuto segnare e neppure fornire al centro-attacco la palla del gol, che è venuta da sinistra. Dobbia mo dedurne che come hanno torto gli inglesi a parlare di cattiva pro va dei « grandi » Finney e Morten sen. così noi siamo ingiusti nel sottovalutare la prestazione di Giovannmi. Egli ha fatto il giuoco che l’elevatissima classe di chi gli stava di fronte gli ha consentito di svolgere: e praticamente ha ot tenuto il suo scopo. Non ci soffer miamo sul comportamento di Ber tuccelli da tutti lodato. Insistia mo, invece, sul valore complessi vo. sullo snlendido affiatamento dimostrato dal blocco dei tre ter zini. E’ proprio necessario aggiun gere che le poche volte nelle qua li attraverso auel blocco la scon ci passata macchina dell’attacco in glese è riuscita a passare. Moro ha parato, con ouella sua classe che ha sbalordito gli inglesi e che non
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Moro sta per bloccare uno spiovente, mentre Pearson gli si fa incontro per ostacolarlo.
Parola è stato onnipresente nell'intercettare; si ò esibito anche in rovesciate come questa che hanno lasciato di stucco gli avversari.
ha sfigurato neppure davanti al pur grande Williams? Nel giudicare il trapezio offensivo-difensivo, è da elogiare la potenza, ben nota, di Annovazzi, apparso in campo come un gladia tore a sventare le trame dell’at tacco inglese. Ma come rifornitole di palloni il milanista si è dimo strato meno brillante; troppe vol te i suoi tiri sono finiti in campo avverso anziché sui piedi degli at taccanti azzurri. Piccinini, che condivideva con Giovannini il compito di frenare il tandem Finney-Mortensen, ha condiviso, an che con Giovannini le critiche del la stampa. E noi non siamo certo soli a pensare che è stato un erro re dei selezionatori d’anteporre il troppo giovane juventino al collaudatissimo, nonché fornito di si cura classe, nero-azzurro Fattori. Delle due mezze ali, mentre Lo renzi ha lavorato come un negro in copertura ed in attacco, non abusando del suo ostinato « dribling », Martino ha deluso: quel lo del campo londinese non era il clima più adatto per un « gioco liere » come lui. Gli è mancato il cuore, e forse, anche la resistenza fìsica. Con Carauellese — in precarie condizioni fisiche, e freschissimo sposo — l’italo americano è stato uno dei due elementi della nostra inferiorità all’attacco. Nessuno dei due, oltre gli errori nella condotta di giuoco, ha dimostrato, poi, di avere il piede centrato; e questa lacuna è apparsa anche negli al tri tre attaccanti (Amadei, Loren zi, Boniperti) che, però, hanno brillato in campo scavalcando spesso la difesa, anche estrema, dei bianchi e non segnando, ap punto, un po’ per deficenza loro, un po’ per bravura di Williams, e un po’ anche, per sfortuna. Con Puccinelli al posto di Carapellese, e Bassetto a quello di Martino, le cose sarebbero, forse, andate altrimenti. E questo non è senno di noi perchè per escludere Bassetto, prima di parlare di me nomazioni fisiche, si sono sparse voci di... incubi, di paurosi sogni, di insonnia; ma non era, forse, tutto questo un tentativo di imporre all’opinione pubblica una esclusione apparsa tanto strana dopo le prove eccezionali fornite da Bassetto? « Ma — si diceva — nelle ultime giornate del campio nato il sampdoriano è apparso giù di forma ». Al che si può risponde re che anche Annovazzi non ave va brillato, da tempo, nelle file del. Milan, ma nel grande incontro, ha ritrovato la sua classe come, pro babilmente, l’avrebbe ritrovata Bassetto. Inoltre, se per escludere questo ci si basava sulle sue ulti me prestazioni, allora perchè, per la stessa ragione non ‘escludere Carapellese?
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VERSO I CAMPIONATI MONDIALI
Ma non intendiamo, qui, recri minare; solo affermare che il no stro attacco avrebbe potuto, con p’tri d”° uomini, esser pari a Lon dra, a quello inglese che ha saputo sfruttare le pochissime occasioni favorevoli, mentre il nostro ha malamente perduto le sue; ed è proprio qui la ragione per cui — superiori in difesa, e almeno pari in generale, nello svolgimento del giuoco — abbiamo perduto. Questa causa di una immeritata sconfitta è, dunque, tale da poter essere eliminata, perchè si tratta solo di ritoccare, nei pochi punti apparsi deboli, il nostro schiera mento. Ben altrimenti irreparabile sa rebbe stata la nostra inferiorità se gli inglesi ci avessero tecnicamente battuto nella applicazione del « sistema » ormai divenuto classico; o, ancor peggio, se a quel « sistema » essi avessero — come si diceva — apportate va rianti efficaci, specialmente circa il giuoco dei terzini d’ala. Invece, niente novità; e dimo strazione che la più selezionata, allenata e lanciata squadra profes sionista inglese, in casa propria, ha dovuto sudare le tradizionali sette camicie per vincere di fortu na una partita, perfettamente equilibrata nella quale si poteva pareggiare o, indifferentemente,
veder la vittoria assegnata all’una o all’altra squadra. Da ciò si deduce che l’itajia ha tutte le possibilità di conservare il titolo di campione del mondo, che detiene da quindici anni, avendolo conquistato nel torneo del 1934 e vittoriosamente difeso in quello del 1938. Perchè, pur con cedendo ai sud-americani la pro babilità di piazzare le loro due più forti squadre, nel girone fina le a quattro, vediamo sempre ne gli ormai raggiunti « maestri » in glesi i più pericolosi nostri avver sari. Milita a loro favore una su periorità atletica che si traduce in « fiato » (cominciare e finire la partita con lo stesso ritmo) e in «potenza» (tiri lunghi, prepoten ti che sorprendono, scavalcano, creano, ad ogni momento, situazio ni e possibilità nuove). E questa superiorità atletica dà loro anche una forza morale che li sorregge nei momenti più delicati, facendo di ogni calciatore d’oltre Manica, volta a volta, lo stilista o il « fighter » che, mantenendosi (ma non sempre) nei limiti fissati dalle re gole, si pianta come uno scoglio in difesa contro le ondate avversa rie o si slancia come catapulta al l’assalto delle più munite difese. Rivincita contro i bianchi, e con ferma nel titolo di campioni del mondo: ecco la duplice mèta che l’incontro londinese del 30 novem bre ci ha additata, e ci addita, co me difficile ma non impossibile a conquistare nel 1950.
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L'ing. Barassi presenta al Duca di Athlone i componenti la squadra azzurra.
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Lo sport cristianamente inteso e praticato: è questo il programma che l’organizzazione cattolica per la gioventù intende attuare. A tale fine, il Centro Sportivo Italiano, erede della indimenticata F.A.S.C.I., ha creato una sua organizzazione anche più vasta, e già feconda di no tevolissimi risultati. Essa, peraltro, doveva e deve necessariamente rivolgersi a forze ed elementi spor tivi già formati o comunque a giovani che possiamo definire sportivamente ” maturi ”. Restano cosi esclusi o appena incertamente inqiiadrati e conside rati, nel campo sportivo, i giovanissimi: coloro che nella G.I.A.C. si usa classificare ” juniores”. Che, in definitiva, sono i più, e proprio coloro che per tempo bisogna prelevare dai vivai anonimi, far en trare nei recinti ben protetti da ogni insidia di cli ma, di tempo, di ambiente sociali dalla dubbia sa nità morale, o addirittura insalubri e predisponenti ad un inquinamento di abitudini, di idee, di coscien ze, per il quale a scadenza più o meno lontana, ma inesorabile, non potrà porre riparo efficace nessun legislatore, nessun medico di anime e tanto meno nessun taumaturgo politico-sociale. « Ju Sport 1950 » è intitolato il grandioso pro gramma di attività sportiva che si svilupperà nel prossimo anno organizzato dall’ufficio Centrale Ju niores della G.I.A.C. con la collaborazione tecnica del C.S.I., manifestazione che supererà « di gran lunga ogni iniziativa del genere presa nel dopoguer ra da qualsiasi organizzazione giovanile ». È stato intelligentemente rilevato da un edu catore di Azione Cattolica, Aldo Notorio, che gli « juniores » non possono praticare sports al di fuori della loro Sezione. Ciò per evidenti ragioni. La Sezione è un centro di equilibrate attività, spiri tuali, culturali, sportive. Il ragazzo vi riceve una formazione integrale. Spingerlo a praticare sport fuori della Sezione, giovanetto ancora immaturo, di sensibilità delicata, esposta ad offese ed impressioni di un « esterno » tanto rude quanto, oggigiorno, cor rosivo, è un compromettere seriamente tanto lavoro spirituale già inoltrato. È lasciare un bel campo in germoglio, senza siepe di difesa, senza guardia al cuna, in balìa delle scorribande di animali e di van dali. La G.I.A.C. entra in campo così, preparando per tempo i suoi giovanissimi, nello spirito, nella men te e nel fisico, in modo che d’ora innanzi la più adul ta organizzazione del C.S.I. riceverà apporti sempre più numerosi e meglio temprati. Apporti che an dranno a rinvigorire tutto lo sport nazionale. Le ge nerazioni adolescenti devono fiorire e rinvigorirsi grado a grado nelle loro « riserve », nelle loro Se zioni tra la Chiesa e la palestra, tra il sagrato e la scuola, tra la famiglia e l’assistenza di sezione: il
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SPORT SANTO
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cinema, la biblioteca, il ben vigilato circolo parroc chiale, le festicciole garbate e serene, le varie gare sportive parrocchiali e interparrocchiali, dove ra gazzi, famiglie e presule tornino a formare quella antica comunità cristiana che fu la vera « cellula », il vero centro originario ed ovunque moltip li conte si, da campanile a campanile, formatrice umile, ma gloriosa e immortale dell’Italia cristiana; e con essa delle altre grandi nazioni cristiane, sorte dopo il crollo pagano, di Francia, di Spagna, d’Irlanda ed Inghilterra, di Ungheria, d’Austria, di Polonia: in somma l’Europa cattolica, che sopravvive e soprav vivrà a tutti gli scismi, a tutte le eresie, a tutti gli ateismi: sopravvive e vincerà. Forse ci poniamo di fronte ad un troppo gran dioso panorama storico-sociale? Niente affatto. Co me la vita comincia dal seme e si orienta secondo il suo primo fremito, secondo i primissimi sviluppi di germoglio e di pianticella, nella unità come nella serie e nella vastità del seminato, così è per l’indi viduo e per le collettività umane. E con quella infi nità di sviluppi precisamente storici e sociali che non possono non essere prerogativa dell’umanità. Ecco, dunque, la G.I.A.C. addossarsi anche que sto delicato e fondamentale compito: della forma zione atletica e sportiva dei suoi ragazzi. Come giu stamente ha osservato Notarlo, non ha S.S. Pio XII detto che « lo sport è una scuola di coraggio, di sopportazione, di risolutezza, di fratellanza cristia na, che fornisce alle virtù soprannaturali un fonda mento solido e prepara a sostenere senza debolezza il peso delle più gravi responsabilità »? L’entità del compito e il peso delle responsabilità viene dato da queste cifre: 13.000 sono le Associazioni di G.I.A.C. (e con questo siamo poco più oltre della metà del' numero prestabilito, poiché le parrocchie sono circa 22.000...), 180.000 sono gli iscritti juniores. E per questo primo anno non meno di 30.000 saranno i concorrenti alle gare a Ju Sport»: una poderosa leva giovanile, che farà leva a sua volta su tutto il resto in attesa di essere smosso... Senza contare, in un movimento così grandioso, il rilevante numero di «seniores» che saranno impegnati sia come istruttori che come giudici di gara e organizzatori. Quale il programma. « Ju Sport 1950 », nel suo spirito informativo e nelle sue prove specifiche, na turalmente e agonisticamente sfornanti nelle rispet tive finali? Circa il concetto informatore di essi ci siamo già pronunciati, dichiarando che spirito, cultura e sport vengono a costituire unità educativa inscindi bile: e appunto per questo il terzo termine, sport, va esercitato dai giovanissimi in seno alla Sezione stessa. Bisogna aggiungere che sono state scelte le attività più vicine alle possibilità fisiche e mentali
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junior isliche, realmente formative e ricreative, vale a dire: Vatietica leggera, la pallavolo, il tennis da tavolo, la corsa campestre, la marcia in montagna. Per questi cinque sport stabiliti come obbligatorii, occorre un equipaggiamento semplicissimo ed una preparazione che tutte le Sezioni possono coltivare con la. partecipazione di tutti i loro ragazzi. Ma la « Busta Ju Sport » in questi giorni per venuta a tutte le Associazioni, in apposito fascicolo regolamenti ed in manifesto di lancio della compe tizione, contiene tutti i dati e le spiegazioni neces sarie per una completa informazione in proposito. Ne riferiamo qui i sonimi capi, non a titolo di dif fusione, a cui è già stato ampiamente provveduto dall'ufficio Centrale Juniores e dalla Presidenza del C.S.I., ma a scopo dimostrativo. Ecco: SPORT OBBLIGATORI
PERIODO
MARZO MAGGIO
MARZO
APRITE
NOVEMBRE GENNAIO
DICEMBRE FEBBRAIO
Atletica leggera questo campionato è a sè, e non si inserisce in quel lo corrispondente del C. S.I.)
Tennis da Tavolo (questo campionato è a sè, e non si inserisce in quel lo corrispondente del C. S.I.)
Corsa campestre (questo campionato dopo le eliminatorie diocesane si inserisce in quello del C.S.I.)
2° Trofeo della Montagna
AGOSTO
{questo campionato segue le fasi previste dal proprio Regolamento)
PERIODO
MAGGIO
SETTEMBRE
IUGUO AGOSTO
MARZO
IUGUO GENNAIO FEBBRAIO
LUGLIO
SETTEMBRE
FASI Gare di Associazione Tornei Foraniali Eliminatorie Diocesane Semifinali Regionali Finali Nazionali
Tornei Foraniali Pallavolo Eliminatorie Diocesano (questo campionato dopo Eliminatorie Provinciali le eliminatorie diocesane Semifinali Regionali si inserisce in quello cor Finali Nazionali rispondente del C.S.I.)
GIUGNO
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SP ORT
Gare di Associazione Tornei Foraniali Eliminatorio Diocesano Semifinali Diocesano Finali Nazionali Gare di Associazione Tornei Foraniali Eliminatorie Diocesane Eliminatorie Provinciali Semifinali Regionali Finali Nazionali Eliminatorie Diocesane Semifinali Regionali Finale Nazionale
SPORT FACOL.TAT IVI _____________ SPORT_________ _________ FASI_________ Gare di Associazione Bocce Tornei Foraniali (questo campionato è a sè, Eliminatorie Diocesane o non si inserisce in quel Semifinali Regionali lo corrispondente del C. Finali Nazionali S.I.)
Nuoto (questo campionato dopo le eliminatorie diocesane si inserisce in quello de! C. S.I.)
Pallacanestro (questo campionato dopo le eliminatorie diocesane si inserisce in quello del C.S.I.)
Sci (questo campionato segue le fasi previste dal pro prio Regolamento)
Cicloturismo ed Escursionismo (secondo i regolamenti che verranno diramati)
Gare di Associazione Tornei Foraniali Eliminatorie Diocesane Eliminatorie Provinciali Semifinali Regionali Finali Nazionali Tornei Foraniali Eliminatorie Diocesane Eliminatorie Provinciali Semifinali Regionali Finali Nazionali
Eliminatorie Provinciali Finali Nazionali
Diocesano Nazionale (cicloraduno dell'Anno Santo a Roma)
Sport obbligatori e sport facoltativi: una ridu zione ad un minimo comun denominatore efficace per tutti e base indispensabile per una formazione necessaria e sufficiente. Facoltà di ulteriore svilup po per chi ha mezzi e possibilità. E questi mezzi e queste possibilità possono verificarsi in uno o più degli anni interessanti ciascun partecipante. Co munque, per una maturazione fisica contemporanea a quella spirituale e culturale, il limite tracciato dalla pratica e dall’agonistica nell'atletica leggera, con l’annessa corsa campestre, la pallavolo ed il percorso di montagna è completo e di sicuro rendi mento a tutti gli effetti voluti. Può sorprendere die si annoveri fra le esercitazioni sportive e lo si am metta addirittura obbligatorio in programma, il ping-pong. Esso è più un trattenimento: ma effi cacissimo nelle sere d’inverno, quando non è possi bile esercitarsi fuori (i turni di lezioni di ginnasti ca non possono tenersi tutte le sere per i medesimi elementi) ed è sommamente educativo, oltre che per l'occhio, la tempestività, i riflessi, per la socievolez za dei giovani. Concorre a formare un insieme di cordiale e benevola intimità, di cortesia che in av venire avranno il loro benefico influsso sociale. Nel nostro paese, non abbiamo il « club » signorilmente inteso e garbatamente frequentato. Il tennis da ta volo è un coefficiente prezioso per attuarlo, e per tempo, fra i giovanissimi, e vi riesce molto meglio che il bigliardo o le boccette, che sono più « giuo chi » che trattenimenti sportivi leggeri, e, comun que, per adulti. Il tennis da tavolo può, inoltre, col suo spiccatissimo carattere agonistico dare impron ta, creare, alimentare ambienti e interni sanissimi. Nel programma « Ju Sport 1950 » non è com preso il calcio. Approviamo esplicitamente, noi cal ciatori, questa omissione, che non è esclusione, ma un rinvio a diversa sede che non quella juniores. In definitiva il calcio è ver atleti già formati e per gio vani maturi e rassodati nello spirito. In «Ju» si con sidera l’adolescente, e con la dovuta misura. Guai a porre troppa carne al fuoco: e d'altra parte il calcio è così assorbente e defatigante tanto che può disturbare e stornare l’applicazione allo studio sco lastico. Comunque, è esclusivista di per se stesso, e chi vi è dedicato non può certaznente rivolgere la sua attenzione e la sua passione ad altri sport. Non è detto, con questo, che la Sezione Junio res non possa avere anche la sua brava squadra di calcio affiliata ed operante nel C.S.I., ma gli junio res aderenti al programma integrale del «Ju-Sport>> restano incastonati — e preziosamente — in tale programma. Ad ossa e mentalità consolidati, potranno, volendo, anch’essi passare al calcio, così come dedicarsi alle maggiori responsabilità e soddi sfazioni di altre specializzazioni sportive. E con zina dotazione formidabile di energie mo rali e fisiche, di castigatezza di costumi e di forza fi sica e volitiva quali solo la purezza può dare. Ecco come la G.I.A.C. potrà al chiudersi di ciascun anno e di ciascun qzzinquennio lanciare nel l’agone sportivo e nelle gare del pensiero, del la voro e della produzione, generazioni di giovani elet tissime. Temprati alla pratica, alla tecnica, allo spi rito sportivi, ma prima ancora alla fiamma della fe de, alla linea del dovere, alla elevazione dell’uomo alle serene altezze insegnate dalle leggi divine. La prima leva formativa ed agonistica è stata così bandita e organizzata per l’immimente 1950, Anno Santo, nel segno di Redenzione. E l’Italia muove fin dalle radici e dalle gemme alla grande rinascita.
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Un gruppo di u Juniorcs » segue con vivo e cordiale interesse le emo ioncnti fasi di una gara sciistica riservata appunto a', giovanissimi.
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Ili11,1! Siili IMVERIVAIE Sport
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pionieri
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Su quest’argomento Marcel Kurz ha scritto, oltre ■dieci anni or sono, un intero volume di quasi cinque cento pagine. Oggi invece non se ne scrive più se non di rado, e senza alcun rilievo, in occasione delle « prime » che qualche solitaria cordata di appassionati si az zarda compiere scalando le rarissime sommità del la cerchia alpina ancora inviolate nella stagione che le rende maggiormente affascinanti e parimenti difficili da conquistarsi: l’inverno. Sono considerate ascensioni invernali dalla to talità degli organismi alpinistici europei, ed anche perciò dal Club Alpino Italiano, quelle imprese che vengano effettuate nel periodo che va dal 1 dicembre al 30 marzo. Praticamente quindi un pe riodo di quattro mesi. Pare però, anche in seguito alle notevolmente mutate condizioni climateriche, che tale periodo debba venire ristretto nell’ambito dei termini più brevi della sola stagione invernale astronomica mente parlando, cioè dal 21 dicembre al 20 marzo ■successivo- e ciò a ragione; poiché, chi conosce per pratica esperienza la montagna invernale, sa che ben diversa è la situazione dei massicci alpini nelle ■date estreme; e pei- innevamento, per la condizio ne delle creste rocciose e, soprattutto, per la no tevolmente mutata durata della giornata solare che, rispetto al dicembre, a fine marzo, risulta di ben quattro ore più lunga. Ciò significa una presenza di « vetrato » più ac centuata, una temperatura più bassa e, nei ghiac ciai, una copertura di crepacci diversa oltreché ad una assai maggiore possibilità di impegno da parte degli scalatori. In tutta la grande cerchia delle Alpi, rarissime ancora sono le vette che non abbiano ancora cedu to agli attacchi di questa forma di alpinismo da pionieri. Il Monte Bianco e lo stesso Cervino, pur resi stendo quest’ultimo a lungo alle aggressioni sem pre più numerose degli scalatori, vennero saliti per la prima volta, nell’inverno, oltre mezzo secolo fa. Successivamente, caddero tutte le maggiori vet te del continente dal Weisshorn, al Dent Bianche al Gran Combin, dall’Eiger alla Dent d’Herens e Aguille Verte ed a inoltre altre, forse minori co me quota, ma assai più impegnative come diffi coltà. Come dicevamo, solo più poche sommità riman gono ancora inviolate nella stagione invernale. Ad ■esempio, nel massiccio del Gran Paradiso, la cui vetta di 4061 metri venne salita per la prima vol ta nel 1887 dalla cordata Sella-Aitken-Maquignaz, delle circa duecento vette tra maggiori e mi nori che costituiscono i contrafforti secondari, nean che più una dozzina di cime sono rimaste irranNELLA FOTO A SINISTRA: Il Campanile di Money (m. 3478) Massiccio dei Gran Paradiso. Questa fotografia ò stata fatta in occasione della I. ascensclone invernalo alla tosta di Money (m. 3572) effettuata il 21 dicembre 1941. Il Campanile di Money — salito finora cinque volte nella stagione estiva — * a tutl'oggi vergine di salite invernali.
giungibili, fino ad oggi almeno, nella stagione in vernale. Per chi nutrisse velleità le elencheremo. Le Ci me di Broglio, il Becco di Valsoera, il Piccolo Pa radiso, le Punte Budden, i Gemelli di Valnontey, il Campanile di Money, il Becco Centrale della Tribolazione e, forse, un paio di altre sommità, tutte vette queste aggirantesi sui 3500 metri e rappresentanti imprese di una certa entità nello àtesso periodo estivo. Nel Gruppo del Monte Bianco pure pochissimi sono i picchi che ancora hanno conservato la loro verginità invernale e questi, nella totalità, si tro vano situati nei contrafforti secondari. La pre senza in questi ultimi anni di una funivia condu cente sino ai 3400 metri del Colle del Gigante, ne renderà certamente più viva l’attrattiva solleti cando maggiormente le velleità di conquista de gli scalatori invernali. Così pure il massiccio del Monte Rosa, nono stante la sua ventina di vette superanti i 4.000 me tri, praticamente ormai non nasconde più alcun mistero invernale che non sia stato svelato; an cora nel febbraio del trascorso 1949 è stato effet tuato il primo percorso invernale della Cresta del la Signal che conduce ai 4559 metri della Punta Gnifetti. Rarissime sono le vette tutt’ora inviolate dalla stagione invernale delle Retiche come pure delle Dolomiti. Non sempre come in genere accade, le prime sa lite invernali vengono tentate e realizzate per i percorsi che nella buona stagione risultano essere di minor impegno. Talvolta anzi, o per l’esposizio ne settentrionale del versante del monte o per es sere i percorsi più facili esposti al pericolo di va langhe od ancora per la lunghezza maggiore del tracciato, accade che l’itinerario estivo non è asso lutamente percorribile ed occorre seguire tracciati e varianti diverse o nuove e perciò doppiamente impegnative. L’inverno però con le sue prerogative, insidie e difficoltà che gli scalatori d’alta montagna ben conoscono: vetrato sulle roccie, innevamento co spicuo e conseguente pericolo di slavine e valémghe, temperature bassissime, giornate di luce mol to brevi, frequente impossibilità di usare gli stessi sci per la parte bassa dei percorsi e la sovente incapacità di uso delle normali basi estive di parten za, rendono questa forma di alpinismo veramen te degna dell’aureola di pionierismo e di leggendarietà che la circonda. Di certo che chiunque si sia accostato all’al ta montagna nella stagione invernale reca un ri cordo incancellabile di quelle sterminate distese nevose, di quei grandi silenzi ed immense soli tudini non disturbate neppure dal fragore del tor rente che tace rappreso dal gelo; e soprattutto del la purezza di quegli orizzonti sconfinati che giu stamente, venne detto, destano « estasi di infi nito ».
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È UN PROBLEMA CHE INVESTE LE SORTI DI TUTTA LA GIOVENTÙ
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LI SWL1 Tra i moltissimi articoli perve nuteci a seguito della campagna aa noi svolta in favore d’una rijorma dell’educazione fisica e spor tiva nella Scuola, pubblichiamo, oggi, questo del prof. Elio Ciammaroni, nolo e apprez'atn insej lauta di educazione fisica:
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« Stadium » s’è molto interessato e mol to si interessa della questione base della educazione fisica della gioventù: lo sport nella Scuola. Mi si permetta che anch’io esponga il mio pensiero in proposito. Dunque: in un questionario recentemen te sottoposto agli insegnanti si chiedeva se la educazione fisica dovesse essere lasciata nella scuola o dovesse esserne esclusa. E una domanda che dimostra poca preoccu alun- pazione sulle condizioni fisicne degli alun ni e come purtroppo il nostro insegna mento sia molto poco conosciuto e di con seguenza giudicato.
I.'educazione fisica continua ad essere sinonimo di ginnastica e ginnastica sino nimo di movimenti vari, eseguiti per rin forzare il corpo cioè i muscoli, la parte forse più trascurabile: sembrerebbe un pa radosso ma fa riflettere colui che esamina a fondo questo grave problema che inve ste le sorti di tutta la gioventù. Non voglio qui ripetere cos’è l’educa zione fisica, quanto difficile, delicato sia il suo insegnamento, quale influenza abbia sulla formazione dei fanciulli; troppo evi denti sono i pregi che la pongono in pri missimo piano nel mondo scolastico. Si potrebbe obbiettare però: è utile l’educa zione fisica come viene impartita attual mente nella scuola? Alla domanda — che, del resto, « Stadmm » ha già posto — si può rispondere fie essa investe un grave, annoso, grande problema tutt’ora insoluto e la colpa di questo stato di cose scaturi sce dall’errata impostazione dell’educazio ne fisica basala prima su considerazioni di carattere esteriore ed utilitario (la famosa preparazione militare fascista) ed ora sul concetto di diversivo dalle faticose lezioni teoriche. È semplicemente assurdo considerarla un diversivo; l'educazione fisica è preva lentemente formativa, eminentemente educativa e richiede tutta l’attenzione e la intelligente partecipazione dei fanciulli;
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essa è basata sullo studio dei bisogni dei
fanciulli: ciascuno di essi ha in sé delle forze naturali compresse, che se intelligentementc dosate risvegliano delle encrgic che ci consentono di formare il carattcre. I.a lezione di educazione fisica deve quindi perseguire due scopi:
1) quello di permettere al fanciullo di svilupparsi normalmente, sia pure alle volte in contrasto con le condizioni alitinaturali nelle quali è costretto a vivere; questo è lo scopo educativo; 2) quello di prevenire e correggere le deformazioni e le cattive attitudini con tratte durante la vita scolastica: questo è 10 scopo correttivo. Attualmente come è impostata, la lezio ne di educazione fisica nelle scuole, non raggiunge, ed anche solo in parte, che il primo scopo. E per il secondo che è anche esso importantissimo, come dimostrano anche le più grossolane statistiche scola stiche. cosa si fa? Assolutamente nulla. Anzi, esso è osteggiato per quieto vivere da parte di molti, timorosi di invadere 11 campo medico ed ignorato dalle autori tà che non hanno mai affrontato questo basilare problema, come è stato fatto e si stà facendo negli altri paesi. Normalmen te le lezioni ili educazione fisica hanno luogo tra una lezione teorica e l’altra e ci pongono di fronte ad una scolaresca i cui componenti, pure avendo quasi la stessa età cronologica, dal punto di vista mor fologico si presentano molto diversi; infat ti, accanto ai ragazzi forti c normalmente sviluppali ne abbiamo altri a sviluppo lento e gracili ed altri infine precoci ed indeboliti dalla spinta della crescenza e che molto spesso presentano deformazioni dovute anche alla prolungata e cattiva posizione sostenuta tra i banchi della scuola. Cosa può l’insegnante di fronte a questo gruppo di ragazzi così diversi tra loro? Poco; cerca di attuare una lezione composta di esercizi ad effetto generale e che alle volte sono insufficienti per il ra gazzo forte e troppo intensi per il debole. E allora possiamo parlare di educazione fisica vera e propria? No. se s’intende per essa quella disciplina che si è cosi poten temente affermata nei paesi più civili ac canto all’educazione morale ed intellettua le. diventa scienza pedagogica e tendente con esercizi razionali e progressivi a dare all'organismo umano quello stato di equi librio generale volgarmente chiamato sa lute; disciplina che deve rivolgersi all’u niversalità degli esseri e non più come la antica ginnastica ai soli individui forti. dosa bisogna fare per risolvere questo problema, cosi delicato ed arduo? Comin ciare col raddoppiare almeno le ore di in segnamento; impartire le lezioni, ove que sto sia possibile, per gruppi morfologici, simili per capacita e potenza c resistenza. È indispensabile, quindi, creare anche in Italia dei Centri di rieducazione fisi ca ove passino tutti i ragazzi componenti la popolazione scolastica. AI suo ingresso nella scuola il fanciul lo deve essere visitato dal medico che, coa diuvato dall'insegnante di educazione tìsi ca, lo assegnerà ad un gruppo: al primo se il ragazzo è sano e può svolgere la nor male lezione, al secondo se è debole ed imperfetto ed ha bisogno di un tipo par ticolare di lezione, al terzo se ha gravi ta re costituzionali per le quali l’educazione fisica nulla può fare. In tal modo verreb bero a cessare le poco edificanti richieste di esonero, sempre accordate. Al suo ingresso nella scuola il fanciulciullo verrà assegnata una cartellina bioti pologico ginnastica che lo seguirà per tut ta la vita scolastica e sarà tenuta aggior-
i nata annualmente almeno daH’inscgnantc <c dal medico che all’inizio dell’anno visi (terà gli alunni riscontrando i migliora imenti avvenuti, consigliando tempestiva >mente i genitori e trasferendo, se è il ca so, il fanciullo alla lezione del gruppo su ] periore. Soltanto cosi l’educazione tisica potrà essere apprezzata per quello che va le e potrà dare ai genitori degli alunni la imateriale possibilità di seguire anche lo :sviluppo fisico dei loro ragazzi. Attualmente essi non vengono seguiti da nessuno, perchè nessuno è in gratto di farlo specialmente i famigliali che quan do vedono il ragazzo mangiare e digerire sono tranquilli e non si preoccupano se iquesti abbia insufficienza respiratoria, una scoliosi o cifosi di crescenza, le spalle ca denti in avanti, le scapole alate, il dorso rotondo, il ventre flaccido, ccc. Tutti que sti difetti e lo si può notare giornalmen te producono nel fanciullo quél complesso di inferiorità che nessuno si preoccupa di ridurre ed annullare ridandogli la fiducia in se stesso. Infatti, non è facile che si consigli con il proprio insegnante e pensa che essendo debole tale resterà per sem pre. Occorre, invece, convincere gli alunni e i loro genitori che, eccettuate gravi de formazioni, un torace è sempre estensibile, un tronco modificabile, la respirazione profonda può sempre essere appresa c la capacità vitale sempre essere trasformata. Non mi dilungo oltre e concludo queste brevi note auspicando una riforma intel ligente dei corsi di educazione fisica nella Scuola e la costituzione dei centri sopra menzionati, ove la collaborazione piena del medico sportivo e dell’insegnante pos sa finalmente dare quei frutti felici che si attendono da troppi anni.
Klio Ci vili inumili
I campionati studenteschi del 1950 Il Ministro Gonella ha ricevuto al Mini stero della Pubblica Istruzione i rappre sentanti della Presidenza del Centro Spor
tivo Italiano, che gli hanno sottoposto il
programma di massima della VI edizione dei Campionati Nazionali studenteschi per il 1950. Detti
campionati
saranno
sviluppati
provincialmente a cura degli enti e di ini ziative scolastiche e saranno portati su base nazionale solo in talune specialità. Il Ministro Gonella, sentita la relazione
del prof. Soletti, vice presidente del C.S.I. ha espresso il più vivo compiacimento
per l'iniziativa, sottolineando la necessità che il Centro Sportivo Italiano continui ad occuparsi delle manifestazioni sportive stu dentesche specie nella loro realizzazione
nazionale. I campionati studenti medi, che avran no sviluppo nazionale sono quelli di sport invernali, atletica leggera, pallacanestro, nuoto e palla a volo. Per guesfultima
specialità,
anzi,
nello stesso 1950,
si a-
vranno per la prima volta in Italia ma nifestazioni agonistiche internazionali stu dentesche promosse dal Centro Sportivo Italiano.
DISCESISTI
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Vili HI ni
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Da qualche giorno il gruppo dei disce sisti azzurri o azzurrabili è a Corvara agli ordini dell'allenatore federale. Gino Seghi ed è molto probabile che al termi ne di questo allenamento collegiale si ad divenga alla designazione degli atleti che si imbarcheranno per il Nord America, per partecipare ai Campionati mondiali. È ormai deciso infatti che i fondisti va dano solo in Svezia ad addestrarsi sul ter reno olimpionico e sotto certi aspetti la decisione della F.I.S.I. va accolta con com. piacimento in quanto è forse più oppor tuno mandare ancora a scuola gli specia listi del fondo piuttosto che impegnarli in ima competizione dove un piazzamento scadente potrebbe awilirli. Ciò che non comprendiamo tuttavia è il ritardo nella convocazione dei fondisti rispetto a quella dei discesisti. Con ogni probabilità la ra gioite va ricercata nel particolare non dav vero trascurabile che mentre il discesismi dispone per fortuna di un paio di dozzi ne scarse di elementi da cui scremare la squadra italiana, i fondisti sono in nume ro tanto esiguo da non consentire o qua si un vero e proprio allenamento colle giale. Per questo c’è da complimentarsi con la F.I.S.I. per aver fornito nel comunicato di convocazione al raduno di Corvara un particolare che a molti potrà sembrare di scarsa importanza e che invece a nostro modo di vedere costituisce il motivo base per sperare per le prossime olimpiadi del 1952; qualcosa di più di quanto non fu possibile per i Giochi invernali di Saintliloritz. Si tratta dell’età dei convocati; e vedendo tanta gente al di sotto dei venti anni c'è sul serio da stringere la mano al buon Seghi che, mettendo il dito sulla pia ga e il consiglio direttivo della F.I.S.I. di fronte a un dato di fatto lampante, si è fi nalmente deciso di affiancare ai vecchissi mi azzurri, ai Colò, ai Chierrani, ai Ro berto Lacetelli e a Silvio Alverà dei ragazzi che le ultime leve sciistiche e forse prin cipalmente i campionati studenteschi han no fatto balzare in primo piano per tecni ca, spregiudicatezza agonistica e spirito di gara. È logico che il maggior contingen te dei discesisti azzurrabili è stato forni to, come sempre da Cortina d’Ampezzo e dall’Abetone, anche se, mancando in que-
La ■ campionissimo » Celina • Gino Seghi
13 ■E»
st’ultima locatila aa qualche anno i /non classe, scarseggiano i giovani. Cortina d’Ampezzo dunque avrà all’al lenamento collegiale di Corvara Albino Aliterà di anni 26, Silvio Aliterà di 28, De Bigontina Luciano di 26, l'anziano ed eslroso Roberto Lacedelli che ha raggivi le 30 primavere, in rappresentanza questi della vecchia scuola cortinese, dei Valle, dei Severino Menardi e di Alfonso Lace delli, ma anche dei giovani già fregiati di titoli nazionali anche se delle categorie minori o studentesche. Si tratta di litio Colli di 18 anni, di Luciano Costantini di 19. di (Alido Ghedina di ]9, di Alessan dro Menardi di 19, di Eugenio Monterà di 22. di Dino Ponipanin di 19, di Romano Rimoldi di 22 e infine di Piero Siorpais di 18 e di Sergio Cardini anch’egli di 18. Il Sestriere allinea nella formazione dei giovani preolimpionici due diciannoven ni. Carlo Schenone, proveniente da una famiglia di sciatori e di sciatrici di fama e Giuseppe Poncet. Lo Sci Club di Ma donna di Campiglio ha il suo rappresen tante in Bruno Burini di 18 anni, mentre da Vipiteno si aggiungono alla comitiva i fratelli Gartner, l’azzurro Carlo di 26 anni e Arturo di 22. La Val Gardena e rappresentata da Ermanno Xogler. stram bo nel carattere quanto nella pratica del lo sci e Otto Giudi un ventenne di cui si dicono meraviglie. Infine l'A belone con il 32.o Vittorio Pienoni il 29.o Zeno Colò e il 23.o Alessandro Petrucci degno conti nuatore della stirpe dell’Olindo Petrucci. Ben piti ridotta è invece la schiera delle ragazze. In lutti questi anni ben poco è saltato fuori, sicché a Corvara fors’anche per disponibilità di tempo sono state con vocate oltre naturalmente alla campionis simo ma ormai trentenne Celina Seghi, la diciottenne Giuliana Cominuzzo e la ven tiduenne Enna Pelisier, tutte e due dello Sci Cervinia.
È facile constatare come l'allenatore dei discesisti abbia buttato e non certo a ca so lo sguardo sugli clementi che più sono apparsi attivi nelle gare di seconda e ter za categoria della scorsa stagione. Dove re gna piuttosto il buio è tra i fondisti e non ci stancheremo mai di suggerire alla F.I. S.L di essere larga di aiuti e di collabora zione d’ogni genere per il nuovo recluta mento sciistico. Abbiamo accennato nell’ultimo nostro articolo ad una serie di gare lanciate dal Centro Sportivo Italiano e riguardanti in particolare i giovani: i Campanili alpini per i piccoli sciatori che sviluppandosi quest’anno già dalle vacanze natalizie prò. mettono un reclutamento davvero notevo le di ragazzi dai 10 -ai 15 anni, alla attraeente disciplina dello sci; e il triatlon sciistico che obbligherà gli Juniorcs, dai 16 ai 20 anni a compiete' una prova di fondo prima di affrontare le due più af fascinanti discese. Un programma notevo le annuncia anche il C.U.S.I. mentre VE. X.A.L. si limiterà ai raduni escursionisti ci invernali e al campionato a pattuglie, manifestazioni che giovano certo e ottima, mente alla propaganda dello sport bianco. Il calendario della F.I.S.I. comprende una serie di manifestazioni eccezionali, e non soltanto per quanto riguarda lo sci, ma anche e specialmente il ghiaccio, che ha una federazione a sè, e il bob o guido
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slitta, rimasto fedele alla stessa Federa zione degli sport invernali. A Cortina si è infatti al lavoro per la messa in scena dei Campionati mondiali di bob che seguiranno a fine gennaio, quelli nazionali. Torna certo a merito eschisino degli organizzatori e dirigenti anipezzani l’essere riusciti ad attrarre sulla perla delle Dolomiti l’attenzione non sol tanto del mondo sportivo ufficiale italia no. ma anche di quello internazionale. Vero è che Cortina d’Ampezzo ha avuto assegnate le Olimpiadi Invernali del 1956 in virtù delle sue eccezionali qualità or ganizzative, della sua completa attrezzatu ra alberghiera che oggi non teme concor renze di sorta in tutta Europa e forse nel mondo. Ma anche per le qualità tecniche dei suoi dirigenti: Otto Menardi. Federi co Ternack, Angelo Bocci. Igi Menanti, Romeo Manaigo, Felice Mariotti, Luciano Rimoldi che si uniscono alla schiera dei maestri d'eccezione, quali Renalo Valle, Severino Menardi. Ghedina. Alverà, Lace delli. tanto per nominare qualcuno delle molte decine la cui fama ha varcato or
mai le Alpi. Intanto in attesa delle Olimpiadi e in attesa della posa della prima pietra del grandioso palazzo del ghiaccio. Cortina è già pronta a ricevere i guidatori più fa mosi di bob di tutto il mondo: gli imput. sivi americani, i metodici e cronometrici inglesi, i tecnici svizzeri, gli esperti e va lenti austriaci che si misureranno con gli ardimentosi azzurri in gran parte naturai, mente cortinesi. La bella pista di Ronco, che tante ma nifestazioni ha permesso negli anni scorsi e che la passione di Federico Tcrchach con l'aiuto degli albergatori locali aveva riassettato lo scorso anno, ha subito nuo ve e più radicali modifiche, e questa volta con la partecipazione diretta del C.O.N.l. che giustamente si preoccupa di valorizza re e appoggiare gli impianti sportivi cor tinesi in quanto fanno parte integrale del le attrezzature sportive italiane.
Cosi alla vecchia pista di Ronco sono state apportate delle altre, quasi tutte prò. I un gate nei raccordi di entrata e di usci ta e ciò per consentire maggiori velocità e assicurare la massima incolumità ai con correnti. Sono stati spianati e levigati i ter rapieni e infine si è complctamente rifat ta l’ampia curva di arrivo, nei pressi del torrente Ronco. Ma anche la parte acces soria è stata resa degna di competizioni mondiali. Una grande rimessa per 21 slit te a due e altrettante a quattro è stata realizzata in prossimità dell’arrivo, utiliz zando il tetto della medesima per un'am pia tribuna. Un'altra tribuna è stata in stallata alle « grandi esse », il punto certo più difficile e spettacolare del percorso, mentre tribunette minori sono state col locate in altro punto. Ciò che più conta però è la creazione di una nuova auto strada che dall’arrivo condurrà in pochi minuti alla partenza sicché al vecchio mu. lo verrà sostituito un capace automezzo per trasportare concorrenti e slitte nel punto supcriore. Complessivamente la pista dopo le ul time rinnovazioni risulta di m. 1634 con un dislivello di 153. La sua pendenza me dia è del 9% con un massimo del I2<^. Comprende 17 curve a sezione parabolica e ciò che più conta è munita di un acque dotto proprio che assicura il mantenimenlo della superficie ghiacciata nelle curve come nei rettilinei. Ogni curva è inoltre collegata con la cabina di cronometraggio da un impianto telefonico mentre è stato installalo un servizio speciale di cronome traggio a cellula foto-elettrica, al centesi mo di secondo. Quando a questa messa in scena tecnica, diremo artificiale si aggiunga lo scenario incomjiarabile che s’apre sulla destra del ia pista e di fronte-, la visione delle Tofa ne e sul fondo quella delle « Tre cime di Lavaredo » c’è da chiedersi se al mondopuò esistere qualcosa che supera il traccia to di Cortina.
I Zeno Colà, U più forte dlsceiiata azzurro
X'a ber
Orientamenti ciclistici li
di Xalale Bertocco
Quando queste prime impressionini capiteranno sotto gli occhi dei lettori di « Stadium », con tutta probabilità il Congresso Ci clistico di Trieste sarà in pieno svolgimento, se non già agli ar chivi. Purtuttavia ho la presunzione di ritenere che gh argomenti trattati non saranno davvero passati di moda ed il Congresso avrà avuto appena modo di sfiorarli, preso da cento divagazioni come accade or mai in tutte queste riunioni ple narie di nessuna utilità tecnica e organizzativa, ma fors’anche pro pagandistica, se si toglie la gioia di tre giorni di svago una volta a Napoli e l’altra che so io a Mon tecatini o a San Remo. Quest’anno è stata la volta di Trieste, un po’ lontanuccia ad onor del vero dall'epicentro cicli stico ma egualmente gradita per chè Trieste ha un fascino tutto proprio e, diciamolo con schiettez za, se non esistesse bisognerebbe inventarla in quanto ha la virtù di toccare le corde del cuore e rinverdire quel certo spirito na zionalistico che, gratta gratta, trovi in tutti gli italiani, anche in quelli che nazionalisti non voglio no essere per partito preso o, for se meglio, per posizione presa di... partito. Bando agli scherzi ritengo che la proposta più simpatica che si udrà a Trieste sarà quella di un delegato, pare emiliano, il quale avrà l’ardire di chiedere al Parla mento delle biciclette: « Ma, a co sa servono questi Congressi? ». A nulla, o quasi, mi permetto di rispondere io. anche se la mia vo ce proviene flebile dal loggione. A nulla e posso dimostrarlo. Delle tre o quattrocento persone, più o meno delegate, presenti, sì e no una decina prenderanno la parola e poiché si conoscono in preceden za questi dieci oratori impeniten ti, per mandato, affermano, rice vuto dai rispettivi Comitati re gionali, vado ripetendo a me stes so se proprio non sia il caso d’ora innanzi di far riunire codeste per sone che di ciclismo sanno tutto, ben comprese certe manipolazioni niente affatto chiare, chiuderle in una stanza oer qualche giorno e lasciarle sgelare ben bene sino a
che non avranno sul serio trovato la comunità di vedute e soprat tutto di programmazione. Potrà sembrare ironia ma sta di fatto che l’U.V.I. ha perduto la sua compattezza proprio dal giorgior no che ha voluto riprendere la vecchia denominazione di « Unione ». Molti sono i problemi sul tavolo del tonante Congresso. Diceva giustamente in questi giorni un collega che si occupa di faccende ciclistiche e che dietro le biciclet te ha percorso quest’anno almeno 30 mila chilometri, come ciò che contano siano gli uomini e non le idee. Tutti i piani sono buoni a seconda di come vengono realiz zati ed è presumibile che ciascun uomo andando ad una presidenza abbia il proprio. Altrimenti non avrebbe ragione di farsi eleggere, a meno che il « bluff » non sia tanto grande da far prevalere esclusivamente la propria persona o meglio il nome a qualsiasi pro getto. In effetti il ciclismo ha avuto una evoluzione diversa da quella di anni addietro. Lo si può divide re oggi nettamente in due grandi branche: professionistico e dilet tantistico, anche se quest’ultimo ha un certo agganciamento alla piccola industria senza il quale, elevato com’è il costo delle bici clette e delle gomme, vivrebbe as sai male. Il professionismo vive ormai di vita propria agganciato alle gran di aziende industriali o editoriali, le uniche del resto che possono permettersi il lusso di stanziare capitali, per lo sviluppo di mani festazioni a largo raggio e di grande risonanza nazionale, tale da compensare l’impiego dei capi tali stessi. Le grandi manifesta zioni su strada, le uniche che ren dono veramente alla pubblicità commerciale più che alla propa ganda tecnica, sono monopolio delle suddette aziende che se ne servono quale strumento prezioso e fruttuoso per il lancio dei propri prodotti o delle proprie pubblica zioni. Si osservava giustamente all’ultimo giro della Lombardia, in una conversazione cordiale, presenti taluni dirigenti delle Ca se e della stessa Associazione dei
Corridori Professionisti, come l’at tività maggiore debba essere or mai concordata direttamente dal l’industria e dai corridori, sicché alla Federazione non rimane che ratificare quanto i promotori mag giori stabiliscono limitandosi tutto al più di suggerire lievi modifiche di carattere tecnico. D’altra parte, si fa presto a com pilare un calendario, difficile è realizzarlo. I professionisti mostrano e non soltanto a parole la propria indi pendenza nei confronti della Fe derazione e sì e no tengono fede agli impegni assunti con le pro prie « Case ». Tutto il resto non ha importanza. Se un Coppi decide di parteci pare al Giro di Francia è chiaro che fisserà il proprio programma in maniera da essere in efficenza per quella data, in quanto si deve presumere che se Coppi toma al Tour, torna per vincere. Tutto il resto non conta per lui. Ben com presi purtroppo i « campionati del mondo » che il grande atleta escluderebbe a priori dal proprio calendario qualora la sua parteci pazione alla grande corsa a tappe francese che costituisce realmen te, siamo sinceri, il vero campio nato del mondo assoluto su strada, sia effettiva. Così può dirsi per gli altri attori di primo piano del mondo ciclistico, per Bartali, Ma gni, Leoni, Ortelli, Maggini, Con te e via di seguito. E il discorso porterebbe lontano. Val dunque la pena di cambiare argomento e di dire all’U.V.I.: il ciclismo ha un’attività di natura diversa da quella calcistica e da qualsiasi altra branca sportiva. L’U.V.I. ha la fortuna di avere un patrimonio giovanile di ecceziona le valore. Deve saperlo conservare e indirizzare. Gli Enti che si sono affiancati al movimento ciclistico, se discipli nati e sorretti, possono dare dei vantaggi effettivi in quanto ben si sa come la vita agonistica dei ci clisti, qualunque sia la loro clas se e il loro valore, costa cara alle Società. ' i ha L’Unione Velocipedistica questi puntato forse troppo in r ---- ultimi anni alla parte professioni-
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stica. dimenticando quella ben più importante sviluppata dalle cate gorie minori. Si è parlato nei «congressini» regionali della « Scuola del ciclismo ». Possiamo anche portare al plurale questa iniziati va ma rimarrebbe pur sempre inadeguata alle effettive esigenze del movimento ciclistico degli al lievi e dei dilettanti. Più logica dunque appare l’idea presentata da alcuni vecchi dirigenti di svi luppare questa iniziativa sul pia no regionale e oserei dire sociale, visto che agli atleti manca proprio quella parte associativa, che può educarli, formarli, istruirli. Gli atleti corrono una volta la settimana e un’altra volta al mas simo vanno ad allenarsi. Per tutti gli altri giorni, sportivamente par lando, sono degli sbandati qual siasi. Forse perchè manca ad essi realmente una Società e un am biente dove questi giovani sporti vi praticanti dovrebbero trascor rere ore simpatiche dopo il lavo ro o dopo la scuola. I Comitati Re gionali hanno cento problemi a disposizione se vogliono effettiva mente prendere delle iniziative. Una Scuola del ciclismo prati cata in ogni Provincia, nel perio do invernale in ispecie, può rac cogliere centinaia di alunni e non soltanto dirigenti ma anche atleti, all’oscuro di tutto. Manca ai no stri ragazzi persino la conoscenza del regolamento di corsa, manca l’arte del saper correre e ciò che apprendono è soltanto frutto di furbizia, non di tecnica. Manca nel periodo invernale in ogni Pro vincia, una palestra cpn un buon insegnante di educazione fisica, per sviluppare un corso razionale preciclistico, tanto utile nel perio do invernale quanto prezioso, in seguito, nel corso della stagione. Mancano delle lezioni pratiche sulla tecnica del ciclismo. Manca la coscienza di società e di attac camento ai propri colori forse perchè ripeto scarse sono le sedi e meno ancora frequentate. È questo un po’ il difetto di tut te le società sportive italiane. Sia mo d’accordo che le sedi costano, ma anche nelle poche che esistono l’attività interna e l’impiego della stessa non va oltre il solito bigliardo, o i tavolini per le « carte ». L’U.V.I. deve preoccuparsi an che di questo. Deve pensare alla formazione di una coscienza spor tiva, di una onestà sportiva, di una morale sportiva nei giovani che si indirizzano volontariamen te e con largo spirito di sacrificio personale allo sport ciclistico — si tratta in effetti di modesti ap prendisti, di lavoratori autentici che non provengono certo da fa miglie benestanti .salvo rare ecce-
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zioni —, ma deve in particolare abituarli oltre che alla vita ago nistica anche a quella sociale e per ottener ciò occorrono delle ini ziative e l’esempio degli anziani, se è possibile. Giorni addietro ho avuto modo di partecipare a Roma ad un sim paticissimo simposio dei veterani sportivi della capitale. Modesto il menù ma in compenso abbondan tissimi i discorsi. E tutti sullo stes so tono, tutti dello stesso calore, tutti sullo stesso tema: «voglia mo, noi anziani, venuti allo sport dal nulla e vissuti con nulla nel lo sport, essere ancora di guida ai giovani. Vogliamo irradiarci nelle Società, ciclistiche in ispecie, in quanto siamo convinti di poter portare il calore del nostro entu siasmo e, ci sia permesso dire, an che la nostra esperienza, nei ra gazzi che possono saper correre, ma che mancano certo di una co scienza e di una formazione spor tiva interiore ». Sappiamo che tra l’Associazione dei veterani sportivi e gli organi ufficiali dello sport, non corre buon sangue, per talune asserzio ni un po’ precipitose, sembra da parte dei... vecchi. È un dissidio che va sanato al più presto. Pos siamo essere d’accordo sulle gare agonistiche dei veterani e sulla opportunità o meno di non per mettere a degli anziani di cinquant'anni di correre ancora col cronometro alla mano. Ma non basta una qualche divergenza di ordine tecnico per mettere all’in dice un movimento che rappresen ta una vera forza morale, la conti nuità dello sport. Se i pionieri non avessero svi luppata cinquantanni addietro la prima attività, derisi dall’opinio ne che oggi si accalca negli stadi, ignara forse ancora della vera espressione dello sport, non avreb be lo sport stesso quella risolu zione nazionale e internazionale che lo pone ormai sullo stesso pia no delle maggiori iniziative socia li ed economiche. Troviamo dunque il modo di sa nare il dissidio. Il Congresso di Trieste può fare anche questo, co sì come deve richiamare l’U.V.I. al proprio vero compito: la cura e l’impostazione dei giovani; la valorizzazione e lo sviluppo delle società; la vita e il progredire dei Comitati regionali, in una forma più dignitosa ed efficace. Sono questi i numeri più inte ressanti del programma triestino. Certo più utili del movimento professionistico e delle cento e cento discussioni su taluni avve nimenti, tipo campionato del mon do ai quali forse, solo noi italia ni diamo importanza.
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IIIIIIIISN ILLUSTRATA da BINDA <li Vittorio Spositi
lilla vigilia dell’Assemblea annuaLlle delle società ciclistiche italiane a Trieste mentre s’iniziava il torneo dei pre-congressi regio nali in funzione di orientamento della posizione da assumere nei confronti dei reggitori uscenti dal la presidenza dell’U.V.I. comincia rono anche le solite manovre elet torali. Adriano Rodoni eletto a Napoli per un quadriennio aveva voluto per atto di solidarietà con i suoi collaboratori del C.D. (la cui ele zione valevole per il corso di un anno sollevò tanto scalpore per il movimento dissidente di un grup po di società e di dirigenti) met tere in palio la presidenza. Ge sto simpatico che gli accattivò di colpo molte simpatie che si era alienate durante il 1949 con alcuni suoi atteggiamenti amletici, per certe sue incongruenze e per una serie di errori che in suo nome erano stati commessi nel campo te cnico organizzativo dagli uomini preposti al funzionamento tecnico della Federazione. Ma il gesto di solidarietà di Ro doni non fece diminuire d’inten sità il lavorio sotterraneo per lo accaparramento di deleghe, e di voti, favorito dal fatto che a con trastare la conferma a presidente di Adriano Rodoni sorse — uffi cialmente — la candidatura del Comm. Mairano — l’attuale pre sidente della Federazione italiana Pallacanestro — che non da que st’anno è solleticato di tentare la sorte in campo ciclistico abbando nando palle e cesti, per ruote e tubolari. La presenza di un candidato a contrasto, diede esca agli appetiti regionali, poiché ognuno di quanti hanno in pugno gruppi di società mercanteggiarono i voti dei quali
Adriano Rodoni
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erano possesso in cambio di provvedimenti a favore della pro pria regione e di cariche — a pre ferenza quella di vice presidente — nel Consiglio direttivo. Qual cuno lavorò in sordina — e non mancavano emissari che segretamente viaggiavano per negoziare alleanze — qualche altro aperta mente sostenne, come il cam pano Comm. Improta, che i pro pri voti indipendentemente dal valore dei due avversari in lotta per la presidenza sarebbero anda ti a chi avrebbe promesso e ga rantito maggiori vantaggi al ci clismo meridionale. Tutto ciò è tutt’altro che bello, perchè non torna davvero a vantaggio nè dell’U.V.I. nè del ciclismo; ma che volete farci, finché il sistema de mocratico che in politica è teori camente il migliore, verrà usato per eleggere uomini che hanno compiti tecnici e organizzativi, non si può credere che l’U.V.I. marci sicura su vie nuove di effi cienza e di successo. Sarebbe lo stesso che ad eleggere il Ministro putacaso delle Finanze o della Giustizia fossero le legioni di im piegati del ministero stesso, da gli inservienti agli archivisti, dai commessi ai funzionari di grado A. Naturalmente Rodoni e Mairano non si sono limitati nella lotta elettorale a cercarsi degli amici e a garantirsi dei voti facendo delle promesse ed hanno esposto dei programmi tecnico-elettorali per i quali finalmente il ciclismo italia no troverebbe quel riassetto che s’auspica inutilmente da lunghi anni. Il comm. Mairano, diffondendo il suo progetto quel famoso pro getto che presentò l’anno scorso al Congresso di Napoli, che fu appro vato in linea di massima, e che
Rodoni realizzò in parte nel corso dell’annata. Progetto che divide l’U.V.I. in tanti settori netti, pre cisi; tecnici, legislativi, finanziari, organizzativi con una serie di commissioni. Dicono molti che il progetto sia ottimo. Per mio con to non sono d’accordo. Lo trovo, anzi, elefantiaco al punto di ren dere l’U.V.I. pesante e impedita nei movimenti come un uomo obe so. Mi perdoni il comm. Mairano, io ho della simpatia personale per lui, però quale uomo che dia un efficace riordinamento all’U.V.I. non ce lo vedo, ma sarò contento se un giorno dovrò ricredermi. Adriano Rodoni non ha parlato, invece, di riorganizzazione inter na della Federazione. Egli ha pun tato diritto sul bersaglio tecnico enunciando una serie di proposte di riforme alle carte federali, so prattutto importanti nella parte che si riferisce all’attività e all’or dinamento del settore professioni stico e al miglioramento dello sport ciclistico giovanile. Contem poraneamente ha lanciato il col po grosso, sensazionale: la istitu zione di una grande scuola di ci clismo stanziando 11 milioni per la sua realizzazione ed il suo fun zionamento iniziale. Più che una scuola sarà un centro di cultura, che tutti dovranno frequentare: corridori (dagli allievi delle corsette ai professionisti), ufficiali di gara, da quelli delle corsette di Peretola a quelli delle grandi pro ve internazionali, dirigenti centra li e periferici, direttori sportivi di Società e di Case industriali, ecc. Una grande scuola, una specie di università, insomma, con sva riate facoltà e — naturalmente — con un Rettore... magnifico! È in teressante al riguardo della scuo la in parola quello che Alfredo Binda disse ad Alberto De Watten uno dei redattori del parigino Equipe. Binda e De Watten trovandosi assieme un giorno, parlarono a lungo e si trovarono d’accordo nel rilevare che i problemi in campo ciclistico sono identici in Italia e in Francia. A prima vista tutto sembra ma gnifico in casa De Watten come in casa nostra. Entusiasmo, folle straripanti, organizzazioni ottime, disciplina, ordine dei servizi, con trollori esperti, appassionati, ma a guardare bene l’intimo delle co se, se si interrogano sportivi diri genti, industriali, organizzatori, giornalisti ed i corridori anche, ci si accorge che ci sono problemi che turbano i sonni dei responsa bili dell’attività ciclistica. La que stione principale è quella dell’ele fantiasi dei calendari pei' i quali si corre troppo, particolarmente fra i giovani che sono male gui
dati e spesso vittime della me galomania di direttori sportivi in competenti. Alfredo Binda colse la palla al balzo ed illustrò al suo egregio interlocutore il progetto del suo presidente Rodoni. « Io sono un artigiano della pa ce — disse il tre volte campione del mondo — ed il mio ultimo la voro è consistito nell’attuare la riconciliazione fra Adriano Rodoni e l’avvocato Ambrosini e con una grande felicità sono riuscito all’in tento. Ve ne spiego il perchè: da Rodoni, principale animatore dell’U.V.L, e da Ambrosini, critico e competente ascoltatissimo in Ita lia, dipende in effetti la creazione di una scuola italiana del ciclismo. Un esperimento fu già tentato nel 1942, ma restò allo stato embrio nale e non si occupò d’altronde che della creazione di dirigenti. Oggi si guarda molto più in là. La scuola servirà volta a volta alla creazione di dirigenti, di di rettori sportivi e soprattutto di corridori. Fra questi, dilettanti, indipendenti e gli stessi profes sionisti, a turno, saranno invitati a frequentare dei corsi quindici nali ogni anno. Sarà illustrata co me deve svolgersi la loro parteci pazione alle grandi classiche na zionali ed internazionali, saranno consigliati su come si dovranno allenare per le prove che saranno chiamati a disputare ». «. Accade spesso — continuò Binda — che i nostri giovani che si recano a gareggiare all’estero vanno incontro all’ignoto. Essi sa ranno illuminati su quello che sa rà il percorso sul quale dovranno correre o quali gli avversari che dovranno incontrare... « L’idea di Rodoni è stata ap provata all’unanimità dai suoi collaboratori e 11 milioni di lire sono stati assegnati e tenuti in riserva per assicurare il via del funzionamento della scuola che troverà certamente sede nelle vi cinanze immediate di Milano ». Fin qui Alfredo Binda. Ora mi sembra che il progetto sia più che ottimo anche se i suoi avversari sostengono che è stata una botta lanciata, come si dice in linguag gio schermistico con ottima scelta di tempo, combattendo con Mai rano sulla pedana di Trieste. Sia pure; ma non si può negare che la realizzazione del progetto darà al ciclismo un contenuto tec nico-scientifico fino ad ora scono sciuto. Però ci vorranno degli inse gnanti adeguati e numerosi. Va bene Ambrosini in veste di... Ret tore Magnifico, ma gli altri dove trovarli? Nelle file dell’A.N.U.G. attuale? A no davvero!
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« ... boxo priva di dilesa, che espone quindi facilmente ad
Tn materia di boxe conoscere
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pericoli significa prevenirli
. del prof*. Giuseppe Da Cava, presidente della F. I. H. S. L’esperienza di molti anni qua le medico della F.P.I. mi ha dato modo di osservare un gran nume ro di pugili, di studiarli intima mente non solo nello studio pro fessionale ma anche nel loro stes so ambiente, nelle palestre, sui ring, raccogliendo le loro impres sioni e le loro confidenze, ascol tando le discussioni e le osserva zioni dei tecnici. È questo il solo modo, io credo, di studiare inti mamente la patologia da pugilato e cioè le lesioni che possono esse re conseguenti a questa attività. Da questa massa di osservazio ni ho potuto trarre delle conclu sioni che qui brevemente rias sumo. Il primo fatto da mettere in evi denza è che raramente si trovano fra i pugili casi di lesione dei pol moni e del cuore. È uno sport la boxe che sviluppa la potenzialità di questi organi senza allatto dan neggiarli. Più frequenti invece, e direi ca ratteristici, sono i disturbi del si stema nervoso. La sindrome del punch-drunk (o pugile suonato)
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cosi come è stata descritta dal Martland di New York riguarda i casi ormai gravi e senza più spe ranza di regressione o di stazio narietà. Lo studio accertato di più di 300 pugili da me praticato ed i cui risultati sono stati da me pre sentati alle Journées Médicales di Bruxelles e riportati in una re cente monografia, ha dimostrato che questa sindrone può essere sommariamente divisa in tre sta di e che se il pugile è fermato nel la sua attività nel primo o secon do stadio essa, in genere, regre disce o resta stazionaria: donde l’importanza di quello che sto per riferire. La sindrone si presenta specialmente nei pugili professio nisti (è assai rara nei dilettanti) che praticano una boxe elemen tare. scarsa o priva di difesa, e che espone quindi facilmente ad essere colpiti al capo. Sono indi vidui coraggiosi e battaglieri, che profittando delle proprie capacità di incassaggio, scoperti fidando sulla propria potenza e aggressi-
vita piuttosto che sull’abilità te cnica. Il primo stadio della malattia si manifesta in genere poche setti mane o anche pochi giorni dopo un combattimento particolarmen te duro nel quale il pugile è an dato K.O., ma più spesso che ha subito una grave punizione. È ca ratterizzato da un cambiamento del carattere: il soggetto è eufori co, si sente bene, sicuro di se stes so della sua bravura, e si dichia ra ingiustamente sconfitto. Vi è una leggera punta di megalomania nel suo comportamento. Negli esercizi fisici però non è più così sciolto come prima, è piuttosto ri gido ed incoordinato. Questi sintomi più che dal me dico vengono per primo notati da gli amici, allenatori e famigliari. Questi sintomi, se il pugile resta a riposo per il periodo di qualche mese, regrediscono: in caso con trario si forza lentamente e rapi damente il secondo stadio. Secondo Stadio - fi caratteriz zato dall’aggravarsi dei fenomeni psichici: il pugile diventa arro-
gante, permaloso, sospettoso. Cer ca dei combattimenti da fare ma difficilmente trova organizzatori disposti ad ingaggiarlo perchè nel frattempo è diventato glass-jaw; si stabiliscono allora in lui idee deliranti. Egli si crede perseguita to dai dirigenti ritiene che il suo valore non sia riconosciuto. In tal caso però diventa aggressivo. Nel lo stesso tempo sono comparsi al tri sintomi: il pugile nel cammi nare talloneggia: all’alt tende a cadere in avanti. Le pupille non reagiscono più bene alla luce. In •oltre la parola diventa aburrattata, arrotolata. Ha spesso vertigini e cefalee. Dallo stadio secondario si passa insensibilmente allo sta dio terziario. In questo stadio i pugili hanno già in genere abban donato la boxe, ma continuano a prestare la loro opera nelle pale stre o arene sportive. La loro idea zione è lenta, e così la loro com prensione. La memoria è diminui ta. A volte il soggetto sembra as-
sente, altre particolarmente loqua ce. Il viso è senza espressione, la parola è sempre più inceppata, scarsa la volontà di lavorare per una specie di abulia. Sono in ge nere soggetti perduti per la so cietà che trascinano faticosamente la loro vita ricordando agli altri le glorie del proprio passato. Qual’è il~ meccanismo con cui questa sindrome si produce? Gli ÀA. che si sono interessati dell’ar gomento pensano che si tratti di minuscole emorragie cerebrali conseguenti ai numerosi colpi al capo ricevuti. Noi,, pure accettan do questa ipotesi in parte, credia mo che nel genere della malattia abbia notevole importanza un ri lievo da noi fatto con Tesarne ra diografico del cranio. La radiogra fia del cranio dimostra infatti in questi soggetti un notevole ispes simento della parete che in ter mine tecnico viene chiamato endocr aniosi. Questo reperto che è stato da
noi riscontrato su tutti i pugili che presentavano la sindrome, anche nei primi stadi, ci permette dun que di riconoscere con un dato ob biettivo, resistenza di essa quando ancora è possibile, inibendo ai soggetti l’esercizio del pugilato, far sì che la malattia regredisca o re sti stazionaria. Conosciuto dunque il male è ur gente porre in atto ogni mezzo utile per prevenirlo. È appunto con questo alto obiet tivo che F.P.I. ha già da tempo attuato norme mediche precise per il controllo dei propri pugili. È mia convinzione che con la stretta osservanza di tali misure e di tutte le altre che potranno es sere suggerite dall’esperienza gli incidenti saranno ridotti alla pura fatalità ed il pugilato potrà con tinuare ad essere un magnifico mezzo di sviluppo fisico ed un’ot tima scuola di coraggio e di san gue freddo.
Il classico K. O.: un colpo secco al mento e 11 pugnatore ò » fulminato» L'arbitro conta i dieci secondi, prima di porre fine al combattimento
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Tutto è bene ciò che finisce bene. Cosi avranno pensato quei molti che temevano in un movimento rivoluzionario nelle de cisioni e nelle elezioni della Federazione motociclistica. Bianchi può essere soddi sfatto. Siamo certi che egli manterrà la promessa data al momento della accetta zione della nuova investitura presidenzia le da parte del Congresso, « per servire so prattutto gli interessi dello sport motoci clistico». Interessi che hanno bisogno di un tutore in gamba che sappia ascoltare le necessità e le aspirazioni di zone che at tendono una rinascita sportiva e motori stica. Parlare delle deficienze propagandisti che dell'Italia del Sud non è una cosa nuova per i Congressi motoristici. Ed an che in questo fiorentino, svoltosi sotto la patema e competente presidenza dell’On. Arrigo Paganelli, le lagnanze dei rappre sentanti meridionali non sono state po che e, speriamo, non inutili. Si è inteso dire che i motoclubs del sud, praticamente sono abbandonati a sè stes si, che sono divisi, quasi avulsi dalla Fe derazione che ha con loro soltanto rap porti burocratici. Francamente, anche am mettendo che si sia un po' esagerato, la denuncia è grave. Si continua a lavorare soltanto sulla terra già dissodata, e non si intende bonificare? Non si vuol dar vita nuova e prolifica a quei centri dove c’è bisogno della scintilla vivificatrice dell’as sistenza federale tecnica e propagandisti ca? Il tema è vecchio. E non soltanto per il settore motociclistico. Tuttavia si pre senta sempre attualissimo per una risolu zione favorevole. Siamo certi che il presi dente Bianchi, affronterà anche questa spinosa questione del Sud e nel senso mi gliore. Ma quante altre cose non dovrà siste mare Bianchi? Se molto è stato fatto mol tissimo c’è ancora da fare. La grande mas sa motociclistica italiana deve divenire una grande famiglia; deve sentirsi, nello ambito federale, non soltanto guidata, ma sorretta, tutelata. Tra le prime cose da rivedere c’è l’assicurazione dei corridori. Anzi^ bisognerà studiare una forma assicu rativa più ampia, che si estenda a tutti gli affiliati. Occorrerà dare alla massa moto ciclistica provvidenze, sia pure sotto forma ' organizzativa e assistenziale che invogli no tutti coloro che sono fuori dell’ambito
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federale ad affigliarsi, a dhenii. parte operante del motociclismo sportivo e turi stico nazionale. Troppo pochi sono i tesse rati: 42 mila su oltre 600 mila motocicli sti circolanti. Bianchi nella sua esposizione ha detto fra l'altro, che il Consiglio ha avuto sem pre di mira la causa dello sport in gene re, senza parzialità per nessuno. Bene. Vuol dire che se qualche deficienza — non tutto può essere perfetto — si è veri ficata, si riparerà in seguito. Dove non ci sentiamo di essere d'accordo con lui è quando dice che non si possono affiliare i micro-motoristi in quanto, questi non possono, per ora, considerarsi motociclisti veri e propri e che soltanto quando in essi si sarà formata una coscienza motociclisti ca si potrà spalancare loro la porta fede rale. Ci permettiamo di dissentire da que sta tesi. In primo luogo non ci sembra buona politica rifiutare una corrente di forze fresche che non domanda altro (an che al proprio bilancio...) che di passare dal ronzante motorino alla rombante mo tocicletta magari di 500 cm.; poi dire che ad essi manca una « coscienza motociclisti ca», di grazia, vorremmo proprio sapere se cotale coscienza si misura con i centi metri cubi del motore che si adopia o che si è in grado di comprare. Il comm. Bianchi è giovane. Ma si ri corderà certamente che le prime motoleg gere si chiamavano biciclette a motore e i cavalcatori di esse bicimotoristi. Anche allora si guardava dall’alto in basso a que sti mezzi... leggeri da parte dei motocicli sti che caracollavano baldanzosi sulle ci lindrate da 1000 cmc. Ma da parte fede rale non si trascurò di inquadrare le nuo ve forze. E a quanto ci ricordiamo, tanto per fare dei nomi, proprio dai bicimoto risti vennero fuori i Taruffi e i Rossetti. Dunque, anche la « pratica micro-motori stica » è da rivedere. Non si potrebbe, per essi, studiare una categoria a parte? Per chè lasciare questi appassionati del moto re fuori dell’ambito federale? Comunque son tutte cose, queste, che verranno attentamente vagliate, e risolte nella migliore maniera. Non è uomo Bian chi da fare orecchi da mercante a propo ste che vengono portate sul tappeto della discussione. Egli ha troppo a cuore lo svi luppo del motociclismo italiano. E poi co me non tener conto della vittoria morale ottenuta dalla relazione presidenziale in Congresso? Le opposizioni, le critiche sono state ad una ad una annullate. Anche se queste critiche d’opposizione partivano da temi che per il bene dell’organizza zione motoristica dovrebbero essere accet tati in blocco. Difatti, con molto buon senso. Bianchi ha detto che sarà lieto che gli oppositori di oggi siano i suoi collabo ratori più attivi di domani. E, speriamo, che cosi avvenga.
Come abbiamo detto in nostri preceden ti articoli il nostro motociclismo ha biso gno della più assidua cura federale. La motocicletta, non dimentichiamolo, da principio strumento di sport e di ve locità, è oggi un efficacissimo strumento di lavoro. Oggi la moto, merito precipuo delle industrie italiane, può marciale con sicurezza assoluta di rendimento e di con tinuità, su tutte le strade, su tutti i per
coli. mche su quei « fuori snada » sui quali il cavallo può... impuntarsi e l’uomo a piedi arrancare faticosamente c con len tezza.
Allo sport, nei settori rcgolaristico e agonistico, si deve il progresso gigantesco della velocità motorizzata affidata all'equi librio folgorante sul filo di due ruote. Al lo sport e alle sue manifestazioni si deve la grande efficace propaganda in favore della moto.
Appena una ventina di anni orsono non si richiedeva dalla motocicletta, su lungo viaggio, una velocità superiore ai-10-50 chi lometri orari, anche se sui circuiti si pote vano vedere bolidi speciali correre oltre i cento: sul terreno pratico del traffico non si poteva esigere di più. Ma oggi abbiamo visto quali medie si possono raggiungere con tutta sicurezza di tenuta di strada. E la riconferma l’avremo nella annunciata ripresa della Milano-Taranto per la ef fettuazione della quale la Federazione ha ricevuto un cospicuo contributo da una casa costruttrice. Il giovane, l’uomo d’af fari non può non essere attratto da questo mezzo veloce ed... economico (per modo di dire! Comunque economico nei confronti delle automobili). Dieci e più anni di sport c di lotta internazionale ad oltran za hanno prodotto il pressoché perfetto strumento odierno. E ciò dobbiamo dirlo, per particolare merito (guardate i motoscoters) dello sforzo ideatore e costruttivo italiano. Il perchè della particolare cura che la moto ha avuto in Italia è analogo a quel lo che ha consigliato i nostri costruttori ad attendere più, in automobilismo, ai mo delli di piccole c leggere vetture che del le grandi. Economia di costo, di consumo di carburante, configurazione geografica e caratteristiche stradali; la necessità, la scarsezza di materia prima c di mezzi fi nanziari hanno aguzzato l’ingegno, fatto sprizzare l’estro inventivo, affinato, l’inge gnosità costruttiva, provocato la creazio ne di gioielli. Quei gioielli di moto indi menticabili, a partire dalle 125 di cilin drata, sino ad ottenere quelle 250 tipica mente italiane, superbe nella velocità co me umili nel consumo che prime ebberoconsacrazione di gloria al Tourist Trophy; coronate da un formidabile schiera mento di 500 crac. che dominano per ve locità, tenuta e robustezza. Emanuele Bianchi ha, tra l’altro, alla presenza dei delegati dei 382 moto clubs affiliati, degnamente commemorato i 35 caduti dello sport motociclistico. Ha ri cordato Castcllanza, perito a Monza, Banchini a Poggibonsi, Magni e tutti gli altri valorosi. Tutti gli illustri caduti di questo anno per la causa di quella « moto » che è uno degli strumenti preziosi del febrile lavoro odierno. Generoso sangue ha tinto di nuova porpora il gagliardetto dei <i centauri » che sono alla testa di un eser cito la cui essenza di vita ha la risolutiva rapidità di azione sui campi del lavoro, della produzione c dell’agonistica. I caduti si onorano e si perpetuano co si, facendo insegna della loro fede, del lo ro slancio, del loro sacrificio.
Marco Angelini
HI SISTEMA fi vera novità della stagione ,—calcistica in corso è da ricer carsi nell'indirizzo tecnico che, oggi, tutte le squadre della massima divi sione, seguono. Sistema è il nuovo verbo calcistico. Come è stato possibile arrivare a questa totalitaria adesione quando, al sito apparire, il sistema, fu deriso prima, e successivamente ostacolato e combattuto anche da tecnici e competenti di provato valore? Il naturale evolversi di ogni disci plina può essere ritardato, mai fermato. Così è stato anche per questa tattica di gioco che rappresenta un chiaro migliora mento nei confronti del metodo. L'alto di nascita del sistema, è rappre sentato dalla pattila giocata dalla nostra squadra nazionale, contro l’Inghilterra, nel lontano 1935. Il risultato, bugiardo nel punteggio, può avere illuso gli assen ti. non certo i presenti che poterono con statare, de viso, quanto netta fosse la su periorità di gioco dell’avversario sulla nostia formazione metodista. La partita di rivincita, giocatasi a Milano, non fece che dare conferma della constatazione effettuata sul campo londi nese. Con la scomparsa poi. dai campi di gioco, degli ultimi campioni della » ge nerazione felice » il metodo venne a svuo tarsi di ogni suo contenuto, ed ha così inizio la sua lenta fine. La nuova generazione, uscita dalla guerra, per necessità di cose, tecnicamen te povera, si è trovata, così, a cavallo, fra il morente metodo e l'ancor troppo gio vane sistema il quale, un po' perché agli inizi, molto perchè non corroborato da un apporlo tecnico da parte di chi incomin ciava a praticarlo, si trovò, piti vittima che colpevole, bersaglio delle piti aspre critiche. Chi seppe far tacere queste critiche iti lo scomparso « Torino » al quale va. fra gli altri, il merito di avere permesso al sistema di potersi affermare su larga sca la. Migliore alfiere non si poteva avere. Comunque, allo stato attuale delle cose, dobbiamo convenire che se gli inizi sono stati superati non per questo possiamo di re di avere raggiunto la mela. In fatto di sistema non parliamo an cora, tutti, lo stesso linguaggio, ci sono interpretazioni troppo personali, non si ha ancora una idea ben chiara, precisa e definita e dove maggiormente queste di scordanze affiorano è nella pratica attua zione di questa nuova tattica di gioco. Di ve, l'indirizzo sistemista essere rigido op pure elastico? Deve, cioè, l’avversario di-
non tutti parliamo lo stesso linguaggio
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corso di una stessa azione di gioco, deve essere ugualmente ed istantaneamente af ferrato dal giocatore stesso in modo da trovarsi sempre nella posizione migliore per prevenire ogni intervento dell'avver sario.
Ecco il sistema: si procede a coppie; ma come gli innamorati litigiosi...
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retto essere sottoposto a l imo stretto c severo controllo opp ile può godere di li na certa libertà... controllata? Ai fini dii gioco quest'ultimo caso dovrebbe es ere il solo ad attua-si. i i (pianto, ogni giocato re. pur dovendo sottostare a quelle che sono le ca-atteristic'ie fondamentali dell'indirizzo sistemata. deve avere una cer ta libertà di movimenti c non perdersi, in tutto il corso della gara, in un vano rincorrete l'uno, c sfuggire l'alno, il di retto avvcisario, alti intenti i giocatoli, controllore e controllato, non hanno più possibilità di mettere in mostra il meglio delle propiie qualità. Se il campito si li mita solo a distruggere, e tale diventa se ci si attiene esclusivamente, alla stretta marcatura, si viene a svuotare la vera es senza del gioco del calcio.. Per paralizzare ogni movimento del di retto avversario non occorie esserne il.à carceriere, seguirlo in ogni suo pasjio; l'avversario si puu e lo si deve isola.c con intelligenza, con un lavoro sottile di in tercettainento, di antic.po. Ecco che cosi si raggiunge il duplice scopo di elimina re il diretto avversa, io e nello stesso te-..po inette.e in mostra il meglio delle pro prie qualità, sia tecniche che agonistiche. È naturale che per fare ciò occorre che il giocatore sia in possesso di requisiti atletici superiori alla media comune; ed è naturale che, in carenza di elementi di valore, il livello del gioco ne lisenta. Ma, a parità di valori, l’indirizzo sistemista dà, al gioco, maggiore varietà, situazioni sem pre nuove ed impensate, il tutto poi so stenuto dal massimo rendimento sia atle tico che tecnico e tattico del giocatore. Volendo pur dare un peso relativo ai con fronti, non possiamo convenire che la ci fra di gioco, svolta nel quinquennio si-
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s’.emista granata, è stato di gran lunga stille iorc a quello svolto dalla Juventus, nel quinquennio bianco-nero, e tenere presente che l’undici juventino vantava nei confronti di quello granata un mag giore numero di clementi di elevata clas se. Nondimeno dobbiamo dire che gli ele menti base del giocatore metodista limangono tali, ed ugualmente necessari, al gio catore sistemista solamente che questo ha bisogno di una maggiore e ]più completa preparazione atletica ed uni più pronto adattamento ai diversi ruoli, in quanto 10 « scambio dei posti » è l'arma prima per sfuggire alla marcatura del proprio avversario. Si suole comunque dire che con il si stema i compiti del terzino centrale (nel metodo perno c fulcro di tutto il gioco della squadra) siano ridotti a bj.i poca cpsa. Errore, in quanto sia l'uno che l’al tro. operando nella zona più delicata del terreno di gioco non possono se non ave re sempre compiti di alta responsabilità. Indubbiamente il lavoro, in indirizzo si stemista, è oia meno giavoso, è diminuito 11 suo apporto al gioco offensivo ma, al contrario, è divenuto il perno di tutto lo impianto difensivo; il suo è ora, un lavo ro sottile, diffìcile, intelligente al massi mo dove, più che forza e polmoni ci vuo le cervello. Ma dove, particolarmente, vogliamo int.atiene.ci è sulla marcatura cui deve es sere sottoposto l'avversario nel senso che, se in determinati momenti è bene che sia stretta e serrata, in altri può e deve esse re piuttosto elastica; mentre, in altri an cona, il seguire l’avversario nelle sue scor ribande si viene ad incorrere in un vero e proprio errore tattico. Il fulmineo suc cedersi di queste diverse situazioni, nel
Soffermiamoci un istante sui diversi tempi cui deve essere ispirata la condotta del terzino di centro nei confronti del suo diretto avversario: piti questi rimane entro l'area di rigore e più ha bisogno di essere strettamente sorvegliato; se vi ri mane ai margini sorvegliato sempre, ma a distanza ravvicinata, se poi se ne allon tana. in misura sempre piti crescente, c l'azione gravita sempre nelle vicinanze della area di rigore, non lo si deve più seguire altrimenti si incorre in un mador nale errore tattico. Si viene cioè a lascia re sguarnita, della propria presenza, la propria area di rigore che in quel mo mento anche se la minaccia non è imme diata è pur sempre incombente. Con ciò vogliamo dire che in un deter minato istante non ci si deve piti preoc cupare dell’avversario diretto ma del ruo lo che copre, della zona del terreno di gioco in cui dovrebbe operare. Alfine di distogliere, il terzino di centro, dai suoi compiti prettamente difensivi, il centro attacco cosa fa? Cuoca arretrato con la chiara intenzione di risucchiarsi così il diretto avversario, ma con il vantaggio inestimabile di lasciare l'area di rigore sguarnita, del suo più prezioso difensore, a vantaggio dei propri compagni di linea. Niente di nuovo sotto il sole, il latto che il centro attacco giochi arretrato non è certo una novità portata dal sistema. In pieno periodo d’oro metodista ricordo che la prima linea dello Sparla, di Piaga, gui data. allora, dal fortissimo belga Braille, si disponeva ad arco concavo rispetto al la difesa avversaria e ciò appunto per sconvolgere i piani tattici di noi difenso ri, e guai lasciarsi adescare! Anche il terzino d’ala non deve lasciar si risucchiare dal suo diretto avversario se questi gioca molto arretrato ;al contrario lo deve sempre seguire nelle scorribande che costui tenta nel senso trasversale del campo in quanto esso ricorre a questo stratagemma alfìn di sottrarsi sì all’avver sario, ma soprattutto per avvicinarsi mag giormente all’arca di rigore e, possibil mente, senza «angelo custode", il che porterebbe ad un uomo libero, in area di rigore, o immediate vicinanze. Nei lunghi anni della mia attività cal cistica spesso mi capitava di essere supera to, specie nelle azioni di contrattacco, dal mio diretto avversario d’ala. Orbene se questi puntava direttamente a rete allo ra, se non interveniva il mio compagno di linea, erano guai, ma sovente, e non certo intelligentemente, il mio avversario, proseguiva nella sua corsa lungo la linea laterale con l'intenzione, evidente, di crossare poi, al centro. In tal caso io non lo seguivo ma puntavo direttamente ver so la mia area di rigore e ciò con non po ca sorpresa da parte dei miei stessi com pagni. Ma il mio ragionamento era chia ro e semplice: arrivare nell’area di rigo re. possibilmente, prima che vi giunges se il pallone.
Paolo Agosteo (ex tenino nizurro)
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I GIOVANI MLLÌTLETICI <1 i
Terminala ormai la stagione agonistica dell'atletica leggera, dirigenti e tecnici stanno lavorando per approntare i piani di attività per l’anno venturo. Mentre il 1949 è servito per dare una nuova impo stazione ai quadri maggiori, il 1950 do vrà affinare le qualità degli atleti maggio ri per i quali si prospetta una grande competizione: i Campionati Europei a Bruxelles. Tenuto conto degli innegabili ed ecce zionali progressi compiuti in tutte le na zioni, è evidente come, fin d'ora, la ma nifestazione in Belgio si presenti ardua per i nostri rappresentanti. Giustamente la Fidai si sta preoccupan do di questo ed ha stabilito appunto particolari disposizioni, affinchè gli azzur ri. che saranno prescelti per Bruxelles, possano presentarsi nelle migliori condi zioni possibile c tenere cosi alti i nostri colori.
Anchc noi siamo perfettamente allineati con i tecnici della Federazione di atletica. I Campionati d’Europa saranno non certo facili per i nostri c sarà utile prepararsi degnamente per quelle specialità in cui gli atleti italiani potranno avere possibi lità di onorevole piazzamento, se non ad dirittura di vittoria. Vogliamo però richiamare l'attenzione non solo dei dirigenti, ma anche dei tecni ci sulla più vasta situazione del nostro atletismo.
Senza voler nulla rimproverare ad alcu no, vogliamo cioè rammentare di non puntare con tutte le forze sul solo, sia pu re grande, obbiettivo dei Campionati Eu ropei. Andranno a Bruxelles, infatti, da venti a trenta nostri atleti, ma resterà in Italia una massa non indifferente di altri elementi, parecchi dei quali giovani, gran parte vere speranze per i Giochi Olimpi ci del 1952. Il compito dei dirigenti non sarà quin di solamente quello di ottenere una no stra buona affermazione nel Belgio, ma sarà assai più vasto e più largo. Stiamo purtroppo notando una eccessiva mania che possiamo chiamare di « campioni' smo » in talune sfere direttive, mania che fa spesso trascurare le giuste ed anzi ne cessarie esigenze di una vastissima massa di appassionati e di praticanti. Cerchiamo di, spiegare il nostro con cetto.
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Ciri a c li i
Il campione dell'atletica leggera è. nel novantanove per cento dei casi, prodotto di selezione da una grande quantità di atleti. Ora. se la propaganda per l'atletica leggera non viene sempre curata come de ve, se non ha le sue vaste c capillari ma nifestazioni ben difficilmente si raggiun ge lo scopo. I campioni che oggi abbiamo — ed in verità non sono molti, rispetto a quelli delle altre maggiori nazioni euro pee — dovranno in genere, in un giorno non lontano, cedere la posizione di privi legio. se non in campo nazionale certa mente in quello internazionale. Spesse volte, dopo ore ed ore di inutili Abbiamo pronti, in tutte le specialità, giovani capaci di colmare i vuoti che veiranno certamente a verificarsi? Nella stagione teste terminata è stato svolto in Italia un buon lavoro di reclu tamento e di propaganda: Campionati studenteschi. G. 1’. dei Giovani, Sfera di \rgento. G. P. Mezzofondo, leve giova nili. tornei goliardici, hanno portato in dubbiamente qualche buon frutto ed anche qualche eccellente risultato. For se possiamo affermare di intravedere già, tra gli atleti migliori seleziona ti da queste manifestazioni, qualche cam pione in erba, qualche ragazzo dotato di quella classe che potrebbe permettergli di indossare la maglia azzurra ad Helsinki. Ma (pianto è stato fatto ci sembra non sia ancora sufficiente.
Ad esempio, il contributo delle grandi masse studentesche è stato relativamente scarso, in rapporto all'elevato numero di ragazzi. Ed entra qui un altro ragionamento. La atletica leggera non deve essere considera la — è bene ripeterlo ad ogni occasione — uno sport a sè. Una certa esasperazio ne. quando pensiamo ad altre attività sportive, ci farebbe addirittura affermare che. più che la ricerca dei campioni, l’a tletica leggera deve esser intesa come sa lutare esercizio fisico, come base indispen sabile per ogni altra forma di sport, Oia se domandate alla gran massa dei giova ni dai 14 ai 18 anni quanti possano esser tra loro i praticanti dell’atletica leggera avrete certo una risposta sconfortante.
Ecco perchè anche se abbiamo afferma to come il lavoro di propaganda della sta gione 1949 è stato scarso e come invece sia necessario potenziarlo, senza perderlo mai di vista. Ecco perchè insistiamo nel con sigliare ai tecnici c dirigenti di non pun tare con tutte le loto forze all’eletto grup-
po degli azzurri per Bruxelles, ma di ri servare anzi una gran parte di energie e di mezzi alla cura ed al perfezionamento delle masse giovanili.
Chi si interessa dell’atletica leggera ha anche una missione. Non deve solamente appagarsi del risultato maiuscolo di que sto o quel campione, di una vittoria o di un eccellente piazzamento.
Giustissima soddisfazione anche questa, ma necessaria di essere confortata da un complesso di buon lavoro per i giovani.
Comprendiamo spesso l’entusiasmo ed anche la responsabilità di molti dirigenti, ma in fondo la loro maggiore soddisfazio ne deve esser quella di aver bene merita to per la causa dello sport.
Cosa chiediamo dunque di preciso pol lo sviluppo dell'atletica leggera fra i gio vani? Che vengano potenziate, e possibil mente sviluppate, le manifestazioni già organizzate nella stagione 1949, che poi ne siano indette altre, soprattutto per risve gliare passione ed interesse tra gli studen ti. Si può ottenere certamente assai di più, sotto ogni aspetto, ed i benefici si peseran no non solo dal punto di vista della sa nità fisica, ma anche, c specialmente, da quello della morale. Deve spettare anche alla FIDAL questo compito educativo, tanto più tenendo pre sente la necessità deH’atlctismo italiano di poter disporre di un maggiore numero di elementi di primissimo piano, ai quali spetta anche il compito di creare, con il fascino derivante dalle loro imprese, la strada migliore e più facile per una affer mazione della specialità basilare. Ed ora. poiché ci siamo rivolti alla F.I. D.A.L.. vorremmo consigliarne i dirigenti a trovare un sistema per incoraggiare ed anche per premiare parecchi di quegli oscuri lavoratori dello sport i quali con ammirevole tenacia, alimentata solamente da una grande passione, trovano tempo c mezzi per diffondere le basi prime dell’a tletismo c riescono a portare negli stadi, nuovi clementi e talvolta a scovare persino qualche campione.
Tanto per fare qualche esempio; sapete a chi spetta il merito dì aver • creato • un giovane atleta sul quale si appuntano tante speranze dei tecnici, il mezzofondi sta Tagliapictra? Esclusivamente al prof. Bovi, che ha forgiato l'atleta e l'ha porta to veramente alla ribalta della notorietà. Come il prof. Bovi ci sono in Italia pa recchi appassionati c competenti che dan no il loro contributo, in genere sconosciu to a tutti, di capacità e di volontà. Sarà bene ricordarsi di questi benemeri ti, sarà bene dar loro un riconoscimento del merito.
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Ora che è chiusa la stagione atletica occorre provvedere alla futura attività I
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atletica oramai sta chiudendo i batlen.
ti e compilando i suoi bilanci. La ?./. L D.A.L. dà mano agli allenamenti colle giali e gli atleti ripongono le scalpine nel l'armadio in attesa di ricalzarle non appe na l’aria si intiepidisca. I tecnici discutono attorno i risultati raggiunti e si preoccupano di quello che si potrà fare il prossimo anno, quan do gli atleti nostri saranno chiamati a di sputare a Brusselle i canipionati europei quei campionati che, creati dall’Italia nel 1934 — la prima sede di disputa fu Lorino — servono ora magnificamente ad in dicare la strada da seguire per migliorarli i risultati nelle Olimpiadi che seguiranno. E la prima Olimpiade, dopo i campione ti europei di Brusselle, sarà quella di He! sinki. I risultati della stagione testé chiusa allineati l’uno a fianco dell'altro con ac canto la data nella quale vennero conse guiti, servono anche a fissare la data in cui un atleta ha raggiunto il suo migliai grado di forma e siccome l'epoca ideale dovrebbe coincidere con quella delle Olimpiadi, se ciò non si è verificato occor rerà studiare il modo per compiere Palli neamento fra le due date.
L'epoca della forma migliore
È questo, a nostro modo di vedere, tl iato più difficile, se non il più interessan te dell'atletica: arrivare cioè a mettere in forma un campione per la data delle ma nifestazioni classiche, che coincidono ge neralmente con i mesi estivi. Del resto è proprio nei mesi caldi che i muscoli si sciolgono facilmente, il peso specifico dell'atleta trova il suo equilibrio, il corpo è asciutto avendo perduto il grasso super fluo, si fatica meno per mettersi in pres sione, il gesto atletico ha una spontaneità che rende più facile lo sforzo per seguir lo e maggiormente reddittizio lo slancio. Sulla possibilità di far raggiungere agli atleti la loro miglior forma nell’epoca de siderata, vi sono studi interessanti com piuti quasi tutti seguendo la curva dei ri sultati che si vanno registrando gara per gara e ci ricordiamo che lo stesso Luigi Beccali, il quale poi doveva raggiungere
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<Ii Filici Ferrarlo
a Los Angeles quella bella e clamorosa vittoria nei 1500 metri che tulli ricordia mo, faticò assai a stabilire la quan tità di lavoro che egli doveva eseguire per far coincidere il suo miglior grado di for ma con l'epoca delle Olimpiadi, vale a di re con i mesi estivi, durante i quali ba sta però uno sforzo maggiore di quello abituale per distruggere d’un colpo tutto il lavoro compiuto per lunghi mesi. Quello che ci ha portato ad occuparci del problema nell’intento soprattutto di farci leggere dai giovani che praticano da poco l'atletica e che vanno cercando una via precisa da seguire negli allenamenti, è il fatto che compilando il bilancio della stagione testé chiusa abbiamo amila la im pressione che i nostri campioni non ab biano toccata la loro forma migliore nel periodo estivo. Basterebbero per tutti, gli esempi del prestigioso Siddi ■ /’« uomo vo lante » del nostro atletismo ■ e di Taddta, il classico lanciatore di martello per eccel lenza, per dimostrare quanto sia vera la nostra asserzione. .Mentre difatti Siddi conseguiva il suo miglior tempo sui 400 metri, a stagione inoìtrata, l’altro migliorava il primato italiano al 4 novembre. Per questi due alieti non si può dire che i loro risultati di eccellenza vennero tardivamente rag gi unii a stagione avanzata perchè solo al lora entrarono in possesso di uno stile suf ficientemente redditizio-, si tratta infatti di due atleti già formati e quindi nelle condizioni di trovarsi perfettamente impo stati in fatto di stile quando la stagione è nel vivo, perchè se non fosse così dovre mo aggiungere che i due palesano dei di ’i Illillfetti tali che, dati gli anni nei quali tono nell’atletica, riuscirà assai difficile far ora scomparire. A nostro giudizio i due non hanno fat to coincidere il periodo di loro migliore rendimento con la stagione e di conse guenza bisognerà che in avvenire seguano più attentamente la loro preparazione.
Salute fisica, grandi risultati
Quand’è che un atleta è nella sua forma migliore? Un campione si accorge di trovarsi nella sua forma migliore quando i suoi muscoli sono asciutti, a fior di pelle; allorché non accusa fatica a compiere uno sforzo, la sua azione di corsa è facile, o facile il suo ge sto se si tratta di un lanciatore o di un saltatore; quando ha perfettamente assi milato lo stile migliore e quindi l'eserci zio atletico gli riesce spontaneo e allorché il peso del suo corpo corrisponde a quel lo normale. L'atleta in tale epoca, avrà tutte le sue energie fresche e di consegueti. za tutto gli tornerà facile. Non è però a'trettanto facile mantene re costantemente la buona forma ed ecco perchè occorre approfittare di tale epoca per raggiungere i risultati migliori. Infat. ti sarà sufficiente rallentare l’allenamento oppure intensificarlo eccessivamente per sciupare il sistema nervoso o intorpidire i muscoli ed ecco perchè proprio allora sa rà bene avere la cura migliore del proprio lavoro e controllare quotidianamente il peso. Gli atleti nella loro grande maggioran za, non hanno l’abitudine al peso, cioè
non controllano, sia prima dell'allena mento sia dopo l'allenamento o la gara, il proprio peso. Pochi sanno che durante un allenamento severo un atleta perde circa Ire chili del suo peso normale e cosi avvie ne durante la gara, perdita di peso che vie ne ricuperata attraverso la alimentazione ed il riposo. Naturalmente se nel periodo in cui un atleta è nella sua forma migliore non ricupera il peso perduto fra un allena mento e l'altro o fra una gara e l’altra, si gnifica che qualche cosa del suo corpo non funziona, perchè non vi è più la de siderata assimilazione. Ciò può dipendere tanto dal troppo lavoro, quanto dall'ec cessiva fatica, tutte cose che non si risol vono però troncando il lavoro, il che po trebbe significare un eccessivo aumento di peso, ma anche con qualche consiglio del medico, che è il solo nelle condizioni di consigliare rimedi per ridare al nostro fisico la sua freschezza. Spiegato quali sintomi dicono all’atleta che egli è nella sua migliore forma, ve diamo un po' come si raggiunge il massi mo del rendimento. Grave errore è quello di ritenere di po tersi mettere in forma in breve tempo. In fatti un rapido grado di messa in forma, presuppone un lavoro intenso e tale lavo ro sciupa i muscoli, consuma le energie, logora il fisico costretto ad una fatica ec cessiva. Ecco perchè quasi sempre un la voro intenso ottiene l'effetto contrario di quello desiderato. Fisico sempre fresco
È necessario dunque compilare un pro gramma di attività che porti a poco a poco’ ad aumentare il proprio lavoro senza scos se al fisico. Il controllo del peso è il mi glior giudice, perchè l’atleta sa quale è il1 suo peso specifico e deve cercare di rag giungerlo per gradi. Ad ogni seduta di al lenamento che porta ad una perdita di peso, deve corrispondere un recupero. Na turalmente se questo recupero non avvie ne o avviene in quantità minima, è segno che il lavoro è eccessivo, se invece porta ad avvicinarsi man mano al peso specifi co, allora ciò indica che si è sulla via buona. Vi è dunque il controllo del peso, ma vi è la stanchezza che regola il lavoro. In dubbiamente dopo una seduta di allena mento, (le prime della ripresa della , sta gione sono faticose, perchè si tratta di le varsi d'addosso tutto il grasso accumulato durante l’inverno) ogni individuo si sen te un po' stanco, ma questa stanchezza an drà scomparendo man mano che l’allena mento procede e si arriverà al giorno in cui dopo una seduta di allenamento, ba sterà una doccia calda ristoratrice, perchè tutta la fatica scompaia e al giorno dopo l'atleta si senta nelle condizioni di rico minciare da capo. L’allenamento non deve essere insomma per un atleta già formato o che si va for mando, una fatica che sciupa il fisico, ma un mezzo per ristorare il fisico, per abi tuarlo allo sforzo, per assimilare lo stile, per potenziarlo ed ecco perchè la quantità di lavoro va aumentata gradualmente man mano che la stagione si va inoltran do e si raggiungono i mesi di maggioi rendimento.
Così come il lavoro va aumentando per gradi, dovrà anche diminuire per gradi perché se tale lavoro è intenso nei mesi ancora freddi o tiepidi, deve calare nei mesi caldi, poiché il fisico attraverso il caldo affronta già una parte di quella fa tica che viene subita durante gli allena menti. Quando va iniziato il lavoro per rag giungere in periodo estivo la forma mi gliore? Diremo subito che per un atleta non esistc riposo in fatto di allenamento, ma può esistere solamente una pausa agonisti ca, cioè una diminuzione e qualche volta anche l'arresto del periodo di gare. Ecco perchè d’inverno — sosta agonistica — vengono consigliate le corse campestri, che costituiscono per l'atleta un lavoro di al lenamento attraverso la gara, oppure gli esercizi di palestra, che sono un altro si stema di lavoro perchè durante l’inverno i muscoli non si fascino di grasso e non perdano la loro abituale agilità. Anticipare l’inizio del lavoro
Parlando a suo tempo di Gordien pri matista mondiale di lancio del disco, vi abbiamo detto che egli, per raggiungere il suo miglior grado di forma a luglio, aveva lavorato tutto l’inverno in California, cioè in una zona a clima caldo. Cioè egli aveva avuto paura di un eccessivo aumen to di peso, nel quale caso per raggiungere poi il peso specifico, occorre o un lavoro intenso a stagione inoltrata quando il freddo impedisce di raggiungere i migliori risultati. Non fermarsi completamente dunque durante l’inverno, per non impigrire tutto il corpo e gradurre il lavoro, compresa la partecipazione alle gare, in modo tale da raggiungere scioltezza di muscoli ed agi lità e freschezza e potenza nei mesi di lu glio ed agosto. Il lavoro ben disciplinato permetterà agli atleti di raggiungere un buon grado di forma-, ma occorre attenzione massima ad un ben congegnato programma.
Lo sport non sarebbe oggi quel per fettissimo ed organizzato strumento che è — sarebbe una cosa empirica e senza regolarità — se mancasse dei suoi giudici.
Molto spesso, anzi quasi sempre, sfuggono al grosso pubblico e persi no ai più. appassionati degli sportivi queste figure in apparenza di secondo piano, ma che invece sono le basi fon damentali delle competizioni, perchè danno ad esse quel crisma della rego larità. senza di che verrebbero a per dere la più gran parte del loro valore.
H giudice dello sport merita il più ampio elogio e la maggiore ricono scenza da parte degli sportivi. Prossi mamente parleremo del • giudice spor
tivo * con un ampio articolo dì Luigi Terrario.
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Gli sport dell’antica Roma erano grandiosi spettacoli
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e potrebbero 'esserlo ancora oggi se lo si volesse Il collega Guglielmo Ceroni, pre sidente del Sindacato Romano Cronisti, autore di pregevoli opere su Roma antica, noto e colto « ro manista » (parliamo dei « romani sti » studiosi della storia e dell'ar te di Roma e non dei « tifosi giallo rossi »), ha scritto per ■> Stadium » questo interessante articolo, primo di una serie, sui singoli sports e sull'attrezzatura sportiva della Ro ma repubblicana e imperiale, che verremo man mano a pubblicare.
Quando si parla di grandi ma nifestazioni spettacolari per mas se, di solito non si tiene conto del l'apporto che in qziesto campo può dare lo sport. Lo sport inteso co me manifestazione popolare è uno spettacolo. Tale lo intendevano, per esempio, i Romani così attenti e solleciti a tutte le arti sportive al punto da innalzare al fastigio dell’altare pagano l’atleta, l’auri ga e persino il gladiatore. Nell’antichità non si concepiva quasi spettacolo senza la parteci pazione di quello che oggi può de finirsi « il tifo » sportivo; persino gli spettacoli teatrali avevano questo attributo che loro confe riva l’attenzione degli spettatori i quali ravvisavano nei personag gi e nelle battute allusioni ai loro tempi. Si potrebbe dire che tutto quanto era spettacolo nell’antica Roma fosse attinente ai tempi che si vivevano. Spettacolo era il trion fo dei consoli e dei generali che sfilavano sulla Via Appia reduci dalle vittorie di Tracia, del Metaponto, di Germania, di Gallia o di Britannia. Spettacolo era la lotta dei gladiatori; spettacolo la « Pompa » sacra che sfilava nei pronao dei templi; spettacolo la corsa degli aurighi che ha costi tuito per lungo volgere di secoli la quintessenza dello sport presso i Romani, circondata dalla passio ne popolare che forse nei giorni nostri non ha riscontrato nemme no nelle grandi partite di calcio internazionale. Gli stessi monumenti 'dell’anti ca Roma ci parlano di questa dif fusione dello spettacolo sportivo: il Circo Massimo è l’esempio più solenne di costruzione circense. L’arena era lunga 568 metri e la lunghezza totale del Circo era di 600 metri; la sua larghezza da 75 ad 87 metri; la spina misurava
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344 metri; la larghezza della ca vea 27 metri; poteva contenere nell’epoca di Augusto 150 mila persone! Un raffronto con lo Sta dio di Los Angeles che è il mag giore del mondo ci dà le seguenti misure: lunghezza dello stadio americano 207 metri, largo 89, gra dinate profondità 60 metri, ca pienza 105 mila spettatori. Ma Roma non si limitava agli Stadi i cui avanzi sono giunti si no a noi e tra i quali è da anno verarsi il Circo di Massenzio sull’Appia Antica lungo mezzo chi lometro e largo 80 metri e che è l’unico esempio di costruzione cir cense giunta a noi intatta; bisogna ricordare altre imponenti costru zioni. Quale il Circo Flaminio edificato dal Console C. Flaminio tra l’attuale piazza Paganica e la piazza dell’Ara Coeli. Il Circo di Flora eretto in onore della Prima vera là ove è oggi la Piazza Bar berini; il Circo di Domiziano per l’estensione di Piazza Navona, ca pace ai suoi tempi di 30 mila spet tatori, per limitarci solo ai mag giori. I Circhi erano dedicati alle corse delle bighe, delle quadrighe, ma erano anche eretti per gli al tri sport i cui incontri, le cui ma nifestazioni avevano luogo tra una corsa e l’altra. Il pugilato, la scherma con la daga, la corsa a piedi, la corsa a cavallo erano gli sport preferiti insieme al lancio del disco {importato dall’atletica greca) e del giavellotto. Nè va confuso lo sport tipico con quelle manifestazioni che avevano luogo al Colosseo o negli anfiteatri eretti per gli incontri tra gladiatori e per le naumachie. I Romani distinguevano tra le due specie di spettacoli, ma si può dire che, salvo alcune epoche di particolare crudeltà, gli stessi in contri tra gladiatori si limitavano alla destrezza e non giungevano sino al sangue. Che lo sport fosse un grande spettacolo di massa popolare lo dimostra la descrizione ohe si può trarre dagli storici e dai cronisti dell’epoca. Vediamo come avveniva una corsa al Circo: l’avvenimento era semvre fastoso e festoso insieme. La folla conveniva al Circo a tor
me numerose anche cinque o sei ore prima che lo spettacolo aves se inizio. Intorno al Circo una fol la di venditori ambulanti offriva rustiche focacce di miele, semi di zucca, borracce di sidro, di vino, e dolciumi. Circa mezz’ora prima che lo spettacolo avesse inizio giungeva al Circo l’imperatore col seguito. Da questo momento ogni cittadino cominciava con grande strepito a « tifare » — come si di rebbe oggi — per i colori degli au righi preferiti {«albata» o bian chi, « russata » o rossi, « presina » o verdi, «veneta» o azzurri). Spes so l’imperatore parteggiava per aurighi men cari alla folla e, que sta allora, manifestava a gran vo ce il suo disappunto poiché è no to che al Circo la folla aveva la più ampia libertà di espressione di fronte allo stesso imperatore. Subito dopo l’ingresso dell’im peratore veniva distesa sul Circo la tenda per riparare i presenti dai raggi troppo cocenti del sole. Era come un segnale. Dall’esterno giungeva all’interno del Circo la eco delle acclamazioni della folla assiepata lungo il passaggio della « pompa » o processione che ac compagnava il « magister » {ma gistrato) dei giuochi. Il corteo era fastoso: precede vano suonatori di trombe o d’altri strumenti musicali, seguivano por tatori di vasi d’oro e d’argento con i profumi per i sacrifici. Ecco, quindi, il « magister » vestito co me un trionfatore con in pugno uno scettro d’avorio sormontato da un’aquila. Un efebo gli teneva so spesa sul capo una corona d’oro tempestata di pietre preziose: in torno al carro del « magister » ca valcavano alti magistrati ed i fi gli dei nobili e dei militari. Segui vano in pompa magna i sacerdo ti con i simboli degli dèi romani; quindi un codazzo di atleti dei più vari sports, di cantori, di poeti, e persino di comici e danzatori che dovevano divertire la folla. Di seguito venivano recati i si mulacri delle divinità alle quali erano dedicati i « ludi » di quel giorno. P corteo sfilava nel Circo. Quin di ; sacerdoti prendevano posto sulla spina ed il « magister » salu-
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tato l’imperatore, ed ■ il popolo prendeva posto sul suo seggio ed ordinava l’inizio della gara. A questo punto al clamore suc cedeva un silenzio profondo. En travano allora gli aurighi sui car ri leggeri a due ruote, trainati da due, tre, quattro e persino 10 ca valli. I carri erano riccamente ornati e gli aurighi si distingueva no dal colore della corta tunica' che indossavano. Fatta l’estrazione della prima corsa gli aurighi andavano a col locarsi nelle rimesse o « carceres » in attesa del segnale di partenza. Ora il « magister » ed il pretore si recavano insieme dinnanzi alla tribuna imperiale invitando l’im peratore a dare il segnale della partenza. L’Imperatore allora si sporgeva dalla balaustra del pulvinare te nendo bene in alto, in modo che
fosse visibile a tutto il Circo, la « mappa » o panno bianco. Quindi, la agitava. Contemporaneamente squillavavano le trombe, i cancelli delle « carceres » si sva lanca va no ed a corsa sfrenata gli aurighi entrava no in pista, doppiavano l’« alba li nea » il cui nastro cadeva dando ai giudici il segnale che da quel momento si era iniziata la corsa vera e propria. I giudici collocati presso la spi na, vicino alla mèta, calcolavano i giri dei carri con le uova e con i « delfini », I vincitori venivano infine ac compagnati al podio imperiale ove ricevevano la palma tradizionale che veniva staccata da un tronco ergentesi sulla spina. Tra una corsa e l’altra si svol gevano altre gare: cavalieri abi lissimi che nel colmo della veloci-
tà saltavano da un cavallo all’al tro; gare podistiche di « batterie » di atleti; gare di lotta, dì salto, di pugilato completavano lo spetta colo. A questo punto noi moderni possiamo chiederci: in questa Ro ma che ha così possenti monumen ti, che ha così singolare tradizio ne, si stenta, dunque, tanto a tro vare l’antica strada per ridare vita a spettacoli di massa che entrereb bero nell’orbita delle attrazioni turìstiche? S’immagini la ricostru zione di una corsa al Circo am bientata nello Stadio di Massenzio; la festosa sfilata della «pompa»; il contorno delle Itici, dei costumi, delle musiche che farebbero di ta le ricostruzione un indimenticabi le spettacolo arricchito da tutti gli accorgimenti che la regìa e la tec nica moderna consentono. CftUglielmo Ceroni
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flfflh SI’ORT IL problema visto da uno sportivo Non è certo cosa facile analizzare in rapida sintesi gli aspetti numerosi e di versi di un problema che è molto più complesso di quanto non possa sembra re a prima vista, ma abbiamo la spe ranza di poter per lo meno creare quel.l’ambiente necessario per risvegliare l’interesse che il tema riveste. Il problema del film sportivo è bene venga vivisezionato da uno sportivo, che •dello sport conosce profondamente la materia e che ha vissuto veramente la vi ta degli atleti di tutte le specialità nei vari settori, dove la lotta per il <> prima to » crea lo stimolo principale che dà vi ta ad un complesso di episodi non facil mente tratteggiabili, ma sempre interes santi c spettacolari c quindi degni di es sere portati sul piano di spettacolo per la massa. Sarebbe cosa facile affrontare la mate ria iniziando con la critica, sia pure se rena, di ciò che è stato fatto e di ciò, che, pur potendolo, non si è fatto; ma allora l’argomento subirebbe una deviazione e lo scopo che noi perseguiamo anziché es sere raggiunto verrebbe evitato e forse falsato. Sarà bene che queste righe provochino la sassaiola delle critiche e delle propo ste. perchè se entrambe saranno genuina mente positive porteranno un prezioso materiale costruttivo, che faciliterà note volmente il raggiungimento del fine. Con serenità possiamo affermare che il film sportivo non ha trovato ancora, nè in Italia né altrove, la sua applicazione integrale, anche se spesso e a varie ripre se, la stampa e la critica hanno tentato di presentare come tale qualche lavoro che pur racchiudendo in sè il tema spor tivo, di trama sportiva non ne aveva af filio e'lo sport non figurava che quale complemento molto spesso efficace ai soli fini pubblicitari della pellicola. La elencazione dei film pseudo sporti vi, che sono stati fino ad oggi program mati, ci porterebbe completamente fuori strada, perchè provocherebbe una anali si dettagliata di ciascuno, che sul piano puramente sportivo, sarebbe loro sfavore vole, ed allora subentrerebbe la relazione di evitare. Saremmo tentati di elencare molti «perchè», ma gli interrogativi darebbe ro l'impressione di solo chiedere, mentre noi desideriamo contribuire allo studio del problema e ovviare, almeno in parte, alla lacuna che l’arte cinematografica non è ancora riuscita a colmare. Molteplici sono i motivi per cui non è stato realiz zato il film sportivo, ma i basilari, secon do noi, sono i seguenti: — poca o nessuna convinzione sulla ef ficacia commerciale del film sportivo da parte dei produttori e dei registi, che in
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tale modo non hanno mai voluto » ten tare » resperimento. — mancanza di soggetti a carattere sportivo, perchè ideati c scritti o da puri sportivi, che non avevano, appunto per chè tali, la chiara visione delle esigenze cinematografiche c commerciali del copio ne; o da scrittori che pur avendo inqua drato il soggetto dal punto di vista pro duttivo, non ne avevano curata, per la poca o nessuna conoscenza della materia, la efficacia sportiva. — Difficoltà di trovare fra i registi, sce neggiatori c attori, elementi all’altezza di « sentire » e quindi rendere « sportivo » un soggetto cinematografico. Dobbiamo peraltro riconoscere che lo ambiente sportivo, anche in campo inter nazionale, è venuto completamente a mancare e non si è mai curato dell’importante problema, mentre non venivano trascurati ai moderni giuochi olimpici i bandi per i concorsi nel campo della let teratura, della architettura, della scultu ra, della pittura e della musica. Occorre quindi provocare una più appassionata e lucida attenzione degli artisti in genere, intorno al fenomeno sociale dello sport, per cogliere nei suoi aspetti e motivi, in sieme alla sua inequivocabile esperienza estetica, quella sua impareggiabile forza interiore che mantiene viva e propaga li na sana tradizione. Bisogna aderire con intelligenza e genialità ai tempi ed alle nuove necessità umane di cui lo sport è un indice, un simbolo ed un esponente. La pellicola sportiva può essere di pa recchi tipi, oltre la documentaria che pel ota esula dalla nostra dissertazione. Tut ta la gamma del drammatico, del senti mentale, del comico ed anche dell’eroico, (perchè lo sport ia molti suoi aspetti è eroismo), può trovare il suo sviluppo com pleto ma, come abbiamo detto, occorre in nanzitutto che l’autore del soggetto cono sca profondamente la materia sportiva che deve trattare. Non è assolutamente ammissibile, ed il pubblico non lo perdonerebbe, che in un film sportivo venissero trascurati i cano ni fondamentali che disciplinano l’atti vità fisica, la quale è stata codificata in modo tale, che un profano potrebbe de finire esagerato. Ecco perchè in quasi tutti i film, dove lo sport faceva capolino, una gran parte degli spettatori ha trovato modo di cri ticare gli sviluppi dei vari episodi, per chè trattati con criteri, non conformi al l’ortodossia dello sport, e che pertanto crano facilmente individuabili da tutti gli spettatori appassionati sportivi. Trovare un autore che conosca a fon do i problemi sportivi può essere diffìci le, ma il compito può venire facilitato
con l'intervento di uno o più tecnici, i cui consigli, in materia sportiva, serviranno all’autore per sviluppare la trama detta tagli dalla fantasia, adattandola alla real tà del dinamismo sportivo. E cosi dicasi poi per tutto quanto ri guarda la laboriosa organizzazione e pre parazione del film, che deve essere segui ta sempre dai tecnici sportivi, specie nei dettagli che possono sembrare di lieve entità. Che dire poi del regista? Egli, più che l'autore del soggetto, si rende responsa bile dell’esatta interpretazione e deve es sere costantemente affiancato da clementi che sappiano sempre consigliarlo perchè la voce « sport » si mantenga in primo piano e possa quindi dare la voluta e ne cessaria impronta al film sportivo. Collaborazione quindi; fra autori, sce neggiatori, operatori, attori c registi ed i competenti sportivi, e da questa collaborazione attiva, il film a soggetto sportivo potrà effettivamente nascere, così come lo vuole la folla che assiste con periodica assiduità a tutti gli spettacoli sportivi; così come lo vuole la gioventù attanaglia ta dal morbo sportivo che non guarisce c lascia sempre una traccia di sè anche quando altri impegni, altre fatiche, altre responsabilità, hanno distratto il pratican te dalla serena tenzone agonistica. Il cinematografo può in tale ricerca ac quistare un vigore nuovo e una più con creta missione; e scoprire nello spettaco lo vario e spontaneo di ognuna delle ma nifestazioni sportive, gli elementi di quel la immediatezza che tanto per sè, quanto per la disciplina sportiva si chiama giu stamente « forma » o, in senso più eleva to « stile ». Il film a soggetto sportivo diventerà do mani il migliore tonico dell’organismo af faticato dalla snervante c febbrile attivi tà quotidiana, poiché farà ricevere allo spettatore gli episodi dei quali egli stesso, in molte occasioni, è stato protagonista o vi avrà assistito, e lo distrarrà, e lo al lieterà nel contempo, con la saggia tra ma: drammatica sentimentale o comica, che si andrà sviluppando. Noi siamo certi che il film, che saprà ispirarsi allo sport ed alla vita attiva, po trà prendere consistenza e vigore di svi luppo, completando così la sua alta fun zione educativa. Il dado è tratto, l’argomento può inte ressare molte persone e sarebbe utile co noscere le varie opinioni in materia; si potrà così formare una solida base, pre messa necessaria perchè il problema ven ga veramente approfondito ed avviato al la soluzione da molti auspicata.
Livio Luigi Tedeschi
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L’atletica pesante in Italia 1 supremi organi dello sport, ni Italia, soltanto in questo dopoguerra si sono li nalmente resi conto dell interesse e della importanza che l’atletica pesante riveste, soprattutto ai fini olimpici. La lotta greco romana, la lotta stile libero (da non con fondersi con il « catch as catch can » che con lo sport ha ben poco a che vedere) ed il sollevamento pesi costituiscono un com plesso di attività agonistiche che pesa sul la classifica olimpica per ben 22 titoli. L’altra attività che fa parte dell'atletica pesante, il judo (lotta giapponese) non ha ancora ottenuto l’ammissione ai Giuochi Olimpici, ma non è escluso che un gior no possa farne parte, dato lo sviluppo che questo va assumendo in tutto il mondo. Vent’un titoli olimpionici costituiscono una cifra che è superata solamente dall’a tletica leggera e dagli sports invernali. La atletica pesante può, quindi, essere consi dorata al terzo posto ed all’estero, in mol ti paesi, gode effettivamente (iella consi derazione che spetta al suo rango olim pico. Prima della guerra, ad eccezione di qualche sporadico tentativo di realizzare iniziative organiche, questo sport era rele gato nel dimenticatoio ed era considerato come la cenerentola delle discipline spor tive italiane. Oggi, fortunatamente, non è più così ed i risultati non si sono fatti at tendere: Londra è stata la tappa lumino sa della lotta greco romana, in attesa di poter raggiungere anche nelle altre speciaiita risultati altrettanto concreti. Le accresciute possibilità finanziarie del la Federazione Italiana Atletica Pesante c le piu ampie vedute con le quali sono sta ti affrontati i maggiori problemi, hanno consentito di dare all’atletica pesante una organizzazione seria e con solide basi. ovganizzazione che deve servire come punto di partenza per gli sviluppi futuri. Dalle poche decine di società affiliate del 1946, sopravvissute alla crisi che ave-
va stroncato i gruppi della ex G.I.L., dell’O.N.D. c dei Vigili del Fuoco, che prima della guerra avevano costituito la parte maggiore della società della F.l A.P., sia mo ora giunti alla cifra di circa 180 so cietà affiliate. Non è una citta iperbolica, ma considerando che. almeno per ora, l’a tletica pesante è uno sport in pura perdi ta dal punto di vista finanziario, non è neppure troppo poco. Anche il numero de gli atleti tesserati è in costante c progres sivo aumento: dai 350 di anteguerra sia mo arrivati ai 3000 circa. Numeroso e bene organizzato è il setto re arbitrale, che vanta oltre 150 arbitri, suddivisi nelle varie categorie. Su questa base organizzativa in crescen do si è snodata, in questi ultimi anni, la rosa delle manifestazioni organizzate di rettamente dalla Federazione o attraverso i Comitati Regionali e le società affiliate. Solo nel 1949 le gare sono state circa 500. con la partecipazione di 10.000 atleti-gara. Oltre ai campionati nazionali di ogni se rie e specialità, che comportano ben undi ci manifestazioni, vi sono i Gran Premi della F.I.A.P., i Gran Premi Roma ed i T>ofci di propaganda con eliminatorie lo cali.-semifinali icgionali e finali, il Trofeo Mc"»gola di sollevamento pesi, e infine la Coppa Italia, riuscitissima manifesta zione a squadre rappresentative regionali che impegna per circa sei mesi ben 92 squadre. Anche in campo internazionale l’attività del dopoguerra è stala intensa. Nella lot ta greco romana gli avversari incontrati sono stali Cecoslovacchia. Ungheria, anco ra Ungheria. Turchia: nella lotta stile li bero la Svizzera c la Turchia; nel solleva mento pesi t'c volte l’Austria ed una l’Ungheria c la Svizzera. Inoltre sono sta ti organizzati i Giuochi del Mediterraneo a Palermo, con la partecipazione della F-ancia e della Spagna; si è partecipato alle Olimpiadi, ai Campionati intcnazio-
liali delle Alpi Austriache, ai campionati europei di lotta greco romana di Praga, a ciucili mondiali di lotta stile libero di Istanbul ed a quelli mondiali di pesi di Parigi e di L'Aja. Questo complesso imponente di attività internazionali — che ha dato all’Italia un titolo olimpionico (Lombardi). due meda glie di bronzo olimpiche (Gallegati e Fantoni), due vittorie di squadra e tre pa reggi, e sette vittorie individuali — ha trovato riscontro in significativi successi diplomatici, che hanno dato all'Italia un posto nell'ufficio di Presidenza dcH’International Amateur Wrcstling Fedcration, la vice Presidenza della Fédcration Inter national Haltérophilc e la Presidenza e la Segreteria dell'Union Europeenne du Judo, la cui sede è stata — prima federa zione internazionale agonistica del dopo guerra affidata all'Italia — portata a Roma. Alle Olimpiadi di Londra, l'atletica pesante, con un primo posto, due terzi, un quarto ed un quinto, ha ottenuto 23 punti, quarta quindi fra tutti gli sport italiani. Questi risultati sono stati ottenuti an che mercè l’ausilio di allenatori federali apprczzatissimi anche aH’cstero, quali Quaglia per la greco-romana, Osmond per il sollevamento' pesi. Per la lotta stile li bero si è in trattative con un allenatore turco, l.a scelta è caduta sulla Turchia per i sensazionali successi ottenuti da que sta Nazione — sette titoli su otto ai recen ti campionati mondiali — nella specialità. L’atletica pesante sta riacquistando, fra gli sport italiani, il posto che le compete. La strada maestra è stata inboccata e sia mo certi che il futuro riserverà ai nostri atleti le più belle soddisfazioni.
Alfonso Castelli
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PRIMO CARCERA Rammento Primo Camera du rante il triste periodo bellico co stretto dalle... preoccupazioni fi nanziarie a darsi al cinematogra fo. Nella tumultuosa babele di Cinecittà la sua era, ormai, una nota figura di generico. Aveva in terpretato diverse parti di secon do piano in cui vi si richiedeva il tipo gigantesco. Una, delle sue ultime interpretazioni romane fu quella di « Gran Capo » d’una tri
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bù in cui il ruolo di « guerrieri » era affidato alle donne. Gli uomini stavano nella capanna a far, come suol dirsi, la calzetta e le donne se ne andavano allegramente in guerra contro le tribù avversarie. Si trattava, in sostanza, d’uno strano film comico di Totò che an cora, a tutt’oggi, circola nei cine ma della periferia e della provin cia. Anzi, fu proprio durante la lavorazione di tale film che Primo
Camera interpretò, dal vero, la parte dell’eroico salvatore della donzella aggredita dal mostro. E le sue azioni di uomo forte ebbero un... quarto d’ora di rialzo. Fu così: in una scena doveva figurare una specie di danza sel vaggia in cui una... guerriera (per la cronaca, la nostra campionessa di pattinaggio Cecchini; al suo de butto cinematografico) si esibiva con un grosso serpente boa sulle
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spalle. In sostanza, la solita sto machevole danza del serpente. Era d’inverno e il freddo era la più chiara assicurazione che il rettile, intirizzito com’era (quantunque il domatore Lombardi lo tenesse nei momenti di riposo accurata mente avvolto in panni di lana dentro un’enorme cesta) non si sarebbe troppo risvegliato dal suo torpore. Invece, avvenne il... qua si fattaccio. Sapete come son fat te queste riprese cinematografiche. Prova e riprova la scena sotto la luce accecante dei riflettori a di stanza ravvicinata, il forte calore emanato dalle lampade ad arco, evidentemente, richiamarono al risveglio il terribile rettile. Ad un tratto mentre la « danzatrice sa cra » si esibiva in più o meno buf fi contorcimenti davanti alla tribù (gli uomini erano negri autentici: truppa di colore inglese d’un vi cino campo di concentramento) e al « Gran Capo », il rettile, tirata fuori la biforcuta lingua, avvol se con una forte stretta la povera Cecchini. Un grido e la donna cad de svenuta tra il raccapriccio dei presenti. Camera, più svelto del domatore Lombardi, con un balzo fu sopra al serpente afferrandolo con le sue erculee mani. In un at timo la situazione era risolta con la vittoria di Camera per... ab bandono dell’avversario. Primo ce l’aveva fatta anche con il serpen te boa. Per più giorni nell’ambiente eterogeneo di Cinecittà si tornò a guardare a lui come ad un auten tico campione di forza. Molti si domandavano come mai con tut ta quella agilità e forza atletica ancora a sua disposizione avesse abbandonato lo sport che pure gli era sta'o fonte di aite soddisfazio ni morali e materiali. Si tornò a parlare dei suoi successi pugili stici, del campionato mondiale di boxe e, particolarmente come il « colosso del quadrato » venne fuori nell’arengo sportivo a reci tare la parte di « ottava meravi glia del mondo». C’era chi faceva l’erudito e rac contava aH’attorniante folla di ge nerici e comparse come Primo fosse stato « scoperto » dal peso massimo francese Jornée, sgrezzato da un ottimo istruttore come Maurice Endeline, assistito passo passo e lanciato da un grande, in telligente procuratore Leon Sée -- che in" cinque anni, dal 1928 al 1933, da semplice attrazione di circo equestre di provincia lo ac compagnò fino al campionato mon diale assoluto di pugilato.
Per più giorni Camera divenne nuovamente l’idolo della folla, seppure questa folla s’era ormai ristretta al genericume della « cit tà cinematografica ». Poi la guer-
ra recò giorni sempre più tristi e dolorosi per la Patria; e Camera conobbe la più nera ristrettezza di mezzi finanziari — lui che ave va toccato la facile ricchezza — per sè e per la famiglia.
Poi, ancora, a gettare fosca om bra sull’attività pugilistica del gi gante friulano venne fuori il fa moso libro « Addio allo sport » del giornalista sportivo america no Paul Gallico in cui, fra l’altro, si narrava come attorno all’italia no, nella sua permanenza ameri cana, dopo aver perduto lo scet tro di campione del mondo, si fos se organizzata una « banda » di sfruttatori i quali — secondo il Gallico capeggiati dal manager Duffy — ammaestravano, con la forza o con la ragione, gli avver sari a lui opposti. Si parla, nel li bro, di vari atti da gangsters con tanto di minacce a mano armata. E vero quanto ha raccontato il Gallico? A giudicare, almeno, dal l’accoglienza che Camera ha avu to dal pubblico americano al suo ritorno nella Repubblica stellata, non sembra che, alle rivelazioni di questo libro, sia stata data mol ta importanza. Sono cose che in America avvengono un po’ tutti i giorni: l’abbiamo visto nei films e ce lo raccontano le cronache di quei giornali, come pure si potreb bero citare addirittura libri in cui si mette a nudo la terribile piaga del gangsterismo. Tuttavia, è cer to, il gigante friulano conquistò il campionato mondiale assoluto di pugilato, di forza e di valore. Ma più che di Camera pugna tore, (del resto il suo campionato mondiale durò esattamente un anno meno quindici giorni: dal 29 giugno 1933 al 14 giugno 1934), voglio parlare di Camera lottato re. Poiché, come accennavo più sopra, egli è tornato da tempo in America a ricalcare i « quadrati » sportivi; e questa volta in veste di lottatore. E sembra che la fortu na sia meritatamente dalla sua parte. Subito l’italiano si affermò al l’attenzione della folla verso la quale esercitava ancora una viva attrazione. Tanto per citare un episodio racconteremo come tornato egli a conclusione d’un suo giro fortuna to ner diversi Stati, a lottare nel la St. Nicholas Arena di New York (il Madison Garden della lotta), l’affluenza della folla fu tanta che si calcolarono a diverse migliaia le persone che dovettero ritornar sene a casa per mancanza di po sto. In quell’occasione, sconfisse Bobby Bruns, uno dei principali aspiranti al massimo titolo. Da allora, Primo è passato di vittoria in vittoria e le... difficoltà conosciute in Italia ormai non so
no per lui che un pallido ricordo. Ha acquistato una bella tenuta in California e il suo conto in Banca si calcola che abbia raggiunto la cospicua cifra di trecento milioni. Su 100 combattimenti uno solo ne ha perduto: contro il lottatore ita liano Rocca. Sapete quanto guadagna oggi Camera? Cinquemila dollari la settimana. Ma vuol farsi pagare di più. È diventato numero di viva attrazione. Per una grande tournée che dovrebbe effettuare in Sud Africa, Sud America e Australia ha richiesto ben 7500 dollari set timanali. Non c’è male. , Negli Stati Uniti ne hanno fat to di lui un idolo sportivo. E fra non molto diverrà cittadino ame ricano. Questo buon italiano « dal la forza di leone e dal cuore di fanciullo » seguirà, la sorte di tan ti altri connazionali il cui paese natale, purtroppo, non ha potuto concedere quella vita di benes sere cui essi aspiravano. Camera, ormai, che non è più attorniato dalla « ganga » sfrutta trice e senza scrupoli, ma amoro samente e intelligentemente assi stito dalla sua mogliettina italia na, è avviato verso quel titolo as soluto di lotta libera cui tende con tutte le forze. Vuol bene ai suoi fi glioli e vorrebbe che essi sapessero un giorno che il loro papà è giunto alla conquista di un secondo cam pionato del mondo. Sarebbe per lui una grande soddisfazione. La via per arrivare a quest’altra lu minosa meta gli è intanto sbarra ta da Antonio Rocca. Ma fra non molto ci sarà l’incontro rivincita. Riuscirà Camera ad aprirsi il dif ficile varco? Stando a quanto dicono le cro nache sportive americane, il friu lano ha molte probabilità di suc cesso, quantunque abbia ancora da superare diverse tappe prima di giungere all’agognato momento in cui sarà chiamato alla suprema di sputa. Fisicamente sta bene. For se mai è stato così bene. I giorna listi sportivi statunitensi dicono che egli si trova in perfette condi zioni di forma e che non l’hanno affatto trovato invecchiato. Il ti mido, impacciato ragazzone di una volta, è ora un uomo dall’intuito pronto, in grado di sapersi tute lare i propri affari senza bisogno di amministratori e di consigli dei soliti « disinteressati amici » ; co me, purtroppo per lui era avvenu to in passato. E soprattutto di lui si parla come d’un atleta seria mente preparato nel fisico e nello spirito e perciò capace di raggiun gere le più alte vette del successo.
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È IL PETTIROSSO CHE CON IL SUO TICCHETTIO DÀ IL SEGNALE...
LA BECCACCIA Novembre e dicembre sono i mesi clas sici per l'Italia della beccaccia, uccello selvatico verso il (piale ogni cacciatore, de gno di tale qualifica. prova la piti grande attrazione. La « regina del bosco » — an che in Italia è rimasta sempre tale, no nostante la... repubblica — è la.calamita per autentici, appassionati seguaci dello sport venatorio. C'è chi dice che essa, a differenza di altri selvatici, come se la... regalità le avesse dato alla testa, sia, se non completamente, in buona parte stu pida: una specie di schizzofrenica, se ta le simpatica forma neuropatologica, squi sitamente umana, si potesse inserire nella vasta e varia famiglia dei volatili e parti colarmente nella più aristocratica rappre sentante della sottofamiglia degli scolopacidi. Invece coloro che, pubblici ministeri da strapazzo neil'assise venatoria, pronun ziano o sostengono un'accusa simile, sono perfettamente fuori della realtà ed allo ra se conoscono la beccaccia la conoscono come... calamità e non come calamita. Questione di un semplice accento! Anche la volpe, impossibilitata ad arrivare al l'uva se ne uscì, ce lo racconta Fedro, con la lapidaria esclamazione « Nondum ma tura est. nolo acerbam sumere! » E. quin di. per tali minimizzatoli della beccaccia si può impunemente ritenere che per essi la inarrivabile regina del bosco non sia matura e. quindi, non sia il caso di sfor zarsi a cacciarla. Sta di fatto che essa è senza dubbio uno fra i selvatici più dotati di scaltrezza c di furbizia e la sua caccia
si basa sul silenzio e sul l'accortezza. con dizioni essenziali . Allorquando la beccaccia ha imparato a conoscere l'uomo ed il cane è ben difficile poterla incamiciare. I suoi voli bizzarri, talvolta cortissimi, tal'altra lunghi c tor tuosi servono, sovente, a far perdere le sue traccio anche a cani ottimi e cornuti<pie a rendere difficilissima la sua cerca. Come vive questo simpatico e.regale cam pione dell'avifauna? Il Brehm ce ne fa una descrizione assai esatta. « Di giorno, esso scrive, non si mostra mai all’aperto e (piando fosse costretta a posarsi, si acco vaccia subitamente ed il suo piumaggio si confonde con il suolo, come avviene anche per le pernici. Quando tutto è per fettamente tranquillo nel bosco può avve nire che anche di giorno essa cammini, ma sempre per ciò fare sceglie quei luo ghi che valgono meglio a nasconderla ed a difenderla dalla viva luce, la quale pro babilmente le è molesta. Solo al crepu scolo si fa vivace e comincia a correre. Nella stagione tranquilla essa tiene il col lo rattratto, il capo orizzontale e la pun ta del becco rivolta in basso. Cammina incurvata, strisciando a corti passi, lenta mente c non a lungo, perchè gli estesi tratti attraversa non a piedi, ma volando e nel volo appunto può fare tutto ciò che le piace... AI cadere del crepuscolo serale la beccaccia si pone in cerca del cibo, o nelle ampie strade della foresta, o nei luoghi erbosi, o nei luoghi paludosi di quella o nella loro vicinanza ».
■< Quando la beccaccia si alza dal " pulito ,. il tiro è tacile... ■■
Larve ed insetti che cerca tra le foglie cadute, o nello sterco bovino, lombrichi che trova infilzando il suo lungo becco nel terreno umido costituiscono il suo cibo. Ai primi albori guadagna un corso d’acqua, od una fontana, dove si lava il becco e le zampe. Quando poi il giorno la sorprende lontano dalla sua macchia, si rincantuccia o in un piccolo cespuglio o dovunque crede potersi nascondere alla vista ed ivi rimane, se non frastornata, fino al crepuscolo. Nel bosco essa prefe risce le zone più « forti », i rovai più fol ti da dove vola, se disturbata, con quel caratteristico frullo che tutti i « suoi » fe deli inconfondibilmente riconoscono. Il suo volo è rapido: nel levarsi dalla mac chia fa la « colonna », ascende cioè quasi perpendicolarmente, per poi «pianare». Il cacciatore novellino, emozionato, spara durante, chiamiamolo, il decollo c nor malmente. a meno che non incappi in una fortunata combinazione (non per la beccaccia, beninteso), spadella. Quando la beccaccia riprende terra, fa una vera e propria « picchiata ». Se poi si alza da un cespuglio o dalla macchia tagliata, o dal pulito il suo volo è simile a quello della quaglia ed in tal caso il tiro è facilissimo. La caccia alla « regina del bosco » è, per chi la comprende, fra le più emozionanti e ricche di sorprese. Il buon cacciatore, « er beccacciaro », come si dice a Roma, deve essere allenato alla fatica ed alle in temperie. È caccia che si pratica nei me si maggiormente ricchi di precipitazioni atmosferiche, nel mezzo delle macchie c degli « spinacceti », dove spesso, oltre a pezzi di stoffa, si lasciano traccio di san gue per le immancabili graffiature. Per ovviare a queste i cacciatori si muniscono di « guardamacchic ».
Inoltre è necessario che colui che ama tale sorta di caccia sia padrone del pro prio stomaco, nel senso che sappia impor si ai richiami dei succhi gastrici. Talvol ta succede di camminare un'intera gior nata, in mezzo alla macchia bagnatissima e su pozze d'acqua, senza poter mangiare ed anche senza poter sparare. Calma, pa zienza ed occhio buono sono le doti astratte e concrete del tipico « Beccaccia ro». Il cane deve essere ubbidiente, cac ciare a « corto », avere ottimo naso e reg gere bene la punta. Si usa mettergli un sonaglio, o campano per poter accorgersi, dal suono o dal.suo silenzio, se stia brac cando, oppure stia puntato. In tale secon do caso occorre cercare di accostarsi 11 più possibile e quindi mettersi nella po sizione più comoda per il tiro, cercando di evitare alberi ricchi di fronde. Spesse volte, dopo ore ed ore di inutili ricerche, magari anche dopo (piasi un'in tera giornata, ad un tratto ci accorgiamo che il cane comincia a « sentire », che ha
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« avventato » la tanto desiderata preda: si può essere stanchi, slmili, moralmente depressi, ma di fronte all'inizio del « la voro » del cane, la stanchezza fisica, la depressione morale spariscono d’incanto, come se il nostro corpo ed il nostro spi rito si fossero immersi in un Lete dalle acque ricostituenti. Il cane limane fermo, è puntato: nel cacciatore è una tensione spasmodica, ilidescrivibile ed indefinibile. Sembra esa gerazione, ma non io è. Ce ne appelliamo a tutti coloro che, cacciatori come noi, non potranno che con noi convenire. Cacciatore, cane c fucile formano un'uni ca entità: ecco, d'ttn tratto, il caratteristi co bòpòpó/zópó: la beccaccia è frullata: il colpo o la coppiola c quindi il cane che torna a noi con la preda ancora pal pitante. E la «padella»? Sembra sentir ci chiedere. Non c'è che dire, fra le even tualità del tiro, esiste pure quella e fran camente. specie dopo una giornata di in fruttuose ricerche l’eventualità « padella » è sconcertante, ma in queste nostre note facciamo conto che la deprecata eventuache tutto vada colità non si verifichi ine dovrebbe andare... Se poi volete che si tenga conto anche della « padella » sia pure: rimane la speranza di poter ribat tere la nostra beccaccia e di spararle an cora altre 1 o 5 volte, nel corso delle qua li è augurabile poterla « impiombare » e, {[itindi. incamiciare anche a dispetto di coloro che ci hanno fatto divagare c sor tire dai sentieri euforici. Allorquando la beccaccia si leva, spe cie sotto la punta del cane, è curiosissima in quanto si volta, con la testa, indietro, come per rendersi ragione della causa che l’ha costretta a prendere il volo: il suo lungo becco dà l'impressione di un sigaro Virginia, quei lunghi sigari di un tempo che richiedevano, per essere fumati l'impiego di un'intera scatola di cerini. Quando, la beccaccia non frulla dalla macchia piana o dalla spalletta, ma si alza dal pulito la soddisfazione che dà. a chi la uccide, è infinitamente inferiore: essa è « spaesata », come tino di quei tanti provinciali candidati alla «patacca», di schietta marca romanesca. Anche la « po sta » è interessantissima ed ha numerosis simi appassionati, pure fra i « pezzetta™ ». La « posta», come ben si sa si fa la sera, circa dieci mintiti prima dell'Ave Maria e si esaurisce dieci mintiti dopo. E il pettirosso che con il suo ticchettio dà il segnale dell'inizio dell'attesa: quando questo simpatico uccelletto « stringe » o accelera il canto, aprite bene gli occhi c guardate bene nei varchi delle macchie, specie in quelli che hanno uno sfondo ni tido sul cielo. Spesso una nottola, una ci vetta vi fanno battere il cuore, ma vi ri prendete subito che il volo della beccac cia non si può sbagliare con quello di al tri volatili. La sera la beccaccia esce dal bosco per andare a mangiare. La « posta » la si fa anche la mattina, allorquando cioè essa rientra nel suo regno: vuol dire che il fronte d'attesa è capovolto c si li mita alle prime luci. Per terminare, un poderoso c sincero « in bocca al lupo » a veterani ed a neo fiti della caccia alla regina del bosco. : ■
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« ... spesso volte, dopo oro od ore, di inutili ricerche, ad un tratto ci accorgiamo che il cane comincia a " sentire ", che ha " addentato " la tanto desiderata preda... »
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ALDO LAURI, Roma. -— Sì. si è molto parlato in questi ultimi tempi di « base ball » e se ne è parlato a proposito del suo inserimento nelle schiere sportive ita liane. E’ stato cioè opportunamente de ciso che, in attesa che questo sport ab bia raggiunto tale efficienza da poter co stituire una federazione propria, sia gui dato. nei primi passi, da una federazione di sport affine: e precisamente dalla As sociazione Golfistica Italiana. Ma ciò che tu vuoi specialmente sapere (e con te an che altri è in che cosa consiste questo sport che. agli inizi tra noi. costituisce invece lo sport nazionale degli Stati Uni ti d’America. Le regole tecniche furono fissate nel 1846; il primo « club » risale al 1856. > Il b. b. « svolge le sue gare su un cam po 150 x 100 (esattamente 147 yards per 122). Le squadre sono costituite di nove giocatori. Servono al giuoco: una palla di piombo ricoperta di cuoio di 23-24 cm. (esattamente 9-9 1-4 pollici) di circonfe renza. e del peso di gr. 142-156 (esatta mente once 5-5.5) inoltre, un bastone ro tondo. del diametro massimo di due pol lici e 3-4 (7 centimetri) nella parte più grossa, e della lunghezza di cm. 86 (cir ca 34 pollici). Viene seguito sul campo un quadrato di m. 27,40 ( 90 piedi) di Iato: i quattro angoli sono le basi (ecco perchè si chia ma base-ball). Sulla base principale sta il batter (battitore); gli è vicino un po’ più indietro il catcher (prenditore). Di fronte, a m. 18.40 (piedi 60.5). sulla direttrice dell’angolo, sta il pitcher (lan ciatore). Le due squadre si alternano nello stare alla battuta o in campo. Ecco, in sostanza, lo svolgimento del giuoco: il lanciatore lancia la palla al battitore che la colpisce col bastone per gettarla nel campo avversario. Subito, dopo corre, lungo il limite del campo, alla base più vicina, prima che uno degli av versari abbia potuto lanciare al giuocatore della stessa base la palla raccolta. Se il battitore non viene a raggiungere la prima base, è « fuori », altrimenti può cercare di raggiungere le successive op pure fermarsi e lasciare che un compa gno di squadra gli subentri come batti tore. Se sbaglia tre volte, è sostituito. La squadra segna un punto, quando un giuocatore riesce a compiere un giro com pleto. Se tre battitori consecutivamente sono messi • fuori » la squadra opposta subentra alla battutala. La partita è di 9 giuochi; cioè nel corso di essa ciascu na delle due squadre deve, alternativa mente, giuocare in campo ed alla bat tuta per 9 volte. II prenditore che prende le palle sba gliate dal battitore è — come l’arbitro — protetto da una corazza e da una so lida maschera; tutti gli altri in giuoco hanno un guanto di cuoio imbottito. Si tratta, dunque, di un gioco maschio ed alquanto violento. Richiede atleti ro busti e ben allenati. Massimo è stato, ed è il suo apporto alla prestanza fisica del la gioventù d’oltre oceano. Poiché il « base-ball » attrae, alle sue gare, folle immense, già. nelle sue schie re. accanto ad un vero esercito di dilet tanti, sono sorti gruppi di professioni sti, popolari in tutta l’America quanto i ■ divi • dello schermo, cioè più dello stesPresidente della Repubblica... CURIOSO. Orvieto. — Dario Mangiarotti che stravince, nella spada, a Parigi, assente il fratello, spadista non meno for te di lui. ti fa curioso di conoscere altri
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casi di « famiglie ■ sportive, oltre quelle già segnalate, il mese scorso, nella ri sposta ad Umberto Mancini. Per restare nella scherma ci sono, vivi e vegeti, i due Nostini. Se poi passiamo ad altri sport, la lista si allunga... Nel ciclismo ecco, in linea, i due Coppi, tra noi; ed in Francia chi non ricorda i due Pelhssier? Una legione sono, infine, i calcia tori fratelli sicché si è dovuto ricorrere al primo, secondo, terzo, ccc. dopo il co gnome per distinguere l’uno dall’altro. Sin dalla prima epoca d’oro del calcio ita liano una famiglia dette ben 5 fratelli tutti di gran classe ed uno addirittura fuori classe: Cevenini terzo. Ed ora il caso di 5 fratelli calciatori in A. si ripe te coi Sentimenti. E’ superfluo aggiun gere che come i Nadì, i Mangiarotti. i Nostini incontrandosi tra loro sulla pe dana hanno dato vita ad assalti leali e combattuti come tra estranei, così nelle partite di calcio accade non di rado che i fratelli militanti in opposte squadre si scontrino duramente; qualche volta l’otti mo Sentimenti quarto ha dovuto racco gliere sulla propria rete palloni speditigli con decisione e precisione... fraterna. ELIO MANFREDI, Palermo. — L’Ita lia era assente dai campionati mondiali di tiro a segno recentemente svoltisi in Argentina. In questo sport non sono, pe rò. mancate in passato nè la partecipa zione nè onorevoli affermazioni da parte italiana. Ecco i campionati mondiali conquistati nel fucile (arma libera): nel 1901 Vale rio, nel 1914 Bonicelli, nel 1912 Ticchi; nell’arma da guerra Isnardi (1921) e Penza (1927). Nell’arma libera, limitatamen te alle posizioni a terra, il maggior ti tolo fu. inoltre conquistato da Conti nel 1902 e da Frasca nel 1908. Nella pi stola, Boninsegni si coronò campione del mondo nel 1935. Ecco, poi, i risultati conseguiti dall’Ita lia nel tiro a segno alle Olimpiadi. Nel 1932 (Los Angelus) un vero trionfo nella pistola: 1. Morigi; 3. Matteucci; 4. Bonin segni; ed un buon piazzamento nella ca rabina; 4. Zorzi. Nel 1936 (Berlino) Boninsegni si classificava sesto nella pistola. MARIO FERRARI, Milano. — Le « me daglie » olimpioniche assegnate all’Italia per i concorsi d’arte non sono molte in confronto alla eccellenza artistica ed alla tradizione del nostro Paese in questo campo. Pure non dimenticato che sin dalla pri ma Olimpiade in cui questi concorsi si svolsero (1912), l’Italia si classificò pri ma nella pittura con Pellegrini. Prima fu anche nella scultura (1936) con Vignoli, e nella letteratura epica (1948) con Stufarich. Aggiungiamo anche, il primato nel la lirica di Raniero Nicolai (1920) che una recente pubblicazione ufficiale ignora. GIOVANNI BIANCHI. Romff. — Zato pek è certamente un grande campione. Un atleta dai mezzi eccezionali. Il suo ultimo record è stato quello dei 10.000 m. coprendo la distanza in 29’21"2 sulla pi sta dello Stadio di Vitkovice, sobborgo della città mineraria di Moravska Ostrawa. Partecipavano alla gara oltre a Za topek undici altri atleti cecoslovacchi. Ma non si trattava in questo caso di « fa re il passo » al campione, perchè dopo quattro giri egli già aveva doppiato il primo uomo, e quando ha tagliato il traguardo dei dieci chilometri l'ultimo di coloro che hanno terminato la prova era a quattro giri dall'asso cecoslovacco.
Zatopek si è cosi presa la rivincita su Heino. che deteneva il titolo dal primo settembre con 29’27”2. La lotta fra i due dura da vari anni. Heino stabilì il record nel 1944 con 29’35"74’, Zatopek tentò in vano di batterlo. Alle olimpiadi di Wembley Zatopek vinse, stabilendo il nuovo record olimpionico di 29’59’’6. Ma fu so lo ITI giugno scorso che il boemo tolse a Viljo Heino la corona correndo la di stanza in 29'28"2. Fu un regno di breve durata. Il 1. settembre il finlandese ri prendeva lo scettro correndo i diecimi la in 29’27”2 Poi è stata la volta di Zato pek di prendersi una spettacolosa ri vincita.
VINCENZO BLASI. Milano. — Pur non avendo, diremo così, tradizioni ciclisti che. pure l’Inghilterra ha una buona in dustria velocipedistica ed esporta anche. Un ordine di mezzo milione di dollari da gli Stati Uniti per 20 mila biciclette da consegnarsi entro quest’anno, è stato an nunciato da una ditta britannica produt trice di biciclette. In generale gli ordini oltremare sono stati raddopiati ed i gua dagni in dollari fortemente aumentati dal la Mostra Britannica del Ciclo e del Mo tociclo che ha anche battuto un record per quanto riguarda il numero dei visi tatori: 190 mila in otto giorni. MARIO AMBROSI. Teramo. — Il più grande e più pesante elicottero del mon do. il Cierva Air Horse, di produzione britannica che ha dato spettacolari dimo strazioni durante la Settimana delI’Aria tenutasi quest’anno a Farnborough, è sta to ordinato da varie società americane. Le consegne dovranno avvenire entro due anni. Il Cierva Air Horse ha recentemente concluso una serie di prove volando con un carico di 17.500 libbre — record mon diale per un apparecchio ad ali rotanti con una media di 2,6 tonnellate per ro tore. Esso è azionato da un motore Mer lin Rolls Royce ed ha una fusoliera ret tangolare. La macchina ha una capacità di carico di 800 piedi cubici e può tra sportare 24 passeggeri.
Ten. GINO CATTANEO. Milano. — Se condo le statistiche in Europa la so la Inghilterra, attualmente, è in grado di esportare apparecchi aeronautici in gran de quantità. E le esportazioni britanni che di aeroplani hanno già superato que st'anno il totale raggiunto nell'intero 1948. Nel settembre sono stati inviati oltremare aeroplani, motori aeronautici, pneumatici ed accessori per un valore di oltre 2 mi lioni e un quarto di sterline, portando cosi le esportazioni dei primi nove mesi del 1949 a 26 milioni di sterline, un mi lione cioè oltre il totale 1948. L’obiettivo per l'anno è di 33 milioni, cosicché se i fabbricanti britannici di aeroplani conti nueranno ad esportare al ritmo attuale, equivalente a circa 35 milioni all’anno, l’obiettivo stesso dovrebbe esser raggiun to facilmente. Fin daH’inizlo del 1947 gli aeroplani e le attrezzature aeronautiche britanniche fu rono di circa 76 milioni di sterline. Cir ca 4 mila nuovi aeroplani sono stati ven duti oltremare, compresi gli ultimi tipi a reazione. L'Inghilterra è oggi il solo paese in grado di accettare ordinazioni per tipi di motore con propulsione a tur bina, mentre il mercato per gli apparec chi a reazione è diviso fra Gran Breta gna e Canadà.
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Il Santo Padre ha ricevuto in udienza speciale i giovani studenti dell'istituto Tecnico « Bonsignori » di Remedello, (Brescia), vincitori della 5a edizione dei Campionati Nazionali Studenteschi Medi, indetti dal Centro Sportivo Italiano; per mandato del C.O.N.I. e del Ministero della P. I.. I 160 studenti sono stati presentati al Papa dal Prof. Soletti, vice Presidente del C.S.I., che ha illustrato al Pontefice la manifestazione polisportiva studentesca, che ha impegnato oltre 120.000 atleti-studenti di 1270 Istituti d'Italia. Pio XII ha consegnato ai vincitori le targhe artistiche offerte dal Comitato Olimpico Nazionale Ita liano, quale ambito premio.
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La strenna più gra
dita per le Feste NaPfuoco duro c falloso: SILO suo controllo c U repressione. Vogliamo un scriverci trattato, visto c considerato che non passa settimana che all’infcrmeria vengano con dotti a coppie i giocatori? Per carità, tanto sarebbe inutile mettersi a far l’a nalisi di difese che entrano, spazzano e spaccano: chi d’istinto e chi d’intenzione; chi con semplicità... lineare c chi con ma lizia di trucchi, che è la più pericolosa e la meno avvertibile. L’importante è che gli arbitri identifichino bene e reprimano con rigida giustizia. Per poter far que sto bisogna essere in grado di vedere di stintamente c di giudicare con limpida decisione all’istante. Quanto, purtroppo, sovente non avviene. E perchè questo, invece, si verifichi, con normalità convincente e rassicuran te per tutti, giocatori e pubblico, è ne cessario avere in campo arbitri maturi di esperienza e in perfetta efficenza con i muscoli delle proprie gambe E quanto più possibile ex giocatori, gióvani di età non solo, ma in freschezza di energie ed in condizioni di vero e proprio elevato rendimento atletico: velocità c resisten za di corsa; fiato da vendere nè più nè meno del più efficiente degli atleti in campo, di modo da essere presente a tut te la fasi culminanti, di vedere bene. Oc corre un arbitro in campo che sia un qualche cosa tra il quattrocentista e il mezzofondista?... Già, e non c’è altro medio. La musica è sempre la stessa.
i Campionato in piena attività... di ser ti zio i pronastici sono all’ordine del gior no. Due ipertifosi — ognuno dei quali so steneva la squadra del cuore — frementi d’ansia si sono rivolti ad un competente, Generoso Dattilo (chi non lo conosce al zi la mano.’), per avere da lui un giudi zio preciso. Si era alla vigilia dell’incon tro stracittadino Torino - Juventus. Sa pete come Generoso ha risposto alla do manda; — Chi vincerà? Cosi: — Le due squadre hanno ciascuna pos sibilità di vittoria. Mentre la Juventus, più tecnica, potrebbe riuscire a vincere appunto in virtù della sua tecnica, il To rino potrebbe sfondare con la sua bal danza sicuro di avere le spalle guardate da un difensore come Moro. Però si po trebbe anche giungere ad un « nulla di fatto ». Chiaro, no?
[ stato scritto in questi giorni di preL congresso « velocipedislico » che il cicli smo ha bisogno d’una attiva propaganda. Quale? Non basta quella del Giro di Fran cia, del Giro d’Italia, e di tutte quelle al tre competizioni dove i vincitori intasca no pacconi di biglietti da mille? Il cicli smo. sport popolare per eccellenza, non ha un gran bisogno di propaganda. Si può dire che i giovani vanno al ciclismo co me le api ai fiori. Sono tante le sugge stive attrattive che la bicicletta offre alla passione, all’esuberanza cd all’ardente sentimento di lotta dei nostri ragazzi da far apparire oziosa ogni parola al riguar do. Osserviamo, invece, il fenomeno di quei giovani, e sono migliaia, che, giunti sulla soglia dell’affiliazione, si allontana no. o perchè paventano cose insormonta bili o perchè non si sentono spinti da al cuna lusinga. Occorre innanzi tutto com piere un’opera di incoraggiamento e que sto non certamente con dei cartelli pub blicitari, ma con il più pratico dei modi, venendo incontro cioè a questa massa, ap pianandole la strada, togliendo tutti que gli ostacoli che una mente timorosa possa aver creato contro i suoi propositi. Come
ben si comprende questo è un compito eminentemente periferico. Quando poi i giovani sono entrati nei ranghi occorre subito pensare alla qualità. Tutti coloro che dalle piccole gare emergono, con se gni indubbi dbllc loro egregie possibilità, debbono essere curati scrupolosamente con aiuti di ogni genere, con intelligenza cd amore. Questa è la propaganda ’’ che si deve attuare M ci congressi ciclistici si parla molto, II ma non sempre a proposito e non sempre considerando quale dovrebbe es sere la vera funzione di coloro che si di cono gelosi custodi delle sorti sportive e industriali del « cavallo d’acciaio ». Co munque, non ha importanza questo fatto. La bicicletta fa da sè. Essa di anno in anno conquista sempre nuove masse. Le statistiche salgono sempre. E l’ammira zione per questa bicicletta, veicolo adatto a tutti gli uomini dai sei anni (e anche meno) ai sessanta (e anche più), aumen ta continuamente anch’essa. Come, del resto, non avere ammirazione e ricono scenza per questo veicolo che non ha bi sogno di nessun combustibile? La benzi na della bicicletta sta nei garretti; ad es si la jacoltà di lanciarla a corsa folle (vi par niente filare a 40 all’ora?) per le bel le vie di città o di campagna. Quante cose, dunque, sono a vantaggio della bicicletta: praticità, utilità, diverti mento. senza dimenticare il lato sportivo cd economico. E, infatti, anche alle clas si più povere è consentito l’uso di questo modesto mezzo di locomozione; non ci so no distinzioni di classe in questo campo; la modesta operaia può ben permettersi una mattutina passeggiata per i viali om brosi di un parco, come una qualunque ricca signorina. Sport e divertimento, dunque, alla por tata di tutti; macchina semplice e di po che esigenze, questo spiega la grande po polarità e la diffusione che ha raggiunto. Diffusione che non dovrebbe far di menticare all’unione Velocipedistica Ita liana l’importanza cicloturistica.
vete visto, nella recente trascorsa sta li gione. come il tennis ha conquistato in fatto di popolarità? Diamo agli sportivi delle belle gare cd essi non si faranno pregare per assistervi. Con le varie vitto rie che il tennis italiano ha saputo in que sti ultimi tempi conquistare in campo in ternazionale, noi abbiamo visto le nostre azioni rialzarsi nella borsa tennistica di Europa; virtualmente — per le vitto rie riportate — campioni europei sono i nostri tennisti. Ed ormai il tennis italiano marcia di pari passo con gli altri sports. Esso non deve mai più rappresentare una parte di secondo piano. Organizzatori, dirigenti, tennisti, tutti debbono contribuire a che questa attività non segni un attimo di so sta, ma continuamente essa si sviluppi c si rinnovi con lena crescente. L’inverno è il periodo in cui, nel ten nis, si formulano i piani per l’avvenire. E sappiamo con quanto amore i dirigenti della Federazione tennistica seguono le sorti del dinamico sport della racchetta. Ebbene tutti debbono essere in linea: i tennisti, col progresso costante della loro cifra di gioco c le crescenti possibilità di affermazioni internazionali; gli sportivi con la loro presenza, partecipazione c ge neroso incitamento, con la formazione del l’ambiente favorevole ad uno sport di co sì alta efficacia ai fini della educazione sportiva, atletica c sociale del popolo.
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4 BUENOS AYRES — Il Capitano Adria no Mantelli ha stabilito, in terra argen tina. una magnifica » performance •• di di stanza per alianti veleggiatori. Decollato con rimorchio aereo alle ore 12,50 dall’Aeroporto di Merlo (provincia di Bue nos Ayres) a bordo di un veleggiatore monoposto « Meise <■ (tipo olimpionico) si sganciava alia quota di circa 700 metri, iniziando il veleggiamento in direzione Nord-Owest e, guadagnando quota, resta va in aria 5 ore c 40 minuti, atterrando presso il centro di La Paz, che dista dal l'aeroporto di partenza 410 Km. n pri mato italiano di distanza per alianti era già detenuto dallo stesso Capitano Man telli con un volo di 120 chilometri, ef fettuato il 28 maggio 1939.
AIUTI
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Mario (Pro Patria di Milano) p. 64.85; 6. Pergrcflì Mario (Pro Patria di Carpi) p. 63.90; 7. Neri Romano (Romeo Neri di Rimini) p 61,65; 8. Lasagni di Ivio (Pro Patria di Carpi) p. 59,67.
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4- ZAGABRIA. — Durante i Campionati assoluti di Società svoltisi a Zagabria gli atleti jugoslavi hanno abbassato altri due primati nazionali. Nel giavellotto fem minile la Radosavljcvic ha lanciato l'at trezzo a m. 38.30 (primato precedente m. 38.57 della stessa Radosavljevic). An che nei 10.000 metri Mihalic ha fatto re gistrare il tempo di 31’13”6 (primato pre cedente dello stesso Mihalic, 31’17”4). 4- PRAGA. — Gli atleti sovietici hanno iniziato un programma per battere tutti i record mondiali in ogni branca di sport entro i prossimi anni, n giornale aggiun ge che nei dieci mesi scorsi gli atleti rus si hanno stabilito 32 records mondiali, di cui 6 nell’atletica leggera, 10 nel solle vamento pesi, 8 nel tiro a segno e pa recchi altri nel pattinaggio veloce 4 MOSCA. — Nel corso di una riunione tenutasi a Mosca, Sergej Scerbakov ha stabilito il nuovo primato dell’unione So vietica nel salto triplo con m. 15,43, con seguendo nello stesso tempo la migliore prestazione europea dell’annata. 4- BUENOS AYRES. — L’argentino Al berto Triulzi ha superato il limite mon diale dei 110 metri ad ostacoli, percor rendo la distanza nel tempo favoloso di 13”5. Tuttavia diflìcilmente tale primato eccezionale potrà essere omologato, per chè l’atleta è stato notevolmente aiutato da un forte vento favorevole. Si tratta — se la notizia è esatta di una presta' Z-4 4 4♦V» zione non solo eccezionale, ma addirittu ra più unica che rara. 4- MOSCA. — II maratoneta russo Teo dosio Vanijn ha migliorato il primato mondiale dei Km. 30 di corsa, che appar teneva al finlandese Hjetanen col tempo di ore 40’46”4, percorrendo la distanza in ore 1.39’14”6 4- ANKARA. — Nei corso di una riunio ne svoltasi in questa città il turco Belzi ha stabilito il nuovo primato nazionale nel martello con m. 48,86 (p.p 47,32). 4- BERGAMO. — Taddia ha lanciato il martello a m. 56,69 stabilendo il nuovo primato italiano. ,
4 ROMA. — Allo Stadio di Roma hanno avuto luogo i campionati nazionali di ginnastica artistica. Le classifiche genera li sono le seguenti: Nazionali: 1. Figone Guido (Pro Chiavarl) p. 102.70 ; 2. Vadi Quinto (Etruria di Prato) p. 95,50; 3. Maggian Tullio (id.) p. 94.55; 4. Urbani Livio (Borgo Prati di Roma p. 94.10; 5. Bonacina Guido (VV. FF. di Milano) p. 93,50. Seniores: 1. Sampieri Vittorio (Forti e Liberi di Fori!) p. 70. 80 ; 2. Smeraldi Ma rio (id.) p. 70,55; 3. Libassi Paolo (S.G. Vareslana) p. 68,97; 4. Malaspina Pietro W FF. di Milano) p. 65.10; 5. Galimberti
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4 BUENOS AYRES. — Si annuncia che sette dei dodici arbitri inglesi che diri geranno gli incontri della stagione argen tina 1950 sono stati già assunti a Londra. Si tratta di Robert Aldridge. Kuhn Muler. William S. Barker, Charles Bert Gros se, John E. Made. Thoms Runder ed Ernest Wibraham. Lo stipendio è stato fissato per ciascuno in 1800 pesos mensi li, con la possibilità di convertire l’intero mensile in sterline. 4 INCONTRI INTERNAZIONALI: — Svezia - Irlanda 3-1; Francia Cecoslovac chia 1-0; Austria - Jugoslavia 5-2; Tur chia - Siria 7-0; Ungheria - Svezia 5-0.
4 ROMA. — La slassifica generale indivi duale del Trofeo della U.V.I. dopo il Gi ro Ciclistico della Sicilia, ultima prova, è la seguente: 1. Pagliazzi (indip.) p. 52; 2. (a pari merito) Rossi (Cimatti), Salimbeni (Legnano) e Fumagalli (Atala), p. 37; 5 Soldani (Legnano) p. 30; 6. Roggi, p. 27; 7. Pontisso. p. 26; 8 Cecchi, p. 25; 9. (a pari merito) Barozzi e Fulcheri, p. 23; 11. Giudici, p. 22; 12. Tonini, p. 20; 13. (a pari merito) Simonini, Volpi P„ Simani e Biondi, p. 17. Classifica cat. indipendenti: 1. Pagliaz zi. p. 52; 2. Roggi, p. 27; 3. (a pari merito) Biondi e Simoni, p. 17; 5. Patti, p. 12; 6. (a pari merito) Petrocchi e Taddei, p. 10 8. (a pari merito) Agati, Susini. Spinazzi, Ferrari e Covolo, p. 8; 14. (a pari merito) Locateli!. Sarti. Volpi A , p. 7. Classifica per « Case «: 1. Cimatti, p. 19; 2. Legnano, p. 30; 3. Arbos. p. 51; 4. Benotto, p. 61: 5. Frejus, p. 72. 4 PARIGI, — Si è tenuta nella sede del la Federazione francese di ciclismo la riu nione annuale per fissare la data del ca lendario nazionale su strada 1950. Le principali gare sono state stabilite come segue: 26 febbraio: Criterium di Orano: 26 marzo: Criterium Nazionale organizza to dalKEquipe; 12 marzo - 2 aprile: Giro dell’Algeria e della Tunisia; 9 aprile: Pa rigi - Roubaix; 30 aprile: Giro dell’Alta Savoia; 14 aprile - 8 maggio: Giro del Marocco; 7 maggio: Parigi Tours; 21 maggio: Corsa Bocche della Senna; 29 maggio: circuito della Savoia: 4 giugno: Bordeaux-Parigi dietro motoleggere; 18 giugno Campionato di Francia; 2 luglio: Circuito del Pirenei; 13 luglio - 6 agosto: Giro di Francia; 14-15-16 luglio: Giro della Lorena; 16 agosto - 3 settembre: Criterium degli assi; 17 settembre: Gran Premio Nazionale. E’ stato soppresso il
Gran Premio Equipe per squadre a eronometro. 4 PARIGI. — Il G. P. Wolber si svolgerà in quattro tappe dall’8 all’ll giugno, con arrivo a Parigi al Pare des Princes. Det ta prova sarà riservata ai dilettanti ed agli indipendenti. A questa gara è previ sta anche la partecipazione di una squa dra di corridori italiani residenti in Fran cia. 4-- NIZZA. — ?\ivaro Alvaro oiorgetti Giorgetti non è an t * dato in America ec si riposa sulla Costa Azzurra. Ha il proposito di battere il primato dell’ora su ---------------------strada dietro allenatori Effettuerà la prova sull’autostrada Milano-Torino. 4 PALERMO. — II Trofeo Cadetti ha avuto il seguente risultato: 1. Molinari (Pedale Monzese) che compie i Km 152 del percorso in ore 4,23’ alla media di Km. 34,620: 2. Ferrari Angelo (Ciclo Lom bardo, Milano); 3. Zanettini Turkeimes (Gerbi Villasanta): 4. Marini Fausto (G.S Vis Sauro, Pesaro); 5. Piazza Donato (Gerbi Villasanta); seguono altri. 4 MILANO. — Le probabili formazioni delle squadre ciclistiche italiane, per la prossima stagione, sono le seguenti: Atala: Ortelli. De Santi, Bof. Berlocchi Zampini, Casola, Pagliazzi (?). Arbos: Lo gli. Paolieri, Castellucci, Pontisso, Tocca celi (?). Cerati. Bartali: Bartali. Corrieri, Brignole, Benso, Campigli. Stranieri: Jomaux, dubbio, Dupont c Cerami, in di scussione. Benotto: Pasotti, Cargioli (?), Bonini, Drei (gli altri ancora non si co noscono). Bianchi ■ Fausto Coppi, Serse Coppi, Carrea, Milano. Pasquini (?), Con te. Ricci (?f. Pezzi, Bottecchia: Mario Fazio. Alfio Fazio. Vittorio Magni. Zampieri. Cimatti: Barozzi, Giudici, Giganti, Cre monese, Rossi, Tonini e X. Frejus: Covolo (acquistato sul finire della stagione 1949). Pedroni, Fanti, Doni, Barducci, Si monini. Stranieri in predicato: Jomaux. Dupont, Cerami e Pirmez Fioretti : Zuc cotti, Marangoni, Ghezzo, Gargioli (?). Canna: Bini, Meazzo. Verdini. Tosi. Cro ci-Torti (Svizzera), Zbinden (id.). Girardengo: Non è ancora stata annunciata la formazione ufficiale. Si ha ragione di cre dere che il campione del mondo Van Steenbergen ed il suo compagno Kint cor reranno alcune classiche in Italia per conto della casa dell’ex campionissimo. Legnano: Leoni. Fornara, Salimbeni, Soldani. Minardi. Petrucci e Albani. Lypie: Sergio Maggini. Fumagalli, Seghezzi, Sel vatico. Lugatti, Falsiroli. Stucchi: De Zan, Pinarello. Della Giustina (?), Roma I. Casaschi, Schaer (Svizzera). Taurea: L. Maggini, Astrua. Martini, Vincenzo e Vit torio Rossello, Fondelli. Franchi. Viscon tea: Ronconi. Biagioni, Ricci (?), Sforac chi, Petrocchi, Servadei (?). Pagliazzi (?) Welter: Bresci, Cecchi (gli altri ancora non si conoscono). Wilier Triestina: F. Magni. Ausenda. Feruglio, Bevilacqua, Grosso, Barbiere. 4 PARIGI. — La pista del Parco dei Principi riaprirà i suoi battenti il 26 mar zo. Ecco le date per le riunioni della sta gione 1950. Dopo il 26 marzo, grande riu nione il 16 aprile, e poi il 30 dello stesso mese, il 7 e 20 di maggio, il 4 e 11 giu gno, il 9 e 23 luglio, il 6 agosto, il 3, il 17 e il 24 settembre. 4 PARIGI. — Il Giro dell’ovest 1950 si disputerà in otto tappe. Esso avrà inizio il 26 agosto e terminerà il 3 settembre. Ecco le tappe: 26 agosto: Caen-Le Mans: 27 agosto: Le Mans-La Roche sur Yon; 28 agosto: La Roche-Nantes; 29 agosto: Nantes-Quimper; 30: riposo: 31 agosto: Quimper-Morlaix; 1 settembre: MorlaixDinan (Saint Malo); 2 settembre: Saint Malo-Cherbourg; 3 settembre: CherbourgRennes.
4 BRESCIA — n percorso della Mille Miglia del prossimo anno dovrebbe es sere il seguente: Brescia, Padova, Bolo gna, Ferrara, Ravenna, Ancona, Pescara,
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linate? portoghesi di calcio. E. j.tanto per la cronaca, Chi sono questi uomini appollaiati su alte pertiche? Non lo immagi ---- Sono i cosidetti ----- " r -------,------- " tifosi ----------. ’ — sono " portoghesi ’... di Bologna. I quali dimostrano una non disprezzabile attitudine sportiva se a forza di braccia e di gambe sono saliti fin lassù e vi sono rimasti per tutta l’ora e mezza di giuoco.
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Rieti, Roma. Livorno. Pisa, Firenze, Reg gio Emilia, Brescia. In base a notizie an cora non ufficiali sembra che alla classi ca corsa saranno invitati anche piloti sud americani. 4 FIRENZE. — Il Congresso della Fede razione Motociclistica Italiana ha rieletto presidente il comm. Bianchi. L’esito del le votazioni per la nomina degli undici componenti il consiglio è stato il seguen te: Lurani. conte ing. Giovanni, voti 157. Colucci comm. Ferruccio 152, Carrara ing. Mario 150. Bellini rag. G. 128. Colombo rag. Paolo 128. Curii rag. Giovanni 96. Leonardi comm Ugo 84, Bocca rag. Ma rci 78. Treggiani avv. Luigi 73, Tassinari comm. Renato 69, Magnani comm. Gino 63. Le elezioni per il collegio sindacale hanno dato i seguenti risultati: Ferrarlo Ambrogio, rag. Bai Macario, Soncini. ~ Supplenti: Pocchetti e Pirola. 4- BUENOS AYRES. — Il Gran Premio Argentino, la difficoltosa maratona auto mobilistica in dodici tappe, è stata vin ta da Juan Galvez, il cui fratello Oscar ha vinto l’ultima tappa, dalle cascate di Iguazu a Buenos Ayres. Juan Fangio ha mantenuto il secondo posto nella classi fica generale.
4- BELGRADO. — TTn nuovo record ju goslavo dei 200 metri stile libero è stato stabilito dal nuotatore Mariam Stipetic che ha percorso la distanza in 2'10”9 L'atleta lubianese fece parte della squa dra jugoslava che pratecipò alle Olim-
piadi di Londra, insieme ai migliori nuo tatori della nazione transalpina, ha già iniziato gli allenamenti per i campionati europei dell’anno prossimo. 4- AMSTERDAM. — Nel corso di una riunione natatoria la quindicenne Gertil Wielema ha ottenuto sui 100 metri dorso una eccellente prestazione facendo regi strare il tempo di l’12”8. Tale tempo figu ra come secondo nella graduatoria mon diale, infatti il primato del mondo della distanza appartiene alla connazionale Kint col tempo di l’10”9. mentre quello delle Van Feggelen era di l’12”9 4- MADRID. — Lo spagnolo Alberiche ha battuto nuovamente il primato nazionale dei m. 400 s. 1. già da lui detenuto con 4’48’’6 portandolo a 4’47”9.
4- LONDRA. — L’organizzatore dell'in contro tra Freddie Mills e l’americano Joey Maxim ha imposto al peso massimo americano di compiere in piroscafo il viaggio dall’America all’Europa. A termi ne di contratto, tanto Freddie Mills quan to Joey Maxim non potranno, prima del l’incontro. condurre automobili su lunghi percorsi nè fare uso della motocicletta, nè cavalcare. L’incontro che si svolgerà a Londra il 24 gennaio avrà per teatro lo stadio di Earl Court capace di ospita re 20 mila spettatori. 4- ALDERHOL (Inghilterra). — I dilet tanti svedesi hanno battuto per 12 a 4 la squadra dell'armata britannica. 4- LOS ANGELES. — Maxie Docusen ha
battuto ai punti Enrico Bolanos, dopo un durissimo incontro 4- BOSTON. — Joe Louis, l’uomo d’affari che non riesce a stare lontano dal «ring», ha osservato sorridendo che non bisogna trarre affrettate conclusioni dalla sua de cisione di svolgere una serie di esibizio ni di dieci riprese. Questo non significa, egli dice, che intenda tornare al com battimento. Ma aggiunge con orgoglio: « se volessi, probabilmente in sei o otto settimane sarei pronto per cercar di ri conquistare il titolo ». 4- FILADELFIA. — Ike Williams, cam pione del mondo dei pesi leggeri, ha bat tuto ai punti Jean Walzack, ex - cam pione francese dei medio-leggeri. 4- NEW YORK. — Le autorità pugilistiche americane sembra si siano finalmente orientate verso il riconoscimento della ne cessità di modificare i regolamenti e di creare un ente internazionale che disci plini l’attività mondiale. 4- NEW ORLEANS. — Con una decisione unanime dei giudici, ma senza il favore del pubblico, l’americano Bert Linam, di Austin (Texas) ha battuto ai punti in 12 riprese l’italiano Aldo Minelli. H berga masco ha talvolta superato Tawersario in fatto di tecnica, ma questi è stato più aggressivo. L’amerciano ha riportato una leggera ferita all’arco sopracciliare sini stro nella settima ripresa e Minelli ha avuto analogo incidente nell’ultima. 4- GINEVRA — Il medio-leggero milane se Odorico è stato battuto ai punti in dieci riprese dall’americano Jimmy Swan. Nel corso della stessa serata il medio massimo Giovanni di Reggio Emilia, re sidente in Svizzera ha sconfitto ai punti
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Simoniello, mentre Schwab ha regolato il peso piuma francese Martin.
4- NEW YORK. — Il campione mondiale dei pesi massimi Ezzard Charles intende esiliarsi dalla sua città natale di Cincin nati perchè, essendo negro, è stato in vitato a-lasciare il Country Club di quel la città, di cui egli era membro. 4- LONDRA. — Il campione britannico dei pesi gallo. Stan Rowan. ha rinunciato al titolo. Il 12 novembre Rowan aveva per duto il titolo imperiale della categoria, passato a Vie Toweel che Io aveva scon fìtto a Johannesburg. 4 L'AJA. — Il campione olandese dei pesi medi Lue Van Dam ha battuto con un largo margine di punti in dieci ri prese il francese Kid Marcel. La supe riorità dell’olandese è stata troppo schiac ciante perchè si possa dire che rincon tro sia stato interessante. All'ultima ri presa Marcel è stato salvato da un K.O. dalla campana finale
4- SACRATON (Filadelfia). — fi peso leg gero italiano Massimiliano Sanna ha bat tuto, in un incontro sulla distanza di dieci riprese, Fred Mannorte di Broklyn. Il combattimento è stato un po’ scialbo ed i giudici hanno assegnato unanimamente la vittoria all'italiano. 4- ROMA. — Belardinelli ha sconfitto net tamente ai punti lo sfidante Fattori, ri manendo cosi campione italiano dei « mo sca ». 4 PARIGI. — Giannelli ha dovuto ab bandonare di fronte a Sckena alla quar ta ripresa. Anche Rossellini è stato bat tuto ai punti dal campione francese Mousse.
4- STRASBURGO. — n peso massimo Embarek ha battuto ai punti Vartamian. 4- ROMA. — L’Ufficio di_ Presidenza del la Federazione Pugilistica Italiana ha preso le seguenti disposizioni che hanno carattere di emergenza. Arbitri - Tutti gli arbitri si dovranno sottoporre a visita medica obbligatoria al l'atto del rinnovo licenza per l’anno 1950. Gli arbitri che non avranno i requisiti fi sici necessari, officeranno solo come giudi ci qualora ritenuti idonei per tale mansio ne. Corsi di aggiornamento per gli aibitri verranno effettuati il più presto possibile e possibilmente a Roma dove gli arbitri verranno invitati per gruppi di Regioni. E’ fatto obbligo ai signori arbitri, a par tire dall'1 gennaio p.v., di indossare, nel l’espletamento della loro funzione, la pre scritta divisa. La indennità di divisa, già fissata in precedenza, verrà raddoppiata. E’ fatto obbligo ai signori arbitri di re primere nel modo più rigoroso le even tuali scorrettezze dei pugili in combatti mento. A tale proposito gli arbitri non debbono tralasciare in nessun caso di ri prendere pubblicamente i pugili scorretti, o peggio, fallosi squalificando senz’altro quelli che dopo due avvertimenti ricades sero nelle scorrettezze anche se queste non hanno provocato danno all’avversa rio. Gli arbitri che riscontrassero attra verso l’andamento dell’incontro da loro diretto una differenza di punteggio tra i due avversari, presso che impossibile a colmarsi, dovranno sospendere l’incontro per manifesta inferiorità di uno dei con tendenti anche se questi non è andato al tappeto. Procuratori. - Verrà effettuata una re visione di tutti i Procuratori Sportivi e in special modo di quelli affiliati « in prova » per un anno. Società - Verrò effettuato un control lo sulla consistenza organica delle So cietà affiliate con speciale riferimento al le loro palestre, ai loro istruttori e, in generale, all’attività che essi esplicano.
4- MILANO. — Martin ha battuto Milioni per K.O.; Roteglia ha battuto ai punti Bistezzo. 4- BARCELLONA. — Villaplana è stato costretto al pareggio dall'italiano Diori.
Condirettore resp. SISTO FAVRE
4- PARIGI. — Edoardo Mangiarotti per la seconda volta si è aggiudicato brillan temente il Trofeo Monal, al quale parte cipavano centosettantaquattro fra i mi gliori spadisti del mondo, n clamoroso successo di Mangiarotti è un trionfo del la scherma italiana.
4- ASPEN (Colorado). — Con l'adesione dell'Italia salgono ad otto le Nazioni che
CAMPIONI
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hanno sinora accettato l’invito di nren der parte ai campionati mondiali di sei in programma per il 1950 negli Stati Uni li. Trentuno sono le Nazioni invitate, e sì presume che quasi tutte aderiranno al l'invito Gli Stati Uniti, che ospiteranno i campionati per la prima volta, hanno di viso le competizioni che si svolgeranno in due città separate da tre quarti del l’ampiezza del . continente Lakc Placid, nello Stato di New York e sede delle Olimpiadi invernali 1932, ospiterà le gare di salto e di fondo dal 29 gennaio al 5 febbraio. Le gare di discesa e di Slalom si svolgeranno invece ad Aspen, nel Co lorado, dal 13 al 18 febbraio. Oltre all'Ita lia hanno fin qui ufficialmente accettata l’invito Norvegia. Svezia. Austria, Canadà, Israele, Cile e Jugoslavia.
PANNATO
IL PERUGINO GIOVANNI EVANGELISTI I* i
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Fui ospite un giorno del Veloce Club Perugino e m’era mentore nella visita che io feci alla sede della bella e gloriosa socie tà ciclistica umbra, Bruno Carattoli, Vi ce prefetto di Perugia, amantissimo del ci clismo e che occupami i suoi ritagli di tempo al perfezionamento degli accessori della bicicletta cominciando dal cambio, che era allora all’inizio del suo sviluppo, e che ebbe in Carattoli un ideatore genia le, il precursore, quasi, dei cambi odierni. Fra le presentazioni di quel giorno eb bi la fortuna di avere quella di un omettino, dai capelli d’argento, dallo sguardo vivo e la parola ardita. Avrà toccato allo ra i 70 anni — vi parlo di più di 30 anni or sono — ma era agile, vigoroso, e quan do mi lasciò lo vidi inforcare con un sal to da adolescente la bicicletta ed andarse ne pedalando velocemente su per corso Vanii ucci. Era Giuseppe Evangelisti, del quale sta per ricorrere il 15.o anniversario della sua morte; quell’Evangelisti che fu una au tentica gloria del ciclismo nei primi albori della bicicletta e che onorò l’Italia, oltre che nel campo sportivo, in quello artisti co come pittore, o come patriota perchè fu « garibaldino » —di quelli autentici — entusiasta e valoroso, combattendo contro i turchi in Grecia e contro i tedeschi nel le Argonne. Dalla natia Perugia nel lontano periodo che corre fra il 18È)0 ed il 1896 egli pere grinò per le piste italiane, incontrando e molto spesso battendo, campioni di grido quali Alaimo, Pontecchi, Ruscelli, Robecchi, Tarlarini, Cariolato, Lanfranchi, Fa scini, Monto e Tomaselli, finché nel 1897 al richiamo di alti ideali abbandonava im provvisamente lo sport per correre volon tario nella legione garibaldina a Domohos, intraprendendo così la sua prima campa gna di guerra. La sua più grande prova ciclistica fu quella nella quale, unitamente all’indi menticabile Gigi Pontecchi, sulla bella e suggestiva pista delle Cascine di Firenze, fu opposto all’americano ’/.immerman che era allora — nel 1894 — campione del mondo. Incontro che Evangelisti avrebbe forse vinto se non fosse uscito malaugura tamente di curva mentre a meno di 100 metri dal traguardo precedeva di oltre una lunghezza il prestigioso americano. Ritornò alle corse ciclistiche nel 1901 al lorché trovandosi nell’America del Sud
C/c. Postale . Roma 1/3905
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per una delle sue peregrinazioni di arti sta, incontrò sulle piste argentine. Peteda, Ruggerone, il giovane Gardellin allo ra alle prime armi e Luciano Mazan an cora non conosciuto con il nomignolo di Petit Breton. Poi si ritirò definitivamente dalle gare e rientrato in Italia fu tutto preso dall* malia dell’arte e si dedicò con ispirazione e trasporto alla pittura ed alla decorazio ne, lasciando nei teatri, nelle ville e nei palazzi dell’Umbria pregevoli opere fra- le quali non mancano quelle di motivo spor tivo. Un’altra sua pittura a carattere politico che è ancora ammiratissima è quella ri producibile il famoso duello alla spad* fra il Conte di Torino ed il Duca d’Orleans, avvenuto nel 1896 quando il princi pe francese oltraggiò l’eroismo dell’esercito italiano battuto nella famosa battaglia di Adua, duello che pose termine alla odiosa campagna inscenata dal giornalista e spa daccino francese Tourneguex, contro la quale intervenne invano il prode generale Albertone e che il famoso umorista Con dolili bollò di ridicolo travestendosi nel carnevalesco generale Mannaggia la Rocca. In gara Evangelisti metteva la stessa anima, lo stesso ardore, lo stesso coraggio che dimostrò in guerra. Come quando a Domokos suonò la travolgente carica all* baionetta contro i Turchi e raccolse fra le sue braccia Antonio Fratti morente; come quando nel 1912 con Ricciotti Garibaldi combattè a Drisco, come quando nelle A in gonne fu conipagno di eroismo di Bruno e di Costante Garibaldi e si meritò con la Legion d’onore il grado di capitano; come quando, ufficiale nell’esercito regolare, combattè con i Cacciatori delle Alpi a Col di Lana, a Cima di Fai Bruna, al Cordevole, ecc. Schivo di cariche e di onori fu pago so lo d’essere l’anima ed il consigliere prezio so del Veloce Club Perugino interessando si dei giovani e promettenti corridori che negli anni venivano affermandosi sia nel le corse regionali sia nel classico Giro dell’Umbria. Il Veloce Club Perugino e gli umbri tutti ricordano con ammirazione ed affet to il patriota, l’artista e il campione scom parso. Peccato che l’U.V.I. non lo ricordi intitolando al suo nome un Trofeo da porre in palio in qualche grande competi zione riservata ai giovani.
Victor
Scuola Grafica "Guido de Gregorio' . Roma
Sped. abb. postale . Gruooo III - Autorizzazione della Commissione Nazionale Stamoa N. 1769 del 14/11/1945