14 minute read

Le aziende grafiche italiane sono interes- santi per gli investitori istituzionali?

Investimenti Le aziende grafiche italiane sono interessanti

per gli investitori istituzionali?di Achille Perego

Fondi di investimento, private equity, venture capital, stanno oggi dimostrando interesse anche per le aziende del comparto carta, grafica e cartotecnica del nostro Paese. Un trend destinato a crescere con dinamiche e obiettivi eterogenei.

Le prime, importanti operazioni, risalgono al 2008. Quando i fondi 21 Investimenti SGR, Barclays Private Equity e Orlando Italy Special Situation entrarono, rispettivamente, nella lombarda GPP Industrie Grafiche e nelle venete Cartorama e Favini. Da allora, anno dopo anno (come si vede nella tabella pubblicata a fianco e realizzata a cura di Aifi, Associazione italiana del Private equity, Venture capital e Private debt, www.aifi.it), insieme con la crescita degli investimenti finanziari nell’industria e nell’economia italiana, anche da parte di grandi fondi esteri, è aumentato anche l’interesse verso un settore, quello grafico-cartotecnico, considerato spesso dotato di poco appeal per gli investitori istituzionali. E soprattutto per i fondi di private equity pronti a investire in quote di minoranza o maggioranza delle aziende per accompagnarne lo sviluppo, creando in molti casi poli aggreganti, fino a un’eventuale quotazione in [ ] Borsa. Quel listino di Piazza Affari dove la presenza di società del settore della stampa e del packaging è ancora minima.

Un settore composto di realtà familiari

Un settore, quello grafico-cartotecnico come come commenta il presidente di Assografici Emilio Albertini, soffre ancora un po’ di “provincialismo”. Che significa imprese ancora piccole e a conduzione familiare, dipendenti per oltre l’80% dal credito delle banche, dove è più difficile aprire il capitale al mercato (fondi, Pir, bond, Ipo, cioè collocamenti in Borsa) e quindi ritrovarsi in casa un nuovo socio che potrebbe essere considerato “scomodo”. Un socio – leggi i fondi o più in generale il mercato – che potrebbe rompere l’equilibrio di piccole imprese (e non solo del settore grafico) dove in Italia per decenni si sono intrecciati i rapporti tra il patrimonio della famiglia e quello dell’impresa alla quale, magari, accollare l’onere dell’acquisto del Suv, dell’appartamento a Milano, della casa in Versilia e persino della barca in Sardegna!

Un panorama in evoluzione

Uno scenario però che sta cambiando. Confermato anche dalla crescita anche nel nostro Paese, sebbene con percentuali ancora distanti da quelle del mondo anglosassone, del ruolo dei fondi e degli investitori istituzionali. Solo nel primo semestre del 2021, il mercato italiano del private equity e venture capital, secondo l’analisi condotta da Aifi in collaborazione con PwC Deals, ha registrato una raccolta complessiva (sul mercato e captive, cioè proveniente dalla casa madre) pari a 2,827 miliardi di euro, in aumento del 194% rispetto al primo semestre del 2020, grazie ad alcuni closing di dimensioni significative. Gli operatori che hanno effettuato un closing nel periodo sono stati 21. Le fonti principali della raccolta sono state: fondi pensione e casse di previdenza (35%), banche (16%) e settore pubblico (10%). A livello geografico, il 95% dei capitali è provenuto da investitori domestici, mentre con riferimento al target di investimento, si prevede di investire il 42% dei capitali in infrastrutture e il 41% in buyout.

Il ruolo del private equity

“La ripresa dell’economia vede anche il contributo del private equity che con la crescita degli investimenti e delle operazioni, soprattutto di expansion, dimostra quanto sia importante il ruolo svolto dagli investitori anche in questo delicato momento” spiega Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi. “Serve però un’azione maggiore per attrarre capitali italiani e internazionali che moltiplichino così le opportunità per le nostre aziende”. L’ammontare investito dal private equity, sempre nel primo semestre di quest’anno, è stato pari a 4,5 miliardi di euro, in crescita del 142% rispetto agli 1,9 miliardi dello stesso periodo del 2020 e dell’81% rispetto al primo semestre del 2019, precedente la pandemia. Sol-

4,5 miliardi € ammontare investito dal private equity nel primo semestre 2021 294 milioni € operazioni con il segmento dell’early stage oltre 500 milioni €

la più grande operazione di private equity nel settore grafico-cartario

tanto nel 2016 era stato raggiunto un valore più alto. Il numero di operazioni si è attestato a 253 (+102%) con il segmento dell’early stage (investimenti in imprese nella prima fase di ciclo di vita, seed, startup, later stage) aumentato del 314% in ammontare (294 milioni di euro) e del 61% per numero di operazioni (129). Il buyout (acquisizioni di quote di maggioranza o totalitarie) ha registrato un aumento del 22% per ammontare (1,9 miliardi) e del 204% per numero (70). L’expansion (investimenti di minoranza in aumento di capitale finalizzati alla crescita dell’azienda) ha attratto 299 milioni contro i 31 milioni del primo semestre 2020, distribuiti su 23 operazioni (+64%). Per quanto riguarda le infrastrutture, infine, gli investimenti sono cresciuti in modo significativo, superando i buyout in termini di ammontare, pari a 2 miliardi di euro, mentre il numero di operazioni si è attestato a 25 contro le 7 dello stesso periodo dell’anno precedente.

Cosa accade nel settore grafico

Operazioni che hanno riguardato anche il settore grafico-cartotecnico. Se osservando la tabella – che ripercorre gli investimenti effettuati nel decennio e ovviamente specifici di quell’operazione in quel determinato anno, escludendo quindi le evoluzioni successive – dal 2008 al 2018 gli investimenti del private equity avevano riguardato solo alcune aziende, soprattutto nel comparto della carta e del packaging oltre che l’innovativo mercato del print on demand e il retail (MCG Grafica, Modo&Modo, Pixarprinting, Grafiche Pizzi, Legami, Cartiere Pigna, Gruppo Fedrigoni, Carton Pack e Gruppo Cordenons) nell’ultimo periodo si è assistito a un’accelerazione. Un aumento di investimenti da parte dei fondi che ha visto, innanzitutto, protagonista i produttori di carta e cartoncino, settore che ha vissuto a livello europeo e mondiale, una fase di forte consolidamento. Le operazioni hanno riguardato quindi nel 2020 Burgo (con 43

“La ripresa dell’economia vede anche il contributo del private equity che con la crescita degli investimenti e delle operazioni, soprattutto di expansion, dimostra quanto sia importante il ruolo svolto dagli investitori anche in questo delicato momento”

QuattroR) e nel 2021 Reno De Medici (con Apollo Global Management) oltre alle operazioni effettuate da Fedrigoni all’interno di una campagna di crescita per linee esterne intensificata tre anni fa dopo l’acquisizione da parte di Bain Capital con un investimento superiore ai 500 milioni di euro. Di fatto la più grande, a ora, operazione di private equity che ha interessato il settore grafico-cartario e cartotecnico.

Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi.

Un gruppo cartario in continua espansione

Nell’aprile 2018, infatti, il 90% del capitale di Fedrigoni (tra i primi al mondo nella produzione e vendita di carte speciali per packaging, editoria e grafica e di materiali autoadesivi per l’etichettatura con 1,315 miliardi di fatturato nel 2020) è stato acquisito dal fondo di investimento statunitense Bain Capital, mentre il 10% è rimasto a un ramo della famiglia Fedrigoni. La nuova proprietà ha impresso un’accelerazione alle politiche di crescita e rinnovamento del gruppo, portando a bordo managNNespolo Marco 44 er con esperienze internazionali e integrando le competenze, sostenendo l’innovazione tecnologica, di prodotto e di processo, puntando all’espansione in nuovi mercati e aree geografiche attraverso acquisizioni di realtà interessanti. Già un mese dopo l’ingresso di Bain, nel Gruppo Fedrigoni entrava Gruppo Cordenons, produttore di carte creative di alta gamma e tecniche con sede a Milano e due stabilimenti a Scurelle (TN) e Cordenons (PD). Da allora, tra il 2020 e il 2021, le acquisizioni sono salite a sei, quasi tutte nel segmento Self-Adhesives: il gruppo italiano Ritrama, l’azienda americana Acucote, le messicane IP Venus e Ri-Mark. Infine, il mese scorso Fedrigoni è entrata al 70% in una NewCo che produrrà vassoi interni per confezioni di lusso realizzate totalmente in cellulosa termoformata, biodegradabile ed ecocompatibile, attraverso una tecnologia proprietaria. “Bain Capital si è dimostrato un ottimo partner – commenta Marco Nespolo, ad di Fedrigoni – perché ha pienamente supportato il nostro gruppo nel definire il piano di crescita strategica e nell’avviare le politiche di rinnovamento e di espansione, lasciando poi al management team piena autonomia decisionale. In questi due anni non facili a causa del Covid, ci ha permesso di tenere fede a tutti gli impegni presi. Il prossimo obiettivo è aumentare la redditività, raggiungendo i 2 miliardi di fatturato e i 300 milioni di Ebidta. Lo faremo consolidando la già ottima posizione in Europa e crescendo nei mercati più interessanti, cioè l’Asia e le Americhe”.

Quali imprese attraggono i fondi di investimento?

“Non c’è dubbio – ricorda Francesco Bollazzi, responsabile Osservatorio Private equity monitor di Aifi – che negli ultimi anni sia cresciuto l’interesse a investire nel settore dei produttori di beni anche nel comparto dell’industria grafica con una prevalenza per cartiere e cartotecniche”. Aziende che possono avere, a livello di media, un minore appeal rispetto alle notizie che riguardano gli ingressi nel capitale e le acquisizioni di marchi conosciuti del retail e dei beni di consumo, ma non minore per gli investitori.

Ma come si muovono i protagonisti del private equity? Individuando imprese con una taglia non eccessivamente micro o piccola – anche se è difficile dire che debbano per forza avere una soglia predefinita di fatturato, per esempio superiore ai 20 milioni di euro – e che abbiano, come aggiunge Bollazzi, un forte potenziale di crescita. Ma le operazioni di private equity possono riguardare anche l’ingresso in aziende che stanno vivendo un momento di stress finanziario e per le quali servano nuovi capitali e quindi un piano di ristrutturazione e rilancio, oppure fasi di passaggio generazionale nel momento in cui la famiglia di imprenditori non trova possibilità di continuità di gestione nelle nuove generazioni.

L’obiettivo del private equity, conclude Bollazzi, è sempre quello di creare valore, accompagnando la crescita per linee interne o esterne dell’azienda, anche – specialmente nel caso dell’acquisizione di una quota di maggioranza – con una partecipazione alla gestione. Il tutto, compresa un’eventuale finalizzazione alla quotazione in Borsa, in un arco temporale che sta tendendo ad aumentare da circa 3 anni fino a 5.

Due differenti approcci

Proprio la presenza come investitori per un periodo limitato della storia di un’azienda ha portato a connotazione negative, quelle del “mordi e fuggi”, per l’ingresso dei fondi. “In realtà – precisa Cesare Tocchio, presidente di CDI Global Italy, appartenente al gruppo CDI Global specializzato nel M&A settore packaging, i fondi più speculativi operano in situazioni di crisi aziendali di

Mappa delle acquisizioni aziende settore grafico

Anno Azienda Fondo invest. % investim. Regione Attività

2008 GPP Industire Grafiche 21 Investimenti SGR 100% Lombardia Produzione di packaging in carta e cartone 2008 Gruppo Cartorama Barclays Private Equity 78% Veneto Prodotti per la cartoleria 2008 Gruppo Favini Orlando Italy 60% Veneto Sviluppo e produzione carta 2009 MCG Grafica (via Mida) DGPA SGR Lombarida Produz. sleeve per food/beverage/pulizia domestica 2011 Modo&Modo (Moleskine) Index Ventures 15% Lombardia Articoli per la cartoleria 2011 Pixartprinting Alcedo SGR 75% Veneto Web-to-Print 2012 Grafiche Pizzi HAT Orizzonte SGR 20% Lombardia Produzione stampe settore farmaceutico 2016 Legami Alto Partners 42% Lombardia Vendita online prodotti per la cartoleria 2017 Cartiere Pigna DeA Capital 51% Lombardia Prodotti per cartoleria e scolastica 2017 Gruppo Fedrigoni Bain Capital 100% Veneto Produz. carte speciali, creative e supporti autoadesivi 2018 Carton Pack 21 Investimenti SGR 65% Puglia Servizi logistica e packaging settore frutta/verdura 2018 Gruppo Cordenons (via Fedrigoni) Bain Capital 100% Lombardia Produzione carte creative e tecniche 2020 Burgo Quattro R 50% Lombardia Produzione carta 2020 Ritrama Bain Capital (via Fedrigoni) 100% Lombardia Produzione materiale autoadesivo 2021 Reno De Medici Apollo Global Management 67% Lombardia Carta, cartoncino e cartone riciclato

grandi dimensioni. – sono limitati i fondi più speculativi”. Quelli appunto del “mordi e fuggi” e dell’ingresso in situazioni di crisi aziendali. La maggior parte degli operatori del private equity – fondi ma anche sempre più vere e proprie merchant bank e club deal – invece puntano alla valorizzazione delle aziende e alla loro crescita attraverso acquisizioni, partnership e integrazioni con la creazione di poli aggreganti. Ma anche con un’attenzione particolare alla potenzialità delle singole imprese e ai temi della sostenibilità con l’implementazione nella governance e nella gestione dei criteri ESG. “In particolare – aggiunge Tocchio – questo processo ha interessato il settore del cartone ondulato attraverso le multinazionali del settore, mentre si aprono spazi per i Fondi di Private Equity e quindi sta avvenendo in quello del cartoncino mentre si aprono spazi, – proprio per l’esigenza di una crescita dimensionale delle imprese – nel settore degli astucci in cartoncino e delle etichette”. Più difficile invece, conclude il presidente di CDI Global Italy, è l’interesse del private equity verso le aziende grafico-editoriali e commerciali che stanno subendo maggiormente la crisi strutturale del mercato della stampa.

Chi non è interessato e chi impiega l’ingresso di capitale per crescere

Aziende grafiche, a partire dai principali gruppi, che potrebbero suscitare l’interesse – in alcuni casi già manifestato ma senza riscontro – del private equity comunque non mancano. E che negli ultimi anni sia aumentato questo interesse, guardando all’evoluzione del mercato, lo conferma Paolo Bandecchi, presidente di Rotolito. Non interessato per ora a questa possibilità ma “mai dire mai” per il futuro. Tenendo conto però, aggiunge Bandecchi, riferendosi in genere al settore, al fatto che le aziende in salute a conduzione familiare ma già con una gestione manageriale hanno meno propensione ad aprirsi a nuovi soci. Cosa che invece ha fatto, e con successo, nei mesi scorsi Pusterla 1880 con l’apertura del capitale, da parte della famiglia Meana, all’ingresso, con un’operazione di minority development capitale, di Andera Partners che ha effettuato l’investimento con il fondo Winch Capi-

“Non c’è dubbio che negli ultimi anni sia cresciuto l’interesse a investire nel settore dei produttori di beni anche nel comparto dell’industria grafica con una prevalenza per cartiere e cartotecniche”.

Francesco Bollazzi, responsabile Osservatorio Private equity monitor di Aifi.

45

“Operazioni, quindi diverse, ma che dovrebbero sempre avere come fine ultimo la creazione e non la distruzione di valore. Quindi, il pro o contro un rafforzamento della presenza del private equity nelle aziende di stampa, dipende da come viene pensata e realizzata.”

tal 4. Ingresso a cui è seguita l’espansione in Francia con l’acquisizione del produttore di cofanetti di lusso Groupe Audine.

Molto fermento nel settore del packaging

Proprio questa estate F2i Sgr invece ha vinto l’asta per ReLife, gruppo leader nell’economia circolare che ha acquisito Plastipoliver (Alessandria) e General Packaging di Vercelli, la cremonese VGK e la brescia-

Emilio Albertini, presidente di Assografici.

na Hamm Pack, comprando il 70% del capitale dalle famiglie Benfante, Ghigliotti e Malaspina e dal fondo Xenon. Nell’ottica di creare un polo italiano nel packaging farmaceutico e nutraceutico si era concretizzato a febbraio 2020 l’investimento di Arcadia Sgr in Grafiche Favillini, azienda cartotecnica livornese specializzata nell’imballaggio in cartone. A Hig Capital invece fa capo il consolidamento di un polo di accessori moda come etichette e packaging, attraverso Cadica Group. Un percorso iniziato nel 2019 con l’acquisizione di Cadica, Tessilgraf e Bernini a cui si sono aggiunte Estro, Scatolificio Giorgi ed Etichetta 2000. Diverso invece, in un’ottica di risanamento, ristrutturazione finanziaria e rilancio, l’intervento di Oxy Capital che ha rilevato dalla famiglia Bramucci il controllo del gruppo Gpack, nato a fine 2015 dalla fusione tra Cartotecnica Goldprint e GPP Industrie Grafiche. “Operazioni, quindi diverse, ma che, – conclude Albertini, – dovrebbero sempre avere come fine ultimo la creazione e non la distruzione di valore. Quindi, il pro o contro un rafforzamento della presenza del private equity nelle aziende di stampa, dipende da come viene pensata e realizzata”.

Scopri il PEFC

uno strumento di sostenibilità per te 46 e i tuoi clienti

PEFC/18-1-1

Promuoviamola GestioneSostenibile delle Foreste

www.pefc.it

Associazione PEFC Italia Via Pietro Cestellini, 17 06135 Perugia t: 075.7824825 075.5997295 e: info@pefc.it w: www.pefc.it

Whitepaper Mondi,

un’occhiata al mondo della stampa digitale

Da molto tempo le agenzie creative utilizzano la stampa per migliorare le loro campagne. Ultimamente, però, con il declino generale del consumo della stampa, alcune agenzie sono migrate dall’analogico al digitale, abbandonando in gran parte i materiali stampati.

Ma allora, la stampa è morta? Assolutamente no! La stampa non sta affatto scomparendo – anzi, è un’opzione eccellente per dare vita alle campagne creative. Abbiamo condotto un sondaggio fra stampatori e agenzie per conoscere meglio la loro esperienza con la stampa di campagne e la collaborazione reciproca. Il nostro obiettivo era identificare dove sia possibile colmare il divario tuttora esistente e individuare opportunità per entrambe le estremità della filiera. Oltre la metà degli intervistati (58%) ha affermato che la stampa fa spesso parte delle campagne creative e addirittura un quarto (26%) la trovava indispensabile per tali campagne. In ogni caso sembra che, quando i creativi ricorrono ai materiali stampati, preferiscano l’offset alla stampa digitale. Abbiamo indagato a fondo per comprendere i motivi di questo divario e valutare i preconcetti che possono influire sulla decisione finale. Sfatando alcuni dei miti più comuni sulla stampa digitale - ad esempio la qualità del colore e delle immagini, i fattori di costo e la sensazione della

mancanza di opzioni di finitura – ed evidenziando i progressi compiuti nel settore delle macchine da stampa digitali professionali, speriamo di fornire un quadro dell’ampia gamma di opzioni oggi disponibili. Dagli inchiostri specializzati con toner liquido o secco in grado di riprodurre i colori Pantone, alla laminatura digitale e a speciali tecniche di finitura, oltre alla vasta offerta di tipi di carta adatti per qualsiasi esigenza di stampa digitale, il nostro whitepaper esamina tutte le possibilità.

Con quale frequenza la stampa è una componente fissa delle campagne?

26 % Sempre 58 % Speso Campione: 85 Per una lettura completa dei motivi per cui la stampa digitale potrebbe essere la soluzione ottimale per le campagne creative, scarica da qui (https://qrco.de/ bcGtUY) il nostro whitepaper gratuito oppure scansiona questo codice QR con il tuo smartphone.

16 % Raramente WP3-Figure1.indd 4 05.08.21 14:07

COMUNICAZIONE D’IMPRESA 47

This article is from: