Print Buyer, n. 50, Aprile 2014

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5 e sempre resistenza

La prima volta che leggi la parola resilienza pensi a un refuso - accidenti nessuno ripassa più le bozze, volevano mica scrivere resistenza ‘sti sciagurati? Poi ti accorgi che resilienza… altro che refuso, la parola esiste anzi spopola, infrange le labbra di tanti, solo che tu non sai cosa significhi ed è forse il caso di capire perché tutti ostentano resilienza, che a te sembra – re-si-lien-za – persino impossibile da pronunciare. Allora ti dai da fare perché con le parole ci giochi spesso – e tu chi sei signora resilienza? gli hai chiesto, ti assicuro esisto t’ha risposto lei con ironia, altrove mi chiamano resilient. Se nel chiacchiericcio del mondo spunta una nuova parola qualcosa vorrà dire - mica saranno tutti pazzi? Scopri che resilienza è rubata alla scienza dei materiali, spiega la capacità di un supporto di resistere anche quando lo comprimi, lo schiacci, lo deformi, niente da fare lui riacquista la sua forma originaria, come uno che si risveglia libero da un incubo che a lungo l’ha tormentato. Resilienza ha ormai impregnato il gergo della politica e dell’economia perché la metafora del materiale che resiste e non si spezza spiega bene quella capacità che le aziende dovrebbero coltivare per resistere all’onda d’urto dei cambiamenti, modificare in corso d’opera una linea d’intervento, investire in settori diversi anche a rischio di qualche fallimento. Anche noi umani siamo resilienti quando riemergiamo come se niente fosse da esperienze difficili riprendendo subito un’attitudine positiva nei confronti dell’esistenza. Vabbè allora ditelo – pensi – che essere resilienti vuol dire essere ottimisti e non lasciarsi abbattere, visto che “quello che non ci uccide ci rende più forti” come diceva il benedetto Nietzsche. Resilienza e resistenza suvvia sono in fondo la stessa cosa, solo che resistenza è parola spaziosa, nobile e audace, da qualche tempo messa a bagno in una salamoia anglofona, condita con qualche vocale piena di fatica. E anche se di colpo nel mondo tutto s’è rovesciato, resistenza per noi è sempre meglio... che almeno la parola s’è conquistata la stima della Storia e siamo certi che dopo la resistenza viene la liberazione, come alla tormenta segue sempre il sole.

pensieri fuoricorso

Ora

Anna Aprea blog: Pensieri fuoricorso annaaprea.wordpress.com

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l u s i n o i z a i r a V In copertina: 22

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16 Masi agricola. Un’antica cantina che produce vini di pregio, ma anche un’azienda all’avanguardia. Che comunica in maniera innovativa su tutti i canali, dalla carta al web. Siamo andati a trovarli.

La stampa digitale del libro in nero è ormai una realtà diffusa. Ma le vetrine online stanno creando qualche problema agli editori. Lorenzo Capitani ce ne parla.

Mostre, concerti, eventi culturali… gli stampati sono sempre veicoli importanti per divulgare, valorizzare, trasmettere valori. Soprattutto quando si parla di arte e di cultura.

> > > 5 pre resistenza > > > > > > > > > > pensieri fuoricorso Ora e sem > > > > 8 iche > > > > > > > > > > > > > > > la copertina Informazioni tecn

COMUNICARE

> > > 16 totale nella comunicazione > > > > Aziende Masi Agricola, impegno > > > 52 > > > Tra tipografia e design > > officina tipografica novepunti

IDEE

> > 26 & Co. > > > > > > > > > > > > > > > Carta PER... Arte, cultura, musica > > 40 > > > > one, lo scultore dei libri > > creativi & creature Lorenzo Perr


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Lorenzo Perrone è uno scultore, la sua materia prima è il libro. Lo lavora col gesso e la vernice, ne ricerca una forza e una sintesi. E lo trasforma. In una storia… senza parole.

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sommario

tema del vino

32 Un reportage dalla fiera di Verona con tante idee da fiutare per il mondo delle etichette, del packaging, degli stampati

Quelli dell’Officina 9 Punti sono tipi da tenere d’occhio. Stampano su vecchie macchine, organizzano corsi, hanno un’associazione culturale e... sono rock.

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eventi

> > > 12 un mondo di profumi > > > > > > > esxence Alla Triennale di Milano > > > 32 > > de fiera di Verona > > > > > > vinitaly Sempre in crescita la gran

tecnologia

> > > 22 a nuove strade > > > > > > > > > > il libro digitale La stampa cerc > > > 45 > > > are l’avviamento > > > > > > > STAMPA 5+1 consigli per controll

RUBRICHE

nce 10 il Certificate of Typographic Excelle echi di stampa Al Bilancio Pirelli > > 56 > > > > o Manzoni a Milano > > > > > agenda Frida Kahlo a Roma, Pier

45 Tutto quello che bisogna sapere per controllare la fase di avviamento di uno stampato, e non rischiare brutte sorprese. Se non siete sicuri di saperlo, leggete la rubrica “5+1 trucchi”.

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informazioni tecniche

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c o p e r t i n a

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La copertina è stata stampata in quadricromia offset da Grafiche Parole Nuove di Brugherio (MB) su carta Slide White di Gruppo Cordenons (vedi dettagli a pag. 20).

Il passaggio di embossing finale è stato effettuato con rilievo a secco multilivello sulla testata della rivista e su altri elementi, quali alcune bolle e parte del corpo del cavatappi. Clichè fornito da h+m, distribuito in esclusiva per l’Italia da Luxoro.

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a l e s s a n d r o P ESEN T I impreziosisce la copertina di

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La nobilitazione è stata realizzata combinando un doppio passaggio di stampa a caldo e un passaggio finale con sbalzo a secco multilivello. Il primo passaggio di lamina è stato realizzato con foglia Kurz perlescente Colorit 99024 per le bolle che decorano la cover, mentre nel secondo passaggio il cavatappi in primo piano è stato impreziosito con lamina argento – foglia Kurz 377. Lamine fornite da Luxoro, distributore esclusivo e agente per l’Italia del gruppo Kurz.

Print Buyer

Alessandro Pesenti è una media realtà italiana specilizzata nella nobilitazione degli stampati. Fondata nel 1960 come laboratorio per la decorazione in oro delle copertine dei libri, l’azienda ha saputo adeguarsi ai cambiamenti del mercato, promuovendo un’intensa attività di ricerca e sviluppo e puntando sul continuo rinnovamento di attrezzature e processi produttivi. Alla stampa a caldo e a rilievo, sono state recentemente affiancate con successo la stampa di ologrammi e la laminazione a freddo. Senza mai abbandonare la tradizione e il know how artigianale delle origini, laddove il mestiere della nobilitazione in casa Pesenti comporta ancora molta manualità e conserva una profonda matrice tradizionale. Per impreziosire questa copertina di Print Buyer, Pesenti ha combinato le due specializzazioni, la stampa a caldo e i rilievi a secco. www.alessandropesenti.it


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w w w. l u x o r o . i t


rubriche

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echi di stampa ev en ti & n o vi tà

bilancio pirelli

premiato con il “certificate of typographic excellence” I volumi del Bilancio Pirelli 2012 si sono aggiudicati il “Certificate of Typographic Excellence”, prestigioso riconoscimento assegnato alle soluzioni tipografiche innovative dall’autorevole TDC, The Type Directors Club. Sviluppato graficamente insieme all’agenzia di comunicazione Cacao Design di Milano, il volume è stato selezionato tra oltre 2.000 elaborati, fra volumi stampati e progetti digitali, provenienti da 43 Paesi e creati dalle mani dei designer più innovativi di tutto il mondo. Insieme agli altri lavori cui TDC ha assegnato il “Certificate of Typographic Excellence”, il Bilancio Pirelli 2012 sarà quindi inserito nell’esclusivo annuario TDC Typography 35, protagonista di sette mostre itineranti dedicate al design e alla tipografia che toccheranno America, Asia ed Europa, oltre ad essere esposto alla “60th Awards Exhibition” a New York.

farfaglia® evoluzioni grafiche ® tirakelgira e spy , soluzioni creative

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Una creatività dall’accento marcatamente veneto quella della famiglia Ferron, seconda generazione di quel Luigi che in tante occasioni ha prodotto soluzioni cartotecniche innovative per le multinazionali farmaceutiche e per le società di produzione di giochi in scatola. Molti di noi hanno giocato con i gadget trovati nelle merendine che l’imprenditore di Albaredo d’Adige (Verona) ha pensato, progettato e realizzato. Ci piace l’idea di dare visibilità a due prodotti di loro concezione, davvero intriganti: Tirakelgira®, l’opuscolo che con un meccanismo a slitta sfoglia le pagine, e Spy®, originale struttura da banco autoportante e automatica, consegnata stesa, che con una semplice pressione verticale prende immediatamente forma, in differenti forme e misure, porta biglietto da visita, porta blocchetto, espositore prodotti. Entrambe le soluzioni sono brevetti dell’azienda veronese. www.farfaglia.it


qbox delivery service

un modo diverso di distribuire in cassetta Accattivante e colorata, QBox sbuca dalla cassetta della posta proteggendo il suo contenuto e rendendolo decisamente più efficace e d’impatto. Innovativo il concetto distributivo, innovativa la modalità di servizio e l’attenzione etica alla base del modello di business che alla Queen SpA hanno voluto adottare. A guidare l’impresa è Francesco Brognara, che l’azienda se l’è inventata ancora liceale, in sella a una Vespa 50, molto prima della laurea in Ingegneria, ed è il giovane imprenditore ad avere sviluppato il concetto. QBox è il contenitore in polietilene stampato in verde intenso, con grafica variabile a tema, che contiene volantini promozionali di diverse insegne, concentrati in un’unica consegna, recapitato con regolarità ogni sette giorni nella cassetta del destinatario da personale specializzato con un regolare contratto. Un’idea disruptive, apparentemente in contrasto con le logiche normali, ma forse proprio per questo vincente. Intanto sono già 150 gli scooter eredi della Vespa 50. In bocca al lupo… www.queenspa.it

gloo® innova in legatoria anche per piccole produzioni

«Chiamati a risolvere il problema tecnico di un cliente particolarmente puntiglioso, ci siamo trovati a sviluppare un prodotto innovativo ed estremamente creativo». Così presenta la sua idea di legatura innovativa Gabriele Persona, titolare di Legatoria GP&S e pater putatis di Gloo®. Presentata ufficialmente in occasione dello scorso Luxepack, raccoglie consensi e trova numerose applicazioni e si ritaglia uno spazio interessante anche nelle piccole e micro tirature del digitale. Anche questo è un prodotto di marca veneta, questa volta da Borsea di Rovigo, dove ha sede Legatoria GP&S. Stimolanti gli elementi di novità proposti: la legatura consente di applicare copertine in bodoniana a filo dorso; permette un lay flat totale (apertura in piano delle pagine a 180°) consentendo dei pendant perfetti; consente il rivestimento di dorso con materiali speciali come il floccato, tele e stoffe oltre ai classici materiali da rivestimento; consente la caratterizzazione della colla nel caso di legatura a dorso scoperto, disperdendo coloranti e persino glitter. Sfiziosa… www.legatoriagps.it


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ESXENCE - the scent of excellence l’evento più profumato dell’anno

Si è svolta, dal 20 al 23 marzo, la sesta edizione di Esxence, evento dedicato alla Profumeria artistica, per la prima volta ospitato alla Triennale di Milano: una quattro giorni di scoperte e approfondimenti sul mondo dei profumi, che da qualche anno coinvolge sempre più appassionati, studenti e giovani operatori. Tante le mostre, i laboratori olfattivi e le tavole rotonde organizzate per indagare strategie e sviluppi della profumeria ma anche delle fragranze per l’ambiente. Abbiamo incontrato profumieri di grande livello ma anche raffinati produttori di nicchia: nomi storici del settore e piccoli brand, tutti pronti a incontrare buyer e retailer ma anche a coinvolgere, con i loro suggestivi racconti, quel pubblico di entusiasti come noi. Profumieri emergenti e affermati Abbiamo sentito profumi ispirati alla storia, alla cultura e la modernità dell’Oriente, fragranze collegate alla natura e all’universo dei fiori, profumi delle corti reali, rielaborazioni di antiche formule e persino profumi à la carte da comporre secondo i gusti personali, assemblando varie essenze e scegliendo un packaging personalizzato. Un mondo fatto di tante aziende artigianali caratterizzate dalla ricerca nella selezione degli ingredienti, dall’assoluta esclusività delle loro creazioni, talvolta ben riflessa nelle confezioni, talvolta sobria, talvolta ancora alla ricerca di un’identità.

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Appunti di stile per il packaging Fragranze semplici, eleganti, eccentriche… tutto a Esxence testimonia uno scenario sfaccettato che punta sul packaging e offre nuove opportunità alle cartiere. Molte le carte lavorate, martellate o goffrate utilizzate per le confezioni con le quali i maestri profumieri cercano di ritagliarsi un posto nell’universo olfattivo, di esprimere le culture d’incrocio delle fragranze con quel surplus di mistero e di fascino che solo il packaging può dare. (a cura della redazione)

Qui sopra, il flacone a forma di cubo in vetro nero con il nome della fragranza, Etoilegance, riportato in lettere argentate, tagliate con il laser, su 5 facce. Progettata dal giovane designer Radis Nikzad, è la confezione che si è aggiudicata il primo posto nel concorso per il packaging dedicato a Etoilegance, fragranza ufficiale di Esxence.


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echi di stampa luxoro

5pointz, l’etichetta “classicamente sfrontata” Colori accesi, contrasti voluti e sinestesie inaspettate: è 5Pointz, l’innovativa etichetta sviluppata da Luxoro per lo spumante Piero Chiarlo, prodotto di punta dell’azienda vinicola Michele Chiarlo. Presentata in anteprima in occasione di Vinitaly, il Salone Internazionale del Vino e dei Distillati, 5Pointz rompe gli schemi della rigorosa tradizione del settore degli spumanti classici: il vivace e dinamico gioco cromatico del visual armonizzato da tratti intensi e sovversivi esprime infatti con forza la volontà di cogliere le nuove tendenze, anticiparle, crearle e definirle. I microrilievi e l’effetto sabbiatura rendono, inoltre, la superficie sorprendente e piacevole, stupendo anche il tatto. Questo stile “Street Art” si allinea al linguaggio del nuovo target individuato dall’azienda, la comunità dei rapper americani, divenuta forte consumatrice di vini spumanti. Il progetto creativo di 5Pointz è stato curato da Domino Communication, in collaborazione con La Commerciale di Alba, esperta di stampa a caldo, mentre Tipografia Valdostana, specializzata in nobilitazioni con stampa a freddo, si è occupata della confezione esterna, il tubo che contiene la bottiglia. Luxoro ha fornito il foil LUXOR® GTS PREMIUM White 102022, stampato a caldo e lavorato con embossing per il logo e i nomi della cantina e del prodotto; il foil LUXOR® MP Violet 341 per la fascia viola, stampato a caldo con effetto sabbiatura; LUXOR® MTS 404 per la parte arancione, stampata a caldo e con successiva microincisione.

masi agricola

sceglie rafcycle di upm raflatac

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Con il progetto RafCycle, UPM Raflatac ha trovato una soluzione sostenibile per il recupero degli scarti lungo tutta la filiera delle etichette autoadesive, dagli stampatori ai confezionatori, fino ai brandowner. RafCycle è infatti un concetto di riciclaggio innovativo che recupera i sottoprodotti delle etichette adesive destinati all’incenerimento o allo smaltimento in discarica, e li fa “rinascere”. A siglare un importante accordo con UPM Raflatac, partecipando appunto al progetto RafCycle, è stato di recente Masi Agricola, tra i primi produttori di vino in Italia (leggi intervista a pagina 16) che ha così compiuto un ulteriore passo verso la commercializzazione di vino all’insegna della sostenibilità. Con questo sistema l’azienda recupera infatti lo scarto dei supporti siliconati (prima destinati alla discarica) trasformandoli in nuova carta.


© BEVILACQUA.ART@GMAIL.COM

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BASTERA’ GUARDARVI ATTORNO PER SCOPRIRE CHE IL PACKAGING PERFETTO GIA’ ESISTE. CREATIVO, ROBUSTO, FLESSIBILE, AVVOLGENTE, ADATTABILE, PROTETTIVO, IGIENICO, RIGOROSAMENTE RISPETTOSO DELLE NORME. NON ABBIAMO INVENTATO NULLA, SIAMO SEMPLICEMENTE OTTIMI OSSERVATORI.

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16 come comunicano

masi agricola

lità , M asi F ra i prim i cinq ue pro dutt ori ital iani di vino di qua re . O ggi A gric ola è anc ora un ’ azie nda a con duz ione fam ilia oltr e 90 P aes i . P rod otti esp ort a il 91% dell a pro duz ione in osi i vini S upe rve neti an . di pun ta son o i suo i A mar oni e i fam ali , dall a L’impegno nella comunicazione si spinge su tutti i cano . ivo e sine rgic car ta al web , util izza ti in mod o inte ratt

un impegno totale nella comunicazione

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tefano Tenedini giornalista e comunicatore stefano.tenedini@ nordestmedia.it

Masi Agricola è una cantina antica ma anche un’azienda innovativa. Produce vini di pregio, legati ai valori del territorio (quella Valpolicella adagiata sulle colline tra Verona e il Lago di Garda), utilizzando uve e metodi originari e abbinando tecniche di vinificazione tradizionali con moderne tecnologie. Il Gruppo tecnico cura tutto il processo, dai 1.200 ettari di vigneti fino all’imbottigliamento. Masi è fra i primi cinque produttori italiani di vino di qualità ed esporta il 91% della produzione in oltre 90 Paesi, forte di una leadership garantita dai suoi cinque Amaroni e dalla produzione di celebri vini Supervenetian come il Campofiorin. La cantina veronese è oggi riconosciuta in tutto il mondo per avere riportato alle origini la tecnica tradizionale dell’appassimento, il metodo usato

nelle Venezie per concentrare nel vino aromi e gusto facendo riposare le uve sui graticci nei mesi invernali, prima della fase di vinificazione. Masi è ancora un’azienda a conduzione familiare: è guidata dal presidente Sandro Boscaini, ma la settima generazione è già ben presente in azienda. Il figlio Raffaele è infatti il direttore marketing e responsabile del gruppo tecnico. comunicazione multicanale

Per Masi Agricola la comunicazione è un impegno totale, che non lascia nulla di intentato pur di raggiungere il mercato. I potenziali clienti da un lato appartengono a un mondo di intenditori, ma si trovano sempre più spesso anche tra i giovani che si muovono sul web. Senza trascurare fiere ed eventi destinati ai wine lovers e alla potente stampa di settore,

capace di spostare il pubblico da un’etichetta all’altra. «Abbiamo progetti di comunicazione molto dettagliati, che utilizzano più strumenti e canali, una scelta tutt’altro che scontata nel comparto alimentare» sottolinea Raffaele Boscaini. «Noi puntiamo invece a coprire ogni genere di pubblico utilizzando tutti i mezzi, dalla carta da lettere a internet, in modo interattivo, sinergico, adattandoli a seconda di ambienti e situazioni. Ad esempio a San Valentino abbiamo lanciato un contest su Instagram, un canale innovativo, ma per promuoverlo abbiamo scelto un metodo vintage come le cartoline». La comunicazione istituzionale di Masi prevede un’accurata presentazione con brochure e stampati di ogni genere, realizzati su carte pregiate con grande cura per le illustrazioni. Non


17 come comunicano

Raffaele Boscaini si è diplomato in Gran Bretagna, al Wine and Spirit Educational Trust. Oggi è direttore marketing dell’azienda di famiglia e coordinatore del Gruppo tecnico, team di esperti in enologia e agronomia cui si devono i progressi nella qualità dei vini. È presidente della sezione Agroalimentare di Confindustria Veneto.

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Massima cura nella scelta delle carte e delle nobilitazioni. “Amarone”: etichetta stampata su carta materica; elementi stampati in offset e in serigrafia. “Rosa dei Masi”: etichetta stampata su carta con patina perlacea; elementi stampati in offset e in serigrafia. “Campofiorin”: etichetta stampata su carta materica; elementi stampati in offset e in serigrafia.

mancano video con raffinati temi musicali, che richiamano atmosfere barocche veneziane. Inoltre Masi promuove l’esclusività del vino di pregio: fa parte di Fondazione Altagamma, Istituto del vino di qualità e Famiglie dell’Amarone. Per la cultura opera la Fondazione Masi, che da 32 anni valorizza con il premio omonimo le personalità di spicco delle Venezie, oltre a promuovere la cultura del territorio. Un ufficio stampa interno segue le relazioni con i media. la fondazione e il mondo web

L’attività online si articola su una vasta rete di siti web, costituita dal sito principale e dalla decina di micro-siti legati alle varie linee di prodotto, oltre alla comunicazione ambientale “Masi Green” e alle iniziative culturali. È stata inoltre sviluppata un’applicazione trade per la piattaforma iPad e una costante attività di web analytics misura il gradimento degli utenti. A completare la gamma web la newsletter periodica e la crescente presenza sui principali social network: Facebook, YouTube, Instagram e Twitter con l’hashtag #winetogether.

«La Fondazione e l’attività on line sembrano all’opposto ma in realtà affrontiamo con media diversi gli stessi temi chiave» precisa Boscaini. «Il messaggio è sempre un’interpretazione della cultura veneta, un modo per far “vivere” il vino attraverso i network o una pregevole presenza editoriale. Gli effetti della comunicazione sulle vendite forse non sono immediati, ma la nostra presenza si rafforza, anche grazie ai suggerimenti dell’agenzia Armando Testa per la parte stilistica e il layout. Tutti i canali contribuiscono ad avvicinare il pubblico: sono convinto che il vino valga il 40%, il resto è merito della narrazione “intorno” alla bottiglia». ospitalità e wine experience

La cantina attribuisce grande valore a una forma particolare di comunicazione, che colpisce soprattutto gli stranieri: l’ospitalità. Non un’operazione di massa, ma un viaggio nei valori e nelle tradizioni del vino. A fare la differenza sono le antiche pietre della Foresteria Serego Alighieri, parte integrante della zona di produzione che, come suggerisce il nome,

fu creata a partire dal 1353 dai discendenti di Dante espatriati in Valpolicella. «È qui che la visita ai vigneti e alle cantine diventa una vera e propria wine experience» spiega Raffaele Boscaini. «I visitatori vedono e comprano, ma ciò che conta davvero è che riportano a casa un ritmo e un sapore che li trasforma in ambasciatori dell’italian way of life». un’etichetta per l’arte

Dai vigneti all’arte il passo è breve, sembra dire Costasera Contemporary Art, il progetto di Masi che in ogni edizione dedica un’etichetta ad artisti di fama internazionale. Al maestro viene chiesto di realizzare un’opera dedicata al vino icona di Masi, l’Amarone Costasera. Il prescelto del 2013 (per il vino annata 1998) è stato il pittore svedese Ernst Billgren, che ha scelto un capriolo e il suo cucciolo come simbolo delle generazioni che trasmettono i valori della società e la ricchezza del vino. «Il vino è un prodotto della terra e del clima, ma è figlio dell’uomo e delle sue intuizioni: la cura con cui lo trasforma e lo elabora ha qualcosa di


Il 32° Premio Masi è andato all’imprenditore vicentino Giovanni Bonotto, al neuroscienziato friulano Giacomo Rizzolatti, alla scrittrice iraniana Marjane Satrapi, al diplomatico e scrittore Sergio Romano e ai tre “archeologi della vite” Gianluca Bisol, Flavio Franceschet e Michel Thoulouze per il recupero delle vigne della Laguna. A destra, Raffaele Boscaini con il pittore svedese Ernst Billgren.

affascinante, spirituale. Per questo il vino mantiene con il territorio un fortissimo legame fatto di civiltà e tradizione». È Sandro Boscaini, presidente di Masi Agricola, a introdurre il tema di una cultura “che ha il compito di mantenere la barra dritta per preservare gli elementi fondamentali del nostro essere”. la grande cultura delle venezie

Boscaini sente da sempre un forte richiamo a quell’entità variabile ma tutt’altro che astratta che si chiama di volta in volta Triveneto, Nordest o “Le Venezie”, parenti strette di quella Mitteleuropa che ha dato tanto alla cultura tra Ottocento e Novecento. «Si parte dall’insieme di Veneto più Trentino e Friuli, da uno stesso dialetto che è diventato lingua e base culturale condivisa, ancorato alla Serenissima» sostiene. «Abbiamo lo stesso modo di concepire la vita, la famiglia, l’etica del lavoro, e di intendere il vino come un fondamento della nostra identità». Di qui il desiderio di dare vita a un premio (la prima edizione

risale al 1981) per restituire al vino il suo ruolo di simbolo e veicolo di cultura delle Venezie. «La mia era una reazione allo sconforto e al disagio che stavo vivendo, perché per il vino erano gli anni più bui» ricorda Sandro Boscaini. «Non c’era valore, ma solo consumo. La Doc c’era da tempo, ma era rimasta sulla carta, si facevano chiacchiere sul vino testimone del territorio, ma paradossalmente solo lo scandalo del metanolo riuscì a fare chiarezza e pulizia. La mia speranza era che un premio potesse costituire l’ancoraggio anche per la dignità e l’identità del vino recuperato attraverso arte, mestiere, imprenditorialità, cultura e professioni». La scelta di quale vino “sposare” alla cultura cadde con naturalezza sull’Amarone: «Porta con sé un’identità ancestrale, visto che in queste terre lo si produce da duemila anni». Un messaggio che per i veneti suonava chiarissimo ed è stato recepito subito, favorendo una netta ripresa della cultura locale. «Uno dopo l’altro i “senatori” li abbiamo premiati tutti, aprendo anche ai Paesi dell’Est che sono la logica prosecu-

“Costasera”: etichetta stampata su supporto plastico, con meccanismo “peel & refill”; riproduzione limitata.

zione della Serenissima» dice Boscaini. «La cultura del vino è la nostra eredità: rappresenta l’approccio veneto alla vita, al lavoro, alle tradizioni. Perché il territorio è un’inesauribile risorsa di ispirazione».

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gruppo cordenons carta di copertina: slide white Elegante alla vista e sorprendente al tatto: è la carta Slide White di Gruppo Cordenons, protagonista della copertina di questo numero di Print Buyer. Presentata recentemente sul mercato, la collezione Slide è stata sviluppata per il settore del packaging di lusso. La sua superficie levigata offre una seducente sensazione tattile che, unita all’effetto visivo, cattura l’attenzione e suscita interesse e curiosità. Per queste sue caratteristiche, Slide trova espressione ideale in realizzazione di packaging ricercati, cartellini, biglietti augurali, biglietti da visita, copertine, inserti, shopping bag, menu, pieghevoli, calendari e brochure, conferendo a ognuna un’allure di pregio. La collezione di carte Slide entra a far parte a tutti gli effetti del campionario Luxury&Touch di Gruppo Cordenons, insieme a Plike e K24. Disponibile in due colori, Black and White, offre due diverse grammature, 120 monopatinato e 330 bipatinato, versione, quest’ultima, utilizzata per la cover della rivista. Oltre a essere belle ed eleganti, le nuove carte Slide di Gruppo Cordenons sono prodotte con fibre di cellulosa vergine ECF (Elementary Chlorine Free), provenienti da fonti gestite in maniera responsabile, e colorate nell’impasto. Focus su R&D Gruppo Cordenons dedica da sempre sostanziali risorse alla ricerca e allo sviluppo di carte innovative e originali per dare un’immediata risposta alle richieste dei clienti e rimanere sempre al passo con i trend del momento, pur mantenendo una qualità eccellente fatta di contenuti tecnologici e creatività. Attraverso una produzione sempre più flessibile, Gruppo Cordenons ha sviluppato un portafoglio prodotti molto ampio che include carte classiche marcate, vergate e goffrate, carte più moderne metallizzate e iridescenti, e infine carte innovative con effetti particolari che richiamano le sensazioni tattili e visive della plastica o dei tessuti alla moda. Per ogni collezione, Cordenons offre la possibilità di personalizzare le carte in termini di colore, grammatura, goffratura, marcatura o altro. www.gruppocordenons.com

Identikit della carta di copertina Nome:

SLIDE WHITE 330 g/m2 del campionario Luxury&Touch di Gruppo Cordenons Caratteristiche ecologiche:

• ISO 9706 LONG LIFE • Riserva alcalina >2% • EN71/3 Safety of Toys (migrazione di alcuni elementi) • Completamente riciclabile e biodegradabile • pH neutro (estrazione a freddo) • Cellulosa bianchita impiegando processi ECF (Elementary Chlorine Free) • 94/62/CE (assenza di metalli pesanti)

Comunicazione d’impresa

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22 stampa

La stampa digitale del libro in nero è ormai una realtà imposta dalle tirature ridotte. Ma con la diffusione degli store online – che fanno della velocità di consegna al cliente il loro punto di forza – gli editori devono affrontare nuovi problemi… perché avere un libro in catalogo non vuol dire tout court averlo in magazzino. E allora si tratta di ristamparlo e affrontare una nuova sfida: gestire e utilizzare i file digitali.

il libro digitale: la stampa cerca nuove strade

Lorenzo Capitani esperto di stampa e giornalista lorenzo.capitani@alice.it

È notizia di queste settimane l’installazione da parte di Rotolito Lombarda di una nuova unità di stampa digitale abbinata alla piegatrice automatica FoldLine di manroland. L’HP T410 Color Inkjet Web Press è un gioiello da 7.000 pagine al minuto e una larghezza di banda di 106 cm, perfetta per quasi tutti i prodotti: i quotidiani su carta da 45 g, gli stampati commerciali a colore, fino ai libri, formato tascabile, in nero. La duttilità è garantita dalla tecnologia a bobina, dal tipo di inchiostro ma, soprattutto, dall’abbinamento inline con una piega che consente di gestire le varie esigenze produttive. Al di là della notizia, che dimostra come, nonostante la crisi, il settore della stampa cerchi nuove soluzioni per il mercato, ciò che davvero conta è che la maggior parte dei nuovi investimenti sono di fatto legati

alla stampa digitale, una tecnologia matura che ha trovato la sua collocazione, equilibrandosi con l’offset. Inoltre, si tratta di una tecnologia che i print buyer ormai scelgono senza troppe remore, dovendo fare i conti con budget sempre più stretti.

Il print on demand

non ha preso piede

In una ricerca commissionata dal gigante americano della stampa R.R. Donnelley & Sons si legge che “l’80% di chi sceglie il digitale come alternativa all’offset lo fa perché i volumi si sono ridotti tanto da non giustificare più il ricorso alla stampa tradizionale”. In generale, come si vede, dato variabile e stabilità della stampa passano in second’ordine e si configurano più come valori aggiunti piuttosto che vere opportunità, salvo che per mercati specifici

come il mailing diretto o il transazionale dove il digitale è una scelta imprescindibile. Anche la stampa di una copia su richiesta stenta a decollare perché, come suggerisce Luigi Orlotti, presidente di NetPhilo, «è un grande abbaglio. Occorre un’organizzazione rigidissima che limita molto la creatività nostra e dei nostri clienti. Sui grandi numeri sicuramente ha successo, ma quanti sono nel mondo quelli che riescono a organizzare sistemi di stampa print on demand efficienti e competitivi? Purtroppo, o per fortuna, la letteratura, l’editoria e la comunicazione si sono sempre sviluppati in modo eccentrico, e anche l’energia in fisica si sviluppa dalla rottura di un atomo. Per noi proporre a un cliente il print on demand è come limitare la sua potenza creativa, come ledere il suo diritto alla libera espressione».


strada della stampa digitale del libro in nero, modalità che si sta estendendo anche ai tascabili a bassa rotazione e, in parte, alla scolastica.

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Volumi di stampa sempre più ridotti spingono editori grandi e piccoli sulla

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La moltiplicazione degli store online impone agli editori tempi di ristampa sempre più difficili da rispettare.

la ristampa veloce è il nuovo grande problema, non solo perché

mancano gli archivi, ma anche a causa di file corrotti, hard disk illeggibili, formati non più supportati.

«Il digitale offre la possibilità di produrre poche copie e ridurre le giacenze in magazzino». Roberto Serino, direttore tecnico di Rcs Libri.

Se si dispone solo della copia cartacea, gli editori fanno fotografare

il libro da aziende specializzate che offrono OCR, reimpaginazione, chiusura dei PDF e realizzazione dell’ebook; ma se la qualità dell’originale è bassa, bassa sarà anche quella della nuova edizione.

La sfida per il futuro è avere un testo neutro privo di strutture e

imbrigliamenti tipografici che consenta una nuova impaginazione e una nuova stampa.

Un mercato sempre più difficile e polverizzato

Tra i vari settori in cui il digitale ha trovato le sue applicazioni, da un po’ di tempo vi è il libro, soprattutto in nero, un tempo appannaggio di offset, Timson e Cameron. Si tratta di un mercato assolutamente polverizzato, che solo nel 2013 ha sfiorato i 60 mila titoli, con un tirato medio di 3.000 copie. È ovvio che accanto a best seller come E l’eco rispose di K. Hosseini con migliaia di copie vendute ci sono tirature da poche centinaia. E proprio nella fascia media e medio bassa alla quale stanno pensando gli editori quando si rivolgono al digitale. E non solo per le ristampe, per i titoli di backlist, ma anche per le novità, come ci ha confermato Roberto Serino, direttore tecnico di Rcs Libri: «Scegliamo il digitale per i prodotti tascabili

a bassa rotazione con tirature dalle 20 alle 1.000 copie, soprattutto ristampe, o per alcuni volumi di scolastica con un tirato di 200-500 copie». Il vantaggio «sta nella possibilità di produrre poche copie e ridurre le giacenze in magazzino».

Opportunità commerciali

con la personalizzazione

È vero che la stampa digitale ha esclusivamente costi variabili, pertanto il costo a copia non si ammortizza con la tiratura, cosa che invece consente l’offset che spalma i fissi di matrici e avviamenti sulla tiratura, ma è altrettanto vero che, producendo in base alla domanda, si aggrediscono anche i costi di stoccaggio e le immobilizzazioni di magazzino. Kodak, per esempio, dichiara che con le macchine della serie Prosper, calcolando i costi di produzione

e l’incidenza su logistica, magazzino e gestione dei resi, il break-even con la stampa tradizionale è a 7.000 copie. E altre opportunità commerciali, suggerisce Serino, «verrebbero dalla personalizzazione delle copie one by one, per esempio con una dedica o con una copertina ad hoc per il cliente. Anche se restano problemi da risolvere legati ai costi di distribuzione o alla gestione dei diritti con gli autori. Anche nei volumi di scolastica potrebbero in futuro esserci delle opportunità».

Nell’era dell’informatica,

recuperare i file non è facile

Il digitale insomma sembrerebbe essere la risposta giusta alle esigenze di questa crisi dell’editoria stretta tra scarse vendite e affermazione del libro elettronico, tra ampia offerta di titoli e revisione dei costi,

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©2014, WikiPhilo by NetPhilo Srl

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Il recupero degli impianti : una sfida per il futuro . La case history di Net Philo Negli anni abbiamo portato avanti la ricerca verso il recupero digitale di preservazione. Quando si effettua un recupero da libro cartaceo generalmente vengono prodotti dei file nativi di tipo proprietario, InDesign o XPress. Ma chi assicura che fra 15 anni questi file non vengano superati da altri sistemi e si renda necessaria una nuova conversione? Abbiamo spinto la nostra ricerca verso la digitalizzazione di preservazione in file che definiamo “totipotenziali”, come le cellule staminali per intenderci. Si tratta di file XML che hanno informazioni grafiche e semantiche a seconda delle tipologie di contenuto dei libri. Per dimostrare l’efficacia di questo metodo di preservazione abbiamo realizzato una piattaforma web che abbiamo chiamato WikiPhilo (www.wikiphilo.com) dove libri di ambito umanistico vengono digitalizzati in XML secondo la codifica TEI (tinyurl.com/q4p4wxy) e resi disponibili con una semplice operazione automatica in HTML e EPUB. La macchina cioè trasforma in automatico l’XML TEI in un formato di stampa numerico. Volendo si potrebbe procedere allo stesso modo con la generazione di un file PDF per la stampa cartacea. Da un unico file XML TEI più formati di output. Vedere tutto questo in funzione dopo aver 10 anni di ricerca è una grande soddisfazione e i nostri clienti stanno apprezzando. Non possiamo che lavorare per un mondo aperto dove tutti possano produrre contenuti secondo la propria creatività. Semplicemente dobbiamo essere veloci. E paradossalmente tanto più facciamo girare velocemente le informazioni tanto più potremo lavorare sugli aspetti della semantica che generano formazione negli uomini. Grandi quantitativi di XML con tag semantici consentono ricerche prima impensabili nell’ambito della semantica informatica. Il futuro infatti non può essere solo “informativo”, ma deve essere anche “formativo” se vorremo che il digitale non diventi la nuova schiavitù dell’umanità.

©2014, WikiPhilo by NetPhilo Srl

Luigi Orlotti, presidente di NetPhilo. Accanto, una voce dell’Enciclopedia filosofica visualizzata da XML TEI in HTML.

tra best seller che non sempre arrivano e la diminuzione cronica dei lettori. Eppure questo cambio di tecnologia non è così indolore. Soprattutto nella filiera produttiva. Avere un libro in catalogo non vuol dire sempre averlo in magazzino e, vista la moltiplicazione dei punti vendita e degli store online che fanno della rapida evasione dell’ordine la loro forza, occorre poterlo ristampare facilmente dall’oggi al domani. Finora, quando i numeri lo giustificavano, la rimessa in macchina di una ristampa avveniva da impianti esistenti presso gli stampatori. Il belt di una Cameron può essere archiviato per anni e la sostituzione delle pagine avviene facilmente rifacendo solo i polimeri necessari. Per il digitale però occorrono impianti sotto forma di file. È paradossale, eppure nell’era dell’informatica, dei DAM e dei CMS, non è così semplice recuperarli. O mancano del tutto gli archi-


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«Digitale è un modo di organizzare il mondo traducendo gli oggetti in una lingua numerica: digitali sono i processi, non gli oggetti». Luigi Orlotti

costa, è ridotto a un plico di fogli liberi che viene caricato tutto assieme e sfogliato in automatico. Questa soluzione comporta la distruzione parziale del libro originale, non è ovviamente adatta a libri preziosi e rari. Se ci si limita a fotografare i volumi, i costi sono contenuti (pochi euro a titolo, ndr), ma la resa delle pagine è 1:1 con l’originale, al massimo è possibile un riproporzionamento, ma nessuna modifica d’impaginazione o correzione testuale, e se la qualità dell’originale è bassa, bassa sarà anche la nuova edizione. Ma questo non è digital oriented.

La scommessa è avere formati neutri

vi oppure “non sono recuperabili a causa di cd troppo vecchi, file corrotti, hard disk illeggibili o formati non più supportati. E non serve andare molto in là nel tempo. «Spesso è impossibile aprire file di XPress3 o Pagemaker», ci ha spiegato Moreno Grande del service editoriale GrandeForEdit che per Rcs Libri ha curato il recupero di parte dell’archivio in cd e dvd.

E quando esiste solo la copia cartacea? Pochissimi finora si sono posti il problema del mantenimento di questi archivi: è un costo e il problema si affronta solo quando si presenta. Se esiste solo la copia cartacea è da lì che occorre ripartire fotografando il libro e rendendolo testo fluido impaginabile. È un processo che ogni editore sceglie come gestire, internamente o esternamen-

te, in modo diverso, ma quasi tutti si rivolgono, almeno per la gran parte del lavoro, ad aziende specializzate che offrono OCR, reimpaginazione, chiusura dei PDF e realizzazione dell’ebook. «In Rcs stiamo procedendo in parallelo fotografando il cartaceo di tutto il catalogo – migliaia di titoli – ma di questi facciamo una lettura OCR solo se intendiamo produrre i volumi anche in versione ebook. La reimpaginazione viene rifatta eventualmente nei volumi che cambiano collana o in cui la ripresa fotografica, a causa degli originali, è di bassa qualità».

scrittura al prodotto finito. Quand’anche il prodotto finito sia un ebook non vediamo mai il digitale come la destinazione finale, ma sempre come il processo. Nel caso degli ebook sarebbe meglio forse parlare di libri numerici, come dicono i francesi livres numériques: il digitale è un modo di organizzare il mondo per traduzione di oggetti in una lingua numerica comprensibile alle macchine. In questo senso per la stampa conta il mezzo di atterraggio: carta, file, oggetto 3D. Digitali sono i processi, non gli oggetti».

Il mondo editoriale impone

non consente modifiche

un cambio di mentalità

Insomma, occorre un cambio di mentalità, suggerisce Orlotti: «Digitale per noi è un aggettivo che definisce l’intero processo di realizzazione di un libro, dalla

La fotografia dell’originale Ovviamente tutto parte da uno scanner: scartati i flatbed limitati a impieghi SoHo, i più adatti si rivelano gli scanner con caricatore sheet, nei quali il blocco libro, privato della legatura in

Quando l’investimento lo consente, l’ideale è l’OCR ovvero il riconoscimento con programmi specifici del testo. Sono ormai molti i service editoriali che offrono il servizio completo, dalla ripresa ai vari formati di ebook con fornitura dei PDF stampa, indesign, xml e docbook, per eventuali riusi digitali. È il caso dell’americana Impelsys che è partner di molti editori del calibro di Oxford University Press, McGraw-Hill, Elsevier, Disney, Mondadori per i quali svolge tra l’altro anche servizi di library acquisition. Se il testo non è eccessivamente rovinato la precisione per i caratteri latini oscilla tra l’80 e il 98%; un buon correttore ortografico e una lettura di bozze completano il processo. Ma l’OCR da solo non basta, soprattutto se si pensa al futuro: la sfida vera è sì avere il testo editabile che consente una nuova impaginazione e una nuova stampa, ma, nell’era della multicanalità, anche contenuti neutri, privi di strutture e imbrigliamenti tipografici. Sembra che l’xml sia il formato neutro più adatto. Solo così i contenuti si potranno facilmente tradurre in nuovi output, tra i quali anche la carta. E sconfiggere l’oblio del tempo.

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carta per... aRTE, musica & co.

Non mancano mai in agenda gli appuntamenti culturali. Che siano mostre artistiche o kermesse di design, concerti di musica classica o performance contemporanee, presentazioni e dibattiti, tali occasioni incontrano il favore del pubblico, offrendo esperienze irripetibili e suscitando emozioni indimenticabili. Nel privato, ma anche in ambito di business, laddove sempre più spesso le aziende scelgono di combinare incontri di lavoro e operativi con eventi e afterparty di carattere culturale. Un sodalizio squisitamente contemporaneo quello tra l’arte, in ogni sua forma, e il business, capace di creare occasioni conviviali e mondane e piacevoli opportunità di networking. Qual è il ruolo della carta in tutto questo? Ebbene, colta nella sua intrinseca portata artistica, la carta contribuisce a dare forma all’evento, a esprimerne i contenuti in forme materiche e palpabili e a imprimerne la memoria al di là dei limiti temporali. Ne abbiamo parlato con alcuni protagonisti dell’industria cartaria per farci

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raccontare delle loro più recenti, e coinvolgenti, esperienze di incontro tra arte e carta. a cura di Paola Bonfanti

foto: Emiliano Neroni

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È per superare i propri limiti temporali che l’evento artistico ricorre alla carta. E la carta, nelle sue mille varietà, risponde con creazioni materiche che fanno rivivere l’evento prolungandone l’esperienza per un tempo illimitato.

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IL CATALOGO ILLUSTRA E RACCONTA

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cArtIere del garda sulla carta, impressioni per sempre

l catalogo della mostra dedicata a Mario Radice, stampato su GardaPat 13 KIARA di Cartiere del Garda.

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Le mostre d’arte sono eventi temporanei al termine dei quali le opere esposte tornano nei magazzini delle collezioni o nelle abitazioni dei proprietari. Cosa resta oltre al ricordo di chi le ha visitate? Cataloghi, manifesti, segnalibri, cartoline. In altre parole: il materiale cartaceo prodotto. Tuttavia, affinché questa documentazione sia all’altezza delle opere, è necessario scegliere una carta di qualità. In quest’ottica è nata la collaborazione tra il MART - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, e Cartiere del Garda (Gruppo Lecta), con l’obiettivo di tracciare un percorso di ricerca e valorizzazione culturale capace, di volta in volta, di far rivivere pezzi importanti di storia e arte italiana. Tra le ultime realizzazioni, il catalogo della recente mostra “Mario Radice. Architettura, numero, colore”, per il quale il MART ha scelto una delle carte della Collezione Eccellente di Cartiere del Garda. Le opere, in prevalenza disegni e bozze di pitture, progetti architettonici e di design, hanno trovato in GardaPat 13 KIARA il supporto perfetto per essere non solo riprodotte, ma anche valorizzate. Con una superficie vellutata e un alto spessore – volume 1,3 garantito e una resa superiore del 40% rispetto a una normale patinata matt della stessa grammatura – GardaPat 13 trova molteplici applicazioni nell’ambito editoriale (libri fotografici, cataloghi d’arte ecc.). Nelle versioni KLASSICA (dalla tinta calda naturale), KIARA (bianco naturale) e BIANKA (bianco puro), questa carta è prodotta in ambiente neutro senza acidi, è resistente all’invecchiamento ed è sempre certificata FSC®. www.gardacartiere.it

favini della natura, su pagine green

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atura e arte si incontrano nel volume [in–tèr–fe–ron].

È un sodalizio virtuoso quello tra arte e natura. Un sodalizio antico come il mondo eppure capace oggi di esprimere una nuova vitalità: sull’onda di una ritrovata sensibilità ambientale, le strategie comunicative si fanno infatti sempre più green-oriented, anche nel mondo dell’arte. Complice prezioso è la carta, che nelle sue diverse declinazioni “eco” riesce a combinare sapientemente vocazione naturalistica e linguaggi artistici contemporanei. Come è accaduto in occasione di [in–tèr–fe–ron]: l’originale manifestazione, organizzata dalla Riserva Naturale Statale Gola del Furlo (Pesaro Urbino) con il patrocinio di Enel, ha messo in mostra una serie di suggestive immagini notturne di animali selvatici, ripresi con speciali telecamere a infrarossi. E, per prolungare l’esperienza artistica oltre i limiti temporali dell’esposizione, le immagini sono state altresì raccolte in un progetto grafico, realizzato su carta Shiro Echo di Favini e stampato in bianco, nero e verde fluo, colore coordinato con la tinta del filo utilizzato per la rilegatura a vista. Ecologica e certificata FSC, nonché prodotta con fibre 100% riciclate post consumo ed Energia Pura (energia elettrica compensata da certificati RECS), la carta Shiro Echo è un supporto green prezioso per comunicazioni con forte orientamento ecologico. La gamma di Favini include Alga Carta, nata dalle alghe infestanti della Laguna di Venezia, e Tree Free, realizzata con fibre provenienti da piante annuali come bambù, cotone e bagassa, quindi priva di cellulosa di albero. www.favini.com

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CREAZIONI E REALIZZAZIONI

È un sodalizio magico e virtuoso quello tra arte e carta. Laddove l’incontro tra genio artistico e tocco demiurgico cartaceo arriva a generare vere e proprie opere d’arte nelle opere, tra libri, volumi, cataloghi e sculture...

Autobiografia grafica non è una semplice autobiografia, ma un’opera complessa ed esaustiva nella quale l’eclettico artista Italo Lupi si racconta: vita e professione, architettura e allestimento, comunicazione, grafica, tipografia e scrittura si intrecciano nelle 366 pagine, mentre l’intera produzione artistica rivive nelle oltre 900 illustrazioni. Protagonista materico dell’opera (Corraini Edizioni) presentata in gennaio alla Triennale di Milano è la carta Fedrigoni: Symbol Freelife Satin (140 g), carta tripatinata su entrambi i lati con finitura satin, riveste la cover cartonata; per l’interno sono state scelte Arcoprint EW (100 g), carta uso mano premium quality con elevato grado di bianco, per le pagine e Freelife Merida Kraft (140 g), riciclata e marcata a feltro su entrambi i lati, per i risguardi. Arte e cultura vedono le carte Fedrigoni protagoniste anche in manifestazioni alternative, come 189 libri. Volumi e libri d’arte, libri illustrati e libri grafici – gran parte dei quali stampati su carte Fedrigoni – sono stati al centro della kermesse romana. E per il catalogo dedicato ai volumi in mostra, la scelta è caduta su carte Cotton Wove White per le pagine, e Nettuno Rosso Fuoco per i risguardi. www.fedrigonicartiere.com

Credits: Alessio Macrì

fedrigoni il valore artistico del volume

Il volume Autobiografia grafica e il catalogo di 189 libri.

ARjOwiggins creative papers acquerelli

Un incontro magico quello tra carta e arte che si realizza nel catalogo di dipinti e acquerelli dedicati alla città tunisina di Tozeur, firmati da Giancarlo Bargoni. Ideato e fotografato da Artestudioarte, il catalogo è in grado di trasportare chi lo osserva nel mondo dell’artista italiano. Gli acquerelli, che trovano sulle tele di cotone il loro supporto ideale, sono riprodotti nel catalogo su Conqueror Connoisseur 100% Cotone, la carta di Arjowiggins Creative Papers in grado di offrire una resa realistica. Il risultato è dunque un prodotto artistico capace di far rivivere le opere di Bargoni dal vivo: i colori sono tanto realistici da sembrare delle riproduzioni identiche dei quadri in mostra, così come l’effetto che il cotone offre a contatto con i colori ad acqua delle tele. Curata nel dettaglio è anche la sovracoperta, per la quale la scelta del supporto è caduta su Conqueror Bamboo nel colore Sahara, dalle tinte cromatiche che profumano di terra. Una superficie liscia, un colore caldo e un prodotto rispettoso dell’ambiente, realizzato con pasta di bamboo e pigmenti organici, Bamboo ha saputo interpretare l’arte in tutte le sue forme fin dalla copertina di questo piccolo gioiello d’arte ed editoria. www.arjowigginscreativepapers.com

james cropper sculture di carta

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Opera d’arte poliedrica e raffinato strumento narrativo: così è la carta nell’iniziativa Gerald Project, dello studio di design britannico Lazerian. Protagonista è una scultura in carta che riproduce un cane, un bracco italiano, aerodinamico e slanciato, con coda tesa e naso bizzarro, che si regge sulle zampe. La scultura, bella ma forse troppo bianca, spinse i suoi creatori a inviarne centinaia di copie intonse ad artisti di tutto il mondo affinché le decorassero. Il risultato? Oltre 120 sculture dalle fantasie più disparate presentate alla Design Week di New York. La cartiera britannica James Cropper ha contribuito al successo del progetto sviluppando la carta speciale usata per la produzione delle sculture canine. E fornendo la carta per il catalogo Gerald, un’edizione limitata che sfoggia una cover in Wibalin Fine Linen Black (115 g) e un interno in Satinesse Glacier White (160 g) per le pagine illustrate, e Colorplan Emerald (135 g) per le pagine introduttive. www.jamescropper.com


Gli eventi d’arte e cultura cominciano a prendere forma fin dalla loro comunicazione, con creazioni di carta preziose – tra presentazioni e inviti – che riescono a coinvolgere l’interlocutore suscitando curiosità e alimentando aspettative.

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COMUNICARE L’ARTE

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gruppo cordenons dalla mostra alla stampa

Una grande installazione site-specific ha accolto i visitatori della mostra “Jacob Hashimoto: GAS GIANT”, organizzata da Studio la Città – Verona e svoltasi a Venezia. L’artista americano Hashimoto ha creato per l’occasione un’opera capace di interagire con gli spazi della Fondazione Querini Stampalia e di accompagnare il pubblico in un viaggio coinvolgente. Oltre 10.000 aquiloni in carta e bambù, realizzati a mano dall’artista, hanno riempito l’ambiente espositivo fino alla sala centrale, all’ultimo piano del palazzo: qui l’opera, tramutata in una fitta nube, ha invaso del tutto lo spazio. Generando un ritmo sensoriale sospeso tra spazio e tempo, ben espresso nel contrasto tra il gigantismo dell’intervento e la leggerezza dei materiali nonché nel gioco cromatico del bianco dominante della carta interrotto da pattern colorati e motivi geometrici e fitomorfi. La complessità artistica visiva dell’installazione è stata ben riprodotta sugli inviti realizzati in occasione dell’evento. La scelta del supporto è caduta su Natural Evolution white, da 320 g, di Gruppo Cordenons: proprio questa carta, dalla superficie trattata off-line su entrambi i lati con una speciale patinatura matt, ha consentito di imprimere e mettere in risalto le geometrie e i brillanti giochi di contrasti e colori dell’opera, porgendo così un assaggio del valore artistico e della portata emozionale della kermesse. Per la busta coordinata è stata scelta Plike Red (16x23) di Gruppo Cordenons. ealizzati su carta Cordenons, gli inviti riproducono www.gruppocordenons.com R

la complessità visiva dell’installazione in mostra.

paper&people l’evento prende forma nell’invito L’elegante invito per Carrara Idol, progettato da Valentina Trucco e stampato in oro a caldo.

Molti gli appuntamenti artistici e culturali che si accompagnano a occasioni “post” cool e mondane: vernissage e mostre d’arte, incontri e conferenze, spettacoli teatrali e concerti proseguono e si concludono in afterparty organizzati ad hoc. Nei quali, proprio l’uso creativo della carta aiuta a coinvolgere e alimentare aspettative. Un esempio interessante, segnalato da Paper & People, riguarda l’appuntamento di Carrara Idol, che ha ospitato concerto e afterparty. I due inviti, riservati a un pubblico selezionato, hanno saputo rispecchiare l’esclusività dell’evento. Per l’invito al concerto – prodotto in 500 pezzi – la scelta è caduta su carta Treasury history di Gmund (310 g con anima nera da 2 mm): la superficie delicatamente goffrata e le calde tonalità dorate della carta abbinate a una stampa sbalzo a secco sia fronte che retro hanno conferito all’invito un look lussuoso e di prestigio. L’invito per l’afterparty – in 150 pezzi – ha invece fatto sfoggio di carta plike black di Cordenons (330 g). Prodotta con fibre di cellulosa vergine, e con processi sostenibili, la carta ha sedotto anche il tatto, grazie alla superficie speciale dalla piacevole sensazione tattile “plastic-like”. Sia Treasury che Plike Black sono disponibili da Paper & People. www.paperandpeople.com

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sempre in crescita i numeri di Vinitaly, che esprime ancora una volta il suo ruolo di grande fiera internazionale dedicata al business. Competitività e innovazione le parole d’ordine per affrontare le sfide dei mercati e conquistare le giovani generazioni di consumatori. Grande attenzione all’appeal delle etichette, alle forme innovative delle bottiglie, alla creatività del packaging. di emanuele posenato

Vinitaly 2014 buone ragioni per brindare

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L’Italia del vino si è data appuntamento come sempre a Verona. Il primo Paese esportatore del mondo con una quota del 21% del mercato internazionale fa il punto della situazione a Vinitaly, la più importante manifestazione internazionale del settore che quest’anno ha raggiunto quota 4.100 espositori provenienti da più di 20 Paesi. Una manifestazione che, giunta alla sua 48a edizione, scandisce l’evoluzione del sistema vitivinicolo nazionale e internazionale, ma è soprattutto l’occasione annuale imperdibile per trarre bilanci e delineare le strategie del futuro.

Prima di tutto, distinguersi

Grande attenzione alla comunicazione d’impresa e di prodotto, tema comprensibilmente caldo per un settore in cui a fare la differenza sono valori come la capacità di distinguersi e di emozionare, aspetti tutt’altro che secondari in un mondo nel quale distinguersi non è affatto facile visto che siamo in un Paese che conta ben 380.000 imprese vitivinicole che producono ben 330 prodotti doc (denominazione di origine controllata), 74 prodotti docg (de-

nominazione di origine controllata e garantita) e 118 prodotti igt (indicazione geografica tipica). Come sempre, è questione di target e di posizionamento ma anche di strumenti.

La Millennial Generation A chi si rivolge, principalmente, la comunicazione di settore? Partiamo dai risultati di un’interessante ricerca condotta da Wine Monitor Nomisma che, pur confermando che il grosso dei consumi è ancora dovuto alle vecchie generazioni, sottolinea un interesse diffuso e crescente fra le cantine nei confronti dei cosiddetti millennials, ovvero i nati fra il 1980 e il 2000. Descritti come consumatori meno costanti ma con un potenziale d’acquisto più alto delle generazioni che li hanno preceduti, i millennials sono profilati dalla ricerca come amanti della semplicità, appassionati di storytelling che prediligono le opportunità di imparare consumando, nel confronto e nella contaminazione social. «Per riuscire a conquistare nuovi segmenti di mercato», afferma Silvia Zucconi di Nomisma, «dobbiamo conquista-

È al mercato dei giovani che guardano le aziende vinicole, puntando per la prima volta i riflettori su un target finora poco preso in considerazione dagli studi di marketing. re i singoli consumatori. Nelle fasce giovani è necessario che il vino sappia parlare di sé, raccontare la propria storia, un’emozione, uno stile o un territorio. La pubblicità resta un buon alleato per avvicinare al vino un pubblico diverso, ma più degli spot, oggi premiano la forma particolare di una bottiglia, l’appeal di un’etichetta o il carattere del packaging».

Inventiva nei nomi In proposito lo spazio per librare la creatività davvero non manca: a partire dal naming, dal classico “Venere” all’ironico “N’antro po”, al vero e proprio trash che vi risparmiamo, per passare rapidamente alla ricerca delle forme e delle fogge della bottiglia che alle classiche Bordolese, Borgognotta e Albeisa, affiancano sempre più spesso forme derivate dalla Champagnotta (spesso completamente

verniciate in oro, argento, magari satinate), per spingersi ai formati magnum della Salomon o la Balthazar.

Fantasia nelle etichette

Lo spazio diventa addirittura sconfinato quando si giunge all’etichetta che assume aspetti sempre più articolati, diventando sagomata, multipla, trasparente (su base plastica o addirittura direttamente serigrafata su vetro), con grande sfoggio di colori e vernici, smalti tampografici o serigrafici, lamine pastello o metallizzate. Grande varietà

di stili anche nel modo di rappresentare il vino o la cantina. Le scelte grafiche passano dal minimalismo al Barocco, alla Pop Art (presenti anche alcune etichette che riprendono Wharol e Pollock), in una ricerca esasperata di codici cromatici e iconici distintivi e immediati.

Analisi semiotica

per saperne di più

Per individuare i linguaggi più adatti ad intercettare l’attenzione dei nuovi consumatori, la cantina veneta Bosco Viticoltori ha commissionato un’analisi semiotica: un’operazione

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eventi

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Morgante e Sime Books , al denominatore la cultura L’abbinamento vino e cultura non rappresenta certo una novità, ma che possa diventare addirittura motivo di una partnership commerciale abbinando la vendita del vino con la vendita di libri legati al territorio, con tanto di rete vendita e sito ecommerce, ci ha piacevolmente sorpreso. L’iniziativa nasce dall’intraprendenza dell’Azienda Agricola Morgante di Agrigento e dalla casa editrice padovana Sime Books, specializzata in pubblicazioni turistiche, di cucina e cultura locale, con una forte passione per la Sicilia.

llo stand della cantina veneta Bosco Viticoltori era visibile un cartellone che ne presentava la matrice risultante.

Colore, matericità e spessore la scelta dell’etichetta Santa Giustina (PC) che sceglie uno smalto spessorato per la Magnum (sopra). La Falconaia (a destra) sceglie di “togliere” con una fustellatura sagomata per richiamare il brand.

di smontaggio, di scomposizione di un testo in elementi pertinenti più piccoli e più generali, cioè ricorrenti sia in quel testo che in altri. L’analisi procede aumentando progressivamente il grado di generalità e astrazione dei suoi concetti o, come si dice in semiotica, scendendo via dalla superficie alla profondità del testo cercando le relazioni di opposizione. Diletta Sereni, socia fondatrice di Squadrati, società di analisi e ricerca non convenzionale, considera: «L’analisi semiotica delle conversazioni nel web e nei social ci ha permesso di far emergere le diverse opinioni e gli atteggiamenti dei consumatori di vino in Italia, sintetizzato nel quadrato semiotico qui rappresentato» (vedi foto a sinistra). L’originalità di questo studio sta proprio nell’osservazione di come

il vino sia interprete di valori fondamentali e da cui scaturiscono comportamenti e percezioni anche diametralmente opposte. Il quadrato semiotico mostra come i comportamenti legati al bere vino abbiano un valore sociale e culturale. Dunque dal quadrato si possono estrapolare valori e insight che aiutano a comprendere meglio i significati associati al consumo del vino e a rendere più strategica la comunicazione del settore.

Brand identity e web reputation

Di altro genere le analisi condotte mediante SocialMeter®, piattaforma di analisi social in grado di ascoltare, comprendere, rappresentare, misurare attività e forme di engagement dei social media finalizzate a valutare la brand identity, la web reputation delle imprese, consentendo di realizzare benchmark sulle

strategie di marketing dei concorrenti e individuare le best practice. In occasione di Vinitaly, Maxfone, società di IC&T che ha sviluppato l’algoritmo alla base di SocialMeter®, ha studiato la reputation on line delle cento cantine di OperaWine (l’evento esclusivo che offre agli operatori specializzati di tutto il mondo la possibilità di conoscere 100 produttori italiani selezionati dalla prestigiosa pubblicazione americana Wine Spectator). «Quello fra il vino e i social media è un connubio perfetto!» ha commentato Paolo Errico, amministratore di Maxfone. «L’analisi dei social media e dei comportamenti online degli utenti garantisce le migliori chance di successo: fornisce in tempo reale informazioni sui bisogni, sui trend, le necessità dei consumatori, profilando i gusti del futuro. Un’opportunità ma anche un impegno per le aziende che devono


affrontare un cambio culturale che le proietta in prima linea nel web, nella creazione e veicolazione di notizie e contenuti nei vari media».

Collarini e leaflet Ma non si comunica solo online, ovviamente. Il settore vinicolo si avvale ancora molto della stampa in tutte le sue forme di supporto alla comunicazione di prodotto. Così, oltre alle etichette, che si vanno diversificando sempre più in termini di foggia, colore, nobilitazioni e materiali, trovano ancora molto spazio i collarini, in particolare per le produzioni nobili come le riserve, i cru, i millesimati, le collezioni. Numerosi anche i leaflet, spesso progettati di piccole dimensioni, facendo largo uso di carte speciali, tendenzialmente preferite non patinate. Molto ricercati nella confezione, i leaflet assumono il ruolo di piccoli cadeau molto curati che coniugano spesso il prodotto con il

territorio di provenienza o con la tradizione del produttore o ancora con i volti delle persone che lo hanno prodotto.

E sul punto vendita… Fra le critiche al sistema Italia, in termini di comunicazione di prodotto, espresse nel corso delle sessioni convegnistiche a margine della manifestazione, è emersa a più riprese quella della scarsità di informazioni di prodotto sul punto vendita, in particolare nella grande distribuzione. In effetti in paesi come la Francia e l’Inghilterra, consumatori quanto noi di vino, l’offerta a scaffale è strutturata per aiutare molto di più l’acquirente a districarsi nella selva di proposte indirizzandolo per tipologia, per possibili abbinamenti al cibo, fornendo le indicazioni del terroir del vino scelto. A questo gli strumenti di comunicazione suindicati assolvono in

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destra Frisio, etichetta a rombo allungato con simulazione della ceralacca in vernice spessorata, e una collezione metallizata; per le bollicine una scelta in espansione: nelle versioni lucide e satinate, oro e argento ma anche in altri colori.

parte, magari soprattutto là dove consentono una connessione a un sito (attraverso i classici QRcode piuttosto che AR), mentre un certo minimalismo esasperato di alcune etichette veramente avare di informazioni non aiuta, salvo poi venga compensato da altre forme.

La fortuna si cerca all’estero Fin dalle sue origini Vinitaly ha riservato grande attenzione alle iniziative rivolte ai buyer italiani ma soprattutto stranieri, quest’anno stimati in oltre cinquantamila presenze da 120 nazioni, e in particolare dagli Usa, dalla Russia, dall’Oriente e Paesi Arabi. L’aria internazionale la si respirava a pieni polmoni fra i padiglioni regionali: oltre agli appassionati di casa nostra, per i quali la fiera sembra un vero e proprio sancta sanctorum, era evidente

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Oro Grandi rossi.

Oro Rosati.

Oro Bianchi tranquilli.

Premio Speciale Distillati.

E

la presenza di visitatori esteri, in particolare asiatici e sudamericani, ma si percepiva che i continenti erano tutti ben rappresentati. Il fenomeno è quindi indubbiamente globale e pertanto chiamato a confrontarsi con sensibilità, culture e bisogni molto diversi, ai quali la comunicazione di prodotto deve dare risposta in modo adeguato. I temi attorno ai quali è ruotato il dibattito sono stati la sostenibilità, il rapporto del vino con la grande distribuzione organizzata, la lotta alla contraffazione e all’italian sounding, l’e-commerce e la distribuzione di qualità.

Comunicare

con il mondo

Oro distillati

Vinitaly premia il miglior “abbigliaggio” del vino, dei distillati provenienti da prodotti vitivinicoli e dei distillati o liquori a base di altra frutta diversa dall’uva. La giuria di questo 18° Concorso Internazionale Packaging ha assegnato l’Etichetta dell’anno 2014 al “Bardolino doc Classico 2013” dell’Azienda agricola Bigagnoli di Calmasino di Bardolino (VR), che si aggiudica anche il Premio speciale packaging 2014 per la categoria vini. Per i distillati il Premio speciale packaging 2014 è andato alla ditta Bortolo Nardini di Bassano del Grappa (VI). L’etichetta d’Oro per i Bianchi tranquilli è della Società Agricola Olivini di Desenzano del Garda (BS), per il “Lugana Doc 2013” (grafica di Novaidea Creative Resources di Selva del Montello TV). I rosati sono stati dominati dall’Azienda agricola Bigagnoli con il progetto di Stefano Torregrossa di Onice Design (VR). I grandi rossi hanno visto in prima posizione il Piemonte con la Cantina di Nizza Monferrato (AT), progetto grafico di AdContent. Le bollicine premiano l’Emilia con un frizzante Lambrusco Spumante Brut “Podere Francesco Bolle Rosse ‘13” dell’Azienda Agricola Lombardini Francesco di Novellara (RE), progetto grafico di We Strategie Creative di Reggio Emilia. Infine l’oro della categoria distillati va in Lombardia, alla grappa riserva “Evo Cigars Humidor” di Enoglam di Rovato (BS), creatività di Marcello Bruschetti e Alberto Pedrali anche loro di Rovato (BS).

tichetta dell’anno.

International Packaging Competition

Stimolati dai risultati esaltanti del 2013, anno record per le esportazioni che sono stimate intorno al 50% dei ricavi di settore, per un valore che supera i 5 miliardi di euro, producer e distributori hanno affrontato seriamente il tema della distribuzione internazionale

ma soprattutto della comunicazione internazionale. Alessandro Lunardi di Ornellaia, la celebre azienda vitivinicola bolgherese di Castagneto Carducci (LI), vera star del mercato nordamericano, conferma le tesi sopra esposte: «Il brand per fortuna fa la differenza insieme alla qualità: sono questi i due elementi che spingono il mercato e convincono gli opinion leader».

Usa, Germania e UK, mercati di sbocco

Se è vero che i mercati sono conversazioni, parlare e acquisire credito presso chi le conversazioni le avvia e le indirizza è fondamentale. E se il tema è “la vendita all’estero” e le dimensioni d’impresa sono piccole, il tema della vendita online, come canale distributivo alternativo ai canali classici, diventa strategico e con esso anche quello del packaging. Stati Uniti, Germania e Regno Unito, nell’ordine, sommano il 53,9% delle esportazioni italiane.

Mercati in crescita verticale al punto da spingere società come Mail Boxes Etc. a strutturare una specifica proposta, presentata anche in occasione di Vinitaly, per garantire le corrette condizioni di trasporto in imballi speciali per bottiglie, disponibili in vari formati.

Un packaging che rifletta l’identità Sul packaging la ricerca va nella direzione della sicurezza del prodotto, della tracciabilità, ma anche dell’immagine. E non parliamo di packaging primario, da esposizione, per cui siamo pronti e spinti ad osare, con i materiali e con le lavorazioni nobilitanti come la lamina, il rilievo a secco piuttosto che serigrafia a spessore e tutto quanto, anche manualmente, è possibile realizzare. Parliamo anche di packaging secondario, i cui connotati di sicurezza si devono coniugare con le esigenze della brand identity e del marketing.


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profili aziendali

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alessandro pesenti L’ARTE DI NOBILITARE IL PRODOTTO STAMPATO La nobilitazione è un’arte. L’arte di impreziosire il prodotto stampato, conferendogli bellezza e valore aggiunto e creando intorno ad esso una fitta trama di emozioni. Di nobilitazione e arte si occupa da oltre cinquant’anni Alessandro Pesenti, la cui maestria nel gestire stampa a caldo e a rilievo, laminazione a freddo e ologrammi costituisce un segno distintivo sul mercato. Forte dell’esperienza decennale e animata da uno spiccato spirito di innovazione, l’azienda milanese combina da sempre know how artigianale e tecnologie di ultima generazione per proporre soluzioni nobilitative innovative, capaci di rispondere alle mutevoli esigenze della domanda. Eleganti finiture oro e argento, giochi raffinati di contrasti tra superfici lucide e opache, positivo e negativo, rilievi e volumi tridimensionali applicati ai supporti più disparati: sono queste le sfide quotidiane di un’attività che molto ha in comune con i processi della creazione artistica e il cui fine primario è quello di realizzare al meglio le richieste, e i desideri, dei propri interlocutori.

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Fra tradizione e innovazione La Alessandro Pesenti nacque nel 1960 come laboratorio per la decorazione in oro delle copertine dei libri. Da allora, l’azienda è

cresciuta senza sosta sotto la solida guida del suo fondatore, e attuale titolare, Alessandro Pesenti. Spinto dalla passione per l’arte della nobilitazione e sempre attento all’evoluzione tecnologica, Pesenti ha saputo adeguarsi ai cambiamenti del mercato, puntando ad ampliare progressivamente la specializzazione dell’azienda e rinnovando continuamente attrezzature e processi produttivi. Alla stampa a caldo e a rilievo, sono state affiancate con successo la stampa di ologrammi e la laminazione a freddo, laddove il management si è sempre dimostrato pronto a intraprendere investimenti in tecnologie e impianti innovativi, dando prova non soltanto di grande perspicacia nel precorrere i tempi tecnologici, ma anche di un forte coraggio


• 1960, l’anno di fondazione • 4.000 metri quadrati, la superficie operativa • 25, il numero degli addetti • Circa 200, i clienti (80% Italia – 20% Europa) Esempi di laminazione a freddo e di applicazioni con tecnologia Cast&Cure, effettuati con il sistema cold foil di Pesenti. Le superfici dei packaging vengono impreziosite con oro o movimentate con spettacolari effetti tridimensionali e riflessi che cambiano a seconda della luce. Sotto e a destra, la sede produttiva di Alessandro Pesenti a Bresso (Milano), con il cortile esterno e scorci dei padiglioni interni.

imprenditoriale. E senza mai abbandonare la tradizione e il know how artigianale delle origini: pur avendo acquisito tutti gli automatismi introdotti dall’adozione di attrezzature di ultima generazione, il mestiere della nobilitazione in casa Pesenti comporta ancora molta manualità e conserva una profonda matrice tradizionale, quella stessa che fa la differenza arricchendo ogni stampato di valore artistico ed estetico. Tecnologie e nobilitazioni Il cliente, e la piena soddisfazione delle sue richieste, rimane il punto fisso intorno al quale ruota l’universo artistico e tecnologico di Pesenti. L’obiettivo dell’azienda è infatti quello di risolvere i problemi tecnici di ogni interlocutore con precisione, riuscendo a identificare di volta in volta la soluzione più

adeguata da mettere in campo. Specializzata in tutte le lavorazioni che riguardano la stampa a caldo e rilievo, non solo a foglio ma anche a bobina, in piccoli e grandi formati nonché in pochi pezzi e in alte tirature, l’azienda ha installato, nel 2013, un impianto per la stampa a freddo. Una decisione che le ha consentito di allestire – per la prima volta in Italia – un servizio di laminazione a freddo in conto terzi. La nuova macchina è dotata di tecnologia Cast&Cure, la prima soluzione Cast&Cure su foglio in Italia: oltre alle lavorazioni in cold foil, l’impianto permette dunque di effettuare applicazioni speciali, con spettacolari effetti tridimensionali e riflessi cangianti. La nuova tecnologia viene utilizzata anche per la realizzazione degli ologrammi – altra area di specializzazione di Pesenti, che, oltre a dare valore aggiunto sul fronte estetico, svolgono una funzione di anticontraffazione.

profili aziendali

PESENTI IN NUMERI

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Lorenzo Perrone

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Achille Perego

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giornalista economico achille.perego@libero.it

Lorenzo Perrone nasce a Milano e frequenta la “Scuola del Libro” dell’Umanitaria e quella di Pittura del “Castello Sforzesco”. Dopo varie esperienze creative a Milano, Parigi e Londra, si trasferisce a New York dove frequenta i corsi di grafica e cinema alla “New School” e “School of Visual Arts” e lavora per oltre dieci anni nel campo della comunicazione. Dal 2000 si dedica ai Libri Bianchi. Lorenzo Perrone vive e lavora tra Firenze e Milano e negli ultimi dieci anni ha esposto in prestigiose gallerie e musei, in Italia e all’estero. L’ultima installazione, in ordine di tempo, è stata lo scorso ottobre “Anima Mundi” alla Biblioteca Harold Acton, The British Institute of Florence. www.libribianchi.info


Sono uno scultore che lavora con i libri, che sono fatti di carta, i libri sono la mia materia prima. Uso i libri come altri artisti usano il marmo oppure un pittore usa la tela grezza. Libri veri, già stampati, che acquisto nei mercatini o che mi vengono donati. Quello che mi interessa del libro non è la storia già scritta, ma il libro in se stesso come oggetto, sul quale scrivo la mia poesia. Li uso di tutti i formati, grandi o piccoli, l’importante è che abbiano la copertina rigida.

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Come si definirebbe: un designer, un creativo, un artista?

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Lo scultore dei libri

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Come si sviluppa il suo lavoro? Come ho già detto, la mia materia prima è il libro, che inizialmente ammorbidisco con l’acqua e poi tratto con il gesso, la colla, la vernice acrilica. Per ogni “scultura” posso aggiungere delle pagine o toglierle, oppure usare oggetti o materiali diversi: il filo spinato, una matita, una barchetta, un teschio, un nuotatore in mezzo alle pagine o un Pinocchio di legno. In pratica riscrivo il libro e racconto una storia mia.

Uno dei suoi percorsi artistici e linguistici più suggestivi è quello chiamato dei “Libri Bianchi”. Ci racconta come è nata questa idea? La mia formazione è stata quella, negli anni Sessanta, della Scuola del libro di Milano presso la Società Umanitaria, un’importante istituzione di Milano. Ente morale, assolutamente laico, di matrice socialista, luogo prestigioso di tradizione e lavoro nel campo della grafica, dell’editoria e della tipografia, la cui eccellenza è frutto dell’insegnamento di artisti come Albe Steiner, Luigi Veronesi, Bruno Munari, Enzo Mari, e di critici storici come Mario De Micheli. È lì che si è consolidata la mia passione verso i libri. Credo nel potere del libro che resta per me il modo migliore per risvegliare l’immaginazione, per farle prendere il volo, per stimolare la coscienza e arrivare alla conoscenza, ma non sono uno scrittore, sono solo un artista, le mie parole sono scritte col colore bianco: il bianco costringe all’attenzione, alla riflessione, porta ai tempi lunghi, attutisce i rumori e i colori, ce n’è bisogno.

Quando ha cominciato a realizzare i “Libri Bianchi”? Ho lavorato per molti anni come grafico e art director nel campo della pubblicità. La pubblicità deve farsi vedere, quindi punta alla voce alta, sui colori forti, sulla grandiosità, in pratica deve fare rumore. A un certo punto, una quindicina di anni fa, ho deciso che ne avevo abbastanza e che volevo tornare ad avere un rapporto più intimo, personale con il mondo.

Che cosa vuole esprimere con le sue opere bianche? Ai miei Libri Bianchi assegno ruoli sempre diversi che mettono in scena i miei pensieri e le mie emozioni, a volte quelle del momento attuale o del passato. Da questa relazione intima, sussurrata e misteriosa con loro, emerge la mia visione del mondo. Qualsiasi tema scelto o propostomi, qualunque argomento attiri il mio interesse, diventa uno spunto per un confronto con me stesso, per riflettere, per studiare, per capire o per metabolizzare dei pensieri. Quel che mi resta alla fine di questo percorso è un’emozione, una poesia che cerco di esprimere e imprimere sulla materia/libro.

Perché ha scelto di esprimersi solo con il bianco? Il bianco è quel colore capace di lasciarci senza parole. Lavorare col bianco è una

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foto: Franco Berra

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Da sinistra: Anima mundi (tecnica mista: libri, gesso, vernice acrilica - 2013); Come può uno scoglio (tecnica mista: libro, gesso, vernice acrilica - 2014); Waterfall (tecnica mista: libro, gesso, vernice acrilica - 2012); Spinoso (tecnica mista: libro, spine, gesso, vernice acrilica - 2014).

sfida: Ike-no Taiga (1723-1776), un maestro della pittura giapponese del periodo Edo, disse che la cosa più difficile da dipingere per lui era “uno spazio bianco dove nulla, assolutamente nulla viene raffigurato”. Non bisogna scordarsi che questo colore è anche la somma di tutti i colori, quindi, pur usando solo il bianco, finisco per agire con tutti i colori. Potrei fare una lista dei miei incontri col bianco, quelli più emozionanti e significativi della vita: il ricordo delle mani di mio padre pasticciere che lavorava con la farina e lo zucchero, le Galatine, il disco dei Beatles con la copertina bianca, la prima tela bianca da dipingere alla “Scuola del Castello”, i lavori di Piero Manzoni, il Quadrato bianco su bianco di Malevic, i teschi di mucca di Giorgia O’Keefe, i lavori di George Segal e la Soft Machine di Oldenburg al Moma. Oppure uso il bianco solo perché mi hanno detto che quell’8 febbraio, quando sono nato a Milano, nevicava forte...

Qual è il suo rapporto con i clienti? Con i miei clienti sento una profonda sintonia, mi sento compreso, parliamo un linguaggio comune, quello della poesia, dell’arte, dell’emozione. È una bellissima sensazione, da clienti spesso diventano amici, sono una parte necessaria per il mio colloquio interiore. Per me i Libri Bianchi sono un inno alla vita e loro penso che lo capiscano.

Quanti libri utilizza per le sue opere? Uno, due, tre, dieci, cinquanta oppure centocinquanta, come i libri che ho utilizzato per la scultura di quattro metri che ho realizzato per i 150 anni dell’Unità d’Italia e per la quale ho usato i libri per me più rappresentativi della Cultura italiana.

Quanto è difficile fare sculture con i libri? Ogni Libro Bianco è una parte di me, potrei dire che con esso cerco di aprire una piega dell’anima, una sorta di meditazione su qualcosa di reale o che per me diventa tale, una riflessione che cerco di trasformare in gesto poetico, tramite tecnica e diverse fasi di lavorazione.

Che rapporto ha con la carta? Di amore. La carta è un materiale stupendo. Anche per i miei schizzi e disegni prediligo le carte tipo Tintoretto. Carte grosse e porose (mai patinate) che assorbono il colore, si gonfiano, si modellano. Devo ammettere però che la carta, nonostante le mie mani spingano in un certo senso, alla fine ha la meglio, fa quello che vuole lei. Quindi spesso per ottenere curvature particolari diventa per me indispensabile intervenire, con anime di metallo o supporti di legno. Uno dei miei sogni nel cassetto è poter lavorare con un produttore di carta con il quale studiare e realizzare carte speciali per le mie opere.

Il suo mondo di carta, però, potrebbe finire sotto l’attacco della comunicazione digitale...

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Sicuramente è un momento difficile, ma io credo che il mondo della carta non finirà mai e i libri ci saranno sempre. Però… siccome non si sa mai, io da oltre un anno ho cominciato a realizzare anche Libri Bianchi in bronzo...


le pagine chiare e le pagine scure

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Tra

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“Sono uno scultore che lavora con i libri, la mia materia prima è il libro, che prima ammorbidisco con acqua, poi tratto con gesso, colla, vernice finché tutto si trasforma in gesto poetico e… il libro diventa altro”.

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Il libro qui sta a rappresentare la vita stessa, che ci propone giorno dopo giorno continue prove nelle quali ci barcameniamo cercando un equilibrio tra pagine chiare e pagine scure della nostra esistenza, come un funambolo sopra una corda.

foto: Franco Berra

Tra le pagine chiare e le pagine scure Tecnica mista: libro, gesso, vernice acrilica, bronzo - anno 2013.

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viscom 2014

il business cambia. viscom risponde. Cambiano i consumatori che, globalizzati e digitalizzati, vengono insigniti di una nuova centralità conferita dall’utilizzo di device sempre più smart. E si trasformano le dinamiche di acquisto, laddove l’atto di comprare un prodotto non è più circoscritto al negozio, ma verte su una nuova convergenza di piattaforme online e offline nonché sull’utilizzo di mobility device. Nell’era in cui multimedialità e cross-channel invadono i mercati e ne mutano le logiche sottese, conferendo all’utente finale un nuovo potere decisionale, brand owner e player dei più svariati settori produttivi e distributivi sono chiamati a rivedere le proprie strategie di comunicazione per costruirsi una brand awarness solida e trasversale alle diverse piattaforme mediatiche, online, offline e mobile. Allo sforzo di garantire visibilità e riconoscimento del marchio nella domanda si affianca, poi, quello di trasmettere al contempo un valore di qualità, affinché la percezione della brand image sia positiva. Il ruolo del digitale Se tale è la sfida con la quale si confrontano i brand owner del terzo millennio, quali sono gli strumenti a loro disposizione per affrontarla? Ebbene, è nelle tecnologie digitali di ultima generazione che si trova una risposta efficace. Le più recenti evoluzioni delle tecnologie del digital printing – e la disponibilità di una più ampia gamma di materiali e supporti – hanno infatti aperto le porte ad applicazioni inedite grazie alle quali plasmare immagini nuove, consolidate e riconoscibili del marchio, sviluppate su misura rispetto ai diversi target di riferimento. Allo stesso modo, piattaforme multimediali, soluzioni interattive e tecniche di personalizzazione applicabili a diversi ambiti, da ambienti privati a punti vendita, da uffici a spazi pubblici, consentono di potenziare ulteriormente la brand awareness e sviluppare un vantaggio competitivo anche su mercati affollati e in continua evoluzione.

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Viscom Italia, tra show e business C’è, in Italia, un appuntamento annuale da non mancare per scoprire tutte le novità in tale ambito e incontrare i principali protagonisti dell’evoluzione in corso: parliamo di Viscom Italia, la manifestazione fieristica di riferimento per la comunicazione visiva, organizzata da Reed Exhibitions presso Fiera Milano. Sul palcoscenico internazionale di Viscom Italia, vengono infatti presentate ogni anno tutte le soluzioni più innovative per contaminare ogni settore, da quelli più classici di stampa digitale, serigrafia, incisoria, alla produzione industriale fino alla grande distribuzione e al P.O.P., attraverso il design e l’architettura. Proponendosi quale vero e proprio hub creativo, la kermesse milanese rappresenta un osservatorio privilegiato sull’intero mercato, in grado di anticipare le ultime tendenze non soltanto in fatto di prodotti, ma soprattutto in ambito di tecnologie e applicazioni, nonché di tutto ciò che concerne le nuove modalità di vendita e di fare business. A Viscom Italia, show e business si incontrano in un connubio perfetto: al parterre espositivo, la fiera affianca infatti una ricca serie di iniziative ed eventi collaterali destinati ad approfondire le tematiche di maggiore attualità nei diversi ambiti di creatività, innovazione, strategie di marketing, nuovi linguaggi visivi. In tale contesto, i protagonisti delle diverse filiere operative possono confrontarsi, toccare con mano tutte le soluzioni innovative per la comunicazione e identificare nuove idee con cui proporsi a clienti e interlocutori. La prossima edizione di Viscom Italia si svolgerà dal 16 al 18 ottobre 2014. www.viscomitalia.it Comunicazione d’impresa


foto: iStock.it

5+1 consigli per controllare l’avviamento

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quello della stampa resta uno dei pochi settori industriali in cui è ammesso l’intervento del cliente durante la produzione. Soprattutto nella fase cruciale dell’avviamento. nonostante lo sforzo di regolare il processo e le sue variabili nell’interesse di tutti, sempre più spesso, come riconosce Taga stessa (l’associazione dei tecnici grafici), “si stampa senza alcun controllo cartaceo, la creatività e l’esecuzione degli impianti è quasi sempre realizzata al di fuori dell’azienda di stampa; è lo stesso cliente finale – all’oscuro di problematiche tecniche quali abbondanze, risoluzioni, profili colore – a fornire documenti digitali che si pretende vadano in stampa senza ulteriori interventi. per giunta, queste problematiche sono sempre più disconosciute anche dai grafici professionisti”. Accade dunque che spesso si scende a compromessi per non scontentare il cliente. basterebbe invece, per ottenere una stampa di qualità, buon senso e rispetto dei ruoli. di lorenzo capitani

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1 - condividere gli obiettivi Prima di affrontare questioni legate all’avviamento e agli aspetti che in quella fase un print buyer dovrebbe considerare, è bene ricordare che alla base di tutto c’è la comunicazione. Ovvero la necessità di chiarire a chi stamperà il lavoro come desiderate appaia il vostro stampato, prendendo tutto il tempo necessario per discutere le specifiche del lavoro, l’impatto che deve avere, quali sono le criticità che ravvisate e le date di consegna. Omettere dubbi o dare per scontato qualcosa significa rischiare in un secondo tempo sorprese che spesso possono non essere risolvibili facilmente. È vero che alcune figure professionali si sono perse, che il cliente, per il suo ruolo, tende a imporsi, spesso parla una lingua diversa dallo stampatore o semplicemente non ha più certe competenze. Ma questo in fondo, se si comunica, non è affatto un problema. Del resto chi prenderà in mano lo stampato alla fine non è un tecnico e non ha certo competenze di grafica o di stampa: gli basterà che quello che gli avete messo in mano sia naturale e gradevole, sia esso il volantino del supermercato o il catalogo di alta moda. Chi stampa sa come farlo. Non è raro in sala stampa vedere print buyer che danno ordini: è sempre meglio dire cosa si vorrebbe, piuttosto che dire come ottenerlo. Una carnagione può apparire troppo rossa perché c’è troppo rosso o perché sono scarichi gli altri colori, lasciatelo decidere al macchinista. È vero che le tirature sono sempre più basse e che per lo stampatore, come per tutti, il tempo è denaro, ma chi è alla macchina ci tiene a tirare un bel foglio.

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2 - partire bene...

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Sono tante le variabili del processo di stampa, tra le quali il tipo di carta o di supporto, la tecnologia (piana o roto), l’impostazione sul foglio… fino alle condizioni generali della macchina. Eppure molte delle incognite che arrivano sulle lastre dipendono da come è stato realizzato il lavoro, a partire dalle foto e dall’impaginato. Grafica e stampa sono due momenti diversi, ma coesistono nello stesso ecosistema e si influenzano. Prevedere, ad esempio, una pagina completamente piena dei 4 colori con un testo molto piccolo magari graziato che verrà stampato in rotativa significa esporsi a un inevitabile fuori registro. Non tenere conto, in fase di correzione delle foto e di realiz-

zazione delle prove colore, del tipo di carta potrebbe compromettere la resa della stampa (eccessivamente chiusa ad esempio nel caso di uso mano); non considerare il punto di bianco potrebbe alterare l’aspetto naturale di cibi o dare sgradevoli dominanti. Lasciando ai tecnici la gestione di flussi che prevedano profilazioni corrette dall’acquisizione dell’immagine alla macchina da stam-

pa (tinyurl.com/qzb8zxb; Taga Doc. 13), non sempre ottenibili nella pratica quotidiana, resta però indispensabile correggere le foto con monitor professionali calibrati, avendo ben presente che il passaggio da RGB a CMYK altererà certe tinte. Ma soprattutto è indispensabile fornire prove colore contrattuali (lo standard attuale è la norma ISO 12647-2 e ISO 12647-7), vere e attendibili


3 - non perdetevi neI dettagli

perché realizzate su carta certificata (Fogra) e con profili corretti, ad esempio basati su dati Fogra 39L per la carta patinata, con le apposite scale di controllo. Senza dimenticare di fornire i riferimenti Pantone. In caso di carte speciali poi, può essere utile realizzare le prove proprio sui supporti che si useranno in stampa. Fino a qualche tempo fa le prove più attendibili, perché fatte con software e hardware più specializzati, erano quelle degli stampatori, ora qualsiasi fotolito degna di questo nome possiede le attrezzature per realizzare prove adatte. Ricordate che la prova colore è un termine vincolante per il contratto tra cliente e stampatore che esplicita come deve apparire la stampa per il primo e come ha promesso di produrre il secondo.

Lasciando agli stampatori gatte da pelare come marezzature, effetto fantasma, battute di macchina o rifiuto dell’inchiostro, iniziamo dal considerare l’intero foglio. Non sempre è possibile accedere alla sala stampa, molti stampatori, infatti, non accompagnano il cliente alla macchina facendo da filtro con chi effettivamente sta stampando. La cosa più importante però è che le condizioni di illuminazione siano il più possibile omogenee. Il macchinista ha a disposizione lampade a 5000K (ISO 3664) mentre capita di dover valutare la cromia sotto i neon di un ufficio. Indipendentemente dall’illuminazione della stanza, se la carta vi appare non bianca, la cosa più saggia è, se possibile, guardare il foglio alla luce diurna non diretta. Certo che gli standard vorrebbero che il foglio fosse visto sotto una luce normalizzata, ma è altrettanto vero che chi vedrà dopo di noi lo stampato lo farà in mille condizioni diverse... Nell’osservare il foglio per la prima volta, accertatevi che il macchinista abbia terminato tutte le regolazioni preliminari: sia a posto con l’inchiostrazione, messo a punto il registro e il calamaio, ma soprattutto abbia già regolato i colori in base alle prove che gli avete fornito; insomma, che per lui si possa iniziare la tiratura. Pare ovvio, ma voi siete lì per validare il lavoro dello stampatore e, se possibile, aiutarlo a migliorare in base ai vostri desiderata. Considerate come il foglio appare nella sua interezza e come è stata impostata la segnatura. Ricordatevi che il senso di stampa è parallelo al lato corto del

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foglio, che la parte a voi più vicina è il lato di pinza dove il foglio è più stabile, ma soprattutto che la macchina inchiostra per settori larghi circa un pollice e che quindi idealmente tutto il foglio è diviso in strisce verticali parallele: non si può ad esempio alzare molto il rosso su una pagina vicina alla pinza e scaricarlo immediatamente dietro. Ecco perché, nonostante tutto, la stampa non è una scienza esatta e spesso occorre scendere a compromessi. La perizia dell’azienda di stampa si misura anche nel modo in cui imposta uno stampato, tenendo conto della piega della segnatura, della fibra della carta, ma anche, se possibile, delle foto passanti, dei pieni e dei vuoti e dei fondi.

4 - Fuori registro Prima di verificare che la stampa rispetti le prove, verificate che il foglio non abbia fuori registro, un difetto inevitabile quanto frequente. Ricordate che la stampa è composta da una fitta trama di piccoli punti colorati che l’occhio ricompone in un’immagine unitaria. È questo semplice inganno che consente di riprodurre quasi tutti i colori con soli 4 inchiostri, ciascuno con una propria lastra, stampati sul foglio uno alla volta, in successione e in “perfetta” sovrapposizione. A registro appunto. Nonostante i controlli elettronici e le autoregolazioni, molto dipende dalle condizioni di stampa (fogli molto grandi, stampa in rotativa), dalle regolazioni della macchina e dal supporto. Certo esistono delle tolleranze (secondo la norma ISO 12647-2 lo scostamento tra i colori per la stampa a foglio non

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4

+1 5+1 - valutate iL colore

deve superare 0,08 mm), ma il fuori registro non dovrebbe essere mai percepibile a occhio nudo, tenendo conto che l’occhio umano può percepire una differenza di registro di 0,1 mm da 30 cm di distanza. Come si controlla? Osservando i crocini che, una volta stampati, dovranno sovrapporsi perfettamente, risultando come due filetti incrociati neri. Un’eventuale linea visibile gialla, ciano, magenta o la duplicazione del nero indica il colore fuori registro e aiuta a individuare le correzioni da operare. Oltre al registro tra i colori, che influisce sulla loro resa soprattutto sui toni neutri, va considerato anche il registro tra un lato e l’altro del foglio che non deve avere una differenza maggiore di 1 mm.

5 - via Capperi, battute e sfrisi

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Si tratta di difetti meccanici, non individuabili se non otticamente e che è facile lasciarsi sfuggire mentre ci si concentra sulla buona riuscita della stampa. Battute, sporchi e sfrisi dovuti a cattive regolazioni come asciutti di stampa o elementi di trascinamento che insistono su aree stampate segnandole; una volta eliminate le cause, i problemi non si presentano più durante la tiratura. Diverso è il caso dei capperi che si formano quando pic-

5 cole particelle d’impurità aderiscono alla lastra o al caucciù, apparendo come zone vuote per la mancanza di uno dei colori o fondi pieni circondati da un alone bianco. Di solito è il distacco di una piccola porzione di carta che li crea, soprattutto su fondi pieni dove il tiro dell’inchiostro è maggiore. Il difetto è ben individuabile ed è facilmente eliminabile in corso di tiratura lavando i cilindri. Non basta quindi individuarli all’inizio, occorre controllare frequentemente il foglio e con attenzione. Solo così si limiterà il numero delle copie contaminate. Ci si può infine imbattere in difetti come l’effetto moiré o il riporto di colore. Il primo è dovuto all’interferenza tra le diverse inclinazioni di retino in particolari e rare condizioni: è difficile prevederlo e impossibile correggerlo in stampa se non cambiando la lineatura delle lastre o la forma del punto. Mentre i riporti causati dalla successione di vuoti e pieni di colore nello stesso settore sono difficilmente eliminabili; il motivo è semplice: il cilindro di stampa accumula colore nelle zone vuote che poi deposita in eccesso nelle zone che seguono.

Regolata la macchina, eliminati i difetti e fatto il calamaio, ovvero portati a valori corretti di densità di inchiostro i colori, si è nelle condizioni ottimali per valutare la resa cromatica delle immagini. È necessario che la macchina giri perché tutte le regolazioni fatte possano essere apprezzate e l’inchiostrazione migliora man mano che si stampa. L’ideale sarebbe avere tutto il tempo e tutta la carta per cercare la resa migliore, ma questo non è possibile soprattutto se si devono stampare tirature basse. Inoltre, meno fermi macchina si fanno meglio è, perché ogni sosta comporta scarti e può portare con sé difetti nuovi. Meglio allora concentrarsi sulle immagini più importanti, le pubblicità, sulla coerenza dei pendant, sulla naturalezza degli incarnati, dei cieli, sulla neutralità dei bianchi e sulle ombre perché non appaiano chiuse, sulla resa delle vernici e, se presenti, dei colori speciali. Ricordate che il colore è bagnato, quindi appare più contrastato. Appena il foglio inizia a soddisfarvi fate partire la tiratura, facendo fare gli ultimi ritocchi in corsa e non dimenticando di guardarlo anche girato di 180° per valutarlo da una prospettiva diversa. Tenete tutti i fogli che man mano il macchinista vi sottopone, numerateli e segnate le correzioni per non dimenticarvene. Piegate il foglio, tagliatelo e sfogliatelo, solo così vedrete come apparirà finito. Se avete dubbi non fatevi prendere dall’ansia del contacopie, chiedete consigli. Quando siete soddisfatti firmate il foglio buono, ma non allontanatevi subito dalla macchina, chiedete una misurazione delle densità e fate stampare 500-1.000 fogli. Vedrete la stampa pulirsi ulteriormente. Volutamente non abbiamo mai accennato alle “famigerate” copie belle, quelle scelte magari a ridosso dell’ok del cliente tra tutta la tiratura perché non hanno difetti. Il motivo è semplice: o si pretende dal fornitore che tutto il lavoro sia al massimo della qualità oppure si accettano tolleranze, ragionevoli. Sempre.


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profili aziendali

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prealpi cartotecnica sempre più professionali per il packaging del food Il settore del packaging alimentare rappresenta per Prealpi Cartotecnica una delle principali aree di business, con una quota del 30% sul giro d’affari complessivo. Per poter rispondere alle esigenze di tale comparto, vincolato a implicazioni normative e legislative complesse e stringenti, l’azienda varesina ha intrapreso un percorso di riorganizzazione strutturale e operativa che ha visto la formazione e l’inserimento di una figura dedicata e il conseguimento della certificazione per la sicurezza alimentare. Ne abbiamo parlato con Armando Zanini, Business operator food contact expert di Prealpi.

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Print Buyer: Partiamo dal suo ruolo in Prealpi: lei è stato inserito come responsabile della gestione del settore del food. Zanini: Esattamente. Il comparto dell’imballaggio alimentare è vincolato da una serie di normative che evolvono con estrema frequenza e questo crea confusione tra gli operatori del settore food, sia produttori che fornitori. Prealpi ha dunque deciso di strutturarsi per offrire ai propri interlocutori un’assistenza completa anche su questo fronte, inserendo una figura dedicata e soprattutto preparata. Per svolgere al meglio questo compito, ho infatti partecipato al corso di formazione per Business operator food contact expert presso l’Istituto Italiano Imballaggio e sono diventato socio Aibo (Associazione italiana business operator - food contact expert). Quali sono le esigenze specifiche dei vostri clienti attivi nel settore del food? Ciò che caratterizza il settore del food,

distinguendolo da tutti gli altri mercati, riguarda appunto la necessità di produrre documentazione e certificazioni specifiche, richieste dalla legislazione vigente in ambito di confezionamento di prodotti alimentari. Capita spesso che il cliente si rivolga a noi senza sapere esattamente quale documentazione è necessaria. Per questo abbiamo deciso di diventare ancora più customer-oriented e di fornire un supporto professionale che aiuti il nostro interlocutore a capire di cosa ha bisogno per rispettare le normative. Nello stesso tempo gli forniamo le alternative tecniche e produttive che gli consentono di prendere decisioni più rapide ed efficaci. Lo guidiamo in un percorso che altrimenti per lui sarebbe difficile oltre che dispendioso. Quali sono le principali criticità da voi riscontrate? Da un lato, il panorama dei MOCA (materiali a contatto con gli alimenti) vive


un avanzamento vertiginoso, richiedendoci dunque un continuo sforzo di aggiornamento. E, dall’altro, l’attenzione per la sicurezza alimentare è diventata una priorità, soprattutto in Italia: una recente indagine rivela infatti che il numero delle notifiche del RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed – Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi) nel nostro paese è pari al doppio rispetto a quello del secondo paese più attivo in Europa, ovvero la Germania. E tale dato è indicativo di quanta attenzione e impegno siano richiesti ai players del settore del confezionamento alimentare. Dal punto di vista operativo, come la vostra azienda è riuscita ad adeguarsi ai cambiamenti normativi? Prealpi si è mossa su più fronti. Il management ha lavorato molto per cambiare la mentalità a livello aziendale.

Quale certificazione avete scelto e perché? Tra le varie certificazioni esistenti, privatistiche e non, Prealpi ha optato per la ISO 22000: la procedura è stata avviata a novembre e dovrebbe concludersi il prossimo maggio. Oltre a vantare un riconoscimento internazionale, la certificazione ISO presenta una serie di caratteristiche che ci hanno convinto che si trattasse dell’opzione più adatta alle nostre esigenze. Si tratta, infatti, di una certificazione un po’ più elastica nella sua applicazione rispetto ad altre, ma non per questo meno stringente nei contenuti. Proprio tale aspetto ci consente di gestire con maggiore flessibilità le diverse richieste dei nostri clienti: ciò significa che per ogni interlocutore possiamo studiare, valutare e creare un identikit specifico di prodotto con l’obiettivo di sviluppare un iter produttivo ad hoc e individuare soluzioni di confezionamento innovative e... sicure!

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Marchi prestigiosi curano in modo molto attento i loro packaging ed espositori, consapevoli dell’importanza che hanno nell’attrarre il cliente, e scelgono anche tipologie di stampa sofisticate. Rispettare le norme non vuol dire penalizzare l’estetica e Prealpi affianca i suoi clienti in entrambi gli aspetti.

Abbiamo infatti adottato un approccio costruttivo, puntando a sensibilizzare tutto il personale, dalla direzione fino alla logistica finale, per poter raggiungere un livello di coinvolgimento e attenzione sempre più elevato, anche nel contesto prettamente produttivo. Per consolidare tutto ciò, abbiamo deciso di intraprendere l’iter per il conseguimento della certificazione per la sicurezza alimentare.

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officina novepunti tra

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L’Officina Tipografica Novepunti (OT9PT) è un’associazione culturale nata dall’iniziativa di nove professionisti con lo scopo di salvaguardare e divulgare la tipografia a caratteri mobili costituendo un punto di incontro e socializzazione per tutti gli interessati, sia attraverso eventi e corsi sia, più semplicemente, con l’apertura della sede stessa. I soci sono: Serena Di Fidio, Claudio Madella, Jacopo Mencacci, Fabrice Panichi, Andrea Puppa, Fabrizio Radaelli, Matteo Rupert, Gianluca Seta, Alessandro Sposato e Maria Zaramella. Tutti di estrazione creativa, si occupano di vari aspetti del mondo progettuale. Di primaria importanza per l’associazione sono anche il recupero e il restauro di vecchie macchine da stampa e set di caratteri. I materiali provengono da tipografie in dismissione sottoposti a restauro e a riabilitazione operativa. L’attività divulgativa è di due tipologie: teorica, tramite l’organizzazione di incontri nella sede dell’associazione, e pratica con workshop rivolti ai soci. Le attività sono aperte a tutti gli iscritti. La produzione è vasta e comprende, ad esempio, poster, calendari, cartoline e cover di cd. Tutto il materiale viene realizzato utilizzando i macchinari dell’Officina. A volte, come nel caso di poster 70x100, viene costruito un telaio apposito e la stampa viene realizzata “a mano”. Abbiamo incontrato Claudio Madella per approfondire alcuni aspetti delle attività dell’Officina.

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tipografia e design

A cura di Mattia Reali e Sergio Caruso di Spazio A

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Come nasce OT9PT? Otto di noi si sono conosciuti nel laboratorio di tipografia della scuola Bauer di Milano e, grazie al professor James Clough, hanno rilevato un vecchia Heidelberg Stella che è ancora il nostro cuore produttivo. Negli anni abbiamo aggiunto una pedalina e 4 tirabozze di cui uno da 70x100. Non avendo più un vero e proprio mercato, il ritrovamento di attrezzature utili è frutto del passaparola tra le poche officine tipografiche rimaste in Italia ed Europa.

Come vi proponete al mercato? In quanto associazione culturale, il nostro fine è quello di divulgare e salvaguardare la cultura di stampa. Per questo motivo non ci muoviamo come un’azienda che vende i propri servizi, ma organizziamo corsi e momenti di lavoro di gruppo. Singolarmente riusciamo a proporre delle piccole lavorazioni per i nostri clienti; un esempio tipico sono le partecipazioni. La tradizione dello stampare biglietti non è molto diffusa in Italia. In Europa, e in particolare in Olanda, grazie ai biglietti di nascita la situazione è un po’ diversa e i laboratori riescono ad avere un flusso di lavoro abbastanza costante. Per quanto ci riguarda, realizziamo anche poster per autofinanziare l’associazione, come ci è capitato di fare per il poster “Vietato” realizzato per il fuori Biennale d’arte di Venezia del 2010. Un’altra possibilità produttiva è la stampa di piccoli quaderni, come è stato fatto ad esempio per Fabriano dalla Tipografia Tob con “i Ghiaccioli”. Il mondo delle edizioni limitate è uno dei sentieri percorribili per lo sviluppo di queste produzioni perché, in generale, è difficile essere competitivi sul mercato attuale a causa degli alti costi e della lentezza dei processi produttivi.

Quali sono i momenti in cui vi incontrate? Avete un calendario?

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L’obiettivo attuale è quello di organizzare almeno un incontro al mese aperto al pubblico normalmente con modalità workshop. L’attività è comunque demandata alla disponibilità dei singoli in quanto, a seguito del trasferimento di alcuni soci all’estero, è difficile essere presenti tutti assieme. Per poter garantire continuità alle attività siamo sempre alla ricerca di nuovi iscritti.

Parlaci di Letterpress Workers. Letterpress Workers è il raduno di tipografi che organizziamo da tre anni. I partecipanti, provenienti da tutto il mondo, concludono il workshop con una mostra dei lavori eseguiti nella settimana. La prima edizione, organizzata all’Archivio Sacchi, vedeva ospiti sei tra i professionisti e gli amatori della stampa a caratteri mobili. Tra questi, Thomas Gravemaker, Pete Burke, Cooper & Gridneff e Mark Pavey. Negli anni successivi la partecipazione è aumentata, segno del rinnovato interesse per queste tecniche. A seguito del successo di Letterpress Workers abbiamo ideato un libretto a tiratura limitata che racchiude tutti i lavori delle edizioni passate. Ciascun tipografo ha partecipato spedendoci il proprio contributo da rilegare qui in Italia per completare il volume grazie a un accordo con Fontegrafica. La prossima edizione si terrà dal 18 al 22 giugno. L’evento è supportato da Gruppo Cordenons che fornirà la carta su cui verranno stampati gli elaborati. I dettagli verranno presto resi noti sul nostro sito www.novepunti.org.

Quali consigli ti senti di dare a chi è interessato a questa attività? Per cominciare, è possibile procurarsi a cifre contenute delle piccole presse a platina come l’inglese Adana, una macchina con funzionamento a leva, e sempre sul mercato dell’usato si trovano i set di caratteri da stampa. Queste stampanti nascevano per i non professionisti che avevano bisogno di realizzare in autonomia piccole tirature. Un esempio classico di utilizzo è quello dei “bugiardini” realizzati dai farmacisti. Alcune sono esposte nei musei della stampa, come quelli di Lodi e Mondovì. Vi invitiamo a venirci a trovare al laboratorio per seguire uno dei nostri workshop oppure per provare a stampare.


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A sinistra, poster per la Conferenza di James Clough “Ogni legno ha il suo tarlo”. Al centro, un poster dedicato a Pier Paolo Pasolini. Sotto, poster “Vietato” e uno stampato con la sequenza Fibonacci.

A destra, alcuni momenti di lavoro: composizione al banco, inchiostrazione a mano della forma, intaglio del linoleum, taccheggio della forma in macchina.

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agenda

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roma frida l’ocultadora in mostra Le Scuderie del Quirinale di Roma ospitano fino al 31 agosto la prima retrospettiva italiana dedicata all’artista messicana Frida Kahlo. 160 opere tra dipinti e disegni raccontano la sua carriera, riunendo i capolavori dei principali nuclei collezionistici provenienti dal Messico, dall’Europa e dagli Stati Uniti. Alcune delle opere visibili non sono mai state esposte in Italia prima d’ora come Autoritratto con collana di spine del 1940 e Autoritratto con vestito di velluto del 1926 che Frida dipinse, a diciannove anni, per cercare di riconquistare l’amore di Alejandro Gòmez Arias. L’esposizione indaga Frida Kahlo anche nel suo rapporto con i movimenti artistici dell’epoca, dal Modernismo messicano al Surrealismo internazionale, analizzandone le influenze sulle sue opere. www.scuderiequirinale.it

milano piero manzoni, l’enfant terrible del ‘900 Fino al 2 giugno, a Palazzo Reale, si può visitare un’interessante mostra dedicata a Piero Manzoni, giovane artista italiano morto a soli 30 anni, protagonista nella neoavanguardia europea, considerato esponente di spicco della ricerca artistica italiana e internazionale del XX secolo. Provocatorio e dissacrante, Manzoni è celebre per opere come Merda d’artista e la serie Achrome. La mostra – che a cinquant’anni dalla morte gli rende omaggio – ricostruisce la sua vicenda breve e fervida in un percorso che documenta tutti gli aspetti della sua attività. www.comune.milano.it

Manifestazione

Settore

Fespa Digital Stampa digitale Paris Design Week Design IFRA 2014 Stampa quotidiani Viscom Italia Comunicazione LuxePack Imballaggio di lusso Emballage & Manutention Imballaggio

Quando

Dove

Info

20-23 maggio 6-13 settembre 13-15 ottobre 16-18 ottobre 27-29 ottobre 17-20 novembre

Monaco di Baviera Parigi Amsterdam Milano Rho Princ. di Monaco Parigi

www.fespa.com www.parisdesignweek.fr www.expo.wan-ifra.org www.viscomitalia.it www.luxepack.com www.all4pack.com/emballage

come trovarli gli inserzionisti di questo numero

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SOCIETÀ Accademia del Poligrafico Alessandro Pesenti DMA Italia Fedrigoni Exaprint GPN Grafiche Erredue Gruppo Cordenons International Paper KBA-Italia Luxoro Pixartprinting Prealpi Cartotecnica PressUp Reed Exhibitions Italia Rotolito Lombarda

PAG. 57 38 37 ins. 13 49 ins. 59 11 21 9 3 15,50 30,31 44 4

SITO stampamedia.net alessandropesenti.it http://awards.dmaitalia.it fedrigoni.com exaprint.it gpn-rubricatura.it grafiche-erredue.it gruppocordenons.com internationalpaper.com/europe kbaitalia.it luxoro.it pixartprinting.it prealpi.com pressup.it viscomitalia.it rotolitolombarda.it

TELEFONO 02 75291030 02 66500315 02 26927081 045 8087888 011 0626806 039 2148328 031 935386 02 46467101 - 02 9320981 0384 254011 041 920063 0331 850601 - 02 4351701 02 921951

CONTATTO Manuela Mandarini - Giulia Cifarelli - - Emilio Beretta - - - Gabriella Brentel Marco Gaviglio - - - - Simone Bandecchi

E-MAIL segreteria@accademiadelpoligrafico.it

info@alessandropesenti.it info@dmaitalia.it info@fedrigoni.com info@exaprint.it info@gpn-rubricatura.it info@grafiche-erredue.it communication@gruppocordenons.com

brentel@kbaitalia.it info@luxoro.it prealpi@prealpi.com - viscomitalia@reedexpo.it simone.bandecchi@rotolitolombarda.it



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PRINT BUYER n. 50 - uscita aprile 2014 Direttore responsabile Ruggero Zuliani Comitato di redazione Anna Aprea (coordinamento) aprea.a@ilpoligrafico.it Emanuele Posenato, Alberto Sironi Hanno collaborato a questo numero: Paola Bonfanti, Lorenzo Capitani, Achille Perego, Stefano Tenedini Art director Cristina Mascherpa mascherpacristina@virgilio.it Impaginazione Cristina Mascherpa, Chiara Arrigoni Copertina Cristina Mascherpa (www.iStock.it) Sede Zeta’s - 20137 Milano, via Kolbe 8 Tel. 02.7529101, Fax 02.75291039, printbuyer@ilpoligrafico.it Marketing & Business Development Paolo Fiorelli Tel. 339.7335998, fiorelli.p@ilpoligrafico.it Pubblicità Rancati Advertising: Claudio Sanfilippo tel. 02.70300088 csanfilippo@rancatinet.it Lucia Cremascoli (segr. pubblicità) Tel. 02.75291030 cremascoli.l@ilpoligrafico.it Numeri arretrati euro 12,50 cad. Abbonamenti tel. 02.75291020 abbonamenti@ilpoligrafico.it Quota annua euro 39,00 per l’Italia, euro 64,00 per l’Europa, euro 74,00 extra Europa. I versamenti possono essere effettuati con bonifico bancario a: Zeta’s srl - Credem Ag. 2 Milano - IBAN IT31 X030 3201 6010 1000 0060 641 oppure sul c/c postale n. 41419201. R.E.A. Milano n. 1190227 Autorizzazione Tribunale Mi n. 706 - 11.10.04 Stampa Grafiche Parole Nuove di Brugherio (MB). Nobilitazioni copertina Alessandro Pesenti di Bresso (MI)

chiama il n. 027529101 oppure vai sul sito www.stampamedia.net

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