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strategie e tecniche della comunicazione stampata
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Abbiamo messo un punto. VOGLIAMO LAVORARE CON CHI RISPETTA LE REGOLE. Solo con comportamenti corretti sui crediti e termini di pagamento ridiamo un’etica commerciale ed una opportunità di crescita all’industria grafica. Lavora con noi perché questo accada, per il bene di tutti, delle aziende e di chi ci lavora.
Manifesto sui modelli comportamentali nel mercato delle Arti Grafiche Il buon funzionamento dell'economia di mercato si basa anche su comportamenti etici da parte dei suoi operatori, che devono essere per forza di cose condivisi. Questo significa, segnatamente, che il rispetto e l'applicazione puntuale delle intese commerciali e degli impegni liberamente assunti siano valori da interiorizzare quali norme discendenti da un comune e condiviso sistema di valori, a prescindere dal timore di essere sanzionati dalla Legge. Per ARGI e per le Imprese Associate, l'etica nelle relazioni associative e con i terzi non è valutabile solo in termini di stretta osservanza delle norme di legge, ma si fonda, appunto, sulla convinta volontà di rispettare, nelle varie e diverse situazioni, i più elevati standard di correttezza comportamentale, anche in adesione a principi e regole interne di natura volontaristica. Pertanto, nel rispetto delle normative vigenti e nel perseguimento degli scopi associativi, tutte le Imprese Associate agiranno, anche tra loro, con lealtà, serietà, onestà, competenza e trasparenza, in quanto l'elevata etica professionale e l'integrità personale vogliono e devono essere garanzia della credibilità e della reputazione dell'Associazione e delle Imprese Associate. Per questi motivi, le Imprese Associate intendono iniziare e condividere un percorso volto a valorizzare e rafforzare le aziende del settore Arti Grafiche, anche non associate, che operino secondo criteri consoni ad una corretta crescita del settore e alla tutela dell'intera filiera.
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Le Aziende Associate Argi:
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p r i n c i p i o e r a l ’ a l g o r i t m o
Quando ti dicono che il tuo smartphone, un anno e passa di vita, sarebbe meglio comprarne un altro piuttosto che ripararlo, fai un respiro e non replichi tanto non serve, però chiedi al Cielo almeno un trasferimento… portami ti prego Signore in un estremo limite del mondo, un posto dove posso volteggiare senza appendici connesse, comunicare con un fischio come in una lontana preesistenza e così sia. Siamo costretti a cambiare gli oggetti che possediamo ai primi segni di usura, convinti come siamo che inseguire l’innovazione tecnologica sia il Bene, colmarci di cose fino a straripare un vezzo, superare il passato senza nostalgie una virtù. Come se la vita fosse una traiettoria verticale sempre orientata al progresso, e il progresso l’unica lettura del divenire. Ma il tempo si espande, come è noto, per fatti suoi, senza che Google lo riconosca e lo indicizzi. Chi l’ha detto, ad esempio, che l’informazione riportata per prima nei motori di ricerca sia la più importante, la notizia più cliccata la migliore, l’azienda al primo posto la più bella? L’ha detto l’algoritmo, la formula fatale che stabilisce i criteri gerarchici della nostra vita come il sovrano di un paese straniero cui devi sottostare mentre i sensi ti insegnano che no non esiste il criterio della verità ma ce ne sono tanti, e quei tanti s’annidano nei capricci selvaggi della mente, e la mente neppure l’algoritmo la può ordinare perché la mente è fatta di terra, la terra di cielo. E allora se vogliamo davvero utilizzare l’enorme potenziale del mondo digitale, senza stupidamente dividerci tra passatisti e futuristi, su che cosa sia l’innovazione – almeno su questo – dobbiamo riflettere. Le aziende innovano solo quando dialogano con la loro storia, perché è attingendo al passato che s’innescano nuove idee, s’infrangono le regole, si creano nuove forme. Così da sempre il futuro matura. Lo stesso vale per noi che se non manteniamo il contatto con il passato, se non sappiamo coglierci come l’anello di una catena orizzontale del divenire, sarà difficile, molto difficile capire chi siamo e dove possiamo dirigerci. E se qualcuno di voi, digitando il proprio nome su Google, dovesse scoprire di non esistere… se ne rallegri, tanto in principio non era l’algoritmo, semmai era il verbo. Che è parola, messaggio, comunicazione.
pensieri fuoricorso
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Anna Aprea blog: Pensieri fuoricorso annaaprea.wordpress.com
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n u n i o s r e m m i e r o n copertina: un fi
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26 Con il Ceo del Gruppo Poltrona Frau parliamo della comunicazione di un brand portavoce nel mondo dell’eleganza senza tempo made in Italy.
39 Ecco a voi David Pambianco, il signore del lusso che, in esclusiva per Print, racconta miti e tendenze nelle strategie di comunicazione della moda e del design.
Perché il processo di produzione non riservi sorprese, ecco i consigli giusti per progettare un catalogo. Dalla scelta della carta alla legatura, dalle riserve di stampa alle norme Taga.
pensieri fuoricorso In principio (non) era l’algoritmo > > > > > > > > > > > > > > 5 la copertina Informazioni tecniche > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > 8
COMUNICARE
dAvid pambianco Opinioni e pensieri sull’alto di gamma > > > > > > > > > > > > > 16 poltrona frau Tradizione sartoriale e tecnologia nel segno dell’eccellenza > > > 26 corraini edizioni Un’officina d’arte e di cultura e molto altro > > > > > > > > > > 36
IDEE
marta bernstein Una donna di carattere > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > 32 Carta PER... Corporate Identity > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > > 44 creativi & creature Mauro Miglioranzi, alla ricerca della semplicità > > > > > > 52
i r t s o i h c n i i d o d i sogno liqu
Fantasia senza limiti nella stampa di materiali, antichi o appena collaudati, tradizionali e d’avanguardia. E si stampa – chi l’avrebbe immaginato – persino con l’acqua.
Il Salone del Mobile ha riacceso l’attenzione per i cataloghi del settore arredo, veicoli sempre più strategici per la scelta dei consumatori.
sommario
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Da 40 anni Corraini Edizioni ricerca la Bellezza: nelle produzioni editoriali di pregio, nell’arte, nel design. Abbiamo intervistato per voi Marzia e Maurizio Corraini. E ci hanno detto che…
inchiesta
arredamento Si stampa per necessità e per virtù > > > > > > > > > > > > > > > > 20
tecnologia
CATALOGHI 5+1 consigli per progettarli al meglio > > > > > > > > > > > > > > > > > 39 superfiCI bizzarre Dove osano... gli stampatori > > > > > > > > > > > > > > > > 48
RUBRICHE
echi di stampa Pixartprinting: l’innovazione innanzitutto > > > > > > > > > > > > > 10 echi di stampa Fedrigoni presenta a Milano Saville Row > > > > > > > > > > > > > 12 agenda Bruno Munari a Milano. Ettore Spalletti a Napoli > > > > > > > > > > > > > 56
Una full immersion nel meraviglioso mondo del type design in compagnia di Marta Bernstein, esperta e appassionata di tipografia.
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informazioni tecniche
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Il fiore e le foglie e altre maculazioni sono state differenziate attraverso una vernice “effetto skin”, applicata sempre da Print Finishing Li.To.Ver.
La copertina di questo numero è stata stampata in quadricromia offset da Grafiche Parole Nuove di Brugherio (MB) su carta MultiArt Gloss 250 g/m2 distribuita dal Gruppo Papyrus.
2 print finishing li.to.ver firma la copertina di
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Su tutta la superficie della copertina è stata applicata da Print Finishing Li.To.Ver una plastificazione cosiddetta “soft touch”.
In copertina una raffinata immagine ottenuta con la tecnica del marbling (marmorizzazione), utilizzata da secoli per decorare carta e tessuti. Gli inchiostri galleggiano sulla superficie dell’acqua adeguatamente preparata: l’artigiano “lavora” le gocce con appositi attrezzi, crea disegni ed effetti e, alla fine, il risultato della sua opera si deposita sul supporto che viene fatto emergere delicatamente.
Print Buyer
L’azienda con sede a Vimercate (MB) è in grado di trasformare prodotti pubblicitari, editoriali o packaging in soluzioni accattivanti e cariche di appeal. Vernici in linea e fuori linea, a fondo pieno o con riserva, plastificazione, serigrafia lucida o opaca, stampa a caldo, sbalzi e rilievi, gratta e vinci, gratta e profuma, glitter, inchiostri fluorescenti e sensibili al calore... un mondo di lavorazioni che impreziosiscono la stampa. Print Finishing Li.To.Ver pone grande attenzione non solo agli investimenti tecnologici, ma anche al rispetto dell’ambiente e alla sicurezza del personale; ha infatti adottato per prima in Italia la tecnologia solventless per la plastificazione che permette di eliminare ogni tipo di solvente durante la lavorazione con innumerevoli vantaggi sia dal punto di vista dell’impatto ambientale che della sicurezza dei lavoratori. Una efficiente organizzazione e un’attenta pianificazione che coinvolge tutte le divisioni del gruppo consentendo di offrire un servizio di alta qualità e il rispetto dei tempi di consegna. www.pflitover.com
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rubriche
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echi di stampa ev en ti & n o vi tà
pixartprinting
la forza di Innovare a ritmo continuo Come un’officina di idee laboriosa e irrefrenabile, Pixartprinting non smette di proporre ai suoi clienti nuove soluzioni: l’offerta è di volta in volta sempre più ampia; la tecnologia sempre più aggiornata; i prodotti sempre più diversificati. Solo negli ultimi mesi, l’azienda di Quarto D’Altino ha aggiunto 5 nuovi modelli di packaging personalizzabili e declinabili in 100 diverse combinazioni; una nuova modalità di spedizione delle scatole premontate (stese ma chiuse a soffietto, e in parte già incollate); nuovi prodotti d’alta gamma nel segmento del piccolo formato e… non è finita. Ricerca, progettazione e attenzione al cliente non si fermano mai. Centrali sono le sinergie Sulla tela di fondo dell’e-commerce si disegna una continua capacità di innovazione che resta la strategia di fondo determinante del successo di Pixartprinting, che oggi conta circa 120.000 clienti attivi in tutta Europa. Da dove ha origine questa capacità di crescere e innovare? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Pizzola, giovane e brillante direttore marketing. «L’innovazione, perché sia tale, deve permeare ogni attività e ogni reparto: è una questione innanzitutto di sinergie. Posso innovare perché decido di stampare su altri materiali, ad esempio il legno e l’alluminio, ma se a questo non corrisponde un’innovazione tecnologica, non posso generare né velocità né qualità del prodotto finito». La nuova gamma di packaging è pensata per grandi tirature, ma è disponibile anche per piccoli quantitativi. È possibile scegliere tra il modello cofanetto e 4 tipologie di astucci (standard, con fondo a scatto, ovale e guaina) e personalizzare misure e formati dando vita a oltre 100 combinazioni.
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Nuove strategie commerciali Per questo motivo è importante che l’azienda innovi anche le strategie marketing, attraverso nuovi sistemi di monitoraggio e advertising. In cosa consiste l’innovazione commerciale? «Vuol dire per esempio intercettare i bisogni dei clienti sperimentando nuovi modelli promozionali» dice Pizzola «che significa approcciare il marketing classico con nuovi strumenti, come ad esempio la creazione di programmi fedeltà attraverso il riadattamento di modelli di business b2c a un’azienda come la nostra, orientata a clienti professionali. Il tutto tenendo sempre conto dell’innovazione a livello informatico», spiega Pizzola. A monte ci sono sempre conoscenza e sperimentazione: Big data, utilizzo degli algoritmi, tecnologie informatiche di ultima generazione. Tutto ciò è indispensabile per acquisire vantaggi competitivi, velocizzare la risposta al cliente, stabilire prezzi sempre più concorrenziali. Ma la competitività, senza innovazione tecnologica sarebbe possibile? «Nient’affatto: anche la rinnovata gamma di packaging per grandi tirature che abbiamo proposto di recente è frutto di un’innovazione tecnologica: è stata resa possibile solo dalla nuova linea automatizzata di piegatura e incollaggio».
Andrea Pizzola, Sales & Marketing Director presso Pixartprinting.
one more pack
Sono stati ben 77 i prodotti candidati al premio di creative packaging design, indetto da Grafica Metelliana SpA e patrocinato da Aiap e Unicom, rivolto al mondo dei designer e dei grafici italiani. Suddivisi in 5 categorie – astucci food&beverage, astucci esthetics, astucci various, shopping bag, visual – i prodotti sono stati valutati da una giuria di esperti che li ha valutati su criteri di funzionalità, comunicazione, innovatività, attribuendo a ogni indicatore una valutazione su una scala da 1 a 5, la cui media complessiva determinerà la short list finale aperta al giudizio del pubblico. Il concorso vedrà 5 vincitori che saranno premiati nel corso di un evento che si terrà a Napoli. Un ottimo esordio per l’iniziativa della società di Cava de’ Tirreni, di cui riferiremo l’esito nel prossimo numero.
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grafica metelliana
tipografia valdostana
una monografia che stimola idee Intelligente campagna di autopromozione di Tipografia Valdostana che stimola la ripresa lanciando un prestigioso cofanetto monografico destinato a suscitare interesse e consenso. Una sorta di “parure” che offre un’accattivante monografia, ricca di spunti applicativi con l’utilizzo della lamina sovrastampata in offset (tecnologia cold foil) completa di tavole di conversione cromatica su fondo in lamina argento, dei campioni di packaging nobilitati in cartoncino teso, in vari soggetti grafici e altri campioni di stampa, incluso il simpatico gadget adesivo di Typò, mascotte dell’azienda aostana. «Un personaggino spiritoso», racconta Paolo Perrin, giovane e creativo titolare di Valdostana, «creato per parlare ai ragazzini delle scuole in visita, ai quali racconta l’attività quotidiana e la passione del tipografo per il proprio lavoro. È bello vedere il nostro Typò appiccicato su quaderni, astucci e libri, al fianco di famosi supereroi, mostri e fatine…».
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Carte e cartoncini effetto tessuto per vestire tutte le forme di creatività su carta. Da Fedrigoni un catalogo molto speciale che, oltre a mostrare le qualità delle carte, è anche una guida allo stile maschile. In alto a sinistra e a destra, immagini dell’evento di presentazione del nuovo visual book, che si è svolto il 25 maggio a Milano.
fedrigoni savile row
carte prestigiose da... indossare Si è svolto il 25 maggio a Milano, nell’elegante cornice della Sartoria Rossi in Piazza Liberty, l’evento di presentazione del nuovo visual book Fedrigoni Savile Row. Un catalogo molto speciale, con una forte connotazione tattile, che raccoglie le magnifiche carte effetto tessuto, oggi rinnovate nei colori e nelle finiture il cui nome, Savile Row, è un omaggio alla famosa strada del centro di Londra, dove hanno sede i più importanti laboratori sartoriali del mondo. Un catalogo tattile All’indomani della partecipazione a Pitti Uomo Immagine 2014, si consolida dunque il legame delle carte Fedrigoni con l’universo della moda. E di questo legame il catalogo ne è veicolo e testimone: si presenta infatti come un piccolo manuale di galateo della moda e raccoglie, attraverso giochi di fustellature e piegature, quelle piccole ma fondamentali regole di bon ton dell’abbigliamento maschile.
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Carte effetto tessuto Aubergine e Brown sono le nuove nuance introdotte per accompagnare le recenti tendenze dei colori dell’alta moda maschile. Il Tweed si raffina, con una goffratura più sottile ed elegante e il Pinstripe è realizzato a umido e non stampato. Novità anche sul piano dei processi produttivi che hanno consentito alle nuove carte Fedrigoni di presentarsi più elastiche, permettendo piegature più precise... proprio come negli abiti d’alta moda.
Disposable Food Bowl è un contenitore per alimenti che va poi messo nella terra: al suo posto, passata una settimana, crescerà una pianta.
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dalla merenda alla terra, al fiore
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echi di stampa 13 Sembrerebbe un semplice contenitore da fast food, invece è molto di più: è un vero e proprio semenzaio dove piantare semi, un’idea che potrebbe rivoluzionare il sistema di packaging dei fast-food, e persino di tutto il cibo da asporto. Si chiama “Disposable Food Bowl” e l’ha inventato un giovane designer, Michal Marko, dell’Università Bata di Zlin nella Repubblica Ceca. Il contenitore, di per sé, è biodegradabile al cento per cento (e, da sola, questa caratteristica non sarebbe una novità…) ma in più ha l’ambizione di essere un packaging di lunga vita: nel senso che, una volta consumata la merenda, si trasforma in un fiore. Come? Basta prendere i semi custoditi nella piccola etichetta adesiva adagiata sul coperchio, affondarli in un pugno di terra e, passata una settimana, il contenitore è pronto per essere piantato in vaso o in giardino. Così la terra, nel giro di poco, lo assorbirà completamente. Al suo posto, spunterà un germoglio che a sua volta si trasformerà in una pianta. L’obiettivo del nuovo packaging non è tanto quello di proporre una novità al mercato. Piuttosto, come ha spiegato il giovane designer, è quello di sensibilizzare le persone sulle potenzialità dei materiali biodegradabili. Non a caso lo slogan che accompagna la presentazione del contenitore è «Mangia il tuo cibo, coltiva una pianta, salva il pianeta».
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d a v id p a m b i a n c o
fa presto a dire lusso . I l valore delle aziende è di fatto intangibile , legato piuttosto all ’ immaginario dei brand . E cco perché il settore resiste ancora al fascino delle nuove tecnologie ma non ai video che , dice P ambianco , stanno addirittura scalzando la fotografia .
la parola aL SIGNORE DEL lusso
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chille Perego giornalista economico achille.perego@libero.it
Un mondo che fa del marchio e dell’immagine la sua stessa essenza di vita. E di successo. E per il quale la comunicazione è strategica. E forse proprio per questo il lusso e la moda sono il settore che ha intrapreso meno di altri la nuova strada della comunicazione digitale. Anche se il futuro vedrà sempre meno carta e sempre più Internet. Ne è convinto David Pambianco che attorno al lusso, alla moda e soprattutto alla comunicazione, ha costruito e fatto crescere la sua esperienza professionale all’interno di Pambianco Strategie d’impresa (www. pambianco.com), la società fondata dal padre Carlo, ancora oggi presidente mentre David è vicepresidente e direttore editoriale; nel 1977 è diventata il principale punto di riferimento per le strategie e la comunicazione delle aziende del lusso, della moda e del design. Quando si parla di comunicazione nel settore del lusso, cosa s’intende?
La moda è un settore avanzato dove la maggioranza del valore di un’azienda è intangibile. Prada ha un valore di Borsa di circa 15 miliardi di euro rispetto al quale ciò che è tangibile, come gli stabilimenti, gli impianti, i negozi, vale molto, ma molto meno. La differenza è data dal marchio. Che comprende il Dna dell’impresa, il suo glamour, la ricerca, il design, l’innovazione e ovviamente il prodotto. Ma un marchio viene alimentato anche dal marketing, dalla comunicazione e dalla pubblicità, che per la moda sono fondamentali. Perché contribuiscono a costruire l’immaginario del marchio, a renderlo evocativo e aspirazionale. Con la comunicazione si deve creare l’attrattività. Il consumatore deve desiderare una borsa di Prada e perché sia desiderabile è necessaria una comunicazione appropriata e strategica.
Cosa è cambiato in questi anni con l’avvento delle nuove tecnologie digitali? Il lusso e la moda sono un po’ restii ad abbracciare le nuove tecnologie. Proprio perché la comunicazione è un fattore centrale e nel tempo si è formata una grande dimestichezza a gestirla sulla carta stampata, all’inizio dell’era digitale le griffe avevano paura ad abbracciare i nuovi media. La comunicazione è un campo molto delicato per la moda, molto più che per chi produce e vende beni di largo consumo, che hanno intravisto subito anche l’aspetto pratico (penso all’e-commerce) di Internet. E di fronte alla problematicità rappresentata da questo nuovo mezzo e quindi dalla necessità di dover imparare da zero a utilizzarlo, lusso e moda hanno guardato alla Rete con sospetto e ci sono arrivati in ritardo. Miuccia Prada ripete spesso di non sentirsi ancora sicura nella capacità di trasferire correttamente i suoi messaggi
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Consulente autorevole e famoso Pambianco Strategie d’impresa è una società di consulenza che assiste le aziende della moda, del lusso e del design nella impostazione e attuazione dei loro progetti di sviluppo. La Società è stata costituita nel 1977 da Carlo Pambianco, dopo un’esperienza manageriale di alcuni anni presso importanti gruppi della moda. Da allora Pambianco lavora a fianco delle aziende e le segue nelle loro scelte più importanti. Offre loro servizi di consulenza strategica e assistenza nel Merger and Acquisition (M&A) e Corporate Communication ma negli anni ha realizzato anche il più autorevole sistema d’informazione per questo settore. La sede è in Corso Matteotti a Milano, nel cuore della moda, del lusso e del design. David Pambianco, 46 anni, ha iniziato a lavorare in Pambianco vent’anni fa dopo aver conseguito la laurea in Economia e Commercio in università Cattolica e dopo un’esperienza di due anni in una importante banca d’affari a Londra. Oggi è vicepresidente e direttore editoriale di Pambianco magazine, news e tv.
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Pambianco News, un sistema integrato di media Pambianco ha sviluppato negli anni un sistema integrato di media cartacei e digitali che sono oggi un punto di riferimento per imprenditori, manager e opinion leader della moda, del lusso e del design. La parte editoriale pesa per circa la metà del fatturato complessivo. Nata come strumento di promozione del brand nel 2001, negli anni l’editoria ha assunto un ruolo fondamentale. All’inizio il sito era una semplice rassegna stampa online quotidiana che riprendeva le notizie sulla moda pubblicate da altre testate. Ben presto però in Pambianco si è capito che poteva diventare un business. E così il sito si è trasformato in un portale di news veicolate anche con la newsletter e sono nati prima Pambianco Magazine in italiano (sei numeri all’anno, venduto per abbonamento e in edicola con tirature da 15 a 30mila copie e stampato da Grafiche Reggiani di Laveno) e poi quello russo (4-5mila copie con distribuzione gratuita) oltre alla Pambianco tv. Nell’area editoriale lavorano una quindicina di persone, dalla redazione alla forza vendita della concessionaria pubblicitaria.
Cuore pulsante di Pambianco Strategie d’Impresa è il bimestrale Pambianco Magazine, prodotto anche in russo con tirature che arrivano fino a 30.000 copie. su Internet dove declinare la comunicazione è più complesso e non così scontato. Oggi però il web è utilizzato anche dalla moda? Certamente. Anche dal punto di vista dell’e-commerce, penso per esempio agli store online di Chanel o Dior. Nel comunicare online sono senza dubbio più avanti i Paesi e i marchi anglosassoni, come Ralph Laurent o Burberry. Più abituati culturalmente a mettersi in gioco. Detto questo, la tendenza generale vede un costante aumento della comunicazione digitale che, devo dire, punta molto sui video. Perché il video, rispetto alla fotografia, permette di trasferire molti più messaggi. Quanto investono in genere i brand del lusso e della moda? Premesso che cambia molto tra un’azienda che fattura qualche decina di milioni e una che ha un miliardo di ricavi, diciamo che in media si investe dal 2 al 6-7% del fatturato. Investimenti che comprendono, oltre alla pubblicità, anche l’organizzazione di eventi, l’allestimento dei negozi, le
sfilate, le presentazioni, il sito, le brochure, i cataloghi e gli shooting fotografici che in media vengono realizzati ogni sei mesi e sono fondamentali all’interno delle campagne di comunicazione insieme con il messaggio per lanciare le nuove gamme di prodotti. Come dicevo prima, oggi su Internet alla fotografia vengono preferiti video e backstage. Viceversa, la televisione, fatta eccezione per qualche brand più commerciale, non è molto usata. Gli spot televisivi riguardano essenzialmente cosmesi e profumi e la “regalistica”. Non escludo che in futuro i video realizzati da registi di grido oggi veicolati su Internet possano approdare in tv, ma più sulle reti a pagamento come Sky che su quelle generaliste come Rai o Mediaset. Che futuro ci sarà per la carta stampata in questo settore? Indubbiamente anche la carta sta vivendo una grande crisi e si sta assistendo a un passaggio dalla carta alla comunicazione online. La rivista del futuro saranno i video. Detto questo, la carta continuerà a esistere, come i dischi di vinile. Ma
l’approccio al catalogo o alla pubblicazione patinata sta cambiando. Assistiamo a una polarizzazione verso tirature più contenute (non più 50mila copie ma mille o duemila) ma con prodotti molto più lussuosi. Prodotti da 20 e non da 2 euro consegnati solo a clienti selezionati che dicono: hai visto che catalogo pazzesco ha fatto Prada o Gucci! Come viene strategicamente impostata la comunicazione? Tra le griffe e le agenzie non c’è mai stato un gran feeling. Quello che conta è il fotografo famoso che interpreta il Dna del marchio e contribuisce alla scelta della location e della modella. Quanta importanza ha il packaging? C’è grande attenzione verso lo shopper. Chi compra una borsa da 3mila euro deve uscire dal negozio con uno shopper indentificativo, che non costa 30 o 50 centesimi ma 3 o 5 euro. Chi non ricorda il film Pretty Woman con Julia Roberts che fa shopping e passeggia piena di sacchetti? L’idea del lusso cominciava da lì.
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L a 53 ma edizione del S alone del M obile di M ilano chiude i battenti con oltre 350.000 visitatori , l ’80% dei quali operatori del settore, registrando non solo la consolidata presenza delle piÚ importanti aziende del settore , ma anche l ’ ingresso di molte aziende del mondo della M oda . E la stampa ci guadagna !
Emanuele Posenato
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@eposenato email: posenato.e@ilpoligrafico.it
potuto fare diversamente. Abbiamo seguito il flusso delle nostre idee ed energie e abbiamo continuamente ricercato il confronto con il cliente che nel frattempo cambiava velocemente». Seguendo l’evoluzione della domanda e l’ampliamento dei mercati, in particolare quelli internazionali, le imprese della filiera del mobile sono passate da una logica di gamma a varietà limitata alla logica dei programmi aperti: un sistema coordinato di prodotti caratterizzati generalmente da una struttura di base costante, che ne definisce lo stile, sulla quale si innestano le varianti che possono riguardare colore, materiali, finiture, ulteriormente articolata dalla componibilità tra moduli e prodotti. E proprio a questa ampiezza e variabilità si deve l’importanza del catalogo.
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Si sceglie a catalogo Il settore produce oggi sull’ordinato grazie soprattutto all’introduzione della progettazione di soluzioni modulari e allo sviluppo delle tecniche di produzione just in time. Le varianti produttive sono gli elementi differenzianti dell’offerta, in grado di distinguere l’impresa e stimolare l’acquisto emotivo con l’ambizione di assecondare praticamente qualsiasi esigenza e gusto. Il potenziale cliente visita il punto vendita dove ha modo di valutare una soluzione di arredamento in esposizione, elabora le informazioni ottenute in quella specifica soluzione ma necessita di accedere a un più ampio universo informativo che include tutte le possibili varianti ed estensioni della soluzione. La trattativa si sposta allora alla scrivania del consulente che operando sui materiali marketing del produttore
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arredamento si stampa per necessità e per virtù
I Saloni, una vitale boccata di ossigeno; impegnando moltissime aziende e professionisti dell’intera filiera della stampa, dalla fotografia alla progettazione e pre-media, dalla stampa alla trasformazione cartotecnica, costituiscono ancora un’opportunità formidabile per l’elevata attenzione che gli operatori dell’arredamento riversano sullo stampato e sul catalogo in particolare. Anche in anni di controllo della spesa e contrazione degli investimenti, le risorse per la comunicazione di settore sono comunque significative. Ne abbiamo parlato con Paolo Rossi, art director e partner di Adriani & Rossi, poliedrico studio di design veneto che da oltre un trentennio è un riconosciuto trendsetter. «Anche nel settore dell’arredamento l’attenzione ai costi è molto alta. Ciò che conta è impiegare bene le risorse disponibili. La comunicazione deve costare meno, ma non valere meno. Ci sono strutture che hanno saputo innovare il proprio approccio, anticipando l’evoluzione della domanda, altre... no». E di evoluzione Rossi e collaboratori se ne intendono: da studio grafico a editori ad agenzia di comunicazione per diventare quindi designer e molto altro ancora. Progettano mobili, ma anche stand e show room per poi fotografare e trasformare il tutto in materiale di comunicazione. Sono anche titolari di brevetti industriali, sono produttori di oggettistica per la casa e per il merchandising. Affiancano il cliente fin dalla progettazione del prodotto per poi guidarlo nella definizione degli strumenti di vendita più adatti a rappresentarlo presso il target di riferimento. «Non avremmo
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Gruppo Padovana , un osservatorio strategico Situata a Padova, nel bel mezzo del distretto triveneto del mobile, con clienti stampatori disseminati fra la Brianza e le Marche, i legatori del Gruppo Padovana, con le loro svariate tipologie produttive per il catalogo, sono sicuramente fra i protagonisti del servizio di fornitura al settore del Mobile. «Anche quest’anno abbiamo registrato una ulteriore contrazione delle tirature medie dei cataloghi in preparazione del Salone. Un trend che si manifesta da ormai qualche anno», afferma Gianfranco De Checchi, amministratore delegato del Gruppo, «però si conferma anche un innalzamento medio della qualità dei prodotti. L’analisi a posteriori di quanto abbiamo realizzato nei frenetici giorni che hanno preceduto il Salone ci ha portato a rilevare una considerevole crescita di produzioni speciali a discapito dei volumi delle commodity, che pure non ci sarebbero dispiaciute, ma soprattutto abbiamo verificato un incremento di produzioni che fanno uso di materiali e supporti speciali, come del resto abbiamo notato il ricorso più frequente a tecniche di nobilitazione della stampa». Il tema della confezione, oltre a costituire un elemento di nobilitazione, è estremamente critico anche dal punto di vista funzionale. «Il ricorso alla colla poliuretanica per il catalogo “Mobile” sta diventando quasi uno standard», conferma De Checchi. «La necessità di realizzare legature solide e durevoli ma al tempo stesso agevoli all’uso, in presenza di materiali di composizione dello stampato particolari e in presenza di inchiostri e vernici in quantità importanti determina criticità da non sottovalutare. La ricerca poi di soluzioni creative al limite della fattibilità industriale complica ulteriormente le produzioni che, se mal gestite, rischiano di risultare contestabili».
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tupire con le legature Indubbiamente la brossura costituisce lo standard per il prodotto divulgativo, ma non appena il livello si eleva si incontrano legature Bodoniane, cartonature classiche, alla svizzera o con taglio al vivo, e non mancano soluzioni creative come legature a vista e legature alla giapponese. Tentativi non privi di rischio: la legatura è infatti l’aspetto più critico per una gamma di strumenti chiamata a un’esposizione all’uso piuttosto elevato e frequente che richiede garanzie di durata e facilità di fruizione.
Sopra, volume cartonato in legatura speciale realizzata per confezionare schede singole in f.to 50x70. Interamente realizzata a mano. A destra, catalogo con copertina cartonata con taglio al vivo, applicata “alla svizzera”, con il risguardo solo in terza di copertina e dorso libero rivestito in Setalux.
“Non solo tecnologia e organizzazione. Per confezionare progetti complessi come i cataloghi del mobile, spesso in tempi molto stretti, servono anche competenze artigianali come la manualità e il gusto del bello”. Gianfranco De Checchi
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Scelte che maturano
fra estetica e funzionalità
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n panel di stampati sempre più ricercato
Nessun limite nella sperimentazione di materiali. Sopra a destra, una sovraccoperta “di peso”, realizzata in lamina di stagno con logo in rilievo. Qui sopra, una copertina in brossura ad effetto stoffa, realizzata con Favini Softy da 200 g stampata in offset UV e impressione a secco.
(la cura nella riproduzione del dettaglio e nel rispetto delle cromie è imprescindibile), funzionalità nell’impaginazione e nella fruizione del prodotto stampato che deve prestarsi a una consultazione comoda e prolungata, ma soprattutto vogliono che ne risulti un’immagine distintiva. Per dirla alla McLuhuan, il mezzo diventa messaggio per veicolare il carattere, i valori, il posizionamento del bene acquistato. L’obiettivo è quello di accaparrarsi visibilità sulle librerie dei consulenti di arredamento o degli architetti. E le variabili su cui agire non sono molte.
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Sopra, catalogo collezione Boiserie di Bakokko Group, progetto grafico We-Concept, realizzato in 25 copie di altissima qualità da Faservice con tecnologia inkjet di alta qualità. Confezione cartonata a dorso quadro con capitelli. Il materiale di copertina è una Daniel Original Collection Suede, colore Anthracite, con doppia lamina argento e rosso metallizzato e rilievo a secco.
compie la sua azione informativa e suggestiva. Spesso la scelta definitiva matura fra le pagine del catalogo più ancora che in sala esposizione. In quella sede diventano necessarie tutte le informazioni di prodotto: gli aspetti tecnici, le varianti funzionali, le varianti estetiche. Il tutto secondo un codice iconico che sia veicolo di un preciso stile che confermi il gusto e che appaghi le aspettative di chi compra.
Determinante quindi la realizzazione di stampati “parlanti”. Una gamma di strumenti che tutti riconoscono essere relativamente statica dal punto di vista entipologico: listino, catalogo tecnico, catalogo emozionale, catalogo divulgativo, ai quali si aggiungono stampati di complemento come il cofanetto contenitore, il display da tavolo o da terra e soprattutto banner e pannelli per la comunicazione indoor. Tutto sommato un panel di prodotti limitato. A fronte di ciò la necessità di distinzione dell’offerta e un palato particolarmente raffinato nei mobilieri che nell’acquisto di stampa pretendono qualità
Formato, scelta dei materiali, seguite da nobilitazioni e quindi dalla legatura sono le leve su cui si agisce. Per i cataloghi tecnici o i listini i formati sono rigorosamente in linea con gli standard di utilizzo (vorremmo dire con gli spazi sulle librerie!) mentre se si tratta di prodotti emozionali foggia e formato possono assumere i caratteri dell’opera tipografica di prestigio perché i luoghi di fruizione cambiano. In ordine ai materiali si registra una riduzione della tendenza ai supporti non patinati che negli ultimi anni aveva un po’ dominato la scena, coerente al gusto minimalista di tradizione asiatica. Stimolati forse dal prevalere del bisogno mediorientale e dell’est europeo di matrice russa (i mercati più attivi), aumentano il lucido e il verniciato, più adatti a rappresentare finiture oro e argento oppure lo sfarzo di Swarovski e pietre preziose. Si mantiene alta la preferenza per le carte pigmentate che costituiscono un buon compromesso fra la sensazione tattile naturale tipica delle
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carte non patinate e le cariche cromatiche sostenute e il dettaglio della patinata. Nobilitazioni e legature di pregio ma... occhio ai costi Per quanto riguarda nobilitazione e finitura, in linea con le differenti istanze dei diversi stili di arredamento e di posizionamento, c’è spazio praticamente per qualsiasi soluzione: dalla naturalezza delle carte speciali non patinate alle vernici lucide, opache, lucido-opache, lamine metallizzate o pastello, serigrafie, trance a secco in incavo piuttosto che in rilievo. Abbiamo incontrato soluzioni minimal come una copertina alla Bodoniana ottenuta con una semplice impressione a secco su una sfoglia di legno, a costruzioni che non esitiamo definire barocche, estremamente elaborate per materiali, finiture e legatura, incluso il taglio dorato del margine esterno del volume. Una evidente ricerca di distinzione ma non senza pragmatismo. Prima e più che in altri settori merceologici il digitale ha fatto il suo ingresso anche nella filiera della comunicazione di settore modificando radicalmente le logiche. In tutte le fasi del processo. Lo scatto fotografico in digitale è andato progressivamente sostituendo lo scatto analogico, pur mantenendosi una nicchia di puristi dell’immagine che lo pratica e ne rivendica qualità e pregi. Una questione dibattuta da tempo che Marco Terreni (vedi riquadro) considera però ormai sterile: «Al di là dei vincoli di budget, la scelta del processo migliore è in realtà funzionale al risultato ricercato e al contesto entro cui si compiono le scelte. Esigenze distributive, tempi di esecuzione, posizionamento del brand
o del prodotto, sono tutte variabili discriminanti. Il cliente oggi non si accontenta più di essere solo aiutato in queste scelte: sempre di più registriamo l’interesse a delegare completamente l’onere di individuare il flusso, le tecnologie e i fornitori più adatti alle specifiche esigenze del caso, che possono essere diverse di volta in volta. Il cliente pretende un interlocutore unico competente, coinvolto e responsabile del suo format comunicativo. Analogico, digitale, rendering, come del resto tutte le differenti soluzioni tecnologiche delle fasi successive, offrono vantaggi e svantaggi che è necessario conoscere e sfruttare nel modo giusto». Nessun pregiudizio ma attenta competenza nel valutare, al punto da discutere persino l’offset se non funzionale all’obiettivo. Fino a ieri regina incontrastata di settore, oggi la stampa offset può persino rivelarsi inadeguata a rispondere alle ristrettezze dei tempi di produzione concessi o la necessità di micro produzioni o la necessità di personalizzazione, rese invece possibili dal miglioramento delle performance di stampa delle differenti tecnologie di stampa non impact (vedi catalogo Bakokko a pag. 23).
Fra gli strumenti che richiedono maggior competenza progettuale e gusto estetico, i cofanetti collezione che le grandi case di arredamento realizzano per distribuire l’offerta completa. Oltre alla grafica, particolare attenzione viene posta sul sistema costruttivo del cofanetto, dato il peso del contenuto, in qualche caso oltre i 10 kg. Il progetto per Marchi Group, di Vescovato (CR), è stato sviluppato da Kinetix che ne cura l’immagine complessiva.
kinetix multimedia «Il mercato è spaccato fra la proposta commodity, economica, e la proposta di altissima qualità, esclusiva. Entrambi mercati estremamente complessi e competitivi per lasciare al caso la scelta di strumenti e codici comunicativi». Marco Terreni, toscano di Ponsacco, uno dei distretti storici del mobile in stile e fra i primi ad innovare e proiettarsi verso i mercati internazionali, è art director e fondatore di Kinetix Multimedia (www.kinetix.it), un’agenzia di comunicazione fra le più autorevoli nel mondo dell’arredamento, con clienti sparsi fra Toscana, Veneto e Lombardia. Non esita a sottolineare il profondo mutamento in atto: «La comunicazione è cambiata perché sono cambiati gli interlocutori… Fino a ieri l’interlocutore era il cliente finale. Il catalogo, come del resto tutti gli altri strumenti di relazione, erano progettati per il cliente finale, per chi acquistava il mobile. Uno sforzo creativo non banale da quando le aziende del settore hanno varcato le Alpi verso mercati culturalmente molto diversi da quello domestico, complicatosi quando il progetto d’arredo è stato affidato ai professionisti, all’architetto o al designer d’interni, che richiedono linguaggi e strumenti evoluti e soprattutto una comunicazione competente. E la complessità aumenta ulteriormente oggi che deve essere multimediale e multicanale».
Catalogo Bianchini Italian Art Design, piccola società veronese che si è ritagliata un posizionamento internazionale per la cura dei dettagli del proprio mobile in stile rivisitato. Il catalogo 2014 è in formato 30x30 cm, dorso quadro da 8 mm con nastrino segnalibro. Interni in vernice UV lucida per dare risalto alle immagini e alle laccature oro e argento dei prestigiosi prodotti dell’azienda.
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viscom 2014
i display di domani in concorso a viscom
Il retail del terzo millennio cambia pelle e si trasforma in uno spazio interattivo inedito, capace di coinvolgere gli utenti e di arricchire l’esperienza fisica dell’acquisto in store. Abbandonate per sempre le logiche più tradizionali, il punto vendita si appropria dei linguaggi della visual communication e delle piattaforme tecnologiche di ultima generazione per adeguarsi ai nuovi stili di consumo. Tra espositori e display personalizzati, totem multimediali e digital signage, è proprio sul terreno delle scelte di allestimento che si giocano le carte migliori e più efficaci per incontrare e offrire risposte adeguate alle mutevoli esigenze degli shopper contemporanei, sempre più attenti al valore del brand e all’appeal dei prodotti, a un servizio customizzato e alla funzionalità delle informazioni sul prodotto.
Viscom Italia si terrà presso il centro fieristico Milano-Rho dal 16 al 18 ottobre 2014.
Soluzioni espositive Espositori e display promozionali, corner e totem continuano a rappresentare uno dei mezzi di comunicazione tra i più efficaci e tra i più utilizzati dai brand owner per diffondere il messaggio pubblicitario in modo diretto e immediato. Nel progettarli, si fa dunque sempre più ricorso a tecnologie all’avanguardia e a materiali di impatto, attingendo direttamente al know how dell’universo della visual communication. Laddove la parola d’ordine è catturare l’attenzione dei consumatori e fornire un servizio esclusivo, nuovi design vengono studiati per creare strutture espositive all’avanguardia, declinabili in funzione dello specifico target di riferimento. Mentre tecniche di realizzazione e materiali a disposizione – dal cartone al plexiglass, dal legno al metallo – fanno il resto, consentendo di ottenere risultati originali e in linea con il gusto contemporaneo. Viscom promuove le soluzioni del P.O.P. Da sempre attenta alle diverse dinamiche evolutive della visual communication, Viscom Italia non ha mancato di cogliere i grandi cambiamenti in atto nel mondo del retail. La manifestazione fieristica di riferimento per la comunicazione visiva ha lanciato un concorso dedicato all’universo del punto vendita: si chiama DIVA – Display Italia Viscom Award, è organizzato in collaborazione con Display Italia ed è giunto alla sua quarta edizione. Articolato in sei categorie – Soluzioni espositive durevoli; Soluzioni espositive non durevoli; Dispositivi di Digital Signage; Packaging; Vending; Shop Fitting – DIVA si propone di premiare le migliori soluzioni espositive per il retail, frutto delle idee e dell’impegno congiunto di creativi, industria della marca e professionisti del retail. L’obiettivo è quello di dare visibilità e promuovere creatività tecnica, innovazione e design tra il pubblico di Viscom Italia, composto da trade marketing manager, agenzie pubblicitarie e di comunicazione, studi grafici. L’iscrizione è aperta a diversi attori della filiera della comunicazione, dagli studi di progettazione alle agenzie creative e alle aziende committenti. Tutte le opere che parteciperanno al concorso saranno esposte per tutta la durata di Viscom 2014, nell’area dedicata ai Viscom Awards. www.viscomitalia.it
Comunicazione d’impresa
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poltrona frau S olide radici italiane e un grande respiro internazionale . L eader nell ’ arredamento d ’ alta gamma , P oltrona F rau è appena passata nelle mani del gruppo americano H aworth . M a nulla cambia sul fronte della comunicazione : almeno il 6-7% del fatturato sarà sempre inve stito in campagne pubblicitarie , cataloghi prestigiosi , allestimenti e forse , dice il C eo dell ’ azienda , è giunto il momento di provare la T v .
tradizione sartoriale e tecnologia nel segno dell’eccellenza
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chille Perego giornalista economico achille.perego@libero.it
Ha scritto pagine storiche e di successo nell’arredamento di alta gamma e di design. Ma anche sul fronte della comunicazione. Con la prima campagna pubblicitaria lanciata da Renzo Frau nel 1916 sulla rivista torinese Numero. O il catalogo tardo liberty stampato nel 1921, l’anno di nascita della mitica 204, con ventisei modelli di poltrone bergére, a pozzetto e dormeuse. E allora come oggi, Poltrona Frau rappresenta una delle eccellenze del “made in Italy”. Anche se, da qualche mese, la proprietà non è più italiana, il controllo dell’azienda di Tolentino è passato nelle mani del gruppo americano Haworth, colosso nei mobili per ufficio controllato da oltre mezzo secolo dall’omonima famiglia fondatrice. Un passaggio di proprietà che ha fatto nascere il leader mondiale dell’arredamento di
design di alta gamma. Fin dalla sua nascita, nel 1912 a Torino, ricorda Dario Rinero, dal 2009 CEO di Poltrona Frau Group, questa azienda ha sempre dedicato un’attenzione particolare non solo ai suoi prodotti ma anche al marchio e al modo di comunicarlo. Un’attenzione che non è mai venuta meno in oltre cento anni di storia. Ma se oggi è facile parlare di campagne pubblicitarie, cataloghi e allestimenti dei punti vendita, non lo era negli anni Venti e Trenta quando, aggiunge Rinero, «la comunicazione di prodotto in pratica ancora non c’era. Ma in quegli anni Poltrona Frau l’ha creata rivolgendosi a grandi cartellonisti e disegnatori che hanno esaltato e, appunto, comunicato, il valore della marca. Capendo, già allora, quanto fosse importante farla conoscere tra il potenziale pubblico
di chi poteva permettersi di acquistare una Frau». Del resto, dopo aver realizzato nel 1919 la poltrona 128, ancora oggi in catalogo con il numero 1919, nel 1925 l’illustratore Mendez aveva firmato una nuova campagna pubblicitaria per le sedute da ufficio, un anno prima che Poltrona Frau diventasse fornitore della Real Casa dei Savoia. Lo stesso anno in cui un altro famoso illustratore dell’epoca, Golia (pseudonimo di Eugenio Colmo) raffigurasse in un celebre disegno pubblicitario il Padreterno seduto in una comoda poltrona Frau. Nel 1930, da un bozzetto di Renzo Frau (scomparso sei anni prima a soli 45 anni lasciando l’azienda alla vedova Savina Pisati) nasce la mitica 904 (oggi Vanity Fair) e vengono arredati i lussuosi interni del transatlantico Rex, orgoglio
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Dario Rinero, un italiano al top di un grande Gruppo internazionale Torinese di nascita, milanese di adozione, 52 anni, sposato, due figlie, Dario Rinero ricopre dal 2009 la carica di CEO in Poltrona Frau Group. Dopo gli studi in architettura presso il Politecnico di Torino, inizia la sua carriera professionale nel settore del largo consumo e branded goods. Il suo primo incarico è nel 1984 nel gruppo Quaker Oats ma è in Barilla che si forma professionalmente nei 14 anni di permanenza, metà dei quali trascorsi all’estero. Nel 2000 entra in Coca-Cola HBC Italia dove continua il suo percorso professionale di crescita, prima nella direzione commerciale, poi in quella generale fino a diventare, nel 2005, presidente e ad, primo italiano in questo ruolo nella storia della società.
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Poltrona Frau , cent ’anni e non li dimostra Leader mondiale nel settore dell’arredamento di alta gamma con marchi di assoluto rilievo quali Poltrona Frau, Cassina e Cappellini, il gruppo Poltrona Frau è quotato dal 2006 alla Borsa di Milano nel segmento STAR. Quest’anno il controllo azionario è passato dal Fondo Charme della famiglia Montezemolo al gruppo americano Haworth. Presidente è rimasto Franco Moschini che per oltre 50 anni ha guidato l’azienda. Nel 2013 Poltrona Frau Group ha realizzato ricavi per 272,8 milioni (+10,5%) e un utile di 4,5 milioni (1,1 milioni nel 2012). In Italia, tra Meda (Cassina) e Frau (Tolentino) dà lavoro a circa mille persone che ancora curano la produzione artigianale e di design di ogni prodotto, dalle poltrone ai mobili, ai complementi d’arredo.
La S-Chair rivestita in paglia di palude è esposta alla mostra permanente del Museo di Arte Moderna di New York.
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Lo showroom Cappellini di Milano è nella prestigiosa via Santa Cecilia.
della Marina italiana. Superati gli anni duri della Seconda guerra mondiale, nel 1946 Poltrona Frau è ancora viva e vitale e lancia la prima campagna pubblicitaria post-bellica. Gli anni passano e cambiano le cose. E nel 1962 Poltrona Frau viene acquisita dalla Nazareno Gabrielli e da Franco Moschini (uno dei tre generi di Clara Gabrielli, figlia unica di Nazareno) che nel 1990 ne acquisirà il controllo azionario. Diventata ancora più grande, sotto la guida appassionata e creativa di Moschini (che nel 2006 cede un’altra quota dell’azienda al fondo Charme della famiglia Montezemolo che arriva a possederne il 75% quando, nello stesso anno, viene quotata in Borsa), con l’acquisizione di altri due marchi prestigiosi del made in Italy: nel 2004 Cappellini, fucina di designer, e nel 2005 la Cassina di Meda, icona del design dell’arredamento contemporaneo italiano nel mondo. A questa crescita, senza mai tradire le sue radici, spiega Rinero, si è accompagnato lo sviluppo di una comunicazione «che ha sempre puntato sulle eccellenze di grafici, creativi, disegnatori».
Cassina è da un anno a Pechino con un monomarca ospitato presso Furniture Mall North Easy Home.
Nel 1970 c’è un restyling del marchio e un nuovo catalogo di Mimmo Castellano. E mentre si cominciano ad aprire prestigiosi show room (progettati negli anni Duemila da Jean-Marie Massaud), in Italia e nel mondo e si arredano i più importanti teatri, aerei e aeroporti, Parlamenti, compreso quello di Strasburgo, e auto di lusso (dalle Thema alle Ferrari). Nel 1988 tocca a Lella e Massimo Vignelli disegnare la nuova immagine coordinata di Poltrona Frau. Immagine che sarà rivisitata nel 2012, anno del centenario celebrato anche con un libro storico curato da Rcs, mentre cinque anni prima Poltrona Frau si era aggiudicata il Premio Targa d’oro per la miglior campagna pubblicitaria. Un riconoscimento prestigioso che caratterizza un’azienda che ancora oggi, rivela il suo CEO, investe almeno il 6-7% del suo fatturato (272,8 milioni nel 2013) in comunicazione. Come mai una cifra così importante destinata alla comunicazione? «Io vengo dalla scuola del largo consumo, dove si dice che un’azienda deve spendere in
comunicazione dal 6 al 9% dei suoi ricavi. All’interno di questa forchetta una buona dimensione è rappresentata da una quota di circa il 6-7% sotto la quale diventa difficile mantenere con un ritorno importante l’immagine del brand e dei suoi prodotti. Quindi, più si investe meglio è. Anche per un marchio come Poltrona Frau che non si rivolge, come quelli del largo consumo, al mass market, ma dipende comunque da una adeguata comunicazione». Comunicazione che da sempre si affida alla forza dei suoi cataloghi prestigiosi e delle campagne pubblicitarie sulla carta stampata, dai quotidiani alle riviste di settore. Media capaci di trasmettere il carattere evocativo del brand molto più della televisione, dove, spiega ancora Rinero, «il lusso non è mai stato molto presente, se si fa eccezione per i marchi più commerciali della moda o cosmetici e profumi. Ma non è detto che, vista la notorietà del brand conquistata da Poltrona Frau, non sia venuto il momento, anche per noi, di testare una campagna televisiva».
Lo showroom di Parigi in Rue du Bac è situato nel prestigioso edificio hausmaniano che ha ospitato la direzione delle Dogane francesi.
Quanto è importante per Poltrona Frau, ancora oggi, la comunicazione? Rimane fondamentale per costruire l’immagine del marchio, per far capire la sua unicità e diversità. Per far riconoscere al consumatore che il nostro prodotto, una poltrona in pelle lavorata ancora artigianalmente, è diverso dagli altri. Su questa comunicazione della nostra vocazione di leadership nell’arredamento di alta gamma e di design abbiamo focalizzato le campagne per Poltrona Frau e per Cassina lanciate all’ultimo Salone del mobile di Milano. Lo slogan di Cassina, per esempio, era “il Design innanzitutto”, con le immagini di una casa in costruzione dove l’unica cosa che era già inserita era un mobile Cassina. Un modo per ribadire il valore del prodotto unico, differente dagli altri e talmente desiderato che lo si acquista e lo si mette in casa ancora prima di finirne la sua costruzione. Le campagne vengono pensate, ideate e realizzate grazie all’apporto di agenzie esterne dedicate ai tre marchi (Frau, Cappellini e Cassina) per i quali è previsto un singolo respon-
sabile di brand communication mentre, a livello di gruppo, c’è una sola persona che si occupa della pianificazione delle campagne sui media. Con l’avvento di Internet, come è cambiato il vostro modo di comunicare? Vi siete aperti alle nuove tecnologie digitali? Devo dire che la comunicazione digitale è ancora minoritaria per noi. Questo non significa che non abbiamo studiato e utilizzato le potenzialità offerte da Internet e dai social network. Tanto che siamo presenti su Facebook, Youtube e Istagram. Comunicare su Internet non significa avere i milioni di contatti di uno spot televisivo ma rivolgersi a un target numericamente più basso ma interessato. Ce ne siamo accorti quando, a Parigi, abbiamo realizzato nel nostro show room un grande evento per celebrare un’icona come Charlotte Perriand, celebre architetto francese anima del modernismo insieme a Le Corbusier e Pierre Jeanneret, che per Cassina aveva disegnato le celebri librerie degli anni Cinquanta.
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La libreria terrasoffitto Albero è stata inserita nella classifica “The Top 10 Moments at Milan Design Week” del New York Times.
Poltrona Frau Vienna: otto vetrine nel nuovo design district della capitale.
Abbiamo scoperto che ancora oggi ci sono su Internet amici e fan di Charlotte e veicolando all’interno di queste community l’evento abbiamo avuto un enorme riscontro di partecipazione. La comunicazione digitale sostituirà quella di carta, che per Poltrona Frau ha rappresentato fin dall’inizio un must per il marchio? Non credo proprio. Sarà complementare ma non sostitutiva. Per le nostre campagne, di mantenimento nei mercati maturi dove il brand è già conosciuto e di sviluppo nei mercati emergenti come la Cina, la Russia o il Medio Oriente, per noi la carta rimarrà sempre fondamentale. Perché chi è interessato a una poltrona Frau o a un mobile Cassina vorrà sempre portarsi a casa il catalogo o la brochure, da guardare con calma, magari comodamente seduto in poltrona. Un po’ come avviene con le fotografie. Oggi facciamo migliaia di scatti digitali ma viene sempre il momento di sfogliare il vecchio album con le foto sviluppate da un rullino!
“Chi è interessato a una poltrona Frau o a un mobile Cassina vorrà sempre portarsi a casa il catalogo o la brochure, da guardare con calma, magari comodamente seduto in poltrona”. Dario Rinero, Ceo Poltrona Frau Group.
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merck tra pigmenti e vernici, una vetrina di novità Il 2014 è un anno di intensa attività per Merck. Il gruppo tedesco specializzato nello sviluppo di materiali chimici ad alta tecnologia sta infatti lanciando una serie di novità interessanti nell’ambito di pigmenti destinati al settore del printing. Articolata in prodotti di carattere decorativo e in prodotti funzionali, la ricca gamma di Merck è destinata a migliorare e ottimizzare le performance delle diverse tecnologie di stampa – offset, serigrafica, flexo e gravure – conferendo a stampati e packaging quel look ancora più accattivante oggi richiesto dalla domanda del mercato.
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Pigmenti puri e brillanti Uno dei principali focus di Merck, nel presente e nel futuro, è lo sviluppo di pigmenti innovativi di vario effetto e di colore sempre più puro e cristallino. Attualmente, l’azienda tedesca si prepara a lanciare ufficialmente sul mercato una novità assoluta: si tratta di Iriodin 6107, un pigmento color bianco perlescente caratterizzato da elevata purezza e da un grado di bianco ancora più intenso. Concepito come evoluzione della gamma dei pigmenti decorativi Iriodin Icy, il nuovo prodotto è a base di mica sintetica, un substrato che garantisce
l’eliminazione di qualsiasi impurità: la purezza del pigmento rende il riflesso della luce più intenso restituendo una tonalità del white ancora più brillante. Il bianco intenso non è tutto: di questa tipologia di pigmenti, caratterizzati da purezza estrema, Merck sta sviluppando una serie più ampia di prodotti che andranno dagli effetti metallizzati a quelli interferenziali e cangianti. Per quanto riguarda le gamme già esistenti, tra le ultime tipologie di pigmenti decorativi sviluppati da Merck spicca Iriodin 506 Sunset Orange, lanciato nel 2013. Pigmento di colore arancio metallico, consente di ottenere effetti cromatici molto particolari, con tonalità calde a metà tra bronzo e oro. Effetti speciali Rimanendo nell’ambito delle gamme di Merck con finalità decorativa, il gruppo tedesco sta lavorando alla produzione di pigmenti dagli accattivanti effetti high tech. Alcuni di questi
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merck e gli effetti 3d enato Pignarca, Account Manager Printing & Security di Merck SpA.
Sempre alla ricerca di soluzioni originali e innovative per la stampa di effetti speciali, Merck ha sviluppato, in collaborazione con Rudolf Reproflex, una tecnica di finitura innovativa per creare accattivanti effetti 3D. Realizzabile con sistemi di stampa dotati di due gruppi flessografici, questa tecnica brevettata utilizza una vernice UV contenente pigmenti speciali di Merck e un fotopolimero di Rudolf Reproflex e consente di realizzare effetti visivi tridimensionali e in rilievo su superfici perfettamente lisce e piatte.
si rivolgono prevalentemente all’ambito del coating e sono già presenti sul mercato: tra le principali novità spicca Xirallic Panthera Silver, un pigmento destinato al settore dell’automotive e per superfici micalizzate a elevata brillantezza. Meoxal è invece il nome dato a pigmenti con cuore di alluminio. È la prima serie di Merck con substrato metallico: le scagliette di alluminio rivestito di cui si compone il pigmento consentono di creare riflessi metallici molto particolari che conferiscono alle cromie un’ottima profondità. Per applicazioni funzionali Altra novità nel campo dei prodotti funzionali sono gli Iriotec. Si tratta di una serie di pigmenti di diverso tipo e impiego. Questi prodotti si possono additivare a vernici e inchiostri in modo da garantire un aspetto funzionale al supporto dove sono applicati. La marcatura laser dei materiali plastici è attualmente utilizzata per imprimere in
maniera indelebile, atossica ed eterna un codice seriale, una data di scadenza, un codice a barre o un logo. Ora tutto questo è possibile anche sulla carta, sul cartone o su qualsiasi imballaggio flessibile grazie agli additivi di Merck che consentono la laserabilità anche su supporti stampati. Nel range dei funzionali, Merck ha sviluppato tempo fa prodotti con caratteristiche conduttive e antistatiche. Oggi questi pigmenti speciali possono essere impiegati in stampa per conferire a un imballaggio o a un tessuto proprietà schermanti o dissipative verso scariche elettriche ed elettrostatiche. I prodotti più sensibili a queste sollecitazioni possono in questo modo essere preservati e protetti da eventuali danneggiamenti. La gamma si completa con prodotti riflettenti la componente IR della luce (dissipatori di calore) e prodotti assorbenti la componente IR della luce o cosiddetti “IR absorbers”.
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marta bernstein, una
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donna di carattere Laureata nel 2006 al Politecnico di Milano con una tesi di ricerca sulla tipografia italiana nell’Ottocento, Marta Bernstein ha collaborato a diverse pubblicazioni in tema di tipografia ed è uno dei redattori di “Italic 2.0 - Contemporary Type Design in Italy”. Nel 2009 ha conseguito il Type and Media Master alla Royal Academy of Art a L’Aia. Ha fondato, insieme ad Alberto Cantone e Paolo Ciampagna, lo studio LS Graphic Design. Insegna tipografia e type design presso il Politecnico di Milano, la SPD e la Bauer ed è ormai punto di riferimento italiano per queste discipline. A cura di Mattia Reali e Sergio Caruso di Spazio A
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Type Design oggi, lo stato dell’arte Questo è sicuramente un momento molto interessante per il Type Design. L’era digitale l’ha reso, quasi improvvisamente, alla portata di tutti. E questo è il lato positivo. L’avvento dell’OpenType, come standard tra i vari formati, inoltre, dà una precisione tipografica pari a quella dei caratteri fusi in piombo rendendo le font uno strumento molto efficace e preciso per il grafico che le utilizza. Lo svantaggio nella democratizzazione di questa tecnologia è che chiunque sia in grado di “smanettare” un po’ con FontLab o software simili, riesce in autonomia ad arrivare a una parte del processo di design di un carattere che si traduce nel disegnare il contorno di qualche lettera. Questo è un problema perché chi non è in grado di distinguere una font di qualità spesso scarica da internet set di caratteri che sono copie di qualcosa che già esiste, spesso mal programmati e “non efficaci per il lavoro”.
Calligrafia: un rinnovato interesse, un’evoluzione o solo una moda ciclica? Negli anni ’80-’90, con l’avvento del computer, la moda era quella di “abusarne”. In quel periodo l’entusiasmo per il digitale ha avuto il suo culmine ed ora, dopo una fase discendente, si ha una reazione nella direzione opposta: una riscoperta dell’analogico con il recupero della stampa a caratteri mobili, un rinnovato interesse per la calligrafia e una diffusa passione per il lettering fatto a mano. Quest’ultimo, molto decorato e quasi un po’ barocco, è altresì una risposta alla pulizia del razionalismo svizzero che ha dominato la grafica per tanto tempo. A parer mio si tratta comunque di una moda del momento.
Quali sono i personaggi e gli incontri-chiave che hanno determinato la tua carriera lavorativa?
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Credo siano stati tre o quattro i momenti per me importanti. Al primo anno di università il corso tenuto da Anna Steiner e Mara Campana. Altrettanto lo è stato quello con lo Studio FM, al 4° anno, dove ho scoperto la mia passione per la tipografia e cosa sia fare il progettista grafico. Chi mi ha trasmesso invece il morbo del Type Design sono James Clough e Lucio Passerini, incontrati quando ho frequentato la Bauer e con cui ho potuto toccare con mano
i rapporti dimensionali e le proporzioni dei testi da comporre, operazione impossibile se si progetta al computer. Un altro punto cardine è stato il corso all’accademia dell’Aia e la scoperta di un metodo formativo molto diverso, un approccio sistemico alla progettazione, incentrato sul lavoro manuale, interessante e aperto alla sperimentazione. Ricordo che uno dei miei docenti ci accolse con questa frase: «Nel Type Design non esiste nulla di sbagliato, esiste solo qualcosa di non coerente».
Vuoi parlarci del tuo processo progettuale? Cerco sempre di prendermi un tempo iniziale di ricerca. È molto importante capire e avere il polso su quello che è il contemporaneo, su cosa si sta facendo, su quali possono essere alcuni progetti di riferimento. Da questo lavoro di ricerca mi segno delle parole chiave, faccio degli schizzi. Un’altra cosa utile è utilizzare un moodboard, che consiste nella raccolta di tanti elementi che servono a mettere insieme una risposta o una delle risposte al brief. Una delle cose che trovo problematica nell’approccio dei miei studenti è proprio una sorta di “ansia” nel cominciare a fare senza avere però una direzione. A questo proposito è uscito un libro intitolato Design School Wisdom, una serie di suggerimenti scritti da docenti di design di tutto il mondo che, in modo più o meno ironico, affrontano questo tema. Una delle frasi divertenti che ci ho trovato è: “Progettate con cautela, usate un concept”. Un altro problema è che internet permette di visionare una quantità infinita di materiale senza però affrontare l’aspetto progettuale che sta dietro allo studio grafico. Questo allontana i grafici dalla formazione di una critica sulla contemporaneità, problema che ho riscontrato anche nei lavori dei miei studenti. Il concept è proprio quella direzione che mi dice se sto facendo una cosa che funziona. Tutto deve scaturire dal concept, altrimenti si tratta di un esercizio manieristico, puramente estetico, che prescinde da quello che è progetto.
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Le immagini in questa pagina mostrano alcuni dei lavori svolti per Mamoli Robinetteria. La tipografia è utilizzata come principale strumento d’identità, flessibile e adattabile ad ogni tipologia di supporto, dal web allo stand, ai cataloghi.
Da dove prendi ispirazione? Essere designer significa anche guardare al mondo con occhi diversi dall’altra gente. Un’ispirazione o parte di una risposta ad un lavoro possono venire davvero da qualunque tipo di suggestione. Io guardo molto all’arte e spesso mi è capitato di scegliere alcuni colori da quadri o fotografie. Un altro ambito da cui traggo ispirazione è l’architettura, esistono molte similitudini, per esempio, tra la progettazione di una facciata di un edificio e la progettazione di una copertina. L’architettura lavora in modo modulare o proporzionale e ci sono una serie di vincoli dimensionali che possono essere ricondotti alla grafica e alla tipografia. Quello che manca alla grafica è che spesso viene progettata al computer e quindi in modo bidimensionale, mentre in realtà quasi tutto ha una sua fisicità.
Ogni linea di prodotti è raccontata tramite un colore e un carattere, utilizzato in copertina e nei titoli.
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CORRAINI e d i z i o n i
D efinire C orraini E dizioni una casa editrice è riduttivo . P erché M arzia e M aurizio C orraini hanno fatto della loro impresa un ’ officina di idee che realizza sì … libri di pregio ma anche mostre d ’ arte , laboratori culturali , progetti per bambini . T utto nel segno di Bruno Munari .
“il nostro lavoro è fatto di curiosità e leggerezza”
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tefanoTenedini giornalista e comunicatore stefano.tenedini@ nordestmedia.it
È un’impresa, ma è anche una bottega artigiana. Accetta le regole del mercato, ma non le imposizioni. Ha lavorato con alcuni degli artisti che hanno dato forma, fantasia e creatività agli ultimi quarant’anni, ma tiene sempre le porte aperte ai giovani che vogliono esprimere le proprie qualità. Non è una casa editrice in senso stretto, ma ha in catalogo molti volumi che fanno la gioia dei collezionisti. È anche una galleria d’arte, un palcoscenico, una fucina di talenti, uno spazio per realizzare libri e progetti d’arte e design. Tutto questo e altro ancora... Il fatto è che Corraini Edizioni sfugge alle classificazioni: già a partire dalla sede, un palazzo affrescato del Quattrocento nel cuore di Mantova, dove c’è spazio fianco a fianco per la libreria aperta al pubblico, gli uffici dei collaboratori, le prove d’artista ovunque, in una
quotidianità solo apparentemente disordinata. «Amiamo definirci un’officina editoriale. Qui si fa ricerca e sperimentazione, siamo pronti a sviluppi di ogni genere. I nostri progetti nascono da un rapporto molto stretto con i mondi che esprimono il massimo della creatività: e qui designer, artisti, architetti e autori non sono solo collaboratori. Siamo di nicchia? Mah... forse per il modo di realizzare i libri e per il tipo di pubblico cui ci rivolgiamo, ma il nostro mercato è il mondo». Marzia e Maurizio Corraini. Maurizio e Marzia. Insieme. Uno comincia il discorso, l’altro lo prosegue, poi lo sviluppano insieme, si danno ragione e si contraddicono armonicamente. Il processo creativo nasce anche così. E funziona da oltre quarant’anni. La Galleria Corraini nasce a
Mantova nel 1973 con un progetto di fondo: dimostrare che tra i grandi maestri della contemporaneità e le nuove generazioni c’è una continuità, in Italia e all’estero. Nessuna porta chiusa: architettura, grafica, fotografie, testi e design si inseguono tra le pagine in una ricerca trasversale e interdisciplinare di forme espressive. Tutte queste sperimentazioni diventano libri, mostre, collaborazioni con privati ed enti pubblici, musei, associazioni e fondazioni. «Il nostro scopo» proseguono «è portare alla luce produzioni editoriali di pregio. Dal punto di vista della cartotecnica cerchiamo le lavorazioni più accurate, usiamo carte e inchiostri speciali, diamo agli stampatori la possibilità di eccellere. Sappiamo essere interlocutori esigenti, ma se parliamo di “nobilitazione” intendiamo proprio in senso letterale».
In tutti i progetti, Corraini considera contenuto e contenitore come aspetti complementari. Il volume nasce da una somma ragionata di forma e soggetto: dimensioni, scelta della carta e dei materiali, rilegatura, copertina, tipologia di stampa, grafica, selezione di immagini e di testi, in stretta collaborazione con l’autore, per ricercare la soluzione editoriale in concreta armonia. Nel catalogo della Corraini Edizioni le collane Bruno Munari, Design & Designer, Dei libri, Opera e Bambini, cui si è aggiunta la collezione dedicata a oggetti e giochi concepiti da artisti e designer, spesso in edizione limitata. È impossibile citare tutti gli autori: fra gli altri, libri e oggetti di Martí Guixé, Enzo Mari, Bob Gill, Giosetta Fioroni, Ettore Sottsass, Paul Rand, Andrea Branzi, Steven Heller, Steven Guarnaccia, Alessandro Mendini, Michelangelo Pistoletto, Antonio Marras, Paul Cox, Francesco Simeti, Suzy Lee, Luigi Veronesi, Gabriele Basilico, Richard McGuire, Taro Miura, Arnaldo Pomodoro.
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Il processo creativo e gli autori
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Vincitore del Best Children ’s Publishers of the Year Alla Fiera del Libro per Ragazzi 2014 Corraini Edizioni ha ricevuto il “BOP”, Bologna Prize for Best Children’s Publishers of the Year dell’area Europa. Creato dalla Fiera del Libro insieme all’AIE (Associazione Italiana Editori), il riconoscimento va a chi si è distinto per la creatività e la qualità delle scelte compiute nell’ultimo anno. Accanto alle attività editoriali, infatti, la casa editrice mantovana ha lavorato con enti pubblici, musei, aziende, università e gallerie per la realizzazione di libri, cataloghi, esposizioni e laboratori. Tra le ultime collaborazioni si segnalano quelle con il Centre Pompidou di Parigi, il Canadian Centre for Architecture di Montreal, Campari Italia, il Museo Alessi di Omegna, Cittadellarte a Biella, Illycaffè, il Museo Civico Archeologico di Bologna e l’Archivio Òpla di Merano. Non è il primo riconoscimento che va a Corraini Edizioni: nel 2011 aveva infatti ricevuto la Menzione d’Onore al XXII Compasso d’Oro ADI per la sua attività.
L’attività editoriale di Corraini Edizioni spazia tra design, arte e illustrazione, mescolando prospettive e discipline. Un’attenzione particolare è riservata al mondo dei libri d’artista per bambini. Per i Corraini lo studio, la progettazione e la realizzazione di un libro sono attività di grande valore che richiedono molto impegno: per questo si servono di produttori e collaboratori di qualità e le loro edizioni sono curate nei dettagli. E il mercato gradisce, soprattutto nel campo dell’arte, della moda, architettura e design. «Come azienda siamo consapevoli dell’importanza del business. Il mercato non è cattivo, può aiutarti a far girare le idee. Scegliendo bene possiamo offrire ai libri una visibilità internazionale che in Italia non avrebbero. Scegliamo e adottiamo i progetti se per noi hanno un senso: più persone raggiungiamo e meglio il messaggio si diffonde. Non facciamo ricerche per capire cosa vuole il pubblico, ma siamo felici se il pubblico apprezza le nostre scelte, a patto che non le snaturi». Anche la scelta dei canali di distribuzione conta: Marzia e Maurizio Corraini potrebbero vendere ed esporre per le élite, «ma non siamo solo per i bibliofili, andiamo in libreria per avvicinarci a chi apprezza i nostri modelli espressivi». Stanno sul mercato in modo
personale: «Siamo attenti a come presentare i libri: spiegandoli, mostrandoli e facendoli toccare e annusare. Lo facciamo per rimanere noi stessi: cerchiamo il mercato, ma senza esserne vittime. Il segreto è fare il libro che ci piace senza stravolgere il progetto, seguendo quello originale». Nelle stanze di Corraini Edizioni si respira ancora lo spirito di Bruno Munari, il geniale artista che ha lavorato per molti anni con Marzia e Maurizio trasmettendo l’idea di un laboratorio aperto alla creatività e alla fantasia. Qui il libro è ancora uno strumento che unisce l’arte e la didattica, e – anche grazie agli studi di pedagogia di Marzia – riesce sempre ad affascinare i bambini, che lo tengono in mano e lo “usano” ciascuno a suo modo, permeabili e ricettivi all’arte come sono. Dai bambini alle aziende: lavorando con gli artisti, Corraini viene spesso scelta per progetti culturali da realtà economiche di grande peso e notorietà. Ad esempio Luxottica e Persol, Borsalino o Campari, che non cercano pubblicità ma puntano a valorizzare l’immagine, il brand. Rapporti basati sulla
creatività e una cura maniacale per l’eccellenza, ma anche sul rispetto. E sull’invenzione culturale, come per Illy Stories: libretti con storie brevi, da leggere al bar nel tempo di un caffè, affidati a grandi penne o giovani autori. «Non inseguiamo le mode, ma siccome facciamo 60-70 nuovi titoli all’anno non possiamo neanche dormirci sopra troppo», precisano Marzia e Maurizio. Anche per questo all’attività editoriale si stanno affiancando sempre più librerie. Ne avevano aperta una temporanea a Milano, ma il gioco è diventato una cosa seria. Poi sempre a Milano è arrivata la Rotonda Corraini alla Besana, a Bologna il bookshop Mambo, a Torino lo spazio al Lingotto e ora a Berlino c’è lo Spazio Corsivo di Prenzlauerberg. «Ci piacerebbe aprire a New York e Parigi» dice Marzia. «Forse dovremmo smettere, ma ci divertiamo… In fondo il nostro lavoro è curiosità e scoperta, è un’abitudine alla leggerezza e al divertimento». Un processo imprevedibile che dura da 40 anni tra incontri, interferenze fra arte e libri, ricerca di nuovi linguaggi, contaminazione e sperimentazione.
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Il catalogo tradizionale ha ormai la necessità di coniugarsi con i tanti veicoli del web. Ecco perché le agenzie di comunicazione accrescono sempre più il loro impegno creativo nella progettazione, nella ricerca dell’originalità dei supporti, delle legature, dei dettagli stilistici. Ma è proprio qui, nello snodo tecnico della progettazione, che si possono commettere piccole e grandi disattenzioni. Per evitare delusioni, la comunicazione tra chi pensa il catalogo e chi lo produce deve essere chiara, efficace e senza pregiudizi: Un’osmosi continua, perché non sia troppo tardi... per correre ai ripari. di lorenzo capitani
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5+1 consigli per progettare al meglio un catalogo PB51
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1 - scegliere la carta giusta Partiamo dalla base: la scelta della materia prima è fondamentale. Prendiamo la carta di cui sono fatti la quasi totalità dei cataloghi: ne esistono centinaia. Dalle più tradizionali alle più strane. Ogni anno le cartiere, perennemente all’opera, ne lanciano sul mercato di nuove, migliorando le best seller o creandone di inedite. Ciascuna con caratteristiche diverse, con performance diverse sia in termini di resa finale sia di lavorabilità. Non basta scegliere la carta, occorre farlo con cognizione di causa. Non sceglierò una patinata da 350 g per un catalogo da 300 pagine: avrò un volume da quasi 6 cm di dorso di difficile consultazione. O ancora, non userò un giornale migliorato per un catalogo di gioielli: l’effetto cheap non esalterà il prodotto. È pur vero che a volte i creativi cercano effetti particolari, ma nel rispetto delle tecniche di lavorazione che dovranno essere impiegate. Grammature molto alte non passano in rotativa e non consentono troppe pieghe. Le carte marcate o le goffrate richiedono attenzione nell’esecuzione di lamine o plastificazione. L’uso mano assorbe la vernice, carte sintetiche, come la Yupo, o con finiture speciali, come la Sirio Pearl, richiedono inchiostri ossidanti o UV. Di più, non tutte le carte sono disponibili per tutte le tecnologie di stampa o hanno la stessa resa. Non fate da soli, ma consultatevi con lo stampatore o con la cartiera. Non dimenticate poi che la carta ha un senso di fibra che se non rispettato può rovinare anche il migliore dei progetti. La regola vorrebbe che la fibra sia parallela al dorso dello stampato. Avete presente quei volumi che non stanno chiusi o quelle copertine imbarcate? Di solito il problema della fibra non riguarda il print buyer, la carta in foglio è venduta con la fibra parallela al lato lungo della risma o lungo il senso di svolgimento per le bobine. In alcuni casi, però, come pieghe o formati particolari, deve tenerlo in considerazione. Avere la fibra corretta per la piega o la confezione richiesta può voler dire più tempo per avere la carta, quantitativi minimi di ordine o lavorazioni supplementari, come la cordonatura, per evitare la rottura della patinatura della carta nei punti di piega. Infine, attenzione a mischiare diversi supporti nello stesso blocco libro. Spesso si fa, pensiamo alle tavole fuori testo in carta patinata nei libri, ma con la dovuta attenzione. La carta è viva, reagisce alla
Il catalogo, anche cucito, è quasi sempre incollato. Quale colla? Hot melt, viniliche o poliuretaniche: ciascuna ha pregi e difetti. In questo caso una colla vinilica morbida e malleabile consente il massimo snodo di un volume cartonato.
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La scelta della carta è cruciale per la buona riuscita di un catalogo: grammatura, finitura, senso di fibra, tipo di piega, compatibilità con la tecnologia di stampa e nobilitazione sono da considerare sempre attentamente.
temperatura e all’umidità muovendosi, e lo fa in modo diverso a seconda del tipo. Di solito si incrociano le fibre per contrastare le forze. Si usano colle poliuretaniche o si cuce il volume per evitare che non tenga la confezione. Una maquette e la scelta di un buon legatore limiteranno le sorprese.
2 - attenzione al tipo di colla Vi sarà capitato di ricevere le prime copie di un lavoro e di trovarvi davanti un problema di tenuta della legatura: la copia si apre troppo, il blocco libro si stacca dalla copertina, alcune pagine vengono via o ancora l’adesivo ha invaso le pagine… Difetti di produzione che talvolta non sono neppure colpa del legatore o del confezionatore, ma dello stampatore se non addirittura del progetto grafico. Nelle arti grafiche si usano tre tipi di colle: le hot melt a base EVA o PSA (pressure sensitive adhesive), le viniliche in dispersione acquosa e gli hot melt poliuretanici reattivi. La colla hot melt è solida alla temperatura ambiente mentre si scioglie, e diventa adesiva, quando viene riscaldata: generalmente, in legatoria, a
temperature tra i 160°C e i 190°C. Rapida ad asciugarsi, economica, consente di lavorare ad alte velocità. Presenta però l’inconveniente di essere rigida e di rinvenire (e quindi fa staccare il blocco libro, soprattutto se confezionato con carta pesante) già a temperature di 50°C - 60°C, che sembrano alte, ma non è poi così raro che si raggiungano all’interno di un furgone che viaggia sotto il sole! La colla vinilica, a base acquosa, svolge la sua funzione adesiva asciugandosi, perdendo cioè la componente acquosa per dispersione nell’aria ed innescando il processo di polimerizzazione. Per questo, per un’asciugatura ottimale in tempi compatibili con i flussi produttivi, è spesso necessario aggiungere alle linee di confezionamento dei forni. La vinilica, più elastica della hot melt e meno sensibile al calore, è particolarmente adatta a confezioni che richiedono facilità d’apertura e lunghi tempi di consultazione a pagine aperte. Inoltre, è utilizzata in rotativa per la realizzazione in linea di segnature filo colla come 8vi, 16mi, 12mi, 24mi. Infine, la colla poliuretanica (o PUR), che offre performance molto elevate. È termofusibile ma, una volta “reticolata”, aderisce
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nenti dell’inchiosto (gli oli vegetali presenti negli inchiostri ossidativi) possono addirittura disgregare i legami polimerici della colla. Per questo sono fondamentali le riserve in corrispondenza dell’incollatura.
3 - riserve di stampa
3 Fondamentali le riserve di stampa: bisogna sempre lasciare spazio bianco non stampato e non verniciato dove la colla può aggrappare al meglio. Attenzione anche alle reazioni tra colla, vernici e inchiostri che possono manifestarsi anche dopo diverso tempo dalla confezione. in maniera definitiva e non si riattiva più. È elastica, resistente, molto efficace anche in quantità ridotte, e si rende indispensabile per blocchi libro composti da supporti di natura differente, magari misti carta e supporti sintetici, o per la legatura di carte difficili (alte grammature, carte traslucide, carte verniciate o trattate), cariche d’inchiostro elevate, stampati in controfibra. Il suo neo resta il costo, più elevato della hot melt tradizionale, anche se nel conto economico di uno stampato non sarà la colla a fare la differenza. Cosa può fare il print buyer per limitare i problemi di colla? Sincerarsi che sia usata quella più corretta alla luce delle caratteristiche dello stampato, della carta, delle nobilitazioni e delle vernici (sull’UV, ad esempio, ben poche colle attaccano) e non pretendere di avere consegnato il lavoro prima che inchiostri, vernici e colle siano perfettamente asciutti. Spesso, infatti, i fogli stampati arrivano al legatore non completamente asciutti: magari lo strato superficiale è asciutto al tatto ma i substrati inferiori, interagendo con le colle, inficiano la legatura. L’adesione rischia infatti di risultare meramente superficiale e di cedere alle prime sollecitazioni. Alcune compo-
C’è un altro aspetto il più delle volte ignorato da grafici e fotolitisti: l’uso delle riserve di stampa. Il principio è semplice: la tenuta migliora se la colla attacca direttamente sulla carta senza nulla in mezzo. Basta poco. Nei punti di adesione più critici, come dorso e laterali di una coperta, non ci deve essere né stampa né vernice. In fase di impaginazione il grafismo dovrà essere interrotto su tutto il dorso e sulle laterali almeno per 3-5 mm liberi fino ad arrivare a filo della cordonatura. Lo stesso dovrà essere fatto sulla prima e sull’ultima pagina del volume per far aderire meglio la copertina. La sconsigliabile presenza di eventuali lamine o plastiche in corrispondenza del dorso di legatura rende la legatura estremamente critica e quasi certamente a rischio distacco. Talvolta, qualche inesperto stampatore potrebbe sottovalutare l’importanza delle riserve, il designer o il progettista non devono farlo. Il punto di non ritorno è la ciano: in fase di “visto si stampi” il print buyer può verificare che ci siano o indicare di farle. Il legatore ringrazierà e anche voi vi eviterete un problema.
4 - scegliere la legatura più adatta La ricerca del catalogo diverso ormai sempre più spesso passa dal sovvertimento delle regole o dalla sua destrutturazione. Un po’ come Picasso che sosteneva che “ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione”, gli art director usano materiali insoliti, nati per usi diversi, li combinano e li trasformano. Il plexiglass si fa quadrante di copertina, un elastico a tagliatella tiene insieme dei quartini accavallati, lo spago si sostituisce al filo refe; si stampa un catalogo di moda casual sulla carta kraft senza creare un letto di bianco sotto le immagini, un finto passaporto con tanto di microforatura e cucitura singer sul dorso raccoglie le scarpe della stagione. E poi c’è la tendenza a evitare le copertine: i blocchi libro si mostrano nudi come semilavorati, neanche passati nel tris, con colla a vista sul dorso, magari serigrafata o tam-
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Alcuni dettagli di cataloghi: dall’alto, un blocco libro mezza tela incassato incollato in terza alla copertina, una brossura fresata con plastifica lucida, una rubricatura a fustella delle pagine.
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Esempio di destrutturazione del catalogo: le plance della copertina sono legate al blocco libro tramite i risguardi, mentre la cucitura filo refe e l’incollatura invece di essere nascoste dal corpino sono lasciate a vista e persino serigrafate, diventando così protagoniste.
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pografata, con fili di cucitura volanti. Non si intende limitare in alcun modo la creatività, che pure ci sorprende e gratifica, ma è bene considerare che non tutto è tecnicamente realizzabile o, infine, funzionale. Limitandoci alla tradizione, si sceglie il tipo di confezione in funzione della qualità dello stampato, della sua finalità e della sua durata. Non è un caso che dizionari e bibbie siano spesso in confezione cartonata cucita con tanto di capitelli, sovraccoperta e risguardi rinforzati. Il classico catalogo è una brossura fresata, spesso in carta patinata lucida che esalta le immagini dei prodotti, una copertina in carta più pesante plastificata e nobilitata con serigrafia, stampa a caldo o sbalzo. Questo perché deve apparire comunque di qualità, essere resistente, ma non costare eccessivamente. In fondo deve essere diffuso in molte copie, ma gratuitamente. È un investimento in visibilità per promuoversi.
5 - quali controlli in fase di confezione
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Di tutto il processo produttivo la fase di confezione è la meno presidiata dal print buyer che solitamente concentra la sua attenzione alla sola stampa. Eppure, almeno la metà dei difetti di uno stampato nasce in legatoria. Sono molte le problematiche che possono sorgere: dalle banali imprecisioni di piega, che compromettono una corretta lettura delle righe di una descrizione tecnica, a problemi di tenuta della colla o difetti estetici come rigature in corrispondenza del taglio, fino al punto metallico che non è sufficientemente profondo.
+1 Cosa deve guardare un print buyer quando si trova tra le mani il prodotto finito? Per prima cosa, se la confezione tiene, se il volume si apre bene senza spaginarsi. Se la risposta è negativa, allora la colla usata è stata scarsa, non era adatta o, nel caso di brossura, la fresatura non ha “masticato” la carta abbastanza. Quando non tiene il punto metallico, il filo può essere troppo morbido, può non aver forato tutti i fogli o aver tagliato la carta. Attenzione, però: se le pagine sono troppe o la carta è troppo spessa, in legatoria c’è poco margine di manovra: è in fase di progettazione che si sono fatte scelte sbagliate. Con in mano uno stampato difettato il print buyer potrà fare ben poco se non cercare di capire in quanta parte di tiratura è presente un difetto di confezione. Un esempio per tutti. Uno stampato con una segnatura girata di solito è presente solo in poche copie, almeno quante ne può tenere la mano di un operatore che carica le segnature lungo la linea, che inavvertitamente può aver caricato una mazza girata, e di solito sono consecutive. Lo stesso può dirsi per segnature mancanti o per le classiche pieghe agli angoli. In generale anche difetti come fuori piega, grinze, sfrisi, pieghe, spolvero di carta o sbavi di taglio di solito sono limitati a poche copie. Generalmente si tratta di ultime copie di avviamento finite in tiratura o di problemi sopraggiunti durante la lavorazione. Ma se il danno compromette l’intera tiratura, non resta che contestare il lavoro secondo le norme vigenti. Ricordate che molti stampatori sono certificati ISO e sono tenuti a un controllo scrupoloso del flusso di produzione, con punti di controlli e campionature a intervalli ben precisi.
5 + 1 - verificare le norme taga Nel 2007 Taga Italia (Technical Association of the Graphic Arts) ha diffuso un documento dedicato agli standard di confezione: Linee guida e raccomandazioni per le lavorazioni di legatoria. Il testo (gratuito da www.taga. it/p/documenti.html) resta un riferimento imprescindibile. Ripercorrendo ben 14 tipi di lavorazioni, dal taglio alla piega, dal punto metallico al wire-o, divise in processi di legatoria e di finissaggio, si indicano avvertenze, tolleranze, controlli e misurazioni delle varie fasi. La conoscenza delle modalità operative consente di avere evidenza dei punti critici e delle difficoltà di processi che spesso vengono ignorati. Le parti certamente più utili per il print buyer sono quelle in cui si specificano le istruzioni precise e dirette verso chi opera nelle fasi iniziali del ciclo del prodotto, dalla progettazione alla stampa, per fornire indicazioni che permettano un regolare e corretto svolgimento delle fasi di legatoria a valle. È utile sapere ad esempio che non si può cucire a punto metallico uno stampato superiore agli 8 mm, che esistono delle incompatibilità tra vernici, inchiostri e colle che influenzano la tenuta della confezione, che il tipo e il numero delle segnature dipende dalla grammatura della carta (più è alta meno pagine deve avere la segnatura), che per i risguardi il senso di fibra consigliato è parallelo al dorso del libro e la grammatura consigliata è di 140-170 g o ancora che la stampa a caldo non aderisce mai su superfici verniciate UV. Utile infine il glossario tecnico e la parte dedicata alle pieghe che riassume i diversi tipi di segnatura e il modo di ottenerle.
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a l e ssa n d r o p e s e n t i le nuove frontiere del cold foil
Impreziosire uno stampato con eleganti finiture in oro e argento, creare raffinati contrasti tra superfici lucide e opache e dar vita a giochi intriganti con rilievi e volumi tridimensionali: è questa l’arte della nobilitazione, di cui Alessandro Pesenti è indiscusso maestro in Italia. Forte di un’esperienza di oltre 50 anni, la bella azienda milanese ha fatto della decorazione con stampa a caldo e a rilievo la propria specializzazione, combinando know how artigianale e tecnologie di ultima generazione. E non si è fermata: animata da uno spiccato spirito di intraprendenza e dalla volontà di innovare continuamente, Pesenti ha scelto di puntare anche sulla nobilitazione a freddo, per ampliare ulteriormente il range delle lavorazioni e dei servizi. Effetti speciali Il mestiere nobilitativo improntato a conferire bellezza e prestigio a ogni lavorazione avvalendosi delle tecnologie più innovative è il filo conduttore della storia di Alessandro Pesenti. Ed è proprio in quest’ottica che, nel corso del 2013, l’azienda ha installato un impianto di ultima generazione per la stampa a freddo. Grazie al dispositivo di cold foil, di cui il nuovo sistema è attrezzato, Pesenti è oggi in grado di realizzare tutte le varietà di laminazioni e metallizzazioni possibili: la stampa a freddo consente infatti di ottenere effetti speciali di elevata qualità, con costi di produzione contenuti. Pensiamo alle copertine di libri e cataloghi, ai loghi dei brand nelle varie declinazioni dell’immagine aziendale e, ancora, a packaging e confezioni della grande distribuzione, dal food&beverage al cosmetico: è facendo ricorso alla laminazione a freddo che si realizzano quegli effetti di volta in volta eleganti, pregiati o di tendenza, ormai indispensabili per impreziosire, differenziare e rendere unico lo stampato e conferire valore aggiunto al prodotto. Un grande vantaggio legato a questo impianto di ultima generazione riguarda la possibilità di lavorare a registro anche su dettagli e particolari, con una grande precisione. Nobilitare e proteggere col Cast&Cure La ricerca e la capacità di innovazione di Pesenti non si esauriscono qui. Predisposto anche per la tecnologia Cast&Cure, il nuovo impianto stabilisce un altro primato nazionale: si tratta della prima soluzione Cast&Cure su foglio operativa in Italia e permette di realizzare applicazioni speciali. Il risultato? Stampati dal look unico e accattivante, grazie agli spettacolari effetti tridimensionali e ai riflessi cangianti frutto del Cast&Cure. Questa tecnologia consente, inoltre, la realizzazione di effetti olografici: le applicazioni di tipo olografico trovano utilizzo in diversi ambiti, sia con fine prettamente estetico, per dare valore aggiunto al progetto, sia con funzione di anticontraffazione. Il Cast&Cure permette infatti di creare effetti trasparenti e tridimensionali – su stampati e confezioni di qualsiasi genere – che, oltre ad avere un impatto estetico particolare, fungono da elemento di protezione del prodotto, rendendo più difficili i tentativi di contraffazione. Sia per il cold foil che per il Cast&Cure, la tecnologia di Pesenti consente di operare con supporti cartacei di discreta patinatura (da 40 a 700 grammi) e con supporti plastici come PVC e PPL. www.alessandropesenti.it Comunicazione d’impresa
Esempi di nobilitazioni a freddo. In alto: gli effetti cangianti che caratterizzano l’immagine sono ottenuti con la tecnologia Cast&Cure. Sotto: nobilitazioni in oro e argento realizzate con il Cold Foil.
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carta per... corporaTE identity
La costruzione della corporate identity è una tappa fondamentale del racconto che l’azienda fa di se stessa e del proprio percorso. Un’opportunità per distinguersi, creare visibilità, farsi riconoscere, trasmettere i propri valori. Gli strumenti della comunicazione aziendale, lo sappiamo, sono infiniti, dalle schede prodotto ai listini, dalla carta intestata alle cartelline di presentazione, e via elencando. Veicolo essenziale per trasmettere i propri progetti è la carta che, per le sue caratteristiche, è il supporto più adatto a enfatizzare un concetto, produrre emozioni, valorizzare l’idea grafica di un folder o di una semplice busta da lettera… perché la carta accoglie in sé la passione e l’energia di un’azienda e la trasferisce – quasi misteriosamente – in chi la tocca, ne sente la superficie e i rilievi, ne avverte al tatto le riflessioni di luce. Ecco dunque una serie di spunti, tra case history esemplari e idee da elaborare, che abbiamo raccolto confrontandoci con alcuni protagonisti dell’industria cartaria. a cura di Paola Bonfanti
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Dapprima nasce l’idea. Il passo successivo? Individuare la carta ideale per rappresentare al meglio l’immagine dell’azienda.
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DAL CONCEPT ALLA CARTA
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fedrigoni il galateo della comunicazione
La spettacolare stazione di St Pancras, le cui svettanti guglie caratterizzano, insieme al rosso dei brick inglesi, il cuore nevralgico di Londra, ospita al suo interno un albergo tra i più ricercati della capitale britannica. Per il restyling della propria corporate image, il St Pancras Renaissance Hotel London ha optato per un design sofisticato e articolato e per le carte di Fedrigoni. I dettagli architettonici e decorativi dell’edificio vittoriano sono entrati con forza in tutta la stationery dell’hotel, dando vita a una miriade di fantasie che creano un insieme omogeneo perfettamente in linea con lo stile del palazzo. Ogni pezzo si declina in diversi pattern che, tutti insieme, restituiscono lo stile dell’edificio, elargendo un’immagine lussuosa e variegata ma armoniosamente compatta. Concept e grafica del progetto si valorizzano con le carte di Fedrigoni: la scelta è caduta su Old Mill Avorio (da 130, 190, 250, 350 g) Freelife Vellum, White (120, 140, 170, 320) e Sirio Color Pietra (210, 290, 350). Vi è poi un’interessante novità in casa Fedrigoni: il nuovo campionario Century per la corporate identity. Certificata FSC, la gamma Century presenta una linea completa di buste da abbinare alle carte speciali, disponibili in più di 45 nuance, 10 grammature e 13 formati. Oltre ai coordinati, è possibile dare vita ad abbinamenti fantasiosi, originali o d’impatto, selezionando tra i molteplici texture, formati e colori. www.fedrigonicartiere.com
fAvini la carta speciale che “parla barilla”
Un’immagine aziendale più fresca, ecologica e naturale: così si presenta la nuova linea di shopper, biglietti da visita, cartelline e carta intestata di Barilla, realizzata in collaborazione con Favini. Le due belle realtà italiane hanno unito le proprie risorse per sviluppare una carta ad hoc, capace di rispecchiare i valori del brand Barilla e la forte responsabilità sociale e ambientale condivisa da entrambi i player: è nata così Cartacrusca, la prima carta derivata dalla crusca non più utilizzabile per il consumo alimentare. Caratterizzata da un colore naturale, Cartacrusca sfoggia un look unico, laddove l’ingrediente principale di cui è composta è percepibile a occhio nudo sulla sua superficie. Il concept si basa sul riutilizzo di quella frazione di crusca che viene scartata dopo la macinazione del grano: una volta portato in cartiera, questo residuo viene purificato e micronizzato per renderlo compatibile con il tessuto fibroso della carta. Con questa risorsa preziosa, Favini sostituisce il 20% di cellulosa proveniente per dare vita a Cartacrusca che, disponibile in due grammature, 100 e 250, è perfetta anche per notebook, fogli lettera e pubblicazioni. Forte dell’esperienza di Crush, l’innovativa gamma di carte ecologiche realizzate con scarti di lavorazioni agro-industriali, Favini, si è dimostrata il partner ideale di Barilla che da tempo cercava di valorizzare i propri sottoprodotti, in modo particolare la crusca. www.favini.com
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le declinazioni DAI TOOL TRADIZIONALI... Sono intramontabili
della comunicazione aziendale e trovano nuove potenzialità espressive nel supporto cartaceo.
arjowiggins creative papers quando comunicare è tutto
Un’immagine distintiva che parli dell’azienda e si imprima nella memoria: intorno a questo ruota la costruzione della corporate image. E, naturalmente, la carta è un elemento di spicco nella comunicazione aziendale. Con una box esclusiva, Arjowiggins Creative Papers celebra il ritorno alle origini della comunicazione aziendale, quando prelevare un biglietto e una busta per scrivere a mano era un vero e proprio rito. Conqueror, ovviamente, la gamma scelta per questa scatola che contiene biglietti e buste (nel formato C6, 11,4x16,2 cm) capaci di celebrare la classicità più elegante e ricercata che Conqueror Laid sa dare. Conqueror si rivolge a tutte quelle realtà che vogliono comunicare un’immagine distintiva, orientata ai valori dell’ecosostenibilità e dell’alta qualità. Accanto alla box, i “with compliments”, realizzati con un rilievo a secco dalla profondità e dalla resa uniche, completano i tools di comunicazione aziendale. Il risultato estetico è ottenuto grazie alle proprietà di Curious Matter, l’ultima carta nata in casa Arjowiggins Creative Papers. Derivata dal liquido delle patate, fatto di acqua e amido, Curious Matter offre, dal punto di vista tattile, l’esperienza di una superficie ricoperta da microscopiche particelle sferiche che realizzano l’impossibile incontro tra la ruvidezza della sabbia e la morbidezza della seta. Questa carta arricchisce il portfolio della gamma Curious, da sempre una delle più amate dai designer per la sua audacia e non convenzionalità e per il suo approccio fresco e innovativo che permette di reinventare la comunicazione in un modo tutto nuovo. Tutta la gamma è certificata FSC. www.arjowigginscreativepapers.com
gruppO cordenons guarda come mi costruisco il brand
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Il modo più efficace per mostrare il valore delle proprie carte? Farne direttamente uso nella costruzione della propria brand identity. Con questa filosofia, Gruppo Cordenons ha selezionato i supporti migliori delle sue collezioni per realizzare l’immagine istituzionale. ICEBLINK, una delle carte bianche per eccellenza di Cordenons, è stata dunque scelta come supporto su cui puntare per le declinazioni più consuete, come carta intestata, carta da lettera, buste, coordinati, brochure: una carta versatile che si caratterizza per l’ottima speratura, la superficie vellutata, l’assenza di doppio viso, l’ottima tenacità e rigidità, il grado di bianco, una buona solidità alla luce e una buona collatura superficiale. Disponibile in nove grammature (da 90 a 350), due colori (White e Ivory) e due formati (45x64 e 70x100), ICEBLINK conferisce appeal accattivanti ad ogni applicazione, facendosi notare. Puntando, poi, sulle caratteristiche delle proprie carte speciali, ambito core della cartiera, Cordenons realizza, per i suoi dipendenti e agenti, biglietti da visita stampati su STARDREAM, WILD e SO…WOOL, e shoppers in STARDREAM per una visibilità accattivante. Per le agendine promozionali, la cartiera ricorre invece a DALÌ e CHAGALL, combinandole all’interno con MOONDREAM e FLORA, mentre PLIKE domina l’ambito dei block notes. E quando si tratta di realizzare brochure di prodotto? La cartiera italiana sfoggia le sue diverse gamme, nobilitandole con le più innovative tecniche di stampa. La scelta di utilizzare più tipi di carta è dettata dall’esigenza di presentare al mercato un range di prodotti creativi e innovativi. www.gruppocordenons.com
e si completano con articoli speciali, dal concept distintivo e dalla forte identità.
carta
brand identity ... A DECLINAZIONI DI LUSSO Lesi arricchiscono
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write it taccuini brand new, made in italy!
Taccuini e quaderni, ideati e realizzati completamente in Italia, con le stesse tecniche della migliore produzione libraria: legatura bodoniana con copertina rigida in carta editoriale anti-impronta, cucitura in filo refe rosso, massima qualità della carta, rigorosamente ecologica, e attenzione alla sostenibilità ambientale in tutte le fasi e le procedure di lavorazione. Sono le nuove collezioni della linea “write it”, progettata e sviluppata da studio Falcinelli&Co. e Carocci editore. Lanciato recentemente, il brand write it propone due collezioni e un totale di sette articoli, numerati progressivamente: taccuini e quaderni nella linea “scrittura”; album, mazzette da disegno e cartellini nella linea “arti & mestieri”. Entrambe le collezioni rievocano, nel concept, un certo made in Italy anni Cinquanta, riletto in chiave contemporanea e non nostalgica: un punto di equilibrio fra tradizione, ricerca e innovazione. Dal punto di vista della realizzazione, i quaderni e i taccuini delle linee di write it sono oggetti ben fatti, nei quali la tradizione italiana incontra il gusto e le esigenze di chi cerca, anche in oggetti di uso quotidiano, la grande qualità. Massima cura è stata dedicata altresì alla scelta della carta: rigorosamente ecologica e certificata FSC, è preparata con un impasto di pura cellulosa a fibre lunghe, per una resa perfetta degli inchiostri, ma anche di acquerelli e chine. Gusto italiano e grande tradizione manifatturiera si fondono in queste belle collezioni, per le quali sono previste anche produzioni tailor made: prodotti con “taglio sartoriale” e brandizzati possono infatti essere realizzati su richiesta di committenti, aziendali e privati. www.writeit.it
Innovativo è anche il carattere tipografico, il Parmigiano, disegnato da Riccardo Olocco èe da Jonathan Pierini, come omaggio a Giambattista Bodoni per il bicentenario della morte.
sappI un tocco d’arte in più
Il tradizionale corredo della comunicazione aziendale si arricchisce di articoli che hanno il potere di conferire valore aggiunto e un’allure ancora più curata e accattivante alla brand image. Un esempio? Presentation Fantastique, una scatola di presentazione dal concept intrigante e dal design elegante, ideata da Kurz, fornitore internazionale di tecnologie di stampa a caldo e rivestimento, e realizzata con carte e cartoncini di Sappi. Presentation Fantastique propone una collezione composta da una scatola bianca principale e sei scatole più piccole decorate con immagini e fantasie diverse, seppur visivamente collegate fra loro. Le sei scatole si presentano, infatti, sotto forma di fogli da assemblare e, una volta costruite, possono essere combinate tra loro, seguendo le immagini e i disegni grafici impressi sulla loro superficie, per creare, come in un puzzle, un quadro pieno di colore dell’artista tedesca Sascha Banck. Per la realizzazione della scatola principale (25x30x4 cm) è stato utilizzato Algro Design con grammatura 400, il cartoncino in cellulosa di Sappi la cui superficie omogenea bianca brillante si presta a qualsiasi lavorazione e finitura, risultando dunque ideale per la personalizzazione della box. Per quanto riguarda i singoli fogli interni, la scelta è caduta su Algro Design Card da 345 g: la ricca e pregiata decorazione, con la natura fantastica dei disegni e un gioco di umori diversi, è stata ottenuta attraverso metodi di finitura complessi con stampa a caldo e trasferimento a freddo. www.sappi.com
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Si stampa la carta, ovviamente, i film plastici pure. E poi, su cos’altro si può stampare? Sulla juta, sul sughero o sull’acqua. O meglio, “con” l’acqua. Leggere per credere.
superfici bizzarre dove osano... gli stampatori
esperto di stampa e giornalista lorenzo.capitani@alice.it
www.iStock.it
Lorenzo Capitani
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>STAMPARE CON L’ACQUA La magia dell’elemento liquido per decorazioni
inimitabili
Resistente come la tampografia, versatile come il wrapping, con i vantaggi del digitale, il cubic printing® si adatta a qualsiasi forma con un legame tanto tenace da risultare adatto anche a parti calde o soggette a usura come ruote, vani motore, interni di auto.
frontiera della stampa
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Tutto è iniziato nel 1974 mentre un ingegnere dell’azienda giapponese Taica cerca di capire come decorare la superficie di un asciugacapelli. Il lavoro procede a rilento perché l’ingegnere non sta bene, ha la febbre, e se ne va a casa. In piena notte si alza dal letto per prendere un antipiretico ma la capsula gli cade nell’acqua del bicchiere. Nel tentativo di ripescarla immerge il dito e se lo ritrova avvolto, in modo molto preciso, dalla capsula gelatinosa. In pratica il dito era “stampato”. È nata così la stampa con trasferimento ad acqua o stampa idrografica, in inglese cubic printing®: la tecnica che consente di riprodurre un qualsiasi grafismo su oggetti tridimensionali, anche molto complessi, sfruttando la tensione superficiale dell’acqua.
Questo tipo di stampa oggi è molto apprezzato per decorare e personalizzare automobili, moto, caschi, parti di motore, carrozzerie, cruscotti e nell’interior design. La tecnica è semplice e i risultati sono davvero sorprendenti sia in termini di qualità che di riproduzione e imitazione di texture di materiali come legno, fibre di carbonio, camouflage mimetici e pelli. Il cubic printing® si pone come valido sostitutivo, per giunta più economico, ma non per questo meno qualitativo, della verniciatura a spruzzo o della decorazione all’aerografo con il vantaggio dell’applicazione in serie e in unico passaggio. Ma come funziona?
Per prima cosa occorre preparare l’oggetto sul quale “stampare” applicando un primer per un buon aggrappo. Successivamente, in una vasca piena di semplice acqua a 12-20°C, si stende il film in PVA da applicare sul quale viene nebulizzato un attivatore. A questo punto il pezzo viene immerso lentamente nell’acqua, con un’inclinazione dai 30 ai 45 gradi, utilizzando un movimento progressivo in avanti. In questa fase la perizia e l’esperienza dell’operatore sono fondamentali. La pressione dell’acqua farà aderire naturalmente il film su ogni parte dell’oggetto. Si lava via quindi il film in eccesso, si lascia asciugare e si procede
con l’applicazione di una vernice trasparente di protezione. Il film, in alcol polivinilico idrosolubile, è stampato precedentemente e per sua natura galleggia sulla superficie dell’acqua. Il trasferimento avviene sfruttando la pressione dell’acqua stessa sull’oggetto immerso, mentre il solvente ha la funzione di sciogliere la trama del film riattivando l’inchiostro. I risultati migliori si ottengono con texture o pattern, ma nulla vieta di realizzare disegni personalizzati. Bisogna solo avere ancora più attenzione nella fase di immersione manuale dell’oggetto. I materiali che possono essere stampati variano dalle resine alle materie plastiche, dai metalli al legno alla ceramica. Alcuni esempi di cubic printing® si trovano sul sito della spagnola HGarts http://hgarts.com/gb/ water-transfer-printing-videos.
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Cubuc printing, nuova
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stampa
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>STAMPARE sul sughero La stampa digitale incontra
un materiale prezioso e antico
La stampa digitale consente di utilizzare questo supporto naturale per ottenere effetti naturali molto interessanti. Da solo o accoppiato con carta o cartoncino, il sughero può essere usato per creazioni di cartotecnica o packaging.
L’importanza delle sinergie
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Ricavato dalla corteccia delle sughere, cioè le piante femmine della quercia da sughero, di almeno quarant’anni, il sughero è lavorato fin dall’antichità per le sue ineguagliabili caratteristiche di leggerezza, elasticità, impermeabilità e insieme traspirabilità, che ne hanno fatto nei secoli (anzi, millenni) il materiale ideale per moltissimi utilizzi. Scomparsi ormai da tempo i galleggianti da pesca e sulla via dell’estinzione anche i tappi dello spumante, per il sughero si apre oggi una nuova vita. C’è chi lo indossa e lo fa indossare, come la stilista sarda Anna Grindi che a Tempio Pausania tesse il sughero per farne borse, giacche, persino abiti da sera. E c’è chi il sughero lo stampa e lo utilizza per farne imballaggi originali. Già, sostiene
Vittorio Neri, marketing manager di Roland, «perché limitarsi alle tradizionali carte e ai soliti cartoncini quando c’è la possibilità di realizzare packaging personalizzati con materiali speciali e bellissimi sia alla vista che al tatto?». L’attenzione è caduta su diversi materiali, tra cui il sughero, ritenuto ideale per veicolare alcuni concetti tipici del made in Italy soprattutto nel settore alimentare, come la genuinità, ma anche l’artigianalità, il legame con la tradizione che investono anche il settore della moda. Perché non utilizzare un foglio di sughero, ad esempio, per i cartellini dei capi d’abbigliamento? Detto,
fatto: grazie alla partnership con Shockline, azienda lucana specializzata nella produzione di carte transfer e decalcomanie per la stampa digitale, Roland è riuscita a stampare con il plotter BN-20 dei cartellini davvero originali e soprattutto belli. Come è stato possibile? Lo racconta ancora Neri: «Secondo le richieste del cliente sono stati creati tre file: grafica del fronte, grafica del retro e il tracciato di taglio. Il cliente ha scelto il sughero per il fronte e una carta kote di 180 g per il retro. Lo stampatore digitale ha stampato sia il sughero pre-trattato che la carta kote. Successivamente i due tipi di carta stampati sono
stati consegnati allo scatolificio che li ha accoppiati, inserendo in mezzo uno strato di cartone spessorato, e poi li ha tagliati con plotter in piano». La richiesta del cliente di avere etichette altamente personalizzate, che esprimessero la naturalità del prodotto e in una piccola tiratura è stata così soddisfatta. Ma le opportunità della stampa su sughero non si fermano qui; l’utilizzo principale che se ne può fare, infatti, è quello del rifascio, ovvero l’incollatura su qualsiasi packaging in tradizionale cartoncino, scatola o astuccio. I passaggi di lavorazione non sono complessi, ma vanno fatti con molta attenzione: l’ingrediente più importante è forse proprio la sinergia tra stampatore e cartotecnica.
stampa
>STAMPARE sulla juta Grezza e ruvida, inaspettatamente creativa
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Naturale ed ecologica al 100% la juta per la sua particolare trama tradizionalmente viene stampata in flessografia o in serigrafia.
Una nuova vita per la “tela da sacco” Naturale, ecologica, insieme antichissima e moderna. La juta si pone accanto al sughero come materiale da ri-scoprire per un’infinità di usi, soprattutto nell’interior decoration, nel design, nella produzione di oggetti e complementi d’arredo. E, con una serie di accortezze, si può anche stampare. Ci racconta la sua esperienza Alberto Pomi che nella sua azienda di Vicenza ha stampato praticamente su tutto, dal cuoio ai bancali di legno grezzo, dal legno laccato per mobili al vetro, al cristallo, al metallo fino alla palladiana pietra di Vicenza. «I problemi principali li pone la struttura fisica stessa della juta», che è anche però il suo pregio, la caratteristica che la fa scegliere
per progetti di design innovativi. «La trama grossa, irregolare, la ruvidezza, la scarsa planarità infatti rendono impossibile la riproduzione di grafismi fini e in generale possono costituire inconvenienti per una stampa di qualità, ma grazie alla tecnologia flatbed è possibile superarli, ovviamente con molta accortez-
za durante la fase di stampa. Per quanto riguarda i colori, si può stampare sia sulla juta grezza, color sacco, sia su quella sbiancata». Gli effetti che si ottengono sono ovviamente diversi: se sulla juta naturale è meglio non eccedere con le tinte anche per far risaltare la specificità del materiale, su quella bianca si può
dare il via libera alla fantasia e utilizzare le normali tinte (meglio colori piatti, le sfumature non avranno certo una buona resa) disponibili. Tra gli oggetti d’arredo realizzati da Pomi i divertenti sgabelli “Monopoli”, la cui base è costituita da legno di bancale recuperato poi montato su rotelle, e le cui sedute riproducono (in monocromo o in quadricromia su juta bianca) le caselle del celebre gioco di società. Da segnalare anche i portaoggetti a sacchetto, realizzati sempre in juta, poi stampati in flatbed e infine immersi in una soluzione di colla vinilica. Estratti dalla colla, viene data loro la forma desiderata e mano a mano che la colla asciuga, i sacchetti si irrigidiscono, mantenendo però il loro tipico aspetto “morbido”.
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Mauro Miglioranzi
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Emanuele Posenato @eposenato email: posenato.e@ilpoligrafico.it
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Mauro Miglioranzi presidente e direttore creativo Cooee Italia. Dall’Italia all’Australia ha voluto e cercato la creatività libera dagli schemi e dagli eccessi. Si mette in discussione ogni giorno, nel lavoro come nella vita. È un creativo imprenditore e un imprenditore creativo, segue una filosofia che considera vincente, che cerca di applicare quotidianamente, fatta di tre valori: Umano, Professionale, Imprenditoriale (Modello UPI). Il valore umano, incentrato sull’affettività, la sensibilità e l’onestà, fondamentali per costruire relazioni fiduciarie durevoli; il valore professionale che esprime una tensione costante a lavorare privilegiando la qualità; il valore imprenditoriale, a garanzia della capacità di condivisione delle aspettative e degli obiettivi del cliente. Attraverso un buon lavoro di squadra e applicando tale modello di business, Cooee Italia è cresciuta in modo graduale ma significativo, e tuttora è in continua evoluzione, con la soddisfazione di tutti: collaboratori, partner e clienti.
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Alla ricerca della semplicità
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Lei è fondatore, amministratore unico e direttore creativo di Cooee Italia. Tutto è cominciato in Australia nel 1998, quando Ric Hambleton, direttore creativo di Cooee Melbourne, e Neil Ruff, direttore generale del network Cooee, mi hanno affidato l’incarico di rappresentare Cooee in Italia. Oggi Cooee Italia sta cambiando: da agenzia di comunicazione sta diventando impresa di comunicazione, così da poter dialogare meglio con il cliente “da azienda ad azienda”. Inoltre Cooee sta crescendo in termini di struttura, addetti e partnership.
Se dovesse definire la creatività di oggi con degli aggettivi, quali utilizzerebbe? Contagiosa, curiosa, emozionale, passionale, entusiasmante, etica. La creatività deve contagiare positivamente, incuriosire, provocare emozione, essere passionale, entusiasmare ed essere eticamente corretta. Attraverso il contagio amplifica la rete dei contatti. Incuriosendo, intriga e permette di andare avanti-oltre, scoprire nuove strade. Se una creatività tocca le leve emotive, arriva al cuore e quindi apre le possibilità al consenso e alla disponibilità nell’acquisto del prodotto e/o all’uso del servizio, favorendo anche la reputazione della marca. La passione e l’entusiasmo, se ritrovati in un’idea, provano positività e propulsione. La promessa creativa deve essere eticamente onesta e corretta, sempre.
Quali sono oggi le caratteristiche che deve avere un creativo per fare bene il proprio mestiere? In che cosa si differenziano da quelle necessarie nei decenni precedenti? Disponibilità, capacità relazionali, empatia, velocità d’esecuzione, curiosità, tenacia, voglia di fare. Queste sono alcune caratteristiche che oggi deve avere un creativo per svolgere un buon lavoro e crescere: produrre idee di qualità, essere considerato e fare squadra. Nel passato “bastava” – per così dire – essere bravi, oggi non basta più. Oggi bisogna far di più, guardare oltre, stare bene con gli altri, condividere gli obiettivi, rispettare i tempi, talvolta stretti, essere multitasking, aperti al nuovo e agli altri.
Ci può parlare del progetto Nyco&Tyna? Nel 2012 Cooee Italia ha firmato la start-up di Nyco&Tyna, le due sigarette elettroniche monouso in versione, rispettivamente, con e senza ni-
Due versioni del packaging Nyco (sigaretta elettronica con nicotina), in cartone rivestito e chiusura con calamita affondata. Il progetto è stato premiato in diverse competizioni. Fra i riconoscimenti più apprezzati, il Primo premio assoluto al Grand Prix Brand Identity.
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cotina, curando la realizzazione del concept creativo, lo studio del naming (che idealmente “spezza” la sigaretta e quindi il concetto del fumo, da qui Nyco & Tyna) del marchio e della Brand Identity. Gli elementi distintivi di Nyco&Tyna, caratterizzati da una grafica essenziale – in stile vintage – costituita da un paio di baffoni per lui (Nyco) e di labbra rosse per lei (Tyna), hanno fatto vincere a Cooee Italia oltre 10 tra i più prestigiosi riconoscimenti nell’ambito del marketing e della comunicazione (Argento Sezione Packaging ADCI, Grand Prix Brand Identity, Primo Premio per la Brand Identity e il Packaging NC Awards, solo per citarne alcuni). Per il prodotto sono stati realizzati dei comodi blister per le sigarette monouso e dei pack completi per la versione ricaricabile.
Qual è stato il progetto realizzato da Cooee che le sta più a cuore?
Grafica essenziale per i packaging di Nyco&Tyna. Il logo delle labbra rosse indica la sigaretta elettronica Tyna, senza nicotina.
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Scelta difficile. Fra le collaborazioni recenti che ricordo con affetto nel settore graphic art c’è sicuramente il restyling del marchio e della brand identity Cordenons, il lavoro fatto sul nuovo design della linea campionari in uso e il video istituzionale dell’impresa, vincitore di un premio Mediastars nella categoria Filmati istituzionali. E ricordo con affetto – e molto stimolante – anche il progetto 3M Commercial Graphics, un cofanetto contenente quattro monografie che presentavano le differenti divisioni della multinazionale. Un progetto di corporate design e cartotecnico molto apprezzato. Ma devo ammettere un affetto particolare per la campagna di autopromozione “togliere, togliere, togliere” lanciata a luglio del 2012 che ci ha dato molte soddisfazioni sia in termini di business che di brand reputation. Il messaggio chiaro e di forte impatto: è necessario eliminare il futile per ritrovare ciò che realmente conta, ovvero l’essenziale. La strategia della campagna coinvolge media tradizionali e non, off e on line. In tutta la città di Verona “togliere, togliere, togliere” è protagonista della cartellonistica stradale in grande formato e a livello nazionale è presente sul web e su testate specializzate di settore. Proseguiranno inoltre per tutto il 2014 attività di viral, street marketing e ambient media, gadget personalizzati, attività ed eventi di rilevanza nazionale.
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agenda
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il genio vorticoso di munari
Ancora prima della grafica, del design, della pedagogia e dell’editoria è stata l’arte a guidare la creatività di Bruno Munari. Ed è proprio la matrice artistica della sua ispirazione il filo conduttore della mostra “Munari Politecnico” che il Museo del Novecento di Milano ospita fino al 7 settembre. L’esposizione racconta l’arte poliedrica di questo genio vorticoso e inarrestabile, e i legami che lo portarono a essere protagonista di tanti movimenti artistici del Novecento italiano ed europeo. Si tratta di opere che provengono dalla collezione di Bruno Danese e Jacqueline Vodoz, collezionisti e suoi amici, ma tanti sono anche i contributi prestati dalle Collezioni Civiche del Comune di Milano e dagli archivi dell’Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di cui Munari fu tra i fondatori. www.museodelnovecento.org
Scrittura illeggibile di un popolo sconosciuto, 1984.
napoli ettore spalletti, il miracolo del bianco Al Madre di Napoli, fino al 14 settembre, le opere di Ettore Spalletti. L’esposizione ripercorre la ricerca dell’artista dagli esordi negli anni Sessanta fino a oggi. Dipinti, sculture, installazioni, libri: tutto riflette il tema centrale della sua opera, ovvero l’annullamento del tempo inteso come linearità e progressione e la sua esplorazione come eterno presente. L’alternarsi di materiali come il marmo, l’onice, la foglia d’oro, le pietre preziose, la carta fa di questa mostra anche un viaggio nelle potenzialità estetiche e simboliche dei materiali. Parte integrante dell’esposizione è l’architettura del Madre con le sue vetrate affacciate sui vicoli del quartiere San Lorenzo, la chiesa di Donnaregina vecchia, la collina di Capodimonte, gli spicchi di mare e il Vesuvio che rappresentano il contesto perfetto per capire un artista che disse: “il colore, come si sposta, occupa lo spazio e noi entriamo. Non v’è più la cornice che delimitava lo spazio. Togliendola, il colore assume lo spazio e invade lo spazio. E quando questa cosa riesce, è miracolosa”. www.madrenapoli.it Manifestazione
Settore
Paris Design Week Design IFRA 2014 Stampa quotidiani Viscom Italia Comunicazione LuxePack Imballaggio di lusso Emballage & Manutention Imballaggio
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come trovarli gli inserzionisti di questo numero
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PRINT BUYER n. 51 - uscita giugno 2014 Direttore responsabile Ruggero Zuliani Comitato di redazione Anna Aprea (coordinamento) aprea.a@ilpoligrafico.it Emanuele Posenato, Alberto Sironi Hanno collaborato a questo numero: Paola Bonfanti, Lorenzo Capitani, Achille Perego, Stefano Tenedini, Spazio A Art director Cristina Mascherpa mascherpacristina@virgilio.it Impaginazione Cristina Mascherpa, Chiara Arrigoni Copertina Cristina Mascherpa (www.iStock.it) Sede Zeta’s - 20137 Milano, via Kolbe 8 Tel. 02.7529101, Fax 02.75291039, printbuyer@ilpoligrafico.it Marketing & Business Development Paolo Fiorelli Tel. 339.7335998, fiorelli.p@ilpoligrafico.it Pubblicità Rancati Advertising: Claudio Sanfilippo tel. 02.70300088 csanfilippo@rancatinet.it Lucia Cremascoli (segr. pubblicità) Tel. 02.75291030 cremascoli.l@ilpoligrafico.it Numeri arretrati euro 12,50 cad. Abbonamenti tel. 02.75291020 abbonamenti@ilpoligrafico.it Quota annua euro 39,00 per l’Italia, euro 64,00 per l’Europa, euro 74,00 extra Europa. I versamenti possono essere effettuati con bonifico bancario a: Zeta’s srl - Credem Ag. 2 Milano - IBAN IT31 X030 3201 6010 1000 0060 641 oppure sul c/c postale n. 41419201. R.E.A. Milano n. 1190227 Autorizzazione Tribunale Mi n. 706 - 11.10.04 Stampa Grafiche Parole Nuove di Brugherio (MB). Nobilitazioni copertina Print Finishing Li.To.Ver di Vimercate (MB)
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