SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO ANNO XXXI N° 40 - 23 Novembre 2014 € 1.00
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L’Italia della confusione e della protesta. Il linguaggio dell’urlare.
Fuori dal fango! “La prevenzione priorità nazionale”
Uscire dall’egoismo e tendere al bene comune. Le periferie sono anche qui A mettere insieme tutti gli eventi che si sono succeduti nei giorni passati, tra dimostrazioni di piazza, di quartiere, scioperi sindacali, della scuola e del pubblico impiego, con i sindaci presi di mira e volendo aggiungere gli eventi naturali, con cataclismi di vario genere, c’è veramente da rimanere interdetti e non sapere da dove incominciare. Tutti vogliono parlare, più che parlare tutti strillano le proprie ragioni nella certezza di essere dalla parte della verità, accusando tutti gli altri di tutto e di più. Sarà il rumore della pioggia, sarà il gorgogliare minaccioso dei fiumi che spinge ad urlare per farsi ascoltare; saranno i megafoni che strillano minacce e insulti, sarà la gazzarra che le volte del parlamento amplificano; tutti strillano con il risultato di mancanza di comunicazione per la grande confusione. Le uniche cose che restano sono la visione apocalittica di un’acqua rabbiosa a distruggere l’opera degli uomini e il fumo di una lotta per una ragione voluta con la violenza. Dante avrebbe scritto: “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello!”. La contestazione in una situazione di grande confusione, non approda a nulla di positivo. Le colpe vanno cercate e punite, ma non gridate perché altrimenti diventano comuni. Basta scontri tra istituzioni, sindacati, categorie e cittadini. Basta con i “muri” direbbe papa Francesco: “I muri separano, dividono … Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore. Servono ponti,
non muri”. (Angelus del 9/11). È quello che chiediamo noi cittadini stufi di promesse, ma anche dei tanti stregoni di giornata. L’unica panacea in un momento di così grande crisi è la volontà di operare insieme per il bene comune. Nel numero precedente di questo nostro settimanale con il titolo: «Cattolici, politica e Dottrina Sociale della Chiesa», si invitava i Cattolici a non disdegnare la politica, ma ad essere attivi nel costruire una società basata sulla giustizia e sull’amore sui dettami della Dottrina Sociale. Dobbiamo convincerci che la crisi che stiamo vivendo non è soltanto economica, ma di cultura, di comportamento, di esigenze, di convinzioni. Una crisi lessicale: le stesse parole dai contenuti diversi; ne sia esempio art. 18 (chiamato in tanti modi: moloch, totem, inutile regalia, ma in fondo resta la dialettica degli opposti tra padroni ed operai). Quanta colpa vi è da parte di una società che da decenni ha emarginato Cristo convinta di essere, come si esprimeva nel lontano passato: “La misura di tutte le cose”, cadendo in quel relativismo di cui tanto ci ha parlato papa Benedetto XVI? Francesco Trisoglio, studioso di civiltà, molti anni fa così scriveva: “La civiltà moderna ha tentato di emarginare Cristo: lo hanno attaccato da destra (radicalismo capitalistico) e da sinistra (marxismo) e sono riusciti soltanto a disgregare
Assemblea delle Caritas Parrocchiali - Animare la Caritas Parrocchiale attraverso le opere, il discernimento e la formazione -
la società; hanno predicato l’uomo nuovo, di una novità diversa da quella cristiana (cfr. Rom. 6, 4) e sono riemersi i vecchi egoismi nel corporativismo, le vecchie disonestà nell’assenteismo e nelle evasioni fiscali, le vecchie violenze nelle farneticazioni assassine di tutte le sigle rivoluzionarie, le vecchie guerre per cupidigia di potenza. Si è promessa la sicurezza e si è data la paura, si è prospettato un benessere da Eden e ne è venuta fuori una crisi interminabile, si è tentato di laicizzare la carità e le è sottentrata una disfunzione assistenziale dalle dimensioni paurose. Si è osannata la scienza per espellere la teologia e ne sono risultati l’equilibrio politico del terrore, la minaccia di scardinamento della genetica ed il pericolo di una degradazione ecologica irreversibile. Non si poteva dare una più perentoria convalida all’ammonimento: « Senza di me non potete far nulla » (Ioh. 15, 5). Una certa sponda culturale non si è ancora data per vinta e continua a proporre come rimedio ai mali proprio quelle formule che li produssero, ma la realtà non è succuba delle ideologie e continuerà a parlare con quel linguaggio dei fatti che ci sta documentariamente mettendo sotto gli occhi da tempo. La storia in certi settori lo respinge, ma in certi altri ne sente tutta l’indispensabile urgenza”. (Cristo nei Padri, pag.7). Pietro Pompei
La gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta Lettera di Papa Francesco ai partecipanti all’assemblea generale straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana tenutasi ad Assisi dal 10 al 13 novembre 2014:
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San Paolo e la libertà cristiana (lettera pastorale, ultima parte)
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Intervista a don Gianni
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CURSILLOS DI CRISTIANITà IN ITALIA
GIOIOSA CHIUSURA DEL 67° CORSO DONNE
MERCOLEDI’ 26 NOVEMBRE - ORE 18 SALONE POLIVALENTE CARITAS DIOCESANA Carissimi, le nuove sfide e un mondo in continua e rapida evoluzione, ci impongono di saper cogliere le novità e la capacità progettuale di tante esperienze e pensieri capaci di disegnare un futuro di equità e giustizia. In questa ottica, quindi, assume forte rilevanza confrontarci sull’importanza e lo stato attuale dell’ossrvatorio permanente delle povertà e delle risorse della nostra Diocesi. Esso costituisce uno degli strumenti fondamentali della Caritas Diocesana e permette di attuare il metodo dell’ascoltare e osservare per discernere. E’ perciò importante la messa in rete del maggior numero di Caritas Parrocchiali per realizzare percorsi più attenti e mirati, che ci portino anche alla realizzazione di luoghi segno condivisi dall’intera Comunità Diocesana. Animare attraverso le opere, il discernimento e l’accompagnamento formativo, significa appunto ascoltare con grande attenzione e vedere distintamente le necessità della nostra gente. Sentiamo tutti la necessità di vivere insieme un momento di verifica e di confronto per sollecitare un sereno spirito emolutivo e migliorare sempre più il nostro modo di servire gli ultimi con autentica carità. In attesa di incontrarci, salutiamo fraternamente LA CARITAS DIOCESANA
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Cari Fratelli nell’episcopato, con queste righe desidero esprimere la mia vicinanza a ciascuno di voi e alle Chiese in mezzo alle quali lo Spirito di Dio vi ha posto come Pastori. Questo stesso Spirito possa animare con la sua sapienza creativa l’Assemblea generale che state iniziando, dedicata specialmente alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri. A tale proposito, il vostro convenire ad Assisi fa subito pensare al grande amore e alla venerazione che san Francesco nutriva per la Santa Madre Chiesa Gerarchica, e in particolare proprio per i sacerdoti, compresi quelli da lui riconosciuti come “pauperculos huius saeculi” (dal Testamento). Segue a pag. 2
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