L'ANCORA ANNO XXVII N° 40

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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO ANNO XXXI N° 40 - 23 Novembre 2014 € 1.00

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

L’Italia della confusione e della protesta. Il linguaggio dell’urlare.

Fuori dal fango! “La prevenzione priorità nazionale”

Uscire dall’egoismo e tendere al bene comune. Le periferie sono anche qui A mettere insieme tutti gli eventi che si sono succeduti nei giorni passati, tra dimostrazioni di piazza, di quartiere, scioperi sindacali, della scuola e del pubblico impiego, con i sindaci presi di mira e volendo aggiungere gli eventi naturali, con cataclismi di vario genere, c’è veramente da rimanere interdetti e non sapere da dove incominciare. Tutti vogliono parlare, più che parlare tutti strillano le proprie ragioni nella certezza di essere dalla parte della verità, accusando tutti gli altri di tutto e di più. Sarà il rumore della pioggia, sarà il gorgogliare minaccioso dei fiumi che spinge ad urlare per farsi ascoltare; saranno i megafoni che strillano minacce e insulti, sarà la gazzarra che le volte del parlamento amplificano; tutti strillano con il risultato di mancanza di comunicazione per la grande confusione. Le uniche cose che restano sono la visione apocalittica di un’acqua rabbiosa a distruggere l’opera degli uomini e il fumo di una lotta per una ragione voluta con la violenza. Dante avrebbe scritto: “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello!”. La contestazione in una situazione di grande confusione, non approda a nulla di positivo. Le colpe vanno cercate e punite, ma non gridate perché altrimenti diventano comuni. Basta scontri tra istituzioni, sindacati, categorie e cittadini. Basta con i “muri” direbbe papa Francesco: “I muri separano, dividono … Dove c’è un muro, c’è chiusura di cuore. Servono ponti,

non muri”. (Angelus del 9/11). È quello che chiediamo noi cittadini stufi di promesse, ma anche dei tanti stregoni di giornata. L’unica panacea in un momento di così grande crisi è la volontà di operare insieme per il bene comune. Nel numero precedente di questo nostro settimanale con il titolo: «Cattolici, politica e Dottrina Sociale della Chiesa», si invitava i Cattolici a non disdegnare la politica, ma ad essere attivi nel costruire una società basata sulla giustizia e sull’amore sui dettami della Dottrina Sociale. Dobbiamo convincerci che la crisi che stiamo vivendo non è soltanto economica, ma di cultura, di comportamento, di esigenze, di convinzioni. Una crisi lessicale: le stesse parole dai contenuti diversi; ne sia esempio art. 18 (chiamato in tanti modi: moloch, totem, inutile regalia, ma in fondo resta la dialettica degli opposti tra padroni ed operai). Quanta colpa vi è da parte di una società che da decenni ha emarginato Cristo convinta di essere, come si esprimeva nel lontano passato: “La misura di tutte le cose”, cadendo in quel relativismo di cui tanto ci ha parlato papa Benedetto XVI? Francesco Trisoglio, studioso di civiltà, molti anni fa così scriveva: “La civiltà moderna ha tentato di emarginare Cristo: lo hanno attaccato da destra (radicalismo capitalistico) e da sinistra (marxismo) e sono riusciti soltanto a disgregare

Assemblea delle Caritas Parrocchiali - Animare la Caritas Parrocchiale attraverso le opere, il discernimento e la formazione -

la società; hanno predicato l’uomo nuovo, di una novità diversa da quella cristiana (cfr. Rom. 6, 4) e sono riemersi i vecchi egoismi nel corporativismo, le vecchie disonestà nell’assenteismo e nelle evasioni fiscali, le vecchie violenze nelle farneticazioni assassine di tutte le sigle rivoluzionarie, le vecchie guerre per cupidigia di potenza. Si è promessa la sicurezza e si è data la paura, si è prospettato un benessere da Eden e ne è venuta fuori una crisi interminabile, si è tentato di laicizzare la carità e le è sottentrata una disfunzione assistenziale dalle dimensioni paurose. Si è osannata la scienza per espellere la teologia e ne sono risultati l’equilibrio politico del terrore, la minaccia di scardinamento della genetica ed il pericolo di una degradazione ecologica irreversibile. Non si poteva dare una più perentoria convalida all’ammonimento: « Senza di me non potete far nulla » (Ioh. 15, 5). Una certa sponda culturale non si è ancora data per vinta e continua a proporre come rimedio ai mali proprio quelle formule che li produssero, ma la realtà non è succuba delle ideologie e continuerà a parlare con quel linguaggio dei fatti che ci sta documentariamente mettendo sotto gli occhi da tempo. La storia in certi settori lo respinge, ma in certi altri ne sente tutta l’indispensabile urgenza”. (Cristo nei Padri, pag.7). Pietro Pompei

La gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta Lettera di Papa Francesco ai partecipanti all’assemblea generale straordinaria della Conferenza Episcopale Italiana tenutasi ad Assisi dal 10 al 13 novembre 2014:

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San Paolo e la libertà cristiana (lettera pastorale, ultima parte)

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Intervista a don Gianni

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CURSILLOS DI CRISTIANITà IN ITALIA

GIOIOSA CHIUSURA DEL 67° CORSO DONNE

MERCOLEDI’ 26 NOVEMBRE - ORE 18 SALONE POLIVALENTE CARITAS DIOCESANA Carissimi, le nuove sfide e un mondo in continua e rapida evoluzione, ci impongono di saper cogliere le novità e la capacità progettuale di tante esperienze e pensieri capaci di disegnare un futuro di equità e giustizia. In questa ottica, quindi, assume forte rilevanza confrontarci sull’importanza e lo stato attuale dell’ossrvatorio permanente delle povertà e delle risorse della nostra Diocesi. Esso costituisce uno degli strumenti fondamentali della Caritas Diocesana e permette di attuare il metodo dell’ascoltare e osservare per discernere. E’ perciò importante la messa in rete del maggior numero di Caritas Parrocchiali per realizzare percorsi più attenti e mirati, che ci portino anche alla realizzazione di luoghi segno condivisi dall’intera Comunità Diocesana. Animare attraverso le opere, il discernimento e l’accompagnamento formativo, significa appunto ascoltare con grande attenzione e vedere distintamente le necessità della nostra gente. Sentiamo tutti la necessità di vivere insieme un momento di verifica e di confronto per sollecitare un sereno spirito emolutivo e migliorare sempre più il nostro modo di servire gli ultimi con autentica carità. In attesa di incontrarci, salutiamo fraternamente LA CARITAS DIOCESANA

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Cari Fratelli nell’episcopato, con queste righe desidero esprimere la mia vicinanza a ciascuno di voi e alle Chiese in mezzo alle quali lo Spirito di Dio vi ha posto come Pastori. Questo stesso Spirito possa animare con la sua sapienza creativa l’Assemblea generale che state iniziando, dedicata specialmente alla vita e alla formazione permanente dei presbiteri. A tale proposito, il vostro convenire ad Assisi fa subito pensare al grande amore e alla venerazione che san Francesco nutriva per la Santa Madre Chiesa Gerarchica, e in particolare proprio per i sacerdoti, compresi quelli da lui riconosciuti come “pauperculos huius saeculi” (dal Testamento). Segue a pag. 2

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La gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta Tra le principali responsabilità che il ministero episcopale vi affida c’è quella di confermare, sostenere e consolidare questi vostri primi collaboratori, attraverso i quali la maternità della Chiesa raggiunge l’intero popolo di Dio. Quanti ne abbiamo conosciuti! Quanti con la loro testimonianza hanno contribuito ad attrarci a una vita di consacrazione! Da quanti di loro abbiamo imparato e siamo stati plasmati! Nella memoria riconoscente ciascuno di noi ne conserva i nomi e i volti. Li abbiamo visti spendere la vita tra la gente delle nostre parrocchie, educare i ragazzi, accompagnare le famiglie, visitare i malati a casa e all’ospedale, farsi carico dei poveri, nella consapevolezza che “separarsi per non sporcarsi con gli altri è la sporcizia più grande” (L. Tolstoj). Liberi dalle cose e da sé stessi, rammentano a tutti che abbassarsi senza nulla trattenere è la via per quell’altezza che il Vangelo chiama carità; e che la gioia più vera si gusta nella fraternità vissuta.I sacerdoti santi sono peccatori perdonati e strumenti di perdono. La loro esistenza parla la lingua della pazienza e della perseveranza; non sono rimasti turisti dello spirito, eternamente indecisi e insoddisfatti, perché sanno di essere nelle mani di Uno che non viene meno alle promesse e la cui Provvidenza fa sì che nulla possa mai separarli da tale appartenenza. Questa consapevolezza cresce con la carità pastorale con cui circondano di attenzione e di tenerezza le persone loro affidate, fino a conoscerle ad una ad una.Sì, è ancora tempo di presbiteri di questo spessore, “ponti” per l’incontro tra Dio e il mondo, sentinelle capaci di lasciar intuire una ricchezza altrimenti perduta. Preti così non si improvvisano: li forgia il prezioso lavoro formativo del Seminario e l’Ordinazione li consacra per sempre uomini di Dio e servitori del suo popolo. Ma può accadere che il tempo intiepidisca la generosa dedizione degli inizi, e allora è vano cucire toppe nuove su un vestito vecchio: l’identità del presbitero, proprio perché viene dall’alto, esige da lui un cammino quotidiano di riappropriazione, a partire da ciò che

ne ha fatto un ministro di Gesù Cristo.La formazione di cui parliamo è un’esperienza di discepolato permanente, che avvicina a Cristo e permette di conformarsi sempre più a Lui. Perciò essa non ha un termine, perché i sacerdoti non smettono mai di essere discepoli di Gesù, di seguirlo. Quindi, la formazione in quanto discepolato accompagna tutta la vita del ministro ordinato e riguarda integralmente la sua persona e il suo ministero. La formazione iniziale e quella permanente sono due momenti di una sola realtà: il cammino del discepolo presbitero, innamorato del suo Signore e costantemente alla sua sequela (cfr Discorso alla Plenaria della Congregazione per il Clero, 3 ottobre 2014). Del resto, fratelli, voi sapete che non servono preti clericali il cui comportamento rischia di allontanare la gente dal Signore, né preti funzionari che, mentre svolgono un ruolo, cercano lontano da Lui la propria consolazione. Solo chi tiene fisso lo sguardo su ciò che è davvero essenziale può rinnovare il proprio sì al dono ricevuto e, nelle diverse stagioni della vita, non smettere di fare dono di sé; solo chi si lascia conformare al Buon Pastore trova unità, pace e forza nell’obbedienza del servizio; solo chi respira nell’orizzonte della fraternità presbiterale esce dalla contraffazione di una coscienza che si pretende epicentro di tutto, unica misura del proprio sentire e delle proprie azioni. Vi auguro giornate di ascolto e di confronto, che portino a tracciare itinerari di formazione permanente, capaci di coniugare la dimensione spirituale con quella culturale, la dimensione comunitaria con quella pastorale: sono questi i pilastri di vite formate secondo il Vangelo, custodite nella disciplina quotidiana, nell’orazione, nella custodia dei sensi, nella cura di sé, nella testimonianza umile e profetica; vite che restituiscono alla Chiesa la fiducia che essa per prima ha posto in loro.Vi accompagno con la mia preghiera e la mia Benedizione, che estendo, per intercessione della Vergine Madre, a tutti i sacerdoti della Chiesa in Italia e a quanti lavorano al servizio della loro formazione; e vi ringrazio per le vostre preghiere per me e per il mio ministero.

Parola del Signore NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO RE DELL’ UNIVERSO

Dal VANGELO secondo MATTEO Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio... Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno... (Matteo 25,31-46)

Matteo in questo brano ci presenta un affresco di una grandiosità unica, la rappresentazione del giudizio universale, con il Cristo intronizzato nella sua gloria e magnificenza, che siede sul trono come giusto giudice, come Pastore buono che separa le pecore e i capri. Il giudizio si fonda essenzialmente su quel “comandamento nuovo” da Lui stesso insegnato e mostrato durante la sua vita terrena: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” e che S. Paolo nella Lettera ai Romani (Cap.13,8-10) così ricapitola, “Chi ama il prossimo adempie la Legge”. Il giudizio di Gesù non avrà come motivazione se e quante volte siamo andati a Messa o quante comunioni abbiamo ricevuto o quanti Segni della Croce abbiamo fatto o qualsiasi altra manifestazione cultuale, perché tutti questi atti prendono sostanza e importanza se sono fondati sulla unione spirituale con Gesù e sono rivelatori di un amore profondo e gratuito verso Dio e verso i fratelli. Per essere più chiari: se io recito la preghiera che ci ha insegnato Gesù, e dico: Padre nostro …. , questo dovrebbe significare, cioè essere segno, di come io vedo e tratto il mio prossimo. Quando dico PADRE e aggiungo NOSTRO, è come

Fuori dal fango! L’assessore Giorgi agli Stati generali contro il dissesto idrogeologico: “La prevenzione priorità nazionale” “La credibilità delle istituzioni si fonda sulla sicurezza dei cittadini. Per prevenire i dissesti, occorre una condivisione degli interventi e risorse adeguate per realizzarli. Le Marche sono in prima fila in questa battaglia che colloca la prevenzione al primo posto tra le priorità nazionali”. Lo afferma l’assessore alla Difesa del Suolo, Paola Giorgi, che oggi ha partecipato, a Roma, agli Stati generali contro il dissesto idrogeologico, promossi dalla presidenza del Consiglio dei ministri. L’iniziativa ha riunito enti, amministrazioni e associazioni impegnate nella mitigazione dei rischi da frane e alluvioni. “È emersa chiaramente la necessità di superare i ritardi accumulati, a livello nazionale, nella programmazione territoriale di contrasto ai fenomeni da avversità atmosferiche – sottolinea la Giorgi – Si è parlato della prevenzione e del rischio idrogeologico come priorità tra le opere pubbliche. Un’esigenza che le Marche hanno già fatto proprie, investendo risorse significative, rispetto alle limitate capacità dl bilancio regionale, nel settore della difesa del suolo. Nel 2014 la Regione ha investito oltre 10 milioni di euro del proprio bilancio per il contrasto al dissesto, risorse che, in parte hanno attivato l’assegnazione di 35 milioni di euro da parte del ministero dell’Ambiente. Anche sulle scelte in merito alla programmazione comunitaria siamo stati coerenti con la priorità, attivando specifiche risorse per la difesa della costa e la manutenzione dei corsi d’acqua. Per non dimenticare l’intervento di riforestazione, unico a oggi in Italia, attivato con Autostrade quale opera compensativa per i lavori di ampliamento dell’A14: 11 milioni di euro che

Autostrade mette in campo per opere di piantumazione. E poi le norme che la Regione ha approvato negli ultimi mesi, dall’invarianza idraulica alla legge sulla manutenzione dei corsi d’acqua che prevede la valorizzazione del materiale litoide. Inoltre, abbiamo attivato la procedura di revisione del PAI. Restano alcuni nodi puntuali, fortunatamente non molto diffusi, sulla difficoltà che presentano alcuni lavori che sono al palo e di questo ho parlato stamane, a margine dei lavori, in un incontro con i responsabili del ministero dell’Ambiente e della Struttura di missione, condividendo finalità e soprattutto percorsi”. Sul tema della sicurezza idrogeologica, comunque, sono ancora diverse le problematiche da affrontare, conclude la Giorgi: “In primis il tema del superamento del Patto di stabilità, lo snellimento delle procedure, il sovrapporsi di norme che anziché tutelare inaspriscono le problematiche e su questo il Governo dovrà impegnarsi. Ma la sfida vera che ci aspetta è quella culturale, per tramutare lo slogan della giornata Fuori dal fango! in Prima di tutto la prevenzione, nello spirito dell’incontro odierno”.

MUSULMANI DALLA PARTE DEI CRISTIANI In Iraq non ci sono solo gli estremisti dell’Isis (Stato Islamico dell’Iraq e del Levante), ma anche molti musulmani che vogliono la pace. C’è perfino chi si è fatto uccidere in difesa dei cristiani, a Mosul. Si chiamava Mahmoud al ‘Asali ed era un professore del dipartimento di pedagogia dell’Università di Mosul. Si è fatto uccidere perché ha avuto il coraggio di dire agli uomini dell’Isis che non era quello l’islam in cui credeva, pur conoscendo il rischio al quale andava incontro come educatore, si è esposto pubblicamente. Non ha voluto farsi complice della violenza ed ha pagato questa scelta con la vita. Il gesto di Mahmoud e di altri musulmani, che in Iraq e in altre parti del mondo si sono messi dalla parte dei cristiani, ci incoraggia a lavorare insieme per costruire ponti di pace, ovunque cristiani e musulmani subiscono insieme gli orrori della guerra. È questo, in sostanza, il senso del messaggio rivolto dal Pontificio Consiglio del Dialogo Interreligioso per la fine del Ramadan. se dichiarassi che tutti gli uomini sono per me fratelli, perché figli di quello stesso Dio che mi permette di chiamarlo Padre. Quindi se nella mia vita quotidiana, nelle mie opere, nei miei pensieri, il mio prossimo, i miei fratelli sono da me considerati e trattati con amore, misericordia, carità, allora la mia preghiera prende corpo e ha un significato pregnante, forte, ha un valore vero. Se contrariamente a quello che dico (nella preghiera) quelli che mi sono intorno (il mio prossimo) sono persone che per me non contano niente, da usare per i miei scopi, da schiacciare, non sono da me amati, rispettati e considerati come fratelli, che significato hanno quelle parole: PADRE NOSTRO, padre di chi? per cosa? nei fatti smentisco quello che dico, non faccio altro che aggiungere una menzogna nelle parole, alla menzogna della mia vita. Quando io amo il mio prossimo come ci insegna Gesù, allora la Messa, la Eucaristia, la preghiera assumono il valore di segni forti del mio amore, e nello stesso tempo esplicheranno la loro vera essenza: essere il combustibile del mio amore; per cui si innescherà un circolo virtuoso, più amo, più questi segni saranno forti, più saranno forti più edificheranno il mio amore, facendomi gioire della speranza, nella forza della fede. Chiediamo al Signore l’aiuto di cui abbiamo bisogno per essere suoi veri figli, e riuscire a manifestare quell’amore forte e gratuito ai fratelli, che ci consentirà di essere da Lui benedetti, quando saremo chiamati a rendere conto di come abbiamo utilizzato i talenti RICCARDO che ci ha donato. PILLOLE DI SAGGEZZA LA PREGHIERA È TANTO MIGLIORE QUANTO PIù CARICHI D’AMORE SONO GLI SGUARDI DELL’ ANIMA. (DE FOUCAULD)


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“NOI ANNUNCIAMO CRISTO CROCIFISSO” (lettera pastorale, ultima parte)

Essere missionari oggi secondo lo stile di Paolo L’epistola ai Corinti ci presenta una Chiesa ricca nel suo dinamismo vitale, con tutti i complessi problemi che ne impegnano le energie e ne frenano le potenzialità, minacciandone la stessa esistenza. Il forte magistero di Paolo e la sua totale fiducia in Gesù che opera attraverso il suo ministero salvano quella comunità dalla possibile dissoluzione. Si tratta di un insegnamento, quello di Paolo, che va al di là della situazione storica specifica: è un insegnamento che vale ancora oggi per tutti noi, per la situazione odierna della nostra Chiesa e del nostro mondo sempre più imbevuto dalle dottrine idolatri- che del denaro, del guadagno, del sesso e del potere e da un falso concetto della libertà che crea grandi povertà, distrugge l’ambiente in cui viviamo e le più fondamentali relazioni umane (non ultime quelle matrimoniali e familiari), con sempre più evidenti gravi conseguenze sociali, civili, economiche ed ecclesiali. Il nostro contesto ecclesiale è contrassegnato sia da molteplici situazioni di persone battezzate non più consapevoli della grandezza del Vangelo che è stato loro annunciato nella lontana fanciullezza, sia da non cristiani provenienti dalle più disparate parti del mondo, sia da cristiani che sono tali perché battezzati, ma che non hanno mai conosciuto Gesù e il suo Vangelo. La nostra Chiesa e le nostre parrocchie risentono diffusamente del cambiamento in atto nel nostro mondo: non possiamo aspettarci che l’unica medicina sia lasciar passare il tempo e stare ad aspettare da nostalgici che il passato ritorni. Non possiamo rifugiarci nel “poiché si è sempre fatto così, continuiamo a fare così”. Papa Francesco ci dice che abbiamo bisogno di una “conversione missionaria” e conversione significa il coraggio di cambiare ciò che oggi non serve più al Van- remo sempre nella tristezza, nell’ansietà e nella lamentazione per la scargelo. Stili di vita, oggettivamente non cristiani, sempre più diffusi e sità e la mancanza di questo o di quello o per i risultati che non ci soddipropagandati da una stampa che inneggia a un presupposto progresso, sfano. Se ci andiamo con la fede in Cristo crocifisso, sapienza di Dio, generatori di molte sofferenze soprattutto dei più deboli, rendono neces- potremo essere sempre nella gioia anche nelle fatiche e nelle difficoltà sario che la Chiesa si armi del coraggio e dell’amore di Paolo e si metta della missione che non mancano mai. Potremo, però, esperimentare in cammino per annunciare la vita bella del Vangelo ai nostri contempo- quella gioia che fu di Paolo e degli apostoli: la gioia vera della comunione ranei bisognosi dell’amore vero che solo dona libertà. Il nostro è il tempo con Gesù, condividendo con Lui la missione che Lui a sua volta ha ricedella pazienza di coloro che seminano senza forse godere poi del rac- vuto dal Padre. colto. È il tempo di quella pazienza che prepara il futuro e che è il nome dell’amore maturo, di quella pazienza che è la verità del nostro umile, gratuito e fiducioso donarsi Ovviamente non si Per la riflessione alla Chiesa. Non perdiamo la fiducia, Dio contitratta solo di luoghi nua ad agire dentro questo nostro mondo, non lo Il Vangelo è sempre lo stesso ieri, oggi e sem- diversi in cui farsi ha abbandonato! La nostra Chiesa ha davanti a sé pre, ma il mondo cambia. Dio ci manda in presenti per anla sfida di annunciare il Vangelo a questo mondo, questo mondo a portare il Vangelo di Gesù. nunciare il Vansfida che deve affrontare con fiducia nell’opera Come? C’on i mezzi e i modi più adatti al gelo, ma anche di dello Spirito che non fa mai mancare i suoi doni. mondo di oggi. Questo implica anche qual- tempi, di propoUna sfida che la Chiesa può affrontare con la col- che cambiamento rispetto al passato. Come ste, (li attenzioni laborazione unitaria di tutti i carismi, ovviamente accetto i cambiamenti proposti dalla parroc- diverse agli ulanche laicali, in essa abbondantemente presenti, chia e dalla diocesi? Chi volesse continuare timi e a coloro sapendo che a noi spetta seminare, mentre invece a usare solo l’asino come mezzo di trasporto, clic rischiano di è dello Spirito far attecchire, crescere e portare a perché nel passato si usava l’asino e andava essere gli scarti della società. maturazione. Paolo, come Gesù, può dire ai Co- bene così, oggi sarebbe costretto a chiudere Quali attenzioni personali devo avere verso rinti: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia l’attività. Per vendere la propria merce, non queste persone? Quali percorsi possiamo inbasta che sia buona (ovviamente deve essia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). traprendere come comunità cristiana per anserlo), bisogna anche che vada a venderla E l’amore che lo spinge (cfr. 2Cor 5 ,14). Egli sa nunciare il Vangelo a chi è lontano dalla dove c’è la gente oggi, non dove c’era ieri e, che l’amore senza verità, l’amore che non ha il chiesa? Come possiamo mostrare loro la miinoltre, che sappia presentare bene le buone coraggio della verità non fa il bene delle persone, sericordia di Dio? Non possiamo essere criqualità di ciò che vuole vendere. Poiché non stiani solo di nome, ma anche di opere. Sono quindi, non è vero amore. Verità e carità non posbasta l’omelia domenicale per conoscere la cristiano solo la domenica, o anche nei sono mai essere separate (cfr. Ef 4, 15). “La carità Parola di Dio, quali altri momenti personali giorni feriali? Sono cristiano anche nell’uso nella verità è la principale forza propulsiva per il e comunitari si possono programmare per del portafoglio? Quali opere cristiane severo sviluppo di ogni persona e dell’umanità inconoscerla meglio? Come partecipo alle cagnano particolarmente la mia vita, la mia fatera”( Papa Benedetto XVI, Lettera Enciclica, techesi in parrocchia? miglia, la mia parrocchia? Caritatis in veritate,n.1). Una vita vissuta non nella verità, ma nell’errore e nell’incoerenza, non solo non porta alla libertà, ma non porta neppure alla gioia di buone re- Conclusione Carissimi fedeli della diocesi truentina, facciamo tesoro lazioni con se stessi, con gli altri e con Dio. Impariamo, quindi, da Paolo delle tante ricchezze della nostra Chiesa e non disperdiamole per manad essere missionari nel nostro mondo con la parola di verità del Vangelo. canza di fiducia in noi stessi. Non perdiamo mai la fiducia nella potenza Impariamo a rendere “ragione della speranza che è in noi” (cfr. 1Pt 3,15). della Parola di Dio. Non perdiamola neppure di fronte agli apparenti falCon Paolo non vergogniamoci della “stoltezza della croce ... scandalo limenti o alle tante difficoltà che sembrano intralciare oggi il nostro camper i Giudei e stoltezza per i pagani... ma sapienza di Dio” (1Cor 1, 18- mino di fede e quello delle nostre comunità. Non sempre si raggiunge 25). Nutriamoci di un grande amore per Dio e, in Lui, per ogni essere quello che con le migliori buone intenzioni e con tanta preparazione si umano. Andiamo “con dolcezza e rispetto” (1Pt 3,16) verso tutti, sempre sperava di raggiungere. Non lamentiamoci del nostro tempo, cerchiamo con la gioia di chi ha incontrato l’amore di Cristo e si sente amato da invece insieme di comprendere ciò che Dio ci sta chiedendo come Chiesa Lui. Andiamo incontro a tutti con l’operosità della nostra fede, la fatica diocesana e disponiamoci a compierlo con pronta volontà per il bene nodella nostra carità e la fermezza della nostra speranza nel Signore nostro stro e per quello dei nostri figli. Con Paolo dico a tutti “siate sempre lieti Gesù Cristo (cfr. 1Tess 1, 3). Andiamoci come annunciatori della verità nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti” di Cristo e della sua misericordia. Verità e misericordia:non disgiungia- (Fu 4,4-5). “La grazia del Signore sia con voi. Il mio amore con tutti voi mole mai! Andiamoci confidando non nelle nostre forze o nei nostri in Cristo Gesù” (1Cor i6, 23). San Benedetto del Tronto, 3 luglio 2014 mezzi, ma nella potenza di Dio che continua ad operare nel mondo di festa di San Tommaso apostolo oggi attraverso lo Spirito del risorto. Se confidiamo solo in noi stessi sa+ Carlo Bresciani vescovo

Intervista a don Gianni sulla Festa del Ciao di Villa Rosa Il vice parroco di S. Gabriele dell’Addolorata ha ricordato anche quanto siano importanti i genitori all’interno della parrocchia Abbiamo intervistato don Gianni Capriotti, vice parroco a S. Gabriele dell’Addolorata a Villa Rosa, a proposito della “Festa del Ciao” che si è tenuta nella sua parrocchia lo scorso 8 novembre.

Chi ha partecipato a questa festa? La “Festa del Ciao” si rivolge ai ragazzi dalla quinta elementare alla terza media insieme ai loro genitori. Da quanto tempo portate avanti questa iniziativa? Abbiamo appena iniziato, questo è il primo anno. L’approccio iniziale è andato molto bene, hanno partecipato parecchi ragazzi. Come è articolata la festa? Ci siamo ritrovati alle ore 15:00 in parrocchia: dopo vari giochi, abbiamo vissuto un momento conviviale con i genitori, la castagnata, e poi ancora giochi fino alle 17:00, quando abbiamo partecipato alla S. Messa animata da ragazzi ed educatori. I ragazzi più grandi la aiutano? Certo, gli educatori sono tutti delle superiori; c’è poi una catechista adulta che segue tutti loro. Quale sarà la prossima tappa del cammino dei ragazzi? Noi seguiamo la metodologia esperienziale dell’Azione Cattolica ma non ci chiamiamo ancora “Azione Cattolica” perché abbiamo appena iniziato; deve essere verificato se riusciranno gli educatori ad attuare il metodo. E’ stato lei a voler intraprendere questa nuova esperienza nella comunità di Villa Rosa? L’ho deciso io insieme con il parroco, don Federico; ne abbiamo parlato al consiglio parrocchiale dove sono stati tutti d’accordo ed abbiamo cominciato questo cammino per le medie. I genitori penso siano entusiasti di questa nuova iniziativa. Sì, per il momento sembra di sì! Sono molto contenti di questa novità. C’è un cammino per loro nella sua parrocchia? Sì, abbiamo appena cominciato una serie di incontri per i genitori, l’ultimo il 9 novembre. Sono curati da don Federico e si rivolgono a tutti i genitori della parrocchia, di qualsiasi età; partecipano soprattutto i genitori dei ragazzi di terza e quarta elementare. Ci sono molti genitori che mantengono attiva la vostra parrocchia. Sì, devo dire che sono molti i genitori che partecipano e ci aiutano. Per la Festa del Ciao alcuni adulti hanno preparato le castagne e le hanno cotte, mentre le mamme hanno preparato dei dolci squisiti. I genitori organizzano anche altre attività (incontri, campi, uscite…)? No, i campi li gestiamo noi due sacerdoti insieme ai giovani; ci sono alcuni adulti che partecipano ai campi e ci aiutano in alcuni momenti.


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CURSILLOS DI CRISTIANITà IN ITALIA Coordinamento Diocesano di San Benedetto del Tronto

GIOIOSA CHIUSURA DEL 67° CORSO DONNE ALLA PRESENZA DEL VESCOVO CARLO BRESCIANI Il Movimento dei Cursillos di Cristianità, ormai vicini alla celebrazione del 50° anniversario della sua presenza nella nostra Diocesi, ha vissuto la chiusura del suo 67° corso donne con una emozione più forte delle precedenti per il primo incontro con il Vescovo Monsignor Carlo BRESCIANI avvenuto in un salone parrocchiale di San Filippo Neri. Dopo le presentazioni delle singole partecipanti guidati dalla rettrice Aurora Vagnoni e dall’equipe sacerdotale si sono trasferite nell’attiguo Teatro ove in una sala piena e festosa sono state accolte con il canto: “A colori”. La rettrice dopo l’introduzione ha invitato la rappresentante di ciascuna decuria a relazionare sull’attività svolta nei tre giorni. Tutte sono state concordi nell’affermare che per la maggior parte delle partecipanti è stato un tuffo nella Fede, la nascita di amicizie gioiose e familiari con la presenza viva di Cristo fra loro. Dalle testimonianze di tutte sono state ricorrenti le parole stupore, gioia, amore, vedere in modo diverso le persone che ti sono vicine, il desiderio di voler continuare a vivere accanto a Cristo, conservare nel cuore la pace trovata avanti al Tabernacolo. Tutte hanno affermato di aver vissuto un’esperienza bellissima. Don Luca ha dichiarato di aver vissuto un’esperienza unica per il lavoro di preparazione al corso e per l’entusiasmo che le sorelle hanno posto nell’ascolto della Parola.

Don Roberto ha aggiunto che il corso è risultato formativo anche per un giovane sacerdote ed ha ricordato di essere stato battezzato da uno dei padri dei corsi di Cristianità: Don Marino, e di aver vissuto alcuni anni di seminarista accanto all’innammorato dei corsi di Cristianità: Don Gerardo. Ha concluso che questi due sacerdoti 50 anni fa, attraverso i corsi di Cristianità, hanno insegnato quello che il Santo Padre ha ribadito recentemente: l’evangelizzazione da parte dei laici. Hanno offerto le loro testimonianze le rappresentanti della Diocesi di Fermo e di Ascoli Piceno mentre Mons. Ubaldo Speranza ed il Dott. Paolo di Pietro, rispettivamente animatore Spirituale e coordinatore Territoriale, hanno portato il proprio saluto ed incoraggiate le nuove sorelle a continuare il loro cammino di fede mantenendo viva l’amicizia nata nel corso. La rettrice Aurora ha raccontato il cambiamento notato nei tre giorni: la diffidenza ed il silenzio del primo giorno ed i sorrisi, la gioia e gli abbracci del terzo giorno. Padre Renato prima di passare la parola al Vescovo ha raccontato come l’esperienza del corso ogni volta continua a stupirlo e ricaricarlo di nuova energia. Il Vescovo che ha ascoltato con attenzione ha esordito dicendo di essere contento di aver sentito quelle testimonianze e di aver colto che vi sono stati incontri personali con Dio ed ha continuato dicendo che certe esperienze sono come dei fari che ci indicano la strade da percorrere. Il Vescovo ha concluso dicendo che ciò che aveva ascoltato non erano solo cose dette ma soprattutto vissute. Trovate il tempo per incontrare Dio. Prima della benedizione finale ha consegnato a tutti i partecipanti al 67° corso donne il crocifisso dicendo: “Cristo conta su di Te” “ed io nella Sua Grazia” la risposta del corsista. Elbano

Da Ripatransone

LA GIOIA DI FAR FESTA, ANDANDO A CATECHISMO INSIEME Nel pomeriggio di Sabato 8 novembre i ragazzi del catechismo, a Ripatransone, si sono recati come di consueto, verso le 16, per le loro attività didattiche presso i locali parrocchiali, adiacenti la chiesa di San Michele Arcangelo. Al termine della catechesi, però, hanno trovato una piccola ma graditissima sorpresa: le loro catechiste hanno organizzato un momento di festa per iniziare con allegria il nuovo anno. Dopo una prima fase di vivacità generale, dovuto al numero ingente di bambini, tutti si sono ritrovati nel piazzale antistante, per nulla scoraggiati dalle condizioni meteorologiche non eccezionali. Il tutto è iniziato con alcuni giochi di movimento che hanno coinvolto e fatto divertire non solo i più giovani, ma anche gli adulti presenti. Poi è stato il momento di musica con balli di gruppo, gestito dai ragazzi più grandi che si sono messi in gioco con grande energia nell’animazione (a loro va il plauso e un particolare incoraggiamento a proseguire con questo entusiasmo nell’impegno pastorale). La stanchezza dovuta all’attività fisica è stata adeguatamente ricompensata con una ricca merenda preparata con premura dalle catechiste e da alcune mamme, ed ovviamente presa pacificamente d’assalto in un “batter d’occhio”. Al tempo

Voglio la mamma. Di famiglia ce n’è una sola “Perché sono venuto? Il punto di partenza è un piccolo libro, questo piccolo libro rosso che è ‘Voglio la mamma - Da sinistra contro i falsi miti del progresso’ con cui voglio provare ad affermare la verità. Oggi fare questo sembra un atto di arroganza”. E‘ cominciato da questa affermazione di principio l’intervento di Mario Adinolfi, protagonista applauditissimo dell’incontro dibattito “Voglio la mamma - Di famiglia ce n’è una sola” organizzato dal Forum delle associazioni familiari Marche lo scorso 8 novembre a Loreto, un evento reso possibile grazie anche al patrocinio dello stesso comune di Loreto. Adinolfi 43 anni, sposato con Silvia Pardolesi e padre di 3 figlie, è giornalista scrittore e politico. Inizia la sua militanza nella Dc di Mino Martinazzoli e, conclusa quell’esperienza, contribuisce alla fondazione del partito democratico; è stato candidato alle primarie nazionali, anche se quest’anno non ha rinnovato la tessera del Pd. Credente autentico, che non nasconde i suoi limiti, tanto da autodefinirsi un “pubblicano”. Il titolo del libro“ Voglio la mamma“, scaricabile gratuitamente su Internet, per volontà stessa dell’autore… un “po’ meno dell’editore” come ha raccontato sorridendo Adinolfi, gli è stato suggerito direttamente da sua figlia, un giorno che aveva la febbre, mentre lui la accudiva, dopo alcuni minuti ha esclamato proprio “Voglio la mamma”.Tornando al discorso della verità il giornalista ha chiesto ai presenti se “i bambini nascono ancora da papà e mamma a Loreto?” Alla risposta affermativa Adinolfi ha ribadito che è così “i bambini nascono da un papà e da una mamma da millenni. Oggi vogliono dirmi che questa è un’opinione, a qualche bambino si vuole togliere la mamma per via giudiziaria e un po’ per via politica. Affermare queste cose costa e chi come me e altri lo fa, viene coperto di insulti”. Tanti i temi trattati a partire dalla contrarietà al matrimonio omosessuale “che non significa che sono contro le coppie omosessuali”: è solo che temi come “nascita, amore e morte, non sono temi etici ma essenziali perché riguardano l’essenza della vita”. Bisogna fare attenzione perché “in questo momento c’è in atto un’offensiva antropologica che trasforma le persone in cose. E qual è il fattore che trasforma le persone in cose? Il denaro”. E qui Adinolfi ha fatto l‘esempio di Elton John, sposato con un uomo, che con il denaro si è comprato prima una donatrice di ovuli, poi ha preso un utero in affitto (che il moderno linguaggio politically correct chiama gestazione per altri o meglio ancora gpa, di modo che anche con le parole il concetto non dia fastidio); lo sperma che ha fecondato la donna era dei due “padri” mescolato. Quel bambino Zac, “per contratto non conoscerà mai il padre e la madre. Poi quando è nato è stato letteralmente strappato dal seno della madre e, lo ha detto la stessa pop star, questo ha determinato un momento di imbarazzo e dolore. Poi siccome il bambino, nel tempo, continuava a piangere, hanno fatto arrivare tramite

corriere il latte dagli Stati Uniti dalla donna che lo ha partorito per cercare di lenire il suo dolore”. Lo scrittore ha sottolineato che oggi il “male compiuto è compiuto scientemente. Ci sentiamo imbarazzati a dire che una coppia omosessuale compra un bambino, ma è così. Nel mio partito mi dicevano che non dovevo parlare di certi argomenti perché sono ‘divisivi’: il fatto è che a sinistra si è instaurato un pensiero radicale che è terrificante. Ma tra il diritto del ricco gay borghese e il diritto del bambino chi devo difendere?” Sempre svolgendo il filo del ragionamento della trasformazione delle persone in cose Adinolfi ha messo in evidenza come le “cose sono eliminabili: per esempio il prodotto fallato è il bambino down visto con l’amniocentesi che porta a una terribile statistica ovvero che il 97% dei bimbi down sono abortiti”. Dire come oggi va di moda che bisogna “vivere una vita degna di essere vissuta è una boiata pazzesca: la verità è che sopprimere costa meno che curare”. Partendo dal recente caso di Brittany, Adinolfi ha infatti esclamato “rifiuto l’idea che la morte di mia nonna, mentre le tenevo la mano, con le piaghe da decubito e col pannolone, si debba considerare una morte non dignitosa!” Ha invitato a reagire, Adinolfi, “perché il popolo siamo noi. C’è un problema di timidezza anche da parte del mondo cattolico: ma lo stesso papa Francesco dice che bisogna opporsi alla cultura dello scarto. Quella che si sta combattendo è una battaglia di civiltà, c’è di mezzo il destino dei nostri figli. Mi dicono che sono retrogado e bigotto: ebbene rispondo che c’era un tempo in cui le persone si compravano e si uccidevano i bambini malnati: erano i tempi dell’impero romano di 2000 anni fa. I retrogadi sono quelli che mi vogliono riportare a quell’epoca”. L’incontro è stato aperto da Paolo Perticaroli, presidente del Forum, che attualmente si compone di 23 associazioni, movimenti e organizzazioni che operano a livello locale e nazionale, nello spirito di quanto evidenziato dalla “Carta dei Diritti della famiglia” (Santa Sede 1983). “Come Forum Marche da qualche mese ci stiamo riorganizzando, -ha evidenziato Perticaroli - io stesso sono stato eletto da poco e questa è la nostra prima uscita pubblica su tematiche inerenti la difesa della Famiglia come soggetto sociale. Come ha magistralmente indicato San Giovanni Paolo II nella Familiaris Consortio: ‘Il compito sociale delle famiglie è chiamato ad esprimersi anche in forma di intervento politico: le famiglie cioè devono, per prime, adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello Stato non solo non offendano, ma sostengono e difendono positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere protagoniste della cosiddetta politica familiare e devono assumersi la responsabilità di trasformare la società. Diversamente saranno le vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza”.

stesso alcuni volontari del comitato organizzativo della castagnata Ripana, che ha avuto luogo alcuni giorni prima, coadiuvati da alcuni membri della Confraternita del SS.mo Sacramento di Sant’Angelo, hanno cotto ed offerto generosamente a tutti castagne arrosto, vera prelibatezza di stagione. Iniziare con un momento di festa l’anno catechistico significa partire con il piede giusto, trattandosi di un cammino che va vissuto non come un corso di studi, ma nello spirito della gioia del Vangelo. L’augurio è che momenti di fraternità come questo, possano aiutare il percorso di sequela di questi ragazzi. Pertanto un sentito ringraziamento va alle catechiste, ai genitori, a Don Gian Luca, e a tutti coloro che collaborano con entusiasmo e gratuità alla crescita spirtuale Silvio Giampieri della gioventù ripana.


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NOMINE e DECRETI Il Vescovo S.E. Mons. Carlo Bresciani in data 1 novembre 2014 ha istituito il Fondo di Solidarietà Diocesano tra le Parrocchie della Diocesi (prot. n. 45/2014) e ha nominato Don Vincent Ifeme Direttore dell’Ufficio per l’Ecumenismo (prot. n. 46/2014) Don Luca Rammella Responsabile delle Case per Ferie di Foce e S. Lorenzo (prot. n. 47/2014) Don Stefano Iacono Assistente spirituale dell’Associazione Sportiva Sambenedettese Calcio (prot. n. 48/2014) Diac. Giovanni Vai Collaboratore parrocchiale nella Parrocchia Sacro Cuore di Gesù in Centobuchi (prot. n. 49/2014) Il Sig. Fernando Palestini Direttore dell’Ufficio delle Comunicazioni e della Cultura (prot. n. 52/2014) Il Sig. Franco Veccia Direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale (prot. n. 53/2014) Padre Agostino Maiolini Membro del Consiglio Presbiterale Diocesano (prot. n. 54/2014). Il Vescovo ha nominato la Commissione diocesana per l’Arte Sacra e i Beni Culturali (prot. n. 50/2014): Mons. Vincenzo Catani Presidente della Commissione Mons. Federico Pompei Don Giorgio Carini Prof. Paolo Annibali Prof. Francesco Canestrari Arch. Maria Rita Fiori Segretario della Commissione Dott.ssa Paola Di Girolami Il Vescovo ha inoltre designato i Delegati della Diocesi al prossimo Convegno Ecclesiale Nazionale Di Firenze (prot. n. 51/2014): Alessandra Mastri Don Giuseppe Giudici Alessandro Vannicola Adamo di Giacinti Chiara Verdecchia Sabatino di Serafino

CLASSE 1954 La Classe di Ferro del 1954 organizza l’incontro dei nati e residente di Acquaviva Picena per festeggiare i primi 60 anni. Il ritrovo è previsto per Domenica 23 Novembre ore 11,00 in piazza S. Nicolò, per assistere alla Santa Messa celebrata dal Vescovo Emerito Mons. Gervasio Gestori e poi tutti al Ristorante il Grillo per passare una giornata in allegria in compagnia dei ricordi della scuola e della passata gioventù. I nati e i residenti del 1954 ma anche chi del 1954 volesse partecipare, può telefonare al numero 0735 764115.

Monteprandone:

Festeggiamenti in onore di San Giacomo della Marca Sabato 22 novembre presentazione dei convegni di studio. Il 22 novembre iniziano gli incontri culturali in onore del Santo Patrono San Giacomo della Marca. Con inizio alle ore 10,00 presso la sala consiliare, in piazza dell’Aquila, nel Centro storico, si apriranno i lavori dell’incontro di studi che avrà ad oggetto al presentazione degli atti dei convegni che sono svolti alcuni or sono. Parteciperanno: P. Lorenzo Turchi, direttore del Centro studi di San Giacomo della Marca, il prof. Bartoli insigne studioso del medioevo, il sindaco di Monteprandone, Stefano Stracci, il presidente della Banca di credito cooperativo di Acquaviva Picena e Monteprandone, la curatrice del volume, Dott.ssa Fulvia Serpico. La pubblicazione è stata possibile grazie alla sinergia tra il Centro studi di San Giacomo della Marca, il Comune di Monteprandone e la Banca di credito cooperativo di Acquaviva Picena e Monteprandone. FC

Terza controversia: gli amici dello Sposo digiuneranno

31. DISCUSSIONE SUL DIGIUNO

Leggiamo Lc 5,33-39. Il brano si ha anche in Mt 9,14-17 (Serie su Matteo, n. 46) e in Mc 2,18-22. Luca continua a dipendere da Marco, ma si prende anche delle libertà. 1. La contestazione. «Allora gli dissero: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!» (Lc 5,33). Il soggetto della frase, «gli», è quello del brano letto la volta scorsa, in concreto gli scribi e i farisei, mentre in Mc 2,18 sono esplicitamente i discepoli di Giovanni e i farisei. La pratica del digiuno era molto diffusa ai tempi del Nuovo Testamento come anche nei primi secoli della chiesa. La legge ebraica imponeva solo un digiuno all’anno, nel giorno dello yôm kippùr, della solenne espiazione annuale; «Questa sarà per voi una legge perenne: nel settimo mese, nel decimo giorno del mese, vi umilierete…» (Lv 16,29.31), cioè digiunerete. In realtà, lo abbiamo detto, si digiunava spesso. Così, la profetessa Anna serviva Dio «notte e giorno con digiuni e preghiere» (Lc 2,37). Il nostro Luca, sempre attento alla preghiera, lui solo aggiunge: «e fanno preghiere»; così facevano nella comunità lucane di Antiochia di Siria: «Stavano celebrando il culto del Signore e digiunando,» (At 13,2). 2. La risposta di Gesù. «Gesù rispose loro: Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? 35Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno» (Lc 5,34-35). Gesù non scarta l’esercizio del digiuno, ma ne specifica due tempi. C’è il tempo in cui egli sta vivendo con i sui Apostoli, ed è come quello di un festino nuziale. Per cui essi sono nella situazione in cui si collocava il Battista che presentava sé stesso in quanto amico dello Sposo: «L’amico dello sposo [Giovanni], che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo [Gesù]» (Gv 3,29). E’ questa anche la situazione dei Dodici che sono in una situazione unica e irripetibile: «E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete”» (Lc 10,23). Cioè, la loro situazione è quella degli amici dello Sposo che è Gesù fra loro. Davvero rilevante è il fatto che Gesù si presenti come lo Sposo, qualifica che l’Antico Te-

stamento assegna a Jahvè. Israele non deve ripensare al suo passato peccaminoso che ha causato l’esilio «Poiché tuo sposo è il tuo creatore, / Signore degli eserciti è il suo nome» (Is 54,5; cf Osea cc. 1-3). Così, nel Nuovo Testamento, il tema di Jahvè Sposo d’Israele passa a Gesù lo Sposo della comunità cristiana: «Io provo infatti per voi una specie di gelosia divina: vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta» (2Cor 11,2); la Chiesa, presentata nel suo splendore celeste come nuova Gerusalemme, è «la sposa dell’Agnello» (Ap 21,9; cf 22,17). 3. Il vecchio e il nuovo in tre parabole. 36 Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. 37E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. 38Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. 39Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: “Il vecchio è gradevole!”» (Lc 5,3639). Le prime due «parabole» dicono che il «nuovo» - lo Sposo Gesù - deve essere accolto senza comprometterlo con il «vecchio» delle tradizioni giudaiche. La terza, esclusiva di Luca, dà forse la parola ai giudaizzanti che rimangono ancora attaccati al «vino vecchio», la religione ebraica, che ritengono «gradevole». La loro presenza è attestata da Giacomo che dirà a Paolo: «Tu ved quante migliaia di Giudei sono venuti alla fede e sono tutti osservanti della Legge…» (At 21,20). Conclusione. L’immagine di Gesù quale “Sposo” della nostra persona prende tutta la sua divina grandezza quando il celebrante presenta l’Ostia ai fedeli per la loro comunione. Seguendo la traduzione italiana egli dice: «Beati gli invitati alla cena del Signore». Però, nel testo latino del Missale Romanum si ha: “Beati qui ad cenam Agni vocati sunt”, che richiama e quasi equivale al testo dell’Apocalisse: «Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!» (Ap 19, 9). Lasciamoci conquistare dallo stupore ogni volta che sentiamo tale invito del celebrante: Gesù si dona a noi come nostro Dio, come nostro Redentore, come Sposo della nostra anima, della nostra persona. Crocettigiuseppe@yahoo.it

Impegni Pastorali del Vescovo AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia

Amabili

Via F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

DAL 23 AL 30 NOVEMbrE 2014 DOMENICA 23 NOVEMBRE Ore 18.00 San Benedetto Tr. - Monastero S. Speranza: Vespri e S. Messa per la Giornata delle Claustrali

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI SAN BENEDETTO DEL TRONTO - RIPATRANSONE - MONTALTO

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei pompei.pietro@tiscali.it DIREZIONE REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5) e-mail: lancorasettimanale@tin.it

C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

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Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

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LUNEDì 24 NOVEMBRE Ripatransone Incontro formativo per il Giovane Clero MARTEDì 25 NOVEMBRE Incontro formativo per il Giovane Clero Ore 17.30 Comunanza - Parrocchia S. Caterina: S. Messa per la festa patronale - Inaugurazione della struttura protetta per disabili “don Rino Vallorani”

VENERDì 28 NOVEMBRE Ore 11.30 Monteprandone Santuario di S. Giacomo: S. Messa Ore 16.00 San Benedetto Tr. - Cattedrale: Confessioni Ore 19.00 Ripatransone - Esercizi spirituali per i giovani della Diocesi DOMENICA 30 NOVEMBRE Ripatransone Esercizi spirituali per i giovani della Diocesi Ore 17.30 San Benedetto Tr. - Cattedrale: S. Messa per l’inizio dell’anno della Vita Consacrata


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FEDE E RAGIONE: A COLLOQUIO COL VESCOVO CARLO A SCUOLA Gli alunni del Liceo classico di Montalto delle Marche si interrogano su importanti tematiche. Un interessantissimo incontro quello che si è svolto nella mattinata di Sabato 15 novembre u. s. nella sede della locale sezione del Liceo classico con il Vescovo Carlo. Di ritorno dalla Santa Messa celebrata dal nostro Pastore presso la Chiesa della Santissima Trinità, insieme alla Comunità monastica clariana di Montalto, i giovani hanno accolto il Vescovo a scuola, insieme ad alcuni Docenti, con un gustoso momento di ricreazione, preparato con alcuni dolci realizzati dagli stessi studenti in occasione di questa giornata speciale di scuola. Al termine dello stesso tutti si sono portati nell’Aula Magna, dove la Professoressa Del Balzi, Docente di Religione cattolica in tutte le classi del Liceo montaltese, ha rivolto un saluto di benvenuto al Vescovo e lo ha ringraziato a nome di tutto il Corpo docente e degli alunni per la sua gradita presenza in mezzo a loro, presenza tra l’altro già vissuta nella primavera scorsa, quando il nostro presule aveva voluto visitare la stessa sezione liceale prima del termine dell’Anno scolastico, a pochi mesi dalla sua venuta in Diocesi, per salutare anche quei giovani che, di lì a poco, avrebbero lasciato con la maturità quei banchi verso più alte mete accademiche o lavorative. È stato proprio il Vescovo ad introdurre l’argomento molto denso di implicazioni e risvolti filosofico-teologici, ri-

chiamando l’ultimo importante documento magisteriale in questo campo, rappresentato dall’Enciclica di San Giovanni Paolo II, che ha lo stesso titolo dell’incontro voluto da, cioè Fides et Ratio, in cui il santo Pontefice polacco apriva la sua riflessione spiegando come “la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”. Quindi diversi studenti hanno voluto prendere la parola, con delle domande puntuali e preparate ad hoc, che hanno stimolato l’attenzione di tutto l’uditorio, e permesso al nostro Vescovo Carlo, accompagnato a scuola dal Parroco don Lorenzo, di illustrare al meglio, pur nella sintesi, diverse problematiche legate non soltanto alla tematica prescelta, ma che hanno spaziato anche nella morale cristiana e nella bioetica, trovando così nell’interlocutore l’eccellente preparazione degli studi e degli anni di insegnamento a Brescia. Una fotografia di gruppo ha poi, come da tradizione, concluso gioiosamente l’incontro. lauretanum

Riconoscenza e lode a Dio in onore di San Giacomo della Marca di Giuseppe Paolini

Non mi è facile dire qualcosa in occasione della festa del Patrono. La difficoltà viene dalla consapevolezza di essere di fronte a un grande Uomo di pace, Uomo di cultura e di carità. Giacomo nasce a Monteprandone nel settembre del 1393 in una famiglia numerosa. Comincia a studiare Diritto, ma la diffusa disonestà lo induce ad approfondire la sua vocazione e a scegliere la vita religiosa. Il 25 Luglio 1416 veste l’abito francescano. A Firenze, dopo gli studi teologici, nel 1940 frate Giacomo è ordinato sacerdote. Da San Bernardino da Siena impara l’arte oratoria e diventa un predicatore itinerante eccezionale, girando per tutta l’Italia e l’Europa. Il 28 Novembre 1476 frate Giacomo muore nel convento della Trinità a Napoli. Il 10 Settembre 1726 è dichiarato Santo da papa Benedetto XIII. Parlava di pace politica riguardante i cittadini perché diceva: “con la pace la patria è ben governata, per conservarla occorre amarsi di tutto cuore cercando l’unità attraverso la verità e non la menzogna”, ma oggi ci sono cattive consuetudini per cui tra vicini non ci si saluta, anzi ci si odia. Oggi è venerato nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a Monteprandone dove in un’urna sono contenute le sue spoglie mortali. Il santuario è meta di pellegrinaggi e, in determinate ricorrenze, si può ricevere l’indulgenza plenaria. I genitori recano i loro fanciulli nella cappella di S. Giacomo per metter i loro piccoli sotto la protezione del Santo taumaturgo. Non mancano significativi incontri spirituali tenuti dai frati minori che con semplicità e umiltà profonda si mettono a servizio di chi ha bisogno di conforto, sostegno nei momenti di prova. Un nutrito gruppo di credenti, facenti parte dell’ordine francescano secolare, apporta un importante contributo al buon andamento del santuario. Le Sante Messe, ben accompagnate dai diversi cori, rendono la Liturgia più partecipata: la preghiera un lieto rivolgersi a Dio. Nella cappella adiacente quella di S. Giacomo viene venerata la Madonna delle Grazie, una terracotta policroma del XV secolo, ritrovata sotto terra da S. Giacomo ed eletta somma protettrice del santuario. Un grazie di cuore a fra Marco, da poco trasferito a San Marino, il nuovo guardiano fra Lorenzo, fra Bernardino… e l’instancabile fra Carlo.

La 18а GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE anche nella Diocesi di San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto di Michela Galieni

Sabato 29 novembre 2014 si terrà in tutta Italia la diciottesima edizione della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Più di 135.000 volontari della Fondazione Banco Alimentare Onlus, in oltre 11.000 supermercati, inviteranno a donare alimenti a lunga conservazione che verranno distribuiti a 8.898 strutture caritative (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, ecc.) che aiutano oltre 1.950.000 persone povere. Un italiano su dieci soffre di povertà alimentare, in soli sette anni la povertà assoluta è quasi triplicata, siamo passati da 2,4 milioni di persone nel 2007 a 6 milioni di poveri nel 2013, persone che sono incapaci di sostenere la spesa minima per alimentazione, casa e vestiti. Per questa ragione la Fondazione Banco Alimentare Onlus rinnova l’invito a partecipare alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. Le donazioni di alimenti ricevute in quel giorno andranno a integrare quanto la Rete Banco Alimentare recupera grazie alla sua attività quotidiana, combattendo lo spreco di cibo (oltre 62.000 tonnellate distribuite l’anno scorso). L’emergenza alimentare affligge più che mai anche la Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto. Per questo anche nel 2014 il Banco Alimentare Marche Sud, magazzino di San Benedetto del Tronto coordinerà centinaia di volontari impegnati che, con la loro presenza continua durante tutto l’orario di apertura del supermercati aderenti, assicurano la buona riuscita dell’evento. Moltissime le associazioni, le Caritas parrocchiali ed i gruppi di volontari che supporteranno l’iniziativa. Una silenziosa ma entusiasta mobilitazione che coinvolge moltissimi giovani e gruppi di ragazzi che indosseranno la pettorina gialla, imprenditori che metteranno a disposizione gratuitamente camion ed automezzi per il trasporto degli alimenti donati. La raccolta riguarderà principalmente di alimenti a lunga scadenza tra cui pasta, riso, pelati, legumi, latte, omogeneizzati, zucchero, alimenti per l’infanzia, tonno e olio. Ad oggi il Banco Alimentare Banco Alimentare Marche Sud, magazzino di San Benedetto del Tronto sostiene oltre 104 enti caritativi tra cui mense dei poveri, centri d’accoglienza, comunità per il recupero di tossicodipendenti, minori e ragazze madri, centri di solidarietà e Caritas per un totale di 21.500 assistiti con cadenza mensile. La fame in Italia è un’emergenza che non si può ignorare. Come ricordato più volte anche da Papa Francesco, tutti hanno diritto ad avere accesso ad una alimentazione adeguata, si tratta di un bisogno primario. E tutti possono fare qualcosa.Le ragioni di fondo del gesto di carità della donazione durante la Colletta Alimentare sono quindi così descritte da Papa Francesco. «Vi invito a fare posto nel vostro cuore a questa urgenza, rispettando questo diritto dato da Dio a tutti di poter avere accesso ad una alimentazione adeguata. Condividiamo quel che abbiamo nella carità cristiana con chi è costretto ad affrontare numerosi ostacoli per soddisfare un bisogno così primario. Invito tutti noi a smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane non abbiano un impatto sulle vite di chi la fame la soffre sulla propria pelle». Questo importante evento, che gode dell’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica e del Patrocinio di Expo Milano 2015, é reso possibile grazie alla collaborazione dell’Esercito Italiano e alla partecipazione di decine di migliaia di volontari aderenti all’Associazione Nazionale Alpini, alla Società San Vincenzo De Paoli, alla Compagnia delle Opere Sociali e ai Distretti italiani del Rotary International.

MACROREGIONE – SVILUPPO DELL’ ITTITURISMO – LE MARCHE COORDINATRICI DEL PROGETTO NEMO Fornire un insieme di dati sullo stato dell’arte delle attività turistiche legate alla pesca nella Macroregione Adriatico Ionica, delineando analisi previsionali e un piano di azione per lo sviluppo sostenibile di tali attività nel periodo 2014 – 2020. Sono questi gli obiettivi del Progetto NEMO - NEtworking for the DevelopMent of maritime tOurism at EUSAIR level - approvato nell’ambito del programma di cooperazione europea per l’area mediterranea, che vede la Regione Marche nel ruolo di coordinatore. Il progetto, della durata di un anno, ha come obiettivo generale la gestione sostenibile delle risorse marine, l’armonizzazione delle politiche marittime integrate e la valorizzazione delle zone costiere. In coerenza con il concetto di “Crescita blu” e con il potenziale di sviluppo delle attività economiche marittime, il partenariato transnazionale di NEMO che coinvolge oltre l’Italia la Grecia e la Croazia, sta lavorando sulla raccolta dati relativi al Pescaturismo nell’area della Macro Regione Adriatico Ionica, al fine di delineare approcci e metodologie comuni e proporre orientamenti per potenziali progetti futuri. In questa prospettiva si è tenuto in Regione un incontro coordinato dal responsabile dell’ufficio Pesca marittima Uriano Meconi, a cui hanno partecipato operatori, associazioni di categoria e rappresentanti delle istituzioni. NEMO rappre-

senta un’occasione importante per la Regione Marche per proporre azioni strategiche e progetti per lo sviluppo di tali attività nei bandi del prossimo periodo di programmazione. Per cogliere al meglio le opportunità offerte e l’interesse mostrato dai turisti verso l’ittiturismo, è emerso durante l’incontro, occorrono azioni su più livelli, da quello culturale, alla semplificazione amministrativa, dal coordinamento con le norme sulla ristorazione, alla sicurezza. La pesca turismo - la cui disciplina è stata rivista nel corso del 2012 e del 2013 - integra l’offerta turistica dei pescatori, differenziando il reddito e promuovendo la professione anche con una serie di servizi a terra, compresa la ricettività e la ristorazione, coinvolgendo anche attività ricreative e culturali come i musei del mare e i centri di valorizzare del patrimonio socio-culturale rivierasco. (f.b.)


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I VALORI DEL DARE ono ancora pochi coloro che conoscono l’esistenza e il perchĂŠ delle Offerte destinate al sostentamento dei sacerdoti. Perciò ogni anno si celebra una Giornata Nazionale la domenica di Cristo Re, per far scoprire a tanti fedeli un modo ulteriore di essere affidati gli uni agli altri, ripetendo il gesto con cui si provvedeva agli “uomini di Dioâ€? nelle comunitĂ cristiane delle origini. Una giornata speciale che potrĂ contribuire a far crescere la sensibilitĂ verso il ruolo e l’opera dei sacerdoti, cosĂŹ come il vincolo di comunione tra fedeli e presbiteri nella nostra Chiesa.

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Non ce lo nascondiamo: è il dare meno facile nella comunitĂ ecclesiale italiana. E’ il dare a chi non abbiamo sotto gli occhi, a chi è lontano e non conosciamo. Ăˆ il dare ai 36 mila preti diocesani attraverso le Offerte deducibili intestate all’Istituto Centrale Sostentamento Clero. Eppure un dare del genere rappresenta un gesto moderno che dimostra concretamente corresponsabilitĂ , solidarietĂ , condivisione e ampio senso di appartenenza ecclesiale. E’ un comportamento che allarga la visuale. Ăˆ una sorta di grandangolo ecclesiale. Fa vedere che non c’è soltanto il “mioâ€? prete, il prete della mia comunitĂ verso il quale non manco di generositĂ . Ma ci sono anche gli altri preti di cui, assieme ad altri fedeli, mi prendo cura. Compresi quelli ormai anziani o malati o ancora forti nel corpo che, coerenti con il Vangelo, combattono le mafie e difendono il creato e le sue creature. Pensare a tutti i sacerdoti, e donare anche un solo euro, è quindi una manifestazione concreta di tanti valori che spingono ad un forte, vero, sano sentimento di comunione fraterna. E non è importante il “quantoâ€? si dona ma il “comeâ€? si dona. Con il cuore, cioè con gioia. Ecco allora che questa Offerta, che non a caso si chiama Insieme ai sacerdoti, è quel dare che unisce e che costruisce la Chiesa comunione, annullando distanze e gelosie. Ăˆ quel dare che rende possibile la perequazione: non ci sono preti ricchi accanto a preti poveri e a tutti è garantita una base comune. Ăˆ un dare dal formidabile valore educativo per i fedeli e che, allo stesso tempo, impegna ogni sacerdote a vivere e testimoniare a tempo pieno, con coerenza e credibilitĂ , il Vangelo. (MARIA GRAZIA BAMBINO)

SCOPRI LE OFFERTE. FAI CRESCERE LA COMUNIONE. Sono Offerte diverse da tutte le altre, perchĂŠ sono espressamente destinate al sostentamento dei nostri preti diocesani. Dal piĂš lontano al tuo parroco. CHI PUĂ’ DONARE L’OFFERTA PER I SACERDOTI? Ognuno di noi. Per sĂŠ, per la famiglia o il gruppo parrocchiale. Importante è che il donatore corrisponda ad una persona fisica (ad esempio: Mario Bianchi, e non “famiglia Bianchiâ€? nĂŠ “parrocchiani S. Giorgioâ€?). COME POSSO DONARE? - con conto corrente postale n. 57803009 intestato a “Istituto Centrale Sostentamento Clero - Erogazioni liberaliâ€?, Via Aurelia 796 - 00165 Roma - con uno dei conti correnti bancari dedicati alle Offerte, indicati sul sito www.insiemeaisacerdoti.it nella sezione “Come donare-Bonifico bancarioâ€? - con un contributo diretto all’Istituto sostentamento clero della tua diocesi. La lista degli IDSC è su www.insiemeaisacerdoti.it nella sezione “Come donare-Versamento direttoâ€? - con carta di credito CartaSĂŹ chiamando il numero verde CartaSĂŹ 800 825 000 o donando online su www.insiemeaisacerdoti.it.

DOVE VANNO LE OFFERTE DONATE? All’Istituto Centrale Sostentamento Clero che le distribuisce equamente tra i circa 36 mila preti diocesani. Assicura cosĂŹ una remunerazione mensile tra 860 euro al mese per un sacerdote appena ordinato, e 1.338 euro per un vescovo ai limiti della pensione. Le Offerte sostengono anche circa 3 mila preti ormai anziani o malati e 600 missionari nel Terzo mondo. PERCHÉ OGNI PARROCCHIA NON PUĂ’ PROVVEDERE DA SOLA AL SUO PRETE? L’Offerta è nata come strumento di comunione tra sacerdoti e fedeli e per dare alle comunitĂ piĂš piccole gli stessi mezzi di quelle piĂš popolose, nel quadro della “Chiesa comunioneâ€? delineata dal Concilio Vaticano II. E’ diversa la destinazione. Ogni parrocchia infatti dĂ il suo contributo al parroco che può trattenere dalla cassa parrocchiale per il suo sostentamento 7 centesimi al mese per abitante (quota capitaria). Ma nella maggior parte delle parrocchie italiane, che contano meno di 5 mila abitanti, ai parroci mancherebbe il necessario. Le Offerte e l’8xmille vengono allora in aiuto alla quota capitaria.

PERCHÉ DONARE L’OFFERTA SE Câ€™Ăˆ GIĂ€ L’8XMILLE? Offerte e 8xmille sono nati insieme nel 1984, con l’applicazione degli accordi di revisione del Concordato. L’8xmille oggi è uno strumento ben noto, e non costa nulla in piĂš ai fedeli. Le Offerte invece sono un passo ulteriore verso la corresponsabilitĂ : comportano un piccolo esborso ma indicano una scelta di vita ecclesiale. Tuttora le Offerte coprono circa il 2% del fabbisogno, e dunque per remunerare i nostri sacerdoti bisogna ancora far riferimento all’8xmille. PERCHÉ SI CHIAMANO ANCHE “OFFERTE DEDUCIBILIâ€?? PerchĂŠ si possono dedurre dal reddito imponibile nella dichiarazione dei redditi fino a un massimo di 1.032,91 euro l’anno.


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Anno XXXI 23 Novembre 2014

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III CONGRESSO REGIONALE

Discepoli Divina Misericordia Marche

26 OTTOBRE

Ancona PALAROSSINI

Grazie a S.E. monsignor Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, per avere autorizzato la “Shalom viaggiâ€? a svolgere il III Congresso regionale Discepoli Divina Misericordia 0DUFKH QHOOD VXD GLRFHVL &UHGLDPR LQIDWWL FKH VHQ]D OD ÂżOLDOH GRFLOLWj DOOH GLUHWWLYH GHO 9HVFRvo, qualsiasi incontro non possa generare alcun frutto. Grazie ai fedeli (piĂš di 6.000) che, provenienti da tutta la regione, hanno partecipato a questo incontro di preghiera, di testimonianza e di catechesi, rispondendo con immensa gioia e con grande coinvolgimento. Hanno trascorso 12 ore in un palazzetto dello sport, seduti su scomode sedie di plastica o sulle gradinate senza neanche lo schienale. Ma perchè hanno sopportato questo disagio? PerchĂŠ erano spinti dall’amore per GesĂš e per la Madonna. Grazie agli animatori della giornata: fra Ljubo Kurtovic, Marina Berardi, don Primo MartiQX]]L GRQ 3DROR 6FRQRFFKLQL &RVWDQ]D 0LULDQR 0DULR $GLQROÂż SDGUH 0DXUL]LR %RWWD 0DUFR 6FLFFKLWDQR 'HERUD 9H]]DQL 5REHUWR %LJQROL *LDFRPR &HOHQWDQR $QLD VXRU /RUHOOD VXRU (PPDQXHO 0DLOODUG 5RODQG H 0HOLQGD /D 0HVVD q VWDWD SUHVLHGXWD GD 6 ( PRQVLJQRU *LRvanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno. *UD]LH LQÂżQH D SDSD )UDQFHVFR D FXL YRJOLDPR ULQQRYDUUH OD QRVWUD REEHGLHQ]D SHU PDQLIHVWDUH OD QRVWUD YRORQWj GL DGHULUH FRQ DPRUH H FRHUHQ]D D WXWWR LO SDWULPRQLR GHOOD IHGH e a tutti gli insegnamenti della Chiesa. Ogni cattolico, infatti, ha il dovere di seguire sempre il 3DSD 9HVFRYR GL 5RPD SHUFKp HJOL q LO JDUDQWH GHOOD YHULWj PD GHYH VHJXLUH DQFKH L YHVFRYL ÂŤNon c’è una Chiesa sana se i fedeli, i diaconi e i presbiteri non sono uniti al vescovo. La &KLHVD QRQ XQLWD DO YHVFRYR q DPPDODWDÂŞ FIU 3DSD )UDQFHVFR &RVu L YHVFRYL GHYRQR HVsere in comunione con il Successore di Pietro, altrimenti come dice, con una espressione molto forte, il cardinale di Bologna monsignor Carlo Caffarra: ÂŤSe un vescovo ha un pensiero contrario a quello del Papa se ne deve andare, ma proprio se ne deve andare dalla diocesi. PerchĂŠ condurrebbe i fedeli su una strada che non è piĂš quella di GesĂš CristoÂť. “Pregate, pregate, pregateâ€?

La Sacra Bibbia

IL LIBRO PIĂ™ LETTO DOPO LA BIBBIA

(GLWR GD SRFR KD JLj YHQGXWR PLJOLDLD GL FRSLH &DUDWWHUL WLSRJUDÂżFL JUDQGL H OHJJLELOL GD WXWWL Edizione pregiata in similpelle bianca, disponibile anche in altri 4 colori. TESTO CEI 2008

Nuova edizione ampliata. PiĂš di 2000 pagine con le piĂš belle preghiere della tradizione.

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