Il Fatto Quotidiano (! NOvembre 2009)

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Per D’Alema la nomina a ministro esteri della Ue non prevede alcun inciucio con B. Speriamo non lo giuri sulla Bicamerale

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€ 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Domenica 1 novembre 2009 – Anno 1 – n° 35 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

MARRAZZO: RACCONTO TUTTO I verbali dei pm sul blitz a casa del trans Il ricatto, il video e la telefonata del premier

STEFANO, TROPPI MISTERI Confusione nei referti, racconti dei detenuti. Il pm chiama la famiglia D’Onghia, Zanca pag. 2 e 3 z

In memoria dei diritti umani di Furio Colombo

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on leggete le storie di Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese. Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto innocente impigliato nella rete di un’ odiosa burocrazia persecutoria. Sono la stessa persona, privata all’ improvviso di diritti umani e civili. Quella persona siamo noi, mentre moriamo di botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un campo di concentramento detto “Centro di Identificazione ed Espulsione”. Siamo noi persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ ha preferito dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere uma-

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no ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete. Vorrei essere capito. Sto dicendo che noi, noi tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui si pestano a morte i detenuti, si scavalcano di fretta i cadaveri, si lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’ immigrato testardo. Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere- lasciano morire chi cerca nella morte l’ unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’ assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi.

nberlino 1989-2009 Quella domanda che fece crollare il Muro Telese e Citati pag. 10-11z

ni 70 anni del sacerdote Le generazioni perdute di Don Rigoldi

“I carabinieri erano due, la coca penso l’abbiano messa loro. Ho strappato il numero di telefono che mi avevano lasciato”. I dubbi degli inquirenti e le bufale di Lillo e Gomez pag. 5 z “Libero”.

CATTIVERIE

Dalla Chiesa pag. 6z

Premesso che quella sera lui era solo in transito, aderiamo a iniziativa: regala un Tom Tom a Gaspar ri.

Libera interpretazione del “Napoleone in trono” di Ingres, di Roberto Corradi

GIUSTIZIA x Sicuro dell’impunità

BERLUSCONI: I PROCESSI? IO ME NE FREGO “Anche se mi condannano non mi dimetto”. Il leader del Pdl pensa intanto a nuove prescrizioni e agli spostamenti dei processi. Fierro e Mascali pag. 4 z

Udi Gian Carlo Caselli VOGLIONO TAGLIARE LE UNGHIE AI GIUDICI straordinario. É Uneralinil successo bilancio degli “stati gedell’antimafia” organizzati da “Libera” una settimana fa. Significativa la presenza di Napolitano. pag. 18 z

E IL CAVALIERE SI AUTODENUNCIÒ di Marco Travaglio

uando denunciò per ricettazione il direttore di “Oggi”, Pino Belleri, che nell’aprile 2007 aveva pubblicato le foto del suo harem a Villa Certosa, Silvio Berlusconi non poteva immaginare che due anni dopo avrebbe ricevuto il video di Marrazzo col trans. E che, visionandolo e tenendolo in un cassetto di Palazzo Grazioli, avrebbe rischiato una denuncia per lo stesso reato che lui e l’on. avv. Niccolò Ghedini avevano appena rinfacciato a Belleri (ora imputato a Milano per quelle accuse). Le foto del Cavaliere che, due mesi dopo il Family Day, palleggia e palpeggia sulle sue ginocchia tre procaci “attiviste di Forza Italia” (parole sue), presentano qualche analogia col videotape di Marrazzo. Ma non sono la stessa cosa. La ricettazione scatta quando qualcuno, “al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve o occulta cose provenienti da un qualsiasi delitto o comunque s’intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare”. Pena prevista: “reclusione da 2 a 8 anni”. Ora, le foto di “Oggi” le scattò Antonello Zappadu fuori dalla villa, forse ingrandendole con un teleobiettivo (niente violazione della privacy), o forse usandolo per realizzarle (violazione della privacy). Belleri le acquistò per pubblicarle su Oggi. Secondo Berlusconi e Ghedini, non poteva non capire che le foto erano corpo di un reato (violazione della privacy). Ma, per casi del genere, viste le finalità giornalistiche, il Codice prevede il “reato speciale” (e minore) di pubblicazione di materiale acquisito in violazione della privacy. La ricettazione invece è una fantasia del duo Ghedini-Berlusconi. Ma si applica a pennello al caso Marrazzo. Il video è girato da carabinieri delinquenti che irrompono in casa del trans (violazione di domicilio), filmano due persone seminude (violazione della privacy), costringono con la forza Marrazzo a firmare tre assegni (violenza privata ed estorsione), poi tentano di vendere il videotape a vari giornali (Oggi, Libero, Chi, Panorama), giornalisti ed editori (Feltri, Signorini, Belpietro, famiglia Berlusconi, Angelucci). Chi lo riceve o lo occulta o s’intromette nel farlo acquistare, ricevere od occultare, che intenda pubblicarlo o meno, precipita nella ricettazione: il video infatti deriva da reati ben più gravi della violazione della privacy. Ergo niente reato speciale (e minore). Semprechè, ovvio, si intenda ricavarne profitto e si sappia che il dvd è “proveniente da delitto”. Ma, per capirlo, bastava guardarlo: Marrazzo, in mutande con un trans in una casa privata, implora pietà (“non mi rovinate”) e teme che gli estorsori abbiano chiamato “i giornalisti sotto”. Più chiaro di così… Signorini riceve il video e s’intromette per farlo acquistare da Libero e da Panorama; Marina Berlusconi lo riceve; come pure papà Silvio, che se lo guarda con comodo, lo conserva per due settimane, poi s’intromette nel farlo occultare: infatti chiama Marrazzo per dirgli di comprarselo da Photomasi e farlo sparire; poi avverte Signorini, che mette in allerta l’agenzia: “La chiamerà Marrazzo”. Oltretutto, per non incappare nell’accusa di conflitto d’interessi, il Cavaliere è costretto a dire di aver ricevuto il video dalla figlia non come editore, ma come padre, e di aver telefonato a Marrazzo come premier per fargli “una carineria”. Dunque, almeno sulla carta, ci sarebbero tutti gli estremi per indagare per ricettazione un bel po’ di gente (e non solo il carabiniere che aveva il dvd in casa e lo mostrò il video all’inviato di Oggi). Decideranno i magistrati se l’articolo 648 del Codice penale si applichi al caso concreto e nei confronti di chi. Ma una cosa è certa: per come Berlusconi intende la ricettazione nella sua denuncia a Belleri, Berlusconi ha commesso una ricettazione. Riletta oggi, quella denuncia è un’autodenuncia.

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