ALBUM DI VIAGGIO - Ferrara

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a r a r r Fe

Album Guida alla città

di viaggio

Questo album di viaggio ti prenderà per mano, per accompagnarti tra le strade della misteriosa Ferrara, ma non è una guida come tutte le altre! In questo libro il protagonista sei tu: scoprire una città è come un’avventura, che ti arricchisce di sapere, di sapori, d’immagini, ricordi ed emozioni. Qui troverai una mappa di Ferrara con informazioni utili, curiosità ed eventi, un percorso animato tra le strade della città, un diario di viaggio da costruire e inventare, laboratori, ricette tipiche, una cartolina da creare e spedire a chi vuoi tu.


istruzioni per l’uso Segui il percorso

alcuni monumenti da

SCRIVI

SCATTA

LEGGI

APPROFONDIMENTO

viaggio abbiamo scelto

DISEGNA

Per ogni tappa di questo

FAI A CASA

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CONFRONTA

dalla Signoria Estense.

CERCA

sulle tracce lasciate

OSSERVA

alla scoperta di Ferrara,

osservare con più attenzione, storie e tradizioni da leggere, particolari da scoprire, piccoli giochi, spazi da vivere e reinterpretare. La legenda che trovi qui ti aiuterà nella visita alla città.

Prima di iniziare il percorso procurati: una matita per scrivere e disegnare, una colla e una macchina fotografica (anche quella usa e getta può andare bene).

Nota: in “Un viaggio indietro nel tempo” le parole evidenziate con colori diversi corrispondono a differenti periodi storici; per conoscere le date esatte in cui sono accaduti gli avvenimenti guarda la scaletta storica a pagina 100.


Pag. 4 Carta d’identità Pag. 6 Un viaggio indietro nel tempo…

indice 1 Castello Estense LABORATORIO

Pag. 74 Diario di viaggio

Pag. 28

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Cattedrale LABORATORIO

Pag. 97 Personaggi e curiosità: lo sai che...?

Pag. 36

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Palazzo dei Diamanti LABORATORIO

Pag. 100 Le date di Ferrara: che cosa succede e quando?

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Palazzo Schifanoia LABORATORIO

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Palazzina di Marfisa d’Este LABORATORIO

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Mura e Via delle Volte LABORATORIO

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NOME

COGNOME

DA DOVE VIENI

FOTO

Carta d’identità da viaggio

Prima di partire personalizza la tua guida: compila la carta d’identità da viaggio…

CON CHI VIAGGI

QUALE OGGETTO PORTI SEMPRE CON TE NELLE TUE GITE

(Descrivilo e disegnalo)


scrivi il tuo nome come se fossi in viaggio per una strada tutta curve... scrivi con mano tremante come se percorressi una strada dissestata... 5

scrivi velocissimo come se corressi giĂš da una discesa...

inventati nuovi modi per scrivere il tuo nome e cognome...


Un viaggio indietro nel tempo... 6

utte le città crescono in rapporto all’ambiente naturale che le circonda: Ferrara si trova proprio vicino al delta del Po, in mezzo a un paesaggio che può sembrare piatto e tranquillo e invece è capriccioso e mutevole. Il grande fiume, il più lungo d’Italia, poco prima di arrivare al mare si divide in tanti piccoli rami che, nel corso degli anni, a volte si prosciugano, altre si allargano formando paludi e acquitrini, altre ancora cambiano addirittura percorso! Il Po, nel suo lungo cammino dalle Alpi al Mare Adriatico, porta poi con sè fango e rocce che possono formare isolotti o depositarsi nel luogo in cui il fiume sbocca nel mare aggiungendo nuova terra… Così, molti paesi che nei tempi antichi si trovavano sul mare ora sono a parecchi chilometri di distanza da esso! uesti continui cambiamenti del paesaggio e i vantaggi della posizione (immagina quante merci potevano arrivare da terre lontane attraverso il fiume e il mare!) hanno fatto sì che Ferrara nascesse come “figlia” di ben due città più antiche, ossia Spina, un importante porto etrusco, e Voghenza, un villaggio fondato dai Romani.


na grande alluvione distrusse Voghenza: i suoi abitanti si spostarono nella zona dove oggi c’è Ferrara e cominciarono a costruire case, ponti e strade... Ma quando la città comincia a essere chiamata con questo nome? Il primo documento è dell’anno 749 e parla di Ferrara come di una cittadella fortificata governata da un duca dipendente dall’imperatore di Bisanzio, l’attuale Istanbul (questa città si trova in Turchia: cercala su un atlante e guarda quant’è lontana da Ferrara!). L’origine del nome è poco chiara: c’è chi pensa derivi da “ferro”, chi dal latino feriarum area, cioè “luogo dove si tiene una fiera”, e chi dal “farro”, un cereale che i Romani usavano per fare il pane. Comunque, Ferrara si sviluppa sulla sponda sinistra del Po di Volano che allora era il ramo principale, ricorda questo particolare! Per l’importanza della sua posizione, i Longobardi, popolo di guerrieri venuto da Nord, invasero la città più volte, finché vennero definitivamente sconfitti da Carlo Magno, che donò Ferrara al Papa. La città entra così a far parte dello Stato della Chiesa e continua ad espandersi ed arricchirsi grazie al suo porto, attivo soprattutto nel commercio del sale.

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opo due secoli, la Chiesa concede Ferrara in feudo al marchese Tedaldo di Canossa, che costruisce il primo importante edificio cittadino, Castel Tedaldo, poi andato distrutto. Estinta la dinastia dei Canossa, la città diventa un Comune e inizia a essere governata da un podestà scelto tra le più importanti famiglie cittadine. Ci saranno sanguinose lotte per il potere tra la famiglia guelfa degli Adelardi e quella ghibellina dei Salinguerra, ma proprio in questo periodo Ferrara comincia ad assumere l’aspetto che oggi vediamo. Viene infatti costruita la maestosa Cattedrale dedicata a San Giorgio, il patrono della città. Questa grande e bellissima chiesa, costruita in una zona che prima era isolata e acquitrinosa, diventa subito il nuovo centro della vita cittadina. I continui intrighi e scontri tra le principali famiglie, però, rischiavano di indebolire la città, sempre minacciata dalla vicina e potente Repubblica di Venezia. È in questo scenario che assume sempre più prestigio la famiglia degli Este, imparentata con gli Adelardi. Dopo un’ennesima lotta, infatti, Azzo Novello d’Este, con l’appoggio del Papa e di Venezia, sconfigge Salinguerra II e diviene podestà della città. I ferra-


resi sono così entusiasti per la ritrovata pace da accettare che Azzo lasci il potere ai suoi eredi: iniziano così la Signoria Estense e il periodo di massimo splendore di Ferrara. li Este governano per più di trecento anni! Ferrara diventa una delle città più importanti d’Europa per la bellezza dei suoi edifici e il prestigio dei personaggi che ospita. Alla Corte estense, nel corso degli anni, lavorano artisti come Piero della Francesca, Cosmè Tura e Roger Van der Weyden, letterati come Lorenzo Valla, Ludovico Ariosto e Torquato Tasso, e importanti musicisti, architetti, ingegneri… I più importanti palazzi ed edifici che ancora oggi puoi ammirare sono stati fatti costruire dai membri di questa famiglia che si sono succeduti al governo della città. Niccolò II ordinò la costruzione del poderoso Castello Estense. Posto nei pressi della Cattedrale, il castello si trasformerà poi da strumento di difesa in raffinata dimora signorile. Alberto, invece, fondò l’Università (ancora oggi esistente!) e iniziò i lavori per il Palazzo del Paradiso e il Palazzo Schifanoia. Un ruolo particolare lo riveste Ercole I, che fece progettare e realizzare al grande architetto Biagio Rossetti un autentico “raddoppio” della città! È la famosa

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“Addizione Erculea”: viene ampliata la cerchia delle mura e si costruiscono nuove strade, ampie e dritte, molto diverse dalle tortuose viuzze della città vecchia. L’incrocio tra i due nuovi viali principali, chiamato Quadrivio, diventa un vero e proprio secondo centro cittadino in cui trovano posto il particolarissimo Palazzo dei Diamanti e meravigliosi giardini pubblici. Proprio durante il periodo di Ercole, però, il Po fa uno dei suoi “capricci”: il corso principale delle acque comincia a scorrere più a Nord e il Po di Volano diventa un semplice ramo secondario. Ciò ha delle conseguenze negative per il porto di Ferrara, che diviene meno attivo. on l’ultimo duca, Alfonso II, la Corte estense raggiunge il massimo del lusso e dello sfarzo, dopodiché, non essendoci eredi, la città torna allo Stato della Chiesa. Inizia un lungo periodo di decadenza: il porto è sempre meno importante e i cardinali, che governano per conto del Papa, trascurano i lavori di bonifica delle paludi. Molte famiglie di spicco lasciano la città e la vita culturale si spegne.


ualche speranza è riaperta dall’avvento di Napoleone: i suoi commissari riprendono i lavori di bonifica e portano idee nuove, ma introducono anche il servizio militare obbligatorio, suscitando il malcontento dei contadini. La fortuna dell’Imperatore francese, però, avrà vita breve, e Ferrara tornerà allo Stato della Chiesa fino al 1860, quando le Guerre d’Indipendenza e un plebiscito la faranno entrare nel Regno d’Italia. on il nuovo Stato italiano si sviluppa molto l’agricoltura e arrivano le prime industrie. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Ferrara conosce un rinnovato benessere, soprattutto grazie al turismo: oggi milioni di persone vengono da tutto il mondo a visitare questa splendida città, che per la sua bellezza unica è stata proclamata Patrimonio Mondiale dell’Umanità.

Feudo Nel Medioevo, concessione di un territorio fatta da un re a un nobile. Podestà Capo del comune medioevale. Scelto tra i membri delle famiglie più importanti della città, amministrava la giustizia e guidava l’esercito in caso di guerra. Guelfo Nel Medioevo, chi sosteneva il Papa contro l’imperatore germanico. Ghibellino Nel Medioevo, chi sosteneva l’imperatore germanico contro il Papa. Bonifica Insieme di lavori effettuati per prosciugare le paludi e rendere il terreno adatto all’agricoltura. Plebiscito Votazione con cui il popolo può approvare o rifiutare una proposta dello Stato o del Governo.

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Castello 1Estense

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Questo poderoso castello è il simbolo della città, il suo monumento più famoso e conosciuto. Il Castello Estense è oggi nel centro di Ferrara ma, nel 1385, Niccolò II d’Este lo fece costruire a ridosso delle mura, allora situate dove oggi c’è corso Giovecca. Niccolò ne ordinò la costruzione a difesa innanzitutto di se stesso e della sua famiglia, dopo una violenta rivolta popolare contro l’aumento delle tasse. Per questo il castello è molto vicino al Palazzo Municipale, l’antica residenza degli Este: i due edifici sono collegati da un passaggio interno che ancora oggi esiste! Proprio su questo corridoio si affacciavano i “Camerini di alabastro”, le stanze di Alfonso I d’Este, con una splendida collezione di sculture in marmo che oggi sono conservate in alcuni grandi musei d’Europa.

Con il passare del tempo, il Castello perse sempre più la sua funzione di difesa diventando una raffinata dimora per la corte Estense. Al piano terreno e nei sotterranei troverai le anguste celle in cui erano rinchiusi i prigionieri più importanti insieme alle tracce delle cucine dove venivano preparati favolosi banchetti. Salendo dalla lunga e ampia rampa, che un tempo veniva usata anche per far passare uomini a cavallo e cannoni, si raggiunge il piano nobile. Qui incontrerai una serie di bellissimi saloni, decorati con affreschi di diversi autori e epoche. Il Castello ha infatti ospitato, nel corso dei secoli, tutti i potenti che si sono avvicendati alla guida della città: dagli Este ai cardinali. Oggi è la sede della Provincia.


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Prima di entrare nelle sale del castello CERCA all’esterno lo stemma degli Este, la nobile famiglia che per generazioni lo ha abitato. Vedi quel cordone bianco che circonda tutte le mura esterne? È il cordolo. Ogni angolo sporgente del cordolo è sigillato con lo stemma: un animale all’interno di uno scudo. Entra ed esci dalle grandi porte del castello e tieni sempre d’occhio il cordolo e i suoi angoli finché non ne troverai uno talmente vicino da permetterti di vedere bene l’immagine dello stemma.

Quando l’hai trovato DISEGNA qui l’animale e tienilo bene a mente perché è riprodotto in tante sale del castello.


Tieni gli occhi bene aperti e ogni volta che ritrovi lo stemma torna a questa pagina e SCRIVI il posto esatto in cui si trova.

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LEGGI la scritta sulla scacchiera unendo le parole spezzate nelle caselle bianche. Attenzione! Devi ignorare le lettere nelle tacche nere perché sono state incise molto tempo dopo da altri… “scrittori”. SCRIVI nelle caselle le lettere che leggi; sarà più facile ricomporre la frase. Potrai così scoprire chi scriveva, come stava e di cosa si è sentito privato. Attenzione! Secondo l’italiano di oggi c’è un evidente errore di grammatica! 16

Entra nel castello, segui il percorso obbligato, lasciati le cucine alle spalle e avventurati nelle antiche prigioni. OSSERVA attentamente l’interno della prima cella, detta di Don Giulio: sulle pareti ci sono dei disegni ricorrenti, simboli cari ai prigionieri.


Ora prova a immaginare di essere un prigioniero, di mangiare solo quel pastone che ti passano dalla finestrella, di non lavarti, di non avere un WC, di non avere nessuno con cui parlare. Immagina di avere a disposizione solo una matita e il muro che ti rinchiude. SCRIVI o DISEGNA in questo spazio utilizzandolo come se fosse la parete della tua prigione.

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NA GI

Don Giulio e Ferrante vennero incarcerati per aver tramato contro la vita del loro fratello Ippolito I. Ferrante morì dopo trentaquattro anni mentre Giulio venne liberato dal pronipote Alfonso II dopo più di mezzo secolo. Per ingannare un po’ il tempo, durante la prigionia ha scritto un calendario con la data e il giorno della settimana arrivando fino all’anno 2023.

LA PA RA GI

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Dopo 53 anni Don Giulio è stato scarcerato e si è ritrovato addosso gli occhi di tutti per un buffo motivo: portava dei vestiti decisamente fuori moda. Mettiti nei panni di Don Giulio e immagina di uscire di prigione fra 50 anni: case, macchine, segnali stradali, tutto è cambiato, e i vestiti sono di una moda… sconvolgente! DISEGNA l’abbigliamento del futuro proiettandoti in avanti di mezzo secolo.


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OSSERVA attentamente ogni particolare lungo il tragitto che ti porta alle sottostanti celle di Ugo e Parisina, imprigionati e decapitati per la loro storia d’amore segreta. Guarda attraverso il vetro sul pavimento la scala di ferro a pioli che portava al piano di sotto; osserva la disposizione delle celle, l’apertura che mette in comunicazione la prigione al corridoio e quante volte è sbarrata ogni finestra. Nulla ti deve sfuggire perché devi progettare un piano di evasione.

Studiati bene la piantina delle prigioni e trova la strategia per liberare te, il tuo compagno/la tua compagna, e per fuggire insieme. SCRIVI e DISEGNA quanto serve a illustrare il tuo piano infallibile tracciando sulla piantina la tua via di fuga.


PIANTA PRIGIONI PIANO TERRA

PIANTA PRIGIONI SEMINTERRATO

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CELLA DI DON GIULIO

CELLA DI PARISINA

CELLA DI UGO


3.

Salendo al piano nobile ti troverai presto nella Sala dell’Aurora. Al centro del soffitto, insieme al Tempo (con le ali perché... il tempo vola), ci sono le Parche. Sono tre divinità, tre sorelle, che avevano in mano la nascita, la vita e la morte degli uomini. La vita è rappresentata da un filo che una delle tre sorelle taglia con una forbice al momento della morte.

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CONFRONTA le descrizioni riportate qui sotto con le immagini dipinte sul soffitto della Sala dell’Aurora per identificare le quattro parti del giorno. Quando le avrai identificate scrivi il numero corrispondente nel riquadro.

Tramonto: il carro del Sole ti volta le spalle perché se ne sta andando.

1.

Aurora: bellissima dea che guida per le briglie i cavalli del carro del Sole verso il mattino, così come nella realtà l’aurora precede l’alba.

4. Notte: una dea che porta sulla fronte un chiaro simbolo notturno e con la complicità del buio va a incontrare il suo amato.

2.

Giorno: il Sole splende sul carro ma davanti si può ancora vedere l’aurora che gli fa strada.


GUARDA i putti alati che sulle loro bighe percorrono tutto il perimetro delle pareti. Ogni biga è trascinata da una coppia di animali: riesci a riconoscerli tutti? CERCA fra gli altri il putto che invece di starsene sulla biga sembra cavalcare due strani mostri marini: in realtà si tratta di due delfini ma evidentemente il pittore non li aveva mai visti. A quei tempi gli artisti non potevano conoscere tutto, non c’erano la televisione e i giornali e dovevano fidarsi delle descrizioni un po’ esagerate e fantasiose che venivano riportate da chi aveva viaggiato in terre lontane. CONFRONTA questi strani animali con il delfino della foto. SCRIVI in questo spazio i particolari esagerati o aggiunti alla realtà in modo da ricostruire la “mostruosa” descrizione che ha ispirato il nostro pittore.

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Putto fanciullo alato che rappresenta Cupido, il giovanissimo dio dell’amore. Biga antico carro da guerra trainato da due cavalli. I romani però l’hanno usata soprattutto nelle corse del circo e nelle celebrazioni trionfali.


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Tra tutte le bighe ce ne sarà sicuramente una su cui ti piacerebbe salire ma ora hai la possibilità di creare la tua. Scegli un animale da cui farti portare, ma evita quelli più banali. Hai visto che fantasia il pittore? Granchi, serpenti, pesci, istrici… Tu non devi essere da meno! DISEGNA la coppia “bestiale” davanti alla tua biga e descrivi come procede il tuo carro: come si fanno strada i tuoi animali? l’andatura è oscillante o a scatti? la velocità forsennata o quasi nulla?


FAI A CASA: fatti scattare una foto mentre immagini di correre sulla tua biga e di tenere le redini dei tuoi animali; sullo sfondo dovrai avere una parete bianca o un cielo azzurro. Potrai ritagliare e incollare la tua immagine sul disegno per rendere la biga ancora piĂš “tuaâ€?. Con la fotocopiatrice potrai eventualmente aggiustare le dimensioni del tuo corpo rispetto a quelle della tua biga.

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CERCA, guardando i soffitti affrescati, qualcosa di simile a una antica “sala giochi”. Quando l’avrai trovata, sarai nella Saletta dei giochi. CONFRONTA i divertimenti di quei putti con i tuoi passatempi di oggi. Sono passati 500 anni ma certi giochi non passano mai: quali sono? Qual è il gioco antico che proprio non vorresti fare? Se potessi chiedere al pittore di sostituirlo con un gioco moderno che cosa gli proporresti? Barra il gioco da eliminare e scrivi di fianco il nuovo gioco da inserire nell’affresco. Il Gioco dei Birilli Il Gioco della Trottola La Poesia Il Gioco della Fionda La Lotta La Pesca La Musica Il Gioco della Palla nel Cerchio Il Gioco della Racchetta Il Girotondo

Entra nel famoso Salone dei giochi e GUARDA i divertimenti degli adulti: sono notevolmente diversi da quelli dei bambini, qualcuno è facilmente riconoscibile, altri sono decisamente sconosciuti. Per capire le immagini più difficili ti serve un piccolo aiuto: Il Trigonale è un gioco di destrezza con la palla. La Danza pirrica è una danza di guerra dove i danzatori armati si dividono in due squadre per affrontarsi. Gli Alteristi sono dei forzuti sollevatori di pesi in piombo. Il Pancrazio è un feroce scontro dove si mescolano la lotta e il pugilato.


Sulla parete opposta a quella del camino trovi uno specchio che racchiude una leggenda: si narra che il marchese Niccolò III d’Este vi abbia visto il bacio tra Ugo e Parisina. Ricordi questi due nomi? Ugo era il figlio di Niccolò mentre Parisina era la sua seconda moglie, quindi la matrigna di Ugo… quasi una telenovela. GUARDA nello specchio gli altri visitatori; a loro insaputa puoi osservarli, vedere come si comportano e tentare di capire che cosa si stanno dicendo.

Sali sulla Torre dei Leoni e OSSERVA il panorama dall’alto; puoi avere una veduta d’insieme del castello: le altre tre torri, la Loggia degli Aranci e l’elegante terrazza dove le dame amavano intrattenersi. Puoi vedere anche tutta la città dall’alto; la cattedrale, gli altri monumenti antichi e le costruzioni moderne; puoi anche capire da che parte si trovi il mare. SCATTA quattro belle foto panoramiche; una per ogni lato della torre. CERCA in mezzo al paesaggio i campanili storti; aguzza bene la vista perché devi trovarne almeno tre.

FAI A CASA: unisci le foto tra loro in modo da ricomporre in un’unica striscia tutta la veduta del paesaggio. Indica poi con una penna tutti gli edifici e i luoghi che riconosci, inclusi i tre campanili storti.

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2 Cattedrale

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La Cattedrale ha cambiato la storia di Ferrara. Venne infatti costruita su un terreno paludoso e fuori dal più antico centro cittadino, quello nato intorno al porto, lungo il Po di Volano. Per la sua importanza nella vita della città, questa chiesa diventò subito il nuovo punto di riferimento e non è certo un caso che il Palazzo Municipale e il Castello Estense siano stati costruiti proprio nelle sue vicinanze! Sulla facciata si fondono il severo stile romanico della parte inferiore e quello gotico , senz’altro più fantasioso e bizzarro, delle logge superiori. Tra le sculture e i bassorilievi, in buona parte opera di un artista chiamato Nicholaus, c’è anche, sopra l’ingresso di destra, la testa di una giovane donna. Un’antica leggenda sostiene che

quello è il viso di Madonna Ferrara, mitica fondatrice della città. La Cattedrale è dedicata a San Giorgio, patrono di Ferrara e, secondo la tradizione, uccisore di un terribile drago. La lotta tra il Santo e il mostruoso animale è rappresentata sia all’ingresso principale della Cattedrale che in un famoso dipinto di Cosmè Tura conservato nel Museo della Cattedrale. Per entrare nel Museo, devi solo attraversare la piazza che si apre sul lato destro della Cattedrale e raggiungere una piccola chiesetta, un tempo dedicata a San Romano. Qui troverai anche altri quadri e arazzi con scene della vita di San Giorgio e, inoltre, libri antichi, bassorilievi, abiti di cardinali e altro ancora...


Romanico Stile artistico diffusosi in Europa tra l’XI e il XII secolo. Gli edifici di stile romanico sono generalmente semplici ed essenziali. Gotico Stile artistico diffusosi in Europa tra il XII e il XV secolo e caratterizzato dalla presenza di molti elementi decorativi diversi tra loro. Loggia Edificio (o parte di un edificio piÚ ampio) aperto su uno o piÚ lati con pilastri e colonne. Arazzo Tessuto eseguito a mano e decorato con figure.

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OSSERVA attentamente la facciata della cattedrale; bastano pochi elementi per capire i diversi periodi in cui fu costruita. Fai attenzione a tutti gli archi : quelli curvi sono tipici dell’arte romanica, quelli leggermente appuntiti appartengono invece all’arte gotica e sono stati aggiunti dopo. Studia attentamente queste piccole differenze e colora in modo diverso la parte romanica e la parte gotica della cattedrale nello schema qui accanto. arco elemento architettonico curvilineo che poggia su colonne, pilastri o muri. L’ARCO ROMANICO ha una curvatura formata da mezza circonferenza. L’ARCO GOTICO ha un vertice alla sommità della curvatura, un po’ come un arco romanico che è stato “tirato” dall’alto.

ARCO ROMANICO

ARCO GOTICO


OSSERVA i due leoni all’ingresso della chiesa: uno abbraccia pacificamente un agnello mentre l’altro sta schiacciando un toro. Questo è un messaggio simbolico: per salvarsi bisognava comportarsi come l’agnello, cioè essere mansueti, docili, buoni. I violenti, invece, sarebbero stati schiacciati come il toro. L’agnello e il toro erano usati quindi come simboli del bene e del male. E se oggi chiedessero a te di dipingere o scolpire una rappresentazione moderna del bene e del male, oppure della pace e della guerra, cosa faresti?

DISEGNA i simboli; puoi usare animali, cose, persone e quanto la fantasia ti suggerisce, ma fai attenzione: questi simboli devono racchiudere messaggi comprensibili anche dai tuoi compagni di viaggio.

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CERCA sempre in questa rappresentazione i particolari più fantasiosi:

1. due angeli suonano la tromba per svegliare i morti

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un angelo pesa le anime con una bilancia 32

3.

quattro morti escono dalle loro tombe

4.

un diavoletto tenta di imbrogliare nella pesatura delle anime

OSSERVA attentamente la decorazione scultorea attorno alla loggetta, vi è rappresentato il giudizio universale. È come un grande racconto scolpito; infatti nel Medioevo il popolo non sapeva leggere così la Chiesa affidava certe “spiegazioni” alle immagini dipinte o scolpite dagli artisti. Anche a te non sarà difficile capire dove sia il paradiso e dove l’inferno, dove i dannati, dove gli eletti, e dove il Dio-giudice. Attento anche ai vestiti e ai gesti: tutto ha un significato.


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Avrai certamente notato la scena dell’inferno in cui i diavoli spingono i dannati nella bocca di un mostro o in un grosso pentolone da cucina; a quel tempo era la cosa più spaventosa che si potesse immaginare. Ma oggi i tempi sono cambiati e con essi anche le nostre paure. Che cosa ti terrorizza davvero, pensando di doverlo fare per l’eternità? DISEGNA il tuo “inferno”


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Spostandoti all’esterno della Cattedrale, lungo la fiancata destra, troverai l'antica piazza del mercato con il suo portico di botteghe. Al di sopra del portico, una serie di arcatelle separate da coppie di colonnine piegate, ammaccate, intrecciate, sembrano uscite dal paese delle fate… o delle streghe! Inventa e SCRIVI la storia incredibile che si è svolta in questo luogo: come si è svolto il sortilegio che ha trasformato la forma di queste colonne?

Cerca sul lato opposto della piazza una piccola aiuola. Dietro a questa c’è il Museo della Cattedrale. Entra e ammira le preziose opere d’arte che vi sono custodite.

OSSERVA i grandi dipinti di Cosmè Tura, uno dei più grandi pittori ferraresi. Ha dipinto le ante di un organo, davanti e dietro, in modo da ottenere un doppio quadro, a seconda che le ante fossero aperte o chiuse.


Guarda la scena drammatica di San Giorgio che uccide il drago e la principessa che fugge spaventata. Osserva attentamente la smorfia del cavallo, la sua bocca spalancata, la sua posizione, l’ossatura del drago, l’espressione e i movimenti della principessa, le onde del suo vestito; non trovi sia davvero angosciante? CONFRONTA ora questo dipinto con quello della Madonna che riceve l’annuncio dell’angelo. Il tema dovrebbe essere più sereno ma… occhio ai particolari. Osserva le scure decorazioni sulle pareti, le pieghe spigolose e metalliche del vestito dell’angelo, le dita lunghe e scheletriche della Madonna, il paesaggio roccioso dalle forme ambigue. Secondo te è stato dipinto in modo più sereno del San Giorgio o ti comunica lo stesso sentimento di angoscia? Anche il tema più tranquillo non può nascondere il vero carattere dell’artista.

OSSERVA la Madonna del Melograno di Iacopo della Quercia; il nome le viene dal frutto che porta in mano, simbolo della Chiesa che contiene tutti i fedeli o del sangue di Gesù. Il volto ha i lineamenti affilati ma nell’insieme è massiccio, così è anche per la figura di Gesù bambino: robusto ed elegantemente curvato. Ed anche lui stringe qualcosa in mano: per qualcuno è un cartiglio, un sacro rotolino di carta, per altri è un tipico panino ferrarese... Con chi sei d’accordo?

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Palazzo 3 dei Diamanti

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Se ti lasci alle spalle il Castello Estense e ti incammini lungo il Corso Ercole I, non potrai fare a meno di notare come le vie di questa zona siano ampie e diritte, molto diverse dalle tortuose stradine che si diramano dietro la Cattedrale. Ti trovi infatti nell’Addizione Erculea, ovvero nella parte della città che Ercole I d’Este fece costruire nel Cinquecento per ingrandire e arricchire Ferrara. All’incrocio tra le due principali vie dell’Addizione, ti imbatterai nel Palazzo dei Diamanti. Di pietre preziose o gioielli, però, non ne troverai… I “diamanti” sono infatti le pietre sporgenti (chiamate bugne) che ricoprono tutto l’esterno del palazzo. Le bugne sono ben 8500 e sono realizzate in “calcare veronese”, una pietra bianca con venature rosate. Sono state lavorate

in modo da assomigliare a dei diamanti perché il diamante era uno dei simboli degli Este. Il palazzo è stato probabilmente ideato da Biagio Rossetti, il grande architetto che progettò tutta l’Addizione Erculea. Originariamente fu costruito per Sigismondo d’Este, il fratello di Ercole I; oggi ospita uno dei più importanti musei della città, la Pinacoteca Nazionale. Se sei un appassionato di pittura, nelle sale del palazzo potrai ammirare le opere dei più importanti artisti che hanno lavorato a Ferrara nel corso dei secoli: Gentile da Fabriano, Cosmè Tura, Ercole De’ Roberti, il Bastianino… Il primo piano è inoltre sede della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, che si può visitare solo in occasione di mostre temporanee.


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Vai al Palazzo dei Diamanti e una volta che l’hai trovato torna indietro di 400 passi. OSSERVA da lontano la sua facciata. La strada che percorri te lo può mostrare solo “di striscio”. Prosegui lentamente senza mai staccare lo sguardo dalla facciata e vedrai il muro cambiare a mano a mano che ti avvicini da lontano sembra come tutti gli altri, solo un po’ più chiaro, ma lentamente ti svelerà la sua superficie magica e “preziosa”.

SCATTA delle foto in sequenza mentre ti avvicini al palazzo. In tre clic! dovresti riuscire ad immortalare per sempre questa lenta “apparizione”. Incolla le foto direttamente su questa pagina. SCRIVI per ogni veduta almeno tre aggettivi riferiti alla superficie del muro e prova a fare dei paragoni: di che materiale ti sembra? a che cosa ti fa pensare?


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OSSERVA attentamente: sia con il bello che con il brutto tempo i “diamanti” del palazzo brillano riflettendo la luce in modo sempre diverso. Con il sole alto, le luci e le ombre aumentano ancora di più il movimento delle bugne. Se una nuvola passeggera velerà il sole, la facciata del palazzo ti sembrerà cambiare completamente da un momento all’altro; non perdere l’occasione di catturare questi attimi con la tua macchina fotografica. Se invece ti trovi in una giornata completamente senza sole non preoccuparti: il palazzo non perde mai il suo fascino e quel gioco di vibrazione luminosa sembra magico persino con la nebbia. Com’è il tempo in questo momento? Segna con una crocetta la casella corrispondente.

OSSERVA una singola bugna da vicino. Gli esperti ci dicono che nella fascia inferiore del palazzo la punta del diamante è leggermente rivolta verso il basso, nella parte di mezzo è centrata, mentre in quella alta è leggermente rivolta verso l’alto . Guarda un diamante che sia alla tua altezza: riesci a cogliere questa piccolissima divergenza? Sulla posizione del palazzo e la forma delle bugne c’è lo zampino di un astrologo; i diamanti della facciata rappresentano tridimensionalmente il tema del triangolo. Secondo la tradizione, la forma geometrica piramidale ha il potere di attirare e concentrare le forze dell'universo.


CERCA lungo il perimetro delle mura esterne la decorazione scultorea più consistente. Non trovi che sia situata in un posto un po’ insolito? In tutte le facciate degli altri palazzi la decorazione più bella si trova in una zona più “ufficiale”; perché qui non è così? Se rifletti attentamente capirai che questa preziosa decorazione scultorea è collocata nel posto più visibile. Guardati attorno e vai alla postazione da cui si può vedere meglio la decorazione; quello è anche il posto da cui puoi vedere meglio tutto il palazzo. CERCA sugli edifici attorno due decorazioni simili e nella stessa posizione “strategica”. In una di queste si ripresenta persino il balconcino. Non spostarti troppo, dal punto in cui ti trovi basta muoversi con lo sguardo. Quando le hai individuate avvicinati per guardarle bene e fai attenzione anche alla posizione degli edifici. Cosa hanno in comune tutti e tre?

FAI A CASA: prova a ricreare e a personalizzare il bellissimo gioco di vibrazione luminosa che i diamanti di pietra creano sulle mura del palazzo. Ti basta una scatola da scarpe, della colla e qualcosa che sostituisca i “diamanti”. Scegli una piccola bugna che abbia sempre la stessa forma: ideale è la pasta di piccolo formato: orecchiette, lumachine ecc. Ritaglia porte e finestre (poche e tutte in riga) su u na sola facciata. Traccia delle linee orizzontali e parallele su tutta la scatola; su queste incolla le tue bugne con molta precisione e infine dipingi tutto di bianco. Prendi una lampada da tavolo, accendila e spostala lentamente attorno al tuo piccolo palazzo. Ritroverai la magia della luce del Palazzo dei Diamanti.

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Il Palazzo dei Diamanti ospita al suo interno la Pinacoteca Nazionale di Ferrara. CERCA tra le opere esposte le due vedute della città dipinte probabilmente da Sebastiano Serlio. Una di queste è facilmente riconoscibile grazie a un feroce orso legato a una catena. Gli edifici e le costruzioni sono disegnati secondo una precisa prospettiva ; guardando il quadro abbiamo l’impressione di trovarci in mezzo ad un viale costeggiato da alti edifici che, attraversando alcuni archi, prosegue in lontananza senza che si riesca a vederne la fine. Questi quadri erano probabilmente piccoli modelli per scenografie teatrali ma non sappiamo a quali messe in scena fossero destinati: una tragedia o una commedia comica? Inventa tu un testo teatrale che abbia questo sfondo. OSSERVA attentamente l’immagine: oltre all’orso legato alla catena c’è un pozzo, una costruzione semidistrutta e tanti altri particolari che possono essere utilizzati dai tuoi attori.


SCRIVI i nomi dei tuoi personaggi e la breve storia ambientata in questo insolito scenario.

Prospettiva insieme di regole che permettono di disegnare in uno spazio bidimensionale (un foglio, una tela) delle figure tridimensionali, dando l’illusione della loro profondità .


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CERCA i due tondi dipinti con il giudizio e il martirio di San Maurelio realizzati da Cosmè Tura. Ricordi questo pittore? Lo abbiamo già incontrato nel museo della Cattedrale.

OSSERVA con attenzione questi piccoli dipinti, sono ricchi di particolari interessanti: le originali decorazioni con due teschi di capra, la scimmietta che scende le scale, le lame taglienti sospese sulla testa del santo, le sue dita scheletriche giunte in preghiera, i gesti nervosi delle persone che lo tirano e lo spingono… San Maurelio è il secondo santo protettore di Ferrara, infatti viene spesso rappresentato mentre sorregge sul palmo della mano tutta la città. Questi due quadri

appartenevano a una serie di Tondi che come in un fumetto raccontavano la vita e la morte del Santo; purtroppo tutti gli altri dipinti sono andati perduti.


DISEGNA in questo tondo San Maurelio nel suo momento di gloria, mentre sorregge la cittĂ di Ferrara. Metti sulla mano del santo gli edifici che hai giĂ visto: il Castello, la Cattedrale e il Palazzo dei Diamanti. Questi tre importanti monumenti sono sufficienti a identificare la cittĂ che devi rappresentare.

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Palazzo 4 Schifanoia

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A volte un nome dice proprio tutto… Schifanoia significa “schivare, evitare la noia” e questo palazzo venne costruito per ospitare feste e banchetti con cui gli Este rallegravano i loro ospiti. A Schifanoia non vi erano nemmeno cucine e camere da letto: il cibo veniva portato dal Castello e, poiché le feste dell’epoca duravano anche più giorni, nelle sale vi erano dei divani che servivano per i “sonnellini” tra un divertimento e l’altro. Gli Este avevano costruito a Ferrara altri simili palazzi destinati allo svago (chiamati “delizie”) ma tutti gli altri sono stati abbattuti dopo la fine della Signoria. L’esterno di Schifanoia è frutto del lavoro di oltre un secolo (dal 1385 al 1493) e dei progetti di almeno due architetti, Pietro Benvenuto degli Ordini e Biagio Rossetti.

All’interno, il piano inferiore, la parte più antica del palazzo, è occupato dal Museo di Arte Antica. Qui vi sono alcuni pregevoli dipinti, medaglie realizzate da importanti artisti e particolarissimi oggetti in avorio e alabastro. Al piano superiore potrai ammirare il “Salone dei Mesi”, forse il più bell’esempio della pittura ferrarese del Quattrocento. L’intera sala era decorata dagli affreschi ispirati ai dodici mesi dell’anno; oggi purtroppo restano visibili solo i mesi da Marzo a Settembre. Gli affreschi, realizzati da Cosmè Tura, Francesco del Cossa, Ercole De’ Roberti e altri artisti, sono rovinati perché il palazzo, dopo la fine della Signoria estense, venne impiegato per i più svariati usi, perfino come fabbrica di tabacco!


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4 SCRIVI in queste due colonne le differenze che riesci a trovare.

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La prima cosa che si visita nel palazzo è la collezione del Museo Civico d’Arte Antica. OSSERVA la preziosa raccolta di monete e medaglie. Molte di queste sono state fatte da famosi artisti, persino da Pisanello, grande pittore e grande medaglista. CONFRONTA questo ritratto dipinto di Leonello d’Este con quello riportato su una delle medaglie. Il personaggio ritratto è sempre lo stesso come pure l’artista, Pisanello, eppure le diverse tecniche evidenziano caratteristiche differenti della stessa immagine.

Medaglia Ritratto


Leonello d’Este ha scelto come proprio simbolo una testa che contiene tre facce. CERCA questa insolita immagine che, come l’aquila nel Castello Estense, puoi trovare più volte, sia dipinta che impressa sulle medaglie.

OSSERVA le bellissime tarsie lignee realizzate tagliando e incastrando fra loro vari tipi di legno, quasi come succede in un puzzle. I vari tasselli si differenziano per il colore, il tipo di venature e di superficie. In una tarsia si è staccata una grossa parte dei tasselli, ma questo incidente ci permette di osservare la tecnica di costruzione e vedere il disegno tracciato sulla tavola prima di incollarvi sopra i tasselli. Tarsia opera d’arte in cui tasselli di legno o pietra di vario colore vengono accostati per comporre un disegno prestabilito.

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FAI A CASA: prova a realizzare una tarsia. Se quelle antiche ti spaventano perché sembrano troppo difficili, guarda questa tarsia moderna di Ugo Nespolo.

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Al posto del legno puoi provare con del cartoncino rigido; il fondo di una scatola da scarpe va benissimo. Scegli il soggetto che preferisci. Disegnalo in modo semplice e schematico sul fondo della scatola. Attenzione! è importante che le linee arrivino sempre a chiudersi in modo da creare delle forme precise. Colorale con le tempere; ritagliale e rimettile insieme come in un puzzle incollandole sul coperchio della stessa scatola che hai utilizzato. I grandi intarsiatori del passato hanno fatto esattamente ciò che hai fatto tu.

Al primo piano potrai assistere ad una visione davvero emozionante: il famoso Salone dei Mesi. OSSERVA il ciclo pittorico. In senso verticale l’affresco è diviso in 12 scomparti, dedicati ai mesi dell’anno. In senso orizzontale invece si divide in tre fasce: in alto troviamo le divinità degli antichi; al centro i segni zodiacali del mese ; in basso scene di vita quotidiana dove, insieme alla sua corte, compare spesso il duca Borso d’Este che si è fatto ritrarre due volte in ogni mese. I dipinti, soprattutto nella parte alta, non sono di facile lettura ma possiamo osservare insieme alcuni particolari curiosi.


MARZO: nella parte alta sono nascoste le Parche, ti ricordi di loro? CERCA le Parche con attenzione: nel dipinto sembra che stiano facendo un lavoro molto tranquillo; non hanno l’aria di chi sta decidendo la vita e la morte di una persona. In basso il duca compare più volte: mentre parte con la sua corte per la caccia e mentre amministra la giustizia . OSSERVA i mille particolari: i cani e i falconi da caccia, le lepri che fuggono; c’è persino un bambino che si mangia un panino ferrarese. CERCA nei vari mesi il ritratto del duca Borso d’Este. Lo puoi riconoscere perché quasi sempre la scena si svolge attorno a lui e su di lui convergono gli sguardi delle altre persone dipinte. SCRIVI quante volte compare il duca Borso d’Este.

LUGLIO: il duca accoglie delle persone molto abbronzate che però non sono tornate in quel momento dalle vacanze al mare. Una volta le persone abbronzate erano quelle che lavoravano nei campi.

CONFRONTA il valore che si dava una volta all’abbronzatura con quello di oggi; non ti sembrano un po’ cambiate le cose? Oggi ci sono persino le lampade abbronzanti! Hai notato che negli antichi ritratti tutti i nobili hanno la pelle molto chiara? Ironia della sorte: oggi è esattamente il contrario.

Nella fascia centrale, oltre ai segni zodiacali, ci sono altre figure non ben identificate, tanto da essere chiamate i “misteri di Schifanoia”: sono gli arcani, una specie di zodiaco arabo-egiziano. L’ideazione del calendario astrologico si deve a Pellegrino Prisciani, illustre astrologo di corte che offrì una consulenza astrologica anche per l’ideazione del Palazzo dei Diamanti. Gli Este erano molto attenti all’influsso delle stelle sulla loro sorte. Per il pittore di questa scena, il Duca non era poi così giusto; Francesco del Cossa, così si chiamava il pittore, lasciò infatti la città perché gli affreschi gli erano stati pagati troppo poco.

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SETTEMBRE: Marte, dio della guerra, è sotto le lenzuola con Venere. Ai piedi del letto sta la sua armatura. Il gruppo di ciclopi

sulla sinistra martella freneticamente per creare le armature degli dei

.

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OSSERVA i movimenti frenetici dei ciclopi, le rigide pieghe dei loro vestiti che sembrano accartocciarsi; il lenzuolo sembra di metallo e il vestito di Venere ai piedi del letto è così duro che sta in piedi da solo; il paesaggio sullo sfondo è roccioso e ostile; tutto comunica una grande angoscia... ma non ti sembra di aver già incontrato un pittore che dipinge allo stesso modo? Probabilmente è stato lui il “regista” di questi affreschi.

Ciclopi nella mitologia antica, mostri giganteschi con un solo occhio in mezzo alla fronte. A Ferrara, la fabbricazione delle armi e delle armature era diventata un’arte perché era una delle passioni di Borso.


Entra nella Sala delle Virtù, chiamata anche Sala degli Stucchi. Tutto il soffitto e parte delle pareti sono preziosamente decorati. Nella fascia puoi vedere delle figure femminili sedute, sono le Virtù: Fede, Speranza, Carità, Fortezza, Temperanza, Prudenza. Le puoi riconoscere da alcuni particolari caratteristici; ad esempio la Fede è velata, perché deve credere a ciò che non vede; la Carità si prende cura di qualcuno, e così via.

CERCA fra le figure femminili della fascia quella che sembra l’immagine gemella di questo dipinto di Cosmè Tura. Sicuramente quando Domenico di Paris ha decorato questa stanza aveva ben presente questa donna del Tura dipinta sette anni prima.

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CONFRONTA la scultura con il dipinto; le due donne sembrano proprio uguali ma nella scultura sono stati tolti tanti particolari decorativi. Indica sulla foto in bianco e nero le parti che sono state eliminate.


Palazzina 5 di Marfisa d’Este

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Lungo il tragitto che da Schifanoia porta alla Palazzina di Marfisa d’Este incontrerai via Savonarola dove potrai visitare Casa Romei, esempio perfetto di abitazione signorile quattrocentesca. La Palazzina di Marfisa è uno degli ultimi edifici che la famiglia d’Este fece realizzare a Ferrara. Fu infatti costruita a partire dal 1559 su ordine di Francesco d’Este, che la lasciò alla figlia Marfisa. Marfisa, donna molto bella, colta e raffinata, amica del grande poeta Torquato Tasso e di vari altri artisti e letterati, rese questa dimora un attivissimo ritrovo culturale. Dopo la sua morte, però, la Palazzina restò a lungo abbandonata e nell’Ottocento fu affittata a delle persone che causarono molti danni. Un fabbro la usò addirittura come officina, annerendo così le decorazio-

ni dei soffitti e provocando anche un incendio. Oggi, dopo un lungo e paziente restauro, si possono di nuovo ammirare i soffitti dipinti a grottesche . A differenza di altre dimore estensi, la Palazzina ha un solo piano e nelle stanze puoi osservare vari mobili e arredi - che non sono appartenuti a Marfisa ma sono stati comunque realizzati nella stessa epoca. Puoi dunque aggirarti per i saloni immaginando di essere una nobildonna o un signore del Cinquecento! All’esterno, l’edificio è circondato da un ampio giardino recintato che un tempo collegava la Palazzina ad altre dimore della famiglia Este. Nel giardino potrai ammirare la splendida Loggia degli Aranci, con il suo soffitto decorato da immagini di animali e di piante di vite.


Grottesca fantasiosa decorazione con motivi geometrici, mascheroni, foglie, animali reali o creature immaginarie.

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5 LEGGENDA

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Appena entrato nelle sale della Palazzina incontrerai Marfisa d’Este in un suo grande ritratto. OSSERVA il suo volto, il sorriso appena accennato, l’elaborata pettinatura e il prezioso vestito. Come puoi vedere era una donna molto bella ma il suo sguardo sembra nascondere qualcosa di misterioso. Guarda cosa tiene in mano, sapresti dire di che cosa si tratta? Non si capisce bene se sia un fiore vero o un gioiello che riprende il motivo floreale del vestito. Ma questo è un enigma di poco conto se si pensa alle cose misteriose che si sono dette su di lei. Guardala ancora una volta negli occhi e poi… LEGGI la fantastica leggenda di Marfisa: La leggenda nasce dall’effettivo attaccamento che Marfisa ebbe per la sua casa e la sua città. Era di carattere libero e indipendente; amata e rispettata dalla gente, probabilmente, nel tempo, la sua storia si confuse con quella della nonna, la famosa e spregiudicata Lucrezia Borgia.

“Marfisa d'Este era una donna bellissima, ma fatale. Ogni notte sceglieva un amante diverso per portarlo nella propria casa, ma ogni mattina lo sfortunato in cerca d’amore era destinato ad una fine tragica e misteriosa, cadendo nei terribili trabocchetti o nei micidiali pozzi a rasoio di cui la casa era disseminata. L’abitazione di Marfisa si trasforma presto in un luogo che di notte si anima di fantasmi. Passano i secoli ma la palazzina sembra non liberarsi mai dei suoi abitanti; a mezzanotte qualcuno vede ancora la casa illuminarsi improvvisamente di luce verde, ed ecco uscire Marfisa su un cocchio trainato da cavalli bianchi, seguita dal lungo corteo degli amanti uccisi, ancora legati a lei dal vincolo della passione”.


Nella seconda sala troverai racchiusi in due ovali i ritratti di Marfisa da bambina e della sorella Bradamante. Il padre ha scelto per le due amate figlie i nomi di due donne guerriere che compaiono nell’“Orlando furioso” scritto da Ludovico Ariosto. Effettivamente a Marfisa il nome si addice: aveva una personalità molto “battagliera”. Rifletti sugli aspetti più importanti del tuo carattere e della tua personalità e prova a sceglierti un nome più adatto magari ispirandoti a qualche personaggio storico o inventato che ti “assomigli”. Pensa ai racconti, alle favole, ai cartoni animati e ai film che hai visto. SCRIVI il tuo nuovo nome e il motivo per cui lo hai scelto. Nella stessa sala sono state dipinte le Parche, quasi a richiedere il loro favore per dare una lunga vita alle due bambine. Abbiamo già incontrato queste figure mitologiche nel Castello Estense e a Palazzo Schifanoia. Ricorda come sono fatte e prova a trovarle in mezzo agli affreschi.

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OSSERVA le decorazioni a grottesca nei soffitti delle sale , troverai delle creature un po’ bizzarre e a volte mostruose. Gli uomini si mescolano agli animali, e gli animali si mescolano volentieri fra loro prendendo un pezzo dell’uno e un pezzo dell’altro: riesci a capire di che strane combinazioni sono fatte queste grottesche? Scrivi qui le tre grottesche che ti piacciono di più e prova a dare un nome a quelle strane creature.

Queste grottesche furono dipinte dai Filippi, il padre Camillo e i due figli Cesare e Sebastiano, detto “Bastianino”. Furono i primi a dipingere le grottesche a Ferrara affrescando quasi tutti i palazzi degli Este e dei nobili della città.

+ = + = + =


Inventa e DISEGNA delle nuove grottesche. Pensa agli animali e alle figure che piĂš ti piacciono, mescolali fra loro per creare delle creature sorprendenti. 61


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All’esterno della Palazzina puoi trovare i resti di quello che una volta era un grandioso giardino. OSSERVA in direzione opposta a quella del palazzo: al di là di un grande cancello dovresti vedere in lontananza una torre... il giardino di Marfisa si estendeva fin laggiù.

CERCA nel giardino un ampio portico decorato. Questa loggia è chiamata anche il Teatro di Marfisa, perché nel '500 era luogo di recite private. OSSERVA l’affresco sulla volta: è come se al posto della copertura ci fosse un pergolato avvolto dalle foglie. Oltre a queste ci sono anche degli uccelli. Guardali bene e ti accorgerai che sono di tante razze diverse.


CERCA nei pressi della fontana la panchina che sta all’ombra di un albero dalle grandi foglie; siediti e riposati. Pensa che qualcuno di quegli alberi forse risale ancora ai tempi di Marfisa; pensa a quante storie potrebbe raccontare, quante parole sussurrate all’ombra di quegli alberi, quante risate e poi segreti, baci furtivi, magari anche qualche omicidio…

Affida anche tu alla memoria degli alberi i tuoi ricordi e i tuoi segreti. Restando seduto e in totale relax prova a pensare ai tuoi ricordi più belli, a quelli più brutti, a quelli che nessuno deve sapere. SCRIVI all’interno delle foglie che trovi disegnate nella pagina seguente le cose che ti vengono in mente per non dimenticarle. Scegli la grandezza delle foglie in base alla grandezza dei tuoi ricordi. Poi alzati e gira per il giardino raccogliendo diversi tipi di foglie vere: grandi, piccole, lisce, seghettate, arrotondate o appuntite come una freccia. A ciascuna di esse potrai affidare un tuo ricordo.

FAI A CASA: proteggi le foglie che hai raccolto tra due fogli di giornale e poi mettile all’interno di un libro. Dopo un mese potrai trascrivere sulle foglie ormai seccate i ricordi che avevi annotato. Scegli bene ogni foglia; la sua forma deve essere proprio adatta al ricordo da custodire; incolla le foglie vere sopra a quelle disegnate. Se hai qualche segreto scrivi “segreto” sulla foglia secca e incollala sopra al ricordo da tenere nascosto in modo che nessuno possa leggerlo.

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CERCA, sul tragitto che ti conduce all’uscita della Palazzina, un grande cespuglio pieno di uccellini. Prova a cercarlo con gli occhi socchiusi; questi volatili tutti insieme fanno un gran chiasso e quindi puoi lasciarti guidare principalmente dal tuo orecchio. Vuoi confidare a loro qualcosa che desideri tanto? Avvicinati silenziosamente al cespuglio e bisbiglia agli uccellini un tuo desiderio segreto. Poi batti le mani due volte in modo deciso e sonoro. Li vedrai alzarsi verso il cielo per cercare il modo di aiutarti, forse chiederanno addirittura l’aiuto di Marfisa.

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Mura e via delle Volte

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Molte città d’Italia sono circondate da mura, ma poche sono ben conservate come quelle di Ferrara. Anche le Mura ferraresi, a dire il vero, hanno rischiato l’abbandono e la rovina. Il loro attuale “ottimo stato di salute” è infatti dovuto a un grande restauro effettuato poco più di vent’anni fa. L’intera cerchia misura ben 9 chilometri e può essere interamente percorsa a piedi o in bicicletta. Le mura non sono state costruite tutte in una volta: ciò che oggi vediamo risale in gran parte ai secoli XV-XVI ed è il frutto di numerose aggiunte e rinforzi che si sono resi necessari per la difesa della città. Percorrendole, puoi osservare le differenze di altezza e spessore nei vari tratti: fino alla fine del Quattrocento, infatti, prima della grande diffusio-

ne dei cannoni, si costruivano mura alte e sottili, poi si è reso necessario renderle più spesse, circondate da fossati e sorrette da terrapieni . Porta Paula è il punto di partenza ideale per quattro passi nella Ferrara più antica: dopo aver imboccato via Piangipane, sulla destra si trova il vicolo Chiozzino. Percorsa questa viuzza corta e stretta, legata a una leggenda diabolica (che scoprirai nel laboratorio!) si giunge in via Ripagrande. Questa strada era l’antica banchina del porto sul Po. Attraversando l’incrocio e proseguendo dritto si incontra via delle Volte : percorrerla in tutta la sua lunghezza è un po’ come tornare nel Medioevo - niente auto né rumori “moderni”, ciottoli al posto dell’asfalto e profumi antichi…


Terrapieno massa di terra addossata a un muro o a una costruzione con lo scopo di sostenerla meglio o difenderla. Le volte o, per dirla alla ferrarese, “i volti� che rendono unica questa via, sono i passaggi sopraelevati che uniscono le case di via Ripagrande a quelle della strada parallela.

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Percorri a piedi via delle volte; è un’occasione rara per osservare una strada di Ferrara che sembra essersi fermata al Medioevo.

OSSERVA la via, in alcuni tratti sembra davvero che il tempo si sia fermato da secoli: niente negozi, niente asfalto, niente intonaco sulle pareti delle case, non ci sono nemmeno le grandi illuminazioni a cui siamo abituati. CONFRONTA questa via con una strada moderna dei nostri tempi; si vedono luci e colori molto diversi; così è per i suoni, i rumori e persino per i profumi e gli odori.


Lungo la via ci sono alcune delle trattorie più tipiche di Ferrara dove si cucina ancora secondo le antiche ricette. LEGGI i menù che sono esposti all’entrata delle trattorie. Ci sono dei piatti che sicuramente si ripetono; sono i piatti più tipici della cucina ferrarese. SCRIVI in questo spazio il nome del piatto più strano e prova a inventarti la ricetta; scrivi gli ingredienti, la quantità e il procedimento, tappa per tappa. Alla fine chiedi il parere di un esperto, anche della mamma. Forse hai inventato un piatto nuovo e fantasioso che conquisterà il palato di tanti amici.

RICETTA

PREPARAZIONE

INGREDIENTI 69


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CERCA il “Volto del Chiozzino”. Non lo troverai in via delle Volte ma in una stradina molto vicina. Aiutandoti con la piantina della città vai in via Ripagrande n° 29. A quel numero civico risiedeva alla fine del ‘600 un certo Bartolomeo Chiozzi, detto “il Chiozzino”. Il volto accanto prende proprio il suo nome. LEGGI sotto il volto la leggenda mozzafiato del “Chiozzino”. LEGGENDA Bartolomeo Chiozzi era un tranquillo ingegnere idraulico che tutti chiamavano “il Chiozzino”. Un giorno, nella sua casa di via Ripagrande, trovò un libro esoterico. Lesse una formula per stipulare un

patto col diavolo e appena ebbe finito di pronunciare le parole magiche si trovò in compagnia di un demonietto, di nome Fedele Magrino, che iniziò a esaudire ogni suo desiderio per avere in cambio la sua anima da portare all'inferno. Il Chiozzino divenne presto celebre e ricco ma quando non ebbe più nulla da desiderare, iniziò ad aver paura della dannazione eterna e pensò a un piano per liberarsi dal sortilegio. Durante una passeggiata chiese al demonio Magrino di tornare a casa per

prendergli la tabacchiera. Liberatosi di lui, il Chiozzino si mise a correre verso la chiesa di San Domenico, sede dell'Inquisizione, per farsi fare un esorcismo. Accortosi dell’inganno il demonio Magrino si gettò all’inseguimento del Chiozzino e stava per afferrarlo ma erano ormai all’ingresso della chiesa e non appena toccò l’area consacrata gli si bruciò un piede: oltre quella soglia il demonio non poteva andare. Il Chiozzino venne liberato con un esorcismo e Magrino venne cacciato dalla città, nel bosco del Barco Grande. Nelle notti tempestose, tra il rumore dei tuoni, si sentivano le sue urla di maledizione verso il Chiozzino. Da allora il demone fu chiamato l'Urlone del Barco.


Seguendo la piantina vai alla Chiesa di San Domenico e fermati davanti al portale d’ingresso. CERCA l’impronta che ha lasciato il demone Magrino quando ha messo piede nel territorio sacro della chiesa. La “zampata del diavolo” assomiglia però più all’impronta di un animale che a quella di un piede umano...: sapresti dire di che animale si tratta? DISEGNA qui l’immagine del demonio Magrino, tenendo presente che i diavoli vengono spesso rappresentati come delle grottesche: per metà uomini e per metà animali.

Per raggiungere e visitare le mura della città puoi prendere a noleggio una bici (i punti di noleggio li trovi segnalati sulla mappa). Hai notato quante persone girano in bici a Ferrara? Pedalando potrai sentirti un “Ferrarese DOC”.

Ferrara è una delle “capitali” europee della bicicletta; la città non è troppo grande, pedalando si può raggiungere facilmente qualsiasi meta e così gli abitanti fanno largo uso delle due ruote. Si dice che ogni ferrarese possieda almeno una bicicletta e può capitare di vedere pedalare anche i personaggi più famosi della città.

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Dal centro puoi percorrere corso Ercole I d’Este, un corso pedonale che conduce a Porta degli Angeli , uno dei punti più importanti delle mura.

Girati ancora e osserva il grande parco urbano; una volta al posto del parco c’era il bosco del Barco Grande; ricordi questo nome? È il bosco nel quale fu cacciato il demone Magrino, che da lì urlava nelle notti tempestose. Si dice che Porta degli Angeli fosse diventata la dimora dell’Urlone, per questo era considerata un posto maligno e da evitare. SCATTA due foto al parco dal punto di vista panoramico in cui ti trovi.

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CERCA all’interno della costruzione il passaggio che ti conduce all’esterno su un ponte metallico sospeso. Percorrilo fino in fondo, poi girati per guardare Porta degli Angeli da lontano. Si vede l’antico ponte levatoio che permetteva l’entrata e l’uscita dalla città murata.

FAI A CASA: trasforma il paesaggio di una delle due foto tentando di ricostruire il bosco del Barco Grande. Disegna sul paesaggio gli alberi del bosco e in mezzo a questi inserisci l’Urlone che grida. Scrivi sulla foto del parco la data della tua gita a Ferrara e su quella disegnata la data della vicenda del demone Magrino: “fine dell’anno 1600”. Infine incollale l’una vicino all’altra.


E ora puoi visitare le Mura; hai visto quanto verde e quanti alberi? Oggi la cinta muraria ha perso la sua funzione militare ed è diventata il più grande parco di Ferrara.

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Da Porta degli Angeli ti puoi incamminare a destra, verso la Punta della Montagnola, e poi giù, fino al Torrione di San Giovanni. È questo il tratto più bello delle mura. Puoi vedere gli orti e i giardini della città. Dalla punta

della Montagnola al Torrione di San Giovanni c’è un lungo “cammino di ronda” una volta percorso dalle sentinelle. OSSERVA le numerose fuciliere e guarda il panorama attraverso le feritoie. Nei pressi di Porta Mare, voltandoti verso l'interno della città, puoi vedere il Cimitero Ebraico e poi la Certosa.

Da Porta degli Angeli passò l’ultimo erede degli Este quando venne cacciato dalla città. Il Papa fece anche murare la porta per ricordare agli Este che non sarebbero più rientrati a Ferrara. Per molti anni fu anche l’abitazione del boia: Porta degli Angeli è nota a tutti con il nome di Casa del Boia. Tutte le Mura sono ornate da filari di alberi. Già l’Addizione Erculea aveva previsto gli alberi come fonte di fortificazione: creavano un ostacolo ai proiettili che venivano dall’esterno e, con le loro radici, erano di supporto alle mura stesse che così risultavano più robuste.


Diario di viaggio

ricordi del mio viaggio


i miei compagni di viaggio

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persone che ho incontrato NOME E COGNOME

NOME E COGNOME

INDIRIZZO

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TELEFONO - E-MAIL

TELEFONO - E-MAIL

NOME E COGNOME

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TELEFONO - E-MAIL

TELEFONO - E-MAIL

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TELEFONO - E-MAIL

TELEFONO - E-MAIL

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un episodio divertente

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piccoli incidenti di percorso

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sapori che ho scoperto


dettagli che mi hanno colpito

cosa ho acquistato e cosa ho perso!

qualche strana parola in dialetto ferrarese

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Scatta e incolla

Incolla qui le fotografie del tuo viaggio, le immagini che hai catturato ficcanasando con l’obiettivo un po’ dappertutto: Ferrara vista attraverso i tuoi occhi.

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Scatta e incolla

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Scatta e incolla

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La città in valigia

Si può infilare una città in valigia? Nooooo! È troppo grande, non ci sta! Ma tu lo puoi fare… guarda: una valigia da viaggio tutta per te. Che cosa ti porti via di Ferrara? Che cosa metteresti nella valigia per ricordare e custodire questa bellissima città? Puoi riempire la valigia di piccole cose raccolte qua e là: biglietti dell’autobus, immagini di depliant, scontrini di bar e ristoranti, una bustina di zucchero “ferrarese”, biglietti d’ingresso a musei e monumenti, una pietruzza delle mura… oppure inventarti una valigia carica di disegni, scritte, nomi e fotografie. Ora tocca a te, è il momento di fare la valigia!


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Il cielo in una pagina

Colora il cielo del tuo viaggio a Ferrara: era limpido e fresco? o nuvoloso e grigio? azzurro terso? blu notte?‌ ricopri la sagoma della città di cielo!


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I colori della città

Ecco una tavolozza tutta da creare, chiudi gli occhi e prova a ricordare i colori di Ferrara, del tuo viaggio, la luce e la magia di questa bella città… Riempi gli spazi bianchi con i colori raccolti dal tuo sguardo.

Mattoni rossi, pietra calcarea bianca, sanpietrini grigi delle pavimentazioni, ciottoli di fiume, marmi bianchi e rosati, la luce abbagliante del Palazzo dei Diamanti, le mille sfumature del tramonto lungo le mura…


Colora l’intera città ! Chiese, palazzi, strade, mura, statue, parchi‌ come un vero pittore dipingi la tua Ferrara. 91


La ricetta

Per ricordare ogni volta che vuoi il sapore di Ferrara puoi cucinare, con l’aiuto della mamma, un tipico piatto ferrarese: il Pampepato. In epoca rinascimentale, in occasione delle festività, le monache di clausura del convento Corpus Domini di Ferrara preparavano un dolce squisito per le alte cariche della Chiesa; al dolce si dava la forma tonda di una calotta, molto simile allo zucchetto dei preti e dei papi. Il Pampepato, o pampapato significa proprio “Pane del Papa”. Anche la Corte estense non perdeva

occasione per gustare il suo squisito sapore, tanto da farlo diventare “il dolce tipico di Ferrara”. Oggi però il pampepato è tutto ricoperto di cioccolato; questo ingrediente è stato aggiunto attorno al 1920 da un industriale ferrarese che aveva imparato in Svizzera l’arte della lavorazione del cioccolato. La ricetta tradizionale vuole invece che sul pampepato ci siano tante piccole e dolci palline colorate chiamate “diavulìn”. Questo dolce ha ormai quattrocento anni di storia e la sua ricetta si tramanda a voce per paura delle imitazioni. Ingredienti: •200 gr di farina •100 gr di mandorle •100 gr di miele •100 gr di cacao in pol-

vere •100 gr di frutta candita tagliata in piccoli pezzi (arancia, cedro, mandarino) •2 gr di cannella in polvere •2 gr di chiodi di garofano tritati •80 gr di cioccolato fondente per la copertura •un po’ di burro e farina per la teglia Strumenti: •una grande ciotola •una teglia bassa e larga (può andare bene quella del forno) Preparazione: metti nella ciotola tutti gli ingredienti e impastali con acqua tiepida o latte caldo fino a quando avrai un composto abbastanza sodo. Con le mani dai all’impasto una forma un po’ arrotondata; sistemalo sulla teglia imburrata e infarinata e mettilo nel forno già caldo. Stai attento a non farlo bruciare, altrimenti prende un sapore un po’ amarognolo. Quando è pronto lascialo riposare in un luogo fresco e umido per 10 giorni. Trascorso questo tempo ricoprilo con il cioccolato fuso e…buon appetito!


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Cartolina d’autore

Nella tasca della copertina in fondo all’album troverai una cartolina ancora tutta da inventare. Scegli, ritaglia e, se vuoi, colora questi disegni, icone e scritte per comporre come meglio credi la tua cartolina d’autore!



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Personaggi e curiosità

lo sai

che…?

A Ferrara nacque fra’ GIROLAMO SAVONAROLA, che alla fine del Quattrocento divenne un personaggio assai famoso a Firenze. Grande predicatore, accusò duramente i religiosi che si allontanavano dagli insegnamenti del Vangelo e i potenti che godevano eccessivamente della loro ricchezza. Organizzò dei “falò delle vanità”, in cui si bruciavano oggetti di lusso

ma anche libri e opere d’arte, favorì una maggiore partecipazione del popolo alle decisioni politiche, venne poi condannato come eretico dal papa Alessandro VI e bruciato sul rogo. Ogni anno, l’ultima domenica d’aprile, il Parco Urbano di Ferrara si riempie di centinaia di coloratissimi aquiloni. È VULANDRA, manifestazione

che richiama appassionati “aquilonisti” da tutto il mondo. La “penna” di Ferrara per eccellenza è il grande scrittore GIORGIO BASSANI, che nella sua città natale ha ambientato i suoi più celebri romanzi, come “Il giardino dei Finzi-Contini” e “Il romanzo di Ferrara”. Ferrara ha un ottimo rapporto con la musica: per tutta l’estate,

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infatti, nell’ambito dell’iniziativa FERRARA SOTTO LE STELLE, si susseguono i concerti dei più famosi nomi della scena musicale internazionale. Nell’ultima settimana di agosto, inoltre, la città ospita il BUSKERS FESTIVAL: musicisti di strada provenienti da ogni dove suonano liberamente per le vie del centro. Ferrara è ricca di scorci davvero meravigliosi e forse è per questo che qui sono nati numerosi ottimi pittori, come GIOVANNI BOLDINI, GAETANO PREVIATI, FILIPPO DE PISIS e ACHILLE FUNI, e due grandi registi quali

MICHELANGELO ANTONIONI e FLORESTANO VANCINI. E anche un altro famosissimo pittore,

GIORGIO DE CHIRICO, ha tratto ispirazione da questa città per alcune sue opere… Il PALAZZO DEL PARADISO è chiamato con questo nome probabilmente perché qui si tenne, nel 1438, un Concilio Ecumenico in cui il papa Eugenio IV e il patriarca di Costantinopoli tentarono di riunificare la chiesa cattolica e quella ortodossa. Oggi ospita la celebre BIBLIOTECA ARIOSTEA, che ha anche una ricca sezione per ragazzi e organizza eventi di invito alla lettura per i più piccoli. Al secondo piano del Palazzo puoi vedere la TOMBA DI LUDOVICO ARIOSTO, il grandissimo poeta autore dell’”Orlando Furioso”. Ferrara ha una delle squadre di

calcio più antiche e gloriose d’Italia, la S.P.A.L. (sigla che sta per “Società Polisportiva Ars et Labor”). A lungo protagonista in serie A, la S.p.a.l. sta ora vivendo anni difficili, ma la passione dei ferraresi per i colori biancoazzurri non si è mai spenta e tutti sperano che i bei tempi possano presto tornare… A settembre la città ospita la

SETTIMANA ESTENSE: un importante premio letterario accompagnato da mostre, convegni, concerti e degustazioni delle più prelibate specialità ferraresi. Il bel giardino tra il BALUARDO DI SANTA MARIA e quello di


SAN PAOLO ALLA FORTEZZA nasconde una lunga storia. Qui infatti sorgeva il CASTEL TEDALDO, il primo grande monumento della città, abbattuto nel Seicento per far posto alla FORTEZZA PONTIFICIA, che fungeva da caserma e da prigione. Dopo l’ingresso di Ferrara nel Regno d’Italia, la Fortezza venne a sua volta distrutta e il più possibile dimenticata, perché vista come simbolo di oppressione e di anni di decadenza della città.

BORSO D’ESTE fu un signore sobrio e pio, amante della solitudine e del raccoglimento religioso. Fece “scappare” il pittore Francesco del Cossa, che abbandonò la decorazione di

Palazzo Schifanoia perché poco pagato, ma spese parecchio per la costruzione della Certosa di San Cristoforo. Al suo opposto fu l’ultimo governante Estense, ALFONSO II, che dedicò tutto il suo tempo a svaghi, feste e passatempi. Grande appassionato di caccia, si fece odiare dai contadini perché impedì loro perfino di raccogliere erbacce e ripulire i fossi: con tali lavori, infatti, avrebbero disturbato la selvaggina. A Ferrara si corre il PALIO più antico della storia. La prima edizione fu infatti nel lontano 1259. Le gare sono ben quattro: corsa dei putti (ragazzi a piedi), corsa delle putte (ragazze a piedi), corsa delle

asine e corsa dei cavalli. Il Palio vero e proprio si tiene l’ultima domenica di maggio in piazza Ariostea, ma in tutti i fine settimana del mese si susseguono eventi preparatori: iscrizione e benedizione dei partecipanti, gare di sbandieratori, prove di abilità per i cavalli…

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Le date di Ferrara:

che cosa succede e...

quando?

VI-III secolo a.C. 100

Nelle vicinanze dell’attuale Ferrara fiorisce la città di Spina, fondata dagli Etruschi e poi occupata dai Greci. Spina era un porto molto attivo e un centro di produzione di ceramiche.

III secolo a.C.

Invasione dei Galli, poi sconfitti dai Romani. Spina viene abbandonata e tra le paludi del territorio ferrarese trovano rifugio tribù di Galli Lingoni e Boi.

589 d.C.

Un’alluvione distrugge Voghenza. I sopravvissuti si accampano nella zona dell’attuale Ferrara e creano il primo nucleo della città.

I secolo a.C.

L’imperatore romano Ottaviano Augusto sceglie Ravenna come sede della flotta del Mediterraneo Orientale: l’intera regione si ripopola e vengono fondate nuove colonie, tra cui Voghenza, la più importante.

749

Primo documento ufficiale che parla di Ferrara: la città è una base militare (castrum) bizantina e fa parte dell’Esarcato di Ravenna. Negli anni successivi la città è occupata, a più riprese, dai Longobardi.


774

Carlo Magno sconfigge i Longobardi e dona la città e il suo territorio (definito “Ducato”) allo Stato della Chiesa.

985

Il papa Giovanni XV concede il ducato di Ferrara come feudo al marchese Tedaldo di Canossa.

1052

Le più importanti famiglie ferraresi non riconoscono Matilde di Canossa, che ha solo sei anni, come legittima erede del feudo: la città diventa libero Comune.

1101

Matilde di Canossa rientra a Ferrara con l’aiuto dei veneziani e la restituisce al Papato. Dopo il 1115, però, la città è di nuovo un Comune e il potere è conteso tra la famiglia ghibellina dei Salinguerra e quella guelfa degli Adelardi.

1167

Ferrara aderisce alla Lega Lombarda, che combatte contro l’imperatore germanico Federico Barbarossa. In città comincia ad acquisire prestigio la famiglia degli Este, originari della campagna e imparentati con i guelfi Adelardi.

1240

Azzo Novello d’Este, con l’appoggio di truppe guelfe e veneziane, costringe alla resa Salinguerra II e diventa podestà di Ferrara. Comincia così la Signoria Estense (ufficializzata dall’investitura di Obizzo II, figlio di Azzo, nel 1264), la vita culturale della città si arricchisce, Modena e Reggio Emilia si offrono spontaneamente al dominio ferrarese.

101


1471-1505

1317

102

Dopo un periodo di lotte dinastiche, contrassegnato dai tentativi di Venezia e del Papato di assumere il controllo della città, gli Este riprendono pieno potere su Ferrara con un governo formato da cinque membri della famiglia.

1385

In seguito a una sanguinosa rivolta popolare contro le tasse, Niccolò II d’Este ordina la costruzione del Castello Estense.

1598

Fine della Signoria Estense. Alfonso non ha lasciato eredi e il Ercole I d’Este sostiene l’attività di cugino Cesare d’Este, membro di letterati e artisti, raddoppia la superficie della città con la celebre un ramo secondario della famiglia, per non scatenare una guerra Addizione Erculea, progettata contro lo Stato della Chiesa dall’architetto Biagio Rossetti, e rinuncia a Ferrara e, su accoglie gli ebrei cacciati dalla concessione dell’Imperatore, Spagna. diventa Signore di Modena e Reggio Emilia. Sotto il controllo del Papa molte famiglie importanti la abbandonano seguendo Cesare a Con Alfonso II d’Este, Ferrara vive la Modena: la vita culturale si sua stagione più sfarzosa: la città impoverisce e Ferrara perde ospita i più importanti musicisti importanza. d’Europa e il sovrano si circonda di una numerosa e raffinatissima corte. Diviene celebre il Carnevale: i festeggiamenti iniziano fin dal Le truppe di Napoleone occupano giorno di Santo Stefano (26 Ferrara. Riprendono i lavori di dicembre). bonifica delle paludi.

1559-1597

1796


1815

Dopo il Congresso di Vienna la città torna sotto lo Stato Pontificio e ospita una guarnigione militare austriaca.

1860

Un plebiscito sancisce l’ingresso di Ferrara nel Regno d’Italia. Inizia lo sviluppo industriale della città.

103

1940-45

Durante la Seconda Guerra Mondiale la zona industriale viene bombardata; le famiglie ebraiche vengono imprigionate e deportate.

1995

Ferrara è proclamata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.

Esarcato all’epoca dell’Impero Romano d’Oriente, provincia d’Italia sotto il dominio di Bisanzio. Guarnigione Militare corpo di soldati a guardia di una città o di una fortezza, sia in pace che in guerra.


Didascalie

Castello Estense: Pag. 13 > Veduta del castello dal lato nord. Pag. 14 > Particolare del cordolo. Pag. 16 > Le prigioni. Pag. 22 > Sala dell’Aurora: particolare del soffitto affrescato. Pag. 24 > Sala dell’Aurora: particolare della fascia affrescata. Pag. 26 > Sala dei Giochi: particolare del soffitto affrescato. Pag. 27 > Torre dei Leoni. Cattedrale: Pag. 29 > La facciata vista dall’arco del Volto del Cavallo. Pag. 31 > I leoni stilofori. Pag. 32 > Particolare del timpano. Pag. 35 > Cosmè Tura, San Giorgio e la principessa (part.), olio su tela (1469). Pag. 35 > Cosmè Tura, Angelo annunciante e la Vergine annunciata (part.), olio su tela (1469). Palazzo dei Diamanti: Pag. 37 > Veduta d’angolo da piazza Ariostea. Pag. 38 > Particolare del balconcino.

Pag. 42 > Particolari delle bugne a punta di diamante. Pag. 43 > Particolare del fregio. Pag. 44 > Sebastiano Serlio (attribuito a), Veduta di città, tempera su tavola (1520 circa). Pag. 46 > Cosmè Tura, Giudizio e Martirio di San Maurelio, olio su tavola (1450-1495). Palazzo Schifanoia: Pag. 49 > Particolare del portale marmoreo, con lo stemma estense. Pag. 50 > Antonio Pisano detto il Pisanello, Ritratto di Leonello d’Este duca di Ferrara, tempera su tavola (1410-1455), Bergamo, Accademia Carrara. Pag. 50/51 > Antonio Pisano detto il Pisanello, Medaglia di Leonello d’Este (1444 circa), Napoli, Museo di Capodimonte. Pag. 51 > Pier Antonio degli Abbati, tarsia lignea con veduta di città (fine XV secolo). Particolare dal coro proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea. Pag. 52 > Ugo Nespolo, Nesporama (part.), smalti su legno ritagliato (1972). Pag. 52 > Mese di Agosto. Il segno della Vergine con due decani, fascia mediana della parete nord. Pag. 54 > Ercole De’ Roberti, Mese di Settembre.

Trionfo di Vulcano, fascia superiore della parete nord. Pag. 55 > Cosmè Tura, Erato, tempera e olio su tavola (1460 circa), Londra, National Gallery. Palazzina di Marfisa d’Este: Pag. 57 > Portale marmoreo, particolare del fregio. Pag. 58 > Mario Capuzzo, Ritratto di Marfisa d’Este, (particolare) olio su compensato, copia dell’originale conservato presso il Palazzo Ducale di Mantova. Pag. 59 > Camillo Filippi, Ritratto di Marfisa Bambina, affresco. Pag. 60 > Camillo, Cesare e Sebastiano Filippi, particolare del soffitto della Sala Rossa decorato a grottesche. Pag. 62 > Giardino, fronte laterale. Pag. 63 > Loggia degli Aranci con volta affrescata (XVI secolo). Mura e Via delle Volte: Pag. 67 > Particolare della cinta muraria e dei baluardi meridionali. Pag. 68 > Scorcio di via delle Volte. Pag. 72 > Porta degli Angeli. Pag. 73 > Il terrapieno, il vallo ed il “muro” nei pressi di Porta degli Angeli.


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