ANASTASIA CARCELLO
AUTOPSIA DEL MATRIMONIO
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Studio Byblos - editore
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“I raccon! sono fru"o di fantasia ed ogni riferimento ad even! o persone è del tu"o casualeâ€?
Il libro è dedicato a chi per anni ha vissuto l’infelicità di una vita coniugale, senza a"vare le risorse che possedeva per raggiungere il giusto equilibrio e la gioia di vivere.
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IL MIO MATRIMONIO Il bianco lungo abito che non ho mai avuto. Il cavaliere dal buon cuore che credevo di avere. L’amore eterno che prome#evo sicura. L’a#esa di una vita serena che non è mai arrivata. La famiglia unita che sognavo da bimba Il tradimento intuito trasformato in compagno devoto. Il rispe#o necessario alla vita, di con$nuo rimosso. La fede coniugale spogliata di valore, scelta da altri. La vita mi ha dato il contrario di ciò che cercavo! Ostacoli da superare, lacrime da nascondere, solitudine da ingoiare, sorrisi da recitare, senso di colpa perenne. La mia missione è compiuta: fallimento totale, svendita e saldi!! Prendete tu#o, anche i sogni già sogna$ e i desideri non realizza$. Io volo via, mi riprendo la mia libertà che incautamente avevo ceduto in nome di un Amore inesistente...
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I capitolo FESTA DELLA MAMMA
U
scita di corsa dalla messa delle 11,30, Myria aveva fre!a per-
ché doveva ancora comprare i fiori per la suocera, per festeggiare a pranzo, insieme al resto della famiglia di suo marito.
Era la festa della mamma e quello era il primo anno che i suoi tre figli mancavano alla ricorrenza. Roberto il maggiore faceva uno stage a Londra, Lorenzo aveva da poco iniziato un percorso Erasmus a Parigi e la piccola Alessia era in gita scolas#ca in Irlanda, perciò per Myria non era una festa quella ricorrenza, i figli le mancavano tanto. Si dovevano, tu!avia, rispe!are le consuetudini di famiglia: pranzo dai vecchi suoceri, che malgrado gli o!anta anni suona# si os#navano a fare i ragazzini, li#gando per ogni sciocchezza e brontolando se il cibo era poco co!o o troppo salato o semplicemente poco gradito. Il dolce, torta alla crema e cioccolato, come al solito era preparato dalla cognata, anche se negli ul#mi anni lo comprava in pas#cceria, perché non aveva tempo né voglia di stare ai fornelli. Myria, invece, era adde!a al pranzo con menù fisso: classica pasta a forno con le polpe$ne, rosbif e patate e macedonia o in alterna#va fragole al limone. Preparava sempre in an#cipo tu!o ciò che doveva portare a casa dei suoceri, incapaci ormai di provvedere al proprio sostentamento; riuscivano per fortuna ad essere autonomi per la colazione, fa!a di la!e e biAnteprima
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sco$, spesso consuma# anche a cena, quando restavano da soli davan# alla televisione. Il marito di Myria, Tommaso, era rimasto a lavorare al PC, sempre in arretrato sulle consegne dei proge$ di ristru!urazione, quell’anno par#colarmente numerosi. In ci!à si era diffusa la voce tra la gente altolocata che l’archite!o, tornato da New York dove aveva fa!o uno stage di due anni, era proprio bravo, aveva idee moderne ed innova#ve e non era neppure troppo costoso. Tu$ facevano a gara per averlo amico, invitandolo a cerimonie ufficiali o in privato insieme ad amici comuni, con l’intento di conoscerlo meglio ed informarsi dire!amente da lui su che #po di ristru!urazioni facesse, dove avesse lavorato prima di andare all’estero e tante altre domante sulla sua professione. In realtà la curiosità della gente era ancora più ampia, le persone indagavano sul suo stato civile: era sposato? separato o divorziato? visto che non era accompagnato dalla signora agli invi# ufficiali. Lui non amava parlare della consorte, era evasivo, tu!avia parlava molto volen#eri dei tre figli, al momento lontani per mo#vi di lavoro o di studio. Tommaso, par#colarmente galante, aveva molto successo con le donne, non solo giovani ma anche ultraquarantenni, se ben tenute. Non era infrequente che con alcune di esse intrecciasse in breve tempo una storia d’amore e sesso più o meno lunga, spesso difficile da tenere nascosta in una piccola ci!à, dove si conoscevano quasi tu$ e spe!egolavano volen#eri. Come di consueto, sua moglie era all’oscuro delle avventure amorose del momento, ma conosceva bene la “dipendenza sessuale” di suo marito, che come qualsiasi altra dipendenza umana, poteva andare fuori controllo dalla volontà. Diventava per lui una sfida, quasi una necessità, conquistare la preda di turno, fare sfoggio delle sue capacità non solo professionali e portarsela a le!o era poi inevitabile. 8
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Alcuni personaggi del cinema affe$ dal sudde!o disturbo, de!o anche “sex addic!on”, si liberavano da questa dipendenza ricoverandosi in cliniche specializzate, per salvare il matrimonio o il lavoro, entrambi a rischio quando si trasformava in ossessione. Tale a$tudine di Tommaso in qualche circostanza aveva fa!o infuriare il marito della signora conquistata, me!endo a dura prova l’unità di entrambe le famiglie, se la relazione fosse divenuta di dominio pubblico. La coppia, ormai rodata da ven#sei anni di matrimonio e cinque di fidanzamento, allenata ad affrontare ogni pericolo che minasse la stabilità del matrimonio, rispe!ava quasi tu!e le tradizioni familiari e le insegnava ai figli. Ques# ul#mi, ignari del comportamento paterno, credevano che tu!e le famiglie unite fossero come quella in cui vivevano, benché spesso un banale diverbio si trasformasse in una vera lite furiosa tra i due genitori, in cui entrambi si rinfacciavano comportamen# inopportuni. Myria quella fa#dica ma$na corse fuori dalla Chiesa, senza partecipare al canto finale, come faceva di solito, scese per il pendio che precedeva la strada principale giungendo presto al passaggio pedonale più vicino. Si accorse tardi che arrivava verso di lei una macchina di media cilindrata, a velocità sostenuta, ma pensò tranquilla “Sono sulle strisce pedonali e si fermerà”. Nell’arco di un secondo si accorse non solo che il guidatore con#nuava ad avanzare come se non la vedesse, ma nell’istante che accelerò il passo per evitare l’urto, si trovò bruscamente sul cofano della macchina e quindi seduta sull’asfalto, dove era a!errata con violenza, ba!endo il sedere e principalmente il tallone sinistro. Si toccò subito la schiena, vertebra dopo vertebra, mosse la colonna piano, provò senza riuscirci a rialzarsi poi si girò a guardare il giovane guidatore, che intanto si era fermato e sceso dalla ve!ura. Anteprima
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La donna più impaurita che indolenzita gli disse con tono pacato “Non hai visto che stavo a"raversando sulle strisce pedonali?” e di rimando, arrabbiato, il ragazzo neo-patentato le rispose: “E lei non mi ha visto? Perché non si è fermata invece di con!nuare a camminare?” ma poi vedendo la faccia sofferente di Myria aggiunse : “Potrebbe essere mia madre!” “Appunto bisogna stare più a"en!, perché dopo i cinquanta anni si è più len!” rispose Myria con la voce tremante per lo choc. Nel fra!empo la signora Gina, vicina di casa, anche lei uscita da messa, le si avvicinò per chiedere come stava e aiutandola a #rarsi su, la face appoggiare al suo braccio fino a raggiungere la panchina, sul marciapiede, per farla sedere. Altre persone curiose si avvicinarono domandando se fosse il caso di chiamare un’ambulanza per portare la donna inves#ta in ospedale, ma Myria, pallida e ancora in preda allo choc, aveva un solo bisogno: tornare a casa e sdraiarsi sul suo le!o, per affogare nel pianto la paura della morte che le era passata vicina sfiorandola. Prese solo le generalità dell’au#sta imbranato, compreso il numero di telefono per le pra#che burocra#che dell’assicurazione e poi zoppicando al braccio della sua vicina se ne andò a casa in silenzio. Si tra!ava di fare solo duecento metri di strada e non vedeva l’ora di abbracciare suo marito che l‘aspe!ava per andare dai suoi a pranzo, e lei purtroppo non era riuscita ad andare a prendere i fiori per la suocera... Tommaso aprì la porta alla vicina che aveva suonato il campanello e si sorprese nel vedere sua moglie bianca come un cencio al braccio di Gina che la sosteneva. Sen#te le spiegazioni, congedò in fre!a la vicina di casa ringraziandola e appena chiuse la porta cominciò a sgridare quella sciocca di sua moglie: ”Cosa sei venuta a fare a casa? Dovevi andare al pronto soccorso con l’ambulanza! Cavoli sei un’imbranata, lo capisci che l‘assicurazione così non ! darà un euro? E poi io che ! faccio se ! sei ro"a il piede?” 10
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La povera Myria scoppiò in un pianto inconsolabile, non sapeva che dire a quel marito che se ne fregava altamente della paura di morire che aveva appena sperimentato e del suo stato d’animo, senza considerare il dolore al piede che diventava sempre più forte. Come al solito era interessato ai soldi, altro che amore per la vita salva, pensava al denaro che avrebbe potuto perdere, se non fosse subito andata in pronto soccorso e farsi vedere in urgenza. Riuscì solo a dire: “Per te era meglio se fossi morta allora, così il premio assicura!vo sarebbe stato duplice, quello dell’assicurazione del guidatore e quello della mia assicurazione sulla vita. Scusami se ! ho fa"o perdere tan! soldi!” concluse con una punta di sarcasmo. Non riuscì più a dire niente, il suo pensiero si fissò su un unico tema: “Quest’uomo non mi ama più e non da adesso! Perché sono ancora con lui? Perché non vado via? Dov’è finito il mio coraggio?” Lo osservava di traverso e notava soltanto adesso la ca$veria nei suoi occhi, la noia di quella vita insieme da anni, ormai senza gioia né dolore. Quel matrimonio divenuto senza senso, se non fosse per i figli, che appena potevano stavano a debita distanza da loro, per non respirare quell’aria pesante di casa, pronta ad esplodere per le cariche ele!riche nate dall’ironia e dallo scherno, per le offese bilaterali lanciate a cannonate, per l’indifferenza pungente e per il disprezzo manifesto di un coniuge verso l’altro. Era sempre Tommaso ad iniziare la discussione ma Myria gli andava dietro per difendersi, diceva, ma poi si me!eva allo stesso livello, trascendendo ed era soddisfa!a alla fine di dirgli in faccia quello che pensava di lui. E non erano complimen#! Si alzò dal divano zoppicando, prese del ghiaccio dal freezer, lo avvolse in uno strofinaccio trovato al momento in cucina, se lo pose sul tallone dove il dolore era più forte e si stese nuovamente sul divano. Ste!ero quasi un quarto d’ora senza parlare, poi il marito si avvicinò e le chiese scusa per Anteprima
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averla tra!ata in quel modo ma adesso, avendo rifle!uto, si offriva ad accompagnarla al pronto soccorso. Le disse con tono mite “Vado in garage a prendere la macchina, la parcheggio vicino al portone, poi torno a casa e ! aiuto a raggiungere l’auto. Vedrai che con poco sforzo arriveremo in ospedale per fare gli accertamen! così da essere sicuri che tu non abbia una fra"ura ossea”. Myria in silenzio lo seguì in macchina, zoppicando e sorreggendosi al suo braccio, dopo aver acce!ato quel bacio di rappacificazione, che somigliava a quello di Giuda. Al pronto soccorso, fa!e le radiografie, la donna fu ingessata subito perché aveva una duplice fra!ura al calcagno, quindi le consigliarono riposo, la stampella all’occorrenza e la rimandarono a casa con l’indicazione di un ulteriore controllo dopo quindici giorni. A casa intanto che il marito era andato a prendere i fiori per la madre, arrivò la cognata di Myria per recuperare il pranzo già preparato e festeggiare lo stesso la festa della mamma dai suoi, anche senza di lei, che restava a le!o da sola a casa. Così pure quell’anno poterono festeggiare la nonna come la mamma più importante del pianeta, senza la presenza di Myria, che intanto si era addormentata dopo l’an#dolorifico somministrato dal medico del pronto soccorso. Si svegliò dopo due ore circa ed analizzò nel de!aglio quello che le era successo quel giorno dedicato alla festa della mamma. Aveva capito a chiare le!ere, se mai ce ne fosse stato bisogno, che suo marito non l’amava più, ma non era indifferente alla sua presenza, era del tu!o intollerante, non la sopportava più, nutriva un’enorme avversione nei suoi confron#, così densa da tagliarla col coltello. Se ne era accorta da tempo, in realtà, ma aveva fa!o finta di non capire, perché il disamore per lei, evocato dalla condo!a di suo marito, le bruciava dentro come la peggiore delle sconfi!e, ledeva il suo orgoglio di donna, moglie e madre. Anteprima 12
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La faceva sen#re una fallita per non aver previsto questa disfa!a finale. Aveva ben compreso che il suo matrimonio era morto da un po’, tu!avia non voleva arrendersi ancora, aveva creduto per molto tempo di essere l’unica responsabile di quel fallimento e questo forte senso di colpa la spingeva a con#nuare in un’opera di salvataggio ad ogni costo, ingoiando bocconi amari come i tradimen# e la mancanza di rispe!o. Doveva finirla di usare i figli come scusa per non andare via da quella casa che era diventata la sua tomba. Finalmente comprese che i suoi ragazzi sarebbero sta# più sereni se avessero smesso di essere spe!atori di un film familiare senza amore, in perenne contrasto coniugale, nel quale si sen#vano a volte in colpa e a volte a disagio, ma che non potevano in alcun modo interrompere o cambiare. Osservava in maniera obbie$va i comportamen# del marito e i suoi solo adesso, dopo aver visto la morte da vicino. Si pen#va delle sue reazioni automa#che alle trappole verbali di un uomo che non era più felice con lei e comprendeva come il dolore per questa inconscia consapevolezza contribuisse a farla comba!ere inu#lmente per una ba!aglia già persa da tempo. La giusta consapevolezza spingeva Myria a scegliere la pace a quella catena di ipocrisia senza fine, chiamata matrimonio: era giunto il momento di prendersi la responsabilità della sua felicità e quindi della propria vita in completa libertà. Scrisse allora una lunga le!era al marito, comunicandogli il mo#vo per il quale non l’avrebbe trovata a casa e condividendo con lui le riflessioni fa!e in quel giorno memorabile. Chiamò Anna, l’amica storica che conosceva la sua infelicità coniugale e la pregò di aiutarla a preparare una valigia con l’occorrente per stare via un po’ prima di tornare a prendere tu!e le sue cose. Poi si fece accompagnare da Elisa, la cugina che abitava fuori ci!à e che la invitava ripetutamente ad andare da lei quando la situazione familiare diveniva insopportabile. Anteprima
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La casa di Elisa, in alta collina, era circondata da tanto verde, che già a prima vista infondeva serenità, ingigan#ta peraltro anche dai piccoli suoni della campagna, come il cingue$o degli uccelli o il movimento delle fronde al vento. Poi c’erano i cani ed i ga$ di Elisa a fare compagnia e regalare allegria. Myria si trasferì, pertanto, in questo piccolo paradiso, dove trovò una camera già pronta per lei preparata dalla governate che viveva da tempo con la famiglia di Elisa. Fu così che con la solidarietà delle donne sensibili ai disagi coniugali, Myria trovò la maniera di guarire, non solo dalla fra!ura ossea, ma dal senso di inadeguatezza che il marito le aveva ins#llato nella mente fin dal primo giorno.
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II capitolo IL PRIMO ANNIVERSARIO
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on era più vita quella, se alle se!e del ma$no il marito ini-
ziava la giornata con una lunga lista di incombenze da fare e di richiami per le mancanze di lei, che poverina non sapeva
proprio in che modo accontentare quell’uomo inclemente e os#nato. Da quando si erano sposa#, e non era ancora un anno, suo marito, Ugo, invece di essere tenero ed innamorato, dimostrava il lato peggiore del suo cara!ere. La povera Anna non aveva messo del tu!o a fuoco la sua vera indole, anche se aveva notato in qualche occasione, la rapidità del cambiamento d’umore per una sciocchezza qualsiasi, la rabbia nei suoi occhi, cui seguiva un rumoroso alterco, a volte finito con una sberla o un bacio. La cosa veniva quasi subito sistemata con: “Mi dispiace, scusa, scusami tanto, oggi sono troppo stressato. Non volevo picchiar!, ho perso la pazienza” e quindi... abbraccio dolcissimo e bacio infinito. Pur temendo questo comportamento la ragazza non se ne preoccupava più di tanto, pensava: “In fondo mi vuole molto bene, è proprio innamorato, per questo a volte è completamente irrazionale”. A suo tempo decise di sposarlo comunque, anche se la madre e le sue amiche l’avevano messa in guardia dicendole: “Non è l’uomo per te! Siete troppo diversi e tu quando sei con lui cambi comportamento, sei troppo Anteprima
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servile e ! fai me"ere i piedi in testa”. Lei, però, rispondeva che non era vero, che lo amava e non voleva sen#re ques# discorsi, mentre dentro di sé pensava: “Ma che ne sanno dell’amore, loro? Di come mi sento quando sono vicina a lui!” Dopo un fidanzamento di ben sei lunghi anni, durante i quali si erano lascia# e ripresi innumerevoli volte, decisero di comune accordo di sposarsi. Entrambi avevano sperimentato l’amore con altri partner, ma poi ritornavano a riprendersi, facendosi del male quasi da subito, quando lui le raccontava nell’in#mità quante donne aveva avuto e quali erano le qualità a le!o di ciascuna di esse. Non si rendeva minimamente conto di quanto ques# discorsi ferissero profondamente Anna, che anzi per masochismo lo spronava a raccontare ulteriori de!agli scabrosi delle sue vicende sessuali. Sembrava contento di dimostrare alla sua ragazza quanto fosse bravo e quanto fossero compiaciute e soddisfa!e le donne che lui seduceva con estrema facilità. Per questo Anna non trovò nulla di male a condividere la sua prima esperienza sessuale con un altro uomo che non fosse lui, vissuta durante un periodo in cui si erano lascia#... non l’avesse mai fa!o! Erano in macchina, in in#mità, quando una furia di gelosia accecò l’uomo che le era vicino, tanto da stravolgere una giornata di sole, iniziata con quella gita in campagna, loro due da soli, dopo tanto tempo che avevano interro!o le comunicazioni. Un tempesta di schiaffi e pugni si abba!é sulla ragazza che non comprendeva tanta rabbia e tanta gelosia, proprio adesso che lui aveva finito di raccontarle in che modo aveva sverginato l’ul#ma sua conquista, innamorata pazza di lui e del suo charme. Fra le lacrime Anna gli chiese di riaccompagnarla a casa e di dimen#carsi di lei per sempre. Ugo, però, si mise improvvisamente a piangere come un bambino in cerca della mamma e le chiese perdono al solito modo, baci, abbracci, amore... ed anche questa 16
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volta cadde in trappola! Promise a sé stessa, tu!avia, che non gli avrebbe mai più confessato alcuna trasgressione, fosse solo col pensiero! Come maschio, Ugo riteneva di avere il diri!o a sperimentare le emozioni fisiche con altre donne, mentre ad Anna proibiva l’amicizia stre!a con altri uomini e sopra!u!o di avere rappor# in#mi con maschi, perché essendo la sua fidanzata doveva essere fedele, anche se a volte si lasciavano dopo un diverbio e non si sen#vano per mesi. Tale comportamento era il risultato del condizionamento culturale e familiare del contesto in cui era cresciuto, dove la donna era a completo servizio del maschio. Tra al# e bassi il tempo passava, insieme al periodo universitario, così Anna conseguì la laurea sospirata, in un periodo in cui non c’era lavoro immediato nel suo campo. Finito questo primo percorso di studi la giovane donna decise di proseguire con una specializzazione di tre anni, perché dava maggiori possibilità d’impiego. Era iscri!a al secondo anno al momento delle nozze, soddisfa!a di aver superato il concorso d’ammissione al Corso specialis#co. Rifle!eva spesso su quanto nessuno si immedesimasse nella vita di una giovane neo-laureata, come era lei, che oltre a non avere un lavoro, doveva anche pagare il costo degli ulteriori percorsi post-laurea. Dove avrebbe preso i soldi per ques# studi aggiun#vi? Chi può immaginare l’umiliazione quando doveva chiedere il denaro per pagare le tasse o per i suoi bisogni quo#diani? Anche se i suoi genitori erano disponibili e non le facevano pesare niente, lei avver#va il disagio della richiesta. Non immaginava proprio, la povera Anna, di trovare un marito meschino che ogni giorno le faceva i con# in tasca, redarguendola per le spese eccessive, sempre eccessive, anche quando non lo erano. Le ricordava in con#nuazione che era solo lui a lavorare e a mantenerla, che suo padre prima del matrimonio gli aveva promesso dei soldi per contribuire alla ges#one della nuova famiglia, ma non aveva mantenuto del Anteprima
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tu!o l’impegno preso. “Cosa pensa tuo padre” tuonava, “che sono un bura$no, si burla di me? Se uno si impegna deve onorare l’impegno preso fino in fondo! Ma tuo padre non ha onore, non vedeva l’ora di togliersi dai piedi una figlia scomoda come te! Sei laureata da due anni, non guadagni ma spendi e chissà mai se guadagnerai un giorno! Sono stato proprio un fesso a sposar!!” All’inizio di ques# contras# Anna si chiudeva in bagno a piangere e vi rimaneva fino a quando Ugo la faceva uscire a forza, infas#dito del suo modo di replicare. In seguito la donna ado!ava lo stratagemma dell’evitamento: usciva di casa a qualunque ora del giorno o della no!e, perché non poteva proprio più ascoltarlo, si me!eva in macchina e faceva un lungo giro per la ci!à, poi amareggiata più di prima ritornava in quella casa dove c’era un orco ad a!enderla. Sperava di trovarlo a le!o che dormiva, oppure che fosse uscito anche lui. Non era capace di acce!are come suo padre, a sua insaputa, avesse promesso dei soldi in dote a suo marito prima del matrimonio, come se avesse avuto bisogno di venderla, ovvero di svenderla... lei che aveva avuto tan# spasiman#, anche molto ricchi, che al contrario avrebbero pagato suo padre per averla, se fosse stato necessario. Anna non riusciva a capire la necessità di quell’impegno pecuniario, fa!o a sua insaputa da un genitore che amministrava una famiglia in quel periodo non in floride condizioni economiche. Sapeva bene di non essere un’handicappata, di avere un valido #tolo di studio e che nel giro di un limitato lasso di tempo le avrebbe permesso di guadagnare ed essere davvero autonoma ed indipendente. In fondo aveva solo 26 anni, perché quest’ansia dei soldi? Sopra!u!o da parte del marito che aveva un o$mo s#pendio ed alle spalle una solida posizione economica garan#ta dai genitori che guardavano questo figlio unico con orgoglio, come il sole della loro famiglia, sempre pron# ad esaudire ogni suo costoso desiderio. 18
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Nei suoi giri solitari no!urni, alla guida della vecchia u#litaria, dono di un cugino, mentre le lacrime scendevano lente dagli occhi, rimuginava ques# pensieri mille e mille volte, alla fine concludeva che nessuno l’amava veramente né suo marito né la sua famiglia, in par#colare suo padre, per non aver previsto le conseguenze di una promessa non mantenuta. Dopo ogni sfuriata con Ugo, a seconda della reazione di Anna, seguiva una discussione animata con risvol# aggressivi, che paradossalmente potevano essere sia la violenza fisica sia il prepotente abbraccio sensuale che si concludeva a le!o. Qui solo il maschio era completamente appagato, indifferente alla bufera prima dell’amore. La donna, invece, durante l’amplesso si chiedeva se quello fosse l’amore o se fosse l’unico modo per placare la rabbia del suo uomo, dal quale a poco a poco si distaccava emo#vamente. Quest’uomo che non capiva e non vedeva la sua sofferenza neanche mentre facevano l’amore... allora che sensibilità aveva? Si domandava in cuor suo la donna infelice. Spesso, in ambito professionale durante il suo percorso post-laurea, incontrava alcune coppie che svolgevano lo stesso lavoro, non guadagnavano ancora, erano mantenute dai genitori e... sopratu!o erano felici. Condividevano interessi, svaghi e pure i lavori domes#ci, di cui lei da sola se ne faceva carico da quando si era sposata, perché suo marito aveva chiarito fin da subito che lui non si era laureato per fare le faccende di casa. A tale affermazione Anna rispondeva con sarcasmo: “Io, invece, mi sono laureata per fare la casalinga!” Invidiava queste relazioni equilibrate e si pen#va di aver scelto l’uomo sbagliato, avaro, anaffe$vo, irascibile e manesco e non capiva più sé stessa perché fosse così razionale nel giudicare il marito e poi irrazionale nella realtà, acce!ando le umiliazioni quo#diane. Non aveva dato re!a alle sensazioni nega#ve che aveva avuto da fidanzata, quando lui perdeva facilmente la pazienza, o quando passava dei periodi di pessimo umore durante i quali non voleva vederla né ascoltarla, Anteprima
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diceva che era depresso, che si sen#va solo... e poi pensieroso aggiungeva “Il genio è sempre solo!” finivano per riderci su, e tornavano ad abbracciarsi o magari ad andare al cinema. Quelle reminiscenze la facevano sen#re in colpa per aver so!ovalutato tu$ i comportamen# nega#vi, e pensava “Chi è cagione del suo male pianga se stesso!” Ma che poteva fare ora? Se non aspe!are di finire la specializzazione, trovare un lavoro e andare via per sempre da questo marito privo d’amore. Diventava troppo difficile con#nuare a vivere in quella situazione! Non si confidava con nessuno, le sembrava di voler me!ere in piazza i suoi problemi e di essere giudicata, oltre che aspe!arsi un “Te lo avevamo de"o!” Tra giorni sopportabili e giorni neri, tra un livido sulla schiena o sul braccio ed amplessi in pos# improbabili, passavano i mesi, durante i quali lui le ripeteva che non avrebbe mai voluto un figlio, non solo per il costo economico di un’altra bocca da sfamare, ma perché non si fidava del loro rapporto così inquieto. Tale argomento produceva un’ulteriore ferita nell’animo di Anna che sperava di costruire una vera famiglia con dei figli, almeno due, credendo, erroneamente, che i figli avrebbero dimezzato le confli!ualità coniugali, per il semplice fa!o di spostare le priorità quo#diane. In ogni caso si sen#va respinta come donna per le ricorren# infedeltà coniugali e come madre perché ritenuta inidonea in quella relazione specifica. Anna stava bene solo quando era in compagnia dei suoi colleghi e colleghe, erano in 10 a frequentare quel corso post-laurea, insieme vedeva altri orizzon# e non solo professionali, così poteva respirare un po’ di serenità e pensare al futuro con fiducia. La speranza principale era quella di un buon lavoro per contribuire in maniera significa#va al menage economico, così suo marito avrebbe smesso di torturarla. Nel fra!empo diventava difficile convivere con una persona così gre!a e sadica, ma comprendeva bene che era lei che perme!eva al marito quel comportamento, perché avrebbe potuto andare via anche subito da quella casa. Anteprima 20
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Si gius#ficava, però, dicendosi che era obbligata ad acce!are quella situazione, dato che non vedeva alterna#ve: non poteva certo ritornare da suo padre che l’aveva svenduta ad un marito insensibile o sme!ere la specializzazione ed emigrare all’estero alla ricerca di un posto di lavoro, ricominciando tu!o da capo. Aveva paura di questa ul#ma scelta, si riteneva troppo vigliacca per assumersi la responsabilità di un futuro che non conosceva e che poteva essere peggiore del presente. Cominciò a non dormire molto, quelle poche ore di sonno erano disturbate da incubi, che poi ricordava male al risveglio. Al ma$no era sempre indolenzita e si sen#va le ossa ammaccate, come se fosse stata bastonata per tu!a la no!e. Era così stanca che non voleva mai alzarsi, si copriva fino al capo con le coperte per non scorgere la luce del giorno né la rabbia negli occhi del marito, desideroso di vederla già a$va e all’opera con la colazione da preparare: “Dammi un altro po’ di tempo che mi sveglio bene... ho ancora sonno”. A questo lui rispondeva con ironia “È l’unica cosa che sai fare!” Non aveva mai fame all’ora di pranzo quando insieme ai colleghi andavano a mangiare alla mensa universitaria. Scartava quasi tu!o dal suo pia!o e spesso qualcuno le diceva “Se devi bu"are il cibo, dammelo, che lo mangio io”. Così non si accorse di quanto dimagriva giorno per giorno e di come si modificava l’espressione del suo viso. Non si guardava più nello specchio e non andava più dal parrucchiere, anche per non spendere soldi, aveva i capelli lunghi che teneva puli# e raccol# a coda sulla nuca o in uno chignon an#quato. Il rosse!o ormai era un ricordo del passato come la manicure considerata non essenziale da un po’ di tempo. Vivendo in tale situazione non le fu difficile pensare di non aver più alcuno scopo per con#nuare ad esistere: per chi? Per suo marito che sempre più spesso tornava a casa tardi? O per i suoi, che si erano quasi dimen#ca# della sua esistenza, non la chiamavano mai ed era sempre lei a tenere il conta!o. Anteprima
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INDICE Capitolo 01.
Festa della mamma ...............................7
Capitolo 02.
Il primo anniversario...........................15
Capitolo 03.
La collana di corallo ...........................33
Capitolo 04.
Messaggio notturno.............................41
Capitolo 05.
La violenza..........................................49
Capitolo 06.
Invito a pranzo ....................................57
Capitolo 07.
L’ultimo dell’anno ..............................65
Capitolo 08.
Sensibilità cristallizzata ......................73
Capitolo 09.
La fine della guerra .............................81
Capitolo 10.
La festa nuziale ...................................87
Capitolo 11.
Matrimonio riparatore.........................95
Capitolo 12.
Innamorato ........................................111
Capitolo 13.
Riflessioni: Cosa è il matrimonio?....121
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Finito di stampare Novembre 2019 per conto dello Studio Byblos - Palermo
Studio Byblos Publishing House www.studiobyblos.com
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