Franco Carletti
SENTIERI DEL CUORE
EURO 25,00
Studio Byblos
SENTIERI DEL CUORE
A Luciana
In copertina: Gaiole in Chianti Madonnino al Castello di Lucignano, 2023, acrilico su tela In quarta di copertina: Siena Basilica dell’Osservanza, 2023, acrilico su tela
Proprietà artistica riservata © Franco Carletti ISBN: 9791280343994 Novembre 2023
Tra sogno e trasogno L’arte di Franco Carletti
“La bellezza del sogno - per dirla con il compianto Pierre Soulages - sta nella sua crudeltà”. Attraverso il sogno, secondo il pittore e teorico francese, torturiamo le nostre emozioni, affliggendoci pur quando esso sembra esaudire ogni nostra pulsione, accogliendoci nella pienezza tonda dell’appagamento immaginario (poiché al piacere del sogno subentra immediato il rammarico che il sogno sia soltanto “un sogno”). Franco Carletti ha cristallizzato questo assunto fino a trasformarlo in lessico accordante della propria arte: l’attrazione-repulsione che governa l’irrealtà. E ha trasferito il suo circostante millenario (dai cipressi delle sue iconiche colline senesi fino ai tesori tusci che si immaginano ancora quiescenti nel sottosuolo) nella dimensione di un trasogno lucido, vagheggiato in deliberata coscienza, a tratti consapevole. Ma il suo processo di onirismo non asseconda alcuna presupposta necessità simbolica, non sfocia nel cosiddetto “visionario”: ne resta piuttosto al di qua, nel reale più scandito, nell’idealizzazione più precipua di una tranche de vie costituita dalla sequenza degli attimi irripetibili che accompagnano le nostre esistenze quotidiane: l’incanto di una finestra aperta sui colori della campagna del Chianti o lo scorcio di un’edicola sacra al limitare del sentiero; l’aria arsa eppure brulicante di vita degli uliveti o le distese a maggese nelle pratiche agricole dei coloni; le rovine di un sepolcreto tra il verde dei clivi o il sole nel meriggio dell’estate. Tutto questo è identificato e identificabile nella produzione di Carletti non per una smania didascalica o descrittivista, ma attraverso una palette che è verità, dal colore che diviene narrazione, cronaca, racconto, con il ripartirsi in piani e sequenze dal taglio quasi fotografico, così che l’opera sia ricondotta entro il limes incorporeo dell’immaginazione: il sogno diventa allora consolazione, non più disinganno; una prova ineludibile dell’autenticità sottostante. Nulla allora è più drammaticamente evidente di quell’aere cilestrina, di quella luce acconcia, di quei cieli roteanti di nubi, di quelle stoppie combuste nei campi o di quelle messi dorate in attesa della falce; nulla è più evocativo di quel silenzio all’ombra della pergola,
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della frescura delle cantine con i tini a riposo, del richiamo della malva che profuma nell’aia. Tutto ciò vive per la facoltà iconografica (che è anche potenza di raffinato accostamento) e per la suggestione compositiva proprie della pittura di Carletti: riusciamo a scorgere il circostante nonostante le palpebre serrate, immaginando, indovinando, intuendo. Semplicemente. Per Carletti, dunque non esiste che la pittura intuitiva, una descrizione di afflato mnemonico. E tutto il suo universo di emozioni addiviene in essa, con i suoi tormenti d’artista, talvolta benevoli e confidenti, talvolta insostenibili e lancinanti. Ma in quella tavolozza, in quella brillantezza di pigmenti che stemperano verso l’orizzonte tragico, in quel frinire di cicale estive, laddove possa apparire fallace lo svelarsi del rapporto tra narrazione e vedutismo, ti accorgi del suo incorrotto modo di fare arte, del riapparire metamorfico di un passaggio interiore che avoca a sé tutta la cifra espressiva, che si rivela asciutta, effettiva, reale. In tanta icasticità si scopre che la pittura di Carletti – per la quale e in ragione della quale egli ha mandato a memoria tutto il secondo Novecento e il colorismo di tradizione – è metafora di una quiete tangibile, dove il mutare dei cicli si radica nella segreta possibilità di recupero del passato, del vissuto emotivo, dello spleen che angustia e conforta a un tempo. Ma si tratta di un evento insidiato continuamente dai cimenti della vita. E non resta che assecondarne il rischio, perché questo venga apotropaicamente bilanciato, annientato, dissolto, allontanato, disinnescando la minaccia del citazionismo. Così, la pittura – che certo potrebbe apparire nel Carletti giunto ora a maturità artistica e cosciente come musa e compagna angelicata – diviene ossessione: nella tela si aprono allora prilli di cadmi e vermigli, le campiture si caligano, dandosi convegno con la volta che ora fatalmente si rabbuia fino a dissolversi lontana. Ecco: dipingere significa per Carletti salvarsi dallo spettro immaginario della congiura del modernismo, rifuggendone il dolore e la gioia talvolta inestricabili l’uno dall’altra. Ma è un riscatto effimero, una protezione transitoria, una salvezza dall’arriéregoût malinconico, ma che pur riecheggia nel modulatissimo canto che è la consapevolezza della sua idea conforme di sogno.
Ma Carletti è anche sperimentatore di lessici. E precipuamente su questo aspetto si vorrebbe focalizzare il contenuto del contributo odierno: in un suo recente ciclo di lavori
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(In volo sulle lettere di mio padre), opportunamente descritti da Stefania Pieralice e che hanno entusiasmato lettori e fruitori della galassia web, egli ha avviato un’operazione nostalgia, sulla scorta del rinvenimento fortuito di un epistolario d’amore tra i genitori: lettere da e per il fronte, tra Roberto e Livina. Fogli di passaggi struggenti di una passione “altra”, dove lo svelamento di quelle lettere ingiallite dal tempo è espediente per un amarcord attraverso il quale Carletti coinvolge i suoi collezionisti con il candore ruffiano del racconto d’antan, quando il “vestito buono della domenica” identificava la dignità di un intero Paese. Del carteggio tra il soldato in trincea e la promessa sposa, Carletti ne fa un decoupage frammisto a foto, cartoline e reminiscenze familiari, mostrando il come eravamo di un’Italia resiliente, certo assai fragile ma composta e desiderosa di riscatto. E l’arte di Carletti sta proprio in questo, nella linea del riguadagnare il remoto perduto, quando nella vertigine romantica dei ricordi – tra le ferite ineludibili che lasciano segni nel derma – si deposita il sale della vita. Massimo Rossi Ruben
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PREFAZIONE
Segnare i luoghi del cuore, affascinante e talvolta doloroso, necessario per rendere tangibile il sentimento ed il vissuto ancora vivi. Da un ricordo nunziale del 1922 dei miei nonni paterni, attraverso le lettere d’amore dei miei genitori degli anni 40 per giungere ai miei disegni scolastici ed alle opere giovanili sui primi amori, persi e ritrovati. Alcune pagine di un diario di Luciana in occasione del nostro matrimonio, poi una pagina vuota; quaranta anni dopo, la sua prematura scomparsa. Qualche foto di un legame ininterrotto con i nostri bambini della Somone in Senegal e i documenti di una casa realizzata per loro. Un viaggio tra alcune tele raffiguranti piccoli tabernacoli che si trovano ai crocevia delle strade nel Chianti ( Madonnini, come li chiamiamo nella campagna senese), piccoli manufatti di pietre e mattoni che nella loro semplicità racchiudono storie popolari ed amori, luoghi familiari che mi fanno star bene – una chiesina fuori dal mondo. Alcune tele sulle mie installazioni realizzate nella mia casa nel Chianti, Casa San Celso, dove la manualità traduce il pensiero e cerca di fermare il tempo. Un percorso tra i sentieri del mio cuore che non vuole essere una raccolta esaustiva di ricordi, ma solo momenti in cui il mio pensiero si è fermato, un luogo, una lettera, un documento che non è né bello né giusto, perché il cuore non è giusto, non ha un tracciato modificabile, non passa tra gli eventi più o meno importanti o significativi, il cuore va da solo come la corsa di una biglia incontrollata, si ferma, riparte indipendentemente da tutto. L’attrazione dei bambini per i miei pennelli ed i colori mi fa vivere nuove emozioni in una sorta di rinascita emotiva Franco Carletti
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San Gusmè, Castelnuovo Berardenga, 2023
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L’incidente, 1972
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Loretta, 1973
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Prima opera, 1971
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Gaiole in Chianti, Lucignano, 1980 31
Gaiole in Chianti, Nebbiano, 2023
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Gaiole in Chianti, Nebbiano, Lucignano/Santa Cristina, 2023
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Gaiole in Chianti, Castello di Brolio, 2023
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Torrita di Siena, Loc. Capannone, 2023
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Gaiole in Chianti, Castello di Brolio, 2023
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Castelnuovo Berardenga, Loc. Villa a Sesta, 2023
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Siena Strada delle Tolfe, 2023
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Siena le Tolfe, Casa San Celso, Installazione di Franco Carletti, 2023
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Siena le Tolfe, Casa San Celso, Installazione di Franco Carletti, 2023
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Siena le Tolfe, Casa San Celso, Installazione di Franco Carletti, 2023
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Siena, Le Tolfe, Casa San Celso, “All The world’s a stage”, 2023, olio su tela installazione di Franco Carletti 57
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Con l’arte non moriremo mai, 2023, foto e lettere, cm 80x80
Franco Carletti vive e lavora a Siena, laureato in giurisprudenza, Senatore dell’Accademia Internazionale Medicea premiato con il Collare Laurenziano a Palazzo Vecchio nel 2018, recensito dai maggiori critici nei principali cataloghi, annuari ed atlanti pubblicati dalla Mondadori e dalla De Agostini. Partecipa ai progetti di Giammarco Puntelli quali Infinity, Genius a Palazzo Medici Riccardi, La Solitudine dell'Angelo, Pace e Amore Expò Dubai. Ha esposto in personali e collettive in Italia e all’estero. Partecipa alla Triennale delle Arti Visive di Roma 2021 presentata dal
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Conte Daniele Radini Tedeschi con un’opera frutto della sua recente sperimentazione sul policarbonato alveolare. Alcune opere sono nella Collezione delle grafiche di Vittorio Sgarbi e nella Collezione dell’Ambasciata Italiana a Berlino. Espone alla 59° Biennale di Venezia, al Padiglione Grenada. L’artista è recensito in The T.J. Watson Library of The NewYork Metropolitan Museum of Art.
Franco Carletti lives and works in Siena, he is graduated in law, is Senator of the International Medici Academy and he has been awarded with the Laurentian Collar at Palazzo Vecchio in 2018. He has been reviewed by the major critics in the main catalogues, yearbooks and atlases published by Mondadori and De Agostini. He participates in Giammarco Puntelli's projects such as Infinity, Genius at Palazzo Medici Riccardi, The Solitude of the Angel, Peace and Love Expò Dubai. He has exhibited in solo and group exhibitions in Italy and abroad. He has attended at the “Triennale delle Arti Visive” in Rome, 2021 presented by Count Daniele Radini Tedeschi with an artwork made by his recent experimentation with alveolar polycarbonate. Some works are in the Vittorio Sgarbi graphics collection and in the collection of the Italian Embassy in Berlin. He exhibits at the 59th Venice Biennale, in the Grenada Pavilion. Artist published in the T.J.Watson Library of the New York Metropolitan Museum of art.
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Il libro d’arte “Sentieri del cuore“ esposto con le opere e i documenti originali alla Triennale delle Arti Visive a Roma - Musei di San Salvatore in Lauro P.zza San Salvatore, 15 (dall’1 al 15 Dicembre 2023) a cura di Stefania Pieralice. Il libro è appoggiato su una scatola in legno usata negli anni 40 come “valigia del soldato“appartenuta al padre dell’autore. Il volume è stato rilegato manualmente e la copertina realizzata con ritagli di testi antichi.
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ISBN: 9791280343994
Studio Byblos Publishing House studiobyblos@gmail.com ‐ www.studiobyblos.com Palermo ‐Novembre 2023
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