DALLA CONCERIA ALLE AUTO DA CORSA - CARLO BENDINELLI

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CARLO BENDINELLI

Dalla Conceria alle Auto da corsa

Dalla conceria alle auto da corsa

Studio Byblos

CARLO
BENDINELLI

© 2022 - Tutti i diritti sono riservati all’autore.

PREFAZIONE

La mia vita spericolata 2

Il contenuto di questo libro dove sono stati scritti pensieri, fatti e avventure vissute in maniera particolareggiata per far si che il lettore interpreti nella maniera adeguata lo sconfinamento della realtà scritta a quella acquisita. Sappiamo tutti che potrebbe essere un errore giudicare sem pre dai fatti successi senza inserire il fattore incognito il quale potrebbe cambiare il giudizio dei vari fatti e avventure vera mente accaduti.

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CAPITOLO 1

Fino a 14 anni di età

Quando abitavo a S. Romano (Montopoli) avrò avuto ottonove anni mi si avvicinò un signore dicendomi che lui an dava a Montopoli e avrebbe voluto un aiuto da me dicendo se io ero in grado di portargli la valigia fino a destinazione e se io accettavo mi avrebbe pagato bene. Io accettai e presi la sua valigia ed incominciammo naturalmente a piedi questo viaggio fino a Montopoli. Ma dopo circa due chilometri io non ce la facevo più poiché mi mancavano le energie per continuare, cosi mi fermai e dissi a questa persona che non potevo continuare. Lui accettò ,non poteva fare altro e mi sembra che non mi abbia dato alcun compenso. Non mi interessava il suo compenso, e cosi ritornai indietro, essendo anche soddisfatto perché mi sono detto, oggi ho fatto una azione buona. Allora in quel tempo avevo un paperino era un mosquito motore a rullo sul fascione posteriore si chiamava Paperino e siccome quando pioveva il rullo non riu sciva a fare contrasto sulla gomma posteriore e slittava. Allora quando era il tempo piovoso andavo col paperino nel convento dei frati di S.Romano e poiché questo santuario

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aveva nell’interno del convento una copertura di circa 250 metri, per cui qui potevo mettere in moto il mio paperino poiché essendo il camminatoio asciutto era ottimale per farlo partire . Si seppe in seguito come disse mia madre che io quando facevo queste azioni svegliavo tutti i frati del convento e siccome andavo a scuola a Fucecchio mi misero come soprannome il Frate. All’epoca fui bocciato a scuola in latino, e matematica e sempre a S. Romano dove abitavo andavo a ripetizione da un frate che si chiamava padre Zarri. Salendo su quelle enormi scale che si chiamano del benessere poiché non facevi fatica e cosi arrivavo alla stanza nello studio del Padre Zarri. Appena entravo sentivo un odore particolare come se il tempo si fosse fermato 1000 anni fa, mi sembrava qualcosa di mistico ed io ero un po’ timoroso verso questo frate es sendo già timido di mio e cosi mi faceva accomodare. Lui era un pozzo di scienza con una calma invidiabile, sapeva risol vere tutte le equazioni da me proposte e mi spiegava il latino in maniera chiara e sublime. Andavo dal padre Zarri ogni inverno poiché ero felice di an dare da lui e capivo che da lui avrei avuto tutte le risposte al programma che mi imponeva. Quando una volta andai a messa a S. Romano, era il dopo guerra ed era agibile solo la chiesa della Madonna avrò avuto non più di sette otto anni e la messa veniva celebrata in lingua latino. Ero solo in fondo alla chiesa quando quasi alla fine della messa, venne Padre Francesco per prendere le elemosine che tutte le persone che erano presenti gli davano. Io in quel mo mento essendo sprovvisto di denaro non sapevo cosa fare,

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allora uscii improvvisamente dalla chiesa non sapendo che potevo rimanere anche senza fare l’elemosina. Sempre al piano superiore del convento ero spinto dalla curiosità ed aprii una porta a fine corridoio ed appena aperta la porta rimasi meravigliato, davanti a me ci saranno stati migliaia di libri, tanti libri scritti a mano su pergamena era una cosa fantastica.

Dico la verità ho preso due libri uno è la “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso e l’altro libro era l’”Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto. Purtroppo questi due libri non li ho più.

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CAPITOLO 2

La voglia matta di moto storiche anno ‘58

Scavando nella mia memoria mi viene in mente un fatto che io con un mio amico andammo a Ponte a Egola poiché ave vamo contattato una persona che vendeva una BSA mitica moto inglese monocilindrica 500 cc e bellissima. Io e Giacomo questo era il nome del mio amico provammo la BSA e sentivo che era una moto fantastica per quei tempi. La moto mi piacque , ma il venditore mi chiese 5000 lire e a me sembrava troppo ed allora l’affare sfumò. Ero sempre alla ricerca di moto usate d’epoca, invece acquistai una Harley Davidson a Livorno al mercatino degli americani e con que sta moto andavo a lavorare a Cascine di Buti dove avevo messo una azienda inerente alla produzione di borse in paglia dove occorre il castagno, il canniccio e la paglia. Sono andato per due anni di fila tutte le mattine con la mia Harley Davidson 750 frizione a pedale, questa moto per quei tempi era il massimo della goduria vuoi per l’accelerazione ed anche per il confort. Dopo questa moto mi sono divertito molto con la Vespa 150 sport prestatami da un mio amico e questo scooter era molto veloce per quei tempi. Dopo, viag

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giavo con una lambretta 125 di cilindrata a due tempi, anche questa era uno scooter. Parlando sempre di moto storiche ha avuto una Laverda 750 bicilindrica e ricordo che questa moto era troppo pesante a guidare.

Ho avuto un Kawasaki 750 bicilindrico, quattro tempi, molto veloce e poi anche un Kawasaki 750, due tempi, moto velocissima arrivava a 220 kmh.

Questa moto era veramente fantastica aveva una accelerazione impressionante grazie ai suoi 74 cv di potenza. Con questa sono andato una volta fuori strada, nel tragitto che da Vinci sale verso il S. Baronto, purtroppo sono arrivato lungo ritrovandomi nel mezzo a un campo, fortunatamente non è successo nulla, solo spavento.

Aggiungo a queste moto sopra citate, anche una Triumph 650 bicilindrica comprata da un mio amico che era venuto dal l’Inghilterra fino a S. Croce S. A.

Ho sempre avuto un certo feeling con le moto storiche e infatti sono andato a vedere quasi tutte le gare che si svolge vano sulla salita di Montaione, che dalla piana arriva fino in questo paese.

Queste gare di moto storiche sono veramente interessanti, si svolgono a cronometro a intervalli di circa 1 minuto da una moto all’altra. Finita la gara si può andare nel paddock dove sono parcheggiate tutte queste moto e li , con mia grande sor presa ho potuto vedere una Guzzi da competizione degli anni ‘50, 8 cilindri, per la quale sono rimasto meravigliato. Non pensavo nemmeno che esistesse! E poi tutte le MV “Disco volante” e le Gilera “Saturno”. Insomma queste sto riche mi hanno veramente appassionato.

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CAPITOLO 3

Panico sul campanile

Sempre quando ero un ragazzo giocavamo al pallone come si soleva dire allora, in piazza davanti la chiesa del santuario di S. Romano, insieme ai miei amici, coetanei e veramente giocavamo bene, giocavamo delle partite di calcio tra di noi. Però come del resto, siamo tutti un po’ ragazzi, confesso che facevamo anche delle marachelle… All’epoca una volta c’era un camion carico di damigiane di vino rosso, noi allora pren devamo una cannuccia la infilavamo nella damigiana e succhiavamo il vino, ma ovviamente si trattava di piccolissime quantità e direi che ci divertivamo così!

La prima ragazza che ho baciato si chiamava Alma ed era molto carina. Allora mi ricordo che vicino al convento c’era un bosco dove li giocavamo a fare alla guerra con finte spade di legno come quelle dei tempi dei Romani. La cosa che mi appassionava di più era il fare delle gare tra noi amici andando con la bicicletta da S. Romano tagliando dalla margi netta per Montopoli per poi ritornare a S. Romano. Erano in totale 10 km. All’epoca con quelle bici che avevamo noi era come compiere un’impresa.

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Ricordo i nomi dei miei amici: Ivo Chelli, Sandro Giachi, En rico Martelli, Mario Baldacci col quale c’eravamo fissati nel sapere tutte le capitali del mondo poiché ci piaceva molto la geografia. Adesso racconto una storia. Io ed un mio amico, mi sembra Mario, salimmo sul campanile della chiesa che era stato ricostruito dopo la fine della guerra. Per salire sulla cima del cam panile c’erano solamente delle scale di legno appoggiate tra un piano e l’altro però le pareti esterne erano quasi inesistenti e quindi l’esterno tutto aperto: ma io non ci facevo caso! Eb bene salì fino alla cima del campanile, ma ora viene il bello. Mi sporsi un attimo per vedere fuori e vidi che eravamo veramente alti, allora improvvisamente mi venne il panico. Gra zie all’aiuto di questo mio amico che era con me riuscii a vincere la paura e scendemmo molto piano. Una volta ricordo con la bici di mio nonno andai fino in Ver silia, poiché c’era una tappa del giro d’Italia ed ero entusiasta. Andai a vedere Fausto Coppi che gareggiava nella cronome tro di Viareggio-Forte dei Marmi. Era l’anno 1956. Fausto Coppi passò proprio davanti a me lo vidi benissimo, con il suo stile incomparabile, mi rimase impressa, la musco latura delle gambe, era una cosa portentosa e bellissima, fermo sul sellino, faccia in avanti, era come una locomotiva umana, ed io sono stato inebriato da tutto questo. La sua ma glia bianco celeste, la sua bici Bianchi era tutta una poesia. Ho impresso nella mia memoria una telecronaca famosa, ad una tappa del Giro d’Italia dell’epoca, di Adriano Dezzan che diceva: “C’è un uomo solo al comando la sua maglia è bianco celeste il suo nome è Fausto Coppi queste parole hanno fatto la storia del ciclismo mondiale.”

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CAPITOLO 4

Da 20 a 26 anni di età

Ai tempi quando ero un ragazzo andava di moda fare alle volate. Ricordo un fatto molto particolare ai tempi che io avevo l’Innocenti 950 spider, Infatti fu organizzata una gara con partenza dalla vetta della salita di Poggio Adorno fino al termine della discesa al Cerri per intenderci nella località di S. Croce sull’Arno.

I protagonisti della gara erano Carlo il sottoscritto ed il Moro cosi era il soprannome.

Carlo partiva con la 950 Innocenti dalla vetta verso la valle ed il Moro simultaneamente partiva da metà discesa, tutto questo veniva fatto sincronizzando gli orologi. Il Moro era con la bicicletta quindi aveva da fare solo metà percorso, mentre io con la mia auto dovevo fare l’intero percorso. Ebbene fu dato il via ed io raggiunsi il Moro che era con la bici nella parte finale della discesa vincendo cosi la scommessa. Fu una cosa molto particolare poiché anch’io non ero proprio sicuro di vincere .

Con la mia Porsche 911 dal ponte della vittoria di Firenze a S. Croce impiegavo 17 minuti considerando che la distanza

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percorsa è di 47 km, e fermandomi al termine della presta zione vidi che i dischi dei freni erano completamenti rossi, si erano surriscaldati in tale maniera che dovetti aspettare quel tempo necessario all’estinzione del surriscaldamento. Questo naturalmente avveniva a notte inoltrata. Un’altra volta quando avevo comprato un Dune Buggy fuoristrada scoperto motorizzato Volkswagen, mi piaceva questo fuoristrada per usarlo nel tempo libero. Una sera come tante vado al Bar Renata, il ritrovo serale di noi ragazzi. Li c’era Giacomino un mio amico e gli dissi: Cosa facciamo stasera? Vuoi venire con me a Firenze con il Dune Buggy che ho comprato in questi giorni ? Mi risponde: Si ok, andiamo! Partiamo tutti caricati con il Dune e questo mezzo era in po’ particolare e arrivammo a Firenze in via Tornabuoni. Li parcheggiammo il Dune Buggy dopo andammo un po’ in giro poi quando ritornammo al fuoristrada trovammo i vigili ur bani intorno al Buggy. Mi chiesero il libretto di circolazione e poiché nel libretto c’era scritto che era una vettura Volkswagen, loro non fecero di scorsi: mi sequestrarono il Buggy poiché secondo loro non era regolare. Cosi fummo costretti a ritornare a casa in treno ed eravamo naturalmente molto arrabbiati per questo incon veniente.

Per la cronaca dopo circa un mese tramite una nostra amica che lavorava all’ACI, Grazia di Santa Croce, riuscì a disse questrare il Buggy .

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CAPITOLO 5

Albero di traverso

Una sera che tornavo con la mia Porsche 911s dal mare e ascoltavo Joe Cocker cantante in voga allora e arrivato all’al tezza del mandriale si chiama cosi questa postazione località nei pressi del Galleno in provincia di Lucca , dopo una curva ad esse fatta a velocità molto sostenuta, alzai gli abbaglianti vedo un albero, forse caduto per il vento o per una tempesta. Dico che questo albero attraversava tutta la strada che io stavo in quel momento percorrendo.

Allora presi una decisione in un millesimo di secondo. Calcolai ci sarebbero state due possibilità. La prima era che se avessi frenato avrei preso in pieno l’albero e non ti dico le conseguenze che avrei avuto. L’altra possibilità era di colpire l’albero nella punta cosi che i rami più sottili avrebbero ceduto all’impatto con la Porsche e sarei passato indenne.

Cosi invece di frenare e rallentare accelerai al massimo con sentito e riuscì a passare indenne attraverso la punta dell’albero. Dopo mi fermai per vedere i danni alla mia auto e li trovai una persona che aveva visto come era andato l’inci

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dente; complimentandosi con me e mi chiese come avessi fatto a passare a quella velocità. Io gli risposi che era stato un attimo e che forse qualcuno da lassù mi aveva protetto.

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CAPITOLO 6

Foffo anni 80/90

Una sera delle tante vado al bar Renata e trovo un mio amico. Foffo era il nome d’arte, quello reale Matteucci. Parlando con lui gli chiesi se voleva venire a Firenze in una disco che era in voga in quei tempi che si chiamava “Otto Club”. Così prendemmo la mia BMW 3000S e andammo a Firenze. En trati nel locale andai al bar a fare un drink. Guarda caso accanto a me si sedette una ragazza dai capelli neri a caschetto bellissima e incominciai un po’ a corteggiarla. Dopo aver anche ballato per un tempo abbastanza lungo la convinsi che avrei potuto accompagnarla a casa poiché lei non voleva fare troppo tardi. Allora parlai con il mio amico e gli dissi che una volta accompagnata a casa sarei tornato a prenderlo all’Otto Club. Ebbene l’accompagnamento fu lungo e proprio non ce la feci a tornare per riprendere il mio amico. Naturalmente questo mio amico il giorno dopo era molto arrabbiato ma è meglio non dire nulla. Un sabato di tanti vado a Montecatini al Keruba una disco in voga allora, con la mia BMW 3000 S. Fu li che conobbi una ragazza bellissima proprietaria di una catena di negozi di Fi

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renze e così cominciò la nostra storia. Eravamo vicini alla fine d’anno del ‘77 e io prospettai al mio amico di andare a Megève in Francia per passare l’ultimo dell’anno. Naturalmente il mio amico accettò, e insieme alla mia con quista fatta a Montecatini pensai a quella ragazza conosciuta all’Otto Club, cosi eravamo due coppie.

Ci trovammo a Prato e partimmo per Megève in Francia il giorno dopo Natale. Arrivati a Megève alloggiammo in un albergo carino della cittadina. La sera faceva un freddo tremendo, erano se ricordo bene dieci gradi sotto zero, quando entrammo in una disco della cittadina.

Le ragazze sembravano divertirsi e dopo aver bevuto e ballato tutta la sera siamo ritornati all’Hotel, ma io con la mia lei rientrai prima mentre Giulio si trattenne di più. La mattina seguente ci fu un intoppo in quanto la ragazza di Giulio vo leva rientrare a Prato e così fece. Quindi rimanemmo in tre. L’indomani sarebbe stato l’ultimo dell’anno e io non sapevo come fare per giustificare la mia assenza con mia moglie Franca. Allora a quei tempi non c’erano telefonini, e cosi le inviai un telegramma: “Impossibilitato a tornare a casa in quanto c’è una tempesta di neve stop dispiaciuto di non poter tornare stop auguri di fine anno stop”. Cosi la faccenda famiglia l’avevo sistemata. Tutti e tre per fine anno andammo a Campione D’Italia dove c’era un casinò e dopo aver giocato, andammo in una disco di Cam pione. Mi dispiacque per Giulio che si era ritrovato senza compagnia, ma stetti benissimo! Poi, i primi dell’anno tor nammo a casa.

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CAPITOLO 7

Viaggio a Cavalese 2016

Siccome ero troppo appassionato di sci alpino che convinsi la mia compagna a prenderci una settimana di vacanze a ca vallo col Natale fino al primo gennaio. Allora vennero anche due nostri amici e precisamente Marco e Niki una bella ra gazza, molto atletica, che stava insieme a Marco. La giornata tipo era che la mattina dico circa alle dieci dopo aver fatto una ricca colazione nel nostro Hotel San Valier an davamo tutti e quattro a prendere la cabinovia del Chernis che ci portava nel primo stint fino a 1.900 metri di altezza. Li Miria si fermava perché c’era una specie di ristoro dal risto rante, al bar e potevi anche stare in relax a prendere il sole poiché c’era una piazzola piena di sdraio. Miriam si fermava mentre io prendevo uno skilift che mi avrebbe portato sulla vetta del Chernis a m. 2.200. Incominciavo a sciare prendendo la pista rossa che poi mi avrebbe portato nel secondo stint nella Pista Nera che arri vava a Cavalese. Queste piste sono fantastiche ed io le conoscevo bene, poiché sono venuto qui già diverse volte negli anni passati.

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Era una grande soddisfazione per me affrontare tutte queste difficoltà nello scendere nella nera, poiché li le pendenze sono impressionanti tant’è vero che si chiamano muri. Ma io provavo una grande soddisfazione nel riuscire a vincere tutte queste difficoltà. Nel frattempo Miria scendeva con la cabinovia e mi vedeva sciare in quella pista nera con pendenze da capogiro.

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CAPITOLO 8

Escursioni con l’Honda CN

Dopo svariate ed innumerevoli escursioni con la mia Honda 250 CN, scooter fantastico e padre di tutti gli altri scooteroni che sono venuti dopo, purtroppo una volta mi è capitato tornando dal Golf di Castelfalfi, di forare la gomma posteriore, mancando pochi chilometri per un distributore che cono scevo a Forcoli. Ho continuato la marcia con la mia Honda nonostante la gomma forata e non dico le difficoltà che ho avuto in quanto lo scooter sbandava continuamente nonostante la bassissima velocità . Arrivati al distributore ho trovato l’inserviente che mi ha ri parato la gomma ed ha anche aggiunto che avevo fatto bene a non fermarmi poiché non avevo compromesso nulla, in quanto lui mi ha cambiato la camera d’aria e non la gomma. Così son potuto ripartire. Facendo tesoro di questa esperienza, purtroppo mi è capitato un’altra volta di forare sempre con lo scooter ma questa volta mi è successo sulla autostrada Firenze Lucca. Precisamente mi è successo a Lucca, ho sentito tutto un colpo che lo scooter incominciava a sbandare ed allora ho capito che avevo forato

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sempre la gomma posteriore. Allora ricordandomi quello che mi era successo a Forcoli sempre con l’Honda mi sono chiesto, se io ho fatto due o tre km perché non farne quindici. Infatti sull’autostrada percorrevo la corsia di emergenza per essere più sicuro io e gli altri mezzi che mi seguivano, cosi piano piano ho potuto raggiungere la mia abitazione a Santa Croce. Questa esperienza è stata costruttiva e ti insegna anche nei momenti più difficili esiste sempre una soluzione. Adesso racconto un fatto che mi successe sempre con lo scooterone Honda. Io e la mia compagna all’epoca, Stefania, eravamo sullo scooterone ed eravamo esattamente nel viale Apua a Pietrasanta. Tengo a precisare che nello scooter avevo caricato due sacche da golf che effettivamente sporgevano abbastanza, poiché c’erano auto in coda, noi con lo scooter passavamo all’interno e le superavamo. Però arrivati all’incrocio, alla fine del viale, nel superare l’ennesima auto abbiamo urtato leggermente una macchina che era quasi ferma. Il conducente dell’auto è sceso e venendo verso di noi ci ha rimproverato di quello che secondo lui era successo, ma io con molta calma non ho fatto caso a quello che diceva e sono partito lasciandomi dietro questo borbottone in quanto non era stato fatto alcun danno a chicchessia. Adesso racconto un’altra cosa accaduta con la mia Mountain bike con la quale solevo fare un giro, quasi tutte le mattine, verso Capriglia: una salita piuttosto tosta, quasi sei chilometri fino a 420 s.l.m. Percorrevo tranquillamente la ciclabile che da Forte dei Marmi porta alla rotonda di Pietrasanta sul viale Apua e improvvisamente alzo gli occhi e vedo a quattro –cinque metri davanti a me un automobile ferma in sosta, pro

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prio sulla ciclabile. Freno a “più non posso” ma l’urto con quell’auto, parcheggiata li inspiegabilmente, è stato inevitabile. E abbastanza forte da farmi finire quasi sopra il tetto dell’auto. Ho avuto delle conseguenze ad un dito ed al polso della mano destra.

Dopo aver sporto denuncia ai vigili urbani sono ripartito con la bici e per fare il mio check fisico ho continuato a pedalare. Sono andato ugualmente a Capriglia, percorrendo tutta quella strada in salita perché volevo vedere se il mio organismo fosse rimasto integro. Infatti sono arrivato perfettamente in cima al colle della montagna e tutto è andato bene, rallegrandomi con me stesso.

Dopo circa un mese dall’incidente mi arrivò una multa dei Vigili Urbani di Pietrasanta. Quaranta euro da pagarsi subito poiché avevano dato torto a me. Secondo loro io avevo tam ponato e avevano considerato come se io invece di avere una bicicletta avessi avuto una automobile. Nonostante fosse successo nella ciclabile. Ho impugnato tutto questo facendo ricorso al Giudice di Pace di Lucca. Ebbene il giudice di Pace mi ha dato pienamente ragione!

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CAPITOLO 9

Mariolina fine anni ‘60 e corsa dei sacchi

Ricordo che un mio amico un certo Astolfo Giuntoli mi pre sentò una bella ragazza di Empoli una certa Mariolina e la prima volta siamo usciti in coppia, e tutti e quattro abbiamo passato una serata a Firenze. Ho incominciato a frequentarla sono stato con lei qualche mese e abbiamo passato fine anno 67 all’ Hotel Continental di Tirrenia. Una bellissima serata e affermo che Mariolina era molto bella, magra, alta, biondissima. Io all’epoca l’andai a prenderla con il 1100 103 Fiat e poi ci siamo persi, forse colpa mia.

Verso la fine degli anni ‘70 conobbi una ragazza araba, una certa Barbara Naim una ragazza giovanissima e molto bella. Mi scattò subito qualcosa e naturalmente volevo approfon dire.

Incominciai a frequentarla in estate lei viveva con la sua mamma in albergo a Forte ed gestiva un negozio di abbiglia mento. Andavo al “Bussolotto” con lei e siamo andati anche in barca, con il mio Bora a fare qualche gita fino a Lerici. Abbiamo trascorso un altro bellissimo weekend fino a Casti

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glione della Pescaia dove siamo andati con la mia Porsche Carrera 2,7. Sarei voluto andare a Porto Ercole dove la mia cugina Leda aveva un ristorante “Il Gatto e la Volpe” quindi telefonai a mia zia che lavorava anche lì. Ma lei mi rispose che non aveva piacere di vedermi perché non accettava il fatto che fossi sposato. Quindi forzatamente rinunciai e tornammo a Castiglione della Pescaia. Barbara era molto bella venti anni, capelli neri lunghi riccioluti, medio alta, fisico da sballo. Ero al massimo con lei. Un giorno Barbara telefono a casa di mia mamma, all’epoca io vivevo li, e si sentì dire proprio da mia mamma che io ero un uomo sposato. Le rispose che non le importava che io fossi sposato, le importavo io. Mia mamma replicò: “Ma che mondo è?!” Dopo quest’episodio la nostra storia non poteva più andare avanti. Con Barbara mettevo sempre la canzone di Battisti “Ancora tu, mi rimane il tuo profumo, il profumo della pelle e lo sfondo delle stelle. Ancora tu, ma non volevi vedermi più?” Negli anni dal ’65 al ’70 io con il mio caro amico Piero era vamo sempre in ballo e gareggiavamo alla gimkana, la tipica a quei tempi corsa coi sacchi che si svolgeva a Santa Croce sull’Arno, in piazza Matteotti. Noi vi partecipavamo con una Innocenti 950 Spider rossa. Lo speaker era Auro Giuntoli un mio amico molto bravo a commentare. Quando avevo venti anni con Piero ho trascorso molto tempo. E da lui comprai una Triumph 650 bicilindrica, con la quale lui era tornato da Belfast in Irlanda. La moto aveva targa inglese ed era molto performante poiché era stata preparata dall’inglese “Holbay Engineering”. Andava oltre i 7000 giri e con lei andai, assieme al mio amico Mauro Banti, a Saline Volterra. Il motore vibrava così tanto che quasi rischiavo di perdere il carburatore e, ri

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cordo, che Mauro mi aiutò a fissarlo in maniera stabile. Piero mi aveva lasciato un casco particolare, inglese, con il quale era venuto da Belfast. Tale casco suscitava la curiosità di tutti gli appassionati motociclisti. Peccato, la tenni un po’ e poi l’ho venduta ad un tizio di Livorno. Faccio notare che le lasciai la targa inglese.

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1965, Gimcana S.Croce S/A corsa dei sacchi 1965, Gimcana S.Croce S/A corsa dei sacchi

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CAPITOLO 9 BIS

Il nostro viaggio in Olanda

Una sera io e il mio amico Giovanni andammo ad Alkmaar, vicino Harlem, in una discoteca. Entrati suonavano quella fantastica canzone dei Beatles “Suddendly” che rimanemmo ad ascoltare come se fossimo impietriti. Incontrammo due fanciulle fantastiche: una si chiamava Yvonne, l’altra non ricordo esattamente come ma era certamente molto bella. Andammo a ballare tutti insieme e, a dire il vero, Giovanni si era veramente un po’ innamorato di Yvonne perché, una volta in albergo, non faceva che parlare di lei. Al rientro in Italia io e Giovanni viaggiavamo spediti sulla mia Innocenti spider 950. Ci eravamo fermati a Pranzo a Baden Baden e proprio io dissi a Giovanni di guidare poiché fino a quel momento avevo guidato sempre io. Sfreccia vamo veloci nell’Autobahn tedesca ed ero un po’ assonnato, ad un certo punto vidi davanti a noi, a non più di 10-20 metri un camion tedesco che viaggiava sulla nostra stessa corsia. Giovanni si era addormentato e stavamo per entrarci dentro e io a quel punto, con un gesto repentino, presi lo sterzo e lo girai così da evitare l’impatto.

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Giovanni si svegliò di soprassalto e constatando quello che sarebbe successo se io non fossi stato pronto a girare il volante, diventò bianco come il latte, si scusò e cosi ripresi a guidare non fidandomi più del mio amico…

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CAPITOLO 10

Dalla conceria alle auto da corsa

La mia conceria è partita nel 1971 con il nome di “Conceria Fiume” poiché era proprio a fianco del fiume Arno. Natural mente era una conceria molto antica poiché li nel passato producevano il cuoio. Ho iniziato insieme a due miei amici - soci ma poi, nel giro di tre mesi, la società si è sciolta e rimasi da solo. Continuai comunque insieme a mio padre poiché lui era il responsabile della parte tecnica. Direi che lui curava tutta la parte chimica inerente alla produzione del pellame da wet blue a finito cioè pronto per fare calzature, borse ed anche ab bigliamento.

A quel tempo prevalentemente facevamo pellame per abbigliamento circa per l’80 % della produzione poiché era questo mercato che tirava, e avevamo molti clienti sia nel fiorentino sia nell’aretino. La mia conceria disponeva di un furgone Ford Transit per consegnare spesso il prodotto finito a diversi clienti . Nel 1975 ci siamo trasferiti da Santa Croce sull’Arno a Ponte a Cappiano in provincia di Firenze in quanto avevamo co

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struito uno stabilimento di circa 1700 mq di area interna; avendo tutto questo spazio a disposizione potevamo fare tutte le lavorazioni inerenti alla trasformazione del pellame, all’interno della conceria. Avevamo circa quindici persone che lavoravano all’interno della conceria e in più naturalmente c’erano altre lavorazioni da fare e per queste ci servivamo di aziende situate nella zona del cuoio . In azienda lavoravano, oltre a mio padre che era il responsabile chimico, anche mia madre che era coadiuvata in magazzino da un’addetta. In ufficio insieme ad una segretaria, cooperava anche mia sorella Daniela, adibita all’amministrazione, ma solo la mattina. Insomma eravamo un bel team. L’incremento del lavoro della conceria l’ho avuto quando conobbi, nel mio giro vagare quasi tutte le mattine per tutta la provincia di Firenze, due rappresentanti di nome Tamburini e Prosperi che mi fa cevano vendere il 50% della produzione. Tutto questo è con tinuato fino all’inizio degli anni ‘90. Dopodiché abbiamo cambiato tipo di produzione in base alle richieste in scala na zionale. Allora lavoravamo molto nelle Marche e anche nelle Puglie per diversi calzaturifici. A metà degli anni ‘90 ci siamo buttati nei mercati esteri, principalmente in Asia e poi Nord America. Effettivamente fino alla fine degli anni ‘90 lavora vamo anche con doppi turni per espletare tutte le richieste che provenivano da tutto il lavoro fatto nelle fiere internazio nali. Tutto questo lo devo alla collaborazione delle persone che ho avuto nel marketing: a una ragazza di Massa che era laureata in marketing a Los Angeles e alla mia convivente Maya Baumgartner. Il marketing nelle fiere del mondo ci ha permesso uno sviluppo non indifferente. Mi sono impegnato per far progredire la mia conceria, in special modo, quando mio figlio Paolo è entrato a far parte del management. Da al

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lora l’azienda ha progredito in maniera sostanziale poiché lui era un creatore fantasista di articoli, fenomenale. Creammo il “python” leather con la piena complicità di mio figlio e questo articolo è esploso negli anni ’95-‘97. Il 1997 è stato l’anno boom poiché il nostro fatturato è arrivato alle stelle.

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Fiera di Hong Kong

Fiera di Hong Kong

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Fiera di Hong Kong

Fiera di Hong Kong

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CAPITOLO 11

Faccio un poco di autobiografia...

Io sono nato a S. Romano Montopoli proprio davanti il san tuario. Da ragazzo ero sempre ospite fisso in questo convento dei frati dove ho anche servito la messa. Ho frequentato a sei anni l’asilo presso la madre superiora che è stata anche mia insegnante alle elementari. Dopo sono andato a scuola a Fu cecchio e ho fatto l’avviamento per tre anni. L’unica cosa molto antipatica era il fatto che mi avevano soprannominato “Il frate” perché abitavo vicino al convento dei frati francescani. Da bambino, non avendo neppure dieci anni, io con gli altri miei amici coetanei andavamo in un bosco vicino, a giocare alla guerra, muniti di spade di legno, per simulare i condottieri romani. Senza contare che giocavamo sempre “al pallone” si diceva cosi. Una volta venne a trovarmi mio cugino Leopoldo detto “Poldo” figlio di Elio, fratello del mio babbo. Mio cugino con una bicicletta da donna sgangherata era capace di salire in due, vale a dire lui pedalava e il passeggero seduto sul sellino, la salita da S. Romano Basso a S. Romano Alto con una pendenza dell’ 8% che era lunga circa un chilometro. Un per

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corso molto ripido difatti, quando una volta nevicò, co struimmo una sorta di slitta e sulla neve andavamo molto veloci. Mio padre all’epoca comprò il “Guzzino 75” di cilindrata ed io per provarlo nella piazza dove noi tutti andavamo a giocare, caddi e mi feci un taglio alla coscia destra. Poi comprò il “Capriolo” una bella motocicletta 75 di cilindrata a quattro tempi con la quale andavamo tutte le domeniche a Perignano nel comune di Ponsacco perché mio nonno aveva una tenuta, in località Spinelli. Quella strada che percorrevamo era la Tosco-romagnola che congiunge ancora oggi Firenze con Pisa. Voglio raccontare un fatto curioso riguardo il “Capriolo”. In quegli anni, parlo del ’60, organizzavano una corsa mitica: la Milano-Taranto, gara di velocità con classifica per categorie di tutte le moto da competizione. Ebbene mio padre mi portò a vedere questa gara e precisamente a Castelfranco di Sotto in provincia di Pisa poiché passavanodi li. A un certo punto guarda caso si fermò una moto nei pressi della nostra posta zione e chi era? Era un pilota di Trento, un certo Strenghetto Iolao, che aveva forato la gomma anteriore. Mio padre Fabrizio gli disse che lui aveva il “Capriolo” la stessa moto del con corrente.

Così tolse la ruota anteriore e la montò sulla moto del pilota Strenghetto che ripartì. Qualche giorno dopo lo stesso ci mandò i ringraziamenti per il nostro gesto ed il rimborso in denaro della gomma sostituita. Tutto questo mi fece stare bene anche quando lo raccontavo ai miei amici. Naturalmente fin dalla mattina presto sentivamo il rumore delle motociclette prevalentemente dei fiorentini, che andavano al mare e al mio babbo piaceva mettersi in competizione con qualcuno di loro che come noi andava verso il mare.

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Mi diceva: “Stai ben stretto” , e questo a me piaceva moltis simo. All’età di quattordici anni ci siamo trasferiti a Santa Croce poiché mio padre aveva il suo lavoro li. E non per vanto, era un meccanico bravissimo per tutti i macchinari conciari, e in special modo nelle spaccatrici in trippa. La sua azienda si chiamava “L’artigiana” e lui era soprannominato “l’Americano” perché nel tempo di guerra aveva lavorato presso gli americani al Campo Derby di Tirrenia. Mio padre si arrangiava per la sua famiglia ed una volta l’ho visto io, attaccato ad un camion a cavallo della sua bicicletta per farsi trainare. Comprava pezzi meccanici dagli americani e andava a rivenderli a Firenze. Era partito a diciotto anni e si era arruolato volontario per la Guerra d’ Africa. Era motorista d’aviazione e c’era un prezioso album, custode anche di una foto di lui insieme alla Regina Maria José di Savoia in Africa. Tale album l’aveva mia sorella ma purtroppo è deceduta e Filippo mio nipote non lo trova più. Chissà se potrò rivederlo! Mio padre era una persona sem plice ed onesta e per la meccanica era considerato da tutti il numero uno. Raccontare tutto questo mi fa male, ma devo dirlo, non posso tacere! Devo dire che con mio padre ho avuto un rapporto bellissimo, mi ha fatto sempre sentire importante e anche il mio successo con il lavoro lo devo a Lui, poiché organizzava tutto in maniera ottimale.

La spinta del mio primo lavoro me l’ha data lui perché mi ha portato a Cascine di Buti dove abbiamo iniziato a produrre borse in paglia.

La storia continua: dalle borse in paglia a una lavorazione innovativa conciaria pct, cioè una macchina per uso conciario. Questa saltava il lavoro della scarnatura e lui ha avuto l’in

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telligenza di aprire una azienda per me con un altro socio. L’azienda si chiamava Bendinelli e Cateni spaccatura pelli pct.

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Natale 1995

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CAPITOLO 12

Quando io ero ancora un teen-ager

Quando io ero ancora un teen-ager ricordo che il sabato o anche la domenica, io, assieme a dei miei amici coetanei, an davamo con l’auto di uno di loro che si chiamava Del Partita che all’epoca aveva una pasticceria. Eravamo in quattro e scorrazzavamo in lungo ed in largo tra Firenze, Lucca e Mon tecatini per poi andare in qualche sala da ballo per divertirci un po’ con cosette banali di quei tempi. Un mio amico soprannominato “Nacche” venne un giorno al bar Renata, ritrovo di tutti i ragazzi, con la sua Lancia Aurelia molto bella appena comprata. Uno di noi gli chiese se ci mo strava il motore e così Nacche aprì il cofano ma lo individuammo con molta fatica poiché al posto del motore originale, ne aveva fatto istallare uno 1000 di cilindrata molto più piccolo dell’originale. Naturalmente tutti facemmo una grande risata. Sempre in quegli anni ‘60 - ‘65 io con altri tre amici, Giovac chini Augusto, Stefanelli Agostino e Giovanni Convalli decidemmo di mettere su un complesso, un orchestrina. Prendevamo lezioni da un altro mio amico, Scali Vittorio, bra

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vissimo in musica poiché suonava l’armonium in chiesa a S. Romano nel Santuario. Volevamo forse imitare i Beatles? Partimmo molto caricati e tutte le sere andavamo ai Casotti a prendere lezione di musica dal maestro Scali Vittorio! Inco minciammo col solfeggio. Giovanni era il più bravo di tutti poiché lui l’aveva già studiato in precedenza, io avrei suonato il sax, lo stesso Giovanni la batteria, Stefanelli la chitarra ed Augusto il piano. Insomma eravamo decisi, avevamo fretta di imparare e andammo avanti per due o tre mesi. Ma poi improvvisamente abbandonammo l’idea, non era una cosa facile fare tutto questo e lasciammo tutto li! Peccato perché sarebbe stato il momento giusto però era necessaria tanta volontà cosa che noi non avevamo abbastanza. Tutti e quattro i componenti di questo complesso ci siamo sempre rammaricati di non essere andati avanti e tutto fini cosi. Con Giovanni andavamo spesso alla Taverna Fiesolana sopra Firenze dove a quell’epoca si esibivano i “Quattro Santi” di Lucca.

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CAPITOLO 13

Quando ero un ragazzo teen-ager

Quando ero ragazzo ricordo che sono andato con la mia Fiat 500 colore bianco a Santa Margherita in Liguria e ricordo anche che ero molto magro, in parole povere soffrivo di magrezza e bevevo boccali di birra poiché dicevano che la birra faceva ingrassare. Ma naturalmente nei giusti limiti. Mi ri mase impressa una storia, conobbi una bella ragazza poiché entrai in una casa dove cercavo qualcosa in affitto. Fui rice vuto da questa in un bel salone e lei mi faceva delle avances, qualche bacio non di più, poi mi disse aspetta qui e venne un’altra ragazza molto bella ed anche con lei feci un po’ di petting al che io rimasi sorpreso. Mi diedero un appuntamento al mare in un posto preciso io le vidi ma non ci andai non so ancora perché… Poi un’altra avventura: conobbi una ragazza a S. Romano con una 950 Spider Innocenti ed era una bella ragazza, di Milano, fissai un appuntamento. Lei mi chiese: “Ma vengo casual o elegante?” io risposi “Casual”. Con questa ragazza ci siamo continuati a vedere. Ci incontravamo a Salsomaggiore, lei veniva da Milano in treno. Fa

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cevamo dei picnic in campagna ed era tutto molto romantico. Il fatto era che per quelle due o tre volte che ci siamo visti io ero sempre in suspense poiché quando la sera l’accompagnavo alla stazione per il suo ritorno a Milano, non sapevo come fare: io avevo pochissimi soldi e mi chiedevo se fossi riuscito a tornare a casa poiché non potevo mettere la benzina... Proprio all’ultimo momento prima di partire e con mia grande vergogna, le chiesi se mi prestasse dei soldi raccontandole che non li avevo con me in quel determinato momento. Ci incontrammo ancora qualche volta e poi tutto fini. Questa ragazza si chiamava Bellondi, e mi disse che faceva parte della nazionale italiana di atletica leggera, questo un po’ l’avevo immaginato poiché aveva le gambe molto mu scolose.

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CAPITOLO 14

Escursioni con Rovini

Eravamo sempre verso la fine degli anni ‘60 ed una sera ri cordo che presi in prestito la Fiat 500 giardiniera che era del mio amico Gilberto Baggiani. Trovai Mauro e decidemmo di andare a Firenze un po’ in giro. Eravamo in centro e per caso conoscemmo due ragazze in glesi che passeggiavano. Loro parlavano inglese e le invitammo a prendere un drink in uno dei tanti bar di quelli che sono in centro. Dopo aver bevuto e parlato in compagnia decidemmo di andare in una disco per finire la serata. Le invitammo a salire sulla giardiniera ed io ebbi l’idea di andare verso le Cascine dove c’era una discoteca che si chiamava “L’Indiano”. Arrivammo fuori dal centro ed incominciavamo a percorrere i viali che dalle Cascine che portavano a questa disco, parlando del più e del meno, ed a un certo punto io ero alla guida dell’auto sentì dietro di me sopra la vita qualcosa di ri gido che mi pressava. Al che dissi: “Ma cosa ho dietro che mi spinge” e Mauro prontamente disse: “Carlo hai una pistola puntata dietro di te!” Io rimasi allibito. Parlando con queste

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due ragazze dissi: “Cosa succede?” Loro risposero che vole vano ritornare immediatamente in albergo. Io aggiunsi che non c’è problema e girai la giardiniera Fiat e riprendemmo la via del ritorno avendo sempre la pistola puntata. Arrivati in centro, le facemmo scendere e così fini la nostra storia con loro e non avrei mai pensato che sarebbe potuta accadere una cosa simile! Probabilmente avranno pensato che noi avremmo voluto fare qualcosa di male poiché percorrendo i viali delle Cascine era tutto deserto e loro si saranno impaurite. Noi commentammo quello che ci era successo e come tutto questo aveva dell’incredibile, prendemmo la via di casa e ci ricorderemo sempre quella sera, commentando il fatto che non siamo mai sicuri di quello che può succedere!

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CAPITOLO 15

Raduni in moto

Negli anni ‘70 era di moda incontrarci al “Bar Renata” e la maggior parte dei miei amici avevano moto di grossa cilin drata con le quali organizzavamo, specialmente il pomeriggio del sabato, di andare da qualche parte, ognuno con la propria moto, e cosi ci divertivamo. Di solito la meta preferita era andare verso Volterra poiché in quel tragitto c’è poco traffico e le strade sono molto accattivanti. Eravamo di solito anche una ventina, io all’epoca avevo un Kawasaki 750 due tempi 3 cilindri. Poi c’erano Laverda, Ducati, Guzzi, Norton, Honda, Yamaha, Suzuki ed altre. Insomma eravamo un bel gruppo e andavamo abbastanza spediti e ci divertivamo specialmente quando arrivavamo a fare la salita di Volterra, ognuno di noi dava il massimo per arrivare fra i primi a Vol terra. Io avevo un amico, Mauro Banti, che era molto bravo perché con la sua Guzzi 850 metteva tutti dietro. Poi c’era Claudio Gufoni con il Kawasaki 900 4 tempi 4 cilindri, moto molto performante. Tutti questi miei amici frequentavamo il “Bar Renata” , mitico

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bar di S. Croce sull’Arno e tutti i giorni all’ora di pranzo c’erano sempre discussioni: quando uno quando l’altro quando l’altro ancora diceva che era più veloce o che aveva la moto più performante. Tutto ciò finiva spesso con un di scorso che tirava l’altro sicché facevamo delle sfide sia in moto ma anche in macchina.

Andavamo nella strada tra Castelfranco e Poggio Adorno, di rezione Staffoli, per fare qualche prova di accelerazione. Tutto questo ci faceva stare bene e concludevamo dicendo alla prossima.

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48 Triumph 900 Thundeerbird

CAPITOLO 16

Alla fine anni 70

Mi ricordo che un mio carissimo amico che veniva a scuola con me aveva una Triumph TR3 ed era veramente estroso. Si Chiamava Duilio Fancelli ed abitava a San Miniato e vi posso raccontare che lui ne ha fatte di cose strane, ma era una per sona spontanea! Una volta mi ricordo, poiché faceva molte assenze a scuola, fu invitato dal preside a presentarsi con un genitore.

Allora venne con sua sorella, una bella ragazza, ma questa non era la sua vera sorella, ma era una sua fiamma. La presentò al preside come sorella ma lui ci flirtava! Noi tutti della classe lo sapevamo ma stavamo con le bocche cucite. Un’altra volta lo trovai in piazza, lui era con la Triumph TR3 rossa. Io ero innamorato di questa auto spider, lui mi invitò a fare un giro e io gli risposi: “Volentieri!”

Imboccò la strada sterrata che all’epoca congiungeva S. Croce con Ponte a Egola, era una strada terribile e piena di buche per cui bisognava andare piano. Lui non fece discorsi e appena passato il ponte dell’Arno si diresse verso Ponte a Egola e invece di decelerare aumentò

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la velocità in maniera consistente e mi disse: “Vedi se andiamo veloci come ora non sentiamo neppure le scosse ed era vero, poiché la Triumph sorvolava le buche!”

Voglio dedicare una pagina del mio libro a Duilio che era una persona fantastica ed ha sposato una ragazza bellissima, la Vezzi di Castelfranco, di lei ero un po’ innamorato anch’io…

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CAPITOLO 17

San Martino di Castrozza

Alla fine degli anni ‘70 programmammo di trascorrere le va canze di Natale a San Martino di Castrozza sulle Dolomiti. In quel periodo avevo conosciuto una bellissima ragazza al Club Williams. Mia sorella con mio cognato e un’altra coppia di amici andavano tutti a San Martino di Castrozza ed io non sapevo come fare poiché mi ero impegnato con tale Luisa che era di Torino.

Allora decisi che tutti i miei parenti compresa mia moglie sarebbero partiti per la Vigilia di Natale e io dissi che li avrei raggiunti dopo due giorni poiché avevo da sbrigare delle cose.

Loro partirono ed io programmai il mio viaggio a Torino per raggiungere Luisa . Con Luisa andammo in un ristorante a Torino. Poiché lei faceva la prestigiatrice mise in azione una buona parte dei numeri che sapeva fare, a partire dai più innocui come far sparire una posata e ritrovarla da un’altra parte. Restai a Torino fino al giorno dopo, e sono stato veramente bene, ma la mattina dopo mi misi in viaggio con il mio Range

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Rover per S. Martino di Castrozza. Li trovai tutti ad aspet tarmi e direi la cosa più strana era la seguente: per andare a sciare bisognava salire fino al passo Rolle che è a 2000 metri di altezza, poi naturalmente scendevi con gli sci. Era un po’ strano e faticoso questo va e vieni. Eravamo in un albergo bellissimo e per Fine Anno tutti in smoking e li c’erano molte coppie venute prevalentemente dal sud. La sera al veglione c’erano molti personaggi noti. Ma devo fare un appunto che da S. Martino di Castrozza mi sarei aspettato un po’ di più.

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Vacanze invernali

Vacanze invernali

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Vacanze invernali

Vacanze invernali

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Vacanze invernali

Tutti riuniti

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CAPITOLO 18

Fine anni 60 Alberto Guidi

Quando eravamo ragazzacci io e il mio migliore amico Al bero Guidi andavamo nell’ufficio della azienda di mio padre per svagarci, nel senso si giocava a carte a 7 e mezzo e questo ci piaceva poiché scommettevamo per gioco, ma il gioco più interessante era quello di fare delle telefonate a caso per co noscere qualche ragazza coetanea. Infatti dopo una decina di telefonate trovammo una ragazza che cascò nella rete e l’abbordo telefonico portò i suoi frutti. Comunque a dire il vero estorcemmo il numero telefonico da un nostro amico comune e da li con diverse scuse convin cemmo la ragazza ad incontrarci dandoci un appuntamento. L’appuntamento era ricordo circa alle 10 di sera ed io e Alberto andammo con la sua 124 Fiat spider rossa a Firenze al l’appuntamento prefissato.

Arrivammo e lei si dimostrò subito disponibile e pertanto la portammo a casa a Santa Croce.

Questa ragazza fu molto accondiscendente e passammo una serata fantastica poiché Lei era molto disponibile. Facemmo mattina ed io e Alberto l’accompagnammo a Fi

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renze con l’intento di rincontrarci ancora. Durante il ritorno Alberto volava nella Tosco Romagnola che collega Santa Croce con Firenze. Voglio raccontare un altro fatto successo sempre insieme ad Alberto durante le nostre scorribande. All’epoca entrambi avevamo lo stesso tipo di auto e cioè una “Pantera De Tomaso-Ford” 5700 - 8 cilindri - 340 cv. Ebbene una sera avevamo un appuntamento con due ragazze che abitavano a Pistoia.

Arrivammo a Pistoia, ognuno di noi con la propria vettura. Queste ragazze erano un po’ titubanti perché si sarebbero dovute dividere, prospettammo loro di andare verso la Versilia per trovare un po’ di vita e loro non obbiettarono.

Durante il trasferimento verso il mare Alberto spremeva la sua auto fino al livello consentito ed io per stargli dietro non ero da meno.

Arrivammo al Porto di Viareggio e Alberto aveva disco verde per salire su una barca, il “Davide”, che era veramente un grosso yacht lungo 25 metri appartenente al gruppo conciario di cui Alberto faceva parte. Salimmo sulla barca e rimanemmo un po’ di tempo li a bere qualcosa e a parlare. Queste ragazze erano molto compiaciute, ma si era fatto tardi e si de cise di rientrare.

Le accompagnammo a Pistoia, ringraziandole della loro com pagnia. Noi siamo stati molto galanti ma considerando da come era andata la serata direi che lo scopo principale per noi era solamente vedere chi dei due era più veloce con le no stre auto.

Questo era davvero il nostro divertimento. Nel ritorno da Pistoia a Santa Croce impiegammo pochissimo tempo poiché tirammo al massimo consentito le nostre “Pantera De To

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maso”. Se non erro Montecatini - Santa Croce abbiamo im piegato circa sette minuti, non sono sicuro, ma siamo li. Tutto questo l’abbiamo raccontato a nostri amici dell’epoca come il Beroni il quale ci fiorettava sopra. Questo mi fa sem pre stare bene: il riportare a galla cose avvenute mi fa entrare quell’adrenalina benevola dentro la mia psiche.

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CAPITOLO 19

Dobbiaco

Alla fine degli anni ‘80 andammo con mia moglie Franca e mia figlia Laura insieme anche a una nostra amica Paola che era la moglie di Alberto Guidi, un mio carissimo amico, a Dobbiaco. Alberto a quanto pare era andato nei Caraibi per business. Dobbiaco si trova proprio al confine con l’Austria. Partimmo la vigilia di Natale e siamo stati li fino al due gennaio. In que sto paese abbiamo trovato un freddo artico, si parla di temperature tra -15° e -20° sottozero. Comunque eravamo insieme anche a diversi amici di mia so rella Daniela con Alessandro e Filippo appena nato aveva sette mesi, poi c’era “Trappola” con la sua famiglia e quindi essendo in compagnia stavamo bene. Una sera andammo a cena a Cortina D’Ampezzo che dista da li circa trenta chilometri. Eravamo io, mia moglie Franca e Paola, e rammento che per andare li fu quasi una impresa poiché la strada era tutta ghiacciata ma la mia Porsche Carrera se la cavò bene ed arrivammo nella città dei VIP. Abbiamo cenato in un bel ristorante e, mangiando le specia

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lità del posto, abbiamo notato che li a Cortina c’è veramente bella gente! Ci siamo trattenuti un po’ li per vedere come si diverte la gente a Cortina, c’era un piano bar ed anche noi abbiamo ap profittato ascoltando della buona musica. Prima di mezzanotte siamo venuti via da Cortina e ricordo che per raggiungere Dobbiaco la strada era tutta una lastra di ghiaccio e bisognava fare molta attenzione e con la mia Porsche andavo molto piano per non incorrere in inconvenienti e in incidenti. A Dobbiaco, ricordo, che per entrare nel nostro Hotel c’erano due porte, aprivi la prima e poi c’era un po’ di spazio e dopo c’era l’altra porta dove entravi nell’Hotel. Questo perché la temperatura esterna era di -20° e così fa cendo si attutiva lo sbalzo termico poiché la temperatura interna era di +20°.

Entrati nell’Hotel trovammo tutti nostri amici accomodati in una saletta, dove c’era una orchestrina con quattro musicisti che suonavano. Un amico nostro mi disse se si somma l’età di questi orchestrali si arriva a 4 secoli. Ed Effettivamente erano vecchiotti ma arzilli.

Questo paese lo giudico il paese di montagna più freddo di qualsiasi altro in cui sono stato, è stata l’ultima volta che sono andato a Dobbiaco.

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CAPITOLO 19 BIS

Bussolotto anni ‘80

Eravamo negli anni ‘80 ed io di solito quasi tutte le sere an davo al Bussolotto che era direi la discoteca più in dell’epoca. Una sera delle tante come al solito ero appoggiato al bancone del locale quando improvvisamente entrarono tre belle ra gazze: una bionda e due more. Chiesi al barman del locale se le conoscesse, lui mi rispose di si ed aggiunse anche che queste ragazze erano di Lucca. Domandai se fossero malleabili ma lui mi rispose che queste ragazze se la tiravano. Erano un po’ disinnamorate di tutti, quindi nessuno ci perdeva tempo con loro. Io le osservai bene e avrei voluto attaccarle a modo mio, ma poi rigettai il tutto. Poi a distanza di quasi trenta anni da allora mi sono messo insieme ad una di queste ragazze e a dir poco mi ricordavo esattamente come era vestita la mia futura compagna. Posso dirlo: lei aveva un cappotto di cammello chiaro. Parlandone adesso il suo nome è Miriam e non ricorda nulla di questo fatto è ovvio ed è rimasta sorpresa di tutto questo. A dire il vero il “Bussolotto” era proprio originale ed era li che accadevano gli incontri che si trasformavano in flirt. Una

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volta come succede conobbi l’amica della mia flirt-woman e dai e poi la convinsi a venire via con me a vedere la luna e le stelle. Naturalmente lei mi fece giurare di non dire niente alla sua amica. Ci andammo con la mia Porsche 911 S ed è stato molto romantico. Tutto questo allora era normalità. Naturalmente ci sono tantissimi eventi da ricordare, mi viene a mente un mio caro amico, Camillo Duranti che fra l’altro, faceva da tramite tra la mia ditta e quella che lui rappresentava. Questa era una delle più importanti d’Europa, quando parlavamo insieme di lavoro aggiungeva: “Ed ora Bendinelli parliamo di cose serie… tipo quali donne ci sono stasera da portare a cena?”

Riguardo a Camillo ne ha combinate più lui che Sesto Caio Baccelli. Comunque per me era una bravissima persona. Lui era uno che ha anticipato i tempi perché allora comprò un villaggio a Malindi, in Kenia, dove andava spesso per poi tra sferirvisi per fare l’albergatore. E solo un paio di anni fa un mio amico chiamato il “Principe di Livorno” che incontrai a Forte, mi disse, parlando, che io sarei stato la persona adatta a mandare avanti la villa di proprietà di Mario Marianelli, un carissimo nostro amico ed in special modo dei miei genitori. Parlo naturalmente della villa che Mario aveva acquistato da Camillo Duranti. Forse sarei andato, ma pensandoci bene declinai l’invito. Un’altra volta conobbi per caso un gruppetto di ragazzi parlo di quattro o cinque persone di cui c’erano due ragazze. Le invitai a venire con me al porto di Viareggio per vedere la mia barca, il Bora della Ital-Cantieri. Li avevo incuriositi, allora per entrare in barca bisognava salire su un muretto. Ebbene un ragazzo mise male un piede e cadde in acqua, con le risate di tutti. Il ragazzo fu recuperato e tutto fini li.

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Dopo siamo andati al Bussolotto e una di queste ragazze, ri cordo era bellissima, 25 anni, fisico da sballo longilineo, capelli neri lunghi, labbra carnose, occhi intriganti. A un certo punto il disc jockey mise la mia canzone preferita: “I’ll be there” di Gloria Gaynor. Invitai a ballare questa bellissima ragazza e scatenai tutta la mia adrenalina con lei. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito da tanto ero entusiasta di ballare con lei che si muoveva divinamente. Avrei voluto che quei momenti non finissero mai.

Comunque, sono rimasto più che soddisfatto di quella mitica serata trascorsa.

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CAPITOLO 20

Uscita notturna a Firenze anni fine ‘80

Una sera io e un mio amico andammo a Firenze. Lui abitava a Montecatini e passai a prenderlo con la mia Porsche 911s, tutta assettata, direi che era quasi rasoterra! Mettemmo in moto la Porsche e quel rumore 6 cilindri piatto era tutto una poesia. Poiché raffreddato ad aria il rombo della 911S si riconosceva a distanza. Arrivammo dopo il casello di Prato e improvvisamente mi sorpassò un’altra Porsche simile alla mia, allora io non feci discorsi, accelerai di brutto e mi misi in competizione. Eravamo alla periferia di Firenze e direi che la Porsche che ci precedeva andava a tutta birra, fregandosene del traffico che in quel momento c’era, io non ero da meno e lo pressavo insistentemente. Arrivati nella zona centrale della città incominciammo direi a derapare e addirizzare le nostre auto come fosse una competizione, ma io insistevo non volevo dargliela vinta. Dopo circa 20 minuti di questo rally la Porsche che mi precedeva si fermò e lo stesso feci io. Questa persona che pilotava la Porsche mi venne incontro e toh chi era! Indovinate! Era

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Nanni Galli ex pilota di F1. Incominciammo a parlare e mi fece i complimenti per questa gara. Lui si dimostrò molto gentile e affabile ed io rimasi appagato. Quando tornammo a casa eravamo soddisfatti sia io ed il mio amico per l’avventura accadutaci.

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CAPITOLO 21

Fatti tipo gioventù bruciata

Quando andavo a scuola di volo nei primi anni degli anni ‘80 avevo tanti i amici che facevamo sempre comunella. Un giorno solo per gioco scommettemmo che io con la mia moto Honda 600 XL avrei potuto superare un aereo al de collo. Questa sfida avvenne davvero ed io mi posizionai con la mia Honda 600 XL in fondo alla pista dell’aeroporto. L’aereo un Piper PA 28 affiancato a me con una dovuta distanza. Si preparò per il decollo. Chiaramente la mia moto fu più veloce dell’aereo e misi a tacere quelli che pensavano il contrario. Allora io volavo per fare ore di volo e di solito sorvolavo il lago di Massaciuccoli per poi ritornare e sorvolare Montecatini Alto e quindi chiedere istruzioni per l‘atterraggio. Volavo quasi tutti i giorni e tutto questo per me era normale routine, non avevo nessuna paura era come andare in bicicletta poiché ormai mi ero abituato. Effettivamente volare solo con la natura e vedere la terra laggiù mi dava quella gioia immensa, e vedere questi paesaggi dall’alto ti dà quella sensazione di dominio

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E ti distacchi da tutti questi paesaggi per elevarti a qualcosa di sublime o qualcosa di superiore che non si può toccare. Lascio tutto questo ad una libera interpretazione.

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CAPITOLO 22

Aspirazioni e sogni

Negli anni 80 ero un manager nel settore conciario, sempre in movimento. Allora mi spostavo con la Porsche Carrera e dopo con un 930 Turbo , andavo spesso a Napoli e tra le code autostradali ed il tempo impiegato era veramente stressante. Così mi venne l’idea di acquistare un aereo a medio raggio per sostituire l’auto. Di fatto allora andai a Genova alla Piper, e appena il sig. Pel lizzari un pioniere dell’aviazione civile mi mostrò il Piper Seneca 1 ne rimasi subito innamorato. Lui mi disse che questo aereo era come un padre di famiglia, cioè un aereo sicuro per tutte le evenienze.

Non feci discorsi tirai fuori il blocchetto degli assegni ed acquistai l’aeroplano. Andai a provarlo insieme al comandante Di Dio ed il signor Sbragi proprietario e rappresentante in Italia della Piper. Il volo di collaudo fu impressionante il comandante che pilo tava il Piper arrivò fino altezza di Varazze volando per un lungo tratto ad una altezza di due metri dal mare, si veniva a creare l’effetto suolo e li si vedeva proprio la velocità, an

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davamo a circa 160 nodi. Tutto questo per chi non l’ha mai provato fa venire la pelle d’oca. Ritornammo senza problemi a Genova e allo stesso tempo fissammo con il signor Pellizzari un appuntamento per far prendere l’abilitazione ad Adolfo Andreini che era il mio pilota. Per chi non sa come funziona la prassi dell’aviazione civile: un pilota avendo il brevetto almeno di secondo grado, per poter pilotare un aereo, deve avere un’ abilitazione per ogni tipo e marca. Adolfo sostenne un breve esame e cosi gli fu concessa l’abilitazione al Piper Seneca 1 In quel periodo vivevo solo per gli aeroplani tant’è vero che volevo fare una aviosuperficie nei pressi di casa mia per poter atterrare e decollare con un ultraleggero: sarebbero stati suf ficienti solo trecento metri per l’ atterraggio. Ma non riuscì a trovare lo spazio sufficiente per essere operativo.

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Scuola di volo anno 1981

CAPITOLO 23

Tempo libero in Kenya

Quando feci un viaggio in Kenya conobbi all’aeroporto di Mombasa una ragazza, si chiamava Mariangela, ed era di Mi lano. Ci siamo scambiati i numeri e ci siamo frequentati qualche volta.

La cosa che mi è rimasta impressa nella mente è che essendo lei una dottoressa ricercatrice, faceva dei convegni. Era veramente una scienziata, mi disse testuali parole: “Carlo ricor dati che tutta la chiave per far funzionare il tuo organismo è il movimento, e più gli anni passano più ti devi muovere se effettivamente vuoi essere in forma.”

Queste parole mi sono entrate nella mia mente come un macigno ed ho sempre dato la priorità a questo anteponendolo anche al mio modo di vivere. Perciò ringrazio Mariangela che me l’ ha suggerito . Cosa c’è di più bello che prendere la mia mountain bike ed andare a scalare Capriglia un paesello sulle colline della Ver silia a 400 metri di altezza slm. Partendo da Forte dei Marmi ed arrivare in cima al colle ci sono circa 11 km di cui 4 Km. Sono di salita. Tutto questo mi

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dà una gioia immensa poiché metto a dura prova il mio fisico dandomi una soddisfazione grandissima, ed allo stesso tempo mi sento più leggero fisicamente e più pronto mentalmente, risultato: ti fa stare bene per tutta la giornata! Per me lo sport attivo fatto da adulto è fondamentale nel mio stile di vita, dico come dicevano gli antica “mens sana in cor pore sano”, questa è la giusta filosofia. La mia giusta equazione di vita oltre al lavoro ed ovviamente a sapersi organizzare è come ho fatto io fino ad oggi fare dello sport attivo e allo stesso tempo divertirsi cosi ti mantieni gio vane di spirito e di fisico. Cosa c’è di più bello dopo uno sforzo fisico di una escursione in bicicletta , o di una partita a tennis, o altro ti senti rilassato e padrone del mondo. Tutto questo fa parte del modo dettatomi da Mariangela che non posso dimenticare.

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CAPITOLO 24

La mia storia con Franca Michelucci Avevo trentasei anni quando ho conosciuto per la prima volta Franca Michelucci di Massa, ci siamo incontrati probabil mente se ricordo bene forse l’ho abbordata io e probabilmente siamo usciti una volta o due. Due anni dopo l’ho incontrata di nuovo e tutto è avvenuto alla “Canniccia” di Forte dei Marmi che era il locale più in dell’epoca. Una sera vado alla “Canniccia” con una mia amica di Viareggio una certa Elisa con la quale ho avuto un flirt dico serio ma non troppo. Dunque nel locale ti vedo Franca, ragazza bellissima con la quale ero uscito mi sembra una volta. Vedendola mi scattò qualcosa dentro di me e essendo anche in compagnia dell’altra ragazza non sapevo come gestire la serata. Andammo tutti e tre a ballare e ballammo, ballammo, fino a che questa mia amica con la quale ero venuto si stancò ed si andò a sedere. Io continuai a ballare con Franca e gli chiesi un appuntamento per il giorno dopo. Accompagnai questa amica con la quale ero venuto e da li incominciò la mia storia con Franca. Lei venne puntuale all’ap

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puntamento e cosi andammo a cena in un locale sul lungo mare vicino alla Bussola, si chiamava “La “Risacca” e veramente ho avuto un colpo di fulmine poiché mi innamorai all’instante.

Franca era una ragazza alta, mora longilinea di una bellezza inusuale, tant’è vero conobbi insieme a lei una Signora di Milano che mi disse: “Ma perché non la Sposi questa bella fan ciulla, io non me la lascerei scappare…” Questo lo sapevo anch’io!

Il fatto era che io ero già sposato e siccome ero un appassio nato di tennis mia moglie non era gelosa e sapeva che tutti i fine settimana andavo al mare a giocare a tennis e rimanevo per il weekend. Noi ci vedevamo tutti i fine settimana nella mia casa di Forte dei Marmi e lei però la sera ritornava a casa sua a Massa nel borgo di Romagnano. Abbiamo fatto insieme delle vacanze in Val Senales a sciare, poi a Courmayeur sempre a sciare. Andavamo anche all’Abe tone e anche al mare in Sicilia e a Taormina. Qualcosina ho combinato anch’io e voglio raccontare un fatto: un pomeriggio conobbi una ragazza molto affascinante di Milano e parla, parla, con lei decidemmo di vederci la sera stessa era di sabato a mezzanotte e trenta, poiché le usciva a quell’ora. Per me andava bene poiché stavo con Franca fino circa Mezzanotte e dopo sarebbe venuta l’altra. Mentre ero in compagnia di Franca allo scoccare di mezzanotte, ero un po’ teso poiché non volevo far capire a Franca di andare via dicendole che ero stanco quella sera e quindi se avesse voluto andare via un po’ prima avrebbe potuto farlo senza rancore. Ma Franca non andò via e ad un certo momento, all’improvviso, vidi aprire la porta che immette

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del salone di casa mia. Era arrivata la ragazza con la quale avevo l’appuntamento. Non dico quello che è successo… La ragazza andò via e Franca cominciò a tirare tutto quello che trovava nel divano verso di me. Devo ammettere che non ero uno stinco di santo.

Franca allora se ne andò, ma poi ci siamo rivisti. Sono stati quattro anni meravigliosi, almeno per me, ed avevo deciso e mi ero effettivamente separato da mia moglie per poter stare con Franca. Vedere lei era come vedere Cindy Crawford la mannequin americana.

Poi come spesso succede lei non fu più tanto convinta del nostro rapporto e notavo qualcosa di inusuale nel suo comportamento.

Una sera che non dovevamo vederci dissi al mio ragioniere di venire con me, precisamente a Massa. All’interno di un’auto sconosciuta sarei stato in incognito e sarei riuscito a vedere le sue mosse e se fosse uscita.

Erano circa le ventuno della sera e aspettammo circa mez z’ora in macchina, poi improvvisamente arrivò una Alfa Romeo Giulietta che si fermò davanti la casa di Franca che uscì di li a poco per salire sulla Giulietta. Incominciammo a seguirli, andavano molto veloci ma noi eravamo sempre dietro, lei, secondo me, si accorse che le stavo appresso e dopo un inseguimento abbastanza lungo, ritornò alla sua abitazione.

Dunque io avevo visto quello che non avrei voluto vedere e con il mio ragioniere ritornammo a casa. Il rapporto tra me e Franca continuò ma non era più come prima. L’ho rincontrata due anni fa in un bar a Querceta, le ho offerto un caffè e le ho anche chiesto se si fosse sposata. Mi ha risposto no e poi è andata via senza neppure salutare.

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Peccato poiché Lei l’ho sempre avuta in mente, ma la vita è cosi e dico che non si può avere tutto ciò che si desidera, ma io sono convinto ancora oggi che lei è stata una delle donne più importanti nella mia vita il suo nome è Franca Miche lucci, alta bella slanciata da un sex appeal invidiabile, anche da parte di qualsiasi mannequin in circolazione. Rivolgendomi a Franca dico che ti auguro tanta felicità e chissà se un giorno potremo rincontrarci ancora. Giancarlo.

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CAPITOLO 25

Alla pista di Ampugnano a Siena

Parlo dell’81 quando andavo a scuola di volo a Lucca e mi piaceva andare nella pista di Ampugnano a girare col kart da competizione, era un telaio all kart motore valvola TM 125 Internazionale. Ampugnano è una pista situata accanto all’ae roporto di Siena ed è molto belle perché contiene un tratto veloce e uno lento. Pertanto puoi sfogarti nella guida come ti senti.

Io avevo un meccanico di nome Aranciata ed era abbastanza bravo, ed una volta feci caricare tutto sul mio furgone Transporter della Volkswagen dicendogli di andare alla pista di Ampugnano perché sarei arrivato prima di lui. Andai all’aeroporto di Capannori Lucca e ero già d’accordo con Adolfo il mio pilota e prendemmo un aereo del club, un Piper PA 28 ed in venticinque minuti arrivammo alla pista di Siena. Faccio notare che la pista di kart è dentro l’aeroporto per aerei leggeri. Dopo poco arrivò anche Aranciata con il Transporter e portammo in pista il kart. Cominciai a girare e forse quel giorno ero un po’ stanco ed

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avrò girato non più di un’ora. Il kart mi piaceva da morire ed io ero competitivo. Finite le prove dissi ad Adolfo di ritornare a Lucca con l’aereo mentre io sarei rientrato con il mio meccanico, improvvisa mente ebbi un disturbo di tachicardia causato probabilmente dal troppo stress o da un super affaticamento.

Inspiegabile! Quindi mi feci portare ad un pronto soccorso ed il medico mi disse che era un fattore nervoso e non era niente di grave. Cosi mi tranquillizzai e ritornammo a casa felici e contenti.

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CAPITOLO 26

Sci nautico alle Seychelles

Ricordo che nel ‘91 io insieme a Maya andammo a Lignano Sabbiadoro nel Veneto, avevo letto un annuncio di una barca che mi sarebbe potuta interessare. Partimmo da Forte dei Marmi con la mia Saab Turbo e quando arrivammo nel porto di Lignano andammo a vedere diverse barche. Poi mi soffermai su una Barca Bayliner 3065 seminuova. Effettivamente appena la vidi mi colpì partico larmente e secondo me questa sarebbe stata la barca giusta. Trattammo e ci trovammo d’accordo riguardo il prezzo. Dopo due giorni arrivò il Bayliner e lo parcheggiai a Viareg gio alla Lusben Craft. Eravamo molto contenti di aver acquistato questa barca, questa era molto potente avendo due motori Mercruiser da 240cv ciascuno.

La barca era dotata di una completa strumentazione dai trim e dalla strumentazione di bordo. Non vedevo l’ora di fare la prima uscita in mare cosi potevamo fare lo sci nautico. La giornata tipo era la seguente: andavamo spesso a Portovenere a pranzo al ristorante “Da Iseo” un ristorante che fa un pesce Squisito. Nel viaggio di ritorno approfittavamo per

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fare lo sci nautico, io ci andavo matto e piaceva anche a Maya e a Paolo mio figlio.

Una volta quando Maya faceva il bagno, eravamo a circa cinque miglia dalla costa e con grande sorpresa vedemmo una balena non tanto distante da noi.

Maya in quel momento era in mare e le dissi di uscire subito poiché lei non si rendeva conto del pericolo che correva, poi lo comprese e salì a bordo. Voglio aggiungere un fatto: un amico di Paolo il Cieco che per la prima volta faceva sci nautico, alla partenza rimase impigliato con la mano sinistra e ahimè non riuscii a partire, provocandosi un trauma ad un dito.

Noi lo tiravamo e lui rimaneva sotto, facemmo tante risate e lui stesso poi rinunciò.

Paolo invece faceva lo sci nautico anche con un solo sci che è cosa abbastanza difficile ma lui ne era capace. Quando siamo andati alle isole Seychelles nel ‘ 90 abbiamo fatto lo sci nautico con due sci veramente primitivi, siamo stati bravi e siamo riusciti nell’intento e abbiamo fatto la cosa più difficile e apparentemente più rischiosa. Ebbene mi sono preso la soddisfazione di fare il parafly trai nato da un motoscafo; io partivo dalla spiaggia ed il moto scafo con una cima abbastanza lunga era posizionato a circa venti metri dalla spiaggia. All’ ok dello scafista ho preso una bella rincorsa per far si che il parafly si aprisse in maniera corretta e poco dopo mi sono ritrovato, dico nel cielo ad una altezza di circa 60-70 metri, il cavo era lungo più di cento metri e tutto è andato bene. Bel lissimo, poiché la sensazione che ho provato è stata veramente fantastica e sono stato in volo per circa 20 minuti , sembrerebbero pochi, ma lassù nel cielo sono veramente

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tanti. Lo scafista mi ha fatto rientrare e siccome mi aveva pre cedentemente spiegato come bisognava fare nell’atterraggio io ho eseguito tutto alla lettera e così, con mia grande soddisfazione, sono atterrato sulla spiaggia.

Dopo stava a Maya a fare questa prova, ma anche lei è stata brava ed è riuscita a portarla a termine…

Quando Maya era in volo sono stato molto in pensiero, il tempo era cambiato e c’erano dei nuvoloni neri, ma fortunatamente è riuscita a portare a termine la prova con grande soddisfazione.

Quando fai una cosa che non hai mai fatto ti dà quella forza mentale e fisica non indifferente.

Queste sono le Seychelles.

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Sci nautico alla Seychelles Sci nautico alla Seychelles

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Sci nautico alla Seychelles

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CAPITOLO 27

Escursioni con il Bora

Un giorno in piena estate in agosto negli anni ‘80, frequen tavo il “Caffè Milano” e parlando del più e del meno con i miei amici e amiche facemmo una scommessa. Io dissi loro che in un tempo massimo di un ora da adesso, erano le 15, dissi alle 16,30 , avrei fatto venire un mio amico pilota con il mio aereo Piper Seneca 1 bimotore gli avrei fatto fare due giri sul “Caffè Milano”. Loro erano molto titubanti, ma io telefonai ad Adolfo che aveva in consegna il mio aereo parcheggiato a Tassignano all’aeroporto “Carlo Del Prete” e gli dettai le disposizioni con l’autorizzazione di atterrare all’aeroporto del Cinquale dove io sarei stato con i miei amici. Dopo un’ora si incominciò a sentire il motore inconfondibile di un aereo. Questo rumore si faceva sempre più vicino, e improvvisa mente apparve la sagoma dell’aereo I-MIMU, cosi si chiamava, e naturalmente fece un giro sopra il “Caffè Milano” con la incredulità dei miei amici. Dopo andammo tutti all’”Aero porto del Cinquale” a salutare il mio amico pilota. Tutti i miei amici mi fecero i complimenti per le emozioni si fa per dire che avevano provato.

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Sempre negli anni 80 e sempre al “Caffè Milano” da dove tutto partiva. Eravamo sempre un gruppetto di amici e anche quella volta decidemmo all’improvviso di fare un giro in barca.

Io allora avevo una barca “Il Bora” un’imbarcazione di 8 metri con due Volvo Penta di 170 CV, cadauno a benzina. Arrivammo a Viareggio e precisamente alla Lusben Craft e sa limmo sulla barca. Eravamo cinque-sei persone se ricordo bene, avviammo i motori e facemmo rotta verso Marina di Pisa precisamente a Bocca d’Arno. Eravamo alla foce dell’Arno quando sentì che le eliche toccavano i fondali e si fermavano.

Preoccupato scesi dalla barca ed effettivamente li in quel punto il fondale era veramente troppo basso per potere navigare, allora risalì sulla barca e tirai su con il trim tutti e due i piedi dei motori, facendo cosi, liberai la barca dal fondale e naturalmente riprendemmo a muoverci, e andammo al largo a fare il bagno. Una ragazza andò alla toilette e dopo poco sentimmo dei colpi alla porta del bagno, si era bloccata e non si riusciva ad aprire. Passò circa mezz’ora e la porta non si sbloccava e allora la ra gazza incomincio a urlare, era stata presa dal panico. Fortu natamente con un chiavaccio riuscì ad aprire la porta, meno male perché questa si era proprio impaurita. Rientrammo al porto di Viareggio senza problemi e tutti i passeggero mi dissero che non sarebbero più saliti in barca, ma arrivammo sani e salvi, ricordo che c’era con me un mio caro amico Giacomino.

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Escursione con il Bora

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CAPITOLO 28

Viaggio a Bad Gastein

Fine anno 86 decisi di andare a Bad Gastein poiché li c’era mia sorella con alcuni amici suoi. All’epoca mi trovavo a Pog gio Adorno e non me la sentivo di passare fine anno isolato li dove non c’era nulla. Allora mi addossai circa cinquecento chilometri per arrivare a Badgastein, una zona sciistica che ha anche delle acque con sorgenti termali. Arrivai a Bad Gastein e per prima cosa feci la sauna ed effet tivamente mi annullò tutta la stanchezza che avevo accumulato nel viaggio per arrivare lì. La mattina andavo a sciare e veramente in Austria ci sono delle belle piste.

La sera di fine anno ero insieme a mia sorella e con altre coppie di amici, ma io ero solo e mi guardavo intorno per vedere se avessi potuto fare qualche amicizia. C’erano due ragazze che mi adocchiavano da un tavolo vicino al mio, ed io contraccambiai per fare un po’ d’amicizia. Fu li che conobbi queste ragazze ed in special modo con una di loro scattò subito simpatia. La serata era lunga e allo scoccare di mezzanotte in questo salone iniziarono a ballare, ed

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io mi buttai. Una di queste ragazze era di Terni, separata, e ricordo che era molto affascinante, elegantissima, un particolare, lei portava sempre i guanti da sera, questo era veramente sexy. Concludendo passai un bellissimo fine anno. La mattina dopo ci fu il rovescio della medaglia, questa ragazza, con lei avevo trascorso tutta la serata ed anche il dopo, non volle più avere un contatto con me, questo non riesco a spiegarmelo tuttora, mi sembrava fosse andato tutto ok! La mattina seguente chiesi alla sua amica, che era sua coetanea, se fosse venuta con me in treno a visitare Salisburgo, ac cettò e così passai tutta la giornata nella città di Mozart e ho visitato il palazzo dove ha vissuto il grande musicista. Sono stato veramente bene anche se mi è rimasto il nodo che non so spiegarmi, la ragione del comportamento della sua amica. Una cosa voglio dirla che non sapevo prima su questo viag gio. Per andare a Bad Gastein bisogna salire con l’auto in treno e stare a bordo sull’auto in un vagone scoperto per circa trenta chilometri, poi si prosegue di nuovo con l’auto. Così arrivai a S. Croce senza avere nostalgia di essere a casa. Questo paese insignificante mi fa l’effetto contrario: cioè più ci abito e meno mi piace.

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Carlo durante il viaggio

CAPITOLO 29

Viaggio a Kitzbüel

Era il mese di Agosto del 2004 ed io e la mia compagna Stefy andammo una settimana a Kitzbühel in Austria. Viaggio piuttosto lungo in macchina, perché effettivamente non si arrivava mai, i chilometri percorsi sono stati circa 800. Arrivammo in questa cittadina che è di moda più d’inverso poiché vi si svolgono le più importanti gare del campionato del mondo di sci. Arrivammo in albergo abbastanza stanchi e dopo la cena andammo a fare un giro nel centro del villaggio. Il giorno dopo prendemmo due bici a nolo e andammo a fare delle escur sioni con un programmo già stabilito da un “Rent a Bicycle nei dintorni del paese. Essendo io anche un giocatore di golf li c’erano molti campi dove potevi sbizzarrirti a giocare. Malauguratamente noi siamo incappati in una settimana molto piovosa ed una delle mattine decidemmo di andare in treno a Salisburgo a circa un’ora di distanza. Girammo per la città in lungo e in largo nella mattinata, ma poi il tempo si guastò e incominciò a piovere. Entrammo in

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un bar per ripararci, ma improvvisamente la situazione pre cipitò si venne a sapere che era straripato un fiume e l’acqua minacciava di arrivare in città. Allora presi la decisione di andare subito alla stazione ferroviaria e prendere il primo treno di ritorno per Kitzbühel.

Infatti cosi facendo fummo fortunati poiché dal treno abbiamo visto delle scene raccapriccianti, come cavalli nei campi che avevano l’acqua fino al collo. Fu proprio una inondazione. Direi che quando eravamo fermi in quel bar a Salisburgo abbiamo proprio avuto paura. Meno male che arrivammo al nostro albergo indenni. Direi che questa cittadina va bene venirci nell’inverno solo per fare lo sci ma nell’estate non è la stagione giusta. Tornammo a Forte dei Marmi felici di essere scampati a questo pericolo.

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CAPITOLO 30

Luisa di Treviso - Pielespana

Anni ‘90 in quel periodo ero sempre in viaggio tutti i fine set timana prendevo sempre un aereo per una qualsiasi destina zione. Conobbi Luisa in un volo da Verona a Timisoara. Luisa l’ho proprio conosciuta in aereo poiché era proprio accanto a me, e facemmo subito amicizia. Lei era una persona simpatica e mi disse tante cose inerenti alla sua professione e ai suoi in teressi. Lei svelò che era cantante e durante il volo verso la Romania mi fece un check dei suoi interessi. Una volta atterrati ci scambiammo il telefono così ci saremmo potuti rive dere, lei rimaneva a Timisoara tre o quattro giorni . Dopo quel fine settimana, quando tornai da Timisoara, le telefonai e lei fu molto carina dicendomi che potevamo vederci a Treviso e cosi fissammo un appuntamento per una sera in cui l’avrei portata a cena fuori. Fino qui tutto era andato bene. Purtroppo però uno dei primi giorni della settimana fui morso nel viso da una vespa o probabilmente un vespone e mi si era gonfiato tutto il viso ed ero realmente irriconoscibile. Soltanto due giorni dopo avrei avuto l’appuntamento con

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Luisa ed io ero incerto se andare o no. Mi facevo consigliare da Maurizio, mio genero, il quale mi diceva dove andassi conciato in quel modo! Ma io ero talmente ansioso di rivedere Luisa che feci di testa mia e presi la mia Saab Turbo ed andai a Treviso all’appuntamento. Incontrai Luisa, ma lei appena mi vide non era più interessata e io lo capì subito. Purtroppo non potevo farci nulla e così tutto svanì… Un’altra volta sono andato in Spagna alla fiera che si tiene a Barcellona tutti gli anni: La Pielespana. Invitai a venire con me in questa fiera una ragazza che lavorava al golf di Castelfalfi. Lei accettò e partimmo per Barcellona. Questa ragazza era abbastanza carina e fu anche professionale sul lavoro e tutto andava in un clima di amicizia. Ricordo che andai a cena, in Spagna si cena minimo dopo le ventidue, in un buon ristorante dove tutto filò liscio. Verso le una e trenta andammo in una discoteca e quando entrammo erano quasi le due del mattino. C’erano pochissime persone ed io mi chiesi come mai poiché era di sabato ed ero abbastanza meravigliato. Facemmo le tre di notte e quando incominciammo a muo verci iniziò ad arrivare una marea di persone, tantissime persone. Fu allora che capì che in Spagna si fa tutto due ore dopo rispetto all’Italia. Comunque ritornammo al nostro hotel con questa esperienza in più!

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CAPITOLO 31

La conceria Seneca Tannery since 1971

Tutto è iniziato da quando ero poco più che un ragazzo e la voravo nell’azienda di mio padre che si chiamava “Spacca trice la Moderna” dove io facevo semplicemente l’operaio, ero addetto a quelle macchine che si chiamano spacciatrici di pelli in trippa. Questo lavoro consiste nel preparare le pelli in trippa prima di essere conciate al cromo o al vegetale. Queste macchine portano a spessore le pelli dopo essere state scarnate per poi naturalmente essere conciate al cromo o al vegetale. Dopo aver fondato una azienda PCT chiamata “Bendinelli & Cateni” grazie all’esperienza di mio padre il quale aveva contribuito al nascere di una macchina innovativa che si chiamava “scarna e spacca” con la quale potevamo lavorare a ritmo completo poiché avevamo innovato la lavorazione cioè eliminato la scarnatura. L’azienda durò circa tre anni non ricordo bene e già contem poraneamente mi adoperavo a fare delle prove su delle croste al cromo per utilizzarlo nel settore della calzatura e anche nell’abbigliamento.

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Di fatto fondai la conceria Fiume a Santa Croce sull’Arno con altri tre soci.

Di li a poco liquidai i miei soci e feci entrare il mio babbo nella conceria col compito di conciare e tingere le pelli cosa in cui lui era veramente un esperto del settore.

Dopo qualche anno costruimmo uno stabilimento di circa 1.700 metri quadri di aerea interna e da li siamo veramente decollati

Direi che lavoravamo con il mercato interno fino agli anni ‘90 poi ci siamo orientati su quello estero. Infatti abbiamo iniziato a fare molte fiere internazionali da Istambul in Turchia, a Chennai in India, poi a Hong Kong in Asia, in Korea a Seoul, a Miami negli USA e questo devo rin graziare la mia addetta al marketing Maya Baumgartener che era laureata in marketing perché è stata portentosa nei con tatti con clienti di fama internazionale.

La conceria Seneca è andata avanti fino al 2008 dopodiché il mercato estero è venuto a mancare ed io non me la sono sen tita di continuare poiché il mercato Italiano era molto fallace nei pagamenti.

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Conceria Seneca, reparto bottali

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Battello da Cow Long a Hong Kong

CAPITOLO 32

Viaggio in Canada, luglio 2005

Per cercare di incrementare il lavoro della mia conceria, dopo aver contattato un mio cliente di Montreal in Canada, decisi di fare un viaggio di lavoro proprio in quella città. Partì dalla Malpensa con un volo diretto per Montreal. Arrivai a Montreal e come da accordi presi venne a pren dermi all’aeroporto il sig. Arzmann proprietario della “Oscar Leopold”. Questa grande azienda si occupava di tanti articoli oltre all’abbigliamento, e addirittura il proprietario mi chiese se avessi potuto fargli avere il vino possibile “Sassicaia” che mi avrebbe pagato in qualsiasi quantità. Comunque sono rimasto soddisfatto di questo meeting perché riuscì a vendere dai 10.000 ai 20.000 piedi quadrati di pellame “snake” e anche “python”. Noi della conceria Seneca siamo stati i primi a fabbricare e ad inventare questi articoli. Montreal è una bellissima città, una città a portata d’uomo non una metropoli ed ha tutte le zone, quella francese poi quella inglese, io nel tempo libero che avevo, andavo a fare jogging in un parco situato su una collina soprastante la città. La sera cenavo in un ristorante francese dove si mangiava

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molto bene. Dopo all’”Hotel de la Montagne” c’era una spe cie di pub-discoteca dove ti sedevi al bancone a bere per poter conoscere qualche ragazza. Infatti si avvicinò una ragazza molto bella ed incomin ciammo a parlare: una normale conversazione. Andammo avanti per un bel po’, io le parlavo in inglese, ma poi la invitai a ballare. Le mi rispose dicendomi che saremmo potuti an dare direttamente in camera. Timidamente le chiesi come mai, controbatté che sarebbero stati sufficienti trecento dollari canadesi. Un po’ me l’aspettavo ma era stata cosi gentile e naturale… Rifiutai l’invito e guardai altrove. Dopo un po’ mi si avvicinò un’altra ragazza, veramente molto carina, e mi chiese: “Vous avez un peu de feu?” cioè se avessi da accendere. Non fumavo e aggiunsi: “Perché non andiamo a ballare invece di fumare?” Ballammo tutta la sera e ve devo che era accondiscendente, tra l’altro mi disse che era una insegnate in un liceo di Montreal. Mi ero accorto da tempo che ci stava e le chiesi di andare a bere qualcosa nella mia camera dell’hHotel. Io soggiornavo all’Hotel “Lowe” un quattro stelle molto bello situato accanto all’”Hotel De La Montagne”. Mi disse di sì e arrivammo solo a fare petting. Io volevo di più, lei si arrabbiò e se ne andò improvvisamente. Corsi per riprenderla ma era troppo tardi: io ero sempre quasi nudo e non ce la feci a vestirmi per rincorrerla. Cosi tutto svani nel nulla. Di lei avevo solo il nome e cognome e sapevo che insegnava in un Liceo, e non di più. Quando sono tornato in Italia ho fatto di tutto per rintracciarla, ma invano. Avevo poco in mano per poterla trovare. Peccato perché lei era veramente fantastica, io ho voluto forzare i tempi ed ho sbagliato. Mi ri marrà sempre nel cuore.

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CAPITOLO 33

Eravamo a Forte dei Marmi: Marco e Niki

Eravamo a Forte dei Marmi, io e la mia compagna, dove an davamo tutti i fine-settimana. Era un sabato. Ci venne a tro vare un nostro amico con la sua ragazza, Niki. Parlammo del più e del meno e del da farsi. Allora mi venne l’idea di andare a Montecarlo in Francia a vedere il gran premio di auto sto riche che ogni due anni si tiene nel solito circuito adibito alle F1. Ebbene, deciso questo, telefono all’”Hotel Royal” di Nizza per prenotare due camere per la notte, lo conoscevo e fu fatto senza problemi. Partimmo con l’auto del mio amico, una “BMW 2000”, avente forse una centralina manomessa per avere più potenza. Imboccammo l’autostrada verso Genova e il mio amico prende un passo molto veloce e quindi le nostre compagne di viaggio stavano in silenzio per non far vedere che avevano paura. Dopo Genova ci fermammo in autogrill per un piccolo ristoro, poi siamo ripartiti in fretta e furia per Monaco. Siamo arrivati a Nizza per l’ora di cena e prendemmo la camera all’Hotel Royal come da prenotazione fatta. La sera siamo andati nella città vecchia a cena e qui effettiva

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mente c’era un grandissimo movimento, con molti turisti. Camminando nella “Promenade des Anglais” incontrammo anche mio nipote Filippo con Chiara la sua fidanzata. La mattina seguente poi siamo andati a Montecarlo a vedere il Grand Prix delle auto storiche. Arrivati al circuito abbiamo fatto i biglietti per la postazione delle “Piscine”, da dove si vedeva benissimo.

Io ero già stato molte volte a vederlo ed era uno spettacolo molto interessante: auto d’epoca e F1 dei tempi di Niki Lauda , Villeneuve, Stewart ed altre di ex piloti di un tempo. Mi ha impressionato una Lotus 72 F1 John Player Special ex Andretti del 1978 che si era fermata proprio nella curva dove noi eravamo seduti.

Abbiamo passato una bellissima giornata e poi abbiamo deciso, dopo aver visto tutte le gare in questo meraviglioso cir cuito di Monaco, di ritornare in Versilia.

Marco nel viaggio di ritorno era molto carico e spremeva la sua BMW al massimo, infatti abbiamo impiegato poco più di due ore per ritornare da Monaco.

La sera andammo tutti e quattro al Giardino deli Medici, un ristorante tipico di Seravezza che fa una cucina nostrale, ma buona.

Il mio amico Marco è un patito per la bicicletta: direi che lui è molto veloce e inoltre una cosa divertente di lui è che tutte le donne che conosce le fa andare in bicicletta e con Niki fa cevano una bella coppia.

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CAPITOLO 34

Escursioni all’aperto, anno 2020

Di solito ho sempre conciliato il lavoro con lo sport avendo fatto tesoro delle parole di Mariangela, una dottoressa-scien ziata che mi raccomandava sempre di fare movimento. Questo come diceva lei è: “la chiave del tuo benessere fisico e mentale”.

La mia abitudine dopo il lavoro, sia che abiti a Poggio Adorno o a Forte dei Marmi è di prendere la mia bici e fare un mio percorso prefissato secondo il tempo a disposizione e la voglia. Mi sono inventato due percorsi uno corto ed uno lungo io li chiamo cosi: Il percorso corto parte da Poggio Adorno, e dopo aver fatto la strada del parco verso Montefalcone, mi dirigo verso Staf foli, poi verso il Galleno, prendo una scorciatoia tagliando la campagna per ritornare sulla “Via delle pinete” che conduce di nuovo a Poggio Adorno. Sono circa venti chilometri. Quello lungo è partendo sempre da Poggio Adorno attraverso il parco di Montefalconi poi Staffoli e in fondo alla discesa giro a Sinistra verso S. Maria a Monte. Dopo 1,5

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chilometri svolto a destra verso Le Pianore dove c’è una te nuta bellissima, comprensiva di un palazzo mediceo dei primi dell’ottocento, di proprietà di una nobildonna di Milano. Per palazzo si intende un piccolo stato dove c’è la di mora dei nobili, quella dei loro subordinati, quella dei contadini, e infine la chiesa e il cimitero. Insomma, ho avuto il piacere di visitarla e mi sembrava di vedere un film am bientato nel passato e mi ha fatto pensare come eravamo due secoli fa. Ammetto che ora ci siamo evoluti, forse, poiché sono un romantico, mi sarebbe piaciuto essere vissuto in quell’epoca. Continuando il percorso verso Orentano, dopo circa un chilometro, ti trovi davanti all’omonimo padule dove spaziando con lo sguardo verso Ovest puoi ammirare il monte Serra con i suoi imponenti ripetitori televisivi, soffermandoti incontri le bellezze che la natura ti offre accorgendoti che il cielo è oc cupato da miriadi di uccelli anche da quelli migratori. Superata l’Orentano, famoso poiché lì puoi trovare il miglior ristorante per gli appassionati della bistecca, “Benito”, e “Vito” famoso per la pizza, arrivo a Galleno dopo aver attraversato tutta la campagna con la strada che è tutta sali e scendi. Questo paese per me è un po’ anonimo, di famoso c’è solo il night club “William”. Dopo dopo aver percorso circa un chilometro taglio a sinistra verso Staffoli e, ricongiungen domi alla via delle Pinete, arrivo a Poggio Adorno dove io abito.

Posso confessare una cosa un po’ inedita si fa per dire, ma la casa dove io abito, quando è stata costruita era un capannone di proprietà del Marchese Bargagli, vi fu costruita l’Urbanina, un’auto elettrica, pensandoci bene per quei tempi era un tabù, però ancora oggi si parla di auto elettriche, ce ne sono

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in giro pochissime, teniamo conto che sono passati sessanta anni da allora. Da capannone industriale a civile abitazione è stato trasformato in un “Loft” e questo mi ha convinto ad acquistarlo. Ritornando a Poggio Adorno nella frazione di S. Croce sull’Arno, situata a circa 130 metri s.l.m., trovi la villa medicea del Marchese Bargagli che domina sul colle e da dove si spa zia con la vista verso tutti i paesi sottostanti: Santa Croce, San Miniato e Fucecchio. Insomma Poggio Adorno è contornato anche da un parco dal nome Parco di Montefalconi, una ri serva dove puoi ammirare molti tipi di uccelli, come riportato sul cartellone posto all’ingresso del parco.

Penso che il progresso ha portato con sè anche il regresso, come possiamo constatare oggi con la situazione attuale che fa leva sulla libertà dell’individuo. Faccio un po’ il filosofo, ma dico ci sono state nei tempi pas sati situazioni di pandemia e dopo un po’ di tempo la stessa è scomparsa. Io sarò un po’ all’antica e ripeto che tutte queste malattie del passato dopo un po’ si sono esaurite, fermo re stando che, a nessuno negavano la libertà che è la cosa più importante della vita. Togliendo la libertà non c’è più amore non esiste più nulla che valga la pena di vivere. Naturalmente durante tutti i giri in bicicletta incontravo diverse persone, alcune le conoscevo, e diverse volte padre Raf faele. Lui è un mio amico essendo stato a pranzo da noi insieme a Miriam alla casa di Poggio Adorno. Lui appena ha visto la mia casa ha detto che gli sembrava essere nella sua Africa, in Congo, perché all’ingresso c’è una vegetazione fit tissima. Ritornando al nostro giro in bicicletta, quanta gioia mi ha pro curato l’andare sul monte Serra, affrontando una salita du

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rissima con pendenze dal 7 al 9 %, arrivare in vetta tutto su dato, il fermarsi a guardare il paesaggio; tutto questo trasmette dentro me stesso quel benessere, quasi soprannaturale, e mi trasporta con la mente altrove. È proprio vero se vai in bicicletta puoi notare tutte quelle cose che magari essendo in auto non noti. Questo è bello, perché ti trasmette un beneficio interno, anche solo vedendo i voli degli uccelli e le anatre nell’acqua. Tutto questo lo puoi trovare andando per il Padule o per le Pianore.

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CAPITOLO 35

Gara del Mugello, Campionato It. di F3

Era il 2006 e partecipavo a questa gara di campionato Italiano di F3.

Questa gara era molto importante in quanto c’erano i migliori piloti del campionato di F3 di serie A, piloti che aspirano alla Ff1 e insieme a loro eravamo noi del trofeo nazionale con For‐mula 3 più datate e quindi meno competitive.

In questo circuito ho sempre avuto qualche problema con le gomme comunque mi sono quali icato in 1’54’’.

Ma nelle prove libere ricordo bene che cambiando le gomme con un treno usate da Brozzi sono riuscito a girare in 1,52” ri‐manendo incollato per tutto il giro alla Dallara 2004 di Negrotti, certamente una formula più performante.

Alla ine della gara sono riuscito ad arrivare terzo della mia ca‐tegoria di Formula 3 trofeo nazionale ed ero abbastanza soddi sfatto.

Gli ultimi tre giri dalla ine è stata una sofferenza in quanto mi precedeva la Dallara 394 di Mattara che aveva un paio di se condi di vantaggio.

Ma probabilmente la pressione che io gli ho fatto in quegli ultimi

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giri gli ha fatto commettere un errore andando diritto sulla sab‐bia cosi io mi sono piazzato terzo all’arrivo. Considerando tutti gli aspetti della gara, direi che è stata tutto sommato una giornata pro icua.

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CAPITOLO 36

La prima gara con la F3

La prima gara con la F3 è come il primo amore, non si dimen tica mai e questa l’ho fatta a Varano de Melegari in provincia di Parma.

Per questa gara avevo un meccanico occasionale ero un po’ emozionato poiché ero al mio debutto con la F3 389 motore Alfa Romeo. Iniziano le prove libere ed incomincio a prendere in mano la formula giro dopo giro riesco ad abituarmi, e constato che non c’è molta differenza nello stile di guida rispetto ai Karts. Nei tempi di qualifica ero a circa 2” dai primi e quindi ero abbastanza soddisfatto, considerato che era la prima volta che salivo su una F3. Parto in penultima fila e riesco a tenere il ritmo del miei av versari, vedendo che riuscivo nei primi giri ad essere anche più veloce di chi mi precedeva. Insomma la macchina rispondeva bene. Purtroppo al terzo giro rimango senza frizione e quindi anche se ero veloce lasciavo passare chi mi pressava: secondo me non avevo alternative. Cosi finì la gara nelle le ultime posizioni.

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Al termine parlai con il mio meccanico il quale mi disse che era tutto normale, la frizione si sarebbe dovuta adoperare solamente alla partenza e poi si sarebbe cambiato sempre senza frizione. Questo è permesso dal cambio Hewland. Io non ero a conoscenza di questo e così avevo compromesso una gara che, dato l’andamento iniziale, mi avrebbe visto tra i primi sei o sette classificati. Chiaramente mi è mancata l’esperienza, e quindi ho pagato l’essere novizio. Comunque mi ero divertito e già pensavo alla prossima gara alla quale avrei partecipato.

Con questa Dallara 389 ho fatto tre o quattro gare solamente, poi ho acquistato dal team Lucidi una Dallara 392 Alfa, ex auto di Jarno Trulli, una formula recente e naturalmente più competitiva. Infatti la mia prima gara con la Dallara 392 l’ho fatta a Misano proprio con il team di Lucidi e, guarda caso, il mio compagno di squadra era mio nipote Filippo. Incominciarono le prove e il meteo non era dei migliori co munque, se ben ricordo la pista non era perfettamente asciutta e riuscì a girare in 1’ 36’’ sul giro, e quando mi fermai al box non ero proprio contento. Però il team manager Lucidi mi disse che avevo girato bene e che avevo messo indietro Lusualdi, un veterano delle corse.

Parte la gara sul bagnato ed io mi trovavo abbastanza bene. Dopo aver rimontato diversi avversari, appena fui dietro alla Dallara 2001 di Rambelli, mi accorgo che aveva il faro poste riore guasto. Esso è necessario per avere una indicazione si cura per il sorpasso. Sebbene fossi più veloce di lui non avrei potuto sorpassarlo e, tagliato il traguardo, parlai dell’acca duto con il mio team, provai a fare reclamo mia non venni

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preso in considerazione. Lucidi, il mio team manager, si con gratulò ugualmente con me, poiché aveva compreso quello che era successo.

Queste sono le gare e direi che le insidie sono sempre dietro la porta.

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CAPITOLO 37

Formula 2000 light Imola 2008

Per questa gara partì tutto caricato poiché avevo a disposi zione la Dallara 2001 motore FIAT 2000, auto molto perfor mante ex Rambelli. Telefonai a Fausto Bellezza il venerdì precedente le prove libere e lo stesso mi disse che al circuito del Santerno l’auto funzionava bene e che era tutto ok. Il sabato alle prove libere incominciano i guai. La Dallara patì un interruzione di corrente, pertanto durante le prove il mo tore si arrestò per poi ripartire dopo un paio di secondi. Ciò si verificava per due – tre volte ogni giro. Una volta ai box relazionai a Fausto Bellezza l’inconveniente e allora controllò tutte le candele anche le pipette. Da ferma sembrava che funzionava tutto. Ripartì per la seconda sessione di prove libere e la Dallara ebbe il solito problema. Girai lo stesso con questo inconveniente, ma logicamente i miei tempi sul giro non erano competitivi, 4-5 secondi più alti rispetto agli altri. Tutto questo era inconcepibile. L’auto sarebbe stata competitiva poiché nel “Race 1” nel “Best sector Speeds reports” nel settore 3 avevo la più alta velocità

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poiché non aveva avuto nessuna interruzione di corrente. Negli altri due settori del circuito mie ero piazzato a metà. Infatti Fausto mi diceva che ero stato il più veloce poiché non ero stato soggetto all’interruzione di corrente. Il mio team si ostinava quasi a non credermi ma io lo sapevo sicuramente: dopo aver cambiato tutto quello che c’era da cambiare la macchina non era competitiva. A fine gara dopo aver contattato Gaetano proprietario della LG Alfa Romeo ed un ingegnere che parlò con Bellezza venimmo a conoscenza del difetto: un sensore non funzionava. Ho buttato via una gara e mi ricordo bene anche quella a Varano di quindici giorni dopo. Rimasi molto amareggiato poiché avevo cominciato ad adattarmi a questa nuova F3. Questa è stata la gara del 2008 nella quale mi venne a trovare Cristina la mia fidanzata. Venne anche a farci visita anche Gioga insieme alla sua futura moglie Ginevra Elkann.

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Imola 2008 Imola 2008

CAPITOLO 38

Una gara a Varano, luglio 2006

Nel 2006 in una gara ufficiale del campionato Italiano di F3, mi ricordo era il mese di luglio, avevo un postumo per un in cidente con la mountain bike avvenuto sulla Moyenne Corni che vicino Nizza , questo l’avevo al polso destro, non ero al 100% e nelle curve verso destra ero un po’ penalizzato in quanto avevo meno forza. Comunque partì in terza fila e fino a tre giri di gara mi limitai a stare dietro a Gioga, mio compagno di squadra. Ma al quarto giro all’uscita di una curva tentai il sorpasso, ma ahimè la mia Dallara andò in testa-coda, perdendo cosi il con tatto con i primi. Tutto ciò accadde perché ho attaccato troppo presto e perché le gomme non erano abbastanza calde per avere il grip necessario per il sorpasso. Comunque mi sono scatenato e giri su giri veloci sono riuscito ad arrivare terzo facendo il mio record personale in 1’ 7” che, considerando che è fatto in gara, è un ottimo tempo. Ritornando al mio box è venuto a congratularsi con me anche Morelli che è stato il vincitore del campionato Italiano di F3 dell’anno precedente.

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Questo mi ha fatto un immenso piacere e poi sono venuti anche altri piloti. Ho passato una splendida giornata e nello stesso giorno correva anche mio nipote Filippo nei prototipi. Quel giorno vinse un duello allo spasimo con Francia che correva sulla “Osella”. Da tenere conto che Filippo è campione in carica di questa specialità.

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Gara a Magione

Test a Magione

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14/09/2003 autodromo di Varano

14/09/2003 autodromo di Varano

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CAPITOLO 39

Gara di Montefiascone

Negli anni ’80 -‘90 eravamo proprio patiti per le gare di kart, e ogni domenica partivamo io e mio figlio Paolo per fare pre valentemente circuiti cittadini. Avevamo una Golf Gtd con un carrello studiato apposita mente per caricare due kart, li mettevamo sovrapposti l’uno sopra l’altro grazie al soppalco fatto in modo da fare stare fermi i kart. Quando andavamo a fare le gare con questa Golf e con il carrello a traino andavamo molto veloci e io dicevo a Paolo: “Siamo veloci perché abbiamo la coda lunga.”

A Montefiascone c’erano proprio tutti, anche mio zio Elio che si trovava a Vetulonia poco distante da li. Abbiamo partecipato a tutte le gare in tutte le parti nei paesi in Toscana e ci divertivamo molto. La gara più importante fu quella di Mentone in Francia dove intervenne pure Clay Regazzoni per premiare i vincitori. C’erano molti partecipanti, fra i quali anche Olivier Panis il futuro pilota di Formula Uno. Il team era composto da un furgone Volkswagen transponder, il meccanico specializzato Meo, Paolo mio figlio pilota

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di punta, Carlo e Maya per le pubbliche relazioni. Arrivammo a Mentone e iniziammo subito a fare le prove, io con un kart 125 internazionale valvola, Paolo con un 125 nazionale, ahimè, dopo poco tutti e due i kart si ruppero grip pandosi cosicché i motori preparati da Rovini fecero flop. La sera andammo in un ristorante della cittadina insieme a Meo, poiché lui aveva una tuta da meccanico abbastanza sporca, il proprietario del ristorante ci negò l’ingresso e cosi cambiammo locale. E tutto fu ok.

Comunque abbiamo fatto tante risate, poi dopo cena siamo andati con Maya al casinò di Mentone e abbiamo giocato un po’. Nonostante il risultato negativo della gara, in conclusione ci siamo veramente divertiti.

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Carlo nel Circuito di Montefiascone Gara Kart a Montefiascone
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Gara Kart a Cerreto Gara Kart a Cerreto

CAPITOLO 40

Carlo Bendinelli pilota

Il brivido che corre lungo la schiena. L’adrenalina che ti sveglia sensi. Il rombo del motore, musica per le sue orecchie. Lui è Carlo Bendinelli ed è dal1968 che corre. La prima gara della sua vita come il primo amore non si scorda mai, è stata in salita su una BMW 1600 TI e da allora la passione per le corse non l’ha più lasciato. Agli inizi degli anni ‘90 per seguire il figlio pilota di go kart si av vicina a quel mondo, prima come meccanico e poi come con-corrente sale in auto da competizione e prova di nuovo l’ebbrezza della velocità. Derapare, sfiorare i cordoli disegnare le traiettorie, da li alla Formula 3 il passo è breve. Terzo nel 2006 nel campionato Italiano di F3 Trofeo Nazionale e quarto assoluto nella classifica finale di F3. Questo è stato pubblicato nella rivista “Passion of speed” . A proposito voglio raccontare come sono andati esattamente i fatti della gara che si correva a Misano Adriatico. Mancavano circa 5 o 6 giri alla fine, la classifica parziale non la ri cordo bene, ma ero in terza o quarta posizione assoluta poiché la pista era per metà asciutta e per metà bagnata. Questa situazione che si era creata risultava ottimale per me per

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ché riuscivo a sfruttare tutta la potenzialità della mia Dallara 392 Alfa Romeo sebbene fosse meno potente delle altre auto più recenti. Ma arrivato in fondo al rettilineo della curva del tramonto andai in testa coda. Ammetto che mi ero inserito troppo veloce a circa 200 km/h. La mia Formula 3 è andata sul prato ma i commissari di servizio non furono in grado di farmi ripartire subito e sono dovuto uscire io per aiutarli a spingere l’auto. Dopo questo calvario sono risalito in macchina e ripartì per rientrare ai box dove il mio team mi rimise le cinture di sicurezza, fatto sta che in tutto persi cinque mi nuti. Purtroppo questa uscita di pista mi ha penalizzato nella classifica finale del campionato. Comunque all’avversario che mi precedeva, Balestri, non sono stati sufficienti i punti per passare avanti a me nella classifica finale. Questo è quello che avviene nelle corse e certamente mi ri mane un po’ di rammarico per l’occasione perduta ma le corse sono cosi e l’importante è quello che ho dimostrato , li ero veramente competitivo.

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Carlo pilota

Carlo pilota

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Carlo pilota

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Box Mugello

Gara al Mugello

Gara al Mugello

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129 Gara F3
podio ad Adria

CAPITOLO 41

Intervista a Passion of Speed

Ha gareggiato al Mugello, Vallelunga, Adria, Varano, Ma gione, Misano Adriatico Imola. Seguito dalla BELLSPEED di Fausto Bellezza ha guidato la F3 Dallara 389-392-394 e la Dallara 2001. La scorsa stagione, racconta Bendinelli, ho cam biato macchina, ho corso a Imola sotto gli occhi attenti di ventimila persone venute a tifare gli idoli di sempre. Accanto al nostro box c’era Alex Zanardi che correva con una BMW. All’uscita dal parco mi venne incontro una ragazza chiedendomi persino l’autografo. Sono soddisfazioni che rimarranno impresse in maniera indelebile nella mia memoria e nel mio cuore, non si vive solo di routine, di quotidianità e di lavoro in conceria, finché ce la faccio, voglio rimanere a contatto diretto con queste situazioni stimolanti e piene di entusiasmo. E di gara in gara, di corsa in corsa, l’importante, conclude deciso, è divertirsi. Certo ci vuole allenamento, poiché questo è uno sport duro e faticoso, sia fisicamente che mentalmente.

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CAPITOLO 42

Inizio di gare F3, come ho iniziato a correre

Negli anni ‘96 dopo tante gare in Kart, volevo passare alle corse in auto, ed essendo un giorno al circuito di Magione in Umbria, conobbi il team Cipriani che aveva a disposizione due prototipi Lucchini con motore Alfa 3000. Mi presentarono il team manager e dopo aver parlato mi con cessero l’autorizzazione di poter fare un turno di prove con la Lucchini prototipo. Entrai in pista ed iniziai a girare e con questa macchina non mi trovai tanto bene.

Il tallone di Achille era l’innesto delle marce del cambio Hewland che secondo me era posizionato troppo vicino alla car rozzeria e che mi faceva innestare le marce con difficoltà, specialmente la quinta. Incomincio a girare e prendo confidenza con la macchina, dopo circa quattro o cinque giri iniziò a spingere e vedo che riesco ad essere competitivo poiché in pista contemporaneamente giravano altri prototipi ed io inizio a pressare chi mi sta avanti cercando il sorpasso, per cui prendo il mio ritmo nonostante qualche strusciata con un altro prototipo non voluta, ma la macchina sento che non ha risentito nulla.

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Passando davanti al box il mio team mi dice di rientrare, ma io continuo ancora per qualche giro, senonché Cipriani mi mette la bandiera nera ed io sono costretto a fermarmi.

Arrivo ai box e Il team manager Cipriani mi fa cenno di scen dere e mi rimprovera poiché non mi ero fermato. Io gli dico che secondo me la Lucchini Prototipo era ok e continuavo anche se c’era qualche ammaccatura. Comunque Il team manager rimane abbastanza impressionato della mia prova nonostante fosse la prima volta che salivo su un auto da corsa . Tutti quel giorno parlavano di me in tutti i team poiché non volendo avevo incuriosito gli altri team dicendo ma chi è questo qui?. E tutto fini li. Qualche giorno dopo mentre andavo a Montevarchi per lavoro, avevo alcuni clienti in quella zona mi sento chiamare dal Sig. Cipriani il quale mi invitò di andare al Circuito di Vallelunga vicino Roma per fare un test con la Lucchini li c’erano dei giudici che attestavano se io ero idoneo e allo stesso tempo capace di girare in un tempo per loro accettabile per avere il patentino di conduttore internazionale B prototipi cosi avrei avuto l’accesso per le gare di campionato. Salì sulla Lucchini Prototipo e iniziai a girare ed effettivamente mi tro vai a mio agio ma sempre un po’ ostico con il cambio della 5 marcia, ed a fine prova i giudici mi dettero parere positivo, quindi avrei avuto la licenza di conduttore internazionale B .

Rimasi soddisfatto e presi la mia Saab turbo ritornando a casa.

L’indomani del giorno dopo mi telefona il team manager Cipriani e mi dice che fra una settimana c’è una gara a Monza e mi chiede se la voglio fare.

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Io rispondo mi faccia riflettere e un paio di giorni poi gli darò una risposta.

Ma io avevo sempre in testa di correre con le formule e quindi rinunciai alla offerta di questo team.

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CAPITOLO 43

Parliamo della Conceria Seneca srl

Tutto questo svago e girovagare nel tempo libero mi faceva stare bene . Anni 2006

Comunque io ero molto appassionato al mio lavoro nella mia conceria, poiché in questo lavoro non si finiva mai di impa rare, dalle tinture in botte per far tornare i colori alla perfe zione in poi. Tutto questo mi caricava e io collaboravo con la persona addetta alle tinture (Baffino) e finché il colore non era perfetto al campione, non si toglieva la tintura facendo anche molto tardi. Questo non mi pesava affatto e non si guardava l’orologio. Nel nostro lavoro c’era sempre qualcosa da scoprire e tutto questo ci dava degli stimoli per continuare e non sentire nessun sacrificio.

Giustamente se fai un lavoro che ti piace, questo ti stimola e non senti neppure la fatica ed anzi hai la soddisfazione di essere riuscito in questo o quell’altro obbiettivo.

Negli ultimi anni della mia attività conciaria mi ero talmente organizzato che con tre persone ed un aiutante saltuario facendo così un discreto fatturato.

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La mia sembrava come una conceria fantasma, poiché i bot tali giravano e non c’era nessuno poiché noi eravamo nei piani superiori a fare un altro lavoro. Tutto era ad incastro, avevamo la tempistica a cronometro, mentre governavamo i bottali facevamo altro che era necessario. Dico la verità mi è dispiaciuto smettere di lavorare ma l’ho fatto perché è incominciata la crisi sia all’estero che in Italia ed allora ho mollato. Peccato il lavoro mi faceva stare vivo. Comunque non mi sono mai fermato perché una volta finito con la conceria ho messo una azienda di borse, ossia la BC borse. La sede era a Santa Croce sull’Arno dove li avevo un cascinale tutto ristrutturato e li avevo un bellissimo showroom di borse in pelle. Questa azienda ha lavorato dal 2012 al 2015, poi abbiamo ces sato, peccato avevamo quasi decollato ma per un malinteso con un cliente francese siamo stati costretti a chiudere.

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CAPITOLO 44

Oggi febbraio 2022-02-27

Purtroppo è scoppiata la guerra tra la Russia e l’Ucraina, e questo significa che il nostro governo Draghi che pochi giorni fa aveva proclamato che avrebbe tolto l’emergenza sanitaria, non ha più preso in considerazione tutto quello che aveva detto e promesso. A mio parere il nostro capo di governo complice con tutti i ministri menefreghisti ha messo come prima priorità il con flitto Ucraino, dicendo che è stato invasa l’Ucraina dall’esercito russo e che ora è tutto concentrato, insieme agli altri stati europei, a fare delle sanzioni pesantissime alla Russia. Ma ri flettendo un po’ sulla questione, secondo me bisogna analizzare i fatti. Non è che Putin sia un sanguinario e che si sia svegliato im provvisamente per invadere l’Ucraina, ma tutto questo è frutto della politica americana complice la NATO che ha voluto fare un cuscinetto nei confini con la Russia, potendo in serire a loro piacimento anche dei missili con testata nucleare. Se ho ben capito l’Unione Sovietica doveva accettare tutto questo e cioè avere sempre dei missili puntati verso Mosca.

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Questo non mi sembra giusto, le guerre di fatto sono sempre sbagliate, e naturalmente paga sempre il popolo, ed a prima vista questo è inconcepibile ed è vero bisognerebbe risolvere questo seduti a un tavolo per trovare un accordo. Il popolo forse non è a conoscenza di tutto questo e la prima reazione è di venire in soccorso di quel popolo disgraziato che è stato aggredito.

Facendo delle sanzioni pesantissime verso la Russia, sanzioni che sarebbero boomerang verso di noi cittadini. Se veramente il presidente dell’Ucraina ama il suo popolo perché non si ar rende cosi potrebbe porre fine alla guerra.

La grande delusione secondo me è stata che anche il nostro governo si è impiegato subito ad inviare armamenti e due mila soldati in soccorso dell’Ucraina, ed anche qualche altro stato europeo è di questo parere. Ma non hanno pensato questi cervelloni che facendo cosi si rischi una terza guerra mondiale, riflettendo su tutta la questione forse le persone comuni non sanno che questo porterà all’impoverimento di tutti che siano sanzioni o bombe è sem pre il popolo che subirà. Speriamo che tutto questo finisca presto, noi sappiamo bene è sempre il popolo che subisce e paga .

Facciamo una riflessione e cioè “Le decisioni prese secondo l’istinto immediato sia del parere dei cittadini che la reazione dei nostri governanti sono sempre una cosa sbagliata, se in terrogassimo uno a uno le persone e facendo loro un chiarimento di tutta la questione con il risultato che tutto questo sarebbe ricaduto su di loro, allora forse ci sarebbe qualche ri pensamento. Poi voglio aggiungere questo che gli americani possono fare tutto compresi i francesi e gli inglesi, vi ricordate quello che ha fatto Blair e Sarkosi con la Libia ?

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Hanno ucciso Gheddafi senza neppure avere la compiacenza di avvertire il nostro governo, ma si, loro lo possono fare, o quello che hanno fatto gli americani che hanno detto che Saddam Hussein aveva le armi chimiche e invece quando l’ONU inviò gli ispettori per verificare se tutto questo era vero, andò tutto in un fuoco di paglia.

Allora anche il nostro governo dovrebbe pensare più al no stro popolo è facile per loro, inviare i soldati e, inviare armi ma non sanno che cosi facendo si farebbe la guerra alla Russia? Ora ho finito questo è il mio pensiero.

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CAPITOLO 45

Una riflessione politica

Faccio un commento riguardo l’elezione del Presidente della Repubblica. Purtroppo mi ha deluso Matteo Salvini il quale era il responsabile nominato per additare un nome valido per l’elezione del presidente della repubblica. La riunione fatta dalla coalizione del centro destra indicava un presidente che avesse tutte le caratteristiche neutrali ov viamente verso i partiti politici. Ma non ci voglio credere questo è quello che ha detto l’onorevole Meloni quando è venuto fuori il nome di Mattarella. Riferendosi, badiamoci bene che qualche ora prima, davano carta bianca a qualsiasi nome che veniva accettato, ma non Mattarella. Matteo Salvini è stato complice insieme alla sini stra in questa elezione, e direi che Matteo da due anni a questa parte non ne azzecca una. Quando era insieme al governo con i Cinque Stelle si dimise, lui diceva che non gli facevano fare nulla, e questo l’ho veramente disapprovato poiché i 5 Stelle hanno fatto combutta con il PD e cosi è venuta fuori la frittata.

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Era importantissimo la nomina del presidente della repub blica, la politica attuata dal governo poteva prendere un’altra direzione molto meno stringente di oggi, in altri stati europei hanno tolto quasi tutti le restrizioni. Purtroppo il ministro Salvini ha accettato tutto quello che decide il presidente del consiglio Draghi e lui prova su tutte le leggi emanate dal governo a prendere qualche briciola a fa vore dei cittadini. Lui Matteo non ha capito che doveva stare all’opposizione per far si che il governo attuale avesse meno possibilità di approvare tutte quelle diavolerie, mi riferisco alle restrizioni, e mettere questo green pass come forma di indipendenza e di libertà. Ma purtroppo hanno sbagliato, come è stato dimostrato, perché anche i vaccinati con due o tre dosi possono trasmettere il virus.

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CAPITOLO 46

Il tempo in cui viviamo, gennaio 2022

Purtroppo quello che ho sempre pensato, fin da quando sono diventato adulto, è stato che il risultato del tempo attuale in cui noi viviamo è che il progresso ha portato il regresso. Sono attualmente due anni che ci costringono a vivere to gliendoci la libertà, che è la cosa più importante che esiste. Ma come si fa a rigettare tutti i nostri progetti di vita, stoppare tutti nostri sogni per un obbiettivo che man mano passa il tempo risulta sbagliato. La mia vita da imprenditore, come sono stato, mi ha insegnato a valutare tutte le situazioni in maniera ponderata. Quindi parlo con riferimento ai nostri governanti, i quali si sono mossi per questa pandemia in una maniera sbagliata, e ora vengono a galla tutte le défaillance di questo esecutivo.

Purtroppo è difficile tornare indietro e smentire quello che si è fatto, ma di fronte alla realtà dei fatti questi governanti non hanno l’umiltà di ammetterlo e continuano a imboccare sem pre la strada delle chiusure. A questo punto lo capirebbe anche un ragazzo che l’aumento dei contagi è avvenuto dalla liberalizzazione dei cittadini

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usufruendo del Green-pass per il quale tutti si sentivano im muni, mentre non lo erano, il CTS che diceva che il vaccino ci rendeva immuni per sei mesi e di conseguenza il green pass, ne faceva valere 9; è ovvio che già qui c’era una anoma lia riguardo l’immunità. Ma quello che dico io e ritorno alla mia esperienza di imprenditore, mai avrei dato per sicuro quello che il CTS dava per sicuro per la durata del cosiddetto vaccino.Tutto questo è stato come un castello di carta che si sta sgretolando man mano, ed aggiungo che i nostri governanti dovevano essere molto più cauti con la durata del vaccino e potevano prendere per buono quello che aveva stabilito il CTS al 50% non di più.

Questo il Signor Draghi doveva fare, era qui che doveva essere cauto e non mandare allo sbaraglio tutti i cittadini vac cinati, che ora sono al 90%. Così è aumentato il contagio in maniera impressionante.

Naturalmente hanno fatto una discriminazione al riguardo dei non vaccinati che invece non hanno creduto a questo vac cino, ma hanno rispettato in silenzio tutte quelle restrizioni a cui sono stati sottoposti. A poco a poco sta venendo la verità a galla che però lascia sul piatto numerose vittime che pote vano essere salvate. Non avevano capito i nostri governanti che invece di mettere tutte queste restrizioni dal green pass al super green pass etc. sarebbe bastato controllare la temperatura a tutti negli esercizi privati e pubblici evitando cosi l’illusione del green pass il quale non ha fatto altro che aumentare i contagi, questo era come l’uovo di Colombo. Ricordiamoci che la verità verrà fuori, a quel punto spero che la giustizia faccia giustizia di tutti coloro che ci hanno sot

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tratto la libertà e il tempo, che è il bene più prezioso della no stra vita.

Dico solo che purtroppo l’elezione a presidente della repubblica di Mattarella è stato un grandissimo flop per tutti i cit tadini Italiani, il detto dice non eleggere mai chi impedisce la volontà del popolo poiché questa è sovrana, mentre il sopra menzionato presidente in una nazione democratica ci ha im pedito di andare a votare surclassando il potere dei cittadini. Aggiungo anche che non si parla di effetti collaterali sulle persone e che ad oggi 4 febbraio l’AIFA ha quantificato in 16.000 persone che li presentano. Questi dati vengono trasmessi all’Europa e non all’Italia, all’EMA.

Ho fatto solo una descrizione dello stato discriminatorio in cui il popolo Italiano si trova.

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CAPITOLO 47

Oggi 24 gennaio 2022

Purtroppo il popolo Italiano è entrato in una spirale di non ritorno, questo è frutto dei nostri politici che hanno illuso il popolo italiano dicendo che questo virus Covid-19 poteva essere debellato solo con il vaccino. Purtroppo non è andata cosi, siamo quasi due anni che que sto virus trasformandosi anche in diverse varianti continua a mietere vittime. Andiamo in ordine cronologico: quasi due mesi fa il Covid era tenuto sotto controllo, i dati erano abbastanza lievi. Poi ci hanno detto che con due dosi si aveva l’immunità per sei mesi ed è qui che il conto non torna. Quelli che si sentivano immuni invece erano scoperti almeno di tre mesi. Poi i cervelloni che ci comandano hanno tirato fuori il Green pass, vale a dire solo quelli vaccinati con tre dosi. Ma non hanno tenuto conto che hanno liberalizzato milioni di persone che si sentivano immuni e che non lo erano e così non hanno pa rato il colpo. Potevano essere immuni al 90% e quindi li hanno liberati escludendo per loro tutti i divieti, di cui invece i no-vax sono stati le vittime.

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Ma come mai i cervelloni della sanità, insieme ai politici che ci governano, avevano detto che i vaccini davano l’immunità per sei mesi, poi i sei mesi sono diventati quattro che invece sono tre come ha detto il Professor Crisanti. E come mai il no stro governo ha dato via libera a tutti i vaccinati con il green pass e con quello rafforzato che si è dimostrato un flop. Purtroppo da qualche decina di morti al giorno fino al mese di settembre siamo passati a circa quattrocento. No a loro non gli basta. Non vogliono ammettere l’errore se la prendono con i no vax che non arrivano quasi al 10% e non possono ne anche prendere un caffè al bar, non possono, prendere il giornale, non possono andare dal barbiere, in banca, alla posta e niente trasporti. Insomma il nostro Presidente del consiglio Draghi durante una conferenza stampa, alla domanda di un giornalista del Times che gli aveva chiesto come mai la Gran Bretagna avendo tolto tutti i divieti ha meno della metà di vittime nostre, ha risposto che non voleva entrare nella strategia degli inglesi. Draghi ha eluso la domanda. Vi sembra giusto? Go vernanti, non vi chiedete cosa succede nell’UE visto che ne facciamo parte? Solo l’Austria ci ha copiati gli altri hanno fatto a modo loro usando ognuno una strategia più vincente rispetto alla nostra. Io credo, prendiamo l’esempio dai nostri antenati, torno indietro fino a quando in Italia c’era l’inqui sizione, che adesso il nostro governo stia copiando quello che succedeva se secoli fa. Purtroppo io la penso come il famoso virologo indiano e re sidente negli USA, il dottor Sheeva, l’inventore dell’e-mail e il suggeritore al presidente Trump della cura con gli anticorpi monoclonali. Che infatti è guarito. Il fatto che questo virus è esploso con esperimenti non controllati in Cina un po’ è vero.

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Spinti da grandi industrie multinazionali del farmaco, molto in crisi prima del virus, e quindi pronte a cogliere l’occasione di produrre un vaccino che potesse arrestare questo virus. E bisogna aggiungere la considerazione che questa era l’unica maniera per far si che queste multinazionali farmaceutiche si riprendessero. Però come ha detto Sheeva per fare un vaccino occorrono anni. Loro lo hanno fatto in pochi mesi chiamandolo vaccino e tutto il popolo ci ha creduto invece di accettare l’evidenza del fatto che questo preparato è un siero genetico anticovid e di capire che le vere cure erano gli anticorpi monoclonali o il plasma iperimmune che dona l’immunità naturale dopo la guarigione. Hanno gestito la situazione in modo sbagliato e poi la cosa più grave è che non hanno voluto accettare l’errore del green pass che gli esploso in mano facendo centinaia se non migliaia di morti. In ultima analisi è hanno frantumato la costituzione mandando in pensione l’articolo 32.. Questo governo sta in piedi poiché tutte le forze politiche che lo compongono vogliono rimanere a governare. In gergo si mantengono la poltrona, non esiste l’opposizione in un governo di larghe intese.

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CAPITOLO 48

Al bar Santa Cruz

Oggi come tutti i lunedì incontro i miei amici più cari, li elenco: Massimo Cerrini, Franco Cerrini, Marco Morelli, Maurizio, ed altri. E guarda caso oggi verso le una si è avvicinato a me una persona insieme a sua moglie e contempo raneamente mi ha parlato subito di mio padre Fabrizio. Io l’ho riconosciuto subito, è il Bilanceri, tra l’altro mio cliente quando io avevo la spaccatrice Bendinelli e Cateni. Gli ho chiesto come stesse perché l’ho visto camminare curvo ed un po’ in difficoltà. Lui poi a continuato a parlare di mio padre, facendogli tutti gli elogi possibili dicendo che era un bravissimo tecnico, che era onesto e gentile. Insomma tutto quello che si può dire di una persona che si ha apprezzato. Quando sono tornato a casa ho raccontato a Miriam l’accaduto, riflettendoci sopra, questo mi ha veramente commosso. Perché mi chiedo come si fa a ricordare una persona che è mancata già da più di trenta anni? Posso solo considerare che se nella mente del Bilanceri erano rimaste veramente impresse tutte quelle caratteristiche che mio padre gli aveva tra

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smesso, lui mi ha avvicinato ancora di più nel ricordo di mio padre. Allora simultaneamente mi viene a mente quando era ragazzo, lui mi portava con se col “Guzzino” e andavamo a Pe rignano dove c’era mio nonno Leopoldo, grande cacciatore. Io non vedevo l’ora che arrivasse la domenica per andarci con mio padre. Quando arrivavamo al podere di mio nonno i contadini che abitavano li, mi facevano fare merenda con due fette di pane fatto da loro, con il pomodoro strusciato e spruzzato con il sale. Tutto questo risale quando io avevo appena sette o otto anni e giocavamo al pallone sul piazzale davanti il santuario della Madonna. Mi manca l’album con tutte le foto di mio padre quando ha fatto la guerra d’Africa, a Tobruch, e ci sono moltissime foto poiché lui era motorista d’aviazione. Peccato l’album ce l’aveva mia sorella Daniela che è deceduta e ora non si trova, ma io so che c’erano delle foto anche con la principessa José di Savoia.

Riflettendo su quello che mi è accaduto oggi sono saliti a galla molti altri ricordi riguardo la mia famiglia. Questo mi ha riacutizzato tutte quelle sensazioni che ho provato in quei momenti, provocando in me stesso una malinconia indescrivibile.

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CAPITOLO 49

Maratona a Nizza - gennaio 2003

In una dei numerosi weekend a Nizza con Stefy ci siamo im battuti in un evento sportivo proprio nella città di Nizza. Io e Stefy dovevamo partire per Firenze per prendere l’aereo per Nizza, compagnia Air Littoral, nel tardo pomeriggio. Si da il caso che erano circa le undici della mattina ed il volo l’avevamo alle quattro del pomeriggio e camminando sulla Promenade des Anglais dopo circa venti minuti abbiamo notato che c’era un ritrovo per una corsa podistica. Ci siamo avvicinati a curiosare e per caso ho chiesto a un ragazzo che cosa ci fosse esattamente; mi risponde in Italiano, era fiorentino, e mi informa che a breve verrà data la partenza per una gara podistica. Incuriosito gli chiedo più chiarimenti, mi risponde che saranno disputate tre tipi di gara: la prima sui 1500 metri, la seconda sui 5000 metri e la terza sui 20 chilometri.

Ringraziandolo di questa informazione gli chiedo se anche noi due potevamo partecipare, poiché c’era ancora tempo per il nostro imbarco all’aeroporto. Lui mi risponde di si e mi indica dove iscrivermi. Dopo il benestare di Stefy ci iscriviamo

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alla gara podistica dei 1500 metri. Dopo circa neanche qua ranta minuti eravamo già sulla linea di partenza della gara che si svolgeva su un circuito in parte sulla “Promenade des Anglais” per confluire nella città vecchia e ritornare sul lungo rettilineo della promenade.

I partecipanti nella gara dei 1500 metri erano circa 150 e quando lo starter dette il via io e Stefy scattammo di brutto come si dice in gergo.

La gara fu molto dura, noi non eravamo allenati per questo tipo di corsa comunque devo dire che io sono arrivato 80esimo e Stefy 140esima ma considerando che non essendo allenati siamo rimasti soddisfatti.

Ritornando all’albergo per cambiarci abbiamo commentato che la gara era andata nel migliore dei modi. L’indomani essendo già in Italia, andammo all’aeroporto di Firenze perché avevo già preso accordi a Nizza per prendere il quotidiano locale del giorno della gara, me lo avrebbe consegnato una hostess della Air Littoral.

Tra le pagine trovammo la classifica per intero, categoria per categoria, della gara podistica ed infatti abbiamo letto anche i nostri nomi. Questo evento è stato una cosa improvvisa, de cisa sul momento e anche per questo mi è piaciuta. Quella è stata credo una delle ultime volte che prendevo questo volo da Nizza a Firenze e viceversa, in quanto la compagnia fran cese Air Littoral di li a poco avrebbe sospeso in via definitiva la tratta a causa dell’incidente aereo avvenuto in quello stesso anno all’aeroporto “Amerigo Vespucci” di Firenze. L’incidente lo posso spiegare io, poiché pilota, in due modi: - o il pilota è arrivato lungo come si dice in gergo in quanto probabilmente avendo vento in coda non ha potuto far niente per restare nella pista, - la torre di controllo ha comunicato

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che l’atterraggio si doveva fare controvento e ha comunicato al pilota un avvicinamento sbagliato. l pilota non ha tenuto conto che la pista è corta e ha di conseguenza non ha valutato bene la velocità al momento dell’atterraggio.

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Campionato auto storiche a Montecarlo Maratona a Nizza
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Maratona a Nizza

CAPITOLO 50

La casa di Nizza

Ho sempre sognato di avere una casa fuori dall’Italia per cer care di spaziare con la mia mente al di fuori della nostra na zione che a dire la verità qui è sempre più difficile vivere. Ho impiegato un po’ di tempo prima di trovare un bilocale a Nizza e quando Wanda, che era la mia informatrice riguardo gli appartamenti nella città di Nizza, mi fece vedere un bilocale sito sulla Promenade des Anglais . Dico che appena sono entrato in questo appartamento che è vicino all’Hotel Radisson, mi sono subito innamorato, poiché l’ appartamento era al primo piano ed era situato proprio da vanti il mare che si trovava a circa settanta metri di distanza, il nome del quartiere era “Le Copacabana”. Essendo in Francia ho fatto una bella esperienza, in quanto li stavo veramente bene, molto meglio che in Italia, dove ti senti pressato da tutte quelle leggi assurde fatte per essere controllati e per toglierti la libertà. Questo appartamento l’ho tenuto quattro anni e poi l’ho venduto, per andarci solamente per qualche weekend, veniva a costare, abbastanza e cosi mi sono fatto una ragione.

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Comunque rimpiangerò sempre quelle lunghe passeggiate con la mountain bike fino a Èze o a Cap Ferrat, posti splendidi, che ti permettono di contemplare dei paesaggi fantastici che non è altro che la Costa Azzurra. La città di Nizza è bellissima dai ristorantini che trovi lungo la “Promenade des Anglais” alla città vecchia che è tutta una poesia dove vi trovi gli ambulanti che suonano. E quello che mi è rimasto più impresso è stato un evento che i francesi fanno in un punto vicino al porto di Nizza, situato su una promontorio a forma di un cuneo tondeggiante. Eb bene li potrai ammirare un decina di coppie tutte in abito da sera che ballano il tango, è una cosa fantastica. Tutto questo si mescola con il paesaggio della natura, con la musica che ti prende l’anima e la vista di queste coppie che ballano in una maniera sublime. Questo mi ha fatto stare bene e mi ha trasportato via mental mente in un altro mondo.

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CAPITOLO 51

Viaggio ad Alicante

Alla fine degli anni ‘90 io insieme a Maurizio, mio genero an dammo, ad Alicante in Spagna. Voglio raccontare un fatto cu rioso che ci successe all’aeroporto di Barcellona nel viaggio di ritorno. Mentre aspettavamo di fare il check-in c’era un tipo che ef fettivamente mi rompeva le scatole avvicinandosi sempre a me e chiedendomi cose assurde. Se facevo finta di nulla insi steva a importunarmi e se mi spostavo dal mio posto mi seguiva, meno male che di li a poco ci chiamarono per l’imbarco e tutto finì.

Poi quando arrivammo all’aeroporto di Barcellona ed io andai per fare il check-in in turistica, l’addetta mi disse che non c’erano più posti e che per noi sarebbe stato necessario prendere il volo successivo. Riferì tutto a Maurizio e lui rimase allibito poiché a dire la verità non mi ricordo che in quella giornata ci fosse stato un volo, ma forse ci sarebbe stato per il giorno dopo. Allora mi venne un’idea e dissi a Maurizio, poiché lui era il bellone di turno, di andare al banco e di cambiare i nostri bi

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glietti della classe turistica con due della prima, pagando ov viamente la differenza.

Osservavo Maurizio al bancone che parlava con l’addetta, io avevo suggerito a Maurizio di fare leva sulla sua bella pre senza e sul suo charme per riuscire nell’impresa.

Vidi che dopo una lunga trattativa vennero fuori i due biglietti corretti da turistica a prima classe, cosicché ci imbar cammo senza problemi.

Notai che Maurizio non era tanto tranquillo quando l’aereo prese il volo, poiché lui non l’ho diceva, ma lui aveva paura.

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CAPITOLO 52

Mia sorella Daniela

Mia sorella Daniela è stata la persona che più ho amato nella mia vita all’interno della mia famiglia. Dico che mi è sempre stata vicino e in tutti i momenti che ho avuto bisogno era li pronta ad aiutarmi o consigliarmi. Mi ri cordo quando è nata, i miei genitori mi dissero “ora hai una sorellina” . Mi ricordo queste parole di mia madre. Lei è stata sempre premurosa con me, e quando ho attraver sato momenti personali difficili era sempre li ad invitarmi, a consigliarmi per il meglio. Ricordo che era sempre la prima a farmi presente l’avvici narsi della data del mio compleanno, giorno in cui si andava tutti a cena. Era come un rito. Lei ci teneva a questo evento e iniziava a dirmelo già qualche mese prima. Mi viene a mente quando siamo andati al mare in Versilia con la mia moto Kawasaki 750 tre cilindri 2 tempi e ricordo che lei era molto temeraria, assomigliava a me, poiché anche se acceleravo di brutto non è che lei mi dicesse “vai piano” o “stai attento” . Non diceva nulla, suppongo che le piacesse la velocità.

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Infatti rimanevo un po’ meravigliato del suo comportamento, di solito se fai salire una donna su una moto di alte prestazioni ti dice di andare piano, come minimo!

Lei invece quasi quasi… incitava! Faccio un accenno a quando io facevo il campionato di F3 con una Dallara 392 Alfa ex Trulli e Filippo, mio nipote, faceva il Campionato Italiano Prototipi con una Lucchini. Ebbene le gare si svolgevano in contemporanea, mia sorella era sempre li attenta a vedere il figlio Filippo. Mi sono accorto di un particolare, quando correva Filippo lei si isolava ed era concentrata tutta su suo figlio, in quei momenti durante una qualsiasi gara, lei era impassibile, tutta concentrata nel vedere Filippo perché, come è noto, le competizioni possono ri servare qualche sorpresa, incidenti e altro. Per quanto riguardava il lavoro poi, nel primo periodo che avevo la Conceria, mia sorella è stata sempre attenta e ha sempre seguito per il meglio la ditta. Devo dire che noi eravamo proprio un bel team! Tutto questo è durato fino alla fine degli anni 80. Dico questo in ricordo di tutti quei momenti in cui siamo stati insieme, ed ancora oggi non so capacitarmi della sua man canza improvvisa perché, effettivamente, sento un vuoto dentro di me e questo mi far stare male. Voglio ricordala con quel sorriso inimitabile e quella sua camminata unica. Come ha ammesso e mi ha fatto notare anche Valentina Bertini quella camminata, solo mia sorella la faceva così. A Lei non sfuggiva nulla. Per esempio, una sera che andai con un mio amico a Firenze la polizia municipale, in via Tor nabuoni, mi sequestrò la mia Dune Buggy poiché nel libretto mostrava che era una Volkswagen . Ebbene Grazia, la migliore amica di mia sorella, era direttrice

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all’ACI di Santa Croce sull’Arno e lei si adoperò per il disse questro. Tra Grazia e mia sorella c’era una profonda amicizia. Mi viene in mente un ricordo molto lontano nel tempo di quando eravamo bambini, e abitavamo a San Romano. Io avrò avuto otto anni e lei tre e giocavamo assieme, ebbene io le dicevo di dirmi qualsiasi parola per tradurla in francese. Lei me ne diceva una, poi un’altra e poi un’altra ancora e io le rispondevo a casaccio perché le parole in francese me le inventavo. Lei allora mi diceva: “Ma sai tutte le parole?!” La verità gliel’ho detta quando siamo diventati grandi. Voglio dire a Filippo mio nipote di fare entrambi la promessa di andare insieme un giorno al mese a dire una preghiera a Daniela al camposanto per tutti i mesi degli anni futuri.

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CAPITOLO 53

Un pensiero alla mia mamma

Le ultime parole che ho sentito di mia mamma sono state per telefono. Io ero alle isole Seychelles in vacanza con Maya la mia compagna. Le telefonai una sera di giovedì e lei mi rispose “Carlo mi hai lasciata sola, non mi telefoni mai” io l’avevo chiamata mi sembra due o tre giorni prima, questa telefonata è stata l’ultima con mia madre. Ero abbastanza tranquillo quando sono partito perché sapevo che mia sorella Daniela era rimasta a casa e quindi per qualsiasi bisogno non era sola. Io, è inutile dirlo, forse l’avevo abituata troppo bene perché andavo a trovarla quasi tutte le sere, naturalmente quando ero in zona, poiché mi faceva stare bene e mi dava quella sicurezza di cui avevo bisogno. Non vorrei essere ripetitivo ma quando camminavo per quelle spiagge incontaminate delle Seychelles, nel momento in cui lei veniva a mancare, ho sentito delle fitte al cuore do lorose e non so spiegarmi tutto questo. Quindi mi chiedo se, quando lei andava in cielo, qualcuno da lassù mi ha avvertito con questo segnale soprannaturale inspiegabile. Tutto questo

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mi rende enormemente triste e veramente non so darmi pace. Da quando il mio babbo si era ammalato mia mamma sapeva benissimo quello che aveva e una sera che eravamo insieme e camminammo fino al ristorante “Nando” mi disse: “Carlo, figlio mio, andremo noi a stare insieme!”

La mia mamma era una persona positiva ed era quasi sempre insieme a mia sorella e a mio nipote Filippo che ha aiutato a crescere con tutto il suo immenso amore. Nella vita tutto ciò che è terreno passa e non te ne accorgi, ma l’amore rimane e non passa! Ora voglio parlare di Filippo mio nipote che purtroppo si è lasciato da Chiara. Questo fatto mi ha dato un immenso dolore poiché so cosa vuol dire essere soli, e spero che Filippo ritrovi quella serenità che merita. Sappi Filippo che ti sarò sempre vicino, poiché la tua mamma ti osserva sempre da lassù come quando era in terra. Dico che, anche se ci vediamo poco, mi sento vicino a Filippo e abbiamo anche riaperto il nostro rapporto. Ti sarei grato Fi lippo se almeno una volta al mese andiamo insieme a trovare la tua mamma e sono sicuro che a lei questo le farà bene.

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a

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Mamma e Carlo casa di Poggio Adorno

CAPITOLO 54

Divano a Nizza

Nel 2003 sono andato con la mia compagna Stefy a Nizza con la mia Chrysler 2000 PT cruiser. avevo comprato un appar tamento sulla “Promenade des Anglais” che era accanto al Hotel Radisson, proprio vista mare che era a soli cento metri dalla nostra abitazione.

Prima di partire avevo caricato sulla Chrysler un divano comprato al Mercatone uno di Altopascio e l’avevo caricato sul tetto della macchina legandolo con dei tiranti elastici, in modo che durante la tratta Santa Croce-Nizza fosse stato abbastanza fermo per arrivare a destinazione senza problemi. Il giorno prima avendo già caricato il divano ho fatto un test per vedere se potesse reggere sul portabagagli della Chrysler. Ho fatto la discesa di Poggio Adorno che è piena di curve, e mi sono detto che se andava tutto bene sarei potuto arrivare a Nizza senza problemi. Però ho avuto qualche problema di tenuta e allora ho modi ficato gli attacchi anche più volte fin quando mi sono reso conto che potevo arrivare fino a 120 km/h di velocità. La mattina della partenza ci siamo alzati alle quattro per trovare

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poco traffico e siamo arrivati a Nizza alle otto, dopo circa tre ore di viaggio, con il divano sempre al suo posto. Abbiamo scaricato il divano nel nostro appartamento e poi dopo colazione abbiamo preso le nostre mountain bike e ci siamo diretti sulla Moyen Corniche verso Èze-sur-Mer. Essere il in Francia mi dava un senso ed una gioia di libertà, cosa che non sentivo in Italia, un paese il nostro, diventato quasi impossibile poiché sei sempre sotto l’occhio di controlli. Una volta dalla Polizia, una volta dai Vigili Urbani, qui in Francia ti senti libero: c’è solo la Police e stop! Vai dappertutto senza problemi, in parole povere per intenderci sei tu il soggetto, che dirigi, non il complemento che subisci.

Li a Nizza c’è questa passeggiata, sulla Promenade des Anglais, fantastica. Li vedi che tutte le persone che fanno movimento, chi fa jogging e chi va con i roller blade e chi fa la marcia. Si nota dalle loro facce che qui c’è veramente un senso di libertà. La sera puoi cenare in questi ristorantini fronte mare, dove passeggiando per decidere quale ristorante preferire, ti senti chiamare dalla ragazza di turno che è davanti il ristorante: Monsieur, Monsieur! E tutto questo ti fa piacere. Insomma, io dico, andate a Nizza e fate tutta la costa Azzurra che è fan tastica.

Una volta con le nostre. bici siamo andati a vedere il Grand Prix di Monaco delle auto storiche, poiché Montecarlo dista solo 25 Km da Nizza. Arrivati a destinazione abbiamo par cheggiato le nostre bici. E li c è stato un problema per il parcheggio, avendole legate a un palo della strada. Ma è venuta la Police dicendoci che li non potevamo lasciarle cosi ab biamo cambiato posto avvicinandoci di più al circuito.

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Nizza mercato dei fiori nella città vecchia

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Capp Ferrat
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Gara auto storiche a Montecarlo

CAPITOLO 55

Incidente con la moto

Nel 2003 avevo acquistato una moto Triumph Thunderbird 900 ed era molto bella. Una mattina mentre andavo a giocare al golf di Castelfalfi con questa moto, accelerai lungo il rettilineo prima della ro tonda che delimita la circonvallazione. Mentre frenavo per imboccare la curva, poiché a terra c’era della ghiaia, scivolai male e andai a finire nello spazio interno della rotonda. Mi alzai e vidi che mi ero fatto male alla gamba sinistra perdendo molto sangue. Telefonai immediatamente a Paolo mio figlio per avvertirlo dell’incidente ed anche a Maurizio, fortunatamente di li a poco venne l’ambulanza e mi portò all’ospedale di Pontedera. Mi operarono alla gamba e mi cucirino la ferita. Ma in questo ospedale si dimenticarono di medicarmi la ferita nei due giorni successivi. Meno male che appena io arrivai all’ospe dale Lotti di Pontedera, la prima cosa che feci fu telefonare a una clinica privata. Li mi sarei sentito più sicuro e tutelato. Allora parlai con il

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Dottor Michelotti, ortopedico, il quale mi disse che ci sarebbe stato un posto dopo tre giorni ed io prenotai subito. Infatti la ferita che avevo alla gamba sinistra andò in cancrena e vidi che i medici non sapevano cosa fare mi volevano portare nella camera iperbarica oppure tagliare la gamba. Fortunatamente eravamo arrivati al terzo giorno di degenza e mia sorella Daniela aveva già organizzato tutto. Sarebbe venuta una ambulanza la mattina stessa e mi avrebbe portato alla clinica di San Rossore a Pisa. Naturalmente a Pontedera mi fecero firmare la dimissione. Arrivato a San Rossore ero privo di forze e quindi vennero i medici per trattenermi in quella clinica per circa una settimana per farmi riprendere le energie. Mi mandarono cinque-sei giorni a casa, e già al quinto giorno ero in grado di sopportare fisicamente un intervento di chi rurgia plastica.

Fu eseguito dalla Dottoressa Salimbeni che è considerata la numero due in Italia per la chirurgia plastica, assistita dal Dottor Massimo Michelotti un bravo ortopedico. L’operazione riuscì e dopo feci quasi tre mesi di riabilitazione.

Andai a Nizza dove avevo un appartamento sulla Promenade des Anglais e li trovai un centro che era specializzato nella rieducazione degli arti post intervento. Ebbene li mi rimisero in forma Di li a poco iniziai a riprendere con le gare per il campionato di Formula 3. Effettivamente il peggio era passato e fui subito competitivo.

Tengo a precisare che nei verbali della polizia Municipale non hanno mai tenuto conto che in questa rotonda c’è sempre ghiaia che è la complice di molti incidenti, loro pensano solo

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agli autovelox e non fanno manutenzione stradale come si deve, sopratutto per la sicurezza. Avrei voluto chiedere un risarcimento dei danni, ma siamo in Italia e se avessi fatto causa sarebbe durata almeno dieci anni.

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Triumph Thunderbird

CAPITOLO 56

Viaggio in Thailandia

Ritornando da una delle tante fiere fatte a Hong Kong all’Exi bition Center, abbiamo pensato di fermarci una settimana a Puket in Tailandia per goderci una settimana di vacanza. Appena atterrati a Puket ebbi difficoltà a sopportare quel clima. Infatti la mia immediata reazione fu quella di voler prendere un aereo e andare via. Poi concordai con Maya che bisognava avere pazienza poiché ci saremmo dovuti acclimatare. La sera camminando per le stradine di Puket nel centro, mi chiedevo come potessero stare tranquilli tutti quei turisti che erano seduti nei vari ri storanti all’aperto fronte mare. Il giorno dopo eravamo più sereni e decidemmo di prendere a nolo una moto per uscire dalla città per visitare i templi buddhisti, molto belli e particolari, poiché a Maya interessavano molto. Tutti erano ricchi di addobbi, prediletti dai tailandesi. Ne vedemmo molti e con grande stupore di Maya. Girando con la moto ho anche notato che in Tailandia non ci sono moto o scooter con motori a due tempi, e questo significa che l’inquinamento è molto ridotto rispetto a quello del

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l’Italia. Strategia del loro governo anche per le piccole cilin drate perché il motore a 4 tempi inquina di meno. Poi ho anche notato un’altra cosa nelle loro abitudini: andando al ristorante per ordinare è sufficiente indicare la foto del piatto riportata sul menu. Però una volta a pranzo io avevo ordinato il pesce e mi fu servito dolce e non salato, immangiabile!

Vabbè vale il detto “paese che vai usanza che trovi”, abbiamo imparato un’altra cosa!

Giravamo in moto per l’intero giorno e veramente ci siamo levati la voglia di curiosare in tutto quello che incontravamo. Siamo andati nei loro mercati dove si poteva trovare di tutto tra quello che producevano e vedere i loro prodotti tipici . Comunque alla fine ci eravamo proprio acclimatati, ma il tempo a nostra disposizione stava per finire ed allora siamo partiti per l’Italia.

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Escursione nei dintorni di Pucket con la moto

Escursione nei dintorni di Pucket con la moto

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CAPITOLO 57

Viaggio in Romania

A metà degli anni ‘90 essendo single contattai una agenzia matrimoniale ed esattamente una di Follonica, dove mi recai con la mia Honda 600 Enduro. Lungo la strada mi imbattei anche in una ragazza straniera che faceva l’autostop. Le diedi un passaggio fino alla nostra destinazione comune. Andai deciso in questa agenzia e il gestore mi disse che per conoscere una ragazza bisognava pagare una certa cifra. Così facendo mi sarebbe stato possibile contattare una persona a Timisoara, in Romania, poi prendere un appuntamento con una ragazza.

Io, un po’ per curiosità, per riempire i vuoti del fine settimana e perché mi piaceva viaggiare, diedi il mio assenso: non vedevo l’ora di partire.

La persona che faceva da intermediario si chiamava Doina. Partì con un volo diretto per Timisoara e una volta arrivato presi un taxi per arrivare all’hotel dove telefonai a Doina per fissare l’appuntamento con la ragazza che avrei dovuto conoscere. Questa ragazza si chiamava Gabriella, trascorremmo tutto il pomeriggio girovagando per la città. Lavorava, mi

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disse in uno studio fotografico, ed era molto carina nonché mi sembrò molto intelligente. Cosi passammo tutto il fine settimana insieme e mi scattò realmente una vera attrazione verso di lei. A Timisoara ho no tato che i taxi costano pochissimo, ma non avendo le marmitte catalitiche, inquinavano moltissimo. Camminandoci vicino sentivamo un tremendo puzzo, alacre, di scarico d’automobile. Capì che Gabriella aveva l’intenzione di venire ad abitare in Italia per stare, naturalmente, con la persona giusta. Passai un bel fine settimana e programmai il successivo. Continuai a vedere Gabriella per circa due-tre mesi e riuscì a ottenere un permesso di soggiorno valido un mese per turi smo, cosi lei sarebbe potuta venire in Italia. La ospitai a casa mia ed effettivamente siamo stati bene insieme. Andavamo sempre in giro e la vedevo coinvolta. Dopo il mese di vacanza lei ritornò a Timisoara.

Andai poi un altro fine settimana ma il caldo che c’era in quella città faticavo a sopportarlo. Specialmente quando sa livo sui tram che sono tutti in ferro io non ce la facevo a resistere. Tornai a Forte dei Marmi e forse non ero più così sicuro di ritornare in Romania. Dopo due settimane mi riprese la nostalgia di Gabry e tornai a Timisoara. Le telefonai, ma lei non voleva vedermi, io la supplicai ma lei non venne, ed io non l’ho più vista. Telefonai a Doina che era la persona che ha fatto da tramite, la quale disse che le aveva presentato un’altra persona! Da allora non ho più messo piede in Romania.

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CAPITOLO 58

Vado a Verona con la mia Saab

Vado a Verona con la mia Saab poiché ho un volo per Timi soara… Questo per un week end. E sono abbastanza contento di partire poiché a Timisoara mi aspetta una ragazza fantastica dal nome Gabriella. Arrivo e dopo qualche slancio ed qualche te nero abbraccio prendiamo un taxi per arrivare in centro città. Faccio presente che questi taxi sono veramente puzzolenti ed inquinanti, ma purtroppo non c’era di meglio, comunque siamo diretti a casa di una sua amica dal nome Anca. Dico, se ricordo bene questa era la seconda o la terza volta che andavo a Timisoara, e con questa ragazza avevamo messo una specie di agenzia matrimoniale. Eravamo nei primi anni ‘90 ed allora quasi tutte le ragazze rumene sareb bero venute volentieri in Italia. Allora entravamo in gioco noi perché Anca conosceva moltissime ragazze dunque, io passavo tutto il pomeriggio a intervistarle. Ho fatto molta espe rienza ascoltando tutte le problematiche di ognuna. Tutte mi consegnavano una foto e io dicevo loro che avrei cercato di fare il possibile per trovare loro un partner una volta

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fossi tornato in Italia.

La mia socia, si fa per dire, Anca collaborava, effettivamente lei ci credeva in questo lavoro. Devo dire la verità dopo un paio di viaggi mi sono trovato all’aeroporto con la valigetta piena di fotografie delle ragazze ed allora non me la sono sentita di continuare in questo business ed ho strappato tutte le foto. Così, definitivamente, ho stoppato l’idea! Dimenticavo di dire che litigai anche con Gabriella perché, ospite da loro, ho esagerato: sono andato a dormire con la so rella di Anca. Gabriella lo aveva saputo e allora mi hanno buttato tutte fuori.

Io nel frattempo avevo conosciuto un tizio che mi aveva detto che mi avrebbe potuto presentare qualcuna e così io sono stato ospitato da due ragazze nel centro della città. Era poi domenica ed io avrei avuto il volo nel pomeriggio, quindi avrei avuto pure tutta la mattinata libera. Queste due ragazze mi hanno ospitato e veramente sono stato molto bene i tutti i sensi… ma ora viene il bello… Dopo essere stato in sieme a loro, io le informai che avevo un volo per l’Italia e non mi sarei più potuto trattenere nel loro appartamento. Allora, salutai e andai alla porta ma era chiusa e loro mi dis sero che non avevano la chiave. Io a quel punto capì che c’era qualcosa che non andava, diedi una spallata e la porta si aprì. L’incubo era finito.

Me l’avevano detto che in questo paese bisogna stare molto attenti e non è finita qui!

Arrivo ad un aeroporto di Bucarest con un volo interno da Timisoara e devo andare all’aeroporto internazionale per tornare a Pisa. Prendo il primo taxi che vedo e dico di andare alla mia destinazione. Ma mi accorgo che non aveva la tar

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ghetta di taxi esposta, scesi subito per prenderne un altro. E feci bene poiché il tassista ultimo mi disse che gli abusivi ci provano e chi ci casca viene derubato e picchiato. Finalmente prendo il volo per Pisa, contento di essere sfug gito a questi farabutti.

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CAPITOLO 58 BIS

Negli anni ‘70, Pietro Giananti

Negli anni 70 avevo comprato un Kawasaki 700 3 cilindri 2 tempi con 74 cv. Di potenza con 190 kg. di peso. Questa moto era fantastica, aveva un’accelerazione incredibile, meno di quattro secondi per arrivare a cento km/h. Il più grosso difetto erano i freni poiché, per quel tipo di moto velocissima, i freni posteriori non erano sufficienti poiché erano a tamburo.

L’approccio a questa moto avvenne per mezzo di un mio amico che si chiamava Becchetti. Lui aveva questa moto e mi disse se la volevo provare. Non ci pensai due volte, misi in moto e partì.

Mi impressionò subito l’accelerazione, bisognava stare attenti nell’aprire il gas poiché la moto si alzava su una ruota. Ciò mi rese entusiasta e me ne comprai una La trovai da un mio amico di Massa, Franco Bini, concessionario anche della Porsche. Con questa moto in quegli anni frequentavamo il “Caffè Milano” di Forte dei Marmi e una volta salì con me un mio amico, Giacomino, gli dissi di stare attento poiché bisognava

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reggersi bene. Partì e quando innestai la terza marcia diedi abbastanza gas facendo alzare in verticale la moto, facendo cadere il mio amico. Mi fermai e meno male che Giacomo non si era fatto nulla. Erano i tempi in cui io con un altro mio amico Pietro Giananti abitavamo in un appartamento a Pietrasanta.

Ne abbiamo fatte di avventure con Pietro , una sera uscimmo con due ragazze in vacanza conosciute al “Caffè Milano”. Poi queste si persero e ne conoscemmo altre due, ma anche queste non riuscimmo a mantenerle.

Le ultime che incontrammo fu alla Capannina di Franceschi ed anche queste si dileguarono.

Cosi si fecero le tre di mattina ed esclamammo: “Peccato ave vamo sei donne e le abbiamo perse tutte, ma in compenso abbiamo fatto tante, tante risate”

Portai una volta la moto Kawasaki da Brotini e Bini per un tagliando e non sapendo come tornare a casa, Franco il concessionario mio amico mi offrì una Fiat 1100. Acconsentì e la pagai circa 40.000 lire e così tornai a Santa Croce. Faccio no tare che io quest’auto la comprai!

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CAPITOLO 59

La mia grande passione, il tennis

La mia grande passione è stata il tennis che ho iniziato a gio care a 35 anni per un decennio. Quasi tutti i fine settimana andavo sempre a Forte dei Marmi dove ho una casa e la residenza. Giocavo sempre con un pal leggiatore e con mia grande soddisfazione facevo partite con lui. Giocavo abbastanza bene, riuscendo ad avere un punteggio spesso di 6 – 4 che è molto accettabile considerando che lui è quasi un maestro. Una volta è venuto a trovarci il mio zio Elio, fratello del mio babbo. Quando lui andava i a Vetulonia passava sempre a farci visita e noi tutti eravamo molto contenti perché si fermava da noi un paio di giorni. Aggiungo che lui portava sempre con se il racchettone e io lo invitavo spesso a fare una partita al tennis club di Forte dei Marmi. Voglio aggiungere che in questo club, mio zio mi ha raccontato, veniva a giocare proprio il Fausto Gardini che era nella nazionale di tennis. Purtroppo, la mattina della partenza mio zio non trovò più il racchettone. Era stato rubato dalla sua auto.

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In estate abitavo a Forte dei Marmi e tutte le mattine andavo al lavoro con la mia Saab a Ponte a Cappiano, e la sera al ritorno dal lavoro mi organizzavo e fissavo un campo da tennis, per due o tre volte la settimana. Riguardo il personale ho fatto molte fiere internazionali per vendere gli articoli di pellame che producevamo nella mia conceria.

Ricordo la PAN AMERICA LEATHER FAIR nel ‘98 che penso sia stata l’ultima fiera di esposizione. Li ho conosciuto Mr Arsen, titolare della Oscar Leopold, grande azienda di Montreal specializzata in abbigliamento. Sono stato uno dei primi fornitori del Python Leather che ha avuto il boom negli anni fine ‘90. Inoltre ho fatto sette o otto volte la fiera di Hong Kong all’ EXIBITION CENTER e da qui che la mia azienda ha progredito, il 97 à stato l’anno boom. Attualmente gioco a Golf e mi sono appassionato a questo sport poiché c’è la competizione e questo mi sviluppa l’adre nalina, indispensabile per ogni tipo di gara. Direi che ho vinto diverse gare, concludendo, mi sono davvero divertito!

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Tennis ad Hammamet

CAPITOLO 60

Marsalam Egitto

Nel 2005 insieme a Stefy siamo andati in Egitto direzione Marsalam che si trova a sud davanti il mar rosso. Direi che questo posto è veramente fantastico ! Noi eravamo in un albergo come un paese, dove c’era di tutto. La giornata tipo iniziava, dopo la colazione, con la gin nastica preparatoria, infatti c’era un maestro che insegnava, direi un misto tra yoga e la ginnastica europea. Dopo andavamo al mare, bisogna essere stati li per giudicare. Il Mar Rosso è una cosa fantastica, un mare limpido e trasparente dove mi ha impressionato che a un certo punto, nuo tando verso il mare aperto, vedi il fondale che fino ad allora non era profondo, per poi improvvisamente accorgerti che ti trovi dentro un abisso profondo. Perdi il senso della sicurezza poiché questo mare è trasparente e noti miriadi di pesci colorati. Tutto ciò ma ti fa venire l’ansia e non riesci a vedere il fondale. L’esperienza l’ho fatta, e sono tornato subito indietro per superare questa barriera corallina accelerando il ritmo del mia nuotata. La sera c’era il self service dove potevi trovare di

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tutto, dal pesce alla carne, e c’era proprio l’imbarazzo della scelta.

Poi c’erano diverse possibilità, o andavi in un club, dove potevi ascoltare musica dal vivo oppure rimanevi giù nel salone dove potevi ascoltare musica un po’ più esotica con la possibilità anche di ballare.

Una cosa mi è però mancata ed è stato quello di prendere un quad e ed entrare nel deserto. Questo mi sarebbe piaciuto ma non sono riuscito ad organizzarmi.

Ho provato ad entrare nel deserto camminando a piedi ma dopo un po’ ti accorgi che perdi il senso dell’orientamento. La cosa che ho notato è che li non potevi allontanarti perché al confine di ogni albergo, ci sono delle guardie armate ed è sconsigliabile sconfinare. Questo è Marsalam.

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Marsalam Egitto

CAPITOLO 61

Gara a Castelnuovo Berardenga 23-03-2006

Mi telefona Paolo, mio figlio, invitandomi a partecipare ad una gara di kart a Siena. I kart sono tutti uguali e cioè con un motore a 4 tempi di 250 cc depotenziato automatico, abbastanza pesante al punto che, quando l’ho provato, mi sono detto che questo tipo di kart non ha nulla a che vedere con quelli delle mie gare dei tempi passati. Comunque è stato molto bello ritrovarsi tutta la famiglia in sieme da mia sorella Daniela da Alessandro e naturalmente Filippo cinque volte campione Italiano Prototipi. Poi c’erano mio figlio Paolo con Laura e Matteo e Lorenzo i miei nipoti, insieme naturalmente a Maurizio.

Parte la gara e con questo tipo di kart facevo una fatica enorme per guidarlo, comunque faccio del mio meglio ed in una curva prendo in pieno un altro kart poiché si era quasi fermato. Era andato in testa coda, pilotato da Maurizio al quale, inevitabilmente, ho dato una botta da farmi male anche io nell’urto come, del resto, lo stesso Maurizio. Comunque riprendiamo la gara e arriviamo alla fine. A dire la verità non ricordo la mia classifica poiché era incon

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gruente ma è stata una bella giornata da non dimenticare con tutte le persone le più vicine nella mia vita e questo mi ha fatto felice.

Facendo attualmente una riflessione su questo evento pas sato mi viene una grande malinconia e a guardare ora tutte quelle foto scattate quel giorno, mi prende un senso di vuoto perché vedo che alcune persone a me care, oggi non ci sono più; naturalmente mi riferisco a Daniela la mia amatissima sorella che è stata una presenza sempre positiva nella vita. Che cosa c’è di più bello se non quello di essere tutti riuniti? Ma la vita è cosi, te ne accorgi adesso che è passato molto tempo, sedici anni, incredibile… sembrava fosse successo ieri! Mi è piaciuto e ho voluto ricordare questo evento poiché serve a tutti noi della famiglia rincontrarsi e stare insieme. Addio Sinalunga di Castelnuovo Berardenga, non ti dimen ticheremo mai!

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Gara a Castelnuovo

Berardenga

Gara a Castelnuovo Berardenga

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Gara Kart a Castelnuovo Berardenga Carlo e Filippo a Castelnuovo Berardenga
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Carlo e Daniela a Castelnuovo Berardenga

CAPITOLO 62

Panoramica su Forte dei Marmi

Ho la mia residenza a Forte dei Marmi cittadina abbastanza tranquilla e penso che sia la più adatta per chi ha sufficiente tempo libero per potersi dedicare a tutte le opportunità che questa cittadina ti offre.

A partire da chi pratica lo sport, puoi organizzarti bene poi ché ci sono moltissimi impianti per gli amanti del tennis e del padel. Si può giocare anche a golf presso il “Versilia Golf Club”, un campo a diciotto buche tutte in piano, bellissime. C’è il mare della Versilia con quelle spiagge stupende ed i suoi bagni, una precisione perfetta nel posizionamento degli ombrelloni o tende.

Puoi andare in barca a vela o fare surf o sci nautico. C’è un parco bellissimo intendo dire quello della “Versiliana” dove puoi fare delle lunghe passeggiate e per i più sportivi fare jogging, senza contare che per la notte ci sono le più prestigiose discoteche a partire dalla Capannina di Gherardo Guidi fino al “Seven Apple” , e naturalmente puoi trovare i migliori ristoranti fra i più blasonati della costa. Per gli appassionati di ciclismo qui ci sono proprio una ressa

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di amanti di questo sport che direi è esploso in questi ultimi decenni. Puoi farlo con la bici da corsa lungo tutta la costa della Versilia costeggiando il mare del golfo che si insinua da Viareggio fino a Carrara. Naturalmente puoi notare che gli abitanti di questa cittadina si muovono con la bicicletta che è il miglior mezzo di trasporto, oppure prendere la mountain bike, attraversando Pietrasanta andare fino a Capriglia, un piccolo paesello sito a 420 metri s.l.m. Puoi incontrare moltissimi ciclisti e li godere del bellissimo panorama: dalla cima della montagna t’accorgi che il tuo sguardo sconfina fino all’isola della Capraia a sud ovest e a Portovenere a nord ovest. Riepilogando qui a Forte ci sono bellissimi incontri culturali nella stagione estiva come quello della Versiliana dove tutti i pomeriggi c’è un incontro con noti personaggi sia dello spet tacolo sia della politica etc. Aggiungo anche che arrivando fino a Vittoria Apuana puoi ammirare tutta la bellezza che ti offre Villa Bertelli dove organizzano spettacoli ed incontri. Ho raccontato tutto questo per motivare la mia scelta di Forte dei Marmi, dove riesco a ricaricarmi e ad abbandonarmi a tutto quello che la cittadina offre e nello stesso tempo a go dere di quel mare bellissimo e del clima fantastico che si pos sono trovare solo qui.

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CAPITOLO 63

Acquisto della casa di Forte

Proprio nel 1979 acquistai la casa di Forte dei Marmi. Ricordo che andai a fare il contratto insieme al mio commercialista, il Signor Galli, di Santa Croce sull’Arno. Questo fu il risultato del mio lavoro, infatti in quegli anni la mia azienda mi con senti di fare questo investimento compiacendo me stesso ed in special modo ai miei genitori che devo più che ringraziare! Era l’epoca in cui ero appassionato di aeri e volavo per hobby con un mio caro amico pilota Adolfo sul il mio aereo il MIMU - Piper Seneca I. Infatti nei fine settimana andavamo spesso con il Piper al l’Isola d’Elba, impiegavamo solo 25 minuti, per arrivare all’aeroporto di Marina di Campo dove l’atterraggio non è facile e secondo come tira il vento, va fatto contro il mare oltre al fatto che si è anche penalizzati da un monte che ti trovi in coda. Insomma non bisogna sbagliare nulla. La pista è solo 700 metri. Ma Adolfo era un ottimo pilota e lui sapeva fare. La pista era all’epoca in terra, e ogni volta che andavamo li eravamo accolti quasi come Lindbergh nella transvolata atlantica. Il responsabile della pista sapeva delle difficoltà che

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c’erano in ogni singolo atterraggio. All’epoca tanti miei amici come Mario Marianelli, noto industriale di Santa Croce, e stretto amico anche dei miei genitori, mi chiedevano di fare delle escursioni con il mio aereo al l’Elba.

Una volta mi successe che lo sportello anteriore destro non si chiuse bene ed io, non dicendo nulla chiaramente ad Adolfo, lo tenni ben stretto con la mano destra per evitare qualsiasi inconveniente anche se questi sportelli sono controvento.

In una delle tante volte che abbiamo atterrato il motorista, si chiamava Lazzeroni, notò che su una ala dell’aereo si era bruciato qualcosa che si collegava con il carburante. Meno male che se ne accorse: se continuavamo a volare ancora per una ora poteva darsi che prendesse fuoco. Insomma sono tutti inconvenienti che possono succedere ed è per questo che tutte le volte che fai l’atterraggio l’aereo va ispezionato molto bene. Comunque dò il merito anche ad Adolfo che era molto pi gnolo in ogni più piccolo dettaglio; è stato un bel periodo della mia vita e non ho nulla da rimpiangere.

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1979 Casa di Forte dei Marmi Mamma con Paolo e Laura

CAPITOLO 64

Golf di Castelfalfi

Voglio dedicare una pagina al mio golf preferito cioè il “Golf Club Castelfalfi” di Montaione in provincia di Firenze. Dopo aver fatto un po’ di gavetta al golf “San Miniato Fontevivo” dove sono stato tesserato per un anno, subito dopo, era il 96, mi sono associato al golf di Castelfalfi con mia grande gioia. E secondo me è uno dei migliori campi che ci sono in Italia. Sono stato socio fino a che ha chiuso, era circa il 2008, non ricordo bene. Poi dopo il passaggio di proprietà alla Thuil, multinazionale tedesca che lo ha acquistato con le case rurali annesse, il percorso del golf è stato ridisegnato totalmente. Sono venute fuori 27 buche e così si ha la possibilità di giocare quasi sempre, anche nei giorni più frequentati, in quanto si hanno a disposizione 18 buche del mountain e 9 buche del lake. In tutti questi anni che ho giocato, li a Castelfalfi, dove ho conosciuto molti giocatori italiani e stranieri, conversando con me, hanno ammesso che giocare qui è un piacere sotto ogni punto di vista. Attualmente il golf è ancora passato di mano e la società che

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l’ha acquistato è una multinazionale thailandese che hanno rinnovato ancora le strutture creando un ristorante favoloso, con ampi spazi anche all’aperto, dove si può ammirare quel bellissimo panorama che solo da qui puoi vedere: le ondula tissime colline che circondano il golf e che contribuiscono a immergersi in questa natura primordiale, lontana da tutti quei rumori che ahimè fanno parte della nostra vita quoti diana Ritornando a noi voglio fare i miei complimenti a tutto lo staff e in particolar modo a Manola la direttrice del golf. I miei amici, con i quali sto giocando quasi tutti i sabati, sono Alessandro e Fabio ed anche Riccardo con il Casalini con i quali siamo in competizione l’uno con gli altri. Questo è ormai un rituale per tutti noi, se non si giocasse il sabato insieme verrebbe a mancare qualcosa nella nostra vita quoti diana.

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Golf Club di Castelfalfi

Golf Club di Castelfalfi

Golf Club di Castelfalfi

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CAPITOLO 65

Oggi 19 Maggio 2022

Una giornata qualunque in cui non si fa altro che parlare della guerra in Ucraina. Di come si potrebbe fare per avere la pace, ma purtroppo il nostro governo secondo me agisce in maniera inversa per trovare la pace. Il governo attuale che ci comanda vorrebbe trovare la pace rifornendo di armi l’Ucraina aggredita dalla Russia per così aiutarla. Ma forse non sanno o sanno fingere molto bene che in questa maniera il conflitto durerà per molto tempo ancora. Sappiamo tutti che questa guerra è stata voluta dagli USA che, proprio per questo, forniranno miliardi di dollari in armi all’Ucraina. Gli USA assieme agli altri stati occidentali hanno accantonato un imponente quantità di armi e così hanno trovato il modo di disfarsene approfittando del conflitto Russia contro Ucraina. Tutte quelle sanzioni che sono state emesse contro la Russia non hanno portato a nessun risultato, se non quello di irrigidire il Cremlino da cui, diciamo la verità noi dipendiamo, alludo alle forniture energetiche del gas. E senza quelle le nostre aziende non vanno avanti . Oggi ascoltando la tv ho sentito dire del progetto di Ursula

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von der Leyen cioè staccarsi piano piano dal gas russo co stringendoci a montare sulle nostre case pannelli solari. Ma non si rende conto che questo è un stravolgimento assurdo ed impossibile da realizzare. Considerando l’investimento che occorrerebbe, e secondo questi capi dell’UE non si arriverebbe mai ad un risultato, e probabilmente si arriverebbe all’arretramento del PIL in maniera sconvolgente. Non riesco a capire questo odio per la Russia ma una cosa è certa è che gli USA stanno facendo una guerra alleata con l’Ucraina. E qui viene in ballo l’amministrazione Biden che offendendo senza mezze parole Putin e cerca sempre una scappatoia per prolungare questo conflitto. Eravamo vicini ad un negoziato ma improvvisamente la Fin landia insieme alla Svezia vogliono aderire alla NATO abbandonando la loro neutralità. Sto notando che quasi tutte le tv occidentali di tutta l’Europa stanno dalla parte dell’Ucraina, ma non hanno capito che in questa storia non ci saranno ne vincitori né vinti. Quasi tutta la stampa Italiana ed anche europea è in favore di Zelenski , e mi spiace dire che se prima o poi i contendenti si siederanno per un negoziato lo stesso Zelenski si dovrà accontentare di una Ucraina disfatta e ridimensionata nella superficie. E con in più i morti in guerra.

Se accendi una radio o un’altra emittente televisiva non fanno altro che accusare la Russia di tutti i misfatti guerrafondai, ma gli USA non si ricordano quello che hanno fatto a Hiroshima ed a Nagasaki nell’ultima guerra mondiale, e quello che hanno fatto in Iraq a Saddam Hussein. Dicevano che l’Iraq aveva le armi di distruzione di massa ed invece agli osservatori inviati dall’ ONU non risultò nulla. Gli inglesi con quello che hanno fatto Blair e Sarkosi a Ghed

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dafi, distruggendo e aggredendo la Libia quando lo stesso Gheddafi un mese prima veniva osannato a Roma complice anche Berlusconi, falso amico.

Questo è il mio pensiero e spero che faccia riflettere quei ca poccioni che ci comandano ma forse preme più loro la poltrona e il mettere anche il bavaglio alle emittenti che non concordano, ma siamo o non siamo un paese libero e demo cratico?

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CONCLUSIONE

Concludendo ho citato dei fatti, sperando di avere stimolato nel lettore quell’interesse di sapere se in ogni episodio si può trovare qualche insegnamento per affrontare la nostra vita quotidiana.

Augurandomi che nei fatti successi e vissuti di poter trovare qualche beneficio per superare qualche ostacolo che si frappone spesso nell’andamento della nostra vita.

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.............................................3
........Fino
.....................................................5 2 ........La
................8 3 ........Panico
.................................................10 4 ........Da
5 ........Albero
......................................................14 6 ........Foffo
.........................................................17 7 ........Viaggio
............................................19 8 ........Escursioni
......................................21 9 ........Mariolina
...............24 9 bis ..Il
.......................................28 10 ......Dalla
.............................30 11 ......Faccio
...........................35 12 ......Quando
.........................40 13 ......Quando
teen-ager ...........................42 14 ......Escursioni
................................................44 15 ......Raduni
..........................................................46 16 ......Alla
.........................................................49 17 ......San
.........................................51
INDICE Prefazione ...La mia vita spericolata 2
CAP. 1
a 14 anni di età
voglia matta di moto storiche anno 58
sul campanile
20 a 26 anni di eta!................................................12
di traverso
anni 80/90
a Cavalese 2016
con l’Honda CN
fine anni ‘60 e corsa dei sacchi
nostro viaggio in Olanda
conceria alle auto da corsa
un poco di autobiografia...
io ero ancora un teen-ager
ero un ragazzo
con Rovini
in moto
fine anni 70
Martino di Castrozza

CAP. 18 ......Fine anni 60 Alberto Guidi .......................................56 19 ......Dobbiaco .....................................................................59 19 bis Bussolotto anni ‘80 .....................................................61 20 ......Uscita notturna a Firenze anni fine ‘80 ...................64 21 ......Fatti tipo gioventu!bruciata ......................................66 22 ......Aspirazioni e sogni ....................................................68 23 ......Tempo libero in Kenya ..............................................71 24 ......La mia storia con Franca Michelucci .......................73 25 ......Alla pista di Ampugnano a Siena ............................77 26 ......Sci nautico alle Seychelles .........................................79 27 ......Escursioni con il Bora ................................................84 28 ......Viaggio a Bad Gastein ...............................................87 29 ......Viaggio a Kitzbü!el......................................................90 30 ......Luisa di Treviso - Pielespana ....................................92 31 ......La conceria Seneca Tannery since 1971 ...................94 32 ......Viaggio in Canada, luglio 2005 ................................98 33 ......Eravamo a Forte dei Marmi: Marco e Niki ..........100 34 ......Escursioni all’aperto, anno 2020 ............................103 35 ......Gara del Mugello, Campionato It. di F3 ...............107 36 La prima gara con la F3 109 37 ......Formula 2000 light Imola 2008 ...............................113 38 ......Una gara a Varano, luglio 2006 ..............................116 39 ......Gara di Montefiascone ............................................120 40 ......Carlo Bendinelli pilota ............................................124 41 ......Intervista a Passion of Speed..................................130 42 ......Inizio di gare F3, come ho iniziato a correre ........132 43 .......Parliamo della Conceria Seneca srl .......................135 208

CAP. 44 ......Oggi febbraio 2022-02-27 ........................................137 45 .......Una riflessione politica ...........................................140 46 ......Il tempo in cui viviamo, gennaio 2022 ..................142 47 ......Oggi 24 gennaio 2022 ..............................................145 48 ......Al bar Santa Cruz .....................................................148 49 ......Maratona a Nizza - gennaio 2003 ..........................150 50 ......La casa di Nizza .......................................................155 51 ......Viaggio ad Alicante..................................................157 52 ......Mia sorella Daniela ..................................................159 53 ......Un pensiero alla mia mamma ................................162 54 ......Divano a Nizza .........................................................165 55 ......Incidente con la moto ..............................................169 56 ......Viaggio in Thailandia ..............................................173 57 ......VViaggio in Romania ..............................................176 58 .......Vado a Verona con la mia Saab ..............................178 58bis .. Negli anni ‘70, Pietro Giananti ..............................181 59 ......La mia grande passione, il tennis ..........................183 60 ......Marsalam Egitto .......................................................186 61 ......Gara a Castelnuovo Berardenga 23-03-2006 ........189 62 Panoramica su Forte dei Marmi 194 63 ......Acquisto della casa di Forte ...................................196 64 ......Golf di Castelfalfi .....................................................199 65 ......Oggi 19 maggio 2022 ...............................................203 Conclusione .....................................................................................206

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ISBN: 9791280343628

Studio Byblos Publishing House

studiobyblos@gmail.com www.studiobyblos.com Palermo Novembre 2022

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