ANASTASIA CARCELLO
Anastasia Carcello, residente a Bologna, è vice-presidente dell’Associazione di volontariato “Non perdiamo la testa”, che aiuta persone anziane con deficit neuro-cognitivi e supporta chi assiste questi pazienti. Di origine calabrese, dopo gli studi classici, si laurea in Medicina e Chirurgia a Pisa e si specializza in Radiodiagnostica e Psicoterapia. Ha prestato la sua attività professionale in vari ospedali, prevalentemente a Bologna, dove si è interessata di radio-urologia. Impegnata nella formazione di personale medico e paramedico, è stata docente nel corso post-laurea di Medicina di base della regione Calabria e nei corsi per Infermiera volontaria organizzati dalla CRI. Di estrazione cristiana, crede nel sincretismo religioso, nella tolleranza e nella compassione umana, per cui ha sempre privilegiato il volontariato. Si è sempre dedicata alla scrittura, utilizzata come strumento terapeutico nel riconoscimento delle proprie emozioni e come diario di viaggio alla scoperta di popoli e culture diverse. Ha pubblicato, oltre a lavori scientifici attinenti la sua professione specialistica, alcuni racconti e poesie e tre romanzi “Esperienze ed emozioni” con la casa editrice Aracne nel 2018 e “Anatomia di un suicidio” e “Autopsia del Matrimonio” con la casa editrice Studio Byblos nel 2019.
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Euro 14,00
ANASTASIA CARCELLO
In copertina: Preghiera. Foto scattata da Anastasia Carcello in Ladakh sull’Himalaya.
ANASTASIA CARCELLO
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Studio Byblos - editore
“I raccon! sono fru"o di fantasia ed ogni riferimento ad even! o persone è del tu"o casuale” anteprima
In copertina: Preghiera. Foto scattata da Anastasia Carcello in Ladakh sull’Himalaya.
In ques" qua#ro raccon", apparentemente slega", l’autrice osserva, in contes" socio-culturali diversi, le difficoltà del vivere quo"diano, durante il corso della vita. Le vicende narrate indicano quanto sia indispensabile conoscere sé stessi per affrontare i demoni delle dipendenze, le paure nascoste nell’inconscio e la mala(a terminale, preludio della morte. Fondamentali per un buon equilibrio psico-fisico sono l’amore e l’accudimento ricevu" dai genitori, la cui opera educatrice implica la valorizzazione dei figli, fin dalla tenera infanzia. Il successo e la felicità della propria vita sono lega" alla consapevolezza degli ostacoli da affrontare, per superarli mediante le proprie risorse e le proprie debolezze. L’autos"ma non è altro che l’energia interiore, necessaria al miglioramento della qualità di vita e alla conquista della gioia di vivere. I raccon" sono rivol" a chi è curioso di guardare oltre la realtà e l’apparenza della vita quo"diana.
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CAMBIAMENTO
CAMBIAMENTO
L
a pioggia so!le e fredda bagnava le viole"e da poco sbocciate,
Chiara avrebbe voluto proteggerle, ma il prato ne era pieno,
impossibile coprirle tu"e... e poi che senso aveva? Madre na-
tura provvedeva a farle nascere, crescere e poi le faceva sparire una volta conclusa la primavera. Era marzo inoltrato ed ancora il tempo manteneva temperature invernali, ma ogni tanto il sole riscaldava la terra come a ricordare che il freddo stava scemando. Chiara e Mery correvano so"o la pioggia per arrivare in orario nel laboratorio, per fortuna vicino, dove le aspe"ava l’istru"rice che doveva guidarle per tu"o il week end in un percorso speciale. Si erano iscri"e a questo seminario par$colare di brain gym, con lo scopo di s$molare le funzioni cerebrali col movimento per potenziare le capacità mentali e migliorare la postura. Acquisendo bene la tecnica speravano di schiudere la propria mente alla conquista di strumen$ idonei per cambiare a!tudini e comportamen$ scorre!..e quindi migliorare. L’obie!vo era veramente notevole ed erano consapevoli delle difficoltà, ne era convinta principalmente Chiara, che ripeteva il corso per la terza volta. anteprima
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Non si sen$va, tu"avia, per niente in imbarazzo ad essere una “ripetente” in quanto tu"e le volte tornava a casa felice come una Pasqua e piano piano qualcosa in lei cambiava, migliorava la sua memoria come il suo umore, si sen$va più coerente con quello che faceva e quello che pensava e camminava più dri"a. Come spesso succede quando si incontra una persona per la prima volta con cui si condivide, oltre ad un percorso di crescita, la casa dove si mangia e si dorme, in poco tempo le due donne, sapevano tu"o l’una dell’altra tanto da dare inizio ad una bella amicizia basata sulla reciproca simpa$a. A questo si aggiungeva la confidenza e la comprensione delle sofferenze vissute da entrambe nel passato, come la difficoltà di capire i cambiamen$ della vita e delle persone con le quali si hanno for$ legami affe!vi. Chiara e Mery avevano in comune anche la stessa volontà e il medesimo impegno ad essere felici e a diffondere felicità, malgrado la consapevolezza della propria vulnerabilità, con la quale convivevano da sempre. La cosa più straordinaria fu quella di scoprire che entrambe si occupavano per professione dello stesso problema umano: aiutare le persone con demenza e deficit neuro-cogni$vi ed i loro familiari o care gyver in associazioni di volontariato. Incredibilmente, oltre a fare il seminario insieme, confidarsi le loro pene, come sorelle separate e ritrovate dopo una vita, si scambiarono con interesse le informazioni su ciò che facevano in ci"à diverse. Chiara ascoltava a"entamente Mery che la illuminò sui nuovi metodi usa$ nella ges$one dei pazien$ affe! da demenza. Così venne a conoscenza di strumen$ alterna$vi a quelli adopera$ da anni nel centro dove lavorava per aiutare non solo i pazien$ che necessitano di s$moli neuro- cogni$vi, ma anche per sostenere il care gyver. La meraviglia fu anche di Mery quando le disse: “Ma come fai a non conoscere Le!zia Espanoli e lo yoga della risata?” a cui prontamente Chiara rispose: “La voglio conoscere e se l’Universo ci ha fa"o incontrare ci sarà un mo!vo… non credo alle coincidenze...” 6
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CAMBIAMENTO
Non erano finite infa!, le coincidenze, così a giugno Chiara ed un’altra collega dell’associazione dove prestavano servizio, furono iscri"e d’ufficio ad un seminario di una giornata, il SENTE- MENTE EXPERIENCE, organizzato e tenuto proprio da Le$zia Espanoli. Avevano finalmente l’opportunità di conoscere di persona la grande innovatrice sulla ges$one dell’anziano fragile e, finalmente, Chiara comprese ed approfondì il Sente-mente e la ricaduta posi$va sulla qualità del suo lavoro. Cominciò in questo modo, a"accata al PC, a fare ulteriori ricerche su Le$zia Espanoli e su tu"e le terapie non farmacologiche della demenza, per poi organizzare incontri con le altre operatrici del centro allo scopo di diffondere le nuove acquisizioni. Insieme alla geriatra, neurologa, assisten$ sociali, educatrici e psicologhe, Chiara partecipò alla programmazione dei corsi forma$vi ed informa$vi futuri per divulgare le nuove strategie nel campo della demenza. La ma!na del suo primo seminario con Le$zia si concluse così velocemente che Chiara non si accorse del tempo che passava, e questo grazie agli argomen$ tra"a$ e agli esercizi coinvolgen$ che venivano esegui$, da soli o con un partner. Chiara era abituata da tempo a questo $po di esplorazione personale: capire le proprie emozioni quando si guardano gli occhi del vicino sconosciuto, quando gli si da la mano o si balla con una persona appena incontrata in quel posto. I partecipan$ furono invita$ a focalizzare l’a"enzione sulla respirazione, su come di solito si ignorano le funzioni vitali del proprio stupefacente organismo, tanto da respirare superficialmente, introducendo con l’inspirazione una rido"a quota di ossigeno ed eliminando non completamente l’anidride carbonica con l’espirazione. L’innovazione del grande proge"o è semplice quanto rivoluzionaria: vogliamo aiutare davvero le persone affe"e da demenza? Allora impegnia7
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moci seriamente… prima di tu"o miglioriamo noi stessi! Che vuol dire? Vuole solo dire che se non ci si conosce, se non si comprendono le proprie emozioni e comportamen$, come si fa a riconoscerli in quelli che ci stanno vicino?… familiari, pazien$, colleghi, amici ecc. Chiara aveva capito da tempo che quella era la strada giusta, centrata sulle proprie reazioni emo$ve, sulle sue paure e fragilità per scoprire le proprie risorse. Poteva sembrare un processo complesso all’inizio, ma in realtà bastava incominciare e sopra"u"o esserne convin$. Si ripeteva nella mente: “Devo focalizzare l’a"enzione su chi sono, cosa faccio, come mi comporto con le persone, come vorrei che si comportassero le persone con me se fossi in difficoltà, come i pazien! con demenza fin dall’esordio di questa mala%a”. Ecco che nel corso del seminario viene s$molato l’orgoglio personale, invitando tu! ad essere un professionista migliore, a non cadere nella rou$ne stanca di un lavoro avvilente, per non essere inclusi nella lista nera degli operatori sanitari che non rispe"ano gli anziani fragili, sfogando su di essi le proprie frustrazioni. Vengono illustrate molte delle ul$me ricerche scien$fiche che dimostrano come il paziente con demenza non perda la coscienza, anzi sa perfe"amente chi è e chi era… solo che gli mancano le parole per esprimersi e confonde i termini nelle domande e nelle risposte. Allora bisogna fare di tu"o per decodificare i suoi comportamen$ “speciali”, evitando di chiamare disturbi comportamentali tu! i segni che il paziente adopera per comunicare con noi. Se urla e si agita non vuol dire che necessariamente va sedato in ogni modo, ma si deve cercare la causa di questo comportamento, che il più delle volte deriva da un dolore insorto in qualche parte del corpo, che lui non sa dire. Può essere dovuto a un mal di pancia per la s$$chezza, frequente in queste persone, o ad un dolore osseo per l’artrosi o la postura coa"a, o altre cause da ricercare visitando il paziente per scoprire l’origine e la sede del dolore. 8
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Nella sua mente e nel suo cuore Chiara approvava e condivideva il conce"o espresso da Le$zia e da altri: “Se voglio cambiare il mondo devo prima cambiare me stessa!” Si soffermava, pertanto, ad osservare i suoi comportamen$, chiedendosi fra sé e sé: “Sono veramente cambiata negli ul!mi mesi, o meglio nell’ul!mo anno? Direi proprio di si e mi piaccio di più, sono soddisfa"a di come impiego il mio tempo, ora che sono in pensione, con!nuando a viaggiare in paesi sconosciu! e in nuove esperienze di vita”. Aveva capito in che modo le varie paure nascoste nel suo inconscio le avessero provocato una grande sofferenza, tanto da ridurre la sua energia vitale, proprio per questo si era ammalata e non aveva più voglia di vivere. Finalmente, con consapevolezza, decide di ado"are un comportamento funzionale, sorridendo a tu"e le evenienze, per me"ere in equilibrio il cuore ed il cervello. Cominciava ad elaborare solo pensieri felici e interrompeva gli abituali a"eggiamen$ improdu!vi e nega$vi, sme"endo di pensare alle delusioni del passato e alla mancanza d’amore in famiglia. Gradualmente è davvero cambiato il suo mondo e la sua vita, ma si è sopra"u"o modificato il modo di osservare gli even$, liberando la mente dal giudizio. Vis$ ques$ risulta$ Chiara decise di concedersi un premio, che non si era mai permessa prima, con la gius$ficazione del tempo che mancava e dei soldi che si spendevano. La consapevolezza della sua felicità da cercare anche nelle cose che più le piacevano, le fece scegliere un favoloso viaggio nel Ladakh, sull’Himalaya, de"o anche il piccolo Tibet. In questo luogo speciale Chiara ha lasciato fluire liberamente tu"e le emozioni venute a galla, diro"andole nell’Universo per essere trasformate in energia pura e consapevole. Ritornata casa il primo pensiero fu quello di riconta"are Le$zia, Mery e le altre colleghe per organizzare i prossimi incontri. 10
FUORI DAL TUNNEL
FUORI DAL TUNNEL
E
ra già il terzo giorno di as$nenza per loro tre che insieme ave-
vano deciso di farla finita con le droghe, l'alcol e le medicine, trovate in quel luogo dimen$cato da Dio, ma non dal Dipar$-
mento Sperimentale di Comportamento Psico-Sociale. Il Ministero della Salute, in accordo con tu"e le facoltà di Medicina del Paese, voleva da$ sta$s$ci cer$ per poi diffonderli in tu"o il mondo e proporre il nuovo metodo sperimentato per la guarigione dalle dipendenze. Al contrario di tu! gli altri metodi no$, questo ul$mo ado"ato non prevedeva sempre controlli visibili da parte del personale medico o paramedico, né venivano usa$ seda$vi o farmaci di altro genere. I pazien$ venivano lascia$ da soli a sperimentare le difficoltà, il disagio, il dolore, la rabbia e le altre emozioni nega$ve. Sapevano di non essere controlla$, che dovevano sfidare se stessi e che ogni azione da loro fa"a ricadeva so"o il libero arbitrio. Dovevano decidere momento per momento cosa scegliere: con$nuare prigionieri della dipendenza con pochi sprazzi di felicità ar$ficiale o assumersi finalmente la responsabilità della loro vita, sapendo che la felicità non dipendeva dalle “sostanze”. Avevano superato il primo giorno con grande sofferenza, non solo per le reazioni del corpo, quanto per la ca!veria del loro comportamento, giunto fino alla violenza fisica. anteprima
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A guardarsi adesso ridevano come pazzi per come avevano rido"o i loro corpi: ematomi e graffi dappertu"o, viso ancora tumefa"o e lividi di colore diverso sulla schiena. Tre amici per la pelle fin dalla nascita, cresciu$ nello stesso quar$ere, provenien$ da famiglie di diversa estrazione sociale, ma che avevano in comune la confli"ualità e l'anaffe!vità, venu$ su senza amore materno né senso di appartenenza. Supera$ gli anni delle elementari si erano ritrova$ nei lunghi pomeriggi invernali da soli ad affrontare la tempesta adolescenziale, l'assenza affe!va dei genitori, l'o"usità degli insegnan$ e l'aggressività dei venditori di sogni. Era stata l'esperienza più bella condividere insieme la perdita della connessione con la realtà e viaggiare in un altro mondo parallelo. Bastava star fermi dopo aver assunto quel fantas$co ritrovato chimico, di volta in volta diverso, liquido o compresse, capsule o polvere, per godere di un immediato e straordinario benessere. Si quietavano subito l'irrequietezza psicofisica, l’insoddisfazione del vivere e sopra"u"o il senso di non valere e di inadeguatezza, finalmente non si sen$vano più inu$li e senza speranza futura. Il suo nome era Stella e le calzava bene per la bellezza e la luce che emanava al suo passaggio. Minuta nei lineamen$ perfe! del viso, in cui fiammeggiavano grandi occhi azzurri tenden$ al grigio, aveva una lunga e folta chioma di capelli neri, lega$ o intreccia$ sulla nuca. Non molto alta, ma con lunghe gambe ben tornite su un fisico statuario, era diventata senza volere il capo della piccola banda, nata quando erano ancora fanciulli, cresciuta spontaneamente nel tempo e priva di programmi e di obie!vi. I due amici erano entrambi innamora$ di lei, che li amava contemporaneamente, senza alcuna malizia o gelosia se a volte le manifestazioni affettuose non erano equamente distribuite. 14
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FUORI DAL TUNNEL
Il più alto e muscoloso si chiamava Ma"eo e, al contrario delle apparenze, non era aggressivo. Biondo con gli occhi verdi, aveva un viso quasi quadrato sormontato da un naso dri"o e ben fa"o, che nel complesso gli conferiva un'aria nobile. Buono d'indole, era sempre pronto a credere a tu"o e tu!, con risulta$ deluden$ quando si rendeva conto di come gli altri lo raggirassero facilmente, approfi"ando della sua buona fede. Il terzo amico, Luca, moro con capelli e occhi castani, non molto alto, aveva un fisico asciu"o ed era il cervello del gruppo, da cui gli altri si aspettavano le decisioni importan$, benché fosse Stella a confermarle. Con una prodigiosa mente matema$ca, dono naturale, riusciva a fare operazioni di ogni $po velocemente ed era intui$vo nel prevedere gli even$, ma lasciava volen$eri l'ul$ma parola alla sua amica, per farle capire quanto la tenesse in considerazione. Insieme loro tre stavano bene ed erano felici quando riuscivano a dormire nello stesso le"o la no"e, perché abbraccia$ ritrovavano l'amore perduto nell'infanzia ed il calore di una famiglia mai avuta nella realtà. Questa consuetudine era stata acquisita da tempo per difendersi dalle paure notturne tu"e le volte che i genitori erano assen$ da casa per mo$vi vari, spesso per egoismo e completo disinteresse dei figli. Si erano rotola$ giù per quel pendio erboso, il secondo giorno d'as$nenza, per almeno un'ora, sperimentando prima l’incoerenza dei pensieri e subito dopo la sconnessione dei movimen$ corporei rispe"o al proprio schema mentale, sopratu"o ad occhi chiusi quando avevano la percezione di spostare le gambe ed il tronco verso destra mentre al contrario rotolavano a sinistra. Poi sopraggiungeva la ne"a impressione di un corpo leggero e fluido, pronto a volare nell'azzurro infinito del cielo senza alcuno sforzo, per questo cercavano con lo sguardo un punto sospeso nel vuoto da dove decollare, per fortuna la spossatezza marcata impediva loro di me"ersi in piedi. anteprima
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IL VIAGGIO AD ATENE
IL VIAGGIO AD ATENE
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ederica si alzò molto presto quella ma!na, anche se l’aereo per
Atene par$va alle 9,30, ma c’erano ancora tante cose da fare, oltre a completare la valigia. Voleva lasciare l’appartamento in
ordine, controllare finestre e balconi, fare la doccia, chiudere la valigia con le ul$me cose, esaminare il contenuto dello zaino per escludere liquidi o altre cose vietate al controllo bagagli e poi aspe"are il taxi alle 7,30. Faceva tu"o con precisione,anche la colazione nei tempi previs$, era però in leggera apprensione per quella novità incredibile che l’a"endeva: andare ad Atene per la prima volta, cioè realizzare un sogno che aveva fin dall’età adolescenziale e rivedere i suoi amici dopo oltre 20 anni. La Grecia per lei rappresentava la terra tanto amata, senza averla mai conosciuta, sognata nei can$ di Omero e nello studio del greco an$co, os$co ma piacevole, esplorata solo a"raverso le parole delle amiche e degli amici di origine greca con cui aveva vissuto per un periodo della sua vita universitaria, durante il quale aveva imparato qualche parola oltre che assaporato le pietanze elleniche. Terra amata anche grazie all’amore per uno degli amici greci incontran$ durante il percorso di studi, mai dimen$cato ed in seguito ritrovato ad un congresso europeo a Vienna. Programmare il viaggio per Atene non era stato affa"o difficile, per la semplicità e la velocità di decisione nell’acquistare un volo online, andata anteprima
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e ritorno, tre mesi prima della partenza. Era stata a"ra"a da una pubblicità di vacanze invernali, ma non nelle solite mete alpine con tanta neve, ma in luoghi speciali al mare, d’inverno più invitante per lei. Atene non era una delle mete suggerite dalla pubblicità, ma a Federica parve un’idea o!ma prenotare ad un prezzo veramente conveniente le vacanza natalizie in Grecia, dove pregustava un Natale ed un Capodanno fuori dal comune, in un luogo magico per lei. Da un po’ di tempo si lasciava fluire nelle acque della vita senza il minimo sforzo, acce"ando ogni novità compresi gli imprevis$ e mutamen$ di ro"a, pertanto in quel periodo par$colare, con$nuava a non ostacolare i cambiamen$ né si amareggiava per le contrarietà incontrate. Il suo mo"o era da qualche tempo “Non aver paura! Vai sempre avan! fiduciosa”, dopo anni vissu$ in ansia per qualsiasi cosa riguardante anche i familiari. A ripensarci, seduta all’aeroporto in a"esa di imbarcarsi, sembrava che il des$no le avesse preparato tu"o con estrema disinvoltura per permetterle questo viaggio, senza ripensamen$ né $mori! Biglie"o super economico, amici greci disponibili ad ospitarla da subito per tu"o il tempo che voleva, velocità nella decisione di cosa portare e nella preparazione della valigia e formalità burocra$che superate senza sforzo in meno di 10 minu$. Si sen$va spinta a questo viaggio dal Creato medesimo, come se le dicesse in un orecchio:”Segui il flusso, par!, vai, il vento ! porterà ad Atene!” Malgrado tu! ques$ segnali posi$vi, nel cuore di Federica si era insinuata una certa ansia: ”Riuscirò a fare tu"o? Ci saranno imprevis!? Ma cosa sto facendo? Non è meglio stare tranquilla a casa, senza modificare la rou!ne delle abituali vacanze natalizie?” Per fortuna le ritornavano in mente le feste natalizie degli ul$mi anni, l’infelicità di trascorrere il Santo Natale con familiari senza amore, accanto 32
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IL VIAGGIO AD ATENE
a chi aveva distru"o l’unità familiare che ricostruiva in apparenza solo nelle feste comandate. Non voleva sen$rsi più così ipocrita da assecondare una tradizione senza senso né religione e passare gran parte del tempo in cucina a preparare pia! natalizi facendo finta di essere uniformata sull’onda della loro normalità. No, quest’anno vuole sperimentare un Natale diverso, semplice, con esseri umani sinceri, senza apparenza né ipocrisia, vuole dare e ricevere gli auguri di felicità e di rinascita all’amore in una terra lontana, ma vicina alla sua anima, “Quest’anno si segue il flusso” decreta senza più ripensamen$ Federica. Valuta posi$vamente la possibilità di sperimentare un Natale alterna$vo ed un Capodanno inconsueto, senza le grandi adunate e abbuffate familiari passate da una casa all’altra, ingurgitando quintali di cibo, in prevalenza dolci, per mi$gare l’amarezza del vivere in quella maniera, simulando un’allegria inesistente e facendo finta di essere felici tu! insieme, riuni$ a festeggiare la nascita del Salvatore. Si considera, d’altra parte, normale se poi alla mezzano"e Santa nessuno ha voglia di andare a Messa, perché infiacchi$ dalle abbondan$ libagioni o strega$ dai giochi da tavolo che abitualmente si fanno in quel periodo. A tali consuetudini Federica è avvezza fin dall’infanzia, ma avverte che queste non sono più le sue priorità né le necessità della sua anima, non può più essere la persona che gli altri si aspe"ano e non vuole più far parte della mischia dei suoi familiari. Le sembra un clan in cui tu!, pur non condividendo le scelte altrui, cri$cate alle spalle, né provando for$ i legami di sangue, sono allinea$ in un comportamento standard, tendente al quieto vivere, benché insincero. La sua onestà morale ed intelle"uale le ordina di prendere le distanze da ques$ comportamen$, camuffa$ da tradizioni familiari come rituali da ripetere anno dopo anno per onorare la memoria dei genitori, ormai da tempo decedu$. anteprima
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Tali conclusioni finali, considerate posi$ve da Federica, sono maturate dopo anni di crisi in cui la vita le aveva fa"o assaporare la fragilità del corpo e dell’amore coniugale. Un cancro all’improvviso può cambiare la prospet$va del futuro di un essere umano e anche se le terapie affrontate indeboliscono il fisico, spesso for$ficano lo spirito e fanno luce dove prima era nebbia e oscurità. Allo stesso modo si impara che amando veramente sé stessi si può sfidare il futuro e superare gi ostacoli, così sembra paradossale, ma si ringrazia chi ci fa del male e ci costringe a guardare meglio le priorità della nostra vita. Voleva con$nuare a vivere ricercando la sincerità, non voleva più ascoltare bugie da nessuno e finalmente fare a meno delle apparenze e della paura del giudizio del mondo. L’ipocrisia della sua famiglia d’origine che pretendeva da sempre il sangue dai consanguinei senza dare comprensione né amore, i numerosi tradimen$ coniugali considera$ abituali e superabili sempre, in nome dell’unità familiare, e da ul$mo la ribellione del corpo a"raverso la mala!a, le avevano fa"o intuire il distacco della sua anima da esso, per la dissonanza di vivere senza amore. Aver trascurato le esigenze del suo spirito che andavano oltre il mondo terreno, da sempre proie"ato nell’immortalità, aveva creato un forte disequilibrio in Federica che era sfociato in una mala!a neoplas$ca, per fortuna interce"ata in tempo u$le per arrestarne la crescita. Fa"e queste riflessioni si rese conto di essere in fila per scendere dall’aereo: era giunta a des$nazione! Benché le condizioni meteorologiche fossero cri$che per il forte vento e la pioggia ba"ente, Federica era felice come una bambina giunta finalmente a casa. Nel suo cuore si erano risveglia$ ricordi ed emozioni ancestrali che non sapeva di avere, e le sembrava tu"o familiare. Riconobbe subito i suoi amici che l’aspe"avano in aeroporto, Giorgio un po’ invecchiato e Alexia sempre sorridente, che l’abbracciarono subito. 34
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LE NOSTRE PAURE
LE NOSTRE PAURE
Q
uel lunedì, alle ore 8,30, Francesca a"endeva con ansia l’inizio
del seminario se!manale, dal $tolo importante quanto im-
pegna$vo: “Percorso di vita: liberarsi dalle paure mediante la
consapevolezza ” inserito nel master di Terapia olis$ca, che frequentava da quasi due anni. Le se"e paure arche$pe di ogni essere umano, da affrontare durante la vita, le aveva studiate a fondo Francesca, e le risuonavano bene dentro avendole sperimentate più o meno tu"e: negazione di sé, auto-sabotaggio, mar$rio, testardaggine, avidità, superbia e impazienza.1 Pensava alle difficoltà da affrontare giorno per giorno, insieme ai compagni e alle compagne di questo strano viaggio in sé stessi, per scoprire le paure nascoste nell’inconscio, responsabili del loro comportamento disfunzionale, orientato alla difesa o al controllo. “Difesa della propria vita e controllo degli altri che minacciano la nostra vita.. ”, rifle"eva fra sé e sé Francesca, “Ma qui non siamo in guerra, in defini!va!”. Questa vocabolo “guerra” provocò all’istante un tumulto nella sua mente e nel suo cuore, cara"erizzato da pensieri contrastan$, dubbi senza realtà, ansia immo$vata ed emozioni nega$ve che la facevano stare male. Come in un film, si vide legata ad un albero, in mezzo alla foresta, sola ed indifesa, alla mercé delle belve del luogo, abbandonata da chi aveva anteprima
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INFRANGERE LE PAURE
l’obbligo di difenderla, rivelatosi un carceriere senza cuore nel periodo della sua mala!a. Non era solo la paura degli animali feroci che la terrorizzava, ma la tormentava il suo pensiero, ricordandole incessantemente gli errori fa!, come la sprovvedutezza e la fiducia concessa per anni all’unica persona da cui avrebbe dovuto stare in guardia. Incatenata a quell’albero non sen$va né il freddo né il caldo, nemmeno il vento, che di no"e è più gelido,. ciò che la faceva stare davvero male era la sua mente. Come un giudice implacabile la sua ragione valutava di con$nuo, senza clemenza, ogni sbaglio commesso nel passato. Acce"are i soprusi e gli abusi dalla persona amata, la mancanza di coraggio di andare via da quella vita infelice e perseverare per anni con la gius$ficazione di tenere unita la famiglia, le avevano tolto la serenità e potenziato le paure nascoste. Per questo Francesca acce"ava quella condanna, convinta che fosse la giusta punizione per i suoi errori: morire di sten$, senza bere né mangiare, legata ad un albero nella foresta, disperata, dove nessuno poteva salvarla, in balia delle belve e degli agen$ atmosferici! Quest’incubo la perseguitava ormai da troppo tempo, sopra"u"o di no"e! Basta! non deve più pensarci, adesso poi ha altro da fare: finire di prepararsi, controllare che la suoneria del cellulare sia muta, infilare la tuta da ginnas$ca e le calze corte, legarsi i capelli e prendere la bo!glie"a dell’acqua. Si guarda per l’ul$ma volta allo specchio, facendosi un sorriso forzato: “Dai che ancora hai un bel sorriso… vai! C’è tempo per la den!era..” si dice da sola. Francesca raggiunge rapidamente gli altri nella grande sala della scuola, al secondo ed ul$mo piano di una vecchia costruzione, quasi isolata sull’Appennino tosco-emiliano, circondata da molto verde con degradan$ colline e qualche cima più alta. 44
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LE NOSTRE PAURE
Le ampie finestre, presen$ su tre delle qua"ro pare$ della sala e l’abbaino sul te"o, riempivano gli occhi col quel gradevole paesaggio naturale, creando uno stato di armonia e di equilibrio nello spirito inquieto di Francesca, da molto tempo in cerca di pace. Osservava, perdendosi nel tempo, gli al$ alberi sui mon$ della piccola vallata, che delineavano un orizzonte irregolare ed un cielo azzurro limpido, ma disomogeneo per la presenza di alcune nuvole bianche, soffici come il cotone, in movimento rapido, come se avessero fre"a. Si chiedeva dove fossero dire"e quelle nuvole fre"olose ed un vocina interiore le rispondeva: “Vanno verso l’altro emisfero, guardale ora perché non ritorneranno più”. Ed ecco nuovamente un pensiero improvviso le suggerisce: “Vola leggera su una di quelle nuvole, così da andare via, lontano ed in fre"a, sparire da questo emisfero dove non c’è pace”. La paura di un domani senza amore, senza più le abitudini quo$diane e con il $more del progredire della sua mala!a o della comparsa di una nuova mala!a, faceva desiderare a Francesca di tagliare la corda, sperando di ritrovare la serenità una volta par$ta defini$vamente dal suo paese. Sapeva bene, tu"avia, che pur andando altrove, non si sarebbe allontanata mai da sé stessa e dalla sua mente, che con$nuava a ripetere gli stessi pensieri e a produrre le stesse paure. La musica, sapientemente scelta dalla maestra-guida, nel fra"empo si diffondeva nella stanza e nell’aria, faceva muovere tu!, rigorosamente senza scarpe e ad occhi chiusi, in una danza libera per sciogliere le tensioni dei muscoli contra! dall’angoscia di non sapere come vivere sereni. Il gruppo di esploratori del proprio “io” aveva deciso di trovarsi in questo luogo, tu! insieme, per condividere il lavoro di questo seminario, uni$ ad affrontare il percorso di consapevolezza con l’obie!vo di spianare la via verso la felicità. Sono esorta$ dalla guida ad abbandonare, almeno per oggi, tu! i $mori, imparando che possono farlo e non solo adesso. “Sorridete e anteprima
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con!nuate a ballare al suono di questa musica speciale, ognuno col proprio ritmo” consiglia la maestra. Ad occhi chiusi Francesca vede, come in un flash, una bambina smarrita nella sua grande casa, rimasta vuota, dove spera di trovare la nonna o la mamma in cucina, ma quale amarezza scoprire la casa abbandonata e depredata di ogni cosa, solo caos e solitudine… Capisce di essere sola e invece di rifle"ere sul da farsi, si lascia sopraffare dalla paura, dal panico. Resta muta e perde la cognizione del tempo e dello spazio …. È forse morta? Sta per morire? Il panico aumenta …Improvvisamente un fruscio la riporta alla realtà! Senza capire da dove siano entra$, tan$ palloncini colora$ riempiono rapidamente la sala, sono talmente fi! che all'istante tu! fanno fa$ca a muoversi, nessuno può ballare liberamente e anche la respirazione è diventata difficoltosa. I palloncini, di fa"o, hanno il potere di tenere prigioniere le persone in quella condizione! Intasano ogni spazio e sono mul$colori: viola, come i lividi sul corpo quando si cade o se qualcuno usa violenza su chi è fragile e non sa difendersi. Blu, come il cielo prima di diventare completamente nero, a tarda sera. Rosso, come il sangue quando scorre abbondante dalle ferite senza fermarsi, se nessuno presta soccorso. Giallo, come il sole accecante e talmente caldo da us$onare la pelle. Verde, come i pra$ in primavera, allieta$ dai colori dei piccoli fiori che si aprono al sole e muoiono al tramonto. Azzurro, arancione, rosa e anche palloncini bicolore, nero con area centrale azzurra, bianco con strie nere, colori abbaglian$ e anche… opachi. Francesca, inquieta e incuriosita, guarda gli strani palloncini, numerosi, invaden$, che dota$ di moto proprio, raggiungono le travi scure del soffi"o. Appare chiaro a tu! quanto la vita sia ostacolata e minacciata dalle innumerevoli forme di paure, qui contenute nei singoli palloncini, apparen46
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LE NOSTRE PAURE
temente innocui, di colori vari, dota$ di energia propulsiva malsana, al punto che quando si avvicinano troppo fanno perdere l’equilibrio. I partecipan$ che stavano danzando con la testa fra le nuvole, sono respin$, spintona$, sposta$ nel poco spazio libero e non riescono più a muoversi, soffiano invece di respirare e possono solo stare sedu$. Ques$ palloncini par$colari li costringono ad una posizione coa"a, come se volessero proteggerli da precipizi mortali o da annegamen$ in acque paludose, esisten$ solo nel mondo interiore di ognuno, come le paure, così for$ da bloccare il respiro. Per questo si trovano tu! in questo luogo, per capire ciò che è nascosto ed ancora non affiorato dal proprio mondo inconscio, responsabile di comportamen$ infelici e dolorosi, non solo per essi stessi, ma anche per le persone a cui vogliono bene. Comportamen$ ben maschera$, trasforma$ in virtù come la prudenza o la saggezza, per nascondere la paura di ciò che non si vuole affrontare. Francesca guarda il soffi"o e stupita scorge palloncini ovunque, annida$ perfino negli anfra! fra le travi scure, dappertu"o palloncini colora$, pesan$, ha capito che contengono le paure di tu! i presen$, anch’essi con gli occhi al soffi"o, dubbiosi e preoccupa$. Sanno bene che se con$nuano a convivere con queste paure occulte staranno sempre più male, non andranno da nessuna parte, è peggio che essere mor$, questa riflessione fa"a ad alta voce dalla loro guida li fa sen$re miseri ed impoten$. Allora bisogna decidere insieme di salvarsi, trovare un modo, una soluzione per ridurre la potenza e l’energia del dolore, crea$ dalle tante paure...si può fare di meglio … eliminare per sempre queste malede"e paure!!! Guida$ dalla voce pacata della maestra, sono pron$ ad ascoltare cosa suggerisce per seguire il suo consiglio, non passivamente, ma con consapevole convinzione! La docente li fa disporre in coppie, uno davan$ all’altro in modo da guardarsi negli occhi, profondamente, devono penetrare con intensità uno negli anteprima
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INDICE Primo racconto.
Cambiamento.........................7
Secondo racconto
Fuori dal tunnel ...................15
Terzo racconto
Il viaggio ad Atene ..............33
Quarto racconto
Le nostre paure ....................45
Anastasia Carcello, residente a Bologna, è vice-presidente dell’Associazione di volontariato “Non perdiamo la testa”, che aiuta persone anziane con deficit neuro-cogni$vi e supporta chi assiste ques$ pazien$. Di origine calabrese, dopo gli studi classici, si laurea in Medicina e Chirurgia a Pisa e si specializza in Radiodiagnos$ca e Psicoterapia. Ha prestato la sua a!vità professionale in vari ospedali, prevalentemente a Bologna, dove si è interessata di radio-urologia. Impegnata nella formazione di personale medico e paramedico, è stata docente nel corso post-laurea di Medicina di base della regione Calabria e nei corsi per Infermiera volontaria organizza$ dalla CRI. Di estrazione cris$ana, crede nel sincre$smo religioso, nella tolleranza e nella compassione umana, per cui ha sempre privilegiato il volontariato. Si è sempre dedicata alla scri"ura, u$lizzata come strumento terapeu$co nel riconoscimento delle proprie emozioni e come diario di viaggio alla scoperta di popoli e culture diverse. Ha pubblicato, oltre a lavori scien$fici at$nen$ la sua professione specialis$ca, alcuni raccon$ e poesie e due romanzi “Esperienze ed emozioni” con la casa editrice Aracne nel 2018 e “Anatomia di un suicidio” con la casa editrice Studio Byblos nel 2019.
Finito di stampare Novembre 2019 per conto dello Studio Byblos - Palermo
Studio Byblos Publishing House www.studiobyblos.com
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ANASTASIA CARCELLO
Anastasia Carcello, residente a Bologna, è vice-presidente dell’Associazione di volontariato “Non perdiamo la testa”, che aiuta persone anziane con deficit neuro-cognitivi e supporta chi assiste questi pazienti. Di origine calabrese, dopo gli studi classici, si laurea in Medicina e Chirurgia a Pisa e si specializza in Radiodiagnostica e Psicoterapia. Ha prestato la sua attività professionale in vari ospedali, prevalentemente a Bologna, dove si è interessata di radio-urologia. Impegnata nella formazione di personale medico e paramedico, è stata docente nel corso post-laurea di Medicina di base della regione Calabria e nei corsi per Infermiera volontaria organizzati dalla CRI. Di estrazione cristiana, crede nel sincretismo religioso, nella tolleranza e nella compassione umana, per cui ha sempre privilegiato il volontariato. Si è sempre dedicata alla scrittura, utilizzata come strumento terapeutico nel riconoscimento delle proprie emozioni e come diario di viaggio alla scoperta di popoli e culture diverse. Ha pubblicato, oltre a lavori scientifici attinenti la sua professione specialistica, alcuni racconti e poesie e tre romanzi “Esperienze ed emozioni” con la casa editrice Aracne nel 2018 e “Anatomia di un suicidio” e “Autopsia del Matrimonio” con la casa editrice Studio Byblos nel 2019.
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Euro 14,00
ANASTASIA CARCELLO