PIETRO SCIORTINO

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Dedico questa monografia ai miei genitori Giuseppe e Rosalia. Le persone non si perdono se le hai nel cuore. Puoi perdere la loro presenza, la loro voce, il loro profumo. Ma ciò che tu hai da loro imparato, ciò che hanno lasciato, quello non lo perderai mai...



PIETRO SCIORTINO PITTORE


E-mail: info@studiobyblos.com Sito web: https://www.studiobyblos.com/

Fotografie a cura di: Tony Gentile, Maurizio Ruggiano, Simona Scaduto

Progetto grafico, impaginazione e realizzazione: arch. Alessandra Alagna Cell. 320 6979283 - E-mail: alessandra.alagna2@archiworldpec.it


PRESENTAZIONE

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i fronte alle opere di Pietro Sciortino, a quella polifonica e multicolore parade di personaggi – prostitute, mummie, bambole, Pinocchi – mi è sempre venuta in mente la lettura dell’affascinante saggio di Jean Staronbinski Ritratto dell’artista da saltimbanco1. In questo testo, lo studioso ginevrino propone «una storiografia dell’immaginario privato e collettivo – fra la maturazione dell’estetica romantica e la svolta novecentesca – incentrata sulle maschere, sulle figure archetipiche, sulle immagini visive e mentali prodotte intorno all’universo del circo equestre. […] Una ricchissima riflessione sull’energia metamorfica e iniziatica delle immagini mentali “forti” e dotate di flessibilità mercuriale, come appunto quella del clown [...] estraendo dalle fonti più diverse […] le tracce ancora opache di quel processo di autoidentificazione, che è insieme un’autoumiliazione ironica, una scelta parodistica di esaltare - pur degradandola in apparenza – la propria eccezionalità, un’interrogazione amara – talora aggressiva, talora depressiva – intorno alla natura della propria condizione e del proprio rapporto con la civiltà».2 Anche Sciortino, nella sua rutilante messa in scena pittorica, ci racconta di figure “al margine”. Lo fa quando offre ai nostri sguardi le sue “Venditrici d’amore” ormai disfatte nel corpo e nello spirito, con i volti cadenti, il trucco pesante che nasconde le tracce di antiche bellezze, ma anche quando, con un tratto essenziale che ricorda la semplice intensità del disegno infantile, allestisce i teatrini e le funamboliche danze di Pinocchio e delle bambole adulte, ove l’artista proietta la sua visione del mondo e di sé. Persino le mummie della serie delle Catacombe dei Cappuccini, con i loro abiti ormai troppo larghi per quei corpi ridotti a ossa, divengono le mercuriali protagoniste di una caleidoscopica danza macabra, grotteschi clown della morte sottilmente percorsi dal ghigno di chi già sa come va a finire…. A ciascuno dei suoi personaggi, così come prima di lui

avevano fatto Toulouse-Lautrec o Picasso, Ensor o Daumier, Sciortino affida il compito di prenderci sornionamente in giro, di mettere alla berlina le nostre pretese di comprendere il mondo, ma allo stesso tempo ci dice qualcosa di sé. Come Pinocchio col suo lungo naso anche l’artista cerca un modo per “difendersi” dal prossimo, sostituendo al fioretto di legno del protagonista di una favola il potere magico e immaginifico del pennello. Sciortino è avido di immagini e di storie e sa orchestrarle con abilità mischiando continue citazioni “alte”, in primis il graffiante segno e la feroce fisicità disseccata delle figure di Schiele, con aspetti caricaturali, grotteschi, alternando composizioni asciutte e levigate a debordanti pittoricismi barocchi. Egli ha una capacità tutta palermitana di inframmezzare il riso al pianto, il dramma e la risata, attribuendo al disegno e al colore un potere quasi catartico. Allo stesso modo alterna il sacro delle icone e degli angeli alla smaliziata e vorace fisicità delle sue belle di notte o all’ingenua fissità delle sue bambole. Tutti questi personaggi sono maschere, attori ad alto potenziale allegorico che osservano la realtà e la sublimano nel sogno, nella preghiera, nel racconto o nell’aneddoto, rappresentando un antidoto al dramma stesso dell’esistenza. Rifugiarsi nella preghiera, nella contemplazione, nel gioco o nel sogno, nella favola o nell’eros...questa la ricetta che Sciortino sembra suggerirci per affrontare la vita. Ma preghiera, estasi, amore, sesso, sogno o favola devono sempre essere a colori, a tinte forti e allegre, decorate e visivamente seducenti, all’insegna di un edonismo visivo che pare essere la vera cifra stilistica dell’autore… perché una vita a colori è pur sempre vita… per il grigio e il nero c’è sempre tempo… Marina Giordano 1

Jean Starobisnki, Portrait de l’artiste en saltimbanque, Skira 1970, Ed. It. 1984, Bollati Boringhieri, ristampa 2002. 2 Corrado Bologna, Introduzione, in J. Starobinski, Op, Cit., p. 22.

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IL MONDO INCANTATO DI PIETRO SCIORTINO: FAVOLE PITTORICHE TRA MEMORIA, ARCHETIPI E SCOPERTA DEL SÈ

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uesta monografia racconta il percorso di vita di Pietro Sciortino, un poeta, un ricercatore, un uomo che traspone nella sua arte i grandi interrogativi della vita (chi siamo?, da dove veniamo?, dove andiamo?) con la purezza e l’autenticità di un bambino che lungo il sentiero non dimentica di cogliere la meraviglia del quotidiano. In fondo la vita cos’è se non un percorso: su questa via alcuni sanno dove andare, altri si sono persi e altri pensano di potere rimanere fermi in un’oasi fatta di pensieri ordinari, rassicuranti, confini certi. Ma aimè sappiamo questa è solo un’illusione che crollerà quando la vita, attraverso i suoi scossoni, a un certo punto sgretolerà in parte o del tutto la nostra bella costruzione. Il percorso che a Pietro Sciortino interessa raccontare è quello del cercatore che non si accontenta delle risposte degli altri ma sperimenta, affronta ostacoli, paure, cresce e alla fine del suo percorso può conquistare il suo tesoro. È il “percorso di identificazione” di cui parla Carl Gustav Jung che porta ogni uomo a scoprire quelle parti di sé che non sono altro che la propria essenza soffocata dall’educazione e dalle convenzioni. Pietro attraverso le sue fiabe pittoriche narra se stesso: dà vita a personaggi, icone, oggetti che appartengono al suo passato, al suo presente e vengono attualizzati con una sensibilità profonda che fa sì che ogni elemento della composizione, a prima vista ludico, diventi portatore di vari livelli di significati che attingono alla memoria collettiva e in cui l’osservatore si identifica, rimanendone affascinato, come da bambini si rimane incantati ascoltando le favole. I suoi personaggi sono emblema di ciò che popola il suo animo, metafore viventi di memorie, emozioni, pensieri ma anche dubbi, incertezze, domande sul senso stesso dell’esistenza. Mette in scena un mondo fatto di idoli ingenui sfruttando il valore catartico e didattico della favola. Al di sotto della superficie delle

nostre vite quotidiane esiste infatti uno strato della vita psichica dove gli eventi scorrono proprio come nelle fiabe, i grandi miti partono e si sviluppano proprio a partire da tale livello per poi ridiscendere nuovamente nel profondo dell’inconscio e trasformarsi in fiabe. Nelle fiabe non è strano ritrovare questo percorso: si parte da uno stato in cui la vita del protagonista scorre tranquilla, poi questo equilibrio viene scosso da eventi che portano a una crisi e tutto sembra perso fino a che non interviene qualcosa che provoca una rinascita, e fa si che da quel momento il nostro eroe cominci una nuova vita, ma questa volta più forte e soprattutto consapevole. Il Pinocchio di Pietro Sciortino, nasce in maniera autobiografica, e poi viaggia, incontra persone, fa esperienze di vita, interpreta miti e leggende antiche e tutto ciò lo rende infine un adulto anche nella fisionomia; cosa che non significa smettere di porsi interrogativi o di essere curiosi ma vivere senza perdere mai il proprio centro di gravità permanente, la propria individualità e la consapevolezza di Sé. E sbaglia chi pensa che il naso lungo e appuntito di Pinocchio rappresenti le sue bugie: per Pietro Sciortino non è altro che la spada con cui ognuno di noi ogni giorno affronta la vita. Il Pinocchio delle sue favole pittoriche, non viaggia mai da solo ma è sempre circondato da oggetti simbolici tratti dalla sua memoria, stoffe, giocattoli, dischi in vinile, etichette, libri conservati come in una soffitta e poi riportati in vita con grande sapienza tecnica. Il dettaglio racconta il suo amore per il disegno, il colore l’intensità dei suoi sentimenti, la luce dà vita ai suoi personaggi: Pinocchio ormai adulto sembra infatti sul punto di uscire dalla tela ed entrare nel nostro quotidiano. E magari e già così e non ce ne siamo accorti, ma Pietro sì. Alessandra Alagna

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CASE DI TOLLERANZA Le Venditrici d’Amore (1987-1991)


Dieci, venti, trenta persone… Tutti ridono, giocano, scherzano e si divertono anche. Improvvisamente sento il bisogno di uscire dal gruppo ma fisicamente rimango lì, il sorriso sulle labbra di chi sta partecipando alla festa, come chi ride, chi gioca e si diverte anche. Pietro Sciortino

Tutte le opere di questa collezione sono realizzate con la tecnica della tempera e acquerelli su cartoncino. Le dimensioni variano da cm 70x50 a cm 100x70.

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Serie “


CASE DI TOLLERANZA LE VENDITRICI D’AMORE

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li aspetti peculiari che caratterizzano il lavoro di Pietro Sciortino sono quelli che derivano, in questa occasione, dalla scelta tematica riferita ad uno status o alla condizione particolare della venditrice d'amore, quella dalla prestazione legalizzata e praticata tempo fa nei pubblici postriboli; nonchè dal modo di rendere pittoricamente la sua figura con accenti positivamente ironici, caricaturali, quasi a volere riscattare la degradazione del suo ruolo e restituirla così ad una sua, dignità di donna. Le "case di tolleranza", come si chiamavano allora, dove gli uomini inseguivano - secondo una considerazione della nota regista Lina Wertmuller - "l'antico sogno erotico dell’harem", costituiscono la naturale ambientazione della meretrice ("operatrice sessuale", come si dice oggi con aggiornato e più ipocrita eufemismo), di cui Sciortino ricrea atmosfere e atteggiamenti in una figurazione nè compiaciuta ne di maniera, ma gustosamente alterata nei tratti sino a rasentare il grottesco fatto di un'ironia smaliziata e gradevole. Discinte o rivelate nelle nudità degli attributi corporei visivamente più "tattici" (e sensitivamente più "tattili"), le “filles de joie”, come le definì lo scrittore Mario Soldati, degne d'amore, di studio, di storia e intelligenti, acquistano in tal modo, nelle raffigurazioni di Sciortino, il pregio di un'insolita iconorafia femminile priva di ogni distorsione lasciva. Esiti di una pittura, dunque, che alle gradazioni e tonalità dei colori chiede la creazione di atmosfere volte a denotare la specificità del luogo, la sua differenza; e alle immagini di donne che vi abitano, le referenze “professionali” dei loro atteggiamenti e delle loro accattivanti posture. Languidamente sdra-

iate su soffici divani variopinti; sedute o erette nelle loro "caricate" sporgenze, queste donne-mercanzia delle case del piacere di una volta, pur volutamente private di ogni grazia muliebre, rivelano tuttavia nelle proposizioni di Sciortino - una loro sottesa malìa, una sottile fascinazione erotica dovuta anche agli elementi floreali e ariosi dell'abbigliamento, alle sinuosità delle loro fogge. Su fondi scuri, verdi densi, bianchi, grigi omogenei o sfumati, rossi tenui, si stagliano così questi corpi femminili che richiamano a volte certi nudi di Puy, Klimt, Burns, Mucha, Toulouse-Lautrec, ma senza la coralità ornamentale tipica del linguaggio formale di quest'ultimi. Un'originale "parodia" del Liberty, insomma, non portata alle esasperazioni voluttuose, agli sfarzi e alla teatralità delle celeberrime "Chabenais" di Roma o di Milano dell'epoca, nè gravata di arredi sontuosi, ridonadanti di ori, di specchi, di letti scolpiti a cigno, di lacche, di marmi e d'altro che addobbavano invece le "camere" di quei ritrovi. Un'ambientazione piuttosto, quella pittorica di Sciortino, essenziale, sobria e intima, simile, anche se meno idilliaca, alla "Maison Tellier" descritta nel piccolo capolavoro di Gui de Maupassant; Maison volgarizzata, per contro, nel libro di Guido Vergani dedicato all'argomento: "Quando le persiane erano chiuse". Tra realtà e immaginario creativo della deformazione caricaturale resa con abilità cromatica e di tratto, Pietro Sciortino intende, infine, rendere qualità di pittura taluni scenari che hanno contraddistinto il segno di un'epoca, anche attraverso un cruciale e istituzionalizzato assoggettamento della donna alle prevaricazioni dell'uomo. Francesco Carbone 11


Collezione Case Chiuse - Le Venditrici d’Amore (1987-1991)

A FRANCESCO CARBONE Amico mio, ho finito di dipingere la collezione sulle Case di tolleranza e adesso una terribile angoscia scorre attraverso le mie vene. Sento la mia creatività in attesa di un pericolo imminente. Sperimento sulla mia pelle emozioni di minacce, ansie e paure. Uno stato di incertezza continua, che non posso controllare. Una emozione di tristezza e di insicurezza. La paura di perdere la mia creatività e di non riuscire più nella pittura. Sento i colori allontanarsi e i pennelli non volteggiare più. 12

Sono disperato! Ascoltasti in silenzio e senza interrompermi: « …Sei ancora giovane, capisco le tue paure, le tue ansie. Capisco la sensazione sgradevole che stai vivendo e di quello che stai provando. L’angoscia che vivi, per te, non è un pericolo, ma un valore aggiunto. Sei un artista, un creativo sensibile e appassionato. Esterni tutto con grande slancio emotivo e questo esce fuori nei tuoi lavori. Pietro, sei all’inizio di un tuo personale viaggio e fidati, sarà lungo e interessante». Salii su quel treno e così iniziai il mio percorso con la vivacità e l’entusiasmo che la bellezza della vita regala a un giovane artista. Su quel treno i colori e i pennelli cominciarono a volteggiare a ritmo di danza. Con me salirono emozioni contrapposte: vitalità spesso trattenuta e l’intensità con cui si avvertono impulsi creativi. Il treno continua il viaggio e corre lungo i binari con i suoi tempi e i suoi step. Continua anche quando percorre una lunga e buia galleria, dove le emozioni danno vita anche al dolore e al vuoto lasciato dalla perdita dei tuoi cari o dalla perdita del tuo migliore amico, o il dramma della fine di una storia o di un amore mai corrisposto. Emozioni che ti distruggono nel corpo e nell’anima, ma che arricchiscono la tua emotività creativa. Amico mio, il mio percorso ancora oggi continua un viaggio tra il buio della notte e la luce del giorno. Un viaggio senza una meta, senza una precisa destinazione, ma questo non mi fa paura. Ad accompagnarmi saranno sempre emozioni contrapposte: vitalità spesso trattenute e l’intensità con cui si avvertono impulsi creativi, ma alla fine faranno da padroni i colori e i pennelli che volteggeranno a ritmo di danza. Pietro Sciortino


“BELLE DI NOTTE” NEL VORTICE DELLE TELE Questi luoghi e personaggi fanno ormai parte di un immaginario collettivo sedimentato che a tutti appartiene, ecco che, Sciortino, adottando un "codice visivo" comune, ammicca allo spettatore invitandolo a condividere l'ilarità, l'ironia della sua scelta. Da Toulouse-Lautrec a Van Gogh, da Picasso a Fellini moltissimi artisti e non, dalla fine del secolo scorso sino alla metà del nostro secolo ed oltre, sono stati ispirati, sedotti, affascinati, dalle prostitute e dai luoghi in cui esercitavano la loro professione: i "bordelli". ToulouseLautrec visse perfino parte della sua vita in essi come un qualsiasi pensionante di un albergo. Ma oggi questi luoghi non esistono più, "li hanno chiusi" e le atmosfere cariche, gli arredi, ridonanti, i panneggi decorati sono solo nei ricordi degli uomini di una certa età, quei pochi che in privato raccontano, non senza una certa nostalgia, di esserci stati. Le prostitute di Pietro Sciortino hanno quel sapore "retrò" del "malaffare" dei tempi andati: le sue donne hanno un sapore casereccio di contadine lucane finite nel vortice del vizio. Esse mostrano generosamente le loro grazie sfatte, le loro carni flaccide, i loro corpi grassi e avvizziti, con la naturalezza e l'orgoglio di un allevatore maremmano che mostra le dimensioni raggiunte dalla migliore giovenca. Le loro pose sono studiate, i loro movimenti sono plateali; e servono per meglio mettere in mostra... che cosa? Una femminilità grottesca, patetica, lontana dagli stereotipi moderni di sensualità ed erotismo; ma probabilmente lontana da qualsiasi idea di erotismo. Le puttane di Sciortino, ad onta del loro mestiere sono prive di qualsiasi attrattiva, sono la negazione di ogni sensualità. E qui si potrebbe adombrare l'ipotesi di una certa misoginia del nostro giovane artista; ma Sciortino

tratta le sue donne perdute con tenerezza: i loro seni abbondanti sono più quelli di una balia, i loro occhi emergono dalla maschera di un trucco pesante e grottesco e sono simili agli occhi di governanti amorevoli. In queste caricature di donne, tra le pieghe di grasso e i grossi nasi, è possibile intravedere un’ideale materno che nulla ha di torbido; il camascialesco apparato ha il sapore del travestimento dove, su tutto, trionfa l'ironia. Ed è l'ironia ridanciana che vuole comunicare questa serie di quadri del prolifico Sciortino: essa è ottenuta attraverso i contrasti contrapposti di erotismo-disfacimento, esibizionismo caricaturismo; Pietro Sciortino non può aver conosciuto luoghi e personaggi come quelli da lui descritti ma questi luoghi e questi personaggi però fanno ormai parte di un immaginario collettivo sedimentato che a tutti appartiene. Ecco che, come i suoi personaggi, Sciortino, adottando un "codice visivo" comune, ammicca allo spettatore invitandolo a condividere l'ilarità, l'ironia della sua scelta. Pietro Sciortino ha una grande capacità di produzione e ciò è anche dovuto alla tecnica che adopera. Lungi dall'essere approssimative, le tempere di Sciortino sono semplici nella struttura compositiva e raramente inquadrano più di una figura per volta; egli ha quasi del tutto eliminato lo spazio in profondità ed adotta un incarnato chiaroscurato, contornato da una sottile linea di disegno, che consente una maggiore rilevanza dei personaggi rispetto all'ambiente e agli abiti ridotti a superfici bidimensionali. I fondi terrosi o verdi matti, gli abiti floreali e decorati da volute e girali, preparano ai rosa acquosi dell'incarnato che si inebriano di una luminosità molle. Il tema dell'ironia ottenuto attraverso la decontestualizzazione e lo straneamento linguistico prospetta nuovi e interessanti sviluppi dell'opera di Sciortino che, compendiando esperienze storiche ed apporti personali originali, saprà dare una maggiore compiutezza ad una poetica in evoluzione. Renato Alessi 13


Collezione Case Chiuse - Le Venditrici d’Amore (1987-1991)

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Collezione Case Chiuse - Le Venditrici d’Amore (1987-1991)

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Collezione Case Chiuse - Le Venditrici d’Amore (1987-1991)

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Collezione Case Chiuse - Le Venditrici d’Amore (1987-1991)

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ICONE (1994-1995)


Ogni uomo ha un suo potenziale! Bisogna solo cercarlo scavando, giocando anche d’astuzia e, trovatolo, dargli vita. Bisogna farlo crescere bene, forte e sano ma se dovesse ammalarsi (e può succedere) curalo subito, trova la medicina giusta! Non lasciarlo morire: un’altra vita non gli è concessa. Pietro Sciortino

Tutte le opere di questa collezione sono realizzate con la tecnica della tempera, acquerelli e collage su cartoncino. Le dimensioni variano da cm 70x50 a cm 100x70.


IL VOLTO DI MARIA NELLE ICONE DI PIETRO SCIORTINO

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'itinerario artistico di Pietro Sciortino registra una tappa particolare con la scoperta quasi occasionale del mondo delle icone. Si tratta di una parentesi, ancora in fase di definizione, ma pronta a diventare scelta definitiva. La parola "icona" (vocabolo greco) significa propriamente "immagine" e designa una pittura sacra eseguita su pannello di legno con tecniche tutte particolari e secondo antichissime tradizioni. Le origini risalgono agli inizi del cristianesimo. Si tratta in genere di pitture a tempera, eseguite su fondo di gesso spalmato su tela, a sua volta applicata ad un pannello ligneo. Per la cristianità orientale l'icona è anzitutto un oggetto di culto proposto dalla chiesa alla venerazione dei fedeli come strumento didattico, come mezzo che rende presente il mondo invisibile e come sacramentale della presenza di Dio. Le icone di Pietro Sciortino si staccano sensibilmente da alcuni schemi propri dell'iconografia orientale. Come materiale base si trova la carta, che si può senz'altro definire il mondo preferito del giovane autore. Così, nelle sue mani, un elemento semplice ma caldo ed accogliente, arricchito dalla vivacità dei colori e dalla varietà del collage, diventa mezzo efficace di comunicazione con il soprannaturale. Santa Maria, Madre di Dio, diventa il soggetto preferito di questi lavori originali a motivo della carta usata. La Vergine Santissima è ncopiata nei tipi più famosi e più diffusi nel mondo delle icone: Hodigìtria, (Maria vi è raffigurata in posizione frontale; sul braccio tiene Gesù benedicente

mentre con l'altro lo indica a chi guarda), Eleùsa (si tratta sempre della Madonna che tiene in braccio il bambino; questi si stringe affettuosamente alla madre, guancia a guancia, passandole il braccio attorno al collo), Biachernitissa (la Madonna vi è raffigurata a mezzo busto a o figura stante a braccia aperte e alzate al cielo, in atto di intercedere per gli uomini, con il bambino stretto a sè, inquadrato da un medaglione). L'interpretazione si può senz'altro dire felice, considerato anche l'elemento della sostituzione dell'oro come sfondo con altri colori, meno appariscenti, ma capaci di dare un senso nuovo nel momento in cui Maria si può sentire più vicina all'umanità, ai suoi figli ancora peregrinanti su questa terra. Non manca il tocco della devozione popolare espressa nella ricopiatura degli ex-voto tanto cari alla tradizione cristiana. Il tutto, espresso con semplicità ed originalità diventa un mezzo interessante per rivisitare il mondo delle icone riletto nella chiave personale di Pietro Sciortino. P. Mario Corrado Magnano

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Studi sulle icone (1994-1995)

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Studi sulle icone (1994-1995)

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Studi sulle icone (1994-1995)

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UGUALI MA DIVERSI (1996)


Tutto ciò che può sembrare verità è già falso e tutto quello che appare chiaro, limpido, veritiero, reale è già falso. Mi fermo, mi guardo attorno e sorrido. Pietro Sciortino

Tutte le opere di questa collezione sono realizzate con la tecnica della tempera, acquerelli e collage su cartoncino. Le dimensioni sono per tutte cm 100x70.


UGUALI MA DIVERSI

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ei luna park di una volta, tra le bancarelle del tiro a segno e le giostre, vi era anche il fotografo che, per pochi soldi, realizzava una foto alla luce del magnesio. Spesso aveva dei fondali dipinti che rappresentavano paesaggi esotici e mondi lontani. Altre volte, più che fondali, erano vere e proprie ambientazioni con personaggi dipinti, a cui mancava solo la faccia: il cliente poneva il viso nell'apposito foro e si trasformava nel forzuto del circo, oppure nello sceicco tra le mollezze del proprio harem. Ingenue evasioni che possono solo far sorridere oggi, nell'epoca delle realtà virtuali. Chi non conosce Pietro Sciortino, potrebbe rimanere interdetto al pensiero che ai fondali ingenui dei fotografi da baraccone lui abbia sostituito le sofferte figure nude di Egon Schiele. Perchè è proprio questo che Sciortino ha fatto: ha trasformato i guazzi e i carboncini di uno dei più tormentati e sensuali pittori della Secessione Viennese in fondali a cui ha sovrapposto le copie di foto ritoccate dei suoi amici più cari. Sciortino è abituato a peregrinare tra le vecchie foto da rigattiere e conosce ciò che è entrato a far parte dell'immaginario collettivo; conosce, e si riconosce come molti di noi, in un senso storico particolare, nutrito dai vecchi album di famiglia dove in una ruga di espressione di un lontano prozio, vissuto in un mondo così diverso dal nostro, lui ritrova una propria espressione, un proprio sentimento, una propria inclinazione. Cosa c'è di più divertente che condividere con gli altri, con i propri amici, questa stessa emozione? E allora perchè non attingere agli "scandalosi" nudi di Schiele come in un album di personaggi conosciuti, familiari; personaggi dai caratteri tante volte evocati: la maligna, per esempio o il lottatore.

Nei corpi nudi, spigolosi, nelle mani contorte dalle passioni, dai vizi, negli incarnati bruniti o luminosi Schiele indagava le profondità dei sentimenti, e Sciortino oggi riconosce in essi i tipi psicologici che possono essere calzati da Guglielmo, da Giancarlo o da Vittoria. Disinnescando però dagli originali, ogni cupezza, ogni richiamo inquietante e, grazie a quel magico strumento chiamato ironia, Sciortino moltiplica l'effetto: l'omaggio al maestro del nostro secolo diventa un pretesto che riconduce verso la cifra stilistica già esattamente espressa in altri cicli della sua esperienza artistica. Già per "Venditrici d'amore” scrissi come Sciortino attraverso la decontestualizzazione e lo straneamento linguistico si ricollegasse, mutatis mutandis, alle esperienze Dada e surrealiste. Già per le Bambole si notò come la rappresentazione della figura inanimata fosse il medium di un codice la cui funzione è quella di descrivere con più forza le condizioni umane. Anche per questo nuovo "step" della sua esperienza, Sciortino non rinuncia agli aspetti esornativi della tecnica che ormai lo caratterizza: smaliziati interventi di collage integrano la tempera stesa liquida, a guazzo, sul cartoncino. Interventi che non sono secondari ma che contribuiscono in maniera fondamentale a precisare l'interpretazione sia dell'opera di Schiele che dei caratteri psicologici di chi é raffigurato. Con le sue mongolfiere di carta a fiori Pietro Sciortino vaga per i paesaggi dell'arte e, proprio come i viaggiatori del Grand Tour, si ferma attonito ad appuntare sul suo taccuino tutto ciò che più lo meraviglia. E le stesse meraviglie le descrive entusiasta, nelle sue epistole, agli amici lontani. Che sia questo il senso della vita? Mino Renato Alessi 43


Uguali ma diversi (1996)

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LE CATACOMBE DEI CAPPUCCINI (1999-2002)


Sono stanco di essere circondato da persone vittime della loro povertà di spirito; sono stanco della loro indifferenza; sono stanco della loro capacità di diffondere indifferenza: la loro insensibilità; il loro… mi disturba! Disturba miei occhi Disturba le mie orecchie Disturba la mia sensibilità Disturba la mia anima. Pietro Sciortino


LE INTELLIGENTI E IRONICHE INTERPRETAZIONI PITTORICHE DELLE CATACOMBE DI PIETRO SCIORTINO Galleria di Villa Niscemi dal 6 al 12 novembre 1999. Mostra personale inaugurata dal Sindaco di Palermo Leoluca Orlando e presentata dal critico d'arte Francesco Carbone

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e catacombe dei Cappuccini di Palermo, singolare se non unico esempio di Cimitero, ebbe come primo ospite un Frate insieme ai resti di alcuni altri Frati che erano stati sepolti in altro luogo. Siamo intorno al 1599. Questo nuovo luogo di sepoltura fu inizialmente riservato ai soli Frati Cappuccini, alcuni dei quali, insigni per virtù, furono sepolti in casse singole situate ai lati del primo corridoio. Nel corso dei secoli le stesse Catacombe, pur essendo riconosciute come grande cimitero dei Cappuccini, accolsero anche molti professionisti: medici, avvocati, pittori, ufficiali e soldati sia dell'esercito borbonico che italiano. Tra i nomi più celebri: il pittore Velasquez, gli scultori Filippo Pennino, Lorenzo Marabitti e il chirurgo Salvatore Manzella. Un cimitero, dunque, di eccezionale originalità dove gli ospiti sono esseri imbalsamati a base di iniezioni di elementi chimici o a mezzo di bagno in arsenico o nel latte di calce. Ma il metodo maggiormente usato era quello dell'essiccamento mediante collocazione in celle lungo i corridoi detti "colatori". Questi trattamenti balsamici hanno reso i cadaveri e le loro espressioni stranamente macabre ma anche fortemente osservabili, capaci cioè di un'incisiva osservazione oculare. Per tale ragione, frequenti continuano ad essere le riprese fotografiche, cinematografiche e televisive degli imbalsamati. Ora anche la sensibilità, la curiosità e il particolare interesse di un pittore si sono mobilitati per dedicare singolarmente alla popolazione delle catacombe una successione di ritratti. Il pittore è Pietro Sciortino che, per

queste registrazioni umane e storiche ha una predilizione particolare. Si ricordi il ciclo pittorico dedicato alle ex "Case chiuse", alle "bambole", le cui tipologe hanno in teressato la sociologia degli aspetti ludici infantili. Così, dopo un accurato studio, ma soprattutto dopo continue e attente osservazioni su ciascuno degli imbalsamati, Sciortino li ha ritratti uno per uno, sapendo cogliere con assoluta esattezza non tanto la semplice somiglianza, ma nella deturpazione dei volti, l'artista ha saputo "vedere" quale poteva essere stata la connotazione originaria normale delle stesso volto. Un aspetto ottico che l'osservatore, sulla scia di quello dell'artista, può anch'egli immaginare (non vedere è chiaro). L'acuta osservazione di Sciortino si è spinta sino al rilevamento delle fattezze e consistenze degli abiti indossati dai personaggi non religiosi, soprattutto lo stile delle vesti usate dalle donne sulla fine del Settecento e nella prima metà dell'Ottocento.Vesti di seta con ricchi merletti, cuffie dalle forme più svariate. Alcuni di questi cadaveri hanno la fronte cinta da una corona di lamiera per indicare che si tratta di donne non sposate. Le opere sono eseguite a tempera, ma ciò che arricchisce l'abile tecnica di Sciortino, anche in questo caso, è la sovrapposizione o la fusione preziosa di elementi inseriti, ottenendo in tal modo coerenti collages armonizzati con il resto dell'opera. Una sottile e suggestiva ironia emerge, infine, da tutto il lavoro dell'artista. Sciortino ha saputo tener conto di tutti questi particolari, solo che non li ha copiati, né riprodotti fedelmente, ma da vero artista li ha interpretati con libera e intelligente creatività. Francesco Carbone 55


Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

RITRATTI DALLE CATACOMBE DEI CAPPUCCINI

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i tanto in tanto, sentivo parlare in famiglia di un luogo, chiamato Catacombe. Si raccontava di un luogo tetro dove, tra morti appesi alle pareti e casse con cadaveri disposte lungo i corridoi, squittivano topi che si rincorrevano lungo i cornicioni delle mura umide e piene di muffa. Il tutto avveniva in ambienti bui e pieni di spifferi che muovevano, un po’ in un verso, un po’ in un altro, le fiamme dei lumini e delle candele che davano fioca luce ai vari corridoi attraversati dai frati cappuccini che lì passeggiavano in raccolto atteggiamento di preghiera. Incuriosito e anche un po’ suggestionato decisi di recarmi alle Catacombe. Arrivai davanti l’ingresso, mi accolse un frate che mi sorrise e mi fece cenno di entrare. Ero sgomento ed emozionato. Scesi una serie di gradini e cominciai a camminare lungo i passaggi che conducono sotto il livello della strada. Entrai lì dove iniziavano i corridoi che davano dimora ai cadaveri. Non provai paura! Osservai tutto accuratamente, non li trovai per nulla terrificanti, l'iniziale paura era svanita. Mi trovai nella parte più antica. Ai piedi della scala vidi un cancelletto di legno chiuso dove si trovavano i resti dei frati: entrai nel corridoio degli uomini. I cadaveri, gli scheletri erano appesi lungo le pareti in nicchie o in casse. Nel corridoio destinato alle donne ammirai lo stile delle vesti usate dalle donne sulla fine del Settecento e nella prima metà dell'Ottocento. Le vesti erano tutte di seta e ricche di merletti e cuffie dalle forme più svariate. Continuando il frate mi spiegò che alcuni cadaveri avevano la fronte cinta da una corona di lamiera per indicare le donne non sposate. Passammo al corridoio dei professionisti dove sono raccolte le spoglie di vari 56

medici, avvocati, pittori e militari. Dopo alcuni metri arrivammo alla cappella di Santa Rosalia. Nella cappella tra due bare di cadaveri di bambine, in una cassa di vetro, vidi il cadavere di Rosalia Lombardo, portata nella Catacombe per l’imbalsamazione e poi lì rimasta. Riscendemmo i gradini ed entrammo nella seconda parte del corridoio dei frati: lì vidi il primo dei frati imbalsamato. Sono ormai trascorsi parecchi anni dalla mia prima visita alle Catacombe e spesso ho ripensato alla visita di quel luogo. Le Catacombe sono una realtà di Palermo fatta di storia e cultura: elementi che in questi anni hanno alimentato il mio percorso artistico in campo pittorico, fatto anche di temi dai contenuti socio culturali ben delineati e attuali, poichè appartenenti all’immaginario collettivo. Le mie espressioni figurative sono state sempre stimolate da argomenti o fatti che coinvolgono ogni uomo sia dal punto di vista mentale, che spirituale che fisico. Le Catacombe hanno alimentato la mia creatività essendo sintesi tra storia e leggenda. Da adolescente avevo appagato una semplice curiosità, ma con il passare degli anni accanto alla curiosità si sono formati altri interessi. Nel corso degli anni sono ritornato alle Catacombe maturando così pensieri ed emozioni sfociati in una personale creazione artistica. Per la città di Palermo le Catacombe sono un bagaglio di memoria, un contenitore ricco di un tesoro inestimabile, di un patrimonio storico-culturale di grande interesse. Luogo di profonda religiosità cristiana, luogo destinato ai soli frati, ma poi aperto anche ai laici, che continua a mantenere un carattere religioso da cui emerge la nostra tradizione e il modo di intendere la morte e la spiritualità. Le Catacombe sono dimora di frati e di laici "illustri" come lo scrittore Alessio Narbone, di Ayala, figlio del re di Tunisi, che convertitosi al cattolicesimo prese il nome di Filippo d'Austria, di Vincenzo Agoti, il quale scrisse la vita del Mongitore, del pittore Giuseppe Ve-


lasco, degli scultori Filippo Pennino e Lorenzo Marabitti, del chirurgo Salvatore Manzella e di Rosalia Lombardo una bimba morta a due anni le sembianze sono ancora integre. Il primo dei frati che venne deposto all'interno delle catacombe fu Silvestro da Gubbio nel 1599 e fra Riccardo da Palermo uno degli ultimi morto nel 1731. Alcune malattie come la tisi e il tifo furono causa di morte. Molte famiglie ne furono coinvolte. Oggi in alcuni corridoi possiamo notare intere famiglie esposte dove le donna viene posta al centro circondata dal suo nucleo familiare a memoria di un antico retaggio matriarcale mai sopito in Sicilia. Un luogo che definisco un teatro, dove gli spettatori non siamo noi visitatori, ma loro che stanno lì a guardarci, a scrutarci nei loro atteggiamenti pià svariati quasi ironici. Luogo visitato da gente di culture e religioni diverse. Meta di tanti palermitani che pur vivendo all’estero non hanno mai dimenticato le sensazioni che offre questo luogo unico, spettrale ma affascinante.

Q

uesto per me è stato un tema molto travagliato, una scelta giudicata strana, bizzarra e secondo alcuni decisamente sinistra, considerando la riluttanza di molti artisti nell’affrontare il tema della morte. I lavori di questa serie sono stati infatti ispirati dai cadaveri mummificati che si trovano a Palermo all'interno delle Catacombe dei Frati Cappuccini, conosciute in tutto il mondo e meta di continue visite turistiche. Personalmente, ho sempre vissuto le Catacombe come un luogo magico e per niente spaventoso, un posto che invita alla riflessione, fatto di storia e di cultura. Utilizzate in un primo tempo soltanto per seppellirvi i frati, le Catacombe vennero solo in seguito aperte anche ai laici. A distanza di tanti secoli, i cadaveri sono tuttora appesi lungo i vari corridoi, accessibili al pubblico. Di alcune salme, mummificate secondo tecniche e procedure molto complesse, si

raccontano storie, leggende e fatti miracolosi. Di Antonio Prestigiacomo si racconta che fu un dongiovanni nella vita ma anche dopo la morte. Lasciò scritto nel suo testamento che gli venissero lasciati gli occhi per continuare a vedere le belle donne che visitavano il luogo. Di Silvestro Da Gubbio, il primo frate sepolto nel 1599 all'interno delle Catacombe, si narra che furono ritrovati in seguito ad un sogno visionario, quasi miracolosamente con ancora brandelli di pelle attaccati al corpo. Di una coppia di coniugi si dice che, anche dopo la morte, abbiano voluto condividere lo stesso luogo. Lungo i corridoi sono esposti anche le mummie di artisti, medici, professionisti, militari e sacerdoti. Infine, il corridoio delle donne mostra i corpi con ancora indosso le cuffiette, gli abiti e i merletti con cui usavano ornarsi da vive. La famosa bambina, Rosalia Lombardo, morta nel 1920, fu portata nelle Catacombe per l’imbalsamazione, ma poi vi rimase. A condurla lì fu il Dott. Solafia, medico palermitano. Questo luogo estremo è stato molto fertile per la mia creatività. Ho realizzato trenta dipinti che ritraggono le sembianze attuati dei morti lì conservati. Durante il mio lavoro ho cercato di immaginare i loro visi, di entrare nella loro anima e toccare i loro sentimenti più intimi, e per ognuno di loro sentivo i loro dolori, le ansie, i piaceri, le gioie e le emozioni d’amore. Non ho avuto né provato paura a ritrarli, è stata un'esperienza bellissima, che mi ha dato molto e non solo artisticamente, e forse oggi vedo la morte anche da un altro punto di vista. Il mio sogno, visto che i turisti arrivano da ogni parte per visitare le mummie delle Catacombe di Palermo, è quello di farle uscire portandole in esposizione in giro per il mondo. Chissà quanti palermitani che vivono all’estero narrano di una città bella, spietata, ma anche generosa. E chissà quanti di loro parlano ai nipotini delle Catacombe di Cappuccini, un luogo affascinante e allo stesso tempo terribile. Pietro Sciortino 57


Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Silvestro da Gubbio, tempere e collage su cartoncino, cm 100x70

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Bartolomeo Megna: il gigante, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Don Pasquale, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Padre Vittorio, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Soldato dell’esercito borbonico, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Soldato dell’esercito borbonico, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Viceconsole americano, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Rosalia Lombardo, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Bimba, tempera e collage di stoffa su cartoncino, cm 70x50

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Carolina, tempera e collage di stoffa su cartoncino, cm 70x50

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Pietro, tempera e collage di stoffa su cartoncino, cm 70x50

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Giuseppina, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Gaetano, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Antonio, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Peppino e Vicè, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Gli artisti, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Un cadavere, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Calogero, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Uomo mummificato, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Colatoio, tempera e collage di stoffa su cartoncino, cm 70x100

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Paolo, tempera e collage di stoffa su cartoncino, cm 70x50

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77 78, tempera e collage di stoffa su cartoncino, cm 70x100

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

N. 34, Corridoio uomini, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Don Salvatore, corridoio uomini, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Addolorata, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Corridoio donne, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

“Siamo marito e moglie spogliati dalle sembianze ma protesi nell’anelito di continuare la vita nell’eternità”, tempera e collage, cm 70x100

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Vergine, corridoio donne, tempera e collage, cm 100x70

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Le Catacombe dei Cappuccini (1999 - 2002)

Rosetta, tempera e collage, cm 100x70

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Paolina, tempera e collage, cm 100x70

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Serie “


LE BAMBOLE (dal 1992 a oggi)


A volte penso che il solo talento della pittura, per appagare la mia vena artistica, non basterĂ mai. Vorrei possedere l’armonia della musica. Vorrei possedere la leggerezza di movimento di un veterano ballerino. Vorrei possedere la delicatezza di parola di un poeta. Non avere tutto ciò mi ferisce nell’orgoglio che, per fortuna ben controllato, non prevale sulla ragione. Pietro Sciortino


LE BAMBOLE: OVVERO L’IDOLO INGENUO

C

osa sono le bambole? Cosa rappresentano per il bambino? Sono forse un'umanità traslata in una scala psicologicamente più accessibile? Forse sono una semplificazione della realtà che rende potente il bambino come un dio al cospetto di fragili marionette. Nel gioco con le marionette la finzione lucida, consente il superamento delle angosce dell'infanzia: essa é una messa in scena in cui le debolezze, le insicurezze, il buio della notte, l'uomo nero, il lupo, la fragilità il contigente e insopprimibile bisogno primordiale, vengono esorcizzati attraverso l'uso del simulacro dell'uomo, come in un rito magico. Cosa sono le bambole nella nostalgia dell'infanzia di un adulto? Sono ancora una volta una metafora? Dalle più antiche culture iconiche proviene l'idea che nella rappresentazione di un uomo si riesca ad imprigionare in qualche modo, una parte dell'essenza più intima di esso. Le bambole di Sciortino intendono affermare, un analogo potere magico, esse posseggono una natura metalinguistica: rappresentano infatti una rappresentazione dell'umanità. Così Sciortino pur non raffigurandolo, intende parlarci dell'uomo e della caducità delle sue illusioni; attraverso l'espediente metalinguistico le bambole diventano allora il medium di un codice in cui la funzione é quella di descrivere con più forza una condizione umana. Sciortino vuole essere il dio-bambino che nella tragica finzione naive, dichiara l'impossibiltà dell'innocenza. L'incorruttibile é corrotto ed il tempo della giovinezza contiene già il seme del disfacimento: i suoi burattini sono corrosi dall'interno e le favolose vesti delle principessine sono effimere livree per corpi offesi e deformi. Vi é nelle immagini di Sciortino un sentore di inquietante violenza: le filastrocche ed i balocchi di cartapesta, i teatrini

per marionette, le giostre e le scatole musicali appartengono ad un mondo che potrebbe non essere mai esistito. Vi é però uno zelo descrittivo nell'illustrarli che va aldilà della semplificazione ingenua, aldilà della compendiaria resa pittorica, e tradisce un intento didascalico come se tali immagini fossero delle illustrazioni di un manuale scientifico o reperti sotto spirito di un museo di antropologia criminale. Nella rappresentazione, alfine di raggiungere la totale essenzialità didascalica, si é quasi sempre annullato lo spazio: le figure, ridotte a proiezioni ortogonali, fluttuano su fondi neutri e terrosi un disegno condotto con linee semplici che nettamente separano le zone da campire, definisce la rappresentazione; il pennello immerso in una tempera fluida scorre veloce definendo nei volti un chiaro-scuro compendiario ed essenziale; le vesti sono arricchite dal collage (carta da imballaggio, da riviste, decorata ecc.) qualificato coloristicamente a guazzo. Per le sue bambole Sciortino, di nascosto, quatto quatto, é ritornato in soffitta e, senza far rumore, ha cercato tra tutto il ciarpame le scorie, i reperti, gli indizi di qualcosa che forse non ricorda ma che intimamente gli appartiene; si aggira circospetto con l'ansia di chi sta per scoprire segreti inconfessabili; ed eccole le sue bambole con gli sguardi fissi ed eloquenti. Lui le analizza, le seziona, le distrugge e le ricompone: i cretti come solchi profondi sui volti di porcellana, le effimere vesti di pinocchi per il rogo, l'illusa libertà dei cavalli di cartapesta, gli sguardi bizantini, le bocche a cuoricino rosse come il sangue sono gli elementi di un catalogo minimale in cui, come in un polveroso album fotografico di famiglia, Sciortino si specchia alla ricerca del proprio sguardo, alla ricerca del proprio germe. M. Renato Messi 91


Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Studio di bambola lignea, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Studio di bambola lignea, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Studio di bambola lignea, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Studio di bambola lignea, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Studio di bambola lignea del XVII sec., tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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La soffitta, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Studio di bambola lignea del XIX sec., tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Studio di bambola di stoffa del XVIII sec., tempera su cartoncino, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Studio di bambola di stoffa, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Studio di bambola di stoffa, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Studio di bambola di stoffa, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Studio di bambola di stoffa, tempera e collage su cartoncino, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Il battesimo, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Anniversario di cinque anni di matrimonio, tempera e collage su cartoncino, cm 100x70

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Ritratto di bambola, acrilico su tavola, cm 70x50

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Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Ritratto di bambola, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Collezione vinilica - Bambola, acrilico e collage su tavola, cm 100x50

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Collezione vinilica - Bambola, acrilico e collage su tavola, cm 100x50


VINILICA

N

egli ultimi anni si è assistito a un ritorno, prepotente, inatteso, di un supporto musicale che con l'avvento dei metodi digitali di fruizione della musica, per primo il compact disc, seguito dai formati "liquidi" come i file mp3 e ad alta definizione e i sistemi di download e streaming pareva definitivamente destinato all'estinzione: il disco in vinile, sia in formato LP, il "padellone" a 33 giri al minuto di velocità, sia nel più piccolo e maneggevole 45 giri. Con un bizzarro e inusuale ribaltamento delle regole, in questo caso è stato il pubblico, e le sue esigenze, a guidare e stimolare il mercato e non viceversa. Una nicchia sempre crescente composta da appassionati e collezionisti, alimentata dalla nostalgia di chi, come Sciortino e il sottoscritto, per motivi anagrafici ha vissuto quell'epoca nella quale i dischi venivano letteralmente "consumati" a furia di ascolti, in compagnia o nell'isolamento della cameretta, e la cui unica alternativa era costituita dalle più portatili ma meno fedeli musicassette. Il possesso di un disco era sempre da conquistare, e lo si raggiungeva o mettendo da parte le paghette rinunciando a tanto altro, o aspettando un evento speciale - il compleanno, una festività - per riceverlo in regalo. E allora era una festa, con tutti i suoi riti: l'ascolto attento ed emozionato della musica, la lettura delle informazioni stampate sulla copertina e dei testi delle canzoni, i sogni e le fascinazioni suscitati dal disegno, dalla fotografia o dal dipinto che campeggiava in quel formato quadrato, dodici pollici per dodici, ossia trentadue centimetri per lato. Oggi come allora, giustamente, considerato di per sé un'opera d'arte, spesso realizzata da grafici, illustratori e artisti di primissimo piano e da nomi noti provenienti da altri ambiti, come

il fumetto nel caso dei nostri Hugo Pratt e Guido Crepax, o star mondiali dell'arte contemporanea come Andy Warhol. Ma l'attrazione magnetica di un disco nero - o variopinto, nel caso dei cosiddetti “picture disc” - che gira su un "piatto" generando musica, oggi colpisce anche i giovani che quel periodo d'oro non l'hanno conosciuto, eppure sentono con visceralità che in quei decenni era tutto più forte, la comunicativa, la portata delle idee, l'inventiva, la sperimentazione, la qualità delle incisioni. "Vinilica" è una piccola serie di lavori a tecnica mista su tavola realizzati da Pietro Sciortino sull'onda emozionale di questo ritorno alla musica "tangibile", da toccare, da ammirare anche in quelle etichette variopinte che differenziano un vinile dall'altro, e per omaggiare l'importanza che ha la musica durante il suo infaticabile lavoro in laboratorio, sempre accompagnato dalla radio accesa o dai cd dei suoi cantanti e musicisti preferiti. Come per le altre sue serie, non è escluso che anche questa prima o poi venga ripresa, ampliata e lanciata in altre direzioni. Intanto, fra le poche opere fin qui prodotte, sfilano bambole "vestite" di dischi in vinile, interi o sezionati, e di copertine, o parti geometriche di esse, sgargianti, legate a periodi storici ben definiti e a mode e costumi irripetibili. Queste bambole-burattino, immobilmente attonite eppure espressive, indossano una passione legata al proprio tempo, ai sogni ai desideri alle immagini di un vissuto che ha le tinte di un rimpianto dolce e il sapore speziato di qualcosa che nessuno e niente potrà cancellare. Lino Agrò 115


Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Collezione vinilica - Bambola, acrilico e collage su tavola, cm 100x50

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Collezione vinilica - Bambola, acrilico e collage su tavola, cm 100x50

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

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Studio di burattini, trittico, acrilico e tempera su tavola, cm 70x150

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Collezione Le soffitte, tempera, cm 100x70

LE SOFFITTE DI PIETRO SCIORTINO Aprire un libro di fiabe e tuffarsi dentro, magari soffiando la polvere che cade sui vestiti dalle travi della soffitta. Oppure trovare, nella cassapanca della nonna, le bambole di biscuit con gli occhi strabici e al120

zare al cielo, novelle sagome di Chagall (...). Le bambole sono ispirate dall'esistenza, della realtà ma possono acquisire una vita tutta loro, quasi metafisica: il mondo delle bambole è una finestra sulla visione umana di sé - scrive Sciortino - ogni "pupattola" pos-


Collezione Le soffitte, tempera, cm 100x70

siede una sua personalità, può essere bella o meno bella, anziana o giovane, di pezza o di porcellana. L'ispirazione per questa serie è nata dalla visita in una vecchia soffitta piena di bambole e altre reliquie del passato. Sciortino riesce a catturare una sorta di vita

“altra”, magica, non solo dai personaggi che crea ma anche da giocattoli rotti, libri sdruciti, pezzi di stoffa mai utilizzati, vestiti dismessi: sagome di memoria che raccontano più di una fotografia sbiadita. Vincenzo Parisi 121


Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Collezione Le soffitte, tempera e collage, cm 70x100

LO SPECCHIO (BAMBOLA N. 1) Chissà chi la vedrà nella parete meno esposta lei sta come nascosta

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e stupisce ad essere osservata; il suo sguardo un po’ strabico, stranito quasi trema, quasi chiama e chi si ferma e osserva attentamente ritrova il proprio sguardo.


Collezione Le soffitte, tempera e collage, cm 70x100

Dice: “Dimmi chi sono veramente” ed arrossisce e un petalo dell’anima si muove scopre la sua, la nostra verità: a volte siamo soli

e benché pronti, in cuor nostro, alla danza aspettiamo, seduti, sulle pietre… Daniele Moretto, Palermo, via Bara all’Olivella 6 Marzo 1999 (rivisitata il 24 Marzo 2019)

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Collezione Le soffitte, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

LA LEGGEREZZA (BAMBOLA N. 2) … Il peso delle pietre è lontano questa volta - con la sua testa tonda

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è la terra che ancora si stupisce e si ferma per farsi rivestire investire dal naturale vortice in contro-rotazione, in contro-danza


Collezione Le soffitte, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

un turbine quieto di fiori un girotondo degli elementi il vento non si oppone ma accompagna i colori di tutta la campagna

la vite non sta ferma, il tralcio sale la vita vola alta, ala su ala‌ Daniele Moretto - Palermo, via Bara all’Olivella 6 Marzo 1999 (rivisitata il 24 Marzo 2019)

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

Collezione Le soffitte, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Collezione Le soffitte, tempera e collage su cartoncino, cm 70x100

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

La soffitta (le sfere), acrilico su tavola, cm 70x100

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La soffitta, acrilico su tavola, cm 100x150

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

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La soffitta, acrilico su tavola, cm 70x150

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

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Trittico delle bambole, acrilico e collage su tavola, cm 70x150

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

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Omaggio ai 150 anni dell’unità d’Italia, trittico, acrilico e collage su tavola, cm 70x150

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Le Bambole (dal 1992 a oggi)

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La soffitta, acrilico e collage su tavola, cm 80x200

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PINOCCHIO (dal 1996 a oggi)


Ecco che sul foglio dei segni di matita danno vita al mio estro ed è in quell’istante, in quell’attimo, che ho in pugno la mia creatività. Così, piano piano, quello che inizialmente era nato solo per istinto si concretizza e diventa vivo, reale, forza... è un miracolo! Pietro Sciortino

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Serie “


PINOCCHIO

S

ono in uno stato totale di apatia e tutto mi appare piatto, uguale, senza toni e anche le mie emozioni, a volte lo sono. Vegeto, è tutto così automatico, così abitudinario, così scontato. Ogni giorno ricomincio e vivo una fiaba come in un copione ormai consumato dal tempo. Adesso sono sulla bici e tento di pedalare ma le mie gambe sono bloccate e senza energia: anche la mia anima lo è. Devo reagire, uscire da questa apatia, liberarmi da questo torpore che mi intristisce e monopolizza i miei stati d'animo: lo so, basterebbe un piccolo sforzo, trovare la medicina giusta è difficile ma devo farcela, non posso lasciarmi morire... dai pezzo di legno, spingi sui pedali, c'è una luce piccola piccola là in fondo... forza! Un sussulto mi scuote e il mio corpo di legno inizia a prendere vita! La luce davanti a me diventa sempre più grande, più visibile e il tunnel da percorrere sempre più breve; il mio cuore pulsa così forte che ogni singolo battito scuote il mio corpo. I miei occhi, che per tanto tempo sono rimasti al buio si stanno riabituando alla luce: che meraviglia! Che sensazione stupenda! Sento il calore del sole che riscalda il mio corpo: mi sto riaffacciando alla vita, che dolce sollievo, ma ad un tratto avverto un po' di paura e i dubbi ritornano, sto diventando umano. Le mie emozioni cominciano ad essere sollecitate da sentimenti di sofferenza e di gioia: vorrei piangere e ridere, capisco che non voglio rimanere un piccolo insignificante pezzo di legno e proteggermi dalla vita. "Smettila di commiserarti! Sono stanco di sentire le

tue lamentele”. Dio che paura, ma chi parla? Sento una voce ma non vedo nessuno. "Non mi vedi perché tu non vuoi: sei troppo concentrato su te stesso”. Ma chi sei? Perché mi parli così, che cosa vuoi da me? "Io non voglio nulla, sei tu a non sapere cosa vuoi: hai un grande dono, la vita, usalo e vivilo". Chi sei? Fatti vedere! "Chi sono? Forse la tua coscienza o il tuo angelo custode: mi vedrai solo se lo vorrai, io sono accanto a te. Non pensare troppo, segui il tuo istinto. Guarda davanti a te, vedi quella mongolfiera, così fiera e bella, guarda quanta dignità c'è in lei, sta per perdere il volo, salta su”. Alzo lo sguardo verso il cielo azzurro e ad un tratto mi rendo conto di essere diventato umano: urlo di felicità, non sono più un pezzo di legno! Salto sulla mongolfiera che mi porta verso il cielo e dall'alto vedo lei, una dolce creatura: solo uno sguardo e il sentimento dell'amore invade il mio cuore. Pietro Sciortino

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

LA MACCHINA DEI SOGNI (SORTINO) Oggi identifico le mie opere pittoriche una realtà fatta di storia, cultura e riflessione. Elementi che in questi anni hanno alimentato il mio percorso artistico, fatto anche di temi dai contenuti socio-culturali ben precisi, ben delineati, attualmente presenti facenti parte di un immaginario collettivo. Le mie espressioni figurative sono sempre state stimolate da argomenti o fatti che hanno nel passato suscitato un mio coinvolgimento sia spirituale, che mentale, che fisico. Argomenti che mi hanno stimolato alla ricerca storica, ma anche a quella leggendaria e che hanno dato un contributo alla storia coinvolgendo tutte le fasce sociali dall'alta alla media borghesia e il cosiddetto “popolino”. L'ironia è stata e sarà un componente fondamentale per continuare il mio viaggio artistico. Per quanto mi riguarda un’ironia sana, alle volte evidente, chiara, palese, altre sottile, raffinata, quasi impercettibile. Il mio percorso artistico continua, ma ad accompagnarmi in questo nuovo viaggio sarà Pinocchio. Si, proprio cosi. Il classico Pinocchio di Collodi. Un viaggio fatto di avventure, di leggende, di emozioni, di cuore e di sacrifici. Pinocchio viaggerà in lungo e largo, per poi arrivare in Sicilia dove incontrerà, accompagnato da una sirena nelle profondità dei nostri mari, Cola Pesce, che con la sua leggendaria generosità ancora oggi sostiene la nostra antica Trinacria... per poi arrivare nei luoghi delle tonnare dove i nostri pescatori, fin dai tempi più remoti, catturano i tonni. Durante il suo viaggio Pinocchio arriva a Palermo e qui incontra il mondo dei pupi di Mimmo Cuticchio. Un incontro discreto, dove Pinocchio piano piano entra in punta di piedi. Così inizia un nuovo viaggio in un mondo per lui sconosciuto ed ecco che in un sogno incontra Mimmo 142

Cuticchio e i vari personaggi: Orlandino, Carlo Magno, Angelica, Virticchio, Nofrio, Scricchianespola, il conte Rampando, Berta. Sono tutti lì appesi tra le quinte e aspettano di entrare in scena. Allora lo sguardo di Mimmo Cuticchio diventa amorevole, li accarezza, li sostiene, gli parla e li cura come un padre fa con i propri figli. Le luci in teatro si spengono e un segnale dà l'inizio allo spettacolo ed ecco che Mimmo Cuticchio si trasforma in "mangiafuoco" pronto ad entrare in scena con i suoi pupi. Pietro Sciortino

IL VIAGGIO IMMAGINARIO DI PINOCCHIO Nella mostra di Sortino accanto ai cartelloni tradizionali di Francesco Vasta e di Giovanni Salerno abbiamo potuto ammirare le opere di Pietro Sciortino. Si tratta di un giovane pittore, poeta del collage e del colore, che frequenta la bottega di Mimmo Cuticchio: bottega di cunti, di pupi e fantasia in cui la pittura dei cartelloni ha intrapreso strade nuove e produttive. In questa stessa dimensione lirica nasce e si sviluppa la pittura di Pietro Sciortino anch'egli collagista e pittore, sensibile ai temi favolistici e più portato a raccontare fantasiosamente figure lontane di diversi mondi illusori (…). Le opere del pittore palermitano raccontano di un viaggio immaginario di Pinocchio (suprema marionetta) fra le regioni d'Italia; dove incontra le maschere della tradizione popolare, fino a giungere in Sicilia dove incontra pure i pupi. Con loro Pinocchio ricrea un mondo parallelo rispetto a quello degli uomini, ricco di pulsioni mitiche e di poetiche innocenze. Aleggia nelle pale di vecchi legni che si aprono a trittico, la poesia di Chagall e si nota il sereno compiacimento dell'artista scaltrito che nelle figure tradizionali dei paladini trova il pretesto per raccontare


con grande forza d'arte, i mondi nuovi di leggende antiche. Ma Sciortino, contrariamente a quanto possa sembrare, è più pittore che intellettuale; nel senso che i temi narrativi e gli spunti della scuola (che pur sono tanti nelle sue opere) non tradiscono la sostanziale vocazione dell'artista, che è poi quella di far pittura e di raccontare con i colori. Tuttavia, quello di Sciortino è un mondo elaborato e complesso, molto innovativo e capace di leggere tradizione e innovazione in un continuo, amalgamato, impasto espressivo. Non sono pochi ormai gli artisti che si lasciano avvicinare dalla maschera e della marionetta! La riformazione dell'opera (nel senso di una necessaria innovazione e di un ripensamento artistico e culturale) passa anche dalla cartellonistica e Pietro Sciortino su questa espressione d'arte, potrà dire ancora molto. Antonio Randazzo

Pinocchio incontra il puparo (M. Cuticchio), acrilico su tavola, trittico

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

Pinocchio e le miniere di Caltanissetta, acrilico su tavola, trittico

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Pinocchio alle Catacombe di Palermo, acrilico su tavola, trittico

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

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PInocchio arriva a Catania, acrilico e collage su tavola, cm 50x144

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

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Pinocchio accompagnato dalla sirena incontra Colapesce, acrilico su tavola, cm 70x180

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

I funamboli, acrilico su tavola, cm 80x80

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Il teatrino, acrilico su tavola, cm 80x100

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

Pinocchio che legge la musica, acrilico e collage su tavola, cm 70x50

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Pinocchio sui tetti di Egon Schiele, tempere e acquerelli su carta, cm 150x100

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

Pinocchio in mongolfiera in un dipinto di Henri Rousseau, tempera e acquerelli su carta, cm 100x70

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Amanti che volano sui tetti, tecnica mista su alluminio, trittico, cm 90x60 ognuno

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

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Pinocchio ginnasta, trittico, acrilico su tavola, cm 45x30 ognuno

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

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Pinocchio ginnasta, trittico, acrilico su tavola, cm 30x45 ognuno

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Pinocchio (dal 1996 a oggi)

RITRATTO PERFETTO Siamo una decina di amici, seduti e spersi nel grande salone di una casa antica, ad ascoltare un trio d’archi. La forma dritta e allungata dell’archetto attraversa le corde coinvolgendo le articolazioni, i muscoli e i tendini delle braccia e dal movimento di ciasuna corda passa il colore del suono. Siamo una decina di amici, seduti e spersi nel grande salone di una casa antica, ad ascoltare un trio d’archi. Il suono della musica entra nelle mie orecchie e arriva ai miei sensi: attraverso diversi stati d’animo, la tristezza diventa allegria, il brutto adesso è bello, mi esalta e poi mi deprime, mi rilassa e mi eccita. Siamo una decina di amici, seduti e spersi nel grande salone di una casa antica, ad ascoltare un trio d’archi. Lei suona il violino con estrema tensione, nel suo viso fugaci e svariate espressioni: è stupenda. Siamo una decina di amici, seduti e spersi nel grande salone di una casa antica, ad ascoltare un trio d’archi. Mentalmente dipingo il suo ritratto emotivo: forse il dolore di un amore mai vissuto? O forse la speranza di un amore che arriverà? Eravamo una decina di amici, io rimango seduto nell’assoluto silenzio nel grande salone di un’antica casa... Pietro Sciortino Pinocchio musicista (tamburo), acrilico, cm 180x60

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CORRERE NEL MONDO SU UNA BICICLETTA Correre nel mondo sensibile su una bicicletta. Questa è in sintesi la pittura di Pietro Sciortino. Perché la bicicletta? Semplice e agile, spedita ti porta dove vuoi, non conosce limiti fisici. E di viaggi in bicicletta Pietro Sciortino ne ha fatti tanti. Sempre alla ricerca di tematiche da trasformare in opere d’arte. Sciortino le crea con la disinvoltura di chi ha talento, ricerca la fedeltà dei particolari e si fa supportare dalla sua tavolozza che rivela ponderatezza e sensibilità. Ogni sfumatura di colore fa parte di un coro che all’unisono canta il senso dell’opera. Sì, perché ogni opera è come un canto, poiché ammalia e ti trasporta nel mondo complesso della riflessione sull’umana condizione che, qualsiasi essa sia, per un animo sensibile, è degna di attenzione. Anche il “non essere più” e il suo effetto sulla materialità umana diviene oggetto di ricerca non solo per far fede alle parole di Lavoiser ma per ricordarci che quello che rimane di fisico o nella memoria è già di per se vittoria sull’ignoto. Simulacri? No. Bambole, ora fatte di sostanza umana, ora vere e proprie bambole, quali rappresentanti inanimate dell’avventura, diversa per ognuno di noi, che prende il nome di vivere la vita. E la bambola più famosa, Pinocchio, diventa metafora di ognuno di noi: esiste un momento della nostra esistenza nel quale ci rendiamo conto di noi e di avere la possibilità di essere gli arbitri della nostra sorte, previa, aggiungo io, benedizione della fortuna. Ma non interessa a Pietro certamente sottolineare il fatalismo ma semplicemente farci capire che egli è umano, forse un po’ più di noi, e come tale ha una spiccata sensibilità nel carpire sensazioni e finalità delle azioni e delle cose. Ha un aspetto saggio, Pietro, ho avuto il piacere di conoscerlo, ma di quei saggi che socraticamente “sanno di non sapere” e mettono a disposizione di tutti le loro affinate doti sensibili per elevare il nostro animo a quel “Mondo delle Idee” che tutti bramano conoscere. Grazie a Pietro esso ci sembra più vicino e più semplice da investigare. Dino Marasà

Pinocchio musicista, acrilico, cm 180x60

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Gli acrobati, acrilico su tavola cm 200x150


OPERE IN MOVIMENTO Bambole adulte (dal 2009 a oggi)


Sto partorendo un lavoro dietro l’altro. I ritmi sono senza dubbio soddisfacenti, piaceri e dolori si alternano e le emozioni prendono il totale controllo del mio corpo sento adesso la tensione che si accumula nella mia mente e nel mio corpo: tutto è fisico e i muscoli si irrigidiscono... Una sensazione strana ma piacevole, la mia libidine si accentua, arriva l’orgasmo... Pietro Sciortino

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Serie “


PIETRO SCIORTINO E “I TRAPEZISTI NEL CIELO DI NEW YORK”

P

ietro Sciortino è nato da un'Immagine volata nel cielo del web. Il potere delle immagini è enorme, è vita, è identità. Attratta dalla gioia, dalle forme e dai colori delle immagini di Pietro, parte una grande e preziosa amicizia, carica di affetto e stima. È come aver trovato un compagno di giochi fantasmagorico con il quale divertirsi e riflettere con grande ironia e serietà allo stesso tempo. Bambole, Pinocchi, Acrobati coloratissimi che giocano col Tempo in un Eterno Presente. Pietro, un artista di profonda spiritualità, che con forme geometriche e giochi di colore densi di luce trasmette un'energia entusiasmante. I Trapezisti a New York infine che mi hanno tanto colpito e mi sono rimasti nel cuore per quel loro volo gioioso in un Cielo azzurro da cui non riesci a staccarti da tanta gioia ed amore emana. Loro volano gioiosamente con le braccia tese e con una stretta di mano, baciandosi teneramente in un atto d'amore dì infinita dolcezza, legando il mondo dell'Infanzia alla modernità newyorkese che solo PietroSciortino riesce a far brillare nel colore e nelle forme di grattacieli che nulla hanno di consumistico ma che emanano invece una ricerca di umanità ricca di valori e d'amore veri. I Trapezisti aprono la porta al Sogno e all'Infanzia che porta con sé in modo più nitido la nostra Immagine Divina, Immagine che ognuno deve ricercare per tutta una vita e che una volta trovata restituirà quella pienezza e quella gioia infinita perché è lo spazio dell'amore e dell'identità

che Dio ha voluto per noi nel suo piano creazionistico e Pietro sicuramente ci dà una preziosa mano lungo questo cammino con la sua arte alla ricerca di noi stessi. Sensibilità ed intuito fanno il resto, grazie amico Pietro! Cristina Deleo

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Opere in movimento - Bambole adulte (dal 2009 a oggi)

Mongolfiere, acrilico su tavola, cm 200x150

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Trapezisti nel cielo di New York, acrilico su tavola e collage, cm 200x150

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Opere in movimento - Bambole adulte (dal 2009 a oggi)

Gli acquiloni, acrilico su tavola, cm 200x150

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La giostra (il calcio in culo), acrilico su tavola, cm 200x150

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Opere in movimento Bambole adulte (dal 2009 a oggi)

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Pinocchio in discoteca anni ‘70 acrilico su tavola, cm 185x248

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Opere in movimento Bambole adulte (dal 2009 a oggi)

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Pinocchio con il suo gruppo musicale in concerto acrilico su tavola, cm 185x248

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Opere in movimento - Bambole adulte (dal 2009 a oggi)

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Foto di gruppo del matrimonio con i parenti, acrilico su tavola, cm 185x285

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COPPIE DI FATTO Bambole adulte (dal 2017 a oggi)


Amare non è una colpa, non è un problema, non è un pericolo... l’amore non narrato, non celebrato, non approvato alimenta pensieri tristi e guerre permanenti, che tuttavia non hanno impedito di dire IO AMO! Pietro Sciortino

Tutte le opere di questa collezione sono realizzate con la tecnica dell’acrilico su tavola. Le dimensioni sono per tutte cm 180x110.


COPPIE DI FATTO Pietru avi li chiavi / ri culuri di lu Paraddìsu /pigghiò lu punseddu di lu Signuri / e tincìu lu quadru di lu criatu. *

L

a sicilianità dell'amico pittore Pietro Sciortino emerge dalla non sospetta indole teneramente intimista e, profusamente si rivela in tutto il suo operato pittorico. Lo spirito di mutevole identità, ora ordinato ora caotico, caratterizza e accompagna il destino di tanti artisti siciliani. Estasi o tormento, virtù o perdizione? Entrambi i pesi non decidono appieno dove far girare l'ago della bilancia, in sostanza non si riesce a circoscrivere nitidamente la netta definizione e la misura. II siciliano si esula, dalle comuni connotazioni, egli storicamente è il compendio di tutto, e s'innalza a nobiltà. Pietro raffigura mondi fatati, figure prodigiose atte ad attrarre e dilettare; compongono armoniosi scenari domestici, nostalgici. Cura rigoroso il raffinato piacere del decoro ornamentale: drappeggi, bambole, giocattoli, oggetti volanti; sospesi in un'aura apparentemente quietista e incantata. L'inserimento di elementi discontinui a volte concorreranno a modificare la temperie. L'artista dalla quieta scorza esterna non sembra eruttare nessun tumulto ma, internamente gli bolle l'irrequieta caldera ribelle, disobbediente. Pinocchio gli funge da metafora, per narrare se stesso e le odierne vicende umane. Mastro Geppetto abbandona lo scalpello e si armerà di pennello, che lo intingerà nel colore rinnovante del diverso modo di rappresentare talune realtà; si aiuterà attraverso il suo burattino.

Presenza compiacente, che anima abilmente le diverse varianti e sfumature; dedito a continue manifestazioni di esibizioni acrobatiche e agili piroette. Ora si diverte a ritrarlo tra le mummie del Convento dei Cappuccini, e non suscita angoscia, bensì affascina; ironica e singolare esperienza di contemplare l'immagine bloccata del trapasso. E ora a trasgredire vecchie regole morali, rappresentandolo come paladino delle conquiste dei diritti sociali; patinate pose matrimoniali di unioni civili e coppie di fatto. Artista poliedrico, inconsueto, dolce e dissacrante; in futuro non stancherà di regalarci nuove epifanie artistiche. Francesco D'Agostino

* Pietro possiede le chiavi / dei colori del Paradiso / prese il pennello del Signore / e dipinse il quadro del creato. 179


Coppie di fatto - Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

Matrimonio civile, Federica e Giovanna acrilico su tavola, cm 180x110

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Matrimonio civile, famiglia arcobaleno, Iolanda e Antonella e il piccolo Nicola acrilico su tavola, cm 180x110

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Coppie di fatto - Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

Matrimonio civile, Davide e Marco acrilico su tavola, cm 180x110

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Matrimonio civile, famiglia arcobaleno, Sandro e Luigi e la piccola Ludovica acrilico su tavola, cm 180x110

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Coppie di fatto - Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

Matrimonio civile, famiglia arcobaleno Laura e Vittoria e la piccola Lucia acrilico su tavola, cm 180x110

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Matrimonio civile, adriano e Giuseppe acrilico su tavola, cm 180x110

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Coppie di fatto - Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

Matrimonio civile, Leonarda e Patrizia acrilico su tavola, cm 180x110

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Matrimonio civile, Michele e Francesco acrilico su tavola, cm 180x110

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Coppie di fatto - Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

Matrimonio civile, Mario e Carmelo acrilico su tavola, cm 180x110

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Matrimonio civile, Cristina e Loredana acrilico su tavola, cm 180x110

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Coppie di fatto - Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

Matrimonio civile, Vanessa e Clara acrilico su tavola, cm 180x110

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Matrimonio civile, Franco e Vincenzo acrilico su tavola, cm 180x110

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Pietro Sciortino ŠTony Gentile


PIETRO SCIORTINO E IO: STORIA DI UN’AMICIZIA PERSONALE E PROFESSIONALE

A

ll’inizio erano due ragazzini, due amici, compagni di giochi nell’oratorio di San Filippo Neri. Uno dei rarissimi posti, nel centro storico della Palermo degli anni Settanta, dove si poteva crescere con una valida alternativa alla strada e a tutto quello che la vita di strada comporta. Piano piano i due giovani crebbero e con sempre maggiore interesse si formarono nelle loro rispettive passioni. Uno amava la pittura l’altro la fotografia entrambi amavano l’arte. I due giovani erano Pietro Sciortino e io, Tony Gentile. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, io e Pietro eravamo ormai grandi e avevamo deciso quali sarebbero state le nostre rispettive strade e un giorno queste strade si incrociarono. Mentre Pietro realizzava i suoi primi lavori io muovevo i primi passi nel mondo della fotografia professionale. E quando Pietro, dopo avere realizzato la sua serie sulle prostitute decide di fotografare le sue opere per la realizzazione di un catalogo, chiamò me, il suo amico d’infanzia, per la realizzazione delle foto. È proprio alla fine degli anni Novanta che comincia l’amichevole collaborazione che mi porterà a fotografare per Pietro alcune delle sue Serie, come Le Prostitute, Le Bambole, Catacombe dei Cappuccini di Palermo e altro. Poco più di cinque anni di collaborazione durante i quali ho fotografato e apprezzato molti dei lavori di Pietro. A distanza di tanti anni quelle foto, oggi pubblicate in questa monografia non possono fare altro che innescare in me una serie di ricordi e di memorie che, alla luce delle esperienze professionali realizzate da me e da Pietro Sciortino, mi emozionano moltissimo. Tony Gentile 193


Pietro Sciortino ŠTony Gentile


BIOGRAFIA

P

ietro Sciortino nasce a Palermo il 5 gennaio 1961. Nel 1981 si diploma al Liceo Artistico. Dopo alcuni anni alla Facoltà di Architettura dell'Università di Palermo,decide di dedicarsi esclusivamente all'attività artistica e comincia a elaborare una serie di progetti incentrati sulla città di Palermo, che lo porteranno, anni dopo, a diverse mostre collettive e alcune importanti mostre personali. La prima esposizione pittorica personale ha luogo al Pensionato Universitario "SanSaverio" nel 1992, promossa dal Centro Studi Ricerca e Documentazione "Godranopoli". "Le venditrici d'amore" è dedicata alle case chiuse così tanto diffuse tra la fine dell'800 e i primi decenni del '900, e ritrae luoghi e personaggi che ormai fanno parte di un immaginario collettivo. La mostra è stata anche ospitata nei locali dell'associazione culturale "I Grilli" nel 1993 e in forma ridotta e col titolo "Eroticoironico" nei locali dell'Associazione Culturale "Acanto Blu" nel '95. Dell'anno successivo è "Le Bambole, ovvero l'idolo ingenuo", alla Chiesa S. Ignazio Martire all'Olivella, in occasione del Quarto Centenario della Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di Palermo 1593-1993. Per la stessa chiesa, uno dei principali esempi del barocco cittadino, decora due grandi porte interne, le ante di due armadi a muro e una cassapanca che custodisce delle sacre reliquie. La stessa mostra è ospitata a Palazzo Comitini, sede della Provincia Regionale di Palermo, nella Sala Guttuso; nei locali dell'Associazione Culturale "Le Mura dell'Itria" e, in forma di installazione, nel

Istallazione "Le Bambole, ovvero l'idolo ingenuo", 1993 Villa Trabia a cura della Provincia di Palermo

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Ritratto commissionato da Padre Michele Giuffrida già della congregazione dell’oratorio di Palermo, 17 gennaio 1997

Ritratto di sua Eminenza il Cardinale Salvatore De Giorgi, 1997

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parco di Villa Trabia a cura della Provincia. Dello stesso anno, il 1994, sempre nella Chiesa di Sant'Ignazio, è la personale "Il volto di Maria nelle icone di Pietro Sciortino", ispirata alle icone bizantine. Nel 1995 partecipa, aprendo al pubblico il suo laboratorio artistico di via Bara all'Olivella, alle manifestazioni "La Macchina dei Sogni - attorno alle Mura dell'Itria" organizzata dall'Associazione Culturale Figli D'Arte Cuticchio e, in occasione del Natale, "Fra i Vicoli dell'Olivella. Nel 1996 realizza alcuni falsi d'autore (Egon Schiele e Toulouse-Lautrec) per la mostra "Sotto dettatura" nei locali dell'Associazione Culturale "Le Mura dell'Itria". Nello stesso anno esegue, su commissione dei Padri Filippini, un ritratto a tempera e acquerelli dell'allora Cardinale Salvatore De Giorgi, vescovo di Palermo. Del marzo 1997 è la personale "Uguali ma diversi", nei locali dell'Associazione Culturale "Laboratori Riuniti", una serie di ritratti di amici personali, in tecnica mista, eseguiti rivisitando in maniera ironica lo stile di Egon Schiele. Sempre nel '97, nell'ambito del Programma Urban, cofinanziato dall'Unione Europea, partecipa come insegnante alla manifestazione "L'Arte è un libro - tra le pagine della fantasia". Nel 1999, presso lo spazio espositivo del Comune di Palermo di Villa Niscemi, espone una serie di ritratti ispirati alle salme mummificate ospitate dalle Catacombe dei Cappuccini col titolo "Le intelligenti e ironiche interpretazioni pittoriche di Pietro Sciortino". Con la stessa mostra partecipa all'edizione della "Macchina dei Sogni" di Geraci Siculo, sulle Madonie, realizzando una installazione in movimento dei ritratti. Nel luglio del 2000 partecipa alla trentesima edizione del Festival Teatrale Internazionale “Santarcangelo dei Teatri", in provincia di Rimini,


patrocinato dalla Regione Emilia Romagna e dal Ministero per i Beni Culturali e lo Spettacolo. In quest'ambito partecipa allo spettacolo di Minimo Cuticchio "Visita guidata" con un'installazione che ricrea l'ambiente delle Catacombe dei Cappuccini, con i ritratti dei defunti e la sua voce recitante che narra ricordi familiari legati al periodo della seconda guerra mondiale. Nel 2001 partecipa alla 18° edizione della manifestazione "La Macchina dei Sogni" organizzata dall'Associazione Culturale Figli D'Arte Mimmo Cuticchio. Rassegna del Teatro delle Marionette, patrocinata dalla Regione Siciliana – Beni Culturali, Provincia Regionale di Siracusa e Comune di Sortino, che ha luogo a Sortino (SR) con una mostra personale ispirata alla figura di Pinocchio, in cui il celebre burattino viene inserito in paesaggi e contesti tipicamente siciliani. Nel 2002 partecipa alla XXVII edizione del Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure intitolata "Arrivano dal mare", tenutasi a Cervia (RA) con una nuova serie di lavori ispirati al celebre burattino, dal titolo”Pinocchio in viaggio". Nel 2004 la stessa serie 'Pinocchio in viaggio" è ospitata dall'Associazione Granteatrino Casa di Pulcinella di Bari. Nel 2008 realizza la decorazione con effetti marmorei di alcuni altari laterali della Chiesa di San Sebastiano del XVI secolo, del tavolo dell'altare, della Chiesa di Santa Maria la Nova di Palermo. Nel 2009 realizza una nuova serie di dipinti su tavola con un particolare progetto modulare, il cui titolo è "Opere in movimento". Nel marzo 2012 espone alcuni lavori al primo premio Mentecalde, patrocinato dalComune di Lecce, in collaborazione con il museo di Foggia. Nell'ottobre 2012 tiene la sua personale "Le Bam-

Ass. Cult. Laboratori Riuniti, Personale “Uguali ma Diversi” 1997

La Piazza delle Idee, 1994, organizzata da Ass. Mutazioni, Palermo

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Fancesco Carbone, critico d’arte presenta nel 1999, presso lo spazio espositivo del Comune di Palermo di Villa Niscemi, una serie di ritratti ispirati alle salme mummificate ospitate nelle Catacombe dei Cappuccini col titolo "Le intelligenti e ironiche interpretazioni pittoriche di Pietro Sciortino"

Il Sindaco di Palermo Leoluca Orlando alla presentazione della Personale a Villa Niscemi nel 1999

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Spazio espositivo del Comune di Palermo di Villa Niscemi. Un momento della Personale "Le intelligenti e ironiche interpretazioni pittoriche di Pietro Sciortino"

bole" nei locali dell'Associazione I tesori del passato di Palermo". Nel 2013 realizza le scenografie dello spettacolo "Ciccio, il leone della Villa Giulia a spasso per la cittĂ ", prodotto dall'Associazione Frida Kahlo nell'ambito di "Palermo apre le porte". Nel 2016 espone alcuni lavori nell'ambito della manifestazione sui Cinquecento anni dell'Orlando Furioso, diretto da Mimmo Cuticchio. Servizi televisivi sull'opera e la figura di Sciortino sono stati trasmessi dalle televisioni italiana, francese e belga e da alcuni canali satellitari in particolare: nel 2010 un servizio sulle catacombe dei Cappuccini di Palermo, con riferimento alla serie dei ritratti ad esse ispirati, trasmesso da RAI 3 e France 3. Nel 2012 un servizio interamente dedicato al suo


Mimmo Cuticchio, Pietro Sciortino, Tania Giordano e Antonio Randazzo alla 18° ed. de "La Macchina dei Sogni" organizzata dall'Associazione “Figli D'Arte Cuticchio”, 2001, patrocinata dalla Regione Siciliana e dalla Provincia di Siracusa, Comune di Sortino.

percorso artistico e ai diversi cicli di opere, trasmesso da Fran 3 e dal relativo canale satellitare. Nel 2015 partecipa come artista a un documentario dal titolo “Palermo, commedia siciliana", trasmesso da France Télévisions e nel 2016 anche dalla televisione del Belgio. Nel 2017 va in onda, sempre in Francia, un altro servizio dedicato a Palermo, in cui mostra gli ultimi lavori pittorici sulle Coppie di fatto e le famiglie Arcobaleno. Le opere di Pietro Sciortino sono visibili sulla pagina Facebook dell'artista.

E-mail: pietrosciortino1961@libero

Sopra e sotto: Associazione culturale “Le Mura dell’Itria” personale “Le bambole” 1993. Nella foto Iolanda Spoppi, direttore artistico

Pietro Sciortino mostra le opere di “Pinocchio in viaggio" ai maestri Mimmo Cuticchio e Eugenio Barba dell’Odin Teatret presso l'Associazione Granteatrino Casa di Pulcinella, Bari, 2004

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Antica sacrestia della Chiesa di Sant’Ignazio martire all’Olivella, Palermo, 1993. Personale di Pietro Sciortino “Le bambole, ovvero l’idolo ingenuo”

La Mostra “Le bambole, ovvero l’idolo ingenuo” è ospitata nel 1994 a Palazzo Comitini, sede della Provincia Regionale di Palermo, nella Sala Guttuso

Per la Congregazione dell'Oratorio di San Filippo Neri di Palermo decora nel 1993 due porte interne, le ante di due armadi e una cassapanca che custodisce le sacre reliquie

La Mostra “Le bambole, ovvero l’idolo ingenuo” è ospitata nel 1994 a Palazzo Comitini, sede della Provincia Regionale di Palermo, nella Sala Guttuso


RITRATTO DELL’ARTISTA Caroline Chaumont (Trascrizione di un servizio televisivo andato in onda nel 2012 su France 3 Corsica) La Sicilia ha sempre affascinato gli artisti. Palermo, in particolare, è una fonte d’ispirazione senza fine. Oggi faremo la conoscenza di Pietro Sciortino, uno dei pittori della città. Nel cuore di Palermo, a due passi dal Teatro Massimo, nel vecchio quartiere dell’Olivella, Pietro Sciortino ha il suo laboratorio e la sua galleria.Pietro dipinge Palermo, ma non dipinge la città moderna, né i suoi problemi attuali. Dipinge mondi che non esistono più. La Palermo di un’altra epoca. All’inizio, da giovane artista, Pietro si è interessato alle case chiuse della città. Case d’appuntamento che ormai sono chiuse da tantissimo tempo. Per dipingerle, Pietro è andato alla ricerca di anziane prostitute e delle persone che hanno conosciuto questo mondo oggi scomparso.

INTERVISTA A PIETRO SCIORTINO: P.S.: “Siccome mi piace entrare nella storia, soprattutto nella storia nostra, questa palermitana, ho girato appunto per le strade del vecchio centro di Palermo, dove ho cercato le vecchie case di tolleranza, ho parlato con delle persone anziane che mi hanno parlato anche con nostalgia di questo periodo.” Le donne ritratte da Pietro sono stanche e segnate dalla vita, ma al tempo stesso gioiose e affascinanti. Marina Giordano è critico d’arte e conosce bene il lavoro di Pietro.

INTERVISTA A MARINA GIORDANO, CRITICO D’ARTE: M. G.: “Mi incuriosisce questa prostituta, così, discinta però ironica, in fondo, nel volto, ecco,

come se vivesse davvero con ironia il suo stato, e poi questa aura, questa sorta di aura dorata che invece sembra quasi metterla sul piano di un’icona, sul piano di una santa.” Pietro non ha voluto mostrare l’erotismo della situazione, ma delle donne tenere, divertenti, che si vendono e si propongono… con ironia.

M. G.: “C’è come la forza di un simbolo di questa donna stanca ma ancora capace di sorridere e poi c’è appunto l’umore di una città che spesso appare altrettanto stanca e altrettanto portatrice di uno smalto che a volte si va un po’ affievolendo.” Pietro trae ispirazione dal centro storico, dove è nato e dove ha sempre vissuto, e al quale è molto legato. Gli piace passeggiare per le sue vecchie strade. Viene spesso alla Vucciria, un antico mercato della città.

P. S.: “Andare in giro per la Vucciria, in questo quartiere, per me è una situazione bellissima. Osservare questi palazzi fatiscenti ma ricchi di storia mi dà molte emozioni che riporto nella mia arte.” Pietro passeggia, osserva, esplora. Alla ricerca di quel che può ispirarlo e commuoverlo.

P. S.: “Queste pareti sono piene di umidità, sono piene di muffa: è un’emozione, è una sensazione strana. Per me oggi è una sorpresa, perché giorno per giorno a Palermo non faccio altro che scoprire delle cose… dei palazzi che sono stupendi. Per me sono stati delle fonti di grande ispirazione, perché è l’incarnato che io poi riporto nelle mie opere.” Pietro è anche sensibile alla grande religiosità della città. I palermitani sono molto credenti. Pratica reli201


giosa e riti popolari si mescolano alla vita di tutti i giorni. Pietro ha dipinto molte icone, ispirate alle edicole votive.

P. S.: “Non sono le classiche icone bizantine, sono delle icone che riprendono un po’ il gusto popolare dei nostri quartieri palermitani. I colori sono colori che troviamo nelle bancarelle, questi colori molto vivaci…” Pietro ha trovato ispirazione nella strada in cui abita. A pochi metri dal suo atelier si trova il teatro dei pupi, le marionette siciliane. Un universo di racconti di cavalieri e di leggende. Il mastro marionettista, Mimmo Cuticchio ha conosciuto Pietro ai suoi esordi.

INTERVISTA A MIMMO CUTICCHIO, MARIONETTISTA: M. C.: “Lui è venuto qua con la curiosità dell’artista giovane che vuole conoscere… prima di conoscere il mondo vuole conoscere la propria città, il luogo dove vive, dove sono le origini della sua nascita, della sua famiglia.” Nel laboratorio di Mimmo, Pietro ha respirato l’odore dei materiali utilizzati: diversi tipi di legno e colla di pesce; ha visto le stoffe dei vestiti; le pitture, fatte ancora in modo artigianale.

M. C.: “Lui mi segue ogni tanto come artigiano, come bottega dell’arte, come artista che dà l’anima ai suoi pupi, ai suoi personaggi.” Un grande patrimonio sopravvissuto grazie alla forte volontà di qualcuno. E come per immortalare Mimmo e i suoi pupi, Pietro li ha fatti entrare in uno dei suoi quadri. Pietro fruga nella memoria della città. Ha fatto così rinascere una serie di bambole. 202

Una sua amica racconta come sono state sottratte alle soffitte.

INTERVISTA A JOLANDA STOPPI, ARTISTA: J. S.: “L’innocenza di Pietro è dentro le bambole. Questa ricerca che lui ha fatto, se vuoi, col pensiero, nelle soffitte delle case palermitane. E nei racconti delle persone della vecchia Palermo, sai queste vecchie case enormi, dove hanno queste soffitte dove c’è dentro di tutto... e lì mi è piaciuto moltissimo.” Pietro ha anche riportato in vita le mummie della città. Ha ritratto i palermitani che si erano fatti imbalsamare nei secoli scorsi e che oggi riposano nelle Catacombe dei Frati Cappuccini.

P. S.: “Ho dovuto creare un rapporto molto intimo con questi cadaveri. Li ho sempre immaginati come delle persone. Anche loro avranno avuto una loro vita, sono cresciuti come cresciamo noi, hanno provato dei dolori, delle gioie, dei piaceri” J. S.: “Lui ha un rapporto con le mummie delle Catacombe non come quello che ho io di paura; è un rapporto, non so, anche di amicizia, se vuoi, con queste mummie, ed è un lavoro molto bello, molto forte.” Queste mummie non sembrano morte, ma addormentate. Pietro incarna in tal modo lo spirito di Palermo, che cerca di esorcizzare la morte rendendola familiare. Così l’artista dipinge l’anima di Palermo, città sospesa tra il riso e le lacrime, tra il dramma e l’ironia. Pietro sta ora esplorando altri orizzonti. E i suoi personaggi, come tanti palermitani che sono emigrati, si trovano adesso a New York.


CINQUE DOMANDE A PIETRO SCIORTINO a cura di Marina Giordano Pietro Sciortino, pittore per scelta o per inesorabile necessità? Più che scelta, credo di essere stato scelto. Sin dall’infanzia sono stato attratto dai colori della natura: vivevo in un piccolo quartiere di periferia, circondato da tantissimo verde: per me un piccolo paradiso terrestre. Ogni stagione mi regalava molteplici emozioni e stimoli visivi. L’autunno era una tavolozza di colori: c’erano, nelle foglie e nel muschio, tutte le gradazioni del verde e del marrone. L’inverno portava il freddo e tinte acromatiche bianche, nero e grigio. La primavera arrivava con tutta la sua forza e grandezza: se prima tutto era verde, subito dopo esplodevano i colori. L’estate era lunga e calda: ricordo l’azzurro vivido del cielo e i brillanti colori e i rampicanti nei viali. Così è arrivata la necessità di imprimere sulla tela le mie emozioni: adesso, da adulto, ripenso al bambino che ero e capisco di essere stato fortunato: dentro di me nulla è cambiato, ancora oggi i miei occhi si riempiono di colori ed il mio cuore continua ad emozionarsi. Quanto ha inciso nel tuo immaginario la conoscenza così approfondita dell’arte, delle storie, delle immagini di Palermo? Essendo Palermo una città ricca di contaminazioni e di contraddizioni artistico-culturali, la mia creatività è stata particolarmente sollecitata. Il centro storico, con i suoi palazzi fatiscenti, le

meravigliose chiese, le storiche edicole votive, i luoghi di sofferenza e di morte hanno stimolato la mia creatività: da qui le mie collezioni sulle prostitute, le edicole votive, le catacombe. Avevo dodici anni nei primi anni ’70 quando, con la mia famiglia, mi sono trasferito nel cuore del centro storico, a Piazza Olivella: qui ho deciso di vivere e lavorare, in un quartiere che mi ha regalato innumerevoli emozioni, emozioni contrastanti come contrastanti sono i due volti di questa città: nobildonna da un lato, prostituta dall’altro, dolce e umana ma anche spietata e sanguinaria. Una Palermo da amare o da odiare. Io ho scelto di amarla. Quali sono i tuoi artisti di riferimento? I miei artisti di riferimento sono Caravaggio e Egon Schiele. Caravaggio per il realismo e la tecnica pittorica, Schiele per il temperamento artistico. I modelli del pittore barocco erano scelti tra il popolo: mostrati in tutta la loro cruda essenza, vere fotografie dell’anima, espressioni della sua personale, drammatica visione della vita. La tecnica del Caravaggio, attraverso luci e ombre dava importanza alle figure: le sue opere riflettevano il senso dell’effimero, della sensualità e dell’ironia. Di Egon Schiele, un artista particolarmente interessato alla figura umana, con un tratto deciso, nevrotico e rifinito mi ha colpito la sensibilità nella ricerca della vera essenza dei suoi modelli e quindi di se stesso. Gli sfondi vuoti evidenziano la sua solitudine e quella dei suoi personaggi, la sua psicologia e la sua profonda inquietudine. Caravaggio e Schiele, due talenti vissuti in pe203


riodi diversi con un unico denominatore: la libertà di espressione, il coraggio, il valore dei sentimenti e delle emozioni. Innocenti o perverse, le tue figure dell’alterità? Nel mio percorso artistico ho scelto temi che mi permettano di viaggiare molto con la mente, sviluppando e veicolando, attraverso la pittura, una precisa identità. Nei miei lavori cerco di far vedere che dove c’è il nero c’è anche il bianco; che dove c’è la morte c’è anche la vita; che dove c’è l’immortalità c’è anche la purezza; che dove c’è la perversione c’è anche l’innocenza. Ad esempio, le prostitute dei miei dipinti, attraverso l’ironia, da personaggi perversi, indegni e amorali rivelano la loro anima distaccata e quasi pura. E così, le mummie delle catacombe dei Cappuccini di Palermo, simboli di morte, paura e angoscia sono in realtà l’altra faccia della vita che assiste, come in un teatro, alle emozioni dei visitatori. Poi le soffitte, luoghi di memoria, contenitori di oggetti, dove ingenui giocattoli sembrano mostri inquietanti. Bambole che fissano il vuoto con occhi spalancati, cavalli a dondolo ormai fermi, libri senza più fiabe, pinocchi mai diventati bambini, tendaggi usurati dal tempo: ma poi all’improvviso un soffio riporta la vita in soffitta, restituendo ai personaggi l’infanzia, l’innocenza e la gioia. Infine, nella serie delle unioni civili i pinocchi, scesi dalle soffitte, adulti e non più di legno, vivono una nuova realtà fatta di amore e di cambiamento. Rispetto alla tua recente serie dedicata alle unioni civili, più ironia, disincanto o fiducia? 204

Che affinità esiste tra i rutilanti travestimenti di questa ultima serie e gli altri protagonisti delle tue opere? Finalmente, dopo tanti anni di attesa anche il nostro Paese si è adeguato agli altri riconoscendo le unioni civili (Legge Cirinnà, 20 maggio 2016): una vittoria dell’amore e della speranza sulla paura e del coraggio sulla discriminazione. Adesso le unioni tra persone dello stesso sesso sono possibili e riconosciute dalla Costituzione: due uomini o due donne, legati affettivamente possono, davanti all’Ufficiale civile e a due testimoni, manifestare pubblicamente il loro amore. Questa serie nasce dalla mia necessità di partecipare a questa realtà: gli sposi, ritratti in pose fotografiche (e quindi le famiglie arcobaleno) sono ora non più utopia ma realtà e testimoniano il consenso all’amore universale, senza barrire e al di là di ogni sentimento religioso. Questo tema ha richiesto una nuova ricerca stilistica, dagli sfondi anni Sessanta -Settanta alla rivisitazione di abiti e monili.


A PIETRO SCIORTINO

Personale a Cervia (RA) dal titolo”Pinocchio in viaggio" 2002, in occasione della XXVII edizione del Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure intitolata "Arrivano dal mare". Pietro Sciortino con Mimmo Cuticchio

Personale a Cervia (RA) 2002 in occasione del Festival “Arrivano dal mare”. Da sinistra: Mimmo Cuticchio, Franco Belletti organizzatore del Festival, Pietro Sciortino e Stefano Giunchi, direttore artistico del Festival

Alla fine degli anni ’80 il quartiere dell’Olivella rischiava di cambiare fisionomia. Tutta la zona doveva essere abbattuta, palazzi, vicoli e cortili, avrebbero dovuto dare spazio ad una grande piazza dove si dovevano guardare il Teatro Massimo e il museo archeologico A. Salinas. Ma fortunatamente il nuovoprogetto regolatore è cambiato, grazie anche alla Comunità Europea che ne ha finanziato il restauro. In questi anni che ho conosciuto Pietro Sciortino il quale per la prima volta, presentava i suoi lavori di pittura dedicati alle bambole, all’interno delle attività di un’associazione culturale che si trovava in Via Bara all’Olivella, la stessa via in cui si trova il mio Teatro dei Pupi. Gli mostrai il retro del teatro dove sono appesi centinaia di pupi, fondali e cartelloni e… da quel giorno Pietro cominciò a seguire sia i miei spettacoli, sia i miei Cunti e così cominciò a realizzare alcuni lavori in tela o su tavola, che avevano come soggetto i paladini, i pupi di farsa e altri protagonisti. Il mio racconto sulla leggenda di Cola Pesce gli aprì tutto un immaginario tanto che il ragazzo, mezzo uomo e mezzo pesce, attraversò il mare e nei suoi dipinti viaggiò fuori dall’acqua per incontrare altri miti e altri personaggi come Pinocchio. Più avanti ebbi l’opportunità di inserire i suoi lavori all’interno dei miei progetti sia a Cervia che a Sant’Arcangelo di Romagna partecipando anche a due mostre itineranti, sia a Sortino provincia di Siracusa, che a Bari. La ricerca e lo studio sono caratteristiche che lo hanno sempre contraddistinto e che ancora oggi lo caratterizzano, visto che il suo immaginario è giunto fino alle Catacombe di Palermo per dare vita finanche alle mummie. Mimmo Cuticchio Palermo, 3 ottobre 2018 205



INDICE PRESENTAZIONE - Marina Giordano

p. 5

IL MONDO INCANTATO DI PIETRO SCIORTINO: FAVOLE PITTORICHE TRA MEMORIA, ARCHETIPI E SCOPERTA DEL SÈ - Alessandra Alagna

p. 7

CASE DI TOLLERANZA - Le Venditrici d’Amore (1987-1991)

p. 9

CASE DI TOLLERANZA LE VENDITRICI D’AMORE - Francesco Carbone, p. 11 A FRANCESCO CARBONE - Pietro Sciortino, p. 12 “BELLE DI NOTTE” NEL VORTICE DELLE TELE - Renato Alessi, p. 13

ICONE (1994-1995)

p. 31

IL VOLTO DI MARIA NELLE ICONE DI PIETRO SCIORTINO - P. Mario Corrado Magnano, p. 33

UGUALI MA DIVERSI (1996)

p. 41

UGUALI MA DIVERSI - Mino Renato Alessi p. 43

LE CATACOMBE DEI CAPPUCCINI (1999-2002)

p. 53

INTELLIGENTI E IRONICHE INTERPRETAZIONI DELLE CATACOMBE DI P. SCIORTINO - Francesco Carbone, p. 55 RITRATTI DALLE CATACOMBE DEI CAPPUCCINI - Pietro Sciortino, p. 56

LE BAMBOLE (dal 1992 a oggi)

p. 89

LE BAMBOLE: OVVERO L’IDOLO INGENUO - M. Renato Messi, p. 91 VINILICA - Lino Agrò, p. 115 LE SOFFITTE DI PIETRO SCIORTINO - Vincenzo Parisi, p. 120 LO SPECCHIO (BAMBOLA N. 1) - LA LEGGEREZZA (BAMBOLA N. 2) - Daniele Moretto, p. 122-124

PINOCCHIO (dal 1996 a oggi)

p. 139

PINOCCHIO - Pietro Sciortino, p. 141 LA MACCHINA DEI SOGNI (SORTINO) - Pietro Sciortino,. p. 142 IL VIAGGIO IMMAGINARIO DI PINOCCHIO - Antonio Randazzo, p. 142 RITRATTO PERFETTO - Pietro Sciortino, p. 160 CORRERE NEL MONDO SU UNA BICICLETTA - Dino Marasà, p. 161

OPERE IN MOVIMENTO - Bambole adulte (dal 2009 a oggi)

p. 163

PIETRO SCIORTINO E “I TRAPEZISTI NEL CIELO DI NEW YORK” - Cristina Deleo, p. 165

COPPIE DI FATTO Bambole adulte (dal 2017 a oggi)

p. 177

COPPIE DI FATTO - Francesco D'Agostino, p. 179 PIETRO SCIORTINO E IO: STORIA DI UN’AMICIZIA PERSONALE E PROFESSIONALE - Tony Gentile , p. 193

BIOGRAFIA

p. 195

RITRATTO DELL’ARTISTA Caroline Chaumont, p. 201 CINQUE DOMANDE A PIETRO SCIORTINO - Marina Giordano, p. 203 A PIETRO SCIORTINO - Mimmo Cuticchio, p. 205

207


Finito di stampare a Palermo nel mese di Aprile 2019 per conto della Casa Editrice Studio Byblos



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