PATRIZIA BURACCHI - QUANDO I TUORLI DELLE UOVA ERANO DI COLORE ARANCIONE

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PATRIZIA BURACCHI

Quando i tuorli delle uova erano di color arancione Non - poesie - quasi – raccontini

Studio Byblos



Vivisezione. Nessuno scopo è così alto da giustificare metodi così indegni. Albert Einstein



Se non avessi conosciuto Patrizia mi sarebbe bastato ”viaggiare” tra le sue parole per raggiungere la bellezza della sua presenza e l'essenza del suo vivere tra e per le sue creature, il suo amore è stato ed è così grande da riempire il vuoto che la sua essenza corporale ha lasciato, ma il suo lascito fa sì che la sua assenza diventi presenza quotidiana e i “tuorli delle uova siano di nuovo arancioni”... Maria Pia Giommetti presidente dello Scudo di Pan)



Lo Scudo di Pan è un’associazione animalista senza scopo di lucro nata per difendere gli animali abbandonati o in difficoltà nata più di dieci anni fa, con sede allo Scopetone in provincia di Arezzo. Vengono salvati prevalentemente gatti, abbandonati, maltrattati o travolti e feriti da auto in corsa. Spesso vengono adottati da famiglie o a distanza. Lo Scudo di Pan è una grande famiglia, in cui tutti i gatti sono curati e accuditi uno per uno, sono accolti anche se affetti da gravi patologie, come la FIV e FELV, e per loro sono stati predisposti appositi recinti. L’associazione non riceve alcuna sovvenzione o aiuto dagli enti pubblici; per curare e nutrire gli animali si affida all’ impegno di soci volontari e alla generosità delle persone che sostengono questa causa. Patrizia era una volontaria, prematuramente scomparsa, che aveva dedicato l’ultima parte della sua vita alla cura e alla dedizione di queste creature innocenti ed indifese. Lucia Marchesini


Patrizia e il suo gatto Cipo


Avrai il Fiore di questo animo trasandato, uscita dal sonno appena nata imberbe. Prendi le dita calde, Poeta amante della fantasia più astuta, correggi l’errore, prendi il Canto perché non ci sono più Muse, né versi, né rime. Il senso degli scarabocchi sulla tela fradicia di trementina non esiste, è soltanto colore arrancato. Straccia il vestito nuovo, sgretola sotto la tua Parola i sensi più di noi stessi, la Paura non è Santa - al sole distendi le nostre ossa -



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L’albicocca bianca Mesy disse: il Male che facciamo agli altri è l’indifferenza che tappa la bocca ad ogni richiesta e sposta l’attenzione all’Utile. Lily rispose: come sei saggia Mesy, che è successo? La vergogna è che si scambia amore con il denaro non lo sapevi! Mesy disse: qui sul fiume ogni visione appare chiara ma ci sono cose oscure che nascono dentro massacri di carne, realtà diverse che neppure voglio vedere e dico vedere perché- pausa nella voce di Mesyperché le conosco senza averle viste, le sento, sento i loro pianti e quando urlano aiuto. Lily rispose: come sei strana Mesy, che è successo? Chi piange ha i giorni contati e ne resta solo l’eco, non lo sapevi? Mesy disse: bisogna essere pronti a partire, qualcuno ha digiunato, altri hanno manifestato, siamo stati derubati dello scorrere di questo fiume che amavo tanto, il cemento è duro da accettare su queste sponde verdi, io devo seguire le lacrime di qualcuno che ancora piange, saranno quelle il mio nuovo fiume Lily rispose: come sei folle Mesy, che è successo? Adattarsi è la soluzione di tutte le greggi, non lo sapevi? Mesy disse: sento che stare senza l’acqua del fiume che mi ha dato vita non è cosa, occorre ritirarsi ai margini continuare per loro ancora a cantare, immaginare il Bello Possibile per non cadere in inganni disordinati. Chi urla è pazzo o ha paura e nei due casi c’è bisogno di me Lily rispose: come sei cattiva con me Mesy. Vuoi lasciarmi per chi non conosci, vuoi del male a me, non sei onesta! Mesy si allontanò: cerca di seguirmi quando vuoi, disse. 11


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Pasqua 2011 (per non dimenticarlo) - le mie mani servono per scrivere due righe sulla carta e cancellare due rughe dal viso Lo aveva portato due giorni fa il gatto, lo aveva trovato fuori dal nido. Mai avuto uccellini, mai saputo come fare per curarli e, così piccolo, troppo solo (anche se gli avevo detto di essere tenace, di tenere duro), stamani l’ho trovato riverso nella gabbietta. … (Ma amare significa anche accarezzare) …e non l’avevo accarezzato. Ieri sera non stava bene, si vedeva, però cinguettava. Mi sono svegliata alle sei stamani con uno stridio nel petto. In quel momento deve esser morto. Troppo cibo? Poca acqua? Troppo freddo? Qualche ferita nascosta… O forse aveva visto il cielo e gli alberi e voleva scappare ma non sapeva volare “Aspetta” gli ho detto “tra un po’ volerai. Devi crescere” Richieste inutili qui di fronte al PC, che macina parole insolvibili. 12


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Pasqua 2011 (Il passero più solitario del Poeta) Mai saprò cos’è accaduto tra le sue prime penne, né saprò s’è stata inadempienza mia o il caso o il suo destino. Gli avevo già dato un nome: Pasquino perché domani è Pasqua. E sono rimasta col sapore della sua peluria nella mia mente - e la vita sarà diversa dopo di Lui -

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Aristogatta di campagna Croccanti semolini consistenti l’amore verso nelle ciotole ma ho bisogno di consigliarti piccole quantità, Micina mia, che non passi dal dentista, che sei un po’ in carne e esageri solo in cibo e pulizia. Basta poco per darti il senso della sicurezza: lecchi i residui, lingua rosa sensibile al gusto, ti siedi sul PC, la tastiera calda ami. Sei il mio Sogno, quello strano di tanti anni fa, quello perduto sotto una macchinae anche quello che non è più tornato. Le foglie sono piovute ogni autunno accanto a me per molto tempo. (Adoro questi silenzi che si creano col tuo starmi vicino). Non muoverti, se ti addormenti è come avere potere su di te, avere certezza di sentirti-possederti. Un laghetto, un piccolo parco, qualche foglia, ciò che è segreto diventa intimo tra noi. 14


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Cuccioli reclusi - Il racconto di un cucciolo dopo il lager – Sono nato non so quando e mia madre è stata la gabbia con tanto freddo intorno, senza capire – Ho bevuto liquidi che mi hanno torturato le viscere fin dall’inizio – - Io, una volta, ho intravisto il cielo tra queste celle…Ma ogni giorno latrati di morte, l’odore della paura accanto l’odore dell’urina e il fetore di recinti chiusi. Non ho mai sognato, le notti di un buio infinito peggio è l’alba, impronta gelida che mi afferra: non ho la forza di gridare, se mi muovo nella carne entrano lame che rovistano dentro. Allora è meglio stare immobili e aspettare che finiscano presto che io possa tornare nel mio rifugio di ferro. Un tavolo, mani bianche, dolori acuti. Vorrei morire ma non mi è stato concesso ancora: il mio corpo è forte e resiste alla morte. Non so quanto tempo sia passato, nella nebbia faccio ritorno, tutto gira intorno, mi accascio fremendo nel tormento, abbracciato a me stesso per un riparo alla ricerca di un po’ di calore in fondo al cuore della gabbia come in quello di una madre. Sono tanto stanco senza avere mai capito cosa ci faccio qui e quando potrò dormire senza sopportare il battito incessante delle mie ossa, delle mie mascelle, con gli occhi chiusi senza dovermi poi svegliare. 16


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Cuccioli reclusi 2 Quando tira il vento, anche se è un sussurro leggero, sento un lamento indistinto arrivare qui, nel caldo della mia casa. Quel vento lieve, una brezza lontana, mi porta il pesante - di piombo - cruento fardello dei cani di Green Hill e li ascolto, lo ascolto, il lamento, perché è così che percepisco la ferocia dell’uomo, dio perverso del loro destino: nati e allevati per essere sezionati, per essere sperimentati, corpi vivi aperti, corpi sani, palpitanti, cavie X. Quali vaccini testano in loro? Quali malattie? Inutili supplizi... Forse se l’uomo curasse il cancro della propria anima riuscirebbe a guarire anche quello del corpo. Ma è l’anima malata e le sperimentazioni sui cani di Green Hill servono a illuderci, a tappare la bocca all’impotenza o... (o servono ad arricchire chi?). Il lamento non si attenua con la notte. Per loro non c’è riposo, mai, e neppure per me. Ascolto il lamento e altri pensieri di lager mi vengono in mente: fili spinati, corrente elettrica, occhi incavati, sguardi persi nei perché che non ebbero risposta, divise a righe, corpi emaciati: anche nei lager sperimentavano... 17


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Gatti in mezzo alla strada… I miei occhi sono occhi di terrore. Perché le ruote mi hanno schiacciato e mi hanno lasciato morire in mezzo alla strada. Ho visto il mio corpo ancora caldo in balia delle auto come onde infuriate. Nessuno s’è fermato a raccogliermi. Avrei voluto almeno morire sul ciglio della strada, con calma, tra l’erba. Invece sulla strada ora c’è la mia foto: tante sono state le ruote che mi sono passate sopra. Avevo il pelo folto, i muscoli sodi, avevo un corpo di gatto. Non c’è rimasto niente, sono diventato tutt’uno con l’asfalto. Uno scroscio di pioggia ha portato via gli ultimi resti. 18


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…e senza soccorso Ho cercato rifugio da te, nella tua casa, avevo il muso schiacciato da un volante impazzito. Non riuscivo a chiudere la bocca. La lingua penzolava… Avevo dolore in tutto il corpo. Avevo qualcosa di spezzato. Il cuore no. Questo lo hai spezzato tu, la tua indifferenza. L’odore caldo di una casa buona mi aveva guidato. Ma invece mi hai lasciato andare con un po’ di acqua (è conciato male, - dicesti- se lo porto dal veterinario lo ammazza). E ora non sai se sono morto o ancora vivo alla giornata, da storpio. Ora non sai se qualcun altro mi ha soccorso o, se il gracidare delle ruote, ha spazzato gli ultimi miei resti. Avrei potuto portarti fortuna, soldi, denaro, non è detto.

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Micola Vorrei scrivere la sua storia di cane abbandonato la storia di un cane coccolato come un bambino gentile e premuroso, allegro sempre. Vorrei strappare due parole per tappare la mia bocca all’indifferenza, per intrecciare tralci di vita solitaria: la Tua Storia, Micola, peloso, bianco, elegante cane, raffinato quasi aristocratico. Micola, io non ti degnai di uno sguardo a quel tempo, lasciai che si dimenticassero di te. Non ti vollero più... eri troppo grosso, avresti rovinato il parquet, le poltrone costose, la nuova casa. Non mi accorsi della tua richiesta. Qualcuno ti portava il cibo ma tu avevi un’altra fame e quel cibo era inutile, nessuno riparò il danno del tuo fremito ferito. Qualche rattoppo e via, una manciata di mangime che non bastava. Ci si può ammalare per l’amarezza. Vuota la vecchia casa, vuoto e silenzioso quello che era stato grondante di calore. Silenzio, freddo l’inverno troppo feroce il calore dell’estate. Povero Micola, solo come un cane, ora, troppo tardi, ho pensato a te. Ma sai, si può vivere da ciechi e da folli, da amanti distruttori e da taccagni, i ghetti umani sono nel cuore, le spade sono forgiate per scavare inferni arroventati, la pazzia è invisibile agli occhi troppo spesso, e tu ne sei una vittima. Sai che ora, ora che conosco la tua storia e la tua morte (un colpo di fucile ha messo fine ai tuoi ultimi anni), ora imparo quanto stolto sia il nostro correre e perversa la sete di felicità che ci arde, un’opulenza incancrenita dall’indifferenza. Il freddo che tu hai patito era il freddo della nostra insana Malattia. Micola dolce, dove sei ora non lasciarci soli. 20


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Non è una poesia, è una storia di perdono, una richiesta agli uomini di assumersi la responsabilità di affiancare alla loro vita la vita di un’altra creatura, avendo la fedeltà di tenerla fino alla fine.

A Micola, cane abbandonato Ho bisogno del tuo perdono Micola, come le cose che si perdono e in ritardo si scoprono preziose. Inestimabile valore, grazie di avere sofferto con dignità e silenzio, senza che la tua voce sfiorasse i nostri timpani induriti. Non ti ho amato quanto ti amo ora. Ogni attimo della tua vita ridente che è stata quando avevi una famiglia, prima che ti lasciassero solo, ogni attimo è stato un dono per loro, per me che t’incontravo (ma la tua mole allora, nella mia ignoranza, mi faceva paura). Potevamo insieme vivere i tuoi ultimi anni in modo più decente, Se ti hanno ucciso con il fucile è stato per mettere fine alle tue sofferenze fisiche. Già ti avevano ucciso quando ti abbandonarono senza darti una ragione Micola, non c’è ragione per quello che facciamo, la catarsi di uno sparo può annullare una vita ma, credimi, spariamo al nostro cuore e ci togliamo gli anni migliori ogni volta che ci inchiniamo di fronte alla Santa Indifferenza. Perdonami se non ho saputo vedere che eri un dono. Il perdono più grande è per noi stessi. Per dono tu sei venuto al mondo, così dolce e sincero e vero, genuino e puro. Si perdono nell’oscurità della mente i meandri dei pensieri inutili con cui si tappano le grida della nostra anima, si perdono le cose che abbiamo amato; Micola, credimi, il peggior male dell’uomo è l’uomo stesso. 21


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A Rio Mi chiamo Rio e qualcuno dice che sono molto più di un cane. Soprattutto da quando è scoppiato l’amore speciale tra la cagnolina Cris e me. Mi ha riportato alla vita. Avevo la febbre, avvertivo solo qualche suono lontano, percepivo presenze. Una, soprattutto, quella di Rossy, la mia padrona. Non è una padrona la mia padrona. È come se fosse la mamma. Mi teneva la zampa dal veterinario con me. La sentivo stringere forte anche quando era lontana. La sua mano mi stringeva per strapparmi al buio. Un pomeriggio un tremendo dolore si era aggrappato al mio corpo e non mi voleva lasciare. La mia casa, la mia cuccia, i miei micioni, Mino e Mona, erano spariti dai miei occhi. Inutili le cure, inutile tutto: sballottato qua e là, figure sconosciute andavano e venivano. E io volevo solo mamma Rossy. Il suo viso era vicino al mio: bisbigliava parole dal suono dolce. “Rio” mi chiamava “Rio devi farcela” La sentivo pulsare nel mio cuore che invece si voleva arrendere, era troppo da sopportare. Ero stanco. Alla fine qualcuno ha aperto il mio ventre e ha tagliato il dolore. Ma le forze mi abbandonavano. Qualcosa di malvagio mi portava nel buio. Per la mia mamma non era giusto e ha lottato per me. Poi è arrivata Cris: mi ha dato un regalo prezioso. Mi ha portato il rosso del suo sangue e lo ha versato nelle mie vene. Che forte, Cris! Bisbigli lontani riprendevano a vivere. Aprivo gli occhi e vedevo di nuovo. È stato come nascere una seconda volta con più dolore e molta più fatica. La mia mamma mi ha fatto rinascere, mi ha tirato fuori dal ventre della morte, mi ha preso in braccio. Lei e Cris. E ora un po’ di 22


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Cris è in me! Questo è amore. È stato difficile e non so ancora per quanto potrò adorare gli occhi di mamma Rossy, io vorrei ancora per tanto... Quando resto solo in casa, con Mona e Mino, cerco di non pensare. Per questo combino guai. Perché ho tanta fame di amore, veramente troppa. Vorrei amare tutta la Terra, vorrei amare e giocare con tutti gli animali del mondo. Sono strabordante di amore e di desiderio di amore. Lo so che esagero, ma sono un cane così. Martedì mattina, 12 febbraio, tra le braccia di un raggio di sole e della sua padrona è morto Rio, un cane dolce, affettuoso, intelligente e Amante della vita, vivace e generoso, giocoso e allegro, ma molto sfortunato a causa della sua salute. Ha dovuto subire alcuni interventi dolorosi ma era forte. Anche la chemioterapia aveva sopportato poi, però ad un certo punto il suo corpo ha detto basta anche se la sua volontà era quella di vivere ancora accanto ai suoi amici che lo hanno amato tanto. Era pieno di vita e di un amore che riempiva tutti, stargli accanto era una gioia. Ci mancherà immensamente! Il tempo dopo di lui non è più lo stesso. Pare di vivere in un mondo più vuoto. Ci ha dato, ci ha insegnato, ci ha amato, ha creduto in noi e noi in lui. “Donaci, Rio, di essere buoni come te, donaci il tuo entusiasmo per la vita, la tua accettazione per il dolore con la dignità di un re. Donaci di non tirarci indietro mai, di avere la fede e la fiducia che leggevamo nei tuoi occhi. Non lasciarci soli. Grazie Rio di esserci stato nelle nostre vite e di averle gremite di luce” Che Dio lo prenda tra i Suoi Angeli. 23


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L’arrivo (Settembre 2008)... Era nero, era un marinaio. O meglio, un ammiraglio perché solo gli ammiragli vestono di nero, e lui aveva il pelo completamente nero. Era stanco, affamato, magro, non si faceva accarezzare. Ma era adorabile, un gattino con occhi giallo limone più scuri a seconda della luce. Lo convinsi a restare. Anche per far compagnia alla Mici, la mia gattina. Lui era un po’ incerto, aveva fatto un lungo viaggio, la sua nave era naufragata. Per miracolo aveva trovato la porta della mia casa aperta. Qui in campagna si lascia la porta aperta, il profumo delle piante, dell'erba. C'era il sole quando lui arrivò. La Mici lo fece entrare, lo incoraggiò con una zampetta: “Su entra qui si sta bene” “Buongiorno” dissi “E tu che ci fai?” Lui mi guardò con i suoi occhi tondi e luminosi “Di me ti puoi fidare” continuai” siediti, mangia qualcosa”. Mangiò. Inizialmente, quando ancora era diffidente, veniva solo a pranzo e a cena con la Mici. Con il tempo rimase, nel giardino. Poco a poco, si fece accarezzare anche se riluttante alle coccole. Usciva con la Mici sempre insieme dopo cena, tornavano tardi. Erano giovani, sei, sette mesi, due gatti “trovatelli”.

…la dipartita (fine ottobre 2008) … Ciò che mi è rimasto dentro di lui, del suo sguardo invitante e impaurito è stata la dolcezza. Avrei dovuto capire, da quel suo stare, dal suo guardare pensoso nella notte, il suo frugare tra le foglie, che sarebbe andato via. Sapevo che il mio potere su di lui era transitorio ma speravo che fa24


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cesse di questa casa la sua dimora... invece, un giorno, si è allontanato e non è più tornato. Certo, la Mici era un po’ bisbetica. Ma lui pareva essere innamorato. “Non la lascerà “ dicevo “è una micina pazzerella però non la lascerà” Spesso lo prendevo in braccio, mi divertivo con il pelo lungo, morbido. Stava bene. Almeno credevo. Lo credo ancora. Voglio credere che lui sia dovuto tornare in mare, al comando della sua nave.

...il ricordo (dalla fine di ottobre 2008 in poi)... Era un marinaio in fin dei conti, e il suo posto era il mare. O forse come Ulisse aveva trovato qui la sua Nausica ma il dovere lo ha chiamato... Sicuramente è così. La sua sparizione è stata per questo motivo. La gattina lo sa. È stata malinconica, poi ha ripreso vivacità. Io, invece, ancora penso a lui. A quelle sue zampotte nere, al suo incedere. Mi manca. Mi manca il suo musetto con i baffi ben tenuti, da bravo ammiraglio. Mi manca il suo stendersi per terra per farmi una gentile concessione mi guardava. “Cipollotto” lo chiamavo perchè il suo corpo era tondo e acerbo, di gatto ancora cucciolo... Prendevo sulle ginocchia il batuffolo di gattino-marinaio, anzi ammiraglio, con le dita entravo nel nero pelo, folto, pulito. Percepivo il battito del suo cuore di cucciolo appena affacciato alla vita. Il pancino morbido. Gli piaceva farsi coccolare sul pancino, spesso si addormentava... lieve e indifeso... I suoi occhi mi dicevano che era triste, che forse sognava il mare, però il suo mugolio di piacere era un invito a farsi accarezzare. 25


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…la mancanza (da “poi” a “sempre”)... Si accoccolava sulle mie gambe, lo stringevo appena al petto. “Il mio cipollotto”. Poi arrivava la Mici e lui, da innamorato, lasciava il caldo delle mie braccia e la seguiva, Giulietta e Romeo, cipollotto e cipollina, Chiara e l'Oscuro.”Ritorna piccolo Romeo” (tanto l'ho cercato e cercato) “non so dove sei e mi manchi” Mi meraviglio come questo mio desiderio forte, non faccia sì che lui trovi la via per tornare. Allora penso le cose più nere e più truci.... ma era così bello e dolce. Nessuno avrebbe mai potuto fargli del male.

N.b. Però credo che lui abbia incontrato una gatta dal pelo bianco e che se ne sia innamorato. Infatti un anno fa è venuto ad abitare da me un randagio - ora ex - bianco e nero… 26


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Animali da circo Saltano, piroettano i danzatori esperti. Una spontaneità addestrata. La frusta lascia segni nel cuore. Il cibo pagato al prezzo di cicatrici. Sono lì per far stupire la platea, sono qui per farla tremare: Oh! quanto il domatore è coraggioso, la testa infila nella bocca spalancata; chi dei due è più eroico? Non l’azzanna perché gli fanno schifo i suoi capelli. “Siamo per far ridere, venite signori e signore, bambini e bambine nei vostri vestiti di panno, nei vostri sorrisi di pezza. Abbiamo il dorso finito, le zampe rigate di sangue. Ma venite, venite e guardate perché questo è il nostro film dell’orrore: sorprendere nel gioco della sottomissione. Abbiamo imparato ad essere addestrati per una recita, ogni sera dopo un pezzo di cibo condito d’olio amaro che ci consacra vittime ogni sera sull’altare balziamo carcerati, un ergastolo non meritato. lo stomaco pieno non ripaga il senso di annullamento” 28


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“Ti guardo, stai ridendo, stai certo che se fosse possibile romperei le sbarre e ti sbranerei non perché sono cattivo. Sono catturato in una vita che non è questa, saltare da uno sgabello all’altro. Ti sbranerei non perché ti odio, non so cosa sia l’odio, invece tu sì e non te ne accorgi, stai seduto, mi guardi mentre corro per il tuo piacere, per la tua eccitazione. Ho imparato a controllare i miei istinti e mi calo nell’indifferenza che nasconde la rabbia. So ormai quale è il giro di vite da dare” “Un attore, un ottimo attore. Ogni sera recito la mia parte per te. I giorni sono tutti uguali: ma io non ho scelta, non ho altro che fingere di divertirmi per divertiti nelle scene di un circo. Faccio finta d’ essere contento, declamo il dramma, sancisco un patto: pancia piena e il ruolo di animale addomesticato. La docilità è nostalgia, devo rispettare le mani che tengono la frusta, se alzo il capo schiocca vibra nelle mie orecchie, anche di notte la sento, anche nei sonni compare, è la nemica che ama rincorrere la mia energia e spaccare ogni mia fiducia”... 29


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Alla mia Mici Conosci il significato della parola amore? Lo devi conoscere, perché me lo hai tirato fuori con estrema lentezza ogni giorno, da quando ti ho incontrata, traditrice, ché hai lasciato il tuo primo amore per venire da me, (questa casa ti piaceva di più, sii sincera) un po’ opportunista la tua scelta, Mi illudo di avere conquistato il tuo cuore, penso di esserti indispensabile non solo per il cibo. Mi trovo a parlare con te sentendoti ascoltatrice, saggia gatta aristocratica con qualche goccia di siamese, il portamento da regina, lo sguardo gelido di occhi celesti. Discendente da nobile stirpe decaduta, qualcosa di quella ti è rimasta, tra gli umani venuta a imbastardirti, gatta da esposizione per essere Miss. Sei solo la mia Miss, senza un vero nome, a volte ti guardi introno cosa ci faccio in questa volgare campagna? - Eri per l’alta società e il destino ti ha confinata tra plebei. Sei il sogno di ogni gatto maschio, sei la micia che ogni gatto vorrebbe come fidanzata e avresti una fila infinita di felini domestici se non fossi stata troppo presto sterilizzata. Quando capita che qualcuno ti annusi, come una Turandot fai volare una zampata artigliata perché conosca la tua stirpe blasonata! 30


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Una mano che si chiama love Assalire percorsi sfruttati come immagini confuse, quadri, parole insane, illegittime, scompigliate avvampante il silenzio dopo l’ora del pomeriggio, quando tutto si trasforma in grigio e la mente comincia a pensare: - Vorrei essermi fermata per raccoglierti e non esser presa dalla fretta (chi ricorda dove e perché andavo). La macchina non s’è fermata solo lo sguardo e un pensiero “Si fermeranno altri a raccoglierlo”e dove fermarsi se la fila di auto procedeva, rischio d’incidente, giustificazioni immerse in un miele consolatorio per medicare la mia ferita, la mia analisi di viandante inutile Non voglio essere un passante ripetevo quasi sentendomi importante, ma lo sono stata e come altri, io che critico, come altri accanto a te, non mi sono fermata anima inconsueta, gatto dimenticato, ora non so se eri morto o ancora vivo. Proseguire per percorsi di immagini ancora più confuse, di credenze antiquate, gatti per strada se ne vedono tanti, la noia, l’abitudine alla noia, al non guardare se incroci altre parole messe là sull’asfalto che ricordano il non essere stati creature vive. Ma ciò che non ti ho dato lo aspetterò quando anch’ io su letto abbandonata sarò in un ospedale o in un ospizio, allora capirò e saprò come ci si sente quando nessuno si ferma, quando nessuno si piega e ti porta con sé, per cura. 31


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Alla vivida luce del forno Sulla tavola il pollo arrosto a Natale. Crogiolante di forno e di contorno, offresi agli ospiti e alla famiglia A me la coscia, a me il petto – Buono il sugo di coniglio. Ma no!! ho la pelliccia di lapin e l’impermeabile foderato di pelliccia, necessario in inverno se piove. La mia prima pelliccia è stata una volpe, di preciso non so di dove ma era strana perché non scaldava i miei inverni e rincorrevo sempre una tazza di cioccolato bollente. Evitare il pollo non era possibile, le ali erano il miglior pezzo, o il boccone del prete, chissà poi se era per una presa di culo. Ogni Natale avevo addosso l’odore del pollo arrosto, ogni Natale come bambini si cantava tu scendi dalle stelle o re del cielo e di corsa si andava ai regali. Povero Gesù bambino al freddo del presepe mi guardava. Il pollo cuoceva, l’arrosto rosolava il sugo bolliva e le mani aprivano i regali. Colori di gioia nei cuori che battevano senza paura. L’agnello gridava, ma a Pasqua ci voleva sennò che Pasqua era? Belare era un diritto ma poi il silenzio era un dovere di fronte a Dio crocifisso, come agnello, si diceva, condotto al macello e niente era più vero di questo. Se gli occhi hanno il riflesso del cuore, nei suoi non c’era esultanza. Vedevo quelle carni debitamente macellate, l’intingolo del piacere goloso che segnava il giorno di festa. Ero felice anche io. Lo erano tutti. Era bello essere felici insieme. Ogni festa aveva il suo menù, ogni festa il suo sacrificio. Senza chiederci perchè fosse così, il vestito nuovo, le scarpe di pelle e ad ogni danza meno tempo per pensare: avevo sguardi lucidi nel correre ignara tra quei riti che facevano tanto Casa. 32


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14 agosto Ad un gattino: piccolo e minuscolo hai vissuto neppure un mese. Non avevi la mamma terrena ma io ti dono, ora, la Mamma Celeste, che sei andato a trovare. Ci sono creature che sono troppo fragili per vivere in questa vita. Tu sei stato una di queste. Gli umani spesso, quando questa vita è dura, se la tolgono. Per troppa sensibilità, per troppa paura o perché non vedono via d’uscita. Tu avresti amato questa vita. Ma Dio ti ha voluto dare un'altra opportunità: conoscere la Sua Mamma che col Suo Mantello avvolge il mondo. Adesso sei anche tu tra quelle creature che vivono della stessa vita del loro Creatore, la vita che Gesù nostro Signore è venuto a darci; Sé stesso. Adesso piccolo gattino troppo fragile per vivere, lo conosci anche tu. Ci tenevamo tanto a te, piccolino, avevamo investito delle speranze. Ma in attesa di noi, se ne saremmo degni, ci attendi dove tutto è soffice come lo è stata la tua ultima cuccia., fatta di amore, solo amore terreno, il povero nostro piccolo amore. Ciao dolcissimo. 33


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Pensieri, riflessioni, appunti, epistole Cara Patrizia, tramite Virty della Banca Etruria ho visto che anche questo mese hai fatto una donazione importante allo Scudo di Pan. Dirti solo grazie è imbarazzante, perchè può sembrare una semplice parola di circostanza e non di gratitudine! - Qui allo Scopetone siamo ancora accampati come zingari, nel senso che l'ambiente interno era già arredato e che quello che c’è di utile lo portiamo dalla vecchia sede di Capolona, ma non trova posto per il momento: tutto viene abbarcato alla rinfusa, in attesa di fare una ulteriore cernita e scartare quello che proprio non può trovare collocazione. Nel frattempo abbiamo dovuto affrontare un’urgenza e trovare una soluzione: il reparto gatti FIV-FELV di Capolona si è ulteriormente deteriorato; le reti di protezione che formano la volta stanno rapidamente cedendo, messe a durissima prova dalle abbondanti nevicate di febbraio. Si sono formati in più punti dei buchi attraverso i quali gli attuali 13 ospiti prendono la fuga. Siamo riusciti a recuperarli tutti (compreso Viso Pallido) e a portarli allo Scopetone, ma non essendo pronti i reparti che dovranno ospitare tutti i nostri gatti, li abbiamo momentaneamente messi nella stanza che era destinata a fare da nursery e da magazzino-cibo. Quello a cui non abbiamo 35


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potuto porre rimedio è stata la repentina morte di uno dei quattro cagnolini paralizzati. Una fortissima infezione interna se l'è portata via in tre giorni, nonostante le iniezioni massicce di antibiotici. Si tratta di Cary, l'unica femmina dei quattro. Ha lasciato un vuoto “pesantissimo” che mi opprime il petto. Se vuoi, la sua foto la puoi vedere sul sito, alla pagina PARADISO: ci mancherà tanto la sua gioia di vivere! Ti saluto e ti abbraccio. ANDREA Ciao, Andrea, essere accampati come zingari con questo caldo non è poi tanto gradevole… ma verranno le piogge e il freddo, allora spero che sarete abbastanza avanti con i lavori... È un minimo per contribuire anche io alla costruzione del rifugio... è una cosa che ritengo preziosa e importante. Io ringrazio voi per quello che fate!!!! È grande e importante per i nostri amici a 4 zampe!! Quando muore un cane che ci ha dato come solo lui sa dare, è una vera perdita di amore, ma se c’è un'altra vita, come spero, potrà essere felice… Ho copiato la pagina che ho trovato nel tuo sito alla pagina Paradiso nel mio blog con la sua foto così chi passa dal mio blog lo “vede” e può lasciare un commento… inoltre se si clicca sopra il suo nome appare la pagina del vostro sito. Quando guardo il mio gatto Cipo che sul letto si mette con il pancino in su, le zampette aperte aspettando carezze io...che dire...non ho avuto figli ma...non so… se ciò che provo è simile a... Per qualcuno potrebbe essere esagerato e quindi mi fermo qui nello scrivere… E poi a parte ciò il legame che si spesso si crea con gli animali tutti è un legame di vero amore. Questo non è esagerato! Che avventura con Viso Pallido e gli altri!!! Meno male che è andato tutto bene! Un saluto a Maria Pia spero che questo caldo finisca ma pare di no! Un abbraccio grande Patrizia 36


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Un gattino di Rigutino ha patito tanto (è stato abbandonato dalla famiglia, operato dal veterinario ma i suoi problemi non sono finiti…) e ora non si sa se vivrà e, se vivrà, non si sa se il colpo che ha preso dietro, sulla spina dorsale, lo lascerà paralizzato alle zampine con tutte le conseguenze. La coda le andrà tagliata ma non è il peggio. I cuori induriti degli uomini non si lasciano toccare dalla Misericordia di Dio nei confronti di questi nostri amici di viaggio che sono gli animali! Perché? Sono esseri che soffrono, come noi, che provano emozioni (è stato provato da ricerche scientifiche sul sistema nervoso). Ha solo due anni! Che lo Spirito di Dio scenda su di lui e benedica il suo corpicino, che lo avvolga e che si senta meno solo e consolato. Che sia su di lui la Misericordia di Dio poiché non lo è stata quella degli uomini. 37


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Non so che dire perché Filippo Lippo mi piaceva tanto, l’ho visto una volta in tv, a Teletruria forse, e anche nelle foto era il simbolo dello Scudo di Pan, i suoi occhi dicevano tutto. Sento di dire queste parole per te e per Maria Pia, che mi vengono dal cuore, perché è stato una creatura dolcissima e tanto coraggiosa che ha tagliato in due la vita di quelli che lo hanno incontrato. È stato un “piccolo grande amore” di saggezza, era il cuore di tutti, a tutti ha fatto capire il senso dell’esistere. Ci hai trasformato Filippo Lippo e ci hai riempito, hai svuotato i nostri cuori induriti e li hai colmati di un ardore incontenibile. Sei stato l'inizio di una Storia, di un’avventura, hai tracciato un solco, hai fatto crollare le nostre difese, hai frantumato le nostre rigidità. Sei stato mandato qui tra noi da un cielo molto più grande del nostro. Ti sei fermato nelle nostre coscienze e ci hai parlato. La tua essenza si respira in ogni mattone che è stato tirato su, che è stato costruito. Sei morto subito dopo il trasferimento di tutti in un’abitazione più grande, più spaziosa e sapevi che avevi contribuito a tutto questo: ogni amico a quattro zampe che è stato curato e amato lo deve a te, il suo cuore ti apparterrà. Prega per noi ora che sei diventato un angelo, aiutaci perché la strada è ancora dura qui per noi e grazie per averci fatto capire che il dolore non è mai separato dall’amore, quando chi ama è un essere speciale… abbi cura di noi adesso piccolo-grande-tenace-dolce cagnolino. 38


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Pregare per “i nostri piccoli fratelli più piccoli”!? Ogni creatura è creata da Dio e da Lui amata e non esiste ciò che Dio non vuole che sia. L’Amore va oltre ogni barriera. Non credo di peccare se prego per le creature che non hanno forma umana. La mia è solo una follia di amore per coloro che sono piccoli e indifesi, i più indifesi: i bambini, i bambini non ancora nati ma vivi fin dal concepimento, gli anziani che non possono difendersi, e gli animali, le piante, tutto ciò che è insignificante ai nostri occhi. Ho bisogno di amare e proteggere ciò che gli uomini rifiutano perché debole, marginale, di poco conto, irrisorio. Che Dio mi perdoni. In me c’è sempre stato un rifiuto di tutto ciò che è violenza, sopraffazione, prepotenza, vessazione, prevaricazione… “Quello che mi muove, che ci muove, è la carità verso l’altro, verso tutti. Nessuno escluso. Gesù ci ha detto di essere presenti nel più piccolo e nel più diseredato” fratel Beppe Gaido - Missione di Chaaria, Africa 39



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Ogni anno lo stesso problema. Dovrebbe essere ormai chiaro che, a meno che non si abbia intenzione di allevare la prole del proprio gattino, la sterilizzazione è la cosa migliore. Non soltanto si eliminano gravidanze nelle gatte, ma si evita anche l'instaurarsi nel gatto maschio di comportamenti sgradevoli (miagolii eccessivi, vagabondaggi, incidenti stradali ecc.). Si riduce il rischio di lotte con altri gatti e la conseguente trasmissione di malattie infettive tra le quali la Fiv e la Felv. Naturalmente nulla vieta di fare accoppiare il nostro gatto, ma dobbiamo “pagare” poi le conseguenze che ciò comporta. E chi possiede o si occupa di gatti, sa che mettere al mondo due o più cucciolate all’anno significa trovarsi quattro o cinque cuccioli da “sistemare” ogni volta. Cosa fare di questi cucciolini? Gettarli nei cassonetti della spazzatura? Affogarli? Lasciarli lungo strade trafficate? Sotterrarli vivi? Sbatterli in terra perché muoiano “senza soffrire”? abbandonarli per strade di campagna? Sono soluzioni cruente e, soprattutto, non risolutive. 41


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La soluzione migliore è quella di sterilizzare il proprio gatto o gatta. Un problema serio è rappresentato dai costi che non tutti possono permettersi. È necessario fare appello ai veterinari, alle ASL (la cui condotta varia da zona a zona), ai Comuni, a tutti gli enti preposti perché diano un aiuto concreto ai singoli cittadini. Campagne di educazione e di sterilizzazione ridurrebbero i gravi problemi del randagismo, delle stragi di cuccioli e degli abbandoni che ripetutamente si verificano. Inoltre l’aumento del randagismo dei felini (in modo particolare) richiede urgentemente l’intervento del servizio veterinario pubblico, per velocizzare l’attività di sterilizzazione gratuita dei gatti delle colonie. Anche se nei secoli passati si credeva che gli animali fossero “oggetti semoventi”, recenti studi hanno dimostrato che hanno sensibilità al dolore sia fisico che psichico. Occorre prendere coscienza che il benessere anche dei nostri animali fa parte di quel Bene Comune a cui tanto aspiriamo ed è fondamentale, se vogliamo ritenerci un paese civile, chiederci quanto sia importante il rispetto alla vita di tutti gli esseri viventi. 42


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UN GATTO

é abbandonato ogni 9 minuti in Italia Secondo recenti stime di alcune associazioni animaliste 57.600 mici vengono lasciati per strada ogni anno. Nel 40% dei casi sono cuccioli e non sopravvivono

50.000 cani

Saranno abbandonati durante l’estate L’80 per cento di loro è destinato a morire di fame, sete, per incidenti stradali, avvelenamento o maltrattamenti Partecipa alla manifestazione della LAV di Arezzo contro l'abbandono degli animali Giovedì 14 luglio, alle ore 21,15, in piazza san Jacopo, in occasione della notte bianca 43



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I gatti si difendono così Mostrando sempre un'aria indifferente Come se una carezza non fosse poi importante Come se il loro cuore non ascoltasse niente I gatti si difendono così I gatti si comportano così Facendo finta di non saper niente Capiscono senz'altro più di te Ma non ti fan pesare quel che sanno Ti guardano poi se ne vanno via I gatti si comportano così I gatti si difendono così Facendo finta di non sentir niente E quando gli fai male Nascondono il dolore Curandosi da soli Leccandosi nel sole I gatti si difendono così Gino Paoli

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Biografia Patrizia nasce ad Arezzo nel 1958. Nel 1985 si laurea in lettere all’ università di Perugia. Dopo la laurea frequenta la scuola di Scienze Religiose ad Arezzo e corsi di specializzazione post-universitari a Firenze. Segue vari corsi e laboratori di scrittura creativa tra cui quello con Simone Giusti “Vedersi vivere sulle sponde del nulla”. Lettrice appassionata e attenta, si dedica anche alla scrittura. Alcuni suoi scritti vengono pubblicati in antologie e giornali tra cui la redazione di commenti su alcune opere di Virginia Woolf, Jane Austen, ed altri. Pubblica un breve romanzo, alcuni racconti e raccolte di poesie. Partecipa a diversi concorsi internazionali ottenendo vari premi e riconoscimenti. Insegna per molti anni nelle scuole Medie Statali e Superiori della provincia di Arezzo. Ha da sempre un profondo e autentico amore per gli animali, in particolare per i gatti, che sostiene costantemente e attivamente nella associazione Lo Scudo di Pan. Inoltre si dedica anche all’arte della pittura. Persona mite, riservata e sensibile, attenta ai particolari, quelli che spesso sfuggono ai più, donna forte e fragile allo stesso tempo, sospesa tra canto e disincanto, tra amore e morte, ama essere libera dalle catene dell’ipo47


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crisia e dalle etichette. Non ha mai voluto che la definissero poetessa e in un’intervista a se stessa dice: “Il fatto di scrivere in versi non porta necessariamente a scrivere poesie. Scrivo per dare un’ immagine corporea a ciò che è impulso, passione, istinto, emozione”. E aggiunge: “Ci sono parti di noi così oscure anche a noi stessi che non c’è possibilità di uscita. Nei miei scritti non ho saputo trasmettere quello che avrei voluto e cioè l’universo interiore del personaggio che lo porta a delle scelte, a delle conquiste”. Leggendola però l’emozione rimane impressa come un marchio a fuoco, perché ha saputo creare e tramettere emozione, cosa che sanno fare i veri poeti. Sposata con l’artista Tommaso Musarra con il quale ha vissuto in armonia, fino alla sua prematura scomparsa nel 2016. OPERE Ha pubblicato quattro brevi racconti: “Felìcita” [ Grafiche Calosci, Cortona 1984], “Germogli” [Tip. G. Croce, Castiglion Fiorentino 1994], “Vestita di Viola” [Tip. G.Croce, Castiglion Fiorentino 2000] e “Non uccidere l’usignolo” [Edizioni L’Autore Libri Firenze, Firenze 2002], che parlano del disagio giovanile e del grave conflitto che alcuni adolescenti mostrano nei confronti del proprio corpo. Da ricordare che “Non uccidere l’usignolo” ha avuto LA SEGNALAZIONE D’ONORE al “PREMIO FIRENZE” nel 2003 e ha ricevuto il premio “TAGETE” nel 2004. Inoltre ha stampato quattro raccolte di poesie: “Poesie” [ Grafiche Calosci, Cortona 1980] con la presentazione del prof. Nicola Caldarone, “Frantumi di specchi” [Tip. G. Croce, Castiglion Fiorentino 1991], “Occhi Diamanti [Tip. G. Croce, Castiglion Fiorentino 1995] il quale si è aggiudicato il 1° premio assoluto per la silloge di poesie inedite “ Premio S. Valentino” a Terni e infine “Dentro e fuori il vento” [Ed. LietoColle, Como 2007]. E’autrice inoltre di molti inediti sia in poesia che in prosa. Le opere sono realizzate dal marito di Patrizia Tommaso Musarra, ad eccezione del gatto nero, fatto dall’ autrice stessa. L'intero ricavato sarà devoluto alla ONLUS “Lo Scudo di Pan” Località Scopetone, 40/d, 52100 Arezzo 48


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Indice L’albicocca bianca ...............................................................11 Pasqua 2011 (per non dimenticarlo) ................................12 Pasqua 2011 (Il passero piu� solitario del Poeta).............13 Aristogatta di campagna ...................................................14 Cuccioli reclusi....................................................................16 Cuccioli reclusi 2.................................................................17 Gatti in mezzo alla strada... ..............................................18 ...e senza soccorso...............................................................19 Micola...................................................................................20 A Micola, cane abbandonato.............................................21 A Rio.....................................................................................22 L’arrivo (Settembre 2008)... ...............................................24 ...la dipartita (fine ottobre 2008) ... ...................................24 ...il ricordo (dalla fine di ottobre 2008 in poi)... ..............25 ...la mancanza (da “poi” a “sempre”)..............................26 Animali da circo .................................................................28 Alla mia Mici.......................................................................30 Una mano che si chiama love ...........................................31 Alla vivida luce del forno..................................................32 14 agosto ..............................................................................33 Pensieri, riflessioni, appunti, epistole .............................35 Biografia...............................................................................47

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Studio Byblos Publishing House studiobyblos@gmail.com ‐ www.studiobyblos.com Palermo ‐ Maggio 2022





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