ANTONINO SERGI - SOGNANDO SENZA ETA'

Page 1

Sono il primo di quattro figli di una famiglia di operai. Sono nato a Messina, nel Rione Paradiso il 21 maggio del secolo scorso. Ho avuto una buona infanzia, la mia vita cambia a 19 anni con l’arruolamento nel corpo della Guardia di Finanza, un altro dolce episodio sono la nascita dei miei figli e dopo qualche anno per motivi economici cambiai lavoro poicheĚ lo stipendio era basso. Adesso mi sento appagato con i miei nipoti e mi godo la mia pensione facendo qualche viaggio e aiutando le persone poco abili.

Antonino Sergi

Sognando senza etĂ

Studio Byblos



IL LUNGO VIAGGIO DELL'AMORE Alcune volte per scrivere una determinata storia non ci vuole uno scrittore. Alcune volte è necessario viverla per poterla scrivere, alcune volte è necessario essere stato un bambino annoiato dalla scuola, alcune volte occorre narrarla come se si stesse raccontando sotto un bel cielo estivo ad un amico. Alcune volte questa persona si chiama Antonino Sergi ed è il primo di quattro fratelli. È di Messina e quando da bambino la maestra gli chiede di alzarsi davanti a tutti per recitare la poesia, il piccolo Antonino semplicemente risponde: “Ma io da grande voglio fare il macchinista. Per aggiustare un motore dovrei recitargli la poesia?” e subito fuori dall’aula fra le risate generali. Questo è solo uno dei tanti aneddoti di Antonino Sergi. Una vita vissuta con serenità e tranquillità, con amore e semplicità. Da questa vita nasce il suo primo romanzo (quasi autobiografico) “Il sognatore” da un evento particolare, per un saluto perso ad una cara amica che prende un treno per un posto molto, molto lontano. Però forse non è proprio una cara amica, forse è, è stata o sarà qualcosa di più. E allora non rimane che raccontare questa quasi-storia di quasi-amore, non resta che raccontare di un lunghissimo viaggio da Mestre a Tromso, dall’Italia alla Norvegia. Per scrivere questa romanzo vero l’autore ha creduto che la strada fosse dimenticare ogni retorico orpello letterario, perché qualche storia nasce sulla bocca di persone comuni e l’unico modo per raccontarla è con le stesse parole. Questa storia forse non poteva essere raccontata in maniera diversa, non senza perdere il fattore verità che la rende una storia da leggere. “Il sognatore” è un libro in grado di regalarci qualche ora di relax con una semplice e classica storia d’amore. È un libro scritto sull’onda di un emozione e la cui eco risuona nell’anima dell’autore prima di vibrare nella mano e nella penna. Sull’anima poi, Antonino Sergi ha una sua teoria: “Non è altro che una medaglia a due facce, in una abbiamo la Felicità e nell’altra la Tristezza” e pensa che sia questa essenza duale, questo scontro dialettico a produrre la scintilla dell’ispirazione. La tristezza è solida e pesante e ci ancora al suolo, la felicità è leggera e lieve e ci trascina in alto, nel mezzo c’è la fantasia, l’ispirazione, la via dello scrittore per giungere ai mondi dell’immaginazione. Uno in particolare. Un mondo dove c’è un uomo come lui ma che non è lui, che parla come lui, ma che non è lui, che intraprende un viaggio come lui non ha fatto e che forse avrebbe dovuto fare.



Antonino Sergi

Il Sognatore



L’ispirazione Nasce dal sogno della nostra anima in quanto detta anima non è altro che una medaglia a due facce, in una abbiamo la Felicità e nell’altra la Tristezza. Ebbene Mentre la prima (Felicità) è l’evaporazione della predetta anima, che vaga libera intorno a noi, in cerca dei vari punti del piacere, avendo l’imbarazzo della scelta. La seconda (Tristezza) è la solidificazione della predetta anima che non riesce a librarsi nell'aria, come fanno le rondini, creandoci la malinconia. E da questi due stati d'animo, nasce il sogno, che crea l’ispirazione, a darci il modo di bilanciare i due stadi e avere così, delle situazioni piacevoli, per la nostra esistenza. Antonino Sergi



Il Sognatore

I

T

utto comincia in un pomeriggio di domenica. Ho appena finito di

pranzare, erano circa le due del pomeriggio, messo in ordine la

cucina come al solito in quanto mangio quasi sempre da solo, perché la moglie è spesso impegnata a fare pulizie, quando entrando in cucina mi dice a voce alta che non ho messo bene in ordine e che lascio le impronte sugli stipetti e cose del genere. Insomma mi ha fatto innervosire ed io che sono un tipo calmo, sto in silenzio e ascolto, non mi faccio neanche il caffè, vado in bagno e mi preparo per uscire in modo da evitare il litigio, mi rivolgo verso di lei dicendo “esco”, con la scusa di andare a trovare un amico con problemi di movimento è un diversamente abile, io cerco di dare un aiuto a queste persone facendo del volontariato. Prendo la macchina in garage e vado via, imbocco la strada verso la periferia della mia città, non sapendo dove andare veramente mi faccio trasportare dalla macchina, visto che a quell’ora non c’è traffico. Il pomeriggio anche se autunnale si presenta bene con un tiepido sole e il cielo sgombro di nuvole. Lungo il tragitto guardando fuori dal finestrino, mi accorgo che c’è ai lati della strada, un grande prato verde che si perde a vista d’occhio con le sue piccole collinette, questo mi dà un benessere di rilassamento, facendomi venire in mente di fare una passeggiata. Detto fatto: trovo dove parcheggiare la macchina e mi avvio alla mia camminata. Dopo alcuni metri decido di farla a piedi nudi su quell’erba fresca, mi slaccio le scarpe, tolgo i calzini, mi arrotolo i pantaloni fino al gi7


Il Sognatore

nocchio e mi avvio in questo verde prato, con scarpe e calzini in una mano e nell’altra la mia cara pipa. Non ricordo quanta strada ho fatto, quando comincio a sentire della musica, cerco di capire da dove può venire e vedo che a circa a un centinaio di metri, anche meno, c’è un locale bar e ristoro con tante macchine parcheggiate. “Bene” mi sono detto, “vado a bere il caffè che non ho bevuto a casa” e col mio passo lento mi dirigo verso questo locale, sono a circa, quindici, venti metri e comincio a vedere, che dentro, ci sono delle persone che ballano si divertono e fuori del locale in disparte, un tavolino con tre sedie libere e una occupata da una signorina che in quel momento mi fissa mentre io mi avvicino, penso che si domandi, da dove posso venire, visto che dietro di me c’è solo prato verde. Giunto a lei vicino la guardo bene, incrocio anche il suo sguardo e noto che ha un’espressione di tristezza, mi colpiscono i suoi occhi celesti, colore del cielo, e i capelli biondi che le cascano sulla spalla come fili d’oro. La saluto e chiedo gentilmente se posso prendere una sedia e lei garbatamente risponde: si accomodi pure, visto che lì fuori non ci sono altri tavoli. Mi siedo e ringraziandola le dico anche di scusarmi se sono senza scarpe e a piedi nudi, ma che ho lasciato la macchina a qualche chilometro da qui, volevo camminare a piedi nudi sul prato, come quando ero bambino. Lei fa un sorriso di apprezzamento, così entrando nel discorso le chiedo come mai non balla e si diverte con i giovani che ci sono dentro. Al momento non risponde e dopo dice: che preferisce stare all’aperto visto che il tempo è buono. Ottima idea! Rispondo, e guardandomi in giro, vedo il cameriere lo chiamo per ordinarmi un caffè, lui viene al tavolo e domando anche alla si-

8


Il Sognatore

gnorina se vuole bere qualcosa, lei ci pensa e poi: “Sì grazie! gradirei un tè verde.” Il cameriere prende l’ordinativo e torna dentro, la signorina mi guarda e dice: “Quando io ho ordinato il tè verde, lei è rimasto come compiaciuto, è vero?” “Sì è vero! Immaginavo che lei ordinasse il tè verde, lo sentivo veramente, e questo è avvenuto”, lei fa un sorriso, dicendo: “Lei è un tipo simpatico.” “Grazie” intanto arriva l’ordinativo, sorseggiamo le bevande, le domando: “Dà fastidio se accendo la pipa?” No! Risponde e mentre gusto il mio tabacco parlando con lei, mi domanda di dove sono, “forse dal mio accento aveva capito che non ero veneto” e le rispondo che: “abito a circa trenta chilometri da qui, vicino a Mestre, ma sono di origine siciliana, e lei?” “Anch’io abito da quelle parti, esattamente a Mestre e studio all’università, però aiuto mio padre nel suo lavoro di ragioneria.” Brava! Durante la nostra conversazione mi chiede di scambiarci il numero telefonico, in quanto si è trovata bene a chiacchierare con me e vorrebbe la prossima volta contraccambiare il suo tè verde, che io le ho offerto. Mi fa molto piacere le dico, ma non ho carta e penna, ho tutto io ribatte lei, e mentre scrive i numeri, guardo i miei piedi, vedo che si sono asciugati, tolgo qualche filo d’erba, do una pulitina con il calzino e comincio a mettere i calzini e le scarpe, quando a un tratto, gli amici della signorina vengono fuori dal locale per andare via, dirigendosi verso le macchine, lei fa in fretta a scrivere i numeri telefonici e corre verso di loro, dicendo: ciao, ciao, ma fatto circa dieci metri, torna indietro. “Ehi!” “Cosa c’è?” le dico. E lei: “Ci siamo scambiati i numeri telefonici ma non i nomi!” “Io il tuo nome lo so.” “Ah sì! E qual è ?” “Gioventù!” le dico io. Rimane un poco perplessa e in silenzio. Dopo qualche attimo risponde. “E tu chi sei?” “Il Sognatore!” Mi guarda con quegli occhi da favola, non parla e cammina all’indietro, dirigendosi verso le macchine dei suoi amici,

9


Il Sognatore

e sempre guardandomi con un modo stupito, fatto alcuni metri come il gambero, nel girarsi, e correre via, mi grida: “Guarda che ti telefono, ciao Sognatore!” Ed io grido a lei: “Ti aspetto Gioventù!”

10


Il Sognatore

II

E

ra un giovedì, il primo di novembre, ed era festa (Tutti i Santi),

mi ero messo al computer come sempre, non avendo altro da fare,

fuori pioveva e c’era vento, me ne stavo tranquillo, nella mia stanzetta al piano superiore del mio appartamento e ogni tanto guardavo fuori della finestra, la pioggia, pensando all’estate splendida di quest’anno, quando lo squillo del cellulare mi porta alla realtà. Chi è? Mi sono detto, che interrompe il mio sogno ad occhi aperti che facevo dell’estate, la mia più bella stagione? Intanto il cellulare continua a squillare, mentre io cerco di capire di chi fosse quel numero che non era memorizzato e quindi senza nome, ho pensato, l’unico modo per saperlo è rispondere. “Sì pronto chi parla?” “Ciao Sognatore!” In quel momento di silenzio che ho avuto, sentivo come un brivido nella schiena e non sapevo cosa fare, penso che lo abbia capito anche dall’altra parte il mio stupore imbarazzante e con un po’di voce, sforzandomi di aumentare il tono, le dico: “Ciao Gioventù, come stai?” “Io bene e tu?” “Anch’io sto bene.” Dopo queste normali frasi, lei mi dice: “Se aspetto te che mi chiami, faccio le radici sul pavimento!” Ah! ah! ah! rido e prendo forza a quella improvvisa e piacevole telefonata. “Vedi cara Gioventù, a me non piace disturbare, specialmente te, che studi e lavori, quando sei libera da impegni puoi telefonare, io sono sempre libero specialmente per te, e oggi grazie a questa telefonata mi hai reso la 11


Il Sognatore

giornata felice e ti darò anche l’e-mail, oppure ti scrivi nel gioco di Facebook, così possiamo anche chattare, amo fare questo, però ricordati che io non ti chiamerò mai, se mi vedi in linea e hai voglia di chattare sarò sempre disponibile, ma io ripeto non chiamo mai! Non voglio disturbarti, tu puoi farlo verso di me, è un caso eccezionale che io ti chiami, ma ti dico è molto raro. E dimmi, come va con l’università?” “Ah bene! È dura studiare e lavorare, ma adesso faccio un poco di riposo di tre o quattro mesi, poi riprendo e do la tesi di laurea, ma non è problema per me, sono molto preparata.” “Avevo capito che eri una ragazza sveglia e riguardo al lavoro con il papà, procede bene?” Qui risentiamo anche noi di questa crisi che ha colpito l’Europa e il lavoro è molto diminuito, pensa che in giro tanti operai e impiegati sono senza lavoro e per loro sarà un triste Natale. “Eh sì cara, hai ragione, vedi tu mi piaci quando parli, ti spieghi molto bene, fai capire tutto. E oggi cosa hai programmato con gli amici per questa giornata di festa?” “Niente di particolare, forse andiamo a mangiare una pizza, e fare quattro salti in discoteca.” “Ah bene! Una buona idea.” “Basta essere in compagnia, e tu Sognatore! cosa fai?” “Io sono come un lupo solitario, me ne sto nella mia casa e sono fortunato ad avere l’appartamento in due piani, così al piano di sotto sta mia moglie e a quello di sopra ci sono io a giocare al computer, con il gioco che ti avevo accennato prima per iscriverti anche tu, e di tanto in tanto mi faccio una pipata, vedo se qualche amica vuol chattare, ma come al solito devono chiamare loro, sono giovani come te ed io non voglio essere invasivo o come si dice, rompere le balle.” “Mi dici che tu stai di sopra nell’appartamento e tua moglie di sotto! Non andate d’accordo?”

12


Il Sognatore

“Non proprio così, ma ci sei vicina, io voglio molto bene a mia moglie, è la mamma dei miei figli e poi tiene molto pulita e in ordine la casa, ma manca la cosa importante: non c’è amore tra di noi, anzi, penso che non ci sia mai stato e noi conviviamo come i giapponesi convivono col terremoto ah! ah! ah! mi viene da ridere quando dico così, ma è la realtà. Come vedi, cara gioventù, ogni persona ha i suoi piccoli o grandi problemi, importante è saperli gestire, con questo non voglio dire, che io sono un santo, anch’io sbaglio, commetto tanti errori, ma è umano sbagliare, importante è rimediare a questi errori in quanto bisogna vivere in questo mondo nel modo più soddisfacente per le nostre esigenze, senza danneggiare gli altri. A me piace girare, conoscere gente, vedere posti dove non sono mai stato e vista la mia situazione affettiva, avere anche qualche avventura con qualche donna, ma questo per me non è facile, in quanto sono un tipo difficile, che se la donna non mi fa battere il cuore al solo guardarla e non mi dà quell’affetto che mi manca, il tutto in modo spontaneo e naturale in quel momento magico, sia essa giovane o vecchia, bella o brutta, in poche parole devo sentire qualcosa dentro di me che spinga a fare l’amore e questo nella mia vita è successo solo poche volte, come vedi sono cose che a ogni persona possono capitare, ecco ho finito di dirti quello che non ti avevo detto al nostro primo incontro e vedo che ti piace ascoltarmi.” “Tanto sognatore, anche tu spieghi bene, io ti avevo telefonato per dirti: quando posso contraccambiare il tè verde che mi hai offerto tu.” “Ah! ah! ah! per me non c’è problema, quando sei libera da impegni, mi telefoni e andiamo.” “No! No! facciamo così, se a te va bene, domenica prossima alle quattro del pomeriggio ci vediamo al centro commerciale Panorama, lì c’è anche il bar e parliamo.” “Ah benissimo, mi va proprio bene.” “Allora ok, ci

13


Il Sognatore

tengo, mi raccomando, adesso ti saluto con un abbraccio.” “Anch’io ti saluto affettuosamente ci vediamo domenica.” “Ciao, ciao, Gioventù”. “Ciao Sognatore!”

14


Il Sognatore

III

D

urante questi tre giorni di attesa al mio appuntamento domeni-

cale, non ho fatto niente di particolare, mi sono dedicato al mio

aiuto volontario, che faccio con vero amore, messo in ordine il mio garage, fatte le solite spese, cose di tutti i giorni. Mi sveglio che sono le nove del mattino e so che è domenica e quello che mi attende al pomeriggio. Sono molto felice, che non so da dove cominciare, quindi per svegliarmi del tutto, mi preparo un ottimo caffè forte e lungo, dopo averlo gustato vado in bagno a prepararmi, fare la barba e la doccia, cambiare gli indumenti intimi e così via, mi sembra di essere un bambino che si prepara la cartella della scuola e che si mette il grembiulino scolastico. Intanto si fa ora del pranzo, preparo qualcosa da mangiare e dopo sparecchio tutto, cercando di mettere ordine in cucina, cosa che a mia moglie non piace mai come io faccio questo, la chiamo sempre guardando l’orologio e al suo arrivo, le chiedo che programma ha per questa domenica, le dico che ho un appuntamento con degli amici. Lei mi risponde: “Se mi dai un poco di denaro vado a giocare al bingo, ne ho poco.” Le rispondo un po’ nervoso: “Possibile che il tuo tempo libero lo sprechi sempre al bingo? Non puoi trovare un sistema per passare il tempo libero? Non ti accorgi che butti via 50 euro ogni volta che vai, in questo momento di crisi mondiale e tanta gente non ha neanche da mangiare?” Lei sta zitta e dopo mi dice: “E allora che fai, me li dai?” Io prendo 50 euro e li do a lei. “Se sei pronta per le 15.30 ti accompagno io.” 15


Il Sognatore

Lei tutta felice cerca di prepararsi in quanto manca poco per quell’orario, in attesa che si prepari, faccio un’analisi della mia situazione famigliare e mi domando: “Ma come ho fatto tutti questi anni a resistere in una situazione come questa? E un’altra persona al mio posto, che comportamento avrebbe avuto?” Ma non ho risposta, forse sono stanco di me stesso o ancora meglio non ho trovato la donna che mi dia la forza di fare il salto a una nuova vita e intanto vado avanti con questo calvario cercando di prendere e conquistarmi al volo i miei attimi di felicità in modo da rendere sopportabile questa mia malinconica vita. “Sono pronta!” mi dice. “Ok! vado in garage a prendere la macchina.” “Ti aspetto.” Dopo un po’ lei scende, monta in macchina e andiamo verso il bingo, all’arrivo mi domanda se vado a prenderla verso le 20,30, rispondo: “Vedremo, ci sentiamo a quell’ora col telefonino.” “Ah ok!” E vado via verso il Panorama, guardando sempre l’orologio, mi accorgo che sto passando davanti a una bottega di fiori, fermo la macchina con l’intenzione di prendere un mazzolino di fiori, così le faccio una sorpresa, vado dentro a osservare i fiori, quando vedo una bella confezione di plastica trasparente di forma quadrata con dentro un fiore, chiedo che fiore è, mi risponde che è un’orchidea rosa, domando se posso regalarla a una amica così com’è, “Certamente, le donne amano i fiori e questo non è impegnativo come la rosa rossa, è molto elegante dare questo.” “Allora me la incarti.” pago e vado via. Arrivo al supermercato e parcheggio, prendo il pacchettino, mi do una sistemata al vestito e mi dirigo verso l’interno del Panorama. Quando sono alla vetrata automatica dell’entrata la vedo che aspetta, mi fermo all’esterno per guardarla bene, il cuore mi batte forte, la osservo, cominciando dai fili d’oro che scendono dalla testa, finendo la loro corsa sopra una giacca di lana, color caffè latte, che

16


Il Sognatore

copre un maglioncino bianco, che all’altezza del seno ha due animaletti ricamati in nero, (forse due cagnolini) scendendo verso la parte bassa, indossa un pantalone nero affusolato che va a finire dentro degli stivaletti, anch’essi di colore nero. Alla vista di tale maestosa bellezza, non so se andare avanti o tornare indietro, fatto coraggio entro, come se non avessi visto nulla, ma il cuore sta per uscire dal mio torace. Le vado incontro salutandola e facendo i complimenti per il suo look e lei mi contraccambia il complimento, salutandomi. Ci avviamo all’interno, verso il bar, quando io la prendo sotto braccio e parlandole all’orecchio le dico: “Non sarebbe meglio se andiamo nella piazza del centro città? è sotto i portici vediamo qualche bar sedendoci lì?” “Sì! Hai avuto una bella idea, qui c’è un via vai, un gran casino!” Le domando se è venuta con la macchina, mi dice di sì, ma con i genitori che dopo le spese sono andati via senza di lei, aveva detto che aspettava amici. “Ah bene! Allora andiamo alla mia macchina.” Quando mi sto per sedere in macchina, mi accorgo che non le ho dato il pacchettino e girandomi verso di lei le dico: “Scusa la mia distrazione a non avertelo dato prima, ma la tua bellezza mi ha mandato in tilt.” “ah! ah! ah! E questo cos’è?” “Per saperlo devi aprirlo.” Si affretta a farlo, quando vede quella magnifica orchidea resta per un momento senza parlare e dopo mi dice: Grazie di cuore, abbracciandomi. Ci dirigiamo al centro, parcheggiamo l’auto e ci avviamo passeggiando verso la piazza centrale parlando di tutto, ad un tratto si ferma sotto i portici della piazza e ridendo dice: “Posso pagare il mio debito verso di te?” Ed io ribatto, “Hai paura che ti metta gli interessi?” Scoppia a ridere. “Hai sempre una bella battuta tu.”Visto un locale nelle vicinanze che ci piace, siamo entrati, sedendoci molto all’interno in quanto il tavolo non era circondato da altri tavoli, lei mi fa presente ridendo che questo lo hanno messo apposta

17


Il Sognatore

per noi. Seduti in quell’angolino di paradiso, le chiedo cosa vorrebbe prendere da bere. “Voglio il solito tè verde, mi piace tanto.” “Lo prendo anch’io, mi piace il caffè forte e lungo ma vista l’ora, faccio compagnia a te.” “Oh grazie!” Diamo l’ordine al cameriere che va a preparare e noi per un momento ci guardiamo negli occhi, lei interrompe quell’incantesimo. “Ascolta Sognatore!” Resto perplesso, non so cosa io devo ascoltare. “Possiamo noi sapere chi siamo realmente? facciamo queste presentazioni?” Mi riprendo dallo stupore. “Certamente che dobbiamo sapere chi siamo.” Bene! comincio prima io, mi chiamo Danila Bragadin, come vedi è proprio veneziano il mio cognome, Bragadin era un uomo molto importante e famoso della vecchia Serenissima Repubblica Veneziana. “Anch’io ho il cognome famoso e forse molto più vecchio della storia del tuo.” “Oh! Oh! Oh! Sentiamo questo cognome millenario.” Le dico: “Antonino Sergi.”

18


Il Sognatore

IV

M

entre pronuncio il mio cognome, guardo lei e non capisco se

vuole ridere o mandarmi a quel paese, le domando come mai

non dice niente, lei gentilmente mi risponde: Io questo Sergi, è la prima volta che lo sento e studio all’università e prima ancora il liceo e le scuole medie, ma Sergi è proprio la prima volta, nella storia che ho studiato non c’era. Senza fare rimproveri, anzi cercando di mettere tutto nel ridere: Vedi cara Danila, essere ignoranti non è un’offesa, la persona ignora una data cosa che non sa, ma se io ti spiego, dopo mi darai ragione. Quindi, io questa estate sono stato in Croazia, ed esattamente a Pola, è qui che ho notato, l’arco della famiglia dei Sergi, visto che si trattava del mio cognome, ho chiesto informazioni e mi hanno detto che era un nobile romano, esattamente senatore di Roma, (e qui siamo ai millenni che tu dicevi prima), e che questa famiglia ha fatto del bene, e vinto tante battaglie per questa città, così gli hanno eretto questo grande arco monumentale in onore dei Sergi, alla loro memoria per i posteri. C’è anche un bel teatro fatto a modello del colosseo, ci sono anche le strade romane, comunque bella storia antica. Lei incredula in parte alla mia descrizione mi dice: “Antonino, io a Pola ci sono stata, il teatro me lo ricordo, ci passavo spesso davanti, ho anche un poco girato, ma di questo arco dei Sergi che tu dici, io non l’ho mai visto, però aspetta un momento, io qui ho un’amica che è proprio di Pola, abita un poco distante da casa mia e suo padre lavora con il mio, da diversi anni, siamo amiche inseparabili, 19


Il Sognatore

come due sorelle e anche figlie uniche, ci fidiamo una dell’altra, adesso le telefono.” “Ok!” “Pronto Tania, sono Danila e scusami se rido, ma ho un amico e stiamo chiacchierando sui nostri cognomi, mi dice che il suo è famoso più del mio, anche millenario, Ah! ah! ah! Scusami sai, lui insiste che a Pola, c’è un arco dei Sergi, che sarebbe il cognome del mio amico, io non l’ho mai visto nè sentito quando noi eravamo a Pola, quindi tu che sei di là, cosa mi dici?” Guardando la sua espressione mentre ascoltava la risposta che io sapevo, vedevo che, man mano che la sua amica le spiegava si rattristava e se poteva nascondersi sotto il tavolo lo avrebbe fatto, ma io non volevo infierire, avevo capito che era rimasta male, così smesso di telefonare la butto sul ridere. “Hai sentito Danila, noi siamo entrambi discendenti di nobili famiglie molto importanti e siamo senza soldi, senza titoli e neanche onorificenze o casati, insomma sfortunati.” Lei sbotta in una risata e la gente che c’è nel locale si gira per vedere da dove viene quella stratosferica risata, noi zitti, ci stringiamo sulle nostre spalle aspettando che passi quel momento di curiosità della gente, quando tutto è sotto controllo, con calma le domando di questa amica Tania. Lei mi dice che ha qualche anno in più, studia come lei all’università, ed è una persona speciale, affettuosa e che le vuole molto, ma molto bene e alla prima occasione me la presenta: le piace che lei mi conosca, e pensare che quel giorno al bar ristoro c’era anche lei dentro che ballava con gli amici, farebbe piacere anche a me conoscere questa signorina speciale che mi ha salvato con quella telefonata. Altra risata di Danila. “Fai piano!” le dico. “Non farmi sempre ridere, ho riso più con te oggi, che in una settimana!”

20


Il Sognatore

“Certamente avere una persona come questa ti dà sicurezza nel poter raccontare le tue cose segrete.” “Sì! Sì! E tu non hai una persona così?” “Purtroppo no! Vedi io alla tua età, avevo una figlia, quindi famiglia da mantenere, poi studiavo e lavoravo per migliorare la mia situazione economica, per questo so quanto è duro il tuo studiare, hai però la fortuna di non avere il carico che avevo io e in più l’aiuto dei genitori, quindi non deluderli su questo punto. Come vedi qualcosa in comune io l’ho avuta con te.” Do un’occhiata all’orologio sono le 18,00 ho ancora tempo e rivolgendomi a lei, le domando se vuole bere qualche altra cosa. “No grazie! Mi piace parlare con te, anzi ti voglio dire una cosa di quel giorno che ti ho visto con le scarpe in mano, ebbene, io ti ho fissato fino a quando non ti sei seduto e sai perché?” “Come posso sapere il perché! Forse ti domandavi se ero spuntato da sotto il prato verde come i funghi, in quanto dietro e attorno a me era tutto verde.” lei fa un sorriso. Dicendo: “No! No Antonino! Era come se io ti conoscessi e ti stavo aspettando. A quel punto ho sentito tutta la mia pelle farsi come quella dell’oca.” Sono rimasto zitto, non riuscivo a parlare, tanto che lei si è accorta del mio cambiamento e prendendo la mia mano tra le sue, mi dice: “Cosa hai Antonino? Oh! Come è fredda la tua mano!” Io la guardo e con la voce che viene fuori lentamente, guardando i suoi occhi di cielo, le dico: “Ho avuto anch’io la stessa sensazione in quel momento.” Ci guardavamo negli occhi e nessuno parlava, sembrava che il tempo si fosse fermato, sempre con la mia mano tra le sue, come a volerla scaldare, non so quanto tempo siamo rimasti in quella posizione. “Ti credo Antonino, sono coincidenze della vita.” Cerco di portare l’atmosfera sulla casualità, ma adesso che lei mi ha detto, quello che io non

21


Il Sognatore

osavo dire per non essere preso come uno che voleva fare colpo su una ragazza e mentre faccio questi pensieri squilla il telefonino di Danila. “Pronto! ciao Tania, cosa? Mangiare la pizza! Quando adesso? Aspetta un momento...” e mettendo una mano sul telefono si rivolge a me. “La mia amica di prima, mi chiede se vado a mangiare la pizza, vieni anche tu?” “Certamente sì!” Lei subito col viso raggiante lo comunica alla sua amica e le dice di venire a prenderci dove siamo, chiude ed è così contenta che io abbia accettato, che parla, parla, “E così ti presento la mia amica del cuore, oh che bello! grazie di avere accettato e la pizzeria è qui vicino.” “Ok Danila!” Sembri che salti dalla sedia, “è contenta e lo vedo.” “Su ne mangeremo ancora di pizze, visto che adesso sappiamo i nostri cognomi.” Subito si mette a ridere. “Antonino! Stare insieme a te è un’allegria continua. A proposito dei nomi, posso chiamarti Nino?” “Si! mi piace tanto, pensa solo la mia mamma mi chiama così, dillo un’altra volta.” “Nino.” “Ancora dai.” “Nino.” “Come lo dici bene!” Quando vedo che lei si alza, alle mie spalle c’è la sua amica Tania, mi alzo anch’io, giro lentamente alla mia destra e mi appare la sua forma statuaria e snella. Noto che sembra la fotocopia di Danila, un po’ più bassa, alla mia altezza, in quanto i suoi occhi sono sulla direttiva dei miei e anche questi più scuri del celeste di Danila, diciamo un azzurro acqua marina, e i capelli biondi più corti, ma con lo stesso scivolamento sulle spalle. Danila si fa avanti e fa le presentazioni. “Antonino! Questa è la mia amica del cuore Tania Dragovic.” E rivolgendosi a lei: “Tania! questo è Antonino Sergi, discendente dell’arco della tua città.” Ci mettiamo subito tutti a ridere, quando io rivolto a Tania le chiedo se vuole bere qualcosa e di sedersi, risponde che sarebbe meglio andare in piz-

22


Il Sognatore

zeria adesso, altrimenti rischiamo di non trovare i posti in quanto è domenica e molta gente ci va. “Bene! vado a pagare e andiamo.” “No caro mio! risponde Danila, cominci presto a perdere la memoria, pagare spetta a me ti ricordi?” “Oh scusami! Non volevo, ma sai, la venuta della tua amica, mi ha distratto.” Così io e Tania ci dirigiamo verso l’uscita, mentre Danila paga. Siamo fuori, sentiamo: “Eccomi che arrivo ragazzi!”. Sulla destra c’è la pizzeria, facciamo circa cento metri e leggo l’insegna: Pizzeria Napoletana con forno a legna. “Ah bene! La pizza cotta così é meglio del forno elettrico.” Entriamo e un cameriere si fa avanti. “Quanti siete signori?” “Come vedi siamo in tre, bambini non ne abbiamo, siamo amici.” Tania si mette a ridere e guardando Danila: “le dice: è proprio simpatico.” E questo è niente risponde Danila. Il cameriere mi fa segno che c’è un tavolo libero e che ci possiamo accomodare, ci dà il menu delle pizze e comincia a cambiare la tovaglia e mettere nuove posate, ordiniamo acqua per me e birra per le ragazze. Guardiamo il menu, quando porta le bevande si ferma e prende l’ordinativo delle pizze: Tania vuole la 4 stagioni, io con tonno ma senza cipolle, poi leggo un tipo di pizza che mi ha colpito e vado all’orecchio di Tania e le dico: “Scommettiamo che ordina pizza ai gamberi?” Lei stupita mi guarda con un sorriso, e quando il cameriere prende l’ordine di Danila. Lei dice: “A me pizza ai gamberi.” Tania che stava bevendo rischia di soffocare. “Cosa succede ragazzi?” chiede Danila. Io e Tania ci guardiamo ridendo, Tania rivolta verso Danila le dice: “Oltre che simpatico è anche indovino, sapeva che avresti ordinato la pizza ai gamberi.” “Ti ho detto che con lui tutto è magico.” Ci mettiamo a ridere, arrivano le pizze si parla di meno, ogni tanto guardo l’orologio, sono le 20 quando abbiamo finito, chiedo se vogliono anche il dolce.

23


Il Sognatore

“No grazie, siamo a posto così.” Chiedo il conto, dicendo loro di darmi l’onore di pagare, si guardano e mi ringraziano. Pago il conto e usciamo fuori, sentiamo subito la differenza di temperatura, siamo a novembre, camminiamo verso la piazza e domando loro se abitano distante. Qui vicino tutte e due, allora non serve la macchina. “Grazie Nino! Non serve, Tania viene a casa mia, poi i genitori passano e la prendono.” “Allora grazie del bel pomeriggio e del piacere di conoscere la tua sosia.” Ridono, vado via lasciandole allegre. Danila mi domanda quando ci possiamo rivedere. “Ragazze avete il numero, quando volete, e dallo anche a Tania, adesso siamo in tre, come i tre moschettieri, uno per tutti e tutti per uno!” E faccio il verso come se avessi la spada in mano. “Basta! Ci fai morire dal ridere.” Sentivo che il tempo volava e dovevo telefonare a mia moglie, saluto un’altra volta e così vado via. Alle 20,30 sono fuori del bingo e preferisco telefonare senza entrare, non mi va, dopo circa 5 minuti monta in macchina e andiamo a casa, metto l’auto in garage, lei intanto va di sopra e dopo arrivo io, vedo che cerca qualcosa per mangiare, le dico: faccio una pasta al sugo. “No! No! Fai sporco, meglio un toast.” Lo preparo, è pronto!..., Io vado al computer e buonanotte.

24


Il Sognatore

V

C

omincia la nuova settimana e all’infuori dei soliti impegni non

ho niente di straordinario, esco per le spese del giorno, torno a

casa preparo da mangiare poi con il pomeriggio vado dal mio caro amico e così via tutti i giorni. Riprendo come avevo lasciato il sabato, vado al computer su Facebook, vedo se ci sono messaggi o notifiche, come sempre ho fatto le altre settimane, i giorni scorrono piacevoli e il tempo si mantiene sul mite, però siamo a novembre e a Venezia, abbiamo avuto l’acqua alta diverse volte e speriamo che non nevichi a dicembre, pensando questo mese, mi viene in mente il Santo Natale, oh mio Dio! Come corre il tempo, oggi è lunedì e tra poco devo andare dal mio amico. Sento il mio telefonino che squilla, guardo il nome, è Danila. “Pronto, come va Nino?” “Bene, bene, grazie e tu?” “Anch’io sto bene, volevo dirti se in settimana andiamo a Cortina con Tania, lei non ci è mai stata.” “Sì, ma sabato o domenica perché sono impegnato il pomeriggio degli altri giorni.” “Ah va bene, ne parlo con Tania e ci sentiamo ciao.” Il giorno dopo ritelefona, dicendomi che va bene domenica alle 9,00 davanti al piazzale del bingo. “Ok a domenica.” Al sabato dico a mia moglie che domenica vado a Verona a vedere una partita di calcio con gli amici, io metto la macchina, è comoda, e loro pagano il resto e rientro la sera. “Ed io rimango tutto il giorno in casa?” “Ho capito! tu vuoi andare al bingo?” “Se mi dai i soldi sì!” 25


Il Sognatore

Le do 50 euro, mi chiede anche se ho delle monete per prendere il caffè dentro il bingo, monete non ne ho, ma le do altri cinque euro così ho chiuso la faccenda. Al mattino mi presento nei pressi del bingo dove avevo l’appuntamento, si fanno le 9.15 e vedo venire solo Tania, preoccupato scendo, lei mi dice che Danila ha preso il virus dell’influenza e non sta bene, le chiedo se può chiamarla, che la saluto, fa il numero, parlano tra di loro poi me la passa. “Scusa Nino, ho la febbre a causa di un virus influenzale.” “Ma invece di prendere il virus, potevi prendere me?” “Anche da ammalata mi fai ridere, adesso sto meglio grazie Nino, andate piano che ci sarà ghiaccio su a Cortina, Tania è felicissima di andare.” “Ok Danila, quando arriviamo ti mandiamo una cartolina e tu stai sotto le coperte, ciao, ciao.” Arriviamo a Cortina, è vedo Tania che guardava in giro incuriosita, cerco un parcheggio è trovato questo, fermo la macchina, scendiamo, e facciamo una passeggiata, fa freddo ma coperti si sta bene. Dopo qualche ora le domando se ha fame. “Un poco risponde.” Ok, vediamo un ristorante non lontano da noi, decidiamo di andare li, entriamo e ci accoglie il cameriere facendoci strada verso un tavolo già pronto, ci sediamo chiedendo subito se ci portava due aperitivi. Quando torna con le bevande, noi gli ordiniamo il pranzo e nell’attesa del cibo, ci gustavamo le bevande. Dopo aver mangiato e finito di prendere anche il caffè, pago il conto e usciamo per fare un altro giro, dopo di che consiglio a Tania di andare in alto, fino a dove potevamo arrivare senza usare le catene da neve, si bella idea Antonino! Allora andiamo a prendere la macchina.

26


Il Sognatore

Riusciamo ad arrivare su un posto pianeggiante in altura e da qui si poteva osservare il Monte Cristallo e su questo piano dove c’eravamo noi a circa 100 metri c’è il lago Atorno, si vedeva che era ghiacciato, trovato posto per il parcheggio, scendiamo per osservare tutto quello che ci circondava e dopo entriamo in una baita per scaldarci e prendere qualcosa di caldo. Usciamo che sono le 16,30 e rivolto verso Tania le dico: “in montagna fa presto buio, è meglio ritornare a casa.” “Sì! Sì! Antonino, mi sono divertita tanto, è stato molto bello, grazie!” Andiamo verso Mestre e in macchina mi ringrazia ancora, parliamo un po’ di tutto; le dico che mi dispiaceva che Danila non era potuta venire, ma che andremo ancora, e quest’altra volta ci sarà anche l’ammalata di oggi. Aggiungo che a me piace girare e tanto, e se poi ho due ragazze alle quali voglio molto bene, sono in paradiso, tutto quello che faccio è spontaneo e di cuore. Parlando, parlando siamo arrivati al piazzale del bingo, Tania scende dalla macchina, mi saluta e ringrazia ancora, le ho detto di salutarmi Danila, augurandole di stare bene.

27



Il Sognatore

VI

l mattino del giorno dopo quando mi sveglio, faccio un salto dal letto, avendo visto l’ora sull’orologio appeso al muro, mamma mia sono le 10,00 ed io sono ancora a letto, dai Nino, facciamo questa doccia e barba e vediamo cosa abbiamo da fare oggi. Finito il mio preparativo in bagno, cerco in armadio qualcosa di casual per vestirmi, un maglione con il collo alto, un jeans, delle calze pesanti e stivaletti che pulisco subito, mi vesto e preparo un bel giaccone di panno blu marina, per quando esco, intanto vado a farmi un buon caffè, mentre lo bevo cerco di riordinare le idee, do un’occhiata al calendario, vedo che siamo al 3 dicembre, altra settimana in meno verso il Santo Natale che è tra 22 giorni, ed io non ho in programma niente. Mi sarebbe piaciuto fare qualche viaggio di quattro giorni, a Barcellona o Parigi, ma con la moglie che ho, va tutto in fumo. Anche se sono 4 giorni, vedo un brutto Natale, speriamo che mi sbagli. E pensare che anche in altri posti ho degli amici fraterni che vorrebbero che io andassi da loro ma non posso andare solo, anche se sarei tentato. Faccio a meno di pensare, sto male e vediamo cosa decide per me il buon Dio, lui sa chi sono io. Esco e vado a trovare i miei ex colleghi della guardia di finanza, così pago la tessera di socio annuale che scade a fine mese. Entro in caserma una grande festa, Nino di qua, Nino di là, mi sembrava essere tornato ai vecchi tempi, ci scambiamo gli auguri in anticipo e poi il Generale in pensione mio ex comandante mi dice: “Guarda che domenica 9 facciamo un grande pranzo al ristorante e tu devi esserci, altrimenti ti faccio prelevare con la forza.” 29


Il Sognatore

“Va bene signor Generale, obbedisco al suo ordine.” “Sei sempre il migliore e di te ho ricordi belli, specialmente quando raccontavi barzellette, quanto ci facevi ridere Sergi, ed eri sempre disponibile. Mi raccomando vieni e ti devi sedere al mio fianco.” “Obbedisco signor Generale, adesso vi saluto tutti e ci vediamo domenica.” Vado via a fare shopping, la moglie mi aveva dato una lunga lista, e dopo torno a casa pensando sempre alle mie amiche, non avevo notizie di Danila, mi sono detto hanno il mio numero quindi se vogliono, chiamano. Parcheggio la macchina sotto casa, giunto in cucina sistemo la spesa e vado al computer e come al solito non ci sono messaggi o notifiche, così ascolto un poco di musica guardando dalla finestra il tempo di questa noiosa giornata, quando mia moglie mi chiama. “Non fai niente da mangiare?” “Non ho voglia e neanche fame.” Forse non avendo visto i messaggi mi sono rattristato, con un po’ di depressione, mi distendo sul lettino e prendo sonno. Quando mi sveglio, sono le 18,15 del pomeriggio, mi do una rinfrescata alla faccia e siedo al computer e noto un puntino rosso sull’icona dei messaggi: penso e spero che sia il messaggio che voglio trovare, lo apro: è Danila, il mio cuore è felice, mi scrive che sta meglio si è ripresa, ma si sente ancora debole, per i troppi antibiotici e che mi telefona tra qualche giorno. Le rispondo che sono contento del suo miglioramento e che attendo la sua telefonata. È proprio vero che quando ricevi buone notizie dalle persone a cui vuoi bene ti dà la carica, mi è venuta fame, mangio tanto, anche perché non ho pranzato oggi e dopo faccio fumo con la mia pipa, mi piace il sapore del tabacco in bocca. Guardo la televisione, il computer non mi interessa, la

30


Il Sognatore

notizia l’ho avuta e aspetto un poco prima di andare a letto, in attesa di un altro giorno. I giorni scorrono via, portandosi via anche le settimane e guardando il calendario, mancano tre giorni al Santo Natale. Con le mie amiche ci siamo sentiti qualche volta al telefono e adesso sono impegnate con i regali natalizi, ed io come sempre al piano superiore attaccato al computer, sperando di avere qualche idea di come passare il Natale che prevedo differente in senso negativo dell’anno scorso. Chiedo a mia moglie se invitiamo qualcuno, lei risponde non voglio nessuno, dopo deve pulire lei, come l’altro anno, ho capito, si fa sempre peggio la situazione. Arriviamo alla vigilia di Natale e sono tre giorni che non faccio la barba, mi sento molto giù di morale, conoscendomi so quanto odio la solitudine, un po’ per mia moglie e in parte maggiore a causa mia che non decido di decidere, mi trovo con questa malinconia che certamente mi porto anche dopo Natale. Si è fatto sera, mangio poco e anche sforzato da solo come sempre aspettando la mezzanotte per ascoltare la Santa Messa in chiesa. Alle 22.30, dico a mia moglie di prepararsi che andiamo a Messa. “Cosa? Mi preparo per il letto!” “Ah! E allora io vado buonanotte!” Faccio una bella camminata notturna di circa un chilometro, entro in chiesa, era al completo, ascolto in piedi e quando esco mi sento meglio e meno triste, così vado a letto più sereno. Alle 8,00 mi alzo, decido di farmi una lunga doccia, sperando che l’acqua della doccia porti via la tristezza, finito di mettere in ordine la mia persona mi metto al telefono a fare gli auguri agli ultimi amici vicini e lontani che ancora non avevo fatto, verso le 11,00 mia moglie mi fa gli auguri di Natale chiedendomi un regalino in denaro, le domando se deve andare al bingo. “Risponde; Certo, oggi fanno festa grande al bingo e ci sono le mie

31


Il Sognatore

amiche ecc..” Ho capito! e do a lei 100 euro, dicendole che se non aveva questo vizio del bingo, i regali se li poteva fare da sola, le avrei dato i soldi ogni mese, “Non importa, tanto me li dai lo stesso un poco alla volta.” “Ah bene! Contenta tu e che questa sera non mi telefoni per venirti a prendere, io non esco e se dormo quando vieni, non svegliarmi, ok? Mi raccomando, hai capito?” Si fanno le 15,30 del pomeriggio e sento la porta dell’entrata aprirsi e chiudersi, mia moglie è andata al bingo, mi distendo sul divano senza avere mangiato niente e prendo sonno, quando sento il telefonino squillare, cerco di vedere dov’è al buio ma è acceso e lo vedo sul tavolino di vetro. “Pronto chi è? Ciao Nino sognatore! Sono insieme a Tania, volevamo sapere com’è andata e rifarti gli auguri.” “Ah bene!” dico, cercando di non far capire niente, altrimenti stavano male. “Eravamo in 14 persone e come al solito ho dovuto preparare tutto io e adesso ero sul divano, un poco stanco e stasera faremo il bis.” E bravo Nino! che si sacrifica, importante è passarla bene e in compagnia la festa. “Sì hai ragione Danila, e voi cosa fate?” “Noi adesso andiamo a fare grande casino in discoteca e rientreremo tardi.” “Bene! ma state attente che chi guida non abbia bevuto.” “Sì Nino!, adesso ti rifacciamo gli auguri e ci sentiremo.” “Auguri anche a voi.” Chiudo il telefono e non so cosa fare, vedo che sono le 19,00 apro un panettone natalizio e una bottiglia di spumante, la tristezza aumenta sempre, vado in cucina e taglio una fetta di panettone e bevo lo spumante, tempo un’ora, era andata via mezza bottiglia e il panettone è ancora lì assaggiato poco. Prendo una bottiglia di Brandy Cognac francese e vado al computer ma non riesco a fare niente, così mi attacco alla bottiglia come se volessi cancellare quel misto di tristezza e malinconia,

32


Il Sognatore

e pensando alle mie amiche mi butto sul lettino in quanto stare in piedi è diventato difficile. Mi ritrovo il giorno dopo, con la testa che sembra avere avuto una bomba esplosa accanto e la luce del giorno che entra dalla finestra, ho pensato che fosse mezzogiorno. La porta della camera è chiusa, a fatica mi alzo per andare al bagno, per terra ci sono le due bottiglie semivuote e quello che resta del panettone, vado in bagno e mi butto acqua fresca in viso, mi lavo i denti per togliere quel sapore dolciastro del liquore che ancora sento in bocca, cerco di capire se mia moglie è in casa, ma c’è silenzio. Prendo le bottiglie, il panettone e vado in cucina, butto nella spazzatura i corpi del mio reato, non voglio vederli, mai mi ero comportato in questo modo. Guardo in giro e mia moglie non c’è, torno di sopra e metto ordine alla cameretta dove ho dormito, guardo l’orologio, sono le 13.20 quando sento aprire la porta d’entrata: è mia moglie. Un po’ stordito le dico: “Adesso vieni dal bingo?” “No! Ero dalla mia amica a bere e chiacchierare.” “Ah! E al bingo ti hanno fregato ancora?” Con un’espressione di contentezza apre il suo portafoglio e mi mostra un mazzetto di 50 euro, vedi sono 700 euro, meno i cento che mi hai dato tu, ho vinto 600 euro.” “Bene, adesso vai ancora e tra qualche giorno siamo punto e a capo.” Quel giorno era anche il nostro anniversario di matrimonio, lei non ricordava questo, io sì, era il giorno del mio contratto fatto con lei che non ero capace di rompere, ma stavolta ho promesso a me stesso basta, da oggi farò a modo mio, anche se tante cose le ho sempre fatte, ma in modo diverso, volevo vivere come se fossi solo, se non vuole lei fare quello che io voglio, ebbene io lo faccio e lei fa quello che vuole. Quella giornata è passata, cercando di rimettere a posto il mio stato depressivo. La sera mangio qualcosa di caldo, sono due giorni che non mangio, bevo tanta acqua e dopo mi siedo a vedere una trasmissione comica in

33


Il Sognatore

televisione, poi mi stufo e vado in bagno, e mi preparo per la notte, vado a letto, mi sento ancora un poco stordito, ma tutto sotto controllo. Mi sveglio che sono le 8,30 del mattino, una bella giornata invernale. Fa freddo ma non tanto, bevo il mio solito caffè forte lungo e vado in bagno per prepararmi a uscire, voglio andare in banca e così faccio. Alle 10,30 sono dal mio amico direttore, ci facciamo gli auguri, poi lui mi dice: che ha da darmi i soliti regali natalizi che la banca dà ai clienti, come blocknotes, calendari, matite... “Ok grazie! ma io sono venuto per sapere come sono messo col mio conto e se la mia carta di credito è valida all’estero e fino a che importo.” Accende il computer e guarda il mio conto. Ah bene! Vedi Antonino, questo è il tuo ammontare che hai e con bancomat o carta di credito puoi fare prelievi, quando e come vuoi, essendo tu un buon cliente, hai un fido che puoi andare sotto il tuo conto di 3000 euro, ma visto il tuo conto puoi ancora fare il giro del mondo 5 volte, quindi non ci sono problemi, eventualmente ti do il mio numero telefonico personale, così non passi attraverso nessuno e parli con me direttamente anche nei giorni festivi se dovessi avere bisogno.” Ah grazie! Lo saluto e vado alla cassa, faccio un prelievo di 2500 euro, e torno a casa, vedo mia moglie e le dico:”Senti se prepariamo le valigie alla buona, domattina partiamo per Barcellona o Parigi, andiamo a fare la notte di San Silvestro da qualche parte.” “E no! Ho appuntamento con le mie amiche al bingo, fanno una grande festa l’ultimo dell’anno, io voglio farlo qui.” “Va bene! allora a soldi come stai?” “Ho ancora i 700 euro di Natale che ho vinto al bingo” “Bene! io domani parto, non voglio fare come il Natale, non so dove vado, ma di sicuro prendo il primo aereo libero e vado dove va lui.”

34


Il Sognatore

VII

Preparo la mia valigia con indumenti adeguati al clima attuale e poi telefono a mio figlio se domani verso le 9,00 mi porta in aeroporto. “Ok sarò da te alle 8.30, ciao.” Salgo al piano di sopra e accendo il computer per dare un’occhiata ai voli e hotel visto che ho tempo, guardo i prezzi di Barcellona e poi quelli di Parigi, ma si accende una lampadina nella mia testa, e se andassi in Norvegia? È sempre stato un mio sogno vedere le aurore boreali, certamente da solo, non è come con una compagna, ma questo non mi interessa più di tanto. Così guardo anche questi voli attraverso i depliant che mi manda la reclame “Visit Norway” e vedo che facendo Venezia, Berlino e poi Oslo sono dopo a Tromso. Allora guardo gli orari dei vari voli, con Air Berlin: partenza ore 11.30, sono a Berlino alle 13.20 e alle 15.40 parte la Fly Norway per Oslo. Quindi posso fare anche il pranzo e in serata sono nella capitale norvegese, poi per Tromso parto al mattino del giorno dopo alle 9,00 pernottando a Oslo una notte. L’idea mi piace, il tempo è stretto ma non importa più di tanto, non ho nessuno a cui rendere conto e con la mia carta di credito prenoto i voli, per l’albergo vedo sul posto, tanto sono solo e non dovrebbero esserci problemi. Al mattino dopo sono in coda per l’imbarco con Air Berlin, partiamo in orario e con il cambio aereo a Berlino mi trovo in serata a Oslo come da programma, vado a prendere un taxi per andare in qualche hotel, ma sento che il clima è molto freddo e i vestiti che ho, sì sono invernali, ma per Ve35


Il Sognatore

nezia, non per Oslo. Mi faccio consigliare dal tassista un hotel vicino a un centro commerciale, dove posso comprare qualcosa, così ho fatto, entro in hotel, prendo una camera e dopo esco a fare le spese. Vedo il negozio di abbigliamento ed entro, giro e guardo, poi decido di recarmi da una commessa, le spiego la mia situazione e cosa voglio fare, lei mi fa un sorriso di apprezzamento per l’idea che le ho spiegato e mi consiglia cosa prendere. Fatto le spese del mio guardaroba norvegese torno in hotel e mangio qualcosa, vado alla hall, chiedo di essere svegliato alle 7,00 e che alle 7.40 ci sia un taxi fuori che mi porti in aeroporto, visto che devo andare a Tromso. Nonostante il mio cattivo inglese, sono riuscito a farmi capire, pago direttamente il conto, regalo una mancia per la gentilezza all’addetto dell’hotel e vado a letto. Alle 9,00 parto per Tromso, verso le 10,30 arrivo, prendo un taxi e anche da questo mi faccio consigliare un hotel, sempre con il mio cattivo inglese, ma ho la capacità di farmi capire e secondo me non è cosa da poco, anzi, è il meglio che un turista possa fare. Capita la situazione lui mi porta in periferia nord della città e mi lascia davanti a un albergo con a fianco un ristorante, io pago la corsa, ringrazio il taxista ed entro nel ristorante, per scaldarmi con qualcosa di caldo e dopo prendo l’hotel, vado al bancone, c’è una ragazza, anche questa bionda come le mie amiche, è di spalle e quando in inglese le chiedo il caffè forte e lungo, si gira dicendomi di parlare pure in italiano: lo parlava anche lei. Wow, bene! E mentre la guardo, mi hanno colpito i suoi occhi celesti, erano come quelli di Danila e Tania ho pensato “Devo sempre essere a contatto con ragazze come le mie amiche”. Allora le dico che vorrei un caffè forte e lungo, lei gentilmente mi dice: che sa come agli italiani piace caffè, ma qui c’è un altro sistema ed è discreto. Io sapendo che non sono in Italia, devo accettare usi e costumi del

36


Il Sognatore

posto, così le ho detto di fare lei, avendo capito quello che volevo, mi fa il caffè al suo modo, che sinceramente non è cattivo, bevendo il caffè ne approfitto che mi capisce, e le spiego del perché mi trovo a Tromso: volendo io vedere le aurore boreali, cercavo anche un hotel fino al 2 gennaio. “Ah bravo! È meglio andare all’hotel che c’è a 100 metri non questo appresso, anzi se aspetti un poco ti accompagno io.” “Bene grazie.” E visto che è ora di mangiare, le chiedo se posso anche mangiare. “Certo!” risponde, e mi indica il tavolo. Si fanno le 14,30 quando ho finito di mangiare viene la cameriera e le pago il conto. Ritorna dopo 15 minuti, è senza il grembiule da lavoro ma con un cappotto addosso pronta a uscire, mi dice che se voglio possiamo andare all’ hotel, in quanto ha finito di lavorare, bene grazie! Strada facendo facciamo le nostre presentazioni, lei si chiama Erika ed io Antonino, mi dice anche di lavorare per questo hotel ogni tanto, a fare le pulizie e me l’ha consigliato perché c’è una sorpresa. “Ah! Abbiamo anche hotel con sorpresa.” Arriviamo dentro l’hotel, guardo con meravigliato stupore come è fatto, sembra la casa di Santa Klaus, con tanto legno e poca muratura di cemento, mi registro fino al giorno 2 gennaio e l’addetto dice a Erika se mi accompagna lei alla camera e ci da la chiave della stanza n°47, che Erika aveva chiesto per me. Giunti dentro la camera anche questa in sintonia con l’hotel, apro le valigie sempre guardandomi intorno a destra e sinistra, una, due volte. “Antonino! Ti giri sempre, come sospettoso.” “Erika, mi hai detto di una sorpresa, e non vorrei che dietro di me spunti qualche vichingo con capelli e barba lunga, con una spada in mano!” Lei scoppia a ridere, ha le lacrime agli occhi, tanto che, anche l’addetto che mi ha registrato, viene a vedere e quando Erika gli spiega, si mette a ridere di gusto ritornando al suo posto.

37


Il Sognatore

“Non è questa la sorpresa, tu mi hai detto che ti piace vedere l’aurora boreale e da qui restando disteso sul letto puoi vederla, certamente non è come essere all’aperto, ma la vedi in comodità, al caldo, basta tirare il cavetto di questa tenda che copre il soffitto, così!” Appare una grande vetrata per tutto il soffitto, si vede il cielo in quel momento, così celeste come i suoi occhi e dopo facendo buio disteso sul letto potevo contemplarla “stupendo” le ho detto e l’ho ringraziata del consiglio, lei fa per andare e la chiamo. “Questa sera vuole che ceniamo insieme? lei è stata così gentile ed io avrei piacere che accettasse il mio invito.” Ci pensa, poi dice: “Va bene Antonino, ma adesso vado a casa, ci vediamo verso le 19,00 qui.” “Ok, intanto metto a posto le mie valigie.” Do un’occhiata alla camera e il terrazzino che c’è, vedo come funziona la sorpresa, mi metto seduto sulla sedia di legno nel terrazzino e mi fumo la pipa, dopo faccio la doccia, e mi preparo per l’appuntamento. Sono le 18.30 quando scendo nella hall, vedo l’addetto alla reception e gli domando come si chiama, “Olaf mi dice; io non so a cosa corrisponde in Italia quel nome, ma penso sia un nome del luogo. Facendo le presentazioni arriva Erika,si saluta con Olaf e usciamo. “Appena fuori, mi chiede dove voglio andare” “Le rispondo: fai tu! io non so niente di questa città.” “Ah ok! Allora facciamo un giro e dopo mangiamo.” Fatto il giro nel centro della città, decidiamo verso le 20.15 di andare in un ristorante, appena entrati vedo che anche questo, è costruito con tanto legno, è carino. Per il cibo mi affido a Erika, dicendole che non ordini pollo per me: non mi piace. Mentre mangiamo si parla di lei, mi racconta che ha lavorato diversi anni a Roma, che le piaceva il clima e la gente era molto gentile, poi è tornata per sposarsi a Tromso.

38


Il Sognatore

“Ah sei sposata! Ed io ti facevo single!” “continua dicendo: che ha 37 anni e anche 2 bambini, uno di 6 e l’altra di 9 anni.” Quindi hai maschio e femmina e tuo marito che lavoro fa?” “Non lo so cosa lui faccia adesso, da quattro anni siamo divorziati, lui beveva, sempre tanti litigi, non lavorava, avevo una vita difficile, e se non era per i miei genitori che mi hanno aiutata tanto, non so cosa avrei fatto, adesso vivo con loro, insieme ai miei figli, sono anche la loro unica figlia, ma grazie a Dio...” “Sei cattolica?” “Sì!” “Anch’io!” “Ora le cose vanno meglio, e tu cosa mi racconti?” “Che sono italiano lo sai, ma del Sud, vivo a Venezia, sono sposato, ho anch’io due figli, ma sposati.” E le racconto tutta la storia del Natale, che tipo è mia moglie, che ho due brave amiche che le assomigliano tanto per i capelli e gli occhi. Ad un certo punto, cambio discorso e cerco di parlare della notte di San Silvestro, come si usa da loro. “Oh! Tanto casino e birra, ballare, mangiare.” “Hai prenotato da qualche parte?” “No! No! Io resto a casa con i bambini.” “Vuoi che andiamo insieme? Tu cerchi il locale e dopo andiamo a fare la notte di San Silvestro insieme.” Lei ci pensa, fa un sorriso e mi dice: “Adesso non ti posso dire niente, devo vedere, ma domani sera ti dico.” “Ok grazie.” Finito di mangiare mi accompagna in hotel, mi dice di andare da lei al mattino a prendere il caffè e fare colazione e di vedere l’aurora boreale

39


Il Sognatore

verso l’una di questa notte. Ci salutiamo e andiamo alle nostre basi. Entro in hotel, “Buonanotte, Olaf.” Contraccambia il saluto e mi dà la chiave, vado in camera mi metto in libertà, preparo la tenda tirata e vedo il blu del cielo con qualche stella, è fantastico, vado in terrazzino a farmi una pipata e dopo rientro mettendomi pronto sul letto sdraiato, con la luce della camera spenta ho acceso quella piccola del comodino, aspettando questa famosa aurora boreale. Quando mi sveglio al mattino sono le 8,30 ma l’aurora non l’ho vista, ho preso sonno, forse per la stanchezza. Vado a bere il mio caffè, entro e subito Erika appena mi vede mi domanda se mi è piaciuta l’aurora, ed io vergognandomi di rispondere, faccio finta di non avere sentito, ma alla seconda volta, le dico: “Scusami ma ho preso sonno”. Lei si mette a ridere, dicendo: “Non c’è problema, questa notte la vedrai”. Prepara il caffè e le domando se quando finisce possiamo andare a fare un giro in quanto dovrei fare qualche spesa, dei guanti di lana e qualche paio di calzini un poco pesanti e lei mi sarebbe anche di aiuto, “si!” Risponde, ma prima devo andare a casa, ci vediamo verso le 16,00 qui fuori. “Ok!” All’orario fissato da Erika, ero fuori del ristorante, la vedo venire e insieme andiamo per il negozio a comprare quello che mi serviva, giunti dentro guardo alcuni tipi di guanti e poi ne prendo due paia dello stesso colore marrone del mio giaccone, comprato a Oslo, prendo anche i calzini e rivolto a lei domando: se c’è qualcosa che le piace che io possa regalarle. “No! no grazie!” Insisto e lei acconsente, “Va bene!” mi dice “Prendo questa sciarpa col copricapo di lana, dello stesso colore.”

40


Il Sognatore

VIII

ndiamo alla cassa paghiamo e continuiamo a girare per la città. Passiamo davanti a una bottega di giocattoli, io sapendo che ha due bambini, suggerisco di fare un regalo ai bambini, “Ma no Antonino hai speso abbastanza per me”. Insisto anche questa volta, dicendole che ai bambini piacciono i regali, specialmente sotto queste feste, per tanto sarei felice poter fare questo. Mi guarda, dicendomi che sono troppo gentile e buono e visto la mia insistenza, acconsente, così entriamo, invito lei a scegliere che sa i gusti dei figli, fatto questo, andiamo a mangiare in un altro ristorante, che aveva una piccola orchestrina, ci sediamo vicino loro e ordiniamo. Mangiando le chiedo se sa qualcosa per domani sera, la notte di san Silvestro. Mi spiega che domani ultimo dell'anno, lei lavora fino alle 16,30 e chiude il locale, riaprendo il giorno 2 alle 07.00 del nuovo anno, pertanto domani pomeriggio, quando lei finisce alle 16,30 va a casa, si prepara e viene in albergo verso le 19,30-20,00 a prendermi, per andare sul luogo della festa, che non è distante dal mio hotel, circa 600 metri e aggiunge, che il suo datore di lavoro ha già parlato con il boss che organizza il veglione, prenotandoci lui due posti, visto che si conoscono e sono molto amici, penso che ci farà anche lo sconto. “Ah bene!” Sono le 21.30, abbiamo finito e pago il conto, prendiamo i regali e usciamo, Erika mi accompagna sempre all’hotel, in quanto abita vicino, ci salutiamo e mi raccomanda di non perdermi l’aurora boreale. Ridendo va a casa, io entro, saluto Olaf. 41


Il Sognatore

“Ciao italiano.” Rido, contento del suo saluto, entro in camera mi metto a mio comodo, vado in terrazzino, mi accendo la pipa e aspetto con ansia, cercando di non farmi fregare dal sonno, rientro in camera e mi preparo per una doccia, poi accendo la televisione, insomma devo arrivare all’orario per vedere quello per cui sono venuto. Spengo la televisione, sono le 0,30, dico a me stesso, “Un’altra mezz’oretta al massimo e ci siamo. Torno nel terrazzino a fare qualche altra tirata di pipa.” Comincio a sentire freddo e rientro, chiudendo la porta, vado a spostare la tenda e vedo qualcosa che si sta muovendo nel cielo, faccio buio totale questa volta, mi distendo sul letto, metto un cuscino sotto la testa e prendo anche una copertina leggera, l’ambiente si era raffreddato e qui siamo al Nord nel vero senso della parola. Attendo di vedere lo splendore dell’aurora boreale, dopo dieci minuti, comincio a vedere un vortice leggero che fluttua nell’aria, con dei colori celestiali, che andavano sempre in crescendo; sembrano tanti arcobaleni che si muovono e tanti sono i colori, come un moltiplicarsi di nuvole colorate, non so come descrivere questo fenomeno naturale che il posto ci dà e il viaggio fatto ne vale il costo, troppo bello. Ho preso sonno con questa visione fantastica che una volta vista non va via dal cuore, come il primo amore. Quando mi sveglio sono le 11.30. Oh mio Dio! allora sono rimasto guardarla fino all’alba, altrimenti non si spiega l’essermi alzato così tardi, mi vesto in fretta e vado al ristorante di Erika, per il solito caffè. Non faccio a tempo a entrare che mi vede, e subito fa una risata, “Ah! ah! ah! Sono sicurissima che tu hai visto l’aurora questa notte.” “Sì! Sì Erika! era stupenda, ho visto il colore dei tuoi occhi, quello dei tuoi capelli e a tratti quello delle tue labbra vorticare nel cielo in cerca di felicità.”

42


Il Sognatore

“Oh! Oh! Oh! Antonino, che scherzi ti ha fatto l’aurora, parli come un poeta, ed io non so come fare quando ritorni in Italia sei fantastico, mai avevo visto un tipo allegro, con tanta voglia di vivere come te, neanche in Italia credimi.” “Sei troppo buona, grazie, dimmi dei bambini, ieri sera, erano contenti del regalo?” “Antonino! Li hanno visti questa mattina, ho detto loro che: a Santa Klaus, erano rimasti due regali quando ha finito il giro dei bambini, e visto che loro sono stati bravi, li ha dati a loro, molto contenti si sono messi a giocare e grazie Antonino, da parte loro.” “Hanno una brava e bella mamma. Oh! Il mio caffè forte e lungo dov’è?” “Pronto capo! Ma non mangi qualche cosa?” “Non mangio mai al mattino.” “Ma qui fa freddo e non siamo in Italia, ci vogliono calorie Antonino.” “Va bene così Erika, io se ho fame mangio, stai tranquilla, adesso faccio un giro e ci vediamo questa sera alle 20 nel mio hotel.” “Ok! sì Antonino.” Esco e faccio un giro, entro in un bar per scaldarmi e mi faccio fare un tè verde, ho pensato a Danila, adesso la chiamo e le faccio, gli auguri per l’anno nuovo, anzi, chiamo tutti gli amici e parenti, ma solo a Danila dico dove sono. Comincio con la moglie i figli gli amici e dopo passo alla mamma, lei tutta contenta che mi sono ricordato e mi dice: “Potevi venire qui a San Silvestro...” “Ma no mamma, io vengo il 12 gennaio, in quanto il 15 è tuo compleanno.” “Ah ti ricordi!” “E come posso dimenticare colei che mi ha dato la vita.”

43


Il Sognatore

“Adesso mi fai piangere Nino!” “E cosa credi, che io rida? Ti voglio bene mamma e ti penso sempre, ancora di più nei momenti tristi.” “Nino mi raccomando copriti e stai attento con la macchina.” “Ok mamma, ti bacio e buon anno!” “Ciao piccolo mio, saluta tutti.” Finito il giro passo alla mia amica Danila che mi manca, faccio il numero, sento “pronto” ed io: “Ciao, Gioventù?” “Nino! Quanti giorni che non ci sentiamo, vuoi venire con noi questa sera a fare casino?” “Amica mia, troppo tardi me lo dici, se mi telefonavi cinque giorni indietro, venivo di corsa, ma adesso non posso proprio, anche volendo, non posso!” “Cosa ti è successo? Dove sei?” “No! No! Niente di grave, anzi aspetta, sei seduta o in piedi?” “Sono in piedi!” “Bene, prendi una sedia e siediti, te lo dico dopo, fai come ti ho detto.” “Ecco sono seduta.” “Sai dove sono?” “Dai Nino! dimmi, non farmi stare così, io so che tu sei magico, ma dai parla.” “Tieniti forte che te lo dico: Sono in Norvegia a Tromso!” “Noooooo! oh mio Dio sei super! Come ti è venuta questa idea e senza avvisarci?” “Ti ricordi che la sera di Natale mi hai telefonato ed eri con Tania?” “Sì! mi ricordo che eri stanco perché hai fatto da mangiare a tanta gente in casa tua...” “Ecco esatto, ti ho detto una bugia, ero solo e dopo mi sono anche

44


Il Sognatore

ubriacato, tu sai che io non bevo, ma ero tanto triste, che ho voluto fare questo, non ti ho detto niente per non farti stare male e adesso mi vergogno anche a dirtelo, ma io le bugie non le so tenere, dopo dico il vero, specialmente alle persone a cui voglio molto bene.” “Oh Nino! Se parlavi venivi con noi, una persona come te nella compagnia ci avrebbe reso allegri,” “Vedi cara Danila, io ho quasi il doppio degli anni che hai tu, non puoi stare sempre in giro con me, qualche volta va bene, tu devi girare con quelli della tua età, devi trovarti un buon ragazzo e via...” “Ma cosa dici Nino? Perché parli così! Io sto bene anche insieme a te, anzi mi trovo molto bene e quello che dicono o pensano gli altri non mi interessa, e poi di trovare un ragazzo non ci penso nemmeno: sono tutti fumatori o bevitori e poca voglia di lavorare, si fanno mantenere dai genitori e pensano di usare la donna per i loro istinti sessuali tipo usa e getta, pronti per una prossima volta. No! No Nino! E raccontami, come mai hai scelto il freddo della Norvegia?” “Non so se ti avevo parlato dell’aurora boreale, ebbene: era un sogno che avevo da molto tempo, ed è venuto fuori il 27 dicembre. Dopo la mia sbornia di Natale sono andato in banca, ho chiesto delucidazioni sul mio conto e la mia carta di credito, avuto le notizie che mi servivano, sono tornato a casa, ed ho detto a mia moglie di fare le valigie che facevamo la notte di San Silvestro a Parigi o Barcellona, ma lei non voleva venire e allora le ho domandato come stava a soldi, aveva 700 euro, in quanto a Natale aveva vinto al bingo, e che la notte di capodanno la voleva fare con le sue amiche al bingo. Così nel prenotarmi una destinazione al computer mi è venuta in mente la Norvegia con le aurore boreali ed eccomi qui.” “Grande Nino! Grande! Sei fantastico! Hai fatto bene!”

45


Il Sognatore

“Qui ho conosciuto una ragazza, si chiama Erika e parla italiano abbastanza bene, l’ho vista il giorno che sono arrivato, lei mi ha consigliato l’ hotel, anzi mi ha accompagnato pure e fatto da interprete poi siamo andati la sera a cena, così parlando mi ha detto che ha due bambini e sono rimasto sorpreso, la facevo, single e più giovane dei suoi 37 anni, è divorziata e così le ho detto se facevamo la notte di san Silvestro insieme e stasera andiamo.” “Bravo Nino, non perdi tempo eh?” “Ma no! Danila, io non l’ho fatto per quello che tu pensi, però tu mi conosci, mai dire mai, è carina e in più ti assomiglia molto, credimi.” “Ho capito tutto Nino, fai bene sei ancora in gamba, pensa quando tutto questo lo racconto a Tania.. oh mio Dio! Quando rientri?”

46


Il Sognatore

IX

Ho prenotato fino al 2 gennaio, e quando rientro ti racconto tutto, stai tranquilla, io per te non ho segreti e salutami tanto Tania, mi mancate tanto.” “Non sono stupida caro Nino, ho capito tutto e ti dico che sei un signore, su tutti i lati, e che persone come te ne nasce una ogni mille anni.” “Ok Danila, ti abbraccio e bacio, te e Tania, tanti auguri di buon anno e divertitevi anche voi.” “Auguri di buon anno anche a te, sognatore che ci fai sognare anche da lontano.” “Ciao, ciao, Venezia”, pago la consumazione ed esco. Strada facendo mi carico la pipa e penso alla telefonata con Danila, peccato davvero, che mi abbia detto tardi del suo invito al cenone e sempre camminando arrivo da Erika che ancora lavora, visto che sono le 14,00 e un poco di appetito, mi faccio preparare una cotoletta con patate e dell’acqua poco frizzante. “Va bene, siedi Antonino, fra 10 minuti sei servito.” Arriva col vassoio, mi mette tutto in tavola e nel versarmi l’acqua nel bicchiere mi dice: “A me piacciono le persone che non bevono alcolici.” Poi mi racconta di suo marito che era sempre ubriaco, dei litigi, del fatto che lui non aveva voglia di lavorare... “E pensare che da fidanzati, sì beveva! Ma non l’ho mai visto ubriaco, come da sposati e se non fosse stato per i miei bambini che sono la mia vita e i miei genitori che mi hanno aiutata tanto, non so che fine avrei fatto...” 47


Il Sognatore

“Su Erika! ci ha rimesso lui non pensarci, altrimenti stai male, ormai è fuori dalla tua vita, hai i bambini, aspetta Erika, hai una foto in modo che io possa vedere i bambini?” “Sì in borsetta, vado a prenderla, dopo torna e mi dice: eccola!” Erano due angioletti biondi, anche loro avevano gli occhi della mamma, domando se ha una foto dove lei è con bambini e me la regala, così la porto sul cuore in Italia, lei contenta mi dice: “Antonino, questa sera quando vengo in hotel te la porto, ho una foto come tu hai chiesto.” “Grazie Erika!” finito di mangiare saluto ed esco. Sono in albergo, prendo la chiave della camera, dico a Olaf di svegliarmi alle 19,00 e vado a letto. Squilla il telefono, è Olaf, ringrazio e mi alzo, tiro fuori dall’armadio un vestito gessato, una bella camicia, una cravatta, pulisco le scarpe, il cappotto color cammello, l’appendo fuori dell’armadio e tutto ok, vado in doccia e mi preparo, quando esco ho tutto sotto mano, mi metto la biancheria intima di colore rosso per superstizione, (non è vero ma ci credo), mi vesto del tutto, mi guardo allo specchio e mi piaccio, prendo la sciarpa bianca, il cappotto e cappello tipo borsalino, un poco di profumo e scendo ad aspettare la mia compagna di serata. Quando Olaf mi vede così vestito dice: “Oh mafia!” Io sorrido e aspetto Erika, che arriva dopo 5 minuti. Quando vede il mio look, mi fa i complimenti, ma neanche lei scherza: indossa un bel vestito rosso granato, delle scarpe come Cenerentola e una mantellina bianca con cappuccio, gioielli ai polsi e girocollo, una bambola con la borsetta rossa. “Antonino! Noi vinceremo il premio dell’eleganza questa sera!” Ride, salutiamo Olaf e a piedi ci avviamo. Giunti sul posto della festa, entriamo, mentre Erika va in cerca dell’or-

48


Il Sognatore

ganizzatore, io guardo tutt’intorno l’interno del locale: tavoli e sedie disposti in fila per tre a forma di ferro di cavallo, attorno a una pista da ballo, che può contenere 45 coppie di ballerini. Dove è vuoto, non hanno messo i tavoli, vedo strumenti musicali, il posto dell’orchestra, in fondo sulla destra un grande bancone, dove servono birra a fiumi. Nel giro che faccio di osservazione, incrocio gli occhi di Erika, che alzando una mano mi fa capire di andare da lei, giunto a lei vicino mi presenta al boss, l’organizzatore della festa, vedo davanti a me, un uomo alto e robusto con capelli lunghi, rossicci chiari, ben curato con la barba folta, ma più scura, del colore dei capelli, mi sembrava veramente un vichingo, con l’espressione da simpaticone. Mi dà la mano e ci scambiamo i saluti, Erika mi dice: “Ci hanno assegnato il tavolo N°28 al fianco dell’orchestra e che abbiamo con noi un’altra coppia.” “Bene! così chiacchieriamo.” Ci avviamo al nostro tavolo, e piano, piano, si riempie il locale, facciamo amicizia con la coppia al nostro tavolo, lui sui 43 anni e lei sui 38, molto cordiali, giovanili di aspetto, e quando tutti siamo seduti, entra l’orchestra, suonandoci un saluto di buon divertimento per tutti, come apertura, noi battiamo le mani per ringraziare, loro contraccambiano, facendo rumore con gli strumenti musicali in segno di approvazione e incominciano a suonare. Erika è alla mia destra e la signora alla mia sinistra, il compagno di fronte a me, abbiamo due ordinativi per mangiare mi dice Erika. Mi spiega che non è, come in Italia un piatto alla volta, qui ti portano un grande vassoio, dove dentro c’è tanto cibo, ma di un solo tipo, carne o pesce. Ordiniamo il pesce, e dopo 30 minuti arriva il cameriere con un carrello abbastanza grande e mette quello che abbiamo ordinato sulla tavola, così si mangia e si balla, l’orchestra suonava sempre, i nostri compagni di tavola si alzano per ballare, io rimango seduto con Erika e osservo come mi devo

49


Il Sognatore

comportare, non so come usano loro, uno, due balli, che vedo, capisco che è come da noi, aspetto che inizia un’altro ballo e mi butto in pista. Sento che stanno suonando il valzer di Strauss, il Danubio Blu, io amo il valzer e chiedo a Erika se sa ballarlo, un poco risponde. “Bene! tu lasciati guidare, non essere rigida e tutto ok.” Ci mettiamo in pista e parto piano per vedere come si comporta, quando tutto è sotto controllo partiamo alla grande, sembriamo due farfalle, è contenta e gira, nel valzer ci vuole spazio e girare sempre, passiamo davanti agli orchestrali che ci osservano, forse siamo i soli a tenere il passo ritmico, uno di loro grida verso di me “Go super italian!” Insomma, siamo in sintonia io e Erika, finisce e aspetto un altro ballo guardando gli orchestrali che parlano tra di loro e ad un tratto suonano ancora il Danubio Blu. “Oh! Erika! Come mai ancora questo?” “Si saranno sbagliati, non importa.” Noi siamo caldi, balliamo così bene che giriamo sempre, guardo Erika e ha gli occhi chiusi, vola con me, li chiudo anch’io e sogniamo, gira, gira ancora, sembriamo due rondini o come le aurore boreali, pare non finire mai e pensando come si balla così bene, mi stupisco che involontariamente non abbiamo urtato qualcuno fino a quel momento. Apro gli occhi e vedo, che tutte le coppie, sono attorno alla pista e ci guardano volare, oh mamma mia! Voglio dirlo anche a Erika, ma no! Lascio che sogni e “Via Nino!” mi sono detto, e giro con lei tra le mie braccia. Quando la musica finisce, tutti ci battono le mani, Erika apre gli occhi e si accorge che siamo soli in pista, una lacrima di gioia e tanta felicità si vede sul suo viso, ci sediamo a tavola, mi guarda, prende la mia mano, “Grazie Antonino sussurra” Mi sono commosso e continuiamo a mangiare, guardo l’orologio sono le 23.10, le chiedo “Facciamo qualche altro ballo?” “Sì!” Risponde, si alza e ci avviamo in

50


Il Sognatore

pista, era musica lenta. Erika si è stretta a me, con la testa appoggiata sulla mia spalla sinistra e rivolta verso l’esterno, come eravamo messi, sembrava che la cullavo, tanto che i nostri piedi erano come incollati al pavimento e ballavamo in modo oscillante. Durante i balli lenti, vedo dei movimenti tra camerieri, stavano mettendo le bottiglie di spumante a ogni tavolo, allora dico a Erika di andare a sederci, che quasi ci siamo per l’ora X. Giunti a tavola in attesa dell’ora X, mi domanda: se sono stato innamorato, la guardo, sono un poco sorpreso per la domanda e le rispondo, “Sì, lo sono stato, ma non da giovane.” “Come sarebbe a dire?” “Io fino a 15 anni fa, non sapevo cosa volesse dire amore, sì ho avuto delle donne, ma era sesso, non amore.” “Non è la stessa cosa?” “No Erika! Quando ho conosciuto l’amore pensavo di fare il salto di felicità, ma dopo qualche anno la ragazza ha cambiato idea, ha deciso di fare la sua strada senza di me, ed io non ho potuto fare altro, che rispettare la sua decisione.” “L’avrai odiata tanto?” “No Erika! Nel mio vocabolario della vita, la parola odio non esiste, anzi, le voglio ancora bene. A chi entra nel mio cuore non dico mai addio.” Lei mi guarda stupita, sentendo la mia risposta e dice: “Peccato che non sia stato un grande amore a lieto fine.” “E no Erika! Non esistono grandi amori a lieto fine, ma grandi amori che non hanno fine.” Lei pensa un poco per riuscire a capire quello che io voglio dire e dopo mi dice: “Antonino, il tuo modo di dire è giusto, e questo non ti è successo più?” “Erika! Mi fai tante di queste domande! A me piace rispondere, ok sì!

51


Il Sognatore

Mi è successo ancora che una ragazza mi abbia fatto battere il cuore al solo guardarla e sentirla come parte della mia persona, ma con questa non abbiamo fatto l’amore, ed io lo desidero con tutto il cuore, anche se non posso mai vivere insieme a lei, è più giovane di te, ok Erika! E non ci sono altri amori te lo assicuro, per fare l’amore, devo proprio sentire il cuore che viene fuori dal torace e questo e molto difficile.” Sentiamo i musicisti che fanno il conto alla rovescia, ci siamo! Lei pensa alla chiacchierata. “Prepara i bicchieri Erika!” cerco di portarla alla realtà, ho la bottiglia in mano e allo zero stappo, arriva l’urlo, GODT NYTT AR!

52


Il Sognatore

X

iamo entrati nel nuovo anno, beviamo il primo spumante dell'anno nuovo, dopo il brindisi, vedo Erika mettere il suo bicchiere sul tavolo, prendere il mio dalle mani e mette anche questo sul tavolo, dopo di che; mi prende il viso con le mani e mi da un bacio sulla bocca. “Resto sorpreso”. Mi dice che: è usanza norvegese, vedi gli altri! “E allora dobbiamo fare anche l'usanza Italiana”! rispondo io, “E com’è?” “Si mette il braccio destro a cintura della vita, così! dopo il sinistro sotto la testa, s'inclina un poco il corpo della donna e si fa questo!” Le do un lungo bacio, non so quanto tempo siamo rimasti avvinti con le nostre bocche, ma quando mi sono staccato dalle sue labbra, Erika barcollava, faceva fatica a stare dritta in piedi, cerca e prende una sedia a lei vicina per sedersi, senza guardarmi, io la seguo e mi siedo accanto a lei, la osservavo nei suoi movimenti, per capire cosa era successo, quando lei, gira lentamente la testa verso di me e dice: “Antonino! Il tuo bacio era magnetico, non riuscivo a staccarmi, ero come attratta e penso che l'usanza italiana sia migliore della mia.” Mi metto a ridere, e dalla contentezza che avevo nel sentire quelle parole, le prendo le mani baciandole, dicendo: “Vogliamo ballare ancora?” “Sì!sì Antonino!” Andiamo in pista e balliamo. Verso 1,30 con lei tra le mia braccia, mentre ballavamo le sussurro all’orecchio: “Erika, quando paghiamo il conto? Vorrei vedere con te l'aurora boreale.” 53


Il Sognatore

Si allontana un poco dalla mia stretta al corpo, ribattendo. “Anche subito Antonino!” “Allora dove vado a pagare?” Andiamo insieme rispose, ci avviamo verso la cassa, quando vedo che lei mette le mani dentro la sua borsetta per prendere il denaro, vuole pagare la sua quota. “No! E no Erika! sei mia ospite.” Pagato il conto torniamo al nostro tavolo, passando davanti agli orchestrali li salutiamo, loro sono dispiaciuti che andiamo via così presto, Erika dice loro in norvegese il motivo dell’aurora boreale e loro ridendo dicono: “Molto romantico il tuo amico italiano!” Mi traduce il tutto, faccio loro un sorriso e con la mano li saluto. Arrivando al nostro tavolo, salutiamo anche la coppia che era seduta con noi e usciamo dal locale. Giunti fuori, sentiamo subito la differenza di temperatura, ci dirigiamo verso uno spazio libero, senza caseggiati attorno a noi, in modo di vederla bene l’aurora che già era in azione nel cielo sopra di noi, dopo alcuni minuti, Erika mi dice che ha freddo a stare immobile e guardare quella meraviglia, ed io suggerisco di andare al mio hotel, visto che non è distante, così la potevamo osservare in comodità e al caldo dalla mia camera. “Sì!sì!” risponde lei. Andiamo verso il mio hotel, Olaf ci apre e fa gli auguri per l’anno nuovo, contraccambiamo e prendiamo la chiave della mia camera, siamo dentro la stanza e ci mettiamo comodi, mi chiede se può andare in bagno, mentre io mi tolgo le scarpe e tiro, facendola scorrere sul suo binario la tenda del soffitto, cominciando a vedere quei magnifici colori, mi sembrava che danzavano anche loro, come noi sulla pista, accendo la luce piccola del comodino, spegnendo quella grande della camera.

54


Il Sognatore

Erika esce dal bagno, le piace come ho preparato, le dico di mettersi a suo agio, mentre adesso vado io in bagno, a darmi una rinfrescata al viso. Esco dal bagno e vedo Erika già distesa sul bordo del letto che guardava l’aurora boreale, mi metto anch’io disteso alla sua sinistra per vedere questa magnifica opera della natura, che danza, rotea con dei splendidi colori. Giro la testa sulla mia destra a vedere che effetto faceva a Erika e che espressione aveva il suo viso, e con mio stupore vedevo che, dal suo occhio sinistro scendevano delle lacrime, al momento non capivo, dopo messo in ordine la visione, ho immaginato che si riferiva alla sua situazione triste e che adesso era felice di come aveva fatto questa festa di fine anno, chi sa da quanto tempo non la faceva. Mi sporgo di più e le do un bacio sull’occhio che riuscivo a vedere da quella posizione e che vedevo lacrimare, lei apprezza questo mio gesto e mette il braccio destro attorno al mio collo, cingendomi verso di lei, preso forza dal suo atteggiamento, continuo a baciarla, ma sulla bocca questa volta, mi posiziono meglio per lasciarle anche l’altro braccio libero, continuando a baciarla, mentre lei, con la mano appena liberata dal mio peso, mi accarezzava il viso, continuando a corrispondere i miei baci, con tanta passione. Siamo andati avanti tra baci e carezze, credo per una ventina di minuti, quando ci siamo resi conto che gli indumenti ci ostacolavano nel raggiungere il massimo del piacere. In un attimo ci siamo liberati dell’ingombro, buttando per tutta la camera quello che avevamo addosso, anche gli orologi, vedendo che i nostri corpi illuminati dalla luce piccola del comodino, avevano preso il colore della luna, mentre nel cielo vorticava sempre l’aurora boreale, con noi che eravamo presi da un magnifico amplesso, mi sembrava di toccarlo quel cielo con le aurore boreali, non so quante volte, abbiamo ripetuto la nostra

55


Il Sognatore

turbolenza amorosa, ma certamente so, che eravamo sempre attaccati, sembrava che non doveva finire mai. Un poco prima dell’alba, con la coincidenza dell’aurora, che era svanita, è finita anche la nostra turbolenza amorosa, eravamo sfiniti e silenziosi in quella stanza, illuminata dalla piccola luce del comodino, faccio una panoramica mentale di tutto. Mi vedo disteso sul letto, con lei che aveva la gamba destra a cavallo del mio basso inguine, il braccio destro che mi cingeva il torace, il seno destro che baciava il mio e la guancia sinistra appoggiata sulla mia spalla destra, mentre io avevo il mio braccio destro che passava attorno al suo collo sopra la spalla sinistra, in modo di abbraccio, mentre con la mano sinistra le toglievo i capelli che erano abbastanza lunghi e le coprivano il volto, volevo vedere quell’espressione di felicità, che emanava il suo viso. Sento che parlava lentamente, con gli occhi chiusi, ma non capivo, erano parole in italiano e in norvegese, anche smorzate, a me incomprensibili, mi sono detto: “Erika si è ubriacata d’amore”. Dopo un poco non la sento più, guardo meglio e noto; che dorme, sembrava un angelo biondo, avviluppato al mio corpo. Con la mano sinistra che avevo libera, cerco di prendere il piumone poco distante da noi, per coprire i nostri corpi, senza distogliere Erika da quella posa che aveva sul mio corpo, spengo la luce piccola alla mia sinistra e dopo poco tempo, il sonno e la stanchezza prendono anche me.

56


Il Sognatore

XI

i sveglio che la luce del giorno è molto chiara, non so l’ora, ma di sicuro le 12 passate e vedo i nostri corpi così plasmati lungo il letto che sembrano un tutt’uno con esso, il piumone era scivolato via, la stanza era molto calda e noto che Erika, aveva ancora la stessa posizione di quando avevo steso il piumone per coprirla. Cercavo di toglierle i capelli, che aveva davanti al viso, quando apre gli occhi e vedo quel colore del cielo, sembravano due stelline che mi guardavano, noto che le labbra si muovono a fatica mentre dice: “Antonino, siamo ancora vivi?” Capisco che ricordava la notte turbolenta appena passata e ancora balbettando mi dice: “Antonino ho capito quello che dicevi ieri, tra la differenza di sesso e amore, come sempre tu hai ragione, un giorno d’amore vale più di mille giorni di sesso.” “Ok Erika! Adesso alziamoci.” “No! No! Un altro poco qui, a letto.” Io mi alzo e così facendo sposto il suo braccio e la gamba delicatamente dal mio corpo, metto i miei piedi fuori dal letto e faticosamente riesco a sedermi, cerco di mettere tutte le parti del mio corpo in sintonia tra di loro e vado in bagno a fare una doccia, quando esco, Erika è ancora sul letto in posizione fetale, è anche eccitante, la chiamo mentre cerco di mettere ordine nella camera: ci sono vestiti sparsi dappertutto, vedo anche il suo perizoma, lo annuso da maschio quale io sono. Non vi dico il profumo di sesso che emana, lo metto sulla sedia insieme a tutto il suo vestiario, messo un poco in ordine, mi siedo sul letto e la richiamo. 57


Il Sognatore

“Erika dai! Ho fame e poi sono le 12.30.” “Non ce la faccio, Antonino, mi hai distrutta.” “Ah! Io ti ho distrutta, ma se eri come un’arpia tutta la notte, mi hai ridotto a brandelli che per alzarmi ho impiegato 15 minuti...” “Ma io non ce la faccio ad alzarmi, ho bisogno che tu mi aiuti.” “Ok, mettiamo intanto i piedi fuori del letto, adesso dammi le mani che ti tiro su.” A fatica riesce a sedersi al mio fianco, si appoggia a me con il corpo, non ha neanche la forza di abbracciarmi, le braccia sono come morte dalla stanchezza, senza forze. “Vedi che dobbiamo mangiare qualcosa? Su fai la doccia.” Si alza dopo 10 minuti da quella posizione e si dirige in bagno barcollando, sento la doccia che va, dopo mi chiede se ho uno spazzolino da denti, le dico di sì, che guardi nella mia borsetta, viene fuori dal bagno con il mio accappatoio azzurro, che con il colore dei suoi capelli sciolti di sopra, sembra una sirena. Io sono ancora seduto sul letto, le chiedo cosa fare per mangiare, ho fame, lei va al telefono e parla con Olaf, dopo si rivolge a me. “Cosa vuoi mangiare?” “Ah bene! Bene! Due cotolette con patate, cinque uova strapazzate con pancetta, burro marmellata, un bel bicchiere di succo di frutta alla pera, e un caffè, sperando che lo faccia, come lo fai te. “Antonino! Non c’è altro?” “No! Per adesso basta così.” Poi ordina per lei, chiude e viene verso di me dicendomi che abbiamo circa 30 minuti di tempo, prima che Olaf prepari il tutto e ce lo porti di sopra. Si mette davanti a me e si fa scivolare l’accappatoio dalle spalle, che va a terra. Vedendo quel magnifico corpo davanti, do un bacio sull’ombelico, appoggio la mia guancia sul ventre caldo, vellutato e la cinturo con le

58


Il Sognatore

braccia, lei mi accarezza il collo le spalle e dopo prendendo il mio viso tra le mani si china per baciarmi e delicatamente, vuole distendermi sul letto, “No Erika! Non ho voglia.” “Impossibile che su questo, voi uomini potete mentire” e così dicendo continua a baciarmi, mettendosi addosso, ed io le dico che è una bandita, dopo poco tempo, il “toc toc” sulla porta non ci fa finire, si alza, un poco imprecando, mette l’accappatoio e prende i vassoi, li mette sul tavolo e iniziamo a mangiare. “Cinque uova Antonino? Non bastava uno o due?” “Colpa tua.” “Ah sì? Allora prendi anche i miei!” Finito di mangiare, guardo l’orologio e sono le 16.35, chiedo se ha voglia di uscire, alla risposta negativa, mi dirigo in bagno per lavarmi i denti e poi mi distendo sul letto e così fa anche lei, nel relax che ci prendiamo, penso alla notte stupenda che abbiamo passato e riflettendo bene, mi dico: ho fatto l’amore con una corpo stupendo che ha due anime, una è Erika e l’altra è Danila che mi manca tanto. Guardo Erika che sta dormendo al mio fianco, infatti ero stupito che non mi baciava o accarezzava e dopo poco io la seguo. È notte alta che mi sveglio e vedo ancora l’aurora boreale attraverso la vetrata del soffitto rimasta senza tenda, il mio angelo che dorme, mi giro, cerco di svegliarla ma è sveglia e silenziosa, quando le dico di vedere l’aurora con tristezza mi dice di no. “Ma cosa hai Erika?” “Tu oggi alle nove hai l’aereo, io alle sette sono al lavoro e il sogno è finito.” Rimango zitto, è tutto maledettamente vero, mi ha portato nella realtà che avevo dimenticato.

59


Il Sognatore

Quando ad un tratto mi dice: “Antonino, facciamo l’amore fino alle sei, dopo devo andare al lavoro, ci salutiamo qui, non venire sul mio posto di lavoro, voglio ricordarti così.” Io in silenzio l’abbraccio e continuiamo a vorticare nel letto, tra lacrime di tristezza e lacrime di felicità le chiedo se è stata felice. “Tanto! grazie Antonino.” Sempre con un pianto di lacrime silenziose. Le dico: “Erika, quando le lacrime sgorgano per la troppa felicità, le porte del cielo si aprono e il buon Dio vuole vedere le persone che sono felici.” Mi abbraccia, vede che è ora che lei si alzi, va in bagno, esce, si veste senza mai dire una parola, prende la sua borsa, tira fuori la foto di lei con i figli e me la dà insieme a un foglio di carta dove ha scritto l’indirizzo e il numero di telefono. Mi alzo dal letto, lei mi abbraccia un’ultima volta baciandomi e augurandomi di fare buon viaggio mi ringrazia del sogno che le ho regalato, mi bacia ancora e va via, raccomandandomi di non passare per il ristorante. Non ho la forza neanche di dire “ciao” e lei sparisce dietro la porta che si chiude dopo la sua uscita. Mi sentivo come uno zombie, non capisco niente, sono come stordito, vado in doccia per svegliarmi da questa tristezza ma non è possibile, troppo bello è stato, guardo l’orologio, sono le 7.30 mi preparo che alle 8,20 devo essere all’aeroporto e alle nove l’aereo parte. Si fanno le 8.30 e sono seduto ancora sul letto, arrivano le 9.10 e dico: “L’aereo è partito, adesso mi posso vestire”.

60


Il Sognatore

XII

i sono vestito e scendo in reception da Olaf, dicendogli se posso prenotare per un’altra settimana. “Why not!” è contento, lui forse ha visto Erika andare via piangendo di tristezza, mi lascia la stessa camera, io pago tutto anche per i prossimi giorni, torno di sopra, mi metto in ordine per uscire in strada ed esco, guardo l’orologio che fa le 10.30, mi dirigo nel ristorante di Erika ma non entro, attraverso i vetri guardo in che posizione si trova lei, quando vedo che mi dà le spalle, entro in silenzio e vado al bancone dietro di lei. “Il mio caffè forte e lungo dov’è signorina?” Vedo le sue spalle irrigidirsi, ma non crede alle sue orecchie, gira solamente la testa piano e quando mi vede le casca quello che ha tra le mani e con voce lieve dice:”Antonino!” e viene fuori dal bancone non è ancora convinta che fosse tutto vero e non immaginazione sua. Dopo la vedo correre verso di me gridando il nome mio, mi butta le braccia al collo, baciandomi dappertutto sul viso, vedevo quanta felicità esprimeva. Viene il boss vicino a noi e dice a Erika che è libera, e di tornare a lavorare tra una settimana, si cambia ed usciamo a fare un giro, appena fuori mi prende sottobraccio baciandomi sul lato sinistro della mia guancia, mi sussurra all’orecchio “Antonino sei un sogno nel sogno.” Quelle parole dette da lei, mi hanno commosso e prendendo il suo viso tra le mani le do un bacio che lei corrisponde calorosamente. Entriamo in un locale con orchestrina, ci sediamo vicini a loro e ordi61


Il Sognatore

niamo da mangiare, chiedo a Erika se l’orchestra potrebbe suonare qualcosa di Strauss, detto fatto, sulle romantiche note viennesi ricomincia il mio sogno norvegese. Mi domanda che idea ho per questi giorni, le dico subito, che voglio andare a Capo Nord con lei per vedere quello che per me è, il punto di partenza del mondo, bene! ma prima di andare vuole presentarmi ai suoi genitori e farmi vedere i bambini. Brava ottima idea! Così telefona a casa per dire che questa sera alle 18.30 siamo lì e se la mamma prepara la cena, fatto questo, finiamo di mangiare paghiamo il conto e come due colombe giriamo per la città, ci fermiamo in qualche bottega a prendere dei regali per i genitori e principalmente per i bambini. Ritorniamo in hotel e vedo Olaf che è felice di vederci insieme in quanto lui conosce Erika da sempre. Andiamo in camera e comincio a preparare la valigia, lasciando quello che non mi serve, sono le 16.15 che mi accorgo di non avere biancheria intima pulita e dico a Erika di uscire per comprarla. Lei non vuole, può lavare, ma io insisto e butto via tutto. Ci rechiamo in un negozio non molto distante, entriamo e guardiamo i vari articoli, Erika guarda a destra e io a sinistra, quando la vedo venire di corsa con qualcosa in mano e mi chiama. Antonino! Antonino! Con queste sarai super sexy, e mi mostra delle mutande della nonna, vecchio sistema, quanto ridere. “Mi fai meraviglia tu, che andresti a letto con un uomo che abbia queste mutande, e brava Erika!” Prendiamo quello che mi serve e usciamo ridendo per andare in hotel, le 18.30 si avvicinano, sistemo la mia valigia, così è pronta per domani alle 10,00. Prendiamo i regali e ci avviamo verso la casa di Erika. Arriviamo alle 18.25, io suono il campanello, ma Erika mi ferma perché ha la chiave. “Lo so che tu hai la chiave, ma non si entra così con estranei in casa, devi sempre pensare alla privacy dei tuoi genitori.” “Oh giusto Antonino! Hai proprio ragione, mi piace come pensi a

62


Il Sognatore

tutto.” “Diplomazia, Erika, diplomazia.” Ci apre una bella signora di qualche anno più di me, con capelli biondi lunghi un poco di bianchi ma non sciolti, sono a forma di spirale sulla testa, lasciando il collo libero, così dava a chi la vedeva una sensazione di essere alta. Di fianco a lei un uomo, anche lui sul biondo un poco stempiato, qualche anno in più della moglie, mi colpisce la sua barba fatta a pizzo con baffi, stile alpino italiano, gli dona molto dandogli un aspetto bonario, in mano noto che tiene una pipa spenta ma più lunga di quella che uso io. Guardo se vedo i bambini, poi li vedo che sono dietro ai nonni e piccoli com’ erano, non si notavano. Appena visti, mi presento anche a loro, che guardavano cosa io potessi avere in quei pacchi e se c’era qualcosa per loro, quando vedono che tiro fuori i regali prima per uno e poi per l’altra, sorridono e prendendo il regalo mi dicono grazie. Il maschietto si chiama Gustav e la femminuccia Gretel, la nonna Marlen, il nonno Hansel, io dico Antonino, fatte tutte le presentazioni entriamo sedendoci in salotto, mentre i bambini corrono in camera a giocare e la nonna Marlen continua a preparare la cena. Io e Erika osserviamo Hansel che prende una bottiglia di liquore e la apre. “Papà, Antonino non beve.” Vedo che rimane come deluso, io per non farlo stare male gli dico: che non bevo spesso, ma qualche volta sì e allungo il bicchiere. Vedo che Hansel è contento, finito di bere, sento venire dalla cucina una voce, che Erika mi traduce. “È pronto!” e noi prendiamo posto a tavola, mentre Erika va a prendere i bambini in camera e li mette a tavola. Durante la cena, domando a Erika se i genitori sanno che andiamo a Capo Nord. “No! risponde, lo dico quando preparo la valigia per venire via con te, in modo da partire insieme dall’hotel.” Io la guardo e rido: “Sei sicura che

63


Il Sognatore

il motivo per cui vieni in albergo con me sia questo?” “Antonino! Sei un bandito! Capisci tutto, ma io non voglio perdere un minuto senza fare l’amore con te.” Finiamo di mangiare, Erika aiuta la mamma a sparecchiare e le dice che viene via con me a Capo Nord e poi va a preparare la valigia e alle 21,00 mette a letto i bambini che prima di andare via mi danno un bacino che accetto di cuore. Nel frattempo Hansel mi versa un altro bicchiere di liquore e mi domanda se io fumo, gli dico “Sì!” la pipa qualche volta, lui contento mi mostra la sua, pensando che io non l’avessi notata e chiede se io ho qui la pipa. Rispondo di si! “Bene, i bambini sono a letto, assaggia il mio tabacco.” “Con piacere.” E ci facciamo questa pipata, mentre Erika freme perché vuole andar via, non vede l’ora di essere a letto, l’ho capito, e dopo un po’ di tempo, faccio spegnere la mia pipa, dico che il tabacco è buono ma che devo andare via sono un poco stanco. Ringrazio dell’ottima cena facendo i complimenti alla signora Marlen e con Erika che ha preso la valigia, andiamo in hotel. Arrivati nella mia camera ci mettiamo in libertà. Vado in bagno, faccio la doccia, e mi preparo per andare a letto, poi va Erika a farsi la doccia, dopo venti minuti esce e vede tutto buio, io che sono già a letto nascosto sotto il piumone, faccio finta di dormire, lei viene accanto e mi da un bacio, ed io come da magia mi sveglio, dicendole: “Eccomi mia principessa, però non portiamo alla lunga la nostra turbolenza amorosa, domani abbiamo un bel viaggetto.” Fatto questo atto d’amore, prendiamo sonno abbracciati uno di fronte all’altra.

64


Il Sognatore

XIII

i alziamo presto, facendo le solite cose nel prepararci, quando siamo vestiti, andiamo giù a fare colazione e diciamo a Olaf di chiamarci un taxi per dopo, finita la colazione, andiamo a prendere le valigie e ci avviamo verso il taxi che ci aspettava fuori. Arrivati alla stazione delle corriere, sistemiamo il nostro bagaglio su quella che va a Capo Nord e dopo prendiamo posto a sedere, uno accanto all’altra. Lei è come se ci fosse sempre stata vicino a me, guardo il suo viso e l’espressione che ha, parla senza voce, mi guarda restando sempre in silenzio, ed io penso che lei crede di essere in un sogno, per quello che sta vivendo adesso. Per portarla alla realtà decido di dirle qualcosa in più della mia vita che ancora non sa, ascolta come se raccontassi la trama di un film e in effetti questa è la mia vita. Poi le faccio vedere le foto che ho nel mio telefonino, della mia famiglia e in ultima quelle di Danila e Tania, vede che le assomigliano molto, ha notato in me qualche espressione visiva che mi dice: Antonino, quando tu parli di Danila ti brillano gli occhi. Vedi Erika, lei è la seconda donna che mi ha colpito nella mia vita, ma purtroppo è molto giovane per poter vivere sempre con lei e il mio sogno è quello di farle conoscere la differenza tra sesso e amore. La desidero molto, ma questo dipende solo da lei, che il mio sogno diventi realtà, io non smetterò mai e dico mai di sognare, voglio la magia non 65


Il Sognatore

solo il suo corpo e se non c’è la magia che io desidero, non farò niente, anche se lei lo volesse per farmi contento. Purtroppo sono fatto così, non mi interessa il sesso, ma l’amore, le voglio molto bene, quando siamo in compagnia di altre persone in me prevale la figura paterna, ma quando siamo soli viene fuori il mio essere uomo, in lei vedo la donna che ho sempre sognato, con le doti che solo lei ha.” Finita questa chiacchierata ci mettiamo ad ascoltare delle canzoni italiane e alcune di queste le piacciono molto, di cui una è “Tornerò” dei Santo California, allora le dico che posso mandarle tante canzoni sul suo telefonino così lei se li ascolta quando vuole. L’idea le piace e così faccio, intanto la corriera procede il suo viaggio verso Capo Nord e non manca tanto, tra una chiacchierata e una canzone stiamo arrivando. È pomeriggio quando siamo alla nostra meta, mi guardo in giro e vedo tanta neve e ghiaccio, qualche hotel, fa freddo ed io sono contento che a Oslo ho preso indumenti per il clima norvegese. Ci dirigiamo verso un hotel, prenotiamo per quattro giorni e usciamo dopo aver bevuto qualcosa di caldo, vogliamo approfittare della luce del giorno che sta per finire, ci rechiamo dove c’è una specie di piazza con al centro un grossa palla metallica che rappresenta il globo terrestre, ha anche tante firme di persone che visitano quel posto e così abbiamo apposto anche le nostre. Dopo andiamo all’estremità di questa piazza, dove si vede una grande distesa di neve e ghiaccio a perdita d’occhio, lei mi dice che di là c’è il Polo Nord. Io considero quel posto, l’inizio del mondo, Erika si fa accanto a me, cingendomi la vita con le sue braccia mentre guardo estasiato quella distesa di bianco mi giro verso di lei per darle un bacio sulla fronte e lei appoggia

66


Il Sognatore

il suo viso al mio. Mentre vediamo l’imbrunire dell’orizzonte davanti a noi, guardo il cielo, come a cercare il mio Dio per ringraziarlo di tanta felicità che mi dà, mi metto davanti a Erika e prendendo il suo viso tra le mani la bacio ancora, con lei che mi stringe forte al suo petto, come se dovessimo fonderci in un unico corpo. Si fa buio e torniamo in hotel per cenare e dopo in camera ci mettiamo comodi, facciamo la doccia e ci distendiamo in letto, parlando della giornata trascorsa e tornando anche su quello che io avevo raccontato in corriera, poi si passa ai baci e carezze ma non facciamo l’amore, siamo stanchi del viaggio e l’abbiamo fatto molte volte nei giorni precedenti, prendiamo sonno abbracciati. Sono le 9,00 del mattino quando mi sveglio, Erika come al solito è addosso a me, con i capelli davanti al viso, comincio io a baciarla, si sveglia dicendomi che questo risveglio le piace, poi va un momento in bagno e quando torna: Povero Antonino! Siamo stati fino a mezzogiorno a rotolarci sul letto, se non era che avevamo una fame da lupi, stavamo ancora lì. Ci alziamo e andiamo a fare direttamente il pranzo, abbiamo saltato la colazione ma non ci interessa, l’impegno che abbiamo avuto era più importante. Ci prepariamo per uscire e tornare in quella piazza, è come l’avevamo lasciata ieri, oltre di particolare non c’è niente, ma è la sensazione che senti addosso di essere in quel posto, di vedere il tramonto con i suoi spettacolari colori e dopo di notte vedere l’aurora boreale nella sua ampiezza del cielo, che non è limitata come in albergo a Tromso, uno spettacolo nello spettacolo, ed io e lei sotto quei magici colori che fanno da cornice ai baci che ci diamo quando non guardiamo il cielo. Si torna in hotel e questa fu la routine per tutta la durata del nostro sog-

67


Il Sognatore

giorno a Capo Nord. Al mattino del quarto giorno andiamo a prendere la corriera, Erika non vede l’ora di riabbracciare i bambini.

68


Il Sognatore

XIV

iamo a Tromso alle ore 14,00 dico a Erika di prendere qualche regalino per i bambini, loro si aspettano qualcosa da lei che è stata fuori qualche giorno, quindi è bene non deluderli, al momento non vuole ma dopo capisce che l’idea non è cattiva, e andiamo a comprarli. Fatto questo chiamo un taxi che ci porti a casa di Erika per poi portare me in albergo. Arrivati a casa le dico che io vado in hotel e che l’aspetto con i bambini in albergo, e andiamo a mangiare fuori insieme a loro. “Vuoi uscire anche con i bambini?” “Sì! Mi farebbe tanto piacere, credimi saranno contenti anche loro e ci divertiremo. Fai così Erika, i bambini non sanno esprimersi ma capiscono meglio di noi grandi.” “Va bene, Antonino, farò come dici, è una buona idea.” Il taxi mi porta in hotel, Olaf mi apre e in inglese cerchiamo di capirci nel dire come è andata la visita a Capo Nord e se ero soddisfatto del posto, dopo mi dà la chiave, vado in camera per disfare la mia valigia, farmi la doccia e rimettermi in ordine in attesa di Erika. Sono le 17,00 quando Erika con i bambini entra nell’hotel, i ragazzini quando mi vedono con la mano mi salutano ridendo, dico a Erika visto che andiamo al centro è meglio chiamare un taxi e chiedo a Olaf se telefona per il taxi, dopo pochi minuti è fuori è andiamo al centro città. Scesi dal taxi prendiamo un bambino per uno, camminiamo per la via principale a guardare le vetrine, quando vedo un grande salone, è un parco giochi per i bambini mi sono detto, entriamo e subito loro a volere cominciare, ma chi 69


Il Sognatore

si diverte di più sono io a stare dietro a loro e correre con loro, saltare da un gioco all’altro, mi sembra di essere tornato indietro di tanti anni, alla fine sono il più stanco di tutti: loro avrebbero continuato per tutta la sera, se non avessimo avuto l’impegno del ristorante, Strada facendo ai bambini faccio ascoltare le canzoni che ho sul telefonino; le avevo registrato quest’estate e ce n’è una in particolare che io amo, si intitola “I like move move”, e sentendola per strada, la balliamo anche con i bambini, scommetto che era da tanto che non ridevano in quel modo, Erika è molto sorpresa, contenta e a tratti ride anche lei, (ma per non piangere dalla felicità) nel vedere il mio comportamento paterno verso i suoi figli che ripeto erano meravigliosi. Mentre ridiamo e balliamo strada facendo, vedo un ristorante, chiedo a Erika se può andare bene per noi, alla sua risposta affermativa, entriamo, sedendoci come sempre vicino all’orchestra (quando c’era) ordiniamo da mangiare e mi dispiace non poter parlare con i bambini il norvegese, non lo so, ma gesticolo e loro ridono, insomma passiamo una bellissima serata. Usciamo che sono le 20,30 non voglio fare tardi per i bambini, chiamo il taxi e andiamo a casa di Erika, lei subito mi dice di scendere dal taxi, vuole che entri in casa, io sorrido. Ho capito il motivo le dico, lei mi guarda e ridendo risponde: “Tu capisci tutto grande bandito!” “No! Non ho riso, per quello che pensi, è giusto che io saluti anche i tuoi genitori.” “Allora sei bandito diplomatico!” Ci apre la signora Marlen con il marito, mi salutano e mi fanno accomodare, mentre i bambini si dirigono nella loro cameretta che la mamma li mette a letto. Si fa avanti il signor Hansel, e mostrandomi la pipa, mi chiede se ho con me la mia, certamente, faccio capire di averla, facendola vedere e lui mi porge il tabacco per caricare, ma io gli faccio capire di assaggiare

70


Il Sognatore

il mio, lui tutto contento svuota la pipa e la riempie del mio tabacco, fa un paio di tirate e mi fa capire che gli piace, vuole vedere la scatola per sentire l’odore e vedere la marca, ma quando legge da dove viene, esclama, “Sweden! ah! ah! No italian?” Cerco di farmi capire, mentre arriva Erika e mi aiuta a spiegare, dicendogli che l’ho comprato in Italia, ma viene dalla Svezia. Durante la nostra pipata il signor Hansel riempie due bicchierini di liquore me ne passa uno di questi e beviamo, Erika mi guardava, come dire: andiamo via, ed io faccio apposta a porgere il bicchiere vuoto per un altro liquore. Erika resta sorpresa, mi guarda fisso e da sotto il tavolo, mi dà calcetti, per non farla arrabbiare, faccio finta di sbadigliare e bevo in un colpo quel bicchierino, spengo la pipa dicendo che sono stanco e che vado in albergo, saluto e vedo Erika che si mette anche lei il cappotto, saluta i suoi e usciamo. Appena fuori mi prende sottobraccio e ci dirigiamo verso l’hotel, strada facendo ridevo, lei mi stringe sottobraccio e dice: “Ridi, ridi grande bandito, facevi apposta.” Entriamo in hotel, prendiamo la chiave e saliamo, appena chiuso la porta della camera, mi spinge sul letto e si butta addosso senza dare il tempo; sia a me che a lei di toglierci almeno gli indumenti pesanti. “Caro bandito, adesso sei mio prigioniero, ho capito!” “Tu vuoi vedere i miei vestiti camminare senza di me dentro.” Non racconto che altra notte abbiamo passato.

71



Il Sognatore

XV

ono le 9,00 e sono già alzato, Erika è ancora a letto e da li, prende il telefono dal comodino e telefona a Olaf per portaci la colazione in camera, io vado in bagno, mi faccio doccia e barba, quando sento bussare alla porta metto l’accappatoio, prendo i vassoi della colazione e li metto sul tavolo, Erika è ancora a letto le chiedo di alzarsi, che tutto è pronto e dopo andiamo fuori che voglio fare una operazione. “Se non mi dai un bacio non mi alzo!” “Ah! Facciamo anche i ricatti?” “Sì! Sì!” Vado vicino e le do il bacio, non si stacca. “Che buon sapore che ha la tua bocca.” “Erika andiamo a fare colazione? Dai su!” “Ok capo!” “Oh mio Dio! Avevi molta fame e non volevi alzarti!” “Si stava bene a letto.” “Ah! Adesso vuoi mangiare anche dentro il letto.” “Non sarebbe una cattiva idea.” Vado dietro le sue spalle e le do un bacio sul collo. “Su vestiamoci e andiamo in giro, guarda che abbiamo ancora due giorni.” “No! Non mi ricordare questo!” “Su Erika!, c’è un inizio e c’è sempre una fine, quindi è la vita che va così! Però il mattino che vado in aeroporto tu vieni con me ok?” 73


Il Sognatore

“Sì vengo!” “E mi raccomando quel giorno niente lacrime.” Si alza e si veste, usciamo, chiedo dove si trova una banca non distante, mi risponde “A circa 100 metri, la in fondo, la vedi?” “Ah si bene! così entriamo.” “Cosa vuoi fare?” “Voglio aprire un conto a mio e tuo nome.” “A me non serve conto, non ho mai voluto.” “E adesso lo facciamo, così ogni tanto mando regalo per bambini e tu lo prendi liberamente.” “Ma no! Spendere soldi così!”

74


Il Sognatore

XVI

o sono felice di questa mia idea.” Vado allo sportello e dico a Erika di esporre la mia idea, al personale addetto, fatto, guardo nel mio portafoglio quanto mi rimane dei soldi prelevati in Italia e vedo che sono quasi tutti lì, in quanto avevo fatto tutto con la carta di credito, allora prendo mille euro e faccio subito un versamento. Erika non era molto contenta, ma io insisto e così faccio, mi annoto i vari codici e li metto in taccuino, adesso lei può avere il bancomat e quando vuole, può fare un regalo ai bambini. Siamo fuori della banca e ancora mi guarda. “Non dovevi fare così Antonino.” “L’ho fatto e volentieri, se ti lasciavo i soldi tu non li avresti presi, quindi questo era il sistema migliore, adesso non pensiamoci.” Facciamo un altro giro, andiamo a mangiare e bere qualcosa, sono le 13.15, finito torniamo a casa sua e poi la sera torniamo in hotel dopo avere cenato da lei. Il giorno dopo è uguale a quello precedente, solamente che ci sono i saluti per tutti, anche ai suoi genitori. Torniamo in hotel più presto del solito, andiamo in camera e mi preparo la valigia, lasciando fuori quello che mi serve per la partenza. Poi scendo da Olaf e gli dico se possiamo prenotare i biglietti dell’aereo, lui è molto pratico a fare tutto, do la mia carta di credito e mi dice anche gli orari in modo che non pernotto da nessuna parte con le coincidenze, arrivo a Venezia alle 22. “Ah bene! Adesso ti segni di svegliarmi alle 7,00 e farmi trovare un taxi per 7.45.” “Ok!” 75


Il Sognatore

Lo ringrazio e dico che verso le 19,30 ci porti la cena in camera, sapendo i gusti di Erika ordino anche per lei e vado di sopra, mi metto in comodità e dico a Erika, che ho ordinato la cena, anche per lei in camera, alle 19,30 accendo la televisione mentre attendo l’arrivo della cena. Dopo cenato guardiamo ancora un poco di televisione, faccio qualche pipata in terrazzino e verso le 22,00 dopo avermi preparato per la notte vado a letto con Erika, che spenta la televisione mi segue. Siamo in letto, Erika era silenziosa, sento che mi abbraccia, e accarezza il torace e dopo facciamo la nostra ultima turbolenza. Cerchiamo di dormire, ma Erika si girava sempre, era come nervosa, sinceramente lo ero anch’io, dopo si ferma, e riusciamo a prendere sonno. Alle 06,00 mi sveglio da solo, forse per la tensione di prendere l’aereo, un poco per la tenda che era rimasta aperta ed entrava la luce del nuovo giorno. Mi alzo, vado in bagno a prepararmi, ma visto che era ancora presto, mi rimetto a letto coprendomi con il piumino e muovendolo vedo che Erika è nuda, non aveva messo niente, era rimasta così dopo la nostra turbolenza. Cerco di guardarla in modo che mi resti impresso quel magnifico corpo e dopo la copro, nel fare questo sente aria fresca sul corpo e si desta dal caldo notturno, mi vede sveglio e subito si stringe a me, baciandomi il petto e accarezzandolo con la sua mano. “Oh Antonino! Il momento è arrivato.” Non sta ferma con le mani, tocca dappertutto fino a che non soddisfiamo ancora una volta il nostro istinto carnale, con mia fatica, sono proprio spremuto come un limone, ma per non deluderla mi sacrifico felicemente, e questa è davvero l’ultima turbolenza della mia vacanza norvegese. Olaf ci chiama pensando che ancora dormiamo, lo ringrazio e mi vesto, mentre Erika fa la doccia e si veste anche lei, prendo le mie cose e scendo sotto.

76


Il Sognatore

Quando Olaf mi vede è triste anche lui, viene fuori dal suo posto e in inglese mi dice “Italian come back again!” abbracciandomi come un fratello, sinceramente mi commuovo. Fuori c’è il taxi, saluto ancora prendo il mio bagaglio e con Erika ci dirigiamo all’aeroporto. arrivati, pago il taxi, consegno il bagaglio e resto abbracciato con Erika in attesa dell’apertura all’imbarco. Non piange ma è triste, si vede da cento metri, le dico per farla contenta: “Io ritorno, non so quando, ma te lo prometto.” Mi stringe a sé e mi bacia, quando sento venire fuori la musica dei Santo California “Tornerò” dal suo cellulare che ha in tasca del cappotto e prendendole il viso tra le mie mani, baciandola le dico: “Sei riuscita tu a farmi piangere.” E nascondo il viso sulla sua spalla destra. Lei scostandosi da me dice: “Aspetta, chiudo il cellulare.” “No! Piace anche a me e ti dico che ritorno veramente, te lo prometto ed io mantengo sempre la promesse.” Vedo che è il momento di andare verso l’aereo, hanno aperto l’imbarco dell’aereo, la bacio ancora una volta e vado via, ma ho un nodo in gola, non riesco a parlare e con la mano la saluto mandandole baci, correndo verso l’imbarco, per prendere l’aereo. Come aveva previsto Olaf, arrivo a Venezia alle 22,00 intanto da Oslo avevo avvisato del mio arrivo verso quell’ora. Trovo mio figlio che mi viene a prendere, mi domanda com’è andata e gli dico: tutto bene, che mi sono divertito e forse il prossimo Capodanno lo farò in quel posto. Arriviamo a casa e scende anche lui, mi porta la valigia sopra e se ne va salutandomi. Io apro la valigia e tolgo tutta la biancheria pronta da portare a lavare, compresi i vestiti, e mi faccio la doccia prima di andare a letto. Mi sveglio al mattino rendendomi conto che questa è un’altra musica, riprendo dal solito caffè forte e lungo ma questa volta all’italiana, ed è l’unica cosa che mi mancava in Norvegia, il resto mi manca qui in Italia.

77


Il Sognatore

Vado a trovare il mio amico direttore in banca per vedere cosa ho speso e come sono messo con il mio conto, dopo questa vacanza, gli racconto qualcosa del mio viaggio, lui in tanto, controlla nel suo computer e mi dice: “Antonino! Per quello che mi hai raccontato non hai speso troppo, cosa pensi di fare?” “Vedi io ho aperto un conto lì, a nome mio e della mia amica, ho intenzione quanto prima di stabilirmi là, non so quando, vedremo. La mia intenzione sarebbe lasciare il conto sempre qui da te e mandarmi sul conto in Norvegia quando avrò deciso di andare i tre quarti del mio capitale e poi 2.000 euro al mese e 1.000 al mese mandarli all’ex moglie, farò la separazione così lei ha di che vivere, questo sarebbe il mio piano.” “Ok Antonino, quando decidi faremo così. Bene! il 12 vado in Sicilia, ritorno il 20 e ci vediamo.” “Ciao direttore.” “Ciao Antonino.” Esco dalla banca e telefono a Erika senza dirle niente della mia idea. “Pronto Erika.” “Ciao Antonino, fatto buon viaggio?” “Sì e tu come stai?” “Benino grazie, ieri sera mio figlio Gustav voleva I like move move.” “Ah! Ah! ah! Ma tu ce l’hai nel telefonino!” “Sì! tu dici che ce l’ho?” “Certo l’ho messo io!” “Allora questa sera gli faccio una sorpresa!” Ad un tratto del dialogo dice: “ Mi manchi tanto Antonino.” “Anche tu.”, ribatto io. Riprendendo il discorso continuo a spiegarle il mio viaggio in Sicilia, che il 12 sono già lì dalla mamma che rientro il 20 e la chiamo al telefono

78


Il Sognatore

per raccontare come è andata quest’altra mia vacanza. Chiudiamo la conversazione con un: “Ciao Erika”. “Ciao Antonino”. Finito con lei, chiamo Danila. “Pronto, ciao Gioventù?” “Nino sei tornato?” “Sì Danila, ma il 12 parto per la Sicilia per il compleanno di mia madre.” “Ah Nino! Sei sempre in viaggio!” “Sì ma questo per me è più importante, è per la mia mamma.” “Ho capito.” “Rientro il 20 e ti telefono il 22, così mi dici quando ci possiamo vedere.” “Certamente, voglio sapere come è andata.” “Tania come sta? Le hai detto dov’ero?” “Sì! Sì! a momenti fa un infarto, ma era contenta che tu hai fatto così, quando le ho raccontato del Natale” “Va bene Danila, salutala per me e un bacio per te, ci sentiamo quando rientro dalla Sicilia.” “Ciao.” “Ciao anche a te, con un abbraccio.”

79



Il Sognatore

XVII

accio un po’ di spesa come ai vecchi tempi, torno a casa al computer e i due giorni che mancano li passo in questo modo, prenoto il biglietto aereo per Catania, preparo la valigia e alle 14,00 del 12 gennaio sono a Messina, in casa della mia vecchietta, tutta contenta che io ero lì a festeggiare il suo compleanno, cosa che avviene il 15 tutti i figli presenti con qualche nipote e lei contenta, fa qualche lacrima di gioia. Il resto dei giorni lo passo trovando i parenti che non vedo da tempo e così arriva il giorno 20. La mamma mi dice: di stare ancora con lei, rispondo che ho impegni col mio volontariato, saluto, la bacio e vado via a prendere l’aereo a Catania. Sono a Venezia alle 19,00 vado a casa in taxi, non voglio disturbare mio figlio, arrivo a casa, svuoto la valigia, faccio una doccia e dopo mi preparo la cena, finito di mangiare faccio un salto al computer, non trovando niente di interessante vado a letto. Il giorno 21 mi riposo completamente, restando in casa, al pomeriggio chiamo Erika per dirle come è andata in Sicilia, e lei mi racconta di Gustav, quando gli ha fatto sentire la canzone, chiamava “Antonino”, credeva che ero lì. Mi emoziono a sentire questo, poi le chiedo come va il lavoro e lei come passa il tempo. Mi dice che non è come quando c’ero io, però bisognava reagire e non fermarsi al sogno passato con me e sperando che io ritorni. Le dico che mi manca tanto sia lei che i bambini e le aurore, ci salutiamo. Il giorno dopo chiamo Danila. 81


Il Sognatore

“Pronto, ciao Gioventù, adesso sono tutto per voi due, quando vuoi che ci vediamo?” “Oh! Finalmente, possiamo vederci domenica alle 15,00 al bar della piazza principale dove ci siamo seduti la prima volta che siamo venuti via dal Panorama? E avviso io Tania ok!” “Ok a domenica ciao! Ciao!” Arriva la domenica e mia moglie mi vede prendere il caffè, chiede cosa io faccio oggi, le dico che ho un appuntamento alle 15,00 e le domando come si trova a soldi, mi dice che al bingo ha avuto alti e bassi ma che adesso è con pochi soldi, in quanto faceva lei la spesa quando io non c’ero, quindi mi chiede se posso darle 50 euro, apro il mio portafoglio e la faccio contenta. “A che ora vai al bingo? Le domando” “Alle 15.30.” “Se vuoi io devo essere da quelle parti alle 15,00 e ti porto a quell’ora” “Ah va bene!” Si prepara e andiamo via, visto che l’ora è prossima la lascio, mi chiede se la prendo come al solito. “Ti telefono alle 20.30, non so come va l’appuntamento” “Ok ciao!” Cerco un parcheggio in quanto il posto dove devo andare è vicino, mi porto al bar dopo aver trovato posto per l’auto e le ragazze sono sedute al solito tavolo che occupavo con Danila al nostro primo appuntamento. Quando io arrivo si alzano per salutarmi abbracciandomi, ci sediamo contemporaneamente, vedevo che le ragazze erano molto curiose ed eccitate non vedevano l’ora che io le raccontassi come è andata la mia vacanza in Norvegia. Appena seduti, parla Danila. “Allora Nino! Dicci tutto dall’inizio.”

82


Il Sognatore

Racconto tutto, ma tralascio le parti affettive e parte di quelle sexy, facendo qualche accenno che sì ho fatto l’amore viste le circostanze in cui mi trovavo e che mi piaceva la ragazza. Poi mostrando la foto che Erika mi aveva dato vedono che è all’incirca come loro e mentre ordiniamo da bere il solito tè verde per tutti, racconto dell’usanza norvegese di Capodanno e che io ho fatto vedere quella italiana del bacio, che a lei è piaciuta la nostra usanza, siamo andati a Capo Nord e che lei mi è stata di molto aiuto. Mi ha raccontato la sua storia ed io ho raccontato un poco la mia, ho parlato di loro, all’incirca le solite cose che si dicono delle persone che hanno fatto amicizia da poco in modo di conoscersi meglio. Poi mi ha portato a casa sua a vedere i bambini e conoscere i suoi genitori, tutte cose normali e l’amore lo abbiamo fatto, diciamo abbastanza. Quando sono partito era triste, si era abituata alla mia compagnia, non posso lamentarmi mi sono trovato molto bene e poi c’era quell’aurora boreale che sembrava una magia della natura... Intanto il cameriere mette il tè verde sulla tavola, continuiamo a chiacchierare tra un sorso e l’altro. “E voi, vi siete divertite? Avete trovato il ragazzo? Immagino grande casino a Capodanno.” “Sì! non come pensavo ma non possiamo lamentarci, Tania ha conosciuto un ragazzo, ancora niente di serio ma tra di loro c’è del tenero, vero Tania?” “Sì! Mi sembra un bravo ragazzo, a me piace e io piaccio a lui, vediamo come va!...” “Brava! E tu niente Danila?” “Te l’ho detto al telefono cosa io penso attualmente dei ragazzi, e intenzione di averne uno, non mi passa neanche per la testa, mi piace essere libera per adesso e fare quello che voglio.” “Sì, il tuo punto di vista è rispettabile, per certe cose si deve essere convinti.”

83


Il Sognatore

Poi Danila mi dice: che dei suoi amici organizzano una gita invernale, sulla neve a Cortina, di una settimana, verso i primi di febbraio e mi chiede se io voglio andare, le dico che non so sciare, ma mi piace l’idea degli slittini e dico di sì, Tania non è sicura di esserci, ma a Danila interessavo io. Guardo l’orologio e sono le 18.30. “Cosa vogliamo fare, mangiamo una pizza o altro?” Tania dice che deve andare a casa del suo amico, Danila non ha niente in programma, allora mangiamo noi due, va bene risponde Danila, mentre Tania si alza, ci saluta e va via, pago il conto del bar e andiamo verso un ristorante. Appena usciti andiamo a prendere la macchina per andare sul grande viale, lì c’è un ristorante in cui fanno delle buone spaghettate di vario tipo. Entriamo dentro e ci fanno accomodare su un tavolo preparato per due, ordiniamo da bere, io acqua lei un prosecco e torniamo a parlare della Norvegia. “Ascolta, le dico: se ti chiedevo di venire saresti venuta?” “Lei mi guarda negli occhi, e capisce che io avrei voluto veramente che lei fosse venuta se l’avessi chiesto.” “Forse sì!Avrei rivisto i miei impegni per quel periodo e poi una settimana, è una vacanza che si può prendere, come questa a Cortina.” “Io non te lo detto perché pensavo che tu avevi preparato il tuo Capodanno con Tania e i tuoi amici, e poi ho fatto tutto in fretta, ma sapendo adesso come ti saresti comportata sono pentito a non avertelo detto.” Mentre aspettiamo la spaghettata beviamo e continuiamo a parlare della Norvegia, le racconto della camera dove si spostava la tenda per far vedere l’aurora boreale restando al caldo con tutto buio in camera e come era meravigliosa con i suoi colori. Lei mi chiede se avevo fatto l’amore con lei mentre c’era l’aurora, la guardo e le dico di sì, se vuoi proprio sapere ab-

84


Il Sognatore

biamo cominciato da quella notte e lì sono molto più liberi di noi, su questi campi, e non invadono la privacy di nessuno, neanche dei figli, basta che avvisano quando restano fuori e li responsabilizzano, riguardo a questo è un altro mondo. Poi le parlo di Capo Nord e della distesa immensa di bianco. “Vedi sono cose che almeno una volta nella vita bisogna vederle e poi non le dimenticherai mai più, come il primo amore.” Rivolto a lei le domando se era mai stata fidanzata. “Avevo qualche amico, qualche volta si faceva sesso, ma niente di particolare.” “L’amore non sai cosa sia?” “Ma è il fare sesso sempre con la persona che ti piace e rispettarne la persona.” Anche lei come Erika confonde le cose. “Vedi i giovani di oggi, su queste cose non hanno il senso del romanticismo, usano confondere l’amore con il sesso e farlo come una catena di montaggio, ed è per questo che tanti matrimoni falliscono dopo il settimo anno, non hanno più niente da prendere e dare gli uni agli altri e a pagare sono i figli che da queste unioni saltano fuori, Oh povero mondo! nessuno di questi si rende conto che il proprio comportamento è da egoista.” Arrivano gli spaghetti e ci buttiamo con le nostre posate a divorarli, sempre pensando che ero lì solo con lei che tanto mi piaceva, ma non mi fidavo ad espormi di più in questo tipo di dialogo, avevo da lei risposte che non condividevo, sia per la mia esperienza che per la sua giovane età, non le avevo mai domandato quanti anni avesse lei, ma penso sui 26 o 28, anni, poi era all’università da diversi anni, quindi non potevo sbagliarmi più di tanto e come parlava, su alcune cose, mi ha un po’ deluso, è una donna nel vero senso della parola con tutte le forme a posto e chiunque la guardi, fa-

85


Il Sognatore

ceva gola, anche a me che ho quasi il doppio dei suoi anni, ed è il mio sogno, ma vedremo! faccio finta di niente e continuiamo a mangiare. Lei mi vede silenzioso e mi domanda se penso alle mie avventure in Norvegia. Mi metto a ridere e le dico che guardavo lei e la somiglianza che ha con Erika. Finiamo gli spaghetti e chiedo se vuole altro, mi dice di no, pago il conto e andiamo via. La osservavo ancora, mentre andavamo a prendere la macchina, sì mi piace, la desideravo, era il mio sogno, montiamo in macchina, la porto a casa e salutandola le domando della gita di Cortina. “Quando si va a Cortina?” “Telefono io e ti dico tutto, forse entro la settimana.” “Ok!” ciao Danila! “Ciao Nino!” Giro la macchina e vado a prendere la moglie al bingo per portarla a casa.

86


Il Sognatore

XVIII

l mattino dopo mi alzo alla solita ora, mi metto in ordine per uscire e fare le solite cose, rientro, vado al computer e così per altri giorni. Danila ancora non mi ha telefonato e siamo al 29 gennaio, lei aveva detto i primi di febbraio, quindi se entro oggi non chiama, farò io domani una telefonata. Siamo al 30 e non ha telefonato, sto bevendo il caffè e squilla il cellulare, guardo ed è lei. “Dimmi tutto cara.” “Oh mi hai detto cara!” “Non ti va?” “No! No! Scherzavo!” “E allora mi fai stare male” “Scusami era una mia battuta.” “Ok!, hai notizie?” “Sì, partiamo il 2 febbraio alle 10 davanti al piazzale del bingo e scusami se non ho chiamato prima ma non si era sicuri dei posti in albergo per tutti noi siamo in 26 coppie, ma poi tutto ok.” “E Tania viene?” “No! resta insieme al suo amico - ragazzo.” “Peccato, ci saremmo divertiti.” “Va bene pazienza.” Il 2 febbraio partiamo con la corriera come previsto per Cortina. Arriviamo in hotel, ci assegnano le camere una per ogni coppia, restiamo fuori proprio io e lei che non avevamo i compagni, allora faccio pre87


Il Sognatore

sente che ci servono due camere singole e ce ne danno una singola e una doppia e ci sistemiamo in queste due camere. Nella doppia si usa solo un lettino e siamo adiacenti, bene risolto questo problema si va a pranzo. Finito di mangiare facciamo un salto in pista, Danila assaggia la neve, io mi siedo in terrazza e la osservo fumando la mia pipa. Dopo due ore viene, mette via gli sci, mi dice che fa una doccia se l’aspetto qui. Quando ritorna é con un’altra coppia di amici sempre della stessa comitiva, mi presenta a loro e si siedono accanto a me, parlando tra di loro su quale pista scendere domani, la sua amica, rivolta verso di me, chiede se vado anch’io, rispondo che non so sciare, ma mi piace lo slittino, è meno complicato, si mettono a ridere, ma non posso fare altrimenti, si va a cena e dopo sul tardi della serata ci rechiamo nella discoteca dell’hotel per ballare. C’era un bel salone, molto ampio e un’orchestrina di quattro persone, si comincia a ballare, ballo anch’io ma non mi diverto tanto, a me piacciono i walzer e i tanghi, questo tipo che ai giovani non va. Dico a Danila che vado in terrazza al coperto dove c’è il caldo a guardare attraverso i vetri le luci del paesino e mi fumo la pipa. Sono in terrazza, guardo all’esterno attraverso una grande vetrata e vedo, un vasto manto bianco e non molto distante le luci della cittadina, il pensiero va a Tromso e subito mi viene in mente Erika, cosa faceva lei in quel momento mentre io ero seduto qui dietro questa vetrata.

88


Il Sognatore

XIX

ro in solitudine e pensavo anche, quando avrei preso la decisione di tornare da lei ma per restarci questa volta, mentre faccio questi pensieri sento una presenza dietro di me, è Danila che viene a vedere cosa faccio e mi domanda se mi trovo bene. Alla mia affermazione positiva fa un sorriso di compiacimento, mi dice che domani andremo in alto con la funivia per poi lanciarci su delle discese bellissime, le dico che cerco di stare attento sulla neve, non ci sono stato mai a sciare e quindi di non guardarmi, la prendo comoda e scendo piano, con lo slittino, voglio divertirmi senza intralciare gli sciatori, se ci perdiamo di vista ci ritroviamo in hotel, lei mi dice che va bene e di non preoccuparmi. Vedo che è ora di andare a dormire, mi alzo e con lei ci dirigiamo verso le nostre camere, sono vicine. Il mattino si presenta con molta neve, durante la notte ha nevicato, aveva appianato i vari solchi lasciati il giorno prima, dagli sciatori, sembrava come se avessero asfaltato la zona circostante di neve a perdita d’occhio, facciamo colazione e ci dirigiamo alle funivie a cominciare il nostro su e giĂš sulla neve. Ore 13 siamo al ristorante, al pomeriggio altra sciata e la sera in discoteca o in terrazza coperta a chiacchierare, questo era il nostro iter giornaliero durante la permanenza a Cortina, torniamo a casa prendendo la solita routine quotidiana. Dopo qualche giorno mi ritrovo con Danila in piazza centrale, mentre cerco di vedere un negozio di articoli per computer. 89


Il Sognatore

“Oh! Ciao Nino!” “Ciao come va?” “Cosa fai da queste parti?” Le spiego che la mia tastiera del computer non va bene, così voglio prenderne una nuova ma la voglio senza fili e anche il mouse. “Guarda che ti danno il completo della confezione e con 25 euro hai risolto il problema, vieni entriamo lì.” Così ho fatto, dopo ci sediamo dentro un bar per bere qualcosa e parliamo della vacanza di qualche settimana fa, lei mi dice che non mi ha visto tanto contento. “Sì! È vero, rispondo. Ma è stata un’esperienza anche questa, cosa posso dirti, voi eravate tutti giovani, sapevate sciare e io mi sono visto di troppo, così mi mettevo sempre in posizioni da non darvi fastidio.” “Sì, mi sono accorta che ti isolavi e per questo ogni tanto venivo a farti compagnia, penso che ti veniva in mente la Norvegia e sono convinta che quella ragazza ha lasciato il segno nel tuo cuore.” “Forse, vedremo con il tempo.” Non so come nascondere l’imbarazzo in cui mi trovo. “Che sia stato bello è fuori da ogni discussione, ma se vuoi saperlo in quella ragazza io vedevo te.” “Questo lo avevo capito, non adesso ma quando abbiamo parlato al telefono che mi hai detto di questa ragazza che parlava italiano ed io ti ho detto che hai fatto bene a non fare come il Natale, e la conferma di questo l’ho avuta quando mi hai domandato l’altra volta qui in questo bar se sarei venuta con te, se me lo avessi chiesto.” Ci guardiamo negli occhi, non so cosa dire, è tutto vero ma anche lei adesso è venuta allo scoperto e le domando se per caso anche lei prova la stessa sensazione. La risposta affermativa mi turba un poco, io sono un uomo maturo e avere un’avventura, che certamente voglio con lei che è

90


Il Sognatore

molto giovane e carina, mi sorprende che lei giovane, trova in me quell’attrazione che deve avere verso un suo coetaneo. Sinceramente mi stupisce, anche se dentro di me sono contento egoisticamente, ma affettivamente verso di lei non sono affatto contento. Così mi trovo tra l’incudine e il martello, grande problema, le voglio molto bene e sinceramente non voglio crearle danni che avrebbe pagato nel tempo. “L’amore vero non è quello che non puoi avere, ma quello che ti fa soffrire in quanto il vero amore non ha lieto fine, bensì non ha fine, sono queste le cose che ho sempre pensato sull’amore.” Dicevo a lei, che mi ascoltava in silenzio e continuando il mio discorso le dico ancora che “Ci sono persone che nascono per sognare come me, e persone che nascono per essere un sogno come te, e prima di conoscerti ero uno che vagava senza meta, in cerca di se stesso, e conoscendoti l’avevo trovata, ma troppa è la distanza che ci divide, io che pure ti desidero come un assetato vuole l’acqua, e credimi che ti amo tanto che il solo pensarti non è bello come averti, ma è bello anche solo a sapere che esisti e che tu non abbia a pagare un prezzo più alto del mio, questo non lo voglio, per tanto adesso ti dico che faccio i preparativi e ritorno in Norvegia dalla mia (Danila norvegese). Sì, anche lei è giovane, ma la distanza è meno e poi ha avuto la sua vita, ha due bei bambini, ma è sola come me negli affetti intimi, mentre tu hai una vita davanti e ti auguro di trovare un buon ragazzo e che ti ami la metà di quanto ti amo io.” Mentre le dicevo queste cose, osservavo Danila che ascoltava con serietà, ha capito che ho preso la decisione di tornare in Norvegia anche per non creare problemi a lei. Mi sentivo molto più sereno dopo avere ritrovato me stesso grazie anche a lei. Mi guardava con quegli occhi bagnati di pianto e le dico che la nostra amicizia resta intatta, che io tengo il suo numero di telefono, insieme al mio numero italiano, ci sentiremo ogni tanto, e se poi

91


Il Sognatore

vuole venire a trovarmi da sola o in compagnia è la benvenuta. Usciamo dal locale, io non so più cosa dire e lo stesso lei, facciamo due passi verso la mia macchina, mi chiede quando ho intenzione di fare quello che ho detto, rispondo che a breve comincio con i preparativi della separazione da mia moglie e dopo sistemo tutte le mie faccende personali burocratiche, quindi in un mese penso di fare tutto in modo che per Pasqua sono a Tromso. “Ci vedremo ancora prima che tu parta?” “Come no! A Tania non dire niente.” “Tania ha capito tutto e sa tutto, anzi voleva che fossi io a prendere l’iniziativa con te. Lei diceva quello che io sapevo, che sei una persona splendida e che stare con te è meraviglioso.” “Grazie di queste belle parole, ma ci sono momenti in cui bisogna usare la testa, questo è uno di quelli, te l’ho detto, tu sarai sempre nel mio cuore, vuol dire che ti aspetto nell’altro mondo e lì staremo insieme per l’eternità. Ti voglio bene Danila.” “Da tanto me ne sono accorta Nino.” “Ti saluto e ci sentiamo tra qualche giorno.” “Sì! Ciao.” Ritorno a casa e continuo come prima, metto a posto la tastiera del computer, guardo se ci sono messaggi e tutto procede bene, adesso devo trovare il momento di dire a mia moglie e ai figli la mia intenzione. Parlo prima con mio figlio: lui inizialmente è un po’ contrario, ma dopo capisce che io voglio la mia vita, che fino allora (lo vedeva anche lui quando veniva a trovarci) era una vita molto triste per uno che aveva lavorato tanto e non riceveva niente, tristemente mi dice di fare come meglio io creda. Il giorno dopo vado a trovare mia figlia e anche con lei stesso discorso sulle mie intenzioni e sul fatto che avevo deciso che con la separazione

92


Il Sognatore

avrei dato anche un mensile di circa 1.000 euro alla mamma e che avrei lasciato tutto, portando via con me, solo i vestiti che mi sarebbero potuti servire, la macchina l’avrei data al figlio e quello che rimaneva in casa sarebbe stato loro. Anche lei come il fratello si convinse, adesso mi rimaneva mia moglie. Il mattino dopo la chiamai e ci sedemmo in cucina. Le esposi il tutto, come stavano le cose, che dovevamo fare in amicizia questa separazione e che i soldi la banca ogni mese li avrei messi sul suo conto che io aprivo a suo nome nella banca vicino casa. Quella che mi apparve meno turbata di tutti era proprio mia moglie, così mi facilitò l’operazione. Dopo una settimana da quella discussione con mia moglie, noi eravamo di fatto separati in casa, ma lo eravamo anche senza la separazione documentata, decido di decidere: “Meglio tardi che mai, mi dico.”

93



Il Sognatore

XX

ado in banca e do disposizioni per l’assegno mensile, portando le coordinate del conto della mia ex moglie, quest’altra operazione è fatta. Sono passati circa dieci giorni dal mio dialogo con Danila, lei non si è sentita, decido di chiamarla. “Pronto ciao Nino.” “Ciao, come mai non mi hai chiamato?” “Vedi, adesso siamo in marzo e in aprile ho la tesi da dare, la pausa è finita e mi sto preparando per la tesi.” “Bene, quando vuoi che ci mangiamo una pizza insieme a Tania?” “Anche domenica, io parlo con Tania e ci vediamo alla solita pizzeria alle 18.00 “ “Ascolta, possiamo fare che ci vediamo alle 16 al bar e dopo andiamo in pizzeria?” “Ah va bene!” “Ci sentiamo.” “Ciao, ciao.” Verso sera penso di telefonare a Erika, senza dire niente di quello che stavo preparando. Mi risponde tutta felice di essermi ricordato di lei, le domando come sta sia lei che i bambini e i genitori, mi dice che suo padre le ha chiesto di me e che si ricorda di quanto sono simpatico e socievole, i bambini qualche volta si ricordano di me. Mi chiede quando vado a trovarla, dico che non lo so, forse faremo il prossimo capodanno ancora insieme, sento silenzio e dopo con voce lieve risponde. 95


Il Sognatore

“Vedi tu cosa fare.” Le domando come va il lavoro e questo procede bene, mi ricorda che il prossimo mese è Pasqua e se le telefono più spesso, le fa piacere sentirmi. Le mando un bacio per tutti, con un abbraccio forte, mi manca anche lei. La domenica mi alzo, mi bevo il solito caffè forte e lungo, penso cosa fare, dopo dico alla mia ex moglie che se ha fame che preparo da mangiare, come al solito non mangia e pulisce sempre, mi domando che vita fa anche lei, sperando che quando io non ci sarò la migliori, ma ne dubito conoscendola; è sempre così, ormai ha queste manie, se le porta in tomba. Vado al bar e mi aspettavano sedute, io mi siedo e ordiniamo, molto carino questo posto qui, mi mancherà, comincia a parlare Tania, che mi chiede come mai ho deciso di ritornare in Norvegia in aprile. Guardo Danila per capire se le ha detto qualcosa e specialmente di quello che io provo per lei. Non sapendo da che parte cominciare vado sul vago, dicendo che sono stanco della mia situazione in famiglia e che la ragazza norvegese mi chiedeva di andare, cose di questo genere. Danila è sempre seria, ma non mi aiuta a venire fuori da quella situazione, arrivano le nostre bevande e sorseggiavamo, io prendo tempo. Tania continua a dirmi se mi piace la ragazza del nord, rispondo che avendo lei una situazione un poco travagliata, con due bambini, divorziata e che è anche carina, affabile, provo a stare con lei, avendo io una situazione quasi analoga alla sua, solo con qualche decennio in più dell’età di lei, ma non mi pesava, in quanto lei la sua vita da grande l’aveva già incominciata e finita male, e nel periodo che eravamo stati insieme all’inizio di gennaio ci siamo trovati bene. Provare ancora non mi dispiacerebbe, tutto qui, poi cerco di cambiare discorso parlando di lei, di come andava con il suo ragazzo. Risponde che sono amici e che la cosa è un poco fredda, che si vedono ogni tanto, insieme ad altri. Poi Tania va in bagno e ne approfitto per

96


Il Sognatore

parlare con Danila da solo. “Cosa hai? Non parli? E Tania sa dei miei sentimenti verso di te?” “Sì, lei non è stupida ha capito che io ero più di un’amica per te e che non ti sei fatto avanti in quanto ha prevalso il senso paterno, ma adesso sono io che non ho quello da figlia per te, in me prevale la donna che io sono.” “Mi dispiace, ma tutto nasce da dicembre e ti confesso che se tu mi avessi detto prima quello che mi hai detto il giorno che ti ho telefonato dalla Norvegia, di venire con voi la notte di Capodanno, non saremmo in questa situazione, ma forse è meglio così, in seguito tu avresti pagato un prezzo molto alto, chi ne avrebbe avuto vantaggio sarei stato io che avrei avuto il piacere che il mio sogno diventasse realtà, ma ti voglio molto bene, anzi penso di essere molto innamorato di te ed è per questo che rinuncio al mio sogno, con grande dolore verso me stesso, ti amo veramente e non voglio che tu resti ferita per tutta la vita. Ne so qualcosa io della solitudine, mancanza di affetto e di amore, nella mia vita, quindi, mai e poi mai per causa mia farò provare ad altri e specialmente a te, che ti voglio bene, questo tipo di esperienza, un giorno, forse capirai quanto sei stata importante per me e questo mio andare fuori dalla tua vita ti farà capire quanto io veramente ti amavo, ma è troppo il divario che c’è tra te e me, quindi dobbiamo usare la testa, te l’ho detto qualche giorno fa, adesso io accelero il partire in quanto sto male, vedere te in queste condizioni, ho già preparato tutte le mie cose, soffrirai un poco ma capirai in seguito, ed è questo che mi dà la forza di fare quello che sto facendo, e poi voglio bene anche a Erika che mi ha dato tanta felicità in quei pochi giorni che sono stato con lei e che io ho contraccambiato verso di lei. Insomma stavamo bene insieme, lasciando alle spalle le nostre tristi esperienze passate, cercando di andare avanti e così voglio fare fino a che il buon Dio, mi dà la forza di vivere. Ti amo Danila, con il

97


Il Sognatore

cuore in pianto, andrò via, ma non si può, bisogna accettare la realtà anche se non ci piace, prima di partire verrò a salutarvi e sarete sempre nel mio cuore.” Nel frattempo viene Tania, che io penso si sia alzata per fare in modo che io e Danila parlassimo soli, è una ragazza stupenda questa Tania, anzi, lo sono entrambe. Peccato che sia nato molto prima di loro. Dico alle ragazze che non ho intenzione di mangiare la pizza, che vado a casa, per una forte emicrania, ci sentiamo per telefono, vado a pagare il conto, saluto e vado via. Quando sono a casa rifletto su tutto e mi rendo conto che ho fatto bene a parlare in quel modo, ma adesso devo accelerare, non vedo l’ora di essere da Erika. Siamo nel mese di aprile e la primavera comincia a sentirsi, tra qualche giorno siamo a Pasqua... Come passa il tempo, sembra ieri Natale e oggi quest’altra ricorrenza importante che io sento come anche la mia resurrezione dalla vita grigia che facevo prima. Mi reco in banca e do l’ultima disposizione del trasferimento di tre quarti del mio piccolo capitale, chiedo se il primo pagamento verso la mia ex è partito, gli faccio mettere altri 5.000 euro sul suo conto e che mi vengano accreditati ogni mese a me 2.000 euro sul conto che ho con Erika, mi faccio dire anche il modo in cui io possa interagire con la banca dall’estero, visto che la mia intenzione e quella di fermarmi là. Faccio gli ultimi preparativi e prenoto il biglietto come ho fatto a dicembre in modo da essere al sabato a Tromso e dopo telefono alle mie amiche se possiamo festeggiare la mia partenza giovedì, in quanto venerdì mattina parto e con tristezza accettano l’invito. Vado a fare shopping per qualche regalo da fare ai miei amici di Tromso: uno per Olaf, uno per il boss dove Erika lavora e poi per i componenti della famiglia di Erika, per lei faccio un salto in oreficeria e compro

98


Il Sognatore

un anello di fidanzamento, sistemo il tutto nei miei bagagli che sono mezzi pronti, poi preparo qualcosa da mangiare, al pomeriggio mi metto al computer, mi trascrivo le password dei vari programmi in modo che anche dall’estero possa fare le cose che facevo in Italia e cancello tutto quello che, a chi usa il computer non interessa. Rifletto su tutto quello che ho fatto e penso se devo fare altro, dico a me stesso “Tutto ok Nino!” e vado a letto. Il mattino bevo il solito caffè forte lungo e dopo esco a incontrarmi con le ragazze per l’ultima volta, le trovo in piazza, ci salutiamo e andiamo a pranzo sul viale, dove una volta siamo stati io e Danila a mangiare qualche spaghettata, ci sediamo e ordiniamo proprio spaghetti. Danila è serena, mi vede sereno felice, ed è contenta per me, che ho trovato un giusto equilibrio nel mio stato d’animo. Parliamo del mio viaggio, spiego che faccio come a dicembre e che se loro volessero qualche volta venire a vedere l’aurora boreale saranno miei ospiti, sia da sole, che con eventuali compagni.

99



Il Sognatore

XXI

ania non parla, allora le dico se si erano date il cambio, nello stare zitte, “Nino, ti voglio bene anch’io e ci mancherai tanto.” “Ragazze adesso con la tecnologia che c’è oggi, con Skype ci possiamo vedere, chattare ogni tanto, quindi non abbattetevi, ma vi raccomando, ai sogni non rinunciate mai.” Finito di mangiare, domando se vogliono altro, rispondono: beviamo il caffè e tutti e tre forte e lungo, questo particolare mi commuove, pago il conto e usciamo. Andiamo verso la macchina, e ci salutiamo, Tania mi abbraccia dandomi due bacioni sulle guance, Danila con gli occhi pieni di pianto si butta al collo. “Mi mancherai tanto Sognatore.” E mi dà un lungo bacio sulla bocca che io sorpreso corrispondo, per non aggravare la sua emozione. Mi dicono di telefonare, appena io monto in macchina per andare via abbasso il finestrino per un ultimo saluto, e loro in coro: “Ciao sognatore, fai buon viaggio!” Vado via in tempo, piangevo anch’io, sì le amavo tutte e due tanto erano identiche, ma Danila era quella che cercavo nella mia vita, troppo tardi si è presentata, non posso e non voglio per egoismo rovinare la sua vita. “Ciao Danila e Tania, sarete sempre nel mio cuore.” Torno a casa e non esco, la sera vengono i miei figli a salutarmi con i nipoti e anche a loro dico di Skype e se vogliono farsi un viaggio, ma che io sono sempre presente anche con loro. “Non portate rancore, è la mia vita che ho ritrovato e non ho rancore verso nessuno.” 101


Il Sognatore

Ringraziavo la moglie che ci siamo sopportati, ma anche lei ha capito che senza amore la vita è insipida. Il mattino dopo, si presenta il figlio come a dicembre, siamo pronti, saluto la moglie e andiamo, è triste anche lei, le dico che ci sentiamo per telefono e se ha problemi di farmeli sapere che li possiamo risolvere insieme, io non sono morto ancora. Mi metto a ridere in quanto sono commosso: tanti anni insieme sono sempre qualcosa, le do due baci sulle guance e vado verso una nuova vita. Arrivo a Tromso il sabato alle 14,00 e dal taxi mi faccio portare da Olaf, senza andare al ristorante di Erika, smonto davanti all’hotel, entro e appena Olaf mi vede, si butta addosso abbracciandomi e con qualche lacrima di gioia in inglese mi dice “Welcome italiano”. Ripete sempre le stesse parole, prende le valigie e le porta nella stessa camera che avevo a dicembre, resta su con me mentre apro le valigie e metto in armadio i miei vestiti, prendo il regalo: una bella gondola con il carion di Venezia, Olaf è contento che mi sono ricordato di lui. “Thank you italiano!” Abbracciandomi un’altra volta. Gli domando di Erika, se lavora o è a casa, risponde che non sa, adesso telefona al boss e gli domanda, ma mi raccomando che il boss non dica che io sono qui, voglio farle una sorpresa. Olaf parla al telefono con il boss per sapere se Erika è a lavoro, dicendogli che Antonino è tornato, alla sua affermazione che Erika è al lavoro, Olaf spiega la mia idea della sorpresa, quindi di non dire niente che tra poco eravamo lì, chiude il telefono e mi spiega tutto, dicendomi che anche il boss è felice del mio ritorno e che lasciava Erika libera dal lavoro e che lui stava zitto, non diceva niente, ma che voleva vedere come Olaf, la scena. Bene! Faccio una doccia e mi metto in ordine, in mezz’ora sono pronto, prendo il regalino per il boss che è uguale a quello di Olaf e vado dove lavora Erika. Olaf mi segue, gli dico che voglio vedere se mi dà le spalle, come l’altra

102


Il Sognatore

volta. Olaf ride per la contentezza. Entra per primo, si appoggia sul bancone e parla con Erika in modo che mi dia le spalle, il boss si mette al fianco di Olaf e fa la stessa cosa. Entro piano con il regalo del boss, senza salutare e piano, piano, metto il regalo sul banco, vado dalla parte dove lei ha il posto di lavoro, mentre parla sempre con il boss e Olaf, sono dietro di lei, e le nascondo gli occhi con le mie mani, Olaf in norvegese le dice “Indovina chi è”? Lei non riesce a rispondere, ed io avvicinandomi all’orecchio, le dico: “Posso avere un caffè forte e lungo?” Lasciando gli occhi liberi si gira di scatto, coprendomi di baci, stringendomi e piangendo di felicità, si sono commossi il boss, Olaf e i clienti che sono nel locale. “Quanta felicità mi dai?” “Per sempre mi fermo qui.” A momenti sviene, poi salta dalla gioia e lo traduce in norvegese in modo da fare capire a tutti la sua immensa gioia, parla con il boss per andare via ma questo lo sapevo, si va a cambiare, vuole andare a casa, intanto prendo il regalo per il boss, che non ho ancora salutato, mi abbraccia dicendo: “Oh! Italian very romantic, you are super italian!” Cerca di farmi capire la sua espressione di contentezza, arriva Erika cambiata e mi prende sottobraccio, saluta tutti e di corsa mi porta a casa, non mi fa suonare, non vuole perdere tempo, apre con la sua chiave, entra gridando, “Mamy, mamy”, io la seguo e vedo che la mamma esce dalla cucina con lo straccio ancora in mano preoccupata dal richiamo della figlia, quando mi vede in casa, capisce tutto e fa un sorriso di compiacimento, parla con la madre dopo avere preso fiato. Intanto il padre, seduto sulla poltrona del soggiorno, non riesce a capire cosa sta succedendo, viene fuori e quando mi vede capisce tutto, mi fa anche lui un grande sorriso e viene ad abbracciarmi.

103


Il Sognatore

La mamma torna in cucina per lavarsi le mani e mettere via lo straccio, ritorna e mi abbraccia, cerco di vedere dove sono i bambini, Erika ha capito e mi dice che sono a scuola, vengono verso le 17,00 col pulmino della scuola. Dopo questa mia entrata in casa si calma, ma vedo che la sua felicità è immensa. Il padre mi fa il segno con la pipa e ci facciamo la pipata, poi vuole prendere il liquore, ma Erika sa che io non bevo e per far piacere ad Hansel dico di sì, allora lei dice: “No papà! Ha bevuto al bar e anche troppo.” Hai imparato bene la diplomazia “Tu sei il mio maestro.” “Bene!” Aspettiamo i bambini, quando arrivano, Erika mette la musica, ed appena entra Gustav la balla, poi vengo fuori e la ballo, Gustav resta sorpreso e ride, lo prendo in braccio ballando con lui, tutti balliamo e con la cena che ha preparato Marlen, passiamo una bella serata. Dopo Erika mi chiede se voglio andare in hotel. “Sarai stanco, domani dirai il resto...” “Sì! sei sicura che questo è il motivo?” “Sei sempre un bandito, capisci tutto.” Saluto e lei saluta i suoi, viene con me in hotel. Entriamo in hotel e Olaf ci da la chiave della camera, giunti nella stanza mi abbraccia baciandomi, dopo dice di preparare la camera che vediamo l’aurora boreale, mentre lei va in bagno. Faccio come ha detto e dopo apro la valigia, per prendere il suo regalo aspettandola seduto sul letto. Quando viene fuori con l’accappatoio azzurro e i capelli biondi che le scendono sopra di esso, mi ha dato l’impressione di avere una sirena in ca-

104


Il Sognatore

mera, viene verso di me e prende la mia testa abbracciandola, la stringe al suo corpo, ne sentivo il calore e il profumo di donna che emanava, dopo mi scosto un poco da lei e porgendole il regalo le dico: questo è un pensiero dall’Italia. “Regalino per te!” Incuriosita lo apre e quando vede l’anello, lo mette al dito, non parla dall’emozione, mi abbraccia e bacia, si fa scivolare dalle spalle l’accappatoio e si butta addosso facendomi distendere sul letto. Ebbene: amici pensate che abbiamo visto l’aurora boreale? Ingenui. Per questo avremo tempo un’altra notte.

105



Antonino Sergi

Il Racconto dell’uomo senza età



Il Racconto dell’uomo senza età

ro seduto sotto un ombrellone di un bar, in un giorno di fine primavera, e il sole cominciava a dare il suo calore mentre bevevo il mio caffè; guardandomi intorno, oltre ai mezzi che transitavano, notavo anche delle coppie giovanili che passeggiavano abbracciati sul lungo mare di Ancona. Mi vennero in mente le mie passeggiate di molti anni indietro, con la mia ex moglie, lungo la Riva dei Sette Martiri a Venezia, facevo servizio nella Guardia di Finanza. Adesso sono qui ad Ancona, dopo il divorzio, avendo chiesto e ottenuto di andare a fare servizio in questa stupenda città. Arrivato in questa nuova città, ricomincio a farmi una nuova casetta, non volevo dormire in caserma, mi sono fatto nuovi amici avendo io un carattere socievole e allegro. Superato bene questo triste passaggio, ed erano già passati tre anni da quando ero in Ancona, non avevo pensato di trovarmi un’altra compagna e me ne stavo tranquillo come adesso che gustavo il caffè. Facendo questi pensieri, si trova a passare un mio collega che chiamo. “Ehi Roberto!” mi dice. Lo invito a sedersi con me, per prendere il caffè insieme, accetta il mio invito e si siede al mio tavolo, tra una chiacchierata e l'altra si arriva a parlare di pensione, a lui mancano molti anni ancora per andarci in quanto è più giovane, e chiedeva a me come ero messo. Non lo so, rispondo, non ci ho mai pensato, ma visto che me l'hai ricordato, mi informo, non sarebbe una brutta idea andarci, domani andrò in ufficio dal comandante e gli dirò se mi fa il calcolo o meglio una esplorativa previdenziale per vedere come sono messo con i contributi, “Certamente è bene che vai a sentire caro Paolo, penso che dovresti anche essere dentro con gli anni, perché tu hai molti anni navigazione e come sai, per ogni anno 109


Il Racconto dell’uomo senza età

di navigazione ti danno quattro mesi in più e quindi dovresti raggiungere il massimo.” “Bene vedremo! domattina vado, mi hai messo una pulce nell'orecchio!” “Ah ah, bravo Paolo! fammi sapere come andrà, adesso io devo andare ho delle commissioni da sbrigare, datemi dalla Valeria, ciao Paolo.” “Ciao Roberto.” Il mattino dopo vado in servizio come sempre e verso le 10,30 mi presento in ufficio a parlare con il comandante, espongo la mia richiesta, riguardo la posizione contributiva all’Inps e se poteva farmi una esplorativa dei miei contributi in modo di sapere quando posso andare in pensione, mi dice che farà detta esplorazione e di andarlo a trovare tra qualche settimana, “Bene! grazie comandante.” Ritorno sulla mia motovedetta, finisco di sistemarla e la lascio pronta per una eventuale emergenza, fatto questo, mi preparo per andare in mensa a mangiare. Esco dalla mensa dopo un buon pranzo, mi reco al bar della caserma a prendere il caffè, vedo alcuni colleghi che facevano la stessa cosa e ci mettiamo d’accordo di fare qualche partita a carte, praticamente mettevamo in palio il caffè. Chi perdeva lo pagava agli altri, in attesa dell’orario di fine pausa pranzo, per riprendere servizio e alle 18,00 si va a casa, questo quasi tutti i giorni se non c'è qualche emergenza di uscita in mare. L’estate era prossima, ogni tanto telefonavo ai figli per dare notizie di me, per fare sapere come stavo e per ricevere notizie loro. Nell’ultima telefonata che ho fatto, dicevo loro, che forse sarei andato in pensione, loro si mettevano a ridere dicendomi, che ero troppo giovane, “Sarà difficile che ti mandino!” Rispondevo loro che avevo chiesto una esplorativa della mia situazione a riguardo e se mi fosse convenuto sarei andato, altrimenti avrei continuato, tutto qua. “Allora hai fatto bene!”, diceva mio figlio, “Sempre una buona cosa sapere come si è messi con i contributi previdenziali.”

110


Il Racconto dell’uomo senza età

“Comunque vi faccio sapere se vado.” Ci salutiamo, chiudo il telefono. Durante i giorni che seguono, svolgo sempre le stesse mansioni normalmente, dopo circa una settimana, ritorno in ufficio per avere notizie, il comandante ridendo, mi fa sapere che posso andare in pensione in quanto avevo fatto il periodo del mio servizio sempre imbarcato e avendo 29 anni di servizio più i quattro mesi per ogni anno d'imbarco, arrivavo e addirittura superavo di poco i 40 richiesti e che la mia pensione era ottima con quel calcolo, se volevo andare non mi restava che fare la domanda, chiedo di pensarci qualche altro giorno per poi decidere, lo saluto e ringrazio. Sono al bar della caserma e gli amici che avevano saputo della mia idea, venivano vicino per parlare se conveniva o meno andare in pensione, qualcuno mi diceva di fare la domanda e altri di fare ancora qualche anno, erano i soliti discorsi che si fanno tra colleghi. Passati circa tre giorni dal momento che il comandante mi aveva dato la notizia, entrai ancora nel suo ufficio dicendogli che avrei presentato la domanda e se mi potesse dare un aiuto su come farla. Lui mi osservò, fece un sorriso di compiacimento e disse: “Fai bene ad andare, sei ancora giovanile e in gamba mi dispiace che perdiamo un ottimo macchinista e poi vai con un bel calcolo di pensione.”, “Ma vede comandante questo è niente, anzi non mi interessa più di tanto, perché non sto male a soldi, visto che ho maturato la mia pensione non voglio più fare altro lavoro, preferisco essere libero.” Certamente mi dispiaceva lasciare il corpo e i colleghi di tanti servizi. Fatta la domanda, dal 1° giugno sarei stato in pensione e da quel momento fino a quel giorno ero in ferie per congedo. Andai allo spaccio bar della caserma, per offrire da bere a tutti i colleghi e ci si organizzò per fare una grande pranzo. Incaricavo un collega di vedere quanti sarebbero venuti alla mangiata, di fare una ricerca tra i presenti e di fare qualche telefonata. Dopo un’ora circa, mi disse che eravamo circa una ventina “Bene domani sera tutti al ristorante Al pescatore

111


Il Racconto dell’uomo senza età

e mangiamo a base di pesce!” Li saluto dicendo loro che ci vedevamo domani sera. La sera del giorno dopo eravamo in 22 tutti seduti a tavola ed io con la mia chitarra, in attesa del cibo, suonavo, mentre i colleghi cantavamo tutti in coro. Quando arrivarono le portate si fece un brindisi al pensionato e avanti con il cibo e qualche pausa con una suonata di chitarra che avevo sempre al mio fianco, cosi per tutta la sera abbiamo cantato e suonato fino a tarda ora non si dava fastidio a nessuno, in quanto il ristorante era fuori dall'area urbana in solitario sulla spiaggia e si poteva fare tutto il casino possibile. Sul tardi, quando avevano finito il grosso del lavoro, si sono uniti a noi, sia il gestore del locale con la fisarmonica, che i cuochi della cucina e camerieri vari, tutti a cantare mentre le bottiglie si svuotavano e più bevevano, più cantavano. Siamo andati avanti fino alle tre del mattino e quasi tutti erano su di giri o un poco alticci, per le bevande assunte, dico al gestore di suonare il silenzio con la fisarmonica ed io lo accompagnavo con la chitarra, era ora che tutti andavamo a nanna, ma tanti non stavano in piedi, ero un poco preoccupato per il loro ritorno a casa, cosi chiamai dei taxi e sistemai tutto facendo lasciare le auto ferme al ristorante, non volevo che succedesse qualche incidente, e rischiare che questa bella festa venisse rovinata da un banale incidente d’auto a causa del bere. Fortuna che io sono un tipo che beve poco, anzi niente e che in quel momento avevo le idee molto chiare nel prendere la decisione dei taxi. Il giorno dopo ci troviamo di pomeriggio in caserma, mi ringraziano tanto per la festa e per l’idea di prendere il taxi per portarli a casa, abbiamo fatto un ultimo brindisi, insieme al comandante, che si era aggregato a noi, facendomi un bel discorso di addio. Infine si avvicina a me un collega, con un pacchettino in mano e chie-

112


Il Racconto dell’uomo senza età

dendomi scusa, per non avermelo dato durante la festa ma aveva bevuto molto, ci siamo messi tutti a ridere, prendendo il pacchetto lo ringrazio, “Apro il regalo.” Era dentro una scatola bene incartata e conteneva un orologio da taschino con relativa catenina d’oro, alla vista di tale dono, fui molto commosso del regalo fatto dai miei ex colleghi e ringraziai ancora tutti, di cuore, li salutai tutti e andai a casa. Mi alzo che sono le 08,30 ed è il primo giorno della nuova vita da pensionato, ancora non mi sembrava vero, continuo come sempre, senza la variante degli orari del servizio militare, ero libero. Vado a fare le spese, faccio delle passeggiate, avviso anche tutti gli altri compresi i parenti, del mio stato e mi prendo uno svago, di andare in montagna qualche fine settimana. Ogni tanto vado in caserma a trovare gli amici e con qualcuno di loro sono in stretti rapporti di amicizia: mi invita a casa sua a mangiare e altrettanto faccio io, su queste cose non cambia niente, infatti, martedì il mio amico Roberto, mi invita per il compleanno di suo figlio. Mi presento che erano circa le 11,00 e do il regalino al figlio, lui tutto contento lo apre, quando vede che è un telefonino di ultima generazione, mi abbraccia ringrazia e va a metterselo in ordine, mentre io e Roberto ci sediamo in giardino a parlare, in attesa che Valeria sua moglie prepari il pranzo. Roberto mi chiede come va la vita da pensionato e cosa faccio per passare il tempo. Niente di particolare faccio qualche gita per la montagna, vado a trovare i miei figli, parte del tempo la dedico alle riunioni che si fanno tra soci all’Hotel Adriatico, in quanto sono azionista con il 35%, di come migliorare l’hotel in attesa dell’estate. Vedo che Roberto rimane perplesso. “Cosa! Sei socio col 35% dell’hotel Adriatico?” “Si! da circa 18 mesi,

113


Il Racconto dell’uomo senza età

sono entrato in società, conosco uno dei vecchi soci, un giorno mi ha proposto l’idea, se avevo voglia di investire dei soldi nel suo hotel, è una buona occasione mi diceva, per lui, sono più che un amico, anzi un fratello, ho accettato, ha fatto tutto lui, con le pratiche, ho dato solo i soldi.” Chiama Valeria, per dare la notizia, in quanto era ancora incredulo e quando arriva, lui sorridente dice: “Sai che Paolo è socio dell’hotel Adriatico al 35% ?” “Ma no!” dice, “e da quando?” Circa due anni, risponde il marito. “Ah! Sei capitalista Paolo!” “Ma che capitalista” ha!ha!ha!, “tempo fa, ho avuto un poco di fortuna al super enalotto”. Così mi è sembrato giusto, investire in qualcosa e avendo l’amico che è il socio di maggioranza, mi ha consigliato di fare questo, ho trovato giusta questa idea, ed ho accettato, credo di avere fatto bene, perché l’hotel lavora abbastanza bene, specialmente in estate, trovandosi sul lungomare. Adesso il mio sogno sarebbe quello di prendere una villetta, non grande, due o tre camere, con cucina e doppi servizi e con una bella piscina, cosi posso ospitare i miei figli e nipoti, ma questo lo faccio a fine estate, verso settembre o ottobre. Avendo Valeria sentito parlare dei miei figli, cambia discorso, mi chiede come stanno, che lavoro svolgono ed io rispondo a tutte le sue domande, con l’aggiunta che in effetti, mi sentivo solo, da questo essere lontano da loro, ma stavo bene, in quanto gli amici non mi mancavano, sono benvoluto da tutti. “Si hai un bel carattere” dice Valeria, “adesso mettiamoci a tavola che è quasi pronto.” Finito di mangiare, Roberto chiede alla moglie di portarci il caffè in giardino, c’era il sole e con il profumo dei fiori si stava proprio bene, “Ecco” gli dico, “un domani che prendo la villetta, mi piacerebbe un giar-

114


Il Racconto dell’uomo senza età

dino come questo, non troppo grande, altrimenti non ce la faccio a gestirlo, ma con una piscina, anche questa non grande, vedremo, quando è il momento, per adesso ho da fare una bella estate. Vado in Sicilia a trovare la mamma e poi vorrei andare a Vulcano, nelle isole Eolie, qui ho un amico che sempre mi invita, e da quando sa che io, sono socio di un albergo, in quanto lui possiede tre alberghi a Vulcano, chattando al computer, mi prende in giro. “Devi sapere Roberto, che io e lui facevamo il nautico come scuola, lui era nella qualifica dei capitani di coperta, ed io in quella di capitani di macchina, per la mia passione quella della meccanica, ereditata da mio padre, mentre lui aveva il padre, che aveva degli alberghi a Vulcano e da giovani andavamo sempre in estate. Quante avventure avevamo con le straniere, io suonavo e suono ancora la chitarra come tu sai, ed era come mettere il miele e le mosche che erano le turiste straniere arrivavano sempre, tanto che suo padre diceva, che eravamo come due fratelli per come ci volevamo bene. Mi voleva bene anche lui e che avrebbe desiderato che il figlio studiasse macchine, perché li a Vulcano, l’energia elettrica, dovevano produrla loro con i generatori elettrici privati, ma ogni tanto si rompevano e chi li riparava, doveva venire da fuori. Costava molto, ma se succedeva in estate, li riparavo io, per questo mi faceva fare tutta l’estate a Vulcano. Questi sono dei ricordi che non andranno via dal cuore, finita la scuola, questo mio amico Carlo decise di non navigare, ma di fare l’albergatore come il padre, mentre io ho scelto di navigare e dopo dovendo fare il servizio militare, scelsi la Guardia di Finanza. Come vedi sono andato in pensione, ti confesso che un poco mi dispiace, ma si sta bene senza avere impegni o obblighi cerco di godermi la vita, mi sento giovane”. Mentre raccontavo a Roberto della mia gioventù, con lui che ascoltava incuriosito, arrivò la voce della moglie: “I caffè sono pronti!”, “E portali in

115


Il Racconto dell’uomo senza età

giardino!” dice Roberto, così fa Valeria, si accomoda con noi, continuando il discorso. Valeria mi chiede come faccio a non invecchiare, mi metto a ridere. “Vedi cara amica, uno ha gli anni, che si sente, quelli scritti sui documenti, hanno un altro valore, solamente anagrafico, è lo spirito che ti da la forza di fare, in base a quello che senti, certamente non faccio il centometrista, ma le mie soddisfazioni giovanili me le prendo, senza strafare, grandi passeggiate.” Lei, mi guardava e ascoltava. Ad un tratto dice: “Insegna a mio marito queste cose, in quanto anagraficamente, è più giovane di te e a vederlo sembra tuo fratello maggiore!” “Oh grazie!, ma non c’è niente da insegnare, importante è lo stile di vita, su tutte le cose, dal mangiare, allo sport, ecc... si può eccedere qualche volta, ma deve essere una eccezione, non la regola, altrimenti non ci siamo.” Roberto si alza. “Va bene! da domani non fumo!” Io e Valeria ci mettiamo a ridere, mi chiede se voglio bere un bicchierino di grappa. “No grazie, sto bene cosi.” E guardando l’orologio, vedo che sono le 16,30, è ora di andare, li ringrazio del pranzo e mentre uscivo mi domanda quando sarei partito per la Sicilia, “Fine mese!” Rispondo io, “Ah bene! Ci vediamo ancora prima che parti, faccio in tempo ad andare a Roma, dai suoceri, domenica e tornare per la tua partenza, rientro mercoledì, solo quattro giorni di ferie, abbiamo ancora tempo, il 30 è domenica, cosi vedremo se faremo una cena ancora insieme.” “Si ma questa volta a casa mia!” “Ok va bene!” dice Valeria, ci salutiamo e vado via. Lasciati i miei amici, vado a fare un poco di spesa, dopo di che; pas-

116


Il Racconto dell’uomo senza età

sando per la piazza principale, vedo un amico con la sua ragazza lo saluto, mi chiede di unirmi a loro, per bere qualcosa, cosa che faccio con piacere, ed entriamo in un bel locale. Ci sediamo, arriva il cameriere per prendere l’ordinativo, chiedo per me una spremuta di arancia, gli altri bevono caffè, fatto questo, il mio amico, mi presenta la ragazza che io non conoscevo. Si chiama Laura, dice il mio amico Franco, e gli faccio i complimenti, per la bella ragazza che ha, si parla di vacanze, eravamo a giugno e il prossimo mese tanti partivano, chi andava al mare e chi in montagna. Dico che sarei andato in Sicilia per vedere la mamma e dopo avrei fatto un salto a Vulcano, alle isole Eolie a trovare un amico d’infanzia. “Noi abbiamo deciso di andare nel Trentino”, dice Franco, “esattamente a Madonna di Campiglio, i genitori di Laura, hanno un appartamento li e noi ne approfittiamo, nel prenderci una vacanza.” “Buona idea la montagna è molto rilassante e l’aria è meravigliosa, scommetto che farete delle ottime passeggiate ma mi raccomando, non fate le ferrate o scalate pericolose!” Laura ride e cambiando discorso mi chiede, se ero sposato, rispondo che lo ero e che adesso ero divorziato, e che ero anche nonno. Mi guarda stupita “Non ci posso credere, un nonno cosi giovane!” Le faccio vedere le foto che tenevo nel mio telefonino memorizzate. “Come vedi è possibile!” le dico: “Purtroppo sono divorziato da molto tempo e adesso vivo solo, non voglio legarmi a nessuno, sto molto bene così”. Arrivano le nostre bevande e chiedo se posso offrirle io, Franco, dice di no. In quanto sono stato invitato da loro, e bevo la mia aranciata, mentre loro si gustano il caffè, siamo stati un’altra mezza ora a parlare e dopo li saluto, dicendo che in macchina ho ancora la spesa fatta, che dovevo andare a casa per sistemarla, li ringrazio, gli auguro buone vacanze e vado via.

117


Il Racconto dell’uomo senza età

Arrivo a casa, mettendo in frigo e negli stipetti quello che avevo comprato, preparo la cena, finito di mangiare, guardo la televisione, verso le 22,00 vado a letto. Così passano le mie giornate, girando per il lungomare, in centro città e qualche volta in caserma dove facevo servizio. La domenica mattina verso le 08,30 squilla il telefonino, ero ancora a letto. Cercando di ricordarmi dov’era, lo vedo attraverso il suo squillare. “Pronto chi parla?” “Ciao Paolo!” “Cosa c’è Roberto?” “Sono rimasto con la macchina in panne a circa 35 km d’Ancona sulla strada per Roma. Oggi volevo andare dai suoceri, ma la macchina fa i capricci”. “Oh mio Dio! E dimmi, che difetto riscontri” “Non accelera, quando lo faccio si ferma” “Solo questo?” “Si! la metto in moto, al minimo, tiene, ma non accelera.” “Ho capito, aspetta che mi metto qualcosa e tra massimo un’ ora, sono lì, ciao.” “Ciao Paolo e grazie.” Mi lavo e vesto in fretta, vado in garage a prendere la borsa degli attrezzi, metto in moto la mia macchina e parto, dopo tre quarti d’ora circa, vedo la sua fiat punto, in un’area di parcheggio, vicino a un bar ristorante, con lui che fumava nervoso, ma non vedevo il resto della sua famiglia, forse erano dentro il bar a bere qualcosa, appena mi vede, viene incontro imprecando alla sfortuna, ed io lo incoraggio di essere tranquillo. Succede a tutti un imprevisto come questo! Gli faccio aprire il cofano del motore e metterlo in moto, voglio capire, cosa ha di anomalo. Individuato il problema mi accingo a smontare il carburatore: per le anomalie che aveva l’auto era lui la causa. Era abbastanza

118


Il Racconto dell’uomo senza età

sporco, non faceva passare la benzina al motore. Una volta smontato il carburatore, mi reco al distributore di benzina, parlo con l’addetto, chiedendo se mi faceva usare il compressore d’aria per pulire le parti del carburatore smontato. I benzinai hanno il compressore d’aria, per gonfiare le ruote! Mi dice di si e spiega come fare. Pulisco i vari pezzi del carburatore da tutte le impurità che ostruivano il passaggio della benzina. Fatto. Ringrazio l’addetto e ricompongo il carburatore montandolo nella macchina, mentre continuo il mio montaggio, si avvicina anche Valeria, con i figli, che erano dentro il bar, ci salutiamo ridendo per la situazione. Finito il montaggio, faccio rimettere in moto la macchina, dopo un paio di tentativi, va in moto, dico di accelerare e tutto funziona bene. “Ok Roberto, adesso puoi riprendere il viaggio!” Vista l’ora che si era fatta, mi chiede di fermarmi a mangiare con loro in quel ristorante. “Va bene!” Entrai a lavarmi le mani, mentre lui parcheggia meglio le nostre macchine. Entro nel ristorante insieme a loro, ordiniamo da mangiare, quando Valeria mi domanda, come è potuto succedere questa anomalia. Dico che la causa era la benzina sporca, specialmente quando si viaggia con la riserva, perché sul fondo del serbatoio, si deposita sempre lo sporco della benzina e quando si entra in riserva e facile che passa al carburatore, otturandolo. Quindi non fa passare la benzina al motore. Sarebbe bene, quando si arriva a un quarto di serbatoio, fare il pieno, cosi non si prendono i sedimenti del fondo e non si sporca il carburatore. Mentre do le spiegazioni arriva il pranzo e mangiamo, preso anche il caffè, erano le 14,30 si mettevano in macchina, per proseguire verso Roma. Ci salutammo e ritornai a casa. Giunto in centro, guardai se incontravo qualche amico e non vedendo nessuno, andai a casa a rimettere a posto gli attrezzi e dopo la mia camera da letto, che avevo lasciato in fretta quella, senza neanche fare il letto.

119


Il Racconto dell’uomo senza età

Mi preparo per farmi una doccia e intanto tiro fuori dall’armadio dei vestiti puliti e altro per cambiarmi, voglio andare all’ Hotel Adriatico a trovare il mio amico e socio Alfredo, per fare due chiacchiere. Esco di casa, guardando l’orologio, sono le 17, vado in hotel, una volta dentro, vedo Alfredo seduto al bar. Mi vede e con la mano, mi fa cenno di andare da lui, ci salutiamo e mi chiede cosa volessi bere. “Un aperitivo grazie.” “Come va Paolo, vuoi cenare con me?” “Sì!” rispondo, poi racconto cosa ho fatto la mattina, lui si mette a ridere, dicendo che dovrebbero farmi una statua, per la mia buona volontà ad aiutare gli altri, sempre in prima persona... “E dimmi Paolo, adesso che sei in pensione, puoi venire più spesso qui da me a parlare di affari” “Vedi Alfredo, gli affari li fai meglio tu, ti do carta bianca, non so da dove cominciare e cosa decidi tu, mi sta bene, non ci sono problemi, quando vuoi mi chiami, sono qui.” “E quando pensi di andare in Sicilia a trovare la tua mamma?” “Alla fine di questo mese.” “Ah! Sei prossimo allora e quanto ti fermi?” “Non lo so, da quando sono in pensione, non faccio programmi con il tempo e l’orario, prendo tutto come viene.” “Bravo e ti confesso che un poco t’invidio, vorrei essere come te giovanile e in gamba, sembra che per te il tempo si sia fermato, a 40-45 anni, perche questo dimostri di avere, ma dimmi come fai?” “Ah, ah, ah, sei la seconda persona che mi fa la stessa domanda questo mese, non so cosa rispondere, forse è il mio stile di vita tranquillo, non mi arrabbio mai, non eccedo con l’alcool, non fumo faccio movimento, un poco di tutto e adesso che andrò in Sicilia, mi fermerò, un poco con la mamma, dopo andrò a Vulcano, li ho un amico, che ha tre hotel e sempre

120


Il Racconto dell’uomo senza età

mi dice di andare a trovarlo, quindi come vedi, sono sempre in movimento!” “Devo anch’io, fare come te, adesso sediamoci a tavola e ordiniamo da mangiare, cosa vuoi ordinare?” “Solo un secondo piatto con dell’insalata, e acqua poco gassata”. “Ah! ti mantieni leggero!” “Vedi Alfredo, alcuni vivono per mangiare, io mangio per vivere, questo è importante per stare bene con il proprio corpo.” “Si hai ragione Paolo! Se noi trattiamo bene il nostro organismo, alla lunga lui ci premia.” Finito di cenare, passiamo al caffè, che beviamo al bar mi dice di passare a salutarlo prima della partenza. “Non c’è problema, anche perché sei di strada”. Bevo il caffè lo saluto e vado verso il centro, per una passeggiata, così chiudo la giornata domenicale, rientrando a casa verso le 22,00, guardando un poco di televisione che come al solito mi annoia e andando a letto. Mi sveglio che sono le 08,20, vado in bagno a mettermi in ordine e vestirmi, poi in cucina e mi preparo il caffè, pensando a cosa devo fare. Ma non mi viene in mente nulla. Allora mi metto a le pulizie casalinghe, ma non avendo voglia di cucinare, esco a fare un giro per poi andare in caserma a mangiare alla mensa, con i miei ex colleghi. Facendo anche quattro chiacchiere e qualche partita a carte, verso le 15,00 li saluto, per andare a fare delle spese, in centro e guardare le vetrine in modo di avere qualche idea per i regali da portare in Sicilia ad amici e parenti. Preso il necessario mi avvio verso casa per sistemare il tutto, che al momento opportuno metterò in valigia, tiro fuori anche le valigie e la chitarra. Controllo che le corde siano buone, mi distendo sul divano a pensare se avevo fatto tutto e non mi dimenticavo qualcosa, no tutto ok dico a me stesso, e preparo la cena per dopo andare a letto. Il mattino dopo era giovedì e provo a telefonare a casa di Roberto, in quanto non avevo notizie da domenica.

121


Il Racconto dell’uomo senza età

“Pronto ciao Valeria, come è andato il viaggio?” “Ciao Paolo, grazie a te, bene, siamo rientrati ieri sera, e Roberto è già al lavoro.” “E quando finisce di lavorare?” “Alle 16,00 è a casa.” “Allora venite a cenare da me questa sera?” “Si Paolo, va bene, adesso lo chiamo e gli dico che stasera ceniamo da te, ok ciao, ciao Paolo!” La sera alle 18,30 suonano alla porta, apro era Roberto con la famiglia, si accomodano, finisco di preparare la cena, il tavolo è sistemato, mentre Valeria mi da una mano a servire in tavola, passiamo una bella serata, mi domandano, quando parto per la Sicilia e se vado in macchina. “Certo che vado in macchina, è una bella macchina la mia Peugeot 607, non ho premura di arrivare in Sicilia, quindi me la prendo comoda. Parto verso le 9,00 di sabato 29 e penso che domenica sono dalla mamma.” “Ah bene! senza correre ti raccomando e quando arrivi, facci una telefonata.” dice il mio amico, “Stai tranquillo Roberto, se vedi che non ti chiamo, fallo tu, sai con tutto quello che ho in testa, posso dimenticarmi.” “Ok Paolo, adesso noi andiamo via e ti salutiamo augurandoti buon viaggio.” “Grazie della visita ci rivedremo quando torno dalle vacanze, ma non so quando.” Ci abbracciamo un poco commossi, che non ci saremmo visti per qualche mese e vanno via, chiudo la porta, metto in ordine la cucina e vado a dormire. Il venerdì comincio a preparare le valige con vestiti e regali fatto questo li metto in garage, pronte a essere caricate in macchina insieme alla chitarra. Avendo tempo libero penso di prendere la macchina e fare qualche giro per la piazza andare in hotel per salutare il mio amico Alfredo e come al solito è al bar “Ciao Paolo!” mi ha visto “Ciao, è ora di partenza.” gli dico

122


Il Racconto dell’uomo senza età

“Domani mattina vado in Sicilia, sono passato per salutarti, ma non mi dire quando torno, perché non lo so, ci sentiremo per telefono e tu quando ti prendi una vacanza?” “Ah! Io preferisco la neve, mi piace sciare, il caldo non lo sopporto.” “Vuol dire che ti do il cambio in hotel, quando vai in vacanza, in questo modo c’è sempre qualcuno che tiene d’occhio il lavoro e se ci sono, cose grosse ti telefono in montagna.” “Si bella idea la tua Paolo, mi raccomando di non correre adesso che vai con la macchina e lontano, attento, non era meglio andare in aereo?” “No! Ho troppe cose da portare e in aereo sarei limitato, poi con la macchina mi muovo nella città, no! no! meglio così.” “Va bene, contento tu, che fai mangiamo insieme adesso?” “Si grazie!” e ci accomodiamo nel salone ristorante, continuando a parlare, viene il cameriere prende l’ordinativo del nostro pranzo e aspettiamo, nell’attesa arriva la moglie di Alfredo e si unisce a noi per pranzare, finito di prendere anche il caffè, saluto e vado via, con loro che mi auguravano di fare un buon viaggio. Esco dal locale per andare nel lungomare, quando sono arrivato, parcheggio la macchina e faccio una passeggiata guardando l’orizzonte, la giornata era assolata, e nonostante l’ora, si vedeva il sole che tramontava, era un poco ventilata ma si stava bene, potevamo dire che eravamo in estate, nel mare si vedevano le barche a vela e qualche ombrellone sulla spiaggia, strada facendo incontro qualche amico che saluto, ritorno verso la mia macchina e la porto in un auto lavaggio, per farla pulire, in modo di avere la macchina dentro e fuori, in ordine e profumata, per il lungo viaggio. Fatto questo, torno a casa e la metto in garage, cominciando a sistemare il mio bagaglio e la chitarra, lasciando fuori solo quello che devo usare per il viaggio. Entro in casa e preparo la cena, e mentre la preparo, cerco di

123


Il Racconto dell’uomo senza età

svuotare il frigo, da cibi che si possono rovinare per la mia assenza, finito di cenare, pulisco e controllo che tutto sia in ordine, vado dalla mia vicina di casa, consegno le mie doppie chiavi di casa, in modo che se c’era bisogno di qualche emergenza lei aveva le chiavi per entrare e le do anche il mio numero di telefono, lei mi saluta augurandomi buon viaggio e io la ringrazio della cortesia salutandola, rientro e vado a letto. Mi alzo che sono le 7,00 faccio una doccia la barba e vado a bere il caffè, mi vesto, metto in ordine la camera, torno in cucina a sistemare il poco sporco che ho fatto per il caffè, controllo che tutte le finestre sono chiuse, anche l’acqua e il gas, in ultima lascio il frigo aperto e stacco la luce dall’interruttore principale, penso se ho fatto tutto e vado in garage a mettere in moto la macchina, sistemare anche il telefonino con il viva voce, e la porto fuori, chiudo il garage. Mi faccio il segno della croce e piano, piano, mi avvio verso la strada principale, passo davanti all’hotel Adriatico, vedo Alfredo seduto fuori che prende il sole, suono il clacson e lo saluto, altrettanto fa lui con la mano, imbocco la via che mi porta in autostrada, accendo la radio, guardo l’orologio, sono le 9,30 bene, tutto come previsto, vado verso Roma. Fatto quasi 25 chilometri, vedo sul lato della mia careggiata, due persone che avevano un cartello con scritto Roma, mi sono detto: “Ci passo.” Diamo pure un passaggio a questi ragazzi, mi fermo, uno di loro si affianca e mi domanda, se andassi a Roma. Le dico che ci passo, poiché vado in Sicilia. Tutta contenta, (era una donna) chiama il suo compagno e con mia sorpresa, un’altra donna, fermo la macchina, per caricare gli zaini nel porta bagagli. Capisco che sono tutte e due italiane, dico loro di darmi le borse e zaini per sistemarli e nel fare questo, notano la mia chitarra e si mettono a ridere. “Sei un suonatore?” Mi domanda la più giovane. “Si! A tempo perso!” E ridiamo tutti. Chiuso il porta bagagli, loro pren-

124


Il Racconto dell’uomo senza età

dono posto in macchina ed io rimetto in moto, facendo presente di allacciare le cinture, e continuo il mio viaggio verso la Sicilia Subito dopo passiamo alle presentazioni, la ragazza alla mia destra si chiama Daniela, l’altra seduta dietro, Giovanna, e sono studentesse universitarie, abitano a Firenze, io dico loro che sono un ex Guardia di Finanza, da un mese sono in pensione. “Ma come, cosi giovane?” Io per non andare alle lunghe le dico che i militari possono andare in pensione con 19 anni di servizio, che sono di Messina e andavo a trovare la mamma per poi fare qualche settimana a Vulcano nelle isole Eolie. “Wow!” esclama Giovanna, “Deve essere bello!” “Si è bello, io ci andavo spesso, quando studiavo, l’estate la passavo lì. Ah! Dimenticavo, il mio nome è Paolo, ma ditemi come mai non avete il cavaliere e fate l’autostop da sole?” “Non ci pensiamo al ragazzo, noi stiamo bene così.” “Ma è pericoloso due ragazze sole?” “Noi ci sappiamo difendere e poi viaggiamo di giorno.” “Bene, contente voi, non c’è problema” mi suona il telefono, “Si pronto!”, “Auguri Paolo!” “Di che cosa mamma?” “Come? è il tuo onomastico oggi!” “Eh sì hai ragione, grazie!” “Quando arrivi a Messina?” “Sono in viaggio, penso che in nottata o domani a mezzogiorno arriverò.” “Bene! ma non correre!” “Ciao, ciao mamma”. Continuo a parlare con le ragazze chiedendo da quanti giorni fossero in viaggio. Mi dicono da tre giorni che sono state a Ravenna a vedere la tomba di Dante Alighieri e altri posti storici, adesso

125


Il Racconto dell’uomo senza età

volevano proseguire per Roma, la conoscevano e ci ritornavano. Domando loro, perché andare a Roma se la conoscete e non andate in altri posti da vedere? “Noi abbiamo un budget basso, siamo studentesse e non abbiamo lavorato. I soldi sono quelli che ci siamo messi da parte, un poco hanno sponsorizzato i nostri genitori, dormiamo nella tenda che ci siamo portati, e avremo solo le spese per farci da mangiare, quindi tutto in economia ma ci piace.” “Si! capisco, se volete approfittare che sto andando in Sicilia, vi porto fino a Messina e da li visitate Taormina e altri posti bellissimi, c’è una spiaggia con un mare favoloso, pensateci a me non costa niente portarvi, anzi, viaggio in compagnia.” Squilla ancora il telefono, guardo ed era mio figlio. “Pronto Andrea!” “Auguri papà, come stai?” “Bene grazie, sono in viaggio per la Sicilia.” “Ah! bene fai buon viaggio, e salutami la nonna, ciao, ciao.” Il telefono per quasi due ore, squillava sempre e le ragazze erano stupite. “Molte persone ti fanno gli auguri.”, dice Daniela, “Si ho tanti amici, tutti mi vogliono bene, alcuni non sanno che sono in pensione o in vacanza, pensano che sia ancora in Ancona, a lavorare.” Guardo l’orologio e sono le 12,30, “Che ne dite se ci fermiamo a mangiare qualcosa al prossimo autogrill? Certamente sarete mie ospiti!” Si guardano tra di loro, stupite di quell’invito. “Si grazie!” Vedo una stazione di servizio con autogrill, metto la freccia, ed entro, vado prima a fare il pieno di carburante e dopo parcheggio a fianco del ristorante, prendo il telefono entriamo, domando cosa volevamo mangiare, faccio presente, che il menù era libero, potevano ordinare, quello che volevano, sorridono e con i vassoi pieni ci mettiamo al tavolo a man-

126


Il Racconto dell’uomo senza età

giare, finito le portate che avevamo, chiedo se prendevano una fettina di torta, in quanto era il mio onomastico e loro un po’ tristi si scusano perchè non mi avevano ancora fatto gli auguri. Ed io dico che questi sono sempre ben graditi, anche dopo e che eravamo ancora in giornata di onomastico, quindi non era un problema, si mettono a ridere. “Sei un tipo simpatico”, dice Daniela, era quella che parlava di più, prendiamo il dolce, il caffè e usciamo a fare due passi, per poi riprendere il viaggio. Avete dato la tesi di laurea? “Si! ci siamo laureate in marketing e lingue.” “Ah! E quante lingue parlate? Quattro! caspita non è male, potete trovare facilmente lavoro.” “Vedremo.” Dice Daniela “Con questa crisi mondiale è un poco difficile, quando torniamo dalle vacanze ci daremo da fare, non possiamo ancora stare, sulle spalle dei nostri genitori, vogliamo anche noi essere indipendenti.” “Giusto, mi piace come ragionate.”, squilla il telefono. Rispondo. “Auguri Paolo!” “Oh Carlo!” “Mancavi proprio tu oggi, nel farmi gli auguri, ah, ah,” “Me lo ha detto tua madre, quando le ho telefonato per sapere se eri arrivato, mi ha detto che sei in viaggio, bene guarda che ti aspetto a Vulcano e dopo ti faccio prigioniero per un bel poco di tempo” “Ah, Ah, Carlo ti ho detto che vengo, ma voglio stare un poco con la mamma è da tanto che non la vedo, sai come sono queste cose.” “Va bene Paolo ti aspetto, di nuovo auguri e buon viaggio, ciao”. Mancavano circa 20 km per Roma e rivolto alle ragazze domando, cosa avevano deciso, se andare a Roma o proseguire per la Sicilia, come avevo suggerito io, loro si guardano, l’idea non era cattiva, Roma la conoscevano, mentre in Sicilia non erano mai state. “Ok” risponde Daniela, “Ci hai con-

127


Il Racconto dell’uomo senza età

vinto, approfittiamo di te che vai in Sicilia e speriamo al ritorno di trovare, un’altro come te!” “Ah, ah, è possibile non vi preoccupate, tutti si fermano, per avere a bordo due belle ragazze come voi, a parte che io mi sono fermato pensando che eravate una coppia e non due ragazze ah ah.” Proseguiamo verso il Sud, abbiamo passato Roma alle 14,30. “Alla prossima città, ci beviamo qualche caffè o altro, voi cosa dite la facciamo questa sosta?” “A noi va bene tutto e quale città dobbiamo fare?” “Napoli! E dall’autostrada potete ammirare il Vesuvio, forse lo avete visto solo in televisione, vedrete che bel viaggio si presenta per voi.” Quando siamo al fianco del Vesuvio, erano le ore 16,00, ci fermiamo alla stazione di servizio, faccio carburante e parcheggio per una sosta al bar. “Lasciata la stazione di servizio, la prossima tappa la faremo a Bagnara Calabra, questa si trova a circa 35km da Villa San Giovanni, dove prendiamo il traghetto per passare lo stretto, a Bagnara penso di arrivar alle 20.00 per mangiare qualcosa in quel paesino.” “Va bene” dice Daniela, “Quello che tu decidi per noi va bene, non vogliamo disturbarti tanto.” “Ma no ragazze è un piacere per me, lo faccio di cuore, la vostra compagnia mi mette di buon umore, e il viaggio è più piacevole per me, quanto tempo vi prendete per questa vacanza?” “Ah! Non lo sappiamo, quando vediamo che i soldi cominciano a finire, torniamo indietro, comunque pensiamo di fare circa 20 giorni, abbiamo la tenda per dormire, la sola spesa che sosteniamo e quella per mangiare.” Eravamo arrivati vicino il casello di Bagnara Calabra, usciamo per andare in cerca di un ristorante albergo, per mangiare e dormire. Quando loro, hanno capito la mia intenzione, mi dicono che non si possono permettere di spendere per mangiare e dormire in hotel, insisto che ci avrei pensato io, loro prendevano una camera con due letti, ed io la singola,

128


Il Racconto dell’uomo senza età

cosi si potevano fare una doccia e riposarsi; le avrei lasciate al mattino dopo che era giorno, se continuavo si arrivava alle 23,00 a Messina. Quindi le ho pregati di darmi ascolto, in quanto la sosta la facevo proprio per loro, perché io passato lo Stretto ero già a casa, mentre loro dovevano trovare un posto per dormire con la tenda è questo era complicato a causa del buio, orizzontarsi e capire dove mettere la tenda, visto che era la prima volta che andavano in Sicilia. Giovanna e Daniela incrociano gli sguardi e si parlano tra di loro, dopo Daniela rivolgendosi a me dice, che va bene così, se a me fa piacere non c’era problema. Entriamo in albergo per prenotare le camere e sederci per mangiare, finita la cena, andiamo a vedere le camere, portandoci su l’occorrente per una notte, poi io scendo e vado a sedermi fuori dell’hotel, c’erano dei tavoli e sedie, ordinando un digestivo. Dopo 10 minuti arrivano le ragazze e si siedono anche loro, domando se vogliono bere qualcosa e ordinano una coca cola in due, nell’attesa mi ringraziano della mia generosità e che mai avrebbero pensato che sarebbe andata cosi, addirittura di andare in Sicilia, questo proprio, non era nel loro programma e ridevano, io chiedo se ci possiamo scambiare i numeri telefonici, in modo di sentirci ogni tanto. “Sì” mi dice Daniela e rivolta a Giovanna, “Gli darò il mio, tanto è la stessa cosa siamo insieme” “Ma no, dai anche il mio, è sempre meglio avere due numeri, se una perde il telefono?” Non si può mai sapere, mi trascrivo i due numeri e do il mio a entrambe, consumate le bevande, dico che è ora di farsi una doccia e dormire. Domani ci svegliamo alle 8,00 in quanto entro mezzogiorno voglio essere a Messina, va bene buona notte Paolo, buona notte ragazze. Il mattino si presenta bene, con un sole splendente e nel cielo non c’è neanche una nuvola, mettiamo in macchina quello che avevamo preso per la notte e andiamo a fare colazione. Erano le 9,30, pagai il conto, ci sediamo in mac-

129


Il Racconto dell’uomo senza età

china per fare quei pochi chilometri, che ci portavano al traghetto. Alle 10,15 eravamo imbarcati sul traghetto per Messina, invito le ragazze a salire al piano superiore, della nave traghetto per vedere il panorama durante la navigazione, cosa che loro fanno con piacere; giunti in alto al fianco della plancia dove il comandante ha il comando, le osservavo vedendo sui loro volti quanto fossero estasiate per quello che vedevano, sia Daniela che Giovanna con il telefonino, facevano foto da tutte le parti, non sapevano, in che mondo fossero dalla felicità. Chiamano un passeggero, per farsi fare qualche foto insieme a me, per un ricordo personale, arrivati in porto a Messina, li porto nella strada tangenziale per Catania e dico loro di proseguire per Taormina è bellissima, di stare attente, mi ringraziano tanto, per tutto quello che avevo fatto, mi abbracciano e baciano sulle guance, augurandoci di rivederci e che si facevano sentire per telefono, scarico i loro zaini e vado via. Dopo 10 minuti sono dalla mamma, appena mi vede mi abbraccia e dalla contentezza piange, entriamo, mi porta nella camera, dove dormivo da giovane, era ancora uguale, come l’avevo lasciata quando mi sono allontanato per il militare e ogni volta che tornavo era sempre come se non fossi mai partito, sembrava che il tempo si fosse fermato ai miei vent’anni, quanti ricordi, metto le valige sul letto e mi sistemo i vestiti nell’armadio, mi dice di sedermi a tavola per mangiare e vedo le cose buone che lei sempre mi preparava, si mangio di gusto, quasi tutto, bevo il caffè e faccio delle telefonate per assicurare chi avevo lasciato al nord, che ero arrivato in Sicilia. Al mattino decido di fare il giro per dare i regali ad amici e cugini, la mamma mi chiede di venire anche lei a trovare i zii e cugini, si prepara e prende posto in macchina, tutta contenta, in quanto non esce mai, facciamo il nostro giro.

130


Il Racconto dell’uomo senza età

Al rientro le chiedo se vogliamo mangiare fuori, io e lei, tutta contenta dice si, al pomeriggio siamo seduti in giardino di casa, a prendere un altro caffè, che la mamma aveva preparato. Il mercoledì mattino, faccio una visita al cimitero, per portare dei fiori sulla tomba di mio padre, qualche zio e i nonni, torno a casa per mangiare, quando mi squilla il telefono, guardo ed era Daniela. “Ciao come va?” Dall’altra parte, una voce triste, quasi da pianto, mi dice, che hanno avuto un problema grande, preoccupato, chiedo chiarimenti sul tipo di problema. Eravamo andate a fare la spesa e al ritorno, non c’era più la tenda e i nostri zaini, ci avevano rubato tutto. Col nodo in gola, continuava a dire che erano costrette a rompere la vacanza, oh mio Dio! “Adesso vengo lì, dove vi trovate?” “Siamo ai Giardini Naxos, sotto Taormina.” “Si lo so dove si trova, voi fatevi vedere sulla ringhiera del mare, lungo la strada litoranea al mare, entro un’ora sono lì.” “Ok! Ciao, ciao Paolo, La mamma mi vede preoccupato e mi chiede cosa era successo, le rispondo, che due ragazze, figlie di amici miei del nord, erano a Taormina, in vacanza con la tenda e dei ladri, le avevano rubato tutto, vado a vedere, mangio quando torno ciao.” Metto in moto la macchina e vado Giardini Naxos, guardo la litoranea della strada e le vedo sedute sul muretto, che separa la strada dal mare, tristi e sconsolate, parcheggio la macchina e mi avvicino. Appena sono di fronte, Daniela, buttandomi le braccia al collo, si mette a piangere. Io cercavo di consolarla, mi dicono che per fortuna, avevano il portafoglio, perché dovevano fare le spese, altrimenti neanche quello. “ Ok montate in macchina andiamo a casa mia e poi si vedrà il da fare, tanto non serve fare denuncia ai carabinieri

131


Il Racconto dell’uomo senza età

quel tipo di materiale non lo troveranno mai, quindi lasciamo perdere.” Preso posto in macchina mi dicono che hanno deciso di tornare in treno a Firenze “I soldi ci bastano per questo.” continua a dirmi Daniela, “Ormai la nostra vacanza è finita.” “Mi sento in colpa, per avervi detto di venire in Sicilia.” “Ma no Paolo, i delinquenti ci sono da tutte le parti, tu non hai colpa.” “Sentite! Adesso andiamo dalla mamma, a lei ho detto che siete figlie di amici miei del nord, cosi stasera dormite da me e domani prendete il treno.” “Si come dici tu va bene!” Arrivati a casa le faccio accomodare e le presento alla mamma, che sentito il racconto, si dispiacque tanto. Preparò da mangiare anche per loro, mangiamo tutti insieme, bevendo in ultima il caffè, in giardino, continuiamo a parlare per il loro ritorno a Firenze di domani. Domando loro se volevano farsi una doccia, non sappiamo cosa mettere di ricambio, mi dicono, “Andiamo a comprare quello che vi serve!” “Non abbiamo tanto denaro per prendere tutto.” “Ascoltate io ho un’idea”, “Ti ascoltiamo Paolo.” “Adesso voglio telefonare al mio amico a Vulcano, dicendo se ha una stanza con due letti oltre la mia disponibile, se mi dice di si venite a Vulcano con me!” Loro si guardano tra gli occhi e non sapendo cosa rispondere mi dicono: “Paolo forse non hai capito, noi non abbiamo niente ne vestiti, ne biancheria intima e pochi soldi, insomma siamo come tu ci vedi!” “Sentite ragazze a me interessa, se l’idea vi piace e se avete tempo, per fare questa nuova vacanza.” “Certamente che ci piace l’idea, e tempo ne abbiamo tanto, ma sono i soldi che ci mancano e il resto.” “Allora io telefono!” Faccio il numero, metto in viva voce in modo che le ragazze sentano, loro apprezzano questo gesto. Sento, “Pronto!” “Ciao Carlo!”

132


Il Racconto dell’uomo senza età

“Paolo! Sei arrivato?” “Si domenica ero a tavola dalla mamma.” “E quando pensi di venire a Vulcano?” “Avrei un piccolo problema e voglio che tu me lo risolvi,” “Ah si! Dimmi!” “Mi serve ancora una camera con due letti, ho due amiche con me, che vogliono vedere Vulcano, ma soldi poco e niente, sono universitarie” “Ah, ah, ah, come al solito non cambi mai Paolo, ok!” “Importante che tu venga, non ci sono problemi sistemo io, ma mi dici quando vieni?” “Dopodomani ti va bene?” “Caspita dici davvero?” “Certamente, oggi e domani ho da fare qualcosa qui, dopodomani in giornata sono da te ok!Ciao, ci risentiamo.” “Ciao Paolo.” Rivolto alle ragazze dico: Questa è fatta, adesso andiamo a fare qualche spesa per voi, montiamo in macchina e si parte. Giunti in un grande supermercato, parcheggio ed entriamo, loro non sapevano come comportarsi, io le incoraggio, ragazze prendete quello che vi serve, da indumenti intimi, costumi da bagno e vestiario estivo, asciugamano da spiaggia, dopo andiamo al reparto cosmetici per qualche trucco e dentifrici. “Io vi aspetto al bar, ah! Dimenticavo, se vedete delle valigie o borsoni, prendetele, almeno una a testa, altrimenti dove mettiamo tutto il materiale che comprate? E un’altra cosa, i capi intimi, quattro o cinque paia a testa, insomma tutto quello che vi serve e non vi preoccupate di niente.” Mi guardavano senza parlare, ancora non capivano cosa stesse succedendo loro, vanno via con il carrello, ed io mi siedo al bar del grande supermercato ad aspettarle; dopo circa due ore, li vedo arrivare al bar, con

133


Il Racconto dell’uomo senza età

due carrelli, uno a testa, con dentro anche la valigia e il necessario per la vacanza, domando se vogliono bere qualcosa, mi rispondono, no grazie; allora andiamo a pagare alla cassa, vedo che non hanno preso oggetti o capi di marca, tutto economico anche scarpe e ciabatte da spiaggia. “Adesso siete a posto”, ho detto loro, andando verso la macchina, carichiamo la spesa e andiamo in un altro negozio quello dei cosmetici per prendere, shampoo, saponette e altro che potesse servire loro. Anche qui una borsetta a testa, per mettere dentro il materiale. Pagato anche questo, andiamo a casa, loro non parlavano, rompo io il silenzio dicendo se serviva altro, si guardano e insieme mi dicono: “Grazie, abbiamo preso tutto.” E che ero stato molto gentile; arrivati a casa, scarichiamo tutto e consiglio loro di sistemare il tutto e dopo se volevano fare la doccia, era pronta, adesso avete i ricambi ah! ah! ah! La sera, dopo cenato, mi siedo in giardino, mentre loro aiutavano la mamma a sparecchiare e pulire la cucina e questo mi fece piacere, vengono in giardino, mi portano il caffè, mentre la mamma, prepara il letto per loro, le osservo dicendo: “Come mai non parlate?” stavano ancora in silenzio, quando Daniela dice: “Non sappiamo cosa dire, ci sembra tutto un sogno, questa mattina eravamo disperate e adesso siamo in paradiso e dopodomani vediamo Vulcano, no! Stiamo sognando troppo bello, per essere vero” “Care ragazze io mi sentivo in colpa e non volevo che voi andando via, avevate un brutto ricordo della mia Sicilia, anzi voglio che un giorno ritornate, come vedete, noi siamo gente ospitale, certamente c’è qualche farabutto, ma la maggioranza è come me, ci piace la compagnia, l’ospite è sacro va rispettato.” Guardo l’orologio, sono le 21, dico loro se vogliono andare a dormire, che la mamma ha preparato la camera, in quanto sarete certamente un poco stanche, per la giornata passata! “Si grazie ci vuole una bella dormita e speriamo che non sia un sogno questo che stiamo vivendo e che domani mat-

134


Il Racconto dell’uomo senza età

tina non ci si svegli dentro la tenda, io e Giovanna!” “No! nessun sogno ragazze, andate pure e buona notte!” “Anche a te Paolo e ancora grazie.” Al mattino quando si svegliano, escono per andare in bagno, vedendomi si rendono conto che non è stato un sogno e mi salutano con affetto, dico loro di prepararsi e fare colazione che si andava a vedere le bellezze della mia città e che oggi mangiavamo fuori, portavamo anche la mamma con noi, tutte contente vanno in bagno a prepararsi. Siamo in macchina che giriamo per la città, ogni tanto mi fermo per spiegare il posto che abbiamo visto, fino a che si fa orario di pranzo, andando a pranzare alla Riviera Paradiso; dico loro, io sono nato qui e faccio vedere il luogo, dove abitavo una volta, era proprio a ridosso della spiaggia con vista dello stretto che separava la Sicilia dalla costa Calabra e si vedeva Villa San Giovanni il porto da dove eravamo partiti con il traghetto per andare a Messina e la distanza tra i due porti era di circa sei chilometri. Giunti al ristorante della riviera, ordiniamo il nostro pranzo che gustiamo guardando il panorama attorno a noi. Finito il pranzo, facciamo altro giro e verso le 18,00 siamo a casa, la mamma vuole preparare la cena, dico di no, vado a prendere della focaccia calda e delle birre fresche. Così non ti stanchi e non hai sporco da pulire, le mangiamo in giardino e dico a Giovanna, tu dai una mano alla mamma, per preparare in giardino, io e Daniela andiamo a prendere le focacce con le birre, in un’ora eravamo di ritorno con le focacce ancora calde, ci sediamo a mangiare, vedevo le ragazze mangiare di gusto, Giovanna mi fa i complimenti, per la focaccia, era molto gustosa, è anche morbida, più alta della pizza rispondo, Daniela beveva e guardava l’amica, non parlava ancora, non era convinta che tutto è reale, continuava a mangiare, quando io le chiedo, se aveva telefonato ai

135


Il Racconto dell’uomo senza età

genitori, di dove si trovavano e cosa ha detto. “Sì ho telefonato, gli ho detto che abbiamo cambiato idea, siamo in Sicilia, ma non gli ho detto niente della brutta avventura avuta, per non allarmarli.” “Hai fatto bene, telefonategli, spesso così vi sentono e sono tranquilli, questo è un consiglio che vi do, da genitore quale io sono.” Verso le 21 andiamo a letto ma prima telefono a mio fratello, che ci porti lui a Milazzo, con la mia macchina, domattina alle 9,00. Non voglio lasciare la macchina per tanto tempo al porto di Milazzo e sotto il sole, e avendo avuto la risposta positiva, si va a dormire. Alle sette sono in piedi, vado in bagno e mi preparo per la partenza, mentre preparo la valigia, sento che anche le ragazze si alzano, e vanno insieme in bagno a prepararsi, mi vedono e salutano. Fatta la valigia, prendo anche la chitarra e porto il tutto in giardino, per metterlo in macchina, prendo anche il bagaglio delle ragazze lo sistemo in macchina, quando ho finito vado dentro per fare colazione insieme alle ragazze in attesa di mio fratello, che alle 08,40 suona il campanello di casa, entra e gli presento le ragazze, finiamo la colazione, saluto la mamma e lei mi raccomanda di telefonare spesso e rivolto alle ragazze dico: “Sentite come sono i genitori.” Prendiamo posto in macchina e partiamo che sono le 09,40 circa, dopo un’ora e mezza siamo a Milazzo presso la biglietteria dell’aliscafo, scarichiamo il nostro bagaglio dalla macchina, saluto e ringrazio mio fratello dicendogli per il ritorno ci sentivamo, lui riparte per Messina ed io vado a prendere i tre biglietti del viaggio, dopo preso il bagaglio ci avviavamo verso l’aliscafo e alle ore 12,00 si parte verso Vulcano. Subito dopo la partenza telefono al mio amico Carlo per dire che eravamo partiti con l’aliscafo in quell’istante e 35 minuti dopo, all’arrivo, lo vedo sulla banchina del porto che ci aspetta con un fattorino e relativo car-

136


Il Racconto dell’uomo senza età

rello per portare i nostri bagagli. Scendiamo dall’aliscafo, il fattorino si carica il carrello dei nostri bagagli, io e il mio amico ci abbracciamo come due fratelli che non si vedevano da secoli. Presento le mie amiche e lui subito le guarda dalla testa ai piedi, poi guarda me dicendo: “Paolo! tu su queste cose non cambi mai, anzi migliori ah ah!” E andiamo verso l’hotel, mi fa vedere dove si trovano gli altri due hotel dicendo: “Noi saremo vicini al mare, circa trenta metri di spiaggia.” Siamo in hotel, ci mostra la camera che ha preparato alle ragazze, era a piano terra non era lussuosa ma comoda, rivolto a me dice: “Tu Paolo al piano superiore.” “Scusa Carlo, non ci sarebbe una anche per me al piano terra?” “Si c’è un’altra camera, ma queste camere le tengo per la servitù.” “E non puoi darla anche a me?” “Se ti va bene non c’è problema, contento tu a me va bene.” “Grazie Carlo!” Prendiamo possesso delle nostre camere, sistemiamo i nostri bagagli, dopo 25 minuti esco dalla mia camera e aspetto che le ragazze facciano lo stesso, quando escono anche loro, ci rechiamo al salone ristorante in quanto la fame si faceva sentire, prendiamo un tavolo libero e ordiamo dal menù da mangiare, il cameriere prende l’ordinativo, nell’attesa che ritorni con le pietanze, chiedo alle ragazze cosa le sembrava il posto. “Non abbiamo parole.” dice Daniela, “Per noi questo è un sogno da dove non vogliamo svegliarci e questo odore di zolfo che si sente, il caldo secco, la sabbia nera, si tutto magico per me e tu cosa dici Giovanna?” “Anche per me Daniela, cosa posso dire di più? Che questo Paolo è una persona magica, i sogni li trasforma in realtà.” “Calma ragazze che non c’è magia, doveva andare così, la vita va presa come viene, neanche io pensavo di fare una vacanza con due belle donne come voi ed eccomi qui, ah

137


Il Racconto dell’uomo senza età

ah.” Arriva da mangiare e finito questo, prendiamo il caffè, vedo Carlo che viene verso di noi dicendo al cameriere di portare anche a lui il caffè, sedendosi con noi, gli domando della moglie, mi dice che tornerà presto, è a Messina, a sbrigare delle pratiche “E tu cosa mi racconti? Come va la vita al nord?” “Abbastanza bene, dopo il mio divorzio, è stato un poco duro ricominciare ma ci sono riuscito a superare il momento critico, adesso mi sento soddisfatto, dovrei accasarmi con qualche donna ma non ne sento il bisogno, per il momento sto bene così.” Vedo che le ragazze si annoiano e le dico, se vogliono fare un giro per la spiaggia vadano pure, “Buona idea” dice Daniela, si alzano e vanno in giro, noi continuiamo a parlare. Appena si allontanano, Carlo mi chiede se sono le mie donne, no! no! e gli spiego come è andata la conoscenza con loro, si mette a ridere. “Ma tutte a te capitano.” “Cosa vuoi fare, mi dispiaceva che rompessero la vacanza.” “Così ti sei offerto tu, e bravo il Paolo, sempre grande di cuore.” “Non mi dirai che andrai in fallimento, se ci ospiti qualche giorno?” “No! non è questo che volevo dire, sono persone che non conosci, sei sicuro che sono universitarie?” “Si! Ho parlato con loro, sono stato io a dire di visitare la Sicilia, loro erano dirette a Roma e come parlano si vede che sono ragazze colte, no Carlo! Ho fiducia in loro, altrimenti non mi sarei esposto.” “Ok Paolo, non c’è problema e dimmi di questo albergo dove sei socio?” “Ah ah, è stata un’idea del mio amico Alfredo, è socio di maggioranza, quando è venuto a conoscenza che avevo avuto un poco di fortuna al super enalotto, mi ha detto d’investire nel suo hotel, che andava bene e cosi ho fatto, comprando il 35% delle azioni e lasciando in banca il resto dei soldi,

138


Il Racconto dell’uomo senza età

nell’intenzione di farmi una villetta con piscina, non troppo grande, questo le ragazze non lo sanno, per loro io sono un pensionato della Guardia di Finanza e basta, sai non mi va di parlarne, neanche i miei figli sanno niente.” “Ho capito Paolo, vuoi un altro caffè?” “Si grazie.” Chiama il cameriere e mi porta il caffè, finito di bere, ci alziamo e mentre Carlo va in giro per l’hotel io vado in cerca delle mie amiche, le vedo sedute sulla spiaggia sotto un ombrellone dell’hotel che guardavano il panorama, mi metto accanto a loro e le chiedo se volevano qualcosa da bere, “Sì grazie” mi dicono insieme: “Gradiamo una coca cola.” Vado dal cameriere dicendogli di portare due coca cola e un Martini con ghiaccio dove siamo seduti noi, e torno a sedermi accanto a loro in attesa; arriva il mio amico Carlo, si siede vicino a me dicendo: “Paolo avrei bisogno del tuo aiuto per due generatori, dei miei hotel, sono in avaria.” “Ah, ah”, ridevo di gusto, “Ecco perché non vedevi l’ora che arrivassi, volevi mettermi subito al lavoro, va bene domani gli diamo un’occhiata e vedremo il da farsi, non c’è problema caro Carlo, adesso lasciami gustare, quest’aria Vulcanica, era da molti anni che desideravo rivedere i posti della nostra gioventù.” Carlo mi risponde che purtroppo non torneranno più caro amico Paolo, sono d’accordo e adesso cerco di riviverli per qualche giorno, quando Carlo si alza dalla sedia e mi saluta per andare a fare il giro dell’hotel, è sempre in movimento il mio amico gli piace avere tutto sotto controllo. Rivolgendomi alle ragazze chiedo se vogliono fare una passeggiata sul bagnasciuga della spiaggia, e alla loro conferma, ci togliamo le scarpe per andare in riva al mare, ma non si riusciva a camminare di quanto scottava la sabbia, torniamo in camera a prendere le ciabatte e lasciare le scarpe, adesso si stava meglio, le ragazze non ci credevano, che la sabbia poteva scottare cosi tanto.

139


Il Racconto dell’uomo senza età

Camminiamo in riva al mare, con le ciabatte in mano, l’acqua era calda ma non come la sabbia, Giovanna dice che non aveva mai visto la sabbia nera e calda come la vedeva adesso, anch’io ribatte Daniela e percorriamo tutta la lunghezza della spiaggia, sempre sul bagnasciuga della spiaggia per non scottarci i piedi, che era di circa 1,5 km e poi torniamo indietro; Alle 19,00 ci sediamo a tavola per la cena, poi ritorniamo fuori, non c’era l’ombrellone in quanto il sole era abbastanza verso ovest, ma il tavolo e le sedie c’erano, ci sediamo per chiacchierare e dico loro, che domani mattina avrei cominciato a vedere cosa avessero i generatori elettrici del mio amico. Pertanto ero occupato fino all’ora di pranzo, e che per loro non cambiava niente: potevano fare il bagno o prendere sole e bere qualcosa, anche senza di me, e che ci vedevamo per il pranzo. “Ok?” “Si Paolo!” Mi sveglio che sono le 7,30 mi preparo e vado in cerca di Carlo per sapere dove si trovano questi motori in avaria, mi dice di andare sull’altro hotel a circa 500 metri da qui e mi fa accompagnare dal cameriere; giunto sul posto, nella sala dei generatori, ne vedo tre, uno in funzione e due fermi domando se sono rotti tutte e due, “No!” Mi dice il cameriere, questo di destra è in pausa, l’altro è in avaria. Comincio a vedere se tutto è in regola, per provare l’avviamento di quello in avaria, vedo la causa dell’avaria e comincio a smontare la parte in questione e dopo alcune ore di lavoro rimonto il pezzo, sostituisco anche i filtri e faccio il cambio olio, fatte tutte le operazioni lo metto in moto, registro i giri del minimo, rimanendo in moto fino a portare l’acqua a temperatura costante di utilizzo e lo spengo. Ritorno in camera, faccio una doccia e mi metto in tenuta estiva, andando in cerca delle mie amiche, per poi andare a mangiare insieme; le vedo che sono distese al sole, con una asciugamano da spiaggia sotto i loro corpi, mi siedo al tavolo vicino a loro che aveva l’ombrellone, ammirando il loro corpo stupendo, alle 12,30 le chiamo per pranzare

140


Il Racconto dell’uomo senza età

“Ah! Sei già qui dice Daniela.” “Si! Ammiravo il vostro corpo, lo sapete che siete bellissime?” “Ah ah grazie, ma vediamo che qui c’è ne sono di più belle!” “Sarà! ma io vedo solo voi ah! ah! ah! avete fame?” “Un pochino, allora andiamo su, prepariamoci per il ristorante.” “Seduti a tavola consiglio di ordinare, spaghetti alle vongole e pesce spada ai ferri con insalata.” “Non abbiamo mai mangiato il pesce spada!” “Motivo per cui bisogna ordinarlo!” “Ah, ah, va bene fai tutto tu che capisci di queste cose” “Grazie della fiducia!” E ordino al cameriere per tre persone, durante l’attesa le ragazze si guardavano intorno poi mi chiedono come è andata con il motore. “Bene, messo a posto, l’altro motore lo faccio tra qualche giorno, voglio prendere un poco di sole, fare il bagno e voi, come avete trovato l’acqua?” “Meravigliosa, calda e limpida... si vedeva il fondale.” “Sono felice che vi sia piaciuta.” Arriva il pranzo, cominciamo a svuotare i piatti, alla fine mi fanno i complimenti per averle consigliate il pesce spada era ottimo, ordiniamo anche il caffè, il cameriere ce lo porta e insieme a lui arriva Carlo con la moglie che era tornata, “Ciao Paolo!” “Oh! Luisa come stai? Anzi non te lo chiedo, vedo che sei in ottimo stato.” “Ah, ah, sei sempre il solito galante, quanto tempo ti fermi qui?” “Fino a che tuo marito non si stanca di mantenermi con le mie nipoti.” Presento Daniela con Giovanna, come figlie di mia sorella sposata a Firenze, (guardo Carlo che non mi contraddica...). “Che belle ragazze, e cosa fanno?” “Si sono appena laureate in marketing e lingue.” “Ah bene! questo devono fare i giovani oggi se vogliono avere facilità

141


Il Racconto dell’uomo senza età

di lavoro, le lingue sono importanti con il turismo che cresce.” Mentre si allontana mi chiede, se stasera ceniamo tutti insieme. “Certamente si!” Ci salutiamo, con le ragazze vado sulla spiaggia e le lascio, dicendo loro che avrei fatto un pisolino per vederci verso le 17,00. Alle 16,45 esco dalla mia camera e vado al bar per un caffè, guardandomi in giro, vedo tanta gente straniera, l’hotel lavora bene, passa Carlo dicendomi che me la sono cavata bene con sua moglie. “Non potevo dire diversamente, altrimenti poteva pensare quello che avevi pensato tu” “Sì!, sì! Infatti hai fatto bene ah ah.” Cambiando discorso gli chiedo come fa a capire tutte queste persone straniere e se aveva un interprete, “No! Non ho interprete ma i miei camerieri sono extracomunitari e qualcuno parla un’altra lingua.” “Ah! Se ti serve le mie amiche parlano e scrivono quattro lingue, vedi te, non serve che tu li paghi, lo fanno anche per sdebitarsi con me e te.” “Hai fatto bene a dirmelo se serve le chiamo grazie Paolo!” E va via; guardando ancora, vedo le ragazze sedute sotto l’ombrellone, vado loro vicino e le dico quello che ho detto a Carlo, che se dovesse chiamarle di andare pure a fare da interprete, loro contente. “Non c’è problema Paolo.” Mi fermo con loro ad ammirare il mare che era calmissimo col sole che stava tramontando si rifletteva ancora qualche ora, per fare posto alla sera, le ragazze si alzano dicendomi andiamo a fare la doccia ci vediamo al ristorante. “Si ricordatevi che ceniamo insieme a Carlo e sua moglie e che voi siete mie nipoti.” Si mettono a ridere e vanno a fare la doccia. Alle 20,00 siamo a tavola e ordiniamo insieme ai miei amici, si parla un poco di tutto mentre Carlo mi fa presente che ho un altro generatore da vedere e se potevo fare un controllo a tutti gli altri motori, cosi era contento.

142


Il Racconto dell’uomo senza età

“Rimani tranquillo che se non metto tutto a posto, io non ritorno a Messina ah ah.” Di me si fidava come meccanico, sapeva quanto ero bravo, finito la cena, io le ragazze facciamo una passeggiata sul bagnasciuga del mare, era una bella serata si vedeva la luna nel cielo e riflessa nell’acqua prendeva il colore dell’argento, sembrava una cartolina e le ragazze con me tra di loro, mi prendevano a braccetto, dicendomi ancora grazie di questa inaspettata e bellissima vacanza, rispondo che neanche io mi sarei immaginato questo, ma si vede che nel nostro destino era scritto o lassù qualcuno ci ama. Facciamo circa due volte la passeggiata su tutto il litoraneo della spiaggia. Erano le 22,35 di ritorno della nostra passeggiata, quando le ragazze mi dissero che andavano a riposare, ci salutammo. Io mi siedo sulla spiaggia, non avevo sonno, mi piace contemplare quella baia di sabbia nera, roccia vulcanica e mare con la luna che specchiava su di esso, guardo l’orologio, sono le 23,00 mi sentivo cosi bene rilassato, qualche pensiero lontano della mia gioventù mi appariva, e tra un ricordo e l’altro, mi viene in mente di prendere la chitarra. Vado in camera e passando davanti a quella delle ragazze, vedo che era buia e silenziosa, prendo la chitarra ritornando sulla spiaggia, mi siedo sulla sabbia ancora tiepida nonostante l’ora e comincio a suonare della musica romantica e nello stesso tempo nostalgica. Sì era quello che il mio corpo esprimeva in quel momento, era come, quando con Carlo su questa spiaggia facevamo i falò e si beveva birra con attorno tanti turisti della nostra età a cantare, oh mio Dio! Era l’epoca dei Beatles, di Elvis Presley, come passa il tempo, pensando queste cose le mie mani suonavano da sole, le dolci melodie, nel fare questi pensieri suonando, sento dietro le mie spalle come un fruscio sulla sabbia, mi giro per vedere cosa fosse, quando una voce mi dice, non smettere “Paolo!” era Daniela, si siede al mio fianco, “Continua,

143


Il Racconto dell’uomo senza età

mi piace come suoni.” Le domando se l’avevo svegliata e mi scusavo. “No! non riuscivo a dormire per il caldo, quando ho cominciato a sentire il suono di una chitarra ho immaginato che eri tu e guardando dalla finestra ho visto che eri proprio tu, così mi sono decisa a venire fuori e ascoltarti da vicino.” “Ah! Bene, hai qualche motivetto che ti fa piacere sentire e che lo suoni per te?” “Si! Juanita Guantanamera” “Ti accontento subito!” Mentre suonavo, lei appoggia la testa sulla mia spalla destra, suono un’altra melodia e altre ancora, mi giro per guardarla e aveva gli occhi chiusi, sempre appoggiata sulla mia spalla, guardavo il suo viso angelico e roseo, bianco, e un poco abbronzato che con il chiarore lunare le dava la sembianza di un angelo appoggiato sulla mia spalla destra, decido di smettere di suonare. Lei non se ne accorse. Allora poso la chitarra sulla sabbia alla mia sinistra, mi giro alla mia destra e la bacio, lei non era sorpresa, anzi penso che lo volesse, perché mi prende con tutte e due le braccia, stringendomi a lei, come se i nostri corpi si dovessero fondere in uno solo. Dopo circa dieci minuti ci troviamo a fare l’amore, su quella sabbia ancora calda, un turbine di passione ci ha travolto, non mi ricordo da quanto tempo non facevo l’amore, penso anni e adesso mi sembrava di volare. Ero io che sognavo e non le ragazze. Quando ci siamo ripresi, al termine di tutto, la guardo negli occhi e le chiesi scusa per quanto è successo. “ Non hai niente da scusarti, lo volevo anch’io è sono contenta di averlo fatto e ti confesso che è la prima volta, che un uomo mi tratta da donna, durante l’amore e non come un oggetto per il suo istinto.” Le dissi : “È un complimento che mi fai?” “No! La verità, sono stata bene tra le tue braccia.” “Vedi Daniela, era da quando mi sono divorziato che non facevo l’amore e adesso mi sembrava di volare insieme a te.” “Ah, ah, anche a me ha fatto la stessa impressione, di volare.”

144


Il Racconto dell’uomo senza età

“Vuoi fare il bagno?” “Come nudi?” “Si! perché no! siamo soli, non c’è nessuno.” “Non l’ho mai fatto!” “Allora si comincia dai, ci buttiamo in mare, anche questo caldo, facciamo qualche nuotata.” Il fondale non era profondo, arrivava all’altezza del nostro ombelico, la prendo e la bacio ancora, con lei che corrispondeva a tutto quello che facevo, entrambi non sapevamo in che mondo eravamo da quanto si era felici, ci sediamo sul bordo dell’acqua sempre baciandoci e rifare ancora l’amore; era notte alta circa le tre del mattino che ci avviamo verso le nostre camere, con lei che mi diceva. Non ho mai fatto tante volte l’amore di seguito, io rido, una, due, tre l’amore e sempre bello quando si fa con il cuore, giunti alla porta della sua camera, mi dà un ultimo bacio e va a letto, io ritorno in spiaggia a prendere la chitarra, entro nella mia camera faccio una doccia e vado a letto. Sono le 10,30 quando mi alzo, mi preparo a uscire, per prendermi il caffè, penso la notte sulla spiaggia e non sono convinto che sia vero, ma non vedo Daniela, solo Giovanna che salutandomi sorrideva, le dico se beve il caffè “Si grazie!”, ordino le bevande e chiedo dove fosse Daniela, risponde sta dormendo e ridendo, dice: “Ha fatto il bagno stanotte ed è stanca.” Faccio un mezzo sorriso, cambiando discorso, dico “Hai preso il sole!” “No! ho visto il tuo amico Carlo, che mi ha chiesto di poter leggere della posta, un’e-mail arrivata da Londra, sai era scritta in inglese. Così abbiamo mandato la risposta” “Bene! fa lavorare tutti il mio amico ah ah”. Vedo Daniela, che viene avanti, ci saluta e si prende il caffè.

145


Il Racconto dell’uomo senza età

“Che ore sono ragazzi?” Guardo l’orologio e sono le 11,30. “Oh mamma mia ho dormito tanto!” Mi viene da ridere e giro la testa dall’altra parte, dopo le dico: “Sai che Giovanna ha fatto da interprete per Carlo” “Ah bene! Cosa facciamo oggi?” Mi chiede. “Non lo so, decidete voi, forse volete fare un giro con la barca attorno all’isola?” “Si! Non sarebbe una cattiva idea.” “Bene vado a procurarla.” Dopo un quarto d’ora ormeggio la barca al molo e vado dalle ragazze dicendo, che sarebbe meglio prima mangiare e dopo andare in barca. “Va bene Paolo, allora andiamo a mangiare che è orario.” Ci sediamo e ordiniamo il pranzo, preso anche il caffè, io vado verso il molo sulla barca, le ragazze vanno a prendere la borsa con gli asciugamani per fare il bagno e giro dell’isola, le porto a vedere la Grotta del Cavallo, i Faraglioni e altre insenature. Loro erano molto contente; chiedo se avevano addosso il costume per fare il bagno, alla risposta affermativa mi dirigo su una spiaggia piccola, non c’era nessuno in quanto per accedere ci voleva la barca, la lego bene con una grossa pietra vulcanica e scendiamo a terra. Tirano fuori dalle borse i loro asciugamani, ma io non avevo portato niente e loro mi dicono, non c’è problema, riuniscono le loro asciugamani, facendone una di due ed io mi metto in mezzo a loro a prendere il sole ma dopo dieci minuti eravamo in tre a baciarci sotto quel sole. Avevo capito che la Giovanna, voleva anche lei un poco di amore, mentre la Daniela voleva fare il bis. Mai avevo provato questo piacere di stare tra due belle ragazze e anche di farlo con amore, perché erano talmente identiche che quando le baciavo, non capivo chi stavo baciando, intanto che l’altra mi

146


Il Racconto dell’uomo senza età

accarezzava. Siamo stati fino all’imbrunire, tra bagno e sole, quando questo cominciava a tramontare verso ovest, decidiamo di tornare alla base e noi prese le nostre cose, montiamo in barca senza parlare, ma con gli occhi ci dicevamo tutto. Siamo arrivati da dove eravamo partiti, le ragazze vanno in camera ed io restituisco la barca, ritorno in hotel, faccio una doccia e mi preparo per la cena, ci ritroviamo tutti a tavola, ordiniamo e nessuno di noi guardava l’altro o parla, interrompo quel silenzio, dicendo che domani andavo a sistemare l’altro motore del mio amico, quindi la mattina ero occupato ma all’ora del pranzo sarei stato libero. “Va bene, noi prenderemo il sole come al solito e faremo qualche bagno.” Arriva la cena a base di pesce alla griglia con insalata che mangiamo di gusto, ci alziamo per fare due passi sulla sabbia nera e vediamo che dei turisti, avevano raccolto della legna e messa vicino al mare sempre sulla spiaggia, si preparavano per accenderla era buio e la luna non c’era, noi continuiamo a fare la nostra passeggiata senza parlare. Al ritorno vediamo che hanno acceso il fuoco, con tutti loro seduti attorno che bevevano e cantavano, ma non c’era nessuno che suonava forse non avevano gli strumenti, io che queste cose li avevo fatte al tempi della scuola insieme a Carlo, vado in camera e prendo la chitarra, sono sulla sabbia e mi dirigevo verso il gruppo attorno al fuoco, mi metto a suonare, O’ sole mio, quando sentono e mi vedono con la chitarra, battono le mani e un boato di allegria.. Cantavano insieme a me andando avanti per tutta la serata, le ragazze sorridevano, cantavano anche loro quando sapevano la canzone, in un momento di pausa le guardo mi fanno un sorriso ed io ricambio. Mi siedo vicino e parlando con Daniela le chiedo se ho sbagliato qualcosa oggi. Mi guarda e dice: “No Paolo, tu non hai sbagliato niente, siamo tutti maggiorenni e ti sei trovato in questa situazione come noi, ma il problema

147


Il Racconto dell’uomo senza età

è che ci è piaciuto tanto, pensavamo a un flirt, ma non è cosi e anche Giovanna la pensa come me.” “Oh mio Dio! non volevo arrivare a questo.” “Te l’ho detto non è colpa tua, ma tu non ci pensare, prendiamo tutto come viene e non facciamone un dramma, siamo in vacanza e divertiamoci, piace a te, piace a noi, non c’è problema?” “Ok Daniela, si fa come hai detto.” Guardo l’orologio, erano le 23 saluto tutti perché domani ho da lavorare e vado a letto. Mi alzo e sono le sette, mi preparo a uscire per fare colazione e dopo vado a riparare il secondo generatore, verso le 10,30 era sistemato anche questo, lo lascio in moto, gli do il carico della luce, fermando quello che lavorava prima, cosi si raffredda, mentre controllo il secondo generatore , cambio filtri e olio non aveva tanti problemi, passo a quello che avevo fermato per fare le stesse operazioni che non prendevano tanto tempo, per le 12,30 avevo finito tutto. Andavo a fare la doccia in camera mia, vedo le ragazze che uscivano dalla camera, dico che in venti minuti ero a tavola e se volevano ordinare anche per me. Avrei mangiato quello che mangiavano loro. “Si va bene facciamo così.” Arrivo al tavolo che il cameriere sta portando il pranzo, mi siedo e mangiamo insieme, domando alle ragazze cosa volevano fare dopo, Daniela mi chiede se andiamo sul cratere, rispondo di no! A quest’ora e troppo caldo per fare quella escursione, bisogna partire alle quattro del mattino, non c’è sole e la salita non diventa pesante. “Allora procura di nuovo la barca e facciamo un altro giro, va bene?” Mi assento e in quindici minuti sono di ritorno, ormeggio al molo e vado a prendere la chitarra, ritorno e le ragazze sono sedute, si parte a fare

148


Il Racconto dell’uomo senza età

il giro, poi dico a Daniela di mettersi alla guida che io suonavo, eravamo a lenta andatura, oggi facciamo tutto il giro dell’isola. Daniela se la cavava bene a pilotare la barchetta con il motore, diceva è come una bicicletta, facendoci ridere poi prova anche Giovanna e vede che non è difficile; io sempre seduto dentro la barca continuavo a suonare con le ragazze che cantavano, dopo circa tre ore eravamo al punto di partenza, scarico le ragazze, do loro la chitarra da portare in camera e vado a consegnare la barca. Ritorno nella mia camera e trovo Daniela, che appena entro mi butta le braccia al collo baciandomi, ripreso da quella sorpresa, ricambio, il richiamo di Giovanna, ci porta alla realtà, non facendoci proseguire oltre, Daniela esce, ed io mi butto sotto la doccia, mi preparo per la cena. Alle 19,30 siamo a tavola, si unisce anche Carlo con la moglie, a mangiare insieme, mi domanda come procede il lavoro dei motori dico che quelli guasti, sono in ordine, riguardo al controllo ne mancano ancora cinque ma questi portano via al massimo un’ora di lavoro ciascuno. “Ah! Bravo Paolo!” E rivoltosi alle ragazze domanda, se piace loro l’isola e se tutto procede bene. “Si anche troppo!, mai pensavamo che avremmo passato un’estate cosi bella.” Arriva il cameriere con le portate, proseguendo la discussione, Luisa mi chiede quanto mi fossi fermato, rispondo che vorrei partire al massimo i primi di agosto. Volevo stare un poco con la mamma, vedere il ferragosto messinese e verso il 20 di agosto rientrare alla base. “È dal 29 giugno che sono in vacanza, oggi è il 23 luglio”. Dopo tre giorni, di lavoro, finito di controllare gli altri motori, ogni giorno per partire era buono, vado a cercare Carlo, lo vedo al bar, per dirgli che tutto era a posto, e quanto prima sarei ritornato a Messina. “Peccato ci eravamo abituati alla tua compagnia.”

149


Il Racconto dell’uomo senza età

“Potete venire anche voi dalle mie parti, mi farebbe piacere avervi come ospiti, tutto il tempo che volete.” “Vedremo, certamente nell’inverno, non abbiamo tanto lavoro e ci prenderemo una pausa.” “Ci conto Carlo!” E intanto ci alziamo per andare a fare la solita passeggiata sul bagnasciuga della spiaggia, quando tutte e due le ragazze mi passano il loro braccio attorno alla vita camminando, ed io passo i miei attorno alla loro vita, una sensazione di affetto. Mi domando, se per le ragazze era una stupenda estate, ebbene per me era una magica estate, come avrei voluto che il tempo si fermasse. Siamo arrivati alla fine del bagnasciuga, dove c’era la lava vulcanica che faceva da scoglio, ci giriamo per tornare indietro, quando le ragazze insieme, mi abbracciano e baciano ed io condividevo, quel bacio che ci davamo in tre, no! Mi dicevo, questo è sogno, non può essere vero, oh mio Dio! Troppo bello, essere coccolato da due splendide creature, cosa ho fatto per meritarmi questo? Ero talmente euforico che non capivo niente, mi sono trovato, dopo circa due ore, che mettevo ordine ai miei vestiti con le ragazze che facevano la stessa cosa, stanco e felice, seduto sulla sabbia nera, vicino allo scoglio vulcanico, ma sereno, con una sensazione paradisiaca, mai mi ero sentito così. Ci alziamo e in silenzio andiamo verso le nostre camere, do la buona notte ed entro nella mia, facendomi una lunga doccia, cercando di capire cosa stava succedendo e non riuscendo a spiegarmelo mi metto a letto sempre pensando alle ragazze. Vengo svegliato da un bussare alla porta mi alzo e apro, era Daniela con Giovanna. “Ancora a letto sei?”

150


Il Racconto dell’uomo senza età

“Perché! Che ore sono? Le 11! oh mio Dio!” “Scusatemi ma ho preso sonno tardi.” Risero. “Ah ridete, siete due bandite.” E ancora ridevano, “Mi alzo metto qualcosa di leggero e andiamo a bere il caffè” “Lo bevi tu, noi lo abbiamo già bevuto da un pezzo!” Mi reco con loro al bar e bevo il mio caffè, cerco di pensare cosa possiamo fare e guardo se loro hanno qualche idea, nessuno aiuto. “Allora andiamo ad arrostirci al sole.” dico ridendo; alle 13 siamo seduti a tavola e in attesa che portano l’ordinativo dico alle ragazze che voglio fare un ultimo controllo generale dei generatori, che non ci siano problemi, che il lavoro sia stato fatto bene, quindi dopo pranzo li lascio per fare questo. “Ok, noi ti aspettiamo in spiaggia, oppure siamo in camera non ci allontaniamo.” Alle 14,30 comincio il mio giro di controllo fino alle 16,30 per essere tranquillo di aver fatto tutto bene e vado in camera a farmi una doccia, esco e vado in cerca delle ragazze prima di andare in spiaggia, guardo al bar e le vedo. “Lo immaginavo, eccomi belle signorine ci facciamo un aperitivo?” “Bella idea Paolo.” “Dico al barman, che ci serve subito, tre super aperitivi.” “Cin, cin, al prossima estate, che sia almeno come questa!” Dice Daniela “Ah,ah, magari, risponde Giovanna.” “Vedremo non mettiamo limiti alla provvidenza, che specialmente con me, è stata benevola e la ringrazio” Ci mettiamo a ridere, avviandoci al ristorante altra cena e poi solita passeggiata sulla sabbia, ci sediamo parlando di quello che potevamo fare a Messina, quando rientravamo, ormai i giorni erano pochi, siamo alla fine di luglio e per i primi di agosto voglio essere a

151


Il Racconto dell’uomo senza età

casa dalla mamma. Vedo che siete abbastanza abbronzate, caricatevi questi altri giorni, verso le 22,00 le saluto e vado a letto. Altri due giorni di bella vita e arriva l’ultima sera di permanenza a Vulcano, facciamo una festa di saluto, con Carlo e la moglie al ristorante e poi ci mettiamo d’accordo per la mattina dopo che alle 10,30 di prendere l’aliscafo finita la festa io e le ragazze prendiamo la via per le nostre camere dopo aver salutato gli amici. Erano le ore 22 mi dirigevo verso la mia camera per riposare, dopo aver dato la buona notte alle mie amiche, quando le sento che mi chiamano, “Paolo! Paolo!” “Cosa c’è!” Rispondo. “Ci suoni qualcosa prima di andare a dormire?” “Ok, andiamo in spiaggia?” “No! Anche qui in camera nostra.” “Va bene prendo la chitarra e vengo.” Entro nella loro camera e mi fanno accomodare su uno sgabello, per suonare, comincio con i motivetti veneziani passando a quelli napoletani, quando vedo che l’atmosfera si stava scaldando e a un certo punto, ho smesso, dicendo loro: “Non perdiamo altro tempo.” Mi sono svegliato alle sette, in camera loro e in mezzo, erano terribili ma simpatiche queste due amiche, mi piacevano davvero, peccato che prima o poi sarebbe finito. Vado in camera mia a preparare tutto per il viaggio, telefono a mio fratello per venirci prendere alle 12,00 a Milazzo, gli dico anche, che gli farò sapere il nome del ristorante, cosi mangeremo insieme e poi andremo a Messina. Viene il fattorino con Carlo a prendere i nostri bagagli e ci avviamo verso il molo dove attracca l’aliscafo, faccio i biglietti, prendo le valige dal carretto e si continua a parlare, eravamo tutti tristi per la partenza, dico a Carlo di promettere che verrà a trovarmi,

152


Il Racconto dell’uomo senza età

“Si che vengo ma non so il giorno, ci sentiamo chattando, e voi ragazze guardate che il Paolo è il migliore degli uomini, per me è un fratello ha un cuore sempre grande.” “Basta Carlo, ridendo gli dico: non farmi piangere ah ah, grazie per tutto quello che hai fatto per me e le ragazze e ti aspetto in casa mia!” Arriva l’aliscafo ci abbracciamo con grossi baci sulle guance, ci imbarchiamo per Milazzo, mezza ora di navigazione non si è parlato, tutti zitti a pensare i giorni fatti che non torneranno. A Milazzo, c’era ad aspettarci mio fratello, aveva fatto presto, carichiamo i bagagli e andiamo in un ristorante a mangiare, arriviamo dalla mamma alle 17,30 scarichiamo le valige, ringrazio mio fratello che se ne va, porto le valige nelle camere, diamo la biancheria sporca alla mamma per lavarla e mi siedo in giardino con le ragazze a sentire cosa ne pensavano di questa vacanza e ancora una volta mi dicono: “Non abbiamo parole, solo non vogliamo svegliarci in tenda.” “Ah ah siete simpatiche, cosa dovrei dire io allora, di non svegliarmi su una motovedetta della guardia di finanza!” Tutti a ridere. La vita è bella prendendola come viene, mai avrei creduto a una vacanza cosi, neanche se me l’avessero detto, oggi ci riposiamo e domani andremo a Taormina che non avete ancora visto e sopra Giardini Naxos, dove vi hanno rubato la tenda e i zaini. Alla mattina verso le 9 entravamo in autostrada per andare a visitare Taormina, la giornata era splendida come le altre passate, in circa 40 giorni di vacanza non aveva piovuto una volta, molto sole e qualche volta un poco di vento ma per il resto non potevamo lamentarci, usciamo al casello di Taormina e cerchiamo un parcheggio, in quanto non si poteva circolare bene dentro la cittadina, c’erano strade strette e non si poteva sostare al momento opportuno.

153


Il Racconto dell’uomo senza età

Abbiamo deciso di farlo subito, procedendo per la cittadina a piedi cosa che non ci dispiaceva, potendo ammirare le bellezze antiche, fermandoci di tanto in tanto, fino a giungere al Teatro Greco e visitarlo all’interno: era tenuto in ottimo stato, addirittura sembrava che avessero fatto una recita di recente. Facciamo un altro giro per poi tornare alla macchina, volevo portarle a vedere l’Etna che in questo momento non era attivo, anche se si vedeva un poco di fumo venire fuori dal cratere. Per circa quattro chilometri, tutto intorno a noi non si vedevano alberi o piante di nessun genere, era tutto nero come la sabbia di Vulcano anche qui odore di zolfo, sembrava un deserto nero, con tante rocce vulcaniche di varie grandezze, parlando con Daniela che era a bocca aperta, per quello che vedeva, ci diceva, di essere all’inferno, della Divina Commedia di Dante Alighieri, facendoci ridere. Andiamo verso una bottega di souvenir, che si trovava, nel piazzale da dove partivano le escursioni per andare in cima all’Etna, a comprare qualche souvenir locale, tornando indietro ci fermiamo al ristorante in quanto erano le 13,30 e non avevamo ancora mangiato. A tavola le ragazze discutevano di quello che avevano visto nella mattinata, mentre io mi reco verso al banco del locale per ordinare qualcosa da mangiare visto che il cameriere non veniva, ci portano l’ordinativo dopo venti minuti. Alle 15,00 circa, siamo in macchina per il ritorno a casa, dico che non prendiamo l’autostrada ma faremo la statale vecchia, che proseguiva lungo il litoraneo del mare Jonio, ci mettevamo molto tempo, ma ne valeva il tempo perso. In serata eravamo a casa dalla mamma, mentre noi facevamo a turno la doccia la mamma ci preparava una delle sue specialità. Per tutta la durata della rimanente vacanza non abbiamo fatto l’amore e neanche baci, ci siamo limitati a degli sguardi. Durante la nostra permanenza abbiamo visitato anche il Santuario di Tindari dove c’è la Madonna

154


Il Racconto dell’uomo senza età

Nera e da fuori nel piazzale della chiesa, si potevano vedere le Isole Eolie, anche qui c’è un Antico Teatro Greco come a Taormina, fatto il giro di queste cose antiche scendiamo sulla spiaggia sottostante al Santuario e da qui vedevamo la chiesa di Tindari come messa su un monte, proseguiamo il nostro itinerario verso altri paesini vicino a Tindari e al calare del sole torniamo a casa. Alla metà di agosto, abbiamo visto i fuochi pirotecnici, che segnavano il Ferragosto Messinese e dopo tre giorni salutavamo la mamma per tornare alle nostre case al nord. Passiamo lo stretto con malinconia, si vedeva la Sicilia allontanare, nessuno di noi parlava, arrivati alla sponda opposta mettiamo in moto la macchina e partiamo verso il Nord, sempre in silenzio. Fatto circa un centinaio di chilometri, parlo io, dicendo loro se volevano che mi fermassi in auto grill, per bere qualcosa, “Si Paolo, dobbiamo andare anche in toilette” “Ok!” Al primo autogrill metto la freccia e vado a fare carburante, loro scendono, dicendomi “Ci vediamo al bar.”, “Va bene ragazze.” Fatto rifornimento parcheggio al fianco del bar ed entro, aspettando loro che arrivano subito, ordiniamo e beviamo, si resta poco al bar, neanche dieci minuti, montiamo in macchina e proseguiamo il nostro viaggio di ritorno, verso le 19 eravamo vicino Roma. “Ragazze volete mangiare qualcosa? Ho un poco di fame oggi non abbiamo pranzato, qualche panino ma è poco, cosa dite voi?” “Si! Paolo hai ragione, ma quanto manca per Firenze?” “Penso che fermandoci a mangiare entro la mezzanotte siamo a Firenze.”, loro si dicono qualcosa, che non sento, quando Daniela mi chiede, se al casello autostradale di Orte potevamo uscire per mangiare e dormire. Non volevano arrivare nella notte a Firenze.

155


Il Racconto dell’uomo senza età

“Va bene, avevo anch’io questa idea ma mi vergognavo di esporla, per non sembrare di approfittare di voi, che mi piacete.” “Anche tu ci piaci, ci hai reso un’estate indimenticabile.” “Ma io avrei un’altra idea!” “Dai sentiamo le tue idee, sono sempre geniali” “Come siete messi con il tempo a vostra disposizione? Cioè potete fare vacanza ancora?” “Certamente, noi non abbiamo nessuno impegno, siamo anche senza lavoro e quando rientriamo il primo pensiero e di metterci a caccia di un lavoretto.” “Bene!” rispondo, “La mia idea è di andare ad Ancona, a casa mia, fare qualche altro giorno di vacanza e dopo portarvi a Firenze.” restano sorprese di quell’idea, ridendo si guardano, dicendo in coro “Sì! sì! Ci piace.” Ero felice, che avessero accettato la mia idea, si volevo molto bene a queste ragazze e cercavo ancora di non separarmi da loro. Imbocco l’autostrada per Ancona, ci fermiamo a mangiare in un autogrill e alle 23,30 eravamo in città, prendo la via di casa e in neanche venti minuti, portavamo le valige in casa, apro l’acqua e il gas, e l’interruttore della luce apro anche le finestre per cambiare aria, con loro che si guardavano intorno. A loro piaceva la mia casetta, non grande ma era comoda, nel soggiorno c’era un divano letto, le dico di portare li, le loro valigie e metto in frigo del prosecco per farci un dessert, cosi si raffredda durante la doccia. Mentre loro sono alle prese con le valigie e l’apertura del divano io mi metto in doccia a lavarmi. Ero dentro da dieci minuti circa, le ragazze, entrano nude nella doccia, sorpreso di quella piacevole mossa, abbiamo fatto la doccia in tre, all’uscita, dopo avermi asciugato, metto l’accappatoio e preparo altri due accappatoi per loro. Mi reco in cucina per preparare un dessert, aspettando anche loro e

156


Il Racconto dell’uomo senza età

verso le 1,30 siamo andati a dormire tutte e tre nel mio letto, rimanendo svegli fino alle 03,30... Eravamo stanchi e felici, ci siamo messi a dormire. Al nostro risveglio, prendiamo solo il caffè, non c’era altro in casa, ci vestiamo e si esce per fare colazione e spesa al super mercato, al rientro verso casa, vedo Alfredo, davanti all’hotel, suono il clacson per salutarlo e lui con la mano mi fa cenno di fermarmi, metto la freccia e fermo sulla destra della strada, scendo e ci abbracciamo, mi chiede di fermarmi a mangiare, “Non posso ho due amiche con me, ti spiego tutto quando saremo soli.” “Ma puoi entrare con loro, non ci sono problemi, aspetta che chiedo se sono d’accordo. Ok vai!” Non faccio a tempo di finire di chiedere, che scesero dalla macchina, allora parcheggio meglio e con le ragazze entriamo in hotel dalla parte del ristorante, le presento al mio amico Alfredo. “Oh che belle ragazze, di dove sono?” “Siamo di Firenze risponde Daniela.” “Ah gran bella città! Un poco lo avevo capito dall’accento, cosa fate di bello nella vita?” “Niente di particolare, ci siamo laureate a maggio di quest’anno e finite le vacanze, vedremo di trovare qualche lavoro.” “E in cosa siete laureate?” “Marketing e Lingue.” “Ah! Sono le cose che servono oggi, brave, vedrete che il lavoro in questo campo lo troverete subito, sediamoci a tavola!”, il cameriere prende l’ordine, mentre noi continuiamo a parlare. “Dove le hai conosciute queste splendide ragazze?” Spiego in parte, come è andato il nostro incontro, lui rimane colpito, “Sembra un film questa storia e come al solito, poteva capitare a uno come te, che ha il cuore grande e cerca di aiutare tutti!”

157


Il Racconto dell’uomo senza età

Arriva il pranzo, si mangia, quando prendiamo il caffè, mi chiede come è andata a Vulcano e dalla mamma, me la cavo con un “Tutto bene, Alfredo” e lui capisce che non posso entrare nei particolari e gli dico che adesso dobbiamo andare, abbiamo la spesa in macchina e dobbiamo sistemarla nel frigo, negli stipetti, ti racconto tutto con calma. “Va bene Paolo, ci vediamo, ciao ragazze, piacere di avervi conosciuto.” “Ciao, ciao Alfredo.” Arrivati a casa sistemiamo la spesa fatta, ci sediamo sul divano mentre Giovanna prepara il tè, mi faccio dei conti mentalmente, di quello che ho speso per la vacanza, domando a Daniela e Giovanna , come si trovavano a soldi se avevano bisogno di qualcosa. “Ma scherzi!” mi dicono in coro “Non abbiamo speso niente dal momento che sei venuto a Naxos, quel giorno che ci hanno rubato la tenda e gli zaini, quindi possiamo dire che abbiamo quasi tutti i soldi, come quando siamo partite, tu di sicuro hai speso tanto è vero?” “No! Non pensate questo, al di fuori della spesa fatta per comprarvi il necessario dopo il furto, io non ho speso tanto, se non qualche mangiata al ristorante e i biglietti dell’aliscafo oltre alle spese del mio viaggio ho fatto dei conti approssimativi per un mese e mezzo di ferie compreso le vostre spese, non supero i 1500 euro, anche perché a Vulcano, ci è stato offerto tutto dal mio amico Carlo.” “Ma tu hai anche lavorato per lui, ed è come se lo avessi pagato.” “No ragazze, Carlo ed io siamo come fratelli, anche senza il mio lavoro lui si sarebbe comportato cosi”, “Il tè è pronto!” lo mette sul tavolino di vetro “Sapete cosa vi dice Giovanna, darei un bacio a chi ci ha rubato la tenda, perché una vacanza cosi non l’avrei immaginata mai e una persona come sei tu, Paolo, non s’incontra facilmente, si mi devi credere e penso

158


Il Racconto dell’uomo senza età

anche per Daniela, è così, sei stato magico e unico non ci sono altre persone come te, no!”, “non esistono, oltre a farci sognare, siamo state anche bene in tua compagnia e mai, dico mai, ci siamo sentite usate da te, forse siamo noi che abbiamo approfittato di te, come quella volta, nella baia di sabbia nera, eravamo in barca.” “Si! mi ricordo che c’erano solo due asciugamani.” “Esatto Paolo, sono stata io a cominciare, per fare l’amore con te e Daniela mi ha aiutato, prendendo parte e sono contenta di averlo fatto, si, rifarei ogni cosa, ci hai reso felici e non eri possessivo o volgare ti sei sempre comportato da grande signore.” “Va bene ragazze, adesso non fatemi un santo, io sono così, mi piace la compagnia e cerco sempre di comportarmi nel migliore dei modi e se questo a voi piace, vuol dire che ci rivedremo ancora, la vostra presenza mi rende felice, adesso basta con questi discorsi e andiamo a fare una passeggiata sul lungomare e dopo rientriamo a preparare da mangiare, l’idea vi piace?” “Ah, ah, tutte le tue idee sono buone” e mi abbracciano. Siamo sul lungomare, ci sediamo in un bar sotto l’ombrellone, anche se era pomeriggio e fine estate, il sole si faceva sentire, ordiniamo tre gelati e li gustiamo guardando il mare di fronte a noi, con le persone che facevano il bagno ed altri sdraiati al sole, verso le 18,00 dico che era ora di tornare, volevo preparare una bella cena, mi guardano e ridono, “Non ci dirai che sai cucinare?” “No! non sono uno chef, ma una spaghettata al burro, la so fare.” Si mettono ancora a ridere, quasi con le lacrime agli occhi “Basta Paolo ci fai morire ridendo ah ah.” Arrivati a casa, dico: “Io preparo da mangiare e voi la tavola”, “Va bene signor chef, mi raccomando, non troppo burro, altrimenti il colesterolo va alle stelle.”

159


Il Racconto dell’uomo senza età

“Ok ragazze!, quando ho finito, mi darete il punteggio, vado in cucina e preparo.” Nel tempo di un’ora circa, avevo fatto tagliatelle ai gamberi con pomodoro, e messo da parte altri gamberi, come secondo piatto, con un’insalata verde come contorno, il profumo dei gamberi si sentiva fino a 50 metri e le due gatte, che erano sedute, si alzarono per venire in cucina, morivano dalla curiosità, volevano capire cosa era quel profumino, io le mando fuori dicendo di aiutarmi nel preparare la tavola e dopo le chiamo, per portare i piatti in tavola, ma loro non mi ascoltano, insistono, vogliono vedere e quando videro, come avevo preparato i piatti, messi sul piano di lavoro della cucina, mi buttano le braccia al collo baciandomi, “Ma cosa fate su, andiamo a tavola.” Non mollavano la presa, ero in mezzo a due vulcani, dice Daniela: “Io a Firenze non ci torno” “Resto qui, anch’io” replica Giovanna. Così ridendo una di loro prepara la tavola di corsa, l’altra prende il prosecco e l’acqua minerale dal frigo, portandola in tavola ed io porto la cena a tavola, dopo di che tutti e tre, ci sediamo a tavola a mangiare, senza che nessuno parli, in quanto avevano la bocca sempre piena, era molto buono non avevano il tempo di parlare si gustavano quelle tagliatelle e i gamberi cosi bene che non avevano parole e quando abbiamo finito, mi guardano e insieme come se ci fosse un’eco mi dicono: “Sei anche un ottimo cuoco! Ma chi sei tu? Forse un extraterrestre?” “Ma cosa dite ragazze!” “Volevi il punteggio? 110 e lode!” “Io dico: Uno che ha fatto il militare è bravo a fare tutto, si arrangia e risolve alla buona, tutte le cose” Non erano convinte, passiamo al caffè, con loro che mi facevano i complimenti, si mettono a sistemare la tavola e lavano i piatti, mettendo ordine in cucina, le guardavo con ammirazione.

160


Il Racconto dell’uomo senza età

“Neanche voi scherzate ci sapete fare in casa!” “Ma questi sono lavori da donna” dice Giovanna. Quando ebbero finito non avevano voglia di uscire, guardammo un poco di televisione e dopo ognuno nel suo letto, “Buona notte ragazze.” “Anche a te.” Suona il telefono e mi sveglia, guardo era Roberto, “Ciao Paolo sei tornato?” “Ciao, si da qualche giorno.” “E non ti sei fatto sentire.” “Hai ragione, ma ero occupato, ho degli ospiti e appena posso ti telefono così ci vediamo, Valeria e i figli tutto bene?” “Si grazie, restiamo così, che appena posso ti telefono, va bene? ciao”, “Ciao.” Guardo l’orologio sono le 09,00, mi alzo, vado in bagno, dopo in cucina e passando, butto un’occhiata in soggiorno, dormivano ancora, mi preparo il caffè e lo bevo, vedendo che loro ancora non si alzavano, preparo loro il caffè e lo porto in soggiorno, dove dormivano, lo metto sul tavolo e apro la finestra, che entri la luce del giorno... si svegliano, passo loro il caffè zuccherato. “Oh! Anche il caffè a letto ci porti, ah, ah!” e dice a Daniela! “Guarda che abbiamo il servizio a letto!” Si gira dalla parte di Giovanna, stropiccia gli occhi. “Oh no! Anche questo”, beve il caffè, esce dal letto e mi bacia, dicendo: “Tu sei un amore di uomo, ma perché non sono tutti come te?” Mi metto a ridere, su alzatevi non fate le pigrone. I giorni a seguire furono uguali, ogni tanto facevamo l’amore e grandi passeggiate, arrivò il primo di settembre e parliamo della loro partenza a malincuore, mi dicono che mercoledì 3 partiranno per Firenze. “Non ci sono problemi, con la macchina in tre o quattro ore siamo lì.” “Vedi Paolo, possiamo prendere anche il treno, ti sei disturbato tanto e

161


Il Racconto dell’uomo senza età

farti fare un altro viaggio ci dispiace, anche con il treno ci mettiamo quel tempo che hai detto tu, ti prego facci contente,” “Va bene ragazze, faccio come dite voi, adesso godiamoci questi altri tre giorni, andando in giro.” Viene il mercoledì, fatte le valige le porto alla stazione, nessuno di noi parlava, eravamo molto tristi, parcheggio, prendo le valige, ci avviamo dentro la stazione. Vado a fare i biglietti, con loro che non volevano che pagassi, ma ho vinto io, nell’attesa del treno, le dico di tenermi informato su tutto, anche del lavoro e che tipo di lavoro, se ci sono problemi di telefonare per qualsiasi cosa, chattiamo spesso o facciamo Skype cosi vi vedo, vi prego, fate queste cose, mi mancherete tanto, credetemi la mia vita non è più quella di prima, che vi conoscessi, sono un altro grazie a voi. Anche per noi è così Paolo, tu sei una persona che non si dimentica mai, resta per sempre nei cuori di chi ha avuto la fortuna di conoscerti, ma non finisce qui la nostra amicizia, io e Giovanna ritorneremo a trovarti, sento il fischio del treno e loro due insieme, mi abbracciano, come a volermi portare con loro, Daniela fa a tempo a darmi un bacio, mentre Giovanna caricava le valige, salgono sul treno, si affacciano dal finestrino e ci salutavamo, tutti e tre avevamo le lacrime, nei nostri, tristi occhi. Torno a casa e mi butto sul divano, dove dormivano loro, non avevo fame e prendo sonno, quando vengo svegliato dalla suoneria del telefono, guardo ed erano loro. “Si pronto Daniela”, “ciao Paolo siamo appena arrivate, mi credi se ti dico che abbiamo pianto per tutto il viaggio?” “Si, che ti credo, perche anch’io ero nelle stesse condizioni, per il resto tutto bene?” “Si Paolo, ci sentiremo ancora e presto ciao extraterrestre e grazie di tutto.” “Ciao ragazze, e in bocca al lupo per il lavoro” “Crepi! Ciao.” La mattina del 4 mi sveglio come stordito e restando per un poco, ancora a letto, cerco di fare una panoramica mentale, delle mie vacanze,

162


Il Racconto dell’uomo senza età

ero soddisfatto di come era andata la vacanza, peccato che le ragazze erano giovani, avendo io il doppio dei loro anni potevo essere il padre, ma insieme stavamo bene sia io che loro non sentivamo questo divario d’età che in pratica c’era, ma nella teoria, non lo vedevamo, mi alzo, cerco di mettermi in ordine per uscire, vado in centro di Ancona, nella piazza principale, mentre passeggio, incontro Roberto. “Ciao!” “Ciao Paolo, che abbronzato che ti vedo!” “Caro mio, il sole del sud non scherza, ah, ah!” “Valeria mi dice sempre che vuole andare qualche estate ma come tu sai con la famiglia costa troppo, ci dobbiamo accontentare del nostro lungomare Adriatico!” “Si hai ragione, si fa sempre il passo secondo la gamba, dove stai andando adesso? Vieni a bere qualcosa con me ?” “A dire il vero, Valeria mi ha dato una lista per la spesa, e stavo facendo questa commissione, prendiamoci pure il caffè, cosi mi racconti qualcosa delle vacanze.” Ordiniamo al bar e ci sediamo e nell’attesa che ci portano i caffè, spiego un poco di tutto, lui mi guardava con occhi increduli a quello che gli dicevo. “In effetti ti vedo un poco cambiato, ma in meglio e adesso dove sono queste ragazze?” “Sono tornate a Firenze, il problema è che mi mancano molto, penso di essermi innamorato, di tutte e due, non di una, capisci Roberto? questo è un’altro problema, non bastava che erano più giovani di me, non so proprio come uscirne fuori, mi mancano tutte e due!” “Dice: E sposale tutte e due e sei a posto.” “Ah, ah, ridi,ridi, Roberto, non sono un mussulmano che posso prendere quattro mogli.” Scherzando mi dice: “E tu diventa mussulmano, ah,ah!” “Finiamo il caffè e ci salutiamo.” Torno a casa, mi preparo qualcosa da mangiare, e dopo mi distendo sul

163


Il Racconto dell’uomo senza età

divano. Nel tardo pomeriggio, squilla il telefono vedo che è il mio amico Alfredo. “Rispondo ciao Alfredo,” “Ciao Paolo! Hai ancora intenzione di comprare quella villetta che mi parlavi prima dell’estate? Sei sempre in cerca? O hai cambiato idea?” “Si mi interessa vederne qualcuna, forse hai qualche occasione per le mani?” “Si! per questo ti telefono, conosco una coppia di anziani Canadesi che vogliono tornare in patria e cercano di vendere la loro villetta, ed io che l’ho vista, ho pensato a quello che mi avevi detto tu tempo addietro e poi non è grande, ha anche il giardino e piscina come piace a te.” “Bene Alfredo, quando pensi che possiamo andare a vederla?” “Anche domani, verso le 11!” “Si sono libero, non ho impegni, vengo in hotel e ti prendo?” “Ok Paolo, ti aspetto ciao, ciao.” La sera esco a fare due passi e vado a mangiare una pizza, dopo di che, ritorno a casa, erano tre giorni che le mie amiche erano partite, mi sembrava un’eternità, ero sempre in attesa di qualche telefonata, che non arrivava, spengo la televisione e vado a letto. Mi sveglio e guardo l’orologio, sono le 9,30 alle 11,00 ho l’incontro con Alfredo, mi faccio la doccia e barba metto qualcosa di sportivo, con le scarpe da tennis, mi bevo un caffè e vado in garage a prendere la macchina per andare in hotel. Giunto in hotel, vedo il mio amico che mi aspetta fuori, fermo la macchina, lui sale, mi saluta, dicendomi, di proseguire dritto, per il lungomare che a circa due chilometri sulla destra c’è la villetta; io guardavo incuriosito. Quale poteva essere tra quelle che vedevo strada facendo, quando mi dice: “Fermati siamo arrivati è questa con l’edera attaccata sulle pareti della casa”. “Sembra tutta verde”, ribatto io. “Ai Canadesi piace molto il verde della natura vedrai dentro, come è tenuto bene il giardino.”

164


Il Racconto dell’uomo senza età

“Senti Alfredo e con il prezzo cosa chiedono loro? E quanto vale secondo te che t’intendi di affari?” “Io come ti ho detto l’ho vista, sono amico con loro, penso che chiederanno sui 500.000 euro ma noi cerchiamo di scendere qualcosa.” “Fai tutto tu Alfredo, come se dovessi comprarla tu, se vedi che mi piace contratta pure il prezzo.” “Ok Paolo”. Parcheggio bene la macchina e suoniamo il campanello, ci viene ad aprire una signora, penso di nazionalità Filippina, visto come vestiva, era la donna di servizio, conoscendo Alfredo, ci fa entrare e ci porta in casa dai proprietari della villa, appena ci vedono, salutano Alfredo e me, facendoci accomodare dentro, nel salone grande, si vedeva un bel camino, eravamo a settembre ed era spento. Mentre Alfredo parlava, io guardavo in giro, vedendo che c’era un altro salone al fianco di dove eravamo, si vedeva la cucina che dalla posizione di dove mi trovavo, sembrava abbastanza grande, intanto la signora di servizio ci portava il caffè. Fatta anche la mia conoscenza con i coniugi Stevenson, questo era il cognome dei proprietari e finito di bere il caffè, passammo alla visita della villa, con i coniugi che ci mostravano le varie stanze: al piano superiore, si accedeva con una scala a chiocciola, abbastanza larga, che girava attorno allo scarico dei fumi del camino. Giunti nella zona notte, c’erano due camere grandi e due singole, tutte con il relativo bagno all’interno, solo una camera grande aveva la terrazza, e un piccolo ripostiglio. Al piano giorno due saloni con il caminetto, un ripostiglio con al fianco un bagno e la cucina dove potevano mangiare comodamente, otto o dieci persone molto spaziosa, in tutto era 210 metri quadri. Fuori il giardino, era bene ordinato e in un angolo la piscina, di un 10 metri per 4 di larghezza, come piaceva a me, nell’altro angolo il garage, poteva contenere due macchine, anche questo con le pareti ricoperte dal-

165


Il Racconto dell’uomo senza età

l’edera. Si vedeva verde dovunque, si mi piaceva, l’ avrei preferita un poco più piccola ma andava bene così. Entriamo dentro per sentire il prezzo, seduti al tavolo, Alfredo chiede cosa vogliono realizzare. Ci dissero 600 mila euro e che avrebbero lasciato tutto come era arredata, non avrebbero portato via niente, solo i vestiti e altri effetti personali. Inoltre appena venduta, in una settimana sarebbero partiti per il Canada, in quanto ai figli non interessava avere casa in Italia, loro erano anziani e volevano tornare alle origini. Parla Alfredo dicendo, che la villa è carina ma 600, mila euro, erano troppi e visto che paghiamo in contanti, potevamo arrivare a 550 mila. Di più non avevamo, anche perché ci sono le spese delle volture, i due coniugi si guardano e si assentano un momento. Ritornarono per dare il loro consenso. Allora Alfredo disse: “Domani alle 10 andiamo dal notaio che io conosco, per fare il contratto, di vendita, veniamo noi a prendervi.” Ci salutiamo e andiamo via, è stato un buon affare. Per come era composta piaceva anche a lui. Lo portai in hotel e mangiammo insieme, finito il pranzo lo salutai “Ciao Alfredo, torno a casa.” “Ciao Paolo.” Appena entrato in casa, squilla il telefonino, guardo era Daniela, il mio cuore batteva erano dei giorni che non avevo notizie. “Si pronto Daniela!” “Ciao Paolo come stai?” “Bene grazie, e voi?” “Anche noi bene” “Avete notizie di lavoro?” “Si! Giovanna ha trovato, un part time di quattro ore al giorno e domenica libera. Non è tanto, sono 650 euro al mese ma è meglio di niente, sto cercando anch’io un lavoro simile e Giovanna mi aiuta anche lei, in attesa di trovare il lavoro adatto alla nostra laurea, tanto da essere un poco indipendenti, non possiamo stare ancora sulle spalle dei nostri genitori” “Giusto! Mi piace come stai ragionando sì è bene, non ti preoccupare che troverai.” “Va bene Paolo, ti saluto anche da parte di Giovanna e ci manchi tanto sai?” “Anche voi mi mancate e te-

166


Il Racconto dell’uomo senza età

lefonate spesso, ciao Daniela” “Ciao Paolo.” Mi distendo sul divano in attesa dell’apertura della banca, bevo qualche succo di frutta e alle 15,00 sono in banca a parlare con il direttore e spiegargli quello che stavo comprando, lui mi da tutte le spiegazioni nel modo di comportarmi dal notaio e lo ringrazio, esco e vado a trovare Alfredo per dirgli cosa mi ha consigliato il direttore. “Si hai fatto bene è così che si fa, andiamo al bar ci beviamo il caffè.” E parlando mi domanda delle ragazze se fosse proprio vero che erano laureate in marketing e lingue, “Certamente!” dico, “Perché?” “Luca il nostro addetto economista, il prossimo anno a giugno va in pensione, mi era venuta l’idea di prendere una delle tue amiche e affiancarla, in modo che Luca, le insegni tutto quello che sa, sull’andamento dell’hotel, se lei ha questa laurea, andrebbe bene, in’oltre parla qualche lingua, meglio di cosi non potrebbe essere, tu cosa dici Paolo?” “Vedi Alfredo, le ragazze sono due e fare un torto a una delle due non mi va, o vedi di sistemarle tutte e due, magari all’inizio con un contratto basso o lasciamo perdere.” “Va bene Paolo facciamo come dici tu, le assumo dal 1° di dicembre, perché Giulia, l’addetta alla reception va in maternità, una la metto qui e l’altra nell’ufficio di Luca e volendo si possono dare il cambio, alternandosi.” “Bella idea Alfredo, aspettiamo altro mese e poi ne parlo con le ragazze che certamente saranno d’accordo, hai telefonato al tuo notaio?” “Si domani alle 10 ci aspetta.” “Ok, io vado e ci vediamo domani alle 9,30, ciao.” “Ciao Paolo.” Ritorno a casa che sono le 18,30 avevo un poco di fame, mi preparo delle bistecche e dopo mangiato vado a letto. Alle 09,30 del giorno dopo sono in hotel, prendo Alfredo e andiamo dai coniugi Stevenson a prenderli, per poi andare alle 10 dal notaio. Fatte tutte le pratiche necessarie per l’acquisto della villetta, usciamo

167


Il Racconto dell’uomo senza età

verso le 12 con il contratto. La villa da oggi era mia, riportiamo i coniugi Stevenson a casa e loro ci invitano a bere un aperitivo. Entro sette giorni mi avrebbero telefonato, per darmi le chiavi, loro partivano. Risposi di fare con calma e che la signora di servizio sarebbe potuta ancora stare, per tutto il mese di ottobre. Le chiavi le avrebbero potute lasciare a lei. Bevuto l’aperitivo andammo in hotel. Mangiai insieme al mio amico e poi andai a casa a pensare tutto quello che che avevo fatto quel giorno. Entrammo nel mese di ottobre, cominciava a fare freddino i ricordi dell’estate si facevano sentire, ed io che ero solo, pensavo a queste cose, i giorni passavano con monotonia. Ogni tanto in caserma a trovare gli amici e a farne di nuovi. Erano cinque mesi che ero in pensione e mi sembrava un secolo. Bevo il caffè al bar con Roberto e altri ex colleghi si parla della vita da pensionato con quella di quando ero in servizio, “Ragazzi” dico loro, “C’è la stessa differenza tra il giorno e la notte”, si mettono a ridere e non vedono l’ora di andare anche loro in pensione, dopo qualche ora di chiacchiere li saluto e vado a casa. Erano passati 25 giorni da quando avevo comprato la villetta, gli Stevenson, erano partiti per il Canada. Vado a trovare la signora che teneva in ordine la casa, le domandai se avesse bisogno di qualcosa e quando voleva poteva andare via. Sarebbe stata sufficiente una telefonata per pagarle il suo servizio. Se era possibile prima che andasse via, fare una super pulizia generale; mi disse che l’avrebbe fatto nel fine settimana e che sabato mi avrebbe dato la chiave. Così avrei visto tutto, super pulito. Ringraziai la signora, la salutai e andai a casa. Al sabato mattina mi reco in villa e la signora filippina, mi fa entrare, aveva la valigia pronta, le chiedo il compenso per il suo lavoro, la pago, mi

168


Il Racconto dell’uomo senza età

da la chiave. Prima che andasse via le chiesi un suo recapito telefonico, nel caso avessi bisogno l’avrei chiamata per qualche pulizia generale e così la signora mi diede il numero del cellulare, prese la valigia e mi salutò. Ero solo in quella casa, comincio a girarla e guardarla bene, in pratica prendere confidenza, tutto era in ordine vado al piano notte per vedere come erano i letti e le coperte e altro, anche qui era tutto in ordine. Decido, di cambiare tutte le lenzuola e gli asciugamani, quelli che c’erano li avrei messi per gli ospiti. Da quel giorno avrei cominciato a portare i miei vestiti e quello che mi serviva, un piccolo trasloco, avevo deciso di stabilirmi in villa. Arriva novembre e non avevo sentito le mie amiche, decido di chiamarle io. “Pronto Daniela?” “Ciao Paolo!” “Come mai non chiamate?” “È più di un mese che non vi sento, come state? Ci sono novità con il lavoro?” “Vedi Paolo, Giovanna, ha sempre quel lavoro, io faccio la babysitter saltuaria e non ti telefoniamo per non farti stare male, con i nostri problemi.” “Sbagliato questo vostro comportamento, io vi avevo detto qualsiasi problema avete di telefonare e tu mi dici cosi!” “Allora scusaci Paolo!” “Questo fine settimana volete passarlo qui da me? Partite il venerdì, ed io vi prendo alla stazione, ah dimenticavo di dirvi che adesso abito in una villetta, un mio amico è andato in Canada, da suo figlio e mi ha detto se gli facevo da custode, fino al suo ritorno, tra un anno, ed io ho accettato. vedessi quanto è bella, c’è la piscina, ha delle belle camere e anche una cucina grande, da fare delle belle spaghettate.” “Ok Paolo, ne parlo con Giovanna e ti faccio sapere.” “Ok ciao Daniela”, “ciao.”

169


Il Racconto dell’uomo senza età

Al mattino suona il telefono, era Daniela. “Ciao Paolo, ciao, allora venerdì alle 15 siamo alla stazione di Ancona, va bene?” “Più che bene cara amica, vi aspetto ciao, ciao.” Arriva il venerdì e tutto ben vestito, ero alla stazione a rivedere le mie amiche, quando arriva il treno guardavo tutti i finestrini, man, mano che passavano, eccole li ho viste, oh mio Dio! Il cuore saltava più di me e vado verso la carrozza, dove c’erano loro, si ferma il treno loro scendono, abbracci e baci a non finire, ero molto contento, non stavo fermo dalla gioia, si sono accorte anche loro, della voglia di vederle che avevo, metto le loro valige nel porta bagagli dell’auto e montiamo in macchina. Arrivati in prossimità della villetta davanti al cancello. Dico loro: “Adesso vi faccio vedere la sorpresa!” E con il telecomando apro il cancello ed entriamo, prendo le valige e li porto dentro, loro erano ancora a guardare di quanto era bella, con tutto quel verde sul muro esterno della costruzione, Daniela mi dice: “Certo che questo tuo amico, ha bei gusti, si cara, dovresti vedere anche il caminetto e la scala interna.” Entrano e, “Wow ma è una bella villa!” “Andiamo di sopra che vi mostro la vostra camera.” “Ma è bellissima Paolo!” “Ecco per un anno ci sto gratis, torniamo giù” Entrando in cucina, domando loro cosa vogliono bere, un aperitivo e lo faccio per tre, chiedo anche come va la situazione del lavoro, mi dicono che a Firenze, per adesso non c’è niente di buono solo lavori saltuari, li guardo con mezzo sorriso. “E dico loro, volete lavorare qui?” “Come sarebbe a dire, Paolo?” “Che se volete lavorare ci sarebbe un lavoretto a 1200 euro al mese, per qualche anno, con possibilità di aumento, nei prossimi anni.”

170


Il Racconto dell’uomo senza età

“Spiegaci di questo lavoretto, a noi interessa Paolo, vi ricordate quel mio amico Alfredo”, “Si quello che ha l’hotel. Esatto!” “Ma questo lavoro è per una di noi?” “Lui voleva così, ma io ho insistito: o tutte due, oppure nessuna, e lui mi ha fatto contento per tutte e due.” “Oh che bello! Sei grande, quando si comincerebbe?” “Il 1° dicembre, così facciamo il regalo di compleanno a Giovanna che festeggia il 9” Continuiamo a bere il nostro aperitivo, quando lo abbiamo finito, andiamo a mangiare in hotel, “Va bene extraterrestre, mi dice Daniela.” Alle 18,30 entriamo in hotel e vedo Alfredo, lo chiamo, ci sono le ragazze che sono venute a trovarmi e gli ho accennato di quel lavoro, sono contente, li ho portate qui, mangiamo insieme e le dici qualcosa. “Va bene Paolo, accomodatevi, sistemo una faccenda, dopo arrivo.” Ci sediamo al tavolo e ordiniamo, intanto arriva anche Alfredo, ordina anche lui e nel frattempo, spiega il tutto alle ragazze, ed io che li osservavo, vedevo la loro felicità. Finito di mangiare e spiegato tutto, andiamo a casa, parcheggio la macchina in giardino, ed entriamo, accendo il caminetto e quando ha preso forza, abbasso i termosifoni, sedendoci davanti al camino, parlando del nuovo lavoro e delle vacanze. La Daniela si rivolge verso di me dicendomi: “Caro Paolo, da quando ti conosciamo, siamo sempre state felici con te”, “Però non telefonavate mai?” “Non volevamo rattristirti con i nostri problemi.” “Va bene ragazze. Adesso siete qui e cosa pensate di fare in questo tempo?” “Domani diamo la bella notizia ai nostri genitori, domenica sera torniamo a Firenze, lunedì Giovanna, lascia il lavoro, io basta che dico che non vado più e sono a posto, ci prepariamo il bagaglio e veniamo alla stessa

171


Il Racconto dell’uomo senza età

ora che siamo arrivate oggi, penso che per giovedì, siamo qui.” “Molto bene ragazze se volete farvi la doccia e poi volete dormire, non c’è problema, in camera, avete tutto buona notte.” “Anche a te Paolo.” “Loro se ne vanno in camera, ed io finisco di mettere a posto, vado in bagno e mi metto in ordine per andare a dormire.” È sabato, mi sveglio che sono le 08,30, metto una vestaglia e vado in cucina a farmi il caffè, passa mezz’ora e non vedo le ragazze venire giù, penso di fare come l’altra volta, che hanno molto apprezzato. Preparo il caffè lo metto su un vassoio, con lo zucchero e lo porto di sopra, busso la porta, quando sento: “Vieni Paolo!” Entro, erano tutte due ancora a letto, “Ho portato il caffè!” “Bravo Paolo, ehi Daniela! abbiamo il servizio in camera”, si siedono sul letto e bevono il caffè, noto che dormivano nude, si vedeva il seno a tutte e due, io ero seduto, sulla sponda del letto, ed ero in imbarazzo, alla vista di quei seni, loro si sono accorte e messe a ridere, Giovanna, mette via la tazzina del caffè e si butta addosso a me, baciandomi, cercando di liberarmi dalla vestaglia, Daniela la segue e dopo un poco dice: “Vado in toilette.” Intanto Giovanna, mi aveva quasi spogliato, continuando a baciarmi, ero come stordito, dal piacere che mi dava, quando arriva Daniela a dare aiuto all’amica, siamo stati quasi tre ore in quel letto, andiamo a farci una doccia per poi uscire. In strada le dico quanto bene stavo con loro e come mi sentivo più giovane, “Si ragazze mi date tanta forza e vi voglio tanto bene.” “Anche noi te ne vogliamo extraterrestre, dice Daniela.” “Ma come ti è venuto in mente di chiamarmi così?” “Perché non lo sei? Tutto sai fare, ci rendi tutto facile, non hai mai pro-

172


Il Racconto dell’uomo senza età

blemi, risolvi i nostri, ci fai felici e ci sarebbero tante altre cose, un uomo normale, non è così, mi sono spiegata?” “Anche troppo! Ma io sono normale, credimi e quello che faccio è di cuore e forse qualcosa altro, che non vi dico, va bene così” Usciamo che sono le 12,30 andando in un ristorante per mangiare, dopo facciamo una camminata per il lungomare, non era come l’estate, la pioggia dava fastidio e il vento proveniente dal mare, si sentiva bene, sulla spiaggia c’era un deserto, oh benedetta estate, quando arrivi? Erano i miei pensieri in quel momento, nel vedere, il lungomare deserto, rivolto alle ragazze, dico di andare a casa, era troppo triste questo posto, in questa stagione, con il cielo che a momenti pioveva, facciamo appena in tempo ad arrivare a casa che viene, tanta acqua dal cielo, che sembrava un diluvio. La casa era bella calda, il camino acceso, metto altra legna e vado a preparare tre martini bianchi, mentre le mie amiche, finiscono di togliersi i cappotti, gradiscono le bevande preparate e ci sediamo per terra davanti al camino, sul tappeto, mi ero disteso con la testa sopra le cosce di Daniela e i piedi verso il camino, Giovanna, aveva preso un libro romanzo (Il Sognatore) e ce lo leggeva, con quel calduccio e la voce dolce di Giovanna mi ero appisolato, sulle gambe della Daniela, non so quanto tempo sia stato così, quando vengo svegliato da un bacio, che mi dava Daniela, e che io destandomi, ricambiavo. Giovanna aveva smesso di leggere. “Ragazzi prepariamo qualcosa per cenare?” “Ha fame”“ Un ultimo bacio e prepariamo” dice Daniela. Mi alzo e vado in cucina, a vedere cosa potevo preparare e rivolto a loro dico: se va bene una spaghettata alla carbonara, “Benissimo!” urlano, la metto a tavola in venti minuti e per secondi piatti facciamo affettati e formaggio con la frutta eravamo a posto; si erano fatte le 21 andiamo a lavarci i denti, quando Giovanna mi chiede:

173


Il Racconto dell’uomo senza età

“Dormi con noi Paolo?” “Certamente si, se vi fa piacere!” Notte stupenda, prendiamo sonno a notte alta, erano due magnifiche ragazze, senza problemi, libere da ogni pregiudizio e piene di vita, era una gioia stare in mezzo a loro, ed io che avevo il doppio dei loro anni, mi sentivo un loro coetaneo, come avrei voluto fermare il tempo. Facendo questi pensieri, il sonno mi fa prigioniero. È domenica, e di pomeriggio le devo portare alla stazione, ritornano a Firenze, per poi essere qui il giovedì sucessivo. Pranziamo verso le 13,30 e dopo due ore eravamo in stazione a prendere il treno delle 16,00, quando arriva, ci salutiamo con baci e abbracci ma senza lacrime, partono e ritornano a casa, aspettando che mi comunicano, l’orario del nuovo arrivo, per lavorare in Ancona. Il mercoledì pomeriggio, mi telefona Daniela che giovedì alle 15 sono in stazione per andare a prenderle. Non ho chiuso occhio quella notte, durante la mattina, guardavo sempre l’orologio e quando sono le 15,00, carico il camino di legna e vado alla stazione. No faccio molta attesa che sento l’altoparlante dire che al binario tre arriva il treno proveniente da Firenze, mi porto su detto binario e aspetto che il treno si fermi e dopo li aiuto a scendere con i bagagli, erano tanti, che chiedo se facevano un trasloco, si mettono a ridere. “Sono i nostri vestiti e noi donne, abbiamo tante cose da portare, in oltre in inverno i vestiti sono più pesanti!” “Va bene ho capito, avete ragione voi”, e carichiamo tutto in macchina, andando dritti a casa, non vedevo l’ora di stringerle tra le braccia, cosa che fa Giovanna, appena siamo entrati, dicendo “Sono felice, sono felice.” Daniela, si mette con le braccia aperte e ci abbraccia, entrambi eravamo al settimo cielo e tra qualche settimana, cominciavano a lavorare, per quello

174


Il Racconto dell’uomo senza età

che avevano studiato, in quel tempo di attesa prima del lavoro, eravamo sempre in giro e la sera a fare l’amore. Quando ero in giro, gli amici, erano sorpresi nel vedermi sempre pimpante, come un giovanotto, la vita in villa era rilassante, sentivi il profumo del giardino e il verde attorno ti faceva sentire bene, quando il tempo era buono, sedersi in giardino era stupendo. Arriva il primo di dicembre era domenica, le accompagno in hotel alle 9.00. Alfredo, ci saluta, ci offre il caffè, dice a Daniela, di andare in ufficio da Luca che le avrebbe spiegato tutto, e la Giovanna va in reception, al fianco di Giulia, che da giovedì prossimo è in maternità. Anche Giulia le avrebbe spiegato tutto prima di andare via.Vanno a prendere il lavoro, tutte felici, io e Alfredo, restiamo al bar, gli chiedo se ha bisogno di me, mi dice “No!” ma se a orario di pranzo, volevo mangiare con lui, “Si vengo!” Ciao e vado a casa, per mettere un poco in ordine, alle 13 sono a tavola con Alfredo; le ragazze avevano altro orario per mangiare parliamo del più e del meno e dopo il caffè, lo saluto, vado a casa ad aspettare le ragazze per sentire come è andata la giornata. Quando hanno finito il turno, vengono a casa e mi raccontano. Erano molto contente del lavoro e che si sentivano soddisfatte di poter lavorare per quello che avevano studiato. Arriva il 9 dicembre, festeggiamo il compleanno di Giovanna, le avevo comprato un piccolo bracciale, che le diedi. Era ben confezionato mi chiese cos’è, “Non posso dirtelo devi aprire l’involucro per vedere.”, mi abbraccia con due baci sulle guance, mi ringrazia e apre subito il regalo, visto quanto era bello, ancora una volta mi abbraccia e ringrazia, dopo lo fa vedere a Daniela e piace anche a lei; tutte contente siedono a tavola per mangiare, bene dico, siete contente del lavoro è lo sono anch’io, ma adesso dobbiamo pensare, che tra qualche giorno è il Santo Natale e domando cosa fare per passarlo bene, loro mi dicono: che certamente non possono chiedere dei

175


Il Racconto dell’uomo senza età

giorni di vacanza è da poco che sono lì, avrei una idea dico io, loro mi guardano: “Dai Paolo tu hai sempre belle idee.” “Sarebbe quella di invitare i vostri genitori qui! così facciamo tutte le feste natalizie insieme e dopo verso i primi dell’anno nuovo se vogliono tornano a casa, oppure rimangono qualche altro giorno, posto ne abbiamo, per dormire cosa vi sembra a voi la mia idea?” Avevano gli occhi spalancati e un sorriso che non avevo mai visto, mi abbracciano.. “Come fai ad avere sempre delle idee così belle? Vedi che sei un extraterrestre, dice Daniela.” “Ah, ah, voi siete la mia ispirazione alle belle idee, ok!, L’invito lo sistemate voi, con i vostri genitori, mi fate sapere quando arrivano e prepariamo le camere di sopra, noi dormiamo in quelle singole le matrimoniali le diamo a loro.” “Si, va bene! Paolo, ottima sistemazione.” Il 20 dicembre alle 15,00 andiamo alla stazione, arriva il treno e scendono i genitori delle ragazze, dopo gli abbracci e baci, Daniela e Giovanna mi presentano ai loro genitori, il papà si chiama Giuseppe la mamma Anna, poi passa ai genitori di Giovanna, il papà, Matteo la mamma Eva; fatta conoscenza, in quanto erano molto curiosi di conoscermi. Le figlie certamente gli avranno raccontato tante cose su di me, dell’estate e del lavoro, notavo che dovevano avere qualche anno più di me o forse il tipo di vita che li faceva sembrare più grandi di quello che erano ma questo non mi interessava, prendo le valige e chiamo anche un taxi, eravamo in sette, più le valige, dico al taxista, di seguirmi e andiamo verso casa. Apro il cancello automatico, ed entriamo in villa, mi faccio più avanti con la macchina, in modo che entra anche il taxi, scesi i genitori e scaricato i bagagli, lo pago e va via, mi fanno i complimenti per la bella villa. Le ra-

176


Il Racconto dell’uomo senza età

gazze, non avevano detto che era di un amico, erano state zitte. Portiamo il loro bagaglio nelle camere da letto grandi che avevamo preparato e scendiamo nel salone, sedendoci davanti al camino, mentre Daniela, prepara il tè e il caffè, per tutti noi, sapeva i gusti, c’è li porta a tavola, i genitori si guardavano in giro, ammirando la bellezza della villetta, ed io facendo finta di niente, cercavo di metterli a loro agio. Erano contenti di come avevo preso a cuore le loro figlie, dicendomi, è da questa estate, sono migliorate, come carattere, prima erano sempre più ribelle e nervose, adesso erano calme e ragionavano, su quello che facevano, tanto che cercavano sempre di trovare un lavoro, che non c’era, ma adesso li vedo molto appagate e felici. Bene dico: fino a che posso lo faccio di cuore, adesso, finito di bere, facciamo due passi per Ancona, vi porto a mangiare pesce, in un ristorante che conosco. Passano i giorni cosi veloci con la compagnia che avevo in casa, Giuseppe e Matteo con le rispettive mogli erano sempre in giardino dove c’era, un gazebo in legno, con dentro un tavolo e le sedie si sedevano a fumare e qualche volta bevevano il caffè che io gli portavo, quando le figlie erano al lavoro, un giorno mi hanno chiesto, se la vita da pensionato giovane, era noiosa. “Niente affatto” gli dico, “Sono sempre impegnato, in tante cose.” Mi squilla il telefono. “Pronto, ciao Paolo!” “Ciao Roberto!” “Domani è Natale vieni qui da noi? Ci farebbe piacere, siamo soli non andiamo a Roma, i suoceri, sono impegnati dall’altra figlia.” “Non posso Roberto, ho ospiti in casa mia, perché non vieni tu? La casa è grande, dai parla con la Valeria e stiamo tutti insieme, si mangia quello che c’è, importante stare in allegria.”

177


Il Racconto dell’uomo senza età

“Va bene, domani veniamo, portiamo quello che stavamo preparando noi, ah! Paolo, io non so, dove tu abiti adesso, devi fare il lungomare, dopo l’hotel Adriatico, circa due chilometri sulla destra, al numero 47 è una villetta con tanto verde.” “Bene ciao a domani, ciao.” “Tornando al discorso Giuseppe e Matteo, vedete, domani abbiamo un mio ex collega della Guardia di Finanza, con la famiglia, mi voleva invitare da lui, perché sa che vivo da solo e invece, ho invitato loro.” “Ah, ah, lei è davvero speciale!” “No! mi piace la compagnia.” E ci sediamo a tavola, le mogli avevano preso confidenza con la mia cucina e hanno preparato da mangiare, quando avevamo finito le facevo i complimenti dell’ottimo pranzo. La sera tardi tutti insieme con le figlie e genitori, ci rechiamo in chiesa ad assistere alla messa di mezzanotte, quando è finita, facciamo una camminata per il viale avviandoci verso casa, sempre camminando, in quanto avevo lasciato la macchina in garage, la nottata era buona non tanto freddo e non pioveva. Giunti a casa ognuno si metteva in libertà, per prepararsi ad andare a letto. Mi sveglio molto presto forse per un poco di apprensione per la giornata di oggi che era il Natale, cerco di sentire se c’è movimento in casa, ma tutto è silenzio, vado in cucina e mi faccio un caffè quando sento alle mie spalle, una presenza che si avvicinava, mi giro era Daniela. “Ciao Paolo mi fai un caffè anche a me?” E mi butta le braccia al collo, dandomi un lungo bacio che ricambio di cuore, poi le dico: “Se non mi lasci il caffè non lo beviamo ne io e ne te.” Si siede e vado avanti a preparare il caffè, mi siedo al tavolo con lei e beviamo, dopo dieci minuti cominciano a scendere uno a uno tutti gli ospiti

178


Il Racconto dell’uomo senza età

in cucina per fare colazione, ci salutiamo facendoci gli auguri e le mamme preparano per i loro mariti il caffè e altro, io dico che vado a prepararmi per affrontare la giornata, mentre le ragazze si dovevano preparare per andare al lavoro, subito dopo la colazione. Alle 10,30 suonano al cancello, era Roberto, lo apro tutto in modo che entra con la macchina, quando scendono, sia lui che la moglie, restano estasiati dalla bellezza della villetta. Finalmente l’hai presa! E vedo anche la piscina è come volevi tu! Bellissima Paolo, il giardino è un poco più grande del mio ma bene ordinato e poi questo verde sulle mura della casa, bello proprio bello. Valeria non parlava, guardava a bocca aperta. Venite dentro che vi presento i miei ospiti e dopo vi faccio vedere la villa all’interno. Dopo aver presentato i miei ospiti, dico di mettere quello che hanno portato in cucina, che Eva e Anna, la sistemano e li porto a visitare il piano di sopra, dopo avere sistemato i figli davanti alla televisione. Salendo la scala a chiocciola si giravano a guardarsi intorno e infine, vedendo le camere erano contenti di come era composta la casa, torniamo in cucina e Valeria si mette per aiutare le altre due donne, eravamo in tanti ed io non avevo la moglie e le ragazze erano al lavoro, Roberto moriva dalla curiosità di conoscerle, in quanto lui sapeva cosa io provavo per loro. Mentre le donne sono indaffarate in cucina, noi uomini ci sediamo fuori nel gazebo, entro in casa a preparare degli aperitivi, tre li porto in cucina e quattro fuori, bevo con loro, seduto all’aperto, quando si apre la porta del cancello, erano le ragazze che venivano dal lavoro che salutando il mio nuovo ospite, faccio le presentazioni di Roberto, e chiamo la moglie Valeria, che era in cucina, esce le dico: queste sono le figlie dei miei ospiti, Daniela, e Giovanna. Fatto questo, le ragazze mi consegnano un pacchetto vistoso e mi di-

179


Il Racconto dell’uomo senza età

cono che c’è un panettone e una bottiglia, me lo mandava Alfredo e mi faceva gli auguri, di buon Natale. “Oh grazie! aspetta dammi il telefono.” “E faccio il numero, pronto, ciao Alfredo, grazie del panettone, tanti auguri a te e la moglie, più tardi vieni a trovarmi con tua moglie e beviamo qualcosa e apriamo insieme il tuo panettone, cosa dici?” “Va bene Paolo, verso le 15,30 siamo lì, bene! ciao.” Le ragazze entrano in casa, aiutano le altre donne in cucina e dopo preparano la tavola. Ci sediamo a tavola e ancora non mi sembrava vero, di come si svolgeva il tutto, che procedeva cosi bene, come in una favola. Finiamo verso le 15 facendo i complimenti alle donne che hanno preparato, molto bene il tutto, le ragazze, si alzano per aiutare i genitori e preparare il caffè, chiedo cosa ne pensavano, se per il panettone aspettavamo Alfredo che dovrebbe arrivare verso le 15,30 si, si, mi dicono in coro non c’è problema, anzi lo togliamo dalla scatola, suggerisce Giuseppe e lo mettiamo vicino al camino, che caldo, è ancora più buono, con lo spumante fresco, lo gustiamo a meraviglia: bene facciamo così! Intanto arrivano le ragazze con i caffè che beviamo, dopo un poco suonano al cancello, questo è Alfredo dico ai miei ospiti, mi alzo per aprire e farlo entrare con la macchina, entrano in casa e li presento ai miei amici. Tagliando i panettoni e stappando lo spumante, ci rifacciamo gli auguri con un brindisi tutti insieme, insomma, passiamo un ottimo pomeriggio, concludendo la serata con un’ ottima cena, sempre con Alfredo e la moglie insieme a noi, vanno via verso le 22 insieme a Roberto e famiglia. Noi sistemato la cucina e messo in ordine tutto (grazie alle donne che avevo in casa) andiamo a dormire. La notte quando tutti sono a letto, ero sceso a prendere un poco di

180


Il Racconto dell’uomo senza età

acqua, in quanto tutti quei dolci mangiati nella giornata mi mettevano sete e con il bicchiere in mano ero davanti al camino a pensare la giornata passata, oh mio Dio! Che bel Natale, dico a me stesso è stato il migliore Natale, che abbia fatto nella mia vita, quando sento scendere qualcuno dalla scala a chiocciola, guardo chi poteva essere, ero in vestaglia e non mi preoccupavo della persona che mi poteva vedere ma con stupore vedo che era Daniela. “Come mai non dormi? Le dico,” “Mi è venuta sete con tutti quei dolci e spumanti che abbiamo preso.” “Ah ah, anch’io sono qui per lo stesso motivo.” Dopo avere bevuto, viene dietro di me e comincia a baciarmi il collo, le chiedo di smettere, in quanto poteva venire giù qualcuno, ho voglia di fare l’amore Paolo, continuava ad accarezzarmi, non riuscivo a fermarla e avendomi, eccitato al massimo, abbiamo fatto l’amore, davanti al camino, senza fare troppo rumore. tornando dopo, ognuno nella propria camera. Gli altri giorni proseguono in modo normale aspettando la notte di San Silvestro, quando il 28 nel pomeriggio mi telefona Alfredo, che aveva organizzato una festa veglione per quella notte, in hotel per i suoi clienti e chi voleva andare, bastava che si prenotava, allora gli dico, io vengo con amici ma dobbiamo pagare tutti, altrimenti non veniamo. “Ok Paolo, solo tu e le ragazze non pagate, fammi contento su questo,” “Ok Alfredo, prenota per quelli che hai visto a casa mia, siamo in nove adulti e due ragazzi, i figli di Roberto.” “Va bene Paolo, venite verso le 20, ok?” Provo a sentire Roberto “Pronto ciao Paolo dimmi tutto!” “Vedi che la notte di San Silvestro, tu e Valeria, con i ragazzi, siete invitati all’hotel Adriatico alle 20”. “Ma no! Paolo non vogliamo disturbare”, “Nessun disturbo, guarda che ti aspetto”, “Va bene! ciao, ciao.” La sera del 31 dicem-

181


Il Racconto dell’uomo senza età

bre, siamo tutti in hotel e subito vado a pagare il conto della festa, Alfredo brontolava ma io sono testardo ed ho pagato, per i miei ospiti lasciando fuori me e le ragazze. Andando a prendere posto, ero in mezzo alle ragazze, le guardo e dico: Questa è opera vostra “Si!” mi dice Daniela, “Ti vogliamo in mezzo a noi e voglio sempre ballare con te” “Piano c’è anche Giovanna, le mamme e Valeria, dobbiamo ballare un poco tutti, vuol dire che, con te farò più balli va bene?” “Si! Paolo grazie.” Si inizia a mangiare, ma le ragazze che avevo al fianco, si divertivano a stuzzicarmi da sotto il tavolo, mi avvicino all’orecchio prima di una e poi dell’altra, dicendo: “Per favore non eccitatemi, sono tanti giorni che non facciamo l’amore, quando vanno via i vostri genitori ci rifacciamo, ecco così va meglio, e passiamo anche un bel Silvestro cenando e ballando fino a tarda ora”. Verso le due del mattino, i ragazzi di Roberto erano stanchi e avevano sonno e vista l’ora, decidono di salutarci per andare a casa e dopo qualche mezz’ora anche noi facciamo lo stesso per andare verso casa. Abitando non molto distante dall’hotel, eravamo andati a piedi, mentre Roberto e famiglia, sono andati via in macchina. Arrivati a casa dopo una bella passeggiata notturna, comincio a sentire anch’io un poco di stanchezza, ma anche i miei ospiti erano nelle stesse mie condizioni, ma tutti eravamo contenti di come si era svolta la festa. Per i giorni a seguire era tutto normale, qualche giro in macchina con i genitori delle ragazze, mentre loro erano al lavoro, facevo da cicerone per la città di Ancona, qualche sosta in bar per fare una pausa e così per tutto il tempo che erano miei ospiti. Poi arriva il giovedì 4 alle 15,00 io, insieme alle ragazze, accompagniamo i loro genitori, alla stazione dei treni, dovevano rientrare e all’arrivo del treno

182


Il Racconto dell’uomo senza età

ci salutiamo, mi invitano ad andare a Firenze, ci abbracciamo, mi ringraziano di tutto, poi passano a salutare le figlie. Torniamo a casa e mettiamo a posto le camere e il resto. Mi siedo sul divano in attesa che si prepari da mangiare, domando alle ragazze, come le è sembrato il tutto e se i genitori fossero stati contenti di questa vacanza. “Molto bene risponde Daniela, questo lo sapevo, tu sei un extraterrestre, non poteva andare diversamente, facendoci ridere” Verso le 19,00 ci sediamo a tavola a cenare, poco dopo telefonano i genitori che erano arrivati, tutto bene e grazie di tutto, ci prepariamo per andare a letto, le ragazze mi guardano. “Veniamo noi nella tua camera cosa dici,?” “Ah, ah, dico, come il duca di Mantova, questa camera o quella camera, per me, uguali sono, basta stare insieme a voi.” Si mettono a ridere, che, anche facendo l’amore, le veniva in mente la battuta e ridevano, “Si! tu sei magico, fantastico”, “E voi siete stupende, tutta la notte a ridere e fare l’amore”, saranno state le tre o quattro del mattino, che abbiamo preso sonno. Mi alzo per primo, loro ancora dormivano, mi trovavo nel mezzo e nello scendere dal letto ho dovuto scavalcare un corpo, di conseguenza togliere lenzuolo e coperta dalla parte di Daniela, nel vedere lo splendido corpo nudo, mi veniva voglia di fare ancora l’amore, la scavalco, scendo e la ricopro, vado in bagno, metto una vestaglia per andare in cucina, a farmi il caffè. Guardo l’orologio sulla parete segnava le 11,20 non convinto, guardo quello del telefonino e l’ora era quella, penso a che ora devono andare a lavorare, così bevo in fretta il mio caffè e preparo altri due per loro, correndo di sopra con i caffè, entro, ragazze su sveglia, dico: “Il caffè è pronto!” Si sveglia Giovanna, “Oh che bello! Il caffè a letto.” Domando: “A che ora dovete andare al lavoro?”

183


Il Racconto dell’uomo senza età

“Siamo di pomeriggio, dalle 13 alle 20” “Ah! bene”, mi sono sentito rincuorato, appoggio il vassoio e torno in cucina a pulire la caffettiera, e dare un’occhiata al frigo per cosa preparare da mangiare, quando li vedo scendere, con il vassoio dei caffè, sono le 12,10, mi dicono di non preparare, che preferivano fare una ricca colazione, vista l’ora, e che preferivano mangiare la sera, va bene un problema di meno. La sera verso le 20,20 preparo e li vedo arrivare contente, Oh! che allegre che siete, abbiamo preso il nostro primo mensile di paga mi dice Daniela, bene! “C’è tutto o manca qualcosa?” “Tutto va bene!” risponde Giovanna,”Sono contento per voi”, metto a tavola e mangiamo, quando abbiamo finito e sistemato la cucina, mi siedo sul divano, le ragazze vengono vicino. Dicendo: “Paolo! Questi soldi sono per le spese che tu hai fatto per noi” e mi porgono 500 euro a testa, io le guardo, resto sorpreso di quel gesto, ma dentro di me, ero contento, dico loro che a me non dovevano dare niente: “Questi sono soldi vostri e che dovete metterli via, per un domani, che avrete un ragazzo e vi sposate.” loro si fanno serie. “Vuoi che troviamo un ragazzo?” “A noi piace stare con te e non abbiamo bisogno di ragazzi, forse non ci vuoi ?” “Non ho detto questo, siete giovani e dovete farvi una famiglia, prima o poi, mi piacerebbe stare con voi, ma ho il doppio degli anni vostri e non si può.” “Chi ha detto che non si può? noi siamo maggiorenni da un pezzo e decidiamo noi della nostra vita, se il problema è quello che tu hai detto, per noi non esiste, se invece, vuoi liberarti di noi, con la scusa del ragazzo, allora noi andiamo via, anche senza il ragazzo.” “Non pensavo di arrivare a questo, io vi voglio molto bene e vi amo,

184


Il Racconto dell’uomo senza età

ma non voglio che voi vi sacrificate la gioventù con me, quando potete avere dei figli e un uomo giovane.” “Ascolta Paolo, i figli si possono fare anche con te e riguardo all’uomo giovane a noi ci piaci tu.” Le due ragazze, erano ferme, in quello che dicevano e si spiegavano così bene, che non trovavo le parole per farle cambiare idea, senza che pensassero, che io non le volevo, anzi, le amavo. “Senti Daniela e anche tu Giovanna, voi mi state dicendo che mi amate e che volete vivere con me?” “Si! Paolo, noi pensavamo che l’avevi capito!” “No ragazze! capivo che vi piaceva e pensavo che prima o poi avreste cercato un ragazzo per fare famiglia, ed è per questo, che vi avevo detto di mettere via i soldi, perché anch’io, vi amo e tanto, vi confesso che non so cosa avrei fatto, il giorno che sareste andate via” Hanno inteso, quello che volevo dire e mi abbracciano, dicendo: “Vogliamo stare con te, qui siamo felici” e Daniela ribatte, “Hai capito extraterrestre?” Adesso ascoltatemi, bisogna che sapete tutto di me, vedevo nei loro volti che erano preoccupate di quello che dovevano sentire di terribile, resto un momento zitto per trovare le parole da dove cominciare e vedevo loro ancora più tese. “Voi sapete che sono divorziato, ho due figli?” Con la testa annuivano, aspettando il colpo basso. “Qualche paio di anni fa ho avuto un colpo di fortuna e quindi ho investito quel denaro in questa villa, che non è di un mio amico, che sta in Canada, è mia, e nell’hotel, io sono socio con Alfredo al 35%, non l’ho mai detto ai miei figli e neanche a voi, non volevo con questo, bloccarvi a me, dovevate fare voi la scelta e avendo fatto la scelta è giusto che sappiate tutto di me.”

185


Il Racconto dell’uomo senza età

Si guardano tra di loro, non sanno cosa dire, io sono bloccato, come loro, siamo stati un poco guardandoci senza parlare, rompe il ghiaccio Daniela, “Ho detto che era un extraterrestre, sbagliavo?” Care amiche dovete sapere che: “Avere un Angelo al fianco è meraviglioso e mi domanderei come ho fatto ad averlo, ma averne due, come siete voi, bene... è il massimo per vivere felici e contenti.”

Se i sogni non si realizzano, non è, perché siano: difficili o impossibili da realizzare, ma perché noi smettiamo di crederci. MARTIN LUTER KING

186


Il Racconto dell’uomo senza età

DANIELA e GIOVANNA Care ragazze della mia ispirazione dell’uomo senza età. Con la vostra presenza nella mia vita, un senso le avete dato, ed io da buon sognatore, per iscritto ho messo la vita, che con voi vorrei fare. Anche il vostro sguardo che sempre felice mi rendeva al cuore mi arrivava, e come un matto lui batteva. Eravate molto più giovani di me, ma io desideravo la donna che c’era in voi, venivate sempre nei miei sogni, chiedendomi di portarvi al mare o in un posto dove non serve sognare, volevate la realtà che solo il sognatore con il suo cuore vi poteva dare, e guardandomi con occhi pieni di passione, dalle vostre labbra uscivano parole che il mio cuore voleva ascoltare, annullando la distanza delle nostre età, per poter stare insieme e vivere per l’eternità.

187


Finito di stampare per conto dello Studio Byblos - Palermo

Studio Byblos Publishing House www.studiobyblos.com



Sono il primo di quattro figli di una famiglia di operai. Sono nato a Messina, nel Rione Paradiso il 21 maggio del secolo scorso. Ho avuto una buona infanzia, la mia vita cambia a 19 anni con l’arruolamento nel corpo della Guardia di Finanza, un altro dolce episodio sono la nascita dei miei figli e dopo qualche anno per motivi economici cambiai lavoro poicheĚ lo stipendio era basso. Adesso mi sento appagato con i miei nipoti e mi godo la mia pensione facendo qualche viaggio e aiutando le persone poco abili.

Antonino Sergi

Sognando senza etĂ

Studio Byblos


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.