Gillo Dorfles: colori e segni indagatori

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Gillo Dorfles: colori e segni indagatori Luigi Sansone























Risucchiato, 1988 Acrilico, Olio e pennarello su tela Acrylic, oil, marker on canvas 50 × 60 cm

Composizione 9, 1940/2007 Monotipo, stampa digitale su tela, ritoccata a mano Monotype, digital print on canvas, hand-retouched 72 × 99,5 cm

Senza titolo, 1995 Acrilico su cartone Acrylic on cardboard 81 × 62 cm

Forme avverse, 2009 Acrilico su tela Acrylic on canvas 90 × 100 cm

Senza titolo, 1997 Acrilico su tavola Acrylic on Wooden board 52 × 74,5 cm

Metamorfosi, 2009 Acrilico su tela Acrylic on canvas 90 × 100 cm

Le radici dell’ansia, 1999 Acrilico su tela Acrylic on canvas 60 × 80 cm

Vitriol (Visita Interiora Terrae, Recteficando Invenies Occultum Lapidem, 2010 Acrilico e olio su cartone Acrylic and oil on cardboard 65 × 49 cm

Cybernauta, 2001 Acrilico su tela Acrylic on canvas 120 × 100 cm

Letargo, 2013 Acrilico su tela Acrylic on canvas 70 × 80 cm

Composizione 8, 1940-2007 Monotipo, stampa digitale su tela, ritoccata a mano Monotype, digital print on canvas, hand-retouched 71 × 99,5 cm

Blu vincente, 2013 Acrilico su tela Acrylic on canvas 70 × 80 cm



Protezione, 2015 Acrilico su tela Acrylic on canvas 70 × 50 cm

Circovoluzione, 2015 Acrilico su tela Acrylic on canvas 70 × 50 cm

Senza titolo, 1944/2013 Vetroresina dipinta Painted fiberglass 124 × 58 × 40 cm

Senza titolo, 1947/2014 Vetroresina dipinta Painted fiberglass 115 × 80 × 55 cm

Contorsione, 2013 Vetro resina dipinta Painted fiberglass 192 × 68 × 56 cm

Senza titolo, 2013 Vetroresina dipinta Painted fiberglass 122 × 50 × 52 cm



Gillo Dorfles: colori e segni indagatori Luigi Sansone Coltivare l’arte della pittura come un settore privato della propria vita, come un diario intimo in cui trovare, al di là del successo, piena personale soddisfazione, ha condotto Gillo Dorfles a comporre una copiosa serie di opere a partire da quando aveva vent’anni fino ad oggi. “L’arte non riproduce il visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è”, questo noto pensiero di Paul Klee ben si addice all’arte di Gillo Dorfles, infatti accostandoci alla sua opera notiamo subito, come sua particolarità e qualità sorprendente, la capacità di saperci coinvolgere in un mondo personale segreto in bilico tra il visibile e l’invisibile, popolato da una ricerca di forme astratte e figure surreali che nascono con straordinaria creatività ed energia dal suo mondo interiore. Lo stesso artista afferma:”Dipingo quelle forme che mi ossessionano, che mi si agitano dentro”. La sua opera pittorica presenta molteplici sfaccettature e sfugge a qualsiasi ingabbiamento in correnti e movimenti artistici; nei suoi lavori si possono identificare alcuni elementi metafisici, surrealisti, astratto-concreti 1, espressionisti, ma la peculiarità della sua poetica è soprattutto legata ad un intimismo percettivo di sensazioni e intuizioni che egli ricava e immette nella realtà, da lui trasfigurata in colori e segni indagatori che penetrano a fondo in essa: è questa l’originale unicità di Gillo Dorfles. Sorprendente è la sua capacità inventiva nel delineare figure più o meno amorfe quali presenze enigmatiche emananti una costante componente di spiritualità; queste creature tipiche della sua espressione artistica hanno origine da un substrato inconscio formatosi nell’adolescenza osservando alcuni disegni analoghi che suo padre si compiaceva di schizzare nelle pause della sua attività di ingegnere navale. Dorfles, creatore di immagini fantastiche, ha sempre avuto una grande passione per il disegno fin da giovane:”Ho dipinto da sempre, si può dire. Al ginnasio facevo degli sgorbi sui margini dei libri di testo. Dico sgorbi, ma in realtà li tenevo da conto anche allora, alcuni compagni li ammiravano molto; difatti erano originali. Ho continuato a disegnare finché ho fatto veri e propri quadri intorno ai vent’anni. A tempera, a olio. Li tenevo per me, aspettando il futuro”. 2 Egli, fin dagli anni Trenta del secolo scorso, percorrendo un territorio surreale-metafisico, fa affiorare sulla tela o sulla carta una serie di curiosi personaggi robot e cybernauti, proboscidati e lumaconi, crisalidi e pipistrelli, anacoreti e uomini-luna, angeli corrotti e ciclopi, fustigatori e giocolieri, complessi esseri fantastici, che ci rimandano a

un misterioso, arcano, ermetico mondo interiore. La sua sembra essere la mano di un pittore-medium che attraverso il colore prende contatto con enti che si compongono, si incontrano e si intrecciano in figure complesse, eclettiche, in una personale , fantasiosa interpretazione simbiotica della realtà. I suoi surreali personaggi, come quelli kafkiani, simboleggiano la difformità, l’essere fuori dai canoni, il disagio dell’uomo critico davanti a tutto ciò che è convenzionale e conformista. Le opere di Dorfles a partire dagli anni Ottanta, presentano una più ampa stesura del colore in compiaciuti accostamenti di tonalità definite e contrastanti, che si potenziano a vicenda accentuando il loro cromatismo. È di quest’ultimo periodo (2010 – 2015) un cospicuo numero di opere (dipinti, grafiche, ceramiche e mosaici) che egli ha realizzato con rinnovata ispirazione e con un’entusiastica ricerca di segni e di colori come in Vitriol, 2010, Bleu vincente e Letargo, 2013, Circovoluzione e Protezione, del 2015. La composizione Vitriol può essere considerata la summa dell’attività artistica di Dorfles, essa nasce esattamente ottant’anni dopo un piccolo disegno a china del 1930 in cui Dorfles ha delineato tre figure biomorfiche, tre entità, che emergendo da uno sfondo nero, emanano una vitalità enigmatica e coinvolgente e con le loro espressioni e membra sembrano voler captare, come antenne tese nello spazio, i rapporti di forza e le tensioni che regolano la vita. Vitriol, è una figura una e trina, infatti è composta da tre forme concentriche di cui quella esterna, figura amorfa grigio-verde, inquietante e enigmatica, con i suoi occhi accesi, penetranti e ipnotici ci scruta e incanta da lontano. Al centro della figura, nella zona dipinta di rosso, colore associato alla pietra filosofale nel suo maggior grado di perfezione, appare racchiusa in sequenza, dall’alto in basso, la famosa scritta esoterica Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (“Visita l’interno della terra rettificando troverai la pietra nascosta”). Percorrendo poi con lo sguardo il frastagliato contorno che delinea uno spazio irregolare dipinto di giallo, si notano sette lettere scritte in nero a grandi caratteri (la “V” costituisce il naso e parte degli occhi della figura) che formano la parola “Vitriol”, l’acronimo tratto dalla citata frase latina che è anche il titolo di questa singolare opera; inoltre il contorno di fondo da cui emerge il misterioso volto è viola, mescolanza di rosso (amore) e blu (saggezza), colore della metamorfosi, della transizione, del mistero, della magia, e anche nel simbolismo occulto il rosso è colore del fuoco e della vita, il blu dell’aria e del cielo: oggi, come nell’antichità, il viola rappresenta


quindi la transizione tra la vita e l’immortalità. Dorfles conosce molto bene la tecnica dell’impasto dei colori (già dal 1935 egli utilizza la tempera grassa all’uovo), ma quello che lo caratterizza è una sensibilità particolare al significato psicologico di ciascuna tonalità, qualità privilegiata che accentua il pathos dei suoi dipinti. Già nel suo articolo giovanile Goethe. Un grande disegnatore, Dorfles espone e commenta le teorie del grande scrittore sul colore:”Nella sua Farbenlehre, la dottrina dei colori, Goethe parla per primo di colori caldi e freddi; il richiamo a questa sensazione profonda del colore da parte di tutto l’organismo e non solo degli occhi, ricorre spesso nella sua opera.”; infatti Goethe scrive “Il colore si può anche gustare”, “il blu apparirà alcalino, il rosso-giallo acido”; perciò Dorfles sottolinea:” questa intima percezione delle cose e della natura è uno dei caratteri fondamentali della mente goethiana. [...] Goethe comprese come all’osservazione naturalistica delle cose fosse legata la loro essenza artistica.[...] comprese come nel concetto di natura si nasconda qualcosa di più che la semplice apparenza fisica delle cose, vide lo spirito che anima i corpi e i paesi, e capì che è naturale anche ciò che può sembrare soprannaturale e astratto”. 3 Nel dipinto Bleu vincente prevale una semplificazione cromatica sul contrasto di soli due colori (arancione e turchese) che danno risalto ai contorni poliformi della sua creazione. In Letargo l’artista crea tre creature surreali, indefinibili nate da contaminazioni tra mondo umano, animale e vegetale, palpitanti e dinamiche in un perenne processo di evoluzione; i loro sguardi stupiti e curiosi scrutano l’ambiente circostante permeato di riposante azzurro, mentre i loro nasi proboscidati annusano l’aria alla scoperta di freschi e rassicuranti umori primaverili dopo il lungo letargo. In questi ultimi anni Dorfles ha realizzato a Paestum e ad Albisola Superiore anche numerose terracotte come Contorsione, 2013, una scultura policroma di grandi dimensioni realizzata in vetroresina da un bozzetto in terracotta smaltata e graffiata, egli imprime alla materia e al colore che la potenzia una tattile torsione plastica e una tale forza vitale da renderla simile a un personaggio suggestivo emanante reconditi messaggi. Nel dipinto Circovoluzione, 2015, il colore si rischiara e il segno si snoda senza mai interrompersi in eleganti volute che racchiudono misteriosi embrioni. In Protezione, 2015, Dorfles non cessa di mostrare la sua carica energetica, infatti ci presenta svariate forme in espansione, in crescita, che si muovono in un verde “brodo prebiotico”: esseri di lunga conoscenza nella storia del nostro artista; in queste due ultime opere la dinamicità del segno sottile, continuo e curvilineo, e del colore comunicano un immediato effetto di vitalità che potenzia il piacere estetico delle bellissime tonalità nel loro caldo e acceso contrasto. L’opera di Dorfles è tutta pervasa da una rara capacità di coinvolgere lo spettatore nel piacere di cercare e ritrovare in essa quel misterioso mondo interiore che è in ciascuno di noi. Egli lo proclama a chiare lettere nel dipinto Vitriol, così intensamente ispirato da sintetizzare tutta la sua intrigante e stimolante opera che ci riconduce all’essenza

della vita, a percezioni lontane consce e inconsce, con sorprendente e compiaciuta curiosità. Note 1 - Dorfles è tra i fondatori del Movimento Arte Concreta (MAC) insieme a Gianni Monnet, Bruno Munari e Atanasio Soldati e nell’ambito del movimento, oltre che come artista, esercita un ruolo chiave di critico e teorico. 2 – La vita privata, intervista di Lea Vergine a Gillo Dorfles, in “Gillo Dorfles. Il pittore clandestino”, catalogo, a cura di M. Corgnati, Mazzotta, Milano 2001, pp. 194-195. 3 – G. Dorfles, Goethe. Un grande disegnatore, in “Le Arti Plastiche”, X, 12, 16 giugno 1933, p. 6. Note biografiche Gillo Dorfles nasce a Trieste nel 1910. In seguito allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce con la famiglia a Genova, dove trascorre l’infanzia. Al termine del conflitto rientra a Trieste e si iscrive al Liceo Classico. Si trasferisce a Milano nel 1928 dove studia medicina ma dopo tre anni decide di completare il percorso universitario a Roma come allievo interno nella clinica Cesare Frugoni; si laurea nel 1934, specializzandosi in neuropsichiatria. A partire dagli anni Trenta ha svolto un’intensa attività di critica d’arte e saggistica collaborando a “La Rassegna d’Italia”, “Le Arti Plastiche”, “La Fiera Letteraria”, “Il Mondo”, “Domus”, “Aut Aut”, “The Studio”, The Journal of Aesthetics”. Esordisce in pittura negli anni Trenta. Nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, fonda il Movimento Arte Concreta (MAC) con l’obiettivo di dar vita a un linguaggio artistico nuovo, in grado di assimilare e di superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti. Negli anni Cinquanta ha inizio l’attività teorica e critica di Dorfles, che si presenta decisamente rivoluzionaria rispetto agli assunti crociani ancora dominanti. L’attenzione di Dorfles è rivolta soprattutto ai fenomeni comunicativi di massa, alla moda e al design, soffermandosi pur sempre sulla pittura, sulla scultura e sull’architettura moderna e contemporanea. Dagli anni Sessanta insegna estetica in diverse università italiane (Milano, Trieste, Cagliari) e dagli anni Ottanta riprende l’attività pittorica e grafica che per i suoi numerosi impegni aveva interrotto. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo: Discorso tecnico delle arti (1952), Le oscillazioni del gusto (1958), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze nell’arte d’oggi (1961), Nuovi riti, nuovi miti (1965), L’estetica del mito (1967), Artificio e natura (1968), Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968), Elogio della disarmonia (1986), L’intervallo perduto (1988), Itinerario estetico (2011). Nel 2010 è pubblicato Gillo Dorfles. Calalogue raisonné, a cura di L. Sansone, Edizioni Mazzotta, Milano; il volume documenta tutta l’opera pittorica, grafica e di ceramista di Dorfles. Nel 2015 esce per le edizioni Skira il volume Gli artisti che ho incontrato, a cura di L. Sansone, una raccolta di saggi sull’arte contemporanea pubblicati da Dorfles dall’inizio degli anni Trenta al 2015.


Moltissimi i riconoscimenti internazionali che egli ha ricevuto sia come artista che come critico. Negli ultimi anni gli sono state dedicate mostre a Milano, (PAC, 2001, Palazzo Reale, 2010, Fondazione Marconi, 2014), Bologna (Circolo Artistico, 2002), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso (Max Museo, 2010), Rovereto (Mart, 2011), Urbino (Casa Raffaello, 2014), Roma (Macro, 2015). Bibliografia essenziale Gillo Dorfles, pieghevole della mostra, con citazioni di P. Mondrian, M. Bill, F. Léger, W. Kandinsky, Salto Editore, Milano, 1949. Gillo Dorfles, pieghevole della mostra, testo di G. Dorfles, Salto Editore, Milano, 1950. L. Caramel (a cura di), MAC – Movimento Arte Concreta 1948-1952, 2 voll., Electa, Milano, 1984. L. Caramel (a cura di), Metamorfosi, Fabbri, Milano, 1988. C. Cerritelli (a cura di ), Gillo Dorfles. Dipinti recenti, Grafis, Bologna, 1991. M. Corgnati (a cura di), Gillo Dorfles. Il pittore clandestino, Mazzotta, Mlano, 2001. Corgnati, (a cura di), Gillo Dorfles 1935-2007, Skira, Milano, 2007. L. Sansone (a cura di), Gillo Dorfles. Catalogue raisonné, Mazzotta, Milano, 2010. L. Sansone (a cura di), Gillo Dorfles, L’avanguardia tradita, Mazzotta, Milano, 2010. L. Sansone, N. Ossanna Cavadini (a cura di), Gillo Dorfles. Movimento Arte Concreta (1948-1958), Mazzotta, Milano, 2010. L. Sansone ( a cura di), Gillo Dorfles, Electa, Milano, 2011. L. Sansone (a cura di), Gillo Dorfles. Misteriose presenze, Biffi Arte Moderna e Contemporanea, Piacenza, 2011. V. Sgarbi (a cura di), Gillo Dorfles. Una vita per l’arte, catalogo, Promoter Arte, Milano, 2012. Gillo Dorfles. Pittura e filosofia, testi di L. Sansone, L. Cesari, Campanotto Editore, Pasian di Prato (Udine), 2014. L. Sansone (a cura di), Gillo Dorfles – Ieri e oggi, Fondazione Marconi, Milano, 2014. L. Sansone (a cura di), Gillo Dorfles: immagini di un mondo parallelo, Km0, Innsbruck, 2015. A. B. Oliva (a cura di), Gillo Dorfles. Essere nel tempo, Skira, Milano 2015.



Gillo Dorfles: Investigatory Colours and Signs Luigi Sansone Cultivating the art of painting as though it were a private sector of one’s life, an intimate diary in which to find, beyond success, complete personal satisfaction, has led Gillo Dorfles to compose a copious series of works, from the age of twenty to the present time. “Art does not reproduce the visible, but makes visible what isn’t always so”. Paul Klee’s celebrated idea is well suited to the art of Gillo Dorfles; indeed, when we approach his work we immediately notice – as if it were an unexpected characteristic and quality – his ability to involve us in a personal and secret world poised between the visible and the invisible, populated by a search for abstract forms and surreal figures that are born with remarkable creativity and energy from his inner world. The artist himself says: “I paint forms that obsess me, that move me inside”. Dorfles’ pictorial output is multifarious, and it escapes classification based on artistic currents and movements. We identify in his works certain metaphysical, surreal, abstract-concrete elements,1 expressionist ones; however, the uniqueness of his work is above all linked to a perceptive intimism of sensations and intuitions that he discovers and then immerses in reality, which he transforms into investigatory colours and signs that deeply penetrate it: this is Gillo Dorfles’ original unicity. The viewer is surprised by his inventive skill at delineating figures that are more or less amorphous, enigmatic presences that emanate a constant component of spirituality; these creatures typical of his artistic expression stem from an unconscious substratum formed during his adolescence while observing similar drawings that his father enjoyed sketching during breaks from his work as a naval engineer. Ever since he was young, Dorfles, a creator of fantastic images, has always had a passion for drawing: “You might say I’ve been painting my whole life. In secondary school I would doodle in the margins of my textbooks. I use the word doodle, but the truth is I was meticulous about what I did even then. My schoolmates admired them; they were original. I continued to draw until I starting making real paintings when I was around twenty. Tempera, oil. I kept them for myself, waiting for the future”.2 Since the 1930s, Dorfles has embraced a surreal-metaphysical territory and produced on canvas or paper a series of curious robots and cybernauts, creatures with elongated snouts, or that resemble large snails, chrysalides and bats, recluses and moon-men, corrupt angels and cyclops, floggers and jugglers, complex imaginary creatures that take us back to a mysterious, arcane, hermetic inner world.

His hand seems to be that of a painter-cum-medium who uses colour to make contact with bodies that are composed, come together, and are intertwined in complex, eclectic figures, for a personal, fanciful and symbiotic interpretation of reality. Dorfles’ surreal figures, like Kafka’s, symbolize dissimilarity, they are far-removed from canons, the express the malaise of critical man before all that is conventional and conformist. Starting from the 1980s, Dorfles’ works presented a broader use of colour in pleasing combinations of tonalities that are definite and contrasting, that reinforce each other, accentuating their chromatism. A large number of works (paintings, graphic works, ceramics, and mosaics) are dated to this most recent period (2010-2015), works that the artist has made with renewed inspiration and the eager search for colours and signs, such as Vitriol, 2010, Bleu vincente, and Letargo, 2013, Circovoluzione and Protezione, 2015. The composition Vitriol can be considered the high point of Dorfles’ artistic activity, created exactly eighty years after a small Indian ink drawing from 1930, in which Dorfles delineated three biomorphic figures, three entities which emerge from a black background and issue an enigmatic and enveloping vitality, and with their expressions and members seem to want to capture, like antennas in space, the relationship between the force and the tension that regulate life. Vitriol is one and three figures, made up of three concentric forms in which the outer one, a shapeless green-grey, enigmatic and disturbing figure featuring bright penetrating and hypnotic eyes, peers at us and enchants us from afar. At the centre of the figure, in the area painted in red, a colour associated with the philosopher’s stone at its highest degree of perfection, and appearing to be enclosed in sequence from top to bottom, is the famous esoteric motto Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Visit the interior of the earth and rectifying you will find the hidden stone). If we examine the uneven contour that delineates an irregular space painted in yellow, we can see seven large letters written in black (the “V” is the nose and part of the figure’s eyes) forming the word “Vitriol”, the acronym taken from the above-cited Latin motto, which is also the title of this unique work. Moreover, the background from which the mysterious face surfaces is purple, a combination of red (love) and blue (wisdom), the colour of metamorphosis, transition, mystery, magic. In occult symbolism red is the colour of fire and life, blue of the air and the sky; hence, today, like in ancient times, purple represents the transition between life and immortality. Dorfles is very familiar with the impasto colour technique (he began using egg tempera


in 1935), but what characterizes his work is a unique sensitivity to the pyschological meaning of each tonality, a privileged quality that accentuates the pathos of his paintings. In an early article he wrote entitled Goethe. Un grande disegnatore (Goethe. A Great Draughtfsman), Dorfles described and commented on the great writer’s colour theories: “In Farbenlehre (Theory of Colour), the doctrine of colours, Goethe is the first to speak of cold and hot colours; the attraction to this profound sensation of colour on the part of the whole organism and not just the eyes recurs in his work”. Goethe writes that “colour can also be tasted”, “blue will appear to be alkaline, yellow-red acidic”; so Dorfles emphasizes that “this intimate perception of things and nature is one of the fundamental features of Goethe’s way of thinking. […] Goethe understood how the naturalistic observation of things was linked to their artistic essence […] including how hidden in the concept of nature is something more than the merely physical appearance of things; he saw the spirit that brings life to bodies and countries, and he understood that even what might appear to be supernatural and abstract is natural”.3 Prevailing in the painting Bleu vincente is a chromatic simplification on the constrast between just two colours (orange and turquoise), emphasizing the polyform contours of the artist’s creation. In Letargo Dorfles creates three surreal creatures, ones that cannot be defined, and that stem from the hybridization of the human, animal, and plant worlds, palpitating and dynamic in a never-ending process of evolution; their astonished and curious gazes scan the surrounding environment permeated with restful blue, while their elongated spouts sniff the air to discover the fresh and reassuring springtime humours after their long lethargy. In recent years Dorfles has also made numerous terracotta works in Paestum and Albisola Superiore. One such work is Contorsione, 2013, a large-scale polychrome fibreglass sculpture after a glazed and sgraffiato terracotta model. The artist impresses a tactile plastic torsion upon the material and colour, reinforcing it, and he does so with such vital force that it comes to resemble a suggestive figure emanating recondite messages. In the painting Circovoluzione, 2015, the colour is lighter and the sign unfolds seamlessly in elegant swirls that encompass mysterious embryos. In Protezione, 2015, Dorfles does not cease to show his vigour; indeed, he presents us with various forms in expansion, growing, that move around in a green “prebiotic culture”: creatures that have been around for a long time in our artist’s history. In these last two works the dynamicity of the continuous, curvilinear and subtle sign, and of the colour, communicate an immediate effect of vitality that strengthens the aesthetic pleasure of the very beautiful tonalities in their warm and bright contrast. Dorfles’ works is entirely pervaded by a rare ability to involve the viewer in the pleasure of seeking and finding therein that mysterious inner world that each one of us holds within. He proclaims it in plain letters in the painting Vitriol, so intensely inspired as to sum up all his intriguing and inspiring work, which leads us towards the essence

of life, towards conscious and unconscious distant perceptions, with surprising and gratifying curiosity. Notes 1 - Dorfles is a founding member of Movimento Arte Concreta (MAC), together with Gianni Monnet, Bruno Munari and Atanasio Soldati. Furthermore, within the movement itself, besides producing art, he also plays a key role as critic and theoretician. 2 – La vita privata, interview by Lea Vergine with Gillo Dorfles, in Gillo Dorfles. Il pittore clandestino, catalogue, edited by M. Corgnati (Milan, Mazzotta, 2001), pp. 194-195. 3 – G. Dorfles, “Goethe. Un grande disegnatore”, in Le Arti Plastiche X, 12, 16 June 1933, p. 6. About the Artist Gillo Dorfles was born in Trieste in 1910. After the outbreak of the First World War, his family moves to Genoa, where the artist spends his childhood. When the war ends, he returns to Trieste where he studies at the Classical Lyceum. He moves to Milan in 1928 to study medicine, but after three years he decides to complete his university studies in Rome under Cesare Frugoni; he graduates in 1934, specializing in neuropsychiatry. In the 1930s he is active as an art critic and essayist, contributing to La Rassegna d’Italia, Le Arti Plastiche, La Fiera Letteraria, Il Mondo, Domus, Aut Aut, The Studio, The Journal of Aesthetics. He starts painting in the 1930s. In 1948, together with Bruno Munari, Atanasio Soldati, and Gianni Monnet, he founds the Movimento Arte Concreta (MAC), whose aim is to breathe life into a new artistic language, capable of assimilating and superseding the European abstract research in the previous decades. The 1950s mark the beginning of Dorfles’ theoretical and critical activity, which is unquestionably revolutionary with respect to the still-dominant assumptions based on Croce’s ideas. Dorfles is especially interested in the phenomena of mass communication, fashion, design, as well as painting, sculpture, and modern and contemporary architecture. Since the 1960s he has taught aesthetics in several Italian universities (Milan, Trieste, Cagliari), and since the 1980s he has gone back to painting and graphic art, which he had been forced to interrupt owing to his work. His numerous publications include: Discorso tecnico delle arti (1952), Le oscillazioni del gusto (1958), Il divenire delle arti (1959), Ultime tendenze nell’arte d’oggi (1961), Nuovi riti, nuovi miti (1965), L’estetica del mito (1967), Artificio e natura (1968), Kitsch. Antologia del cattivo gusto (1968), Elogio della disarmonia (1986), L’intervallo perduto (1988), Itinerario estetico (2011). In 2010, Gillo Dorfles. Calalogue raisonné, edited by L. Sansone, Edizioni Mazzotta, Milan is published; the volume documents all of Dorfles’ paintings, graphic art, and ceramic work. In 2015 Gli artisti che ho incontrato, edited by L. Sansone, is published by Skira; it is a collection of contemporary art essays published by Dorfles from the early 1930s to 2015. Dorfles has been internationally acknowledged as both an artist and


a critic. In recent years exhibitions dedicated to his work have been held in Milan, (PAC, 2001, Palazzo Reale, 2010, Fondazione Marconi, 2014), Bologna (Circolo Artistico, 2002), Trieste (Museo Revoltella, 2007), Chiasso (Max Museo, 2010), Rovereto (Mart, 2011), Urbino (Casa Raffaello, 2014), Rome (Macro, 2015). Main bibliography Gillo Dorfles, folding of the exhibition, quotes of P. Mondrian, M. Bill, F. Léger, W. Kandinsky, Salto Editore, Milano, 1949. Gillo Dorfles, folding of the exhibition, text of G. Dorfles, Salto Editore, Milano, 1950. L. Caramel (by), MAC – Movimento Arte Concreta 1948-1952, 2 voll., Electa, Milano, 1984. L. Caramel (by), Metamorfosi, Fabbri, Milano, 1988. C. Cerritelli (by ), Gillo Dorfles. Dipinti recenti, Grafis, Bologna, 1991. M. Corgnati (by), Gillo Dorfles. Il pittore clandestino, Mazzotta, Mlano, 2001. Corgnati, (by), Gillo Dorfles 1935-2007, Skira, Milano, 2007. L. Sansone (by), Gillo Dorfles. Catalogue raisonné, Mazzotta, Milano, 2010. L. Sansone (by), Gillo Dorfles, L’avanguardia tradita, Mazzotta, Milano, 2010. L. Sansone, N. Ossanna Cavadini (by), Gillo Dorfles. Movimento Arte Concreta (1948-1958), Mazzotta, Milano, 2010. L. Sansone (by), Gillo Dorfles, Electa, Milano, 2011. L. Sansone (by), Gillo Dorfles. Misteriose presenze, Biffi Arte Moderna e Contemporanea, Piacenza, 2011. V. Sgarbi (by), Gillo Dorfles. Una vita per l’arte, catalog, Promoter Arte, Milano, 2012. Gillo Dorfles. Pittura e filosofia, texts of L. Sansone, L. Cesari, Campanotto Editore, Pasian di Prato (Udine), 2014. L. Sansone (by), Gillo Dorfles – Ieri e oggi, Fondazione Marconi, Milano, 2014. L. Sansone (by), Gillo Dorfles: immagini di un mondo parallelo, Km0, Innsbruck, 2015. A. B. Oliva (by, Gillo Dorfles. Essere nel tempo, Skira, Milano



STUDIO DABBENI CORSO PESTALOZZI 1 CH-6901 LUGANO TEL 091 923 29 80 FAX 091 923 12 11 studio.dabbeni@span.ch www.studiodabbeni.ch

Si ringrazia Thanks to Progetto grafico Graphic design

Luigi Sansone, Matteo Zarbo

OFFICINEBIT.CH

Fotografie Photographs

Matteo Zarbo, Milano

Traduzioni Translations

Sylvia Notini, Bologna

Gillo Dorfles: colori e segni indagatori Dal 14 maggio al 30 luglio 2016





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