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Maggio-Giugno 2010 Euro 2,00
Editore: Pixel - Aut. Trib. Ancona n. 12 del 27/06/2003 • POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L: 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona -
Amianto: quel fuorilegge dentro casa
TURISMO SOCIALE
Paola Michelacci al Convegno AICS: “Cambi la cultura” PROFESSIONI
A voce alta: scopriamo il lavoro del Logopedista INAIL
Che cosa chiede il lavoratore
RUBRICA a cura di Paolo Crepet
Proviamo a conquistare la fiducia dei figli
Arriva la scarpa anticaduta Più sicurezza con il progetto SMILING dell’Inrca
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sommario
EDITORIALE
Anche il clima che cambia può far male 4 ...ma è sempre meglio l’allattamento al seno
MINISTERO DELLA SALUTE
RUBRICA DI PAOLO CREPET
Proviamo a conquistare la fiducia dei figli
SPECIALE
Amianto, quel ‘fuori legge’ duro a morire!
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OPINION LEADER - TURISMO SOCIALE Paola Michelacci: “Il Turismo diventa Cultura”
PROFESSIONISTI DELLA SALUTE
A voce alta... scopriamo la professione del Logopedista Donazione e trapianto 20 Medicina Molecolare, la sfide è nelle Marche
REGIONE MARCHE
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INRCA
Progetto SMILING: ecco la scarpa per non cadere Il metabolismo nella terza età 24 Diamo voce ai distretti sociali 28 A Fano più attenzione per il sociale e la sicurezza
SERVIZI SOCIALI
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PROGETTI
SaniDOC e i professionisti per una solidarietà sociale
RUBRICA LE OPINIONI
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COMUNI A CONFRONTO
A Recanati grande attenzione per il sociale
Grimani Buttari: la qualità al servizio degli anziani
ECONOMIA E SOCIETA’
La banca sul territorio in un mondo che cambia INAIL: cosa chiede il lavoratore
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SINDACATI
L’Operatore Socio Sanitario è una risorsa
SCAFFALE
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PENSIONI
Sconto di tre anni per i lavori usuranti
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RESIDENZE PER ANZIANI
LAVORO
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EDITORE PIXEL REDAZIONE via Valenti, 1 - 60131 Ancona - Tel. 071.2901110 -
www.senzaeta.it - info@senzaeta.it Direttore: Gabriele Costantini. Capo Redattore: Riccardo Milani. Hanno collaborato: Lorenzo Ricci, Francesca D’Amico, Fabio Di Rienzo, Luigi Sfredda, Daniele Gattucci, Lino Rignanese, Julian Burnett, Giulia Zenni, Marco Traini, Paola Sirianni, Gabriele Ferretti. Comitato scientifico SENZAETA’: Direttore prof. Paolo Crepet, prof. Paolo Busilacchi, direttore Scuola Ecografia, radiologo, prof.ssa Marieli Ruini, antropologa, Università La Sapienza, avv. Giovanni Conti, legale, dott.ssa Maria Lucchetti, Inrca, dott.ssa cav. Paola Michelacci, Turismo sociale. Stampa ROTOPRESS Loreto Aut. Trib. Ancona n. 12 del 27/06/2003 • POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003 Conv. in L: 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona Chiuso in redazione 10 aprile 2010
Niente scuole “riservate”. Tutti i bimbi sono speciali
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di Paolo Crepet
accio parte di una generazione che ha avuto l’orgoglio e la felicità di portare a termine una battaglia gloriosa: la chiusura delle scuole speciali per bambini “diversamente abili”, come oggi si usa dire. Ai miei tempi infatti esistevano istituti terribili dove i bambini con gravi o anche lievi handicap venivano “internati”, a volte per la loro intera esistenza. Non era solo uno scandalo italiano: ho visitato in giro per il mondo decine di questi luoghi, ovunque il senso di impotenza e la disperazione negli occhi di migliaia di piccoli innocenti e indifesi. L’idea era semplice e rivoluzionaria: permettere a tutti i bimbi (seguendo il precetto di Maria Montessori: “Ogni bambino possiede un suo proprio talento”) di poter vivere una vita con pari dignità. Quindi chiudere gli istituti e le scuole speciali e permettere a ogni bimbo di frequentare la scuola di tutti, con il giusto e appropriato sostegno. Per legge tutto ciò è diventato legge soltanto pochi anni fa, nonostante le prime esperienze fossero datate già dai primi anni ‘70. Purtroppo però il nostro paese è spesso straordinario nelle intuizioni sociali ma disastroso nella capacità di applicare i principi innovatori. Il risultato oggi è quello di una riforma azzoppata. Un solo esempio: la continuità educativa e di sostegno. Conosco decine di casi di bambini che hanno ottenuto il sostegno, ma esso è cambiato anche 6 o 7 volte in un anno scolastico, ignorando così le difficoltà che deve affrontare un bambino in difficoltà ad avvicinarsi a una maestra e dovendola invece cambiare più e più volte nell’arco di pochi mesi. Stesso discorso sul tema delicatissimo della formazione: chi e come si costruiscono le figure professionali che devono vivere accanto a un bambino in difficoltà (con tutti i problemi correlati di “burn-out”)? Occorrerebbe una nuova forza vitale per dare respiro e nuovo impulso a ciò che trent’anni fa è stato pensato e sperimentato tanto coraggiosamente. La troveremo? Le nuove generazioni di operatori ne hanno coscienza?
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MINISTERO DELLA SALUTE | AMBIENTE
Anche il clima che cambia può far male Approvata la Dichiarazione di Parma
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DI RICCARDO MILANI
i è tenuta a Parma dal 10 al 12 marzo 2010 la V Conferenza Ministeriale “Ambiente e Salute”, che ha visto riuniti i Ministri della Salute e dell’Ambiente dei 53 Stati della Regione Europea OMS per discutere sulla protezione della salute dai rischi ambientali e definire l’agenda europea sulle sfide da combattere negli anni a venire. Dopo Francoforte (1989), Helsinki (1994), Londra (1999) e Budapest (2004), tocca alla città emiliana ospitare la sessione di incontri e al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, e quello dell’Ambiente,
Fissati obiettivi e scadenze per ridurre gli impatti del cambiamento climatico sulla salute e sull’ambiente
Stefania Prestigiacomo, aprire i lavori. “L’Organizzazione Mondiale della Sanità - ha sottolineato il Ministro della Salute Prof. Ferruccio Fazio - evidenzia che il 24% delle malattie e il 23% delle morti nel mondo sono attribuibili ai fattori ambientali. Più del 33% delle malattie nei bambini sotto i 5 anni è dovuto a fattori ambientali. A distanza di più di 20 anni dalla prima Conferenza Ministeriale di Francoforte, molti sono i progressi compiuti e molte sono le sfide che rimangono ancora aperte. Tra i successi che hanno caratterizzato questo importante processo, vorrei sottolineare l’istituzione agli inizi degli anni ‘90, subito dopo la Conferenza di Francoforte, del Centro Europeo OMS “Ambiente e Salute”, la cui sede principale è a Roma. Per quanto riguarda l’Italia, la strategia europea per l’ambiente e salute è stata recepita in gran parte nel?Piano Sanitario Nazionale 2006-2008, che evidenzia come i determinanti?della salute si estendono ben oltre le possibilità di intervento dei servizi sanitari e suggerisce un’ampia
assunzione di responsabilità non solo a livello collettivo ma anche a livello individuale”. In Europa circa il 92% della popolazione che vive in città subisce gli sforamenti dei limiti di PM10 e la mortalità infantile legata alle malattie respiratorie è del 12% arrivando a punte del 25% per adolescenti e malati di asma e allergie. Non va meglio all’interno degli edifici scolastici, dove bambini e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo: tra formaldeide e PM10 si respira aria malsana. Le concentrazioni più alte di PM10 all’interno di edifici scolastici si hanno in Piemonte 185 microgrammi per metri cubi. In Europa circa il 92% della popolazione che vive in città subisce gli sforamenti dei limiti di PM10 e la mortalità infantile legata alle malattie respiratorie è del 12% arrivando a punte del 25% per adolescenti e malati di asma e allergie. Non va meglio all’interno degli edifici scolastici, dove bambini e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo: tra formaldeide e PM10 si respira aria malsana. Le concentrazioni più alte di PM10 all’interno di edifici scolastici si hanno in Piemonte 185 microgrammi per metri cubi. A conclusione della Conferenza, venerdì 12 marzo è stata sottoscritta una Dichiarazione finale, con cui i
Governi si sono impegnati a ridurre, entro i prossimi dieci anni, gli impatti dell’ambiente sulla salute. Verranno realizzati programmi nazionali che offrano pari opportunità a ciascun bambino entro il 2020 di accedere ad acqua e igiene sicure, ad opportunità di attività fisica e di una dieta salubre, ad una migliore qualità dell’aria e ad un ambiente libero da agenti chimici tossici. I Governi si sono ripromessi di far fronte agli effetti avversi dei cambiamenti climatici sulla salute e ridurre le ineguaglianze sociali e di genere nell’esposizione al rischio; si sono poi impegnati a mettere la Sanità al centro dello sviluppo socio-economico, attraverso maggiori investimenti in nuove tecnologie e lavori ecologici. “Abbiamo bisogno di una visione completamente nuova perché la politica sanitaria europea possa affrontare le più grandi sfide sanitarie della nostra regione. Questa Conferenza ha aperto un nuovo interessante capitolo nella modalità con cui i governi europei lavoreranno sui temi di ambiente e salute, spingendo queste questioni così strettamente correlate fra loro sempre più in alto nell’agenda politica” sono state le parole di Zsuzsanna Jakab, direttrice regionale dell’Ufficio OMS per l’Europa.
Il Piano Sanitario Nazionale e l’ambiente l Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 propone alcuni obiettivi da raggiungere su vasta scala in continuità con le Regioni e gli enti locali per contrastare l’incidenza delle malattie correlate all’ambiente. Il Piano focalizza l’attenzione sugli inquinanti chimici e gli altri inquinanti potenzialmente nocivi per la salute dei bambini, responsabili di importanti malattie nell’infanzia: malattie respiratorie, asma, allergie, i disturbi dello sviluppo neurologico, il cancro in età pediatrica, alterazioni del sistema endocrino. Anche il Piano Nazionale della Prevenzione non si limita soltanto a promuovere azioni in ambiti specificamente sanitari, ma intervenire anche in altri settori: ambientali, sociali ed economici della salute, in particolare su quelli che maggiormente influenzano i comportamenti individuali e la qualità degli ambienti di vita.
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... ma è sempre meglio l’allattamento al seno...
MINISTERO DELLA SALUTE | ALLATTAMENTO
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a diffusione e la continuità della pratica dell’allattamento al seno hanno subito una riduzione in molte zone del mondo per una serie di motivi sociali, economici e culturali. I benefici relativi a questa pratica naturale sono conosciuti, studiati e supportati da evidenze molto solide. Questi benefici sono già numerosi ma, molti altri probabilmente, rimangono inesplorati. L’allattamento al seno esclusivo non è tanto il “metodo ideale” bensì “la norma e il modello di riferimento rispetto al quale tutti i metodi alternativi di alimentazione devono essere misurati in termini di crescita, salute, sviluppo, e qualsiasi altro esito a breve o lungo termine” evidenzia il Ministero della Salute. Per quanto involontariamente, i servizi sanitari hanno contribuito a tale declino, trascurando l’assistenza e il sostegno alle madri o introducendo metodi e procedure che ostacolano il normale approccio e l’adozione dell’allattamento al seno. Ne sono esempi la separazione del neonato dalla madre al momento della nascita, la somministrazione di soluzione glucosata con biberon e tettarella prima che inizi la secrezione lattea e l’usanza di incoraggiare l’impiego di surrogati del latte materno. L’OMS, l’Unicef e il Ministero della Salute ritengono che le pratiche di assistenza sanitaria si rivelino uno dei mezzi più promettenti per aumentare la diffusione e la durata dell’allattamento al seno. Il Progetto Obiettivo Materno Infantile (POMI) pone specifici obiettivi relativi alla promozione dell’allattamento materno: “l’incremento, nel corso del triennio, della percentuale di
L’allattamento al seno è il mezzo naturale e insostituibile, donatoci dalla natura (o da Dio), per assicurare ai bambini tutto quello di cui hanno bisogno per nutrirsi, per potersi difendere e per crescere nel modo appropriato
allattamento precoce al seno e la verifica di iniziative di promozione della pratica dell’allattamento al seno oltre il 3° mese attraverso il potenziamento dei corsi pre parto e di assistenza post-nascita, la qualificazione del personale e l’attivazione di percorsi facilitanti il contatto madre-bambino”. Altro obiettivo del POMI prevede di favorire l’avvicinamento contatto puerpera-neonato (anche patologico) attraverso azioni di collegamento funzionale-strutturale tra area ostetrico-ginecologica e area pediatrico-neonatologica e azioni di adeguamento strutturale. “Il gap tra l’evidenza e la pratica è grande - ci confermano dal Ministero - la disseminazione passiva dei risultati della ricerca non è stata in grado di modificare le linee di condotta e le pratiche cliniche, la comunicazione tra clinici ed epidemiologi rimane difficile e talora conflittuale e le linee guida e le rac-
comandazioni hanno ancora un impatto debole. Occorre quindi un grande sforzo collettivo perché la pratica clinica rispecchi in maniera appropriata e tempestiva quanto raccomandato dalle prove di efficacia al fine di assicurare il massimo grado di
appropriatezza degli interventi secondo quanto raccomandato dal Progetto Obiettivo Materno Infantile cui fanno riferimento i Livelli Essenziali di Assistenza dell’ultimo Piano Sanitario Nazionale”. di r.m.
DIECI PASSI PER IL SUCCESSO DELL’ALLATTAMENTO AL SENO 1. Definire un protocollo scritto per l’allattamento al seno da far conoscere a tutto il personale sanitario 2. Preparare tutto il personale sanitario per attuare compiutamente questo protocollo 3. Informare tutte le donne in gravidanza dei vantaggi e dei metodi di realizzazione dell’allattamento al seno 4. Aiutare le madri perché comincino ad allattare al seno già mezz’ora dopo il parto 5. Mostrare alle madri come allattare e come mantenere la secrezione lattea anche nel caso in cui vengano separate dai neonati 6. Non somministrare ai neonati alimenti o liquidi diversi dal latte materno, tranne che su precisa prescrizione medica 7. Sistemare il neonato nella stessa stanza della madre (rooming-in), in modo che trascorrano insieme ventiquattr’ore su ventiquattro durante la permanenza in ospedale 8. Incoraggiare l’allattamento al seno a richiesta tutte le volte che il neonato sollecita nutrimento 9. Non dare tettarelle artificiali o succhiotti ai neonati durante il periodo dell’allattamento 10. Favorire la creazione di gruppi di sostegno alla pratica dell’allattamento al seno, in modo che le madri vi si possano rivolgere dopo essere state dimesse dall’ospedale o dalla clinica
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RUBRICA | SCUOLA PER GENITORI i chiamo Sonia e le scrivo da Brescia, ho 36 anni e ho due figli un maschietto di 3 anni e una ragazzina che compie 12 anni a luglio. Le mie difficoltà cominciano ora con Valentina che cresce e la mia paura più grande è quella che nel crescere si chiuda. Ho una paura folle, perchè comincia a nascondermi le cose, forse è normale, e io per la paura di nascosto le leggo il telefonino. So che è sbagliato, ma da ciò capisco se le piace un ragazzino, le sue amicizie ecc. non voglio che si chiuda in se stessa. Non pretendo che mi dica tutti i suoi segreti, ma che sia un po’ di più aperta. Come posso fare per aiutarla in questo passaggio all'adolescenza?
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ara Sonia, sono sempre stato contro le “spiate” da parte dei genitori nelle vite dei figli adolescenti, per due buone ragioni: la prima è che, se per caso, lei venisse scoperta perderebbe in un attimo ogni rapporto fiduciario con sua figlia; il secondo è che così facendo dimostra di non fidarsi di lei, il che significa che non la sta aiutando in un modo fondamentale, ovvero la crescita della sua autostima. Forse il problema è che nemmeno lei, cara Sonia, si fida troppo di se stessa e di conseguenza fa fatica a fidarsi di sua figlia. Le faccio un esempio: lei dice che così
Paolo Crepet intervistato dalla giornalista Francesca Senette
PAOLO CREPET
Proviamo a conquistare la fiducia dei figli facendo potrebbe venire a sapere se le piace un ragazzino, e allora? Una volta che lo è venuto a sapere che se ne fa di questa semplice notizia? Nulla. Ciò che lei deve sapere è se sua figlia è serena oppure no, e questo non lo si scopre in un telefonino o in un diario segreto. Impari a crescere con sua figlia e a non avere paura della sua maturazione. Provi a ragionare anche in termini futuri. Come si comporterà lei quando sua figlia entrerà davvero nell’adolescenza? Se non prepara il terreno della fiducia adesso, quando mai lo riuscirà a fare? Lo so che lei mi risponderebbe: “E’ stata mia figlia a tradire la mia fiducia
Inizia da questo numero la rubrica del prof. Paolo Crepet che per la rivista Senzaetà affronterà il tema delicato del cambiamento della società, della famiglia e dei complicati rapporti genitori-figli, con le devianze che ne seguono.
Per scrivere al prof. Crepet e alla sua Scuola per Genitori: scuolagenitori@vi.artigianinet.com crepet.paolo@gmail.com www.scuolagenitori.it www.impresafamiglia.it
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nascondendomi qualcosa”. Ma è tipico dei figli cercare di ritrarre un pezzo di spazio per sé e noi genitori dobbiamo capirlo. E poi: la fiducia è un atto di coraggio, non si può pretendere di darla soltanto quando abbiamo tutte le garanzie che esse siano ben riposte. Ho l’impressione, cara signora, che lei si aspetti da sua figlia un comportamento apertamente maturo e consapevole, invece l’età ancora non ce l’ha, quindi deve saper aspettare: esattamente come sua figlia deve
sichiatra e sociologo è nato a Torino nel 1951, ha collaborato e collabora con numerose istituzioni pubbliche tra le quali il Censis e l’Organizzazione Mondiale della Sanità Regione Europea. E’ stato Membro dell’Unità Operativa del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Trieste nell’ambito della ricerca “Salute mentale e stress” e Consulente Associato al King’s College di Londra. Dal 1992 al 1995 è stato Consulente dell’Osservatorio Nazionale per lo studio delle tossicodipendenze in ambiente carcerario del Ministero di Grazia e Giustizia. E’ stato professore di “Psichiatrica Sociale II” presso l’Istituto di Psichiatria e Psicologia Medica a Napoli.
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imparare a diventare adulta. Oggi siamo tutti frettolosi, abbiamo l’idea che vivere significhi bruciare le tappe, mentre il bello è fare in modo che tutto accada con dolcezza.
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PILLOLE | C’è anche il dolore cronico nuova tecnica al S. Giovanni di Roma i chiama ‘neurostimolazione midollare con posizionamento di elettrocateteri midollari a piattina per via percutanea’ la nuova tecnica contro il dolore cronico disponibile all’ospedale San Giovanni Addolorata di Roma. Il nosocomio è il primo e unico in Italia a eseguire questo intervento. Il posizionamento di elettrocateteri midollari a piattina per via percutanea riduce l’aggressività e la
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traumaticità dell’impianto, permette una maggiore direzionabilità dell’elettrodo, offre la possibilità di introdurre più elettrodi nella stessa sezione e, dato non secondario, non necessita per il suo impianto della presenza del neurochirurgo durante l’intervento. Questa nuova tecnica sostituisce quella molto più invasiva che prevede nel corso dell’intervento il posizionamento di elettrodi a piattina per via chirurgica per poi collegarli a una specie di ‘pace-maker nervoso’ che modula i segnali dolorosi. Le patologie trattate sono le artrosi, la lombalgia, le protrusioni o ernie discali, la sindrome postlaminectomia, i crolli vertebrali, la stenosi del canale vertebrale, il dolore neoplastico, le vascuolopatie periferiche, le cefalee-emicranie, la nevralgia trigeminale e posterpetica, le neuropatie periferiche, la distrofia simpatico riflessa e causalgia.
Ma che segreto hanno quei farmaci biosimilari? un online nuovo sito web che svela i segreti dei farmaci biosimilari. L'esigenza di realizzare il sito emerge dal dibattito in corso fra medici, ricercatori, autorità regolatorie e produttori sul tema del rapporto fra farmaci biotecnologici coperti da brevetto, e farmaci biosimilari. In questo dibattito le criticità nascono in particolare dalla valutazione del periodo brevettuale dei farmaci biotecnologici, dalla definizione dei biosimilari e dalla loro approvazione, dalle ricerche cliniche per il monitoraggio di farmaci biotecnologici e biosimilari, dalla valutazione dei rischi. Uno dei maggiori dibattiti riguardano le forti economie per i budget sanitari che i farmaci biosimilari possono consentire. Il sito www.biosimilari.eu vuole
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rappresentare una fonte autorevole e un punto di discussione senza condizionamenti, con un particolare riferimento alla ricerca di base e clinica e alle attività regolatorie delle agenzie europea e nazionali. L’obiettivo è quello di suscitare un dibattito equilibrato e scientificamente sostenuto sul tema dei farmaci biosimilari, fornendo informazioni complete e aggiornate a cittadini, medici e pubblici amministratori.
Una malattia molto femminile: lo shopping compulsivo risaputo che il binomio shopping-donne è uno dei più evidenti agli occhi di chi osserva con acume i comportamenti della vita quotidiana. Ma coloro che pensano che si tratti soltanto di un fatto di vanità tipicamente femminile, magari improntato ad una certa leggerezza, si sbaglia. Ci sarebbero infatti motivi profondi in grado di spiegare la propensione delle donne per lo shopping. Come per molte altre questioni bisogna tirare in ballo la genetica. E’ quanto hanno spiegato gli studiosi della School of Public Health dell’Università del Michigan. In particolare tutto sarebbe spiegabile considerando l’evoluzione e i caratteri comportamentali che essa ha determinato negli uomini e nelle donne nel corso del tempo. Gli uomini avevano il compito di cacciare gli animali, per assicurare nel minor tempo possibile un adeguato nutrimento per i figli. Le donne invece, che si occupavano della raccolta, dovevano per forza di cose trascorrere più tempo a cercare di capire quale terreno fosse
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più adatto per trovare le risorse necessarie. Il risultato è che gli uomini fin dai tempi più antichi non hanno tempo di indugiare, mentre le donne si attardano a guardare, a valutare e a scegliere. Proprio tutto ciò che oggi le donne fanno quando entrano in un negozio. La caccia e la raccolta sono stati sostituiti dai moderni negozi, che comunque inducono a mettere in atto comportamenti specifici. Questi ultimi sono riconducibili a questioni evoluzionistiche, che fanno in modo che l’uomo veda il momento dell’acquisto come un elemento da sfruttare per il raggiungimento di obiettivo specifico. Per le donne acquistare significa invece analizzare per andare oltre la semplice apparenza.
L’obesità infantile inizia a tre mesi na nuova e preoccupante ricerca dovrebbe mettere in guardia i genitori dal momento che, secondo i risultati di uno studio americano, la tendenza al grasso superfluo inizierebbe già a partire dai tre mesi di età in poi. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Clinical Pediatrics, ha osservato nella maggior parte di un gruppo di 111 bambini in sovrappeso con più di 5 anni di età, che la tendenza al grasso in eccesso aveva iniziato ad affermarsi al compimento dei tre mesi. Questi bambini hanno successivamente evidenziato un indice di massa corporea, vale a dire il rapporto tra altezza e peso, superiore di 1 punto rispetto alla norma per ogni anno di età in più. Come
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contenuto nel rapporto, in media la progressione verso l’obesità è iniziata quando i bimbi avevano tre mesi, poi più del 50% di loro è diventato decisamente sovrappeso a 2 anni ed il 90% entro i 5 anni.
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Amianto... quel ‘fuori legge’ duro a morire! FOCUS | AMIANTO
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amianto è un buon esempio di come le ragioni economiche e la salute non vadano necessariamente di pari passo. Questo minerale, infatti, vantava eccezionali caratteristiche fisiche a cominciare dalla refrattarietà al fuoco e, soprattutto, un basso costo. E’ per questo che nel volgere di non molto tempo lo si è ritrovato un po’ dappertutto. Nell’edilizia, senz’altro, ma anche in applicazioni insospettabili. Per esempio, nei supporti sui quali sono avvolte le serpentine degli asciugacapelli, o persino nei sigari pregiati. Peccato che però fosse pericolosissimo e a più livelli.In natura l’amianto è un materiale molto comune. La sua resistenza al calore e la sua struttura fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute ha portato a vietarne l’uso in molti Paesi. Le polveri di amianto, respirate, provocano infatti l’asbestosi, nonché tumori della pleura, il mesotelioma pleurico e dei bronchi, e il carcinoma polmo-
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Che cos’è l’amianto
nare. Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di fibre di amianto nell’aria non sia pericolosa: teoricamente l’inalazione anche di una sola fibra
n minerale, anzi un gruppo di minerali fibrosi, non combustibili (asbesto deriva dal greco e significa inestinguibile) composti da silicato di calcio e magnesio. Si distinguono due gruppi principali di sostanze: l’amianto anfibolo e l’amianto serpentino. La distinzione è abbastanza importante perché l’anfibolo presenta fibre fragili, che si spezzano facilmente ma possono essere intessute (le famose coperte antincendio, per esempio); il serpentino, invece, ha fibre più lunghe e più resistenti. La famiglia del serpentino è rappresentata dal crisotilo, mentre dell’anfibolo fanno parte antofillite, actinolite, amosite, crocidolite, tremolite.
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può causare il mesotelioma e altre patologie mortali, tuttavia un’esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta esponenzialmente le probabilità di contrarle. L’amianto è stato utilizzato fino agli anni ottanta per produrre la miscela cemento-amianto (il cui nome commerciale era Eternit) per la coibentazione di edifici, tetti, navi, treni; come materiale per l’edilizia, nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto, ma anche per la fabbricazione di corde, plastica e cartoni. L’amianto in Italia L’impiego dell’amianto è fuori legge in Italia dal 1992. La legge n. 257 del 1992, oltre a stabilire
termini e procedure per la dismissione delle attività per l’estrazione e la lavorazione
Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano. Il guaio per la nostra salute è quando si disperdono nell’aria particelle che possono essere respirate
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FOCUS | AMIANTO dell’asbesto, è stata la prima ad occuparsi anche dei lavoratori esposti all’amianto. All’art. 13 essa ha introdotto diversi benefici consistenti sostanzialmente in una rivalutazione contributiva del 50% ai fini pensionistici dei periodi lavorativi comportanti un’esposizione al minerale nocivo. In particolare, tale beneficio è stato previsto: per i lavoratori di cave e miniere di amianto, a prescindere dalla durata dell’esposizione (comma 6); per i lavoratori che abbiano contratto una malattia professionale asbesto-correlata in riferimento al periodo di comprovata esposizione (comma 7); per tutti i lavoratori che siano stati esposti per un periodo superiore ai 10 anni (comma 8). Nel 1995 venne stabilita una procedura amministrativa che vedeva coinvolto l’INAIL per l’accertamento dei presupposti di legge per il riconoscimento dei benefici previdenziali. In particolare, l’INAIL
L’impiego dell’amianto è vietato in Italia dal 1992. La legge, oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione è stata la prima ad occuparsi anche dei lavoratori esposti all’amianto procedeva all’accertamento dei rischi presso lo stabilimento del datore di lavoro tramite la cosiddetta CONTARP (Consulenza Tecnica di Accertamento dei Rischi Professionali); sulla base della mappa del rischio così predisposta e dei curricula professio-
nali dei lavoratori, venivano quindi rilasciati agli stessi gli attestati dell’eventuale periodo di avvenuta esposizione all’amianto. I numeri Italia, l’esposizione In all’amianto è causa di morte per circa mille persone all’anno. Infatti, nel periodo 1988/97 sono stati rilevati 9.094 decessi (5.942 uomini e 3.152 donne) per tumore maligno della pleura. Questo è il dato emerso dal rapporto ISTISAN “La mortalità per tumore maligno della pleura nei Comuni italiani (1988-1997)” dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Secondo la ricerca dell’ISS, nel corso degli anni ‘90 in tutta Europa è stato documentato un aumento significativo della
mortalità per tumore della pleura in relazione soprattutto con la diffusione dell’amianto avvenuta negli anni ‘50 e ‘60. Nello stesso periodo, anche nel nostro paese, il rapporto ISTISAN ha riscontrato un incremento complessivo di casi di mortalità per mesotelioma pleurico. Il dato è stato registrato in misura maggiore nelle aree, segnalate negli studi precedenti, dove già era stato ampiamente accertato un nesso tra casi di tumore della pleura e presenza delle principali fonti di esposizione all’amianto (soprattutto di tipo professionale). Ma è stato raccolto per la prima volta anche in comuni nuovi, per alcuni dei quali si può ipotizzare la presenza di amianto nei cicli produttivi e nell’ambiente.
Numeri allarmanti: se ne occupa la Commissione Europea
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econdo la rivista scientifica The Lancet in Europa nei primi 30 anni del XXI secolo ammonterebbero a oltre 500.000 le morti per amianto. Eppure non sono bastate queste cifre, terrificanti, per convincere la Commissione europea ad imporre un divieto totale e definitivo sull’utilizzo dell’amianto, la cui pericolosità è legata a una serie di minerali letali per l’essere umano. Queste sostanze finiscono in decine e decine di oggetti o strutture con le quali ogni giorno veniamo a contatto. Dai freni a disco ai tostapane, dai materiali da costruzione navale agli edifici privati e pubblici (come le scuole). La nocività dell’amianto è stata accertata dal 1906, ma ci sono voluti decenni per convincere alcuni governi a metterlo al bando. E la strada è ancora tutta in salita. A Bruxelles si doveva decidere per una regolamentazione sull’utilizzo di alcune sostanze chimiche sul mercato europeo (tra cui le fibre di amianto). Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi si sono pronunciati per un’immediata decisione in merito, ma la maggior parte dei rappresentanti degli Stati membri ha votato a favore di una deroga (rifacendosi a una decisione presa nel 2007 da un gruppo di lavoro della Direzione Generale Imprese della Commissione europea per prolungare, appunto, la derogazione sull’amianto). In sostanza: un nulla di fatto che lascia invariata la situazione e fa slittare le decisioni ad un momento ancora da definire. “La deroga proposta dalla Commissione europea deve passare il vaglio del Parlamento Ue, che ha tempo sei mesi per pronunciarsi” spiega Laurent Vogel, direttore del dipartimento Salute e sicurezza dell’Istituto sindacale europeo. “Di mezzo però ci sono le elezioni europee di giugno. E il rischio è quello di vedere i dibattiti prolungarsi in eterno. Se la deroga dovesse essere concessa, gli Stati membri chiederanno di fare di nuovo il punto
della situazione nel 2012”. E visti i tempi della burocrazia europea, “rischiano di pronunciarsi in maniera definitiva non prima del 2015”. Dal dopoguerra al 1992, anno in cui l’Italia ha deciso di vietare l’amianto, circa 3,7 milioni di tonnellate sono entrate nella composizione di oltre 3.000 prodotti diffusi nel nostro paese. L’effetto è quello di una bomba ad orologeria. Secondo gli pneumologi italiani, ogni anno, nel nostro Paese, 3.000 persone sono uccise da asbestosi (malattia polmonare cronica conseguente all’inalazione di fibre di amianto o asbesto): 1.000 per mesotelioma, 1.500 per tumore polmonare, gli altri per tumori rintracciati in altri parti del corpo. Nonostante questi dati, il lavoro da fare sulla via delle restrizioni all’utilizzo dell’amianto sembra ancora in una pericolosa fase di stallo.
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FOCUS | AMIANTO
La Regione Marche e il Piano Amianto L
a tutela della salute dei cittadini e la protezione dell’ambiente rappresentano un impegno prioritario della Regione Marche, un impegno al quale si dedica da sempre tutta l’attenzione necessaria. Per questo, nei programmi del servizio sanitario regionale, è stata data particolare rilevanza alla bonifica degli ambienti di vita e di lavoro nei quali è presente l’amianto, la cui pericolosità per la salute è accertata da tempo.
Obiettivi del Piano: 1. Formazione del personale. 2. Censimento delle situazioni di presenza e/o esposizione all’amianto. 3. Archivio delle situazioni a rischio. 4. Sorveglianza a regime.
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Più attenzione sui luoghi del lavoro
C’ Il Piano Regionale Amianto, approvato dalla Giunta Regione Marche con deliberazione n. 3496 in data 30/12/1997, rappresenta un atto di indirizzo in materia, che sintetizza linee tecniche e procedure per le operazioni edilizie di ristrutturazione, manutenzione e demolizione in presenza di manufatti contenenti amianto. Il Piano prescrive anche gli indirizzi per la particolare rimozione e l’idoneo smaltimento dei rifiuti in discarica di adeguata categoria. Allo stesso modo individua le
strutture di controllo territoriale e quelle a valenza regionale e viene ad operare nella realtà marchigiana, caratterizzata fondamentalmente da presenza di amianto in manufatti esistenti, realizzati in epoca antecedente alla Legge 27/03/1992, n. 257, in rifiuti da smaltire progressivamente, a seguito delle attività di decontaminazione e bonifica, realizzate o da realizzare. In conseguenza, le maggiori implicazioni di rischio, per i lavoratori esposti, si presentano per gli addetti alle decoibentazioni e rimozioni di MCA, per gli addetti alle attività di raccolta, trasporto e movimentazione dei rifiuti contenenti amianto, per gli addetti alle manutenzioni. Per la popolazione dei non esposti e per l’ambiente, in generale, il rischio è legato soprattutto alle operazioni, non correttamente eseguite, di decoibentazione, di smaltimento rifiuti e di bonifica dei siti dismessi. Il Piano prevede azioni volte al raggiungimento della conoscenza complessiva del rischio amianto, fornisce una guida di riferimento per gli interventi di rimozione dei manufatti che lo contengono e promuove la formazione dei soggetti coinvolti nelle molteplici fasi: dal controllo delle
è una notizia degna di nota, che risale al giovedi precedente alla Pasqua (1 aprile), il giorno del cosiddetto “infortunio sul Lavoro” che ha portato alla bocciatura del testo del disegno di legge presentato dal Governo da parte del Presidente della Repubblica: e cioè quella bozza contiene troppi errori e dimenticanze. Un testo che tralascia dettagli ma anche cose molto importanti, perciò da rivedere e da completare. Una di queste dimenticanze, riguarda proprio, guarda un po’, l’amianto! Oltre l’arbitrato di per sé, su cui poi si cimenteranno anche i sindacati, infatti le perplessità del Quirinale sono relative all’art. 20 sugli infortuni sul lavoro. Il ddl sembra disconoscere il rischio di esposizione all’amianto negli ambienti di lavoro, ad esempio (fa riferimento proprio la Presidenza) a bordo delle navi della Marina. A parte la triste “scoperta” (ma c’è una legge fin dal 1955) che sulle navi militari di amianto ce n’è anche troppo, non riconoscere il rischio per legge rende impossibile ottenere risarcimenti per la prolungata esposizione e non aiuta certo poi a individuare eventuali responsabili in via amministrativa. La legge sul lavoro invece dovrebbe assolutamente sancire il dirittodovere alla prevenzione. Speriamo che l’amianto venga riconosciuto pericoloso, come lo è davvero, una volta per tutte senza ulteriori… pesci d’aprile. Julian Burnett
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FOCUS | AMIANTO condizioni di salubrità ambientale e di sicurezza del lavoro, in cui esista ancora il rischio, alle fasi finali di smaltimento dei rifiuti e di bonifica delle aree ed alla sorveglianza sanitaria ed epidemiologica degli esposti al rischio amianto. La Regione Marche ha promosso una campagna di informazione e sensibilizzazione, con l’intento di presentare la problematica riguardante l’amianto ed i possibili rischi, che possono derivare per la salute alla popolazione esposta, e di evitare ingiustificati allarmismi. www.marcheinsalute.it
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Nelle Marche ecco gli ‘aventi diritto’
a storia dell’utilizzazione dell’amianto nel mondo ha ormai più di 100 anni, per la maggior parte del secolo scorso l’Italia è stato il secondo Paese in Europa, per produzione di amianto, con un picco nel 1976 di 165.000 tonnellate (dato ISPESL Re.Na.M.). Nel recente passato notevoli erano anche le importazioni per il fatto di avere una fiorente industria manifatturiera dell’amianto, con presenza anche nella nostra regione. Dati relativi all’utilizzo dell’amianto nel nostro Paese del 1988, indicano che un forte utilizzo, e quindi una forte estensione di esposti ad amianto, si è avuta nei settori della cantieristica navale, nell’industria del cemento-amianto e nella metalmeccanica, nei rotabili ferroviari e nell’edilizia (coibentazione a spruzzo). A fronte di tutto ciò appare chiaro che l’ordine di grandezza degli ex esposti anche nelle Marche è importante avendo come riferimento la definizione di lavoratore ex esposto condivisa dai criteri definiti dal Consensus Report di Helsinki (2000): - esposizione cumulativa a fibre di asbesto superiore a 25 fibre/ml x anno; - almeno dieci anni di latenza; - fumatori attuali o ex (consumo di almeno 20 pacchetti/anni); - età superiore a 50 anni; - presenza di anomalie radiologiche o della funzione respiratoria; - esposizione ad altri cancerogeni professionali.
Gli effetti nocivi per la salute manufatti in amianto non sono pericolosi per il semplice fatto di contenere amianto, ma soltanto quando siano in grado di rilasciare, nell’ambiente circostante, fibre aerodisperse che possano essere respirate. L’AMIANTO COMPATTO, non deteriorato, si presenta come materiale duro e le sue fibre sono fortemente legate tra loro: non deve essere sbriciolato o ridotto in polvere con attrezzi meccanici, come dischi abrasivi, trapani, frese, martelli, ecc. L’AMIANTO FRIABILE è un materiale facilmente sbriciolabile o riducibile in polvere, con la semplice pressione delle dita o con un lieve strofinio. I materiali friabili possono facilmente liberare fibre di amianto, per la scarsa coesione interna, se sottoposti a sollecitazioni meccaniche esterne (pressione manuale, urti, correnti d’aria, infiltrazioni d’acqua, vibrazioni, ecc.) e nel corso di interventi di manutenzione. Dalla frammentazione del materiale contenente amianto si liberano le fibre, estremamente sottili e resistenti, che mantengono le loro proprietà chimico-fisiche, con conseguente pericolosità per l’uomo. Il diametro sempre minore delle fibre libere di amianto permette una lunga permanenza in sospensione nell’aria ed una maggiore disponibilità ad essere inalate attraverso la respirazione. Le polveri e fibre di amianto inalate determinano danni gravi, spesso irreversibili, principalmente a carico delle vie respiratorie, nelle quali si possono depo-
sitare in modo variabile, secondo il tempo di esposizione, il comportamento aerodinamico e la respirabilità: asbestosi, placche e versamenti pleurici, cancro polmonare, mesotelioma pleurico o peritoneale. L’organismo reagisce alla penetrazione delle fibre attivando i meccanismi di difesa del sistema respiratorio, a livello di trachea, bronchi e polmoni. La patogenicità dell’amianto è comunque legata alle seguenti caratteristiche: • forma fibrosa, • composizione chimica, • biopersistenza (permanenza nel tessuto biologico). Soltanto le fibre che si depositano nel polmone profondo inducono la reazione fibrotica polmonare. Le fibre inalate cronicamente si accumulano nel tempo, accrescendo così il rischio di danni per l’organismo (soprattutto gli anfiboli). La malattia correlata all’amianto si manifesta anche dopo molti anni dall’esposizione alle sue fibre (dai 10 ai 40 anni). L’abitudine al fumo di sigaretta ha effetto sinergico per l’insorgenza tumorale polmonare.
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FOCUS | AMIANTO
Dalla tosse al mesotelioma L’
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La prevenzione delle patologie professionali: il ruolo Asur organo che viene colpito maggiormente dalle patologie da amianto è il polmone; l’inalazione di fibre di amianto microscopiche, con lunghezza e diametro dell’ordine dei millesimi di millimetro (micron) può indurre, con differenti periodi di latenza, patologie sia non-tumorali che tumorali. La gravità delle patologie da amianto non-tumorali dipende prevalentemente dalla quantità totale di fibre che è stata respirata in relazione alla durata e alla intensità della esposizione; la gravità di queste malattie è più alta quando si associano altri fattori di per sé in grado di danneggiare la funzionalità respiratoria, ad esempio il fumo di tabacco. Le fibre di amianto giunte nel polmone tendono a depositarvisi e a permanervi per molti anni anche per tutta la vita manifestando la loro presenza a distanza di molti anni dalla loro inalazione. Le malattie più note e diffuse (non tumorali) sono l’asbestosi polmonare che si può manifestare con una tosse
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secca a cui si aggiunge “fame d’aria” anche per sforzi modesti, ma può essere anche asintomatica specie nelle fasi iniziali. Anche la pleura può essere raggiunta da fibre che possono determinare versamenti pleurici transitori benigni o ispessimenti fibrosi, le “placche pleuriche”. La più tipica e temibile patologia (tumorale) da amianto è il mesotelioma, che nella maggior parte insorge a carico della pleura, può avere un tempo di latenza (cioè il tempo che intercorre dalla prima esposizione alla manifestazione della malattia) di molti anni anche decenni. Il fumo di tabacco non ha alcuna influenza sul rischio di mesotelioma.
L’amianto induce anche tumori polmonari, di tipo non diverso da quelli indotti da altri agenti cancerogeni; i più frequenti sono gli adenocarcinomi del polmone. Il fumo di tabacco moltiplica il rischio di tumore polmonare determinato dalla sola esposizione ad amianto. Non esiste una terapia specifica per l'asbestosi e non è possibile pertanto una guarigione delle lesioni polmonari: la terapia è essenzialmente mirata a ostacolare le complicanze infettive e a migliorare, nei limiti del possibile, le capacità respiratorie. Il decorso dei mesoteliomi è quasi sempre molto rapido, accompagnato da un progressivo deterioramento delle condizioni generali. Sono possibili diffusioni del tumore ad altre sedi (metastasi) per il passaggio delle cellule tumorali nel circolo ematico o linfatico. E’ molto importante, specie per i tumori polmonari, che la diagnosi sia precoce. Dott.ssa Angela Ruschioni
Responsabile Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro
L’INAIL e i benefici per i lavoratori esposti ad amianto
problemi relativi all’amianto investono particolarmente i lavoratori. Abbiamo parlato con chi di lavoro se ne intende: il direttore regionale Inail, Bruno Adinolfi. “Precisiamo che l’Inail è un ente assicuratore, non si occupa della bonifica dei siti con presenza di amianto. Certifichiamo l’avvenuta esposizione al pericolo e le conseguenze da ciò provocate, corrispondendo i benefici previdenziali del caso. A questo proposito, come sancito sia dalla legge 257/92 che dal decreto ministeriale del 27/10/2004, ricordiamo che i beneficiari possono essere lavoratori assicurati o meno con l’Inail, che abbiano svolto la loro attività per almeno 10 anni in ambienti con presenza di amianto in concentrazione superiore a 100 fibre/litro, sulla durata oraria giornaliera prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro”. “Dunque precisa Adinolfi - ai fini del riconoscimento vale una esposizione precisamente quantificabile come previsto dalla legge, non una esposizione generica. L’accertamento dell’esposizione viene svolto dalle consulenze tecniche accertamento
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rischi e prevenzioni regionali dell’Inail, mentre le certificazioni vengono emesse dalle sedi Inail nel cui territorio sono situati stabilimenti dove il richiedente ha svolto attività lavorativa. Com’è ovvio le citate normative non sono più a fini prevenzionali (ndr. l’amianto non può più essere utilizzato dal 1992) ma a fini previdenziali e pensionistici, quindi riguardanti certificazioni, pagamenti, indennizzi e attività di sostegno. Da ciò consegue anche che i beneficiari sono coloro che hanno lavorato esponendosi a tali fonti di rischio. Quindi il nostro ente non ha più vere e proprie finalità prevenzionali, salvo che per le ditte autorizzate alla bonifica. Per le malattie professionali operiamo con enti e associazioni pubbliche e private nella prevenzione delle patologie da lavoro regionali. L’Inail ha la gestione diretta ed esclusiva delle denunce di malattia professionale, con il conseguente trattamento economico, sanitario e addirittura riabilitativo. Insomma siamo presenti e attivi nel sostegno ai lavoratori a 360°”. di Lorenzo Ricci
ASUR è molto attenta e sensibile alla tematica specifica ed impegna notevoli risorse nel campo della prevenzione dalle patologie da amianto. Il Servizio Prevenzione e Sicurezza negli ambienti di lavoro ASUR, valuta con attenzione tutti i Piani di bonifica che devono essere notificati con un preavviso di trenta giorni ed emette prescrizioni operative, qualora necessarie, oltre a effettuare controlli ed ispezioni nei cantieri di lavoro. Annualmente pervengono alla ZT 7 circa 200 piani di bonifica. Una particolare attenzione viene poi posta nei confronti delle malattie professionali da amianto denunciate all’Inail, in special modo nei confronti dei tumori; in questo caso vengono attivate inchieste di polizia giudiziaria per valutare eventuali responsabilità penali collegate ad omissione e violazione della normativa sulla igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro tali da poter aver determinato la malattia. Un progetto speciale è dedicato agli “ex esposti” all’amianto cioè a chi in passato è stato esposto all’amianto: informa sui rischi collegati all’esposizione al fine di controlli specifici all’Università Politecnica delle Marche, la Clinica di Medicina del Lavoro (il progetto ha riguardato gli ex lavoratori del palazzo Poste-Ferrovie). Nel territorio della Zona 7 le patologie da amianto derivano dall’attività di cantieristica navale dove l’amianto veniva usato nel passato per la coibentazione delle navi in forma friabile. I casi di patologia da amianto (di derivazione cantieristica navale) nel periodo 20012009 sono circa 100 di cui accertati 45 (con 23 portatori di mesotelioma pleurico, 1 di mesotelioma peritoneale, 19 di carcinoma polmonare e 2 di asbestosi).
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Smaltiamianto
FOCUS | AMIANTO
Come eliminare e smaltire il pericoloso metallo nelle Marche
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DI GABRIELE FERRETTI
amianto è un materiale che negli ultimi decenni ha catturato l’attenzione di molti a causa dei suoi effetti cancerogeni, che colpivano, e continuano, purtroppo, a colpire coloro che hanno lavorato o vissuto per anni a stretto contatto con questo pericoloso metallo. La dannosità di questi materiali, dipende dall’eventuale rilascio di fibre nell’ambiente e l’inalazione di queste provoca malattie dell’apparato respiratorio come asbestosi, carcinoma polmonare e mesotelioma. Nelle Marche abbiamo numerose aziende che assolvono questo importante compito che contribuisce alla salvaguardia non solo della salute dei cittadini, ma anche dell’ambiente, essendo l’amianto un materiale anche estremamente inquinante. Abbiamo contattato alcune di queste imprese per cercare di capire come nella nostra regione avvenga lo smaltimento dell’amianto, quali sono i suoi costi e chi paga questo servizio. Ci siamo rivolti ad alcune aziende di eccellenza nel settore, a cominciare dalla Sogenus di Moie di Maiolati, l’unica azienda che ha la capacità di fare smaltimento nelle Marche di cui parliamo nelle pagine seguenti. Oltre a Punto Amianto di Porto Recanati, Servecologic di Civitanova Marche e Si.Al di Sassocorvaro. Da queste abbiamo appreso alcune informazioni importanti su come nelle Marche si fronteggino i problemi legati all’inquinamento provocato dall’eternit. Innanzitutto le manovre di smaltimento devono avvenire nel rispetto delle direttive CEE che regolano queste operazioni, pertanto tutte le imprese del settore operano secondo criteri standard. Le procedure più comuni per quanto riguarda la
bonifica dell’amianto sono il confinamento e l’incapsulamento con le quali si vuole impedire, attraverso trattamenti particolari, che fibre di questo materiale si disperdano nell’ambiente. Lo smaltimento invece deve avvenire in apposite discariche, tramite il seppellimento e la costante copertura con terra dei materiali da smaltire. Aziende come la Sogenus, che svolgono principalmente questo lavoro, ci hanno riferito che queste operazioni avvengono in totale sicurezza per gli operai, in quanto svolte da macchinari appositi in modo da evitare ogni possibile rischio per la salute del personale. Anche il trasporto dal luogo di rimozione alla discarica deve avvenire nel rispetto delle norme di sicurezza, per tanto l’amianto prima di essere trasferito deve essere opportunamente isolato, riposto nei mezzi per il trasporto e quindi portato in discarica. Tutte queste procedure sono piuttosto costose,
tuttavia i prezzi sono estremamente variabili, a seconda della quantità da rimuovere o bonificare e del tipo di lavoro da svolgere. All’incirca il prezzo si aggira sui 145 euro alla tonnellata e il pagamento spetta a chi richiede il servizio, siano essi enti pubblici, privati, cittadini o consorzi. Chiunque sia in possesso di strutture contenenti eternit è responsabile del suo smaltimento e deve sopportarne i costi. Nonostante queste contromisure, le strutture composte con amianto sono ancora molte e chi le possiede non le sa riconoscere o fa finta di niente a causa del prezzo elevato delle manovre di rimozione. Se si ha il dubbio di possedere qualche manufatto in amianto, è molto importante segnalarlo ad aziende competenti, come quelle da noi contattate, affinché possano riconoscere il problema ed eliminarlo prima che questo si trasformi in un pericolo per la salute di chiunque.
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Come posso fare la bonifica?
sistono tre metodi: la rimozione, l’incapsulamento ed il confinamento. La rimozione deve essere effettuata da personale competente con le adeguate protezioni. L’incapsulamento consiste nel trattamento dell’amianto con prodotti penetranti o ricoprenti che (a seconda del tipo di prodotto usato) tendono ad inglobare le fibre di amianto, a ripristinare l’aderenza al supporto, a costituire una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Costi e tempi dell’intervento risultano più contenuti. Il confinamento consiste nell’installazione di una barriera a tenuta che separi l’amianto dalle aree occupate dell’edificio. Se non viene associato ad un trattamento incapsulante, il rilascio di fibre può continuare.
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Smaltire l’eternit in assoluta sicurezza si può presso la Sogenus SpA FOCUS | AMIANTO
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entiamo parlare dell’amianto, della necessità di bonificare siti dove si sono prodotti per tanti anni materiali contenenti cementoamianto noti come “eternit”, per la copertura dei tetti, per la costruzione di serbatoi, condotte e tubazioni. Questo materiale tanto versatile ed economico, è stato ampiamente utilizzato nel settore dell’edilizia per molti decenni. Solo nei primi anni ’90 del secolo scorso, si è avuta l’evidenza scientifica che l’amianto chiamato anche “asbesto” è causa dell’ insorgenza di un particolare tipo di tumore definito “mesotelioma” che colpisce le pleuri e di altre gravi patologie polmonari. Dal 1992 la Legge italiana, oltre ad aver messo uno stop definitivo alla produzione
dell’eternit, ha imposto l’obbligo di procedere alle bonifiche dei siti che vedono la presenza di questi materiali ed il successivo smaltimento in discarica controllata con particolari procedure di sicurezza. L’amianto è nocivo per la salute dell’uomo per la capacità dei materiali che lo contengono di rilasciare fibre libere potenzialmente respirabili. I più pericolosi sono i materiali friabili che possono liberare fibre spontaneamente se sottoposti a vibrazioni, correnti d’aria, infiltrazioni d’acqua o se danneggiati nel corso di interventi di manutenzione. Tuttavia dobbiamo ricordare che l’amianto compatto, invece per sua natura, non tende a liberare fibre e diventa pericoloso solo se segato o abraso. Ai sensi dell’art. 12 comma 5 della legge 257/92,
Il processo di smaltimento amianto inizia dalla raccolta fino alla bonifica in discarica
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presso le Unità Sanitarie Locali è istituito un registro nel quale è indicata la localizzazione dell’amianto floccato o in matrice friabile presente negli edifici. I proprietari degli immobili devono comunicare alle Autorità Sanitarie Locali i dati per la presenza di tali materiali. Anche l’Ente Pubblico deve provvedere all’individuazione della presenza di amianto nelle strutture di propria competenza. Il vero problema, in questo momento, è la mancata bonifica dei siti dove sono presenti in grande quantità lastre di eternit, che ancora ricoprono edifici di grandi dimensioni, soggetti all’usura del tempo, delle intemperie con il rischio che queste vaste superfici possano liberare fibre di amianto che si disperdono nell’aria con il rischio che
Il dott. Mauro Ragaini, direttore Sogenus S.p.A. possano essere inalate. Ovviamente il rischio aumenta con la quantità ed il tempo di esposizione a tali fibre libere che possono giungere fino agli alveoli polmonari e provocare le gravi patologie di cui abbiamo fatto cenno. Tutte le operazioni
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di bonifica già eseguite ed in corso di esecuzione, sono realizzate da ditte specializzate ed autorizzate a questa delicata attività sotto la supervisione degli organi di controllo preposti. I materiali contenenti amianto, rimossi dal loro sito, con particolari cautele e metodologie, quindi vengono opportunamente trattati con prodotti penetranti o ricoprenti che tendono ad inglobare le fibre di amianto, costituendo una pellicola di protezione sulla superficie esposta. Le lastre di eternit, di norma vengono invece confezionate con teli di plastica molto robusti e sigillati con nastro adesivo in modo da evitare qualunque possibilità di dispersione di fibra. Altri materiali contenenti amianto, tipo terreni o altri miscugli, vengono confezionati
in sacconi di plastica robusta, a tenuta stagna. Queste confezioni, chiuse e sigillate in condizioni di totale sicurezza, vengono poi portate nelle discariche autorizzate allo scopo, per essere smaltite senza rischi. Nelle Marche questi materiali contenenti amianto si possono smaltire correttamente in condizione di totale sicurezza per i lavoratori e per l’ambiente presso la discarica per rifiuti speciali, gestita dalla Sogenus Spa a Moie di Maiolati Spontini. La Sogenus Spa da molti anni è impegnata nella più corretta e rigorosa gestione di questa particolare tipologia di rifiuti. Tutte le aziende marchigiane specializzate nelle bonifiche di amianto conferiscono regolarmente questa tipologia di rifiuti nel rispetto scrupoloso delle disposizioni di legge e delle procedure
gestionali previste dal sistema di gestione ambientale ISO 14001 e qualunque azienda seria o cittadino interessato può rivolgersi alla Sogenus Spa per il suo prezioso servizio a tutela dell’ambiente e della salute delle persone. Il sito di smaltimento gestito dalla SO.GE.NU.S. S.P.A. dal 2003 è registrato EMAS e la gestione delle attività è improntata al massimo rigore e trasparenza. Vogliamo concludere evidenziando che le operazioni di bonifica e soprattutto di smaltimento di rifiuti contenenti amianto in discarica sono operazioni altamente sicure in quanto tali rifiuti non sono nelle condizioni tecniche di rilasciare o disperdere fibre libere perché confezionati con plastica e sigillati totalmente. Tutti i controlli eseguiti negli anni nell’aria e all’interno delle
macchine operatrici, durante le operazioni di carico e scarico e di interramento, non hanno mai evidenziato presenza di fibre libere di amianto. I lavoratori comunque indossano tutti i dispositivi di protezione individuale a tutela della propria salute. Ogni attenzione morbosa per i rischi di queste operazioni di smaltimento sono frutto di ignoranza o malafede. L’amianto e l’eternit in particolare sono pericolosi solo ed esclusivamente finché resteranno sui tetti o nei luoghi sbagliati soggetti a tutte le intemperie. Essi cessano invece di essere pericolosi solo dopo che saranno, previa sigillatura, sotterrati per sempre nella discarica controllata senza alcun impatto per l’ambiente, tenuto conto che si tratta di un rifiuto sostanzialmente inerte.
SOGENUS SPA
SEDE OPERATIVA: Via Cornacchia, 12 60030 Moie di Maiolati Spontini (AN) Tel. 0 731.703418 - 778016 infoimpianto@sogenus.com SEDE AMMINISTRATIVA Via Petrarca, 5-7-9 60030 Moie di Maiolati Spontini (AN) Tel. 0 731.705088 info@sogenus.com
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OPINION LEADER | TURISMO SOCIALE
Paola Michelacci “L’offerta di qualità guarda al territorio” In alto il tavolo di presidenza con la dott.ssa Paola, il conduttore Andrea Carloni e il presidente nazionale AICS Turismo Domenico Sorrentino
Il Turismo diventa Cultura L’intervento della nostra esperta di Federturismo al convegno nazionale Aics a Portonovo di Ancona
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di JULIAN BURNETT
ifficile fare turismo oggi? Certamente tante situazioni non aiutano ma la crisi che tocca un po’ tutti i settori dell’economia deve spingere al massimo impegno anziché far adagiare istituzioni e categorie su di una improduttiva rassegnazione. Tra le forme di reazione più positive e fruttuose per chi opera nel compar-
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to vacanze, fra ospitalità ed accoglienza, il Turismo sociale è vincente perché si rivolge a fasce mirate, sensibili, disposte e attente a captare, riconoscere e quindi valorizzare la qualità dell’offerta. Proprio noi, nelle Marche, abbiamo allora una carta in più da giocare. Di questo tema si è parlato a lungo nel convegno nazionale dell’AICS
(Associazione Italiana Cultura e Sport) al quale ha partecipato come relatore la dott.ssa Paola Michelacci, Cavaliere del Lavoro, responsabile della Federturismo e nostra esperta di settore. Organizzato ad Ancona, nella bella cornice di Portonovo, dal presidente marchigiano dell’Aics Giorgio Sartini, il convegno ha posto in evidenza l’utilità dello strumento “Buoni vacanza” per il turismo sociale che prevede il sostegno dello Stato per far accedere al turismo “dedicato” le categorie più deboli e i loro dipendenti. Oltre al messaggio positivo
emerso in modo forte che in sostanza dice: “Vietato piangerci addosso”, la puntualizzazione tecnica della Michelacci ha sottolineato l’importanza di presentare sempre l’offerta turistica in modo diverso, modulare, puntando sulla qualità “totale”. Ossia non solo sulla ricettività locale ma su tutto ciò che offre il territorio intorno al luogo di vacanza. “Dobbiamo impegnarci – ha detto la dott.ssa Paola – affinché le nostre strutture alberghiere diventino un teatro sul cui palco passano eventi di ogni tipologia, capaci di accontentare le più svariate categorie di
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OPINION LEADER | TURISMO SOCIALE vacanzieri. Dobbiamo in pratica lavorare per promuovere e far conoscere le nostre offerte come pacchetti completi che hanno una qualità difficilmente riproponibile in posti diversi. Ci aiuta in modo efficace proprio il territorio, quelle Marche così poliedriche e versatili. Occorrono essenzialmente più conoscenza e più formazione. Due cose legate insieme: non dimentico mai ad esempio come il paese di Cartoceto abbia presentato il suo prodotto d’eccellenza, l’olio, a livello internazionale in un’offerta culturale a 360° dove si fa conoscere il processo di molitura come storia e tradizione, i luoghi e l’artigianato, il paesaggio e l’enogastronomia. Insomma, l’eccellenza porta tutto con sé… e la vacanza diventa un momento culturale di grande fascino. Quindi - afferma la Michelacci -
e la ritengo la cosa più importante, noi dobbiamo convincerci a vendere emozioni in forma di vacanza. Non si tratta più di una vendita commerciale, dobbiamo trasformarla in una vendita culturale”. La forza del messaggio unita all’entusiasmo che sempre caratterizza l’intervento della dott.ssa Paola, ha catalizzato la parte di convegno riservata al commento degli “addetti ai lavori”. A rafforzare tale concetto, il sindaco di Gabicce Mare Corrado Curti (che è anche assessore al Turismo) ha richiamato enti e istituzioni a coordinare meglio le politiche promozionali turistiche sul territorio con ruoli e competenze chiari e con aperture strategiche anche interregionali allargando offerte e opportunità. Una delle manifestazioni più riuscite a Gabicce, infatti, non a
Il Grand Hotel Michelacci di Gabicce Mare
caso è stata “Gustopolis”, citata anche dalla stessa Michelacci come evento che unisce tipicità a tradizione, valorizzando il locale e mettendo il territorio in rete grazie all’apporto di più partners collegati.
La qualità turistica si misura ormai sulla capacità di far entrare l’ospite in sintonia con i luoghi della vacanza
La terra delle autenticità
Per un visitatore esigente ed attento, occorrono pacchetti turistici completi, culturalmente coinvolgenti
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Booking Center
P.zza Giardini Unità d’Italia, 1 61011 Gabicce Mare (PU) Tel. 0541-954361 Fax 0541-954544 info@michelacci.com
l turismo sociale è uno dei settori specializzati su cui in tempi di crisi bisogna puntare di più. Ne abbiamo parlato a lungo con la nostra esperta Paola Michelacchi nelle puntate precedenti anche per tutte le iniziative e la stessa struttura “dedicata” che il gruppo Michelacci con i suoi 14 hotels della catena alberghiera sta offrendo a livello italiano. Il convegno dell’AICS a Portonovo ha introdotto un nuovo importante strumento a disposizione di chi opera nel settore del turismo sociale: i buoni vacanze che introducono una novità per l’operatore alberghiero a proposito di turismo di qualità, solidale e sostenibile, finalizzato alla crescita, all’arricchimento e alla valorizzazione sociale e culturale di chi da una vacanza desidera ottenere anche un momento culturale di alto livello. A questo pro-
posito il convegno ha approfondito con vari esperti di settore provenienti da tutt’Italia tali concetti. Anzitutto il presidente nazionale dell’Aics Turismo Domenico Sorrentino ha sottolineato il vantaggio dei buoni vacanza con il contributo dello Stato per la possibilità di prenotare in diverse località al mare, in montagna, ai laghi o in località termali, purchè non in periodo di alta stagione. I vantaggi sono soprattutto per i cittadini italiani con reddito limitato, fatti apposta per poter garantire a tutti una vacanza c0munque all’altezza del divertimento e del relax e, in ogni caso, senza sorprese. Gli elementi che connotano la domanda turistica, oggi, come è emerso dagli interventi al convegno degli esperti provenienti da tutte le regioni, Puglia, Sardegna, Lombardia, Trentino e
Friuli Venezia Giulia in testa, sono sempre più contraddistinti dalla ricerca di autenticità. Ad attirare soprattutto il vacanziere - e lo ha anche sottolineato nel suo intervento la dott.ssa Paola Michelacci - sono non più una caratteristica particolare del luogo o della struttura, quanto l’insieme delle “autenticità” legate al territorio come qualità della cucina e prodotti tipici, genuinità e tradizione, sistema e reti dell’ospitalità, e delle attrattive culturali e artistiche che contribuiscono a potenziare suggestioni e buon ricordo. Tutto questo costituisce il “pacchetto vincente” da promuovere per viaggi culturali e gastronomici come stimolo a visitare un territorio e a conoscerlo ancor prima di scegliere una semplice vacanza. In questo le nostre Marche hanno davvero tanto da dire.
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A voce alta...
PROFESSIONISTI DELLA SALUTE | LOGOPEDISTA
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scopriamo la professione del Logopedista DI PAOLA SIRIANNI
l Sistema Sanitario Italiano si è sviluppato fortemente nell’ultimo decennio e molte sono state le Professioni Sanitarie che hanno acquisito sempre maggior indipendenza e importanza al suo interno. Una di queste è la figura del logopedista, che svolge la propria attività nella prevenzione, valutazione e trattamento riabilitativo delle patologie della voce,del linguaggio e della comunicazione in età evolutiva, adulta e geriatrica. Ne abbiamo parlato con la Presidente dell’A.N.L. (Associazione Nazionale Logopedisti), la dott.ssa Alessandra Renzi. Dottoressa Renzi, chi è il logopedista? “Il logopedista è un Professionista Sanitario che si occupa di tutti i tipi di disabilità comunicative, linguistiche e cognitive e lavora all’interno di equipe multidisciplinari, con medici, psicologi, fisioterapisti, terapisti della neuropsicomotricità ed altri professionisti sanitari per l’individuazione e il superamento del bisogno di salute dell’utente. Il recente quadro normativo avvenuto nel nostro paese, ha assegnato alle Professioni Sanitarie (tra cui la nostra), autonomia e responsabilità nella gestione clinica della presa in carico del pazien-
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te che tenga conto della qualità della terapia, con parametri di efficacia/efficienza e che consentano di mantenere la qualità dell’esercizio professionale. Ciò presuppone che l’operatore debba possedere conoscenze specifiche teoriche ed esperienziali, con le quali saper prendere delle decisioni che realizza in modo competente ed efficace a tutela della Salute. In un ambito generale il buon risultato di ogni intervento sanitario appare condizionato in modo sem-
I PROBLEMI CHE IL LOGOPEDISTA PUO’ RISOLVERE
l logopedista si occupa di persone con disturbi foniatrici (disfonia, disfagia, disartria e deglutizione atipica, labiopalatoschisi, disodie, difficoltà di linguaggio legati alla sordità, balbuzie), disturbi neuropsicologici (afasie, aprassia, agnosia, ritardi di sviluppo del linguaggio, disturbi fonologici, disturbi dell'apprendimento, ritardi mentali, disturbi dell'attenzione), disturbi neurocomportamentali (causati da traumi cranici, eventi patologici cerebrali, autismo, demenza).
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pre crescente dalla capacità di lavorare efficacemente in squadra. Il lavoro del logopedista è diventato, nel corso degli anni, sempre più ampio e complesso, poiché le problematiche seguite sono sempre più varie e articolate, sia per quanto riguarda la sfera dei bambini, sia per quanto concerne adulti e anziani. A livello locale, come a livello nazionale, si sta assistendo ad una sempre maggiore richiesta di intervento logopedico, sia per una crescente sensibilità verso i problemi della comunicazione, sia per la presenza di patologie emergenti ,non necessariamente legate ad handicap”. Il lavoro del logopedista non è molto conosciuto… “Si, purtroppo ancora non tutti ci conoscono,ma negli ultimi anni, dati alla mano, si è verificato un continuo aumento di richieste di intervento logope-
dico, a cui non sempre si riesce a dare risposte, giuste al momento giusto, presso le Strutture Pubbliche e Private Convenzionate della nostra Regione per scarsità di risorse di strutture e di personale. Inoltre, sia a livello Nazionale che Regionale nell’ultimo ventennio c’è stata una rivoluzione demografica con l’allungamento della vita media. Questa trasformazione va affrontata e monitorata per pianificare le risorse e l’offerta dei servizi di assistenza che dovranno tenere conto di questo radicale cambiamento. L’Associazione Nazionale Logopedisti Marche ormai da diversi anni ha richiesto di attivare presso la Regione Marche (Università di Ancona) un corso di Laurea di 1° livello in Logopedia per creare Professionisti qualificati a dare risposte ai Cittadini e al loro diritto di Salute e mettere fine
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PROFESSIONISTI DELLA SALUTE | LOGOPEDISTA alle situazioni di abusivismo professionale molto diffuso nel nostro territorio. La Regione pur conoscendo il fabbisogno regionale, non ha però ancora attivato questo corso di laurea”. A tal proposito, che tipi di problemi vengono trattati dal logopedista? “Come ho già detto, oggi sono vari gli ambiti di intervento del Logopedista ma, se pensiamo agli anni ’60 in cui la nostra professione si diffuse in Italia , le problematiche trattate riguardavano soprattutto quelle legate ai bambini sordi e il logopedista faceva riferimento, per lo più a compiti e mansioni che gli venivano assegnati. Oggi, al contrario, il logopedista segue ambiti definiti di attività e la sua competenza corrisponde alla sua autonomia e responsabilità, sempre crescente; in particolare ci occupiamo di disturbi fonologici; ritardi di linguaggio; balbuzie; disturbi dell’apprendimento; disfonie; ritardi cognitivi, sordità, deglutizione atipica; disfagia, afasia, disfasia, disartria e di altri problemi di comunicazione specifici delle immigrazioni. Tutto ciò sempre in equipe formate da fisioterapisti, terapisti della neurospicomotricità, medici, psicologi e assistenti sociali, che garantiscono un’assistenza completa per il soggetto. Le terapie per adulti sono inoltre in costante aumento per la richiesta di intervento logopedico in particolar modo per le malattie neurologiche come: Ictus, malattie croniche degenerative come Parkinson deficit
quali l’afasia, la disartria, la disfagia e ma anche per un numero sempre crescente di traumi cranici in seguito ad incidenti stradali. Queste sono solo alcune delle cause che possono essere responsabili di una difficoltà nelle funzioni orali, negli aspetti comunicativi o cognitivo-linguistici”. L’ANL, di cui è presidente dal 2003, di cosa si occupa? “L’Associazione Nazionale Logopedisti è nata nelle Marche nel 1975, sotto la presidenza di Giuseppe Pandolfi, che insieme ad alcuni logopedisti (allora veramente pochi) ha voluto unirsi in un gruppo associativo con la voglia di crescere sia nel sapere che nell’agire professionale, e con il forte desiderio di autonomia ma nello stesso tempo di collaborazione con altri esperti del settore. Ed è proprio questa voglia di crescere che ci ha permesso, prima con l’ANL e poi dal 1989 con la FLI( con la quale siamo federati), di raggiungere molti obiettivi, non solo legislativi ma anche di studi e di ricerca scientifica… E’ stato proprio grazie al loro contributo che anche le Associazioni Regionali sono riuscite a crescere, a far valere i loro diritti all’interno delle Regioni seppure con grosse difficoltà e momenti di tensione. Anche nella nostra realtà regionale, si cominciano ad assaporare i primi frutti dei traguardi raggiunti a livello Nazionale ma ancora molti ostacoli sono da superare soprattutto nella partecipazio-
ne dell’Associazione ai tavoli di studio regionali”. Il 6 Marzo scorso è stata la “Giornata Europea della Logopedia - A voce alta”: perché questo evento? “Per sensibilizzare l’opinione pubblica riguardo i problemi della comunicazione verbale e non verbale, si è istituita da qualche anno questa giornata europea che, quest’anno, ha affrontato il tema della voce. In Ottobre seguirà un convegno sui problemi della voce in ambito otorino e il 6 Marzo abbiamo avuto un’importante anticipazione di questo argomento, molto vicino a tutti noi. L’iniziativa della giornata europea è nata per diffondere tra i cittadini conoscenze ed informazioni sui disturbi della comunicazione e sulla loro prevenzione; in particolare, quest’anno i disturbi legati alla voce, che sono caratterizzati da una cattiva qualità del suono prodotto (voce rauca, soffiata, debole, incostante fino all’afonia, la completa mancanza di voce). Questi disturbi, che colpiscono circa il 5-10% della popolazione ed in particolare gli “addetti ai lavori”, si posso-
no prevenire o migliorare con un’adeguata informazione: rivolgendosi al foniatra o all’otorinolaringoiatra, infatti, si può effettuare un esame di laringoscopia per individuare l’entità del problema e poi, eventualmente iniziare con il logopedista l’opportuno trattamento rieducativo o un counselling di igiene vocale”.
ANL Marche Dott.ssa Alessandra Renzi log.alerenzi@alice.it 348-2609899
Come mantenere una voce sana
Evitare di fumare Non urlare Evitare di parlare durante sforzi fisici Mantenere una buona idratazione delle mucose, bevendo molto Umidificare gli ambienti Non parlare in ambienti rumorosi Evitare di parlare lontani dal proprio interlocutore Usare sistemi di amplificazione, quando si parla in pubblico In caso di raffreddamento, limitare l’uso della voce Evitare fenomeni di acidità digestiva causa di irritazione delle corde vocali No ai cambi repentini di temperatura
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MEDICINA |
Donazione e trapianto: l’eccellenza nel numero e nella qualità organizzativa
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n seguito alla GIORNATA MONDIALE DEL RENE il dirigente del Servizio Sanità della Regione Marche Carmine Ruta ha presentato i risultati dell’organizzazione e dell’attività della donazione e del trapianto nelle Marche. “Nell’anno 2009, alla luce dell’impegno regionale, del grande attivismo del centro Regionale Trapianti e del suo direttore Duilio Testasecca, della professionalità dei chirurghi trapiantatori, nonchè della fattiva collaborazione dei Coordinatori locali del settore, la Regione Marche ha ottenuto una elevata performance sia nell’ambito del procurement di organi, sia nell’ambito trapiantologico” le parole di Ruta. Una tendenza che nel 2010 si sta confermando, lasciando ben sperare nella continuità e conferma della raggiunta maturità tecnologica, etica e di trasparenza, nel livello d’esperienza dell’intero
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Andrea Risaliti, direttore Trapianti ad Ancona, Carmine Ruta, direttore del Servizio Salute della Regione, Duilio T estasecca, direttore del Centro Regionale Trapianti, Giovanni Frascà, direttore dellUnità Operativa di Nefrologia e Dialisi degli Ospedali Riuniti di Ancona e Pietro Torresan, direttore della banca degli occhi di Fabriano sistema e della rete che si è creata. Tutti fattori che ci pongono sia per donazione che per trapianti senz’altro ai vertici nazionali. “Il trapianto di organi e tessuti rappresenta oggigiorno una efficace pratica terapeutica con validità clinica, sociale ed economica - ha affermato Duilio Testasecca - La sostituzione di un organo ammalato con uno sano costituisce per molti pazienti, come nel caso dei trapianti salvavita (cuore, fegato, polmone) l’unica possibilità di sopravvivenza, e per altri, come nel trapianto del rene, determina un miglioramento della qualità della vita”. Il processo donazione-trapianto nella Regione Marche ha preso avvio quasi 20 anni fa con le prime donazioni di organi presso l’Ospedale Umberto I di Ancona, ma il vero salto di qualità si è avuto con Piano Sanitario Regionale 2007-2009 dove è stata riconosciuta con puntualità l’attività in parola e sono state poste le basi per uno sviluppo organico significativo. DONAZIONI Per quanto attiene la donazione
multiorgano la regione è seconda solo alla Toscana: i 56 donatori procurati hanno determinato un tasso di donazione del 36,1 p.m.p., del 33,5 p.m.p. di donatori effettivi e del 32,2 p.m.p. di donatori utilizzati. Risultati che collocano le Marche sempre tra le prime tre/quattro regioni italiane. Si è registrato altresì un significativo calo delle opposizioni all’atto della donazione, passando dal 36,2% del 2008 al 25,8% del 2009. Ottimi i risultati segnalati dal direttore Pietro Torresan anche per il settore raccolta cornee: la Banca degli occhi di Fabriano ha infatti raccolto nel 2009 n. 451 cornee, con aumento del 23,90% rispetto al 2008. TRAPIANTI Eccellenti performance poi per quanto attiene l’attività trapiantologica: nell’anno 2009 sono stati effettuati 89 trapianti (46 di fegato, 41 di rene e 2 rene + pancreas). A fianco di questi dati quantitativi va sottolineato il dato qualitativo di detta attività dove le Marche, come dimostrato dai
follow up sui pazienti trapiantati, ottengono risultati superiori alla media nazionale sia per la durata di vita dell’organo che del paziente. La qualità del Centro Trapianti della Azienda Ospedali Riuniti Ancona, di cui ha riferito il direttore Andrea Risaliti, ha prodotto altresì un aumento delle liste di attesa con capacità di attrazione sulle Regioni limitrofe (esempio n. 169 soggetti in lista di attesa per trapianto di rene di cui n. 77 extraregione). Sul trapianto di rene, altra eccellenza marchigiana, ha riferito poi il direttore Giovanni Frascà dell’Unità operativa di Nefrologia e dialisi dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona. In continua crescita anche le attività di formazione ed informazione, realizzate queste in collaborazione con l’AIDO Marche il cui presidente regionale Norberto Marotta ha raccomandato maggiore partecipazione da tutte le Asur regionali e con l’ANED di cui ha parlato il vicedirettore Lamberto Serpilli. Riccardo Milani
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MEDICINA | REGIONE MARCHE
Medicina Molecolare, la sfida è nelle Marche
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a rete della Medicina Molecolare traghetterà il sistema salute della regione dalla tradizionale medicina preventiva alla piena attuazione di una medicina predittiva, dalla terapia per organo alla terapia molecolare, con innegabili benefici in termini di salute del cittadino che mantenendo corretti stili di vita, una sana alimentazione, attività sportiva anche medicalmente assistita, potrà avere la piena promozione della sviluppo organico, fisiologico e cerebrale. In poche parole la Medicina Molecolare permette un passo avanti verso una medicina personalizzata. E’ in questa logica che la Giunta regionale ha voluto deliberare la costituzione della “Rete Regionale della Medicina Molecolare”, che consentirà attraverso una forte azione di coordinamento delle strutture tecniche già presenti ed il costante confronto con le realtà più avanzate nel sistema sanitario e della ricerca nazionale, l’eccellenza delle prestazioni diagnostiche e terapeutiche più avanzate. “La rete regionale ha dichiarato il direttore del Servizio Sanità della Regione, Carmine Ruta - superando i problemi della frammentazione
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Carmine Ruta, direttore del Servizio Salute della Regione, Gian Mario Spacca e Marco Pacetti, Rettore dell’Università Politecnica delle Marche dell’offerta diagnostica sul territorio, garantendo lo sviluppo omogeneo, la standardizzazione delle metodologie utilizzate, il pieno allineamento tra l’area della ricerca e l’area di applicazione clinica ed infine lo sviluppo di un programma formativo integrato e univoco per i tecnici di laboratori ed i clinici, renderà tale settore pienamente adeguato ad un sistema sanitario
Ma il molecolare, a che serve?
a Medicina Molecolare ci porta verso la personalizzazione della terapia. Un grande passo avanti anche nel passaggio dalla prevenzione alla predizione, il che significa arrivare a diagnosticare in anticipo la possibile insorgenza di una malattia “a distanza” di generazioni, solo avendo come database tutte le informazioni di una famiglia, dai nonni ai genitori, fino ai figli e i nipoti. Ma non è facile capire come ciò può avvenire: abbiamo allora chiesto spiegazioni terra terra, con un linguaggio fatto di esempi, ai nostri luminari della medicina, presenti alla conferenza stampa in Regione. Per prima cosa occorre sapere che se parliamo di tumore (neoplasie) esistono diversi tipologie: in pratica non tutti i tumori sono uguali. E non si dovrebbero curare quindi allo stesso modo. Prendiamo ad
in linea con la medicina più avanzata migliorando l’intero sistema sanitario marchigiano. Non solo: lo sviluppo di tale settore - sottolinea Ruta - si ripercuoterà sull’intero sistema regionale facendo delle Marche una regione leader del settore e attirando investimenti che potrebbero trainare lo sviluppo economico e creare nuove realtà imprenditoriali nella
esempio una delle patologie più diffuse: il tumore alla mammella. Oggi, nelle Marche e grazie all’impiego già possibile della diagnostica che impiega la tecnologia molecolare, siamo arrivati a riconoscere e classificare 4 tipologie diverse di tumore alla mammella. Quindi, poi, se applichiamo tale conoscenza alla banca dati che ha già “la storia” del paziente malato, possiamo arrivare ad una personalizzazione della terapia, con cure mirate e differenziate da soggetto a soggetto. Questo è il futuro della Medicina. E grazie all’impiego sempre più aggiornato e innovativo di metodi come quello molecolare, si potrà in un futuro non tanto lontano a riconoscere e classificare molti più “tipi” di neoplasie e dunque a curarli meglio. E ciò riguarda anche altre patologie, non solo i tumori.
Regione Marche. “E’ una scelta importante della giunta regionale - ha detto Gian Mario Spacca - che conferma la piena volontà, ora che la nostra Sanità ha i conti in ordine, di investire per l’innovazione e la tecnologia migliorando in rete il nostro sistema sociosanitario”. “Le tecniche d’avanguardia e l’innovazione permettono alla ricerca scientifica - ha detto il Rettore della Politecnica delle Marche Marco Pacetti - immediate ricadute sulla salute dei cittadini”. “Così possiamo subito diventare operativi – hanno sottolineato il direttore della Clinica Medica Universitaria Armando Gabrielli, Stefano Cascinu, direttore Oncologia Medica e Antonio Procopio direttore Patologia molecolare dell’Università Politecnica delle Marche – La riclassificazione delle patologie coinvolgerà presto tutte le aree della medicina permettendo passi avanti decisivi nelle terapie riconoscendo le diversità delle malattie e personalizzando sempre più le cure”.
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PROGETTO SMILING | INRCA
Ecco la scarpa per non cadere! C
on il progredire dell’invecchiamento, le cadute e la paura di cadere costituiscono problematiche che influiscono sulla qualità della vita degli anziani e sulla loro autonomia, spesso in maniera irreversibile. La caduta rappresenta un importante ostacolo alla mobilità dell’anziano, sia dal punto di vista dello stato di salute sia per quanto riguarda la partecipazione alla vita sociale, che ne risulta severamente compromessa. Si è infatti stimato che il fenomeno delle cadute riguarda circa il 30% delle persone anziane che vivono in casa propria, con percentuali maggiori negli anziani con più di 80 anni di età. Il progetto Europeo SMILING (Self Mobility Improvement in the eLderly by counteractING falls) ha come obiettivo principale proprio la riduzione delle cadute dovute al naturale deterioramento cognitivo e fisico, a cui gli individui vanno incontro con l’età. A partire dal 1° gennaio 2008, l’Inrca ha coordinato con successo il consorzio SMILING, composto da altri dieci beneficiari provenienti da cinque nazioni europee (Svizzera, Slovacchia, Regno Unito,
Dove verrà presentato il prototipo INRCA 16 aprile 2010 ANCONA
17° Congresso ESPRM 24 Maggio 2010 VENEZIA
ICT 27-29 settembre 2010 BRUXELLES
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SMILING è rivolto agli anziani a rischio di caduta che necessitano di un programma di riabilitazione per migliorare la propria abilità nel camminare
I partners del progetto Il progetto Smiling prevede la costruzione di un dispositivo controllato in maniera computerizzata, che il soggetto indossa sotto la suola delle scarpe
Olanda) e Israele. “La natura multidisciplinare del progetto - ci spiega la dott.ssa Fiorella Marcellini, coordinatrice del progetto offre la possibilità di una riorganizzazione dell’intero processo di riabilitazione negli anziani, attraverso nuove procedure di training e avanzate tecnologie informatiche (ICT). In particolare, il coinvolgimento di unità ospedaliere di riabilitazione, centri di ricerca psicosociale, biomedica e fisioterapi-
ca ed esperti nel campo dell’ingegneria meccanica, elettronica ed informatica, ha permesso lo sviluppo del sistema che, associato ad un training personalizzato, aiuterà l’anziano a prevenire il rischio di caduta”. Il sistema SMILING consiste in un ausilio tecnologico portatile, che viene posizionato sotto le scarpe dell’anziano, durante un allenamento seguito da fisioterapisti specializzati. Tale dispositivo, attraverso l’emissione di perturbazioni casuali che modificano la superficie d’appoggio, è in grado di allenare i pazienti a rispondere prontamente in caso di cadute accidentali e di riabilitare coloro che sono caduti. Tre sono i componenti che costituiscono il sistema SMILING: • un piccolo dispositivo da applicare sotto la scarpa (SMILING shoe) che, durante gli esercizi, produrrà cambiamenti casuali nella suola, riguardanti l’altezza e l’inclinazione nel rispetto di para-
INRCA Coordinatore Istituto Nazionale Riposo Cura Anziani www.inrca.it BDM-USTRATH University of Strathclyde www.strath.ac.uk TUKE Technical University of Kosice www.tuke.sk SOM Step of mind www.stepofmind.com UNIBO Università di Bologna Alma Mater Studiorum www.unibo.it IMEC-NL Stichting Imec-NL www.holstcentre.com ABACUS AB.Acus Srl. www.ab-acus.com EPFL Ecole Polytechnique Fèdèrale de Lausanne www.epfl.ch CHUV Centre Hospitelier Univeristarie Vaudois www.chuv.ch MISHAN Mercaz Mishan Ltd www.mishan.co.il GCKOSICE Geriatric Center Kosice www.gckosice.sk
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PROGETTO SMILING | INRCA metri di sicurezza; • un piccolo sensore (simile ad una scatola di fiammiferi) da applicare sul retro della scarpa per la registrazione e l’invio dei dati rilevati durante gli esercizi; • un’unità di controllo, simile ad un telecomando, per la personalizzazione del training, che include una memoria di dati e un’interfaccia dell’utente per l’interattività del training motorio. In seguito allo sviluppo del sistema SMILING, il progetto prevede la validazione del prototipo su potenziali utenti: a tal fine sono stati reclutati volontari anziani in quattro nazioni, tra cui Italia (Inrca), Slovacchia, Svizzera e Israele, per i quali è stato predisposto un training personalizzato con il sistema SMILING, presso i centri coinvolti. “La validazione di SMILING – continua la dott.ssa Marcellini dell’Inrca - prevede otto settimane di training, di cui quattro effettuate con il sistema SMILING e quattro con il sistema non attivo, come controllo. Le sessioni di allenamento presentano gradi di difficoltà crescente, in relazione alle capacità acquisite di volta in volta dall’anziano. I pazienti verranno testati tre volte, all’inizio, durante e alla fine del training. In particolare, l’aumento della velocità dell’andatura è il parametro principale su cui valutare il miglioramento ottenuto con questo sistema. Altri parametri dell’andatura, dello stato funzionale e psicologico saranno studiati, con particolare attenzione all’accettazione delle nuove tecnologie da parte degli anziani”. In termini operativi, gli obiettivi che si intendono raggiungere al termine del progetto sono: 1) implementare un nuovo sistema di training in campo riabilitativo per gli anziani, utilizzabile all’interno di centri sanitari e palestre di riabilitazione; 2) costruire e sviluppare un prototipo non invasivo e computerizzato per combattere e prevenire la tendenza a cadere degli anziani;
3) sviluppare un algoritmo per il training che si adatti ai bisogni specifici degli utenti finali; 4) testare il prototipo e l’algoritmo in reali condizioni d’uso. La rilevanza del progetto SMILING risiede nella promozione del valore della mobilità, intesa come libertà, flessibilità e autonomia per tutte le persone, specialmente per gli anziani a rischio di caduta, in quanto affetti da un particolare comportamento motorio, che potrebbe limitarne la partecipazione alla vita sociale.
A sinistra in alto l’ausilio SMILING shoe che viene posizionato sotto le scarpe dell’anziano durante un allenamento fisioterapico. In alto un operatore durante la terapia riabilitativa. Sotto l’unità di controllo.
La ricerca che ha condotto a questi risultati è stata finanziata dall’ European Community's Seventh Framework Programme (FP7/2007-2013) sotto grant agreement n° 215493. “The research leading to these results has received funding from the European Community's Seventh Framework Programme (FP7/2007-2013) under grant agreement n°215493”
Intitolata al dott. Pasquale Pace l’Unità di Medicina Riabilitativa
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i è svolta all’Inrca di Ancona la cerimonia di intitolazione dell’Unità di Medicina Riabilitativa del Presidio Inrca di Ancona al dott. Pasquale Pace, già primario fisiatra del reparto, mancato nell’ottobre 2008. Il dott. Pace è stato ricordato da Antonio Aprile, direttore generale Inrca e da Davide Fletzer, presidente della SIM-
FER, l’organizzazione scientifica dei fisiatri italiani, sottolineando le doti professionali ed umane del professionista troppo prematuramente scomparso. Al caro ricordo si sono associati gli infermieri ed i fisioterapisti del servizio di riabilitazione e il dott. Oriano Mercante, successore del dott. Pace alla guida della riabilitazione dell’Inrca.
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RICERCA | INRCA
Uno stile di vita sano è più efficace dei farmaci
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no studio pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine demolisce la tesi secondo cui, utilizzare medicinali che abbassano il livello di zuccheri nel sangue e tengano sotto controllo la pressione, sia un buon modo per evitare che una persona a rischio sviluppi il diabete. Rury Holman, direttore della Diabetes Trials Unit della University of Oxford (GB) insieme al suo team ha voluto verificare se l’utilizzo di antipertensivi o di medicinali che abbassano il glucosio nel sangue potesse servire a scongiurare il rischio di dover fare i conti con la malattia vera e propria, in questo gruppo di persone. Dalle analisi è emerso che non esiste alcuna differenza sostanziale fra i pazienti in cura con questi prodotti e quelli che assumono un placebo. All’interno del gruppo un terzo delle persone sviluppa comunque il diabete entro cinque anni. Risultati molto migliori, assicurano gli esperti, si raggiungono adottando uno stile di vita sano, ad esempio perdendo il 5% del proprio peso corporeo, se si è afflitti da chili di troppo o da vera e propria obesità.
Il metabolismo nella terza età: clinica, ricerca e nuove terapie
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Inrca ha inaugurato il ‘Centro Ricerche Metaboliche sul Diabete e gli Alimenti’. “L’Unità Operativa Malattie Metaboliche e Diabetologia afferma Antonio Aprile, direttore generale Inrca - è un centro polifunzionale con dei servizi di eccellenza come il day hospital diabetologico, un laboratorio interno, una sala di fitness metabolico, un centro di diabetologia e un centro obesità”. I servizi offerti rappresentano anche un punto di incontro sia per la ricerca biomedica che per l’industria farmaceutica, coinvolgendo investitori nazionali e stranieri allo scopo di promuovere nuove applicazioni di sviluppo clinico. “La nuova struttura - continua il prof. Ivano Testa, direttore dell’Unità Operativa - consente un’osservazione lunga nel tempo ed è dotata sia di letti
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per la degenza giornaliera che di postazioni per il prelievo di avanguardia per scopi clinicoterapeutici e di ricerca. I test dinamici rappresentano un’eccellenza della struttura in quanto consentono una valutazione molto precisa dei livelli glicemici, alla base delle disfunzioni provocate dal diabete”. Nella struttura collaborano medici, biologi, chimici, laureati in scienze infermieristiche, dietologiche e tecniche di laboratorio e personale specialistico non laureato. La ricerca è effettuata in forma integrata tra l’area clinico-assistenziale e di ricerca; le linee di ricerca sono focalizzate sullo studio dei disturbi del metabolismo nell’anziano legati all’insulinoresistenza quali la disglicemia. La sindrome metabolica e il diabete mellito di tipo 2 e le sue complicanze. Alle prestazioni i pazienti possono accedere su indicazioni del medico curante, di altri specialisti, degli altri centri antidiabetici e delle Aziende sanitarie pubbliche della regione. L’Unità fornisce consulenza clinico-specialistica e scientifica ai medici di Medicina Generale. r.m.
Il prof. Ivano Testa, direttore Unità Operativa Malattie Metaboliche e Diabetologia dell’Inrca insieme ad Antonio Aprile. Sotto il prof. Vilberto Stocchi, preside della Facoltà di Scienze Motorie all’Università di Urbino e il prof. Giampaolo Littaru, dipartimento Biologia Genetica dell’Università Politecnica delle Marche
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RICERCA | INRCA
Perché cantare può favorire il recupero del dono della parola...
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hi ha subito un danno ai centri cerebrali deputati alla formazione del linguaggio deve cantare, perché ciò aiuta a recuperare la parola: questa tesi è sostenuta dal neurologo Gottfried Schlaug del Beth Israel Deaconess Medical Center e dell’Harvard Medical School di Boston (USA). In termini più tecnici, cantando il cervello riuscirebbe a “ricablarsi”, dando la possibilità al paziente colpito da ictus di recuperare la parola. I ricercatori del team hanno scoperto che i pazienti con danni cerebrali dovuti a ictus, non più in grado di parlare, erano però ancora capaci di cantare: il canto coinvolge infatti delle aree cerebrali differenti da quelle utilizzate nel linguaggio. Se a causa dell’ictus, dunque, nel cervello risulta danneggiata l’area deputata alla formazione dei discorsi, i pazienti possono re-imparare a parlare attraverso il canto. Schlaug a Boston ha fondato un laboratorio per sperimentare l’uso della musica nella cura delle malattie neurologiche, e si occupa in particolare dei pazienti colpiti da ictus. Da anni tale laboratorio studia gli aspetti percettivi e cognitivi dei processi di acquisizione musicale, per identificare quali stimoli vengano offerti al cervello dal ritmo e dalla melodia indipendentemente dalla presenza di una lesione cerebrale. All’incontro coi colleghi all’AAAS, Schlaug ha portato diversi filmati di pazienti colpiti da questo tipo di problema alle prese con quella che lui ha chiamato Music Intonation Theraphy (terapia di intonazione vocale). Tra questi, ha mostrato ad esempio un suo paziente che a
causa di un ictus non era in grado di pronunciare le parole della canzone “Happy Birthday” (buon compleanno), ma poteva cantarla con l’aiuto di una persona che gli tamburellava sulla mano sinistra il ritmo della canzoncina. In altri video si vedevano persone che analogamente a questo caso non riuscivano a parlare ma potevano cantare semplici frasi, come “ho sete” o il proprio indirizzo di residenza. Secondo Schlaug la musica è un’esperienza multisensoriale che attiva simultaneamente numerose regioni del cervello e
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le mette in contatto tra loro: battere il ritmo sulla mano del paziente serve da pace maker per il sistema di articolazione della parola che ha sede nel cervello. Schlaug ha spiegato che un suo trial clinico ha dimostrato, attraverso l’utilizzo della risonanza magnetica funzionale per immagini, come il cervello risponda alla terapia di intonazione melodica: il cervello di persone in cui risulta danneggiato l’emisfero sinistro risponde con modificazioni funzionali e strutturali nell’emisfero controlaterale. tratto da www.giobbe.net
Sorridi, il cuore te ne sarà grato
a depressione colpisce il 15% del totale della popolazione anziana in Italia. A fronte della rilevanza epidemiologica è riconosciuta nella metà dei casi, poiché nel paziente anziano prevalgono i sintomi somatici, poiché il medico e i familiari sottostimano il problema e poiché l’umore depresso viene visto come inevitabile conseguenza del progressivo invecchiamento. Nell’anziano quasi mai la depressione si manifesta in maniera isolata, essa in realtà è spesso associata ad altre patologie quali soprattutto le cerebrovascolari, la cardiopatia ischemica, la demenza, le neoplasie, ecc. L’associazione tra stato di salute e depressione non è un mero dato statistico, ma è il risultato di un complesso rapporto bidirezionale causa-effetto. Molti studi hanno dimostrato in passato che nel paziente anziano esiste una stretta correlazione fra depressione e rispettivamente, cardiopatia ischemica, infarto del miocardio, scompenso cardiaco. La depressione dell’umore risulta quindi una nemica del sistema cardiovascolare dell’anziano. Ad avvalorare questa tesi uno studio americano secondo cui le persone che beneficiano di una predisposizione all’ottimismo e si dichiarano felici hanno meno probabilità di ammalarsi di patologie cardiache. Lo studio ha analizzato il legame tra i fattori di rischio cardiovascolare e la presenza di sentimenti di sfiducia e ostilità
verso l’ambiente esterno e gli altri. I risultati ottenuti hanno suggerito ai ricercatori della Columbia University di New York che un atteggiamento positivo caratterizzato dall’ottimismo riduce in maniera significativa la possibilità di patologie cardiache. La propensione a vivere una vita soddisfacente e piena protegge dall’insorgenza della depressione, chi ha un atteggiamento positivo ha periodi più lunghi di relax e potrebbe avere una migliore regolazione del sistema parasimpatico. Inoltre gli ottimisti recuperano più velocemente le condizioni di stress e sono meno propensi a reiterarle. Un sorriso in più per un cuore più sano.
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SANITA’ |
L’Asur 13 di Ascoli aiuta a diventare buoni genitori S
i tratta di uno sportello di ascolto psicologico gratuito per i genitori che
vogliono approfondire le loro difficoltà nell'affrontare il proprio “ruolo” genitoriale. In questo senso, gli obiettivi dello “Spazio Genitori” dell’Asur 13 di Ascoli riguardano, oltre la corretta informazione sulle specifiche tematiche dell’infanzia e dell’adolescenza, anche l’ascolto del disagio esperito dai genitori e la consulenza per chiarire la propria posizione
Ecco la nuova RSA di Urbania ZT2 marzo il commissario straordinario della Zona Territoriale 2 di Urbino, Lucio Luchetta, il direttore del Distretto Sanitario di Urbino-Urbania, Romeo Magnoni e il sindaco di Urbania Lucarini hanno inaugurato la nuova Residenza Sanitaria Assistenziale di Urbania. Quest’opera s’inserisce nel programma di potenziamento strutturale previsto dalla Zona Territoriale di Urbino per la assistenza residenziale rivolta a 20 pazienti non autosufficienti. Spazi confortevoli dotati di climatizzazione, elevata qualità assistenziale, assistenza infermieristica garantita 24 ore, insieme al personale di supporto qualificato, permettono di ospitare in modo adeguato venti persone non autosufficienti.
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genitoriale unitamente alla ricerca di strategie finalizzate a superare le difficoltà legate alla funzione educativa. Detto in altri termini, la funzione dello “Spazio Genitori” è quella di accompagnare le mamme ed i papà nella ricerca delle risposte più adeguate per affrontare serenamente il proprio mestiere di genitore. Si tratta di un
servizio che, riconoscendo la complessità della funzione genitoriale, finalizza il suo intervento alla promozione del benessere familiare, al sostegno della genitorialità consapevole e alla prevenzione del disagio psichico. Per informazioni chiamare il numero 0736-358450 URP Asur 13 Ascoli Piceno
L’Asur 6 e il calo infortuni sul lavoro n calo degli infortuni denunciati con il maggior numero di casi nel comparto “altre industrie” (produzione elettrodomestici) seguito da “metalmeccanica”, “costruzioni” e “servizi”: questi i dati relativi all’anno 2008 che emergono dal “Focus sugli eventi infortunistici da lavoro nella Zona Territoriale 6”, redatto dal Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPSAL) sulla base delle elaborazioni “Flussi Informativi Inail-Ispesl-Regioni”. Tra i comparti con un calo più rilevante si evidenzia “altre industrie” che passa da un numero di 681 eventi del 2000 ad un numero di 219 del 2008, periodo nel quale è iniziato il profondo cambiamento del mondo del lavoro. Il comparto delle costruzioni presenta sempre un alto indice infortunistico per gravità, pur riscontrando un trend positivo, diminuendo da un numero di 40 eventi gravi del 2004 ad un numero di 28 del 2008. L’elaborazione, confluita in un documento a disposizione on-line sullo spazio web aziendale (www.asurzona6.marche.it). Con questa pubblicazione si è voluta dare continuità alla rilevazione dei dati statistici degli infortuni sul lavoro occorsi nell’anno 2008 presso la Zona Territoriale 6, confidando in una sempre più ampia comunicazione del rischio e per totale trasparenza.
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Staminali: il Mazzoni di Ascoli Piceno ha la certificazione europea
SANITA’ | OSPEDALI
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l laboratorio di immunogenetica del servizio di Medicina Trasfusionale dell’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno ha ottenuto in questi giorni la prestigiosa certificazione Europea Efi – 2010, obbligatoria per questa attività. Il reparto è diretto dalla dott.ssa Gilda Nardi e si avvale, nel settore dei trapianti, di metodiche di biologia molecolare e della collaborazione della dott.ssa Paci, del dott. Massi, del dott. Zucca Giucca e della dott.ssa Tarulli. Il trapianto di cellule staminali rappresenta il trattamento di elezione per molte patologie, dalle aplasie alle leucemie, alle immunodeficienze. Le cellule sta-
Il servizio di Medicina Trasfusionale dell’Ospedale ascolano ha ottenuto la certificazione Europea Efi-2010
minali progenitrici vengono mobilizzate e raccolte mediante tecniche di “aferesi” (tecnica di raccolta di cellule attraverso la
separazione cellulare) sempre presso il servizio di Medicina Trasfusionale. L’attività di trapianto è iniziata nel 2002 con il
L'Ospedale di Civitanova Marche cambia volto
I
l progetto prevede lo stanziamento di 16 milioni di euro per l'ampliamento dell'Ospedale di Civitanova. Una ala di tre piani sorgerà alle spalle dell'attuale Pronto Soccorso destinata a riqualificare e rivoluzionare gli spazi e i servizi del Dipartimento di Emergenza. La tempistica dell'intervento, presentato dal direttore dell'Asur 8 Pierpaolo Morosini e dal responsabile del procedimento
Fabrizio Ciribeni, prevede entro il 2013 la conclusione del piano terra. L'opera è stata finanziata per metà dallo Stato e per l'altra metà dalla Regione Marche con i fondi premio ottenuti grazie alla gestione virtuosa del bilancio sanitario chiuso in pareggio. “Questo è un progetto – spiega il direttore Morosini – che nasce nel 2007. Il futuro Ospedale punta soprattutto alla riqualificazione degli spazi dell'attuale corpo occupato dal Pronto Soccorso e sull'ampliamento e riorganizzazione del Dipartimento di Emergenza che si svilupperà al piano terra del nuovo edificio e conterrà Utic, Cardiologia, Radiologia d'urgenza e camere di degenza per 20 nuovi posti letto in Cardiologia e Medicina d'Urgenza, 8 in camere per l'osservazione breve e 4 nell'Utic”. L'unificazione dei reparti risparmierà ai pazienti viaggi in lettiga per corridoi e ascensori.
primo auto-trapianto (raccolta cellule staminali del paziente) e proseguita con il primo trapianto di cellule staminali raccolte da donatore –familiare alla fine del 2002. Infatti l’uso delle cellule staminali del sangue periferico ha virtualmente sostituito la raccolta del midollo osseo. Al Mazzoni sono state effettuate a tutt’oggi circa 334 raccolte di cellule staminali dal sangue dei pazienti o donatori finalizzate al trapianto in stretta collaborazione con l’Ematologia. E’ noto che anche il sangue da cordone ombelicale risulta essere una cospicua fonte di cellule staminali emopoietiche del tutto simili a quelle che si trovano nel midollo osseo. Tali cellule possono essere utilizzate per il trattamento di patologie come quelle provenienti dall’adulto.Da alcuni mesi presso l’ospedale Mazzoni è possibile eseguire la raccolta del sangue da cordone ombelicale finalizzata sia alla donazione solidaristica, sia per uso intra-familiare in caso di patologie specifiche.L’attività viene svolta in equipe; le unità operative coinvolte sono l’unità operativa di Medicina Trasfusionale, quella di Ostetricia e Ginecologia e quella di Pediatria.
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SERVIZI SOCIALI | DISTRETTI
Diamo voce ai distretti sociali
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n questo numero parliamo del Distretto Sociale n. 2 Ancona Centro che comprende le zone del Porto, S.Pietro, Archi, Capodimonte, Rodi, Vallemiano, Montirozzo, Adriatico, Vittoria, Passetto, Pietralacroce, Montacuto, Poggio e Massignano. Il distretto sociale è di supporto alle Istituzioni come Regione, Provincia e Comune, all’interno di esso vengono affrontate tutte le varie problematiche sociale che il distretto stesso propone. Ancona Centro è una struttura efficiente, dove convergono molte realtà e tra queste, come in ogni struttura che si rispetti, si evidenzia la grande disponibilità di tutte le assistenti sociali nell’affrontare le tematiche sociali più disparate e variegate. La realtà sociale del nostro Paese e, nello specifico della regione Marche, è molto difficile da affrontare e spesso queste realtà cozzano contro burocrazie molto complesse che non arrivano alla gente e ai cittadini. Ecco quindi la figura professionale e competente degli assistenti sociali. A capo del Distretto Centro c’è la dott.ssa Marta Filipponi, che è anche responsabile degli altri
quattro distretti del Comune di Ancona. Insieme alla dott.ssa Draghi e alle altre colleghe, il Distretto Sociale Centro prende in carica molti dei problemi dei cittadini delle zone di competenza (soprattutto problematiche riguardanti l’Handicap). Sono moltissime le domande per il trasporto delle persone bisognose di aiuto. Frequentato questo mondo particolare abbiamo riscontrato quanto sia difficile risolvere tutti i problemi legati all’handicap, soprattutto senza l’aiuto e la comprensione di professionisti come gli assistenti sociali. Penso che se i Distretti Sociali avessero il dovuto sostegno da parte degli Enti Pubblici, molti dei tanti problemi rimasti irrisolti come la collocazione dell’ammalato grave e l’assegno di sostegno sarebbero già stati risolti da tempo (a riguardo ricordiamo che c’è un bonus a sostegno delle famiglie per gas e elettricità che scade il 30 aprile).
Segreteria Distretto Sociale Centro 071-2225127 / 071-2225112 UPS: 071-2225115 / 071-2225130 Elisabetta Baiocco Francesca Dimaggio Elisabetta Dottori Patrizia Filippetti Simona Giovagnoni Caterina Sabbatini Paola Sarzani Paola Scocchera Mirella Morbidelli Stefania Nardozzi Paola Solustri
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Lino Rignanese
In merito all’assegno di sostegno per gli anziani non autosufficienti di cui abbiamo parlato nello scorso numero di Senzaetà, volevamo mettere in evidenza che la cifra ISEE è valida per tutti i Comuni della Regione Marche. La cifra è di 25mila euro. Affermiamo questo dopo numerose segnalazioni, visto che alcuni Comuni delle Marche hanno abbassato la soglia, senza tenere conto del dgr regionale 986/09.
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Borse di studio e libri di testo: un aiuto per le famiglie
ome fare per farsi rimborsare totalmente o in parte il costo dei libri oppure per ottenere un aiuto per le spese scolastiche? La Regione Marche ha emanato i criteri e gli indirizzi per assicurare un sostegno alla spesa sostenuta dalle famiglie per l'istruzione per l'anno scolastico 2009/2010. Sono ammessi ai suddetti benefici i genitori o chi rappresenta i minori, appartenenti a famiglie in possesso dei seguenti requisiti: - residenza nel territorio del Comune di Ancona; - Indicatore Situazione Economica Equivalente (ISEE) non superiore ad euro 10.632,94. - ( solo per le BORSE DI STUDIO ) l'importo minimo della spesa sostenuta e documentata,riferita all'a.s. 2009/2010 ai fini della concessione del contributo, è stabilito in euro 51,65; rientrano nelle spese ammissibili quelle relative alla frequenza scolastica, le spese per il trasporto casa-scuola su mezzi pubblici, le spese per la mensa e quelle relative all'acquisto di sussidi e materiale didattico o strumentale. Le richieste dovranno essere redatti nei moduli reperibili presso: - il Servizio Pubblica Istruzione in Viale della Vittoria n. 39; - l'Ufficio Relazioni con il Pubblico in Largo XXIV Maggio 1; - le Segreterie degli Istituti Comprensivi e delle Scuole Superiori; - nella sezione "allegati" di questa pagina. I moduli, compilati in ogni loro parte, dovranno essere consegnati al Servizio Pubblica Istruzione del Comune di Ancona Viale della Vittoria n. 39 entro i termini seguenti: 1) Libri di testo: 23 aprile 2010 2) Borse di studio: 30 aprile 2010 Responsabile U.O. Diritto allo studio: Katia Bruzzesi Referente Borse di Studio: Simona Gregorini - tel.: 071/2225010 simona.gregorini@comune.ancona.it Referente Libri di Testo: Alba Polenta - tel.: 071/2225071 alba.polenta@comune.ancona.it
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A Fano più attenzione per il sociale e sicurezza
SERVIZI SOCIALI | COMUNE DI FANO
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INTERVISTA DI
PAOLA SIRIANNI
om’è noto, Fano è la terza della regione città Marche, per densità di popolazione, conta circa 64 mila abitanti. Fano si interroga sui servizi sociali e il suo sindaco, Stefano Aguzzi, si preoccupa, in particolare, di una crisi senza precedenti, tanto da far tornare gli anziani in famiglia, visto il costo elevato delle rette nelle case di riposo. Riguardo l’aumento demografico che ha colpito Fano, soprattutto negli ultimi anni, avete riscontrato problemi sociali? “Fano è stata colpita dalla crisi finanziaria in termini mai raggiunti fino ad oggi. Questo dato ha sicuramente creato una rete di problemi sociali, legati all’aumento dei disoccupati “reali”, cioè quelli che non hanno un impiego vero. Penso però che il fondo l’abbiamo toccato, ora dobbiamo risalire. La ripresa sarà un processo lento e difficoltoso, ma ho fiducia nel futuro. Alcuni sensibili e graduali miglioramenti si sono già verificati: nel settore della nautica, fortemente in crisi nel corso degli ultimi anni, ci sono state timide riprese e alcune aziende locali sono state rilevate da altre imprese più forti che hanno sì diminuito il personale, garantendo però la sopravvivenza dell’attività. Un problema sociale riguarda senz’altro le numerose famiglie del Sud, che nei recenti anni si sono trasferite a Fano, soprattutto dalla Campania e dalla Puglia. Alcuni di essi sono tornati nella propria regione, altri sono rimasti qui a Fano, cercando di superare questo difficile momento, soprattutto dopo la chiusura delle microimprese che ruota-
Il sindaco di Fano, Stefano Aguzzi vano intorno alla nautica”. Quali provvedimenti Ha adottato il Comune per risolvere tali problemi? “Sono personalmente sempre stato molto vicino e sensibile a questi tipi di problemi: il Comune ha giocato un ruolo da intermediario in tutte le trattative tra sindacati, datori di lavoro e occupati. Questo, per cercare di trovare un importante punto di incontro tra le richieste dei lavoratori e quelle dei loro datori di lavoro. Devo dire che le operazioni svolte fino ad oggi hanno portato a risultati positivi. Concretamente, abbiamo indetto un bando per i nuovi disoccupati, grazie ad un avanzo comunale di 250 mila euro, riuscendo a sostenere circa 300 famiglie e siamo stati l’unico comune di tutte le Marche ad aver disposto 100 mila euro, per le imprese in crisi, tramite i confidi. Grazie a tale cifra, abbiamo creato 3 milioni di fidi, aiutando circa 150 aziende locali e per quest’anno abbiamo già avviato lo stesso processo, anche se la cifra è più limitata, ammontando a 50 mila euro”. Quali sono i servizi comunali per le categorie degli anziani e dei giovani?
Avete sviluppato iniziative o progetti a riguardo? “Per quanto concerne gli anziani, il Comune di Fano dispone di una casa di riposo comunale e di una convenzionata a Marotta di Fano, oltre ovviamente a numerose case di riposo private. Sono in vasto calo le richieste per le case di riposo negli ultimi tempi; abbiamo dei posti vuoti, evento che non si verificava ormai da molto tempo, e penso proprio che molti anziani restino a casa con le famiglie in questo momento, che non si possono permettere rette costose. Parlando di progetti per i giovani, invece, sono numerose le iniziative reintrodotte a Fano nei miei cinque anni da Sindaco: quest’anno si svolgeranno, infatti, le seste edizioni di “La Fano dei Cesari”, con la notte bianca, di “Fano Yacht Festival” e di “Super Quad”, tra le altre iniziative. Tutto questo ha portato a due importanti risultati positivi: l’aumento di turismo, con più lavoro per le nostre strutture turistiche. E il fatto che a giovani e giovanissimi si spostano sempre meno nella vicina riviera romagnola, valorizzando di più il nostro territorio”. Uno dei problemi più sentiti dai cittadini è quello della sicurezza. Il sindaco Aguzzi, dati alla mano, ha sottolineato che la città registra un costante aumento della popolazione e questo richiede maggior attenzione verso le norme di sicurezza che tutelino i cittadini e che provvedano a mantenere il clima civile di tranquillità che da sempre caratterizza questa località. Potenziare le norme di
sicurezza richiede non solo una predisposizione nella tutela delle categorie a “rischio”, come i commercianti, ma anche un’attenzione particolare verso i comuni cittadini. Cosa ha proposto l’Ammnistrazione comunale per evitare o limitare gli episodi di microcriminalità nel futuro? “In alcune zone “nevralgiche” di Fano, in particolare nei centri commerciali dei quartieri di San Lazzaro e Sant’Orso e in centro, all’altezza di Piazza delle Erbe, sono state installate telecamere di sicurezza nei mesi scorsi e fino ad ora questo provvedimento ha dato buoni risultati. Come si evince facilmente, però, è complicato e disagevole ricoprire l’intero territorio fanese di telecamere, per chiari impedimenti di costo e poiché non vogliamo che si viva in uno stato di guerra. Ciò che noi abbiamo sostenuto con forza è un appello a tutti i cittadini ed in particolar modo alle categorie più a “rischio” in questo settore, come i commercianti: l’appello è appunto quello di prestare maggiore attenzione nell’adottare piccole e semplici norme di sicurezza, per il bene comune. In realtà, si tratta di piccoli gesti quotidiani, come chiudere sempre la porta di casa a chiave o non lasciare le chiavi sul cruscotto dell’automobile fuori casa, oppure installare delle telecamere private per gli esercizi commerciali”.
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SaniDoc e i professionisti per una solidarietà sociale C
DI FRANCESCA D’AMICO
ontinua il nostro viaggio tra le strutture aderenti a SaniDOC. In questo numero di Senzaetà ne presentiamo tre: lo studio dentistico del dott. Giorgio Acciarrini, a Civitanova Marche (MC); il poliambulatorio GL Medica del dott. Giorgio Lupacchini, a Pedaso (FM) e il poliambulatorio Fisiomed, a Sforzacosta di Macerata.
STUDIO DENTISTICO DOTT. ACCIARRINI
Il dott. Giorgio Acciarini si è laureato in Medicina e Chirurgia nel 1980, specializzato in Odontostomatologia nel 1984 e diplomato il Omeopatia e Omotossicologia. Si occupa prevalentemente di protesi e Ortodontia essendo da quasi 30 anni socio ordinario SIDO (Società Italiana di Ortodonzia). Dalla pluriennale esperienza presso l’Azienda Sanitaria Pubblica, il dott. Acciarrini desidera portare avanti il concetto di odontoiatria e soprattutto ‘ortodonzia sociale’, coniugando un’ottima qualità del servizio a delle tariffe ridotte, praticamenStudio Dentistico dott. Giorgio Acciarrini Largo Italia, 4 Civitanova Marche (MC) Tel. 0733-813337 giorgioacciarrini@libero.it
te le stesse utilizzate dalle Asur. Secondo la sua idea, quando un bambino inizia un trattamento ortodontico, il medico destina, a nome del paziente, una quota del guadagno ad una associazione di beneficenza e solidarietà sociale per una adozione a distanza che il bambino e la sua famiglia potranno volontariamente e direttamente proseguire a loro nome una volta finita la cura. È un modo secondo l’idea che SaniDOC e il dott. Acciarrini hanno abbracciato, affinché un bambino ne aiuti un altro ad avere un futuro e una società migliori. “Anche per questo motivo – conclude il dottore – ho aderito al progetto SaniDOC, il quale obiettivo è proprio fare promozione sociale nell’assistenza medica da offrire ai suoi associati”.
GL MEDICA DOTT. LUPACCHINI
Il dott. Giorgio Lupacchini ha iniziato il proprio percorso come Odontotecnico, per poi laurearsi in Odontoiatria e Protesi Dentaria nel 1996. E’ titolare della GL Medica, con sede a Pedaso (FM), un moderno poliambulatorio in cui lavorano circa 25 persone, con un bacino di utenza che comprende pazienti sia della zona che di fuori regione, erogando circa 50 prestazioni giornaliere. Al piano terra di questa struttura si trovano un ampio laboratorio odontotecnico in cui lavorano 8
Lo studio medico dentistico del dott. Giorgio Acciarrini operatori e una stanza per i corsi di formazione rivolti al personale. Al primo e secondo piano sono dislocati i vari studi medici: 7 sale dedicate esclusivamente all’odontoiatria e 3 ambulatori, in cui, a rotazione, operano specialisti delle varie branche mediche. Nelle sette sale, sono trattate tutte le specializzazioni dell’odontoiatria e della chirurgia orale e tutte le sale sono in rete fra loro: informazioni come le radiografie sono così rapidamente condivise dai professionisti, per fornire una migliore qualità del servizio. Al secondo piano, oltre agli ambulatori e alla sala d’igiene, abbiamo un modernissimo apparecchio radiologico digitale: serve per le radiografie RX
3D, cioè per una visualizzazione perfettamente definita della parte ossea da trattare ed un conseguente miglior sviluppo dell’impianto da inserire. Tutto in digitale. Al terzo piano si trova un’ampia sala congressi dove è possibile visualizzare e mostrare “in diretta” un intervento effettuato nelle sale ai piani inferiori. “Ho aderito a SaniDOC perché è un discorso serio - confida il dott. Lupacchini - che già condivideGL Medica dott. Giorgio Lupacchini Via Matteotti, 4 Pedaso (FM) Tel. 0734-931118 glmedica@alice.it
Il dott. Giorgio Lupacchini e la sua equipe do professionisti
Il dott. Acciarrini nel suo studio
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L’ingresso del poliambulatorio GL Medica di Pedaso
Il moderno apparecchio radiologico digitale 3D della GL Medica
vo con l’Anisap, ed è interessante la possibilità di promulgare la solidarietà sociale”.
FISIOMED ASSOCIATI
Un’altra struttura è il poliambulatorio Fisiomed, che è nato nel 1996 ed effettua circa 25.000 prestazioni annue per un bacino d’utenza che copre l’alto e basso maceratese, l’alto fermano e il basso anconetano. L’amministratore, Enrico
Per chi volesse ulteriori informazioni e conoscere nomi e recapiti degli associati: Numero Verde: 800912294 Presidenza: 071/887011 071/887012 www.sanidoc.it info@sanidoc.it E’ possibile tesserarsi presso le strutture aderenti e le sedi CNA della provincia di Ancona
Falistocco, ci ha condotto per le varie sale: 12 sono dedicate alle varie terapie (laser, diater, tecar, kinesi, fisioterapia, massaggi), e 5 sono ambulatori, dove si effettuano visite specia-
Alcune delle 12 sale della Fisiomed di Sforzacosta dedicate alle terapie listiche ed esami strumentali, utilizzando apparecchiature moderne. Un fiore all’occhiello di Fisiomed, in questo senso, è l’apparecchio per la Risonanza Magnetica Nucleare, che con il suo magnete a ferro di cavallo e la struttura aperta consente di effettuare l’esame evitando il problema tipico delle RM, cioè la sensazione di claustrofobia derivante dal classico tubo in cui si viene inseriti. Le circa 45 persone che lavorano in Fisiomed si pongono come obiettivo quello di “offrire un ottimo servizio al paziente, facendolo sentire come in famiglia, e proprio per questo si ade-
risce a SaniDOC: perché l’unione faccia la forza e tutti, pazienti e professionisti, crescano insieme, migliorando il servizio attraverso la solidarietà sociale”.
Luca Pietrella e Enrico Falistocco della Fisiomed vicino alla risonanza magnetica aperta
Una delle strumentazioni per ecografia della Fisiomed
S
FISIOMED Associati Via Natali, 1 Sforzacosta di Macerata (MC) Tel. 0733-202880 associatifisiomed@live.it
Guardare al presente per fare il futuro
i è svolto nei giorni scorsi, a San Benedetto, un incontro tra il presidente di SaniDOC ed alcune sigle sindacali legate alle realtà maggiori nell’ambito dell’assistenza ambulatoriale privata, che hanno condiviso la filosofia ed il programma SaniDOC sia a livello regionale che nazionale. Il presidente ed il direttore di SaniDOC, Filippo Bambara e Maurizio Graziosi, sono poi stati invitati dai presidenti delle CNA di Fermo ed Ascoli presso l’hotel “Progresso” di
San Benedetto per la presentazione dell’associazione nel territorio dell’ascolano e del fermano: a questo incontro erano presenti, oltre a SaniDOC, alle CNA e ai rappresentanti dei pensionati CNA delle Provincie, anche i rappresentanti delle piccole e medie imprese locali, molto interessate ed entusiaste del progetto. Possiamo dunque dire che la nostra rete associativa si sta positivamente aprendo e nel prossimo numero illustreremo il contenuto di questi incontri.
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RUBRICA | LE OPINIONI
L’ Osservatorio
Dal punto di vista legale
Tatuaggi e piercing... Gioventù bruciata e come “segnali senza freni Avv. Giovanni Conti, Roma Prof. Marieli Ruini di passaggio Università La Sapienza, Roma a ragazzina costretta dai compagni ad un rapporto Marieli Ruini è docente di Antropologia culturale alla Facoltà di Scienze Politiche “Sapienza” Università di Roma e docente di Sociologia generale alla sede di Pomezia della stessa facoltà. Si è sempre occupata di temi inerenti a Sociologia della cultura. La prof. Ruini ha accettato di partecipare al nostro dibattito sul disagio giovanile e fa parte del Comitato Scientifico della rivista Senzaetà. Fra le sue opere più recenti: Caleidoscopio, Bulzoni 2008 e appunto Osservare le società. Temi e percorsi dell’antropologia culturale, Bulzoni 2007, da cui è tratto il brano qui pubblicato.
P
are che i giovani odierni cerchino di superare il disagio esistenziale tramite comportamenti sotto certi aspetti analoghi, rivelanti, dietro falsi atteggiamenti di sicurezza, l’immaturità caratteristica della “sindrome di Peter Pan”. Allo stesso motivo vanno riferiti tatuaggi e piercing. Dietro l’apparenza di una moda futile si palesa con evidenza ancora maggiore l’inconscia esigenza del sostegno dei “riti di passaggio”, prove di coraggio e di sopportazione del dolore tramite cui gli adolescenti dimostravano anticamente di essere morti all’infanzia e di aver conseguito la maturità. Come si evince dai precedenti studi antropologici, “il rituale interviene quando la struttura della società (le sue divisioni, le sue articolazioni) è già data” per definire le divisioni interne alla società stessa. Ma in una cultura come la nostra, in cui la struttura di base è carente per i continui mutamenti che la alterano, i rituali del passato – riferibili (a parte forse l’esame di maturità) soprattutto al culto religioso (battesimo, prima comunione, cresima, matrimonio) – risultano insufficienti e inadeguati. Mancano, soprattutto, i riti di aggregazione che i giovani hanno finito per sostituire con l’uniformità dell’abbigliamento e con la moda dei piercing e dei tatuaggi, originariamente finalizzati proprio a permettere di identificare gli appartenenti a particolari gruppi.
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sessuale in classe, mentre il professore tiene lezione. Sembra incredibile ma è storia di questi giorni. Il disagio giovanile si sta rivelando in modi sempre più prevaricatori, soprattutto ai danni dei deboli: portatori di handicap picchiati e derisi su You Tube, insegnanti aggrediti, rapine di telefonini, denaro e capi firmati, ragazze violentate, episodi di puro bullismo e, non di rado, ferimenti con coltelli. Pare la maledizione delle società ”avanzate”. Film come Il Selvaggio con Marlon Brando, Gioventù bruciata con James Dean, West Side Story di Bernstein, Taxi Driver di Scorsese ci sembravano deliri d’oltreoceano, ora sono il ritratto edulcorato di tanti semiadulti europei. Secondo Cloward e Ohlin, criminologi statunitensi, i giovani che scoprono di non poter raggiungere il successo con mezzi legittimi risolvono il loro problema di “status” gravitando verso la delinquenza sottoculturale della gang. Se ne contano tre tipi: la banda criminale, dedita al furto, all’estorsione e ad altre forme di appropriazione indebita; la banda conflittuale, che pratica la violenza per avere maggiore influenza sociale; la banda astinenziale, la più enigmatica, che si tiene fuori dalla società dandosi all’alcool ed alla droga. L’aspetto inquietante di questa violenza giovanile è che ”l’altro” è considerato anche merce di scambio: quella ragazzina risulterebbe avere accettato di essere palpata da un compagno in cambio della presentazione ad uno che le piaceva. Sarà vero? Una cosa è certa: si è dovuto ricorrere al codice penale (art.609 octies) per punire la partecipazione di più persone ad atti di violenza sessuale. Il “branco” diviene così protagonista e la vittima è il suo servo di scena. Ma le pene severe previste per comportamenti del genere – si va da sei a dodici anni di reclusione, salvo le aggravanti - non sembrano intimidire né adulti né minorenni. Forse il problema sta nel fatto che questi soggetti, talvolta persino le vittime, ”non sanno quel che fanno.” Ma questa è un’altra storia.
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COMUNI A CONFRONTO
A colloquio con il sindaco di Recanati Francesco Fiordomo
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ecanati musica e poesia, Recanati che coniuga senza troppe forzature la presenza di grandi gruppi industriali e una cultura turistica che grazie all’attuale amministrazione sta assumendo contorni meglio definiti ed ha in sé dei contenuti in cui promozione e programmazione sono linee guida di un progetto generale. Recanati è anche la città che vorrebbe vedere riconosciuta per la sua valenza storica, artistica e culturale la propria identità come patrimonio Unesco, ma è anche una Recanati che nel bilancio 2010 stabilisce che non si verificherà nessun aumento di tasse e di tariffe e che i servizi sociali saranno potenziati. Le modalità e gli interventi emergono dalle parole del sindaco Francesco Fiordomo. Per la famiglia un sostegno concreto che si materializza in una serie di interventi che vanno incontro a esigenze e difficoltà in un momento di contingenza economica reale. “Il bilancio di previsione approvato ha una precisa identità in questo senso, non solo negli intenti ma nella concretezza. Per quello che riguarda i supporti è in funzione un Ufficio di Promozione Sociale (UPS) territoriale che, tramite la figura dell’Assistente Sociale, offre ascolto, eroga informazioni e
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RECANATI
A Recanati grande attenzione per il sociale DI FABIO DI RIENZO
orientamento per l’accesso ai servizi socio-sanitari; si occupa di creare una mappatura delle strutture, dei servizi e delle
associazioni presenti sul territorio. I servizi diretti alle famiglie consistono nei contributi per gli affitti, contributi per il
disagio economico, esoneri per mensa e trasporti, il servizio pre e post scuola; inoltre bonus gas ed energia elettrica, contri-
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COMUNI A CONFRONTO buti per la maternità e nucleo familiare con almeno tre minori”. Minori ed anziani? “Per i minori (sono 649 i bambini residenti compresi nella fascia di età 0-3 anni) è stata stanziata una cifra per i contributi alle famiglie affidatarie e per i figli di ragazze madri, una maggiore disponibilità dei posti negli asili nido: sono 80 quelli fruibili di cui 30 pubblici e 50 privati. Il Comune ha sottoscritto convenzioni che hanno permesso l’azzeramento della lista di attesa. Inoltre animazione e sostegno alla genitorialità che si traduce praticamente con il centro estivo, la colonia marina, i laboratori in diverse scuole cittadine per i bambini della fascia di età della scuola primaria, un’iniziativa che prevede un ciclo di incontri con i genitori e gli operatori del consultorio. Per
quello che riguarda gli anziani sono in programma i soggiorni estivi, l’assistenza domiciliare, il trasporto agevolato per terapie e l’integrazione in rette ed istituti diversi e Ircer”. Il sostegno alle famiglie attraverso i servizi che il Comune eroga passa anche attraverso i giovani, la disabilità, l’immigrazione…. “Per i giovani sono stati messi a disposizione 180 mila euro per l’assegnazione di buoni casa a giovani coppie, così come buoni libro e borse di studio per gli studenti delle classi dalla primaria alle secondarie superiori, il trasporto agevolato agli studenti che utilizzano prevalentemente il trasporto extraurbano scolastico, laddove ci sono le condizioni economiche e sociali per essere assegnati. Significativo il potenziamento
del Cento di Aggregazione Giovanile presente presso il Centro Quartiere di F. S. Lorenzo, mentre nei locali attigui alla Biblioteca comunale è ubicato l’Informagiovani. Per quello che concerne la disabilità sono operativi sul territorio il Centro diurno per disabili gravi, che proprio nei mesi scorsi ha festeggiato il ventennale di attività, il Centro diurno Alzheimer, il Servizio Sollievo. Contributi sono previsti per l’assistenza scolastica all’interno della quale è attiva anche la convenzione con l’Ente Nazionale Sordomuti per l’assistenza scolastica ai sordi; l’integrazione delle rette per le quali il Comune contribuisce al ricovero di soggetti disabili presso istituti diversi. A servizio degli immigrati un apposito Sportello aperto 25 ore settimanali e il sostegno linguistico nelle scuole”.
Sottoscritto l’accordo con la PARS
L
a sottoscrizione del nuovo contratto con la cooperativa Sociale PARS di Civitanova Marche dice il sindaco Francesco Fiordomo - che si è aggiudicata per tre anni la gestione dei servizi domiciliari, residenziali e semiresidenziali per anziani, disabili e minori, compresi alcuni gestiti dagli IRCER, è un punto di arrivo fondamentale. L’accordo raggiunto con la cooperativa, grazie anche ad una stretta collaborazione con le organizzazioni sindacali, ha permesso di assumere a tempo indeterminato il personale; l’ obiettivo è quello di migliorare la qualità dei servizi offerti. Si chiude così una vicenda iniziata nel 2007 con un appalto la cui procedura si è trascinata nel tempo prima di arrivare all’aggiudicazione definitiva.
UN DISTRIBUTORE DI LATTE FRESCO
Un distributore di latte fresco presto in funzione a Recanati, nel quartiere di Villa Teresa, adiacente al Centro Sociale per Anziani. Il latte di provenienza di produttori locali, viene munto alla 5 del mattino e messo a disposizione dell’utenza al prezzo di un euro al litro.
I 20 anni del centro socio-educativo Il Centro Socio Educativo accoglie sette utenti diversamente abili ed ha festeggiato nelle settimane scorse i 20 anni di vita. Gli utenti sono impegnati in attività ludiche, ricreative e di approfondimento, tra le quali laboratori di pittura, informatica, ascolto
musicale, lettura di giornali, giardinaggio, attività motoria differenziata, visite esterne, uscite per concerti e spettacoli. Il Centro, che ha la propria sede a Villa Teresa, partecipa da anni ai Giochi Senza Barriere di Cingoli,
un’Olimpiade di atletica per ragazzi con disabilità. La socializzazione è senz’altro uno degli aspetti più importanti del Centro che utilizza tutte le possibilità che ci sono per trasformarle in momenti di confronto, di amicizia e di sollievo per gli utenti.
NUOVO PUNTO PER I PRELIEVI EMATICI Un importante servizio a disposizione per il fabbisogno sanguigno dei pazienti e per la compodità di qualsiasi analisi di base, esigenze sempre più sentite. E’ attivo presso il Poliambulatorio in Via Madonna Cupa da Varano il punto di prelievo ematico per le analisi del sangue, coloro che intendono usufruirne possono rivolgersi a questo servizio dalle 7,30 alle 9,00 senza prenotazione.
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La qualità al servizio degli anziani
RESIDENZA PER ANZIANI | GRIMANI BUTTARI
“Una struttura da 125 anni vicina ai cittadini”
“Competenza, passione e professionalità”
A CURA DI FABIO DI RIENZO
Intervista al Presidente Enrico A. Canapa
Presidente qual è l’attuale situazione delle case di cura nella Regione Marche? “L’attuale situazione è abbastanza critica e precaria. Le Marche sono la prima regione in Italia per longevità e quindi il problema dell’assistenza all’anziano diventa particolarmente sentito. Nonostante in alcuni comuni continui un’antica tradizione di provvedere alle necessità dell’anziano tenendolo presso le abitazioni dei figli, l’attuale situazione socio-economica in cui riversano sempre più famiglie del nostro territorio fanno si che le richieste di assistenza siano continuamente in aumento. Attualmente la nostra struttura è al completo ed ha una lista di attesa superiore alle reali disponibilità della struttura”. Come mai tanta richiesta verso la vostra struttura? “I vantaggi che la Grimani - Buttari può offrire al proprio ospite anziano sono molteplici. L’essere posizionati sulle colline di Osimo ci permette di offrire comodità sia per raggiungerci che per soggiornare. Inoltre siamo riconosciuti come una delle realtà tra le più affidabili della Regione per impegno, professionalità e cura dei nostri servizi”. A tale proposito, siete passati da Opere Pie a Fondazione, per arrivare ad essere riconosciuti come A.P.S.P. “La storia della nostra struttura è ultrasecolare, e quindi venendo così da lontano ha piano piano trasformato la propria struttura adeguandola ai tempi moderni e alle nuove condizioni politico-economiche, fino ad arrivare al massimo riconoscimento che dovremmo ottenere entro l’anno, che è quello di essere riconosciuta come un’Azienda Pubblica di Servizi alla Persona (A.P.S.P). Un riconoscimento importante che premia il lavoro di tante persone svolto esclusivamente a favore dell’anziano in questi anni”. Come dice il vostro slogan “Fare bene il bene”... “Siamo convinti che il nostro lavoro quotidiano non sia solo quello di assistere il nostro ospite nelle sue primarie esigenze ma di farlo sentire il più possibile a casa. Dico sempre ai miei collaboratori che un sorriso vale di più di qualunque medicina. Il nostro atteggiamento deve essere sempre positivo trasferendo ai nostri ospiti umanità e cordialità. Ogni giorno deve essere un giorno per Fare bene il bene!
Cristiano Casavecchia direttore Grimani Buttari
L
a Grimani Buttari gestisce ed eroga servizi assistenziali e servizi socio-sanitari integrati in favore di persone anziane autosufficienti, parzialmente e non autosufficienti e dementi lievi e gravi. Questi servizi vengono erogati attraverso il Centro Diurno Integrato Demenze, la Casa di Riposo, la Residenza Protetta, la Residenza sanitaria Assistenziale e il Nucleo Alzheimer. La capacità ricettiva è pari a 172 posti letto divisi in 5 Residenze più 20 posti al Centro Diurno. Dal mese di novembre 2006 l’Ente ha anche ottenuto la Certificazione di qualità secondo le norme ISO 9001/2000 e UNI 10881, in relazione al seguente scopo: “Progettazione ed erogazione di servizi di assistenza individualizzata per Ospiti autosufficienti, parzialmente autosufficienti, non autosufficienti e dementi in regime semi-residenziale e residenziale”. Da oltre cento anni una coerente linea traccia il sentiero: la centralità della persona, attraverso una costante opera di aggiornamento, di partecipazione, di coinvolgimento nel fare impresa. La relazione di aiuto, l’empatia, il farsi prossimo costituiscono i fondamenti ideali voluti dal fondatore Conte Filippo Buttari. Non sono di primaria importanza le numerose realizzazioni, gli ampliamenti, le nuove costruzioni, il parco, i giardini... Tutto ciò rappresenta un buon contorno all’opera superiore realizzata: l’essere riusciti a trasmetterci l’un l’altro la percezione che si può fare bene il Bene, accompagnata da un’altra convinzione che è quella di essere pienamente consapevoli che il cammino di miglioramento non si completa mai.
Grimani Buttari
Residenza per anziani Osimo
Via Flaminia II, 111 60027 San Sabino di Osimo AN Centralino: 071-714520 email: info@buttari.it www.buttari.it
Direttore, quali sono le caratteristiche della Grimani Buttari? “Sicuramente l’umanità è una delle caratteristiche che più ci attribuiscono. Penso che oltre a ciò debba essere aggiunto il metodo di lavoro. Siamo un impresa a cui piace fare squadra e quindi ottenere risultati. Prestiamo particolare attenzione ai nostri collaboratori e premiamo le risorse che danno risultati eccellenti. Tutto questo si riflette positivamente sui nostri ospiti. Ma non ci sono stati episodi spiacevoli o reclami? “Abbiamo a tale proposito istituito una vera e propria azione di monitoraggio e di soddisfazione degli ospiti. Abbiamo negli ultimo anni ottenuto un punteggio di 8.5, quindi eccellente e nel 2009 non abbiamo ricevuto nessun reclamo”. Un “rating” altissimo, quindi un’isola felice? “Vede, noi della Grimani Buttari seguiamo il nostro ospite nella fase più delicata della sua vita, quella fase che inderogabilmente lo porterà alla fine della sua esistenza terrena. Riteniamo che in questa fase si possa e si debba ancora fare tanto e tenere la mente occupata e accesa porta a dei risultati strabilianti”. In che senso? “Le nostre attività durante il giorno sono molteplici. In particolar modo prestiamo molta attenzione a ciò che riguarda la riabilitazione cognitiva. Questo ci permette di rivitalizzare l’anziano, il quale partecipa con entusiasmo a queste attività”. Sempre con quel “sorriso” che vi distingue… “Quello sempre. Dal primo momento che entriamo in Azienda a quando torniamo dalle nostre famiglie”.
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RUBRICA | OSSERVATORIO
Il nostro mondo... sempre più anziano I
DI LUIGI SFREDDA
l fatto che il nostro Paese stia invecchiando è un dato di fatto. Non è solo questione che figli non se ne fanno più perché costano e neanche il fatto che siamo più egoisti, più interessati alla carriera e ai soldi, che si sono persi i valori di una volta, che si stava meglio quando si stava peggio e che non ci sono più le mezze stagioni. Piuttosto c’è da dire che facciamo tutto con ritardo compresi i figli, che le nostre famiglie non hanno la stessa composizione patriarcale o uninucleare di una volta, che la mentalità e i costumi cambiano, che andiamo a lavorare seriamente in età più tarda. Il mondo diventa più anziano per questo: si è spostata l’età produttiva. Oggi a 50 anni si è giovani e il progresso medico ci concede di stare sempre meglio e sempre
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più in forze fino agli 80 e più. Verso i 60, magari qualche donna si concederà un figlio con la fecondazione artificiale, magari. Ma non siamo pronti, culturalmente e mentalmente. Siamo ancora attaccati alle vecchie cose, ai vecchi cimeli e ai vecchi sistemi. I sociologi, i politici e i tuttologi non ci aiutano di certo: ci dicono che è innaturale la direzione che questo mondo sta prendendo. Che se non ci fossero i figli degli immigrati, saremo destinati a scomparire. Lo Stato, così, deve pensare a delle politiche rivolte in particolar modo all’anziano. Se non altro per il numero prevalente, visto che la popolazione marchigiana è formata per la maggior parte da anziani. E questo attualmente ci costa, sia in servizi sociali che in sanità, lo sappiamo bene. I servizi sanitari territoriali, di questo costo, ne stanno avendo il cari-
co maggiore in termini di domiciliarietà della prestazione, di assistenza alla cronicità e di quantità di farmaci. Anche qui, non se ne uscirà se non si procederà ad un salto, direi, evolutivo. Mi spiego... Il problema è quello di ripensare l’anziano non più come un peso, ma come una risorsa. E’ profondamente sbagliato, oggi, creare delle politiche sociali per gli anziani e farle rientrare nel cosiddetto welfare. Perché significa sottolineare un loro ruolo passivo, spesso non confermato dalla realtà dei fatti. La
cosa migliore è prendere atto di questo invecchiamento globale e cominciare a pensare a vere e proprie politiche rivolte all’anziano. Assolutamente sganciate dall’assistenzialismo e tese verso una valorizzazione dell’anziano come di una vera e propria forza sociale trainante, quale è e, sempre più, sarà. Ma questo nuovo mondo assomiglia più alla Pandora di Avatar, mi pare…
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COOPERAZIONE SOCIALE |
Utile e divertente... “MagicBox” Successo del laboratorio ludico-teatrale ad Abitare il Tempo
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a riscontrato un buon successo per la partecipazione e l’interesse che ha saputo riscuotere non solo direttamente per i pazienti, ma anche nei confronti degli addetti ai lavori, lo spettacolo finale messo in piedi dallo staff operativo professionale della struttura “Abitare il Tempo” di Loreto. Si è appena svolta infatti nella Sala Polivalente della Residenza Sanitaria Riabilitativa Assistenziale di Loreto una rappresentazione teatrale a conclusione di un’ esperienza molto formativa di laboratorio ludico-teatrale rivolto a pazienti con disabilità intellettiva. ”Magix Box” il titolo dello spettacolo, che ha visto protagonisti gli ospiti della stessa struttura, coinvolgendo anche alcune famiglie e parenti vari. Un’esperienza che si inserisce nell’ambito degli interventi educativi, riabilitativi e abilitativi finalizzati a mantenere le abilità funzionali, favorire l’ autonomia, contenere il declino cognitivo e, nello specifico, stimolare il mantenimento di potenzialità creative, favorendo
dinamiche relazionali e interpersonali. Grazie a tali modelli si riesce a coinvolgere a più livelli i pazienti stessi abituandoli a muoversi e collaborare, conoscendo gli effetti benefici e positivi delle terapie di gruppo. Il Laboratorio è stato condotto dagli operatori sanitari della Struttura (psichiatra ed educa-
tori professionali) con la supervisione di un regista. La rappresentazione è terminata con un momento conviviale presso il ristorante di Abitare il Tempo, che ha visto la partecipazione dei numerosi parenti e amici presenti e dove lo scambio finale di esperienze e saluti non ha mancato di arricchire tutti i presenti con emozione e cordialità. Il Laboratorio teatrale è una delle tante iniziative che la Struttura propone ai propri ospiti. La Struttura è una eccellenza nel panorama della residenzialità per gli standard sanitari e alberghieri che assicura, largamente superiori a quelli minimi previsti dalle norme del settore. Gli standard sanitari sono di assoluta eccellenza come la presenza medica 24 ore su 24, la presenza infermieristica 24 ore su 24, le consulenze medico specialistiche (neurologo, fisia-
tra, pneumologo, psichiatra, ecc.) oltre a uno psicologo, educatori professionali, fisioterapisti e animatori. Allo stesso modo gli standard alberghieri sono molto elevati: camere a 2 letti con bagno e balcone, tutte climatizzate e dotate di tv e linea telefonica, servizio di reception attivo almeno 9 ore, servizio bar e ristorazione aperto anche a parenti e visitatori e un ampio parco di 4000 mq, parte del quale destinato a “giardino Alzheimer”. C’è da aggiungere la prossima apertura di un Centro Diurno per 20 posti per disabili fisici, psichici e alzheimer.
Abitare il Tempo Via S. Francesco 60025 Loreto (AN) tel. 071.75066 www.abitareiltempo.org
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La banca sul territorio in un mondo che cambia
ECONOMIA E SOCIETA’ | UBI BANCA
L’
eco della crisi finanziaria si sente ancora. I risparmiatori non arrivano a fine mese e molti di loro sono arrabbiati con la classe dirigente. L’economia sembra riprendersi piano piano, anche se si può assolutamente affermare che ci sono stati periodi migliori. Le banche? Che ruolo hanno avuto e hanno le banche in periodi come questi? La banca è un istituto radicato nel territorio, ma c’è più la fiducia di una volta verso questi enti che finiscono fin troppo spesso sulle pagine dei giornali?! Abbiamo chiesto un commento al direttore generale UBI Banca Popolare di Ancona, Luciano Goffi.
“La gente ha paura degli eccessi della finanza; richiede semplicità e trasparenza e che la banca torni soprattutto a fare il credito, quello che fa nascere e crescere le piccole e medie imprese del territorio”
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La banca La banca è un impresa che raccoglie denaro dai risparmiatori e li presta (con un differenziale di interesse) alle famiglie e alle imprese che consumano e investono. A questo ruolo primario – e fondamentale per l’economia – si aggiungono poi diversi servizi: si pensi per esempio ai sistemi di pagamento, alle carte di credito, ecc. Un mestiere difficile per chi lo fa e anche difficile da comprendere nei suoi meccanismi operativi e nelle sue regole da parte della gente, soprattutto quando ci si addentra nel terreno complesso della finanza internazionale. La gente ha paura (giustamente) degli eccessi della finanza; richiede (giustamente) semplicità e trasparenza e che la banca torni soprattutto a fare il credito, quello che fa nascere e crescere le piccole e medie imprese del territorio. Le banche italiane, quasi del tutto immuni dagli eccessi che hanno portato nel mondo la crisi finanziaria nata in America, fanno credito alle famiglie e alle imprese. Possono ovviamente sbagliare – magari dandone troppo quando tutto va bene e chiudendosi a riccio in tempi di crisi - ma nel complesso quello italiano è un buon sistema. Esso è chiamato oggi a condividere le forti sfide che il nostro Paese deve affrontare per evitare il
declino. E’ opportuno, per comprendere meglio questo ragionamento, fare una breve storia dei cambiamenti avvenuti negli ultimi venti anni con la globalizzazione. Il riferimento alle Marche rende più semplice seguire il filo logico. L’economia Dall’economia prettamente agricola dell’immediato dopoguerra si è passati, in fondo in pochi anni, ad un forte sviluppo manifatturiero. I mezzadri di un tempo (in fondo già piccoli imprenditori), sono andati nelle fabbriche che stavano sorgendo in quegli anni, e da operai laboriosi e capaci le hanno fatte crescere; molti ne sono usciti con un mestiere ed hanno creato centinaia, migliaia di piccole e piccolissime imprese. Sono diventati bravi a fare quello che fa un Paese che inizia ad industrializzarsi: beni di consumo, cose utili per tutti i giorni (scarpe, abiti, mobili, utensili). Il distretto ha protetto
Giuliano Goffi, direttore generale UBI Banca Popolare di Ancona per lunghi anni questo microcosmo di bravi artigiani, molto utili alle aziende più grandi: il loro impegno senza orario, la loro creatività, erano valori che era difficile e costoso creare dentro le fabbriche. Il mercato di queste piccole realtà era domestico: il distretto, l’Italia, al massimo il nord Europa. Non serviva una grande “cultura d’impresa”: era l’azienda più grande che ti diceva che investimenti fare, o al massimo si osservava cosa facevano gli altri. Pianificazione e
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ECONOMIA E SOCIETA’ | UBI BANCA controllo di gestione? Neanche si sapeva cosa fossero; del resto c’era l’inflazione a far sembrare facile pagare i debiti; e poi la svalutazione della lira dava l’impressione che la competitività non fosse un problema nostro. E’ così che le Marche sono cresciute; come il resto del Paese, purtroppo non delle differenze che sono rimaste: al Nord – dove una certa industria era nata anche prima della guerra – il tessuto imprenditoriale ha potuto irrobustirsi di più; al Centro siamo alla prima generazione e quanto è difficile passare alla successiva!; al Sud il cancro dell’assistenzialismo ha ammazzato le cellule vitali della imprenditorialità e del senso comune di un Paese che deve lottare unito per essere competitivo. La politica industriale miope ha trascurato i settori avanzati; le aziende sono rimaste mediamente piccole e hanno continuato a fare sempre le stesse cose, quelle che tutti i Paesi di prima industrializzazione solitamente fanno. Il declino e la globalizzazione Cosa è poi avvenuto tanto da farci rischiare il declino? Semplicemente: la globalizzazione. Non ce l’aspettavamo! Non ci siamo resi conto per tempo che almeno da trenta anni in Asia, dove vive (ancora male) un terzo del mondo, i popoli premevano per stare meglio, per uscire dalla miseria
delle campagne, per avere un ruolo diverso nell’economia mondiale. Il Vietnam aveva fatto capire agli americani che non era con le armi che si poteva domare questa fame, questa spinta al cambiamento; e gli americani hanno anzi capito che a quei popoli si poteva delegare un compito importante: essere la “fabbrica” del mondo, una fabbrica a basso costo, cosicché quella gente potesse mangiare qualcosa più di una scodella di riso, e intanto gli americani (e gli inglesi) potessero continuare a prosperare non più con l’industria (o un certo tipo di industria), ma con i servizi, con le tecnologie avanzate, con i consumi, con la
finanza (e con il debito!). A noi Italiani la globalizzazione ci ha colti di sorpresa: ma come? Eravamo noi la fabbrica dell’Europa, al massimo per noi il concorrente era l’officina o il laboratorio dall’altra parte della strada; ed ora arrivano prodotti cinesi, indiani, turchi… che tra l’altro non costano nulla!? La prima reazione: se questi ci inondano di prodotti a basso costo, spostiamo le nostre fabbriche dove costa meno produrre, così combattiamo ad armi pari. La delocalizzazione, quindi, come reazione immediata (per un po’ è servita), ma miope; perché gli altri sono comunque più veloci e si accon-
“La politica industriale miope ha trascurato i settori avanzati; le aziende sono rimaste piccole e hanno continuato a fare sempre le stesse cose, quelle che fanno i Paesi di prima industrializzazione”
tentano di poco; e soprattutto sanno copiare le nostre tecniche, diventano sempre più bravi ad imitare la nostra qualità (e forse, a volte, a superarla) e continuano a costare molto meno. I Tedeschi ed i Francesi, hanno anche loro accusato il colpo, ma hanno reagito prima di noi. Negli ultimi dieci anni hanno migliorato la produttività dei loro processi produttivi, hanno innovato, hanno modificato le regole, hanno chiesto sacrifici alla gente. Hanno anche loro piccole e piccolissime imprese, ma le loro poi crescono, mentre le nostre sono piccole e tali rimangono. E se si è piccoli non si ha la forza per innovare, per cambiare i modelli di business, per internazionalizzarsi. La produttività rimane bassa; noi siamo bravi a fare qualità, siamo creativi, i nostri prodotti hanno un fascino unico... ma costano troppo e hanno un mercato “troppo di nicchia”; troppo piccolo – e difficile da raggiungere – per far crescere a sufficienza il nostro PIL e per alimentare l’occupazione. Stavamo facendo tutti questi ragionamenti (quanti convegni, negli ultimi cinque, sei anni, si sono fatti su questi temi!) quando improvvisa è arrivata la crisi finanziaria. Che non è stata certo la causa dei nostri problemi strutturali, ma semmai li ha aggravati, li ha fatti
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ECONOMIA E SOCIETA’ | UBI BANCA emergere con violenza. Ora c’è gente in cassa integrazione, tanti posti di lavoro a rischio, i giovani non vedono prospettive di farsi una posizione, una famiglia, una casa. Chi aspetta semplicemente la ripresa stando fermo non ha alcuna possibilità di farcela; la ripresa non arriverà automaticamente dentro i capannoni, bisogna andarsela a prendere, perché non è semplicemente una crisi da congiuntura, ma è il mondo che è cambiato. Nel frattempo infatti i Cinesi, e non solo loro – dopo appena un lieve malore – hanno ricominciato a sfornare prodotti (e laureati), a fare strade, ferrovie, fabbriche… E hanno un enorme bisogno di esportare, di mandare a noi i loro prodotti (la loro gente ancora consuma poco perché da quelle parti ad arricchirsi sono i bilanci degli Stati e non la gente comune). La competizione dei prossimi anni sarà quindi fortissima: il confronto è tra un mondo occidentale indebitato, con bassa crescita, con tassi crescenti di disoccupazione, e Paesi in grande espansione, con bilanci solidi, con grande capacità produttiva e tanto bisogno di ven-
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derci i loro prodotti. La politica, gli imprenditori e le banche Qualcuno potrà chiedersi: ma che c’entra la banca in tutto questo? C’entra eccome! C’entriamo tutti. C’entra la politica che deve (non tra un anno, ma oggi) riformare il Paese perché le regole siano semplici, chiare, valide per tutti, e perché siano garantite concorrenza e meritocrazia. C’entrano gli imprenditori, perché debbono (non tra un anno, ma oggi) organizzarsi per produrre e vendere in modo competitivo, con efficienza, prodotti e servizi che costino il giusto, che li possa comprare l’italiano, o l’europeo o l’americano che consideri quel prezzo coerente con la qualità intrinseca, e li possa anche comprare il cinese con qualche soldo in tasca. Uno sforzo enorme debbono fare le nostre imprese, per snellire e innovare i processi produttivi, per dotarsi di nuove tecnologie, per formare le Persone (insieme all’Università) e aprirle al mondo, per passare il testimone ai giovani, per eliminare l’individualismo e fare squadra,
creare reti, filiere intelligenti. E c’entra la banca! Perché é suo dovere e suo interesse stimolare l’innovazione ed il cambiamento delle imprese. Individuare quelle che hanno il potenziale per crescere e mettersi al loro fianco per farle correre. Non c’è bisogno che quattro milioni di piccole e piccolissime imprese (tante sono in Italia) diventino tutte grandi; non sarebbe possibile né forse utile. Ma un certo numero le dobbiamo far crescere – e diventare medie e grandi – perché debbono tirare la volata al sistema produttivo e innescare nuovi processi virtuosi di crescita occupazionale. Gli imprenditori ci debbono mettere la loro volontà, le loro capacità, e anche un po’ di capitali. Le banche debbono fornire loro le risorse giuste per accelerare questa crescita. Accanto ai numeri – ai rating – noi uomini di banca dobbiamo essere in grado di valutare, più che in passato, quelli che si chiamano “valori intangibili” dell’impresa, che in un mercato globale contano oggi più dei capannoni e delle macchine: il capitale umano, il capitale organizzativo, la capacità di
“Il compito della banca è quello di prestare soldi e indirizzare le risorse verso il tessuto produttivo e imprenditoriale capace di creare valore per se e per il territorio” investire sulla innovazione e sull’efficienza produttiva e distributiva, la forza del marchio, la volontà di creare alleanze e reti per essere più forti sui mercati. Tutte cose che non si leggono dai bilanci e che, per comprenderle, banca ed impresa debbono essere sempre più partner, perché accumunate dallo stesso destino. Qualcuno potrebbe obiettare: ma non s’era detto che la banca deve in fondo solo prestare denaro e dare qualche carta di credito? Certo, prestare denaro, ma non a caso; indirizzando, invece, le risorse verso quel tessuto produttivo e imprenditoriale capace di creare valore per se e per il territorio. In fondo, i prodotti delle banche, i servizi, i sistemi informativi, sono un po’ tutti uguali; nei prossimi anni la competizione nel sistema non si giocherà su questi temi, ma su quale tipo di banca si vuole essere, su quale ruolo si intende svolgere per remare, insieme alle imprese, alle associazioni, ai confidi, alle istituzioni, tutti verso la stessa direzione: per evitare il declino e, anzi, riprendere a crescere. Questo è quello che Banca Popolare di Ancona vorrebbe fare. Abbiamo il capitale e la liquidità necessari, la conoscenza del territorio, la forza di un grande gruppo alle spalle: se questa banca riuscirà a svolgere fino in fondo questo ruolo, dipenderà solo dai suoi Uomini.
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LAVORO | INAIL
INAIL, cosa chiede il lavoratore
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on viviamo in un periodo facile. La crisi diffusa ha colpito duramente anche il mondo del lavoro, nel quale però la sicurezza e il sostegno a chi ha bisogno rimangono sempre valori imprescindibili da difendere. Proprio su questo nasce e si sviluppa la preziosa attività dell’INAIL, (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro): nel momento di difficoltà che tutti stiamo vivendo costituisce un insostituibile punto di riferimento per qualunque lavoratore. Delle attività svolte, degli obbiettivi raggiunti e futuri, del costante sostegno offerto dall’ente a chi lavora, abbiamo parlato con Marco Orelli, direttore Provinciale INAIL Ancona. Direttore, quali sono le richieste più comuni effettuate da chi si rivolge a voi? “L’INAIL è orgogliosa di offrire un sostegno a 360 gradi a un universo di lavoratori quantomai ampio ed eterogeneo: le richieste più comuni che ci vengono rivolte vanno dalle prestazioni di legge riguardo gli infortuni sul lavoro, alla diagnosi e cura di malattie professionali. Ma il nostro sostegno và oltre: infatti si estende anche alla riabilitazione di chi ha subito infortuni fino al reinserimento nel mondo del lavoro fino ad arrivare all’assistenza di grandi invalidi, alla rimozione di bar-
riere architettoniche e all’adattamento di impianti industriali”. Può spiegarci brevemente come è strutturato l’ente INAIL e quali sono le sue attività? “Abbiamo una struttura molto semplice e funzionale, per meglio esaudire le richieste degli utenti. Si tratta di una struttura piramidale al vertice della quale c’è una Direzione Centrale, a cui fanno poi capo le varie Sezioni Provinciali. Da queste ultime poi si dipartono le Sedi Territoriali, quelle più direttamente a contatto coi lavoratori. Complessivamente le Sedi sono 220. Và detto che dal 2008 è in atto una profonda ristrutturazione che ha come scopo fondamentale la razionalizzazione delle attività e il risparmio. Punto saliente di questa modificazione è l’accentramento degli appalti e dei contratti, ora non più gestiti dalle Sedi Territoriali ma direttamente dalla Direzione Centrale. L’INAIL è un istituto assicuratore, che acquisisce e paga i premi, con una elevata automaticità della prestazione, anche per chi non sia perfettamente in regola. Siamo un ente guidato da una forte spinta pubblicistica: la tutela assicurativa per il lavoro deve esserci per tutti, infatti quasi tutte le principali categorie lavorative sono assicurate con noi. Al primo
posto, anche per obblighi di legge, c’è una forte opera di prevenzione, che è la materia più importante in assoluto per poter garantire la sicurezza. Poi siamo molto attivi nella fornitura di informazione, per creare un aggiornamento continuo; a tutto questo affianchiamo una costante e generale opera di assistenza ai lavoratori, di ispezione delle aziende e degli impianti. Una volta fatto ciò il nostro lavoro non è certo finito, in quanto ci occupiamo anche di opere di adeguamento e rinnovamento di luoghi e macchinari adibiti al lavoro, fornendo anche incentivi in tal senso. Insomma cerchiamo non solo di curare, ma anche e soprattutto di prevenire”. Andando un po’ più nello specifico, com’è l’INAIL di oggi? “Siamo sicuramente un ente al passo con i tempi, e questo è dimostrato dalla rivoluzione che stiamo compiendo. Stiamo letteralmente sorpassando la vecchia “concezione cartacea” del lavoro. Infatti ora preferiamo ricorrere ad una forte informatizzazione, lavorando più che altro con le immagini e in modalità telematica. Quasi tutto è informatizzato: dai contratti ai documenti, fino ad arrivare ai pagamenti. La Sezione Provinciale di Ancona è in una situazione più che positiva: infatti ormai da ben sei anni chiudiamo il bilancio annuale in attivo, raggiungendo e superando tutti gli obiettivi che la Direzione Centrale annualmente ci pone. Una situazione molto positiva non solo per noi ma anche per chi ha bisogno del nostro intervento, che arriva con precisione e tempestività sempre maggiori”.
Lei da che molto tempo segue il mondo lavorativo da un osservatorio privilegiato, come considera la situazione del lavoro oggi? “Non si piò negare che la situazione oggi non sia particolarmente esaltante: la crisi generale ha investito anche il mondo del lavoro, creando diversi problemi di non facile soluzione. Ma proprio in una situazione complicata come quella odierna l’INAIL con le sue molteplici attività può costituire un punto di riferimento importante per chi avesse bisogno di sicurezza e sostegno. Basti pensare al nostro impegno nell’aumentare la collegialità delle decisioni per conciliare le controversie e ridurre il contenzioso, alla chiarezza e funzionalità della nostra carta dei servizi che è un vero e proprio patto con gli assistiti, all’assicurazione finalmente estesa anche alle casalinghe ad un costo annuale contenutissimo, fino ad arrivare alle nostre indagini di soddisfazione dell’utenza, che costituiscono un importante elemento di autovalutazione per spingerci al costante miglioramento dei servizi offerti. In una situazione difficile come quella odierna lavoriamo al fianco degli utenti per garantire loro la migliore assistenza possibile”. Insomma siamo di fronte ad un ente moderno, al passo coi tempi, coi piedi per terra e che “lavora per chi lavora”, nell’ottica di risolvere al meglio i problemi concreti in un mondo complesso ma che può dare ancora molte risposte positive ed è la chiave per uscire dalla crisi. Dunque buon lavoro a tutti!
senzaetà |43 Lorenzo Ricci
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13-04-2010
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13-04-2010
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L’Operatore Socio Sanitario è una risorsa
SINDACATI | FSI
“
Presentato a Perugia un disegno di legge sul futuro della professione degli OSS Le sfide si affrontano con l’unità di intenti”. Con questo spirito la FSI, Federazione Sindacati Indipendenti, ha aperto il convegno “Operatore Socio Sanitario - Le nuove frontiere del ruolo tra etica e normativa. L’O.S.S. è una risorsa, costruiamo un nuovo futuro”. “La professione degli Oss - ha sottolineato Claudio Acacia, segretario nazionale della FSI Inrca deve essere considerata come una risorsa, soprattutto nel piano sanitario italiano, i tempi che corrono richiedono delle figure professionali molto specializzate”. La FSI sta lavorando al progetto relativo alla figura degli Operatori Socio Sanitari, un progetto ambizioso e lungimirante che punta ad una maggiore dignità del lavoro per gli OSS di tutto il territorio nazionale. Stefano Castagnola, segretario nazionale e Paride Santi, coordinatore nazionale della FSI hanno snocciolato le linee guida del progetto: “Le linee guida, che divengono a tutti gli effetti traguardi da raggiungere, sono sei: riconoscimento di un’unica figura professionale degli OSS su tutto il territorio nazionale; mansioni, funzioni e ruoli unici e chiari su tutto il territorio nazionale; percorsi formativi di qualificazione professionale unici e uniformi nei tempi, nell’accesso e
“Un servizio sanitario di eccellenza necessita di figure professionali di eccellenza”
Aviano Rossi, dirigente Sitro Asl2, l’avvocato Maurizio Danza, Stefano Castagnola, segretario nazionale FSI, Paride Santi, coordinatore nazionale FSI e Claudio Acacia, segretario nazionale FSI Inrca nei contenuti su tutto il territorio nazionale; ottenimento della garanzia dell’aggiornamento professionale continuo anche attraverso l’integrazione degli OSS nel programma di educazione continua in medicina (ECM); raggiungimento di una categoria superiore degli OSS attraverso un differente e più adeguato trattamento contrattuale; riconoscimento per gli OSS delle indennità contrattuali, sempre attraverso ad un differente trattamento contrattuale”. “Abbiamo presentato una proposta e un disegno di legge che vuole proprio queste cose specifiche!” ha puntualizzato l’avvocato Maurizio Danza. “La figura dell’Operatore Socio Sanitario - ha ribadito Claudio Acacia - vive oggi, come un tempo, autentiche contraddizioni che derivano da un inop-
portuno inquadramento della loro figura professionale negli attuali profili sanitari e tecnici. Il nostro obiettivo è quello di perseguire una dignitosa collocazione della figura professionale sotto i punti di vista normativo giuridico e contrattuale”. La promozione della figura dell’OSS avrebbe un risvolto positivo non solo nel contesto Sanitario, ma anche nel settore degli Enti locali e nei Servizi socio-educativi del settore privatistico, perché fino ad oggi, tra le figure riconosciute dal Ministero della Salute, l’OSS è indicato in una categoria non propriamente classificata. Il contenuto delle linee guida si è già trasformato in un verbale di intesa tra i rappresentanti OSS di tutte le regioni di Italia della FSI. “Il primo convegno nazionale - ha concluso Stefano
Castagnola - vuole rendere pubblico l’impegno di questa federazione, nel nome della più ampia partecipazione, con tutti gli addetti ai lavori, anche per portare il progetto a concretizzarsi in legge attraverso il percorso della presentazione di un progetto di legge specifico che l’ufficio studi della FSI ha predisposto”. Durante la giornata sono state presentate delle relazioni da parte di Operatori Socio Sanitari come Daniele Latini che ha parlato della qualità percepita e le aspettative dell’utente, Gabriella Ganzetti sulla prevenzione delle infezioni ospedaliere, Grazia Pennacchietti sul miglioramento continuo della qualità, Francesco Caprini sul lavoro d’equipe e Carla Bertolino sulle analisi delle problematiche tra pubblico e privato. Molto interessante anche l’intervento della dott.ssa Emanuela Ceresani sul tema del counseling. Riccardo Milani
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13-04-2010
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SCAFFALE | LIBRI Problemi del bambino. Approccio integrato con le piante medicinali
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uesto libro tratta di alcune condizioni dei bambini, frequenti e disturbanti, più alterazioni dello stato di benessere globale che vere e proprie malattie, situazioni in cui il soggetto è ancora completamente all'interno del suo "spazio salute" ed i suoi meccanismi fisiologici sarebbero in grado di mantenercelo se non intervenissero dei fattori ambientali esterni, quali l'inserimento in comunità, l'eccessiva attenzione ai richiami notturni ed alla frequenza delle scariche, una leggera incuria nell'igiene e nella cura della cute, una cattiva alimentazione, ecc. In tutti questi casi il farmaco, inteso come intervento forte che si sostituisce ai meccanismi fisiologici di ripristino delle funzioni, non serve. Occorre invece un intervento integrato, fatto di interventi di educazione e supporto ai genitori, di modifiche delle consuetudini di vita del bambino e di un aiuto più fisiologico possibile in cui sono molto utili le piante medicinali. Il testo oltre che ai pediatri ed ai medici impegnati nell'ambito delle cure primarie, può essere di aiuto anche a tutti i professionisti della salute e a quei genitori che cercano informazioni attendibili.
Autore: Murgia - Pagiotti Editore: Aboca Edizioni Data di Pubblicazione: 2009 Pagine: 232 Prezzo: 19.00 euro
senzaetà |46
Comunicazione e salute
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uesto testo affronta l'importante tema della comunicazione sanitaria, ovvero lo studio e l'utilizzo della comunicazione nel contesto della salute. L'informazione e la comunicazione sono, oggi, riconosciute come una risorsa fondamentale per guidare gli individui verso decisioni ottimali per la loro salute. Di salute si parla ovunque: con il proprio medico, in famiglia, tra amici e colleghi, nei mass-media e su internet. Parlare di salute, però, non è facile. Si tratta di un ambito che richiede conoscenze tecniche per comprenderne i contenuti, ma che pervade allo stesso tempo la sfera emotiva di ciascun individuo. Il testo, destinato sia agli operatori sanitari che al pubblico generale, presenta la comunicazione sanitaria da una prospettiva analitico-normativa. Gli autori spiegano i fondamenti della comunicazione sanitaria nelle dimensioni interpersonale, mediata dalle nuove tecnologie e mass-mediale, offrendo al lettore basi concettuali e strumenti per valutare la qualità dell'informazione sanitaria in modo critico e comunicare con efficacia in questo ambito.
Autore: Rubinelli - Camerini Editore: Apogeo Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 197 Prezzo: 14.00 euro
Cinquanta cose che potete fare per combattere l’insonnia
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i ritrovate svegli nel letto a preoccuparvi di ciò che dovrete fare l'indomani? Vi alzate stanchi come se non aveste dormito abbastanza? Se la risposta è "Sì", potreste essere uno dei circa 12 milioni di italiani che soffrono di disturbi del sonno. Wendy Green spiega il ciclo sonno-veglia, propone un approccio olistico al problema e offre una miniera di consigli pratici per combattere l'insonnia, magari ricorrendo a semplici modifiche dello stile di vita e del regime alimentare e utilizzando facili terapie complementari di automedicazione. Questo libro è una lettura piacevole, nella quale persino l'insonne più incallito troverà conforto. Scoprite quali sono le 50 cose che potete fare da subito per sconfiggere l'insonnia, per esempio: conoscere i vostri (personalissimi) fattori scatenanti; tenere un diario dell'insonnia seguire una routine serale rilassante scegliere cibi e integratori che favoriscono il sonno regolare il vostro schema del sonno in base al vostro stile di vita fare in modo che la vostra camera da letto sia adatta al riposo.
Autore: Green Wendy Editore: Vallardi A. Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 134 Prezzo: 9.90 euro
Stimolare il sistema immunitario. Gli alimenti chiave per sviluppare le difese
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er mantenersi in buona salute, il corpo può contare sul sistema immunitario, che lo aiuta a difendersi dagli agenti nocivi. Una buona alimentazione, associata a sane abitudini di vita, rappresenta il mezzo migliore per contrastare gli attacchi esterni e lo stress che l'organismo subisce ogni giorno. Molte sostanze nutritive presenti nell'alimentazione sono infatti in grado di influenzare in maniera positiva l'equilibrio del sistema immunitario. Inoltre, ingredienti salutari, quali i probiotici e i prebiotici, nonché integratori alimentari quali i fìtoestratti, hanno la proprietà di favorire l'immunità. Alimentazione, benessere e salute. Alcuni consigli su cosa mangiare per rimanere in salute e sviluppare quelle difese immunitarie necessarie per restare in piena forma. Un manuale che contribuirà al miglioramento della salute di tutta la famiglia.
Autori: Hout - Roy - Reid Editore: il punto d’incontro Data di Pubblicazione: 2010 Pagine: 192 Prezzo: 12.90 euro
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13-04-2010
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RUBRICA | PENSIONI
Sconti di tre anni per i lavori usuranti COS’E’ IL LAVORO USURANTE?
Chi ha lavorato nei posti a rischio come lavoro usurante, quindi che logora a lungo tempo il cittadino, può, in base alla legge sui lavori usuranti, ottenere dei benefici di ‘sconto anticipato’. Come indicato nel Decreto Ministeriale del 19 maggio 1999, il comma 34 della Legge 335 evidenzia tutti gli
effetti e i benefici: - l’attesa di vita al compimento dell’età pensionabile; - la prevalenza della mansione usurante; - la compatibilità fisico-psichica in funzione dell’età; - la mancanza di possibilità di prevenzione; - l’elevata frequenza degli infortuni, con particolare riferimento alle fasce di età superiori ai 50 anni. Tutti questi benefici, a cui i lavoratori e le aziende devono sottostare, permetteranno hai cittadini che hanno svolto lavori particolari e lavori usuranti continuativamente di andare in pensione prima.
I LAVORI USURANTI
- lavoro notturno continuativo - lavoro alle linee di montaggio - lavori ad alte temperature (addetti ai
forni e fonditori dell’industria metallurgica) - autisti di mezzi rotabili di superficie - marittimi imbarcati a bordo - personale addetto ai reparti di Pronto Soccorso, Rianimazione, Chirurgia d’Urgenza - trattoristi - addetti alle serre e fungaie
I LAVORI PARTICOLARMENTE USURANTI
- conducenti di mezzi pubblici pesanti - lavori di asportazione dell’amianto - lavori nelle gallerie - lavori in altezza su scale aeree, con funi a tecchia, su ponti a castello, su ponti mobili in sospensione
BENEFICI SPETTANTI
L’accordo stabilisce che coloro che risultano nelle condizioni sopra elencate, possono conseguire su domanda il Diritto di Pensione con requisito anagrafico ridotto di tre anni rispetto a quelloprevisto ordinariamente.
Il nostro esperto LINO RIGNANESE
Questo solo se tale attività sia stata svolta per almeno la metà del periodo di lavoro complessivo o almeno 7 anni negli ultimi 10 anni di attività lavorativa. Va inoltre ricordato che la domanda di pensione viene sempre e comunque inoltrata all’INPS, dietro utilizzo e inoltro dell’autorizzazione e certificati dell’azienda. Per i certificati e autorizzazioni in merito al lavoro usurante per l’amianto, la richiesta deve essere inoltrata all’INAIL (solo in seguito all’INPS).
Potete fare domande riguardanti le pensioni all’esperto Lino Rignanese inviando una email a info@senzaeta.it
SE VUOI RICEVERE DIRETTAMENTE A CASA TUA LA RIVISTA SENZAETA’ FAI IL VERSAMENTO TRAMITE BOLLETTINO POSTALE (COMPILATO COME SOTTO), invia la ricevuta via fax allo 071. 2901110 o in busta chiusa all’indirizzo: REDAZIONE SENZAETA’ - PIXEL STUDIO - Via Valenti, 1 - 60131 ANCONA
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13-04-2010
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