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XIII
XIII.
Entrarono due viaggiatori e presero posto su di un sedile più lontano. Egli tacque finchè gli altri si furono seduti, ma appena tornò il silenzio egli seguitò, senza perdere evidentemente neppure un istante il filo dei suoi pensieri. — Quel che è più abbietto — cominciò egli — si è il presupporre in teoria che l'amore debba essere qualcosa d'ideale, d'alto, mentre in pratica l'amore è qualcosa di così basso, di così bestiale, che al solo parlarne e ricordarne si ha disgusto e vergogna. E se si ha disgusto e vergogna si deve confessarlo. E invece la gente fa finta che il disgusto e la vergogna sieno invece bellezza ed elevatezza. Quali furono i primi segni del mio amore? Questi, che cioè io mi diedi ad eccessi bestiali, non soltanto senza vergognarmene ma gloriandomi, chi sa perchè, di questi eccessi sensuali senza darmi pensiero non pure della sua vita spirituale ma neanche della sua vita fisica. Io non potevo capire donde venisse quella nostra reciproca ostilità, ma la cosa era perfettamente chiara: questa ostilità non era altro che la protesta della natura umana contro quella bestiale che la sopraffaceva. Io mi meravigliavo dell'odio che sentivamo l'uno per l'altro. Ma ciò non avrebbe potuto essere diversamente. Quest'odio non era altro che l'odio reciproco di due complici di un delitto, sia per l'istigazione a delinquere,
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sia per la partecipazione al delitto. Non fu forse un delitto quando, fin dal primo mese, la poveretta essendo incinta, continuò il nostro legame bestiale? Voi credete che io mi allontani dal mio racconto. Niente affatto! Io vi fo sempre la storia del come ho ucciso mia moglie. Nel giudizio mi chiedevano perchè, come avevo ucciso mia moglie. Stolti! Credevano che io l'avessi uccisa con un coltello, il 5 ottobre. Io non la uccisi allora, ma molto prima. Appunto come essi tutti ora uccidono, tutti, tutti... — Ma in qual modo? — chiesi io. — Ecco una cosa sorprendente, che, cioè, nessuno vuol riconoscere quel che è così chiaro ed evidente, quel che debbono sapere e predicare i medici ma che essi tacciono. La cosa è semplicemente orrenda. L'uomo e la donna sono stati creati nello stesso modo degli altri animali, cioè, che dopo l'amore carnale viene la gravidanza, poi l'allattamento, stati nei quali, sia per la donna che per il bambino, l'amore carnale è nocivo. Donne ed uomini sono in egual numero. Che avviene? Mi pare sia chiaro. E non ci vuol mica una grande sapienza per dedurre da questi fatti la conseguenza che ne deducono gli stessi animali: che è necessaria cioè la continenza. Ma no. La scienza giunge alla scoperta di certi leucociti che corrono nel sangue, e di altre simili sciocchezze, e quelle cose lì non le arriva a capire. Ma almeno non si ascolti quando dice questo. Per la donna vi sono soltanto due uscite: una, fare di sè stessa un mostro, distruggere in sè la possibilità di esse-
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re donna, cioè madre, perchè l'uomo possa tranquillamente e continuamente godere; e l'altra uscita (che non è neppure un'uscita ma una semplice, selvaggia, diretta offesa alle leggi della natura), la quale si pratica in tutte le così dette famiglie oneste e che consiste in ciò: che la donna, a dispetto della sua natura, debba essere nel medesimo tempo gestante, nutrice e amante, debba giungere cioè dove le bestie stesse non giungono. Le forze non le possono bastare. E perciò nella nostra condizione abbiamo l'isterismo, la nevrastenia, e nel popolo le donne ossessionate. Osservate che nelle fanciulle, nelle vergini non esiste l'ossessione, ma soltanto esiste nelle donne maritate che vivono coi loro mariti. Questo da noi. E lo stesso accade in Europa. Tutti gli ospedali per donne isteriche sono pieni di donne che hanno violato le leggi della natura. Ma le donne ossessionate e le clienti di Charcot sono uno stuolo di donne mutilate e rese sterili. Soltanto a pensare quale grande opera si svolge nella donna quando in lei si matura il frutto delle sue viscere, o quando nutre il figlio che ha partorito! Si forma in lei chi ci continuerà, ci sostituirà. E quest'opera santa è guastata, e da chi? Terribile a pensare! E si discute della libertà, dei diritti della donna! È come se dei cannibali nutrissero dei prigionieri per divorarli e intanto assicurassero di esser preoccupati della loro libertà e dei loro diritti. Tutto ciò era nuovo per me e mi colpì. — Ma come? — dissi io. — Se fosse così, si potrebbe possedere la propria moglie soltanto ogni due anni, e
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l'uomo... — E per l'uomo è indispensabile, eh? — replicò egli. — Di nuovo questi cari sacerdoti della scienza lo assicurano. Io vorrei poter ordinare a questi maghi di far loro l'ufficio di quelle donne che, secondo la loro opinione, sono necessarie agli uomini: che cosa direbbero allora? Suggestionate un uomo, ditegli che gli è indispensabile la vodka, il tabacco, l'oppio e tutto ciò gli diventerà indispensabile. Ne viene per conseguenza che Dio non capiva ciò che era necessario all'uomo e quindi, senza chiedere il parere di questi maghi, si è regolato male. Ma la cosa non va così. Per l'uomo è necessario, indispensabile, così hanno deciso costoro, di soddisfare le sue cupidigie, ma la procreazione e l'allattamento dei figli lo disturbano, disturbano il soddisfacimento di queste sue pretensioni. Come fare? Rivolgersi ai maghi, essi rimedieranno. Essi inventano difatti il rimedio. Oh! ma quando saranno smascherati questi farabutti e i loro inganni? Sarebbe l'ora. Si è giunti all'estremo limite: s'impazzisce e si tirano colpi di rivoltella, e sempre per la stessa ragione. E come potrebbe essere diversamente? Si direbbe che gli animali sappiano che la loro discendenza continua la loro specie e mantengono una data legge in questi rapporti. Soltanto l'uomo non lo sa e non lo vuol sapere. E si preoccupa soltanto di godere quanto più può. E chi è costui? Il re della natura, l'uomo. Osservate che gli animali si accoppiano soltanto quando possono ottenere una posterità, e quest'ignobile re della natura sempre, quando ne può ricavare piacere. E non ba-
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sta: egli eleva questo mestiere da scimmia all'altezza della perla dell'esistenza, all'amore. E nel nome dell'amore, cioè della libidine, rovina che cosa? una metà del genere umano. Delle donne che dovrebbero essere le sue coadiuvatrici nel cammino dell'umanità verso il vero ed il bene, egli, in nome del suo piacere fa, non le sue coadiutrici, ma le sue nemiche. Osservate un po' chi è che impedisce l'avanzare progressivo dell'umanità: le donne. E perchè? Soltanto per questo. Ma sì, ma sì — ripetè egli più volte e cominciò a muoversi, a tirar fuori le sigarette, a fumare, desiderando visibilmente di calmarsi alquanto.
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