XIII. Entrarono due viaggiatori e presero posto su di un sedile più lontano. Egli tacque finchè gli altri si furono seduti, ma appena tornò il silenzio egli seguitò, senza perdere evidentemente neppure un istante il filo dei suoi pensieri. — Quel che è più abbietto — cominciò egli — si è il presupporre in teoria che l'amore debba essere qualcosa d'ideale, d'alto, mentre in pratica l'amore è qualcosa di così basso, di così bestiale, che al solo parlarne e ricordarne si ha disgusto e vergogna. E se si ha disgusto e vergogna si deve confessarlo. E invece la gente fa finta che il disgusto e la vergogna sieno invece bellezza ed elevatezza. Quali furono i primi segni del mio amore? Questi, che cioè io mi diedi ad eccessi bestiali, non soltanto senza vergognarmene ma gloriandomi, chi sa perchè, di questi eccessi sensuali senza darmi pensiero non pure della sua vita spirituale ma neanche della sua vita fisica. Io non potevo capire donde venisse quella nostra reciproca ostilità, ma la cosa era perfettamente chiara: questa ostilità non era altro che la protesta della natura umana contro quella bestiale che la sopraffaceva. Io mi meravigliavo dell'odio che sentivamo l'uno per l'altro. Ma ciò non avrebbe potuto essere diversamente. Quest'odio non era altro che l'odio reciproco di due complici di un delitto, sia per l'istigazione a delinquere, 159