L’ a n g o l o d e l D e f i n i t o r i o Saluto del Vicario Provinciale
I
l prossimo 11 ottobre (a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II) papa Benedetto XVI darà inizio all’Anno della Fede, un’occasione privilegiata per ringraziare Dio del dono di questa virtù teologale e ridare vigore a dimensioni spirituali indebolite dall’abitudine o dall’incuria. Sappiamo bene come la fede si nutra di azioni ripetute nel nome di Dio, che, senza essere per forza eccezionali, tuttavia intessono la vita cristiana. Ogni gesto di fede, dall’abituale segno di croce alla partecipazione alla Messa domenicale, è una piccola professione di fede, che in misura diversa ma sempre reale ci mette in moto come credenti in Cristo, Colui che proclamiamo il Signore della nostra vita. La prima professione di fede è legata all’evento battesimale, intorno al quale si sono formati i più antichi «Simboli della fede» o «Credo», dei quali conosciamo bene la struttura ternaria, legata al mistero del Dio Trinitario. Per tre volte la Tradizione della Chiesa ci fa dire Credo in…; poi il discorso prosegue con fatti e realtà del mistero della Rivelazione, che crediamo veri per la nostra salvezza, credo che... Dio si è rivelato in gesti e parole, invitando l’uomo a entrare in comunione con Se stesso, nella forma biblica del patto: “Ascolta Israele, tu amerai il Signore tuo Dio”. Amare Dio vuol dire credere in Lui, affidarsi alla sua Parola, attraverso ogni vicenda della storia, che si riconosce guidata dalla sua paterna provvidenza. Ma il Dio al quale Israele è chiamato ad affidarsi è l’unico Dio, è il Creatore di ogni realtà che esiste.
MEMO
. . . e d e F a l l e L’Anno d
Non è possibile separare l’affidamento a Dio, da quanto è implicato nel suo coinvolgimento con la storia umana. Ci affidiamo al Padre, che è Creatore. Ci affidiamo al Figlio, che è l’Unigenito incarnato, morto e risorto e tornerà alla fine dei tempi. Ci affidiamo allo Spirito, che è datore di vita e di doni, soprattutto la Chiesa nella sua dimensione sacramentale, fino alla trasformazione escatologica, che ci renderà capaci di vivere in perfetta comunione con Dio per l’eternità. Il discorso teologico può apparire banale per noi che pensiamo di sapere qualcosa di teologia, estraneo alla vita quotidiana per noi che pensiamo di sapere come devono andare le cose nella vita. Riflettendo con attenzione, però, dobbiamo accettare che non esiste un affidamento pieno al mistero di Dio, senza passare attraverso l’accettazione delle situazioni storiche, che ne sono in un modo o in un altro il simbolo reale della sua presenza nella storia umana. Sono chiamato ad affidarmi allo Spi-
rito come sono chiamato ad accogliere i segni della sua presenza: la Chiesa e i sacramenti. Chiesa e sacramenti non sono lo Spirito, ma ne sono l’opera lungo la storia. Credo in Dio Padre Creatore e dunque sono chiamato a guardare ogni realtà creata come buona, perché parte di quel mondo che sarà trasfigurato in Cristo. Credo nell’Unigenito Figlio di Dio, come credo che la salvezza è offerta a tutti gli uomini attraverso l’esperienza storica singolare dell’ebreo Gesù di Nazareth, morto e risorto, atteso di generazione in generazione come il Signore che viene incontro agli uomini. Le circostanze della vita, infine, sono appelli alla mia fede. Attraverso di loro sono chiamato a vivere la dimensione fondamentale della fede che salva: l’abbandono alla volontà di Dio, comunque si manifesti nelle vicissitudini della vita.
fr.Valerio Mauro
4 o t t o b r e : f E S T A D E L S E R A F I C O pA D R E s. f R A N C E S C O
Auguri a tutti i confratelli, fratelli e sorelle della Famiglia Francescana
1 5 - 1 9 O t t o b r e : ESERCIZI SPIRITUALI a ‘ l e C e l l e ’ d i C o r t o n a Predicatore: P.Giuseppe Settembri, Vicario prov. delle Marche. Tema: E u c a r i s t i a e g u a r i g i o n e