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memoria
2 2 N ove m b r e 2 01 2 - T r e s p i a n o Omelia del Ministro Provinciale alla S. Messa Letture: Rom 14,7-9.10c-12 - Gv 12,23-28
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ari confratelli cappuccini e cari amici, ad
un anno esatto di distanza dal quel tragico 22 Novembre 2011 ci ritroviamo assieme a pregare nel ricordo affettuoso e riconoscente di P.Luciano, P.Corrado, P.Silverio e del giovane Andrea Ferri. Siamo in tanti e vi ringrazio tutti, in particolare i confratelli Vescovi Bernardo Gremoli e Francesco Gioia. Vorrei evidenziare la presenza di fr.Agapit e fr.Erick, cappuccini del Tanzania, venuti da poco tempo in Toscana per darci una mano. La loro partecipazione ci fa avvertire ancora una volta la vicinanza fraterna e delicata, che i frati tanzaniani ci hanno mostrato nei giorni difficili immediatamente seguenti quel tragico incidente. Siamo qui, nella chiesetta del Cimitero di Trespiano, dove riposano i resti mortali di Corrado, di Silverio e di generazioni di Frati Cappuccini. Con noi, ne sono certo, sono spiritualmente presenti le centinaia e centinaia di persone, che erano in S.Croce il giorno del funerale. Credo si possa dire che il ricordo di questi fratelli sia stato costante durante tutto l’anno nel nostro cuore e chissà quante volte siamo riandati col pensiero a
PRIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI FR.LUCIANO, FR.CORRADO, FR. SILVERIO E ANDREA
quel tragico 22 Novembre di un anno fa. Sì, fratelli e amici, la loro morte ci ha raggiunti nell’intimo. “Nessuno di noi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso”(Rm 14,7):la morte di un fratello e forse di un amico donatoci da Dio come compagno nel cammino di consacrazione e nel sacerdozio, ci riguarda e ci prende dentro. La morte di una persona cara è uno strappo doloroso nel tessuto dei rapporti intrecciato, talora faticosamente, giorno dopo giorno. Dopo…non è vero che la vita riprende come prima; riprende, ma non più come prima, specialmente quando la morte degli altri la sentiamo sfiorarci molto da vicino. “Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore”(Rm 14,8): parole bellissime, che ci fanno intravedere una relazione, che ci unisce ancor più dei vincoli e degli affetti umani, perché non è costruita da noi ma da Dio, che in Gesù ci ha resi fratelli. Ciò che davvero ci unisce è il vivere e il morire per il Signore. E’ questo legame divino che rende la morte meno dura, non solo perché sappiamo che i morti sono vivi, ma soprattutto perché lo strappo provocato viene come ricucito, tramite un invisibile tessuto, dalla fede.