scheda
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Regina Apostolorum nsa
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
L’ABC DELLA FEDE v i s i t ate i l n o s t ro
sito w w w .nsaita
Indirizzi ALGERIA sr FERRARIO Flora sr CATAPANO Sandra
di Don Egidio Villani, Sacerdote di Milano
5 Rue des Fréres Ould Ahcéne · 31007 EL MAQQARI ORANO T. 00213 041 282218 · florafnda@yahoo.fr sandra.catapano@yahoo.it
BURKINA FASO sr COMI Alma
TCHAD sr ALBERTI Margherita B.P. 152 SARH T. 00235 68 13 51 · marghensa@tiscali.it
TOGO sr PROFUMO Etta B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE T. 00228 90 37 144 · ettanda@yahoo.fr
COSTA D’AVORIO sr MARTINELLI Marisa 03 B.P. 332 ABIDJAN 03 ADJAME T. 00225 20 37 12 52 · marisa.nelli@tiscali.it
sr. SCHIAVON Annamaria B.P.113 FERKESSEDOUGOU T. 00225 36 86 80 02 · annamariasc@yahoo.fr
sr GEROSA Enrica sr BOLZAN Giuliana B.P. 44 GAGNOA · T.00225 32 77 27 24 gerosaenrica@yahoo.fr · giulibo@email.it
Le risposte che ricevi dalla tua adesione all’“avvenimento” della fede in Gesù per uscire dalle assurdità ricordate, ti soddisfano? Quali sono allora? Prova a dirle!
sr BIASINI Mariangela B.P. 35 KADIOLO MALI T. 00225 36 86 70 72
La fede ha un contenuto di risposte da offrire a tutti Se Gesù è l’unico, se ami l’umanità che incontri, devi preoccuparti e darti da fare perché Egli sia conosciuto esplicitamente da tutti, perché senza una comunione cosciente e personale con Lui, l’umanità vive in condizioni oggettive di povertà spirituale e di sottile tristezza, non avendo risposte alle esigenze fondamentali ricordate. Il tuo desiderio è che tutti abbiano il pane,la casa, il lavoro,la salute, l’istruzione… o che incontrino la proposta di Gesù che dice: “… non preoccupatevi di cosa mangerete… vestirete…, cercate prima il Regno dei cieli e al sua giustizia il resto vi sarà dato…?
Francia · Irlanda · Italia · Olanda
sr SANGALLI Piera B.P. 158 ABIDJAN 18 T. 00225 21248720 · piera_nda@yahoo.fr
DICEMBRE 2012 · N
4
Il dono unico di essere DONNE
Argentina · Canada Algeria · Benin · Botswana Burkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo
Una preziosa EREDITÀ
B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · comi.alma@yahoo.fr
Sei convinto della razionalità dell’atto di fede e che per credere occorre usare la ragione come capacità di cogliere la realtà in tutte le sue componenti? La fede non è un optional Se la ragione mi porta ad aderire alla presenza di “Dio, il Mistero” presente in Gesù, allora si deve riconoscere che Gesù non è uno dei tanti che mi può salvare dall’assurdo della vita ma è la risposta, non una risposta, ai problemi indicati. “Non c’è altro nome sotto il cielo dato all’umanità nel quale ci si possa salvare (realizzare)”.
l i a . o rg
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La fede e la ragione Da qualche secolo va in giro per il mondo la curiosa idea che fede e ragione siano tra loro incompatibili: chi crede, si dice smette di ragionare, e chi ragiona rinuncia a credere. Al contrario fede e ragione si richiamano reciprocamente: la fede è un salto che è ragionevole fare per non finire nell’assurdo. È assurdo essere al mondo per caso e poi darsi principi di vita e di convivenza; è assurdo vivere senza sapere quale sarà la fine; è assurdo vivere dentro una realtà che non basta perché non mi dà senso e non esaurisce il mio desiderio di amore…
Siamo presenti in
Rivista Trimestrale Anno 25
MESSAGGI AL MONDO
Le COOPERATIVE AGRICOLE nutrono il mondo
il prossimo Concilio, venire a contatto col mondo. (…) Per questo cercherà di farsi sorella e madre degli uomini; cercherà d’essere povera, semplice, umile e amabile
tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le
nel suo linguaggio e nel suo costume. (…) Il rinnovamento che attendiamo dal Concilio comincia oggi, comincia
angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente
APPUNTAMENTI
“
Le gioie e le speranze, le
2012-2013
Dal 28 sera al 31 dicembre 2011
La comunità SMA-NSA di Feriole (PD) propone, anche quest’anno, di vivere insieme la quarta edizione del “Forum”. Tema: “GETTO SEMI DI VANGELO, per la crescita e la gioia della vostra fede” (Fil.1,25) Il Forum è aperto a laici e a membri di gruppi che in qualche modo condividono con la comunità SMA/NSA la vocazione missionaria ad gentes. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Società Missioni Africane Via Vergani, 40 • Feriole di Teolo • Tel 049 9900494
Convegno sulla CINA 2 febbraio 2013 dalle 9.00 alle 1 7.00 Fondazione San Fedele Via Hoepli 3/b Milano •
•
•
a cura del Centro Documentazione Mondialità, in collaborazione con Caritas Ambrosiana, Ufficio Pastorale Migranti Destinatari: giovani e adulti attenti alla realtà internazionale e alle sue dinamiche.
umano che non trovi eco
così e comincia da noi.
nel loro cuore.
Card. Giovanni Battista Montini, dalla Lettera pastorale deI 1962, Pensiamo al Concilio
Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et spes”, 7 dicembre 1965
APPUNTAMENTI
La Chiesa intende, con
FORUM SMA-NSA
Informazioni: Centro Documentazione Mondialità Tel. 02 58391395 e-mail: centro_mondial@diocesi.milano.if web: www.chiesadimilano.it/cdm
Rifletti Ricercate Gesù nella vita quotidiana: la famiglia, gli amici, lo studio, il lavoro, l’università sono i primi luoghi di vita in cui si può incontrare il Signore. Mantenete la precisione della preghiera quotidiana del mattino e della sera, costruite i tratti cordiali e gioiosi del vostro temperamento, esprimetevi in una buona disponibilità all’incontro e all’aiuto concreto delle persone, tenete viva l’intelligenza con un pensiero vivo sulle cose e sul mondo, disponetevi alla carità: la carità è un dono di Dio ed è un servizio per i fratelli. In tutto questo si gioca innanzitutto il vostro vivere da cristiani. Voi desiderate molto che la vostra fede possa incidere nella vita in uno stile di fraternità tra credenti e non credenti; voi sentite il bisogno di relazioni più significative anche tra coloro che sono lontani dalle nostre realtà ecclesiali. Anche le esperienze di volontariato spesso sono luoghi propizi di relazioni profonde, autentiche palestre di interrogativi esistenziali, dove le domande fondamentali sulla vita diventano occasioni feconde di prospettive vocazionali. Card. C.M. Martini, Veglia “in traditione Symboli”, 2002
Prega Noi ti ringraziamo perché tu sei il Signore Dio Nostro. Ti ringraziamo per la nostra vita affidata nelle tue mani; per i prodigi che di giorno in giorno operi con noi; per le cose meravigliose, che compi in ogni tempo. Preghiera ebraica
Conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri
Editoriale
È
una stupenda preghiera che, insieme, è riflessione, sguardo profondo sulla vita e appassionata ricerca di Gesù. C’è solo da farla nostra nel tempo di Avvento: Tu ci sei necessario, o solo e vero maestro delle verità recondite e indispensabili per la vita, per conoscere il nostro essere e il nostro destino e la via per conseguirlo. Tu ci sei necessario o nostro Redentore, per scoprire la nostra miseria e guarirla, per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità: per deplorare i nostri peccati e per averne perdono. Tu ci sei necessario, o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità, il bene sommo della pace. Tu ci sei necessario, o Cristo, o Signore, o Dio, con-noi, per imparare l’amore vero e camminare nella gioia e nella forza della tua carità, lungo il cammino della nostra via faticosa, fino all’incontro con Te amato, con Te atteso, con Te benedetto nei secoli. Paolo VI
Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo La redazione
2010-2020 decennio internazionale sui Deserti e La LOtta aLLa DesertiFicaziOne
Il fenomeno della desertificazione, definito come degradazione del suolo nelle zone aride, mette in pericolo il sostentamento di più di un miliardo di persone di circa cento paesi diversi. La desertificazione rischia anche di portare al dissesto di più del 44% delle coltivazioni agricole mondiali. Recenti studi indicano non solo che le zone aride rappresentano più del 41,3% della superficie terrestre, ma anche che vi sono insediati circa 2,1 miliardi di persone, vale a dire una persona su tre. In più, oggi circa un raccolto su tre proviene da coltivazioni su superfici aride. Le zone aride inoltre costituiscono il sostentamento del 50% del bestiame sulla terra, rappresentano fertili habitat per animali e piante selvatiche e sono quasi la metà di tutte le superfici coltivabili. Al fine di promuovere tutte le azioni necessarie ad evitare che le zone aride del mondo subiscano ulteriori processi di degradazione fino a trasformarsi in deserti, le Nazioni Unite il 16 agosto 2010 hanno lanciato il
Rivista Trimestrale Anno 25. n. 4 Direttore Responsabile: Sr. Fiorina Tagliabue Autorizz. Tribunale di Varese n. 185 del 5.10.1966 Sped. in abb. post. art. 2 Comma 20 lettera C Legge 662/96 - Milano
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Redazione: Via Accademia, 15 20131 Milano Tel. 02.70.600.256 Fax 02.70.63.48.15 http://www.nsaitalia.it e-mail: nsa-mi@iol.it animazione-nsa@libero.it Suore NSA Bardello Piazza Trieste, 5 21020 Bardello (VA) Tel. 0332.74.33.79 Fax 0332.74.59.56
Decennio dei Deserti e della Lotta alla Desertificazione. Il decennio decorre da gennaio 2010 fino a dicembre 2020. Tale iniziativa è stata lanciata nella città di Fortaleza appartenente allo stato brasiliano di Cearà, considerato un’area arida, in occasione dell’apertura della seconda Conferenza Internazionale su Clima, Sostenibilità e Sviluppo nelle Regioni Semi-Aride. Gli eventi in programmazione per celebrare il Decennio saranno organizzati sotto la guida del Segretariato della Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione, in collaborazione con il Dipartimento di Pubblica Informazione (DPI) del Segretariato ONU di New York, con il Programma per l’Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), con il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP), con il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e con altri organi dell’ONU coinvolti nell’iniziativa. Per saperne di più visita il sito http://unddd.unccd.int/index.htm
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ASSOCIATA ALLA associazione stampa missionaria italiana iscritta all’unione stampa periodica
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Sommario 4
Vita nsa
30
IL dono che cIascUna
10
16
20
24
28
“prendersi cura”
migraNti
per un impegno di
porta coN SÈ
9
a servizio dei
giuStizia e di pace 32
Voi siete teStimoNi
Messaggi al mondo
“Le cooperative agricole nutrono il mondo”
Dalla parte di 34
Il dono unico di essere
DoNNe
Camminando...
Per una Presenza viva di criSto
Adesso parliamo noi 38
sempre sinceramente
Profili
40
La scuola della
Dalla missione
42
Porto dentro quei
46
dire Futuro è dire SperaNza
La vita ci è data per cercare e trovare Dio
Una preziosa
ereDità
ritorno a BouSSo
Felici
“diversità” per ritrovare Se SteSSi SorriSi
Vita nsa
A
Montesacro la nostra comunità NSA (Nostra Signora degli Apostoli) è composta di due suore italiane: suor Regina e suor Liliana e una proveniente dalla Costa d’Avorio (Africa Occidentale) suor Anne Marie. La comunità da qualche anno ha messo a disposizione degli spazi per accogliere suore studenti di altre congregazioni che frequentano i corsi all’UPS (Università Pontificia Salesianum) questo per facilitare i loro studi perché possano essere per loro anni arricchenti e fecondi. Vivere l’esperienza di studio a Roma è un’occasione grande che queste suore hanno per la loro formazione umana, cristiana e religiosa. Un’occasione per noi e per loro di conoscere e condividere i carismi delle diverse Congregazioni di appartenenza e la ricchezza delle diverse culture. Crediamo nell’importanza del vi-
vere insieme, come mezzo che ci aiuta a crescere nella condivisione del dono che ciascuna porta in sé: per questo è fondamentale la disponibilità di tutte a vivere rapporti belli e sereni con chi ci sta accanto e ad accogliere le iniziative che, nel corso dell’anno, sono organizzate proprio per favorire la vita comunitaria (come feste liturgiche, di compleanno, incontri, cene insieme …). Come comunità religiosa, chiediamo di condividere con noi il loro cammino di fede, partecipando alla liturgia quotidiana, al ritiro mensile, all’Eucaristia comunitaria. Con noi quest’anno ci sono due suore indiane, una cinese, un’indonesiana, una congolese. Lasciamo loro la gioia di presentarsi. A cura di suor Regina Galbusera
IL DONO CHE CIASCUNA
PORTA CON SÈ
5
M
i chiamo Wilibrorda Teku (nella foto prima da sinistra) e vengo dall’Indonesia. Entrando nella Congregazione dell’Imitazione di Gesù ho assunto il nome di Maria Virgien. Sono arrivata a Roma nel 2008 e sto frequentando la Facoltà di Scienze dell’educazione presso l’Università Salesianum. So con certezza che in futuro, dopo questi studi ritornerò in Indonesia per svolgere un servizio educativo.
PER SAPERNE DI PIÙ L’origine dell’evangelizzazione in Indonesia è missionaria: il vasto arcipelago indonesiano è stato colonizzato da olandesi e portoghesi e numerosi sono ancora oggi i missionari di origine straniera presenti nel Paese asiatico. Ancora oggi l’Indonesia è nota per la tolleranza religiosa. Nel vasto arcipelago a larga maggioranza musulmana, le chiese cristiane contano ben 300 sigle diverse. Ma negli anni successivi al 1990 l’indice della tolleranza religiosa ha cominciato a scendere. L’Indonesia è uno stato federale, ma ciascuno stato ha potestà legislativa. Alcuni stati ne hanno approfittato approvando norme discriminatorie verso i cristiani: i sacerdoti devono vestire in “borghese” (non possono indossare un abito che li renda riconoscibili né possono esibire la croce) e i matrimoni interreligiosi sono proibiti. In materia di religione, dal 1999 sono stati introdotti oltre 150 nuovi regolamenti restrittivi regionali. Tra di essi, l’obbligo generalizzato di rispettare il digiuno del Ramadan o, per le donne, quello di coprirsi il capo. Nel 2001, nella provincia autonoma di Aceh, nel nord-ovest dell’isola di Sumatra, è stata introdotta la sharia; tutti gli abitanti, cristiani compresi, sono stati costretti a conformarvisi. Il 14 settembre 2009 è stata ripristinata la lapidazione degli adulteri. Infine, è diventato più difficile costruire nuove chiese. Non solo: negli anni dal 1990 al 2010 ne sono state chiuse e sgomberate 600. In questo difficile contesto, la Chiesa cattolica ha poco margine per costruire un’azione pastorale. I religiosi si occupano dell’insegnamento, della salute e dei poveri. Nel febbraio 2011 a Temanggung, nell’isola di Giava, una folla di estremisti musulmani ha attaccato una chiesa cattolica, bruciato due chiese protestanti ed assalito un orfanotrofio cattolico e un centro sanitario gestito dalle Suore della Divina Provvidenza. L’attacco è avvenuto in seguito al processo ad un cristiano accusato di blasfemia. Gli estremisti chiedevano la pena di morte, ma il giudice ha condannato l’uomo, Antonius Richmond Bawengan, a cinque anni di carcere. Immediata è scoppiata la rivolta: dapprima gli estremisti hanno ingiuriato il tribunale, poi si sono scagliati contro i luoghi di culto cristiani.
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Vita nsa PER SAPERNE DI PIÙ Secondo le fonti ufficiali, la Chiesa cattolica in Cina è formata da circa 4 milioni di fedeli. Il dato riguarda gli aderenti all’«Associazione patriottica cattolica cinese», la sola Chiesa cattolica riconosciuta dal governo. Il governo cinese chiede infatti ai cattolici di non riconoscere l’autorità del Papa e di affermare il primato dello Stato sulla propria aderenza confessionale. Eppure la Chiesa cattolica fedele al Papa esiste. Secondo la «Laogai Research Foundation» ed altre organizzazioni estere, o non ufficiali («Human Rights Watch», «Asia Watch Committee»), i fedeli della chiesa cattolica detta sotterranea (perché ufficialmente bandita) raggiungerebbero la cifra di 16 milioni. Esistono quindi due forme di cattolicesimo in Cina: l’«Associazione patriottica cattolica cinese», che non ammette ufficialmente il primato del Papa ed è riconosciuta dal governo; la Chiesa che è in comunione con Roma. Per la legge cinese questa chiesa non esiste; è quindi costretta ad operare in totale clandestinità. Lo Stato considera coloro che sono rimasti fedeli al Papa, sia presbiteri che laici, “sovversivi”. La Costituzione (art. 36) afferma che “le organizzazioni religiose e le attività religiose non possono essere soggette ad alcun controllo esterno”. La legge ordinaria («Documento n. 19» vedi infra) vieta l’attività religiosa al di fuori dell’associazione patriottica poiché “sovverte il potere dello Stato”. Per i colpevoli sono previste severe condanne penali. Sempre secondo la «Laogai Research Foundation», molti degli aderenti all’Associazione patriottica si riconoscono clandestinamente con la Chiesa rimasta fedele al Papa. Quest’ultima, nonostante sia costretta ad operare nella clandestinità, è quella con la maggiore crescita di fedeli.
M
i chiamo Suor Teresa LIU Lingchen (nella foto la terza da sinistra in prima fila) vengo dalla Cina e appartengo ad una congregazione nata nel mio paese che si chiama della Santa Speranza. Sono arrivata a Roma nel 2008. Sto studiando per conseguire la Licenza in Pastorale Giovanile e Catechetica. Sono qui perché nel mio paese non esiste un’università cattolica e i miei superiori cercano di trovare delle borse di studio per facilitare l’invio di sorelle in Europa con lo scopo di offrire loro una formazione più solida. Da noi l’urgenza è quella del primo annuncio e di una nuova evangelizzazione. Per questo sono certa che in futuro sarò chiamata a consacrarmi ai giovani sia di quelli che frequentano la parrocchia sia di quelli che frequentano la scuola cattolica della diocesi con lo scopo di far radicare nel cuore dei giovani la fede. Avere una scuola cattolica in Cina è difficile perché viviamo in un regime comunista. La chiesa cattolica è limitata in tante cose. Nella mia diocesi stanno aprendo una scuola superiore che accoglierà più di 200 ragazzi e probabilmente sarò chiamata a lavorare in questa scuola. “ ” Gal. 2,20-21
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S
ono suor Georgine Kelikwele Bense, (nella foto da sinistra in seconda fila) vengo dalla Repubblica Democratica del Congo e faccio parte di una Congregazione diocesana delle Suore dell’Immacolata Concezione. Studio per conseguire la Licenza in Scienze dell’educazione e in futuro anch’io lavorerò nel campo educativo e formativo.
PER SAPERNE DI PIÙ Il cattolicesimo nella repubblica del Congo giunge già alla fine del Xv secolo ad opera di esploratori portoghesi, ed una prima spedizione missionaria raggiunge il regno del Congo nel 1491. Ne nasce una fiorente comunità cristiana, che naufragò nel corso del XvII e XvIII secolo a causa della tratta degli schiavi. un nuovo impulso missionario si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo con l’arrivo dei padri Spiritani e la nascita di due vicariati apostolici, a nord e a sud del Paese, nel 1886 e nel 1889. Il primo sacerdote congolese è ordinato nel 1895. Dopo la Seconda guerra mondiale la Chiesa locale fu organizzata con diocesi ed arcidiocesi; nel 1961 fu ordinato il primo vescovo autoctono, e nel 1973 l’arcivescovo di Brazzaville, Emile Biayenda, fu elevato al cardinalato. Nel 1980 papa Giovanni Paolo II compì una visita pastorale in Congo.
8
Vita nsa
S
iamo suor Ashiphro Elizabeth MAO e suor Rosita Joseph (nella foto seconda e quarta da sinistra in prima fila). Siamo di nazionalità indiana e apparteniamo alla Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice (MSMHC Missionary Sisters of Mary Help of Christians). Seguiamo all’UPS l’indirizzo
di Spiritualità Salesiana per poter approfondire la spiritualità del nostro Fondatore, Mons. Stefano Ferrando. Approfondire il cammino del nostro Istituto. Questo perché in futuro saremo chiamate ad aiutare nel campo della formazione delle nostre suore e delle ragazze che desiderano entrare da noi.
PER SAPERNE DI PIÙ I cattolici sono circa 17 milioni, pari all’1,5% della popolazione. Nel Paese sono state erette 29 arcidiocesi e 129 diocesi, per un totale di 158 unità ecclesiastiche. Di queste, 127 sono di rito latino, 25 appartengono alla Chiesa siro-malabarese e 5 alla Chiesa siro-malankarese. Dal 12 ottobre 2008 la Chiesa cattolica in India ha la sua prima santa, Santa Alfonsa dell’Immacolata Concezione. Negli ultimi anni è aumentata l’ostilità anti-cristiana in India. Le motivazioni sono extra-religiose ed hanno a che vedere con la pretesa della maggioranza indù di mantenere il sistema castale e la supremazia sulle altre religioni. Gli induisti pensano che tale supremazia sia insidiata dal processo di riscatto sociale che la fede cristiana propugna per i dalit e per i fuori casta. L’ondata di attacchi contro i cristiani e i loro luoghi di culto è cominciata in Orissa, stato dell’India orientale affacciato sul golfo del Bengala, dopo la morte dello swami Laxmananda Saraswati, ucciso il 23 agosto 2008. I gruppi fondamentalisti indù, mistificando la realtà dei fatti, hanno accusato i cristiani di essere i mandanti dell’assassinio e per questo hanno scatenato un pogrom anti-cristiano, uccidendo e ferendo fedeli, distruggendo e incendiando chiese, scuole e case. Dall’Orissa le violenze si sono poi allargate al Madhya Pradesh e al Karnataka. Le violenze nel solo stato dell’Orissa hanno spinto alla fuga più di 50.000 persone. Hanno fatto il giro del mondo le testimonianze di Suor Meena Barwa - vittima di violenza sessuale - e padre Thomas Chellan - vittima di pestaggi brutali - che hanno raccontato alle forze dell’ordine le violenze subite la notte del 25 agosto, durante i primi giorni degli attacchi. Nel corso del 2010 si sono verificati episodi di violenza e intolleranza anche negli stati del sud, considerati a lungo i luoghi migliori dove i cristiani dell’India potessero vivere. Sui 152 attacchi che hanno interessato il Paese, ben 86 hanno avuto luogo nel Sud.
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“Prendersi cura” Suor Gianna Mapelli (NSA), da qualche anno nella parrocchia di Parco Lambro (MI), è impegnata con un’équipe a offrire corsi di italiano a stranieri inseriti sul territorio. Un modo per essere vicini a queste persone aiutandole ad integrarsi e a sentirsi sempre più uno di noi.
I
mparare l’italiano per integrarsi nella società e farne parte a tutti gli effetti. Questo l’obiettivo degli immigrati che seguono i corsi di lingua parrocchiali. Insegnare italiano agli stranieri, infatti, non significa solo dare strumenti per esprimersi in modo appropriato e corretto in ogni occasione, ma anche prendersi cura di chi è arrivato in Italia, con la speranza di lavorare e di abitarvi stabilmente. Settecento volontari, per un totale di circa 7 mila studenti. Questi i numeri dei corsi parrocchiali nell’anno scolastico 2011/2012. Le lezioni si svolgono prevalentemente nei locali messi a disposizione dalle parrocchie e spesso sono organizzati da associazioni o gruppi di ispirazione ecclesiale, come le Acli oppure la Comunità di Sant’Egidio. Quest’anno gli iscritti provengono soprattutto dall’Asia centro meridionale (Bangladesh, Pakistan, SriLanka), dall’America Latina e dal Nord Africa. Mentre è calato il numero degli immigrati dall’est Europa. «Le scuole si rivolgono per lo più agli adulti (97 per cento) e solo una piccola parte (3 per cento) è destinata ai minori». Le donne sono la maggioranza. Anzi, alcune parrocchie hanno creato classi solo al femminile.
Spesso in questo caso le lezioni sono al mattino, quando i bambini sono a scuola, così da agevolare le mamme che nel pomeriggio e alla sera sono invece più impegnate. I corsi sono in genere annuali, da settembre a giugno. Ma alcune scuole, per facilitare l’inserimento di nuovi iscritti e per venire incontro alle esigenze lavorative più disparate dei propri studenti, organizzano corsi in due tranche, da settembre a gennaio e da febbraio a giugno. E talvolta sono previste classi di passaggio per chi si iscrive dopo, così da riunire studenti che hanno conoscenze omogenee e facilitarne l’apprendimento. Chi frequenta un corso parrocchiale riceve alla fine un attestato, che riconosce l’impegno, ma che non ha alcun valore legale. L’unico strumento, infatti, per avere un riconoscimento ufficiale delle competenze acquisite, come per ogni altra lingua, è la certificazione internazionale. Sono molti gli immigrati che oggi hanno bisogno di un documento ufficiale per poter accedere a corsi professionali oppure per trovare lavoro. Così oggi molte scuole si stanno attrezzando per organizzare lezioni che preparino i loro studenti a sostenere l’esame. Cristina Conti
Messaggi al mondo
Le COOPERA T “ nutrono il
A TIVE AGRICOLE il mondo” Messaggio del Santo Padre Benedetto XVI per la giornata mondiale dell’alimentazione 2012 Al Signor José Graziano da Silva, Direttore Generale della F.A.O.
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Messaggi al mondo
Q
uest’anno la Giornata Mondiale dell’Alimentazione si celebra mentre gli effetti della crisi economica colpiscono sempre più i bisogni primari, compreso il fondamentale diritto di ogni persona ad una nutrizione sufficiente e sana, aggravando specialmente la situazione di quanti vivono in condizioni di povertà e sottosviluppo. Si tratta di un contesto analogo a quello che ispirò l’istituzione della FAO e che richiama le istituzioni nazionali e internazionali all’impegno per liberare l’umanità dalla fame attraverso lo sviluppo agricolo e la crescita delle comunità rurali. Sulla malnutrizione, infatti, pesano un graduale disimpegno e un’eccessiva competitività che rischiano di far dimenticare come solo soluzioni comuni e condivise sono in grado di dare risposte adeguate alle attese di persone e di popoli. Saluto pertanto con particolare compiacimento la scelta di dedicare questa Giornata alla riflessione sul tema “Le cooperative agricole nutrono il mondo”. Non si tratta solo di dare sostegno alle cooperative quali espressione di una diversa forma di organizzazione economica e sociale, ma di considerarle un vero strumento dell’azione internazionale. L’esperienza realizzata in tanti Paesi mostra, infatti, che le cooperative, oltre a dare impulso al lavoro agricolo sono un modo per consentire agli agricoltori e alle popolazioni rurali di intervenire nei momenti decisionali e insieme uno strumento efficace per realizzare quello sviluppo integrale di cui la persona è fondamento e fine. Garantire la libertà dalla fame significa, infatti, essere consapevoli che l’attività delle istituzioni e l’apporto di uomini e donne impegnati può raggiungere adeguati risultati solo mediante azioni e strutture ispirate dalla solidarietà e orien-
“
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In un mondo alla ricerca di interventi appropriati per superare le difficoltà derivanti dalla crisi economica e per dare alla globalizzazione un significato autenticamente umano, l’esperienza delle cooperative ben rappresenta quel nuovo tipo di economia a servizio della persona, cioè capace di favorire forme di condivisione e di gratuità che sono il frutto rispettivamente della solidarietà e della fraternità (Caritas in veritate, 39).
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tate alla partecipazione. In questo senso le cooperative agricole sono un esempio concreto poiché chiamate a realizzare non solo adeguati livelli produttivi e di distribuzione, ma anche una più generale crescita delle aree rurali e delle comunità che in esse vivono. La cooperazione nel suo significato più profondo indica l’esigenza della persona di associarsi per conseguire, insieme con gli altri, nuovi traguardi nell’ambito sociale, economico, culturale e religioso. Si tratta di una realtà dinamica e variegata, chiamata non solo a dare risposte ad esigenze immediate e materiali, ma a concorrere alla prospettiva di ogni comunità. Dando la dovuta priorità alla dimensione umana le cooperative possono superare il profilo esclusivamente tecnico del lavoro
agricolo, ne rivalutano la centralità nell’attività economica e così favoriscono risposte adeguate alle reali necessità locali. Si tratta di una visione alternativa a quella determinata da misure interne e internazionali che sembrano avere come unico obiettivo il profitto, la difesa dei mercati, l’uso non alimentare dei prodotti agricoli, l’introduzione di nuove tecniche di produzione senza la necessaria precauzione. Di fronte a una richiesta di cibo sempre più ampia, che necessariamente congiunge qualità e quantità degli alimenti, il lavoro delle cooperative agricole può rappresentare qualcosa in più di una semplice aspirazione, mostrando in concreto un modo possibile per soddisfare la domanda di una popolazione mondiale anche in crescita. Una loro presenza sempre più consolidata, poi, può porre fine alle tendenze speculative che ormai toccano persino i generi di prima necessità destinati all’alimentazione umana e arginare l’accaparramento delle aree coltivabili che in diverse regioni costringono i contadini ad abbandonare le loro terre poiché singolarmente non hanno alcuna possibilità di far valere i loro diritti. La Chiesa cattolica, come è noto, considera anche il lavoro e l’impresa cooperativa come modi per vivere un’esperienza di unità e di solidarietà capace di superare le differenze e perfino i conflitti sociali fra le persone e fra i diversi gruppi. Per questo con il suo insegnamento e la sua azione ha da sempre sostenuto il modello delle cooperative in quanto è convinta che la loro attività non si limita alla sola dimensione economica, ma concorre alla crescita umana, sociale, culturale e morale di quanti ne sono parte e della comunità in cui esse sono inserite. Le cooperative, infatti, sono un’espressione concreta non di una sterile comple-
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Messaggi al mondo
mentarità, ma di una vera sussidiarietà; un principio che la dottrina sociale della Chiesa pone a fondamento di un corretto rapporto tra la persona, la società e le istituzioni. La sussidiarietà, infatti, garantisce la capacità e l’apporto originale della persona preservando le sue aspirazioni nella dimensione spirituale e materiale, tenendo nella giusta considerazione la promozione del bene comune e la tutela dei diritti della persona. Guardando alle situazioni dove conflitti o disastri naturali limitano il lavoro agricolo, un particolare pensiero va rivolto al ruolo insostituibile della donna chiamata spesso a dirigere l’attività delle cooperative, a mantenere i legami familiari e a custodire quei preziosi elementi di conoscenza e tecnica propri del mondo rurale. In un mondo alla ricerca di interventi appropriati per superare le difficoltà de-
rivanti dalla crisi economica e per dare alla globalizzazione un significato autenticamente umano, l’esperienza delle cooperative ben rappresenta quel nuovo tipo di economia a servizio della persona, cioè capace di favorire forme di condivisione e di gratuità che sono il frutto rispettivamente della solidarietà e della fraternità (Caritas in veritate, 39). Per questo è indispensabile che i poteri pubblici operanti a livello nazionale e internazionale predispongano i necessari strumenti legislativi e di finanziamento perché nelle zone rurali le cooperative possano essere efficaci strumenti per la produzione agricola, la sicurezza alimentare, il mutamento sociale e per un più ampio miglioramento delle condizioni di vita. In tale nuovo contesto è auspicabile che le giovani generazioni possano guardare con rinnovata fiducia al loro futuro mantenendo i legami con il lavoro dei campi, il mondo rurale e i suoi valori tradizionali . Nel rinnovare l’attenzione della Chiesa e l’impegno delle sue istituzioni perché l’umanità possa essere veramente libera dalla fame, su di Lei, Signor Direttore Generale, sui Rappresentanti delle Nazioni accreditati presso la FAO, su quanti lavorano nell’Organizzazione e concorrono al conseguimento delle sue finalità, invoco le più abbondanti benedizioni di Dio Onnipotente. Dal Vaticano, 16 ottobre 2012 Benedetto XVI
PRESENzA NEL MONDO DELLA COOPERAzIONE IN AGRICOLTuRA ◗ 50% della produzione agricola proviene da cooperative ◗ 400 milioni di agricoltori ◗ 1 miliardo di soci ◗ 150 paesi coinvolti
Più ci consegneremo alla semplicità, meglio potremo vivere dello Spirito di Gesù Cristo che ci spinge a servire e ad amare senza cercare di conquistare e possedere. Credere alla gratuità, alla forza della povertà ci obbliga a dare un po’ di se stessi per umanizzare il mondo amandolo. Omelia pronunciata da Mons. Pierre Claverie, vescovo in Algeria, ucciso dagli integralisti islamici nel 1996
A tutti/e voi che ci seguite e ci sostenete con la preghiera, l’amicizia fraterna e tanta solidarietà i nostri più cari auguri di Buon Natale e Buon Anno 2013. La gratuità, la semplicità dei nostri gesti siano testimonianza di condivisione di un amore vero verso Dio e i fratelli. Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
Camminando...
Per una Presenza viva di
CRISTO
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il Vangelo va annunciato a tutte le nazioni, senza badare alla possibilità che venga accolto oppure rifiutato.
La Chiesa deve essere seminatrice. (…) il mondo è diventato un supermercato religioso e ideologico.
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proclamazione di Cristo. (…) Il nuovo evangelizzatore deve credere che il Vangelo annunciato produrrà il suo effetto.
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Il nuovo evangelizzatore è quindi chiamato ad accettare con serenità il pluralismo come l’ambito della
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Camminando...
I
l contesto della Chiesa nel Ciad è ben descritto dal logo dell’Anno della Fede. Vari decenni di guerra e di povertà hanno finito per creare nella gente un sentimento di impotenza e di insicurezza, un autentico vivaio per la comparsa e per la proliferazione di fenomeni come la stregoneria, la divinazione, l’alcolismo e le sette. Ma anche per una presenza viva di Cristo. In un simile contesto, la questione fondamentale è: “È mai possibile annunciare il Vangelo a coloro nei quali la storia ha
consolidato un profondo sentimento di impotenza e la sensazione di essere stati abbandonati da Dio?” Il n. 21 dell’Instrumentum Laboris sembra suggerirci una risposta. È difficile annunciare Gesù Cristo a persone traumatizzate, che non hanno più fiducia in nessuno. Il nomadismo religioso, che è una forma concreta del relativismo, lo dimostra. Di fronte a questo relativismo, grande è la tentazione dello scoramento. Dove troverà quindi il nuovo evangeliz-
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scuola nsa di Maingara, ciad
zatore la forza necessaria per compiere la sua missione? Il capitolo 13 del Vangelo di Matteo ci propone Gesù come modello mediante quattro parabole: la parabola del seminatore, la parabola della zizzania e del buon grano, la parabola del chicco di senape e la parabola del lievito nascosto nella farina. Una parabola non è soltanto un racconto adattato per far capire ciò che è complicato. Le quattro parabole manifestano anche gli atteggiamenti evangelizzatori di Gesù,
vale a dire il principio della non discriminazione, la serenità e la fiducia. Il principio della non discriminazione: che questo Sinodo possa portare alla Chiesa la gioia di proclamare con serenità e con fiducia il Vangelo di Cristo a tutte le nazioni. Amen. Intervento di Mons. Joachim Kouraleyo Tarounga Vescovo di Moundou, CIAD alla XIII Assemblea generale ordinaria del sinodo dei vescovi
Profili
La vita ci cercare e tr P
adre Gianni è stato ricordato il 2 maggio nella Messa di suffragio dalla comunità di San Martino a Lambrate, che lui frequentava in occasione dei suoi rientri a Milano presso i familiari. Don Luigi Badi ha esordito richiamando le parole della sorella Maria Teresa: “La vita ci è data per cercare e trovare Dio. La morte per incontrarlo. L’eternità per rimanere con lui per sempre”. Sostando su una bellissima parola di Gesù - “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi”, cerchiamo, ha detto nella ricca biografia di P. Gianni, dei frammenti capaci di alimentare la gratitudine. Nel corso dei suoi 38 anni di sacerdozio ha vissuto, infatti, secondo la logica della Pasqua: farsi, come Gesù, pane spezzato per la vita degli altri. Padre Gianni è stato uomo dell’Esodo, un nomade, non un girovago senza meta, ma un credente che, alla maniera di Abramo, si è messo sempre da capo in viaggio per seguire il suo Signore, sen-
za sapere dove Egli intendesse condurlo. Negli anni della formazione, Gianni sognò di andare in Brasile, ma venne inviato in Ciad, appena ventiquattrenne. Iniziò una presenza missionaria in mezzo all’islam: lui, che proveniva dalla Valtellina e che era stato formato dai Gesuiti qui in Italia, dovette, per così dire, compiere il suo primo impegnativo esodo verso la cultura e la religiosità musulmana in Ciad, pioniere ed esploratore solitario, con una Land Rover a percorrere
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i è data per trovare Dio da solo migliaia di chilometri per visitare i pochi cristiani nella regione a Nord della capitale. I viaggi duravano tre settimane, una era dedicata al riposo. È bello ricordare che questa vocazione speciale nacque in maniera del tutto semplice: allorché Gianni era solo un ragazzo e venne coinvolto da un missionario nella distribuzione, casa per casa, di una rivista missionaria! Lasciato il Ciad per ordine dei Superiori
Padre Gianni Zucca è stato un caro amico di tutte le suore di Nostra Signora degli Apostoli in particolare di coloro che hanno lavorato in Ciad tra gli anni ’60-’90. In quel paese uno stesso impegno per Gesù e per il Vangelo univa tutti. Nei suoi rientri in Italia la sua amicizia verso di noi è sempre stata viva e fraterna e non mancava di farci visita nei suoi passaggi a Milano. La sua serenità d’animo, i suoi modi gentili, il suo amore per l’Africa e per la sua scelta di vita missionaria vissuta con generosità fino in fondo restano il ricordo più bello e più santo per tutte noi. P. Gianni zucca s.I.
Profili a causa della guerra civile, raggiunse il Camerun, dove si ingegnò a fabbricare protesi per mutilati di un lebbrosario. Nel 1981 realizzò finalmente il suo sogno di ritornare in Ciad, dove aprì un laboratorio di arti artificiali, per fare fronte alla situazione drammatica di cristiani e musulmani, menomati a causa della guerra: “Era una gioia, disse, poter ridare una vita normale a tante persone”. Il pioniere, l’apripista, ancora una volta, dovette compiere un altro esodo, lasciando ad altri (i Fratelli delle Scuole Cristiane) la continuazione dell’opera iniziata. Tutti questi esodi lo educarono a quella profonda libertà di spirito che, a chi lo incontrava, appariva evidente. Tornato ad Abeché, con alcune suore libanesi, adottò uno stile di collaborazione e di condivisione, a supporto di progetti dell’amministrazione pubblica.
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La stessa semplicità, Padre Gianni dovette attuare nel suo apostolato nel deserto in mezzo alla popolazione in larga parte musulmana; un apostolato fatto di incontri, di piccoli gesti di attenzione e di condivisione, in forza dei quali cercò, come ebbe egli stesso a dichiarare: “di essere in tutto e per tutto uno di loro”…
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Scelse la via evangelica del lievito, destinato a fermentare la pasta. In occasione della carestia che nel 1984 colpì l’intera regione, Padre Gianni fu
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coinvolto nel comitato cittadino di aiuti alla popolazione, diventando punto di riferimento anche per le autorità civili. In Occidente, da tempo molto si discute di fondamentalismo: Padre Gianni, che è stato per 25 anni in missione tra l’islam, ebbe significativamente a dichiarare: “Sono sempre più convinto che non serva discutere dei problemi religiosi. È invece indispensabile avvicinarsi alla cultura dell’altro con rispetto. Solo vivendo gomito a gomito la prospettiva cambia”. Nel 1995, Padre Gianni visse un altro esodo: lasciò il Ciad per trascorrere un anno fra l’Italia, Gerusalemme e il Camerun, poi tornò in Ciad, prima di passare nel 1998 a Bangui, in Centrafrica da dove, portata a compimento l’opera affidatagli, nel 2003, dai superiori fu inviato in Gabon per aprire ancora una volta la strada. Con la sapienza della maturità, ha evitato di moltiplicare le opere, scegliendo ancora una volta di assumere la parte del lievito rispetto a realtà già in essere, sia culturali che spirituali, attento a non cadere nelle maglie del potere politico, alla ricerca di alleanze ed appoggi con le varie chiese. Padre Gianni aveva scelto la via della formazione spirituale delle persone, laici, seminaristi e preti, ritenendola premessa e condizione per una formazione globale della persona, culturale, civile e religiosa, in un contesto segnato dal sincretismo religioso, dal moltiplicarsi delle sette, da infiltrazioni massoniche e dall’islam, nonché dal tradizionalismo lefevriano.
La modalità con la quale Padre Gianni ha interpretato e vissuto la missione si affina ulteriormente: “Non andiamo in un paese straniero per realizzarci, ma per aiutare gli altri a realizzarsi. Per questo compito non si è mai veramente pronti. Credo che la cosa più importante sia il desiderio di incontro tra il missionario e la Chiesa locale”… Espresse la sua intenzione di cooperare per “rifondare, in Gabon, la vita cristiana, per rispondere ai quesiti della vita moderna senza paura, con gioia”, in mezzo a gente che aveva paura di tutto… Una via che passa, ancora una volta, attraverso un desiderio vivissimo: quello di incontrare le persone, stringendo relazioni. In un’intervista, tre anni fa, alla domanda se il suo desiderio fosse stato appagato, rispondeva: “Potrei rispondere di sì, ma vorrebbe dire che ormai sono sazio e perciò non più in ricerca; invece, nonostante la fatica e qualche segnale, che mi dice di rallentare un po’ la corsa, sento ancora lo slancio che mi spinge a cercare nuovi cammini. Là, in questa instancabile ricerca, ha portato a compimento il suo percorso terreno. di Don Luigi Badi
Dalla missione
Una prezi ereDi suor Giuliana con le sue bambine
ziosa itÀ
25 Durante la Settimana Santa, nel 1941, Mons. Kirmann aveva scritto a suor Agathe, annunciandole che aveva trovato una casa vicino alla Missione di Gagnoa, che sarebbe stata adatta per una comunità di suore. Sr Agathe ne aveva parlato alle suore di Abidjan, chiedendo il loro parere. Disse loro: «Bisogna accettare o rifiutare?» Loro non erano numerose, ma risposero subito: «Accettare!» «Vi assicuro che sarà duro e faticoso». «Sarà duro e faticoso, ma sarà per Dio». È così che fu decisa la fondazione di Gagnoa. Tre suore furono designate: Suor Clementine, Suor Theresina e Suor Marie-Elise.
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redo che questo colloquio renda bene l’idea dello slancio generoso che ha permesso la fondazione della missione delle suore NSA nella città di Gagnoa, in Costa d’Avorio. Come non farne memoria dopo 70 anni di fondazione? Sono proprio queste suore che volevamo onorare, insieme a tutte quelle che si sono succedute nel tempo, quando nell’ottobre scorso, 2011, abbiamo lanciato la “settimana delle nozze d’oro”, settimana di festa per i 70 anni di fondazione della comunità NSA di Gagnoa. Un corale rendimento di grazie al Signore per queste donne coraggiose, che forti della loro fede in Dio e dell’amore al popolo ivoriano, sono partite senza indugio e senza paure verso una nuova avventura missionaria. Se un albero si vede dai frutti, tutte le suore che hanno lavorato a Gagnoa, hanno
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Dalla missione lasciato il segno inconfondibile del loro passaggio, rendendo questa particolare missione sempre più ricca e accogliente. Siamo in quattro ora a portare avanti quest’opera ed abbiamo ereditato le piante solide dei semini lanciati con tanta fatica dalle nostre sorelle: suor Christine Kanhou, ivoriana, si occupa della gestione della scuola elementare che ospita più di 800 bambini e della mensa scolastica per i maschi; suor Enrica Gerosa, italiana, è direttrice della scuola materna e della biblioteca giovani; suor Jaqueline Kichi, ivoriana, cura i malati di ogni genere nel dispensario ed io, suor Giuliana Bolzan, sono responsabile del collegio per bambine e ragazze (dai 7 ai 22 anni) e della mensa bambine della scuola elementare. Il Signore ha benedetto questa missione facendola crescere nel tempo ed i frutti,
come dicevo, sono abbondanti. La settimana di festa, infatti, non avrebbe potuto esistere senza l’apporto fondamentale delle alunne “anziane” che hanno frequentato negli anni le scuole e il collegio e che a distanza di tempo, dopo aver vissuto una vita piena, ricordano ancora con gratitudine gli insegnamenti di quei valori fondamentali che le suore hanno trasmesso loro e che ora vorrebbero passare come una preziosa eredità ai loro figli. L’Associazione delle “anziane“ NSA ha preso vita formalmente proprio durante questa settimana di festa, ulteriore dono del Signore per tutti. Abbiamo voluto che la settimana coincidesse con la domenica missionaria mondiale, quindi si è svolta dal 16 al 22 ottobre 2011. Il giorno 16 abbiamo avuto la Messa di apertura alla Cattedrale “Sant’Anna”,
L’ARRIvO A GAGNOA Le suore Missionarie di «Nostra Signora degli Apostoli sono arrivate in Costa d’Avorio nel 1898 e a Gagnoa nel 1941 su richiesta di Mons. Kirmann, responsabile del Vicariato Apostolico di Sassandra (di cui Gagnoa faceva parte). Il vescovo durante la Settimana Santa di quell’anno aveva scritto a suor Aghate per informarla di aver trovato una casa vicino alla missione che andava proprio bene per avere una comunità di suore NSA. Suor Agathe parla subito con le suore di Abidjan. Chiede loro: “Pensate sia da accettare o da rifiutare questa proposta?”. Le suore, in quel momento in Costa d’Avorio, non erano molte, ma rispondono subito: “Accettiamo!” “Ci sarà molto da lavorare?” dice suor Aghate. “Siamo disposte, per il Signore, a lavorare molto”. Dicono in coro le suore. Ecco come sono stati gli inizi di questa fondazione. Il 25 aprile del 1941: una suora, con qualche valigia, lascia Abidjan su di un camion. Le altre due, con il resto dei bagagli, seguono su un altro camion. Il viaggio dura una giornata intera. Attraversano la foresta per arrivare la sera a Lakota. Qui sono obbligate a fare una sosta perché uno dei mezzi di trasporto non ha fari per poter proseguire di notte. Sono accolte in un accampamento improvvisato e il giorno dopo, in tarda serata, arrivano a destinazione. Sono accolte da Mons. Kirmann che le ristora dopo il faticoso viaggio e le invita a riposarsi. La loro prima sistemazione viene improvvisata con mezzi di fortuna. Usano delle “casse” per avere un tavolo e delle sedie. Gli inizi della missione L’indomani salutano i vicini, visitano le loro case e il terreno circostante in attesa dell’arrivo dei bagagli. Gli inizi sono faticosi per la lingua che non conoscono. Il vescovo, per incoraggiarle, invia loro alcuni studenti, che
27 poi, a partire da lunedì 17 è stato un susseguirsi di interventi alla radio delle suore e delle “anziane”, rosari pregati e animati ai piedi della nostra grotta mariana, per concludere sabato 21, con una fiaccolata alla grotta di noi suore con le anziane e gli amici venuti a sostenerci. Proprio quella sera per acclamazione è stata eletta la responsabile del gruppo “anziane” NDA, Thérèse, donna dinamica e “innamorata” del carisma NDA. Abbiamo degnamente concluso domenica 22, con una toccante Messa alla missione, dove sacerdoti, suore, amici, “anziane”, conoscenti e sostenitori hanno partecipato alla nostra gioia e si sono stretti con affetto attorno a noi ed al Vescovo Mons. Joseph Ake, per rendere grazie al Signore per le sue meraviglie. Infine, dopo una pioggia abbondante che ha benedetto la nostra
assemblea, la festa è continuata con buon cibo e fraternità. Alla fine della giornata eravamo stanche, ma ricolme di queste belle immagini di chiesa universale, riunita oggi per benedire queste nostre suore, piccoli semini d’amore, che hanno permesso la crescita e lo sbocciare di tanti uomini e donne che ora portano frutto là dove il Signore li ha inviati. Una generazione di persone cresciute con valori solidi, fondati nel Vangelo dell’amore, che ora sperano di trasmettere alle generazioni future. E noi, con loro, guardiamo agli alunni di oggi, ai ragazzi di oggi, e chiediamo alle sorelle che ci hanno preceduto di sostenerci ed aiutarci ad essere anche noi semi di fede e speranza per una generazione che renda frutto per i prossimi 70 anni e più. Suor Giuliana Bolzan, NSA
lui stesso ha preparato, capaci di aiutare le suore a creare i primi contatti con la gente. La domenica, dopo la messa tutti, bambini compresi, vanno con i loro doni a salutare e a dare il benvenuto alle nuove arrivate. Nove i bambini che in quell’anno si presentano per l’iscrizione alla scuola. L’insegnamento prende il via in una sala della casa delle suore. Si gioisce e si è grati al Signore per l’inizio di questa nuova missione! 24 aprile 1942: Le suore iniziano a visitare i villaggi vicini: Barouhio, Garahio, i villaggi che si trovano sulla strada verso Sinfra. Organizzano cosi il loro apostolato. Luglio 1942: Alle suore viene offerto un terreno più vasto. Aiutate dai ragazzi puliscono attorno alla casa che si trovava sul terreno che avevano ricevuto in dono. Spianano il suolo, imbiancano i muri. A poco a poco tutto è pronto. 12 gennaio 1943: Si cambia! Mons. Yacouba Sylla mette a disposizione il camion e tutto viene trasportato nella nuova missione. Le suore e i ragazzi seguono, attraversando la” brousse” e i “marigot”, portando il resto del materiale. 26 gennaio 1943: Arriva il primo bebè: Eugénie, 3 mesi, rimasta orfana di mamma. È l’inizio dell’asilo nido che dieci anni dopo sarà trasferito a Dabou. Suor Wenceslas comincia discretamente un dispensario e questo sarà in sostituzione all’asilo nido. Qualche anno dopo: 2 marzo 1952: Un centinaio di allievi si presentano per frequentare la scuola delle suore. Occorre moltiplicare le classi. 1953: 150 allievi, 1958: 300 allievi con suor Odile-Marie, 1982: la scuola é affidata a due direttori. Le suore, in seguito, si succedono per la scuola, il dispensario, il pensionato, il catechismo, il catecumenato, nei movimenti di Azione Cattolica. Oggi le suore, più audaci che mai, continuano quest’opera iniziata 70 anni fa con lo stesso ardore e la stessa passione missionaria. suor enrica con alcune consorelle
Dalla missione
Ritorno a B D
al giugno 2010 la missione di Bousso (Ciad) era chiusa. Io, Lynn, con Claire, Gloria e Anashasie, il 17 ottobre 2011 abbiamo riaperto le porte della comunità. In un periodo di piogge che hanno reso difficile il percorso, a causa di piste impraticabili e dopo un viaggio di 300 km partendo da N’Djamena (Capitale del Ciad) siamo arrivate a Mogo. Qui siamo state accolte da Abanga, un vecchio amico dei padri e delle suore. Fermarsi da lui è sempre un obbligo per dirigersi poi verso il fiume Chari che si trova a qualche chilometro. È Abanga che prende il volante della nostra 4x4 perché conosce bene la zona e sa che è fatta di piccoli canali che si formano con l’erosione del vento e con la forza dell’acqua che a volte cade violenta. Lungo il percorso siamo obbligate a scendere più volte dall’auto. L’acqua ci raggiunge al ginocchio. Finalmente arriviamo sulla terra ferma al bordo del fiume. Ora la traversata del Chari si fa in piroga. Trasportiamo i bagagli sull’imbarcazione. Un’esperienza straordinaria! Dopo questo viaggio davvero unico arriviamo nella nostra casa. Un vero piccolo paradiso. Siamo quattro suore giovani, di quattro nazionalità diverse: Nigeria, Burkina Faso, Costa d’Avorio e Francia. Io, di origine francese, mi occupo principalmente di pastorale. In gennaio di quest’anno abbiamo però aperto un piccolo centro sanitario con suor Claire come
responsabile e le altre tre suore che collaborano con lei. Dopo un primo incontro con il parroco e i catechisti mi sto rendendo conto del lavoro che mi attende. La priorità resta la formazione da dare a tutti i livelli. I catechisti sono pochi, anziani, poco seguiti e con problemi di dipendenza Martha e Lynn a Bousso
Fiumi chari
a BOUSSO dall’alcool. I responsabili delle Comunità cristiane di base sono analfabeti o leggono solo nella lingua locale. La Parola di Dio nelle varie traduzioni lascia molto a desiderare. Le questue e i problemi di ordine materiale prendono, spesso, il sopravvento. Ci sono quattordici settori con almeno Lynn durante il viaggio verso Bousso
Missione nsa di Bousso
un centinaio di comunità cristiane di base sparse sul territorio. Alcuni villaggi sono a 150 km dal centro e allora occorre mettersi in cammino con la propria “zanzariera” e fermarsi alcuni giorni. Bousso non è una piccola missione. So che non sarà facile vivere qui ma sono convinta che sarà un’esperienza molto bella! Il fatto di trovarci sul bordo del fiume ci fa avere del pesce in abbondanza. È il nostro piatto del giorno che cuociamo in vari modi: fritto, affumicato, lessato … La forza la troviamo ogni giorno nell’Eucarestia che viene celebrata molto presto al mattino, intorno alle 5.30 quando ancora tutte le altre attività non sono iniziate. La domenica le celebrazioni sono animate da due corali: quella dei giovani in lingua francese e l’altra in lingua locale: il Mouroum. Ho già imparato qualche parola di saluto: «lalé» buongiorno, «afé»: come stai? Il resto verrà poi da sè. Nel paese, in questo momento ci sono molti scioperi di studenti, lavoratori e i militari si trovano ovunque armati. Si sente un clima di insicurezza anche se a Bousso la vita sembra trascorrere tranquilla. Abbiamo comunque sempre bisogno delle vostre preghiere. Restiamo solidali con il popolo ciadiano e siamo coscienti che davanti a noi ci attende una grande responsabilità. Suor Lynn, NSA
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Dalla missione
A servizio dei migranti per un impegno di giustizia e di pace
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a novità sostanziale, dopo il mio rientro in Algeria, è il servizio che mi sono assunta verso i Migranti. Questo mi permette di aprirmi alla conoscenza di tante persone che lavorano nel settore sanitario e sociale. Uomini e donne algerini impegnati nell’aiuto ai poveri e ai migranti appartenenti ad alcune associazioni: la LDDAH - Lega Algerina dei Diritti dell’Uomo, lo SNAPAP - Sindacato per i lavoratori migranti e medici del mondo. E tante altre persone: professori e infermieri che aiutano con gratuità e disinteresse mettendo, a volte in gioco, la loro stessa reputazione perché non compresi dai loro colleghi in
questo tipo di impegno! La scorsa settimana ho participato ad un incontro su come gestire il problema della salute dei migranti dell’area sub-sahariana in Algeria. Un incontro che si è rivelato di una certa importanza perché realizzato in collaborazione con il Forum magrebino dei migranti in vista del prossimo Social Forum Mondiale che si terrà in Tunisia. Ogni giorno siamo alle prese con casi d’emergenza. Arrivano persone malate o in fin di vita e dobbiamo attivarci con generosità e tempestività. Per la prima volta abbiamo ricevuto un minorenne, sbarcato tre settimane fa in Algeria dopo un lungo viaggio nel deserto.
31 Questa mattina ho visitato la famiglia del piccolo Patrik di un mese e tre settimane, che è morto improvvisamente. Cause la povertà, l’ignoranza e tanta solitudine. Qui le donne africane sono spesso abbandonate a se stesse sia perché il marito lavora lontano da casa o è in prigione o si disinteressa della famiglia. Spesso di fronte a questi casi mi chiedo: “ma perché questi fratelli e sorelle dell’Africa nera ricchi di tradizioni e valori culturali qui, in questo contesto algerino, rischiano di perdere tutto questo patrimonio?” Come aiutarli a ritrovare e conservare nel cuore tutto questo? Anche nel vivere tra loro la solidarietà. L’esperienza dei miei primi
anni di missione in Costa d’Avorio e Nigeria qui mi sono di aiuto per facilitare l’integrazione di questi fratelli migranti e per aiutare gli algerini, la chiesa cattolica dell’Algeria a vivere questo rapporto col “diverso” attraverso atteggiamenti di benevolenza e di pace. Sono felice del momento che sto vivendo. Essere vicina ai malati negli ospedali è occasione per me per avvicinarmi alla realtà della sofferenza … È qui che incontro e servo il Cristo Crocifisso, ma è anche l’occasione di condividere un po’ del mio tempo con gli operatori, infermieri, medici e anche poliziotti che sento molto fraterni nei miei confronti ma anche avidi di fraternità, desiderosi di costruire legami sinceri, semplici. Lo studio della lingua araba migliora sempre più. Riesco a farmi capire e a mia volta ad esprimermi in piccole conversazioni. Farò il possibile per continuare a seguire i corsi che si tengono il giugno prossimo. Conto sempre sul vostro ricordo e sulla vostra preghiera. A presto. Suor Sandra Catapano NSA (Orano, Algeria)
Dalla missione
Voi siete TESTIMONI E
ra il 21 novembre del 1987 quando le suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli accolsero le prime quattro giovani africane per iniziare il cammino di Postulato a Fada N’Gourma (Burkina Faso). Da allora sono passati ben 25 anni e ben 140 ragazze provenienti dai vari paesi dell’Africa francofona hanno potuto beneficiare di questo tempo di formazione. La postulante, infatti, è chiamata ad affrontare questa prima tappa di discernimento della sua vocazione, ad approfondire la conoscenza dell’Istituto in vista di una formazione ancora più intensa che avverrà più tardi con il passaggio alla tappa successiva, quella del Noviziato. La formazione data alla giovane in Postulato è di due anni e gli obbiettivi puntano a raggiungere la
Lc. 24,48
totalità della persona. Nella sua dimensione umana in quanto donna, spirituale in quanto donna di fede, e apostolica in quanto donna consacrata alla missione ad-gentes. Le giornate seguono un programma ben definito: celebrazione eucaristica quotidiana, lavori domestici, frequenza ai corsi, preghiera, attività manuali. La casa di postulato di Fada N’Gourma oggi può accogliere una ventina di giovani per vivere questa esperienza. Suor Anne Marie Kouassi, responsabile del Postulato NSA
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L’ENTuSIASMO E LA FEDE DEGLI INIzI… 1° maggio 1876. In una piccola casa della grande strada della Guillotière (Lione-Francia), vicino al seminario dei Padri delle Missioni Africane, dieci giovani ragazze sono in ginocchio attorno ad un prete sorridente e grave. Tutta la casa respira di una povertà estrema ma nello stesso tempo tutto sembra palpitare di gioia. Si ha la sensazione che qualcosa deve accadere. Qualcosa di grande. Ed ecco con voce carica di emozione ma anche serena P. Planque intona il Veni Creator e cade in ginocchio in mezzo alle sue figlie che si mettono in atteggiamento di mani giunte. La Congregazione delle Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli è fondata.
Si, Vieni Santo Spirito, Spirito Creatore, visitare le anime che ti appartengono e riempi di grazia celeste i cuori di chi hai creato. Esse sono qua ai tuoi piedi, coloro che fanno dono della loro vita per andare verso i più poveri portare un po’ di luce divina e di carità. Esse sono qua deboli e fragili. Fai scendere su di loro i tuoi sette doni. Tu sorgente di vita, fuoco, consolatore. Esse avranno bisogno di coraggio soprattutto nella sofferenza. E sorridere soffrendo. E sorridere morendo. Poiché solo il loro sorriso dissiperà l’odio. E che la loro morte sarà la loro vittoria. Colmale della tua luce e del tuo amore per dare vigore alle debolezze del loro corpo. Scacciate lontano da loro il nemico e riportate loro la pace cosicché grazie al vostro appoggio, Dio Padre sia rivelato e che un immenso amore discenda dal Cielo per purificare la vita e vincere la morte. da “Le Hèros Immobile, Le Pére Planque Fondateur de la Congrégation des Soeurs Missionnaire de N.D. des Apotres” di Raoul Follereau, Paris 1946
Dalla parte di
Il dono unico di e
DONN
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La giornalista americana Kathryn Lopez ha ricevuto, in occasione del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, il messaggio indirizzato dal Concilio a tutte le donne. Con lei possiamo dire: “Che incoraggiamento.
essere
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Che regalo. Che sfida. Ricevere il messaggio alle donne, a favore delle donne, è un promemoria del nostro dovere l’uno verso l’altro di ascoltare, di accompagnare, di amare”.
Dalla parte di 1. Ed ora è a voi che ci rivolgiamo, donne di ogni condizione, figlie, spose, madri e vedove; anche a voi, vergini consacrate e donne nubili: voi siete la metà dell’immensa famiglia umana! 2. La Chiesa è fiera, voi lo sapete, d’aver esaltato e liberato la donna, d’aver fatto risplendere nel corso dei secoli, nella diversità dei caratteri, la sua uguaglianza sostanziale con l’uomo. 3. Ma viene l’ora, l’ora è venuta, in cui la vocazione della donna si completa in pienezza, l’ora in cui la donna acquista nella società un’influenza, un irradiamento, un
potere finora mai raggiunto. 4. È per questo, in questo momento nel quale l’umanità sperimenta una così profonda trasformazione, che le donne imbevute dello spirito del Vangelo possono tanto per aiutare l’umanità a non decadere. 5. Voi donne avete sempre in dote la custodia del focolare, l’amore delle origini, il senso delle culle. Voi siete presenti al mistero della vita che comincia. Voi consolate nel distacco della morte. La nostra tecnica rischia di diventare disumana. Riconciliate gli uomini con la vita. E soprattutto vegliate, ve ne
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Donne di tutto
l’universo, cristiane o non credenti, a cui è affidata la vita in questo momento così grave della
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storia, spetta a voi salvare la pace del
mondo!
supplichiamo, sull’avvenire della nostra specie. Trattenete la mano dell’uomo che,
suor Luigina, nsa, a Kolowaré, Togo
cristina in Benin
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O voi donne, che sapete rendere la verità dolce, tenera, accessibile, impegnatevi a far penetrare lo spirito di questo Concilio nelle istituzioni, nelle scuole, nei focolari, nella vita di ogni giorno.
8. Voi soprattutto, vergini consacrate, in un mondo dove l’egoismo e la ricerca del piacere vorrebbero dettare legge, siate le custodi della purezza, del disinteresse, della pietà. Gesù, che ha conferito all’amore coniugale tutta la sua pienezza, ha anche esaltato la rinuncia a questo amore umano, quando è fatta per l’Amore infinito e per il servizio di tutti. 9. Donne nella prova, infine, voi che state ritte sotto la croce ad immagine di Maria, voi che tanto spesso nella storia avete dato agli uomini la forza di lottare fino alla fine, di testimoniare fino al martirio, aiutateli ancora una volta a ritrovare l’audacia delle grandi imprese, unitamente alla pazienza e al senso delle umili origini. 10. O voi donne, che sapete rendere la verità dolce, tenera, accessibile, impegnatevi a far penetrare lo spirito di questo Concilio nelle istituzioni, nelle scuole, nei focolari, nella vita di ogni giorno. 11. Donne di tutto l’universo, cristiane o non credenti, a cui è affidata la vita in questo momento così grave della storia, spetta a voi salvare la pace del mondo!
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in un momento di follia, tentasse di distruggere la civiltà umana. 6. Spose, madri di famiglia, prime educatrici del genere umano nel segreto dei focolari, trasmettete ai vostri figli e alle vostre figlie le tradizioni dei vostri padri, nello stesso tempo che li preparate all’imprevedibile futuro. Ricordate sempre che attraverso i suoi figli una madre appartiene a quell’avvenire che lei forse non vedrà. 7. Ed anche voi, donne nubili, sappiate di poter compiere tutta la vostra vocazione di dedizione. La società vi chiama da ogni parte. E le stesse
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famiglie non possono vivere senza il soccorso di coloro che non hanno famiglia.
8 dicembre 1965 Messaggio del Santo Padre Paolo VI alle donne (chiusura del Concilio Vaticano II)
Adesso parliamo noi
Sempre sinceramente
FELICI!
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Esperienze di questo tipo non vanno fatte per aiutare gli altri e per sentirsi un po’ più generosi (ed è davvero facile correre questo rischio), ma perché un’esperienza simile serve principalmente a noi stessi, a capire qualcosa dei nostri limiti, a guardare la nostra vita un po’ da lontano e sì, forse un po’ anche a rendersi conto di quanto riceviamo quando doniamo il nostro tempo e le nostre attenzioni agli altri.
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H
o scelto di fare questa esperienza in Camerun non solo per aiutare qualcuno, ma per vivere, soprattutto, un momento di discernimento personale! Mi sembra importante, infatti, sottolineare che esperienze di questo tipo non vanno fatte per aiutare gli altri e per sentirsi un po’ più generosi (ed è davvero facile correre questo rischio), ma perché un’esperienza simile serve principalmente a noi stessi, a capire qualcosa dei nostri limiti, a guardare la nostra vita un po’ da lontano e sì, forse un po’ anche a rendersi conto di quanto riceviamo quando doniamo il nostro tempo e le nostre attenzioni agli altri! Cosa hanno significato, allora, per me queste tre settimane? Tanti parlano del fantomatico “Mal d’Africa”, cioè della sensazione di impotenza e di confusione nel tornare in Italia dopo una missione in terra Africana; io devo dire che non ho affatto vissuto queste sensazioni e ne sono molto felice. L’esperienza in sé è stata meravigliosa e la rifarei altre cento volte esattamente così, ma quando è giunto il momento di Maria, a destra, tornare ho capito autrice dell’articolo in modo molto chiaro che era ora di vivere nella mia vita di tutti i giorni le cose che avevo imparato là … e non vedevo l’ora di mettermi alla prova! Non volevo che questa esperienza mi catapultasse nei problemi di una terra lontana, ma che mi aiutasse a mettere a fuoco i miei: e questo è successo. In Camerun ho scoperto l’importanza di esse-
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re felici: le persone che ho incontrato là, anche se non hanno niente, ma davvero niente in certi casi, sono sempre sinceramente felici. E forse è proprio il fatto di non possedere nulla che li obbliga a basare la loro felicità sulle relazioni e sulla Fede e li rende così sereni e credenti. Credo di avervi consegnato le cose più belle e più importanti, anche se ce ne sarebbero molte altre: auguro anche a voi di poter vivere simili esperienze per poter comprendere fino in fondo cosa ciò può dare alla vostra vita! Maria Tardini Parrocchia di S. Luca, Milano
Adesso parliamo noi
La scuola della “diversità” per RITROVARE SE STESSI A cura di Suor Sandra Catapano
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a scuola della “diversità” è stata fondata nel 2011 da P. José Maria Cantal. Non sapevo cosa fosse e la curiosità mi ha spinto a voler partecipare a questa proposta. Al mio arrivo sono stata colpita dal modo di accogliere, dalla forte simpatia di tutti. Ho cominciato a conoscere piano, piano ciascuno e sono entrata nel programma della settimana. Le attività comprendevano soprattutto: laboratori, uscite collettive per un’esperienza pedagogica, scambi su temi diversi. Il momento più importante è stato quello del “metticciaggio” dei gruppi che ha permesso un forte scambio pluri-culturale
e pluri-religioso. Mi sono piaciuti molto i momenti di silenzio del mattino e della sera dove ognuno raccontava un’esperienza di incontro con la “diversità”: questo aiutava a conoscere l’altro e a vedere quale idea possiamo farci della persona che ci sta davanti. La scuola della “diversità” educa alla tolleranza e ancor di più alla pace. Poco importa sapere sulle nostre origini o pratiche religiose. Si può vivere insieme senza avere pregiudizi nei riguardi dell’altro. Personalmente ho imparato tante cose. Ho approfondito certe conoscenze sull’importanza della religione nella nostra vita, la diversità di culture,
41 suor Liliana Parlanti, nsa, la prima in ginocchio da sinistra
la pace e la tolleranza con se stessi e con gli altri. Questa settimana trascorsa insieme è stata straordinaria e fortemente pedagogica sui temi affrontati e molto diversificati, oggetto di discussioni tra noi come: l’emarginazione, l’AIDS, la fede tutti aspetti che toccano la nostra vita sociale e le nostre società molto spesso corrotte e cariche di pregiudizi che fanno aumentare il fattore discriminatorio. Noi giovani
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siamo convinti che dobbiamo lottare per creare le condizioni di una vita migliore e vivere in pace con tutti. Grazie a questa settimana ho capito che nonostante le nostre “diversità” è ben possibile vivere insieme se ciascuno ci mette un po’ di buona volontà. È un’esperienza che mi servirà per vivere la mia vita con gli altri e la mia scelta religiosa. Souleymane Alkader, Ciad, studente in Algeria
Ho capito che possiamo ritrovarci insieme senza per questo essere simili. Ciascuno di noi ha qualche cosa da condividere all’altro e da imparare dall’altro. Mi sono sentita a casa, in famiglia. Non una volta ho sentito ciò che mi poteva rendere diversa dagli altri anche se questo può essere evidente: noi siamo diversi! Nello stesso tempo mi sono creata degli amici che normalmente non avrei avuto modo di incontrarli. Ho imparato ad aprirmi, ad ascoltare l’altro. Cosa sorprendente ho ritrovato me stessa. Soprattutto mi sono colta in un dettaglio: “l’essenziale non è sapere da dove veniamo ma sapere cosa noi facciamo di ciò che siamo.
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Rosine Faratiana, Madagascar studente in Algeria
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Adesso parliamo noi
Porto dentro
SORR
“ ro quei
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RISI
Ho imparato che il senso vero a ciò che si vuole esprimere è dato da tante altre cose, che si ascoltano solo quando le parole perdono il loro significato: le sfumature della voce, gli sguardi, i gesti, i sorrisi, i movimenti degli occhi, delle mani e dei visi che incorniciano quelle voci. Ho capito che nessun bel discorso, anche se fatto con linguaggio forbito e convincente, potrà mai eguagliare il sentimento trasmesso dal sorriso felice di un bambino quando ti vede o dall’abbraccio di chi, dopo tanti giorni passati insieme, in silenzio ti saluta al momento della partenza.
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ante volte, nel corso di questo tempo (già) trascorso dal mio ritorno dalla Tanzania, mi sono sentita ripetere, magari in forme diverse, la stessa domanda: “Ma come è l’Africa?”! Puntualmente mi sono ritrovata a non riuscire ad esprimere con le parole ciò che avrei voluto dire, né a dare un ordine al turbine di emozioni e sensazioni che, a quel punto, inizia a girare nella mia mente. È come se ognuna di quelle sensazioni cercasse di farsi spazio spingendo le altre, che naturalmente non vogliono cedere il loro posto, nel tentativo di ritrovarsi in prima fila, per poter essere ricordata per prima; un po’ come succedeva in mezzo ai bambini, ai “watoto”, di Kitanewa e Migoli, che si facevano largo tra gli altri, per poter essere visti per primi e stare il più vicino possibile, per attaccarsi alle braccia e alle mani, uno per ogni dito. Ci vuole un attimo in Africa per passare dall’essere soli all’essere circondati da decine di bambini che con le loro grida, i loro sorrisi, pianti e canti riempiono qualsiasi silenzio o solitudine, cosa che peraltro è quasi impossibile sentire. Diverse volte, negli incontri fatti prima della partenza, avevo ascoltato tanti consigli e spiegazioni per affrontare al meglio questa “esperienza”; credevo di aver quasi capito cosa significasse uscire dalla nostra cultura per entrare in un’altra. Sono partita per la Tanzania convinta di portare con me quello “zaino vuoto” di cui tanto avevo sentito parlare e che credevo di essere riuscita a svuotare per bene da tante radicate convinzioni. La scoperta più sconvolgente mi si è presentata quando, dopo la prima settimana trascorsa a Kitanewa in compagnia di tanti ragazzi italiani e compagni di viaggio, sono salita sulla jeep che mi avrebbe accompagnata a Migoli dove sarei stata la
sola ad essere alla “prima esperienza in terra di missione”, quindi anche la sola a disconoscere la cultura e a non capire/parlare la lingua swahili, eccezion fatta per i saluti e i ringraziamenti. Da un giorno all’altro, mi sono ritrovata a passare dal dialogo continuo con i ragazzi con cui avevo condiviso la prima settimana, a trascorrere la maggior parte del tempo stando in silenzio, pur essendo circondata da persone che parlavano tra loro. Questo silenzio “forzato”,
Brigitta con un bimbo
45 mi ha portato a riguardare con più attenzione dentro allo zaino che credevo vuoto, per accorgermi che invece era rimasto pieno di tante parole, che credevo essere indispensabili e che in realtà, in quel momento, non servivano quasi a nulla. Per la prima volta nella mia vita, ho dovuto rinunciare a quello che per me è sempre stato strumento fondamentale per confrontarmi; il bisogno di tante parole e di tanti discorsi per poter tentare di esprimere e spiegare ogni
cosa, ha iniziato a lasciar spazio alla ricerca di un modo diverso per confrontarmi, per conoscere le persone, per cercare di capire e di farmi capire. L’Africa con tutti i suoi suoni, voci, risa, mi ha insegnato a stare zitta, e poi scoprirmi in quel silenzio ad ascoltare tanti suoni che altrimenti sarebbero stati coperti dalle mie parole; mi ha insegnato che per sentire bastano le orecchie ma per ascoltare servono anche gli occhi. Le donne, gli uomini e i bambini che ho conosciuto mi hanno insegnato che non bastano solo le parole per dare un senso ai nostri discorsi, perchè tante parole in una lingua sconosciuta diventano solo dei bei suoni che si ripetono, come un sottofondo musicale. Ho imparato che il senso vero a ciò che si vuole esprimere è dato da tante altre cose, che si ascoltano solo quando le parole perdono il loro significato: le sfumature della voce, gli sguardi, i gesti, i sorrisi, i movimenti degli occhi, delle mani e dei visi che incorniciano quelle voci. Ho capito che nessun bel discorso, anche se fatto con linguaggio forbito e convincente, potrà mai eguagliare il sentimento trasmesso dal sorriso felice di un bambino quando ti vede o dall’abbraccio di chi, dopo tanti giorni passati insieme, in silenzio ti saluta al momento della partenza. In Africa, forse per la prima volta, ho iniziato a comprendere un po’ di più il senso del dono… nulla che può essere comprato a caro prezzo, avrà mai un valore simile a qualcosa che viene dato col cuore, fosse anche una piccola pietra, il tappo di una bottiglia, un sorriso, un bacio o un pezzetto di legno per poter giocare insieme. … Chissà… forse è proprio far silenzio e aprirsi agli altri il primo passo per poter poi “donare se stessi”. Brigida Cangialosi, Movimento Giovanile Missionario
Adesso parliamo noi
Dire FuturO è d V
orrei condividere con voi lettori/ ci di Regina Apostolorum questa mia esperienza di un anno di volontariato sociale che ho scelto di vivere insieme alle educatrici della Cooperativa Polis. Il mio impegno è stato quello di condividere il lavoro organizzato da un’equipe dell’Associazione composta da: un coordinatore, uno psicologo e da due o più educatori. Il servizio si svolge a Padova dove le ragazze, soprattutto straniere, con problemi sociali e di emarginazione, vengono accolte e successivamente inserite nella vita quotidiana e nell’ambito del lavoro. Ragazze che prima sono state “illuse e attratte” dall’idea che in Italia avrebbero trovato facilmente un’occupazione e poi sono cadute nella trappola dello sfruttamento e maltrattamento fisico e psicologico. Ora, accolte dall’Associazione, incominciano a vivere qualcosa di nuovo, di diverso. La fraternità, lo spirito di servizio offerto dai volontari e da alcune famiglie operano in loro una specie di “svolta”. Ricominciano ad avere fiducia nell’altro e a guardare con speranza il proprio futuro con il desiderio di riprogettarsi, di sentirsi nuovamente utili e ricche di risorse. L’Associazione offre loro la possibilità di un lavoro che possono svolgere presso altri enti: fabbriche, cooperative sociali o aziende che forniscono il materiale per la mano d’opera, per assemblaggi di vario genere di materiali metallici e tessili. La mia giornata era molto intensa perché
oltre a dedicare alcune ore allo studio in Università svolgevo questo lavoro. Le serate erano vissute insieme cercando di rivolgere un’interesse particolare alle nuove ragazze che arrivavano in casa e che si trovavano un po’ disorientate. Per riuscire a comunicare con loro si parlava l’inglese. Uno tra gli obiettivi che l’equipe si era prefissata era quello di far apprendere alle ragazze un ritmo di vita quotidiano con orari adeguati per svolgere le attività giorannamaria, la prima seduta a destra
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è dire speranza naliere e aiutarle a ritrovare un proprio modo di organizzarsi. Oggi mentre rivedo volti e storie particolari, a volte sofferte, messe a dura prova mi ritorna la certezza che se in ogni persona c’è un po’ di coraggio, di forza di volontà, di fiducia in Dio e nell’altro c’è sempre una possibilità di futuro. E dire futuro è dire speranza! Annamaria Giurisato
Gruppo Polis è un gruppo cooperativo paritetico che unisce cinque cooperative sociali del territorio padovano fortemente legate ed accomunate da origine, filosofia e obiettivi. Le cooperative, nate dall’esperienza dell’Associazione Fraternità e Servizio, operano per la promozione umana e per l'inserimento socio-lavorativo di persone con disabilità, persone con disagio legato alla salute mentale, persone in stato di emarginazione sociale e donne vittime di violenza. Le cinque cooperative (anno di costituzione): Polis Nova (1985), Il Portico (1994), PNL (1998), Gruppo R (2001), Sinfonia (2003). Ogni realtà sceglie la piccola dimensione, la specializzazione e la territorialità come strumenti per garantire maggiore qualità dei servizi, efficienza ed efficacia nelle azioni imprenditoriali, una partecipazione democratica e responsabile dei soci. Le cooperative si sono sviluppate e specializzate nel proprio ambito di intervento, garantendo la ricerca di professionalità dei propri operatori, del servizio complessivo erogato e del prodotto offerto. Nel Gruppo Polis le cooperative trovano strumenti di integrazione, coordinamento, sviluppo delle rispettive attività, e la possibilità di costituire una maggiore massa critica, nell’intento di porsi all’attenzione della società non come semplici soggetti gestori di servizi ma come attori qualificati per la definizione delle politiche sociali per il territorio. L’idea di costituirsi in un gruppo cooperativo paritetico risponde a due esigenze: valorizzare l'appartenenza ad una stessa radice, con una storia e una cultura condivise e mettere in moto sinergie tra le cooperative aderenti allo scopo di ottimizzare le risorse.
(conferenza Istituti Missionari Italiani) Tema: EDUCARCI-EDUCARE ALLA MISSIONE: Un cammino di comunione ecclesiale TREVI (PG) 19-23 febbraio 2013 Informazioni: Segreteria del Convegno: forumcimi@gmail.com
Pellegrinaggio
NSA-SMA Domenica 2 giugno 2013 Santuario Beata Vergine della Cornabusa, Bergamo ALCUNI CENNI STORICI
APPUNTAMENTI
appuNtameNti
FORUM CIMI
Il Santuario si trova a 650 m ed è un luogo di antico culto. Nel XV secolo, in piena lotta fra Guelfi e Ghibellini, una semplice donna nascose in una caverna un’immagine dell’Addolorata. Una ragazza sordomuta, entrata per curiosità nella grotta, trovò l’effigie della Vergine e lo annunciò ai suoi famigliari, ottenendo subito la guarigione. In seguito anche per il moltiplicarsi dei miracoli, venne costruito un Santuario e accanto un campanile e un edificio per i pellegrini. Fu edificato all’interno della grotta un piccolo oratorio, ampliato all’inizio del ’700. In fondo alla grotta vi è il tabernacolo protetto da una cancellata di ferro, sotto il tabernacolo l’altare con l’antico simulacro della Madonna della Cornabusa. Per informazioni: Comunità SMA/NSA Feriole • 049 9900494 Comunità NSA Milano • 02 70600256 Comunità SMA Genova • 010 30701280
il prossimo Concilio, venire a contatto col mondo. (…) Per questo cercherà di farsi sorella e madre degli uomini; cercherà d’essere povera, semplice, umile e amabile
tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le
nel suo linguaggio e nel suo costume. (…) Il rinnovamento che attendiamo dal Concilio comincia oggi, comincia
angosce dei discepoli di Cristo, e nulla Vi è di genuinamente
APPUNTAMENTI
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Le gioie e le speranze, le
2012-2013
Dal 28 sera al 31 dicembre 2011
La comunità SMA-NSA di Feriole (PD) propone, anche quest’anno, di vivere insieme la quarta edizione del “Forum”. Tema: “GETTO SEMI DI VANGELO, per la crescita e la gioia della vostra fede” (Fil.1,25) Il Forum è aperto a laici e a membri di gruppi che in qualche modo condividono con la comunità SMA/NSA la vocazione missionaria ad gentes. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Società Missioni Africane Via Vergani, 40 • Feriole di Teolo • Tel 049 9900494
Convegno sulla CINA 2 febbraio 2013 dalle 9.00 alle 1 7.00 Fondazione San Fedele Via Hoepli 3/b Milano •
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a cura del Centro Documentazione Mondialità, in collaborazione con Caritas Ambrosiana, Ufficio Pastorale Migranti Destinatari: giovani e adulti attenti alla realtà internazionale e alle sue dinamiche.
umano che non trovi eco
così e comincia da noi.
nel loro cuore.
Card. Giovanni Battista Montini, dalla Lettera pastorale deI 1962, Pensiamo al Concilio
Costituzione pastorale sulla chiesa nel mondo contemporaneo “Gaudium et spes”, 7 dicembre 1965
APPUNTAMENTI
La Chiesa intende, con
FORUM SMA-NSA
Informazioni: Centro Documentazione Mondialità Tel. 02 58391395 e-mail: centro_mondial@diocesi.milano.if web: www.chiesadimilano.it/cdm
Rifletti Ricercate Gesù nella vita quotidiana: la famiglia, gli amici, lo studio, il lavoro, l’università sono i primi luoghi di vita in cui si può incontrare il Signore. Mantenete la precisione della preghiera quotidiana del mattino e della sera, costruite i tratti cordiali e gioiosi del vostro temperamento, esprimetevi in una buona disponibilità all’incontro e all’aiuto concreto delle persone, tenete viva l’intelligenza con un pensiero vivo sulle cose e sul mondo, disponetevi alla carità: la carità è un dono di Dio ed è un servizio per i fratelli. In tutto questo si gioca innanzitutto il vostro vivere da cristiani. Voi desiderate molto che la vostra fede possa incidere nella vita in uno stile di fraternità tra credenti e non credenti; voi sentite il bisogno di relazioni più significative anche tra coloro che sono lontani dalle nostre realtà ecclesiali. Anche le esperienze di volontariato spesso sono luoghi propizi di relazioni profonde, autentiche palestre di interrogativi esistenziali, dove le domande fondamentali sulla vita diventano occasioni feconde di prospettive vocazionali. Card. C.M. Martini, Veglia “in traditione Symboli”, 2002
Prega Noi ti ringraziamo perché tu sei il Signore Dio Nostro. Ti ringraziamo per la nostra vita affidata nelle tue mani; per i prodigi che di giorno in giorno operi con noi; per le cose meravigliose, che compi in ogni tempo. Preghiera ebraica
Conserva questa scheda che ti accompagnerà per i prossimi numeri
scheda
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Regina Apostolorum nsa
Suore Missionarie di Nostra Signora degli Apostoli
L’ABC DELLA FEDE v i s i t ate i l n o s t ro
sito w w w .nsaita
Indirizzi ALGERIA sr FERRARIO Flora sr CATAPANO Sandra
di Don Egidio Villani, Sacerdote di Milano
5 Rue des Fréres Ould Ahcéne · 31007 EL MAQQARI ORANO T. 00213 041 282218 · florafnda@yahoo.fr sandra.catapano@yahoo.it
BURKINA FASO sr COMI Alma
TCHAD sr ALBERTI Margherita B.P. 152 SARH T. 00235 68 13 51 · marghensa@tiscali.it
TOGO sr PROFUMO Etta B.P. 36 KOLOWARE - SOKODE T. 00228 90 37 144 · ettanda@yahoo.fr
COSTA D’AVORIO sr MARTINELLI Marisa 03 B.P. 332 ABIDJAN 03 ADJAME T. 00225 20 37 12 52 · marisa.nelli@tiscali.it
sr. SCHIAVON Annamaria B.P.113 FERKESSEDOUGOU T. 00225 36 86 80 02 · annamariasc@yahoo.fr
sr GEROSA Enrica sr BOLZAN Giuliana B.P. 44 GAGNOA · T.00225 32 77 27 24 gerosaenrica@yahoo.fr · giulibo@email.it
Le risposte che ricevi dalla tua adesione all’“avvenimento” della fede in Gesù per uscire dalle assurdità ricordate, ti soddisfano? Quali sono allora? Prova a dirle!
sr BIASINI Mariangela B.P. 35 KADIOLO MALI T. 00225 36 86 70 72
La fede ha un contenuto di risposte da offrire a tutti Se Gesù è l’unico, se ami l’umanità che incontri, devi preoccuparti e darti da fare perché Egli sia conosciuto esplicitamente da tutti, perché senza una comunione cosciente e personale con Lui, l’umanità vive in condizioni oggettive di povertà spirituale e di sottile tristezza, non avendo risposte alle esigenze fondamentali ricordate. Il tuo desiderio è che tutti abbiano il pane,la casa, il lavoro,la salute, l’istruzione… o che incontrino la proposta di Gesù che dice: “… non preoccupatevi di cosa mangerete… vestirete…, cercate prima il Regno dei cieli e al sua giustizia il resto vi sarà dato…?
Francia · Irlanda · Italia · Olanda
sr SANGALLI Piera B.P. 158 ABIDJAN 18 T. 00225 21248720 · piera_nda@yahoo.fr
DICEMBRE 2012 · N
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Il dono unico di essere DONNE
Argentina · Canada Algeria · Benin · Botswana Burkina Faso · Ciad · Costa D’Avorio Egitto · Ghana · Libano · Niger Nigeria · Tanzania · Togo
Una preziosa EREDITÀ
B.P.264 DIABO T. 00226 40 77 50 12 · comi.alma@yahoo.fr
Sei convinto della razionalità dell’atto di fede e che per credere occorre usare la ragione come capacità di cogliere la realtà in tutte le sue componenti? La fede non è un optional Se la ragione mi porta ad aderire alla presenza di “Dio, il Mistero” presente in Gesù, allora si deve riconoscere che Gesù non è uno dei tanti che mi può salvare dall’assurdo della vita ma è la risposta, non una risposta, ai problemi indicati. “Non c’è altro nome sotto il cielo dato all’umanità nel quale ci si possa salvare (realizzare)”.
l i a . o rg
N.S.A MILANO Sede Provinciale Via Accademia, 15 · 20131 Milano tel: 02.70600256 · fax: 02.70634815 nsa-mi@iol.it www.nsaitalia.org
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Animazione Missionaria
Via Solaro, 21 · 23881 Airuno LC tel: 039. 9271 125 · animazione-nsa@libero.it
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Sped. in abb. post. art. 2 · Comma 20 lettera C · Legge 662/96 - Milano
La fede e la ragione Da qualche secolo va in giro per il mondo la curiosa idea che fede e ragione siano tra loro incompatibili: chi crede, si dice smette di ragionare, e chi ragiona rinuncia a credere. Al contrario fede e ragione si richiamano reciprocamente: la fede è un salto che è ragionevole fare per non finire nell’assurdo. È assurdo essere al mondo per caso e poi darsi principi di vita e di convivenza; è assurdo vivere senza sapere quale sarà la fine; è assurdo vivere dentro una realtà che non basta perché non mi dà senso e non esaurisce il mio desiderio di amore…
Siamo presenti in
Rivista Trimestrale Anno 25
MESSAGGI AL MONDO
Le COOPERATIVE AGRICOLE nutrono il mondo