Surf Culture Digital Magazine Vol.16

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digital


november 2012


indice

Viareggio in te son nato in te spero morire El paraiso blu electrico Palmè gallery Il camper dell-amore Hawaii Bocas L’avvoltoio delle onde Iphone is better than my memory JP Costa Rica Lost and Found Manuel Mariotti Puccio Il surf è qualcosa che passa attraverso lew mani Varazze Non dire mai


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non dire mai

Mentre voi starete pensando al vostro surf trip estivo appena trascorso noi vogliamo raccontarvi quello che è stato il nostro recente viaggio verso mete “profonde”, lontani da tutto e da tutti. Compagni di questo viaggio, come sempre, la nostra attrezzatura fotografica, qualche tavola rattoppata ed un surfer recuperato all’ultimo minuto.

testo e photo: Surf Culture




Anche quest’anno la piatta estiva si è fatta sentire e mentre i surfisti Italiani impazzavano lungo le coste delle lande Francesi la nostra umile ricerca ci ha portato in un luogo davvero speciale, dove le onde posso arrivare nell’arco di qualche ora senza preavviso, i tramonti sono ricchi di colori e profumi e le ragazze hanno dei bei culi.


* Ore 16:00 pm Il caldo che bussava al finestrino della macchina avrebbe spaventato anche il pi첫 temerario degli avventurieri e le ore di macchina che ci aspettavano di certo non facilitavano il tutto. La nostra ancora di salvezza era il pensiero che al nostro arrivo una piccola perturbazione avrebbe generato qualche onda. Erano due settimane che la piatta faceva da padrona in Versilia e ormai il ricordo delle onde stava diventando troppo lontano.



*

Ore 24:00 PM

Al quarto Autogrill e all’ennesimo caffè ci siamo promessi di non guidare più di notte anche se sono sicuro che lo rifaremo perché alle onde non si comanda.


L’ ultimo casello è passato come un fantasma e il letto di casa non è era mai stato così accogliente come quella sera. Al mattino seguente, alle cinque eravamo già operativi per cercare qualche point surfabile.




Ad accoglierci, persone umili con forti principi, legati alla loro terra e ai loro segreti ben nascosti che gentilmente ma sempre premurosamente ci hanno portato alla scoperta di posti nuovi, mai visti e che di sicuro in certe giornate non hanno nulla da togliere ai più famosi surf spot Mediterranei. Mai dire il nome, mai portare amici, mai parlare di questo posto… Le raccomandazioni sono forti e chiare e spesso c’è la paura di sbagliare difronte a tanti occhi puntati. Tutto ha inizio così, con la paura di deludere i nostri esploratori che nei prossimi giorni ci avrebbero accompagnato nelle loro più preziose miniere.

Nei giorni successivi è stato una susseguirsi di onde nei posti più disparati, piatti tipici locali, qualche vipera che cercava di farci fuori e dei tramonti indimenticabili.


“Ringraziare quando delle persone condividono i propri segreti non è mai abbastanza. La miglior cosa è conservare quei segreti nel migliore dei modi nel rispetto di chi te li ha mostrati.”


testo: Alessio Poli photo: Surf Culture Group

ÂŤ

Viareggio in te son nato in


»


I bambini cominciano a ricordare intorno ai quattro anni. Ci sono certi personaggi strani nei paesi di mare, che dicono di avere una memoria imbattibile e di ricordarsi perfettamente tutto…ma proprio tutto, anche di quando erano piccoli piccoli. Diffidate…è solo una frottola, e per frottola intendo una bugia, ma di quelle buone: ricordarsi perfettamente l’infanzia è impossibile, però è vero che ci sono certi ricordi di quando siamo bambini che rimangono impressi nella nostra mente, indelebili, quasi irremovibili!

Da quando sono piccolo e ho la capaci Piazza Mazzini regala il meglio di se quando il mare è grosso, che il pontile di Forte dei Marmi è quasi sul punto di collassare e il vento è teso di scirocco. Ecco, per chi non lo sapesse, svelo un segreto…e nello svelarlo, chiedo scusa a tutti i ragazzi con cui condivido la line-up ogni volta che mi ritrovo a pagare il costosissimo ticket nel comune di Viareggio:


ità di ricordare, basta percorrere tutta l’impercettibile curva di lampioni che porta fino all’orologio sul viale a mare, di fronte a Piazza Mazzini, che il vento gira inesorabilmente di terra, la misura cala e il mare torna surfabile.


Ogni volta, mi metto la muta con la velocità che mi contraddistingue, infilo i soldi nel parchimetro, altra mossa da esperto del parcheggio a pagamento, perchè il parcheggio, si paga dopo che ci siamo messi la muta e non prima…e mi precipito sulla spiaggia, saltando a piè pari il muretto di tufo che separa la sabbia dalla passeggiata. In realtà il muretto non lo salto più da un anno e mezzo, visto che c’ho rischiato il menisco una volta, ma questa è un’altra dolorosissima storia; dopo aver guardato terrorizzato lo spigolo dell’ultimo scalino, ogni volta, giuro, resto stupito e rimbalzo sempre sulla solita scritta: <<VIAREGGIO IN TE SON NATO…IN TE SPERO MORIRE!>>…

a caratteri cubitali sul braccio del Di sasso, a occhi sgranati e bocca lente, come un pesce senza ricordi, la guardo e mi faccio sempre la stessa domanda: << Chi sa chi l’ha scritta!?>>. È una cosa che mi assilla da una vita, ma solo nel momento in cui prendo la macchina e corro sul lungomare, cercando un posto vicino ed economico, che mi permetta di saziare la mia voglia di surf e, allo stesso tempo, di risparmiare il viaggio della disperazione a Levanto, alla ricerca di un po’ di pace per la mia anima tormentata. Così, passo le mie ore di libertà, quelle che i pochi spiccioli nelle mie tasche mi hanno concesso, fantasticando sul perché e sul come, una scritta tanto grande, sia passata inosservata agli occhi degli abitanti del paese e all’amministrazione comunale. <<L’hanno scritta tutta in una

notte?cioè il giorno prima non c’era nulla e il giorno dopo spam, era lì!?>>…<< E’ il lavoro di un uomo solo o di una banda di vandali?>>… <<Sono stati gli alieni?>>…<< Non è illegale?forse il vandalo è il solo in Italia che sta marcendo in galera?>>. Anche i ragazzi del mare non sanno darmi una risposta…<<è lì da sempre!>>…mi dicono e in tanto che vi piaccia o no, che condividiate o meno l’idea, che siate di Viareggio o di Milano, che vogliate morire o no, quella frase è entrata prepotentemente nell’album dei ricordi di ognuno di noi. È nel video del mare, abbracciati con l’estemporaneo amore estivo, è nella foto di vent’anni, quando sfoggiavate un’orribile pantalone a zampa, è nell’mms per far vedere il mare agli amici invidiosi che sono stati costretti a restare in città.

Da quando esiste il surf in Italia, che in queste zone è anche nato, è entrata addirittura nei nostri ricordi e nelle nostre fotografie, che sia un air con una tavoletta o un nose ride con un dieci piedi, ma anche sono una partenza nella schiuma di un principiante, se ci distraiamo dal soggetto e ci concentriamo sul contorno, sulle facce invidiose degli altri surfisti e curiose dei passanti, accanto all’orizzonte che guarda lontano, verso la Sardegna e poi oltre, troveremo sempre la stessa scritta a violentare i nostri ricordi: <<VIAREGGIO IN TE SONO NATO…IN TE SPERO MORIRE!>>.


porto.


photo: Marco Petracci testo: Greta Dalle Luche, Beniamino Buffa riders: Greta Dalle Luche, Beniamino Buffa, Alessandro Demartini

el paraiso

blu electrico




blu El paraiso blu electrico, l’electric blue heaven, non si trova soltanto nella wave pool a dubai della famosa clip di Non è una piscina creata dall’uomo con l’acqua al cloro e i rivestimenti

Dion Agius.

color cyano, el paraiso ha l’acqua salata e le tartarughe marine ne catturano i rifessi sui loro gusci Un giorno un pezzo del sahara si staccò e decise di portare un goccio di infinito in mare aperto.



Nel paraiso blu electrico

i dolci sono francesi, i turisti nordeuropei e gli abitanti latini. Qui il mare si confonde col cielo e le donne non sono comparse ingaggiate apposta per l’occasione. Nel paradiso blu electico il sole è feroce e i podenchi cacciano assetati. Le piante sono sassi e i sassi sono polvere.



31/2 e

Il paraiso blu electrico è a 3 ore e mezzo dall’italia e la vita costa meno. A Lajares i panini sono para levar, come gli scoiattoli quando passano i corvi o come gli insulti dei locals quando droppi le onde. Il paraiso blu electrico è hierro, bub-

ble, lobos e punta gorda. Le strade sono battute e la civiltà si perde dietro alla prima curva di sterrato. Nel paraiso blu electrico non c’è soltanto il blu electrico, c’è anche il nero della lava, il rosso della terra e il bianco della sabbia: just like electric

blue heaven, ma senza uno scenario finto e pompe per creare onde. Nel paraiso blu electrico i mulini tagliano il cielo e l’aria risana il karma. Qui l’energia è ovunque: nel vento, nelle onde, nel sole e nelle persone. Qua i pirati sono arrivati, ma le loro barche non salpano più. I ritmi dell’isola sembrano non voler disturbare i vulcani addormentati. Se la luna avesse l’oceano sarebbe fuerteventura...



...questo posto non è una clip, il paraiso blu electrico è reale. Il paraiso blu electrico è fuerteventura!


Nicola Bresciani


Marco Morini

la galleria , di palme a cura di Fabio Palmerini


Angelo Bonomelli




Massimiliano Spolverini



Giovanni Palattella


Nicola Bresciani




Federico Tenerini


il camper dell’amore.

Q

uando il sole tramonta, “il Dindo” se ne sta seduto sul “camper dell’amore” e guarda il cielo.

È una lunga striscia blu sfumata di bianco, arancione e rosa che sembra un’autostrada infinita. Ma quanto è lungo il cielo?…nel senso: il cielo sopra Marina di Pietrasanta è lungo quanto quello sopra New York? Quanto quello sopra Berlino e Città del Messico? Quanto è lungo il cielo sopra il New jersey? Lontano una perturbazione di scirocco sembra inghiottire tutta quella strada che si srotola senza fine e che probabilmente è sempre la stessa e gira tutta intorno al mondo, in un vortice.



testo: Alessio Poli photo: Surf Culture Group

è

ma quanto

lungo il cielo?


è

È curioso pensare che sopra quella strada ci stiamo un po’ tutti, specialmente oggi che lo scirocco soffia forte, le vie sono viscide, pericolose e maledette e metà della popolazione surfistica di Lazio e Toscana si sta muovendo verso Ansedonia. Sì, Ansedonia, perché questo paese e le sue spiagge selvagge, stanno perfettamente a metà strada: il posto più vicino per trovare qualche onda buona con un vento che alla Toscana proprio non appartiene e il posto più riparato dallo stesso vento che rende spumeggiante e tempestoso il resto del Mar Tirreno. Il “camper dell’amore”è in viaggio, dal giorno precedente per l’esattezza, da quando Marco ha deciso che era la mareggiata giusta per scendere in Maremma e andare “a far banda”. Un camper della sua età ha bisogno di tempo per digerire tutti quei chilometri di strada.



Denny Baldini è il compagno di viaggio della spedizione, la prima dopo la fine della stagione balneare; il resto del gruppo arriverà il giorno seguente, muovendosi solo al suono dei cellulari e del tam-tam metropolitano nel primo sms del mattino. La notte trascorre tranquilla, quasi alcoolica; le onde la mattina seguente non sono proprio quello che le previsioni avevano predetto, ma questa è Ansedonia, chi si mette in viaggio, lo sa bene quanto lo scirocco, da queste parti, sia capriccioso e mutevole.



Quando “il Dindo” esce dal mare, il surfista medio sta ancora a casa, o in strada, o sulla riva, indeciso sul da farsi. Il “camper dell’amore” invece sta lì da sempre, in strada e ride delle nostre

indecisioni.




testo e photo: Graziano Fruzzetti

“ H o

u n

A 4

p i e n o

d i

l u o g h i

e

p o s t i

d a

v e d e r e . .

HAWAII


. . s o l o

a l

p e n s i e r o

n o n

s t o ’

n e l l a

p e l l e . ”


“Accanto a te si apre quel piccolo oblo’

carico di luce e colore dal quale scorgi un paesaggio irreale,

un paradiso tanto sognato che lascia trapelare


“ALOHA HAWAII”


“Faccio tappa dal grande “DUKE” e non passa nemmeno un’ora dal mio arrivo che mi fiondo in acqua a “Queens”... destre infinite!”



“L’H2 è la famosa autostrada Hawaiana, 4 corsie con un sacco di gente che corre di qua e di la’, motociclisti senza casco e un enorme specie di bruco meccanico che striscia sul gard rail, da li a poco scopro che non e’ altro che un grande ed innovativo sistema di pulizia stradale”.

“Vedo la scritta “DOLE” davanti a un’immensa distesa di ananas dalla quale posso intravedere le prime schiume”

“RAIMBOW BRIGE, che da’ accesso alla hold town, tipica costruzione del 1920, icona

“Haleiwa: formata dal 70% da edifici adibiti a negozi di surf, ristoranti e gelaterie e dal 30% da case che sembrano provenire dal vecchio far west”.


portante di ogni

evento di surf

“Ri che si rispetti”. mango subito affascinato dala potenza di quelle onde e da quanta gente affolla quei picchi”.

1920

i-

“Sono davanti alla VOLCOM HOUSE, il tempo di mettere a fuoco la mia macchina fotografica per assistere ad una sequenza di tubi allucinanti che riesco a intravedere Leonardo Fioravanti che si spara tubi di schiena a non finire, e’ cresciuto molto fisicamente”.




BOCAS


photo: Andrea Bazzichi.







L’avvotoio

delle

onde ” testo: Andrea Cannavò photo: Francesco Salvadori


Si proprio l’avvoltoio, ma non perchè le ruba agli altri ma perchè ruba il tempo all’onda per fare una manovra strappata come piace a lui. Ma di chi stiamo parlando? Del Dropper Bodyboard più folle e forte d’Italia. Appena anni ed è già stato ai mondiali ISA di Dropknee al Fronton nel Novembre 2011 facendo un figurone e stampando un 7,90 su un onda che chi guarda il surf sa cosa bisogna fare per ottenerlo. Il suo nome è Nico Solazzi e spacca! Questi scatti di Francesco Salvadori sono stati fatti in un solo giorno e Andrea Cannavò ci assicura che ce ne sono almeno bellissimi. altri Sveglia un’ora prima dell’alba, check spot, Nico a Livorno e Andrea a Rosignano, per finire telefonata e scelta dello spot...”Nico Muro Epico da folli come piace a noi”...”Canna sono già per strada aspettami”. La solita prassi che si ripete a tutte le mareggiate rimai per loro è diventata un rito sacro. Nico nemmeno guarda il mare dove rompe meglio, tanto lui le prova tutte, aperte, chiuse, mosce o tubi, le distrugge e ci gioca a farsi male cercando il tubo più estremo e la manovra più radicale possibile! Anche girato sotto sopra attacca floaterww incredibili e per farci felice chiude anche un AIR reverse in drop, cosa che forse fanno in 2 al mondo. Di Nico sentiremo parlare spesso nel corso di questi anni e noi tifiamo per lui!

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I


phone


is


better than


my


memory.



GIANMARCO

JP

POLLACCHI photo: Filippo Maffei




photo: Mario Rubbino, Tommy Lopez,Vincenzo Giustini intervista a cura di Alessio Ricci


“COSTA R I C A , P O C A S CASAS, P U R A V I D A ! ”


Poche parole, recitate in un brano degli Ex-Otago, per descrivere questo paese straordinario e, per certi versi, ancora incontaminato. Strade sterrate, vegetazione fitta, animali selvaggi, spiagge deserte, tramonti che sembrano avere il sole in bocca e onde che.. è inutile stare a raccontare. Nel suo ultimo viaggio il surfista romano Vincenzo Giustini, local di Anzio, ha raggiunto questa ambita meta. Un viaggio fatto di onde e di affetti, un viaggio che lo ha portato a riabbracciare i suoi amici conterranei trasferitisi li già da anni. Un viaggio che gli ha regalato onde perfette, da spartire con persone a lui care. Al suo ritorno ho deciso di incontrarlo, per farmi raccontare questa esperienza. Poche domande per lui, questa volta lasciamo parlare le immagini..

“ Oramai erano anni che promettevo ai miei amici di andare e quest’anno avevo avuto l’ultimatum.....la destinazione era gia’ decisa da tempo, dove gran parte di loro vivono e possiedono hotels di affitto camere e appartamenti! Anzi approfitto subito per salutare il Ciccio ( Claudio Mazzone) il migliore surfer di Anzio di tutti i tempi, la Iena ( Matteo Lesina) di Denga surfboards, Alessia Sonnati , Stefano de Renzi e Gianni Simei di “Raratonga hotels” e Cristian di Capua e Rossella Mercuri di “Principe del Pacifico” ,che mi hanno fatto sentire meglio che a casa mia!”

“La zona in cui mi trovavo non era lontano da San Jose, capitale del Costa Rica, ma abbastanza caratteristica da raggiungere, perchè Santa Teresa trovandosi su di una piccola penisola, è raggiungibile nel piu’ breve tempo attraverso un traghetto seguito da 2 ore di fuoristrada su strade di terra! La mia giornata tipo si riassume in poche parole: SURF, NATURA, AMICI.. vale a dire PURA VIDA!”



“La cosa che ti salta agli occhi subito dal primo giorno in cui arrivi è vedere come l’uomo puo’ ancora vivere in sintonia con la natura e capire come il progresso non porti nulla di buono nel nostro futuro. Riuscire a vivere con lo stretto necessario e costruendo le proprie giornate non per mezzo di tutte tecnologie e comodita’ a cui siamo abituati, quindi rispettando l’ambiente e la natura, ti fa capire che tutto quello per cui lavori e fatichi nel contesto in cui viviamo, in un posto come quello dove sono stato, diventa superfluo e inutile!“


vida

“Per fortuna i miei amici sono diventati locali, hanno un ottimo livello e quindi sono rispettatissimi sia in acqua che fuori. Comunque e’ un posto tranquillissimo, lo capisci subito dal fatto che ti salutano sempre tutti ovunque tu vada, giovane o vecchio, maschio o femmina.......fantastico!�


1

Un posto affollato non è un posto divertente


2 Alessandro Ponzanelli e Alessio Poli

3 Filippo Orso e Alessio Poli - Isola D’Elba

4 Elena Bertolini - Marocco



5 Francè “Double Brain” - Indo

Indo go to school

6


Roberto D’Amico - The King of Banzai

7


8


photo: Manuel Mariotti, Daniele Stanici intervsta a cura di Alessio Ricci

Manuel Marotti

“Produco per hobbie video di surf e skate mentre per lavoro produco video di serate e eventi in discoteche e locali”. “Di solito vado a Banzai e Ostia, ogni tanto mi capita di variare con spot meno conosciuti e un po’ più isolati. Quando faccio skate è un altra storia, di solito vado a Cinettà, The Spot (a Ostia) e street di Roma in generale”. “L’amore per il surf è nato un po’ per orgoglio un po’ per sfida personale. Un giorno mi trovavo in spiaggia ad Ostia e ho visto dei ragazzi fare surf, mi sono fatto prestare una tavola così per provare, ma ho avuto scarsi risultati se non quello di farmi prendere per il culo da tutti! Da quel momento in poi ho deciso che avrei imparato a surfare seriamente! L’estate dopo ho rincontrato quei ragazzi e… mi sono rifatto”! “Trovo molto più semplice fare manovre aere che un semplice off the lip. Per non parlare del mio stile molto poco fluido!”




“Nell’ambito dello skate e del surf, il guadagno è praticamente nullo! Ho solo avuto la fortuna di poter far sfociare la mia passione in un impiego produttivo come filmare in discoteche e vari eventi.”




“Tutto dipende dalla situazione in cui mi trovo: da chi sto filmando, da il luogo e dal suo contesto. Nei video sul surf e lo skate cerco comunque di creare un filo temporale, attraverso una colonna sonora o comunque una sorta di storyboard. Mai nulla di premeditato�.


“La musica è relativamente importante, penso conti un 60% in un buon video. Io cerco sempre di scegliere la musica in base a quelle che sono le immagini, la musica le accompagna semplicemente”! “Calcolando che le donne odiano lo skate, il surf, e sono per la maggior parte gelose anche se saluti un amica... beh direi che sono da odiare più che altro! Sarà per questo che sono ancora single…”

“Se lo fai per soldi, lascia perdere che non si fa una lira! Se lo fai per passione, documentati, esercitati e sopratutto divertiti!”


Puccio

Photo Alessandro Lulli



“Lavoro come chimico colorista nella conceria di famiglia. Ho avuto pero’ l’onore di imparare a surfare ai bagni Lopez! Era una destra perfetta di 70/100m di lunghezza che si srotolava davanti al terrazzo di casa mia! Oggi non esiste piu’ grazie al porto! Comunque mi piace pensare che la sua anima rivive al Garagolo!”

“Surfare per me è sempre stato difficile vivendo a un ora di distanza dai miei spot, tranne l’estate quando ci andavo con i nonni! Io e Andrea Nacci usciti da scuola prendevamo il motorino e di estate e inverno ci facevamo 2 ore di strada! La nostra motivazione ci a fatto superare tutte le barriere”.


“Il mio sogno è surfare al Garagolo con Kelly Slater e il mio pugno di amici in

una giornata epica e dopo... ricco pranzo allo scolapasta facendosi portare tutto cio’ che è scritto nella lavagnina magica!”



“Surfare con Criss Del Moro al Garagolo è stata un esperienza mistica ,tanto è che ha influenzato molto il modo di concepire il mio Surf!”


Il surf è qualcosa che passa attraverso

le

mani

È così che si può giustificare l’idea di una studentessa del Politecnico di Milano, nata e cresciuta in Versilia, che ha scelto di progettare per la sua tesi di laurea un prodotto pensato per la vita del surfista. “È stato un anno di dura lotta cercare di spiegare ad un team di architetti milanesi cos’era la sulf-culture. È una cosa che se non la respiri non riesci ad apprezzarla. Ma per me è origine, quotidianità e c’è poco di più da dire. Leaf_like nasce da un desiderio, un sogno di libertà di indipendenza e autonomia compattato nel volume di un bagaglio a mano. È spinto all’eccesso, come usa nel mondo del design. È un prodotto che nasce grazie all’interazione con l’utente e probabilmente qualche surfista versiliese sa a cosa mi sto riferendo dal momento che è frutto di un mese di questionari in giro per gli spot proprio perchè venisse da voi, pensato per voi e realizzato secondo le vostre esigenze e priorità. Ma cos’è? Leaf-like può essere un rifugio per te o per un tuo ospite all’interno della casa, ma è pensato per essere vissuto in spiaggia. Uno zaino-caricatore per le lunghe giornate lontano dall’elettricità; una tenda-parasole per chiudere tutto sulla riva quando si è a surfare o da sfruttare per la penichella mentre si aspetta il vento giusto; e una serie di

morbidi tappetini in neoprene, tre se vogliamo essere precisi, con cui si può giocare, aprendoli chiudendoli, unendoli insieme, da vivere da soli o in compagnia per far quello che meglio credete compreso fissarli ad un materassino in PVC con i relativi elastici. Leaf_like cerca di essere etico, per abituare ad una vita più genuina a contatto con il verde: un kit che ci accompagni disinvolto nei nostri viaggi... fisici e non. I pannelli fotovoltaici a film sottile sono un simbolo per far capire che un prodotto “corretto” è anche comodo infatti l’uso è banale, basta posizionarli con il regolatore inserito ed è possibile accumulare energia o ricaricare sul momento qualsiasi dispositivo cellulare o USB. L’attenzione per le tinte e per i tessuti serve a ricordare che naturale può ancora significare “di qualità”, è interamente realizzato in cotone con imbottitura in neoprene per far si che l’utente possa essere in grado di smaltirlo grazie al progetto “Resurrection” di Ripcurl. Insomma Leaf_like è il risultato di un lungo lavoro di auto-produzione per far si che ogni dettaglio fosse curato dalla progettazione alla realizzazione. Agli architetti è piaciuto e a voi?”



VARAZZE photo: Fabio Palmerini



gianmarco pollacchi


alessio poli

andrea nacci





vincenzo ruocco





Digital Surf Culture Vol. 16 Anno 2012 A cura di Nicola Bresciani e Alessio Poli Progetto grafico: Andrea Biagi e Igor Biagi



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